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di mikan93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 capitolo: la gita ***
Capitolo 2: *** 2 capitolo: forse è un'amica? ***
Capitolo 3: *** 3 capitolo: Parigi e l'appuntamento ***
Capitolo 4: *** 4 capitolo: un numero di cellulare. ***
Capitolo 5: *** 5 capitolo: tra sogno o realtà? ***
Capitolo 6: *** 6 Capitolo : L'appuntamento ***



Capitolo 1
*** 1 capitolo: la gita ***


 
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1 Capitolo: la gita
 
 
 
Giappone.
Scuola superire di Tokyo.
La mensa della scuola Taokiro era affollatissima molti ragazzi dai 15 ai 18 anni si  raccoglievano a torno ai lunghi banchi a mangiare e a chiacchierare finche le lezioni non sarebbero ricominciate.
Tutte le classi erano vuote solo la  quarta  C era occupata da una ragazza dal colore di capelli stravagante, intenta a leggere un libro di geografia.
Lei era una di quelle ragazze che tutti additavano come “secchiona” specificato anche come alunna studiosa e disciplinata, e con un quoziente intellettivo superiore alla norma.
Ma era anche sola e triste, emarginata da tutti, non parlava con un  ragazzo dai tempi delle medie o se gli rivolgevano la parola era solo per prenderla in giro. Non aveva una amica da … in verità non aveva mai avuto una amica.  
 
I suoi genitori sono morti quando lei aveva solo sei anni in un incidente stradale, era stata affidata insieme a sua sorella ad una vecchia zia di sua madre.
Per molti anni aveva vissuto a casa della zia Kokoro poi con la sua morte si era dovuta trasferire, e ora viveva a casa di sua sorella Nojiko  suo marito Ace con la loro figlioletta  Rouge.
 
La campanella era appena suonata  e significava che tra pochi minuti le lezioni ricominciavano e che tutti gli alunni sarebbero rientrati in classe ad ascoltare la materia di turno.
Ed ora avrebbe detto addio alla pace che si era creta  nell’ aula e avrebbe dato il buon giorno al mal di testa sentendo quelle quattro galline parlare di cose futili come: borse, scarpe e vestiti  firmati.
Vestiti firmati?? Bhe … lei non poteva permettersi nemmeno un paio di scarpe nuove, comprava tutto al mercatino del usato, e con quei pochi spiccioli che guadagnava da Wanda doveva pagarci le rate della scuola, sua sorella avvolte gli comprava vestiti e Ace gli faceva sempre dei piccoli regalini, ma da loro non poteva chiedere di più.
Erano un piccolo nucleo familiare, avevano una bambina piccola di sette anni e dovevano provvedere a lei.
Ace era un avvocato, ma non di quelli famosi, era uno che si occupava principalmente di violenze in casa o la cosa più peggiore una rapina mentre sua sorella lavorava come cameriera presso una famiglia.
Invece quelle quattro lì si lamentavano se il loro papino non gli comprava una borsa di Chanel o cosa più grave gli toglieva la carta di credito.
Era come ricevere un fulmine a ciel sereno.
Magari lei avrebbe  potuto avere una di quelle cose, di sicuro si sarebbe comprata un comodissimo letto, e non dormire su un divano scomodissimo chiamato anche “ ammazza schiena”.
 
Tutti gli alunni erano attenti alla lezione quando il bussare di una porta e l’entrata di una donna dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri catturò la loro attenzione.
-Buon giorno, professore, buon giorno ragazzi.
Fece un piccolo inchino e poi porse un foglio al professore.
-Questo lo manda il preside Iceburg, lo dovete leggere alla classe.
Il professore annuì con il capo.
-Grazie Kalifa. E fece un piccolo sorriso alla donna che a sua volta divenne rossa  come un peperone.
-Di niente professor  Kaku!! Ridacchio un po’ lei, facendo ondeggiare la bionda chioma.
Quando lo strusciare di una sedia  fece interrompere gli sguardi che si lanciavano i due, e rivolgere il loro viso alla ragazza che si era appena alzata ed ora si toccava i lunghi capelli azzurri.
-Allora volete dirci di cosa si tratta?? Ho dobbiamo aspettare che vi sposiate??
Lei Bibi Nefertari, e la figlia di un grosso imprenditore e sua madre e la redattrice di un giornale di gossip, è una ragazza snob e viziata, ha avuto tutto dalla vita, è bella, ricca e i ragazzi gli muoiono dietro ed è anche il capo delle perfide.
 
Il professore di letteratura saluta la sua bella segretaria e inizia a leggere il contenuto del foglio.
-Bhe!! Ragazzi avrete capito, La scuola ha programmato una gita scolastica a Parigi, chi vuole andare dovrà solo comunicarlo alla direzione.
Gli occhi dei ragazzi diventarono a forma di stelle mentre le ragazze sognavano tanti vestiti e i bei ragazzi parigini.
-Non vedo l’ora di andare, già mi immagino Parigi e i suoi mille negozi. Il capo delle perfide con  gli occhi a cuoricino guardava  un punto imprecisato del soffitto, mentre nella sua testolina bacata immagini di ragazzi aitanti gli facevano mille complimenti.
Una ragazza dai biondi capelli corti si alzò dalla sedia e inizio a volteggiare sprizzando cuoricini per tutta l’aula ripetendo sempre la stessa frase - Incontrerò l’uomo della mia vita.
-Basta Kaya, se farai cosi credo che l’uomo della tua vita non ti si avvicinerà.- Proferì parola il vice capo delle perfide.
Una moretta dai capelli neri come la pece ed gli occhi blu come la notte guardavo con astio la biondina seduta al banco di fronte a lei.
-Vuoi finirla? Ma ci tieni alla tua reputazione??
Timidamente rispose al amica un flebile si e si mise composta al suo banco  guardando tristemente il pavimento
 
 
Ormai era più di un ora che camminava per le vie deserte della città, le gocce di pioggia si scontravano con  l’ombrello e poi scivolavano  sulla strada asfaltata fino a formare delle macchioline scure.
Il vento pungente gli scompigliava i corti capelli arancioni e faceva svolazzare la lunga  sciarpa blu.
Attraverso il piccolo vialetto che conduceva alla piccola casa gialla apri la porta dove la puzza di bruciato gli pizzico il naso.
Posò la borsa sulla poltroncina e si avviò verso  la cucina dove sua sorella trafficava con delle pentole.
- Ciao sorellina!!
Nojiko sobbalzò e si girò verso il suo interlocutore rivolgendogli un piccolo sorriso.
-Ben tornata, Rouge è già sul divano che ti aspetta.
Con una mano sulla fronte - Ha! Si, Rouge arrivooooo!!
Corse verso il soggiorno dove la sua nipotina era seduta sulla grande poltrona bordò mentre mangia dei biscotti al cioccolato, e Ace stravaccato sul divano che dorme.
-Zia corri sta iniziando!
 Si siede sulla grande poltrona al fianco di Ace e di fronte a Rouge, prende il vassoio dove ci sono patatine di tutti i tipi e gusti .
-Hei!! Nami cosa hai fatto oggi a scuola?
La minore gli rivolge solo uno sguardo ed  ricomincia a mangiare.
-Lo sai sempre le solite cose, una noia totale.
L’azzurrina si accosta al divano ed con il mestolo alla mano inizia a dare delle piccole spinte al torace nudo di Ace.
-Sicura?
La  sorellina si gira verso di lei con un sopracciglio alzato e con un aria confusa.
-Si perché?
-Zia hanno chiamato dalla tua scuola…
Nami si alza facendo cadere tutte  le patatine a terra.
-E perché mai? Io non ho fatto niente!
La sorella con un piccolo risolino si siede sui braccioli del divano e con stizza da  una spinta  ad Ace  facendolo cadere a terra che continua a dormire
-Ti vuoi svegliare brutto idiota?
Ace  frastornato dalla caduta  si passa una mano  sugli occhi per rimuovere i resti del sonno.
-Cos’ e successo??
-Dai la buona notizia a Nami!
Con uno sbadiglio- Ha! Andrai a Parigi.
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** 2 capitolo: forse è un'amica? ***


 
 
 
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2 capitolo: Forse è un' amica?
 
 
 
Il giorno dopo tutti erano un po’ stupiti nel sapere che la secchiona Nami sarebbe venuta ad una gita scolastica.
E qualche ragazza già si lamentava per chi sarebbe stata la sfortunata che  avrebbe avuto lei come compagna di camerata, sarebbe stata una vera noia  con una ragazza che al posto di viversi la sua adolescenza come tutte le ragazze normali lei sprecava intere giornate a studiare.
Chi avrebbe mai voluto passare una giornata con una come lei?
In quei giorni tutti la prendevano in giro, perfino i ragazzi delle prime, ma lei da brava ragazzina qual era camminava per i corridoio dell’ istituto a testa alta senza vergognarsi della scelta che aveva fatto.
E poi perché mai doveva vergognarsi?
Soltanto perché aveva accettato di partecipare ad  una stupida gita ?
Non voleva nemmeno andarci? Aveva fatto di tutto si era anche umiliata per sfuggire da tutto questo ma sua sorella non demordeva, si era perfino aggrappata alle sua caviglie, ma le aveva risposto un  no secco.
Ci aveva provato anche con  Ace  ma niente, i suoi sforzi di comprarsi la sua famiglia con qualche moina  non avevano portato a nulla, solo a far arrabbiare Nojiko e a prendersi un mestolo in testa.
 
Era appena entrata  in classe ma questa volta non era sola, come capitava da quattro anni a questa parte.
L’aula era occupata da un’altra persona Nico Robin  un componente del gruppo delle perfide.
I passi di Nami e lo strusciare della sedia  fecero si che la moretta alzasse  il suo bel viso e puntasse  i suoi occhi blu in quelli marroni di Nami.
Erano vicine di banco dai tempi della prima ma non si erano rivolte mai la parola, lei gli rivolse solo un piccolo sorrise e poi ritorno al suo libro.
Nami iniziò  a frugare  nella sua borsa  nel imminente  ricerca del suo  manga preferito.
-Dove cavolo è finito, ero sicura di averlo messo in borsa.
- Hai bisogno di aiuto?
Nami alzò il suo viso e si ritrovo una Robin sorridente accostata al suo banco.
-No, e che mi sono dimenticata il mio manga a casa, anche se ero sicura di averlo ficcato  in borsa.
E con  un braccio continuo a  frugare nello zaino.
-Che manga leggi?
Si morde il labbro inferiore, era in soggezione sotto lo sguardo freddo ma allo stesso tempo amichevole della vicina di banco. 
- Credo che non ti piacerà!
La moretta accosta la sua sedia vicino al banco di nami e ci si siede.
-Anche a me piace leggere manga il mio preferito e One Piece, e il tuo?
Nami con un sorriso a trenta due denti.
-È anche il mio preferito. 
La perfida si alza fruga nella borsa di Praga e prende un volume dalle piccole dimensioni.
-Se vuoi te lo presto io già lo letto.
-Sicura?
-Certo prendilo!
 
Ha interrompere l’amichevole chiacchierata  fu una voce squillante che perforo i timpani alla giovane studentessa, e poi appari  Bibi nella sua meravigliosa divisa, fatta dal suo stilista personale.
-Robin, cosa ci fai lì? E parli con la secchiona?
Robin si alzò dal suo banco e si avvicino alla sua cerchia di amici.
-Stavo parlando con Nami. Hai qualche problema?
L’ azzurrina non rispose, forse non gli arrivava ossigeno al cervello oppure l’unico neurone che gli era rimasto era morto per solitudine, e lei non aveva capito la frase e il tono di ironia con cui la moretta aveva  pronunciata.
 
 
 
 
Era passato un mese da quando aveva parlato con Robin e ancora doveva restituirgli il libro.
Quella giornata era un caos, era andata a fare compere con sua sorella e la sua nipotina, aveva comprato di tutto e di più  dai vestiti alle scarpe fino ad arrivare alle borse, si era fatta un guardaroba  per estate inverno.
Avevano pagato tutto Nojiko e Ace e lei non sapeva come sdebidarsi. La sua nipotina pi era stata dolcissima gli aveva regalato il duo peluche preferito cosi che quando era triste e gli manca il Giappone basta che stringeva il pupazzo e sentiva l’odore e il calore che c’era nella loro piccola casetta.
 
 
Erano appena arrivati al aeroporto ed era il momento dei saluti, sua sorella già piangeva  mentre Ace e Rouge la prendevano in giro perché lei l’avevano spinta ad andare.
-Su Nojiko non piangere guarda che e solo una settimana e poi ti prometto che chiamerò tutti i giorni.
Ace si avvicinò a Nami e gli appoggio un braccio sulla spalla.
-Non pensare a tua sorella e pensati a divertirti e goditi Parigi perché è bellissima, e incontra il tuo amore.
La piccola Rouge inizio a ridere.
-Papà  da quando sei cosi saggio?
Ace mortificato mise il broncio e con le braccia incrociate sul petto si girò dal altro lato con fare offeso.
-Da ora e comunque signorinella, noi dobbiamo parlare ancora della marachella che hai combinato, povero gatto come è potuto diventare azzurro?
La piccola Rouge si accosto a lui e l’abbraccio.
-Dai papi, lo sai che scherzavo io ti voglio bene.
Nojiko con le lacrime agli occhi abbraccio la sua sorellina e poi si unirono a loro anche Ace e Rouge in un grande e caloroso abbraccio di famiglia.
-Su ora lasciamola andare che deve partire.
 
 
 
Nami salutava la sua famiglia e mentre attraversava  il corridoio per arrivare al aereo vedeva sua sorella e la sua nipotina che piangevano appoggiate sul grande torace di suo cognato che tutto sorridente la salutava e con la bocca mimava un ti voglio bene e divertiti.
L’unica cosa che gli sarebbe mancata del Gippone erano loro la sua famiglia. 
 

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Capitolo 3
*** 3 capitolo: Parigi e l'appuntamento ***


 
 
 
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3 Capitolo: Parigi e l'appuntamento
 
 
Erano ore che camminavano per lei vie illuminate di Parigi, erano in cerca del loro hotel che fino ad ora non avevano ancora trovato, ma in cambio si erano persi, se il loro professore almeno ci sapesse fare con le cartine! Non sapeva nemmeno dove si trovava il nord, e poi non ne parliamo della lingua non capiva un  fico secco di quello che dicevano i passanti, ma  era tanto orgoglioso da non permettere a noi alunni di aiutarlo.
Si era anche infuriato che per l’ira aveva rotto la cartina e ora eravamo seduti su  una fontana a sentire le lamentele di Bibi sul fatto che se il suo papino ora  fosse lì l’avrebbe sicuramente portata in un hotel a cinque stelle e no in una bettola con solo tre stelle.
Nami e Robin per tutto il tragitto non avevano smesso di parlare di musica, moda, spettacolo e chi più ne ha più ne metta.
Non si era avvicinata minimamente alla principessina e lei ne era rimasta davvero spiazzata a tal punto da decretare Kaya il nuovo vice capo delle perfide e passando Robin da semplice mozzo come si dice nel gergo dei marinai, e la dolce moretta dagli occhi del mare gli aveva risposto solo che per ora aveva trovato una nuova amica che ha detta sua era anche bella e intelligente.
 
Erano arrivati al hotel e il professore stava dividendo i ragazzi mentre le ragazze erano nella hall a stressare il portiere.
-Bene! Abbiamo finito  con i ragazzi, ragazze avvicinatevi.
Le ragazze si avvicinarono a cerchio al professore.
-Allora iniziamo! Tinka, Maimade e Frendy nella stanza numero 122.
Il professore porge  una scheda magnetica alle tre che si avviano verso la grande scala che porta alle camere.
-Bibi Nefertari ecco la tua la chiave per la  suite, mentre per Nami Koko, Nico Robin e Kaya Shirop  al stanza numero 321, e cosi sono sistemate anche le ragazze, se avete bisogno io sono nella camera322.
Il professore era andato via per ficcarsi nella sua camera e riposarsi per il lungo viaggio, mentre le ragazze erano nella hall che aspettavano che i  facchini portassero le loro valige in camera, e vi assicuro che ne erano davvero tante .
 
Il mattino seguente le ragazze si svegliarono alla buon ora, Kaya aveva già preparato le sue valige per trasferirsi da Bibi nella suite.
-Sicura Robin che non vuoi venire?
La moretta ancora sotto le coperte guardava il soffitto con le mani incrociate sul petto e i capelli neri sparpagliati sul cuscino.
-No e comunque non dovresti andarci neanche tu, non vedi che ti usa?
Kaya si alzo dal suo letto e si avvicino a quello della amica.
-Non e vero, è mia amica! Ma scusa perché ora la tratti cosi? Ti ha fatto qualcosa?
-No, non mi ha fatto niente e solo che mi sono stancata di stare con una persona come lei.
La biondina con aria arrabbiata si alza dal letto e si dirige alla porta aprendola.
-Io non abbandonerò  una amica come stai facendo tu, Bibi può avere tutti i difetti di questo mondo ma e lei che ti ha reso popolare.
Robin si alza da suo capezzale con furia, nei suoi occhi si poteva vedere tutta la rabbia, l’ira che essi sprigionavano.
-Non c’entra niente il fatto che mi ha reso popolare, ma ora ho capito che ci sono amiche vere e non quelle che ti usano  e poi ti buttano via come una scarpa vecchia.
-Bhe! Allora la nostra amicizia finisce qui! Addio Robin.
Esce sbattendo la porta.
Nami era appena uscita dal bagno con solo un accappatoi in dosso e un asciugamano i testa.
-Mi dispiace Robin, è tutta colpa mia.
Robin si era girata verso di lei, ora il suo sguardo era dolce alla vista della sua nuova migliore amica ma per questa volta sarebbe stata per sempre perché sapeva  che poteva fidarsi di Nami e che non l’avrebbe mai tradita in nessun modo.
 
Erano le 10:30 del mattino e stavano visitando il Louvre con la sua moltitudine di quadri e sculture.
Tutti erano intenti a studiare il grande quadro di Leonardo da Vinci “La Gioconda” mentre Nami e Robin erano attente ad esaminare il quadro di Jacques-Louis David “Le Sabine”
-Lo sai che c’era una leggenda su questo quadro??
Nami girava le pagine della guida ma di leggende su quel dipinto non ne parlava.
-Ha si davvero? Io non ne sapevo nulla.
Robin guardava il quadro incantata i suoi occhi era luminosi e aveva uno strano sorriso.
-Non troverai nulla in quella guida perché solo nei libri di storia puoi trovarlo, e da quello che vedo a te non interessa molto la storia.
Nami fece un piccolo risolino e torno a guardare il dipinto.
-Perché non me la racconti?
La moretta si scosta la lunga frangetta dagli occhi ed inizia a raccontare.
-Romolo il re di Roma aveva rapito la figlia del re dei Sabini e tutte le donne di corte.
I due re decidono di sfidarsi a due…
-Duello, ma l’intervento della principessa e delle donne Sabine fece cessare la lotta.
Si girarono verso quella voce cosi delicata ma anche cosi profonda, rivelando ai loro un ragazzo sulla ventina con i capelli corti e neri e gli occhi del medesimo colore con una starna cicatrice sotto l’occhio destro che le guardava sorridente.
 
-Je m'excuse!
Si grattava il capo con una mano e rideva imbarazzato al inverosimile.
-Je ne voulais pas interrompre,Oh! que grossier, je n'ai même pasprésenté 
Prese la mano di Nami e gli fece il bacia mano.
-Je suis Rufy, et vous mademoiselle? 
Nami imbarazzata e con il viso rosso come un peperone.
-Mi chiamo Nami volevo dire je…
-Siete Giapponesi?
Nami era un po’ imbarazzata quel ragazzo era davvero carino ma si vedeva lontano un miglio che era interessata ad un’altra persona che a sua volta lo guardava.
-S…si
Rufy fece un grande sorriso mostrando  i suoi denti bianchissimi.
-Scusa Nami ma non mi presenti la tua amica?
Nami girò la testa verso la sua amica che in quel momento era indaffarata a guardare quello strano ragazzo dai capelli neri.
-Certo! Lei e Robin.
Lui si avvicino prese la sua mano e gliela baciò ma non la mollo anzi con il dorso del pollice gliela accarezzava.
-Lo sai sei molto carina?
Robin era a disagio le sue gote si imporporarono di rosso mentre gli occhi le brillavano, forse non aveva mai incontrato un ragazzo cosi gentile.
-Gr…grazie!
Non riusciva nemmeno a parlare, forse quel ragazzo aveva fatto breccia nel cuore freddo della moretta?
 
Ma una persona si era accorta della nostra assenza  e si era avvicinata a noi con aria da diva.
-Ragazze, come mai vi siete allontanate? Non trovate interessante il quadro di Raffaele Da Vinci?
Robin e Nami fecero un piccolo risolino come per sottolineare che lei era davvero stupida, e Rufy aveva un aria confusa.
-Si sbaglia signorina non è Raffaele Da Vinci ma è Leonardo.
La celestina appoggia i suoi occhi celesti sulla figura del bel ragazzotto.
-Bhe!! Non mi presentate il vostro amichetto??
E come prima Rufy gli fece il bacia mano.
Bibi tenta di parlare con lui e cerca di dire qualcosa di intelligente ma le uniche cose che riesce a dire sono solo sciocchezze, ed e stato fin troppo cortese da non ridergli in faccia.
-Bhe! Ora io devo andare, magari ci si vede in giro.
La turchina si era avventa su di lui e sul suo braccio che ha detta mia sembrava più una piovra che una principessina.
-Non vorresti uscire con me?
Il ragazzo con fatica riuscì a scrollarsi la bella turchina di dosso porgendole un sorriso forzato.
-Je suis désolé, ma non mi piacciono le ragazze viziate e con poca intelligenza, sarei davvero felice se un’altra persona accettasse il mio invito a cena.
Nami lì fece orecchie da mercante e con un sorriso malandrino stampato in faccia guardava il ragazzo.
-Credo che accetterà, non è vero Robin?
-Ne sarei davvero felice se accettassi!  
Robin tutto quel tempo non aveva spiccicato nemmeno una parola e ora il suo cuore tamburellava come se al posto suo ci fosse un martello pneumatico.
-S…si certo, molto volentieri!
-Bene allora ti passo a prendere alla sette.
Vedemmo quello strambo ragazzo allontanarsi mentre ci salutava, tutto felice e contento e so per certa che anche per Robin era lo stesso.
 

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Capitolo 4
*** 4 capitolo: un numero di cellulare. ***


 
 
 
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4 capitolo: un numero di cellulare.
 
 
Quel pomeriggio era volato, tra i vari musei e mostre e le lunghe camminate a scoprire i posti più belli di Parigi, a visitare la cattedrale di Notre Dame, per la felicità dei ragazzi e naturalmente anche dei professori maschi si intende il Mouline Rouge, e ha girare per gli Champs Elysees dove io e Robin compravamo ogni sorta di vestito e ci fermavamo ad ogni caffetteria. La nostra ultima tappate era stata la corte di Versailles che a parere mio sembrava  il castello delle favole.
 
 
Si erano fatte gia le sette e Robin era in ritardo, si era bene far aspettare i ragazzi ma non  cosi tanto.
Aveva obbligato anche me a prepararmi, perché diceva che non mi avrebbe mai lasciato sola in camera a far nulla e se sarebbe stato necessario avrebbe anche rinunciato alla cena con Rufy per stare con me.
Ma io non gliel’avrei mai permesso, anche se da poco eravamo diventate amiche la consideravo già la mia sorellona, e poi chi poteva mai farsi  sfuggire un ragazzo  carino  e dolce come Rufy? 
 
Mi ero appena infilata il mio vestito nero  quando vedo uscire dal bagno la mia amica  con un mini abito blu notte che faceva risaltare il colore dei suoi occhi.
-Wow!! Robin sei bellissima, credo che Rufy rimarrà di sasso quando ti vedrà.
Le sue gote si imporporarono di rosso che la facevano sembrare una ragazzina alla sua prima cotta.
-Grazie, anche tu sei bellissima!
-Si, ma io non devo incontrare nessuno.
 
Scendemmo le grandi scale del hotel che ci ospitava e arrivammo nella hall dove il portiere Gustav  ci porse una lettera.
Non c’era mittente ma solo il nome Robin scritto in bella grafia.
-Su aprila, sono curiosa di scoprire chi te la scritta.
Mi avvicinai a lei  mentre apriva la busta bianca cercavo di sbirciare il contenuto di essa.
-Leggi!!.
Ero cosi curiosa che mi iniziarono a sudare le mani, iniziai a saltare intorno a Robin, che come suo solito era seria e non faceva trasparire nessuna emozione, ma io so che mentiva si leggeva dai suoi occhi che moriva  dalla voglia di sapere il contenuto.
- Cara Robin,  même si je n'ai rencontré ce matin, je ne fais que penser à toi.
Vorrei che mi raggiungessi ai Champ de mas, perché e lì che avrà luogo la nostra cena
 Rufy.
Presi Robin per un braccio e la spinsi fuori dal hotel salutai Gustav e lo ringrazia per la lettera.
 
Arrivammo con dieci minuti di ritardo, ma Rufy era lì che l’aspettava tutto sorridente seduto su una sedia che mangiava degli stuzzichini.
Si alzò  si avvicinò a Robin e la bacio sulla guancia poi le prese la mano e la condusse al tavolo ben preparato e da vero gentleman la fece accomodare.
In quel momento mi sentii di troppo salutai Rufy e Robin  e mi avviai per le strade parigine.
 
Camminavo da più di un ora e ne ero sicura mi ero persa, non ricordavo di aver percorso quella via quando sono partita dal hotel, non avevo portato un giubbotto ed ero infreddolita e la cosa  peggiore e che ogni ragazzo o vecchio si fermava e mi chiedeva quando prendevo a notte.
Capite mi avevano scambiate per una prostituta, come se io potessi essere una di quelle donne, si forse il mio vestito era un po‘ appariscente ma niente di che.
Quando una moto nera mi si para d‘avanti.
Bhe!! Questa volta non gliela avrei fatta passare liscia glie ne avrei dette di tutti i colori e poi l’avrei preso anche a calci.
-Scusa vuoi …
-Ancora non l’avete capito? Io non sono una di quelle donne,. Qui potete essere tutti dei gentiluomini ma siete dei pervertiti.
Con non  curanza il motociclista si toglie il casco rilevando la sua corta chioma verde e il suo viso imperlato dal sudore.
Non male c’è lo potrei anche fare un pensierino, è cosi carino, come prima volta non sarebbe male.
-Hai finito di urlare? Sembri un isterica.
Ok! Mi rimangio tutto, era terribilmente odioso.
-E comunque volevo chiederti solo se volevi un passaggio, dato che è tardi per girare nelle vie isolate della città tutta sola.
Mi giro dall’altra parte con fare offesa.
-Non ho bisogno di un passaggio so esattamente dove devo andare.
Era una bugia bella e buona, in verità non sapevo nemmeno dove mi trovavo.
Iniziai a camminare per la lunga via, non sentivo più il motore della sua moto, e forse se ne doveva essere andato.
Quando  qualcosa di  caldo mi sfiora la spalla coperta e un profumo da maschio mi invade.
-Se non vuoi un passaggio almeno prendi questo!
Lo vedo accendere la moto e sparire.
Almeno era stato carino mi aveva dato il suo giubbotto.
 
Avevo ritrovato la via di casa, ma la strada era ancora lunga da percorrere.
Il profumo forte e virile che emanava il giubbotto mi pizzicava il naso, non avevo mai sentito un profumo buono.
Mi infilai le maniche e misi le mani nelle tasche almeno si sarebbero riscaldate.
Nella tasca destra c’era qualcosa, forse aveva dimenticato di toglierla, non dovevo sbirciare ma avevo una voglia matta di farlo, di scoprire qualcosa su quel ragazzo misterioso.
Presi dalla tasca il pezzo di carata un  ingiallito e iniziai a scartocciare, scoprendo solo un  numero di cellulare e un chiamami.
 
 
 
Scusate per il ritardo e anche per il capitolo corto.
Premetto che questo che questo capitolo non mi piace.
Un bacio e ancora grazie 
mikan93 

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Capitolo 5
*** 5 capitolo: tra sogno o realtà? ***


 
 
 
 
 
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5  capitolo: tra sogno o realtà!
 
 
Quella notte faceva particolarmente caldo, aveva lasciato la finestra aperta in modo che la dolce brezza parigina entrasse e rinfrescasse l’aria.
Si rigirava tra le lenzuola di lino, il caldo afoso non  la faceva trovare pace.
Si era svestita dei suoi indumenti rimanendo solo con un completino di pizzo nero che le fasciava il corpo esile.
 
Quando un rumore al balcone la fece risvegliare dallo stato di torpore che alcuni attimi prima aveva trovato, rivelando a lei la presenza di un uomo aitante con corti capelli verdi e gli occhi scuri che scintillavano nel buio.
Gli si era avvicinato e ora gli accarezzava i capelli, lei si inebriò del suo profumo forte mentre lui ora assaggiava  le sue labbra rosee.
Affondò le sue mani nei corti capelli, lui la prese per le natiche e la posizionò sulle sue gambe, sentiva le sue grandi mani vagare sul suo fondoschiena fino ad arrivare al gancetto del  reggiseno  giocarci un po’, e infine  stapparglielo e buttarlo a terra dove giacevano il resto dei vestiti.
Lei aveva iniziato a baciargli il collo fino ad arrivare alla spalla, rifece lo stesso percorso arrivando al lobo del orecchio.
Lui pronunciava il suo nome con voce sensuale che alle sue orecchie risuonava come una dolce nenia .
Aveva rincominciato a baciarla con più passione dischiudendo le labbra e facendo ritrovare la gemella che fremeva dalla voglia di fare quel gioco erotico che da tempo gli era mancato.
 
Quando un dolore lancinante alla testa la risveglio dal lungo sonno facendole aprire i suoi occhi nocciola, ritrovandosi nella sua stanza con Robin e Rufy che sorridevano, questo ultimo in verità era inginocchiato a terra che si reggeva la pancia.
Si era alzata da terra con il viso rosso.
-Che cosa ho fatto di cosi imbarazzante?
Rufy gli si era avvicinato ed  gli aveva appoggiato una mano sulla spalla.
-Non è il problema di cosa hai fatto ma è cosa hai detto che è imbarazzante!.  
 
Robin si era accostata al balcone ed aveva aperto le tende bianche come la purezza che poche ore prima l’aveva abbandonata, lasciandogli però una gioia, e allegria che non aveva mai provato. Ora si sentiva il cuore scoppiare dalla felicità, ogni suo battito era come la sensazione di piacere che aveva provato nel fare l’amore con Rufy.
-Hei Robin cos’hai?
La rossiccia era entrata in bagno e ora erano rimasti solo lei e Rufy, si avvicino a lui e gli si sedette sulle gambe incrociando le mani intorno al suo collo.
-Niente! Questa mattina sono particolarmente felice.
Gli accarezzava il capo con un tocco gentile e delicato, come quello che aveva usato la sera prima.
-E come mai?
-Mmm… non lo so, forse lo averti accanto?
Con una spinta la scaraventa sul letto, averla sotto di se gli faceva rivivere i momenti passati con lei. Incominciò a sbottonargli la camicetta bianca e lasciandogli piccoli baci sul petto.
-Basta, basta, finiscila c’è Nami di là!
-Nami è in bagno e poi… e questo cos’è?
 
Era uscita dal bagno in accappatoio, e aveva  notato che i suoi amici avevano delle facce scure.
-Hei! Cosa vi è successo?
Il moro si era alzato con in mano un giubbotto nero mentre Robin nelle sue delicate mani aveva un pezzetto di carta ingiallito.
-C’è lo puoi spiegare
Nami aveva le mani sudate era nervosa, odiava stare sotto pressione, era come essere sotto interrogatorio per qualche reato commesso, e poi quei due erano peggio di sua sorella che quando ci si metteva non la finiva più.
-Bhe! In verità è di un ragazzo e… ma perché devo darvi delle spiegazioni, mica siete la mia famiglia!
E con aria offesa aveva aperto la valigia.
 
 
Camminava su e giù per la camera con il cellulare in mano, non sapeva cosa fare se chiamarlo oppure no!
Rufy e Robin erano usciti lasciandola sola con un grosso problema.
E se magari lo avrebbe chiamato è lui era  occupato? O magari  rispondeva la sua ragazza?
Però lui gli aveva lasciato il numero perché n on chiamarlo, e poi aveva ragione Rufy doveva buttarsi e non doveva aver paura delle conseguenze ma solo vivere.
 
-Pronto!
-Ciao, sono la ragazza del altra sera.
C’era stato un minuto di silenzio.
-Chi!
A Nami si gonfiarono le guance diventando rosse le mani tenevano strette il telefono.
-Come chi! Non ti ricordi, ma sei imbecille?
Dal altra parte c’era stato solo un risolino.
-Oh, tu sei l’isterica.
L’aveva chiamata isterica, ma come si permetteva!
-Tu, brutto cafone, buzzurro dei miei stivali.
-Allora, quando volgiamo uscire?
La rossiccia era rimasta sbalordita dalla domanda.
-Eh! Ma cos…
-Non mi piace ripetermi, vuoi uscire si o no!
Ma chi si credeva di essere, era solo un pallone gonfiato.
-Ehi! Io non voglio uscire con te, ma solo restituirti il giubbotto.
-Ok! Alle cinque vicino alla Torre Eiffel.
Aveva attaccato senza nemmeno dargli il tempo di rispondere, quel ragazzo era un perfetto maleducato, però non era cosi male magari il sogno che aveva fatto si sarebbe avverato. 
 
 
 

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Capitolo 6
*** 6 Capitolo : L'appuntamento ***


 
6 Capitolo: L’appuntamento 
 
Era arrivata alla Torre Eiffel e lo strano ragazzo  non era ancora arrivato.
Si guardava in torno, vedere  quelle coppiette  camminare sotto l’ombrello mano nella mano la facevano sentire ha disagio, lei lì seduta  sola ad aspettare un ragazzo che non conosceva e che forse non sarebbe venuto e solo per restituirgli un giubbotto.
 
Continuava a piovere vedeva  i passanti correre con le baguette sul capo dirigersi nelle proprie case o rintanarsi in qualche bar  per ripararsi dalla pioggia e ordinare qualcosa di caldo.
Mentre lei era sotto quel temporale, non è che gli dispiacesse, ma ora non riusciva nemmeno a sentire le dita dei piedi.
 
Stava leggendo uno dei tanti  messaggi che Nojiko e Rouge gli avevano mandato, gli era spuntato un piccolo sorriso ad immaginarsi la scena di Ace dipinto tutto di rosso che iniziava a correre per tutta la casa ad imbrattare i mobili di pittura, e sentire la voce acuta  della sua sorellona e le risate di Rouge. Gli mancava tanto la sua famiglia.
-Lo sai che non fa bene stare sotto la pioggia?
La rossa sobbalzò nel sentire una voce profonda dietro le sue spalle.
Si volto verso lo sconosciuto, e si ritrovo il ragazzo del giubbotto.
-Bhe! vale anche per te!  
Aveva i capelli attaccati alla fronte  e il viso bagnato, la maglietta  zuppa che lasciava intravedere le forme dei pettorali.
-Ecco il tuo giubbotto.
Si era accostata a lui e glielo porgeva
-Questo servirebbe più a te che a me, comunque io sono Zoro.
Gli aveva sorriso e aveva  poggiato  il giubbetto di pelle sulle spalle.
-Grazie, ma potevo fare anche da sola.
-E questo il ringraziamento che mi dai dopo averti aiutato?
-Aiutato?
La sua voce si era alzata le sue guance si erano arrossate e gesticolava  in modo frenetico, mentre Zoro la guardava con aria confusa.
- Lo sai che sei proprio isterica!
-Isterica io! Ripetilo se hai il coraggio!
Si era avvicinata  ed ora gli puntava il dito indice al petto.
-Isterica, isterica, isterica!!
Un pugno si era formato davanti ai suoi occhi e in un secondo si era ritrovato  a terra con il naso sanguinante.
-Ecco cosa succede a chi mi offende.
Si era alzato con aria truce aveva le mani incrociate al petto  e il cipiglio arrabbiato.
Si era avvicinato a lei e ora l’aveva presa sulle spalle mentre lei lo colpiva con i pugni sulla schiena urlandogli contro.
-Dove mi porti stupido buzzurro!!!
Aveva girato la testa verso di lei e un ghigno malefico era spuntato sul suo viso.
-Ha fare un bel bagnetto!! 
 
 
 
Eccomi sono ritornata D:< 
Si lo so questo capitolo fa schifo ma non avevo niente  in mente e questa è la prima cosa che mi è venuta in mente. ç____ç 
Ciao ^-^

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