No boundaries.

di Magiuggiola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri. ***
Capitolo 2: *** Conoscenze. ***
Capitolo 3: *** Insicurezze. ***
Capitolo 4: *** Decisioni. ***
Capitolo 5: *** Esagerazione. ***
Capitolo 6: *** Sorprese. ***



Capitolo 1
*** Incontri. ***



Alcuni dicono che la pioggia è brutta,
ma non sanno che permette di girare a testa alta
con il viso coperto dalle lacrime.
Jim Morrinson


Incontri. 



Novembre, un mese come tutti gli altri.
Pioggia, nostalgia, vento, ricordi.
Cosa vuoi che sia un tradimento? Tutto passa, tutto scorre come se non fosse accaduto nulla. No, non potevo accettarlo. Il secondo tradimento da parte di Marco, il ragazzo che amavo, l’unico di cui mi fidavo. Che stupida sono stata. Le persone non cambiano, se nascono per tradire, tradiscono.
Me lo dicevano in molti, sai? Ed io ignoravo quelle voci, erano gelose, non volevano che fossi felice. Che stupida sono stata! Volevano solo proteggermi, aprirmi gli occhi, aiutarmi!
Camminai a lungo attraversando tutto il parco, dovevo riflettere, pensare a cosa fare e sfogarmi. Sì, dovevo liberarmi di tutto il dolore, estraniarlo dal mio corpo, dalla mia mente, dal mio cuore. Forse avevo solamente bisogno di parlarne con qualcuno. Presi il cellulare dalla tasca stando attenta a non bagnarlo e mandai un messaggio a Barbara; non la ritengo 'la mia migliore amica' ma una delle più care, l’unica con la testa sulle spalle e poi tra pochi mesi si sarebbe laureata in psicologia, magari avrebbe potuto aiutarmi.
Ciao Babbara! Andiamo a mangiare qualcosina a pranzo? Ho bisogno di sfogarmi…
E dopo poco la sua risposta: Sapevo che qualcosa non andava, ora sono in sede e finirò verso l’una, dove ci troviamo? Mi guardai attorno e notai la Feltrinelli oltre l’uscita del parco. Libri, libri, libri … Sì, avevo bisogno di libri, in fondo mancavano ancora due ore al probabile appuntamento, avremmo potuto mangiare direttamente al Bistrot della Feltrinelli, lì i piatti sono veramente deliziosi e avendo pure la carta socio avremmo potuto usufruire di un piccolo sconto.
Facciamo all’una e un quarto al Bistrot della Feltri? Risposi camminando sempre più velocemente, stava piovendo sempre più e bagnarmi dalla testa ai piedi non era proprio il mio intento.
Arrivata nell’edificio feci un giro di perlustrazione dentro Coin, avevano esposto la nuova collezione autunno-inverno; magari avrei potuto approfittarne per comprarmi un maglioncino o una felpa.
Uscì dal negozio fiera d’aver comprato un bolero in cashmere, in fondo era scontato del trenta per cento, perché non approfittarne?  Mi diressi verso l’ascensore, non avevo voglia di farmi cinque piani in salita così optai per la via più rapida. Entrai dentro l’ascensore, vuoto. Un brivido percosse il mio corpo, così, inaspettatamente. Non avevo mai avuto paura dell’ascensore; certo, il timore rimanerci bloccata c’è sempre, ma non come questa volta. – Dai fatti coraggio, meno di un minuto e sarai circondata dai libri! – mi ripetei. In preda all'apprensione notai un poster coloratissimo sembrava quasi scritto a mano - Forse la troverai una storia come tutte le altre, forse una storia unica. Sta a te decidere il futuro di essa- ogni parola era scritta con una calligrafia diversa, mi incuriosiva in un certo senso, schiacciai il tasto del piano, il sesto e mentre le porte si chiudevano lessi le piccole parole in corsivo – Concorso di scrittura creativa, chiedi in cassa il modulo d’iscrizione!- Interessante un concorso di scrittura creativa! Mi girai verso le porte, lentamente si stavano chiudendo quando, a meno di un secondo una scarpa nera bloccò la loro chiusura, sobbalzai sorpresa. Lentamente le porte si ritrassero e mi fecero scrutare un ragazzo poco più grande di me, alto e moro. Alzò lo sguardo ed entrò guardandomi meravigliato. Beh? Non aveva mai visto una ragazza inzuppata?
- Vai al sesto? – chiese improvvisamente indicando il tasto illuminato.  – Sì – risposi raschiando la voce. Avevo bisogno di qualcosa di caldo, la gola iniziava a farsi sempre più dolorante. Maledetto tempo! 
Sembrava il minuto più eterno della mia vita. Appena si chiusero le porte lo sconosciuto si appoggiò sulla parete sinistra dell’ascensore. In questo modo avrei potuto guardarlo di profilo. E fu così, non potei oppormi a quello sconosciuto. Indossava un giaccone lungo, una maglia bianca a collo alto e dei pantaloni stretti neri. Il suo profumo era sensuale e invitante, quasi feci un passo avanti. Era lui, il profumo perfetto, Fahrenheit 32.
Credo si fosse accorto dei miei sguardi, infatti si girò nella mia direzione alzando un sopracciglio ma come potevo distogliere non guardarlo? Era semplicemente perfetto.
Arrivammo al sesto piano, le porte si aprirono e feci un passo avanti per poter uscire non accorgendomi che anche lui aveva fatto lo stesso. – Prego – incitò allungando la mano e facendomi passare davanti a lui. – Grazie – risposi con quel poco di voce che avevo.
Mi diressi verso il bancone del Bistrot per prenotare il tavolo, fortunatamente c’era Antonio, il direttore dello staff nonché mio caro amico – Sei fortunata sai? Mi è rimasto solo un tavolo per due persone a pranzo! E’ da molto tempo che non vedo Marco! – rispose entusiasta ma la mia risposta fu l’esatto contrario – Mangio con Barbara, Matteo mi ha lasciato ieri sera.- - Oh, piccola! Mi dispiace davvero! – rispose abbracciandomi. Chiusi gli occhi mentre una lacrima percorse la guancia. Appena li riaprii notai il ragazzo sconosciuto guardarmi con dei libri in mano. Mi ricomposi strofinandomi gli occhi con il dorso della mano e chiedendo ad Antonio una cioccolata calda.
Dopo averla finita decisi di perdermi tra gli scaffali dei libri, non so né il perché né come mi ritrovai davanti la sezione 'psicologia', più precisamente in quella adibita ai problemi di coppia, forse è stato il mio inconscio a portarmi lì. Troppi libri che parlavano di come un rapporto può finire, di come salvarlo, di come riprendere la situazione in mano, di come guardare avanti a un tradimento. Ero intenta ad allungare la mano e prendere 'Le difficoltà della coppia, come recuperare la fiducia del partner'. Indietreggiai quando lessi quella parola. Fiducia.
Come si poteva pensare di leggere un libro, 'applicare' i consigli dati e riacquistare la fiducia nel partner? Nel mio caso era impossibile!
Inaspettatamente percepii una presenza dietro di me e mi voltai di scatto. Lui. Lo sconosciuto.
Quanto avrei voluto non incrociare il suo sguardo, perdermi nei suoi occhi profondi, così indietreggiai sentendo i libri sui palmi delle mani. Il topo è in trappola. Lo guardai stranita mentre lui allungava la mano verso la mia guancia. - Eccolo - disse sorpreso. Ritrasse la mano con un libro in mano ‘ L’interpretazione dei sogni ‘  di Freud. – Interessante – aggiunsi sussurrando quando alcuni metri ci dividevano.
Antonio dal bancone mi fece segno di avvicinarmi a lui, possibile che fosse già l’una? Ipotesi corretta. – Tra quanto arriva Barbara?  Bisogna prendere le ordinazioni – disse gentilmente. – Arriverà tra circa dieci minuti, intanto mi siedo al tavolo, potresti portare una bottiglia di acqua frizzante? – e così feci, mi sedetti nel mio tavolo prenotato. Notai una moltitudine di gente circondarmi, la sedia davanti a me era l’unica libera. Tutto occupato.
Mandai un messaggio a Barbara, odiavo aspettare lì da sola mentre gli altri mangiavano.
Babbara, tra quanto arrivi? – E  dopo cinque minuti la risposta – Non saprei, la metro è piena di gente e devo passare per casa! Possiamo spostate il nostro pranzo a domani? Non credo arriverò in orario -   Beh, mancavano solo tre minuti contando che casa sua dista minimo quattro kilometri da qui. – Non importa, tranquilla, ci vediamo domani! Un bacio! – Ammetto, ero furiosa, odio profondamente le persone che arrivano in ritardo o che ''danno buca'' ma c’è da dire che ognuno ha i suoi motivi importanti o meno che siano e poi alla moltitudine di gente in metropolitana non si può proprio scappare!
Notai Antonio avvicinarsi con due menù tra le mani –Bhe, Barbara tra quanto arriva? – chiede sorridendo – Non viene, ha avuto degli imprevisti – rispondo amaramente. – Oh, mi spiace, vuoi già ordinare? Il piatto del giorno è veramente delizioso! Tortelloni ripieni di ricotta e spinaci! – propone cercando di tirarmi su il morale – Un’occhiata al menù la darei – risposi prendendone uno in mano –Certo! Allora torno tra un po’ –e si congedò dirigendosi verso il bancone.
Aprì il menù e notai tante prelibatezze ma quella che mi saltò all’occhio furono le tagliatelle con polpa di granchio. –Mmmmh- mormorai mordicchiandomi il labbro inferiore. Guardai in direzione della cassa per chiamare Antonio e lo  notai parlare con lo sconosciuto. Era ancora qui? E perché stavano guardando me? Antonio si avvicinò lentamente e si accucciò quasi per volermi parlare a voce bassa – Senti c’è quel mio amico che vorrebbe mangiare e come vedi l’unico posto libero è questo- disse indicando la sedia ,vuota, davanti a me – Potrebbe mangiare un boccone qui? Lo so che è molto quel che ti sto chiedendo, non posso farlo mangiare in piedi sul bancone non credi? – guardai l’espressione di Antonio, mi stava forse supplicando? In fondo quante volte ho fatto colazione gratis grazie a lui? – Va bene- risposi sospirando. Antonio si alzò e girandosi verso lo sconosciuto gli fece cenno di avvicinarsi.
La sua camminata, il suo portamento.
Devo ammetterlo,
mi affascinavano.
 

 
  

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Capitolo 2
*** Conoscenze. ***


Ciao a tutti! Spero vi sia piaciuto il primo capitolo! Vi lascio subito alla lettura del secondo!
Saluti!
Magiuggiola...



Conoscenze.
 

 
Si sedette sicuro di sé, sicuro dei suoi movimenti quasi fossero stati già programmati. – Mi spiace disturbarti – disse sistemandosi. – Non preoccuparti, dovevo un favore ad Antonio – risposi arrossendo, mi stavo forse vergognando? In fondo mi stava solo guardando negli occhi. Istintivamente abbassai la testa, sapevo benissimo di essere diventata più rossa di un pomodoro. Rigirai il menu tra le mani e proprio mentre lo aprì sentii un brusio piuttosto rumoroso provenire dalla mia pancia. Era scontato dire che stavo morendo di fame! Alzai lentamente la testa per vedere se qualcuno si fosse accorto del mio piccolo disagio e notai il suo sguardo su di me – Hai forse fame? – chiese ridacchiando – Ehm… sì! – risposi posando il menu accanto alle posate – Credo che prenderò tagliatelle al granchio, tu? – in un certo senso mi incuriosiva conoscere i suoi gusti. – Credo lo prenderò anche io – rispose porgendomi la mano, lo guardai stranita – Mi passeresti il menu? – chiese sorridendo. – Oh, sì! Certo! – glielo porsi e dopo poco chiamò Antonio per ordinare.
Notai che mi stava osservando e lentamente si stava avvicinando verso il centro del tavolo, verso di me, ero così imbarazzata. – Vi conoscete da molto tempo? – chiese a bassa voce. –Sì da circa dieci anni, eravamo alle superiori insieme – risposi iniziando a guardarlo negli occhi, erano verdi con delle screziature marroni. Ci stavamo guardando da diversi secondi, sembravano così eterni e nessuno reagiva, nessuna parola da parte di entrambi. Solo sguardi. Nient’altro.
Inaspettatamente Antonio arrivò e ordinammo i primi piatti insieme a due bicchieri di vino rosso. Iniziammo a parlare di noi, delle nostre passioni totalmente diverse lui fotografia io scrittura. –Ah, hai visto della gara di scrittura creativa? Non ti piacerebbe partecipare? – chiese facendomi ricordare il manifesto in ascensore. – In effetti sì, credo che scaricherò il regolamento stasera – venni interrotta da Antonio che ci portò il pranzo – Avete visto? Ho fatto presto! – aggiunge porgendoci i piatti – vi siete presentati almeno? – chiede incuriosito. – No – rispondemmo all’unisono sorridendo. -Piacere Guglielmo – disse raggiante – Ilaria – risposi. – Bene ragazzi, continuo a lavorare, voi socializzate! – disse congedandosi.
- Posso farti una domanda? -  chiese Guglielmo, finalmente ero a conoscenza del nome dello 'sconosciuto' – Certo, dimmi – risposi dopo aver ingoiato un boccone di tagliatelle, tra l’altro buonissime. – Frequenti il corso di Event Planner all’Accademia? Mi pare di averti già visto lì - chiese curioso – Sì certo! Ma non credo di averti mai visto lì – risposi sorridendo – Strano, io frequento il corso di criminologia nel tuo stesso piano – rispose sorridendo – Ecco il perché del libro di Freud – aggiunsi convinta – Ehm, in realtà quello è per mia sorella, lei studia psicologia alle superiori – rispose abbassando lentamente lo sguardo sul piatto di tagliatelle. – Mangiamo? Non vorrei che si raffreddassero troppo. – Annuì convinta rigirando la forchetta tra le mani.
Non passò molto tempo da quando iniziammo a mangiare, prendemmo anche il dolce, lui un pezzo di crostata alle fragole e io una coppa di frutta fresca. Arrivò il momento di pagare e come sempre l’abitudine di 'offrire' degli uomini rifiorì. –Dai insisto! Una mattina mi offrirai un caffè! – così, con queste poche parole Guglielmo mi convinse e pagò l’intero pranzo. – Dai, non dovevi! – aggiunsi mentre ci avviavamo verso Antonio per salutarlo.
- Bene ragazzi, non vedo l’ora di rivedervi! Ah, vi ricordo che domani è il compleanno di qualcuno – disse indicandosi scherzosamente – Ci vediamo alle nove davanti la stazione! Puntuali! – aggiunse dirigendosi verso il bancone.
- Che programmi hai per il pomeriggio? – chiese inaspettatamente Guglielmo mentre aspettavamo l’ascensore. – Dovrei andare a comprare il vestito per domani, ho avuto molti impegni in questi giorni e neanche un minuto per passare in qualche negozio – risposi frustrata. – Se devo essere sincero neppure io, in fondo l’invito ci è arrivato solo tre giorni fa! – aggiunse entrando nell’ascensore – Il mio problema è che lo sapevo da molto tempo prima – aggiunsi ridacchiando – Allora facciamo così, passiamo per la Galleria, ci facciamo un giro, se troviamo qualcosa che ci piace lo compriamo. Ti va? – chiese girandosi verso di me. In fondo non sembrava una brutta idea! –Va bene! Però prima dovrei passare un attimo da casa a cambiarmi – Guardai le scarpe e i jeans, erano leggermente umidi. – Oh, giusto! – aggiunse –Ah, è per questo che mi hai guardato male quando sei entrato in ascensore? – chiesi curiosa. – No ti ho guardato male! Ero solo sorpreso.. – rispose sorridendo – Sorpreso? Per cosa? – chiesi ancora più incuriosita. – Nulla figurati! Andiamo dai! – le porte si aprirono velocemente e mi prese per mano. Erano calde e morbide, guardai le nostre mani unite e un senso di malinconia mi attraversò. Durò meno di un secondo dal momento che un senso di benessere si impossessò del mio corpo. Ero estasiata.
Usciti dall’ascensore ci ritrovammo nel parcheggio sotterraneo del centro commerciale e ci dirigemmo verso la sua macchina, girammo l’angolo e ci ritrovammo una  Porche Carrera nera lucente davanti. – E’ tua? – chiedo sorpresa – Sì, vieni dai..– risponde tranquillamente aprendomi la porta porgendomi la mano.
Devo ammetterlo le macchine di grossa cilindrata mi davano un senso di sicurezza, mi attiravano e, dopo oggi, anche le persone che le guidano.
Involontariamente chiusi gli occhi e inspirai profondamente il suo profumo, ormai aveva invaso tutto l’abitacolo, non ne potevo fare più a meno. Un piccolo gemito uscì dalla bocca, possibile che il suo odore mi inebriasse così tanto? Li aprì di scatto e notai che Guglielmo mi stava osservando – Tutto bene? – chiede porgendosi verso me – Si, il tuo profumo…. - -Il mio profumo? – aggiunse immediatamente  – Beh, mi piace molto –  conclusi timidamente.  – E’ quello che mi rispecchia ed è il mio preferito – rispose sorridendo. Sensuale e malizioso.
Arrivammo alla Galleria, dopo essere passati per casa, in meno di dieci minuti e ci affrettammo a dirigerci verso il reparto eleganza. Non ero mai entrata in una boutique così grande, era composta da ben cinque piani. Nella vetrina principale notai due manichini indossare uno smoking nero e un vestito senza spalline color panna, immediatamente me ne innamorai e mi girai verso Guglielmo. - Ti piace questo smoking? – chiesi sorridente – E a te piace questo vestito? Dai, entriamo! – Ci dirigemmo verso una delle tante commesse – Salve! Vorremmo provare quei due vestiti in vetrina – chiese Guglielmo – Certo, potete dirmi le vostre taglie? -  disse indicandoci – Certo, io una M – rispose Guglielmo – E io una 46 – aggiunsi io. – Perfetto, aspettatemi pure ai camerini, vi raggiungo immediatamente! – concluse la commessa congedandosi.  Andammo al piano superiore senza fretta, in fondo avevamo tutto il pomeriggio per noi. Inaspettatamente Guglielmo mi prese ancora una volta per mano. Volevo mettere le cose ben in chiaro anche se mi dispiaceva, forse iniziava a piacermi, Guglielmo, ma come potevo fidarmi degli uomini dopo quel che ho passato? Mio malgrado feci svanire questo nostro contatto ritraendo la mano – Scusa – aggiunsi timidamente. – No, scusami te – rispose raggiungendomi, mi ero diretta verso un vestito forse troppo scollato – Ecco a voi ragazzi, vi aspetto qua fuori – fortunatamente la commessa arrivò subito.
- Avete finito? – la voce della commessa mi fece tornare alla realtà. Ero ferma davanti lo specchio, guardavo la mia immagine riflessa. Devo ammetterlo, mi piacevo veramente molto con quel vestito addosso. Uscì dal camerino e notai la faccia meravigliata di Guglielmo – Wow, sei stupenda! – aggiunse. – Oh, grazie! Anche tu stai davvero bene! – Sì devo ammetterlo, quello smoking gli donava molto, sembrava fatto apposta per lui! – Venite ragazzi – propose la commessa indicando uno specchio – mettetevi vicini, oh, guardate! Siete una coppia perfetta! – aggiunse e guardai Guglielmo sullo specchio sorridendo timidamente e lui, inaspettatamente cinse il mio fianco destro col braccio. – Sì, una coppia perfetta – mi baciò la testa dolcemente e l'appoggiai lentamente sulla sua spalla. I nostri movimenti erano così naturali, stavo provando delle emozioni indescrivibili, perfette.
Uscimmo dalla boutique con due borse enormi, non contenevano solo due vestiti, contenevano ricordi, sguardi, sorrisi e contatti unici.
- Allora, ti è piaciuta questa giornata? – chiese mentre ci dirigevamo verso casa mia. Avevo accettato il suo passaggio nonostante casa mia disti solo dieci minuti a piedi. - Molto, grazie – risposi gentilmente. – Domani, ehm… posso venirti a prendere sotto casa? Se vuoi andiamo insieme alla festa – disse arrivati sotto casa – Non vuoi andare in treno? – chiesi incuriosita. – Non ti farebbe piacere salire nuovamente su questa auto? – rispose malizioso – Va bene, mi hai convinto!! A che ora? – chiesi aprendo la portiera – alle nove? In fondo ci metteremo meno ad arrivarci – disse uscendo dalla macchina e così feci lo stesso. Ci ritrovammo a meno di dieci centimetri di distanza, il suo profumo così vicino, il suo viso, i suoi occhi. Non potevo rimanere a lungo davanti a lui, sarei ceduta in tentazione dopo pochi secondi così feci un passo indietro. Ne ero consapevole, ero attratta da lui. Ma non potevo cadere ancora intentazione, Stavolta sarei stata più attenta. – Beh, allora ci vediamo domani alle nove – dissi cercando di congedarmi. –Ehm.. domani a pranzo… Sei libera? – chiese timidamente, che dolce, era arrossito! – Mmh.. non saprei – storsi il labbro. Che fare? Era ovvio che avrebbe voluto pranzare con me, in fondo oggi sono stata davvero bene con lui. Notai il suo sguardo riempirsi di delusione. Così decisi di prendere la situazione in mano, mi dispiaceva farlo soffrire – Vuoi venire a pranzo da me? Non ti assicuro un pranzo regale, però – dissi sorridendo e immediatamente il suo viso si illuminò – Beh, pensavo di invitarti da me, facciamo così, ti vengo a prendere alle undici, ci facciamo un giro e poi sorpresina! – non so cosa mi convinse, se il tono, la parola sorpresina o il suo portamento ma accettai – Va bene, mi fido di te – e gli stampai un lieve bacio sulla guancia – A domani – aggiunsi dirigendomi lentamente verso il portone del condominio. Lo notai abbassare la testa e subito dopo la rialzò camminando velocemente verso di me, inaspettatamente le sue calde mani cinsero le mie fredde guance e le sue carnose labbra incontrarono le mie piene di malinconia. 

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Capitolo 3
*** Insicurezze. ***



Ciao lettori! Vi informo che questo è un capitolo di transizione, ovviamente importante come tutti gli altri! :)
Saluti,
Magiuggiola...




Insicurezze.

 
 
Sentivo l’insostenibile bisogno di chiarire, di parlare del nostro bacio. Quel nostro bacio inaspettato e pieno di passione, quel nostro bacio perfetto ma sbagliato.
Sì, sbagliato. Come potevamo arrivare ad un gesto del genere così in fretta? Eravamo già sicuri dei nostri sentimenti? Come potevamo già fidarci l’uno dell’altro? La fiducia bisogna guadagnarsela giorno dopo giorno, ora dopo ora, secondo dopo secondo! Troppe domande, lo ammetto. Fondamentali, però, per continuare.
Decisi di farmi una doccia calda, dovevo rilassare sia me stessa sia i muscoli, poi optai per la vasca idromassaggio. Forse ne avrei tratto più beneficio. Così presi la palla bagnoschiuma comprata da Lush, riempii la vasca e immersi la sfera nell’acqua e dopo pochi secondi una schiuma invase la vasca, sorrisi. Entrai e a contatto con l’acqua calda mi rilassai pur stando in piedi, socchiusi gli occhi appena mi distesi e per un secondo mi parve di vedere Guglielmo seduto davanti a me nella vasca. Mi alzai di scatto battendo il sacro sullo schienale. Ero davvero stanca, forse avrei dovuto fare una doccia veloce per poi andare a dormire ma involontariamente azionai il pulsante dell’idromassaggio e piccoli getti potenti di acqua si fondarono con il mio corpo facendomi perdere del tutto i sensi. Ero in estasi ma non potevo di certo dormire nella vasca da bagno, così uscii dopo alcuni minuti e infilai velocemente il pigiama. Un profumo di rosa aveva invaso tutto il bagno, era così intenso e divino. Notai che lo specchio era tutto appannato così passai la mano all’altezza della testa per vedermi meglio. E anche in quel momento ebbi un flash, era sempre Guglielmo ma era dietro di me e cercava di baciarmi il collo, mi girai di scatto e l’immagine sul vetro appannato svanì. Altra inconfutabile certezza che il mio cervello stava delirando. Avevo bisogno di dormire, così, senza neanche cenare, mi diressi verso la mia stanza.  
Pensavo anche a Marco, ai suoi baci dolci ma pieni di tradimento. Il desiderio di vendetta nei suoi confronti svanì proprio com’era comparso, ormai era parte del mio passato, era insignificante, potevo vivere senza di lui e avrei continuato la mia vita a testa alta, fiera di me stessa, senza di lui.
E proprio quando mi convinsi di averlo eliminato definitivamente dalla mia vita, strappando tutte le foto insieme e gettando i suoi sporchi 'regali' ecco comparire sul display un suo messaggio. – Piccola, mi manchi! Ho sbagliato tutto, ero confuso. Ti prego, incontriamoci –
- Vaffanculo! – urlai gettando il cellulare sul letto. Lo ripresi eliminando all’istante il messaggio e mi infilai sotto le coperte. Non volevo pensare a nulla, non volevo pensare a niente, non ce la feci così riflettei attorniata dal buio più totale. Riflettei principalmente su quella ragazza castana, alta e snella. Non credo di averla mai vista prima, però devo ammetterlo, anche se vista solo di schiena, era una ragazza davvero attraente. Quindi, perché adesso Marco vuole tornare da me? Che si sia stancato di quella?
Sentivo gli occhi chiudersi da soli, meglio dormire, in fondo la notte porta consigli. Chissà che lo faccia veramente.
 
Mi svegliai lentamente, la luce filtrava lieve attraverso le tende e mi stiracchiai alzandomi dal mio soffice letto. Accesi il cellulare e dopo poco iniziò a vibrare incessantemente, tre nuovi messaggi. Marco, Marco, numero sconosciuto.
I primi due non li lessi neanche, li eliminai all’istante mentre il terzo mi incuriosiva. ‘Buongiorno! Ho un problema all’università quindi niente pranzetto oggi, ti passo a prendere sotto casa alle sette! Un bacio, G.
G. Guglielmo.
Sorrisi davanti a quel messaggio, non volevo farlo aspettare, in fondo me lo aveva mandato quasi un’ora prima! 'Alle sette va benissimo, a dopo! '
Avrei avuto tutto il pomeriggio a mia disposizione così, dopo aver pranzato, mi diressi in palestra, dovevo buttare giù qualche chiletto, le lasagne di mia madre erano davvero buone! Come non resistere?
Entrai nell’atrio della palestra e mi meravigliai del fetore di sudore presente nella reception, trattenni il respiro e mi diressi verso lo spogliatoio, lì dominava l'odore di vari deodoranti mischiati insieme, non che sia stato migliore!
Mi cambiai velocemente e con le cuffiette nelle orecchie mi diressi verso gli attrezzi. Tapis roulant, step e wawe, mi concentrai soprattutto su questi attrezzi, dovevo bruciare grassi! Inutile descrivere gli incontenibili muscoli dei super palestrati che quasi rompevano le maniche delle maglie e altrettanto inutile descrivere i loro sguardi quando iniziai a correre, dovevo ammetterlo, il mio seno era un pochino abbondante.
Mi imposi due ore di esercizi e queste passarono così velocemente che decisi di andare in sauna, ne avevo proprio bisogno!
Tornata in spogliatoio indossai il costume e mi diressi verso la sauna, arrivata la trovai vuota. – Per fortuna! – esclamai entrando dentro essa. Notai che era diversa da quella di tre mesi fa, c’era una dolce musica di sottofondo, forse Enya, e non più le pietre roventi sulle quali aggiungere il miscuglio di acqua ed essenze ma un pannello touch screen dove aumentare o abbassare la temperatura. Mi distesi sul lungo sostegno di legno bianco, le luci cambiavano colore lentamente, chiusi gli occhi e dopo poco sentii la porta aprirsi improvvisamente e una figura maschile entrare. – Ciao – sussurrò  - Ciao – risposi indifferente, la seguii con gli occhi e la vidi distendersi lentamente.
Dopo diversi minuti sentii il legno scricchiolare e la figura camminare verso me. – Ti dispiace se alzo un po’ la temperatura? – chiese indicando il pannello – Sì – risposi distaccata. Dopo poco percepii il naso e la gola bruciare, l’aumento di temperatura era davvero straziante così mi alzai lentamente e mi diressi verso la porta – Te ne vai già? – chiese - Sì – risposi fredda, ma che voleva questo da me? In fondo sono stata più di mezz’ora il che era più che sufficiente - Alla prossima allora! – rispose mentre chiusi la porta.
Forse fermarsi nei vari negozi della via è stata una mossa azzardata così arrivai a casa correndo e in meno di quaranta minuti mi truccai e sistemai i capelli, indossai il vestito comprato insieme a Guglielmo, sorrisi davanti lo specchio, stavo davvero bene, chissà cosa avrebbe detto lui.
Notai il cellulare vibrare sulla scrivania. Un nuovo messaggio. ‘ Tra cinque minuti sono da te, G.’
Cinque minuti?! Potevo, dovevo farcela! Mi infilai velocemente il nuovo paio di scarpe che comprai insieme al vestito e mi indossai il piumino insieme alla sciarpa, fuori faceva davvero freddo! Controllai di aver preso tutto, cellulare, chiavi di casa, portafogli.
Mi chiusi il portone esterno alle spalle e vidi Guglielmo appoggiato sul cofano della sua Porche Carrera con le mani in tasca. – Buonasera – dissi appena arrivai davanti a lui. – Buonasera – rispose stampandomi un bacio sulla guancia – Tutto bene? – lo guardai sorridendo – Ora molto meglio - .Gentilmente aprì la portiera ed entrai in paradiso. Il suo profumo si sentiva ancora, era lì, sempre presente.
- Ti va se facciamo una passeggiata, cena fuori e poi festa di Antonio? – chiese sistemandosi la cintura – Cena fuori? – risposi timidamente. Come glielo avrei potuto dire? Non avevo abbastanza soldi per una cena! Sicuramente il posto in cui mi avrebbe portato non sarebbe stato alla portata del mio portafogli! – Oh, tranquilla, faccio tutto io, non preoccuparti! – disse notando il mio imbarazzo, lo guardai sbuffando – Davvero, non c’è bisogno! Faccio un salto a casa! – risposi sganciandomi la cintura – Insisto – concluse prendendomi per mano, sorrisi, - E va bene! Almeno dimmi dove hai intenzione di portarmi! – aggiunsi riallacciandomi la cintura – Sorpresa! – rispose accendendo il motore.
Un rombo spezzò il silenzio della via e partimmo verso una meta a me sconosciuta.

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Capitolo 4
*** Decisioni. ***



Holaa! Quarto capitolo, eh? Questa storia mi piace sempre di più! Spero sia lo stesso per voi! :)
Saluti,
Magiuggiola... 


Decisioni.
 
Lo fissai intensamente senza tralasciare nessun particolare. Gli occhi erano fissi sulla strada, le carnose labbra socchiuse, le mani stringevano saldamente il volante sembrava concentrato sulla strada ma qualcosa nella sua espressione non mi convinceva.  
Che sia ansia? Nervosismo?
Si girò di scatto e trasalii quasi spaventata - Va tutto bene? - chiese accorgendosi dei miei sguardi – Sì - risposi ricomponendomi - siamo quasi arrivati - aggiunse rallentando e svoltando verso un ampio parcheggio alberato.
Guardai fuori dal finestrino e con inaspettato stupore riconobbi il posto.
 
Inevitabile il momento in cui avremmo dovuto parlare di noi, della nostra situazione.
Ma cos’eravamo esattamente? Due pseudo conoscenti con un amico in comune? Due normalissime persone che si conoscono in una libreria? Due persone attratte l’uno dall’altro?  La risposta a tutto era una sola.  
- Perché mi hai portato qui? - chiesi sedendomi sul bordo della panchina - Ho bisogno di parlarti, Ilaria. Seriamente. - rispose avvicinandosi - A proposito di cosa? - aggiunsi voltandomi verso lui - Di te e di me, non giudicare adesso, fallo quando avrò finito di parlare, per favore. - rispose sedendosi accanto a me. - Va bene - risposi accennando un sorriso. Sospirò profondamente e iniziò a parlarmi guardandomi dritta negli occhi - Quando ci siamo incontrati in ascensore come sai per me non è stata la prima volta, ti vedevo sempre uscire dalla tua aula all’Accademia sorridente e piena di vita, insomma, allegra. E ti ammiravo così tanto! Molte volte mi sono chiesto come fai ad avere tutta quella positività e dove essa si celi dentro di te. Fino a ieri, quando ci siamo incontrati in quello spazio ristretto, eri debole e triste e non riuscivo a capirne il perché. Poi tutto si è fatto più chiaro quando ti ho visto piangere abbracciata ad Antonio. Ho pensato immediatamente a Marco, a quel bastardo! - lo guardai strabuzzata - Come fai a conoscere Marco?! - chiesi stupita - Eravamo alle superiori insieme e poi tutti lo conoscono! - rispose irritandosi, annuii. - Come dicevo ho pensato subito a lui, ero a conoscenza del suo primo tradimento e quando mi hanno riferito che vi eravate riuniti mi è caduto il mondo addosso. Con questo non voglio darti una lezione di vita, non mi permetterei mai, solo non pensavo volessi riconciliarti con lui, non dopo quel che ti ha fatto - restò in silenzio guardandomi negli occhi, presi le sue mani calde e mi avvicinai a lui - vorrei solo che ci conoscessimo meglio, non ti chiedo altro - aggiunse alzandosi lentamente dalla panchina. - Aspetta -sussurrai prendendogli la mano e facendo segno di sedersi - Abbiamo ancora tempo per chiarire - affermai timidamente - Hai mai provato quel senso di vuoto che t’invade da cima a fondo, il dolore che ti fa sentire un pezzente, le mille domande che ti assillano? Avevo già provato quest’amarezza e lui con la sua fottuta retorica mi aveva persuaso ripetendomi che è stato solamente un errore di percorso, un momento di confusione e da lì ho deciso di ripartire da zero ovviamente sbagliando ancora. Mi sono ripromessa di non fidarmi più di nessuno e inaspettatamente sei arrivato tu, con la tua gentilezza, i dolci e raffinati modi di comportarti. Mi incuriosisci, Gabriele, molto anche. Pensavo che le persone come te non esistessero e ora che sei qui, non ci riesco, non riesco a fidarmi. - sentii gli occhi riempirsi di lacrime forse per il coraggio che ho avuto di esprimere così direttamente le mie emozioni forse per il fatto di essere lì accanto a lui e chiarire i miei sentimenti. - Dobbiamo solo fidarci l’uno dell’altro e come ti ho già detto conoscerci, il tempo farà la sua parte - rispose Gabriele abbracciandomi. Mi abbandonai a quelle parole appoggiando la testa sulla sua spalla, mi sentivo protetta accanto a lui ma allo stesso tempo indifesa. - Andiamo a cenare? - sussurrò lentamente dopo alcuni minuti - Certo - risposi alzando la testa a malavoglia da quella comoda posizione.
 
 
- Finalmente siete arrivati! Potevate avvertire per il ritardo! - urlò Antonio dall’altra parte del giardino - Scusaci, avevamo da fare! - rispose Gabriele ironizzando - Ma ragazzi! Cosa mi combinate! - rispose Antonio avvicinandosi - Abbiamo cenato al Sushi Restaurant -risposi sorridendo - Oh, in quel grazioso ristorante?! Magari ti sei distesa sul tavolo nuda come Samantha in Sex and The City - rispose maliziosamente - Ma come sei pervertito! - aggiunse Gabriele ridendo a crepapelle. - Dai, facciamo i seri! Appoggiate le giacche e venite a ballare a bordo piscina! - concluse Antonio dirigendosi verso Sergio, il suo fidanzato.
- Ti piace come festa? - chiese Gabriele notando il mio imbarazzo per la battutina poco piacevole di Antonio - Non sono un’amante delle feste esagerate - risposi appoggiando la borsa sul divanetto - In effetti feste come questa sono tipiche solo di Antonio! - rispose sorridendo.
I divanetti e le sedie erano completamente zebrati, palloncini oro e argento ricoprivano il pavimento circostante la piscina, quest’ultima era ricoperta da uno spesso strato di schiuma e al centro, in una piattaforma, due ballerini in costume da bagno si muovevano a ritmo di musica. - Non credi siano esagerati? A novembre in costume da bagno? - chiesi indicandoli a Gabriele - Credo siano russi, loro affrontano il freddo senza vergogna - rispose porgendomi un bicchiere di spumante - Grazie - risposi portandomi il bicchiere alla bocca.
Guardandomi attorno notai molti conoscenti, la maggior parte universitari. All’interno dell’Accademia ci si conosce grazie alle feste, ai gruppi di studio o ai corsi frequentati, era inevitabile non incontrarli ad una festa del genere.
- Abbiamo dimenticato il regalo di Antonio in macchina! Vado a prenderlo subito. - si congedò inaspettatamente Gabriele dirigendosi verso il parcheggio della villa. - Ti aspetto qui - risposi sedendomi sul divanetto zebrato. Forse gli era venuto in mente il regalo guardando il tavolo ricoperto da mille pacchi coloratissimi vicino la piscina. Sorseggiai ancora un po’ di spumante, rigorosamente di ottima qualità, quando sentii due mani appoggiarsi sulle spalle e lentamente massaggiarmi le scapole - Antonio, sai benissimo di non essere un grande massaggiatore - affermai sorridendo, sentii un sospiro vicino all’orecchio sinistro e una voce familiare - E se non fossi Antonio? - sobbalzai a quelle parole, a quella voce così profonda e traditrice.
Mi girai di scatto e lo vidi sorridere al mio sguardo terrorizzato. - Che ci fai tu qui?! - chiesi spaventata - Antonio non è solamente tuo amico! Sempre possessiva eh?! - rispose alzando un sopracciglio - Fottiti - risposi alzandomi - Eh no tesoro, dobbiamo parlare io e te - rispose premendo le mani sulle mie spalle - Perché non hai risposto alla mie chiamate? Ti sei forse trovata un mio sostituto? - Cercai di divincolarmi ma nulla, gli anni di palestra gli sono serviti davvero molto - Non cercare di scappare da me, ti tengo d’occhio sai? Te e il tuo nuovo amichetto Guglielmo. Proprio una bella scelta, te lo sei trovato benestante vedo. Chissà cosa direbbe la gente se sapesse te tue vere intenzioni - concluse avvicinandosi maggiormente al mio orecchio - Marco, sai benissimo che non ho mai avuto secondi fini con nessuno. - risposi tremando - Anche bugiarda sei diventata! Così non va mica bene! E’ meglio che ti rimetta a posto con la testa! Non vorrai che qualcuno si facesse del male, vero? - ribatté severamente - Mi stai forse ricattando? - chiesi decisa - Ricattare? Io? Ti sto solo dando un consiglio e ti conviene ascoltarlo - concluse sciogliendo quella dolorosa presa dalle mie spalle - Il tuo nuovo amichetto sta arrivando - Guardai oltre la piscina e vidi Gabriele dirigersi verso di me - Mi raccomando, stai attenta - furono le ultime parole prima che si dileguasse nella la scatenata folla che stava ballando. - Era Marco quello con cui stavi parlando? - chiese dubbioso - Nono, ti sbagli - risposi sbrigativa - Beh, andiamo da Antonio? - chiede porgendomi la mano - Certo, spero gli piaccia il regalo! - risposi alzandomi dal divano.

Mentre Antonio scartava i regali vidi una faccia nota tra la folla, mi diressi verso essa e notai che stava parlando con Marco. - Barbara?! - pronunciai incredula, era sorpresa quanto me nel vedermi - Che ci fai qui? Con lui? - replicai accennando uno sguardo a Marco - Stavamo parlando dei regali, piuttosto tu che ci fai qui - rispose seccata - Si da il caso che Antonio sia un caro amico - conclusi ancora più sconcertata. Perché quell’atteggiamento scontroso? - Spero sia uno scherzo - aggiunsi congedandomi - Non scherzare, la vita non è un gioco! - sussurrò Marco.
- Tutto ok? - chiese Gabriele venendomi in contro - Sisi, tutto bene però sono già le tre e mezza, che ne dici se torniamo a casa? Ormai la festa è quasi finita - chiesi in preda ad un abbiocco. - Certo, salutiamo Antonio e ce ne andiamo subito - rispose stringendomi delicatamente la mano.
 
- Sicuro? Vuoi guidare tu? - chiesi ridacchiando a Gabriele - Si, sono molto più sveglio di te – rispose sorridendo - Hai ragione! - replicai sbadigliando - Ecco le prove - concluse deciso - Riposati dai, ci vediamo tra un po’ - Mi addormentai lentamente con l’immagine del suo sorriso impressa nella mente, era decisamente un buon metodo per assopirsi altro che contare le pecorelle!
E così passarono le due ore più corte della mia vita, mi risvegliai come se avessi dormito neppure dieci minuti, aprendo lentamente gli occhi notai che il sole non era ancora sorto, - Ma buongiorno! - sussurrò Gabriele - Buongiorno - replicai stiracchiandomi pigramente. - Ti va se andiamo a fare colazione? - chiese curioso – Adesso?! – chiesi stupita, erano le cinque e mezza di mattina! – preferirei andare a casa, sono davvero stanca – conclusi accennando un sorriso, spezzato da uno sbadiglio. - Certo, ti accompagno a casa - rispose sorridendo.

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Capitolo 5
*** Esagerazione. ***


Buonasera! Innanzitutto Buona Pasqua a tutti! Vi lascio al nuovo capitolo!Spero vi piaccia! 

Saluti,
Magiuggiola...



Esagerazione.

 

Mi alzai dal letto ancora addormentata, il sole pomeridiano filtrava tra gli infissi socchiusi, e mi diressi a malavoglia verso la cucina, avevo bisogno di un doppio caffè se non triplo. Ripensai alla festa di Antonio, Barbara e Marco che parlavano allegramente. Impossibile, l'ha sempre odiato, era sempre la prima a dirmi di mollarlo, mi ripeteva in continuazione che quel ragazzo non era serio. Serio? Stavate insieme da più di sette mesi! 
Notai un messaggio sul cellulare, era Guglielmo. Buongiorno! O meglio, buon pomeriggio! Tutto bene? Tra poco vado all'università, ti va se mangiamo insieme stasera? Un bacio…
E un altro, di Marco. Spero ti sia divertita ieri sera. Ricordati delle mie parole. Ah, ti avevo avvertito sulla reputazione di Guglielmo?
Astuto il ragazzo, voleva forse farmi venire dubbi su Guglielmo? E se avesse ragione Marco? No, l'unica sua intenzione era quella di farmi venire dubbi, dubbi assillanti. Guglielmo è diverso da tutti gli altri, diverso da Marco.
Ci troviamo all'Accademia verso le sei e mezza? Devo portare dei documenti per lo stage. A dopo… risposi a Guglielmo.
 
E così, alle sei e mezza, dopo aver consegnato i fogli in segreteria, mi diressi nel giardino dell'Accademia. Ero così entusiasta di partecipare a questo stage, tra l'altro ero stata scelta tra le quaranta ragazze più competenti del corso. Un mese a Parigi, mi sembrava un'esperienza incredibile!
Notai Guglielmo davanti il padiglione E, quello del corso di psicologia, parlare allegramente con una ragazza. Incominciai ad insospettirmi. E se Marco avesse avuto ragione? Macché, non potevo farmi prendere dalla gelosia! Che stupida!
Avvicinandomi notai che la ragazza posava una mano sulla spalla di Guglielmo, stai calma, non farti prendere dalla gelosia! E' inutile, lui vuole solo te, è così evidente! Poi guardai meglio, quei capelli ricci e neri, quella postura, quella ragazza, Marco…
Non potevo crederci! Quella puttana!
Incominciai a camminare sempre più velocemente, ero furiosa, credeva forse di potermi portar via anche Guglielmo?! Gliene avrei dette quattro!
- B...Barbara?! – affermai sbigottita quando mi avvicinai. Come ho potuto non riconoscerla?
Ieri sera alla festa, Marco..  - Cosa ci fai qui? Con lui.. – chiesi ancora più stupita – Stavamo solo parlando – rispose sbrigativa – Ora devo andare! Ciao! – concluse congedandosi velocemente. La guardai attonita mentre usciva dal giardino – Di cosa parlavate? – chiesi ponendomi davanti Guglielmo – No, non dirmi che sei gelosa! So bene è che una tua cara amica! – rispose guardandomi dritto negli occhi – Ti ho fatto una domanda, rispondimi per favore! – quasi urlai - Stavamo solo discutendo di alcune questioni, vorrebbe candidarsi come rappresentante del suo corso e mi ha chiesto alcuni consigli, tutto qui. – rispose cauto. – Perché proprio a te? – urlai - Perché sono rappresentante del mio corso. – rispose con lo stesso tono controllato – Solo questo? – chiesi speranzosa - Sì- rispose abbracciandomi. – Non devi preoccuparti. Ricordati che non sono come Marco! – affermò stringendomi dolcemente.
Aveva ragione, erano totalmente diversi.
Il bene e il male.  
 
- Quindi, quando partiresti? – chiese sedendosi sul divano – Tra cinque giorni, martedì – risposi sedendomi accanto a lui – Ci sentiremo, vero? – chiese incrociando le gambe – Certo! E ti manderò anche una cartolina! – risposi appoggiando la testa sulla sua spalla. Sì, ci tenevo davvero molto a lui.
Decidemmo di guardare un film a casa sua invece di mangiare fuori, scegliemmo ''Frozen'', un film di cui non sapevo la trama ma che dalla copertina, un ragazzo appeso a una seggiovia mezza rotta, non prometteva grandi risate. Perché l'avete scelto?!  
Dopo pochi minuti dall'inizio avevamo già scommesso sulla sorte dei tre protagonisti, sarebbero morti, era così ovvio! Infatti, uno dopo l'altro, cercavano di scendere dalla  questa seggiovia ferma intenti a non morire congelati. Il primo ragazzo si lanciò e, consapevole della fine che avrebbe fatto, mi girai verso Guglielmo afferrandogli un braccio – Ti prego, spegni! – lo supplicai appoggiando la testa nell'incavo della sua spalla  – Meglio se cambiamo film… - rispose stoppandolo.
Rimasi vicina a lui, stavo così comoda, mi sentivo protetta. Finalmente.
Iniziò ad accarezzarmi i capelli, lievemente. Sospirai e mi abbandonai a quei lievi tocchi chiudendo gli occhi. Eccolo, il paradiso.
- Parlami – lo scongiurai, avevo bisogno della sua voce, così profonda e decisa. – Di cosa vuoi che ti parli? – chiese intensificando le sue carezze. – Mah, di te magari? – risposi ridacchiando. – Allora, sono nato il nove maggio del novanta, il mio colore preferito è il verde smeraldo, mentre il mio numero preferito è il cinque… - iniziò con voce innocente, ridacchiai – Scemo! – commentai girandomi verso di lui e incominciai a baciarlo dolcemente sulle labbra.Lentamente, senza fretta.  Rimase immobile per meno di un secondo poi si avvicinò e iniziò ad accarezzarmi la schiena con una mano, con l'altra i capelli, con la lingua le labbra. Mi lasciai trascinare da quei baci caldi e passionali, da quei lievi tocchi, quasi impercettibili.
Era la prima volta che entravo a casa di Guglielmo, arredamento minimalista e molto curato; le pareti erano prevalentemente occupate da grandi ritratti. – Vedo che ti piace la fotografia – affermai incantandomi davanti a un suo autoritratto. Le labbra socchiuse, quanto avrei tanto voluto assaggiarle nuovamente – Molto! Vieni, ti faccio vedere il mio studio! – rispose entusiasta. Guardai per un'ultima volta le fotografie, aveva davvero un talento incredibile sia come modello come fotografo.
Grande, possente e attrezzato. Lo studio per eccellenza, per quanto ne sapessi a riguardo. Una Nikon D3, un telo bianco, un treppiede, due flash bank, tre luci bank.
Giusto le cose basilari. – Esagerato – sussurrai notando due iMac.
Dannatamente esagerato!
- Mettiti al centro - affermò indicando il grande telo bianco e accedendo le luci dietro esso  - Ho giusto bisogno di foto – affermai sorridendo appena lo raggiunsi – Dai, mi ispiri! – rispose prendendo la macchina in mano. Lo ispiro?!  – Non mi sono mai fatta fotografare in uno studio – lo avvertii sistemandomi un po' i capelli – dimmi te come devo mettermi - lo guardai incuriosita impugnare quella grande macchina e posizionarla sul treppiede.
Venti scatti,
venti baci.
 

 
'' Ma cos'era lui veramente?
Un'iniezione di vita! ''
 

 

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Capitolo 6
*** Sorprese. ***


Un mese.
Incredibile pensare di aver passato un mese lontano da lui, dai suoi sorrisi, dai suoi baci; eppure è passato, così velocemente.
Recuperai la valigia dal nastro trasportatore e mi diressi velocemente verso l'uscita, lo avrei trovato lì ad aspettarmi, in mezzo a quella moltitudine di gente, lo avrei riconosciuto immediatamente, ne ero sicura. La porta si aprì lentamente, mi guardai in giro. Lo vidi.
Il suo fascino, i suoi inconfondibili occhi verdi, le sue labbra carnose e invitanti; diverso da tutto e da tutti quelli che lo circondavano, aspettava me, solamente me.
Lo guardai sorridendo, ero così felice di rivederlo, finalmente mio, per sempre mio. – Mi sei mancata – sussurrò, gli risposi baciandolo lentamente, eravamo io e lui, in quell'attimo unico. Con un braccio mi cinse lentamente la vita e si avvicinò maggiormente a me nessuna distanza ci divideva – Anche tu mi sei mancato! – risposi abbracciandolo in punta di piedi.
- Andiamo, altrimenti faremo tardi – disse dopo avermi dato piccoli baci sulle labbra, la gente intorno che ci guardava sorridendo.
- Dove stai andando? – chiesi incuriosita dopo aver visto due valigie accanto a lui – Semmai dove stiamo andando! – rispose incamminandosi – Allora, dove stiamo andando?- risposi marcando col tono i due verbi plurali - Ma come? Non te lo avevo detto? - chiese dubbioso incrociando le braccia e guardandosi attorno, che attore. – Casualmente ho prenotato due biglietti aereo – rispose facendo il vago – Scusa, e per dove? – chiesi sorpresa fermandomi davanti a lui. – Un solo indizio, la città inizia con la T… - rispose riprendendo le valigie e dirigendosi verso il grande tabellone delle partenze, mi girai, esaminai a lungo questo grande schermo bianco e nero finché le singole caselle delle parole non si fermarono – Tirana? Tunisi? Toronto? – chiesi indicando col dito – Guarda più giù – rispose prendendomi la mano e indicando la seconda colonna a destra.
Tokyo-Narita.
Mi girai stupita e spiazzata verso di lui – Stai scherzando? – ero senza parole, perché avrebbe dovuto organizzare tutto questo? Tra l'altro atterrata da meno di un'ora e già dovevo decollare nuovamente, che vita attiva! – Lo sai che ho bisogno di stare un mese solo con te, recuperare questo appena perso – rispose prendendomi le mani e massaggiandole dolcemente – E la mia valigia? Devo cambiare i vestiti! Farà freddo lì– risposi preoccupata – Ho pensato a tutto io! Ho preparato un'altra valigia, non preoccuparti – rispose confortandomi e indicando la valigia alla sua destra. Ero stupita, aveva organizzato tutto questo solo per stare insieme, io e lui per un mese. Quanto adoravo le sorprese!
Ma come potevo già ripartire? E i miei genitori? Non li avrei visti per un altro mese! E questo significa niente Natale e Capodanno con loro. Sì, anche a ventidue anni sono ancora legata alle tradizioni familiari. Pranzo con i nonni, zii e cugini. Ogni anno lo stesso rito.
- Andiamo se non vogliamo perdere l'aereo – rispose incamminandosi verso lo sportello del check-in, - Aspetta, aspetta! Chiamo i miei! – risposi frugando nella borsa alla ricerca del cellulare - Non serve. – rispose indicando lo sportello del check-in.
Erano lì ad aspettarmi! – Perché non frequenti il corso di event planner con me? Le sorprese sarebbero il tuo cavallo di battaglia! – affermai decisa prima di rivolgermi ai miei genitori.
 
- Buonasera signori Marino, desiderate qualcosa da bere? – l'hostess si avvicinò sorridente. Signori Marino? Da quando ho preso il cognome del mio fidanzato?  - Una Coca Cola– rispose Guglielmo porgendo il menù – Un bicchiere d'acqua, grazie– aggiunsi. L'hostess si congedò con un lieve inchino e mi girai verso Guglielmo guardandolo negli occhi – Allora, potresti spiegarmi un po' di cosucce? – proferii avvicinandomi sempre più a lui – Cosa vuoi sapere? – chiese astutamente – Beh, perché ci troviamo in un aereo degli Emirates, per esempio – risposi guardandomi attorno – Tokyo – sussurrò prima di baciarmi dolcemente. Amavo i suoi baci inaspettati. – E come hai fatto a organizzare tutto? Avevi detto di essere super impegnato!  – proferii rimproverandolo dolcemente – Sì sì, ero così impegnato! – rispose sorridendo facendo spallucce – Perché proprio il Giappone? Come hai saputo della mia venerazione per questo paese? – chiesi enfatizzando le domande – Ho saputo della tua lezione all'Accademia sugli eventi e matrimoni Giapponesi e l'itinerario nella tua stanza quindi ho collegato il tutto. – rispose fieramente. – Sei incredibile – ribattei baciandolo nuovamente.
Eravamo in volo da circa quattro ore e lentamente l'aereo si stava abbassando, guardai fuori dal finestrino e vidi grandi agglomerati di luci. Impossibile, non potevamo già essere arrivati!  Mi girai verso Guglielmo, stava dormendo. Ne sei sicura?  Lo svegliai delicatamente e chiesi se avessimo dovuto fare qualche scalo. Non mi rispose, mi baciò. Chi bacia acconsente. 
 
- Buonasera,  è il pilota che vi parla, spero che il viaggio sia stato di vostro gradimento. Grazie per aver scelto la nostra compagnia, speriamo che il soggiorno in questa meravigliosa terra sia di vostro gradimento. Benvenuti negli Emirati Arabi. - 

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