Titolo raccolta: They grew closer as Queen got older.
Titolo capitolo: I’ll sing my heart out to the infinite
sea.
Album: Who’s Next
Cantante/band: The Who
Traccia: #5 - The Song Is Over per il
claim @ 3songfic
Fandom: Queen
Personaggi/Pairing: Roger Taylor, John Deacon, Brian
May (comparsa) [Taylor/Deacon]
Rating: PG
Warnings:
Slash, Fluff, Songfic
Disclaimer: i Queen e chi altro è comparso in
questa storia appartengono solamente a se stessi. Se appartenessero alla
sottoscritta, non starei di certo qui a scrivere ff
su di loro, gh. :'D
Note: Sono tutte mie seghe mentali, e mi scuso
di rappresentare Roger sempre così OOC, ma lo sto descrivendo come la me
di questi ultimi tempi, che non sono propriamente rosei.
Dedicata a John e Roger, così lontanamente vicini… e a Cecilia, perché il suo nome ci sta sempre bene accanto a
quello di Roger.
They grew closer as Queen got older.
I'll sing my heart out
to the infinite sea.
1992.
Il boato dello stadio pareva
seguirlo fin dietro alle quinte, e Roger si ritrovò improvvisamente
oppresso da una voglia sfrenata di ammazzarsi di alcool fino allo sfinimento.
E sarebbe tranquillamente riuscito
nel proprio intento, se solo non avesse scorto una figura ben conosciuta
appoggiata ad un tramezzo, il capo chino e le ginocchia un po’ piegate.
Il batterista gli si
avvicinò con il cuore in gola, e bastò quello spostamento
d’aria per far trasalire l’altro, intento a massaggiarsi le tempie.
-Roger, che ci fai qui? Sbaglio o avevi
l’intenzione di andartene subito, una volta finito il concerto?-
L’altro annuì e
sorrise un po’ tirato.
-Le intenzioni c’erano,
lo ammetto, ma poi ho cambiato idea… Tu, piuttosto,
come stai? Avevo paura che ti fossi sentito male…-
farfugliò poi, specialmente sull’ultima frase.
Avevo
paura che ti fossi sentito male…
Roger arrossì: era da
un po’ di tempo che aveva imparato ad esternare i suoi sentimenti, questo
era vero, ma non c’avrebbe mai fatto l’abitudine…
e di certo non avrebbe incominciato a farlo con John.
Il bassista si sciolse in un
sorriso tenero, facendolo tremare: aveva dei solchi abbastanza profondi sul
viso, ma la dolcezza che emanava la linea delle sue labbra e la
sincerità del suo sguardo combaciavano perfettamente con le medesime
qualità che aveva avuto nell’ormai lontano 1971.
-Oh,- disse –non volevo
farti preoccupare… Sono solo un po’
stanco, tutto qua.-
-La verità è
che sei fuori allenamento, Deaks… Ammettilo!-
lo canzonò l’amico, mentre John non poté far altro che
scoppiare a ridere.
-Touché, Rog. L’hai
detto: il vecchio Deaks s’è arrugginito
per benino, ormai queste cose non fanno più per me…-
The song is over
Il batterista captò
subito l’argomento verso cui voleva andare a parare, e si guardò
bene dall’assecondarlo.
-Sai, stavo pensando se… Ti va di venire nel mio camerino?-
A quella richiesta entrambi
arrossirono violentemente, e Roger si maledì per non essere nato senza
lingua, rimangiandosi un istante dopo quel pensiero infelice: non avrebbe
saputo viverne privato, ci si potevano fare un sacco di cose!
(Ok, questa frase sarebbe da
tagliare perché non è propriamente consona al tipo di fanfiction che mi sto cimentando a scrivere, ma
tant’è. Sono molto scrupolosa e, se voglio essere il più
realista possibile, devo narrare i fatti esattamente come suppongo si siano svolti… Comprese le uscite di cattivo gusto di mister
Taylor che, si sa, non conoscono tempi di carestia.)
-Così facciamo due
chiacchiere, ti va? È da un sacco di tempo che non ne facciamo un paio!-
cercò di riprendersi in corner, tradendosi un po’ per
l’emozione e l’imbarazzo.
John studiò il vero
significato di “due chiacchiere” e, dopo aver compreso che
quell’espressione non aveva apparenti doppi sensi, acconsentì di
buon grado, seguendolo in silenzio.
***
It’s all behind me
Una volta entrati nel
camerino, Taylor si maledì per l’atmosfera triste che li stava
circondando: nelle sue fantasie da donnicciola infatuata s’era immaginato
delle chiacchiere amabili come ai vecchi tempi, qualche carezza e un buon
bicchiere di Bordeaux, ma dovette accontentarsi di quel mutismo insistente che
si era impadronito di lui e dell’amico.
Per fortuna fu proprio John
ad interromperlo, abbandonandosi ad una riflessione quasi distratta.
-Avete fatto un buon lavoro,
tu e Brian. C’è un sacco di gente che mi ha stupito…
Per esempio la Stansfield con George Michael: quelli
sì che erano una coppia! Davvero, davvero bravi.-
Alla parola
“coppia” Roger si risvegliò dalla trance in cui era
piombato, ma lo ringraziò mentalmente per averlo levato da
quell’impaccio.
-Eh già, hai visto?
Anche i Metallica e i Guns n’ Roses sono stati fenomenali!-
Con la coda dell’occhio
vide il bassista arricciare un po’ il naso, e si affrettò subito a
precisare: -Sì, Deaks, lo so, non sono il tuo genere…-
L’altro
ridacchiò: -Sono uno stronzo, lo so. Però…
devo ammetterlo, gli Extreme mi sono piaciuti, quei
ragazzi hanno proprio talento.-
E non
solo loro… pensò, cercando di mascherare come meglio poteva tutta la
tristezza che lo stava seguendo in perfetto silenzio da mesi e mesi.
Roger pareva aver afferrato
il significato di quell’espressione malinconica, ma si diede da fare per
non badarvi.
-Non so per quanto tempo
ancora potrò restare qui…- intervenne
nuovamente Deacon, sospirando –Più tardi
devo andare in aeroporto, devo informarmi sugli orari e, se ce la faccio, mi
prendo pure il biglietto.-
I should have known it
Il batterista ignorò
volutamente quell’ultimo intervento e, prontamente, gli si parò
davanti.
-Il tempo di una canzone, ok?
L’ultima canzone ascoltata insieme…-
L’altro lo
squadrò un po’ perplesso ma poi si concesse un sorriso.
-Per me va bene.-
Roger ubbidì subito e
raggiunse il tavolo in un battibaleno: frugò tra i pochi cd che si era
portato in quel camerino e, man mano che se li passava tra le mani tremanti, si
accorse di come nessuno sposasse i gusti di John.
-Deaks, err, io… Non ci sono cd funky, qui…-
ridacchiò imbarazzato, mentre l’amico gli sorrise gentilmente,
avvicinandosi al ripiano dello specchio su cui si stavano accumulando
frettolosamente album su album.
Studiò le copertine e
ne scelse uno.
-Questo andrà benissimo.-
pronunciò poi, inserendo il cd nell’apposito lettore e abbandonandosi
sul divanetto.
Il crescendo di chitarra fece
aggrottare la fronte a Roger, che sobbalzò, non appena la batteria
iniziò possente a scandire il tempo: Achilles Last Stand dei Led Zeppelin.
John aveva saputo stupirlo
per l’ennesima volta, scegliendo uno degli album meno conosciuti della
band che aveva saputo infiammare il suo cuore una quindicina d’anni
prima.
She tried to find
me
Restava comunque il fatto che
non sapesse spiegarsi il motivo per cui avesse scelto proprio quella traccia:
che fosse per la durata più che rispettabile? Sarebbe stato un gesto
davvero tenero da parte sua… Un gesto alla
John, per l’appunto.
-Mi piaceva il titolo…- precisò l’altro, quasi captando
le sue congetture, e Roger non poté non arrossire.
Si sedette accanto al
bassista e stettero in silenzio, fino a quando Plant
non prese a cantare la prima strofa, che ottenne l’effetto di far gelare
il sangue nelle vene di entrambi.
Si voltarono di scatto
l’uno verso l’altro e iniziarono tutti e due a balbettare frasi
sconnesse, che erano più che altro un continuo ripetere il nome altrui,
interrompendosi subito dopo.
Non avevano nulla da dirsi, e
risero dell’imbarazzo di quella situazione e della loro goffaggine
infinita.
Taylor si alzò e si
diresse verso il frigo-bar, tirandone fuori due birre fredde al punto giusto.
Ne porse una all’amico e sorseggiò la propria standosene
appoggiato al mobile.
-Non ti fai mancare proprio
nulla, eh?-
-L’hai detto!
D’altronde, sono o non sono Roger Taylor?-
-Solita modestia.- sorrise
John, bevendo un lungo sorso dalla lattina.
-Si chiama obiettività, Deaks:
mi sembra strano che tu non l’abbia ancora imparato, dopo tutti questi
anni!-
-Sai com’è,
quando hai avuto un amico che andava in giro a dire di essere imparentato con
Mercurio, è inevitabile che il cinismo s’impossessi di te…-
Per tutta risposta Roger rise
di cuore, dandogli ragione senza alcuna difficoltà.
When
I walked in through the door,
thought
it was me I was looking for
-Pensi che Freddie ci stia guardando, in questo momento?-
Il batterista aveva posto
quella domanda a bruciapelo, senza levare gli occhi di dosso dalla lattina.
John aveva sussultato ma,
cercando di contenere il turbine di emozioni che quella frase aveva scatenato
in lui, provò a rispondere con il suo solito aplomb.
-Io… io penso che Freddie
ci guardi in qualsiasi momento, Rog.-
Si sciolse in un sorriso e
proseguì: -L’ha fatto dall’esatto istante in cui ha smesso
di respirare…-
-Lui non ha mai smesso di
respirare, John.-
La durezza con cui aveva
pronunciato quella frase fece sobbalzare lo stesso batterista, che si
affrettò a correggere il tiro.
-Finché ci saranno
persone che lo ricorderanno e che continueranno a cantare le sue, le nostre canzoni, non smetterà di
farlo.-
John sorrise nuovamente,
compiaciuto per il lato sensibile che l’amico gli mostrava sempre: era
consapevole di essere l’unico degno di poterlo conoscere, e questo non
poteva che renderlo felice.
-Hai detto esattamente quel
che penso… Tra cent’anni io finirò
nel dimenticatoio, anche se credo che incomincerò a farlo già da
domani, ma Freddie sarà ancora sulla cresta
dell’onda.-
Quella frase ferì
Roger profondamente, facendogli trattenere il fiato inconsapevolmente.
-Non dirlo neanche per
scherzo.-
-Cosa, che Freddie sarà ancora di tendenza tra un secolo?-
-Non fare il finto tonto, Deaks, mi hai capito benissimo…-
Il bassista appoggiò
il viso su una mano e lo guardò con un sorrisetto innocuo dipinto sulle
labbra: -Rog, lo sappiamo benissimo entrambi che
è così… Non è forse la
verità?-
Per tutta risposta il
batterista stette in perfetto silenzio, gesto che Deacon
interpretò come un invito a continuare le proprie riflessioni.
-Andiamo, non mi sono fatto
vivo neanche quando avete deciso d’istituire questo tributo! E non
l’ha notato nessuno, ovviamente…-
-Senti, John, se il tuo
intento è quello di farmi incazzare, sono lieto di comunicarti che ci
stai riuscendo alla perfezione!- Roger si girò di scatto e gli
scoccò un’occhiataccia furiosa –A volte mi domando che cazzo
hai in quella testolina! Se a nessuno importasse di te, come spiegheresti la
standing ovation che t’hanno fatto prima, quando hai parlato?-
-Quando ho tentato di parlare, semmai…- lo
corresse l’amico, sorridendo sornione.
-Beh, lasciatelo dire, sei un
cretino anche tu a parlare mentre gli altri ti stanno seppellendo di applausi!
Era logico che non si sentisse un cazzo!-
-Era l’emozione, Roger… Se non avessi parlato subito, sarei scappato a
gambe levate…-
She
was the first song I ever sang,
but
it stopped as soon as it began
Stettero in silenzio per un
po’, fin quando il batterista si decise a riprendere il discorso.
-Che effetto ti ha fatto
ritornare sul palco?-
John fissò il vuoto
per una manciata di secondi, cercando un minimo segnale inviatogli da qualcuno, ma si riscosse e si
schiarì la voce.
-Stranissimo… Bello, per carità, ma strano. Mi
sembrava di averlo davanti a me in ogni istante…-
-Anch’io avrei giurato di vederlo spuntare dal
backstage da un momento all’altro… Gli
occhi sono dei grandi ingannatori.- soffiò Roger distratto, perso
anch’egli nella ricerca di un volto che non rivedeva da mesi.
-… e i ricordi sono lame affilate, e fanno male.-
***
-E comunque, tra me e Brian,
non so a chi debba andare il titolo di “re del kitsch”, sai?-
Dopo un paio di minuti di
pesante silenzio, John se n’era uscito con quella frase, e Roger non
poté esimersi dal ridere sguaiatamente.
-Non dire fesserie! Quel
gilet era veramente inguardabile, peggio del mio completo in jeans… Quello di Who Wants To Live Forever, ti ricordi?-
John annuì con il capo
e tacque, mentre il batterista lo imitò.
Our love is over
-Lo abbiamo fatto per te, Rog…- continuò poi il primo, quasi
sovrappensiero.
A quelle parole l’amico
si voltò verso di lui con uno sguardo interrogativo.
-Cosa?-
-Vestirci di merda…- ridacchiò l’altro, e di
conseguenza Taylor lo imitò senza indugio alcuno.
-Guardati, sei bellissimo.-
Quella frase ottenne
l’effetto di far arrossire violentemente il batterista, che non
esitò a sminuirla.
-John, non dire cazzate, dai…-
-Due angeli in una sola band:
troppa grazia, Signore!- lo ignorò l’amico, alzandosi e facendoglisi vicino.
-John, non te ne stai
già andando, vero?- balbettò quello, in preda ad un panico sempre
più crescente.
It’s all behind me
Il bassista gli sorrise dolcemente,
per poi affondare il volto nei suoi capelli.
-Ricorderò questo
profumo per sempre…- mormorò, inspirando
il misto di shampoo, fumo e sudore che ormai gli inebriava le narici.
Nel frattempo Roger se ne
stava immobile, il fiato sospeso e gli occhi chiari puntati contro il muro.
-C’è tempo per
un’altra canzone, ti supplico…-
John gli lasciò un
bacio tra i capelli e si allontanò un poco, rivolgendogli nuovamente uno
dei suoi sorrisi traboccanti di dolcezza.
-C’è sempre
tempo per una canzone, Rog… Ma noi ne abbiamo
già ascoltata una e ora è tempo che-
-No, ti prego, non dirlo! Non
dirlo, non ti voglio sentire!-
Il batterista si era tappato
le orecchie e aveva incominciato a gridare disperatamente.
-Roger, ti prego… Non
fare così, mi fai stare male…-
-Ti faccio stare male?! E io
cosa dovrei dire, scusa? Mi stai lasciando, è questo quello che stai
facendo, vero? Come se vent’anni per te non contassero nulla! Stai
buttando giù per il cesso tutto… Tutto!-
-Non… non fare così…
sapevi che prima o poi sarebbe arrivato il momento…-
Nel sentire quella frase,
Roger parve quasi ruggire in preda all’angoscia.
-Io non lo sapevo, ok?! E se
anche lo avessi saputo, non pensi che le avrei tentate tutte per
dimenticarmelo?-
John abbassò il capo e
sospirò: aveva previsto che sarebbe stata dura, ma neanche la più
nera delle aspettative corrispondeva a quello che entrambi stavano provando in
quel momento.
Rialzò la testa
solamente quando l’amico gli prese la mano, costringendolo a guardarlo, e
prese a parlare con fare concitato e confusionario.
-Siamo due leoni, due leoni! La corona è sorretta
da due leoni, non te lo ricordi?-
-Non riesco più a
sopportarne il peso, Rog.- sospirò
pesantemente, cercando le parole per continuare –Ma a te non farà nulla… Ricordi quando Freddie
te la mise sulla testa, qui al Wembley Stadium, sei anni fa? Beh, direi che, come sempre, lui
c’aveva visto giusto.-
They’re
all ahead now
Il batterista gli si
attaccò al braccio con furore, strizzando gli occhi e scuotendo la testa
con fare ostinato.
-Non dire cazzate, John! Non
puoi andartene così! Io non reggerò il suo peso, non ce la posso
fare, non ce la pos-
-La fenice ha cosparso le
proprie ceneri solo su uno dei due leoni…- lo
interruppe lui, accarezzandogli dolcemente la nuca.
Roger riaprì gli occhi
ormai lucidi di lacrime e lo strattonò nuovamente.
-Non puoi farmi questo… Mi stai uccidendo…-
-Mi dispiace, Rog… Sai che non lo faccio apposta…-
-Ma invece lo stai facendo!
Ed è da diciassette anni che l’agonia va avanti, e oggi ti sei
deciso a darmi il colpo di grazia! Pensi che ti sentirai meglio, una volta
sbrigata questa faccenda?!-
-Non era nelle mie intenzioni… Ti prego, non rendere più
difficile tutto quanto…- provò ad avvicinarglisi di nuovo ma il batterista lo scostò e
andò a sedersi su uno sgabello, prendendosi il viso tra le mani.
John stette a guardarlo mesto
in un angolo, rispettando il silenzio del pianto.
***
Can’t hope to find me
Il cigolio della porta fece
sussultare Roger, che alzò il capo e mostrò gli occhi un
po’ gonfi.
L’amico notò, non
senza una punta di sollievo, che era riuscito a trattenersi dallo scoppiare in
lacrime: se l’avesse fatto, non avrebbe saputo resistere, ne era certo.
-Dove sei stato?- lo
aggredì subito, ma il bassista non se la prese, conscio che quel tono di
voce non era intenzionale, ma da attribuire alla lotta interiore che Taylor
stava cercando di domare dentro di sé.
-Io… Ho finito di preparare le cose e, ehm… Sono venuto a salutarti, ecco tutto.-
-“Ecco tutto”,
eh? Ok… ciao, John. Ti ho salutato, sei
contento ora?-
-Roger, dai… Adesso
non fare il bambino, i tuoi quarantadue anni li hai…-
-Oh, “non fare il
bambino”! Da che pulpito! Non lo sei anche tu, che mi hai trattato come
un giocattolino da usare a tuo piacimento
nell’ultimo ventennio, no!-
-Ok, senti…
Sono stanco, diciamo pure distrutto… Volevo
salutarti civilmente, ma evidentemente tu sei troppo impegnato a berciare nel
tuo regno dell’egoismo per essere del mio stesso avviso…
Avrei preferito dirti addio in un altro modo, ma evidentemente non è
giornata. Ciao, Roger.-
E, detto quello, girò
i tacchi e fece per uscire dalla porta, se non fosse stato bloccato
dall’abbraccio in cui l’altro lo stava praticamente stritolando.
-Aspetta! Hai parlato di un
addio! Non… non è vero!- balbettò
il biondo, un barlume di speranza che pervadeva ogni singola parola,
pronunciata volutamente senza alcun’inflessione interrogativa.
John sorrise mesto e si
voltò per ricambiare la stretta.
-No, infatti…
era solo una scusa per farti tornare da me…-
-Non hai bisogno di scuse per
ottenere quest’effetto… Torno sempre da te.-
-Lo so, è per questo che
ti amo.-
Il batterista dovette
impiegare tutte le energie di cui poteva disporre per non scoppiare in lacrime,
ma decise che non tutto era perduto: se lo amava, c’era ancora una speranza…
Si distaccò un poco
dall’altro e lo fissò dritto negli occhi.
-Io sono il cielo, me ne sto
perso tra le mie fantasticherie e i miei sogni cretini, ma ho bisogno di
appoggiare i piedi per terra, John… Ho bisogno
di sentire qualcosa sotto i miei piedi, ho bisogno di sentire che tu ci sei, e
sei lì per me…-
Quelle parole ottennero
l’effetto di scuotere nel profondo il più giovane, che gli sorrise
commosso.
-Ma io ci sarò, Rog. Ci sarò sempre per te, te lo prometto.-
-Ne sei sicuro?-
-Sicurissimo… Sarò come Freddie,
ti seguirò ovunque!-
-Suona come una minaccia…- tra i singhiozzi Taylor era riuscito ad uscirsene con una delle sue, e John gliene fu immensamente
grato.
Entrambi risero piano, con la
consapevolezza che quel momento meritava un’atmosfera raccolta e intima che
perfino un’innocua risata sarebbe riuscita a spezzare.
This song is over
-Rog, io adesso dovrei veramente andarmene, ok?-
L’amico si
scostò a fatica, ma lo liberò comunque da quell’abbraccio
significativo.
A malincuore John si
ritrovò a pensare che sarebbe rimasto tra le sue braccia per ore ed ore,
perfino giorni.
-Allora… ci rivedremo?-
-Certo che ci rivedremo,
sciocco! Il mio numero di telefono lo conosci, no? Quando avrai problemi, non
avrai che da chiamarmi e io sarò lì da te, te lo giuro.-
-Ti prenderò in
parola.-
I due stettero a guardarsi
immobili, finché John annullò la distanza e gli poggiò un
bacio casto sulle labbra.
Non aveva nulla a che vedere
con la brutalità e il desiderio del passato, ma aveva il profumo di un
amore puro, e questo era quel che contava.
Sapeva che l’amico
sarebbe riuscito a percepirne l’essenza, ne era certo.
Dopo essersi allontanati,
Roger non disse più nulla: si limitò a sorridergli, perché
sapeva che l’ultima cosa di lui che il bassista avrebbe voluto vedere era
soltanto il suo sorriso, e lo lasciò andare.
La porta si chiuse, e il
silenzio dell’anima coprì le urla di Wembley
che ancora riecheggiavano.
Roger soffocò a stento
un singhiozzo, ma l’urlo nero lo avvolse e lui non poté far altro
che lasciarsi cadere a terra, il cuore dilaniato in tanti piccoli brandelli.
***
I’m
left with only tears
-Roger, che…?-
L’uomo riconobbe la
voce a stento, cercando di separarla nettamente dal “è per questo
che ti amo” che si stava ripetendo a mente da una buona
mezz’oretta.
Alzò il capo ma le
lacrime gli impedirono di mettere a fuoco il volto di Brian che, impotente, non
riusciva a capire il motivo di tanta disperazione.
-Cosa mi costava dirgli
“anch’io ti amo”? Perché non l’ho fatto?
Perché me lo sono lasciato sfuggire un’altra volta?-
singhiozzò l’altro, mentre l’amico capì e lo strinse
a sé.
-Perché a volte, pur
sapendo che l’egoismo ci salverebbe, preferiamo rispettare le scelte di
chi amiamo… E questo fa di noi delle grandi
persone, Roger. John ti ama, e dopo questo gesto il suo affetto per te non
potrà che aumentare vertiginosamente, dammi retta.-
I must remember
Il batterista lo
guardò spaesato e, con voce confusa, balbettò un -Come…?-
Brian gli sorrise
gentilmente, trattenendosi in un silenzio stoico.
-… Freddie, vero?-
-No, Roger: sono un astrofisico… Conoscerò un po’ il cielo,
no?-
A quelle parole Roger
lanciò un urlo straziante, che però non scosse affatto il
chitarrista: rispettava il suo dolore e, a modo suo, lo comprendeva.
-Amico mio, ricordati quel
che sto per dirti: come le stelle collidono con il nostro pianeta, il tuo
universo e quello di John sono destinati a fondersi ancora, durante gli anni a
venire. E, credimi, il mondo non vedrà spettacolo più bello della
supernova che ci donerete come dimostrazione del sentimento che vi lega.-
Even
if it takes a million years
Il batterista, dopo aver
soffocato l’ennesimo grido ed essersi abbandonato ad un pianto più
sommesso, affondò il viso in quei ricci bagnati e si lasciò
abbracciare, giurando che alla stretta stranamente decisa di Brian se ne fosse
aggiunta un’altra, più delicata ma ugualmente viva.
Days went by when you
and I, bathed in eternal summers glow.
Non sono morta.
Ultimamente non sto passando
un buon periodo, ma mi sentivo in dovere di concludere questa raccolta, e
l’ho fatto con immenso piacere.
Ma non mi dilungo
ulteriormente e passo alle spiegazioni di quest’ultimo (purtroppo)
capitolo.
Come ho già avuto modo
di precisare nelle note all’inizio, vorrei scusarmi con voi per aver
descritto Roger in questi termini: più rileggo tutto quanto e più
m’incazzo per non aver reso giustizia al suo personaggio…
Non so, pensavo che trasferire su di lui un po’ della tristezza e
dell’angoscia che ho ultimamente non avrebbe giovato solo a me ma anche
alla ff, e invece mi sa che ho fatto una boiata
pazzesca LOL
Anyway! Come tutti avrete capito, siamo al Freddie Mercury Tribute Concert… o meglio, alla sua fine.
È risaputo che Brian e
Roger fossero fan di band hard-rock come i Deep Purple e i Led Zeppelin, che
John non ascoltava molto volentieri: il Deaks
è un funky-man, che vi credete!
Ah, ecco, volevo spiegarvi il
motivo per cui ho scelto Achilles Last Stand come ultimo brano ascoltato
insieme dai due piccioncini: dovete sapere che Presence per me è un album
fantastico e, mentre mi stavo accingendo a descrivere quella scena, ho iniziato
a pensare a quale canzone utilizzare lì. Mi è venuta subito in
mente questa, e la cosa più pazzesca è che i primi versi (che
sono alcuni dei miei preferiti degli Zeppelin) descrivono alla perfezione quel
momento della ff.
Eccoveli qua:
“It
was an April morning,
when
they told us we should go,
as I
turned to you,
you
smiled at me:
how
could we say no?”
Ho iniziato a strillare come
la perfetta fan girl isterica che sono, quando me ne sono resa conto LOL
Ho adorato quel momento di
genialità inaspettata, l’ho amato alla follia.
Non so cos’altro
aggiungere, se non che Roger vestito di bianco è una delle visioni
più celestiali a cui io abbia mai avuto l’onore di assistere.
Ringrazio tutti voi di cuore,
per avermi sopportato ed essere arrivati fin qui, e ho due ringraziamenti
speciali: a Natalia, perché, nonostante i chilometri che ci separano
(ancora per poco!), resta comunque la persona che mi è più
vicina, e un grazie di cuore va anche a Cecilia, perché in questi ultimi
due giorni mi ha regalato una leggerezza nel cuore che non provavo da troppo
tempo.
Grazie a tutti e spero di
rivedervi nella prossima fan fiction (:
Bacioni,
Dazed;