Run away

di bianchimarsi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It''s too late Apologize ***
Capitolo 2: *** Ricorrenti dubbi di un Potter adolescente ***
Capitolo 3: *** Padri e figlie ***



Capitolo 1
*** It''s too late Apologize ***


 

CAPITOLO 1

 

La McGranittl mi guardò per un secondo, frastornata. Pensavo sarebbe svenuta, ma a quanto pare oramai non si stupiva più di niente: si resse solamente il petto con una mano e si assicurò meglio sulla sedia.

I ritratti dei vecchi presidi si misero ad urlare agitati. Sentii distrattamente Phineas Niglellus dire “Non c’è più religione” e  Severus Piton chiedere “ma i Potter sono tutti deficienti?”.

Ma in quel momento non me ne fregava poi molto, a dire la verità. Tutto ciò che mi importava in quel momento era di correre al Ministero, firmare quei maledetti documenti e infine tornare a casa.

Strano come ogni studente di Hogwarts inizi a considerare Hogmarts “casa”. Chiunque vi fosse passato si era innamorato del suo lago, dei suoi prati e dei suoi ritratti parlanti. Ricordavo ancora le parole dei miei genitori, quando mi raccontavano che persino Voldemort era rimasto molto affezionato alle sue mura.

La professoressa mi riscosse dai miei pensieri:

-Signorina Potter, posso chiederle il perché?- sospirò la McGranitt, guardandomi al di sopra degli  occhiali che portava.

-Ci sono… Incomprensioni troppo grandi in casa che non possono essere superate in questo momento. Tanto si tratta solo di quest’anno, in cui non tornerò a casa per le vacanze. Dopo i M.A.G.O. avevo comunque intenzione di partire direttamente per l’estero.

-Incomprensioni di che genere, signorina Potter? Non sarà per caso per la relazione che lei intrattiene con il signor…

-Preferirei non parlarne, professoressa.- Replicai duramente, allargando nervosamente la cravatta che mi stava soffocando.  -Professoressa, ho appuntamento con il Ministro della Magia fra neanche mezzora, deve assolutamente firmare quel foglio o non farò in tempo.

-Il ministro della Magia?- replicò basita la McGranitt. –è una questione così importante da coinvolgere anche lui?

-In alternativa avrebbe dovuto assistermi il capo degli Auror e non credo che sarebbe stato il caso…- dissi stancamente. Non sarebbe stata una bella scena quella di andare da mio padre e dirgli: “Senti papà, puoi firmare questi fogli in cui dici che non siamo più imparentati?”. Meglio di no, non volevo rischiare di finire ad Azkaban per omicidio premeditato, decisamente no.

La professoressa firmò a testa bassa e mi restituì il foglio senza una parola. Mi diressi verso il camino, presi una manciata di polvere volante, la buttai nel fuoco ed esclamai: “Ministero della Magia!”. Un vortice mi risucchiò e per alcuni secondi attorno a me sentii solo il fruscio del vento.

 

 

-Perché?- Chiese la McGonall al ritratto di Dumbledore.

-Se la domanda è “perché il Bambino che è Sopravvissuto è cresciuto?” non so risponderti adesso, Minerva.- replicò il defunto preside, sospirando affranto e lisciandosi distrattamente le tempie.

 

 

Raramente penso di essere nel torto, in qualsiasi situazione. Sono sempre convinta delle cose che dico e non mi rimangio mai la parola. Per questo a volte risulto litigiosa, per chi non mi conosce: non sopporto di essere contraddetta. E anche per questo, oltre a non voler parlare più con i miei genitori, avevo tolto il saluto anche ad Albus.

-Come fai a non capire che ho ragione? Dovresti essere tu il primo ad avercela con mamma e papà!

-Loro fanno solo quello che ritengono il nostro bene… Perché ci amano, lo sai.

-Papà è il più grande bigotto di questo mondo e se non te ne sei ancora accorto, beh, sei un cretino!

Perché Albus non aveva mai potuto passare neanche una giornata con il suo migliore amico durante tutte le estati?

-No Lilian, sei tu che non capisci. Venti anni fa le cose erano diverse, semplicemente papà non è riuscito a.. tenersi al passo con i tempi.

-Venti anni fa Silente professava l’uguaglianza fra le Case. Venti anni fa papà avrebbe desiderato più di ogni cosa che ci fosse una competizione pacifica fra Serpeverde e Grifondoro. Venti anni fa papà non combatteva contro i Serpeverde, combatteva contro chi aveva ucciso i nonni. Venti anni fa papà voleva solo la pace.

Perché a Harry Potter non era mai andato giù il fatto che il suo figlio prediletto fosse stato smistato a Serpeverde, nonostante gli avesse detto che era una Casa uguale a tutte le altre?

-Non puoi chiedermi di rinnegare i miei genitori solo perché hanno fatto un errore.

-Il problema è che hanno fatti almeno un migliaio di errori. E questo è proprio quello che ti sto chiedendo. Abbi il coraggio almeno per una volta di dire quello che pensi, Al.

-Ignorare la loro esistenza non è ciò che voglio fare, Lily. A me va bene così.

-Allora non abbiamo più niente da dirci.

Perché Harry Potter aveva rinnegato tutto ciò in cui credeva?

 

Kingsley Shackebolt sapeva del mio arrivo da qualche giorno, ma quando apparvi dalle fiamme del camino parve stupito di vedermi. Al mio sguardo rispose con un flebile “Ho sperato per tutta la mattina che non saresti arrivata”. Era visibilmente nervoso. Dopotutto era un amico di famiglia da decenni e difficilmente i miei genitori gli avrebbero perdonato la firma che stava per fare.

Un lampo di comprensione mi attraversò il volto. Da lì a qualche minuto i miei genitori giuridicamente non sarebbero più stati i miei genitori, ma soltanto Harry  e Ginny Potter. Una marea di sensazioni mi travolse, dal sollievo alla tristezza. Alla nausea. Dovetti sedermi.

-Lily, so che non dovrei mettere bocca in questo affare, ma da amico di Harry e Ginny mi trovo obbligato a chiederti se sei sicura di quello che stai facendo. Puoi ancora tornare indietro, lo sai.

-Sono maggiorenne e so che quello sto facendo è giusto. Non importa altro.

-Ma…

-Kingsley, muoviamoci. Ho già saltato un’ora di trasfigurazione e preferirei non perdere la mattinata intera.

Il Ministro aveva appena apposto la firma quando la porta venne sfondata da una luce rossa. Mi padre –anzi- Harry Potter entrò con gli occhi fuori dalle orbite, trascinandosi dietro Scospius, che non osava guardarlo negli occhi.

-QUESTO E’ ABBASTANZA! SONO STATO ABBASTANZA UMILIATO DA TE RAGAZZINA, MA QUESTA VOLTA HAI PASSATO IL LIMITE!- Lasciò andare il braccio di Scorpius e si avvicinò a me a passo di carica e alzò la mano per tirarmi uno schiaffo. Prima che la mano toccasse la mia guancia chiusi gli occhi. Ma non la raggiunse mai.

Una luce rossa colpì mio padre al petto, spedendolo contro la parete. Quando si rialzò, io ero fra le braccia di Scorpius, che mi cingeva le spalle. Le lacrime stavano raggiungendo i miei occhi, ma le repressi. Avevo già pianto abbastanza.

-Kingsley, come hai potuto? Tu non puoi…- disse shockato mio pa… anzi, Harry Potter.

-Non puoi toccarla, Harry, o potresti essere accusato di violenza.- rispose stanco il Ministro, non osando guardarlo negli occhi.

-Lei è mia figlia, capito?

-Non più.

A Harry Potter cascò il mondo addosso in un solo istante, ma parve non cedere sotto quell’enorme peso.

-Un foglio non può cambiare la verità, e tu lo sai.

-E’ la legge, Harry. Non posso farci niente, nemmeno io. Avresti dovuto saperti tenere stretto tua figlia…

La furia tornò in un solo secondo nelle iridi di Harry: -TU!- urlò, sputacchiando saliva, impazzito. –TU! E’ SOLO COLPA TUA! MI HAI PORTATO VIA UNA FIGLIA, E HAI TENTATO ANCHE CON L’ALTRO MIO FIGLIO! E’ SOLO COLPA TUA, LURIDO MANGIAMORTE!- Scorpius abbassò ancora di più lo sguardo e mi strinse ancora di più facendomi quasi male.

Ancora una volta gli venivano addossate colpe che non aveva. L’ennesima.

-E’ colpa tua se mio figlio si è cacciato in questo guaio! Siete tutti uguali voi Malfoy!

Non era colpa di Scorpius se al loro terzo anno lui, mio fratello e altri ragazzi del loro dormitorio avevano deciso di fare una bravata e uscire nella Foresta di notte. Non era colpa sua se la scopa di Albus aveva sbandato ed era finita contro un albero, facendogli quasi rompere l’osso del collo. L’idea non era stata sua, ma il Bambino Sopravvissuto non aveva voluto ascoltare ragioni.

 

Quando aveva scoperto che la sua adorata Lily era fidanzata con il figlio di Draco Malfoy era scoppiato il putiferio. Lo aveva addirittura accusato di uscire con lei solo per fargli un torto. Di averla sedotta con la magia. Di stare con lei solo per farla soffrire quando la avrebbe lasciata. E per un’intera estate Lily si era incontrata con il suo ragazzo soltanto di nascosto, lontano dagli occhi dei pettegoli e soprattutto dagli occhi dei suoi genitori.

 

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

-Amore, andiamo. La McGranitt ti aspetta per il colloquio.

-Amore? Amore?- la risata folle del Bambino Sopravvissuto riuscì a spaventare anche Kingsley –Tu non sai cos’è l’amore, ragazzina. Sei solo una bambina che gioca a fare l’innamorata. Soprattutto se il tuo cosiddetto amore è quel mangiamorte figlio di puttana.

L’insolita calma che mi invase in quel momento mi stupì. Avevo finalmente capito che ormai mio padre non contava più niente per me e non sarebbe mai più riuscito a ferirmi. –Non mi pare che l’età abbia mai influito sull’amore.  Almeno, non per te. O tu sei diverso dal resto del mondo? Giusto. Sto parlando con l’Eroe del Mondo Magico. Tu non hai niente a che vedere con nessuno di noi. Ciò che tu pensi, ciò che tu fai è al di fuori della norma. Me ne ero scordata. – Non seppe replicare a queste mie accuse, che più di una volta gli avevo rivolto e a cui aveva risposto solo con urla e punizioni. –Anche i sentimenti che provi sono diversi, no? Questo ti giustifica quando fai le tue cazzate, secondo te. Beh, mi dispiace che per me tu non sia il Bambino Sopravvissuto, l’Eroe del mondo magico, il più giovane cercatore dell’ultimo secolo e via dicendo. Per me si solamente un uomo che non sa fare il padre, né più né meno degli altri.- Non mi guardò più, finalmente tacendo. –Andiamo, amore.  Se facciamo tardi la McGranitt potrebbe alterarsi.- Presi una manciata di polvere magica e entrai nel camino dicendo “Hogwarts”.

Mi voltai solo all’ultimo. Incrociai gli occhi di mia madre, che sulla porta dell’ufficio piangeva silenziosamente. Mi sillabò un “perdonami” e distolse lo sguardo, per poi scoppiare in singhiozzi. Rivolgendo un’ultima occhiata a mio padre pensai “E’ troppo tardi per chiedere scusa”.

 

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Capitolo 2
*** Ricorrenti dubbi di un Potter adolescente ***


CAPITOLO 2

You were my sun, you were my earth
But you didn't know all the ways I loved you, no
So you took a chance and made other plans
But I bet you didn't think your thing would come crashing down, no.

Now it’s your turn to cry… Cry me a river.

 Justin Timberlake, Cry me a river

Da bambina avrei dato di tutto per essere mio padre. Non come mio padre, avrei voluto semplicemente essere lui. Fino a quando ebbi sette anni costrinsi mia madre a farmi tagliare i capelli a maschietto dal parrucchiere e non li pettinavo mai, con la speranza della bimba ingenua che ero di somigliargli di più. Non giocavo con le bambole, e in compenso facevo le gare di velocità con le scope con i miei due fratelli. Tutto ciò che dicevo e facevo era pensato per far felice mio padre.

Lui in risposta non mi sgridava mai, ero il suo angioletto di casa e mi giustificava qualsiasi malefatta. La sera prima di andare a letto mi leggeva sempre una storia e quando era fuori per lavoro mi rifiutavo di leggerla con mia madre e in segreto lo aspettavo sveglia in camera. Quando tornava scendevo di soppiatto per fargli una sorpresa e la metà delle volte lo spaventavo, perché con la mia brutta abitudine di viaggiare a piedi scalzi non mi sentiva mai arrivare. Ogni volta faceva finta di arrabbiarsi perché era tardi e non stavo dormendo, ma sapevo che il regalo più  bello che potessi fargli era dimostrare tutto l’affetto che provavo per lui. Puntualmente mi prendeva in braccio, mi scompigliava i capelli e mi portava a letto. Il nostro rapporto era speciale: non era solo mio padre, era anche il mio migliore amico e il mio idolo.

Mio fratello James è invece sempre stato il cosiddetto “mammone”. Mia madre era disperata la sera prima che partisse per Hogwarts, ma lui lo era quasi più di lei: quella notte scacciò mio padre dalla camera per “dormire” (ovvero parlare, fare raccomandazioni fare qualche piantino e disperarsi) con la mamma. Albus era invece una via di mezzo: faceva di tutto per non deludere la mamma, ma quando doveva chiedere un consiglio a qualcuno preferiva papà. I due anni nei quali i miei fratelli erano già a Hogwarts mentre io attendevo con ansia di compiere undici anni sono forse stati i più felici della mia vita: avevo mio padre tutto per me, tutte le domeniche mi portava a vedere le partite di Quidditch e quando non doveva lavorare il pomeriggio mi portava dallo zio Dudley (anche se non è mio zio l’ho sempre chiamato così) e con suo figlio Vernon e insieme andavamo a sciare oppure in giro per i negozi di Londra. Il mondo babbano mi ha sempre affascinato, forse più di quello magico e per questo avevo la camera pieni di oggetti elettronici che avevo imparato a usare alla perfezione. Adoravo inoltre i libri babbani, anche se ho sempre odiato il fatto che le loro figure non si muovessero e avevo una passione insana per i loro cantanti e gruppi musicali.

Oltre che a Quidditch (mamma mi mise in mano la prima scopa all’incirca a quattro anni: “so che riuscirai a battere i tuoi fratelli un giorno, perché noi Weasley siamo delle toste!” mi disse, e io la presi in parola) imparai a giocare anche a calcio e trasmisi questa passione anche ai miei fratelli (mia madre, come tutte le madri babbane odiava il calcio e se osavamo parlarne a tavola diventava una furia) e tutti e tre fino a quando non entrammo a Hogwarts giocavamo con una squadra di ragazzini della nostra età non-magici.

Insomma, la mia fu l’infanzia più felice che una bambina possa desiderare. Ma i problemi, come una valanga, mi travolsero dopo che ebbi compiuto undici anni.

 

Era il giorno che aspettavo con ansia da praticamente una vita. Tutto ciò di cui sentivo parlare era la magia, Hogwarts, Hogsmeade, le Case, Trasfigurazione e Difesa contro le Arti Oscure, , il Lago Nero e la Foresta… Senza esserci mai stata sapevo già come sarebbe stato tutto. Non vedevo l’ora di studiare nella biblioteca, di fare la lezione di Volo e far vedere a tutti quanto fossi già brava, di chiacchierare davanti al camino della casa in cui sarei stata assegnata e di farmi nuove amicizie all’interno dei bambini del mio mondo, quello magico, che non fossero i miei cugini o i figli degli amici dei miei genitori. Il momento dei saluti fu quasi tragico: mio padre quasi si rifiutò di farmi salire sul treno, mia madre aveva i lucciconi agli occhi, i miei fratelli mi abbandonarono subito e corsero dagli amici che per un’intera estate non avevano visto e io rimasi sola con mio cugino Hugo, emozionata e spaventata. Salimmo sul treno e nella calca entrammo in uno scompartimento all’apparenza vuoto. Solo quando chiudemmo lo sportello alle nostre spalle ci rendemmo conto che c’era una ragazzina, suppergiù della nostra età, seduta vicina al finestrino, con i capelli lunghissimi e biondi e dalla carnagione lattea. Non appena ci vide arrivare si girò e vidi per la prima volta gli occhi di quella che sarebbe stata la mia migliore amica: erano i più espressivi che io abbia mai visto in tutta la mia vita, blu come il mare più profondo sulla faccia della Terra. Ci squadrò per un momento e la sua espressione da impassibile cambiò, sembrando quasi spaventata.

-Scu-scusate, vi la-lascio il posto…- disse con voce tremante e fece per andarsene.

-Resta pure! Anzi siamo noi che se ti diamo noia possiamo andare via!- dissi. La moretta scosse la testa e tornò a sedersi, guardando verso il pavimento. –Io mi chiamo Lilian Luna Potter, ma odio essere chiamata Lilian quindi chiamami Lily! Questo invece è Hugo Weasley, mio cugino. Siamo del primo anno.-

Al mio sorriso incoraggiante la bambina rispose avvilendosi ancora di più. –I-io mi chiamo Ja-Jasmine Hester Nott, sono anche io del p-primo anno.- Ci strinse la mano con reticenza e quando ci mettemmo a sedere io e Hugo non ci rivolse la parola. Ero un po’ sconfortata e non capivo se la sua paura fosse dovuta al fatto che era nuova al mondo magico oppure se la metteva in soggezione il mio nome. A volte succedeva, i passanti vedendomi si bloccavano e mi stringevano la mano dicendo: “ma tu sei Lilian Potter, la figlia di Harry Potter!” e se ne andavano scrutandomi con curiosità. Era una cosa strana e a volte mi imbarazzava, ma non avevo mai considerato l’essere una Potter come una cosa negativa.

Io e mio cugino chiacchierammo per un po’, ma non potevo sopportare di non parlare con quella ragazzina che mi ispirava tanta simpatia, perciò decisi di rompere il ghiaccio:

-Sai, nella mia famiglia da parte di mio padre c’è come una tradizione: la prima volta che saliamo sull’Espresso conosciamo colui che diventerà il nostro migliore amico. A papà è successo, e anche ai miei fratelli! Scommetto che capiterà anche a me e magari la mia migliore amica sarai tu!

Jasmine accennò per la prima volta un sorriso, anche se però si trasformò subito in una smorfia.

-Sai chi sono io?- chiese, fissandomi con quegli occhi blu che pareva potessero leggermi anche l’anima.

-Pensavo tu fossi Jasmine Hester Nott- rispose mio cugino con un sorrisetto ironico. Si diffuse un silenzio imbarazzato, nel quale io fissavo alternativamente mio cugino e Jasmine, Hugo mi fissava in cagnesco e Jasmine guardava ostinatamente per terra. A un certo punto il telefono di Hugo squillò.

-Pronto? Davvero? Non ci credo, l’ha rubata allo zio George! Arrivo subito.- Sistemò il cellulare in tasca –Lily, era James. Fred e’ riuscito a fregare allo zio una di quelle uova strane che teneva in giardino, hai presente? Si è appena schiusa! Andiamo a vedere cosa era?

-No grazie Hugo, io resto qui, vai pure.

-Se vuoi ti aspetto, sono tutti nell’ultimo scompartimento. Ciao Jasmine!- E detto questo volò letteralmente fuori dallo scompartimento a tutta velocità.

-Jasmine, tuo padre era un Mangiamorte?- chiesi. Mi ero subito accorta che aveva paura a dirmi chi era e quella era l’unica spiegazione possibile.

-N-non lo so, n-non me l’ha mai detto. Però m-mio no-nonno si.

-I genitori del padrino di papà erano dei purosangue molto conservatori e suo fratello diventò Mangiamorte.  Eppure lui per mio padre è stato la persona a cui mio padre ha voluto più bene, mi parla sempre di lui. Perché io non dovrei essere amica tua?

-Ma io…

-Hai intenzione di uccidermi per caso?- Scosse la testa –di riferire i miei punti deboli al nemico? Di accoltellarmi alle spalle? No? Bene, allora direi proprio che possiamo essere amiche.-

Finalmente Jasmine mi rivolse sorriso e ci mettemmo a parlare come se fossimo state amiche da sempre.

 

Il viaggio in barca verso Hogwarts fu memorabile, ma non per il motivo che potete pensare. Io e Jasmine, dopo aver chiacchierato tutto il giorno, decidemmo di salire in barca insieme e le presentai anche Hagrid (all’inizio fu un po’ spaventata anche da lui, ma poi si accorse che era innocuo e rise perfino dei suoi inciampi lessicali). Con noi finirono due ragazzi ed uno era amico di Jasmine: Dorian Zabini e Nolan Davies. Il primo, l’amico di Jasmine, era un ragazzo taciturno e mulatto, molto bello. L’altro voleva dare l’idea di essere molto sicuro di sé, ma al momento di salire sulla barca era diventato reticente e stette zitto per oltre metà viaggio.

Non sapendo cosa dire mentre Jasmine parlava con Dorian Zabini iniziai a raccontare a Nolan  tutto ciò che sapevo sulla Piovra Gigante, non pensando di spaventarlo. Stavamo per arrivare a riva quando lui indicò terrorizzato un punto imprecisato in mezzo al lago e si alzò di scatto in piedi. Io ebbi un sussulto e mi alzai per vedere cosa indicava, non pensando di compromettere la stabilità della barca che in un unico, fluido movimento si rovesciò. Quando riemergemmo Nolan si scusò in tutte le lingue del mondo, Jasmine urlò delle offese non proprio carine a Davies, Zabini invece borbottava fra sé quelle che parevano bestemmie mentre io, che sono sempre stata fondamentalmente ottimista, dissi: “perlomeno siamo vicini alla riva”.

Non potemmo fare a meno di ridere e in poche bracciate raggiungemmo il molo, dove Hagrid ci attendeva non sapendo se preoccuparsi o ridere. Vedendoci fradici, coperti di alghe e sorridenti, scoppiò nella sua risata burbera e ci accompagnò nel corridoio antistante la Sala Grande con gli altri ragazzi.

Quando arrivò la McGranitt ogni forma di brusio cessò e calò il silenzio assoluto. Hagrid spiegò brevemente cosa era successo e la professoressa con un unico, fluido movimento della bacchetta ci asciugò. Prima di farci disporre in fila mi fissò con il suo tipico sguardo da professoressa:

-Signorina Potter, spero che a differenza di suo fratello James intenda comportarsi con più educazione, adatta a una ragazza della vostra età.- Riuscii a non scoppiare a ridere per puro caso (la McGranitt era un’amica di famiglia e non ero abituata a vederla in veste di insegnante) e tutti insieme ci dirigemmo in Sala Grande. Il Cappello cantò una canzone in cui ci esortava a diventare amici fra noi e la professoressa McGranitt iniziò l’appello.

-Allen Oliver!

-Tassorosso!- Il tavolo dei Tassorosso applaudì il primo nuovo arrivato con calore. Lo Smistamento proseguì.

-Davies Nolan!

–Corvonero!

Non feci a tempo a pensare che quel Nolan non mi sembrava così intelligente da finire a Corvonero che la mia attenzione venne meno e iniziai a guardare la Sala Grande, addobbata per l’evento. Illuminata da migliaia e migliaia di candele sospese in aria per magia, il soffitto stregato che rimandava l’immagine di un cielo stellato come in una notte estiva..

-Nott Jasmine!

Il cappello ci mise quasi un quarto d’ora per scegliere. –Tassorosso!- La professoressa McGranitt rimase un attimo esterrefatta, ma si riprese subito e chiamò il ragazzo successivo. Quando finalmente toccò a me fremevo dalla voglia di essere smistata: in casa avevano quasi fatto le scommesse, dopo che mio fratello Albus era stato assegnato a Serpeverde. Papà diceva che sarei andata sicuramente a Grifondoro, mentre mamma optava per Corvonero.

-Potter Lilian- Un sonoro chiacchiericcio nacque subito all’interno della sala. “Ma lei è la figlia di Potter?” “Ma quella è la sorella di James!” “Scommettiamo che finirà a Grifondoro?” “No, secondo me a Serpeverde come Albus” e via dicendo.

 Quando misi il cappello in testa non vidi più nulla.

-Mmmh, interessante, molto interessante. C’è molto talento qui e un’intelligenza al di fuori della norma… Una grande lealtà verso gli amici, ma anche un forte senso vendicativo.. Interessante, molto interessante. Ed ecco qui il tipico lato Grifondoro e cerca-guai della tua famiglia, non manca mai… Saresti adatta a tutte e quattro le case, quindi dove ti colloco?

Il desiderio di imitare mio padre era ancora troppo forte in me per lasciar decidere il Cappello.

-Grifondoro, Grifondoro!

-Grifondoro dici, eh? Eppure Corvonero saprebbe sfruttare moooolto bene il tuo intelletto e Serpeverde ti aiuterebbe ad affinare la tua astuzia… Ne sei proprio sicura? Si? E allora che sia. GRIFONDORO!

Al tavolo scoppiò un putiferio ma forte e chiara sentii la voce di mio fratello James: -Lily è del ramo MIO della famiglia!-

Mio fratello Albus mi fece l’occhiolino e applaudì insieme a quelli che erano appena diventati i miei compagni di Casa. Lo Smistamento si concluse con Zabini Dorian, che fu assegnato a Serpeverde. Al banchetto mangiai come mai avevo fatto in vita mia e quando andai a letto ebbi appena il tempo di presentarmi con le mie compagne di stanza prima di crollare. Una era Louisa Anderson, una moretta fissata con le Holiday Harpies e che prima di andare a letto attaccò tutti i loro poster sul suo armadio. Un’altra era Scarlett Bennett, aveva i capelli biondo cenere e gli occhi verdi chiari e alla prima occhiata mi parve un po’ oca. L’ultima era Tessie Finnegan, alta la metà di me e molto minuta ma con una grandissima energia addosso.

Quando entrai nel letto a baldacchino rosso e oro però non riuscii a dormire, pensando al perché il cappello non fosse stato così sicuro di assegnarmi al Grifondoro.

 

All'inizio i figli amano i genitori. Dopo un po' li giudicano. Raramente, o quasi mai, li perdonano.

Oscar Wilde, Una donna senza importanza

 

 

-Professoressa, eccoci di ritorno. Scusi il ritardo, ma ci sono stati degli.. intoppi.

-Si figuri signorina Potter. Signor Malfoy, il professor Lumacorno come prestabilito la aspetta per la prima lezione nell’aula di Pozioni alle undici e trenta.- Poi, abbandonando la sua aria dura e assumendone una più bonaria: -Emozionato?

-Moltissimo, ho sempre sognato di diventare professore ed iniziare a fare l'assistente è come un sogno- Rispose raggiante Scorpius, anche se ancora turbato dall'incontro con Harry Potter poco prima. -Allora vado che rischio di arrivare in ritardo. Mi salutò con un leggerò bacio e se ne andò con l’eleganza tipica della sua famiglia, facendomi l’occhiolino al di sopra delle spalle della professoressa che mi guardava con un’aria mista fra il triste e il soddisfatto (dopo che aveva saputo della mia relazione con Scorpius aveva passato una giornata intera ad assegnare punti a Grifondoro con tutte le scuse del mondo).

-Lily, avrei bisogno di parlarti prima che tu vada a lezione, la professoressa Sprite è già stata avvertita del tuo ritardo.

-Certo professoressa, non ci sono problemi.

-Innanzitutto sono qui in veste non solo di tua preside ma anche di tua amica di famiglia.

-Lo immaginavo, anche se vorrei sottolineare il fatto che loro non sono più la mia famiglia, almeno per quanto mi riguarda.

-Lily, hai…. Tagliato i ponti con tutti?- Era vecchia ormai la McGranitt, ma sembrava invecchiata di dieci anni in nemmeno un’estate. Le rughe erano sempre più marcate sul suo viso e gli occhiali sempre più spessi e anche la sua vitalità che l’aveva caratterizzata da quando la conoscevo si stava indebolendo.

-Non con tutti, no. James anche se non capisce e non accetta la mia scelta è comunque dalla mia parte, perché sa che ho ragione alla fin fine. Albus invece… non parla più né con me né con Scorpius. Per quanto lui sia il primo ad aver subito le ingiustizie di suo padre lo adora, non riesce a vedere oltre il proprio naso. Spero che questa situazione smuova un po’ Harry Potter e che gli faccia apprezzare i suoi figli per come sono e non per come vorrebbe che loro fossero. In quanto ai miei cugini, non ci sono problemi di nessun genere. Mi tengo in contatto in segreto con la zia Hermione, perché lo zio Ron ovviamente è dalla parte di papà e non voglio che litighino a causa mia. Con gli altri tutto bene, li frequento come li frequentavo prima.

-Se posso permettermi… La tua è una scelta definitiva?

-Con tutta la rabbia che ho addosso in questo momento, potrei dire di si. Ma non lo so. E’ molto più difficile perdonare e dimenticare di chiedere scusa e a quanto pare per mio padre è uno sforzo troppo grande anche mettere da parte i suoi rancori e comprendermi. Se un giorno riuscirà a scusarsi, forse potrò impegnarmi per dimenticare il passato e tornare a essere parte della sua famiglia. Ma per adesso non ho motivi anche soltanto per pensare di tornare a essere figlia dei miei genitori.

-Perfetto. Se non hai bisogno di altro, puoi andare a lezione allora.

-Avrei una richiesta da farle prima, professoressa.- Erano anni ormai che avevo in testa di chiederglielo, ma assolutamente non avevo pensato di farlo in quel momento. Le parole mi erano uscite spontaneamente dalla bocca e capii solo in quel momento di quanto avessi bisogno di sapere. –Vorrei un attimo restare sola nel suo ufficio.

-E perché mai, signorina Potter?- Notai il ritorno all’uso del cognome: era tornata nella sua veste di preside.

-Ho bisogno di un chiarimento e l’unico modo in cui posso averlo è restare un attimo qui. Le giuro che non ci metterò molto.

Annuì, come se avesse capito e in silenzio abbandonò la stanza lasciandomi sola. Mi avvicinai a uno scaffale e presi in mano il Cappello Parlante. Lo infilai in testa con fare quasi religioso e aspettai che mi parlasse.

-Pulce nell’orecchio, eh, Lilian Potter?

-Ehi si. E’ un po’ di tempo che ce l’ho. Volevo chiederle..

-Se sei stata messa al posto giusto?- Chiese con fare ironico.- In più un millennio non mi era mai successa una cosa del genere, ed ecco che nel giro di trent’anni due persone vengono a chiedermi la stessa cosa. Non le pare strano, signorina Potter, che lei abbia gli stessi dubbi di suo padre? La vostra mente è molto simile.

-Io e mio padre non siamo simili.- Risposi, quasi umiliata da quell’affermazione.

-Signorina Potter, ricordo tutti gli alunni che ho smistato e lei e vostro padre non sarete né i primi né gli ultimi che mi imploreranno di finire nella Casa che preferiscono. Devo ammetterlo, se non avessi avuto pregiudizi sulle altre Case, probabilmente avrei impiegato ore per collocarla e non so se la mia scelta sarebbe stata Grifondoro. Lei possiede tutte le qualità e tutti i difetti che caratterizzano ogni singola Casa.

-E adesso, dove mi collocherebbe se potesse scegliere di nuovo?- Chiesi. Ero confusa. Non sapevo che mio padre avesse avuto dei dubbi di questo genere e apprenderlo mi fece montare la rabbia in corpo: come si permetteva di giudicare suo figlio, le nostre amicizie per una futilità come questa, quando pure lui aveva chiesto di finire a Grifondoro? Non si vergognava?

-Signorina Potter, la scelta ad anni di distanza non ha senso. Nella vita vera le decisioni si prendono una volta sola. Lei sarebbe cresciuta diversamente se fosse stata smistata in un’altra Casa? La giovane donna che vedo adesso è una fiera Grifondoro, coraggiosa fino al midollo e buona d’animo. E’ una saggia Corvonero, intelligente e creativa. E’ una ambiziosa Serpeverde, astuta e intraprendente. E infine è una leale Tassorosso, giusta e paziente. Se avessi potuto scegliere sei anni fa, è tanto probabile che sarebbe diventata una Corvonero quanto una Tassorosso o una Serpeverde o una Grifondoro, perché lei è ciò che è adesso non tanto per la Casa a cui appartiene ma per come è la sua anima. E la sua anima è una delle più pure e complicate che io abbia mai visto. Probabilmente mi ha fatto una favore scegliendo al posto mio, perché lei, signorina Lilian Luna Potter, per me non sarebbe mai appartenuta ad una sola Casa, ma a tutte contemporaneamente.- Espresso il suo parere il Cappello divenne muto e non ci furono versi di farlo parlare di nuovo. Me lo tolsi dalla testa insoddisfatta e quasi arrabbiata. Desideravo ardentemente sapere se Grifondoro era la Casa adatta a me o se lo era un’altra. Non mi accontentavo di scoprire che ero la più complicata ragazza del Mondo Magico che apparteneva per un quarto ad ogni Casa. Volevo prendere una posizione per un fatto di principio. Desideravo tanto essere una Grifondoro, la Casa a cui appartenevo, quanto a Serpeverde per fare dispetto a mio padre. E invece niente.

Inoltre sapere che mio padre non era sempre stato il Grifondoro modello che sosteneva di essere mi aveva fatto andare fuori di testa. Perché si accaniva così, perché?

 Mi voltai verso il quadro di Albus Silente per cercare una risposta, ma non c'era. Sapeva che gli avrei chiesto chiarimenti, ma forse non mi riteneva pronta per ciò che aveva da dirmi. Oppure semplicemente, una risposta ai miei dubbi non esisteva.

 

NOTE DELL’AUTORE

Innanzitutto grazie a danyazzurra che ha recensito il primo capitolo e alle persone che hanno inserito questa storia fra le preferite e le seguite. Grazie davvero!

In questo capitolo e in quelli che seguiranno lavorerò molto sui ricordi di Lily, per farvi capire cosa l’abbia portata a prendere questa decisione quasi incomprensibile.  Ci tengo a dirvi che ce la metterò tutta per aggiornare velocemente e non con capitoli estremamente corti (ooodio i capitoli corti). Forse la scelta di una Lilian Luna Potter che non appartiene a nessuna e a tutte le Case vi sembrerà un po’ strana, ma io è sempre così che me la sono immaginata: come sono sicura che Albus è un Serpeverde fino al midollo e James un vero Grifondoro, Lily appartiene a tutte le Case.

Anche se il finale del settimo libro mi è sembrato un po’… sciapo, si direbbe dalle mie parti, come le patatine senza il ketchup, insomma, una delusione, non ho potuto fare a meno di innamorarmi nella nuova generazione e in particolare di Lily e Scorpius. Gli altri personaggi che introdurrò saranno inventati e i nuovi membri della famiglia Weasley, a parte quelli che ha descritto la Rowling (<3) nell’epilogo, avranno l’età che deciderò io (mi sento onnipotente!). Come potrete capire i personaggi di Nolan, Jasmine e Dorian non sono stati inseriti a caso e che si renderanno importanti proseguendo nella lettura.

Bene, vi saluto dato che sono quasi le undici e domani ho due bellissime interrogazioni a cui non vorrei prendere tre per inaugurare l’anno. Grazie a tutti quelli che hanno letto fino a qua, al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Padri e figlie ***


 

CAPITOLO 3

 

La prima ora era andata persa ed ero in ritardo anche per la seconda. Non avevo molta voglia di ricevere delle occhiatacce dal professore di Trasfigurazione, perciò scesi le scale a corsa rischiando di uccidermi più di una volta e davanti alla porta dell’aula feci una frenata così improvvisa che le mie caviglie mi gridarono “pietà!” e decisero di suicidarsi.

-Ma porca…!

-Lily! Queste parole poco fini non mi paiono appropriate per inaugurare la prima ora di Trasfigurazione quest’anno, soprattutto se arrivi con dieci minuti di ritardo! Mi trovo costretto a levare alla tua Casa dieci punti, mi dispiace.-  il professor Lupin, Teddy Lupin,  responsabile della mia Casa. Insegnante giovane e bello, desiderato da tutta la fauna femminile di Hogwarts (ma non dubito che anche qualche ragazzo ci avesse fatto un pensierino), il tipico venticinquenne che dimostra dieci anni meno e che ha avuto la fortuna non solo di nascere fico ma anche intelligente. Amato da tutti i suoi alunni per i suoi metodi di insegnamenti molto moderni (diciamo pure perché raramente dava insufficienze) e solitamente il meno stronzo fra tutti i professori. Ovviamente per me quel giorno aveva fatto un’eccezione.

Scaraventai sul banco accanto a Nolan la borsa e tirai fuori una quaderno e una penna (che i Purosangue facessero cosa gli pareva, ma io per prendere appunti usavo metodi più comodi di una piuma e di un calamaio).

-Bene, come stavo dicendo prima che la signorina Potter ci interrompesse quest’anno in questo corso intraprenderemo la trasfigurazione umana. La trasfigurazione umana completa è possibile solo per alcuni individui che hanno sviluppato una particolare capacità…

Oh, al diavolo la Trasfigurazione. Figuriamoci se dopo una mattinata come quella avevo bisogno della paternale di Teddy. L’occhiata che mi aveva lanciato quando ero entrata era la tipica “io e te facciamo i conti dopo” che di solito ti rivolgono i genitori quando fai qualcosa di sbagliato in un luogo dove non possono sgridarti e che ti fa gelare tutte le ossa. Non essendo Teddy però mio padre, quello sguardo mi aveva solo fatto montare il sangue al cervello più di quanto già lo avevo. Sapevo già cosa avrebbe detto: “tuo padre fa così solo perché ti vuole bene e bla-bla-bla” e avrebbe farcito il tutto con un “non te lo dico a caso, ma perché conosco tuo padre, che mi ha accudito come se fossi figlio suo. Non lo fa per cattiveria, ma per amore. Torna a casa”.  Odiavo quei discorsi, li odiavo! Avevo già dovuto sorbirmeli tutta l’estate, ne avevo fin sopra i capelli.

-Lonnie, perché Dorian non c’è?

-Testuali parole: aveva altro da fare che stare ad ascoltare un ciarlatano raccomandato. In poche parole, sta copiando gli esercizi di Aritmanzia per le vacanze. E smettila di chiamarmi con quel nomignolo insulso.

-Va bene Nollino!

-Solo Nolan non va bene?

-Ok orsacchiottino mio. E adesso angioletto, da bravo bambino, ascolta la lezioncina del ciarlatanino che può essere interessantina!

-Ti odio.

Risi nascondendomi sotto al banco fingendo di raccogliere la penna. –Lo so.

 

Com’è tradizione per tutti i Potter-Weasley la mattina del primo giorno di scuola ero in ritardo. Non per colpa mia, ovviamente: la mia compagna di stanza Scarlett aveva occupato il bagno per un’ora e ne era uscita truccata come una quattordicenne alle prime esperienze in discoteca. Ovviamente non era abituata a fare colazione, quindi una volta vestita era già pronta ed era scesa per cercare l’aula di Trasfigurazione, dove avremmo avuto la prima lezione. Louisa e Tessie si erano vestite alla velocità della luce ed erano scese con lei. Io invece sono la tipica persona che impiega ore a prepararsi anche per andare a buttare l’immondizia e se non faccio colazione svengo dalla fame dopo pochi minuti. Afferrai al volo una brioche in Sala Grande, cercando di non affogare nel tentativo di mangiare e correre contemporaneamente e mi catapultai verso l’aula. Girando l’angolo del corridoio investii una persona, che si rivelò essere Jasmine.

--Buongiorno!- Balbettai affannata. –Alla prima ora hai Trasfigurazione?

-Si ma non rie…

-Bene, seguimi.- Non le detti il tempo di dire “Quidditch” che eravamo già arrivate al piano di sopra ed eravamo entrate in classe.

I nostri compagni erano tutti seduti e in silenzio, ma della professoressa non c’era nemmeno l’ombra. C’era solo una gatto striato sulla scrivania, che ci scrutava come se fossimo dei topi. E purtroppo sapevo fin troppo bene chi fosse quel gatto. Ma a quanto apre Jasmine no.

-Bene, mi hai fatto correre e la professoressa non ha nemmeno avuto la decenza di arrivare in orario il primo giorno! Che mondo.

-Veramente Jasmine la professoressa c’è eccome.

-Che cosa..?

-Buongiorno. Signorina Potter, signorina Nott, spero che abbiate una buona giustificazione per il vostro ritardo- Il gatto era scomparso e al suo posto sedeva la professoressa McGranitt con uno sguardo molto preoccupante. Jasmine tentò di aprire bocca, ma la anticipai prima che facesse ulteriori danni: -Ci scusi molto professoressa, abbiamo imboccato il corridoio sbagliato e ce ne siamo accorte solo dopo il suono della campanella. Non succederà più.

-Molto bene. Sappiate che chi arriva in ritardo penalizzerà la propria casa con dei punti in meno. Adesso, se volete accomodarvi, ci sono due sedie libere qui accanto al signor Zabini e al signor Davies.

Dato che Jasmine era amica di Dorian Zabini, mi sedetti accanto a Nolan.

-Ciao Nolan!- Mi rispose con un verso a metà fra uno sbuffo e un mugugno. –Hey perché non mi saluti?- Ancora niente. –Hey carino, sto parlando con te!-

-Signorina Potter!- mi richiamò la McGranitt.

-Si mi scusi professoressa.- La prima lezione consisteva nel trasformare un fiammifero in un ago. Papà, dopo mesi di preghiere, mi aveva dato il permesso di esercitarmi con la sua bacchetta, quindi impiegai all’incirca mezzo secondo per svolgere il compito che dovevamo fare in un’ora e mi rivolsi di nuovo a Nolan. –Ti ho fatto qualcosa per caso? Perché non mi rispondi?- Davies si ostinava a non considerarmi. –Pallino, puoi almeno rispondere “ciao”, è normale educazione!- Sbottai fra il ferito e l’arrabbiato.

-Signorina Potter un altro richiamo e la mando subito dal preside! Svolga il suo compito!

-Va bene.- Finsi di impegnarmi per un attimo e finalmente Nolan si girò verso di me.

-Scusa, avevo una delle nuove chewingum-super-aderenti-al-palato al sapore di cioccolata in bocca e non riuscivo a spiccicare parola, se se ne accorgeva la prof ero fottuto. Buongiorno Lily! Sognato Piovre Giganti stanotte?

-Mi trascinavano infondo al Lago in tutti i miei incubi- risposi ridacchiando. –E tu?

-Anche io.

-Comunque odio tutti i soprannomi, chiamami Nolan, per favore. Niente “pallino” o robe simili.

-Va benissimo, topino- sogghignai.

-Voi due, smettetela di chiacchierare! A che punto siete con il lavoro?

-Abbiamo finito- rispose per entrambi Nolan. La McGranitt ci guardò improvvisamente compiaciuta: -Un punto a Grifondoro e uno a Corvonero. Qualcun altro ci è riuscito?- Ma fino a fine lezione fummo noi due i soli ad aver trasformato in ago quel fiammifero.

Passai tutta l’ora a chiamarlo in tutti i modi immaginabili fino a farlo esasperare e alla fine della lezione, dato che avevamo un’ora buca tutti e quattro (tutti gli alunni del primo anno per un quadrimestre condividevano le lezioni, poi venivano smistati in gruppi diversi ogni mese per conoscersi meglio e per garantire le amicizie inter-case), perciò ci aggregammo a Jasmine, Dorian e un assonnato Hugo e ci dirigemmo verso la Sala Grande (per un motivo o per un altro nessuno di noi aveva fatto una buona colazione quella mattina e dovevamo rimediare).

La Sala era deserta, a parte qualche studente degli ultimi anni sparpagliato qua e là. Decidemmo perciò di sederci tutti assieme al solito tavolo e la scelta ricadde su quello del Grifondoro (i pancake avanzati erano più numerosi). Dorian borbottò qualcosa e gli rispose un solare Nolan:

-Tranquillo, facciamo un giorno per uno, domani facciamo colazione a Serpeverde, va bene?

-Chi ti dice che domani sarò così paziente da sopportarti come oggi?

-Chiamalo sesto senso.

Beh, Nolan aveva ragione. La mattina dopo saremmo stati insieme, come all’incirca tutte le mattine (e i pomeriggi) dei giorni e degli anni successivi.

 

-Ragazzi, Winky ci ha messo da parte la torta al cioccolato stamani! Mi ha mandato un bigliettino!- Gongolai.

Al suono della campanella ci catapultammo tutti fuori dall’aula (io evitai Teddy: non avevo proprio voglia di starlo ad ascoltare neanche un secondo quella mattina) e ci abbuffammo come tutte le mattine in cui avevamo un’ora libera.

-Zabini, ladro dei miei stivali, lo sai che il caffè nero è di mia proprietà!

-Ma ce ne sono altri tre litri!

-Sono miei! Miei! Il caffè è mio! Prendi il the.

-Che schifo Jasmine, lo sai che lo odio! Bevitelo te il the. Dai che ti cambia, è solo una tazza! Non lo puoi mica bere tutto tanto!

-Se ti azzardi a toccarlo te lo rovescio in testa come feci l’anno scorso.

-Non ci provare, ho sempre le cicatrici.

-Ma se dopo dieci secondi Madama Chips ti aveva già guarito! Sei il solito Serpeverde lamentoso.

-E tu la solita Tassorosso petulante.

-Non smetteranno mai- sospirai insieme a Nolan, spilluzzicando fra le centinaia di torte di cui ci avevano circondato gli elfi. –Senti questa! Buona! Fragole e panna! Lo sapevo che dovevo impegnarmi a dimagrire quest’estate, quando sono al castello mangio come un’invasata. Oddio, questa è speciale! Posso prendere una tazza di caffè Jas?

-Ovviamente Lily.

-Al solito. Perché lei si e io no?- chiese esasperato Dorian

-Mi pare ovvio, Zabini. Lolly ti dispiacerebbe mettere il caffè rimasto in un thermos? Torno oggi pomeriggio.- L’elfo chiamato in causa andò in brodo di giuggiole e si affrettò a eseguire gli ordini impartiti da Jasmine.

-Siamo pronti? Abbiamo ancora tempo prima della prossima ora. Che lezione avete dopo?

-Io ho pozioni con te e quest’insulso essere- rispose Jasmine, indicando Dorian. –Te, Lonnie?

-Se qualcuno osa richiamarmi in quella maniera oscena è morto. Comunque Divinazione.

-Ti ostini a fare Divinazione anche quest’anno?- chiesi esasperata. –Lo vuoi capire che è una materia senza fondamento?

-Non dicevi così quando ho previsto le domande che ci avrebbero fatto ai G.U.F.O

-E’ stato un caso!

-Continua a non ammetterlo, ma Divinazione è molto più interessante e importante di una materia come Pozioni. Non è che perché da quest’anno il tuo ragazzo è assistente allora la materia più importante diventa automaticamente pozioni.

-A prescindere da cosa tu dica, Pozioni è sempre stata la mia materia preferita e quella in cui vado meglio.

-Tutta invidia perché non sai predire il futuro! Sfigata!

E uscimmo battibeccando dalle cucine in direzione delle aule.

 

 

Era un giorno di metà estate e io, i miei genitori e fratelli insieme a zio Ron, zia Hermione, Hugo e Rose stavamo facendo colazione tutti insieme al tavolo della nostra villa sul mare in Spagna. I nostri genitori l’avevano comprata poco dopo la fine della Guerra e da allora passavano qui la maggior parte delle estati. Era domenica mattina, per questo eravamo tutti insieme a consumare quell’abbondante colazione alla inglese.

Mi stavo gustando tranquillamente la mia omelette quando sentimmo qualcosa che picchiettava contro la finestra. Quando aprimmo scoprimmo che erano i gufi che ci portavano i risultati scolastici e la lista dei libri da comprare. James quando li vide sbiancò e optò per il correre verso il bagno, probabilmente per vomitare. A contrario, Rose si alzò, non vedendo l’ora di far vedere il risultato degli esami di fine anno ai suoi genitori. Io attesi che un gufo color cenere mi appoggiasse la lettera sul tavolo, lo ricompensai con un pezzetto di bacon e questo dopo averlo mangiato fece un verso di apprezzamento e poi ripartì, probabilmente in direzione di Hogwarts.

Aprii la lettera. Come al solito avevo conquistato dei buonissimi voti in tutte le materie, toccando l’eccellenza in molte di esse. L’unica “pecca” era come al solito il voto di comportamento, che mi abbassava radicalmente la media. Mio padre sbirciò da dietro le mie spalle verso il foglio:

-Bravissima amore mio! Poi mi spiegherai il perché di quel sette a comportamento..

-Sette a comportamento?- ululò mio madre. –Anche quest’anno? Lilian Luna Potter, cosa ti avevo detto già l’anno scorso? È inconcepibile, inconcepibile!

-Io ho dieci a comportamento- sogghignò Rose, come al solito incapace di stare zitta. –E immagino che tu non abbia insufficienze, dato che hai deciso di abbandonare l’unica materia in cui andavi male a metà anno- replicai ironicamente in risposta.

-Non ho abbandonato Divinazione per l’insufficienza! È semplicemente una materia insulsa! E avevo troppe cose da fare! Mamma diglielo te…

Zia Hermione si astenne dal rispondere alla figlia e tornò a esaminare la pagella di Hugo, che mi guardava con sguardo felicissimo.

-Lily sei il mio mito! Grazie al tuo aiuto in Pozioni sono riuscito ad avere la sufficienza! TI AMO!- E mi abbracciò sollevandomi per qualche secondo da terra. –Per la barba di Merlino, quanto pesi!- schivò il mio scappellotto e corse verso le scale, probabilmente per mandare un gufo al suo migliore amico Albert Thomas. Tornai perciò ad affrontare i miei genitori.

-Uffa, state sempre a guardare quello che faccio male! Non potevate dirmi “brava” e basta per una volta? Ho dieci in praticamente tutte le materie!

-Lo sappiamo amore, tranquilla.- Mi rispose papà, ignorando lo sguardo furente di mia madre –Sei stata bravissima. Però è il secondo anno che porti un voto così basso a comportamento, e non è normale! Lo sai che si può bocciare con l’insufficienza a comportamento?

-Ho preso sette, mica cinque. –bofonchiai, e fui candidamente ignorata.

-Vabbè Ginny, non la facciamo lunga, Lily è stata brava…- tentò di difendermi mio padre, ma fu interrotto dall’arrivo di una civetta che conoscevo molto bene.

-Atena, amore! Vieni qui!- presi la lettera, le offrii qualche biscottino gufico.

-Chi ti scrive, Lily?- chiese papà.

-Sono Jasmine e Dorian! Sono in vacanza insieme, nella casa in campagna di Dorian, come sempre. Ahahah, anche i loro genitori si sono lamentati per il sette in comportamento! Dicono che chiacchieriamo troppo.- Lessi velocemente il resto della lettera. –Hey, mi hanno chiesto se voglio stare un po’ con loro prima della fine dell’estate! Hanno detto che ci sono delle camere libere e che hanno invitato anche Nolan. Posso vero? Per favoreeeeee!

I miei genitori si guardarono, come preoccupati. Poi mia madre mi guardò: -meglio di no, Lily. Stai tutto l’anno insieme a loro, non vuoi stare un po’ con la tua famiglia, almeno in estate?

-E poi non se ne parla, scommetto che quel sette in comportamento è dovuto soprattutto a loro: so che sei una brava bimba, e non ti comporteresti mai male se fosse per te.- sorrise Harry, scompigliandomi i capelli. Mi allontanai dalla sua mano e li guardai infuriata.

-James fa sempre venire i suoi amici in estate, e a volte parte pure lui! Non è giusto!

-James non ci ha mai portato un sette in comportamento..

-E’ solo un voto! Non ho mai avuto insufficienze, sono fra le migliori del mio anno, non è giusto che passi un’estate in punizione per uno stupido voto di comportamento!

-Lily, non dire stupidaggini, non è certo una punizione! Non sei contenta di stare un po’ con tutti noi, per due mesi l’anno?- chiese papà.

-Invece si! È il secondo anno che mi proibite di andare da Dorian! Mi aveva già invitato l’anno scorso e non mi avete mandata! Prendete sempre le solite scuse per non mandarmi!

-Non rispondere così a tuo padre, ragazzina!- urlò mia madre, superando il mio tono di voce.

-Io rispondo come mi pare e piace!- sbraitai –Dite che vi fidate di me, ma non credete che sappia scegliermi le giuste amicizie! Mi tenete tutta l’estate qua e non posso praticamente muovermi senza che voi sorvegliate ogni mio singolo passo, devo sempre uscire con i miei fratelli o i miei cugini! Mi trattate sempre diversamente da James e Albus, perché loro sono maschi e vi fidate di più di loro! Non è giusto!- Conclusi, con le lacrime che mi scorrevano sulle guance chiazzate di rosso. Presi la lettera e mi rifugiai in camera, sfogando la mia frustrazione al telefono con Jasmine (L’anno prima per il suo compleanno le avevo regalato un cellulare, avevo impiegato mesi per farle capire come funzionava e da allora ci sentivamo con quello). Certo non potevo dirle tutta la verità, che già a dodici anni avevo iniziato a intuire, ovvero che i miei non mi lasciavano andare a casa loro perché non apprezzavano la nostra amicizia. Nella mia estrema ingenuità però pensavo che non la apprezzassero appunto per il voto di comportamento, e non per il cognome che i miei amici portavano. Dopo una mezz’ora bussarono alla porta.

-Ti richiamo dopo- dissi a Jasmine, con gli occhi ancora lucidi di pianto e il fiatone per tutti i singhiozzi.  -Avanti!

Entrò mio padre, con un succo d’arancia tra le mani e un’aria colpevole stampata in faccia. –Non hai finito di fare colazione!- Disse, porgendomi il succo. Lo ignorai e finsi di guardare il cellulare. –Abbiamo parlato io e tua madre, e abbiamo deciso che puoi andare a trovare i tuoi amici… Ma un giorno soltanto, senza rimanere a dormire. Possono venire loro, se i loro genitori acconsentono- affermò, cercando di sorridere, anche se era soprattutto una smorfia quella che aveva in faccia. Non potei fare a meno di abbracciarlo, contentissima:

-Grazie, grazie papà! Grazie mille! Verranno di sicuro! Grazie, grazie! Chiamo subito Jasmine!

Andai pochi giorni dopo a casa di Dorian e conobbi i suoi genitori e quelli di Jasmine. C’era anche Scorpius Malfoy, il migliore amico di mio fratello, con i suoi genitori. Astoria e Draco Malfoy erano probabilmente la più bella coppia che avessi mai visto in tutta la mia vita: entrambi biondi, alti e con un portamento aristocratico. Vestiti sempre perfettamente. E palesemente innamorati: quando si parlavano mi pareva di vedere i miei genitori. Blaise e Daphne Zabini erano molto piacevoli, ma sostanzialmente non ci dedicarono molta attenzione e ci lasciarono fare quello che volevamo. Theodore e Elettra Nott infine mi salutarono calorosamente: - Jasmine ci parla molto spesso di te, ti adora palesemente!- dissero, facendo arrossire la mia migliore amica.

Malfoy, quando mi vide arrivare, mi chiese subito se ci fosse anche mio fratello. Quando gli risposi di no, si rabbuiò e mi voltò le spalle.

-Non penso che sapesse che sei qui.- Affermai sorridendo. Scorpius non si voltò neanche. –Però domani gli altri vengono a casa nostra, se vuoi venire con loro ci fai solo piacere! Scommetto che anche Albus sarebbe felicissimo.- il mio sorriso si spense quando incontrai il suo sguardo gelido.

-Albus sapeva benissimo che ero qui. Semplicemente, gli frega più del giudizio di suo padre che delle sue amicizie. E io non devo elemosinare le attenzioni di nessuno, tanto meno le sue.

-Fai come ti pare- replicai. –Secondo me gli fai solo una bella sorpresa se vieni domani. Pensaci!

Rimuginai tutto il giorno sulle parole di Scorpius Malfoy. Effettivamente, mi ricordavo che quell’inverno, quando Albus si era fatto male nella Foresta Proibita (e gli avevano dato OTTO in comportamento! E io che ero una ragazza normale, un misero sette) papà aveva dato la colpa a lui. Chissà perché, poi.

Alla sera, quando stavo per entrare nel camino per tornare a casa, mi si affiancò però l’amico di Albus: -Allora mi raccomando, non dire a tuo fratello che vengo.

-Certo che no, voglio vedere la sua faccia sbalordita quando andrai a bussargli in camera!- ghignai. Ci scambiammo uno sguardo complice, salutai tutti gli altri ed entrai nel camino. Quando arrivai a casa i miei genitori mi accolsero come una reduce di guerra. Mi tempestarono di domande e alla fine li convinsi a farmi andare a letto, dato che ero stravolta dalla giornata intensissima, e dovevo recuperare per il giorno successivo. Ma non riuscii a prendere sonno per un po’, ripensando alle parole di Scorpius Malfoy.

Perché mio padre ce l’aveva così tanto con lui e con i miei amici? Diceva che ci mettevano nei guai. Ma era solo questo?

Certo, non poteva esserci altro. Ma io gli avrei dimostrato che Jasmine, Dorian e, perché no, Scorpius, erano dei ragazzi non proprio tranquilli ma buoni. E che io e Albus facevamo bene a considerarli nostri migliori amici.

 

 

NOTE DELL'AUTORE

Non sono imperdonabile, di più. Un po' per la scuola, un po' perchè ho riscritto dieci volte almeno questo capitolo (e non mi piace comunque, ma o aggiorno ora o mai più) sono in ritardo di almeno un mese. Cercherò di aggiornare una volta alla settimana, lo prometto! Sper che il capitolo vi sia piaciuto. Come ho già detto, questi primi capitoli saranno molto concentrati sui ricordi di Lily, per farvi capire la situazione e perchè il gesto di Lily, ovvero rinnegare i propri genitori, non sia lo sclero di un'adolescente ma una cosa ragionata. Spero di essere riuscita a farvi interessare, e che almeno qualcuno sia arrivato a queste poche righe e non abbia abbandonato il capitolo a metà. Ah, se non ve ne siete ancora accorte (do per scontato che siate tutte femmine) amo Lily e Scorpius, incondizionatamente <3

Un commentino non risulterà sgradito, sappiatelo! Grazie ancora per i quattro commenti del secondo capitolo.

Bianchimarsi

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