Undescribable Love

di Miley chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Qualcuno che non si può cancellare. ***
Capitolo 2: *** Hogwarts sotto le stelle. ***
Capitolo 3: *** Lezione di pozioni. ***
Capitolo 4: *** Spiegazioni. ***
Capitolo 5: *** Incomprensioni. ***
Capitolo 6: *** Oltre la porta. ***
Capitolo 7: *** Ricomincio da capo anch’io. ***
Capitolo 8: *** Parole non dette. ***
Capitolo 9: *** Non andare via. ***
Capitolo 10: *** La biblioteca di notte. ***
Capitolo 11: *** Il preside buono. ***
Capitolo 12: *** Cambiamenti. ***
Capitolo 13: *** Spettacoli in Sala Comune. ***
Capitolo 14: *** Nuovi fidanzati. ***
Capitolo 15: *** Cara Syria. ***
Capitolo 16: *** Tutta la verità. ***



Capitolo 1
*** Qualcuno che non si può cancellare. ***


«Avis» mormorò , e due uccellini le spuntarono dalla bacchetta e iniziarono i cinguettare volteggiando intorno a lei.
Si guardò attorno. Era sola. Completamente sola. Beh, che si aspettava? In fondo era andata in quella stanza proprio per quel motivo: stare un po’ lontana dalla confusione.
Grifondoro aveva appena vinto la partita di Quidditch contro Corvonero, quindi tutta la Sala Grande era in subbuglio. Poteva sentire le voci della festa anche attraverso i muri, ovviamente si sentivano molto meno.
Harry e Ron non l’avevano vista sgattaiolare fuori dal ritratto della Signora Grassa, quindi non poteva sperare che venissero a vedere come stava. Ed era proprio quello il punto.
Come stava, veramente? Non lo sapeva.
Strano a dirsi. Hermione Granger, la strega più brillante e intelligente del suo anno non sapeva cosa le stava succedendo. Questa volta era ben diverso da sapere un libro o qualche frase di un mago famoso a memoria.
Qui si trattava di lei. Qui entravano in gioco i suoi sentimenti.
Non poteva studiarli, doveva solo provare a capirli.
Persa nei suoi pensieri non si accorse nemmeno che i suoi uccellini erano spariti, né che c’era qualcuno a osservarla da dietro la porta.
Senza alcuna ragione precisa andò in un angolo della stanza e si accovacciò a terra, le braccia strette intorno alle ginocchia.
All’improvviso sentì di aver sbagliato tutto.
Si sentiva incatenata a Ron da qualcosa d’invisibile, ed era una stretta talmente forte che le faceva quasi mancare il respiro.


*

«Hermione» si sentì chiamare dolcemente.
Era Harry. Si era addormentata nell’angolo senza accorgersene.
«Harry!!»  esclamò lei e balzò in piedi all’istante quasi travolgendolo.
«Harry, oh, Harry! È tardi. Abbiamo lezione, devo andare nella Sala Comune a prendere i miei lib…»
«Hermione, Hermione!! Calmati! Oggi non abbiamo lezione! » la tranquillizzò Harry. «Perché eri qui? Perché non eri a festeggiare Grifondoro, e perché hai gli occhi rossi? » le chiese Harry, i suoi occhi verdi fissi in quelli di Hermione.
Lei boccheggiò per un attimo, poi alzò la testa e lo superò in fretta dirigendosi nella Sala Grande. Le faceva male il collo per la strana posizione in cui aveva dormito. Quando girò l’angolo per poco non si scontrò con Draco Malfoy.
«Scusa»
«Hey, guarda dove metti i piedi, sporca mezzosa-»
Hermione lo aveva superato senza degnarlo neanche di uno sguardo.
Passando davanti ad una finestra notò che stava piovendo. Si bloccò e fissò la pioggia che ticchettava con ritmo sulla soffice erbetta.  Chiuse gli occhi e pensò a Ron. A come avrebbe reagito se avesse saputo che la sua migliore amica non era poi tanto “amica”. Quel pensiero la assillava da molto tempo. Continuò a camminare fino a rendersi conto che aveva dimenticato cosa doveva fare e girando sui tacchi puntò in direzione biblioteca. Sì, ci voleva proprio un bel libro per farla distrarre.
«Firma qui» le aveva detto bruscamente Madama Prince quando si presentò con quattro libri da portare via.
Hermione firmò con la sua scrittura piccola e senza neppure una sbavatura d’inchiostro riconsegnò il modulo compilato alla bibliotecaria.
Si avviò nella Sala Comune dei Grifondoro e, quando la Signora Grassa la fece passare, vide Harry e Ron seduti a terra vicino il camino, intenti a giocare agli Scacchi dei Maghi.
Avvicinò una poltrona e vi sprofondò dentro con i libri in grembo.«Dove sei stata ieri sera? Non ti abbiamo più visto! » esclamò Ron guardando di sottecchi Hermione che arrossì violentemente.
«Io… Sono andata a letto prima perché stavo crollando» mentì.
Harry la guardò sbalordito e lei gli lanciò un’occhiata da dì-una-parola-e-considerati-seriamente-nei-guai.
Probabilmente Harry la capì e fece finta di niente.
Dopo circa venti minuti Ron aveva vinto per ben cinque volte Harry, mentre Hermione era arrivata solo a pagina due del capitolo uno del primo libro.
Di tanto in tanto lanciava occhiate a Ron senza farsi scorgere, e poi tornava a fissare le pagine del libro senza in realtà vederle.

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Capitolo 2
*** Hogwarts sotto le stelle. ***


Quella notte sembrava non passare mai; aveva gli occhi completamente aperti, come se avesse appena bevuto tre calderoni di caffè.
Si alzò lentamente dal letto per non far svegliare le sue compagne di stanza.
Sgattaiolò nella Sala Comune (completamente deserta) , e poi su per le scale fino al dormitorio maschile.
-Proprio una bella idea, quella di Silente: le ragazze possono andare nel dormitorio maschile, ma non il contrario.-
Arrivò davanti la porta della stanza in cui dormivano Harry e Ron, e sgusciò dentro in punta di piedi.
«Alohomora» bisbigliò, e il baule di Harry si aprì con uno schiocco. Neville grugnì, mentre gli altri continuarono a dormire beatamente.
Guardò per un attimo dalla parte di Ron, ma distolse subito lo sguardo perché si era ripromessa di prendere ciò che doveva e andarsene.  Allora iniziò a frugare nel baule il più silenziosamente possibile; Trovò quasi immediatamente quello di cui aveva bisogno: il mantello dell’invisibilità del padre di Harry. Si tirò su con il mantello aggrovigliato tra le mani e si avvicinò al comodino che separava i letti di Harry e Ron.
Aprì il primo cassetto e cercò la Mappa Del Malandrino.
Niente.
Aprì la piccola anta sotto il primo cassetto e vi frugò.
Ebbe un tuffo al cuore, per un secondo pensò di aver visto Ron aprire gli occhi. Dopo averlo guardato attentamente decise che forse doveva averlo immaginato. Con un grande sforzo gli staccò gli occhi di dosso e continuò a cercare, ma niente.
Si avviò verso la porta.  Si girò a guardare Ron prima di andare.
 
- Tesoro mio. Ti ho mentito. Scusami. Perdonami se non sono mai riuscita a vederti mai solo come un amico. Il mondo sembra crollare quando non sono con te, mi sento talmente sola.
Sei diventato come aria. Era tutto troppo perfetto per me.
Devo sempre rovinare tutto. Stavamo così bene quando riuscivo a mettere a tacere il mio stupido cuore.
Non sai neppure quanto amore mi trasmetti.
Amore mio… Prometto di amarti per sempre.

 
Una lacrima le rigò il viso. Andò via. 
Arrivata davanti al ritratto della Signora Grassa si gettò il mantello sulla testa.
«Lumos»
Si avviò verso la porta del castello, la spinse e le arrivò un soffio di vento fresco.
Camminava a passo spedito verso il lago, e arrivata quasi vicino la riva si tolse il mantello dell’invisibilità e lo gettò di lato.
Si sdraiò sull’erba soffice e guardò le stelle.
Stelle.
In quasi tutte le canzoni che conosceva c'era la parola stelle. Si parlava così tanto di astri lontani. Così lontani che dalla Terra si vedono solo dei piccoli puntini luminosi. Ci fanno sognare, sognare ad occhi aperti, le stelle.
Chiuse gli occhi e si addormentò con l’illusione di Ron che la guardava attraverso una finestra del castello.

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Capitolo 3
*** Lezione di pozioni. ***


«Etciù! »
«Hermione, sul serio, credo che la cosa migliore da fare sia che tu iniziassi ad usare il letto! Sai, è una creazione molto utile e semplice da usare, basta tirare le coperte e infilartici dentro! » la schermì Ron dopo aver saputo che aveva passato la notte in riva al lago.
«Oh, sta zitto!! »
«Davvero, strano a dirsi, ma sono d’accordo con Ron, Hermione» le disse Harry.
«Oh,oh guardate ragazzi, la sporca mezzosangue, il rosso di seconda mano e lo sfregiato. Che trio di perdenti! »
«Non rompere, Malfoy» dissero all’unisono Harry, Ron  e Hermione. »
Con Draco Malfoy erano arrivati altri studenti di Serpeverde, e a ruota, arrivarono altri Grifondoro nelle segrete di Piton, per seguire la lezione di Pozioni.
Neville era completamente terrorizzato, mentre tutti quelli di Serpeverde erano incredibilmente e fastidiosamente calmi.
Pansy Parkinson si stava passando del lucido sulle labbra.
«Cos’è quell’affare? » le chiese Draco.
«È un “codotto prosmetico”. Un’invenzione babbana che serve a fare le labbra più luccicanti. »
« Prodotto cosmetico. » la corresse Hermione stizzita.
«Cooosa? » chiese Malfoy sbarrando gli occhi. «Metti quelle schifezze babbane? E secondo te, sei degna di essere una Serpeverde? » era talmente indignato che non riuscì ad aggiungere altre parole più offensive.
«Prendi» le disse lanciandole un fazzoletto.
Pansy se lo fece sfuggire, e Hermione era pronta a giurare che quando si calò per raccoglierlo si asciugò una lacrima.
Lo strofinò talmente forte che per poco non le uscì il sangue dalle labbra.
«Ragazzi, ragazzi! Arriva Piton!! » annunciò Seamus arrivando di corsa, e, dopo aver fatto gli scalini quattro a quattro, finendo quasi su Harry.
«Come arriva? Non era già dentro? » chiese Hermione perplessa.
«Evidentemente aveva qualcuno in lista da avvelenare questa mattina…  Sta’ attento al tuo succo di zucca mattutino, Harry. Non si sa mai. » aggiunse Ron aggrottando la fronte.
«Dentro» si annunciò Severus Piton.
« E dieci punti in meno a Grifondoro perché mi sembra di aver sentito una battuta poco divertente fatta dal signor Weasley. » Con un gesto della bacchetta spalancò le porte dell’aula.
«Anche se mi piacerebbe» bisbigliò a labbra strette in modo che solo Harry potesse sentire.
Pian piano tutti si sistemarono nei banchi, e Harry, Ron e Hermione scelsero accuratamente banchi dell’ultima fila, lontani dagli sguardi e dai capelli unticci del professore.
«La pozione corroborante è una pozione che dona vigore e coraggio a chi la beve. Il suo ingrediente base è... »
Hermione scattò su con la mano, e Piton per guardarla andò a sbattere con la gamba contro il tavolo. Quasi sibilò e disse ad Hermione di star zitta.
«Come stavo dicendo prima che la signorina Granger m’interrompesse, l’ingrediente base è il sangue di salamandra. Ma contiene altri ingredienti. Qualcuno mi sa’ dire quali? »
Hermione alzò la mano, ma lo fece con un po’ di timore. Piton fece finta di non vederla. Il professore si guardò intorno e si vide costretto a dare la parola ad Hermione, visto che nessuno dava segni di vita.
«Il succo di melagrana. Il suo risultato finale dovrebbe avere una limpida sfumatura turchese. »
«Sì, il succo di melagrana è uno degli altri ingredienti. Ma mi pare che nessuno ti aveva chiesto qual’era il colore che doveva assumere, signorina Granger. Cinque punti in meno a Grifondoro. »
«Hey! » protestò Ron «non potete toglierle dei punti solo perché conosce l’argomento! »
«Grazie. » sussurrò Hermione.
«Posso. E posso togliere punti anche quando un alunno risponde sgarbatamente. Quindici punti in meno a Grifondoro. »
Tutti i Serpeverde risero, e Hermione non disse una parola per tutto il resto della lezione.
Quando finalmente suonò la campanella uscirono da quella segreta infernale.
Il trio si avviò nella Sala Comune per svolgere la lista infinita di compiti che avevano. Ron e Harry supplicarono Hermione mille volte per farsi aiutare, ma lei fu irremovibile.
«Assomigli tanto alla McGranitt quando fai così! » le disse Harry imbronciato.
«Già! » gli fece eco Ron.
« Lo prendo per un complimento, amore. »
Si accorse solo dopo alcuni secondi di quello che aveva detto.
Harry la guardò accigliato e perplesso. La faccia di Ron era indescrivibile.
«Stavo per finire la frase! » si accalorò Hermione. « è un amore la professoressa McGranitt. Nessuno spiega le cose meglio di lei. »

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Capitolo 4
*** Spiegazioni. ***


«Hermione, dobbiamo parlare» si annunciò Harry e senza neanche aspettare una risposta la afferrò per il braccio e la trascinò fuori dalla Sala Comune. Iniziò a sferzare domande una dopo l’altra senza prendere fiato.
«Perché non eri con tutti gli altri nella Sala Comune  a festeggiare Grifondoro, l’altro ieri? Perché hai detto a Ron che eri andata a dormire? E soprattutto, cosa ci facevi con il mio mantello dell’invisibilità, e come hai fatto a prenderlo? »
Si fermarono di colpo quando arrivarono in un corridoio completamente vuoto, la presa di Harry ancora stretta al braccio di lei.
Hermione trasse un gran sospiro, guardò negli occhi Harry e iniziò a spiegare tutto, senza bugie, né scuse.
Quando ebbe finito fissò Harry e, con sua grande sorpresa, lo trovò particolarmente calmo;  come se, invece di avergli detto di essere innamorata perdutamente del suo migliore amico, gli avesse raccontato che suo padre aveva otturato una carie a un bambino babbano di quattro anni.
«Questo è tutto? » chiese Harry.
«Prooonto, Harry! Ti ho detto che mi piace Ron! »
« Lo so, veramente, da molto tempo. »
Hermione lo fissò perplessa.
«Ma dai, Hermione! Come se non ti conoscessi. Si vede lontano un miglio che ti piace Ron! »
«Cosa?! Mi stai dicendo che Ron lo sa? »
« Sapere cosa? » chiese Ron.
Era arrivato all’improvviso e tutti e due sobbalzarono quando parlò.
«Sapere cosa? » ripeté con un po’ seccato.
«Che fame che ho! Che ne dite se andiamo a vedere se gli elfi hanno preparato qualcosa di buono? È quasi ora di pranzo ormai, vero? »
« Sì. Infatti ero venuto a cercarvi per dirvi di scendere nella Sala Grande, ma vedo che sono di troppo. »
«Ron! Ma cosa dici? »
Troppo tardi.  Ron stava scendendo le scale.
Harry e Hermione si fissarono e iniziarono a correre verso di Ron.
«Dai, Ron! Stai scherzando, giusto? » chiese Harry appendendosi al collo dell’amico con un sorriso.
Ron se lo scrollò di dosso.
«C’è qualcosa su cui scherzare per caso? Perché se c’era non me ne sono accorto. » disse freddamente affrettandosi a raggiungere i suoi fratelli che erano spuntati da dietro l’angolo, lasciando Harry e Hermione lì impalati.
Hermione guardò prima nella direzione di Ron, poi Harry, dopodiché corse nella direzione opposta. Harry li fissò entrambi e mormorò:
«Per fortuna che ero io quello che non doveva usare le persone come gufi! Sono esattamente cotti l’uno dell’altro e non se ne rendono neppure conto.  Beh, non sarò io a far capire loro che dovrebbero parlare. »
*
Per i giorni seguenti  Ron e Hermione scomparirono.
Harry non li vedeva né a lezione, né in qualunque ala del castello.
Hermione aveva preso in prestito il mantello dell’invisibilità, di nuovo, senza dirlo ad Harry.
Era rimasta per tutto il tempo nella stanza dove si accovacciò la sera della partita di Quidditch.
Harry era entrato molte volte per cercarla, ma, non vedendo nessuno, se n’era andato.
Ron invece l’aveva trovata.
Era entrato lì la sera prima della discussione per stare un po’ da solo, quando, dopo essersi accovacciato dietro un armadio, sentì Hermione iniziare a piangere.
Lei non poteva accorgersi della sua presenza proprio perché c’era l’armadio in mezzo a loro.
Ron aveva capito che era nascosta sotto il mantello dell’invisibilità di Harry.
Era rimasto tutto il tempo a sentirla singhiozzare e cantare.
Sì, cantava. Ogni volta che si sentiva a pezzi, Hermione cantava.
La sua voce era bellissima, sembrava un angelo.
Ron non poté fare altro che rimanere incantato a sentirla cantare, la voce rotta a volte dai singhiozzi.
La amava. Non sapeva quando era successo, ma era successo.
Ronald amava, silenziosamente e incondizionatamente, Hermione.

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Capitolo 5
*** Incomprensioni. ***


Ron aveva guardato Hermione con occhi diversi da quella sera. Si era sentito male, come se qualcosa di suo fosse stato rubato. Ma in realtà Hermione non era sua, non lo era mai stata.  Adesso lei aveva qualcuno per la testa per cui valeva la pena piangere. Qualcuno che non aveva niente a che fare con lui. Ovviamente, Ron non poteva dedurne niente di più sbagliato.

*
«Ciao Ronny» lo salutò Lavanda Brown passando accanto a Ron.
«Ciao» disse Ron distratto.
Si riprese subito.
«Scusa, come mi hai chiamato? » le gridò dietro.
Lei fece dietro fronte e, sorridente, si piantò davanti a Ron.
«Ronny. »
«Non mi piace questo nomignolo» disse Ron freddamente.
«Ok, allora sarai RonRon. »
Hermione e Cormac McLaggen sbucarono da dietro un angolo. Sembravano molto agitati.
Ron agì d’impulso. Prese per le spalle Lavanda, la trascinò a sé e la baciò.
«Sembra che questo ti piaccia, RonRon. » sussurrò Lavanda e se ne andò.
Hermione aveva fissato la scena impietrita.
«Non mi piaci Cormac, scusami. » e si avviò verso la classe di Incantesimi.
Durante tutta la lezione fu distratta dagli spettri di Ron e Lavanda che si baciavano davanti ai suoi occhi.
Le faceva talmente male la pancia che sembrava che vi avesse conficcate delle spine.
Come aveva potuto farle questo?
-Ma lui non sa che provi tu- le ricordò la sua coscienza.
Ron, dal canto suo, si era pentito del gesto improvviso; e, vedendo gli occhi tristi di Hermione capì che c’era qualcosa che non andava.
«Mi spieghi cosa ci faceva Lavanda stamattina davanti la nostra camera? E mi spieghi perché ti chiamava RonRon? » gli chiese Harry il giorno dopo mentre si stavano dirigendo nella Sala Grande per il pranzo.
« È la mia fidanzata» buttò lì Ron.
Harry si fermò di colpo, e due allieve del primo anno gli sbatterono contro.
Sgranò gli occhi e guardò Ron sbalordito.
«Pensavi di dirmelo quando, precisamente? »
Poi gli s’illuminò il viso.
«Ah! Stai scherzando! Che scemo, per un attimo ci ero cascato. »
«Non sto scherzando» disse Ron gravemente.
Harry ritornò serio.
«Allora, ehm… dimmi... Hermione lo sa? »
«Beh, credo di sì. »
«Lo sospettavo…»
«Come? Perché lo sospettavi? »
«Andiamo, Ron! Non hai visto come è triste? » e la indicò.
Era seduta al tavolo di Grifondoro. Da sola. Guardò verso di loro e s’incamminò. Ma non si fermò, bensì li superò, diretta alla stanza vuota.
«Aspetta Hermione! » le gridò dietro Lavanda.
Lei la guardò con un moto di rabbia.
«Che c’è? » lo disse un po’ troppo forte. Ma, sinceramente, non gliene importava di essere o no scortese.
«Come immaginavo. » disse Lavanda con un sorriso amaro.
«Come immaginavi cosa? »
«Come immaginavo… Ti piace Ron. »
Non voleva più negarlo, ma non voleva nemmeno acconsentire. Stette zitta.
«Non voglio... come dire?  Litigare con te, Hermione. » sembrava sincera.
« Io sono innamorata di Ron. » continuò « tu hai avuto tutto il tempo per farglielo capire, ora voglio provare ad avere una relazione con lui. » disse in tono triste.
«Per favore,  non intrometterti. »
Hermione si sarebbe sentita molto meglio se Lavanda le avesse urlato contro. 

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Capitolo 6
*** Oltre la porta. ***


I giorni seguenti passarono velocemente.  Pioveva in continuazione, quindi tutti stavano al calduccio dentro il castello.
Tutti tranne Hermione.
Era andata quasi ogni sera a casa di Hagrid, poiché, se rimaneva nel castello, incontrava Ron e Lavanda che si sbaciucchiavano in ogni angolo, e proprio non voleva.
«Hermione, esci? » le chiese Katie Bell quando la vide con due mantelli in testa, davanti le porte del castello.
«Sì, Katie. » le rispose Hermione gentilmente « Devo chiedere una cosa al professor Hagrid. » come era strano chiamare Hagrid professore.
«
Ma… sbaglio o tu non segui più Cura Delle Creature Magiche? » chiese Katie un po’ perplessa.
«Esatto, solo che… ehm… devo chiedergli una cosa di ehm… Incantesimi. »
Era stata la prima materia che le era venuta in mente, e prima che Katie potesse aggiungere altro, si affrettò a spalancare le porte principali e corse fuori.
Pioveva a dirotto e il cielo era di un blu intensissimo. Non si vedeva niente.
Corse verso la casetta al limitare della Foresta Proibita, ma prima di fare sei o sette passi inciampò e cadde.
Sbatté contro il freddo e bagnato terreno.  Sentiva uno strano calore sulla guancia destra.
Provò a muovere una gamba, ma era aggrovigliata in uno dei mantelli, l’altro le copriva per metà la faccia.
Stette così ferma per un po’, poi si tirò in mantello dai piedi alle spalle a mo’ di coperta.
Ma che stava facendo? Non poteva certo rimanere lì così!
Eppure lo fece.
Sentiva la pioggia battergli con forza su tutto il corpo e sul viso.  Strinse gli occhi.
Ormai la pioggia aveva reso le lacrime parte di essa.
Sembrava che aspettasse qualcuno, ma sapeva che non sarebbe arrivato nessuno.
Si rimise in piedi, un mantello sulla testa, e s’incamminò verso la casa di Hagrid.
Quando il guardiacaccia andò ad aprire la porta non la vide neppure in faccia, si girò e iniziò a versare del tè in due tazze grandi quasi quanto calderoni.
«Ti stavo aspettando! Avevo quasi pensato che non venivi stasera »
Fu solo quando si girò per mettere la tazza-calderone di fronte a Hermione che la guardò bene.
Lasciò cadere tutto a terra e, un rumore assordante annunciò che delle tazze non restava che cocci.
«HERMIONE! » tuonò il guardiacaccia. «CHE TI È SUCCESSO? » 
Sulla guancia aveva un taglio enorme, i capelli bagnati, era tutta sporca di fango e erba , gli occhi arrossati e i vestiti, mantelli compresi, erano lacerati e sudici.
Hermione vide il suo riflesso negli occhi neri di Hagrid e quasi sussultò.
«Oh, Hagrid. » furono le uniche parole che riuscì a dire prima che Hagrid la stringesse in uno dei suoi abbracci spacca costole.
«Hermione, Hermione»
«Sono caduta» spiegò lei quando Rubeus la lasciò.
«Caspita! Ma ti sei vista? Sei così sporca che sembra che tu sia rotolata dal castello fino a qui! » esclamò mentre cercava una bistecca fresca da mettere sulla guancia di Hermione.
«Forse non dovevi proprio venire, no no. Non dovevi con questo tempaccio. »
«Sempre meglio stare qui con te, tutta sporca che essere pulita, ma sola nella Sala Comune»
«Ancora disguidi con Harry e Ron? »
«Harry non ha fatto niente di male, è Ron che mi dà sui nervi! » si accalorò Hermione.
«Ron o la sua nuova fidanzata? »
Hagrid capì di aver centrato il punto.
Hermione lo guardò da sotto in su mentre si metteva la bisteccona sulla guancia.
«Non è questo il punto»
«Ohoh, e quale sarebbe il punto? » chiese Hagrid ridendo sotto la barba cespugliosa.
«Il punto è…»
«Dai, continua! Il punto è? »
«Il punto è che ora forse dovrei andare via. »
Spostò la sedia da vicino al tavolo e il rumore fece svegliare Thor, il cane di Hagrid, che fino ad allora aveva sonnecchiato vicino al fuoco.
Balzò addosso ad Hermione per leccarla, e lei prima di cadere, vide la faccia di Ron oltre la finestra.
Si tolse Thor di dosso e andò a guardare fuori: non c’era neppure ombra di Ron.
Tornò dentro e fissò Hagrid, che ricambiò il suo sguardo.
«Non mi sento più me stessa, Hagrid » le sue parole sembravano quasi una supplica.
«Quando entrano in gioco i sentimenti nessuno è più la stessa persona, piccola Hermione. »

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Capitolo 7
*** Ricomincio da capo anch’io. ***


La mattina seguente Hermione si sentiva felice.
Inspiegabilmente felice.
Ron e Lavanda erano ovunque, ma lei li ignorava semplicemente: aveva deciso di fare l’indifferente.
Ron voleva strare con lei? Bene, non avrebbe interferito proprio come le era stato chiesto da Lavanda.
«Hermione, ma cosa ti succede oggi? » chiese un po’ sbalordito Harry, che fino a ieri aveva visto la “Hermione depressa”.
«Eh? Cosa stavi dicendo? » disse sovrappensiero scarabocchiando qualcosa su una pergamena.
«Mi senti quando parlo? »
«Ah, ahm… sì! » disse continuando a guardare altrove.
«Ehm, bene. Sto morendo. »
«Hai ragione, piace anche a me. »
Harry si alzò dalla sua sedia e le gridò nell’orecchio:
«HERMIOOOOOOOOONE!! »
Lei sobbalzò talmente tanto che cadde dalla sedia, si guardarono in faccia per un momento sbalorditi, poi scoppiarono a ridere di gusto.
Harry aveva le lacrime agli occhi quando col fiato mozzo disse:
«Ahahah, basta, ti prego! Basta! Ahahahah»
Continuarono a ridere sonoramente e non si accorsero che Ron li guardava una sedia più in là.

*

«Harry! » lo chiamò quando riuscì a liberarsi di Lavanda dicendo di avere un’urgenza.
Harry stava varcando il ritratto della Signora Grassa quando si bloccò.
Ron gli corse incontro.
«Hey, amico! Come hai fatto a staccarti da lei? » chiese divertito Harry.
«Dai, non è così male come pensate voi» dichiarò Ron mentre si dirigevano insieme nel loro dormitorio.
«Voi? Da quando in qua mi dai del voi? »
«Sai bene che intendo. Tu e Hermione…»
«Hermione non ha detto una parola su di voi. Come puoi sapere che pensa lei di questa storia? »
«Non vorrai farmi credere che non ha… insomma che… non ha detto niente? »
«Niente. »
In quel preciso momento passò Cormac McLaggen, raggiante, con la stessa pergamena  che aveva Hermione poco prima in mano.
«Hey Cormac! » lo chiamò Harry di scatto.
«Ciao ragazzi» li salutò lui «tutto bene? »
«Sì, tutto bene. Come mai sei così allegro? » buttò lì Harry che iniziava a capire qualcosa.
McLaggen tese loro la pergamena.

                                  Cara, carissima, tanto cara, Hermione
                                                          Che fai questo fine settimana?

                           Ciao Cormac, sabato non ho niente da fare. Come mai me lo chiedi?

                                Oh! Beneee! Molto bene, potremmo uscire insieme, che ne dici?

                                   Ehm… Okay, per me va bene. Passami a prendere verso le 20:00.

                                                                           Stupendo! A domani allora! Grazie!

                                             È un piacere.

Ron ci mise un po’ più di Harry a finire di leggere, e quando ebbe finito fissò prima Cormac poi Harry a bocca aperta.
«Tu… Lei… Voi due… Io… Io devo andare. »
«Ciao RonRon» lo schermì Harry, ma Ron non diede segno di averlo sentito.

*

«Hermione, ho saputo di te e Cormac. Del vostro “appuntamento” di sabato. » disse Harry quando ebbe trovato Hermione in biblioteca poco dopo.
«Ricomincio da capo anch’io. »
Eccola lì, sorridente. Di nuovo.

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Capitolo 8
*** Parole non dette. ***


Ron non aveva preso molto bene il fatto che McLaggen e Hermione  uscissero insieme, ma cosa ancora più strana non riusciva a spiegarsi il perché.
Insomma, Hermione era libera di fare ciò che voleva, non era di sua  proprietà e tantomeno poteva comandare lui le persone con cui doveva frequentarsi.
Eppure… Eppure gli dava fastidio. Non lo sopportava. Che voleva Cormac da lei? Voleva approfittarsene?
Voleva con tutte le sue forze che Hermione capisse che stava facendo la cosa sbagliata uscendo con McLaggen; ma Ron continuava a stare insieme a Lavanda, e quindi a evitare Hermione.
Lei, dal canto suo, voleva davvero voltare pagina. Si era stufata di tutta quella situazione, era tutto troppo complicato.
*
«Ma come hai fatto, eh Harry?»
«A fa… a fare…  - etciùù!! - cosa? »
«A prendere febbre e raffreddore nel giro di due giorni? »
«Non ne ho idea, so solo che sono qui nel letto e mi sento uno straccio. »
«Beh, lo credo bene! Guarda la tua faccia! »
«Questa frase non mi suona nuova! » Hermione stava entrando nel dormitorio di Harry e Ron per vedere se Harry stava un po’ meglio. «Allora, chi si è ritrovato la coda questa volta? »
Si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere, ricordando che Hermione il secondo anno si era trasformata in un gatto a causa di una pozione polisucco.
«Non dovevi essere con Cormac McLaggen stasera? »chiese Harry, come leggendo i pensieri di Ron.
«Cambio di programma: passa a prendermi alle 21:00»
Sembrava andasse tutto bene tra Ron e Hermione in quel momento, ma era solo apparenza. C’era un alone di parole non dette che aleggiava proprio sopra le loro teste, e loro per tutta risposta, guardavano il pavimento, come decisi ad ignorarlo.
Sapevano entrambi però, che non avrebbero potuto far finta di niente a lungo. Dopo qualche minuto di silenzio si spalancò la porta:
«Ron-Ron! »
«Ciao, Lavanda»
Hermione e Harry si guardarono in faccia, cercando di non ridere.
«Ti stavo cercando per tutto il castello, Ronny. Ma dove sei stato?  Ohhh come ero in pensiero! »
«Non preoccuparti sto bene »
«La piovra gigante non aveva fame quando è passato per vicino il lago» sussurrò Hermione
«Dai Ron-Ron, vieni con me. Ti ho fatto un regalino, ma l’ho lascito di sotto»
Adesso Harry e Hermione stavano davvero scoppiando, un altro minuto e sarebbero crollati.
«Io vado con lei. A dopo » Ron se ne andò.
Hermione avrebbe voluto urlare tutto ciò che aveva dentro. Era andato via con lei. Aveva preferito di nuovo la sua compagnia invece che quella dei suoi vecchi amici. Voleva piangere, voleva sfogarsi. Ma rideva, nonostante tutto stava ridendo con Harry per non farlo sentire ancora più triste, dato che era malato.
Malgrado volesse andare via, rimase lì.
Andando contro i suoi desideri. Ultimamente succedeva sempre così.

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Capitolo 9
*** Non andare via. ***


Dopo circa venti minuti Hermione andò a prepararsi per l’appuntamento con Cormac.
Passò per la Sala Comune, e vide Lavanda avvinghiata al collo di Ron. Lui sorrideva e mormorava ringraziamenti.
Chissà cosa aveva da ringraziare così tanto.
I due si accorsero dell’arrivo di Hermione e Lavanda sembrò stringere ancora più forte Ron a sé, mentre lui diventò tutto rosso e fece finta di guardare il fuocherello che scoppiettava allegro nel camino.
Hermione si soffermò un secondo a guardarli e poi iniziò a salire le scale che portavano al suo dormitorio.
Entrata nella stanza iniziò a canticchiare: non voleva rovinarsi ancor più l’umore, e sperava che le parole di qualche canzone gioiosa la aiutassero nel suo intento.
Aprì le ante dell’armadio e iniziò a rovistare.
Non aveva idea di cosa avrebbe potuto indossare per quell’incontro.
«Oh, ma guarda! » disse tra sé e sé. «quel vestito rosso l’avevo completamente dimenticato! »
Sentì un brivido dietro la nuca e si voltò di scatto. Non c’era nessuno, così riprese a frugare nell’armadio.
Cacciò cinque probabili vestiti da indossare.
Il primo comprendeva una maglietta bianca con scollo a “V”  e un jeans («Potrebbe andare») , il secondo era un vestitino nero («No! È troppo, troppo corto!»), il terzo era il vestitino rosso di cui si era completamente scordata, il quarto comprendeva una maglia verde che  le arrivava fino alle ginocchia con un pantacollant nero. E, infine, l’ultimo: un vestito azzurro di seta che le arrivava sopra le ginocchia con dei brillantini sul corpetto.
Finì per scegliere l’ultimo, che abbinò con un paio di ballerine dello stesso colore.
Lo indossò. Si mise davanti allo specchio e si guardò.
«Oh » si disse « odio questi capelli, ma so io come metterli a posto! »
E, così dicendo, si mise a testa in giù e agitò la bacchetta.
Quando si rialzò si guardò allo specchio: ora dei boccoli cadevano dolcemente sulle sue spalle.
Si alzò e cominciò  a mettere a posto tutte le cose che aveva tirato fuori dai cassetti. Diede uno sguardo all’orologio appeso in camera e vide che si erano fatte le 20:55.
Fece per uscire dal dormitorio ma, guardandosi un’ultima volta allo specchio notò che mancava qualcosa.
Si avvicinò alla mensola che stava di fianco allo specchio e prese un fiocchetto viola: un altro colpo di bacchetta e il fiocco diventò azzurro.
Se lo mise tra i capelli e scese nelle Sala Comune.
Era piena di ragazzi, e si sentì un po’ a disagio nel passare accanto a tutti.
Vide Lavanda guardarla con occhi sbarrati.
L’espressione di Ron, invece, era incomprensibile. Notò che portava al collo una collana a forma di cuore con incise sopra due lettere: L & R.
Si diresse verso McLaggen che la stava aspettando vicino l’uscita della Sala Comune, incantato.
«Buonasera, Cormac. » disse lei raggiante.
«Sei stupenda. » furono le uniche parole che riuscì a dire lui.
Uscirono insieme dal ritratto della Signora Grassa, e fu solo in quel momento che Hermione si rese conto di non sapere cosa avrebbero fatto, o dove sarebbero andati.
«Dove andremo? » chiese  curiosa.
«Speravo me lo dicessi tu » rispose Cormac fuori luogo.
«Se non ti spiace questa sera Hermione Granger è impegnata. » si annunciò un ragazzo dai capelli rosso fuoco.
Hermione lo guardò attentamente e notò che stringeva nella mano destra la collana a forma di cuore, probabilmente l’aveva strappata dal collo.
Ron non ce l’aveva fatta a rimanere in disparte. Non poteva lasciare andare la sua Hermione in quel modo.
Soprattutto non con quell’idiota; e non quando era così bella.
«Non andare via.»
Ronald aveva gli occhi lucidi.

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Capitolo 10
*** La biblioteca di notte. ***


Hermione era sconcertata.
Come poteva mandare tutto all’aria? Chi era Ron per decidere cosa poteva o non poteva fare?
«Ron! » disse stizzita.
«Hermione, davvero vuoi uscire con questo idiota? » chiese Ron asciutto.
 «Hey! Che cosa vuoi eh, rosso? » rispose Cormac stringendo i pugni.
«Ho sentito male, o qui c’è aria di guerra? »
Harry era appena arrivato a vedere il motivo per cui Ron era uscito correndo dalla Sala Grande.
«Harry, questo qui vuole uscire con Hermione! »
«Non vedo qual è il problema. » disse Harry semplicemente.
«Largo, largo! Che succede qui? » erano le voci dei gemelli Weasley; si stavano dirigendo verso il trio insieme a Lee Jordan, Angelina Johnson e Katie Bell.
«Allora, vuoi venire dentro o no, Ron? » lo incalzò Harry.
«No che non voglio! O almeno, io non mi muovo da qui fino a quando Hermione non lascia perdere McLaggen e rientra nella Sala Grande »
Hermione era sempre più shoccata, confusa, e per di più, imbarazzata, dato che si stava creando una piccola folla attorno a loro.
«Io me ne vado. » disse mentre si allontanava lasciando tutti lì impalati a fissarla.
«Ti sei svegliato, eh Ron? » chiese George una volta rientrati in Sala Comune.
«Che intendi? »
«Andiamo, fratello! Deve esserci un motivo per il quale hai deciso di rovinare la serata a Hermione… » si intromise Fred.
«Mica siamo scemi! » concluse George.
«Ron-Ron! » Lavanda si sedette sulle gambe di Ron e lo abbracciò. «Non vuoi lasciarmi, vero? Dov’è la collana? »
«Certo che non ti lascio Lav. La collana si è sganciata. »
«Dai qui, così te la rimetto.»
*
Hermione era andata nell’unico posto che riusciva a rilassarla: la biblioteca. Quel luogo, specialmente di notte, l’aveva sempre attirata.
Ma questa volta non era andata lì per leggere un libro o fare una ricerca, no.
Si era rifugiata lì perché voleva solo trovare un po’ di pace. Voleva riflettere. Doveva riflettere su quanto era appena accaduto.
Cercava ogni possibile spiegazione, ma non riusciva a spiegarsi il perché di un tale comportamento da parte di Ron. A che voleva arrivare? Perché si era intromesso?
Lui infondo stava insieme a Lavanda.
Solo a questo pensiero Hermione rabbrividì. Come poteva stare con lei?
-Io però non mi sono intromessa- pensò –proprio non ce la faccio ad andare avanti così. -
Le lacrime le rigarono il viso.
Abbassò lo sguardo.
Aveva dimenticato che era vestita in quel modo, e che aveva perfino aggiustato i capelli crespi.
Si sentiva sola. In quel momento più che mai.
Chiuse gli occhi.
Successe tutto in quell’attimo di tempo che pare durare una vita.
Sentì delle labbra poggiarsi sulle sue, un brivido lungo la schiena.
Aprì gli occhi non appena ebbe realizzato cosa stava succedendo.
Si guardò attorno in cerca di qualcuno, ma non trovò nessuno.
Una persona normale si sarebbe spaventata, ma lei no. Era rimasta tranquilla per qualche ragione. Quel bacio le aveva fatto perdere il filo logico dei suoi pensieri.
 Il suo cuore ebbe un tuffo quando qualcuno mormorò da qualche parte della buia biblioteca:
«Non piangere, Hermione. Non farlo. Ti prego»

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Capitolo 11
*** Il preside buono. ***



Il giorno dopo non fece altro che pensare alla sera precedente, e dopo ragionamenti su ragionamenti e teorie su teorie era arrivata alla conclusione di aver immaginato tutto, e che quel bacio non fosse mai esistito davvero, ma che la sua mente stanca gli aveva solo tirato un brutto scherzo.
«Hermione»
La voce di Harry la fece sobbalzare, tanto che la professoressa Sprite fu costretta a richiamarla all’attenzione.
«Harry, che c’è?! » rispose in un sussurro.
«Io, ehm… ecco… Ti vedo strana oggi! C’è qualcosa che non va? »
«Certo che no! Cosa dovrebbe esserci che non va? »
«Non lo so. Forse mi sbaglio. »
Come faceva a dirgli che la notte scorsa qualcuno l’aveva baciata? E che quando aveva aperto gli occhi si era trovata davanti al nulla? Non avrebbe avuto senso. Non aveva senso!
«Hey Hermione! »
Sobbalzò di nuovo. Adesso era Ron che l’aveva chiamata. Era al tavolo con Lavanda e Neville.
«Puoi prestarmi  il coltellino per piacere? »
«Sì» rispose prendendolo.
«Non ce n’è bisogno! » s’intromise Lavanda «Eccolo, amore. »
«Oh beh. Grazie. » disse Ron un po’ imbarazzato girandosi.
Hermione le fece i versi mentalmente.
Quando suonò la campanella si fiondò fuori dalla serra e andò a casa di Hagrid.
Bussò.
Nessuna risposta.
Nessun latrare di Thor.
Strano.
Fece il giro della casa per vedere se era in giardino.
Nessuna traccia di Hagrid nemmeno lì.
Dove si era cacciato?
Non aveva voglia di andare su al castello, quella di Erbologia era stata l’ultima lezione della giornata e aveva già anticipato tutti i compiti.
Si avvivò verso il margine della Foresta Proibita per vedere se Hagrid era da quelle parti, ma niente.
Scoraggiata incominciò a risalire verso il lago, quando vide una figura in controluce. Convinta che si trattasse di Hagrid incominciò a correre da lui, ma a meno di due metri di fermò di colpo.
Erano Ron e Lavanda. Si baciavano e si abbracciavano strettissimi.
Lavanda la scorse, e, per tutta risposta, saltò in braccio a Ron.
Ron,  preso alla sprovvista, barcollò e indietreggiò fino a che non trovò un muretto al quale si appoggiò.
Lavanda lo strinse e lo baciò fino a quasi fargli mancare il respiro.
A Hermione invece, il respiro mancava già da un po’.
Grosse lacrime silenziose iniziarono a scendere sulle sue guance senza che potesse trattenerle.
Non voleva restare lì un minuto di più, ma le sue gambe sembravano paralizzate.
Qualcuno gli posò una mano sulla spalla destra.
Quasi non si accorse di quel gesto.
Poi uno strattone all’ombelico e lei che vorticava in qualcosa molto simile ad un tubo nero la riportarono alla realtà.
Non ci stava capendo niente comunque.
Nel giro di due secondi si ritrovò nello studio del preside, o meglio, in ginocchio sul pavimento dello studio del preside.
Alzò lo sguardo e venne scannerizzata dagli occhi azzurri di Albus Silente.
Cercò di ricomporsi e si alzò, ma non gli uscì nemmeno una parola dalla bocca.
Era terribilmente imbarazzante stare davanti al preside con gli occhi gonfi e lucidi, per di più in silenzio.
«Non ci si può materializzare o smaterializzare ad Hogwarts! » disse improvvisamente.
«Signorina Granger, credo che lei sia stata una delle poche lettrici di Storia di Hogwarts. Comunque, essere il preside è un vero spasso delle volte. Si possono fare le cose che agli altri sono proibite, come ad esempio usufruire della Materializzazione, o come in questo caso, della Materializzazione Congiunta.»
Hermione rimase a fissarlo, in silenzio.
Improvvisamente le venne in mente il motivo per il quale si trovava lì. Le immagini di Lavanda e Ron che si baciavano e si abbracciavano vicino al muretto le fecero venire di nuovo le lacrime agli occhi e, prima che potesse fare o dire qualcosa, si ritrovò tra le braccia del preside.
Diventò tutta rossa per la vergogna.
«Non tenere tutto dentro, Hermione. Sfogati. Non potrà farti altro che bene. »

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Capitolo 12
*** Cambiamenti. ***


Quell’incontro con il preside aveva fatto diventare Hermione molto più decisa e sicura di sé.
«E… ti ha  proprio detto che dovevi continuare a sentirti con McLaggen? » chiese Harry stupefatto quando Hermione gli raccontò dell’incontro con Silente.
«Beh, non ha proprio detto queste parole! » Hermione arrossì «Mi ha detto che era giusto che io cercassi di voltare pagina; cosa che ho interpretato con il nome Cormac. Insomma, non ho mai scambiato più che di qualche parola con Albus Silente!  Sono stata, credo, una delle poche studentesse che possono vantare di aver abbracciato il mago più… più… spettacolare, intelligente e forte di tutti i tempi! »
Harry rise, ma poi chiese:
«Che hai deciso di fare con Ron? »
«Beh, ho deciso di adottare la tattica dell’indifferenza. A lui, in fondo, non importa quello che faccio io! » aggiunse l’ultima frase a mo’ di giustificazione.
«Pensi di dirglielo che esci con McLaggen? »
«NO! Harry, assolutamente no! Non voglio un’altra scenata come l’altra volta. E non provare a dirglielo! » disse con fare minaccioso.


*
Hermione era decisamente cambiata dall’incontro con Silente.
Non aveva più intenzione di pensare a qualcos’altro che non fosse lo studio, e se parliamo proprio in linea generale, McLaggen.
«Sono sorpreso che tu mi chieda di riprovarci » disse compiaciuto Cormac quando Hermione lo raggiunse in Sala Grande e gli comunicò la sua decisione.
«Beh, è solo un modo per scusarmi per come è finito l’altro appuntamento. » Mimò la parola appuntamento con due virgolette.
«Mmh… devo pensarci. »
Hermione lo guardò intensamente negli occhi e lui si affretto ad aggiungere:
«Dai, stavo scherzando! Certo che usciamo di nuovo insieme! Come faccio a dire di no a un visino dolce come questo? » le diede improvvisamente un bacio sulla guancia e se ne andò.
-In fondo non è così male. Potrei anche abituarmi alla sua presenza nella mia vita. -
Mentre pensava a ciò la sua mente la trasportò alla sera in biblioteca.
Possibile che Cormac l’aveva baciata?
«Signorina Granger, sa dirmi perché i roghi di streghe furono completamente inutili nel quattordicesimo secolo? »
Harry alzò la mano in aria e Hermione lo guardò sbalordita, ma con un sorrisetto malizioso rispose:
«Certamente professor Rüf! Nel Medioevo, i non-maghi (comunemente noti come Babbani) nutrivano un
particolare timore per la magia, ma non erano molto abili nel riconoscerla. Nelle rare occasioni in cui catturavano una vera strega o un vero mago, i roghi non avevano comunque alcun effetto. La strega o
il mago eseguivano un semplice Incantesimo Freddafiamma e poi fingevano di urlare di dolore mentre in realtà provavano una piacevole sensazione di solletico. Guendalina la Guercia era così contenta di farsi bruciare che si lasciò catturare non meno di quarantasette volte sotto vari travestimenti. »
«Ohoh! Bravissima! 20 punti a Grifondoro. »
«Lo sapevo anche io! » disse Harry sbruffando e poi sussurrò a Hermione «è l’unico argomento che io abbia mai imparato di Storia della Magia! »
Hermione si girò per prendere una pergamena nella borsa e intercettò lo sguardo di Ron. Si fissarono per un momento negli occhi, ma poi lei distolse lo sguardo. Mentre si rigirava verso il professore scorse la mano di Lavanda che si posava sulla gamba di Ron e un lampo di tristezza le balenò negli occhi. Decisa ad ignorarli prese a prendere appunti.

 

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Capitolo 13
*** Spettacoli in Sala Comune. ***


«Cavallo in H3 » disse Ron mentre un cavallo in miniatura si spostava sulla scacchiera.
«Cavolo, Ron! Mi hai incastrato! Uffa, basta mi arrendo è la trecentesima volta che mi batti » ribatté Harry mettendo il broncio.
«Veramente la nona » precisò Nick-quasi-senza-testa.
La Sala Comune era gremita di persone, dato che Fred e George stavano tenendo uno spettacolo in cui mostravano a tutti le loro ultime invenzioni.
«Come sono simpatici i tuoi fratelli, RonRon. » Era arrivata Lavanda e, sedendosi sulle gambe di Ron, lo stava abbracciando.
Ron fissò un punto impreciso dietro di Harry e divenne tutto d’un tratto scarlatto.
Harry si girò, pronto a sfoderare la bacchetta, ma c’erano solo Hermione e Ginny dietro di loro.
«Qualcosa non va Harry? » chiese Ginny cogliendo una strana espressione sul suo volto.
«No, tutto bene. Davvero, tutto bene. »
Le due presero due poltrone e le avvicinarono al tavolo dei ragazzi.
«Avete finito i compiti di Erbologia? Io ci avrei messo una vita se Neville non mi avesse prestato un libro che conteneva la classificazione di tutte le piante. »
«Oh no, Ron! Ecco cosa abbiamo dimenticato: i compiti di Erbologia! » disse Harry sgranando gli occhi.
« Non ce la faremo mai…  a meno che… » aggiunse Ron scoccando un’occhiata a Hermione che guardava da tutt’altra parte «Oh, egregia, cara, bella, tanto simpatica e ammirevole Hermione… » cominciò, ma un’occhiataccia di Lavanda e il «Non ti farò copiare i miei compiti, Ron Weasley! » di Hermione lo fecero zittire e rabbuiare.
«Come faremo? » Harry si stava disperando. « La Sprite non ci giustificherà per aver dimenticato di svolgere i compiti della sua materia! »
«Posso aiutarti se vuoi. » disse improvvisamente Ginny a Harry «Andrò a cercare Neville e mi farò dare il libro che ha prestato a Hermione. »
Gli occhi di Harry iniziarono a brillare.
«Oh, Ginny! Davvero mi aiuteresti? Aspetta allora, andiamo insieme a cercare Neville! » si alzarono di scatto e si fiondarono fuori dalla Sala Comune ridendo.
Erano rimasti solo Hermione, Ron e Lavanda, che da quando era arrivata Hermione non aveva detto neppure una parola.
-che situazione!- pensarono Ron e Hermione, e entrambi iniziarono a fissare il pavimento senza dire niente.
Fu Lavanda a rompere il silenzio.
«Allora, ehm… Hermione… non ti dà fastidio che io stia con Ron, vero? »
Hermione la guardò per qualche secondo senza riuscire a trovare una risposta decente.
«Insomma Lavanda! Che domande fai? » sibilò Ron diventando del colore dei suoi capelli.
«Ma RonRon! Volevo sapere se le dava fastidio vederci così innamorati e abbracciati. »
«Beh, se proprio lo vuoi sapere non m’importa. » Hermione cercò di farsi coraggio con quelle parole.
«Io invece credo di sì. » rispose maliziosamente Lavanda.
«Beh, ti dico di no. »
«Allora, intendi dire che se ci baciamo non ti senti in imbarazzo? »
«Lav mi sembra tu stia esagerando, Hermione non ti ha fatto niente di male, perché la tratti così? »
«Ma non capisci, luce dei mie occhi? Lei vuole portarti via da me! È gelosa del nostro bellissimo rapporto. »
«Del vostro rapporto non m’importa, te lo ripeto. » Hermione si stava innervosendo.
«Ah, è così? E allora… allora vuoi dirmi che non ti fa soffrire vedermi baciare il ragazzo che ti piace? » Lavanda rideva, e le sue parole erano cattive.
«Ron non mi piace »
«Lo spero bene! Perché sta con me! » e detto queste parole iniziò a baciare Ron, che era rimasto immobile tra le sue braccia.
Allora Hermione non ci vide più, e si alzò di scatto dalla sedia.
Lavanda e Ron smisero di baciarsi, e Ron, si vedeva, era terribilmente imbarazzato.
«SE PROPRIO LO VUOI SAPERE, IO ESCO CON CORMAC McLAGGEN, E NON MI IMPORTA UN ACCIDENTE DI TE E RON! »
Le persone che erano nella Sala Comune avevano seguito tutto lo “show”, ed erano rimaste a bocca aperta.
«Non posso lasciarvi un minuto da soli, voi tre. » disse Harry amareggiato.
Era arrivato insieme a Ginny e Neville, e tutti e tre sembravano arrabbiati per quello che era successo.

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Capitolo 14
*** Nuovi fidanzati. ***


Hermione si ritrovo nel suo dormitorio tre minuti dopo la lite, con una Ginny un po’ confusa.

«Cosa è successo, Hermione? »

«Io, non so spiegarti… stavamo parlando tranquillamente quando Lavanda ha cominciato a dire delle cose che… mi hanno fatta innervosire! »

«Del tipo? » chiese Ginny curiosa.

«Beh, diceva che io ero gelosa di lei e Ron, e che il loro rapporto era favoloso, e… »

«Ed è così? Sei gelosa? »

Ginny aveva centrato il punto.

«Ma certo che no! »

Qualche secondo di silenzio.

«Credo. » aggiunse con un tono di voce bassissimo.

«C’è qualcosa che non mi hai detto? »

«C’è qualcosa che credi ti debba dire? »

«Non mi raggirerai, per quanto intelligente tu possa essere, non mi farai perdere il filo del discorso con qualche domanda che mi dovrebbe confondere, Hermione. La domanda ora è una: ti piace Ron? »

Non era proprio una domanda, era più un’esclamazione che Ginny aveva travestito da domanda.

«Sto per uscire con Cormac. » rispose Hermione ad un tratto attratta dalla moquet.

«Ah, quindi non ti piaccio proprio per niente? » disse Ron sorridendo dall’uscio della porta semi aperta.

Hermione e Ginny si guardarono in faccia perplesse. I fatti risposero alla domanda che stavano per porsi entrambe.

Le scale si trasformarono in un lungo scivolo che trasportò Ron in Sala Comune.

«Sto bene! » fu l’urlo dopo il tonfo che confermò l’arrivo di Ron al piano di sotto.

«Wow. » disse Ginny guardando Hermione. «Dovremmo scendere a vedere come sta? »

«Dice che sta bene » sorrise Hermione.

Le due si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere fino a farsi venire il mal di pancia.

 

*

 

«Sicura che qualche altro tuo amico rosso non mi piomberà addosso? » chiese McLaggen con finta ironia.

«Se hai paura puoi anche lasciarmi andare qui » disse Hermione stizzita fermandosi di colpo sulle scale.

Cormac si voltò.

«Dai, bella! Stavo scherzando»

«Non mi piace essere chiamata così. » affermò Hermione riprendendo a camminare.

Arrivati sulla riva del lago si sedettero sull’erba.

«Insomma, non ci sono molti posti a Hogwarts dove potrebbero andare due fidanzati. »

«Eh già. Aspetta. Due cosa? »

«Fidanzati! »

«Ah, ehm… fidanzati, certo. »

«Dai, Granger! Se io non ti piacessi  tu non usciresti con me. »

«Sì, infatti mi piaci! È solo che… Beh, mi sembra un po’ presto per definirci fidanzati. »

 

«Il tuo amico rosso - »

«Ron, prego. »

«Sì sì, come vuoi, Ron. Ecco, dicevo che non ha avuto problemi a fidanzarsi con la Brown dopo neanche – quanto? – due giorni. »

McLaggen sembrava sereno, ma quelle parole portano Hermione a dire:

«Già! Hai proprio ragione. Allora da adesso in poi sarai il mio ragazzo. »

Cormac la guardò negli occhi, e lei ricambiò lo sguardo, ma solo per qualche secondo, dopodiché abbassò lo sguardo arrossendo.

«Non devi avere vergogna del tuo nuovo ragazzo, bella. Bellissima. »

Cormac le si avvicinò per darle un bacio –un vero bacio; lei si scostò e le labbra di lui le sfiorarono la guancia. 

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Capitolo 15
*** Cara Syria. ***


Cario diario,
sono appena rientrata dall’appuntamento con Cormac.
Sai, Cormac McLaggen. Anche lui fa parte dei Grifondoro.
È davvero un ragazzo carino, mi fa ridere tanto e quando siamo insieme mi sento bene.
Credo di piacergli molto, non ha fatto altro che ripetermi che sono bellissima e che ho un sorriso stupendo.
 Mi sono sentita molto lusingata e, a dirtela tutta, sono contenta che mi abbia detto tutte quelle cose carine.
È bello, alto, moro e ha gli occhi scuri e profondi.
Quindi ora ti chiederai perché mentre ti scrivo ho questa faccia, e beh, io ti rispondo che sinceramente non lo so.
O meglio, lo so ma faccio finta di non saperlo; ma credo che comunque non serva a niente fare finta che quello che provo per Ron non sia nulla.
Sinceramente non so con chi parlarne: Ginny è la mia migliore amica, ma è sua sorella quindi non credo sia la persona adatta, Harry è il mio migliore amico, ma è anche il suo migliore amico, e poi è un ragazzo, insomma, non credo che si interessi di queste cose.
Gli altri sono tutti amici “così così”, quindi credo che la persona, dico persona perché mi sembrerebbe scortese darti della “cosa”, con cui io possa dire liberamente ciò che provo e che penso sia tu.
Eh sì, cario diario.
Per prima cosa ti do un nome, non mi piace chiamarti diario perché lo vedo come un nome di una cosa, e noi già abbiamo preso posizione su questo argomento: non sei una cosa.
Oh no! Prima del nome mi serve sapere se sei maschio o femmina.
Dimmi allora, di che sesso sei?
Femmina, c’avrei giurato.
Allora ti  chiamerò Elysa.
Come dici? Non ti piace? Ma dammi un consiglio almeno! Qui parlo sempre e solo io!
Bene, se Elysa non ti piace allora vada per Syria.
E lo so, adesso mi sono venuti tutti nomi strani e con la “y” dentro. Ma sì dai, Syria mi piace.
Comunque stavamo parlando di Ron.
Ah Ron. Ronald Bilius Weasley, sì.
No! È inutile dirmi che sto solo girando attorno l’argomento, perché non è così.
Va bene, credo che adesso la finirò di scherzare.
Tu mi rimproveri e mi dici che non devo dire stupidaggini, e che sono solo ubriaca per colpa di quello stupido spumante che mi ha fatto bere quello stupido Cormac che gli hanno dato quegli stupidi elfi domestici e-


Hermione smise di scrivere e scoppiò in lacrime.
Quella po’ di lucidità che le era rimasta la indusse ad uscire dal dormitorio per non svegliare le sue compagne che stavano dormendo.
Sapeva dove andare: la sua stanza buia e deserta la aspettava.
Era un po’ come la sua personale Stanza delle Necessità, che l’accoglieva quando ne aveva bisogno.
Si sedette nel solito angolo, le ginocchia al petto e la schiena appoggiata contro il muro.
Iniziò a cantare a bassa voce per darsi coraggio, ma la voce si rifiutava di riprodurre alcuna nota.
La solita sensazione di essere osservata la invase. Era troppo ubriaca per rendersene conto.
«Io non ce la faccio! Perché Cormac non potrebbe andare bene? Eh? Perché? Cos’ha che non va? » se la prendeva con se stessa. «Lui è così… così… così tutto. »
«Beh, quindi non c’è alcun problema. » disse una voce.
«Sì invece che c’è il problema, e vieni qui perché da lì non ti vedo. »
Nessuno dei due si mosse.
«Cos’ha che non va allora Cormac? Perché non riesci ad essere felice con lui? » chiese la persona nell’ombra con voce spezzata.
A quel punto Hermione si alzò di scatto con i pugni serrati, gli occhi lucenti, le guance bagnate dalle lacrime e urlò con tutta la rabbia e l’amarezza che si teneva dentro da tempo:
«PERCHE’ LUI NON E’ TE, RON! »

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Capitolo 16
*** Tutta la verità. ***


«Hermione.. »
«No! Non chiamarmi, non parlarmi, non dirmi più niente, Ron! Sono stufa di te, mi hai stancata. »
«Io non ti capisco! » Ron non riusciva a trovare le parole giuste.
«Non devi capirmi! Non devi nemmeno provarci, io no- »
Con uno schiocco spacca timpani la porta dietro di Ron si chiuse.
Buio.
«Ron, smettila di fare scherzi. Qui non ci sono le finestre e a me manca l’aria. »
«Lumos. » disse Ron, e uno schizzo di luce inondò il viso di Hermione.
Lei sorrise. Uno strano sorriso che non si estendeva agli occhi.
«Che cosa hai fatto stasera Hermione? »
«Sono stata con Cormaaaac.»
«Sei ubriaca. »
Hermione alternava momenti di lucidità a momenti in cui non riusciva a collegare bene le cose.
«Perché mi dici sempre le bugie? »
«Io non ti dico le bugie, Hermione. »
«A me sembra di sì. Perché stai con Lavanda, Ron? »
Ron non rispose.
«Non t’importa di me »
«Io.. » cominciò lui «io ti ho sempre seguita. Quando ti vedevo in momenti difficili ti seguivo e ti controllavo. Mi importa di te. Mi importa talmente tanto che non saprei  spiegarti. Cerca di capirmi, Hermione. »
Lei lo abbracciò.
Lui abbassò lo sguardo e la strinse a sé.
«Scusa. » mormorò, i capelli rossi che si confondevano con quelli scuri di lei.
«So che non dovrei chiederlo, ma per cosa? »
«Per aver baciato Lavanda quel giorno. Io non voglio stare con lei, l’ho fatto solo perché- »
«eri geloso di me e Cormac? »
«Beh, sì.. »
Hermione adesso sembrava più lucida.
«Dovresti scusarti anche per un’altra cosa. »
«Cosa? » chiese Ron perplesso.
«Per avermi baciato all’improvviso in biblioteca. »
«No, io non l’ho fatto. »
Hermione fece un passo indietro, lasciandolo dall’abbraccio e cercando i suoi occhi in quel po’ di luce che emanava la sua bacchetta.
«Ma se non sei stato tu, allora… chi è stato? » disse preoccupata.
«Hermione, io ero con te. Ti guardavo mentre eri seduta, e ti assicuro che non c’era nessuno, a parte me e te, ovvio. »
«Sarà stato un riflesso incondizionato. Probabile che me lo sia solo sognato. »
«Sei svegli adesso? » mormorò Ron.
«Sì, anche se, te l’ho detto, sono un po’ stordita per via dello spum-»
Ron le si avvicinò, la debole luce della bacchetta sparì lasciandoli in un vortice di sentimenti che faticavano a rimanere in silenzio, le incomprensioni di tutta una vita svanirono nel momento in cui le loro labbra si incontrarono.
Un soffio di vento li avvolse e finalmente tutte le domande irrisolte trovarono una risposta in quel silenzio così magico. Fine.

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