Io Renesmee Cullen

di _FairyGirl_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3 Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4 Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5 Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6 Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7 Capitolo ***
Capitolo 8: *** 8 Capitolo ***
Capitolo 9: *** 9 Capitolo ***
Capitolo 10: *** 10 Capitolo ***
Capitolo 11: *** 11 Capitolo ***
Capitolo 12: *** 12 Capitolo ***
Capitolo 13: *** 13 Capitolo ***
Capitolo 14: *** 14 Capitolo ***
Capitolo 15: *** 15 Capitolo ***
Capitolo 16: *** 16 Capitolo ***
Capitolo 17: *** 17 Capitolo (Parte I) ***
Capitolo 18: *** 17 Capitolo (Parte II) ***
Capitolo 19: *** 18 Capitolo ***
Capitolo 20: *** 19 Capitolo ***
Capitolo 21: *** 20 Capitolo (Parte I) ***
Capitolo 22: *** 20 Capitolo (Parte II) ***
Capitolo 23: *** 21 Capitolo ***
Capitolo 24: *** 22 Capitolo ***
Capitolo 25: *** 23 Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1 Capitolo ***


“ Se vuoi la tessera della libreria devi darmi tutti i tuoi dati: nome, cognome, età, residenza..” mi disse la ragazza dietro alla scrivania, con aria disinteressata.
“ Sai che ti dico? Lasciamo stare, vengo un altro giorno” dissi girando i tacchi e andandomene. Sinceramente, non mi andava di stare lì un quarto d’ora per una stupida tessera. E poi avevo avuto sempre qualche problema a rivelare i miei dati personali, soprattutto l’età. In teoria avevo diciassette anni, ma quando sei immortale ha poi così importanza l’età che hai?
“ Sei sicura?” mi urlò la ragazza prima di uscire.
“ Sicurissima, grazie” risposi uscendo in strada.
In meno di cinque minuti fui a casa e non perchè abitassi lì vicino, anzi, la mia casa era a Forks mentre la libreria si trovava a Port Angeles, ma solo perchè avevo una capacità un po’ particolare: corsa fulminea, così la chiamavo io. Uno dei tanti vantaggi quando hai il padre vampiro.
Appena entrai dalla porta, mia madre, Bella Swan, mi chiamò dalla cucina.
“ Nessie, sei tu?”.
Oddio, lo odiavo quel soprannome, eppure tutti si ostinavano a chiamarmi così. L’idea era venuta a quel simpaticone di Jacob Black, amico di famiglia da sempre, per quel che ricordo. L’avrei odiato fino alla morte, per averlo inventato. Anzi, la morte non era affatto nei miei programmi...meglio, l’avrei odiato per l’eternità.
“ Sì mamma, sono io” risposi buttando la giacca sopra una sedia e incamminandomi verso la cucina. Come al solito, stava spadellando. Bè, lei non aveva bisogno di cibo normale, nessuno della mia famiglia si nutriva in quel modo. Ma io, essendo mezza vampira e mezza umana, avevo l’alternativa. Potevo o cibarmi di sangue animale, o di cibo normale. Avevo scelto la seconda, per semplice comodità. Avevo provato qualche volta a cacciare, insieme a mio padre, ma proprio non faceva per me.
Sapete, ero nella tipica fase di “crisi adolescenziale”, solo che, invece di voler far tardi la sera insieme agli amici o farmi un tatuaggio come una qualsiasi ragazzina, io avevo solo qualche problemino ad accettare la mia vera natura e cioè essere un mezzo sangue. Così si chiamano quelli che nascono da un umano e un vampiro. Per qualcuno può sembrare una stupidata, anzi, magari anche una cosa divertente, ma credetemi, non è affatto così. È come se fossi rimasta a metà strada tra due mondi. Non sono nè completamente vampira e nè completamente umana. Un grande stress. Mi sembra di essere come divisa, non riesco a trovare la mia vera identità. Non sono parte di nulla. Sono lì, a metà strada, cercando di capire che razza di creatura potrei essere.
È terribile.
“ Dov’è papà?” chiesi sedendomi sulla sedia.
“ È fuori con zio Emmett e zio Jasper, torneranno questa sera” disse mettendomi davanti del pesce dall’aspetto delizioso.
“ Non ti fa schifo prepararmi da mangiare?” le chiesi mentre cominciavo a divorare tutto.
“ No, amore mio” rispose mia madre quasi seccata da quella domanda.
“ Lo faccio con piacere, sei mia figlia e se preferisci il cibo umano, continuerò a preparartelo finchè vorrai” continuò sorridente.
“ Sei insuperabile!” esclamai.
“ Hai fatto la tessera della libreria?” mi chiese poco dopo.
“ Emm...veramente no”
“ E come mai?”
“Ho cambiato idea e poi a casa ne abbiamo finchè mai di libri, mi basteranno”
“ Questo lato l’hai preso decisamente da me” sussurrò mia madre sorridendo.
Ed era vero. La passione per i libri era sua. Li divorava in un modo esagerato. E anche io non ero da meno.
“ A proposito di libri” riprese svegliandomi dai miei pensieri. “ Io e tuo padre ti abbiamo iscritto a scuola”.
Feci cadere la forchetta nel piatto.
“ Stai scherzando?” esclamai in preda al panico.
“ No, anzi, siamo già in ritardo. Avresti dovuto cominciare ad andare molto prima. Hai diciassette anni e sei ancora a casa, fai un po’ tu”
“ Ma lo sai che non ne ho bisogno! Mi basta leggere un’inceclopedia per sapere già tutto”.
Altra mia capacità: lettura memory. Sorpannominata così da me, naturalmente. Potevo leggere un intero libro e ricordarlo quasi tutto. La mia famiglia era davvero sbalordita da questa mia capacità. Era per questo che non ero mai andata a scuola, sapevo già ogni cosa. Avrei potuto sfruttare questa mia capacità per fare grandi cose, ma avevo solo diciassette anni. Meglio rimanere con i piedi per terra. E poi ero ancora impegnata nella ricerca del mio “io” per mettermi dietro ai libri e diventare una cervellona.
“ Vorrà dire che sarai la prima della classe” scherzò mia madre.
“ Io non ci vado!” esclamai risoluta.
“ Non si accettano capricci. Ormai ti abbiamo iscritto, vedrai ti trovarai bene”
“ Stare in mezzo agli umani non è mai un bene” borbottai. Era per questo che non avevo amici, a parte la mia intera famiglia. Tutte persone “ non persone”, così li chiamavo. Ed ero contenta di avere solo loro. Stare in mezzo agli umani mi rendeva inquieta. Ero così diversa che quasi mi spaventavo da sola. Sapevo già che non sarei riuscita ad amalgamarmi tra loro. Era impossibile. La diversità, gioca brutti scherzi. Anche solo andare a fare un giro a Forks o a Port Angeles, come quella mattina, mi metteva in seri problemi. Certo, lo facevo comunque ma se avessi potuto scegliere non l’avrei fatto.
“ Ma mamma...” ritornai all’attacco.
“ Ma mamma un bel niente! Lunedì inizi e niente storie, capito?”
Sfrecciai in camera mia in meno di dieci secondi senza darle nessuna risposta. La sentii urlare qualcosa, ma sinceramente non m’importava.

 

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Capitolo 2
*** 2 Capitolo ***


Naturalmente non riuscii a convincere nemmeno mio padre che la storia della scuola era una stupidata. Anche lui era risoluto a farmi andare. Disse che lui e la mamma si erano conosciuti lì e che stare in mezzo agli umani mi avrebbe fatto capire tante cose. Io non vedevo come poteva succedere, ma che altro avrei potuto fare? La scelta era loro, purtroppo.
La domenica pomeriggio ero seduta sulle scale di casa, davanti all’entrata, cercando di non pensare a nulla - soprattutto al giorno seguente che mi aspettava - quando sentii dei passi pesanti venire verso di me. Chi poteva essere se non Jake? Spalancai gli occhi e me lo ritrovai davanti che mi faceva ombra con la sua stazza.
“ Jake!”esclamai abbracciandolo.
“ Ehi ciao,Nessie”
“ Renesmeee” precisai indispettita sciogliendo l’abbraccio.
“ Ancora con questa storia? Rassegnati, ormai tu sarai Nessie a vita”.
Non gli diedi retta e mi andai a sedere di nuovo.
“ Come mai questo faccino triste?” mi chiese sedendosi al mio fianco.
“ Domani inizio scuola” dissi in un sussurro.
“ Wow” commento ridendo.
“ Non è che puoi convincere mamma e papà che è una gran stupidata? Lo sai anche tu che non mi serve a nulla andare a scuola”
“ E cosa vorresti fare nella vita, sentiamo”
“ Non lo so” risposi facendo spallucce.
“ Secondo me non è una cattiva idea. Tutti noi siamo andati a scuola. È un passaggio che bisogna vivere prima o poi, e tu sei già in ritardo”
“ L’ha detto anche mamma”
“ Perchè è la verità”
“ Pensavo che almeno tu fossi dalla mia parte” dissi acida.
Jake mi guardò con quel suo sorriso scintillante e mi accarezzò i capelli.
“ Io sarò sempre dalla tua parte, ma forse questa volta dovresti dar retta ai tuoi. La scuola non è poi così male, credimi”.

Che cosa aveva detto Jake? La scuola non è poi così male?
Appena arrivai nel parcheggio mi sembrò l’incubo peggiore della mia vita. C’erano un mucchio di macchine e un sacco di ragazzi e ragazze che parlavano tranquillamente tra di loro. Mi feci strada sotto il cielo nuvoloso di Forks e cercai di tenere gli occhi bassi, anche se tutti mi guardavano incuriositi.
Appena entrai mi diressi in segreteria dove una donna molto gentile mi diede i miei orari. La prima lezione era matematica. Mi diressi verso la classe giusta, cercando di non imbattermi in nessuno di specifico e poi entrai in aula. I ragazzi che erano già seduti ai banchi mi squadrarono e facendo finta di nulla, presi posto in fondo all’aula. Una ragazza dai capelli corti neri con grandi occhi blu si girò a guardarmi e mi sorrise. Io ricambiai imbarazzata mentre tiravo fuori un foglio di carta e cominciavo a pasticciarlo. Per tutta l’ora non feci altro. Avevano appena iniziato il programma e gli esercizi che il professore aveva dato li finii in meno di dieci minuti. Le altre lezioni furono inglese e geografia. Un’altra noia mortale. Rimasi per tutta l’ora a guardare fuori dalla finestra e a sognare di non essere in quel buco, definito scuola.
In mensa presi un vassoio giallo, me lo riempii di cose da mangiare e mi sedetti ad un tavolo da sola. Cominciai a osservare gli umani. Che strane creature che erano. Ridevano sempre e dicevano un mucchio di stupidate. Ogni tanto qualcuno mi lanciava qualche strana occhiata ma poi ritornava alle proprie attività.
“ Ciao” sentii una voce squillante rivolgermi la parola.
Lentamente alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti la ragazzina che all’ora di matematica mi aveva sorriso.
“ Ciao” risposi stranita.
“ Posso sedermi?” mi chiese con il vassoio in mano.
“ Certo” balbettai. Prese posto davanti a me e cominciò ad aprire la lattina di tè che aveva davanti.
“ Come ti chiami?” mi chiese guardandomi con espressione curiosa.
“ Renes..” non riuscii a finire la frase. Era troppo strano che un umano mi stesse parlando. Com'era possibile che non mi guardasse dall’alto in basso come tutti?
“ Renes?” mi chiese confusa dal quel nome.
“ Renesmee” dissi infine.
“ Renesmee” ripetè sottovoce. “ È un nome davvero strano” commentò cominciando a mangiare.
“ Sì, lo è” dissi bevendo un grosso sorso di coca.
“ E tu?” chiesi con coraggio.
“ Mi chiamo Nathalie” disse sorridente.
“ Nathalie” ripetei sottovoce. “ È un nome davvero dolce” dissi imitandola.
“ Grazie” rispose sorridendo.
“ Posso farti una domanda?” le chiesi poco dopo.
“ Dimmi”
“ Perchè...mi stai parlando?”.
La ragazza mi guardò confusa.
“ Non posso?” chiese triste.
“ No, non è questo...è solo che...sono nuova e nessuno mi ha rivolto la parola, non fanno altro che fissarmi...” cercai di spiegare sperando che le mie parole potessero avere un qualche senso.
“ Io non sono come gli altri” disse. “ Non discrimino nessuno. In questa scuola si ha il vizio di scartare gli ultimi che arrivano, ma io non sono d’accordo. Comunque se preferisci che me ne vada...”
“ No!” esclamai preoccupandomi del senso di panico che mi prese allo stomaco. Non volevo rimanere da sola.
“ Resta, ti prego” dissi sorridendo. “ Su, raccontami qualcosa di te” le proposi subito dopo.
Nathalie mi sfoderò un grosso sorriso e non riuscii più a fermarla. Mi raccontò della sua famiglia: aveva un fratello più piccolo, pestifero come non mai. Un cane minuscolo e due genitori meravigliosi. Una casetta non molto grande ma accogliente, amava leggere e il suo sogno era diventare una biologa.
“ E tu invece? Che cosa mi racconti di te?”.
La campanella suonò, oggi la fortuna era dalla mia parte.
“ Scusa è suonata la campanella e non posso arrivare in ritardo alla prossima lezione” dissi a mo' di scusa.
“ Allora ci vediamo dopo la scuola”
“ Non ti prometto nulla, scusa. Ciao” urlai correndo fuori dalla mensa.
Meno male, ero riuscita a scampare alla domanda che più mi terrorizzava. Raccontare di me mi faceva impazzire. Che cosa avrei mai potuto dire?
“Sai Nathalie, sono una mezzo sangue, nel senso che quando i miei mi hanno avuto, mia madre era un'umana mentre mio padre un vampiro. Ho dei poteri speciali e il mio migliore amico è un licantropo”. Sì, certo, fattibilissimo. Che problema c'era?
Scossi la testa ed entrai nell'aula di biologia, magari mi sarei distratta.
Il pomeriggio passò molto in fretta. Come avevo fatto la mattina, seguii poco e niente. Anzi, più niente che poco.
Appena uscii dalla scuola vidi Nathalie venirmi incontro.
“Sei venuta in auto questa mattina?”
Sono venuta correndo, pensai tra me e me.
“ Emm...no” risposi semplicemente con un sorriso.
“ Vuoi un passaggio?”
“ No, non ti disturbare”
“ Nessun disturbo, lo faccio con piacere”
“ No, grazie”
“ Eh dai! Non ti mangio mica!”.
Risi forzatamente.“ No, Nathalie, abito qua vicino, vado a piedi”
“ Ma..”
“ Nathalie!” esclamai irritata. Mi guardò stranita da quello scatto. “ Scusa...è che non ho bisogno di nessun passaggio. Ci vediamo domani” dissi cercando di non farla rimanere male, ma probabilmente era troppo tardi.

“ Io l'ho detto che non sono capace di stare con gli umani, non ci so fare. Non li capisco..” continuavo a borbottare tra me mentre tornavo a casa.
“ Povera Nathalie, sono stata davvero un'idiota! Era poi solo un passaggio, uno stupido passaggio..”
“ Ehi, che hai da lamentarti?”
Alzai lo sguardo e vidi seduto sui gradini di casa Jacob.
“ Nulla” risposi distrattamente. Cominciai a salire le scale quando mi afferrò per la vita. Alzai gli occhi e lo vidi a pochissimi centimetri da me.
“ Sicura?” mi sussurrò.
“ Certo” dissi imbarazzata. Di solito non si comportava così. Era molto discreto.
“ Sicura, sicura?” continuò ridendo.
“ Jake, finiscila!” esclamai cercando di divincolarmi, ma lui mi teneva stretta. Sentivo la sua pelle bruciare a contatto con la mia.
“ Ti vedo triste” continuò.
“ Sai, ho appena finito il mio primissimo giorno di scuola e peggio di così non poteva andarmi”
“ Che cosa è successo di così grave?” mi chiese mollando un po' la presa. Ne approfittai per allontanarmi. Non mi piaceva averlo così vicino. Mi imbarazzava troppo.
“ Lascia perdere” dissi ricominciando a salire i gradini. Non mi andava di parlarne.
“ Perché sei sempre così sulla difensiva? Volevo solo fare un po' di conversazione, certo che sei davvero difficile!” lo sentii dire.
Ma non gli diedi retta e di filato andai in camera mia. Non sapevo nemmeno io il perché, ma mi sentivo strana.
Che parola aveva usato Jake? Triste? Ecco, sì, ero dannatamente triste e non potevo farci nulla
.

 

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Capitolo 3
*** 3 Capitolo ***


La sera a cena ( bé, mangiai solo io) raccontai poco e niente del mio primo giorno di scuola. Annuivo alle domande curiose dei miei genitori e ogni volta che potevo cercavo di cambiare discorso. Non dissi nulla riguardo a Nathalie, non avevo voglia di sentire le loro ramanzine. E sapevo avrebbero cominciato col dirmi che non avrei dovuto trattarla così, che ci vuole rispetto, che gli umani sono molto più fragili di noi, che avrei dovuto chiederle scusa...bla, bla, bla, bla. Cose che non applicavo nella mia vita, ma che sapevo già.
“Jake mi ha detto che eri un po' triste appena sei tornata” mi disse ad un certo punto mia madre prendendomi il piatto vuoto da sotto il naso.
“ Ero solo stanca” mentii.
“ Si è offeso, sai. Dice che l'hai trattato male e che non vuoi mai parlare con lui” continuò.
“ Eh dai, mamma! Non stare dalla sua parte. Lo sai che quando ci si mette è davvero insopportabile. Mi fa sempre mille domande e non mi lascia mai respirare” dissi irritata.
“ Sii gentile con lui, ti vuole molto bene” intervenne mio padre.
“ Ma se non l'hai mai potuto sopportare?!” gli dissi alzando gli occhi al cielo.
“ Tanto tempo fa, quando faceva il filo alla mamma...” continuò sorridendo.
“Appunto, perché non si trova qualcuno a cui fare il filo? Così non sta attaccato a me” sbuffai.
Mamma e papà si lanciarono un'occhiata e risero.
“ Che ho detto?” chiesi confusa.
“ Nulla tesoro. Solo cerca di essere carina. È un amico di famiglia e si preoccupa per te” disse mia madre sfiorandomi il viso.
“ Ci proverò” risposi guardando mio padre che sorrideva angelico.
Andai a dormire presto. Sì, io dormo. Mentre i miei genitori stanno svegli tutta la notte, io dormo beatamente e sogno anche. Incredibile vero? Questa parte di me l'adoro. Mia madre rimpiange quando poteva sognare. Dice che è la cosa che le manca di più.
Sognare papà per lei era uguale a vita. Per me sognare è uguale a libertà.

La mattina seguente, mi recai a scuola svogliatamente. L'idea di dover vedere tutta quella gente, quei professori inutili e Nathalie...Oddio, mi venivano le vertigini.
Appena fui nel parcheggio, mi diressi immediatamente verso l'entrata. Vidi Nathalie appoggiata al suo armadietto ma non mi rivolse nemmeno uno sguardo, probabilemente era ancora arrabbiata e non potevo darle torto.
La prima lezione fu inglese, niente di impegnativo. Quando finì il professore mi chiamò in disparte un momento.
“ Sì?” chiesi confusa mentre mi avvicinavo alla cattedra. Chissà che voleva?
“ Signorina Cullen, vedo che per tutta la lezione è rimasta del tutto...indifferente” disse l'ultima parola con una punta di acidità.
“ Ho dato a vedere questo? Oh, non era mia intenzione, assolutamente. Mi è piaciuta molto la sua lezione” dissi con un sorriso da far invidia a chiunque.
L'arte di ammaliare le persone l'avevo ereditata da mio padre. Molto utile.
“ Ah, davvero?” disse compiaciuto.
“ Ma le pare? Bè, sono appena arrivata e devo ancora conoscere tutti gli altri insegnanti ma le posso dire che fin'ora lei è il migliore”
“ Dice?”
“ Certo! E mi dispiace se ho dato l'impressione che fossi indifferente, non capiterà più”
“ Oh, non si preoccupi. Ora vada, se no farà tardi alla sua prossima lezione” disse sorridente. Ricambiai e poi uscii dall'aula. Non era da me comportarmi in quel modo ma dato che ero davvero stata indifferente per tutta la lezione, era meglio non avere problemi.
La seconda ora fu letteratura. Appena entrai nell'aula non badai a nessuno in particolare e mi andai a sedere in fondo all'ultimo banco. Il posto vicino al mio era vuoto. Meglio.
Il professore non era ancora arrivato così mi guardai attorno cercando di trovare qualche buona scusa per prendere in giro qualcuno. Tutti si facevano i fatti propri: c'era chi parlava con il compagno di banco, chi scriveva, chi prendeva in giro i professori e chi faceva i piani per la sera o il week end. Mi girai svogliatamente verso la porta, in attesa che arrivasse il professore quando lo vidi. Anzi, li vidi. Entrarono dalla porta come due angeli: belli,alti, fisico scolpito, eleganti, occhi dorati e brillanti. Le avrei riconosciute in mezzo a mille quelle caratteristiche. Non potevano essere umani. Dovevano sicuramente essere...vampiri? No, era impossibile. Mamma e papà mi avevano sempre detto che a Forks noi, anzi, loro erano gli unici vampiri. E zia Alice non aveva visto arrivare nessuno. Che strano. Eppure quella bellezza non poteva che andare a braccietto con dei vampiri.
Li guardai ancora un istante prima che prendessero posto: erano un maschio e una femmina. Lui era...non avevo parole per descriverlo. Ne avevo visti di vampiri ma mai con una bellezza così magnetica. Appena misero piede nell'aula tutti si girarono a guardarli e per qualche secondo un impercettibile silenzio calò sulla classe. Quando si sedettero, qualche fila davanti a me, il professore entrò.
“ Salve ragazzi!” la sua voce squillante mi feci risvegliare dai miei pensieri.
“Come state?” continuò appoggiando la borsa sulla scrivania. “ Oggi parliamo di libertà. Sono curioso di sapere che cosa ne pensate voi. Che cos'è la libertà?” lo scrisse alla lavagna e poi ci guardò uno per uno.
“ Chi vuole iniziare?” chiese con un sorriso.
I ragazzi si guardarono senza dire nulla, poi uno di loro coraggiosamente alzò la mano.
“ Sì, Matt”
“ La libertà è fare ciò che si vuole, quando si vuole” disse facendo spallucce.
“ Emm...non male, ma cerchiamo di essere un po' più profondi ragazzi. C'è qualcun'altro?”
Una ragazzina seduta una fila davanti a me fece scattare in alto la mano.
“ Prego Mya”
“ La libertà è qualcosa di forte, soprattutto quella mentale. Quella non te la può portare via nessuno” rispose con una vocina dolce.
“ Niente male Mya”. La ragazza sorrise contenta.
Io sospirai e guardai verso la finestra.
“ E tu là in fondo?” disse il professore. Mi girai verso la classe e notai che tutti mi stavano fissando: anche i due, "forse vampiri".
“ Dice a me?” balbettai.
“ Sì, dico a lei signorina...?”
“ Cullen” dissi in fretta. Con la coda dell'occhio vidi che i due bellissimi "forse vampiri " si erano guardati di sfuggita per un millesimo di secondo.
“ Che cos'è la libertà secondo lei?” mi chiese il porfessore riproponendomi la domanda.
Deglutii lentamente e cercai di farmi venire in mente qualcosa.
“ Bè...” cominciai imbarazzata. “ La libertà è...un diritto e anche un...dovere. Ma può essere anche un inganno. Alcuni credono di essere liberi invece sono prigionieri di loro stessi e credo che non esista cosa più triste al mondo” dissi pensando alla mia situazione. Io ero così: prigioniera della mia stessa natura.
Improvvisamente fui travolta dalle mie stesse parole e un brivido mi percorse la schiena.
“ Molto bene signorina Cullen, è proprio da queste sue parole che inizieremo. La libertà è un diritto...” ma già non lo stavo più ascoltando. Notai che tutti lentamente erano tornati a guardare il professore mentre qualcuno poco più avanti di me, mi stava fissando. Alzai gli occhi e vidi il ragazzo misterioso guardarmi con intensità. Il suo viso era perfetto.
Sì, doveva per forza essere un vampiro.
Ricambiai lo sguardo per qualche secondo, confusa. Non capivo che cosa volesse. Poi scosse la testa, come se dovesse riprendersi da qualcosa e seguì la lezione senza degnarmi più di uno sguardo. Mi accorsi che facevo fatica a respirare e la mia mano era stretta al raccoglitore. Mollai la presa e cercai di ricompormi.
Che diavolo mi stava succedendo? Anche se era un vampiro, perché dovevo reagire in questo modo? Tutta la mia famiglia lo era...eppure...eppure loro erano diversi, anzi, lui lo era. E avrei aggiunto anche: piacevolmente diverso.

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Capitolo 4
*** 4 Capitolo ***


Da quel momento in poi, come se avessi un radar o qualcosa del genere, cominciai a vedere i due "forse vampiri" da ogni parte.
In mensa mi sedetti al mio solito tavolo e appena cominciai a mangiare dalla porta li notai mentre entravano. Lui non mi guardò nemmeno per sbaglio. Abbassai lo sguardo e cercai di non pensarci. Eppure sapere che c'erano due vampiri nella scuola mi mandava in ansia. E la cosa che mi faceva impazzire di più era non sapere se fossero bravi o cattivi. Nel primo caso avrei potuto avvicinarli e finalmente poter guardare negli occhi quello splendido “ragazzo” mentre nel secondo caso sarei dovuta stare molto attenta, avvisare la mia famiglia e prendere seri provvedimenti. Anche se, pensandoci bene, non credevo fossero cattivi, altrimenti come facevano a resistere agli umani e stare con loro così tranquillamente? A meno che non fosse tutta una tattica per adescare qualche preda...Scossi la testa velocemente, non volevo nemmeno pensarci.
Alzai lo sguardo per un millesimo di secondo e li vidi in fondo alla mensa, seduti ad un tavolo. Naturalmente avevano del cibo davanti ma non toccavano nulla. Si limitavano ad osservare i ragazzi e a bisbigliarsi parole tra loro. Spostai lo sguardo per qualche secondo e notai Nathalie andare al cestino e buttare una lattina di coca. Mi alzai dal tavolo e lasciando il mio pranzo, la raggiunsi. Non so perché, ma volevo scusarmi con lei. In fondo, ero stata davvero scortese. Solo quando mi avvicinai a lei mi accorsi che le pattumiere erano accanto al tavolo dove si trovavano i due "ragazzi misteriosi" che non mi toglievano gli occhi di dosso. Non ci badai.
“ Nathalie?” la chiamai picchiettando un dito sulla sua spalla. Lei si girò tranquillamente e mi guardò con quei suoi occhioni blu.
“ Oh, ciao” mi salutò con un sorriso forzato.
“ Ciao” dissi con difficoltà. “ Come stai?” continuai per spezzare l'imbarazzo.
“ Lo so che tanto non t'importa” mi disse fredda.
“ Non è vero..” cercai di dire.
“ Lascia perdere” disse facendo per andarsene. La fermai per il braccio.
“ Volevo...volevo scusarmi” dissi prendendo coraggio.
“ Scusarti?”
“ Sì, l'altro giorno ti ho davvero trattato male...mi dispiace. Ero un po'...nervosa, era il mio primo giorno di scuola...ma tu sei stata così gentile, anzi, l'unica ad esserlo...mi dispiace” ripetei confusa dalle mie stesse parole. Le lasciai il braccio sperando che potesse perdonarmi. Inconsciamente volevo che lo facesse. Era stata l'unica a rivolgermi la parola, non potevo lasciarmela alle spalle.
“ Okay” disse guardandomi. “ Perdonata”.
I miei occhi si fecero grandi dalla sorpresa. Era davvero stato così facile?
“ Ma...” ricominciò. “ Non possiamo essere amiche”.
Subito ritornai seria.
“ Come...”
“ Sei troppo strana per me. Io...non mi trovo. Mi dispiace” disse interrompendomi.
“ Ma mi conosci da pocchissimo tempo!”
“ Sono abbastanza brava ad inquadrare le persone e so che tipo sei”
“ E sarebbe?” chiesi con la paura di saperlo.
“ Tu sei quel tipo di persona che non è capace di essere amica, è troppa abituata a stare da sola. Scusami".
Furono le sue ultime parole, poi se ne andò. Rimasi qualche istante a fissare il vuoto.
Non sei capace di essere amica...
Sentii un vuoto allo stomaco e lentamente mi girai. Certo che gli essere umani sapevano davvero come ferire le persone. Questa parte di loro non mi piaceva. Sperai che la mia metà umana non fosse capace di questo, non me lo sarei mai perdonato.
I due "forse vampiri" mi stavano guardando ancora. Poi improvvisamente sentii una lacrima bagnarmi il viso. (Sì, io piango, ma credetemi, ne farei a meno).
Subito me l'asciugai e impercettibilmente vidi un cambio d'espressione nel “ragazzo vampiro”, quasi come se fosse...preoccupato? No, probabilmente era quello che volevo vedere io.
Abbassai lo sguardo e andai a buttare il mio vassoio. Mi si era chiuso lo stomaco.

Quando uscii da scuola vidi una macchina molto famigliare parcheggiata vicino al marciapiede. Mi avvicinai: era Jake.
“ Che ci fai qui?” chiesi mentre tirava giù il finestrino.
“ Sono venuto a prenderti, salta su”.
Alzai gli occhi al cielo ma poi ubbidii.
“ Perché sei venuto?” chiesi ancora mentre faceva retro marcia.
“ Ho aspettato questo momento da un sacco di tempo”
“ Quale momento?”
“ Quello dove tu andavi a scuola e io ti venivo a prendere” rispose come se fosse la cosa più ovvia.
Mentre uscivamo dal parcheggio notai i due "ragazzi vampiri" dirigersi verso una jeep nera, luccicante. Mi girai con tutto il corpo per cercare di vedere il viso del ragazzo ma non ci riuscii, era già entrato in auto. Sfortunata!
" Che guardi?" mi chiese Jake seguendo il mio sguardo.
" Nulla" risposi rimettendomi dritta e sorridendogli.
" Com'è andata oggi?"
" Come ieri"
" Quindi...male?"
" Jake, ti prego, possiamo non parlare di scuola?" lo pregai.
" D'accordo" rispose con una smorfia. " Ti va di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia a La Push prima di andare a casa?” mi propose.
“ Perché no?”
Arrivammo in meno di quindici minuti.
Quel giorno il tempo era brutto (come sempre d'altronde) e l'oceano era agitato, proprio come me.
Cominciammo a camminare e Jake mi mise un braccio attorno alla vita. Notai che era diventato di colpo silenzioso, non era da lui.
“ Stai bene?” gli chiesi stranita.
“ Certo!” esclamò. “ Stavo solo pensando a quando eri piccola”
“ Davvero? E che cosa pensavi?”
Sorrise malinconico. “ A quanto mi facevi impazzire. Eri davvero una peste!”
“ Una peste io? Ma se ero un angelo!” esclamai difendendomi.
“ Oh, certo. Chiedilo a tua madre”.
Risi insieme a lui, poi ci sedemmo su una roccia fredda, poco distante dagli scogli.
“ Sei ancora triste?” mi chiese dolce accarezzandomi una mano.
“ Un po'” ammisi.
“ E posso sapere il perché?”
“ Un po' di motivi”
“ Sempre sul vago, eh? Ci sarà mai una buona volta in cui mi dirai come ti senti realmente?”
“ Scusa Jake, io sono fatta così. Dovresti saperlo, non mi apro con nessuno”
“ Dovresti invece. Parlare fa bene”
“ Davvero? Io non sono d'accordo. Tanto le persone non ti capiscono mai”
“ Forse io potrei capirti, perché non ci provi?”
“ No...senti Jake non mi va” dissi guardando l'oceano.
“ Va bene, allora parlerò io” disse sospirando.
Lo guardai di scatto. “ Che mi devi dire?”
“ Una cosa molto...importante” continuò abbassando lo sguardo sulla sua mano che in quel momento si trovava sopra la mia.
“ Ti ascolto” lo incoraggiai.
“ Tua madre e tuo padre ti hanno mai parlato di una questione che riguarda noi licantropi?”
“ Ah, non saprei...che questione?”
“ Questione di cuore” balbettò
Lo guardai sgranando gli occhi. Poi scoppiai a ridere.
“ Questione di cuore? Ma che cos'è il titolo di un cartone animato?” dissi non smettendo di ridere.
“ Ecco lo sapevo”
“ Che cosa?” chiesi cercando di trattenere le risate.
“ Che mi avresti preso in giro”
“ Non ti sto affatto prendendo in giro!”
Mi lanciò un'occhiataccia.
“ E va bene, forse un pochettino sì. Dai scusa, vai avanti”
“ Non importa” disse in fretta.
“ Come non importa?”
“ Lascia perdere, era una stupidata” continuò alzandosi. “ Dai, ti riporto a casa”
“ Sei sicuro?”
“ Sì, certo, più che sicuro” disse prendendomi per mano e facendomi alzare.
Improvvisamente mi ritrovai a un centimetro dal suo viso. Mi teneva la vita e potevo sentire il suo calore attraversarmi la maglia.
“ Jake...” sussurrai preoccupata.
“ Scusa” disse allontanandomi mentre scuoteva la testa.
Comportamento molto strano. Ripensai alle parole di prima: questione di cuore...chissà cosa intendeva?
“ Andiamo” mi disse sorridente. Lo seguii senza obbiettare.
Arrivammo a casa poco dopo e mia madre invitò Jake a fermarsi a cena. Io mangiai molto di fretta ascoltando solo distrattamente i discorsi che facevano. Poi mi alzai dal tavolo.
“ Dove vai?” mi chiese mio padre.
“ Sono davvero molto stanca, oggi a scuola è stato pesante” risposi sbadigliando.
“ Hai ragione, ogni tanto mi dimentico che tu ti stanchi” sussurrò ridendo fra sé. Mi avvicinai a lui e lo bacia sulla guancia.
" Tranquillo" gli sussurrai sorridendo.
“ Notte, ci vediamo presto" dissi rivolgendomi a Jake mentre lo abbracciavo.
“ Notte Nessie, sogni d'oro”.
Lo guardai male a quel nome ma lui scoppiò a ridere.
“ Notte amore mio” mi salutò mia madre.
Poi prima che potessi andare in camera mi voltai ancora una volta verso di loro.
“ Che c'è?” chiese mio padre notando che lo stavo fissando.
“ Non è che per caso sai se è arrivato qualcuno qui a Forks?”
“ Con...qualcuno, intendi qualcuno come noi?” mi chiese stranito.
Annuii.
“ No che io sappia”
“ Anche zia Alice non ti ha detto nulla? Non ha visto arrivare nessuno?"
“ Non ho parlato con lei di recente, ma non credo. Perché?”
“ Semplice curiosità. Sai, siamo sempre solo noi, sarebbe bello conoscere qualche nuovo vampiro” mentii.
“ Per ora siamo solo noi” ribadì mio padre.
“ Okay, grazie!” esclamai sorridendo e dirigendomi in camera.
Per fortuna mio padre non riusciva a leggermi nel pensiero, proprio come avveniva con mia madre. E per lui era davvero un incubo: con una poteva anche sopportarlo, ma con due...sorrisi a quel particolare.
Finalmente mi lasciai cadere sul letto e ripensai ai due misteriosi ragazzi. Forse il giorno seguente gli avrei parlato.
Forse.

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Capitolo 5
*** 5 Capitolo ***


La mattina dopo ero stranamente di buon umore. Anche mia madre se ne accorse, continuava a fissarmi stranita.
“ Ti piace la scuola?” mi chiese mentre facevo colazione.
“ Sì” risposi incerta.
“ Meglio così” commentò sorridendo.
“ Mi raccomando, impegnati. Fai vedere a tutti di che pasta sono fatti i Cullen!” mi disse prima che uscissi di casa.
Ed era quello che ero intenzionata a fare, soprattutto con i due "forse vampiri".
Appena arrivata al parcheggio mi guardai attorno ma non vidi nessuno di famigliare. Così entrai distrattamente mentre la campanella suonava. Arrivavo sempre giusto in tempo.
La prima lezione volò come non mai. Non l'ascoltai nemmeno. Cominciai a pensare a come avrei potuto iniziare il discorso con uno dei due ragazzi misteriosi.
“ Ciao, io sono Renesmee Cullen, voi come vi chiamate?”
Nah, troppo semplicistico.
“ Ciao, io sono una Cullen e so riconoscere i vampiri da un miglio di distanza e credo proprio che voi due lo siate, è così?”
No, non ci siamo.
“ Ehi, ho capito chi siete. Perché non facciamo due chiacchere?”
Ecco, così poteva andare. Ora dovevo solo attuare il tutto.
Quando la campana suonò non presi nemmeno nota dei compiti che c'erano da fare per il giorno seguente e corsi fuori dall'aula. Ero quasi emozionata all'idea di dover rivolgere la parola a uno dei due. Dovevo essere coraggiosa, una vera Cullen, proprio come mia madre mi aveva detto...
“ Ah!” urlai andando a sbattere contro qualcosa.
Mi caddero i pochi libri che avevo in mano e non feci nemmeno in tempo ad abbassarmi per prenderli che qualcuno l'aveva già fatto al mio posto.
Alzai lo sguardo e capii che non ero andata a sbattere contro qualcosa ma qualcuno e quel qualcuno, era il mio qualcuno.
“ Ti sei fatta male?” mi chiese il meraviglioso ragazzo-vampiro che avevo davanti. Mi porgeva i libri e mi guardava dritto negli occhi. La sua voce era incantevole.
“ Sì..no” balbettai prendendo i libri. Lo vidi sorridere. Il più bel sorriso che avessi mai visto in vita mia.
“ Grazie” sussurrai confusa da tanta bellezza ed eleganza. Cavoli, mi giravano sempre vampiri per casa, ora perché dovevo scompormi in quel modo?
Rimasi qualche secondo a fissare i suoi occhi, il suo viso, la sua bocca...poi scossi la testa e mi ripresi.
“ Devo..devo andare” mormorai oltrepassandolo. Non gli diedi il tempo di parlarmi che ero già scappata. E tutto il mio coraggio dov'era andato a finire? A farsi benedire, lo sapevo!
Entrai addirittura nell'aula sbagliata e dovetti rilassarmi e concentrarmi prima di entrare in quella giusta e fare finta di ascoltare.
Per tutto il giorno non pensai ad altro. ( Com'ero prevedibile! ). La sua voce, il suo sguardo, erano fissi nella mia testa. Ma prima di tutto dovevo almeno sapere come si chiamavano e da dove venivano. Ma come potevo farlo se ogni volta che mi si avvicinava diventavo un imbecille? Poi pensai che forse avrei potuto sapere qualcosa anche senza chiedere direttamente a loro. Così, un'idea mi balenò per la testa. Una volta entrata in mensa, all'ora di pranzo, mi guardai attorno e cercai un tavolo con due o tre persone. Ne scelsi uno dove due ragazze dall'aria gentile chiacchieravano allegramente fra loro. Mi avvicinai lentamente.
“ Salve!” salutai con un sorriso.
“ Ciao” mi salutarono un po' stranite.
“ Vi dispiace se mi siedo con voi? Sapete, mi sono stufata di stare da sola”.
Fecero entrambe spallucce e mi fecero posto. Contenta mi sedetti.
“ Comunque io sono Renesmee” dissi presentandomi.
“ Noi siamo Iris e Hope. Tu sei nuova giusto?” mi disse la ragazza che probabilmente si chiamava Hope, se non avevo capito male.
“ Esatto”
“ Fai Cullen di cognome, giusto?” mi chiese Iris.
“ Sì”
“ Come mai non sei mai venuta in questa scuola?” continuò.
“ Studiavo privatamente prima, poi mi sono stufata e ho deciso di iscrivermi qui” mentii.
“ Oh” commentarono insieme.
“ E voi, siete di Forks?” chiesi.
“ Sì” esclamarono in coro. Si misero a ridere entrambe. Io con loro, molto forzatamente. Non capivo che cosa ci fosse di tanto divertente.
“ E ditemi...c'è qualcosa che devo sapere in particolare di questa scuola? Segreti, amori...pettegolezzi” disse cercando di fare la ragazza di mondo.
“ No, niente di così interessante. Devi sapere che qui non succedono grandi cose” mi rispose Hope.
“ Capisco...e ditemi” cominciai schiarendomi la gola. “ Ho notato che con me a letteratura ci sono due tipi veramente...strani” dissi facendo la vaga.
“ E chi?” mi chiese Iris curiosa.
“ Non lo so. Non ho capito chi fossero...aspetta, magari sono a mensa, così te li faccio vedere” dissi cercandoli con lo sgaurdo. In realtà sapevo già dove fossero seduti, ma dovevo fingere fino in fondo.
“ Eccoli” dissi poco dopo indicandoli appena con il dito. Le due ragazze si girarono appena per guardare.
“ Intendi proprio loro!” esclamò Hope.
“ Chi sono?” chiesi curiosa.
“ Lei si chiama Violet e lui è...”
“ Meraviglioso” finì la frase Iris, con gli occhi a forma di cuoricino.
“ Come si chiama?” chiesi non badandoci.
“ Jayson. Non lo trovi bellissimo?” continuò Iris guardandomi.
“ Sì, è molto bello” risposi distrattamente.
“ E da dove vengono?” aggiunsi.
“ Massachusetts, mi pare. Non parlano molto di sè”
“ Da quanto sono qui a Forks?”
“ Sono arrivati quest'anno” mi rispose Hope.
" E come sono? Io li ho trovati un po'...particolari”. Ero proprio curisoa di sapere come li trovassero loro.
“ Sì, in effetti lo sono. Però Violet è davvero gentile, lei si farebbe anche in quattro per aiutarti anche se non ti conosce. Ha davvero un animo buono. E lui, bè, lui è Jayson!” esclamò Hope.
“ Il più bel ragazzo al mondo, credo. Qui tutti i ragazzi sono gelosi di lui. Da quando è arrivato ha mandato in crisi tutti e tutte” mi spiegò Iris.
“ Bè, anche Violet non è da meno. Piace a parecchi ragazzi anche se pochi, ho sentito, ci farebbero un pensierino. Vedi, loro sono solitari. Se possono aiutarti lo fanno ma stanno solo tra di loro. All'inizio pensavamo stessero insieme, poi abbiamo scoperto che erano fratelli” intervenne Hope.
Fratelli, pensai. In effetti non sembravano una coppia. Niente atteggiamenti romantici.
“ Ah, e c'è da aggiungere che sono davvero bravi a scuola. Hanno il massimo dei voti in quasi tutte le materie. I professori li adorano. Però, Hope a ragione, sono solitari. Più di tanto non danno confidenza ed è un peccato. Quanto mi piacerebbe dare un po' di confidenza a Jayson...”
“ Iris, riprenditi!” esclamò Hope ridendo.
“ Devi scusarla, è cotta di lui. Bè, d'altronde chi non lo sarebbe?” continuò facendomi l'occhiolino.
Sì, non aveva tutti i torti. Ora avevo abbastanza informazioni.
Le rimisi in ordine nella mia testa: si chiamava Jayson e probabilmente veniva dal Massachusetts, solitario e non dava confidenza quasi a nessuno, però se avevi bisogno di aiuto lui c'era. Wow, mi sembrava la descrizione di mio padre! Sì, dovevano per forza essere dei vampiri. O almeno non erano umani, di questo ne ero certa.
Mi girai per guardarli mentre andavo a buttare il vassoio e notai che Violet mi stava fissando. Abbassai lo sguardo imbarazzata e quando lo rialzai vidi che stava sorridendo in modo angelico a Jayson. Lui scosse la testa ridendo e per un nano secondo mi guardò dritto negli occhi. Il nano secondo più strabiliante di tutta la mia vita.
Sto esagerando, mi dissi sospirando. Eppure era più forte di me, ogni volta che i suoi occhi entravano nei miei il mondo spariva. Entravo in un'altra dimensione e poco importava che fosse un vampiro, in fondo, solo per metà, lo ero anch'io.

 

Nota dell'autrice: Dopo cinque capitoli ho pensato di scrivervi due righe. Bè, che ve ne pare di questa storia?? Spero che vi piaccia. L'ho scritta un bel po' di tempo fa...appena avevo finito di leggere Breaking Dawn. Ero così ispirata che ho pensato di fare il mio personale seguito (: Bè, la Renesmee che ho creato in queste righe è un po' particolare spero non vi abbia deluso o cmq rovinato l'idea che vi siete fatti voi...io personalmente la vedo così, o meglio, mi piacerebbe che fosse così. Anche se so per certo che la Meyer non l'avrebbe mai resa in questo modo!! Lasciatemi pure i vostri pareri e le vostre recensioni...sarò molto contenta di leggerle!! E mi racc continuate a seguirmi...presto nuovissimi ed interessanti sviluppi (: Baci °SYl°

 

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Capitolo 6
*** 6 Capitolo ***


Nel pomeriggio tra una lezione e l'altra, stranamente, cercai di concentrarmi su quello che spiegavano i professori ma ogni tanto ritornavo a vagare su Jayson e Violet, bè, soprattutto su Jayson, ma è irrilevante.
La scuola finì in fretta e immediatamente uscii sotto la pioggia che quel giorno era forte. Non avevo l'ombrello, così corsi ( a passo d'uomo ) sotto il tetto della segreteria, sperando in un momento di calma per tornarmene a casa almeno non inzuppata.
" Cavoli, proprio ora!" esclamai già nervosa.
" Hai biosgno di un passaggio?".
Mi girai per vedere chi aveva parlato e mi ritrovai alle spalle Iris.
" Oh...grazie" risposi sorridente.
Mi prese sotto il suo ombrello e ci dirigemmo verso una monovolume rossa. Sperai con tutte le mie forze di non beccare Nathalie. Quando mi aveva chiesto lei il passaggio, avevo risposto di no, ora Iris aveva fatto la stessa cosa e avevo risposto di sì. La differenza? Non la sapevo nemmeno io, forse perchè odiavo la pioggia ( ereditato da mia madre ) o forse perchè semplicemente Iris m'ispirava fiducia.
Per fortuna non vidi Nathalie e appena entrai in macchina mi feci piccola piccola dietro al sedile. Iris mi presentò sua madre: una donna molto bella, con capelli neri e occhi dello stesso colore, vestita di tutto punto.
" Lei è Renesmee" mi presentò Iris. " È nuova nella scuola"
" Ciao!" mi salutò allegra la donna.
" Salve" risposi semplicemente.
" Dove abiti?" mi chiese Iris.
" Oh, mi potete lasciare davanti al negozio di alimentari, da lì arrivo a piedi, sono vicina".
Bugia. Ma che cosa avrei potuto dirgli?
" Io abito vicino al bosco ma potete lasciarmi vicino al negozio di alimentari, tanto con la mia corsa fulminea arrivo in un attimo!"
E così fecero, mi lasciarono vicino al negozietto e per fortuna la pioggia cessò. Con la mia corsa, arrivai a casa in meno di due minuti.
Appena entrai, mia madre stava parlando con qualcuno in salotto. Seguii le voci e vidi Alice con Jasper seduti sul divano, poi notai delle tazzine di tè. Tazzine di tè? Capii all'istante: era venuto a trovarci anche il nonno. Non, Carlisle ma Charlie. Ancora non sapeva di mamma, di papà di Alice di me...insomma di tutta la famiglia. Mamma ha semrpe detto che per lui sarebbe un trauma, una cosa impossibile da capire.
"Nonno!" esclamai appena lo vidi.
" Oh, guardala qui la mia nipotina preferita"
" Ci credo, sono anche l'unica che hai!" esclamai. Charlie rise e mi venne ad abbracciare, ricambiai allegra. Era da parecchio che non lo vedevo e mi faceva sempre piacere stare in sua compagnia.
" Ciao Alice" salutai poco dopo. Mi fece l'occhiolino mentre mi sedevo sul divano.
" Mamma, papà, Jasper" salutai con un cenno di mano.
" Ciao Nessie" mi salutò allegro lo zio. Lo guardai male a quel nome, poi presi una tazzina di tè. Almeno io non dovevo far finta di bere. Con me era tutto molto più facile per il nonno. Non sospettava nulla.
" Com'è andata la scuola?" mi chiese mio padre.
" Solito" risposi vaga.
" Ma lo sai che diventi ogni giorno più bella?" si intromise il nonno.
" Non esagerare" dissi alzando gli occhi al cielo.
" No, no, è così...hai preso tutto da tua madre" disse sorridendole.
" E anche dal papà, anzi, forse di più da lui" precisò lei mentre mio padre la prendeva per mano. Rimasi qualche istante a fissare le loro dita intrecciate. Ogni tanto pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto esserci, quando mia madre era umana. Mi avevano raccontato parecchie cose, ma tra sentirle racontate e viverle, c'è una grande differenza.
Mi risvegliaia dai miei pensieri quando Alice mi chiese se avevo fatto nuove amicizie. Immediatamente pensai a Nathalie e la scartai. Poi mi vennero in mente Iris e Hope.
" Sì" risposi allegra.
" E chi sono? Racconta, racconta" mi disse con la sua voce squillante.
" Sono due ragazze del secondo anno, mi pare...sono gentili" spiegai in breve.
" E come si chiamano?" mi chiese mia madre.
" Iris e Hope" risposi guardandola.
" Di cognome come fanno? Magari conosco i loro genitori" disse mio nonno.
" Ah, non lo so" risposi con una smorfia finendo il mio tè.
" Scusate, vi lascio. Ho delle cose da studiare e sono un po' stanca" dissi alzandomi dal divano. Mio nonno fece lo stesso venendomi a dare due baci sulla guancia.
" Stammi bene, tesoro. E vienimi a trovare qualche volta"
" Lo farò" dissi con un sorriso. Poi prima di entrare in camera sentii che avevano ricominciato a parlare. Rimasi in ascolto.
" Ma è sempre così distante?" chiese mio nonno.
" Distante?" ripetè mio padre.
" Sì, sulle sue. Le risposte bisogna tirargliele fuori con la pinza..." continuò.
" Ha ragione" disse Alice.
" È il suo carattere, non è mai stata molto espansiva" mi difese mia madre.
" Questo è vero" aggiunse mio padre.
" Bè, troverà prima o poi qualcuno con cui parlare" concluse mio nonno.
Andai in camera mia e a malincuore pensai che non avevano tutti i torti. Non ero una di quelle persone che parlano, parlano e parlano. Avevo bisogno dei miei silenzi. Certo, mi dispiaceva non far partecipare la mia famiglia alla mia vita ma, per me, era difficile condividere le cose con gli altri. Ma forse mio nonno aveva ragione, prima o poi con qualcuno mi sarei aperta...bisognava solo aspettare.

Passò circa una settimana da quando avevo scoperto di Violet e Jayson. Non ero ancora riuscita nè a parlare con loro e nè a parlare con i miei della loro esistenza. Mi sembrava che non sapessero nulla a questo proposito. Nessuna famiglia di vampiri si era trasferita a Forks. La cosa mi sembrava molto strana ma per tutta la settimana non ci pensai.
Mi limitavo ad osservarli da lontano quando eravamo in mensa e a lezione facevo finta di nulla. Solo ogni tanto beccavo Jayson a fissarmi. Ma appena lo guardavo, scuoteva la testa e ritornava nel mondo reale.
Nel frattempo con Iris e Hope si era instaurato un qualcosa. Avevo quasi paura a definirla amicizia. Posso dire che ci trovavamo bene e che, a differenza di Nathalie, loro non pensavano che non fossi capace di essere un'mica. Erano davvero simpatiche e spesso ridevamo per quasi tutta la pausa pranzo. Con loro mi sentivo...leggera. Era come diventare parte di loro. La mia umanità usciva fuori completamente, quasi dimenticavo di averne un'altra mezza vampira. Era una bella sensazione, un modo particolare per evadere da tutto quello che mi circondava.
Poi, improvvisamente, il mio mondo impazzì. Anzi, più che il mondo, impazzii io stessa. Jayson, quel Jayson mi rivolse la parola. Bè, tecnicamente l'aveva già fatto quella volta che ci eravamo scontrati, ma quel pomeriggio, fu diverso. Stesso inizio ma sostanza diversa.
Ero fuori dalla segreteria, Hope aveva bisogno di un permesso per uscire prima da scuola e le feci il favore di andarglielo a prendere. Lo piegai in due e lo misi dentro a un mio libro. Avevo abbassato lo sguardo solo per trenta secondi, ma quando lo rialzai era troppo tardi. Ero andata a sbattere contro qualcuno, un'altra volta. Ma cos'era? Una congiura contro di me?
I miei libri finiro per terra.
" Cavoli!" esclamai mettendomi in ginocchio per raccoglierli.
Una mano me li porse.
Alzai lo sguardo e lo vidi: Jasyon. Mi sorrideva angelico e al tempo stesso divertito.
Presi i libri cercando di ricompormi.
" Tutto bene?" mi chiese tranquillo.
" Certo" sussurrai.
Avanti, aggungi qualcosa, non fare la figura dell'idiota...
" Scusa è che...sono sempre distratta" riuscii a dire guardandolo negli occhi.
" Tranquilla, sono io che sbuco sempre fuori quando non devo" disse ridendo.
La sua risata mi colpì in pieno petto. Perfetta, cristallina e meravigliosa.
" Se mi dici dove stavi andando ti accompagno e ti porto anche i libri, per farmi perdonare"
" Oh, stavo solo uscendo, devo aspettare la mia amica".
Sorrise e in un baleno mi prese i libri dalle mani e cominciò a camminare in direzione dell'uscita. Per tutto il corridoio rimanemmo in silenzio. Con la coda dell'occhio vedevo che ogni tanto mi guardava. Io cercavo di non badarci e di tenere lo sguardo fisso davanti a me.
Appena uscimmo mi sedetti su una panchina. Sperai che Hope arrivasse in fretta, l'idea di dover sostenere una conversazione con lui mi faceva tremare.
Si sedette accanto a me riporgendomi i libri.
" Grazie" dissi con un mezzo sorriso.
" Di niente" rispose guardandomi negli occhi. Quasi mi fece perdere l'orientamento.
" Sono Jayson comunque" riprese subito dopo.
" Lo so, sei con me a letteratura" precisai.
" Sì è vero..aspetta com'era? La libertà è un diritto e un dovere, ma può essere anche un inganno. Alcuni credono di essere liberi invece sono prigionieri di loro stessi e non esiste cosa più triste al mondo" disse sorridendo.
Lo guardai basita. Come faceva a ricordasi tutto quello che avevo detto?
" Mi è piaciuta molto" continuò tranquillo.
" Davvero?" non riuscii a dire altro.
" Certo, la libertà dovrebbe essere un dovere, invece molte volte non è nemmeno un diritto e sono d'accordo con te, è triste essere prigionieri di se stessi" mi disse serio.
Ricambiai lo sguardo nello stesso modo. Sembrava che anche lui ci fosse passato.
In effetti essere un vampiro in un mondo normale, era come essere dentro ad un'ingiusta prigione.
" Tu invece sei Renesmee, giusto?" disse ritornando ad essere allegro.
" Sì" risposi semplicemente.
" Hai uno strano nome"
" È l'insieme di due nomi. Renee ed Esme, le mie nonne" spiegai.
" Interessante" disse affillando lo sguardo.
Guardai davanti a me e cominciai a giocherellare con la zip della mia felpa, avanti e indietro come un' ansiolitica.
" Ti sto mettendo a disagio, vero?" mi chiese serio, con un velo di preoccupazione mentre fissava la mia zip.
Alzai di scatto gli occhi, incrociando il suo sguardo.
" No, no, per niente" balbettai ritirando le mani dalla zip e mettendomele in tasca.
" Scusa, lo so che faccio questo effetto, puoi dirmelo tranquillamente"
" Ti ripeto che non è così, davvero!" dissi cercando di essere convincente.
Sorrise e poi mi disse:
" La tua amica sta arrivando".
Guardai verso l'entrata e vidi Hope correre verso di me.
" Bè, graz.." mi girai ma non c'era più. La panchina era vuota: che mi fossi immaginata tutto? Che in realtà non avessi parlato con lui? No, era impossibile. Il suono della sua voce era estremamente chiaro nella mia testa da non poter essere diversamente.
Hope arrivò con un grosso sorriso sul viso.
" Me l'hai preso il permesso?"
" Sì, tieni" dissi porgendoglielo.
" Grazie, sei un'amica. Andiamo?".
Fissai ancora per qualche istante il posto vuoto accanto a me.
" Stai bene?" mi chiese stranita. La gaurdai senza battere ciglio.
" Certo! Andiamo" dissi alzandomi mentre mi prendeva a braccetto.
Non potevo credere di averlo avuto a pochi centimetri da me, eppure era successo...


Nota dell'autrice: Eccoci di nuovo qui! Grazie mille per le recensioni che mi avete lasciato! Sono contenta che non vi abbia deluso questa Renesmee e che vi piaccia la storia!!
Mi racc non abbandonatemi ;) PS. Che ne pensate di Jayson?^^ °SYl°

 

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Capitolo 7
*** 7 Capitolo ***


Quella stessa notte non riuscii nemmeno a dormire. La voce di Jayson, il suo viso, il suo sorriso mi impedivano di addormentarmi. Non mi sembrava vero che ci fossimo parlati.
La mattina seguente ero davvero uno straccio. Sono la tipica persona che se non dorme la notte, il giorno seguente, è intrattabile e a pezzi.
Cercai di restare tranquilla e di riprendermi in qualche modo. Mi feci fare da mia madre un caffè forte e mi concentrai sulle mie attività.
Quando uscii di casa, vidi Jacob arrivare con la sua auto.
" Ciao" lo salutai senza tanto entusiasmo.
" Che hai fatto stanotte?" mi chiese scendendo dall'auto.
" Nulla, perchè?"
" Non hai una bella cera..."
" Grazie" borbottai con una smorfia. Jake mi prese per il braccio.
" Ma rimani comunque bellissima, questo lo sai vero?"
" Oh, sicuramente" dissi ridendo. " Sei venuto a trovare mamma?" gli chiesi curiosa.
" Veramente sono qui per te. Ti va stamattina di saltare la scuola e di venire a fare un giro con me? Avrei anche una cosa importante da dirti"
Immediatamente mi venne in mente Jayson: l'idea che avrei potuto parlargli di nuovo mi tentava troppo.
" Mi dispiace Jake, verrei volentieri ma...ho una...verifica importante". Jake guardò oltre le mie spalle pensieroso.
" Sai, tutti sanno che sei molto furba, dicono che a differenza di tua madre tu le bugie le sai davvero dire..."
" Che c'entra?" chiesi confusa.
" Lo so benissimo che non hai nessuna verifica. Io ti conosco troppo bene e mi accorgo quando menti, a differenza degli altri"
" Bè, ti stai sbagliando!" esclamai indispettita. " Ho davvero una verifica"
" Non mi freghi" disse strafottente.
" Pensa pure quello che vuoi Jake, ora devo andare" e dicendo questo mi allontanai.
" Vuoi un passaggio?" gridò.
" No, grazie. Sono più veloce io della tua stupida auto" urlai a mia volta sparendo dalla vista di Jacob.
Arrivata a scuola ero ancora più irritata di quanto già non lo fossi per non aver dormito tutta la notte. Feci un respiro profondo ed entrai nel parcheggio che notai quasi vuoto. Probabilemente ero arrivata troppo presto.
" Perchè Jacob deve sempre trattarmi in quel modo? Che cosa vuole da me?" borbottavo nervosa. " Non se ne può stare con i suoi amici lupi senza stressare la vita a me? E poi di cosa diavolo vuole parlarmi ogni volta? Sembra che solo a me deve dire le cose..." sbuffai.
" Parliamo da sole?"
A quella voce mi bloccai in mezzo alla strada e mi girai. Davanti mi ritrovai Jayson, bello come il giorno prima ( anzi forse di più ) che mi sorrideva allegro.
Beato lui che era così felice.
" Sì, ogni tanto mi capita di parlare da...sola" risposi imbarazzata dalle mie stesse parole. Perchè glielo avevo detto?
Lo vidi sorridere divertito.
" Che cosa ci fai qui così presto?" gli chiesi.
" Che cosa ci fai tu così presto? Io e mia sorella arriviamo sempre a quest'ora" mi disse indicando la jeep nera infondo al parcheggio.
Dentro c'era Violet che parlava al telefono. Anzi, sembrava sbraitasse.
" Sta bene tua sorella?" chiesi guardandola sbuffare e gesticolare.
" Sì, non farci caso" disse con una smorfia.
Mi sedetti sul marciapiede con la testa fra le mani.
" Va tutto bene?" mi chiese sedendosi anche lui.
" Oh, sì...è solo che stanotte non ho dormito".
Lo guardai in faccia e vidi la sua espressione cambiare. Diventò serio e pensieroso.
" Ho detto qualcosa di sbagliato?"
" No, no, assolutamente" mi rispose frettoloso sorridendomi. " E come mai non sei riuscita a dormire?" mi chiese subito dopo.
" Non lo so...bè, ho un po' di pensieri per la testa"
" Tipo?"
" Un...ragazzo" dissi pentendomene subito dopo.
Oddio, non riuscivo a controllare i miei pensieri, perchè glielo avevo detto?
" Un ragazzo?" ripetè. " Di questa scuola?"
" Più o meno" risposi mettendomi le mani in tasca.
" E...ti piace?" mi chiese guardandomi.
Non dirglielo, non dirglielo...
" Credo...di sì".
Cavoli!
" Resm". Mi girai a quel nome e vidi Hope venirmi incontro.
" Ciao" la salutai alzandomi dal marciapeide mentre anche Jayson faceva lo stesso.
" Come mi hai chiamata?" chiesi stranita.
" Resm? Non ti piace? Il tuo nome è troppo lungo"
" Resm" ripetei.
Meglio di Nessie, questo era certo.
" Sì, mi piace" dissi sorridendo.
" Non mi presenti il tuo amico?" chiese Hope guardando da parte a me.
" Jayson" rispose lui con un sorriso da far invidia a chiunque.
" Io sono Hope"
" Scusate, devo lasciarvi" disse Jayson gaurdandomi. Lo fissai per qualche istante. Non avrei voluto che se andasse, avrei voluto contiuare a parlargli, sapere...
" Okay" risposi quasi triste.
" Ci si vede in classe" disse prima di lasciarci.
" Mio dio! Stavi parlando con lui?" esclamò Hope prendendomi sotto braccio mentre ci incamminavamo verso l'entrata. In quel momento mi accorsi che la scuola era già piena di ragazzi.
" Mi stava solo facendo compagnia" dissi distrattamente.
" Meglio che Iris non lo sappia, altrimenti ti stresserà finchè non glielo presenti"
" Sì, meglio non dirle nulla" dissi entrando in aula.

Non li vidi più per tutto il giorno, nè violet e nè Jayson. Probabilmente ero troppo intenta a dare spiegazioni ad Iris.
Hope si era lasciata scappare che lo conoscevo. Mi aveva chiesto scusa un centinaio di volte.
" Tranquilla, non è successo nulla" continuavo a ripeterle mentre tra una lezione e l'altra spiegavo ad Iris che non ero affatto amica di Jayson e che non lo conoscevo neanche. Ma niente, lei imperterrita diceva che dovevo farglielo conoscere. Non avrei saputo nemmeno come fare, sperai che prima o poi si stanchesse di chiedermelo.
" A mensa me lo fai conoscere, fine della discussione" mi disse mentre la campanella suonava.
Sperai di non arrivare mai all'ora di pranzo, che qualcuno sbucasse fuori da qualche parte e mi portasse via.
Appena entrai in mensa, il mio stomaco si chiuse. Avevo già visto Jayson e Violet seduti ad un tavolo, sempre con il vassoio pieno ma senza mai toccare cibo.
" Su, su...vai avanti, noi siamo dietro di te. Mi raccomando, presentami in modo decente" mi disse Iris spingendomi nella loro direzione.
Con molta difficoltà li raggiusi e con il vassoio in mano mi piantai davanti al loro tavolo.
Violet alzò lo sguardo curiosa mentre Jayson mi guardò stranito.
" Hai biosgno di qualcosa?"
Era la prima volta che sentivo la voce di Violet e anche la sua, proprio come il fratello, era meravigliosa: bassa ma dolce.
" Io...bè..." cominciai a balbettare.
Calmati! esclamai a me stessa.
Mi girai da Jayson.
" Mi puoi fare un favore?" gli chiesi quasi pregandolo.
" Dimmi"
" C'è una mia amica che...l'altro giorno ci ha visti parlare e pensa che siamo amici, vorrebbe conoscerti...non è che..."
" Non c'è problema" mi interruppe con un sorriso.
Poi guardò oltre le mie spalle e salutò le mie due amiche.
" Ciao!" esclamò allegra Iris avvicinandosi al tavolo.
" Tu devi essere Iris, giusto?" chiese Violet.
" Sai il mio nome?"
" Bè, siamo nella stessa classe a inglese, ricordi?"
" Oh, già...quasi dimenticavo. È un piacere conoscervi"
" Anche per noi" rispose Jayson.
Notai che guardava me mentre pronunciava quelle parole. Io distolsi lo sguardo imbarazzata e mi rivolsi ad Iris.
" Andiamo" dissi prendendola sotto braccio.
" Ci si vede" disse squadrando Jayson.
La dovetti spingere via con la forza e finalmente arrivammo al nostro tavolo. Avrei voluto morire, scomparire dalla faccia della terra, non esistere più per i prossimi cento anni...
" Grazie" mi sussurrò allegra Iris. Feci un mezzo sorriso.
Bè, almeno l'avevo fatta contenta.

Nota dell'autrice: Volevo solo ringraziare chi mi sta seguendo!! I'm very glad!! (: °SYl°

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Capitolo 8
*** 8 Capitolo ***


Quando tornai a casa ero particolarmente felice, forse perchè Hope per tutto il viaggio di ritorno mi fece ridere con i suoi aneddoti su Iris. Non avrei mai detto che fosse una ragazza tanto imprevedibile.
" Sai, dovremmo fare qualcosa uno di questi giorni" mi propose ad un certo punto.
" Tipo cosa?"
" Uscire, fare qualcosa insieme, ti andrebbe?"
" Molto" risposi sorridendo mentre sua mamma mi lasciava davanti al negozio di alimentari.
" Allora domani ci mettiamo d'accordo"
" Volentieri. Ciao, grazie a domani" salutai prima di aspettare che l'auto fosse sfrecciata via per correre nel bosco e arrivare a casa.
Ero troppo su di giri per rinchiudermi in camera così decisi di andare a trovare nonno Carlisle e nonna Esme, era da molto che non li vedevo. I miei erano usciti a caccia, così gli lasciai un breve biglietto per informarli di dov'ero.
Appena arrivai davanti a casa dei nonni, Alice mi venne incontro sorridendo.
" Sei venuta a trovarci finalmente!" esclamò prendendomi per mano mentre entravamo.
Nonna Esme era sul divano che leggeva e appena mi vide chiuse il libro, lo mise da parte e mi venne ad abbracciare forte.
" Come stai Renesmee?".
Lei era l'unica a non chiamarmi Nessie e l'adoravo per questo.
" Bene nonna, tu?"
" Non c'è male. Vieni in salotto, che parliamo un po".
Alice ci seguì fino al divano dove tutte e tre prendemmo posto.
" Vuoi che ti porto qualcosa da bere o da mangiare?" chiese Alice.
" No, grazie, sto bene" risposi ricordando che da quando ero nata ora in casa Cullen c'era una dispensa fatta apposta per me.
" Ho saputo che stai andando a scuola, come vanno le cose?" mi chiese Esme dolce.
" Diciamo che...pensavo peggio" risposi pensando ad Iris, Hope e Jayson...
" Davvero? Tuo padre mi ha detto che hai fatto un po' di storie per andarci"
" Sì, bè...ma chi non le hai mai fatte quando si tratta di scuola?" dissi ridendo.
Alice ricambiò facendomi l'occhiolino.
" Hai conosciuto qualcuno?" continuò la nonna.
" Sì, due ragazze davvero simpatiche e..." mi bloccai.
" E?" mi incoraggiò Alice curiosa.
" Un...bè...un...ragazzo" sussurrai abbassando lo sguardo.
Vidi nonna Esme e zia Alice guardarsi di sfuggita.
" Un ragazzo?" ripetè Esme.
" Sì" risposi guardandola.
" È carino?" mi chiese Alice cuirosa.
Nonna la guardò male. Sapeva che anche se lo fosse stato la mia natura non mi permettava di stare con umani, ma loro non sapevano che Jayson era un...
" È...carino, sì" risposi soffocando una risata. Carino era un insulto per lui.
" Lo sai tesoro che..." cominciò la nonna.
" Sì" la interruppi decisa. " Io sono mezza vampira e la nostra identità deve rimanere segreta ma se io ti dicessi che lui...non è quello che sembra?".
A quel punto era meglio essere onesti fino in fondo, almeno con loro due.
" Che intendi dire?" chiese Alice seria.
" Io non credo sia una vero ragazzo"
" E allora chi è o meglio, che cos'è?" mi chiese la nonna sporgendosi verso di me.
" Un...vampiro, credo"
" Come?" esclamò Alice. " E come fai a dirlo?"
" E me lo chiedi anche? Li potrei riconoscere ad occhi chiusi, se permetti" dissi indispetita.
Zia Alice fece una smorfia, non ci badai.
" Ne sei sicura?" mi chiese nonna Esme.
" Sì e credo che siano anche come voi, dei vampiri bravi"
" Siano? Ce n'è più di uno?" disse Alice ineressata.
" Sono lui e sua sorella, ma non so se sono qui con qualcun'altro"
" Non ho visto arrivare nessuno, mi sembra molto strano. Non puoi chiedergli da dove vengono, come mai sono qui..."
" Ci sto lavorando" la interruppi.
 Nonna mi sorrise accarezzandomi la schiena.
" Non lo direte a mamma e papà, vero?"
" E perchè non vuoi che lo sappiamo?" mi chiese la nonna confusa.
" Comincerebbero a preoccuparsi a voler sapere ogni cosa. Fatemi prima scoprire da dove vengono, poi glielo diremo, okay?"
" Anche se non capisco il motivo...d'accordo" promise la nonna.
" Zia Alice?"
" Sì, non dirò nulla"
" E cerca di non pensarci in presenza di papà. Vi farò sapere al più presto"
" Va bene" sbuffò Alice alzandosi.
Rimasi a cena da loro, bè, per modo di dire. Alice e la nonna si misero ai fornelli e mi prepararono dell'ottimo pollo.
" Io non capisco come fai a preferire questa roba" disse Alice schifata mentre infilavo la forchetta in un pezzo di carne.
" È buono e poi almeno non devo fare la fatica di andarmi a cercare degli animali"
" Che razza di spiegazione è?" disse alzando gli occhi al cielo.
" Alice, lasciala stare".
Alzai lo sguardo a quella voce e vidi nonno Carlisle entrare in cucina.
" Nonno!" esclamai alzandomi e andando ad abbracciarlo. Lui sì che era una persona meravigliosa, gentile, premurosa, comprensiva...era il mio mentore, il mio nonno preferito, ma meglio non dirlo a Charlie.
" Come stai piccolina?"
" Bene" risposi con un sorriso.
" Mamma e papà lo sanno che sei qui?"
" Certo!" esclamai tornando al mio pollo.
" Com'è andata al lavoro nonno?" gli chiesi tanto per fare conversazione.
" Come il solito e tu con la scuola come te la passi?"
" Come il solito" risposi imitandolo.
" Sei la prima della classe scommetto"
" Diciamo che me la cavo"
Quando seguo le lezioni, aggiunsi nella mia testa.
La serata proseguì tranquilla, verso le otto ci raggiunsero anche mamma, papà e Jasper ( Emmett e rosalie erano in viaggio di nozze per la...centesima volta? )
Io non vedevo l'ora di andare a casa. Ero stravolta. Mi appoggiai al braccio di zio Jasper e chiusi gli occhi.
" Ehi" mi sussurrò sorridente.
" Scusa, mi appoggio solo un secondo" sbiascicai.
" Credo che sia meglio andare" disse mio padre notandomi.
" No, se volete restare non ti preoccupare" dissi sbadigliando.
" Ogni tanto ci dimentichiamo che tu hai bisogno di dormire" continuò alzandosi.
" Posso farvi una domanda?" chiesi di punto in bianco, alzando la testa e aprendo gli occhi. Tutti rimasero in ascolto.
" Non vi da...fastidio che io sia così, mezza umana e mezza vampira? Vi avrebbe fatto più piacere se io fossi stata tutta vampira?"
Ognuno di loro aveva in viso un espressione indecifrabile. Mi guardarono per alcuni istanti senza dire nulla.
" Ci stai davvero chiedendo una cosa del genere?" disse mia madre.
Feci spallucce.
" Amore mio, non devi pensare cose di questo tipo" intervenne nonna Esme.
" A mio parere, tu sei perfetta così" disse Alice.
Non risposi, non ero del tutto convinta. Poi mio padre mi si avvicinò e si inginocchiò guardandomi in viso.
" Perchè questi dubbi ora?" mi sussurrò dolce.
" Non lo so...vi guardo e vedo come siete in pace con voi stessi. In perfetta sincronia con la vostra natura mentre io...non lo sono. O meglio mi è difficile capire chi sono".
Ero proprio in giornata. Non mi ero mai aperta così tanto con nessuno dei miei famigliari.
" Non pensare che non vai bene come sei. È come ha detto Alice. Tu sei perfetta così. E poi essere mezza umana e mezza vampira ha i suoi vantaggi. Noi in mezzo agli umani dobbiamo stare attenti a un miliardo di cose: far finta di respirare, non stare troppo immobili, non possiamo toccare cibo...tu invece sei a tuo agio e con loro non hai di questi problemi. Nessuno avrà mai dubbi su di te e nessuno ti guarderà mai come se venissi da un altro pianeta. Ti sai mescolare fra loro, come nessuno di noi è capace di fare"
" Ha ragione tuo padre" intervenne nonno Carlisle. "Accetta quello che sei Nessie, perchè non è così orribile. Tu sei molto più fortunata di noi. Forse ora ti sembrerà difficile da credere ma è così".
Annuii con un mezzo sorriso e poi mio padre mi prese per mano, mentre mia madre mi sorrideva e si alzava dal divano.
Salutammo tutti e notai che erano rimasti un po' sconvolti dalla mia domanda. Mi abbracciarono confortandomi.
La mia famiglia era davvero insuperabile. Non sarei potuta capitare in un posto migliore.
Peccato solo per me.
Io ero la diversa. E nonno Carlisle aveva ragione: mi era difficile credere che ero più fortunata di loro.
 

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Capitolo 9
*** 9 Capitolo ***


Passò circa una settimana da quando avevo parlato con Jayson. Non li vidi più a scuola e c'era un motivo: le belle giornate. In quei giorni su Forks oleggiava aria calda e nel cielo un sole spacca pietre continuava a fare capolino tra le nuvole. Questa fu la mia certezza. Erano vampiri. Non c'era altra spiegazione, ecco perchè non si erano presentati in quei giorni.
Certo non potevo esserne sicura al cento per cento ma quando la settimana seguente tornò il brutto tempo e loro arrivarono a scuola, non avevo più dubbi.
La mattina, nel parcheggio, Jayson mi salutava da lontano con la mano. Io ricambiavo stranita e imbarazzata. Poi, come per tutti gli altri giorni, continuavo la strada insieme a Hope ed Iris. A proposito, eravamo diventate molto affiatate. Non avrei mai pensato di riuscire a diventare amica di un umano eppure era successo e addirittura con due persone. Mi trovavo molto bene con loro. Anche mamma e papà erano contenti di questa mia amicizia. Certo, mi davano sempre mille raccomandazioni, come non farmi scappare nulla sulla mia identità o non usare le mie capacità con loro. Era naturale, dovevamo rimanere nell'ombra o meglio, dovevamo farci passare per persone comuni, come tutti gli altri. Stare con loro quasi tutti i pomeriggi non era tanto difficile. Imparai a riconoscere molti aspetti umani e parecchi di questi, combaciavano con la mia metà "normale".
Nella settimana in cui il sole era alto nel cielo, trascorsi molto tempo anche con Jake in spiaggia. Spesso ci ritrovavamo soli a chiaccherare o a gaurdare l'oceano. Non mi stressava più come prima, aveva capito che mi era difficile parlare delle mie cose private e aveva deciso di rispettare questa mia difficoltà. Era davvero un amico, anche se spesso qualche suo atteggiamento mi metteva a disagio, come quando mi teneva per ore la mano, oppure mi accarezzava il viso, oppure quando mi teneva stretta a sè mentre giocavamo, quando mi parlava schiettamente dicendo che mi voleva un bene pazzesco che non potevo nemmeno immaginare...Non mi quadrava molto questo suo atteggiamento. C'era qualcosa che mi puzzava. Naturalmente non gli dissi nulla ma avevo quasi paura di ferirlo. Io ero sempre discreta, non riuscivo a lasciarmi andare. Anzi, era strano farlo e poi dovevo essere onesta con me stessa: nei pensieri c'era sempre lui, Jayson.
Nella settimana in cui non lo vidi, mi sentii strana. Era spesso presente nei miei ricordi e avrei dato qualsiasi cosa per parlargli di nuovo, per sentirlo vicino, per capire chi fosse. Desideravo conoscere tutto di lui: la sua storia, il suo passato, com'era diventato un vampiro, perchè erano qui a Forks, come facevano a nutrirsi...bè, naturalmente stavo dando per scontato che non fossero umani. Forse avrei dovuto cominciare a pensare che potevo anche sbagliarmi. Eppure, ogni indizio portava a quella conclusione.
Non poteva che essere così.
Quando arrivò il primo giorno di pioggia, portò con se anche il mio ottimo umore. Ero al settimo cielo. Sapevo che Jayson sarebbe tornato e infatti quella mattina, me lo ritrovai nel parcheggio, appoggiato alla sua jeep nera.
Di proposito ero uscita di casa presto. Primo, perchè non stavo più nella pelle e poi perchè speravo che mi parlasse di nuovo.
Notai che era solo, Violet non c'era.
Camminai lentamente facendo finta di nulla mentre gli passavo a un metro di distanza. Anche se desideravo parlargli, non avevo il coraggio di farlo così sperai con tutte le mie forze che lo facesse lui e stranamente accadde.
" Ciao!" mi salutò con la sua splendida voce.
Mi girai lentamente verso di lui e gli sorrisi imbarazzata.
" Ciao" dissi rimanendo distante.
" Sei arrivata presto stamattina" continuò.
" Emm...sì" risposi semplicemente.
Non riuscivo ad aggiungere nulla, mi sentivo una stupida. Lo vidi spostarsi dall'auto e venirmi incontro con una camminata perfetta.
" Hai freddo?" mi chiese scrutandomi. Non capii il significato di quella domanda fino a quando percepii di star tremando.
" Oh, no...sto bene" risposi. Dal punto di vista fisico era la verita. Probabilmente tremano perchè mi trovavo vicino a lui.
Mi guardò negli occhi e per un istante non riuscii a muovermi, come fossi incollata all'asfalto.
" Sei...sei da solo?" balbettai cercando di ritrovare la lucidità.
" Sì, mia sorella stamattina aveva delle cose da fare"
" Non siete venuti settimana scorsa" continuai grattandomi la testa.
" Già, altre cose da fare" rispose sul vago.
" Immagino" sussurrai non staccando gli occhi dai suoi.
" Posso...chiederti una cosa?" mi feci coraggio.
Annuì.
" Da dove venite?" gli chiesi pacata.
" Massachussets" rispose sicuro.
Iris e Hope mi avevano detto giusto.
" È lontano"
" Non poi così tanto" mi disse sorridendo.
" E siete solo tu e tua sorella?"
" Proprio così" mi rispose sempre a monosillabi, quasi avesse timore di aggiungere altro.
" E come mai vi siete trasferiti qui a Forks?".
Lo vidi sorridere mentre si metteva le mani in tasca. Mi meravigliai di quanto adorassi quel semplice gesto, anzi, quel semplicissimo gesto, senza significato. Tutti si mettavano le mani in tasca, eppure fatto lui era tutt'altra cosa...
" Certo che sei davvero curiosa" rispose svegliandomi dai miei pensieri.
" No, voglio solo...capire" dissi ingenuamente.
Mi guardò di scatto facendomi sobbalzare imperrcettibilmente.
" Capire?" ripetè.
Feci spallucce. " Capirti" precisai.
" Capire me?" disse ridendo.
" Sì, cosa c'è di così divertente?" chiesi confusa da quella reazione.
" Nulla" rispose cercando di rimanere serio.
" Ora me lo dici!" esclamai offesa. Non rispose.
" Eh dai!" continuai.
" Oltre ad essere curiosa sei anche impertinente"
" Impertinente io?"
Mi guardò trattenendo un'altra risata.
" Sei davvero antipatico!" esclamai irritata e spazientita. Di sicuro, se avesse saputo che io sapevo, non mi avrebbe trattata così.
Mi voltai e ripresi a camminare verso l'entrata mentre i ragazzi cominciavano ad affluire nel parcheggio.
" Ti sei offesa?" mi chiese arrivandomi alle spalle.
Non gli risposi, mi ero già esposta troppo.
" Lo devo prendere come un sì?"
" Prendilo come ti pare!" esclamai sospirando.
" Scusa" sussurrò. A quella parola mi bloccai in mezzo al corridoio e non potei fare a meno di sciogliermi per la tanta intensità con cui l'aveva pronunciata.
Lo guardai e lui ricambiò senza battere ciglio.
" Volevo solo fare un po' di conversazione, non mi sembrava una cosa così complicata" spiegai delusa.
" Lo so...è solo che, non mi va di parlare di me. Perchè non mi dici qualcosa tu invece?"
" E sentiamo, perchè dovrei?"
" Non volevi fare conversazione?"
Cavoli, mi aveva fregato con le mie stesse parole. Ci sapeva fare.
Sospirai di nuovo.
" D'accordo, vuoi sapere qualcosa di me?"
Annuì interessato.
" Allora, vediamo...sono in piena crisi mistica, non so chi sono, non so che cosa voglio dalla vita, odio questa scuola, sono sicuro che il mio migliore amico non sia del tutto sincero con me perchè si comporta in modo strano e...ho sempre per la testa un ragazzo, anche se sarebbe meglio non pensarci. Direi che è tutto, questa è la mia patetica vita. Sicuro di non voler parlare di te? Forse rendemmo la conversazione un po' più divertente" dissi tutto d'un fiato.
Non seppi nemmeno io che cosa mi fosse preso. Avevo per la testa tutti quei pensieri e avevo sentito il bisogno di sputarli fuori. Avrei dovuto preoccuparmi, mi ero aperta con uno sconosciuto, eppure stavo bene. Jayson m'ispirava.
" Non credevo che tu fossi così infelice" mi disse dopo avermi scrutato per qualche secondo.
" Non sono...infelice" mormorai poco convinta.
" Ma sei comunque triste, vero?" continuò troppo serio.
" Un po' " ammisi. Poi la campanella suonò e sentii Iris e Hope chiamarmi.
" Devo proprio andare" balbettai. Lui mi sorrise.
" Ci vediamo" dissi mentre mi allontanavo. Mi girai un'ultima volta prima di raggiungere le mie amiche. Ricambiò lo sguardo e all'istante capii che avrei desiderato tornare indietro, prenderlo per un braccio, portarlo lontano da quella scuola e stare con lui. Solo con lui.
" Che cosa avevate da parlare tu e Jayson?" mi chiese Iris con una punta d'invidia.
" Nulla, mi stava chiedendo di un compito di letteratura" mentii senza guardarla.
" Oh" commentò distrattamente. Per fortuna non mi chiese altro.

Quel pomeriggio quando tornai a casa, il mio buon umore stava per affievolirsi. Per tutto il pomeriggio non avevo visto Jayson e quando uscii nel parcheggio la sua auto era già sparita.
Aprii la porta pigramente ed entrai in casa. Come sempre buttai la mia giacca sualla sedia e pensai a cosa avrei potuto mangiare come spuntino, quando sentii il campanello suonare. Alzai gli occhi al cielo. Chi diavolo poteva essere? Che noia!
Aprii nuovamente la porta e mi ritrovai davanti Jake. Non aveva una bella cera.
" Ciao, tutto bene?" gli chiesi preoccupata.
" No" mi rispose serio.
" Che cosa è successo?"
" Nulla, tranquilla" rispose distrattamente.
" Ma se mi hai appena detto che non stai bene?"
" È due notti che non dormo" mi spiegò.
" E come mai?"
" Ho bisogno di parlati è...importante"
" D'accordo, entra"
" No, vieni fuori tu..anzi, facciamo una passeggiata".
Annuii e poi lo seguii fin fuori. Mi prese per mano e iniziammo a camminare lentamente sotto la pioggia finissima.
" Di cosa devi parlarmi?"
" Ti ricordi...quella questione di cuore che ti ho accennato un giorno?"
" Sì" risposi semplicemente.
"Ecco, vedi...è giunto il momento che tu sappia tutto"
" Sappia tutto? Riguardo a cosa?"
" Alla questione di cuore"
" Non capisco".
Jake si fermò poco lontano da casa mia e mi guardò in viso mettendomi le mani sulle spalle.
" Renesmee..." cominciò.
" Wow, mi hai chiamato per nome, mi devo preoccupare?" sussurrai più a me stessa che a lui.
Fece un mezzo sorriso e poi riprese a parlare.
" Lo sai vero che sei la mia migliore amica?"
" Certo"
" E che adoro prendermi cura di te e che farei di tutto per renderti felice?"
" Sì, lo so" risposi confusa da quelle parole.
Mi guardò profondamente negli occhi.
" Forse ti sembrerà strano ma...per me non sei solo un'amica"
" Sono come una sorella, lo so". Scosse la testa.
" Qualcosa di molto più forte mi lega a te".
E all'improvviso, come un tuono in una giornata d'estate, capii tutto.
Avevo sentito mia madre e mio padre parlarne una volta, quando ero ancora piccola. Avevano usato una parola strana: imprinting.
Incuriosita, avevo origliato la loro conversazione e il ricordo di quello che avevano detto ora assumeva un altro significato.

" Certo che per i licantropi non dev'essere facile" aveva iniziato mia madre.
" Intendi con la storia dell'imprinting?" chiese mio padre.
" Sì, é strano come accada. Non possono farci nulla, giusto? È come se si legassero ad una persona per l'eternità e nulla può separarli da essa. Jake mi ha sempre spiegato che è un amore forte e intenso"
" Esatto" confermò mio padre.
" Dici che ce la farà? Che un giorno glielo dirà?"
" Spetta a lui decidere. Di certo la ama più della sua stessa vita"
" Sì, è vero...spero solo che possa essere ricambiato questo suo amore"
" Bè, lei lo adora e penso che non si stancherà mai di stare con lui, prima o poi capirà" aveva concluso mio padre.


Un tempo quelle parole mi erano sembrate senza significato, ora invece davo un senso a tutto: stavano parlando di me, di me e Jake.
Anzi, di Jake e del suo...amore per me...imprinting...
" NO!" esclamai cominciando a tremare.
" Nessie?" mi chiamò Jake preoccupato scrollandomi.
" No" ripetei in un sussurro.
" Che c'è?" mi chiese confuso.
" Tu...imprinting...con me" balbettai mentre le lacrime mi offuscavano la vista.
Jake annuii. " Era ora che tu lo capissi. Scusa, l'ho tenuto dentro per troppo tempo. Io ti amo Nessie. Ti amo come non ho mai amato nessun'altra. Nemmeno per tua madre ho mai sentito una cosa del genere. Tu sei tutto per me. Tutto quello che desidero. Ho aspettato così tanto, tu non sai quanto!" mi spiegò scuotendo la testa.
Le lacrime cominciarono a rigarmi il viso.
" Devo...devo riprendermi un momento" dissi senza fiato.
" Nessie? Non sei contenta?"
" Contenta?" chiesi senza capire.
" Io ti amo, tu mi ami, possiamo stare insieme ora che l'hai capito. Non ho mai voluto dirti nulla perchè volevo che fosse una scelta tua, che capissi da sola"
Tu mi ami...
No, forse c'era qualcosa che non quadrava. Forse era tutto un sogno. Anzi, un incubo, anzi, peggio...
" Jake..." sussurrai.
" Cosa?" mi chiese con un sorriso grande come una casa.
Lo guardai negli occhi mentre le lacrime mi scendevano sempre più forti e poi pronunciai la frase della mia condanna a morte:
" Sì, ti amo".

 

Nota dell'autrice:
Salve lettori,
spero che questa storia vi appassioni sempre di più.
Ringrazio chi mi segue, chi mi recensisce e chi mi apprezza!
Che ne pensate di questo risvolto?? Mi raccomando fatemi sapere. Baci!

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Capitolo 10
*** 10 Capitolo ***


Mentre la pioggia continuava a cadere su di noi, Jake mi prese fra le sue braccia e mi tenne stretta a sè come non aveva mai fatto. Quasi non riuscivo a respirare, poi sciolse l'abbraccio prendendomi il viso fra le mani e senza lasciarmi fare o dire nulla, si avvicinò alle mie labbra e mi baciò. Ero sicura che aspettasse quasto momento da anni, forse da quando ero nata. Ricambiai con difficoltà, non riuscivo a smettere di piangere. Jake credette fossero lacrime di gioia e così mi strinse ancora di più. Non potevo fare nulla.
Non volevo fare nulla.
Era come se la mia strada fosse già stata segnata e poi...e poi non potevo ferirlo. L'aveva già fatto troppe volte mia madre in passato. Io non avrei mai e poi mai potuto dirgli che non volevo essere la sua metà, che non desideravo stare con lui, che era solo un amico, un fratello. No, l'avrei ucciso, seriamente. Se li avessi rivelato quelle cose, avremmo perso per sempre il nostro Jacob e non potevo fare questo alla mia famiglia, alla sua e a lui stesso.
Tra il rivelare i miei veri sentimenti e mentire, avevo scelto mentire.
In fondo, era la mia specialità. Io mentivo agli altri e a me stessa. L'avrei fatto anche questa volta. Sarei stata con Jake, l'avrei fatto felice, io forse con il tempo avrei potuto vederlo in modo diverso, forse come un fidanzato o qualcosa del genere. Inoltre lui conosceva tutto di me. Avrebbe saputo prendersi cura della mia anima instabile e sarei stata...felice. Forse, in un qualche modo. E anche se non lo fossi stata, poco importava.
Quando si allontanò dalle mie labbra mi prese per mano.
" Dobbiamo subito dirlo ai tuoi" mi sussurrò delicato.
Annuii asciugandomi le lacrime.
Ritornammo a casa e pregai con tutta me stessa che i miei non ci fossero ma la fortuna non girò dalla mia parte.
Li trovammo in salotto che ridevano allegramente, di cosa non sapevo, ma non m'imteressava nemmeno in quel momento.
Appena ci videro ci salutarono calorosamente.
" Nessi sa tutto" disse Jake stringendomi la mano. Mia madre e mio padre mi guardarono quasi allibiti.
" È vero? Sai dell'imprinting?" mi chiese mia madre.
" Sì" sussurrai.
" E...?" mi incoraggiò mio padre.
Guardai Jake e mi stampai in faccia un sorriso, il migliore che avevo, se mai me ne fosse restato qualcuno.
" E lo amo" dissi semplicemente. Jake mi sorrise e si chinò di nuovo verso di me per sfiorarmi le labbra.
" È fantastico!" esclamò mia madre. "Sono davvero contenta e pensare che quando eri piccolina non lo desideravo per niente e invece ora, vi vedo assieme e siete meravigliosi. Vi appartenete, questo è sicuro" disse mia madre venendomi ad abbracciare.
Poco dopo lo fece anche mio padre sussurrandomi all'orecchio che mi vedeva felice ed era questo quello che contava.
A quelle parole rimasi più che sorpresa: sarei potuto benissimo diventare un'attrice di fama mondiale allora, se quello che davo a vedere era il sentimento di felicità. Mi avrebbero dato dieci oscar per la mia rappresentazione, perchè dal mio punto di vista, mi sentivo tutto - bugiarda. Traditrice. Sleale. Stupida. Orgogliosa. A pezzi. Con il cuore rotto. Il sangue gelato. La testa confusa. Tremante. Schiacciata. Distrutta. Malconcia. Inerme - tutto...tranne che felice. La felicità in quel momento era anni luce lontana da me. Ma che dico anni, secoli, millenni. Non esisteva neppure nel mio vacobolario e non sapevo se mai sarebbe esistita.
Probabilmente no.
Felice, era decisamente la parola sbagliata.
Per quella stessa sera zia Alice aveva già programmato una mega festa a casa di nonna e nonno Cullen. Furono invitati un sacco di persone: il branco naturalmente, più altri amici, alcuni nostri parenti, tutta la famiglia Cullen e se nonno Charlie e nonna Renee avessero saputo la nostra vera natura ci sarebbero stati pure loro. Tutti ci facero i complimenti e dissero di essere stra felici per noi. Meno male, pensai. Almeno qualcuno al mondo lo era al posto mio.
Jake non mi mollò un secondo. Mi tenne sempre per mano e insieme andavamo a salutare i nostri amici. Ogni tanto si chinava per darmi qualche bacio e io ricambiavo cercando di non dare a vedere nulla e sembrava che ci riuscissi, nessuno aveva notato in me qualcosa di strano a parte...
" Ehi" mi salutò Jasper in un momento in cui Jake mi aveva lasciata da sola.
" Ehi" risposi facendo finta di sorridere.
" Come andiamo?" mi chiese.
" Alla grande!" esclamai.
" Posso dirti con tutta franchezza che non me lo sarei mai aspettato?"
" Davvero? E come mai? Io ho sempre amato Jake"
" Non lo metto in dubbio, solo che...non lo so, ho sempre pensato che non lo amassi in quel senso"
" No, ti sbagli. Anzi, sono contenta che finalmente mi abbia rivelato la verità, non ne potevo più. Sentivo un'attrazione così forte per lui! Solo che non sono mai riuscita a farmi avanti" spiegai ringraziando la marea di libri che avevo letto durante la mia breve vita da cui traevo spunto per le quelle banali spiegazioni.
" Bè, allora meglio così" disse sorridente. Ricambiai.
" Perchè sai...sarebbe stato un peccato se tu non avessi ricambiato. Jake sarebbe stato davvero male"
" Sì, davvero una cosa terribile" dissi distrattamente.
" Ho detto che sarebbe stato un peccato, ma...non che sarebbe stato un errore"
" Cosa intendi?" chiesi confusa.
" Se tu, per ipotesi" e sottolineò con la voce l'ultima parola " non avessi ricambiato, non sarebbe stato un problema. Forse parecchie persone avrebbero sofferto ma tu, Renesmee, avresti fatto la scelta giusta. Nessuno può obbligarti a stare con qualcuno che non desideri."
" Non capisco perchè tu mi stia dicendo queste cose, io amo Jake"
" Volevo solo che tu lo sapessi"
" Bè, grazie dell'informazione zio Jasper" dissi sorridendo forzatamente. Poi cercai con lo sgaurdo Jacob e andai dritta verso di lui. Mi prese per mano e riflettei sulle parole di mio zio: che avesse capito che stavo fingendo? Di certo era molto astuto e mi capiva sempre prima degli altri. Bè, non importava. Poteva pensare e dire qualsiasi cosa, ormai la mia scelta dolorosa l'avevo presa.

Quella sera, quando tutti gli ospiti se ne andarono Jake mi portò fuori in veranda.
" Ti sei divertita?" mi chiese.
" Molto" risposi.
" Anche io, sono davvero felice anzi, di più! Ho aspettato così a lungo questo momento" mi disse sfiorandomi la labbra.
" Scusa Jake...sono molto stanca. Ti spiace se ci lasciamo qui?"
" Certo amore". A quella parola ebbi un brivido.
Amore...
Mi alzai di scatto e gli diedi un bacio sulla guancia.
" Notte Jake"
" Domani mattina ti passo a prendere per andare a scuola"
" No!" esclamai di colpo. Mi guardò stranito da quello scatto. " Non ce n'è bisogno, tranquillo. Con la mia corsa ci metto un attimo. Ci vediamo quando finisco"
" D'accordo, saluta i tuoi" disse mentre entravo.
Chiusi la porta alla mie spalle e presi un respiro profondo, poi sentii una forte nausea prendermi lo stomaco, dovetti correre in bagno a vomitare.
Per fortuna i miei non si erano accorti di nulla. Mi sciaquai la faccia e comincia a piangere coprendomi la bocca con l'asciugamano.
Cavoli, cavoli, cavoli!
NO! urlai nella mia testa. NO! ripetei piangendo.
Mi sentivo uno schifo, anzi, peggio.
" Tesoro, tutto bene lì dentro?".
Mio padre. Probabilmente aveva sentito qualche rumore sospetto.
" Sì" mentii asciugandomi la fronte e le lacrime.
Dopo poco uscii dal bagno.
" Stai bene?" mi chiese appoggiato al muro davanti alla porta.
" Non dovrei?" dissi sentendomi morire.
Lui sorrise e mi si avvicinò.
" Sei felice con Jacob?" mi chiese.
Lo guardai per qualche istante senza dire nulla.
" Perchè, lo sai vero, che se non dovessi esserlo puoi..."
" Hai parlato con zio Jasper?" lo interruppi.
" Può darsi" rispose vago. " Dice che ha sentito una strana angoscia provenire dal tuo animo"
" Si è sbagliato" dissi esausta.
" Meglio così". Sorrise anglico e poi mi baciò la fronte.
" Sogni d'oro mia piccola bambina". Adoravo quando mi chiamava così.
Lentamente lo abbracciai. Avevo un estremo bisogno di sentire...sentire qualcosa che non mi facesse essere così amara e persa.
" Lo sai che sei il papà vampiro più fantastico del mondo, vero?" sussurrai sulla sua spalla.
" Faccio del mio meglio" disse ridendo.
Sciolsi l'abbraccio e sorrisi un'ultima volta prima di chiudermi in camera mia e buttarmi sul letto.
Appena chiusi gli occhi un volto meraviglioso mi apparve davanti: quello di Jayson. Invece di sentirmi ancora più male, cominciai a provare una certa pace, un certo senso di tranquillità e quando l'ennesime lacrime mi rigarono il viso desiderai trovarmi fra le sue braccia, desiderai averlo vicino, sentire la sua voce perfetta e melodiosa...poi lentamente mi addormenatai.

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Capitolo 11
*** 11 Capitolo ***


Il giorno seguente non usai la mia corsa fulminea per andare a scuola, semplicemente camminai. Non pensavo a nulla, la mia mente rimaneva volontarimente vuota.
Arrivai a scuola con un'ora di ritardo ma non m'importava. Entrai dentro e mi sentii improvvisamente stanca. Mi sedetti per terra, nel corridio, aspettando qualcosa o forse qualcuno. Chiusi gli occhi e sospirai, poi la campanella suonò. La seconda ora era finita. Tutti i ragazzi uscirono dalle aule e mi alzai per non far preoccupare nessuno.
" Resm?" mi chiamarono Iris e Hope venendomi incontro.
" Che è successo? Perchè sei arrivata così tardi?" mi chiese Hope preoccupata.
" Nulla di grave ragazze, ho avuto un contrattempo"
" Ma tu stai bene?" intervenne Iris.
" Certo"
" Sembri strana, non hai una bella cera"
" Sto bene" risposi distrattamente trascinandomi verso la prossima lezione. Solo quando entrai nell'aula mi accorsi che ero a letteratura. Un briciolò di serenità mi rimpii il cuore, sapendo che avrei visto il suo viso. Infatti fu la prima cosa che cercai. Era seduto al suo banco con accanto Violet e stava ridendo. Era meraviglioso. Rimasi qualche istante e fissarlo mentre i ragazzi mi spintonavano per poter entrare in aula. Quando qualcuno mi diede una spinta un po' più forte mi risvegliai dal mio mondo e mi andai a sedere in fondo all'aula. Jayson si girò e mi sorrise.
Non ebbi la forza di ricambiare. Mi guardò per un momento confuso e poi si rigirò da sua sorella, lasciandomi perdere.
Non seguii una sola parola di quella lezione. Nulla, non sentii niente di niente. Non sapevo nemmeno minimamente di cosa avessimo parlato.
Uscii dall'aula tenendo i libri sotto braccio quando uno per uno mi scivolarono per terra. Sbuffai e poi lentamente mi accasciai per raccoglierli, ma come era già successo più di una volta, qualcuno fu più veloce di me e non perchè io non fossi veloce (cavoli, non ero mica mezza vampira per nulla!) ma solo perchè quel giorno, dopo tutto quello che mi era successo, non avevo la forza di reagire a nulla, nemmeno a dei libri caduti sul pavimento.
" Grazie" sussurrai alzando il viso. Era stato Jayson a raccogliermeli.
" Stai bene?" mi chiese con un velo di preoccupazione.
Domanda terribilmente sbagliata.
" No" risposi confusa.
Risposta terribilmente giusta.
Mi guardò per alcuni secondi e poi mi disse:
" Vieni con me". Mi oltrepassò e senza obbiettare lo seguii fin fuori dalla porta. Non sapevo perchè, ma volevo seguirlo. Forse avrei dovuto oppormi, in fondo, non ero ancora sicura che fosse un vampiro bravo ma non m'importava nulla. Tutto sarebbe stato meglio in confronto a come mi sentivo in quel momento.
Una volta arrivati fuori, accellerò il passo ma riuscii a stragli dietro. Si fermò poco lontano dalla scuola. Mi guardai attorno e mi accorsi di essere su una piccola collina. Da lì si vedeva metà Forks. Alzai la testa e sopra di me il cielo era grigio e forse cominciò anche a cadere qualche goccia fredda.
" Perchè siamo qui?" riuscii a chiedere.
Jayson si sedette per terra e lentamente lo imitai.
" Forse, lontana da quella scuola che odi tanto, puoi riuscire a sentirti un po' meglio" mi disse guardandomi.
La sua dolcezza mi faceva rimanere senza fiato.
" Sì, può aiutarmi" risposi guardandomi le mani.
" Ti va di parlarne?".
Feci segno di no con la testa.
" Come vuoi, allora rimaniamo in silenzio" disse tranquillo guardando le piccole case di Forks.
E così facemmo per alcuni minuti. Averlo vicino già mi faceva stare bene. Era come se riuscisse a neutralizzare il mio dolore.
Pazzesco...
" Si preoccuperanno a scuola se non ci trovano più" dissi dopo poco.
" Vuoi tornare dentro?"
" No!" esclamai con il terrore di allontanarmi da lui.
Sorrise leggermente.
" Sai, sei molto...interessante" mormorò.
" Interessante?" chiesi confusa.
" Sì, è come se fossi diversa da tutti"
" Credemi, lo sono eccome" dissi con un mezzo sorriso.
" Forse è per questo che allora sei così triste"
" In che senso?"
" Sei talmente diversa che non riesci a trovare il tuo posto, è così?".
Lo guardai per qualche istante e poi sussurrai di sì.
" Succede anche a me"
" Quindi...anche tu sei diverso da tutti" non era una domanda, sapevo che lo era.
" Sì, più di quanto tu possa immmaginare"
" Allora abbiamo qualcosa in comune" dissi quasi contenta.
Sorrise a quelle parole.
" A quanto pare sì" rispose poco dopo.
Poi feci il grande sbaglio di avvicinarmi lentamente a lui. Quando mi mossi, Jayson fece lo stesso, ma per allontanarsi.
" Scusa" sussurrai delusa abbassando lo sguardo.
" Sarà meglio rientrare" disse alzandosi in piedi.
Sospirai e poi feci lo stesso, solo che la cosa mi sorprese perchè, quando fui in piedi, lui ero accanto a me. Ma non accanto come ogni volta che mi parlava, era vicino, vicinissimo. Potevo sentire il suo respiro freddo e il suo profumo intenso, anche più forte di un normale vampiro.
Non riuscivo a parlare. Mi fissò intensamente, poi alzò la mano sinistra e mi sfiorò la guancia. Solo allora mi accorsi che stavo piangendo silenziosamente.
" È difficile vederti così triste...vorrai tanto poterti aiutare" mi sussurrò abbassando la mano.
" Credimi" dissi con fatica. " Nessuno mi può aiutare"
" E se io potessi farlo? Lo accettersi il mio aiuto?".
Lo guardai per qualche istante e poi le parole mi uscirono senza preavviso:
" Lo accetterei più di chiunque altro".
Lo vidi sorridere.
" Allora ti aiuterò. Non è giusto che un bel viso come il tuo, sia rovinato dalla tristezza".
Aspetta un momento, aveva appena detto che ero...bella?
Non riuscii a rispondere, poi sentimmo la campanella suonare. Mi girai verso la scuola.
" Ora di pranzo" disse Jayson guardando alcuni ragazzi che uscivano.
" Sì, ora di pranzo" ripetei prima di seguirlo fin dentro.
Continuavo a ripensare a quello che era appena successo e non riuscivo quasi a capacitarmene. Forse era stato un meraviglioso sogno. Probabilmente ero ancora nel letto e aspettavo che la sveglia incominciasse a suonare, perchè era impossibile che fossi stata da sola con Jayson, che mi avesse sfiorato il viso, che mi avesse detto che ero bella...
Sorrisi mentre entravo in mensa con Hope e Iris al mio fianco che mi chiedevano dove fossi finita.
" Da nessuna parte" risposi mentre mi sedevo.
Le sentii borbottare qualcosa ma non le ascoltai. Cercai Jayson e lo vidi seduto ad un tavolo con sua sorella.
Improvvisamente quando si voltò per guardarmi, il viso di Jacob Black riaffiorò nella mia mente e in quell'istante mi sentii morire, di nuovo.
Era come se lo stessi tradendo? Ma poi mi chiesi: si può tradire qualcuno che non si ama?

Nota dell'autrice:
Salve! Che bello...siete sempre di più che seguite questa mia storia...grazie!!
Spero vi stia piacendo (:
PS. Non c'entra nulla ma oggi 16 nov...BD al cinema!!!
Non vedo l'ora di vederloooooo (: (:

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Capitolo 12
*** 12 Capitolo ***


Quando tornai a casa una goccia di buon umore mi aveva bagnata, ma appena entrai in salotto e vidi Jacob seduto sul divano insieme a mia madre, il dolore e la tristezza mi pervasero di nuovo e la mia goccia di serenità si asciugò in un baleno.
Devo sembrare contenta, devo esserlo, devo...
" Ciao" esclamai vedendoli.
" Amore!" dissero in coro Jake e mia madre mettendosi a ridere. Io non ricambia, mi limitai a sedermi sulla poltrona.
" E questo sarebbe un saluto? Puoi fare di meglio Nessie" continuò Jake alzandosi e avvicinandosi a me.
Mi prese il viso fra le mani e mi baciò. Mi allontanai troppo in fretta (per i suoi gusti) ma non avevo nè il coraggio e nè la forza per baciarlo più intensamente. Non avrei retto.
" Così va meglio" mi sussurrò andandosi a sedere.
" Jake mi stava dicendo che oggi vorrebbe portarti a La Push" intervenne mia madre con una risatina per il bacietto a cui aveva dovuto assistere.
" E poi ti potresti fermare per la notte" propose Jake.
Sbarrai gli occhi e il sangue mi si gelò nelle vene, anzi, divenne ghiaccio. Schegge che mi trafiggevano la pelle.
" Ah" commentai grattandomi la testa. " Dovrei studiare...molto" continuai accampando una scusa.
" Ma finiscila che sei bravissima! Ti basta usare la tua memoria e in un attimo saprai tutto" disse Jacob ridendo.
" Si puoi fare" intervenne mia madre.
No, no, no...passare la notte con...non riuscivo nemmeno a pensarci. Le scheggie nelle vene diventarono più forti.
" Allora? Usarai la tua memoria per studiare? Così possiamo stare insieme oggi"
Devi farlo felice, glielo devi.
" Sì" sussurrai con difficoltà.
Jacob mi sorrise a ventiquattro denti e dopo dieci minuti mi ritrovai già nella sua auto e poi a casa sua. Sudavo freddo e non riuscivo a smettere di tremare.
" Anche tua madre aveva sempre freddo quando era umana" disse Jake mentre mi faceva entrare in casa.
" Non ho freddo"
" Ma se non hai fatto che tremare per tutto il tragitto!"
Non è quello il motivo, credimi...
" Sto bene" mentii entrando e salutando calorosamente Billy.
" Nessie!" esclamò. "Sono contento di vederti" disse mentre guardava la tv. Jake non gli fece aggiungere altro che già mi aveva trascinato in cucina.
Mi prese improvvisamente per la vita e cominciò ad accarezzarmi i capelli.
" È così bello averti qui" mi sussurrò delicato.
" Davvero?" riuscii a dire cercando di non scoppiare a piangere per il dolore.
" Sì" disse sfiorandomi le labbra. Mi allontanai lentamente e scossi la testa.
" Stai bene?"
" Certo" dissi sorridendo forzatamente e sperando che non si accorgesse di quanto tutta quella situazione fosse difficile per me.
" Che cosa vuoi fare?" mi chiese stringendomi ancora di più la vita.
" Non lo so...tu che vuoi fare?"
" Una certa idea ce l'avrei" disse ridendo.
" Jake!" esclamai cercando di allontanarlo, senza successo.
" Perchè? Ora sei la mia ragazza, posso averti in tutti i sensi".
Quelle parole mi uccisero: sei la mia ragazza...dio quant'era difficile pensarla in quel modo!
" Andiamoci piano, okay?" dissi temporeggiando, ma la sua bocca era già vicina alla mia. Mi allontai usando tutta la mia forza, sia umana che vampiresca e riuscii a spostarlo.
" No Jake!" esclamai ansimando.
" Che ti prende Nessie?"
" Non chiamarmi Nessie!"
" D'accordo...che succede, Renesmee?" ripetè alzando gli occhi al cielo.
Cercai di ricompormi.
Ricordati che devi renderlo felice...
" Scusa, è che devo ancora abituarmi e..."
" E che cosa c'è da abituarsi?" mi interruppe. " Tu mi ami, io ti amo, non c'è nulla di così complicato"
Almeno fosse stato solo così.
" Sì hai ragione, è solo che...voglio davvero andarci piano".
Mi guardò per alcuni istanti e sperai che mi ascoltasse.
" D'accordo" disse infine prendendomi per mano. Uno sbadiglio mi prese alla sprovvista e Jake si mise a ridere.
" Meglio andare a dormire. un riposino pomeridiano non fa mai male" mi disse portandomi in camera sua.
Camera sua!?
Sbarrai gli occhi una volta arrivati davanti al letto.
" È abbastanza grande, ci dovremmo stare tutte e due" mi disse tranquillamente sedendosi dalla parte sinistra, accanto al muro.
Io non riuscivo a muovermi.
" Che fai ancora lì? Vieni" mi disse indicando il posto vuoto accanto a lui.
Lentamente, con il cuore a mille, mi sdraiai. Jake fu subito al mio fianco e mi strinse fra le sue braccia.
" Senti troppo caldo se ti tengo così?" mi sussurrò all'orecchio.
Avrei così tanto desiderato dirgli di sì...
" No" sussurrai chiudendo gli occhi.
" Va bene, allora per oggi dormiamo" disse sospirando e stringendomi di più a lui.
Per oggi?
Una lacrima silenziosa mi rigò il viso e desiderai essere lontana mille miglia...

Il mattino seguente per fortuna c'era scuola. Jake mi obbligò ad accettare un suo passaggio. Prima di scendere dall'auto mi sfiorò le labbra con un bacio e poi mi disse che sarebbe venuto a prendermi.
" No, non c'è problema Jake" cominciai. " Devo fermarmi qualche oretta a scuola, per un lavoro di gruppo, ci vediamo stasera" mentii.
" D'accordo, buona giornata!" mi disse sorridente. Ricambiai e poi uscii dall'auto.
Iris e Hope erano già arrivate, così mi vennero incontro.
" Ehi, ma chi era quel ragazzo?" mi chiese Iris curiosa.
" Un...amico?" risposi insicura su come presentarlo.
" E lo chiedi a me? L'ai pure baciato, secondo me poi tanto solo amico non è" continuò con una smorfia.
" Sì, in effetti è il mio...ecco..."
Non riuscivo proprio a dire quella parola, eppure ne avevo dette di peggio... avevo detto di amarlo.
" Il mio ragazzo" dissi infine mentre il cuore mi usciva dal petto.
" Non ci hai mai detto di averne uno!" esclamò Iris mentre entravamo nella scuola.
" È successo da poco" continuai con fatica.
" Ce lo devi far assolutamente conoscere, è molto carino" disse Hope.
Annuii distrattamente e poi mi preparai per la lunga giornata che mi aspettava. Non riuscivo a stare dietro a nulla: nè ai professori, nè alle lezioni, nè ai compiti in classe, e nè ad Iris e Hope che infatti continuavano ad insultarmi, dicendo che quel giorno stavo dormendo. Ma in realtà era come se fossi in un mondo a parte, in un'altra realtà.
Non volevo vedere come stavano realmente le cose.
Quando arrivò l'ora di letteratura non riuscii ad essere felice, come spesso mi succedeva quando sapevo che avrei visto Jayson, il che era molto preoccupante.
Entrai in classe, mi diressi al mio banco e mi sedetti confusa. Chiusi gli occhi, feci un respiro profondo e aspettai che il professore arrivasse. Distrattamente seguii la lezione, poi mentre il professore scriveva qualcosa alla lavagna, sentii di non riuscire più a stare chiusa in quella stanza. Era una sensazione difficile da spiegare: era come se quelle mura fossero diventate tutto ad un tratto la mia personale prigione. Perchè dovevo continuare a stare chiusa lì, se nel mio cuore desideravo essere in un'altra vita? Perchè continuare ad impegnarmi nella scuola quando non avevo più niente che mi facesse andare avanti, che mi facesse sentire bene?
Mi alzai di scatto dal banco.
" Che succede signorina Cullen?" mi chiese il professore mentre il resto della classe si girava a guardarmi.
Non risposi e presi il mio zaino.
" Signorina Cullen?" mi chiamò di nuovo il professore. Lo guardai senza battere ciglio e poi mi diressi verso l'uscita.
Il professore mi si parò davanti.
" Dove crede di andare? La lezione non è ancora finita"
" Mi lasci passare" dissi con freddezza.
Non me ne importava più di nulla: nè dell'educazione e nè di risultare una brava alunna. Volevo uscire di lì.
Dovevo, uscire di lì.
La mia testa confusa e dolorante non avrebbe avuto la forza di resistere ancora un'ora, non dopo tutto quello che mi stava succedendo, non dopo tutte le bugie che avrei dovuto continuare a dire per il resto della mia vita solo perchè avevo scelto di stare con Jake, di rendere felice una pesona a mio discapito.
" Signorina Cullen, non accetto questo comportamento" esclamò il professore indispettito.
Lo gaurdai senza dire una sola parola, poi lo aggirai e me ne uscii dalla classe senza guardarmi più indietro.

Appena fui nel corridoio scoppiai a piangere. Corsi fuori dalla scuola e mi appoggiai ad un muretto con gli occhi bagnati, la testa divisa e il cuore a pezzi.
Quant'era difficile convivere con le proprie scelte, per quanto giuste o sbagliate fossero!
Cercai di rilassarmi ma le lacrime non volevano smettere di scendere.
Poi, sentii una mano sulla mia spalla. Mi girai lentamente e mi ritrovai davanti l'ultima persona che avrei mai pensato: Jayson.
Lo guardai con gli occhi offuscati dalle lacrime e senza pensare minimamente alle conseguenze o a quello che avrebbe potuto pensare, gli gettai le braccia al collo.
Lo sentii irrigidirsi ma poi lentamente, sentendo che le mie lacrime non volevo fermarsi, ricambiò l'abbraccio, stringendomi a sè.
Fu una sensazione strana e piacevole allo stesso istante: come se il mondo si fosse fermato, come se tutto quello che avevo passato in quei giorni fosse solo un bruttissimo sogno, che quella era la vera realtà, la vera vita che avrei dovuto vivere. L'angoscia, la paura, l'ansia, erano passati. La Terra aveva ripreso a girare, tutto aveva più senso.
Lo sentii accarezzarmi i capelli.
" Va tutto bene" mi sussurrò.
Scossi la testa e lui mi tenne più stretta a sè. Avrei dovuto allontanarmi, lo sapevo, solo che...solo che non volevo farlo. Sarei potuta rimanere così per sempre. Non m'importava di nient'altro, solo di lui e del suo profumo che mi inondava il naso, la gola, che mi faceva quasi bruciare gli occhi da quanto era intenso. Sentivo il suo corpo appiccicato al mio e sapevo che era un errore esserne contenta ma ancora una volta non m'importò.
Mi tenne fra le sue braccia per qualche minuto senza dire nulla, il silenzio in quel momento era il suono più meraviglioso del mondo.
Cercai di ricompormi e lentamente sciolsi l'abbraccio. Jayson non mi permise di allontanarmi, mi teneva per la vita a un centimetro dal suo viso. Sarei potuta benissimo morire in quell'istate, tutti i miei sogni erano stati realizzati nel momento in cui gli avevo messo le baccia al collo...
" Va meglio?" mi chiese guardandomi profondamente negli occhi.
Annuii senza riuscire a parlare.
Alzò un dito e mi asciugò un'ultima lacrima.
" Che cosa è successo?" continuò.
" Perchè non sei in classe?" gli chiesi a mia volta senza rispondergli.
Lo vidi ridere divertito.
" Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda"
Feci spallucce. " La mia è più sensata"
" Io mi preoccupo per te...e la tua domanda è più sensata?" disse continuando a ridere.
Si preoccupava per me...?
" Anch'io mi preoccupo per te" e in quell'istante capii che era la verità.
Mi lasciò andare lentamente, senza staccare gli occhi dai miei.
" Ho detto al professore che stamattina hai avuto qualche problemino a casa e che non stavi molto bene, così mi ha mandato a cercarti".
Lo guardai seria per qualche istante.
" Mi hai...coperto?" chiesi senza respiro.
" Sì" rispose tranquillo.
" Perchè?" riuscii a mormorare.
" Te l'ho detto, è difficile vederti triste, voglio solo cercare di aiutarti" mi spiegò.
Senza rendermene conto sollevai un braccio e gli misi una mano fra i capelli. Erano morbidi, lucenti...perfetti. La tenni così per mezzo secondo e poi la tolsi via.
Jayson sorrise. " Perchè l'hai fatto?" mi chiese.
" Non lo so" risposi confusa. La mia testa non ragionava più, averlo così vicino, sapere che mi aveva coperta con il professore, che mi aveva abbracciata, che si preoccupava per me...mi faceva sentire la ragazza mezza vampira più fortunata del mondo, ma anche la più ebete al mondo!
"Te la senti di ritornare in classe?"
" No" risposi con una smorfia. " Ma devo per forza, giusto?"
" Puoi anche tornare a casa"
" Tornare a casa?" ripetei pensando a Jake.
" No" sussurrai scuotendo la testa in preda al panico.
" Ehi, è tutto okay, non sei obbligata a tornare" mi disse dolcemente accarezzandomi i capelli.
Lo guardai di scatto negli occhi.
" Vuoi venire con me?"
" Dove?" mi chiese curioso.
" Non lo so... da qualche parte, basta che non sia questa scuola".
Mi guardò qualche istante senza rispondere. Poi sospirò.
" Non vuoi..." sussurrai quasi triste. Poi immediatamente capii di essere in una situazione troppo conpromettente: che cosa stavo facendo? Ero tra le braccia di un vampiro sconosciuto e gli stavo chiedendo di venire via con me?
No, no, no...perchè non ne facevo una giusta?
Mi allontai di scatto da lui.
" Io...scusa...non dovevo..." balbettai confusa.
" Non dovevi cosa?"
" Tutto questo: l'abbraccio, la proposta di venir via con me...sono una stupida, nemmeno mi conosci e mi sono buttata fra le tue braccia..." non sapevo più come scusarmi o comunque cercare di giustificarmi in qualche modo.
Jayson mi si avvicinò di nuovo.
" Non c'è niente di cui ti debba scusare, mi sembra che anch'io abbia ricambiato l'abbraccio"
" Questo è il problema!" esclamai ansimando. " Tu non...dovevi. Ti rendi conto che mi hai..." mi fermai. Che altro potevo dirgli? Che abbracciandomi mi aveva fatto sentire al settimo cielo, come se avessi toccato la Luna? Che abbracciandomi tutto il mio mondo si era capovolto e che era meglio di quando era dritto? Che abbracciandolo avevo tradito un'altra persona? (almeno era quello che credevo), che abbracciandomi mi aveva fatto nascere il desiderio di farlo di nuovo, di sentirlo ancora vicino a me?
" Rems, io non capisco".
Lo guardai con gli occhi lucidi.
" Io non sono quella che credi...e tu..." mi fermai un momento. " Tu non sei quello che dici di essere, è tutto sbagliato capisci? Io...sto con una persona e non posso...ferirla. Non posso...affezzionarmi a te, anche se forse è già successo" dissi tutto in un sussurro consapevole di non star mentendo, forse per la prima volta.
Jayson mi guardava confuso ma forse in fondo, aveva capito perfettamente.
" La mia vita è un disastro e tu non puoi farci nulla, non puoi aiutarmi perchè mi renderesti tutto più difficile" continuai.
" Scusa" mormorò. " Hai perfettamente ragione. Io non ti conosco nemmeno" era diventato di punto in bianco glaciale. Mi fece quasi paura.
" Mi spiace averti messo in difficoltà" continuò. " Non succederà più".
E sapevo che sarebbe stata una promessa.

 

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Capitolo 13
*** 13 Capitolo ***


Quando mi lasciò da sola in mezzo al parcheggio mi sentii malissimo. Tutta la tranquillità e la pace che avevo provato stando fra le sue braccia, erano sparite, come se non fossero mai arrivate. Era una tortura sentirsi peggio di prima.
Non ero intenzionata a tornarme a scuola, così corsi fino a casa, anzi, fino a casa dei miei nonni.
Appena entrai nonna Esme mi sorrise.
" Che ci fai qui? E la scuola?" ma non mi chiese altro perchè appena mi videcon le lacrime agli occhi subito mi prese fra le braccia e cercò di consolarmi un po'. Mi fece sedere sul divano e mi lasciò sfogare. Per fortuna non c'era nessun'altro a casa, non volevo che mi vedessero in quello stato.
" Scusa" balbettai ad un certo punto.
" E di cosa?"
" Di questo teatro" dissi con una smorfia.
" Amore, non è successo nulla. Capita di avere dei momenti no"
" Momenti no" ripetei. " Io ce li ho da tutta una vita"
" Tesoro mio, basta però, okay?".
La guardai stranita. " Basta cosa?"
" Stare così male per via della tua natura. Lo so che è questo che ti preoccupa. Devi reagire, devi fare qualcosa. Accetta quello che sei, come abbiamo fatto tutti noi" mi disse con autorità ma senza perdere la sua dolcezza.
" Credimi nonna, ora come ora non è la mia natura il problema"
" Allora cos'è che ti fa star così male? E non dirmi nulla, perchè oggi non mi sei affatto sembrata il ritratto della felicità"
La guardai negli occhi.
" Sono solo combattuta con me stessa, ma d'ora in poi non vi farò più preoccupare" promisi. E in quell'istante capii che anon vrei più versato una lacrima. Sarei stata meglio, avrei resisitito, sarei stata forte, come una vera Cullen. IO avevo scelto. Nessuno mi aveva puntato una pistola alla tempia e mi aveva detto di scegliere Jake. Nessuno l'aveva fatto al posto mio. IO ero stata talmente stupida da aver scelto la parte più difficile: l'infelicità per salvare Jake e per non far soffrire tutti quelli che mi stavano vicino. Che cosa aveva detto zio Jasper?
" Se tu non l'avessi amato, non sarebbe stato un errore".
Bè, si sbagliava di grosso, ed era proprio per quel motivo che l'avevo scelto. Ora non potevo continuare a piangermi addosso, pensare a Jayson, desiderarlo, odiare Jake, odiare me stessa...no, sarebbe stato ancora più atroce. Avrei convissuto con la mia decisione e l'avrei fatto da persona matura.
Mi asciugai le lacrime e mi alzai dal divano.
" Devo andare nonna"
" Ma come..."
" Scusa e grazie di tutto" dissi correndo a casa in tutta fretta.
Mia madre era in cucina.
" Ehi, che ci fai a casa?"
" Non mi sono sentita molto bene questa mattina".
Si avvicinò e mi posò una mano sulla fronte.
" Mamma, lo sai che non mi posso ammalare" dissi alzando gli occhi cielo. Altra fortuna di essere metà vampira.
" Bè, non si sa mai. Sei una creatura così rara che tutto può succedere" mi disse sfiorandomi con un dito la punta del naso.
" Sarà solo un po' di stanchezza, vado a mettermi giù" dissi oltrepassandola.
" Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare?"
" No, grazie" dissi andando in camera mia.
Mi buttai sul letto e cercai di non pensare a nulla almeno per cinque minuti...quando finalmente mi addormentai.

Aprii lentamente gli occhi e notai che fuori dalla finestra era buio, probabilmente era notte o comunque sera tardi. Non avevo neppure cenato ma non avevo fame. Mi alzai a sedere e sentii una presenza accanto a me. Mi girai e alla luce della Luna notai Jake che dormiva beato. Alzai gli occhi al cielo, sicuramente non era riusciuto a non preoccuparsi. Mi sdraiai di nuovo.
" Jake?" lo chiamai sussurrando.
Non rispose. Provai di nuovo. Nulla.
Ancora, niente.
Sbuffai e provai a scuoterlo. Dormiva come se avesse preso un sonnifero.
Mi girai per guardarlo e ripensai a quello che avevo promesso quel giorno:
D'ora in poi non vi farò più preoccupare...
" Jake, perchè proprio io? Perchè hai scelto me?" sussurrai triste.
"No! Ce la farò. Ho promesso di amarti, di renderti felice. Mi sono stufata di piangere, di stare male. Ora tu sei la mia metà, tu sei la persona giusta" continuai in un sussurro. Lo sentii sbiascicare qualcosa ma non capii una sola parola, poi sbuffò e aprii gli occhi di scatto.
" AH!" urlai alzandomi a sedere.
" Oddio! Scusa, scusa, scusa..." disse prendendomi fra le sue braccia calde. " Non volevo spaventarti..scusa" ripetè.
" Tranquillo Jake" dissi ricomponendomi.
Mi lasciò andare e mi guardò in viso, per quanto potevamo vederci nel buio della stanza.
" Stai meglio? Oggi tua mamma mi ha detto che sei tornata prima da scuola perchè non stavi bene. Sono corso subito qui, ma stavi dormendo"
" Sto meglio Jake"
" Meno male, è vero che non ti puoi ammalare ma mi sono preoccupato".
Sorrisi e mi sdraiai di nuovo. Jake si appoggiò con il gomito al cuscino.
" Per fortuna hai un letto grande, altrimenti non ci saremmo mai stati" disse ridendo. Ricambiai e improvvisamente capii che forse, convincendomi che potevo provare un certo grado di felicità con Jake e che la scelta era stata mia, non doveva poi essere così male stare al suo fianco come sua fidanzata.
Mi girai per guardarlo. Mi avvicinai lentamente a lui e con sua sorpresa lo baciai.
Lui ricambiò con troppo entusiasmo, poi si allontanò.
" Perchè questo bacio?" mi chiese.
" Così" sussurrai.
" Ti amo Nessie"
" Io no"
" C..come?" balebettò spalancando gli occhi.
" Bè, se continui a chiamarmi così, non ti amerò per il resto della mia vita".
Scoppiò a ridere.
" Perchè odi tanto il soprannome Nessie?"
" Non lo so, non l'ho mai sopportato. Mi da fastidioso, non è per niente dolce"
" E quale ti piacerebbe di più?"
Ripensai a come mi avevano chiamato Iris ed Hope.
" Mi piace Resm"
" Resm" ripetè Jake e subito ricordai quel pomeriggio, quando Jayson mi aveva chiamata così. Non c'era paragone con l'effetto che mi aveva fatto sentirlo pronunciare da lui e ora da Jake...scossi la testa scacciando quei pensieri.
" Può andare" continuò. " Ci proverò, anche se per me ormai tu sei Nessie, quindi ti avviso che non mi sarà facile"
" Mi fa già piacere che ci proverai"
" Tutto quello che vuoi pur di renderti felice" mi sussurrò baciandomi la spalla.
Sorrisi e cercai di trattenere le lacrime. L'avevo promesso. Essere felice era il mio nuovo motto.
" Grazie" dissi girandomi per cercare di riaddormentarmi.
Subito le braccia di Jake mi circondarono.
" Notte Resm" disse con una risata. Probabilmente compiaciuto dall'avermi chiamata come desdieravo.
" Notte Jake" risposi guardando la Luna solitaria.

" Amore mio svegliati".
Qualcuno mi stava chiamando. Aprii lentamente gli occhi e vidi mia madre, mio padre, Jake e zia Alice in camera mia.
" Che succede?" sussurrai confusa grattandomi gli occhi.
" Tesoro mio, ha chiamato adesso il nonno"
" Nonno chi?"
" Nonno Charlie. Mi ha detto una cosa"
" Cosa?"
" La tua amica...Iris" continuò guardando mio padre.
" Iris? Che cosa è successo?" chiesi stranita.
Mio padre mi prese una mano.
" Ha avuto un incidente" sussurrò.
" Un incidente? Di che tipo?" chiesi nel panico.
Papà si girò dall mamma con espressione triste e giuro, che dai loro occhi perfetti, sembrava potessero scendere delle lacrime da un momento all'altro...

Nota dell'autrice:
Allora?? Che cosa ne pensate?? Spero che continuiate a seguirmi sempre con
interesse (: Volevo chiedervi una cosa che non c'entra molto cn la storia: l'avete visto Breaking Dawn??
Vi è piaicuto?? A me molto *-* Sopratt perchè finalmente abbimo visto Renesmee da grande !! baci!!

 

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Capitolo 14
*** 14 Capitolo ***


La notizia fu tremenda: Iris, aveva avuto un incidente. Un incidente? Peggio...lei non c'era più. Lei era...
" Morta?" sussurrai alzandomi dal letto. No, non era vero. Era uno scherzo atroce. Qualcuno me la stava facendo pagare per tutti quegli anni passati a mentire e a rigettare la mia natura. Doveva per forza essere così, non c'era altra spiegazione.
" Tesoro, ci dispiace davvero tanto..." cominciò mia madre, prima che la fermassi con una mano.
Non riuscivo a sentire altro.
Iris...morta...sparita...per sempre...queste le uniche parole che mi giravano in testa.
" Tutti fuori per favore" riuscii a dire.
" Amore.." disse Jake avvicinandosi.
" Ho detto tutti fuori" ripetei lentamente.
Mi guardarono un istante ma poi mi ascoltarono.
" Tu no papà" dissi sedendosi sul letto.
Mio padre guardò di sfuggita mia madre, annuì e poi chiuse la porta della mia camera una volta che furono tutti fuori.
Mi si avvicinò e mi prese fra le braccia.
Non riuscivo a piangere, mi era impossibile. Forse ero troppo stufa di versare lacrime...ancora una volta.
Guardavo semplicemente il vuoto.
" Lo so che è difficile" cominciò. " Anch'io una volta ho vissuto nel terrore di aver perso tua madre per sempre e so cosa significa...ma devi essere forte" disse con autorità anche se potevo percepire una dolcezza estrema dietro quelle parole.
Lo guardi in viso.
" Papà?" lo chiamai.
" Cosa?"
" Io non marirò mai, vero?" non so come poteva essermi uscita quella domanda in un momento così tragico.
" Hai la fortuna di vivere per sempre se non ti fanno nulla, ma ricordati che anche se non ti tagli o non ti ammali perchè sei forte, puoi sempre essere uccisa come un normale vampiro".
Era strano come mio padre parlasse di certe cose così tranquillamente e con sicurezza. Era consapevole del fatto che fosse giusto che io sapessi e che non mi spaventassi di fronte a quello che mi sarebbe potuto succedere.
" Non è giusto. Io vivo per sempre mentre lei è morta. Perchè io sì e lei no?"
" Lei non è nata da un'umana e un vampiro" disse mio padre sorridendo debolmente.
" Cosa faccio ora?"
Mi accarezzò i capelli.
" Tu cosa ti senti di fare?"
Ci pensai su qualche istante.
" Forse dovrei andare da Hope, starà malissimo"
" Mi sembra giusto, vuoi che ti accompagni?"
" Vorrà farlo Jake" dissi cercando di non fare smorfie.
Mio padre sciolse l'abbraccio e si alzò dal letto.
" Grazie papà" dissi trsite. " Avevo proprio bisogno del tuo conforto. Sapevo che potevi essere l'unico a farmi sentire meglio".
Con una sola eccezzione, pensai nella mia testa mentre ricordavo come mi ero sentita abbracciando Jayson...

Come avevo già previsto, fu Jake a volermi accompagnare da Hope. Prima che scendessi dall'auto, mi strinse la mano.
" Mi dispiace tanto" sussurrò serio.
" Gli umani muoiono, è la loro condanna" dissi guardando il cruscotto.
" Ma Iris era tua amica"
" Sì lo era e mi mancherà da morire" dissi lasciandogli la mano.
" Ti aspetto qui, fai pure con comodo".
Annuii e poi scesi dall'auto.
Andai subito a suonare il campanello e appena la mamma di Hope mi vide, mi abbracciò e poi chiamò sua figlia.
Non feci nemmeno in tempo a mettere un piede dentro casa che anche Hope mi era corsa fra le braccia, in lacrime. Aveva gli occhi gonfi e rossi, continuava a singhiozzare e il suo viso era pallido, peggio di un vampiro.
Ci sedemmo sul divano e Hope mi disse che il funerale sarebbe stato nel pomeriggio. Guardai l'orologio appeso al muro, erano solo le otto di mattina, probabilmente i miei mi avevano svegliato molto presto.
Hope mi raccontò anche che Iris era morta sul colpo:incidente d'auto. C'era di buono che non aveva sofferto.
" Tu vai a scuola stamattina?" mi chiese ad un certo punto.
" Non saprei"
" Forse dovresti andarci, per rassicurare i nostri compagni. Io non ce la faccio proprio".
Annuii e poi rimasi ancora qualche minuto a coccolarla fra le mie braccia. Era così fragile...così umana e così triste!
Mi accompagnò fino all'auto di Jake e glielo presentai per distrarla un po'. Jake fu davvero dolce, gli fece delle sincere condoglianze e Hope si limitò a rispondere con un mezzo sorriso. Poi mi salutò e mi disse che ci saremmo viste al funerale.
A quel pensiero, un brivido mi percorse tutto il corpo.
Mi feci portare direttamente a scuola.
" Sei sicura di volerci andare?" mi chiese Jake per l'ennesima volta mentre si fermava davanti all'edificio.
" Si, sono sicura. Hope mi ha chiesto di rassicurare un po' i nostri compagni e dire quando ci sarà il...funerale" dissi con fatica.
" D'accordo" disse, poi prima di lasciarmi andare, mi baciò dolcemente.
" Non sei solo in questa cosa" mi sussurrò.
" Lo so, grazie" risposi.
Era davvero carino, sapevo che avrebbe saputo prendersi cura di me.
La scuola era in lutto. Tutti avevano un viso triste e desolato. Sentii alcuni chiedersi se Hope si sarebbe fatta viva, mentre altri mi rivolsero la parola per chiedermi se sapevo qualcosa in più sulla morte di...era difficile accostare quella parola con il nome della mia amica.
Io rispondevo che Iris aveva avuto un incidente d'auto e che il funerale sarebbe stato quel pomeriggio e di far girare la voce.
Sembravano tutti sinceramente dispiaciuti, anche chi non la conosceva di persona. Molti piangevano e vidi alcuni professori confortare parecchi ragazzi.
Quando finalmente la campanella suonò, tutti scomparvero nelle loro rispettive classi. Io lentamente raggiusi la mia: inglese.
Invece di fare lezione, parlammo del senso della vita e della morte. Questi furono gli argomenti per tutta la mattinata. I professori volevano farci comprendere il valore della vita e di quanto dovevamo stare attenti in auto e di quanto dovevamo essere responsabili, non che Iris non lo fosse stata, per lei ci aveva pensato un camionista ubriaco...
Per l'ora di pranzo, tutti sapevano quando ci sarebbe stato il funerale e sicuramente sarebbero venuti tutti, anche solo per rispetto.
Entrai in mensa e lentamente presi un vassoio e una lattina di coca. Non mi andava altro. Notai che tutti erano tornati alla normalità, o quasi. Almeno, cercavano di reagire come meglio potevano.
Cercai un tavolo, ma appena ricordai che non mi sarei mai più seduta insieme ad Iris per mangiare, un vuoto allo stomaco mi fece quasi mancare il respiro.
Chiusi gli occhi e scossi la testa: dovevo essere forte.
Mi girai lentamente in cerca di un gruppetto di ragazzi a cui mi sarei potuta unire ma non trovai nessuno che m'ispirasse. Non c'era neppure Nathalie quella mattina, sarebbe potuto essere un bel pretesto per ricominciare a parlarci.
Poi lo notai.
Era seduto al suo solito tavolo, poco lontano dai cestini, ma era solo. Violet non c'era. Aveva davanti a sè il vassoio ma come sempre non toccava cibo. Solo in quel momento, rimasi a fissare i suoi perfetti lineameneti, leggermente squadrati, i suoi occhi grandi color ambra, le sue labbra disegnate alla perfezione, i capelli castano chiaro che gli ricadevano sulla fronte e il naso sottile. Non avevo mai visto niente di più bello... Immediatamente mi ricordai fra le sue braccia, quelle braccia sicure, e mi sentii dannatamente bene. È vero, tra le righe gli avevo fatto capire che non poteva aiutarmi, che non mi conosceva e che non volevo affezionarmi a lui, ma nell'istante in cui mi avvicinai al suo tavolo, non m'importava più di nulla. Al diavolo tutte le promesse, al diavolo Jake...dovevo parlargli, dovevo guardarlo negli occhi, sentirlo a pochi centrimetri da me. Sapevo di essere egoista ma in quell'istante volevo esserlo, avevo bisogno di esserlo.
Appena fui vicina a lui, alzò lo sguardo curioso ma non disse nulla. Io mi limitai a fissarlo in quegli splendidi occhi, poi mi feci coraggio.
" Posso...posso sedermi qui?" balbettai.
Ti prego fa che dica di sì, ti prego...
Si sporse verso l'altro lato del tavolo e mi spostò la sedia, facendomi segno di sedermi.
Non me lo feci ripetere due volte.
" Grazie" dissi tenendo fra le mani la lattina di coca.
Non mi rispose, si limitò a guardare il suo vassoio.
Passarono alcuni minuti e lui rimaneva immobile, senza batter ciglio come se davanti a lui non ci fosse nessuno. Mi faceva impazzire.
" Puoi, per favore, dirmi qualcosa?" chiesi quasi pregandolo.
Alzò lo sguardo e mi fulminò. Poi lentamente si addolcì.
" Dimmi tu che cosa vuoi che ti dica" mormorò tranquillo.
Ah, la sua voce...che suono delizioso...
" Dì quello che vuoi, basta che mi parli. Non ce la faccio più con questo silenzio"
" Ah" cominciò meditabondo. " Quindi, quando hai bisogno ti sono amico, quando invece ti do fastidio, mi mandi via come se non mi conoscessi nemmeno"
Capii all'istante a cosa si riferisse. Sicuramente all'ultima volta che avevamo parlato.
" Sei arrabbiato con me e fai bene" dissi annuendo.
" Non sono arrabbiato con te" disse alzando gli occhi al cielo e prendendomi la lattina dalle mani, aprendomela.
Me la porse di nuovo e mi sorrise impercettibilmente.
" Grazie" sussurrai cominciando a bere.
" Perchè vuoi che ti dica qualcosa?" chiese infine.
Lo guardai imbarazzata.
" Non lo so, forse ti sembrerà strano ma la tua voce mi...tranquillizza" spiegai aprendomi di nuovo come una stupida.
Perchè quand'ero con lui non riuscivo a mettere un filtro ai miei pensieri?
" E ho davvero bisogno di tranquillizzarmi" continuai senza guardarlo.
Lo sentii sospirare.
" Mi dispiace per la tua amica" disse sincero.
Finalmente lo guardai.
" Sì, anche a me. Lei...mi manca già da morire" dissi con una fatica enorme,come se ogni singola lettera pesasse quintali.
" Verrai al funerale oggi pomeriggio?" gli chiesi speranzosa.
" Non credo, passerò solo a casa dei suoi a fargli le condoglianze, per rispetto"
" Ah" commentai triste abbassando di nuovo lo sguardo. Poi il desiderio di vederlo di nuovo quel pomeriggio, prese il sopravvento.
" E se..." cominciai guardandolo. " Ti chiedessi io di venire?"
Mi fissò per alcuni istanti. Quello sguardo profondo come l'oceano...
" E perchè mai? Non ti accorgeresti nemmeno di me se venissi"
Impossibile, pensai con una smorfia.
" Per favore...ho bisogno di..."
Te...conclusi nella mia testa.
" Di?" m' incoraggiò.
" Di qualcuno che conosco. A parte Hope, non ho altri amici"
" Quindi ora sono tuo amico?" mi chiese curioso.
Cavoli, perchè doveva rendere tutto così complicato?
" Sì" sussurrai.
Mi sorrise e poi annuì.
" Ci sarò" promise.
" Davvero?" chiesi sorpresa.
" Se vuoi che venga, ci sarò" ripetè.
" Sì, lo voglio" dissi spaventata dalle mie stesse parole fuori controllo.
" Come mai non c'è tua sorella oggi?" gli chiesi mentre mi accompagnava alla prima lezione del pomeriggio.
" Aveva i suoi soliti impegni" disse distratto.
" Ah" commentai poco convinta.
Arrivammo davanti alla porta dell'aula e i ragazzi ci sorpassarono per entrare.
" Buona lezione" mi disse con un mezzo sorriso prima di voltarsi. Senza rendermene conto, lo fermai per un braccio. Lui si girò lentamente.
" Che c'è?" mi chiese confuso.
" Grazie Jayson" mormorai.
" E di cosa?"
" Per aver accettato di essere mio amico e per venire oggi al funerale".
Mi sorrise tranquillo e poi mi sfiorò la mano per toglierla dalla presa sulla sua camicia. Quel contatto mi fece sobbalzare.
" Di nulla" disse prima di andarsene.

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Capitolo 15
*** 15 Capitolo ***


Premessa: Miei cari lettori, questo capitolo è un po' lungo ma volevo scriverlo per bene! Buona lettura (:

Non ero mai stata ad un funerale e avevo sempre sperato di non andarci mai ma non fu così.
Mi preparai con difficoltà, non sapevo che cosa indossare: nero? Bianco? Colorato? Alla fine optai per una camicietta nera che mi aveva prestato zia Alice e un paio di jeans, niente di così estremamente formale o troppo elegante. Mi legai i capelli in una treccia lasciandomi qualche ciocca al vento, poi scesi al piano di sotto. Erano venuti a trovarmi nonno Carlisle, nonna Esme, Jasper e addirittura nonno Charlie. ( Emmet e Rosalie non erano ancora tornati dal loro viaggio di nozze ).
" Grazie per essere tutti qui" dissi mentre arrivava anche Jake.
Tutti mi sorrisero e mi vennero ad abbracciare, uno per uno. Notai che erano tisti ma probabilmente lo erano per me. Già non ero nel pieno delle mie forze e della mia lucidità mentale, per diversi motivi, questa poi, era davvero stata l'ennesima batosta.
Sperai che la vita, prima o poi, la smettesse di torturarmi.
" Pronta?" mi chiese Jake.
" Ascolta, ti spiace se ci vado...da sola?" dissi guardandolo negli occhi.
" Come da sola?"
" Sì Jake, ti prego"
" Come? Non capisco..."
" Jake,lasciala fare" intervenne nonno Carlisle. A quelle parole, Jake annuì deluso.
" Lascia almeno che ti accompagni fuori" disse prendendomi per mano.
Salutai di nuovo tutti e poi lo seguii.
" Grazie Jake" dissi con un mezzo sorriso.
" Se preferisci così"
" È una cosa che devo affrontare da sola ma grazie davvero, ci sei sempre per me".
Jake mi si avvicinò e mi sfiorò le labbra poi continuò più deciso. Mi avvicinò di più a lui, la sua pelle bruciava.
" Jake" sussurrai appena mi lasciò il tempo di respirare ma non mi lasciò andare, mi chiuse di nuovo la bocca, premendomela contro la sua. Riuscii poi ad allontanarmi.
" Mi sono fatto prendere"
" Ho notato!" esclamai scuotendo la testa.
" Scusa, ma se non posso baciare così nemmeno la mia ragazza, con chi devo farlo?"
Alzai gli occhi al cielo.
" Non dirmi che non ti è piaciuto..."
" Sì" sussurrai con un mezzo sorriso.
Bugia.
" Se vuoi posso riprovare..."
" Lascia perdere Jake, ci vediamo stasera" dissi in fretta, prima di sfrecciare via con la mia corsa.

Al funerale, come avevo immaginato, ritrovai mezza scuola, se non tutta. C'erano anche parecchi genitori. Subito vidi Hope che mi abbracciò come quella mattina.
Vedere la bara di legno piena di fiori, fu atroce. Cercai di non pensarci e mentre prendavamo posto notai Jayson, appoggiato al muro poco distante da me. Mi fece un cenno con la mano. Io sorrisi, vederlo era sempre un piacere immenso, anche di fronte a tutto quel dolore. Mi chiedevo come fosse possibile. Probabilmente non me lo sarei mai spiegata.
Presi posto, circondando le spalle di Hope per farle forza.
La cerimonia fu molto semplice e breve, poi raggiungemmo subito il cimitero. Mi ci volle tutta la forza possibile per avvicinarmi alla bara di legno e salutare per l'ultima volta Iris.
Sfiorai il legno con una mano e mi sentii davvero uno schifo. Sentivo dietro di me piangere e potevo anche immaginare chi fosse: Hope e la madre di Iris.
Alzai lo sguardo e incrociai quello di Jasyon che mi diede un po' di forza, poi guardai la bara di Iris.
" Mi dispiace" sussurrai. " Mi dispiace.." ripetei con la lacrime agli occhi. " Avrei potuto fare qualcosa e invece.." mi bloccai e una lacrima cadde su una rosa bianca che faceva parte del grosso mazzo posto sopra la bara.
" Riposa in pace" dissi chiudendo gli occhi e lasciando che le lacrime mi bagnassero il volto. Mi voltai lentamente e mi rivolsi alla madre di Iris.
" Ci mancherà tantissimo. Senza di lei non sarà la stessa cosa ora" riuscii a dire. La madre mi abbracciò tenendomi stretta a sè mentre la sentivo piangere.
Straziante. Ingiusto.
Mi allontai mentre la fila per l'ultimo saluto ad Iris si allungava sempre di più.
Mentre camminavo tra l'erba, notai le altre tombe di gente sconociuta. Quanta gente muore al mondo? Un numero incalcolabile...
Mi sentii improvvisamente persa, vuota. Le lacrime non smettevano di scendere. Poi sentii un braccio circondarmi le spalle. Subito riconobbi quel profumo: Jayson. Mi girai per guardarlo con gli occhi gonfi di lacrime e, per la seconda volta, mi buttai fra le sue braccia. Chi se ne importava di tutte le promesse fatte! In quel momento poteva interessare a qualcuno?
Lui mi tenne stretta a sè e io mi strinsi ancora di più a lui. Era strano come i nostri corpi stavano decisamente bene uno appiccicato all'altro. Quando poi mi sfiorò i capelli con un bacio, mi sentii ancora più male e piansi di più. Dopo qualche secondo erano rimasti solo i singhiozzi, le lacrime erano finite probabilmente.
" Non è che adesso ti allontanerai, dicendo che non mi vuoi più e che hai sbagliato ad abbracciarmi?" mi chiese tenero, mentre mi teneva ancora stretta.
" No" dissi rendendomi conto di quanto stessi dicendo la verità.
" Meglio così, perchè non ho intenzione di lasciarti andare" sussurrò dolcemente.
Sorrisi debolmente a quelle parole e mi allontanai di qualche centimetro per guardarlo in viso.
" Mi porti via di qui?" gli chiesi con un filo di voce.
Mi fissò per qualche istante e tenendomi per la vita mi condusse verso la sua jeep. Mi aprii la portiera e vi entrai. Rendermi conto che ero salita in macchina di Jayson fu davvero una sensazione tremanda ma meravigliosa. Profumava come lui e i sedili erano morbidi. Anche dentro era pulitissima. Lui si sedette al posto di guida e mi guardò.
" Tutto bene?" mi chiese come se non dovesse esserlo.
Mi limitai a sorridergli, a rilassarmi sul sedile a chiudere gli occhi. Poi partì per una meta a me sconosciuta...


"Resm?"
Una voce splendida mi stava chiamando. Allungai una mano senza aprire gli occhi. Sentii sotto le dita qualcosa di morbido e vellutato. Non avevo il coraggio di aprire gli occhi, avevo paura di svegliarmi da questo meravilgioso sogno. Lì nessuno moriva, tutto era bello, profumato, morbido. Sembrava di essere seduti su un prato di petali di rose...
" Resm? Svegliati" mi sussurrò di nuovo la voce melodiosa. Lasciai scivolare appena la mano e lentamente aprii gli occhi, ero troppo curiosa di sapere che cosa stessi toccando.
Quando fui sveglia completamente, il mio cuore arrivò in gola e cominciò a battere all'impazzata. Jayson era a pochi centimentri da me, con uno sguardo incredibilmente fantastico e la mia mano era sul suo...viso. Quasi mi mancò il respiro. Lo stavo toccando e lui non faceva una piega. Si era fatto accarezzare senza mandarmi via.
Mi alzai leggermente e ritrassi la mano.
" Mi sono addormentata" dissi grattandomi gli occhi e cercando di ricompormi.
" Sì, me ne sono accorto" disse sorridendo.
" Sarà stata la tua guida...è rilassante"
" Interessante...ho la voce che tranquillizza e la guida che rilassa" disse meditabondo e soddisfatto, ma con un pizzico di ironia.
" Bè, a me fanno questo effetto, poi non so agli altri" risposi ingenuamente.
Rise divertito e poi mi guardò negli occhi.
" Scendiamo?" mi chiese.
" Dove siamo?" chiesi aprendo la portiera.
" Benvenuta nella mia umile dimora" disse ridendo.
Appena scesa, mi guardai attorno e davanti a me vidi una casetta davvero carina: semplice ma tenuta bene.
" Perchè...perchè..." non riuscivo a parlare.
" Tranquilla Resm" mi sussurrò alle spalle spingendomi verso la porta d'entrata.
L'aprì e mi fece entrare. Era davvero bella anche dentro. Poi, come una sciocca, scoppiai a ridere.
" Cosa c'è?" mi chiese confuso.
" Non lo so" dissi con un'altra risata, mentre mi faceva segno di seguirlo in salotto.
Continuavo a guardarmi intorno come una bambina a cui hanno appena regalato un viaggio nel mondo delle meraviglie. Non potevo credere di essere a casa sua.
Jayson si sedette sul divano, io rimasi imbambolata, poco distante dalla porta.
" Come stai?" mi chiese scrutandomi. Capii il perchè di quella domanda.
Ricordai Iris e il suo funerale...
" Potrei stare meglio" dissi abbassando lo sguardo. " Non sarà facile, lei era davvero un'amica"
" Sì, vi ho viste insieme. Vi trovavate bene"
" Più che bene" poi scossi la testa.
" Non ti va di parlarne" mi disse. Non era una domanda, aveva già capito.
" Sì, per favore" sussurrai. "Lo so che questa giornata dovrebbe essere di lutto ma sono sicura che Iris non avrebbe voluto che me ne stessi qui, a piangermi addosso...lei amava ridere" ricordai con nostalgia e poi a dirla tutta, avrei avuto tempo per sfogarmi, per stare male.
Avevo davanti l'eternità e il ricordo di Iris sarebbe fissuto dentro di me per tutto quel tempo.
Jayson annuì comprensivo.
"Ti sembra così strano essere qui?" mi chiese poco dopo.
" Devo essere sincera?"
Annuì.
" Sì, mi sembra strano" dissi.
" E posso sapere come mai?"
" Non lo so. Forse perchè, oltre alla mia, ho appena varcato la soglia di un..." mi fermai diventando seria di colpo.
" Un?" mi incoraggiò affilando lo sguardo.
" Un...ragazzo...molto...gentile..." continuai imbarazza e stranita. Come mi era uscita quella frase?
Jayson si alzò dal divano.
" Sicura che intendessi dire quello?" mi chiese con un fascino irresistibile, quasi da farmi venire i brividi.
" Certo..." dissi deglutendo lentamente. Non capivo già più nulla.
Ormai era quasi vicino a me, volevo indietreggiare ma non riuscivo a muovermi: immobilizzata, come sempre.
" Non è che intendevi dire, a casa di un..." si avvicinò al mio orecchio e mi pose una mano sul collo. Il mio stomaco ebbe un sobbalzo. " Vampiro" mi sussurrò tranquillo.
Sbarrai gli occhi, cominciai a tremare e a sentire il respiro corto.
" Shhh, tranquilla" mi disse prendendomi fra le braccia (ormai era diventata una piacevole abitudine fra noi due).
" Io..." cercai di dire ma non riuscivo a parlare. Forse lo capii, perchè parlò lui.
" Ho sempre capito che avevi capito" disse sorridendo, mentre sprofondavo la testa nel suo petto profumato.
" Non sei una Cullen per niente" aggiunse.
" Conosci la mia famiglia?" chiesi con difficoltà.
" Tutti la conoscono, siete famosi fra i vampiri, tuo nonno è un uomo molto influente e tua madre, bè...è famosa anche lei" continuò cullandomi fra le sue braccia. Ancora non riuscivo ad emettere alcun suono.
" Non c'è motivo di preoccuparsi, solo che mi stavo chiedendo una cosa" continuò.
" Cioè?" chiesi finalmente, guardandolo in viso.
" Tu non sei una vampira, giusto? All'inizio credevo che lo fossi. Poi ho sentito che ti batte il cuore, ti ho vista piangere, ti ho vista mangiare e una delle prime volte che abbiamo parlato insieme, ricordo che mi dissi che non stavi bene perchè non avevi dormito la notte"
" Non lo sai?" gli chiesi quasi contenta.
" Sapere cosa?"
" Allora i Cullen non sono poi così famosi. Nessuno sa che hanno una figlia e una nipote in casa che è mezzo sangue?"
Mi guardò stranito per qualche secondo.
" Sei...?" non finì la frase.
" I miei mi hanno avuta quando mia madre era ancora un'umana"
" Wow" commentò. " L'avevo detto che eri interessante" disse sorridendo.
Ricambiai con un mezzo sorriso e poi scolsi l'abbraccio andandomi a sedere sul divano. Lui fece lo stesso, restandomi più che vicino.
" E che cos'hai preso dalla parte vampira?" mi chiese curioso.
" Sono veloce nella corsa, ho una momoria molto forte, non mi ammmalo, non mi ferisco e mio nonno crede seriamente che ormai non crescerò più, probabilmente rimarrò imprigionata nei miei diciassette anni, come mio padre...posso farti una domanda io adesso?"
" Dimmi"
" Perchè non mi hai mai detto che sapevi che avevo capito?"
" Bè, lo sai, noi vampiri dobbiamo tenere segreta la nostra natura e non ero del tutto sicuro su di te. Poi mi sono detto: è una Cullen, non può che essere una vampira. Solo che ti vedevo fare tutte quelle cose da umana e i dubbi continuavo a salire. Mia sorella ha azzardato che forse avevi lo stesso cognome ma che non c'entravi nulla con loro. Poco convincente per i miei gusti"
" E perchè oggi mi hai rivelato chi sei? Potevo anche essere semplicemente un'umana".
" Ho appena varcato la soglia di un ragazzo molto gentile" disse imitandomi, mentre facevo una smorfia.
" Ho capito al volo che intendevi dire di un vampiro" aggiunse. "Ma sapevo che non avresti mai avuto il coraggio di dirlo ad alta voce, quindi l'ho fatto io per te. Anche perchè sinceramente mi sono parecchio stufato di fare finta che tu non sappia nulla, quindi meglio tagliare la testa al toro, no?" finì di spiegarmi tranquillo.
Annuii.
" E tu puoi stare alla luce del sole?" mi chiese subito dopo.
" Altro vantaggio dell'avere una parte umana" risposi con un mezzo sorriso.
" E tu..." ripresi con difficoltà. " Anzi, voi, di cosa vi nutrite? Voglio dire, siete come la mia famiglia?"
Mi guardò profondamente negli occhi.
" La mia famiglia si nutre di quello umano e fino a qualche anno fa anche io e mia sorella ci nutrivamo di quello".
Ebbi un brivido.
" Poi però la storia di tuo nonno Carlisle e della sua teoria sul fatto che i vampiri possono benissimo restare in forze anche con il sangue animale, è arrivata fino a noi e ci ha incuriositi. Io e mia sorella avevamo sempre odiato essere dei mostri, uccidere le persone. Non l'abbiamo mai accetato, così siamo scappati"
" Scappati?"
" Sì, un giorno ce ne siamo semplicemente andati e abbiamo cominciato a sperimentare anche noi il sangue animale. All'inizio è stata durissima, la seta era fortissima. Poi col tempo ce l'abbiamo fatta e ora è naturale. Come lo è per la tua famiglia. Bè, per mia sorella ogni tanto è ancora dura stare a contatto con gli umani"
" Lo è anche per te?"
" No, non è poi così crudele. Ho un forte autocontrollo, non so nemmeno io da dove sia venuto fuori" disse scuotendo la testa.
" Mio padre dice che lui ha sempre avuto un forte autocontrollo perchè si è rifiutato categoricamente di essere un mostro. Per lui non c'è cosa più triste e dolorosa al mondo"
" Sì, forse anche per me è la stessa cosa"
" Quindi...a me come mi senti?" chiesi curiosa.
" In che senso?"
" Bè, io sono metà umana e nel mio corpo scorre sangue. Come mi senti?" chiesi di nuovo.
" Io ti sento bene" disse ridendo.
" Dai, hai capito cosa intendo"
" Hai un buon profumo, non come gli umani. Un po' più intenso. Per mia sorella è stato difficile starti vicino. Quasi più che con gli altri umani"
" Davvero?"
" Sì, dice che sei speciale. Che il tuo sangue dev'essere qualcosa di incomparabile. Forse perchè, come mi dicevi, sei mezzo sangue"
Un altro brivido mi percorse la schiena. Forse se n'era accorto perchè mi cinse le spalle con un braccio.
" E tu invece come mi senti?" chiese a sua volta.
" Bè, io sono più abituata ad avere vampiri per casa"
" Quindi ti sono indifferente?" mi chiese quasi deluso.
Almeno...pensai nella mia testa.
" No, sei leggermente diverso. Mi fai un effetto...strano"
" Strano?" ripetè confuso.
" Strano ma...piacevole"
" Spiegati"
" Come ti dicevo, tutta la mia famiglia è vampira. Pura vampira intendo. Solo io sono mezzo sangue, quindi sono abituata al loro odore, alla loro bellezza estrema, ai loro occhi, a come ti parlano...per me sono cose normali, a differenza magari di un umano. Mentre con te è stato tutto il contrario. Il tuo profumo lo sento più forte e detto fra noi, è buonissimo".
Lo sentii ridere.
" I tuoi occhi mi confondono, e anche tanto. La tua bellezza, non mi rimane indifferente e neanche la tua eleganza e il tuo modo di parlare...." non finii la frase.
 Mi stavo aprendo con Jayson? Gli stavo dicendo davvero tutto quello che sentivo?
" Il mio modo di parlare?" m' incoraggiò.
" Bè, mi piace...tanto. E quando sento la tua voce mi sento bene" la mia invece divenne un sussurro.
Jasyon mi guardò in viso, io non avevo il coraggio di girarmi.
" Quindi, se ho capito bene...ti piaccio?" mi chiese tranquillo.
Deglutii lentamente e finalmente riuscii a guardarlo in viso.
" Devo risponderti per forza?"
Scoppiò a ridere.
" Tu mi piaci Resm, non ho paura a dirtelo"
" Piacere in che senso? Perchè sono mezzo sangue?"
" No" mi disse intensamente. " Mi piaci, punto e basta. Potevi anche essere un'umana. Non m'importa di che razza fai parte. Sei...speciale e quando sono con te, tutto diventa dannatamente complicato, ma non so perchè, non mi dispiace affatto. Vorrei che fosse sempre così se il risultato è parlarti, starti vicino o ascoltarti".
Mi girai con tutto il corpo verso di lui.
" Ti stai...ti stai...dichiarando? Con me? A me?" chiesi confusa.
" Più o meno sì, ma..." si bloccò facendomi morire.
" Ma cosa?"
" Mi hai detto di stare con una persona e che non puoi ferirla" mi disse quasi triste. "Ricordi?"
Eccome, era il riassunto della mia vita. Improvvisamente il viso di Jake mi venne alla mente.
Vattene! Non ora ti prego!
Mi avvicinai al viso di Jayson, sempre di più, fino a chè potei sentire il suo respiro freddo sul mio mento. Mi sarebbe bastato un semplice gesto e avrei potuto toccare le sue labbra perfette, ma mi limitai a dargli un bacio sulla guancia.
" Sì, sto con una persona" gli sussurrai all'orecchio.
Lui sospirò frustrato.
" Sono arrivato troppo tardi" disse con un mezzo sorriso.
Mi allontanai per guardarlo negli occhi. Perchè questa ingiustizia maledetta?
" La ami questa persona?"
No, no, no e ancora no..
" Sì" sussurrai trattenendo le lacrime. Jayson mi accarezzò i capelli.
" Contro l'amore allora non posso farci nulla" mi disse tranquillo. " Spero solo, che ora che sai quasi tutto di me, chi sono e cosa provo per te...non cambi nulla, voglio dire, possiamo comunque essere amici, giusto?"
Annuii allontanandomi da lui, meglio evitare di stargli così vicino.
" Meglio così, perchè non voglio rinunciare a te. Come amica intendo"
Sorrisi forzatamente.
" Sai, dovresti venire a casa mia. A mio nonno farebbe piacere conoscerti, anzi, conoscervi. In fondo, siete dei vampiri sconosciuti che hanno applicato la sua teoria" dissi per distrarmi.
" Sì, mi piacerebbe incontrarlo di persona" rispose contento.
" Allora perchè non ci andiamo ora? Sarà sicuramente a casa"
" Volentieri" disse alzandosi mentre io facevo lo stesso.
E in quell'istante mi sentii ragionevolmente bene. Che strano: non avrei mai più rivisto Iris, Jayson mi aveva confermato di essere un vampiro e oltretutto mi aveva detto che gli piacevo, io avevo risposto di amare Jake, con difficoltà ma l'avevo fatto. Lui si era limitato a restarmi amico...tutto stava andando nel verso contrario. Desideravo Jayson come non mai,anche se apevo che non avrei mai potuto averlo, eppure non riuscivo a stare male. Forse perchè nonotante tutto, lui era lì con me.
" Grazie" gli dissi mentre entravo in auto.
" Per cosa?"
" Per tutto. Stavo così male per la morte di Iris, bè, se ci penso ancora..." non finii la frase. " Comunque" ripresi. " Grazie, perchè mi hai aiutato a non essere più triste, era quello che volevi, giusto?"
" In parte sì" disse con un sorriso, mentre chiudeva la portiera. " Andiamo da tuo nonno Carlisle, allora?"
Annuii e poi mise in moto l'auto.
In parte sì...
Anch'io, in parte avevo avuto quello che desideravo. Peccato per quell'altra metà di desdierio...avere Jayson...
Scossi la testa. Meglio non ricadere nel dolore, almeno per ora.


 

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Capitolo 16
*** 16 Capitolo ***


Spiegai a Jayson la strada di casa e in meno di venti minuti arrivammo.
La casa dei nonni era sempre impeccabile e quando entrammo profumava di narciso e giglio. Sicuramente era stata zia Alice, era capace di andare a raccoglie personalmente i fiori e di lascairli in giro per casa.
" Nonno, nonna?" chiamai esitante.
Stavo davvero per fargli conoscere Jayson? Mi sembrava una pazzia...
" Tesoro, siamo in salotto" urlò la nonna. Mi girai da Jayson.
" Puoi stare nascosto qui un momento? Ti chiamo io"
" Perchè scusa?"
" Devo..devo ancora pensare a come presentarti" balbettai grattandomi la testa.
Jayson mi si avvicinò e mi pose le mani sulle spalle.
Ebbi un brivido, sperai non ne se fosse accorto.
" Perchè non fai fare a me?"
Lo guardai negli occhi e per un istante mi persi. Quando ripresi lucidità riuscii a parlare.
" Sicuro?"
" Certo, mi presento da solo" mi confermò sorridendo.
Annuii e poi gli feci strada verso il salotto. Sul divano erano seduti nonna Esme, nonno Carlisle e zia Alice con zio Jasper. Sulla poltrona mia madre era in braccio a mio padre e accanto, seduto per terra c'era...Jake.
Oddio! Deglutii lentamente. Cos'era, mi stavano aspettando tutti? Non è che zia Alice aveva visto qualcosa e ne aveva parlato con gli altri?
" Che ci fate tutti qui?" dissi mentre Jayson mi veniva di fianco.
" Salve" salutò contento. La mia famiglia lo guardò per un momento senza dire nulla, poi guardarono me, poi di nuovo lui. Sembravano spaesati.
" Mi chiamo Jayson e tu devi essere Carlisle, giusto?" disse guardando mio nonno che si era alzato dal divano venendoci incontro.
" Esatto, ci conosciamo?"
" Non esattamente. Mi sono trasferito qui con mia sorella da un annetto, circa. Veniamo dal massachusetts" mentre Jayson parlava notai che tutti si erano alzati. Jake mi guardava confuso, anche mio padre e mia madre. Feci finta di nulla e mi concentrai sul viso di mio nonno che ascoltava con interesse. Alice era l'unica che era venuta al mio fianco e anche lei sembrava interessata dal giovane.
" È lui quello di cui parlavi quando sei venuta a casa a trovarci?" mi sussurrò con un sorriso.
" Sì" risposi tranquilla. " Lo sapevi che saremmo venuti, vero?"
" Può darsi" rispose trattenendo una risata.
Jayson continuava nella sua spiegazione, mi ero persa un passaggio perchè entrambi usavano già la parola vampiro.
" E così io e mia sorella abbiamo sperimentato la tua teoria"
" Quindi anche voi vi nutrite di sangue animale" intervenne mio padre.
" Esatto" rispose Jayson sicuro. " Non è stato per niente facile ma ci abbiamo provato e i risultati sono stati notevoli"
" E la tua famiglia?" chiese nonna Esme.
" Loro sono ancora in Massachusets e non credo vogliano diventare come noi. Loro sono contenti di cibarsi di sangue umano, non gli importa nulla di commettere un reato così atroce. Mi dispiace dover dire che sono i miei...genitori" disse con difficoltà.
" Chi ti ha trasformato?" chiese mia madre curiosa.
" È stata Violet, mia sorella, nel lontano 1949".
Ora anch'io ascoltavo con interesse, questa parte non me l'aveva ancora raccontata.
" Mi piaceva parecchio scalare le montagne, ero un ottimo alpinista. Purtroppo un giorno dovetti affrontare un grosso orso e bè, non me la passai molto bene. Per fortuna Voiolet era lì in cerca di alcuni...alpinisti" disse schierandosi la voce e facendo capire che era lì' per cibarsi. " E ha incontrato me. Disse che capì subito di non volermi uccidere. Voleva solo che mi salvassi, così mi ha trasformato"
" L'ha fatto da sola?" chiese mio nonno sorpreso.
" Proprio così"
" E mi dicevi che. sempre da soli, siete riusciti ad autocontrollarvi e ad imparare a nutrirvi di sangue animale?"
" Certo"
" Davvero molto notevole. Mai vista una cosa del genere" commentò nonno alquanto interessato.
" Anche nostro figlio Emmett è stato sbranato da un orso e la nostra Rosalie l'ha trasformato per salvarlo" intervenne nonna Esme. " Ora sono via, ma mi piacerebbe farteli conoscere"
" Sarà un vero piacere" rispose Jayson educato.
Feci l'errore di girarmi di sfiggita verso Jake e vidi i suoi occhi puntati su di me.
" Vieni, accomodati" disse ad un certo punto mio nonno facendo strada a Jayson verso il divano. Tutti ripresero i propri posti e poi passai alle presentazioni.
" Lui è mio zio Jasper" dissi indicandolo. Jayson gli fece un cenno con il capo e lo zio ricambiò tranquillo. " Lei è la sua compagnia, mia zia Alice"
" Ciao" disse allegra e sorridente. Jayson ricambiò.
" Lei è mia nonna Esme...nonno Carlisle lo conosci già" dissi passando oltre. "Lui è mio padre, Edward e lei mia madre, Bella"
" È davvero un piacere conoscervi. Dalle mie parti si parla tanto di voi"
" Davvero?" chiese mia madre stranita.
" Certo, siete andati contro tutte le regole, solo per...amore. È una cosa che molti non comprendono, ma vi rispettano e inoltre sono molto curiosi. Tutti si chiedono come tu Edward sia riuscito a non farle del male quando era umana"
" È come hai detto tu, solo per amore" disse prendendo la mano di mia madre.
Jayson sorrise.
" Lui invece è Jake" dissi abbassando lo sguardo.
" Il suo ragazzo" disse lui alzandosi in piedi. Era poco più alto di Jayson e sapevo che alzava le spalle per sembrarlo ancora di più.
" Piacere" disse Jayson educato, ma nella sua voce sentii un velo di freddezza o forse, era la mia immaginazione.
" Il nostro Jake è un licantropo" intervenne mio nonno.
" Davvero? Non ne ho mai conosciuto uno"
" Bè, ora lo conosci" rispose acido risendendosi a terra. Jayson mi guardò senza dire nulla, poi presi posto accanto a Jake mentre lui si sedeva sul divano vicino a zio Jasper.
" E dimmi, Jayson" ricominciò mio padre. " Tu e tua sorella siete di quei vampiri che hanno qualche dote particolare?"
" Mia sorella sì. Lei sa rievocare i ricordi del passato. Lo fa in un modo straordinario, è come se ti trovassi davvero dentro al ricordo...è pazzesco" disse orgoglioso.
" È il potere contrario a quello di nostra figlia Alice. Lei vede nel futuro" disse nonno Carlisle.
" Sì, ma sono visioni parecchio incerte" puntualizzò lei con un filo di tristezza.
" E tu invece, che dote hai?" chiese mia madre.
" Nessuna. Bè, mia sorella dice che so capire molto bene le persone e soprattutto capisco quando soffrono, non so se può essere definito un dono"
Ecco perchè aveva capito immediatamente il mio stato d'animo già la prima volta che ci eravano visti e aveva cercato in tutti i modi di farmi sentire meglio...
" Mio padre legge nel pensiero mentre mio zio Jasper controlla l'umore" dissi continuando sull'argomento poteri.
" Leggi nel pensiero?" chiese sbalordito Jayson.
" Già, con un due sole eccezioni, mia moglie Bella e mia figlia. Quand'era più piccola sentivo cosa pensava, poi ad un certo punto
non sono più riuscito"
" Davvero? E come mai?"
" Non lo sappiamo" ripose mia madre. "Ma ci piacerebbe tanto scoprirlo, forse un giorno..."
" E tu invece Resm, che potere hai?"
A quel nome tutti guardarono Jayson confusi. Jake invece si accigliò. Ops.
" Che cosa ho detto?" chiese titubante.
" Resm?" ripetè mia madre.
" È come mi chiamano a scuola" spiegai imbarazzata mentre sentivo Jake accanto a me ribollire d'irritazione.
Non ci feci caso e risposi a Jayson.
" Quand'ero piccolina mi bastava toccare il viso di qualcuno per fargli capire i miei pensieri, poi con il tempo non l'ho più fatto. Non so se sono in grado di farlo ancora"
" Secondo me se ti impegni ce la puoi fare. È quello il tuo dono" disse mio nonno sorridendo.
" Interessante" commentò Jayson.
" Come hai fatto a conoscere Nessie?" intervenne Jake.
" Nessie?" ripetè Jayson confuso.
" Renesmee" precisai guardando male Jake.
" Renesmee" ripetè lui seccato.
" Oh, bè, siamo nella stessa scuola. Quando ho scoperto che era una Cullen credevo fosse una vampira come me e mia sorella, poi ho notato che aveva dei comportamenti umani. L'ho vista mangiare ad esempio"
" E io gli ho spiegato che sono mezza vampira" conclusi sorridendogli.
" È per questo che ha qualcosa in più rispetto a noi" disse mio padre.
Lo guardai imbarazzata da quel complimento. Io dovevo ancora capire che cosa ci fossi di così speciale in me. Probabilmente sarebbe sempre rimasto un punto di domanda.
Nonno Carlisle fece ancora qualche domanda a Jayson, soprattutto sul periodo in cui sperimentavano il sangue animale e poi si lasciarono con la promessa di portare anche Violet, desiderava conoscerla e magari sapere qualcosa di più su come aveva fatto a trasformare Jayson da sola o conoscere meglio il suo potere.
" Ne sarà molto felice" disse Jayson prima di uscire dal salotto.
Lo accompagnai fuori mentre Jake diventava sempre più furioso.
" Grazie per avermi fatto conoscere tuo nonno e la tua famiglia, non vedo l'ora di dirlo a Violet. Era da così tanto tempo che desideravamo conoscere altri vampiri come noi" disse più a se stesso che a me.
" Sono contenta anch'io Jayson" dissi con un mezzo sorriso.
" Ah, simpatico il tuo ragazzo" disse guardando oltre le mie spalle.
Feci spallucce. " Ha solo qualche difficoltà ad accettare i nuovi arrivati, non si fida mai di nessuno ma non è cattivo".
E probabilmente era molto geloso, ma questo glielo risparmiai.
" E tu, ti fidi di me?" mi chiese intensamente di punto in bianco.
Lo fissai negli occhi e senza rendermene conto feci un passo verso di lui.
" Sì" sussurrai ed era la pura verità. Come potevo non fidarmi di lui, così straordinario, brillante, bellisimo e incredibilmente dolce? Se avesse voluto, non mi avrebbe già fatto del male?
Si limitò a sorridere e a scendere gli scalini. Improvvisamente capii di non volervo lasciare andare, eppure dovevo farlo...
" Notte Resm" mi salutò con un cenno.
" Notte, ci vediamo domani" dissi già contenta di quella sicurezza.
Prima di rientrare in casa feci un respiro profondo, anzi, molto profondo. Avrei dovuto affrontare Jake: a confronto la perdita di Iris non era nulla.

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Capitolo 17
*** 17 Capitolo (Parte I) ***


Entrai timorosa, aspettando l’uragano che Jake mi stava sicuramente preparando.
Lentamente, mentre decidevo se scappare di casa o affrontare l'ignoto, ritornai in salotto. Tutta la mia famiglia era ancora lì e notai che parlottavano fra loro.
" Resm!" esclamò zia Alice vedendomi.
" Ehi" dissi con un mezzo sorriso. " Come mi hai chiamata?"
" Resm. A quanto pare è così che tutti ti chiamano e devo dire che è molto carino" mi disse facendomi l'occhiolino.
" Il tuo amico è davvero molto interessante, perchè non ce l'hai detto subito che avevi conosciuto uno come noi a scuola?" intervenne mio nonno.
" Veramente l'ho saputo anch'io da poco" disse guardando Jake che se ne rimaneva in disparte appoggiato al muro.
" Non vedo l'oro di conoscere sua sorella, com'è a proposito?" chiese zia Alice.
" So solo che si chiama Violet, non l'ho mai conosciuta nemmeno io" spiegai.
" Res...Nes...Renesmee?" mi chiamò stranito Jake. " Puoi venire un momento?"
Guardai di sfuggita mia madre e mio padre, anche loro avevano capito che c'erano guai in vista e poi raggiunsi Jake nell'angolo.
" Cosa c'è?" chiesi trattenendo la paura dentro di me.
Non mi rispose, si limitò a guardandomi negli occhi.
" Ascolta Jake, è solo un amico, d'accordo? Bè, un amico vampiro ma non cambia le cose. L'ho conosciuto qualche tempo fa, abbiamo scambiato due chiacchere e guarda un po? Abbiamo scoperto di essere entrambi vampiri...bè, io non proprio"
" Renesmee?" mi interruppe.
" Sì?"
" Io non ho aperto bocca". Lo guardai per qualche istante.
" Che vuoi dire?"
" Ti stai giustificando per qualcosa di cui non ti ho nemmeno accusata"
" E allora perchè mi hai chiamata?"
" Volevo solo dirti di fare attenzione con quel Jayson" pronunciò il nome con una certa acidità. " Lo sai che ho sempre un certo riguardo verso i vampiri" sussurrò l'ultima parola.
" Oh" commentai quasi delusa.
E tutta la sfuriata? L'uragano che mi doveva? Bè, probabilmente nessuno aveva sospettato nulla. Ma poi che cosa c'era da sospettare? L'avevo presentato come un semplicissimo amico e vampiro, niente di così complicato. Forse quello che sentivo nel mio cuore non l'aveva percepito nessuno. Nessuno si era accorto di come mi ammaliava quando parlava o di come cercavo di mantenere le distanze da lui per paura che il desiderio di toccarlo venisse a galla. Forse nessuno aveva notato che a me lui piaceva e anche tanto. Che per me non era un vampiro come tutti gli altri, per me era...qualcosa di più. Pensai immediatamente a quel pomeriggio quando si era "dichiarato". Avevo desiderato farlo anch'io, contraccambiare. Ma sarebbe potuto accadere in un'altra vita, in un altro mondo, dove Jacob Black non fosse esistito e io non avrei dovuto farlo felice.
Ero quasi sollevata dal fatto che non avevo dato a vedere nulla di tutto ciò. Meno spiegazioni da dare.
" A che pensi così intensamente?" mi chiese Jake scrutandomi.
Mi svegliai dai miei pensieri scuotendo la testa.
" Nulla, scusa per prima, io credevo che tu fossi...geloso, ecco. Non l'hai trattato molto cordialmente"
" Geloso? Di quello lì? Figurati, è un vampiro come tutti. Bè, certo, quando ti ho vista entrare con lui mi è venuto un colpo ma non siamo diventati immediatamente migliori amici perchè non mi fido. Chi ti dice che sia davvero bravo?"
" Lo dico io!" esclamai.
" E chi te lo assicura? Potrebbe dirti qualsiasi cosa. Per questo ti ho detto di stare attenta, non gli girare troppo intorno"
Mi piaceva quella frase: girargli intorno, già mi vedevo...
Sorrisi.
" Che c'è?" mi chiese Jake guardandomi stranito.
" Oh, niente. È che sei così carino quando ti preoccupi" mentii.
Mi si avvicinò e mi sfiorò le labbra.
" Vieni da me stanotte? Sarai sicuramente ancora scossa dalla morte di Iris".
A quelle parole il mio stomaco sobbalzò. Non ci avevo pensato per tutto quel tempo e ora...ecco di nuovo quel vuoto insopportabile.
" No, Jake, scusa. Non me la sento, facciamo un'altra sera?"
" Come vuoi" mi disse sospirando e baciandomi la fronte.
Chiusi gli occhi e lo abbracciai, tanto valeva fingere fino in fondo.

Prima che ce ne andassimo da casa dei nonni, vollero tutti sapere del funerale. Raccontai ogni istante, saltando naturalmente la parte di quando ero andata a casa di Jayson.
Nessuno mi chiese come stavo e li ringraziai di tutto cuore, se me l'avessero chiesto non avrei retto. Preferivo non rendermi conto che Iris non c'era più. Almeno per ora.
Quella notte dormii abbastanza bene grazie ad un sonnifero. Non sognai, non mi rigirai tra le coperte, nulla.
La mattina quando il sole mi accecò dalla finestra, mi alzai di scatto.
" Ah" gemetti tenendomi la fronte. Avevo un po' di mal di testa. Aspetta un momento...mal di testa? No, non era possibile. L'ultima volta che ne avevo avuto uno era stato da piccolina.
Che strano.
Mi alzai lentamente e raggiunsi il piano di sotto. Mia madre era in cucina, che mi preparava la colazione. Mio padre era seduto al tavolo e la guardava soddisfatto.
" Tesoro, come andiamo?" mi chiese distogliendo lo sguardo da mia madre.
" Non molto bene" dissi.
" Oh, è normale amore mio. Iris sicuramente ti mancherà tantissimo" disse mia madre.
A quel nome ritornò il vuoto allo stomaco. Con tutte le mie forze cercai di scacciare quel pensiero.
"Anche ma si aggiunto pure il mal di testa" spiegai sedendomi.
Mia madre guardò mio padre e in un lampo mi furono accanto.
" Mal di testa?" ripetè mio padre preoccupato.
" Sì, è strano vero?".
Poi improvvisamente sentii una fitta più forte e chiusi gli occhi mentre mi stringevo le meningi.
" Tesoro?" mi chiamò mio padre tenendomi i polsi.
" Sto..bene" lo rassicurai.
Notai davanti a me dei ricordi confusi. Come se fossero dei pensieri che non volevano altro che uscire fuori...e allora capii tutto.
Aprii gli occhi e fissai il volto di mio padre.
" Che c'è?" mi chiese.
" Ho capito perchè ho mal di testa"
" E cioè?" chiese mia madre.
" Posso provare una cosa?"
Mia madre annuì confusa. Poi le misi una mano sulla guancia e poco dopo mi rispose:
" Ti voglio bene anch'io. E sono contenta che il tuo potere sia tornato"
" Come?" intervenne mio padre.
" Sì, ho di nuovo il mio potere come quando ero piccolina. Posso farti capire cosa sto pensando solo sfiorandoti"
Mio padre sorrise. " È una notizia fantastica" disse infine.
Sì, lo era. Dovevo dirlo subito a Jayson, anzi, no...corressi: avrei dovuto dirlo subito a Jake.
 
 
Chiamai immediatamente Jake che in meno di dieci minuti fu da me.
" É meraviglioso!" esclamò appena aprii la porta.
" Fammi vedere" propose chinandosi verso di me. Gli posai una mano sulla pelle calda e cercai di mostrargli qualche mio pensiero.
" Wow" commentò. "Mi mancava davvero tanto, sai?"
" Anche a me" dissi con un sorriso.
" Però non esagerare, okay? Mi piaci anche quando parli" disse facendomi l'occhiolino.
" Tranquillo " dissi alzando gli occhi al cielo.
Jake mi accompagnò a scuola. Mentre uscivo dall'auto vidi che anche lui faceva lo stesso raggiungendomi dalla parte del passeggero.
" Buona giornata" mi sussurrò all'orecchio.
" Grazie" dissi facendo per allontanarmi, ma lui mi trattenne. Mi avvicinò il mio viso al suo e mi baciò. Stavo morendo di vergogna, quando aprii gli occhi notai in fondo al parcheggio una jeep nera e lui, era appoggiato alla portiera. Ci stava guardando con un’espressione illeggibile.
Quando incrociai il suo sguardo entrò di nuovo in auto e io mi allontanai da Jake.
" Perchè l'hai fatto?" esclamai tirandogli una finta sberla.
" Che domande sono?"
" Intendo, perchè l'hai fatto così...davanti a tutta la mia scuola?"
" È questo il problema?"
Annuii.
" Ti vergogni di me?"
" Non è questo lo sai..."
" Allora che cos'è? Non capisco" m'interruppe.
Sospirai, quando sentii la campanella suonare.
" Non importa Jake" dissi e con grande fatica mi riavvicinai a lui per sfiorargli di nuovo le labbra. Lui mi trattenne ancora un istante.
" Sicura che sia tutto okay?"
No, per niente...
" Sì" dissi prima di incamminarmi verso la scuola.
La mattinata passò lentamente. Hope non era venuta nemmeno quel giorno e tra i ragazzi si percepiva ancora una forte tristezza per la perdita di Iris. Fu davvero molto difficile vedere il suo banco vuoto, il suo armadietto...terribile.
Prima che suonasse la campana per la pausa pranzo, mi dovetti fermare un momento e riprendere lucidità. Il vuoto allo stomaco era tornato, continuavo a rivedere il funerale e quell'orrenda bara.
Mi appoggiai al muro e tirai indietro la testa mentre chiudevo gli occhi.
" Resm, tutto bene?"
Sorrisi a quella voce fantastica.
" Ora sì" risposi riaprendo gli occhi e trovandomi davanti Jayson.
" È proprio vero che il tuo potere è quello di capire quando la gente soffre, arrivi sempre nel momento giusto"
Mi guardò serio. " Stavi soffrendo prima che arrivassi?"
" Un po', non è facile essere qui a scuola senza..." non finii la frase.
Jayson mi si avvicinò e mi sorrise, facendomi sentire subito meglio.
" Mangiamo insieme oggi?" mi propose.
" Mangiamo?" ripetei stranita. Alzò gli occhi al cielo.
" Dai, hai capito cosa intendo"
" D'accordo" dissi seguendolo.
Per tutto il tragitto continuai a fissare il suo viso perfetto. Era così bello e così rilassante seguire con gli occhi i lineamenti del suo naso, della sua fronte, dei suoi occhi...quanto mi sarebbe piaciuto avvicinarmi e sfiorarlo, anche solo per trenta secondi. Poi lo vidi sorridere.
" Che c'è?" chiesi entrando in mensa.
" Un giorno mi spiegherai, vero, perchè mi fissi sempre in continuazione?"
Ops, se n'era accorto. Sorrisi imbarazzata.
" Non credo, ma se ti da fastidio posso...cercare di non farlo"
" No, non mi da per niente fastidio" disse sorridendomi.
Mi si sciolse il cuore mentre prendevo posto al tavolo.
Appena alzai lo sguardo notai Violet davanti a me che mi scrutava curiosa.
" Ciao" mi salutò tranquilla.
" Ciao" risposi rimanendo a guardare il suo viso. Anche lei, come tutti i vampiri, era molto bella.
" Violet, Resm. Resm,Violet" ci presentò Jayson.
" É davvero un piacere conoscerti" continuò.
" Anche per me"
" Allora...sei una mezzo sangue" incominciò.
" Sì" risposi mangiando.
" E ti piace quello che hai nel piatto?" mi chiese schifata proprio come quando me l'aveva chiesto mia zia Alice.
" A chi piace è buono" risposi tranquilla. Jayson sorrise e poi mi aprì la lattina di coca.
" Grazie" dissi guardandolo negli occhi: avevo il desiderio di perdere la lucidità.
" E dimmi" ricominciò Violet. " Ti trovi bene in mezzo agli umani?"
" Bè, quando per metà sei come loro non è poi così difficile" spiegai.
" E ti piace essere una mezzo sangue, nel senso…avere questa metà umana?"
Non dissi nulla per alcuni istanti. Era difficile rispondere a quella domanda. Ancora non sapevo se la mia natura, il mio essere divisa, fosse un bene o un male.
" Non lo so" risposi francamente.
" Come non lo sai? O ti piace o non ti piace"
" Vedi, per me è...difficile accettare quello che sono ma ci sto lavorando"
" Bè, tu hai la fortuna di decidere cosa essere a seconda del momento. Noi siamo imprigionati in questo corpo da vampiri e non possiamo fare altrimenti"
" Io dico che i vampiri sono solo nel mondo sbagliato"
" Cosa intendi?" intervenne Jayson.
" Bè, se voi foste in un mondo solo di vampiri, che problema ci sarebbe? Vi sareste sentiti a vostro agio e io sarei stata quella fuori posto, quella sbagliata. Invece siete fra gli umani, ed è normale che vi sentiate diversi. E forse..." mi bloccai pensierosa.
" Forse?" mi incoraggiò Violet.
" È proprio questo che intende mio nonno quando dice che sono più fortunata di voi. Io non sono nel mondo sbagliato o meglio, anche se lo sono, posso rendere tutto più semplice usando la mia parte umana. Voi non avete la possibilità di scegliere, io sì" sorrisi a quelle parole.
Solo ora me ne rendevo conto. Tutto quel tempo a capire realmente chi fossi e poi, in meno di due minuti, avevo risolto tutta la questione. Forse la ricerca del mio "io" si era conclusa in quell'istante.
" Hai avuto una specie di rivelazione?" mi chiese Jayson.
" Più o meno sì" risposi ridendo.
" Tuo fratello mi ha detto che hai il potere di rievocare il passato delle persone" aggiunsi cambiando completamente discorso.
" Esattamente, vuoi provare?"
" Violet, non qui" disse cupo e serio Jayson.
La sorella annuì poi si rivolse a me.
" Un'altra volta, okay?"
" Okay" dissi con un sorriso. " Ci conto".
Jayson mi lanciò un'occhiataccia. Chissà come mai? Non ci badai, dopo di ché, Violet ricominciò a parlare.
" E tu che potere hai?" chiese curiosa.
" Bè, posso farti capire quello che sto pensando solo sfiorandoti. Da bambina lo facevo più che altro trasmettendo immagini, mentre ora riesco a farlo anche con le parole"
" Interessante" commentò Violet.
" Ma non avevi detto che non eri più in grado di farlo?" intervenne Jayson.
" Si da il caso che giusto questa mattina mi sono svegliata con un gran mal di testa, cosa molto
strana dato che non può venirmi nessun tipo di malessere, a parte la nausea quella mi viene se ci penso bene" dissi meditando. " Comunque" ripresi svegliandomi dai miei pensieri. "Non ho capito il perchè di quel mal di testa fino a quando non ho visto delle strane immagini nella testa e mi sono accorta di avere i pensieri confusi, allora ho sfiorato il viso di mia madre e le ho detto quello che pensavo. É stato forte riaverlo, mi mancava".
Jayson e Violet sorrisero, poi la campanella suonò. Mi alzai dal tavolo di scatto mentre anche i "miei" due vampiri facevano lo stesso.
" Ah, Renesmee?" mi chiamò Violet.
" Sì?"
" Mi dispiace davvero tanto per la tua amica" mormorò triste.
" Grazie" risposi con un mezzo sorriso. Ecco di nuovo quel vuoto insopportabile. Jayson probabilmente lo percepì e mi mise una mano sulla spalla.
" Vieni ti accompagno in classe" disse dolce.
Annuii.
" Quindi" incominciò Jayson nel corridoio. " Il tuo potere è tornato"
" Esattamente" risposi contenta.
" E come funziona? Voglio dire, ti basta solo sfiorare qualcuno e puoi fargli capire i tuoi pensieri?" sembrava davvero molto interessato.
" Come mai non hai voluto che Violet mi facesse vedere il suo potere?"
Jayson si bloccò in mezzo al corridoio.
" Non puoi fare a meno di rispondere alle domande con altre domande, vero?"
Non gli risposi limitandomi ad abbassare lo sguardo.
Lo sentii sospirare.
" Violet non può decidere che ricordi ripescare nella tua testa, può prendere quelli belli ma anche quelli brutti e se fosse successo così, non saresti stata bene. Non è di certo una bella sensazione ricordare gli avvenimenti dolorosi e non mi sembrava il caso di far andare in panico mezza scuola"
" Sono abbastanza forte" dissi alzando lo sguardo.
" Non lo metto in dubbio, ma che mi dici se ti avesse riportato a galla le immagini del funerale di Iris? Quando hai pianto sulla sua tomba o quando hai visto sua madre…"
" D'accordo, ho capito!" esclamai interrompendolo. Avevo già gli occhi lucidi.
" Scusa, volevo solo farti capire" disse dolcemente.
" Concetto afferrato" risposi riprendendo a camminare.
" E la risposta alla mia domanda?" continuò.
" Oh, certo…che cosa mi avevi chiesto?"
Sorrise scuotendo la testa.
" Ti basta solo sfiorare qualcuno e puoi fargli capire i tuoi pensieri?" ripetè.
" Sì, proprio così" risposi davanti alla porta dell'aula di matematica.
" Sono curioso, mi piacerebbe che provassi con me"
Immediatamente, all'idea di dover toccare il suo viso, mi si allargò il cuore.
" Volentieri! Quando?" esclamai con troppo entusiasmo.
Rise divertito, forse aveva notato il mio improvviso buon umore.
" Dopo la scuola hai da fare?"
" No, nulla"
" Allora ti posso dare un passaggio a casa e prima, mi puoi mostrare il tuo potere"
" Perfetto" dissi con un sorriso.
" Perfetto" ripetè Jayson annuendo.
Restammo qualche secondo a fissarci negli occhi.
" Signorina Cullen? Ha intenzione di entrare o vuole che la mandi dal preside?" gracchiò la voce del professore, da dentro l'aula.
" Arrivo subito" dissi triste non distogliendo lo sguardo da Jayson che si era messo a ridere.
" Buona lezione" mi augurò prima di sparire dietro l'angolo.

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Capitolo 18
*** 17 Capitolo (Parte II) ***


Premessa: Dovevo assolutamente postarvi la continuazione (: spero vi piaccia!! B lettura!


Quando anche l'ultima ora terminò, non stavo più nella pelle. Non vedevo l'ora di mostrare a Jayson il mio potere. Sapevo che era totalmente sbagliata la felicità che mi pervase nel momento in cui lo vidi appoggiato alla sua jeep nera sorridente e bello come il sole, ma non potevo farci nulla. Lui mi piaceva, mi piaceva come nessun'altro e anche se avevo promesso di amare Jake, per quanto potevo, sapevo che non c'era nulla di male nell'essere amica di Jayson e amarlo segretamente. Amarlo? Quella parola cominciò a girarmi per la testa e quasi mi mandò in fibrillazione.
Mi bloccai in mezzo al parcheggio, prima di raggiungerlo.
Amarlo...io, amavo Jayson?
No, non era possibile. Mi piaceva sì, e anche tanto ma fino al punto di amarlo? Eppure se non fosse stato così, perchè ogni volta che lo vedevo sentivo che la terra sotto i piedi si sbriciolava, io diventavo minuscuola e tutto il mondo attorno a me spariva?
Avrei dovuto parlarne con una persona più esperta, io non ci capivo nulla. Non avevo mai provato sensazioni del genere e non sapevo come definirle.
" Resm?"
Strinsi gli occhi come per riprendermi da uno shock e vidi che Jayson mi aveva raggiunta a metà strada.
" Tutto bene?" mi chiese stranito.
Probabilmente si stava chiedendo come mai mi ero bloccata in mezzo alla strada.
" Sì,certo. Ero solo...sovrappensiero" dissi a mo' di scusa prima di riprendere a camminare.
Salimmo in auto e come sempre sentii il suo meraviglioso profumo. Respirai a fondo e mi sentii quasi una cretina quando Jayson se ne accorse. Sorrisi imbarazzata e chiusi la portiera.
" Violet dov'è?" chiesi non vedendola con noi.
" Ha preferito tornare a casa a...piedi" disse facendomi l'occhiolino.
" Seh, a piedi...come no" bofonchiai tra me e me. Aveva sicuramente usato la sua 'corsa fulminea'.
" Potevo venire con noi, non mi da fastidio" continuai.
" Ma a me sì" rispose mentre faceva partire l'auto.
Avrei dovuto preoccuparmi di quella parole perchè stava a significare che Jayson voleva stare da solo con me ma invece di sentirmi impaurita, ne fui parecchio contenta.
Mi lasciai scivolare sul sedile morbido e poi uscimmo dal parcheggio.
Come la prima volta, mi sentii subito rilassata. Ero sicura che fosse il suo modo di guidare tranquillo o probabilmente erano quei benedetti sedili di pelle...
" Tu guidi?" mi chiese ad un certo punto.
" Sì, ma sinceramente le auto non mi piacciono. Preferisco usare la mia corsa fulminea"
" Corsa fulminea?"
" Sì, è come ho soprannominato il nostro corrire veloce".
Scoppiò a ridere. " Sei davvero strana" mormorò fra sè.
Mi girai per guardare fuori dal finestrino e notai che stavamo per arrivare a casa mia.
" Aspetta un momento" dissi. " Non fermiamoci davanti a casa"
" E dove vuoi andare?"
" Gira a destra e fermati appena vedi l'inizio di un sentiero".
Jayson seguì le mie indicazione e piano, piano rallentò fino a fermare l'auto. L'avevo fatto accostare poco lontano dalla superstrada, su un sentiero che portava al bosco.
Qualche chilometro più avanti si trovava casa mia.
Scesi dall'auto e mi avviai verso il sentiero pieno di foglie gialle. Il fruscio che facevano sotto le mie scarpe mi faceva sorridere e mi sentii improvvisamente leggera, come se tutti i problemi e le perdite che in quel periodo mi avevano frantumato l'anima, non fossero mai esistite. In quel momento non avevano nessun peso sul mio cuore.
Notai che Jayson era subito dietro di me e mi seguiva senza dire nulla.
" Mi piace tua sorella" dissi spezzando il silenzio, mentre con una mano sfioravo la corteccia di un albero.
" Ti piace anche se per lei saresti molto..succulenta?" disse ridendo dell'aggettivo che aveva scelto.
Feci una smorfia, quasi di disgusto." Sì, mi piace comunque. Non so perchè ma mi ricorda molto mia zia Alice. Solare, curiosa...mi piace" ribadii.
" Sono contento" rispose Jayson mettendosi le mani in tasca.
" Piacerà anche a mio nonno ne sono sicura" aggiunsi fermandomi in mezzo al sentiero. Poco distante da noi, iniziava il bosco vero e proprio.
Jayson si fermò davanti a me scrutandomi, come sempre.
" Dimmi un po', perchè mangi il cibo umano?" mi chiese.
" Perchè mi piace" risposi facendo spallucce.
" E non hai mai provato a cacciare?"
" Sì, una o due volte insieme a mio padre ma sinceramente...non fa per me. Sotto quel lato sono molto umana"
" E non senti mai la seta?"
" No, quasi mai. Mio nonno dice che ormai il mio corpo si è talmente abituato al cibo umano che instintivamente ha cancellato la sete. Da piccolina la sentivo di più, poi piano, piano mi è sparita. Solo in rare occasioni mi capita di sentirla" spiegai.
" Bè, questo è un altro motivo per cui sei più fortunata di noi vampiri"
" Sì, probabile" dissi sorridendo.
" Allora, il tuo potere? Quando hai intenzione di mostrarmelo?" mi provocò poco dopo.
" Come sei impaziente!" esclamai alzando gli occhi al cielo.
" Sono solo curioso"
" Allora ti servo subito" dissi facendo un passo verso di lui.
Jayson rimase immobile non togliendomi gli occhi di dosso. Alzai la mano sinistra e lentamente l'avvicinai al suo viso perfetto, poi alzai anche la destra e feci lo stesso. mentre mi avvicinavo ancora di un passo verso di lui. Ora eravamo a pochi centimetri l'uno dall'altra. Lo vidi chiudere gli occhi mentre pensavo a qualcosa che potesse fargli piacere.
" Ciao" dissi nella sua testa. Lo vidi sorridere.
Poi decisi di mostrargli un mio pensiero tramite delle immagini. Pensai a me stessa in classe, a letteratura, il secondo o il terzo giorno di scuola, a quando l'avevo visto entrare per la prima volta.
Sorrise di nuovo perchè gli feci capire cosa avevo pensato di loro in quel momento: bellissimi, eleganti, perfetti...
Poi aprì gli occhi di scatto e mi fissò per qualche istante.
" È un potere molto carino" disse soddisfatto.
" Grazie" risposi senza togliere le mani dal suo viso. Non ne avevo la forza, non ora che ero riuscita a toccarlo.
Sentii Jayson fare un passo verso di me e mi ritrovai il suo corpo appiccicato al mio. Mi limitai a far scivolare una mano sul suo collo senza smettere di guardarlo.
" Resm?" sussurrò avvicinando il suo viso al mio.
La situazione mi stava completamente sfuggendo di mano ma non volevo fare assolutamente nulla. Non in quel momento, non dopo mesi e mesi di attesa. Così mi sporsi lentamente verso di lui fino a quando non riuscii a sfiorargli la fronte con la mia. Jayson respirò profondamente e poi mi mise una mano sul collo. A quel contatto, ebbi un brivido e poi chiusi gli occhi.
Non desideravo altro al mondo che stare così per tutta la mia eternità.
Per qualche interminabile minuto rimanemmo in quella posizione, a fissarci negli occhi, ad ascoltare a vicenda i nostri respiri regolari (bè, il mio lo era un po meno). Poi sentii la sua mano accarezzarmi la guancia, lentamente e dolcemente. Non riuscivo a resistergli: mi avvicinai alle sue labbra, il suo respiro freddo mi fece quasi venire le vertigini.
Possibile che un vampiro mi facesse un tale effetto?
Fu Jayson e prendere l'iniziativa e a posare le sue labbra sulle mie. Gli circondai il collo e ricambiai quel bacio perfetto. Il più prefetto che qualcuno mi avesse mai dato.
Le labbra di Jayson erano morbide e combiaciavo in modo naturale con le mie. Mi strinse ancora di più a sè.
Capii che entrambi l'avevamo desdierato fino all'inverosimile e ne fui contenta.
Sentivo il vento fresco sfiorarmi i capelli ma non era nulla a confronto con il respiro gelato di Jayson che, nella mia testa, avevo appena definito come delizioso.
Poi, lentamente e con dolcezza si allontanò di qualche millemetro. Il mio respiro ormai non aveva controllo e il cuore...il cuore probabilmente si era perso fra le nostre labbra.
" Scusa" mormorò.
" E di cosa?" chiesi cercando di ricompormi. Quel bacio mi aveva letteralmente mandato in tilt.
" Di questo...io...non avrei dovuto" mi disse allontanando il suo viso dal mio, ma senza staccare le sue mani dal mio collo.
" No, no Jayson" dissi in preda al panico. " Non devi scusarti di nulla" risposi riprendendo un po' di lucidità.
" Come no? Ho appena baciato una ragazza già impegnata e so che hai contraccambiato solo perchè non ti ho dato modo di opporti. Lo sanno tutti che i vampiri hanno una certa influenza sotto questo aspetto"
" Che cosa?" balbettai. " Stai scherzando, vero?"
" No, perchè dovrei?"
" È stato un momento perfetto" sussurrai.
Jayson mi allontanò a sè trattenendole mani sui miei fianchi.
" Momento perfetto?" ripetè confuso. " Ma come...?"
" Ti ho mentito" lo interruppi. Non rispose, voleva che continuassi.
" Quando mi hai chiesto se amavo Jake e ti ho risposto di sì, ti stavo mentendo. Io non lo amo" dissi scuotendo la testa mentre le lacrime cominciavano a rigavano il viso.
Dirlo ad alta voce era terribile, quasi di più che averne la certezza nel mio cuore.
" Io non capisco...allora perchè stai assieme a lui?"
" È un lunghissima storia" dissi lentamente abbassando lo sguardo. " In questo momento sento solo di non voler altro che te" dissi guardandolo di nuovo. " E questo bacio...è stato..."
" Incredibile" concluse Jayson.
" Sì, ma tu sei riuscito a rovinare tutto!" esclamai allontanandolo da me.
" Cavoli!" imprecai sospirando.
" Scusa" mi sussurrò all'orecchio riavvicinandomi a sè. Non mi opposi.
" Scusami tanto" ripetè.
Il suo respiro dolce e la sua voce morbida mi calmarono all'istante, come una tenue ninna nanna.
" Ho creduto che avessi ricambiato solo perchè non eri riuscita ad opporti. Lo so che non è facile controllarsi quando i vampiri sono nei paraggi. Ma non pensavo lo volessi anche tu"
" Credi che se non lo avessi voluto sarebbe stato così meraviglioso?"
" Bè, su questo devo darti ragione" disse ridendo mentre le sue labbra mi solleticavano il lobo dell'orecchio.
" Qui se c'è una che deve scusarsi, quella sono io" dissi esausta. Jayson mi guardò in viso.
" Ti ho mentito, ti ho fatto credere che non m'interessavi quando invece è tutto il contrario. Non ho fatto che pensare a te dal primo momento che ti ho visto entrare in quell'aula. Non vedevo l'ora di venire a scuola solo per vedere il tuo viso o sentire la tua voce" spiegai aprendomi completamente.
" Ora sei tu che ti stai dichiarando?"
Mi limitai ad annuire. Jayson sorrise e poi mi tenne stretta fra le sue braccia.
" Ma c'è ancora il problema Jake" disse tranquillo.
" Non ricordarmelo, ti prego"
" Devo farlo purtoppo. Non posso desiderare di starti accanto se tu lo sei già ad un'altra persona. Questa mattina quando ho visto che ti baciava...sono rimasto di sasso. Era come se non riuscissi a ragionare, avrei solo voluto strapparti dalle sue braccia e portarti via con me" disse deciso.
" E perchè non l'hai fatto?" dissi in un sussurro.
" Lo sai che non avrei potuto" disse sfiorandomi i capelli con le sue labbra.
" Comunque, non ha importanza che io stia accanto a lui, perchè non lo amo, per me è solo un grande amico e per di più quando sto con lui, penso a te"
" Stai con lui?" balbettò. Lo sentii irrigidirsi. Sciolsi l'abbraccio per guardarlo in viso.
" No, no, no..che cosa hai capito?" dissi prendendogli il viso fra le mani. " Non intevo stare con lui...in quel senso, intendevo stare con lui normalmente" cercai di spiegargli.
Si rilassò quel tanto che bastava per riprendermi fra le sue braccia.
" Resm?"
" Cosa?"
" Se ti dico una cosa non ti spaventi?"
" No" risposi. " Nulla di quello che mi dici mi spaventa".
Mi strinse ancora di più a lui.
" Ti amo" lo sentii sussurrare al mio orecchio.
La sua voce era delicata come una piuma ma intensa come miele. Immediatamente una lacrima mi rigò il viso. Era quasi surreale sentirsi dire da lui quelle due semplici parole. Provai un senso di pace e di contentazza mai sentite fino a quel momento. Il mondo sarebbe anche potuto andare a pezzi, in frantumi, la terra sotto ai nostri piedi sarebbe potuta sprofondare...non me ne sarei preoccupata. E non stavo esagerando, sapevo che sarebbe stato così. Perchè quando desideri talmente tanto una cosa e alla fine la ottieni, il resto viene azzerato. Vedi solo il tuo premio, la tua vincita, il tuo sogno...è nella natura comportarsi in questo modo. Anche se cerchi con tutte le tue forze di non annullare il resto della tua vita, acccade inevitabilmente. Ecco perchè in quel momento non percepivo altro che le braccia di Jayson che mi cullavano, il suo respiro sui miei capelli, le sue mani sicure che mi tenevano la vita, il mio cuore impazzito, gli occhi lucidi...il resto non esisteva.
C'eravamo solo io e lui.
" Perchè avrei dovuto spaventarmi?" chiesi infine ridendo.
" Non lo so, forse è...troppo ma è quello che sento. Non so in che altri modi farti capire quanto ci tengo a te"
" L'amore non è mai troppo" dissi alzando la testa per guardarlo.
" Sono d'accordo" disse sorridendo e accarezzandomi il viso.
" Forse ora, in piccola parte, capisco quello che mia madre ha sempre provato per mio padre"
" Il loro era un amore molto forte"
" Sì, fortissimo" risposi con un mezzo sorriso. Poi lo guardai di scatto.
" Che c'è?" mi chiese preoccupato.
" Jayson" dissi prendogli il viso fra le mani. " Ti amo anch'io, tu non sai quanto".
E il mio piccolo mondo incantato si chiuse di nuovo sopra le sue labbra fredde...

 

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Capitolo 19
*** 18 Capitolo ***


" Lo sai vero, che per stasera la mia vita sarà finita?" dissi a Jayson mentre mi riaccompagnava a casa.
" Non essere così tragica"
" Guarda che è la verità. Ho detto a Jake di amarlo ma gli ho mentito, mi sono messa con lui ma non lo desideravo. C'è qualcosa di più crudele?"
Non mi rispose, si limitò a fissare la strada.
" A che cosa pensi?" gli chiesi timorosa.
" Che forse ho sbagliato tutto"
" In che senso?"
" Ti sto mettendo in un bel guaio ed è tutta colpa mia"
" Non dirlo nemmeno per scherzo! Anche se tu non avessi ricambiato, io ti avrei amato comunque"
" Bè, ma se non avessi ricambiato tu saresti stata con Jake. Com'era giusto che fosse"
" No" dissi scuotendo la testa. " Non è affatto giusto" dissi esausta.
Jayson mi guardò.
" Vuoi che ti dia una mano? L'unione fa la forza"
" No, meglio di no. Devo farlo da sola" dissi sospirando.
Jayson mi prese la mano e poi arrivammo a casa. Si fermò qualche metro più in giu.
Guardai davanti a me, senza dire nulla.
" Non sei obbligata lo sai?"
" A fare cosa?" chiesi guardandolo.
" A stare con me"
" Come prego?" balbettai.
" Alle volte non si può avere tutto dalla vita. Anzi, spesso bisogna fare dei sacrifici e lasciare che le cose abbiano il loro corso"
Lo guardai per qualche istante senza dire nulla, poi mi feci coraggio.
" Allora non mi ami così tanto"
" Che dici?"
" Bè, è così. Altrimenti non rinunceresti a me così facilmente"
" Io non sto rinunciando a te" parlava lentamente, le sue parole entravano nel mio cuore come gocce di puro sangue. " Ma preferisco soffrire io piuttosto che metterti in questo guaio enorme. Stai per andare contro a tutta la tua famiglia e stai per far soffrire il tuo migliore amico, è crudele. Mi farei in disparte"
" Io soffrirei comunque perchè non è con Jake che voglio stare. Tu non sai quanto è stato difficile accettare il suo amore, stare con lui, fare finta di amarlo..baciarlo" sussurrai l'ultima parola scuotendo la testa. " Ma quando succedeva tutto questo, io...pensavo a te. Ogni istante, ogni minuto avrei desdierato che al posto di Jake ci fossi tu, quindi non venirmi a dire che bisogna fare dei sacrifici perchè fino a questo momento non ho fatto altro, accettando di stare con Jake. Anzi, peggio, non sono stati sacrifici, era come se fossi...morta"
Jayson mi lanciò un'occhiataccia. Forse avevo usato una parola un po' forte ma era la verità.
" D'accordo, se ne sei proprio sicura..." disse infine.
" Solo di una cosa sono sicura in questo momento e cioè che ti amo, il resto non conta"
Jayson sorrise e poi mi accarezzò una guancia.
" Credi che domani ti faranno uscire di casa o dovrò venire a rapirti?"
" Non so, però la storia del rapimento non mi dispiace affatto" risposi ridendo. Jayson fece lo stesso poi scesi dalla jeep. Gli girai attorno e mi avvicinai al suo finestrino. Subito lo tirò giù.
" E non è affatto colpa tua, okay?" sussurrai.
" Okay" rispose tranquillo. Sorrisi, poi gli sfiorai le labbra prima di affrontare l'inferno.

Entrai in casa e mi sentii tremare. Le mani erano sudate e la testa continuava girava. I miei erano in salotto che parlavano.
" D'accordo, prima affronto loro, poi Jake" mi dissi decisa.
Tutto pur di avere Jayson...
Li raggiunsi in un secondo.
" Ciao!" mi salutò mio padre.
" Come mai sei tornata così tardi da scuola?" mi chiese mia madre.
" Mi sono dovuta fermare" mentii sedendomi sulla poltrona.
" Ti ha cercato Jake questo pomeriggio, voleva stare con te...non è che lo stai trascurando troppo?"
" No" dissi in difficoltà.
Come glielo dico?
" Amore?" mi chiamò mia madre. Alzai lo sguardo.
" Sì?"
" Tutto bene? Sei pallida"
" Tutto...okay" dissi senza voce. Mi appoggiai allo schienale della poltrona, tirando indietro la testa.
" Quanto vorrei che papà riuscisse a leggermi nel pensiero..." sussurrai fra me e me.
Errore madornale, mio padre l'aveva sentito.
" E perchè dovrei leggerti nel pensiero?" chiese tranquillo.
Oddio...
" Perchè" cominciai guardandoli. " Ho.."
Avanti non è poci così difficile..
" Una..."
Fatti coraggio, per la miseria sei una Cullen!
" Una cosa da..dirvi"
" Ti ascoltiamo" mi incoraggiò mio padre.
Chiusi gli occhi un istante e poi li riaprii.
" Non è per niente facile ma è giusto che lo sappiate" mi fermai un momento. Forse avrei dovuto far venire con me Jayson, sarebbe stato più facile averlo al mio fianco.
Poi vidi mio padre prendere la mano di mia madre e stringerla nella sua. Le lacrime non riuscirono a rimanere al loro posto, erano già uscite dai miei occhi.
" Tesoro, che succede?" chiese preoccupata mia madre.
" Nulla" dissi asciugandomi il viso. " è solo che..." feci di nuovo una pausa e guardai mio padre. Feci un respiro profondo e iniziai a parlare.
" Ho sempre cercato di capire il vostro amore. Fin da quando ero piccolina sentivo quanto fosse forte, profondo. Nessuno vi protà mai separare, nessuno vi potrà mai dire che avete sbagliato o che state sbagliando perchè vi appartenete, perchè non potete vivere uno senza l'altro" mi fermai di nuovo.
I miei mi guardavano senza capire ma notai che erano presi dalle mie parole piene di sincerità.
" Vi ho sempre guardati con ammirazione e ho sognato così tante volte di provare un amore come il vostro, di trovare la persona giusta, come lo è papà per te, mamma"
" E l'hai trovata, amore, è Jake. E noi siamo tanto felici per te"
" Ma io non sono felice!" esclamai scattando in piedi.
Mi guardarono seri e confusi.
" Sono sempre stata presa dalla ricerca di me stessa perchè non mi sono mai sentita parte del nostro mondo e già questo bastava per mettermi in crisi, poi, tutto ad un tratto, quello che fino ad un momento prima era sempre stato il mio migliore amico, scopro che è innamorato di me,ma fosse solo questo! Io, per qualche strana ragione, devo appartenere a lui...ma sapete cosa vi dico? Al diavolo l'imprinting, questa stupida qustione dei licantropi..."ora ero quasi irritata.
" Che cosa stai cercando di dirci Renesmee?" intervenne mio padre.
" Sto cercando di dirvi" dissi inginocchiandomi davanti a loro "che non sono felice con Jake. Tra noi non c'è l'amore che vedo in voi e so che non ci sarà mai, perchè io, Renesmee Cullen...non lo amo. Io...non voglio stare con lui. Non voglio essere obbligata a provare delle cose solo per non farlo soffrire o solo perchè la natura ha deciso che lui debba avere l'imprinting con me. Io voglio un amore come il vostro, voglio essere felice come lo siete voi e...credo anche di averlo trovato" dissi ancora con le lacrime agli occhi ma allo stesso tempo un sorriso mi aveva attraversato il viso, appena avevo pensato al mio vampiro.
" Cioè?" chiese mia madre con un filo di voce.
" Jayson" sussurrai. " Non posso, anzi, non voglio cambiare quello che provo nei suoi confronti. E non m'importa se è vampiro o che io debba stare per forza con Jake perchè...è lui che amo alla follia" guardai mia madre. " Lo capisci vero mamma? Tu sai come ci si sente a provare un amore così forte. Tu sai che fa male da morire la sola idea di non poter stare assieme a colui che si ama. Lo sai, vero? Vero?" ero quasi dispertata. Desideravo la loro comprensione come l'aria nei polmoni, come il sangue nelle vene.
" Sì" sussurrò mia madre guardando mio padre. " Lo so come ci si sente. È per questo che ho sposato Edward e che ho deciso di diventare come lui, a costo della mia intera vita. Perchè senza di lui, nulla avrebbe avuto senso"
" Esatto" dissi mentre una lacrima mi bagnava la maglia.
Era proprio quello che provavo per Jayson.
Mio padre si alzò dal divano e mi aiutò a rialzarmi. Mi asciugò le lacrime con le dita e poi mi abbracciò teneramente, come solo lui riusciva a fare.
" Ci aveva visto giusto zio Jasper, vero?"
" Sì"
" Perchè non l'hai detto subito? Perchè hai detto a Jake di amarlo?"
" Ha sofferto così tanto..."
" E allora questo ti ha dato il diritto di farti del male?".
Sciolsi l'abbraccio per guardarlo in viso.
" Per me, tu e tua madre siete le persone più preziose e importanti di tutto il mondo. Non vorrei vivere nemmeno un secondo senza di voi. E voglio che siate felici, sempre e in ogni caso. Non dovevi scegliere di stare male tu, per aiutare Jake, è una cosa che non sopporto. L'idea che stavi soffrendo così tanto mi irrita in un tal modo..." si bloccò, guardandomi profondamente negli occhi.
" Non farlo mai più Renesmee, hai capito? Tu devi essere felice, sempre. Non puoi sacrificarti per gli altri in questo modo. Non puoi dire a una persona di amarla quando in realtà il tuo cuore desidera altro. Io e tua madre non ti abbiamo insegnato questo. Una volta, quando era ancora umana le dissi una cosa"
" E cioè?" chiesi con un filo di voce.
" Non aver mai paura di mostrare i tuoi veri sentimenti. Ed è quello che voglio dire anche a te. Non ami Jake? Allora non costringerti a stare con lui, a soffrire, a sentirti morire ogni volta che lui ti sfiora...non farlo, ti prego. Perchè non sei l'unica a soffrirne".
Mi accorsi di star singhiozzando e sono sicura che se mio padre avesse potuto, anche lui sarebbe scoppiato a piangere, come un vero umano.
Mi buttai fra le sue braccia mentre anche mia madre veniva ad abbracciarmi da dietro. Il silenzio veniva spezzato solo dai battiti lenti del mio cuore e dai miei singhiozzi.
Poi mio padre sciolse l'abbraccio mentre mia madre mi prendeva per la vita.
" Sai, un po' l'avevo capito" mi disse dolcemente.
" Che cosa?" chiesi con la voce rauca per le troppe lacrime.
" Che ti piaceva Jayson"
" E da cosa l'hai capito?"
" Lo guardi nella stessa maniera in cui io guardo tuo padre" disse dolcemente.
" Lui è...incredibile mamma. Ed è strano, perchè è vampiro come voi, solo che...non riesco a non trovarlo perfetto e strabiliante ma forse sto esagerando"
" No, amore, non stai esagerando per niente. È vero che lui è un vampiro come tutti noi ma non è un tuo famigliare. In noi non trovi nulla di particolare perchè è giusto così, siamo solo la tua famiglia ma lui, Renesmee a questo punto, credo proprio che sia la tua matà. È a lui che appartieni, è per questo che provi questi sentimenti così forti".
Sorrisi a quelle parole: io appartenevo a Jayson. La cosa più piaceva un mondo.
" E Jake?" chiesi in un sussurro. " Non posso diglielo, lui ne morirebbe"
" Io sono sicuro che morirebbe di più sapendo che stai con lui per forza" intervenne mio padre.
Annuii. Probabilmente aveva ragione, anzi, ne aveva di sicuro.
" Grazie" sussurrai poco dopo. " Siete i migliori genitori del mondo".
Mi avevano capita, non mi avevano accusata, mi aveva confortata...meglio di così non avrei mai potuto sperare.
" E tu sei la figlia più in gamba, bellissima e perfetta che qualsiasi genitore vorrebbe" disse mia madre abbracciandomi forte.
Ora restava solo Jake...solo?
" Allora, quando ci presenterai Jayson?" chiese mia madre poco dopo.
" Ma lo conoscete già!"
" Sì, ma non ufficialmente come tuo ragazzo"
" Lo conoscerete presto allora. Prima devo sistemare le cose con Jake" dissi sperando con tutte le mie forze che il domani non arrivasse mai.

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Capitolo 20
*** 19 Capitolo ***


Dopo essere stata confortata ancora un po' dai miei genitori, decisi di andare a parlare a Jake. Prima lo facevo e meglio era. Non potevo continuare a rinviarlo per sempre. Lo stavo già facendo soffrire abbastanza. Mi feci ua doccia veloce e poi mi misi un paio di jeans neri con una camicia bianca. Lasciai che i miei capelli ramati mi cadessero sulle spalle e poi mi guardai allo specchio. Feci un respiro pronfondo.
" Fa solo che non mi odi per il resto della sua vita" dissi trattenendo le lacrime.
Scesi al piano di sotto e sentii le gambe tremanti.
" Io vado" dissi ai miei.
" Okay, mi raccomando, sii solo sincera. Vedrai che andrà tutto bene" mi rassicurò mio padre abbracciandomi un'ennesima volta.
Di solito mi fidavo di lui, anzi, mi fidavo sempre di lui. Ma quella volta, non credevo ad una sola parola: stavo per dire a Jake che gli avevo mentito dal principio, che amavo un altro, che non ero mai voluta stare con lui, che l'amore nei suoi confronti non era mai esistito, stavo per spezzargli il cuore, anzi, glielo stavo per frantumare. Come sarebbe potuto andare tutto bene?
Mi diressi verso la porta e con grande fatica l'aprii.
La sagoma scura che mi ritrovai davanti non mi fece sentire per niente bene. Quando riuscii a ricompormi, misi a fuoco Jake. Era a torso nudo che mi guardava senza proferire parola.
Oh mio Dio, come l'aveva saputo? No, non era possibile, stavo sognando.
" Abbiamo visite" disse lentamente.
Inclinai leggermente la testa in segno di confusione.
" Come?" balbettai.
" Abbiamo visite" disse di nuovo sorpassandomi per entrare.
Rimasi un istante a guardare il nulla, fuori dalla porta. Poi scossi la testa e lo seguii in salotto, dove si trovavano ancora i miei.
" Jake!" esclamò mia madre guardandomi.
Feci cenno di no con la testa, sperando che avesse capito che non gli avevo ancora detto nulla. Bè, com'èra possibile? Non ero nemmeno uscita di casa?
" Abbiamo visite" ripetè Jake per la centesima volta.
" Visite?" disse mio padre scrutandolo.
" Altri vampiri" continuò Jake. " E non sono...vegetariani" aggiunse serio.
Rimanemmo per qualche secondo in silenzio prima che ricominciasse a parlare.
" Seth gli ha visti qualche ora fa, insieme a Leah. Sono riusciti a non farsi vedere ma sembrano davvero...cattivi"
" In quanti sono?" chiese mio padre.
" In quattro, due femmine e due maschi"
" Dobbiamo subito dirlo a Carlisle" disse deciso mio padre.
In meno di cinque minuti fummo a casa dei nonni. Jake spiegò la situazione anche al resto della famiglia.
" Che intenzioni hanno?" chiese zio Jasper.
" Non ne ho idea" rispose Jake.
" Forse sono qui per cacciare" intervenni.
" Probabile, altrimenti non avrebbe senso venire qui a Forks" rispose mio nonno.
" Che facciamo ora?" chiese mia madre.
" Dobbiamo prima di tutto scoprire che cosa vogliono, magari sono solo qui di passaggio. Se riusciamo a fargli capire che qui non possono cacciare, potrebbero anche andarsene"
" La fai facile Ed" disse Jake sospirando. " Ricordi James e Victoria o te ne sei già dimenticato?"
Vidi mia madre stringere la mano di mio padre. Me l'avevano raccontata quella storia, un miliardo di volte...ebbi un brivido per lei.
" Ma quella volta Bella era umana ed è per questo che si è scatenato tutto, ora è diverso. Questo territorio è nostro" spiegò mio padre deciso.
" Ha ragione Edward" intervenne zia Alice.
Poi sentimmo suonare il campanello. Sembrava che qualcuno volesse sfondare la porta.
Mia nonna Esme si alzò e andò ad aprire. Ritornò qualche secondo dopo e notai che dietro a lei c'era...Jayson? Violet? Che cosa ci facevano qui?
" Jayson!" esclamai.
" Scusate l'intrusione, ma abbiamo una cosa da dirvi" disse guardandoci uno per uno.
" Ti ascoltiamo" disse mio nonno.
" Sicuramente con Alice in famiglia, avrete già saputo dei vampiri che sono arrivati a Forks"
" Sì, lo sappiamo ma non da Alice, i licantropi li hanno visti" rispose mio nonno indicando Jake.
Jayson guardò Alice confuso.
" Non ho visto nulla, l'ho detto che le mie visioni sono molto incerte" spiegò non solo a lui ma a tutta la famiglia.
" Comunque" riprese Jayson. " Non dovete preoccuparvi, perchè li cacceremo vi noi" disse sicuro.
" E perchè, sentiamo? Siete diventati i protettori di Forks?" intervenne Jake acido. Gli diede una gomitata irritata. Non ci fece nemmeno caso.
" No" disse Violet mettendosi davanti a lui. " Non siamo diventati i protettori di nessuno, stupido licantropo. Ma si da il caso che i vampiri che sono arrivati siano la nostra famiglia"
Jake deglutì imbarazzato.
" La vostra famiglia?" dissi in un sussurro lanciando uno sguardo a Jayson.
" Sì, c'è nostra madre, nostro padre e i nostri due fratelli" rispose.
" E che cosa sono venuti a fare?" chiese zio Jasper.
" Vogliono riportarci a casa probabilmente. Non hanno mai accettato il fatto che ce ne siamo andati".
A quelle parole mi sentii morire.
Vogliono riportarci a casa...no, Jayson non poteva andarsene!
" Quindi non sono qui per cacciare" disse mia madre.
" Potrebbero anche approfittarne" rispose Violet. " Per questo dobbiamo fermarli, siamo solo venuti ad avvisarvi che non c'è bisogno che voi facciate nulla" continuò.
" Non sono d'accordo" intervenne mio padre. " Questo è il nostro territorio, dobbiamo difenderlo, sarebbe meglio che alcuni di noi si unissero a voi"
" Ha ragione mio figlio" disse nonno Carlisle.
Violet guardò Jayson per qualche istante.
" Va bene, ma non troppi" rispose Violet.
" Verrò io con Jasper" rispose mio padre.
" E pure io" intervenne Jake.
" Va bene" disse Violet.
" Anche io!" esclamai prima che se ne andassero.
Notai Jayson girarsi lentamente e guardarmi con occhi pieni di disapprovazione.
" No, Renesmee" disse mio padre.
" Invece sì!" continuai.
" Tesoro, è meglio di no" disse mia madre spalleggiando mio padre.
Sospirai. "Non sono una bambina e sono anche abbastanza forte e sapete che so difendermi da sola, non sarò d'intralcio"
" Nessie, non voglio, potrebbe essere pericoloso" disse Jake.
" Non m'importa, voglio venire, vi prego". Nessuno mi rispose.
" Violet?" chiesi speranzosa nella sua approvazione.
" Per me va bene"
" No" mormorò cupo Jayson. " Tu non conosci la mia famiglia, sa essere molto pericolosa e ti ricordo che sei mezza umana"
" Ho detto che non m'importa, non ho paura" dissi decisa sostenendo il suo sguardo. Ed era vero, la sola paura che avevo era quella di non vederlo più.
" È inutile Jayson. Sotto questo lato è uguale a sua madre, quando prende una decione è impossibile smuoverla" intervenne mio padre.
Jayson sospirò, poi annuì impercettibilmente. Notai Jake alzare gli occhi al cielo e poi prendermi per mano. Mi sentii a disagio quando notai Jayson procederci velocemente, appena cominciammo a camminare al suo fianco. Sicuramente non voleva guardarci insieme. Da parte mia, avrei tanto voluto tenere la sua di mano ma non avevo fatto in tempo a parlare a Jake. Mi chiesi quando l'avrei fatto, speravo molto presto, odiavo l'idea che Jayson potesse soffrire per colpa mia.
Arrivammo alla jeep dei due fratelli.
" Io vi seguo correndo, devo trasformarmi" disse Jake mentre entravamo in auto.
" Okay" rispose Violet andando al posto del passeggiero.
Jake mi si avvicinò e mi acarezzò il viso.
" Ci vediamo dopo" disse. Annuii trattenendo le lacrime. Ogni suo gesto era peggio di una pugnalata al cuore, sia per me che per Jayson...
" Dove si trova la vostra famiglia?" chiese mio padre mentre eravamo già in viaggio.
" Crediamo si stia dirigendo verso il bosco, probabilmente ci stanno cercando in quasi tutta Forks" spiegò Violet.
" Quindi ci dirigiamo lì" dissi io.
" Esatto" mi rispose Jayson.
" E poi che facciamo?" chiese zio Jasper.
" Decideremo una volta arrivati" rispose Violet guardando fuori dal finestrino. " Con i nostri genitori non si può prevedere nulla"
Un brivido mi percorse la schiena, erano così pericolosi?
Dopo venti minuti, Jayson fermò la grossa jeep.
" Da qui è meglio preseguire a piedi, capiremmo meglio dove si stanno dirigendo" disse aprendo la portiera.
Scendemmo tutti dall'auto mentre anche Jake ci raggiungeva trasformato da lupo.
Jayson e Violet lo guardarono molto incuriositi. Jake mi si avvicinò e mi strofinò il muso sulla mano, dandomi una leccatina.
" Jake!" esclamai sospirando e pulendomela sul pantalone. Jayson ci fissò per qualche istante, sembrava triste, poi distolse lo sguardo scuotendo la testa.
" Sarà meglio dividerci" disse Violet guardando mio padre. " Così se li troviamo possiamo circondarli" aggiunse.
" Sono d'accordo. Jake, dirigiti ad est, li bloccherai sul fianco. Jasper tu a nord, li prenderai da dietro, io invece andrò ad ovest, li bloccherò sull'altro lato"
" Perfetto. Noi tre proseguiamo dritti, se stanno arrivando da dove pensiamo, gli arriveremo proprio davanti, " disse Violet.
Guardai mio padre che mi sorrise. " Stai attenta, mi raccomando" mi sussurrò prima di allontanarsi.
Jake ululò per salutarmi e io lo accarezzai sulla testa, poi scomparve. Jayson e Violet ripresero a camminare, io andavo volontariamente molto piano. Non avevo il coraggio di stare accanto a Jayson, non sapevo che cosa dirgli. Poi notai che si fermò in mezzo al bosco e mi aspettò.
Mi ritrovai al suo fianco e sentii il suo profumo bruciarmi gli occhi. Senza pensarci due volte lo presi per mano.
" Scusa" sussurrai senza guardarlo.
" Ti stai scusando perchè non hai detto a Jake di noi?"
Annuii.
" E perchè non l'avresti fatto?"
" Volevo farlo...solo che appena ho deciso di parlargli, è arrivato a casa nostra dicendo che avevamo visite. Siamo subito andati da mio nonno e poi siete arrivati voi, dicendo che la vostra famiglia era venuta qui"
" Mi stai dicendo che è colpa della mia famiglia se non hai parlato a Jake?"
" NO!" esclamai un po' troppo forte, Violet si era girata per guardarmi male. Non dovevamo fare molto rumore, altrimenti si sarebbero accorti di noi.
" No" sussurrai di nuovo stringendogli la mano. " Non ho fatto in tempo, punto e basta. La colpa non è di nessuno" continuai arginando la situazione.
Non volevo litigare con Jayson per nessuna ragione al mondo.
" Ma glielo dirai?"
Mi bloccai e lui fece lo stesso, per fotuna Violet non si era accorta e aveva continuato a camminare.
" Voglio dirglielo e ti giuro che appena sistemiamo questa faccenda gli parlerò"
" Quindi per ora devo sorbirmi tutto" disse fra sè.
" Tutto cosa?"
" I baci, le carezze, gli ululati di addio, le parole dolci..." disse alzando gli occhi al cielo.
" Lo sai che vorrei che al suo posto ci fossi tu"
" Ma non ci sono" disse serio.
" No, non ci sei putroppo, ma solo per ora" dissi avvicinandomi a lui.
Mi baciò la fronte con le labbra fredde. Mi sentii subito meglio.
" E invece tua sorella lo sa di noi?"
" Ancora no, ma..." mi guardò affilando lo sguardo. " Violet?" la chiamò sorridendo.
" Sì?" rispose lei fermandosi e girandosi verso di noi.
Jayson non mi diede il tempo di chiedergli che cosa avesse in mente che le sue labbra si erano già appoggiate alle mie. Mi baciò intensamente, facendomi perdere il senso di ogni cosa. Mi aggrappai al suo collo e dischiusi le labbra. Volevo che quel bacio potesse continuare per sempre. Quando si allontanò, toppo in fretta per i miei gusti, rideva soddisfatto.
" Ora lo sa" mi sussurrò dolce.
Mi girai per guardare Violet. Stava facendo finta di applaudire.
" Era ora fratellino, sono contenta" disse ridendo. Poi riprese a camminare.
Risi anch'io e ritornai sullo splendido viso del mio vampiro. Avevo così tanta paura di non poterlo vedere più...
" Non dovrai...andartene, vero?" gli chiesi triste.
" Come? No, perchè?"
" A casa hai detto che i vostri genitori sono venuti a riprendervi..."
Sospirò, guardando oltre le mie spalle. " Io non torno a casa con loro. Non li considero nemmeno più miei genitori. Ci hanno condannato a vivere da mostri...avrebbero potuto seguirci e diventare come la noi e la tua famiglia, invece hanno preferito continuare ad uccidere..." mentre parlava si vedeva la rabbia nei suoi occhi.
Poi mi guardò di scatto facendomi contorcere lo stomaco.
" Non lascerò Forks ma soprattutto non lascerò te, non quando finalmente ti ho tutta per me...bè, quasi" disse con una smorfia sollevandomi il mento.
" Ti amo" dissi in un sussurro. " E non vedo l'ora che questa storia finisca e che se ne vadano"
" Anche io" disse sfiroandomi la labbra con il suo respiro freddo. Poi riprendemmo a camminare.
Gli strinsi la mano e guardai dritto davanti a me sperando di non dover soffrire di nuovo.

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Capitolo 21
*** 20 Capitolo (Parte I) ***


Dopo circa mezz'oretta di cammino, Jayson si fermò lasciandomi la mano. Aveva lo sguardo puntato verso il bosco e quando Violet si girò per guardarlo, annuì serio.
Cercai di concentrarmi anche io e improvvisamente sentii delle presenze. Capii all'istante: stavamo raggiungendo la loro famiglia. Cominciai a sentire i passi degli sconosciuti sempre più forti fino a che non alzai lo sguardo e vidi quattro sagome scure venirci incontro. Violet fu in un lampo accanto a noi e dal suo petto uscì un lieve ruggito.
" Calma Violet, ricorda che non siamo qui per combattere ma solo per convincerli ad andarsene" disse Jayson continuando a fissare la sua famiglia che ci stava quasi raggiungendo. Sentii Violet rilassarsi e poi guardai le sagome con più attenzione.
Una era un maschio, probabilmente il padre. Era alto e di stazza era quasi come mio zio Emmett. Capelli corti neri e occhi rossi per la sete. Cattivo segno.
La femmina accanto a lui era sicuramente la madre. Una vampira molto bella, con capelli lunghi biondi e fisico longilineo. Per fortuna i suoi occhi non erano tanto rossi, probabilmente aveva meno sete del marito. Il fratello di Violet e Jayson era alto con pelle olivastra e braccia alquando muscolose. Pensai alle povere persone che cadevano nelle sue trappole...rabbrividii. La sorella invece era molto simile a mia zia Rosalie, ma non bella come lei. Aveva l'aria gentile ma sapevo che era un inganno, lei era un'assassina come tutta la sua famiglia.
" Chi non muore si rivede" disse il padre appena ci vide. La sua voce era profonda e rauca.
Nè Jayson e nè Violet dissero una parola. Rimanevano immobili senza battere ciglio.
" Avete scelto davvero una bella cittadina per nascondervi, dicono che il cibo non sia niente male" continuò scoppiando a ridere con la sua famiglia.
" Avete cacciato?" chiese brusca Violet.
" Ci hanno pensato Alec e Keyra" disse indicando i due fratelli di Jayson e Violet.
" Io e tua madre dobbiamo ancora trovare qualcuno che ci ispiri" aggiunse.
" Lei non è mia madre, non più" disse Violet fredda come un pezzo di ghiaccio.
Notai la donna sorridere e buttare la testa all'indietro.
" Quante storie" commentò fra sè.
" Chi è la vostra amica?" chiese Alec tranquillo.
A quella domanda, vidi la sagoma di mio padre spuntare alle spalle della famiglia mentre mio zio Jasper veniva fuori alla nostra sinistra.
" Oh, vedo che vi siete fatti molti amici" commentò il padre. " Complimenti" fece una pausa e poi riprese a parlare.
" Quindi, deduco che non abbiate intenzione di unirvi di nuovo alla vostra famiglia"
" Voi non siete la nostra famiglia, siete solo degli assassini" rispose Jayson.
" Bè, a questo punto allora non ci resta che batterci" disse Alec scrocchiandosi il collo.
" Non vogliamo combattere" intervenne mio padre da dietro. Tutta la famiglia si girò per guardarlo.
" Vogliamo solo che ve ne andiate da Forks, questo non è il vostro territorio".
Il padre scoppiò a ridere.
" Un Cullen che mi viene a dire che questo non è nostro territorio? Ma se voi non cacciate neppure! Di certo non vi ruberemo i vostri stupidi animali. Noi ci nutriamo di cibo più pregiato" disse leccandosi le labbra. Un altro brivido mi percorse la schiena e sperai che nessuno sentisse il mio cuore battere all'impazzata.
" Non è questo il punto, non vogliamo che restiate qui"
" Ci dispiace ma noi restiamo dove vogliamo, abbiamo due nostri figli da salvare, da riportare a casa. Sapete, hanno perso il lume della ragione" disse gurdando i due fratelli.
" Non torneremo da voi, non diventeremo di nuovo dei mostri" rispose Violet.
" Basta parlare, mi sono stufato. Direi che non ci resta che combattere. Se vincete voi ce ne andremo, se vinciamo noi, ve ne tornate a casa. Intesi?"
Violet si girò da Jayson che però guardava me. Cercai di non sembrare spaventata e poi annuii.
Forse era l'unico modo per mettere le cose a posto.
" In fondo noi siamo in sei, loro sono solo in quattro" disse Jayson.
" Cinque" esclamò una voce famigliare.
Mi girai verso la famiglia e vidi Jacob in mezzo a loro. Il mio Jacob, a torso nudo che ci guardava con occhi di sfida.
" Jake che stai facendo?" dissi confusa.
" Io sto con loro" rispose deciso.
Mio padre e zio Jasper si unirono a noi, arrivandoci di fianco.
" Non dire stupidaggini" intervenne mio padre.
" Io non sto con i traditori e i bugiardi" disse guardandomi. Non capii le sue parole. Perchè ci stava facendo questo? Che cosa aveva in mente?
" Un aiuto in più fa sempre comodo" disse il padre di Jayson guardando Jake, che in un lampo si era trasformato in lupo.
" Io non capisco..." continuai.
" Ha fatto la sua scelta" disse mio padre in un sussurro. " Ho letto i suoi pensieri, non è intenzionato a cambiare idea. Ha capito Renesmee"
" Ha capito cosa?"
" La vogliamo finire di parlare? Qui ci sono dei vampiri parecchio assetati" disse il padre facendosi avanti mentre un ruggito cupo usciva dal petto di Jayson e Violet.
Mi misi in posizione di attacco e cercai di capire che cosa gli fosse preso a Jake, quando vidi Alec fare un balzo verso Jayson e scaraventarlo contro un albero. Sbarrai gli occhi e non ebbi nemmeno il tempo di capire se stava bene che vidi mio padre correre come un fulmine contro il capofamiglia: perchè aveva scelto di battersi con il più forte? Violet si era scagliata contro la sorella e zio Jasper era andato in aiuto di mio padre. Sentivo l'aria fredda contro il viso: colpi mancati, colpi centrati, ruggiti potenti...stavo per impazzire.
Jake non perse tempo e subito andò ad aiutare Alec a sconfiggere Jayson. Lo stavo odiando, perchè doveva comportarsi in quel modo?
Mi girai per controllare come proseguiva il combattimento tra Violet e Keyra quando mi ritrovai davanti la madre.
" Ciao" mi salutò come se fossi una preda succulenta. " Ho appena scoperto che nelle tue vene scorre sangue umano e indovina un po’? Io adoro il sangue umano" disse scoppiando in una risata cupa. Feci un passo indietro e pensai che forse, avrei potuto batterla. In fondo ero mezza vampira e anche se non avevo mai affinato le mie doti da combattente, avrei potuto farcela lo stesso.
Il suo ringhio mi trapanò l'orecchio e in meno di trenta secondi me la ritrovai addosso. Cercai con tutte le mie forze di allontanarla ma lei si era aggrappata alla mia vita e puntava al mio collo.
" NO!" urlai graffiandola sul braccio. " Lasciami!"
" Piccola schifosa mezzo sangue!" urlò tenendomi ancora di più.
Le diedi un calcio in pancia per allontanarla e funzionò.
" Non te la caverai così facilmente" disse ruggendo ancora più forte. Stava per correre di nuovo verso di me quando mio zio Jasper la bloccò tenendola per il collo. Quasi la stava soffocando e ne fui ben contenta. Poi improvvisamente, dietro di me sentii qualcuno fare un grosso balzo e mi girai di scatto per vedere chi fosse: Jake stava per assalire Jayson da dietro le spalle e aveva già pronti gli artigli. Anche se sapevo che non gli avrebbe fatto quasi nulla, come d'istinto urlai e mi scagliai contro il mio migliore amico. Non poteva e non doveva fare del male a Jayson.
Avevo usato tutta la forza che avevo in corpo ed ero riuscita a scagliarlo più lontano. Poi lo guardai serrando la mascella e lo raggiunsi. Jake si alzò ululando dalla rabbia e mi squadrò più che irritato. Notai che era in posizione d'attacco.
" D'accordo Jake, vuoi combattere? Allora combattiamo"

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Capitolo 22
*** 20 Capitolo (Parte II) ***


Jake ululò di nuovo e poi corse verso di me. Mi spostai appena in tempo per riuscire a schivarlo. Lui mi guardò con occhi maligni, non l'avevo mai visto in quel modo.
Mi fece paura. Non sembrava neppure più il nostro Jacob.
" Che ti è preso?" urlai. Anche se sapevo non avrebbe potuto rispondermi, non se era trasformato.
Si mise di nuovo in posizione d'attacco e questa volta riuscì a saltarmi addosso. Non potevo credere di star combattendo con il mio migliore amico. Non riuscivo a fargli nulla, avrei voluto colpirlo, ma non ne avevo la forza. Jacob mi teneva attaccata al suolo con tutte le sue forze. Mi limitai a scagliarlo via per l'ennesima volta. Avevo già il fiatone e lentamente mi alzai dal suolo. Jake mi fu di nuovo addosso, solo che questa volta mostrava i denti e aveva fuori gli artigli. Mi diede una zampata sulla spalla e stranamente sentii uno strano dolore, anzi, come se sotto la pelle qualcosa mi stesse bruciando. Mi girai per vedere che cose mi stava succedendo e vidi dei grossi solchi rossi sul mio braccio.
" Che diavolo...?" ma non finii la frase perchè improvvisamente il mio braccio cominciò a sanguinare. No, non era possibile! Io ero mezza vampira, non potevo farmi male!
" Contro la ragazza mezzo sangue!" gridò qualcuno.
Mi girai verso gli altri vampiri e vidi la famiglia di Jayson e Violet guardarmi con gli occhi rossi dalla sete.
Il mio sangue li attirava...il mio sangue era umano...
Jake si girò verso di loro e cercò di difendermi. Era tornato dalla nostra parte. Io intanto lentamente mi allontanavo strisciando sull'erba, cercando di non badare al dolore al braccio e al sangue che non finiva di uscire. Tutta la mia famiglia era intenta a difendermi, si erano tutti scagliati contro i nemici per non farli avvicinare a me.
Continuavo a strisciare e mi accorsi di star piangendo per un miliardo di motivi. Poi sentii qualcosa alle spalle che mi bloccava.
Mi girai lentamente per controllare e vidi delle gambe lunghe e bellissime sbarrarmi la strada. Nessuno aveva notato che lei si era fatta in disparte per cercare me....
Alzai lo sguardo e vidi la madre di Jayson che mi guardava fisso negli occhi.
" Te l'ho detto, io adoro il sangue umano" sussurrò.
La vidi chinarsi su di me e dalla voce mi uscii un grido acuto, pieno di paura e di dolore. Tirò fuori i denti e si sporse verso di me, l'unica cosa che sentii fu un dolore atroce e tremento al collo. Come se mi stessero strappando la pelle o qualcosa di peggio. Dolore, dolore e solo dolore...
Morirò, morirò, continuavo a ripetermi nella mia testa, poi improvvisamente vidi due sagome venirmi incontro, anzi, correre verso di me. Una urlò:
" NO!" e riconobbi la voce. Il mio Jayson.
" NO, NON FARLO! NO!" urlò ancora.
" FERMATI!" questa era un'altra voce, mio padre.
Oh, papà, salvami...
Poi li vidi sempre più vicini, con i volti scuri e feroci. Scagliarono via quella pazza che mi stava per uccidere e cominciai a sentire la testa pensante, non ragionavo più.
Sentivo solo il mio sangue uscire dalle ferite e poi, non sentii più nulla...

Aprii gli occhi lentamente. Capii all'istante dove mi trovavo: a casa dei nonni Carlisle ed Esme. Ero sdraiata sul divano borbido con una coperta addosso. Sentivo uno strano fastidio al dorso della mano. L'alzai lentamente e vidi che avevo una flebo attaccata. Girai la testa lentamente e notai la sacca con dentro la medicina. Goccia dopo goccia mi entrava nelle vene. Sicuramente era stato nonno Carlisle a trasformare il divano in un letto d'ospedale. Cercai di alzarmi a sedere quando vidi che il mio braccio sinistro era fasciato e anche sul collo avevo una garza bianca. Me la sfiorai e cercai di ricordare come mai ero conciata in quello stato. Ma ero troppo confusa.
" Tesoro!"
Alzai gli occhi e notai mia madre, insieme a mio padre e nonno Carlisle, venirmi incontro. Circondarono il divano non togliendomi gli occhi di dosso.
" Come ti senti?" mi chiese il nonno.
" Così così" risposi chiudendo gli occhi e sentendomi la testa pesante.
Nonno controllò l'aflebo e poi si sedette sul bordo del divano.
" Ti gira la testa?"
" Più che altro mi sento un po' confusa"
" È normale, hai dormito quattro giorni"
" Quattro giorni?" chiesi senza voce.
" Sì, hai fame?" chiese mia madre.
Feci cenno di no con la testa.
" Voglio sapere" dissi guardando mio padre. Sapevo che era l'unico che mi avrebbe spiegato tutto senza problemi.
Sospirò. " Forse è meglio più tardi"
" No, ora" dissi decisa. " Ti prego.." sussurrai. Mio padre guardò mia madre di sfuggita e poi incominciò a parlare:
" Abbiamo scoperto che la famiglia di Jayson e Violet aveva un'unico scopo. Sono venuti qui a Forks per te"
" Per me?"
" Sì, in qualche modo hanno saputo che qui a Forks c'era una mezzo sangue e quando ci hanno incontrato, hanno capito subito che eri tu"
" Ma...che cosa volevano da me?"
" Volevano assaggiarti" disse mio padre stranito dalla sua stessa risposta.
" Vuoi dire...uccidermi?"
" Sì" rispose mio nonno Carlisle. " Il tuo sangue è molto più potente di quello umano perchè hai una metà vampira"
Mi sfiorai il collo.
" È stata la madre di Jayson e Violet a morsicarti. Per fortuna siamo riusciti a fermarla prima che fosse...troppo tardi" spiegò mia madre con fatica.
" E adesso loro dove sono?"
" Gli abbiamo sconfitti" disse mio padre.
" Sconfitti" ripetei tra me e me.
Loro sì, ma quello che avevano fatto, il dolore che avevano causato non si poteva sconfiggere.
" Ora è meglio che riposi" continuò mio nonno. " Devi rimetterti al meglio"
" Ancora una cosa" dissi fermando mio nonno. " Quindi, i licantropi a quanto pare possono farmi male" dissi ricordando perchè avevo il braccio fascaito: Jake mi aveva tirato una zampata. Quanto era difficile pensarci...
" A quanto pare sì" rispose mio padre. " Ricorda sempre che tu sei mezza umana"
" Abbiamo una teoria" intervenne mio nonno. " Pensiamo che i licantropi siano gli unici in grado di ferirti e bè, la madre di Jayson ci è riuscita perchè era intenzionata a morderti e come diceva Edward, essendo tu mezza umana, ha potuto farti del male. Ma siamo ancora molto confusi al riguardo. Sei una creatura così sconosciuta che non conosciamo bene le tue caratteristiche e muti così in fretta che tra qualche anno forse, nemmeno i licantropi potrebbero riuscire a ferirti" spiegò meditabondo.
" Un altro punto di domanda" sospirai.
" Sì, ma non è il caso di preoccuparsi. Ora devi solo guarire" disse mia madre.
Annuii e mi sdraiai di nuovo.
Poi vidi mio padre e mio nonno tornare nell'altra stanza.
" Mamma?" la chiamai mentre mi sistemava la coperta.
" Dimmi tesoro"
" Jayson?" chiesi in un sussurro.
" È sempre il tuo primo pensiero, eh?"
Annuii imabarazzata.
" Sta bene, è venuto qui qualche volta a trovarti" disse sedendosi sul bordo del divano come aveva fatto prima il nonno.
" Ti ha tenuto la mano, ti ha parlato...è stato davvero molto dolce. Mi piace tanto"
" Quanto avrei voluto essere sveglia" dissi più a me stessa. " Si sentirà terribilmente in colpa"
Mia madre sorrise dolcemente e mi accarezzò la guancia.
" E Jake?" chiesi con difficoltà.
" Non lo so, da quando nonno Carlisle ti ha curato non l'abbiamo più visto. Mi dispiace tanto tesoro. Papà dice che ha capito di te e Jayson"
" Ma come?"
" Vi ha visti che vi...baciavate"
" Oh" commentai con gli occhi lucidi. Poi la guardai di scatto. "Ma, tu non dicevi che sarebbe stato impossibile per lui farmi del male? Lui...non mi dovrebbe amare più di se stesso?" chiesi confusa, debole e dolorante.
"Questa è la teoria...la pratica spesso nella vita cambia" disse semplicemente mia madre.
Sapevo benissimo che cosa intendeva: anche se lui era innamorato di me, aveva avuto l'imprinting, io l'avevo ferito, gli avevo spezzato il cuore e questo alle volte va contro l'amore stesso. Alle volte questo dolore non si può fermare nemmeno se la persona in questione è la più importante di tutta la tua vita. È un compromesso che la vita ti mette davanti....
" Ora dormi amore mio" mi disse baciandomi la fronte. " D'accordo?"
Annuii e poi sparì spegnendo la luce e chiudendo la porta del salotto.
Chiusi gli occhi e nel buio di quella stanza confortevole cominciai a sentirmi male. Le lacrime scesero forti e mi sentii quasi mancare il respiro. Mi alzai a sedere e provai a calmarmi. Non c'era verso. Dal nervoso mi staccai l'aflebo e mi alzai dal divano, notai di essere in tuta, sicuramente mi avevano lavata e cambiata. Stavo impazzendo chiusa in quella stanza, le lacrime non volevano smettere di scendere. Tutta quella situazione era assurda: ferita da un licantropo, per di più mio migliore amico e morsa da un vampiro, che in realtà era la madre della persona che amavo di più al mondo. Solo io potevo vivere una situazione così strana.
Mi avvicinai alla finestra e la spalancai.
Aria fresca...
Respirai profondamente e sentii il bisogno di uscire, immediatamente. Scavalcai la finestra e con un balzo saltai giù.
"Ahi" sussurrai appena arrivata a terra, la ferita al collo mi bruciava un po' e mi sentivo tutta indolenzita. Che razza di mezzo vampiro ero? Mi vennero ancora di più i nervi e ricominciai a piangere. In meno di cinque minuti, fui dove desideravo: a casa di Jayson.
Sperai con tutte le mie forze che ci fosse. Vedere il suo viso, sentire il suo profumo, la sua voce...mi avrebbero sicuramente fatta guarire più in fretta.
Corsi davanti alla porta e suonai il campanello. Se i miei mi avessero scoperto sarebbero stati guai ma non m'importava nulla.
" Resm!" esclamò Jayson aprendo la porta.
Appena lo vidi pensai se il suo viso fosse mai stato più bello di quel momento, ma probabilmente sì, era solo perchè da ben quattro lunghissimi giorni non lo vedevo...
"Jayson!" esclamai buttandogli le braccia al collo.
Lui mi abracciò dolcemente baciandomi i capelli.
" Che cosa ci fai qui?"
" Dovevo vederti" dissi mentre lacrime silenziose mi rigavano il viso.
Lo sentii stringermi ancora di più e poi mi prese il viso fra le mani. Mi guardò per qualche istante senza dire nulla.
Scosse la testa.
" Ti riaccompagno subito a casa"
" NO!" esclamai. " Ti prego" dissi esausta. " Voglio restare qui con te".
Accennò un sorriso e poi mi sfiorò la guancia.
" Vieni" mi disse prendendomi per la vita.
Ci dirigemmo in salotto e ci sedemmo sul divano bianco.
" Dov'è Violet?"
" È con tua zia Alice e tuo zio Jasper"
" Davvero? E dove sono andati?"
" Gli sta mostrando il suo potere" mi disse facendomi rannicchiare in braccio a lui.
" Non è giusto...ci vorrei essere anch'io".
Lo sentii ridere.
" Da quanto ti sei svegliata?" mi chiese subito dopo.
" Qualche ora fa. I miei mi hanno raccontato come sono andate le cose".
Jayson si irrigidì e poi mi tenne più stretta al suo petto.
" Mi dispiace Resm, tu non sai quanto! Io non avevo idea che la mia famiglia fosse qui a Forks per te e ti ho anche fatto venire con noi..."
" Non è affatto colpa tua" lo interruppi prima che fosse troppo tardi. " Io ho deciso di venire, mi sono interstardita. Tu non hai fatto nulla, come sempre hai solo realizzato i miei desdieri"
" Ma non cambia le cose....mia madre ti ha morso e voleva ucciderti".
A quelle parole mi vennero i brividi ma mi feci coraggio.
" Hai sempre detto che quella non è tua madre"
" Io vorrei che non lo fosse, ma purtoppo rimane tale " disse rilassandosi un po'.
Alzai il viso per guardarlo negli occhi.
" Non voglio che tu ti senta in colpa, d'accordo? Altrimenti mi fai stare ancora più male"
" Va bene, ci proverò" sussurrò facendo un mezzo sorriso.
Mi avvicinai al suo viso e gli accarezzai i capelli.
" Grazie di essere venuto a trovarmi in questi giorni"
" Era il minimo che potessi fare"
" Sai, a mia madre piaci molto"
" Davvero? Bè, meglio così" disse sorridente.
" Quandi...ora...tutti sanno di noi, anche il resto della mia famiglia" non era una damanda, lo sapevo con certezza.
" Sì" rispose accarezzandomi la schiena.
" E anche...Jake" dissi abbassando lo sguardo.
" Sì, me l'ha detto tuo padre. Mi dispiace che sia venuto a saperlo così"
" A chi lo dici" dissi sospirando e trattenendo le lacrime. " Ora devo solo aspettare che si faccia vivo e parlargli di persona"
" Mi sembra la miglior cosa da fare"
" La migliore ma non la più facile"
" Andrà tutto bene" mi promise Jayson guardandomi profondamente negli occhi.
" Guarda che se me lo dici tu, io ci credo"
"Fai bene, io non mento mai" dissi con una dolcezza da farmi impazzire.
" I tuoi non torneranno più?" chiesi poco dopo.
" Un patto è un patto. Avevano detto che se avessimo vinto noi se ne sarebbero andati. E così hanno fatto. Se c'è una cosa positiva della mia ex famiglia è che le promesse le sanno mantenere"
" Ex famiglia?" ripetei confusa.
" Sì, loro non sono più la mia famiglia"
" E chi è adesso la tua famiglia?" chiesi guardandolo.
Jayson mi sorrise e mi baciò la punta del naso.
" Bè, mia sorella"
" Ah" commentai con un mezzo sorriso.
" E tu, naturalmente" aggiunse spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
" Davvero?" chiesi contenta.
" Certo! Mi sembrava che non ci fosse nemmeno bisogno di dirtelo"
" Lo so...ma è bello sentirselo dire"
Jayson rise divertito.
" Posso farti una domanda?" chiesi sprofondando la testa nel suo petto.
" Dimmi"
" Come...come ci sente ad uccidere qualcuno? Voglio dire, ad uccidere qualcuno per il suo sangue" dissi pensando a sua madre che si chinava sopra di me.
Piano piano, purtroppo, tutti i ricordi venivano a galla.
" Perchè vuoi saperlo? Non è una cosa molto piacevole"
" Sono solo curiosa" dissi sperando che non notasse la tensione nella mia voce.
" Bè" incominciò sospirando. " È brutto da dire ma in quel momento è una bella sensazione"
" Davvero?" chiesi stupita alzando la testa.
" Sì vedi, in quel momento quando hai sete e trovi la tua preda, tutto il resto scompare e hai desiderio di ucciderla. E anche se è crudele, meschino, orribile...tu vuoi farlo. Perchè senti che è lei che vuoi, è quella preda che ti renderà felice" si fermò un momento.
" Resm? Respira per favore"
" Oh" dissi riprendendomi. Scossi la testa e lo guardai negli occhi.
Lui continuò:
" Un lato positivo c'è. Sei felice nel momento in cui sei un mostro, in cui non t'importa che quella persona è innocente, ma se cominci a pensare di non voler più essere un assassino, di non voler più uccidere, allora le cose cambiano. Sei disgustato da te stesso e tutte le volte che la sete ti prende, vorresti morire, vorresti non essere quello che sei"
" È quello che sentivi tu?"
" Sì. Ho desiderato così tante volte non essere mai nato. Non fraintendermi, sono grato a Violet per avermi salvato, ma nel periodo in cui uccidevo, avrei tanto voluto che non lo avesse fatto. Se avessi saputo che sarei diventato un assassino, le avrei pregato in tutti i modi possibili di lasciarmi morire lì, su quella montagna. Avrei preferito così"
" E anche ora lo pensi?"
" No, ora che ho trovato un'alternativa so che ce la posso fare e che non sarò più il mostro che ho tanto odiato"
" Non dev'essere stato per niente facile"
" Infatti non lo è stato. Ma meglio così che come la mia famiglia. Sono disposto a rinnnegare la mia natura, la mia sete, tutto quanto, pur di non uccidere mai più. Preferisco cibarbi per l'eternità di insignificanti animali, piuttosto che essere un vampiro crudele e senza cuore"
" Tu sei già senza cuore" dissi ingenuamente.
Jayson scoppiò a ridere. La sua risata mi fece sentire al settimo cielo, come se le ferite fossero scomparse del tutto.
" Precisiamo che il mio cuore non batte ma è al suo posto, dove dovrebbe stare" disse ricomponendosi.
" Sì, hai ragione" dissi alzando gli occhi al cielo.
" Resm, Resm" sussurrò avvicinandosi al mio viso. " L'unico momento in cui il mio cuore sembra battere è quando sto con te" disse più a se stesso.
Sorrisi e gli baciai la guancia.
" E invece per me, l'unico momento in cui il mio cuore batte troppo, come se stesse per esplodere...è quando sto con te" dissi ripetendo le sue parole e trattenendo una risata.
" Sì, lo so. Lo sento" mi sussurrò all'orecchio. " E lo adoro".
Poi mi guardò in viso e lo sguardò gli cadde sulla garza che avevo al collo. La sfiorò appena e rimase a fissarla, frustrato.
" Jay?" lo chiamai alzandogli il mento.
" Cosa?" chiese chiudendo gli occhi.
" Guarirà, è solo un...morsetto" dissi cercando di tranquillizzarlo. In realtà stavo cercando di tranquillizzare me stessa.
" Non è questo, è che...vedere tutta la scena, mia madre che si china sopra di te, che appoggia le labbra sul tuo collo, che ti morde, tu che urli..." si bloccò guardandomi di scatto.
" Oh, scusami" disse stringendomi al petto mentre mi accorgevo di star piangendo.
" Non è niente" sussurrai tra le lacrime. " Sto bene" dissi guardandolo in viso.
" Non volevo farti ricordare quelle cose, davvero. Non accadrà più. Te lo giuro"
" Jay!" esclamai sospirando.
" Sì?" chiese timoroso.
" Basta, okay? Non è colpa tua" dissi lentamente e dolcemente prendendogli il viso fra le mani. Lui mi accarezzò le guancia asciugandomi il viso.
" Scusa, ogni tanto soffro di vittimismo" disse con una smorfia " E ho sempre paura di far stare male gli altri"
" Sì, ho notato, ma per quanto mi riguarda, tu non mi fai mai stare male. Sei l'unica cosa che mi fa sentire davvero bene. Hai capito?" dissi spazientita.
Possibile che avesse bisogno di tutte queste certezze? Sì, ne aveva bisogno come ne avevo biosgno io.
" Ti amo, ti amo e...ti amo" dissi tutto d'un fiato avvicinandosi pericolosamente al mio viso.
Sorrisi mentre mi baciava il collo (naturalmente dalla parte sana). Poi lentamente salì fino alle abbra. Sfiorandomele appena.
Un brivido mi percorse tutto il corpo facendomi sentire in un'altra dimensione.
" Mi farò prescrivere una ricetta da mio nonno" dissi con il fiato corto, dopo che le sue labbra avevano toccato con più decisone le mie.
" Ah sì e quale?"
" Venire almeno due volte al giorno a casa tua e..." mi bloccai. Sentii che le sue mani erano sotto la mia maglietta, mi fiorava la pelle mentre mi baciava la spalla.
" E..?" mi incoraggiò respirandomi sul mento.
" E..." ripresi con fatica. " Dovrò prendere un tuo bacio almeno una volta al giorno, prima e dopo i pasti". Jayson scoppiò a ridere.
" Lo sai vero, che quello che stai dicendo non ha nessun senso?"
" Oh sì, purtroppo lo so" dissi chiudendo gli occhi e affondando le mani nei suoi capelli straordinariamente morbidi. " È colpa tua, mi stai facendo impazzire"
" In senso buono, spero" disse quasi preoccupato. Aprii gli occhi di scatto.
" Jay, che domande sono? Certo che è in senso buono" dissi sfiorandogli la punta del naso con un dito.
" Scusa, è che...anche tu mi fai impazzire"
" Quindi, siamo due pazzi. Mi piace" dissi capendo di aver detto l'ennesima cosa senza senso. Poi le labbra di Jayson mi zittirono di nuovo e tutto fu semplicemente perfetto, perchè ora che lo avevo rivisto tutto era tornato al suo posto. Prima, il puzzle della mia vita era stato temporaneamente disfatto e ora come per magia, tutti i pezzi erano al loro posto. Solo un tassello era ancora fuori, e mi tortuturava con la sua presenza fissa nella mia testa: Jake. Lui rimaneva ancora lì in cerca del suo posto e sinceramente, non sapevo quando l'avrei rimesso in ordine. Forse domani, forse il giorno dopo o quello dopo ancora o forse...forse mai. Sentivo che non mi avrebbe mai perdonata, che mi avrebbe odiato per il resto della sua vita. L'unica consolazione era che da parte mia, nonostante mi avesse ferito e avesse voluto battersi con me, non provavo odio nei suoi confronti, anzi, ancora una volta, desideravo solo che lui fosse felice almeno un decimo, di quanto io lo fossi con Jayson.

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Capitolo 23
*** 21 Capitolo ***


Poco dopo, Jayson mi riaccompagnò a casa.
" Non ci voglio andare, mi rinchiuderanno di nuovo in salotto con la flebo e non mi faranno alzare finchè non sarò guarita" dissi sbuffando senza scendere dall'auto.
" Tanto ormai avranno già capito che te ne sei andata, meglio non farli preoccupare ancora di più"
Girai la testa verso il finestrino.
" Che noia" sussurrai.
" Avanti Resm, non fare i capricci. Sei stata morsa da un vampiro e ferita da un licantropo, lo sai benissimo anche tu che hai bisogno di riprenderti"
" Tu resti con me?" gli chiesi guardandolo.
" Hai bisogno di riposo e se ci sono io non dormi"
" Sono stufa di dormire! E poi non ho bisogno di riprendermi, cavoli, sono mezza vampira, vorrà pur dire qualcosa!" esclamai mentre Jayson usciva dall'auto.
Io rimasi al mio posto, senza muovermi di un millimetro. Aprì la portiera e mi guardò dolcemente.
" È vero, sei mezza vampira ma sei anche mezza umana e ti ripeto per l'ennesima volta che hai bisogno di riposo. Devi guarire in fretta. Non è divertente avere la propria ragazza in convalescenza"
Accennai un sorriso e mi offrì la sua mano.
" Mi accompagni dentro" non era una domanda, sapevo che l'avrebbe fatto. Annuì e poi gli presi la mano, scendendo dall'auto.
" Non ti ho nemmeno presentato ai miei ufficialmente"
" Ci ho già pensato io, tranquilla" disse baciandomi i capelli.
" Oh" commentai mentre aprivo la porta.
" Signorina Renesmee Cullen!" urlò mia madre venendoci incontro.
" Sì?" dissi timorosa stringendo di più la mano di Jayson.
" Dove sei andata?" chiese irritata raggiungendoci insieme a mio padre e nonno Carlisle.
" Scusate è colpa mia" intervenne Jayson.
Gli lanciai un'occhiata. "Sono salito dalla finestra e l'ho portata a casa mia, volevo stare con lei" spiegò prendendosi tutte le colpe.
" Jay" sussurrai abbracciandogli la vita. Mi strinse a sé e vidi mia madre rilassarsi.
" Si sta prendendo tutta la colpa, io sono scappata" dissi guardando mio padre, sapevo che lui sarebbe stato più comprensivo.
" Stavo impazzendo a stare su quel divano, non potete tenermi segregata come una malata terminale!" esclamai.
Mio padre guardò mia madre, poi tutti e due scoppiarono a ridere. Lanciai un'occhiata interrogatoria a mio nonno. Fece spallucce.
" Che c'è?" chiesi stranita.
" Sei proprio identica a me!" esclamò mia madre. " Anche io puntavo spesso i piedi" aggiunse continuando a ridere.
" Sì, confermo" disse mio padre abbracciandola. Io sprofondai la testa nel petto di Jayson imbarazzatissima. Anche lui stava sorridendo.
" Resti con noi Jay?" chiese mia madre subito dopo.
" Sì, ti prego!" esclamai guardandolo.
" Resm, non deve riposare?"
" Non vuoi stare con me?" gli chiesi in un sussurro triste.
Jayson mi guardò accigliato.
" Non dirlo nemmeno per scherzo" disse sfiorandomi le labbra con le dita fredde.
" Allora resta" dissi con gli occhi pieni di gioia.
Annuì sorridendo e poi trascorremmo una magnifica serata tutti insieme. Ci raggiunsero poi anche Alice e Jasper, Emmett e Rosalie (che finalmente erano torntati a casa) e anche Violet.
" Il potere di tua sorella è incredibile!" esclamò zia Alice a Jayson mentre nonno Carlisle mi cambiava le bende sul braccio.
" È davvero molto interessante" aggiunse zio Jasper.
" Devi ancora mostrarmelo Violet" intervenni. Jayson mi lanciò un'occhiataccia.
" Hai troppi ricordi dolorosi" disse mia zia Alice. " Il potere di Violet non può essere controllato, se dovesse farti rivivere..."
" Lo so, lo so...Jayson me l'ha già detto" la interruppi. Nonno Carlisle mi lasciò il braccio scoperto mentre prendeva delle nuove bende. Notai che tutti guardavano le mie ferite che per fortuna stavano guarendo velocemente ma una era ancora molto evidente. Gli artigli di Jake non erano stati per niente delicati.
Scossi la testa mentre il ricordo di lui che mi attaccava faceva capolino tra i miei pensieri e ripresi a parlare.
" Potrei essere molto più forte di quanto pensiate" dissi ferma e decisa mentre nonno Carlisle finiva il bendaggio.
" E saresti disposta anche a provare ora?"
" Violet!" esclamò Jayson irritato.
" Sì" dissi guardandola negli occhi.
" No" dissero Jayson e mio padre in coro. Si guardarono di sfuggita e annuirono insieme. Non mi piaceva che fossero così d'accordo.
"E dai, finitela!" esclamai alzandomi in piedi. " Non capisco perchè dobbiate trattarmi come una bambina!" ora stavo alzando la voce e non era da me. Ma quell'atteggiamento mi aveva davvero stufata. Non avevo mai sperimentato nulla nella mia misera vita. Perchè dovevano privarmi di tutto? È vero, quella poteva essere un'esperienza negativa e dolorosa ma non mi dicevano sempre che anche il dolore faceva parte della vita e che serviva per crescere?
" Resm" disse mia madre stranita da quello scatto.
" Sono...stanca di non poter mai fare nulla"
" Non mi sembra proprio" intervenne mio padre. " Sei voluta venire nel bosco per mandare via la famiglia di Jayson e Violet e ti abbiamo fatta venire, ma guarda come sei finita"
Lo guardai senza dire nulla, poi sospirai irritata.
" È solo uno stupido potere" borbottai.
Violet mi guardò male.
" Potrebbe anche essere stupido ma è il mio potere, se permetti"
" No, Violet...io non intendevo questo.."
Mi fermò con una mano.
" Invece ti sei spiegata perfettamente. Vuoi fare la ragazzina viziata e capricciosa? Ti accontento subito" disse alzandosi in piedi e premendosi le tempie con le dita affusolate.
" No Violet!" disse Jayson affiancandola. Ma era troppo tardi.
Improvvisamente sentii uno strano peso alla testa. La stanza diventò bianca, come se una luce fortissima mi stesse accecando. Poi fu tutto molto strano. Provai un senso di vuoto allo stomaco e vidi Jacob poco lontano da casa mia che parlava con qualcuno. Guardai più attentamente e capii che stava parlando con me. Il vuoto allo stomaco fu molto più forte quando percepii di nuovo la sensazione di quando mi aveva baciata per la prima volta facendomi capire di avere l'imprinting con me. Mi avvicinai di più alle nostre sagome, era quasi come se potessi toccarle, sentivo addirittura il vento scompigliarmi i capelli. Percepiivoil calore della pelle di Jake e il dolore che provai quando gli dissi si amarlo.
" No" sussurrai con gli occhi lucidi."Questo no" continuai.
Sarei voluta scappare ma non sapevo come farlo. Ero imprigionata nei miei stessi ricordi. Poi la scena cambiò, ero fra le braccia di Jayson, la prima volta che mi aveva abbracciata. Una sensazione di calma e tranquillità mi pervase all'istante. Potevo vedere il suo viso splendido e il suo sguardo dolce ma subito, fu rimpiazzato di nuovo da quella luce abbagliante.
" NO, Jayson non andartene!" urlai.
Ora invece ero nel bosco. Capii perfettamente di che ricordo si trattasse, l'avevo vissuto da poco. Solo che questa volta potei vedere ogni cosa, tutto quello che mi ero persa: i denti della madre di Jayson sul mio collo, io che urlavo, i miei occhi pieni di terrore, il dolore di quando mi aveva morso...
" No, fa troppo male!" urlai con tutta la forza che avevo in corpo. Anche nel mio ricordo stavo soffrendo, mi piegai sulle ginocchia fissando la me stessa dolorante, accasciata per terra mentre il sangue usciva dal mio collo.
Poi vidi zio Jasper e mio padre scagliarsi contro la madre di Jayson e ucciderla.
Ucciderla? Come, cosa? Era morta? No, non era possibile.
" Cosa?" urlai in preda al panico. Poi un forte dolore allo stomaco, altro sangue, odore di bruciato...la luce accecante...
Improvvisamente mi ritrovai nella casa dei nonni. Notai di essere inginocchiata, proprio come lo ero nel mio ricordo. Solo che attorno a me avevo tutta la mia famiglia con gli occhi fuori dalle orbite che mi guardava più che preoccupata. Jayson come sempre era accanto a me, insieme a mia madre, e mi teneva la vita. Avevo il fiatone e mi scoppiava la testa. Mi strinse a sé.
" È tutto finito" mi sussurrò all'orecchio. Non capivo più nulla.
" Questo è il mio stupido potere" disse Violet fredda come un pezzo di ghiaccio. Anche lei aveva il fiatone. Mio padre guardò zio Emmett che subito fu al fianco di Violet. Poi la prese per un braccio.
" Dobbiamo chiederti di lasciare la nostra casa" disse mio padre guardandola negli occhi.
Violet non rispose, guardò il fratello.
" Non avresti dovuto farlo" digrignò mio padre tra i denti.
" Fuori da casa mia" intervenne mio nonno.
" No" sussurrai ma Jayson mi teneva stretta a sé senza darmi la possibilità di muovermi.
" Fuori. Subito" intervenne mia madre arrabbiata.
" No" riuscii a dire con più voce ma nessuno mi ascoltava.
" Jay" sussurrò Violet.
" Perchè l'hai fatto?" rispose deluso.
" Voleva vedere il mio potere? Ora l'ha visto! Non farà più la gradassa" urlò.
Com'era possibile che così, di punto in bianco, fosse diventata così cattiva nei miei confronti? Solo perchè in uno scatto d'ira avevo detto che il suo era un potere stupido?
" Non volevo, non volevo, scusa" ma lo sussurrai solo nella mia testa, non ebbi il coraggio di dirlo ad alta voce.
" Violet, non voglio ripetertelo più. Sta lontana da questa casa e da mia figlia" disse mio padre furioso ma senza scomporsi.
Violet si scrollò la mano di zio Emmett che le teneva il braccio e guardò la mia famiglia, fino a fermarsi su zia Alice.
" Mi dispiace, ma non avresti dovuto farlo...lo sapevi che le avresti fatto del male" disse in mia difesa.
Violet guardò di nuovo Jayson e poi uscì di fretta dalla casa.
Io mi alzai lentamente da terra mentre Jayson non mi lasciava la vita.
" Tesoro come stai?" mi chiese mia madre.
" Perchè l'avete fatto?" dissi senza risponderle, guardando mio padre e mio nonno.
" Che intendi dire?" chiese mio padre.
" Lei non c'entrava nulla. Le ho chiesto io di farmi vedere il suo potere"
" Non dire sciocchezze" intervenne Jayson. "Sapeva benissimo che ti avrebbe fatto stare male, l'ha fatto apposta non l'hai capito? Mia sorella non gradisce che il suo potere venga schernito. Ha sbagliato Resm e mi dispiace per il suo comportamento" concluse guardando la mia famiglia.
" Non è colpa tua Jay" disse mia madre con un mezzo sorriso.
Scossi la testa irritata e confusa.
" Basta, okay?" esclamai sciogliendo l'abbraccio da Jayson che mi guardò stranito.
" È stata colpa mia! Perchè dovete continuare a difendermi come se non avessi fatto nulla? È sempre stata colpa mia. Su tutto, con Jake, con la madre di Jayson, con Violet...basta difendermi anche quando non ce nè motivo. Sono stufa, perchè non mi sgridate? Perchè non mi dite che sono una persona orribile? Che faccio soffrire tutti? Che non ne combino mai una giusta? Perchè? Perchè siete sempre disposti a difendermi a spada tratta anche quando è evidente che ho sbagliato? Io non voglio essere sempre protetta, come se non fossi capace di badare a me stessa. Io ho deciso su tutto, sono sempre stata io a fare le scelte che mi hanno portato dove sono e anche se vi sembrerà strano, ho sempre accettato le conseguenze delle mie scelte, giuste o sbagliate che siano state" dissi tutto d'un fiato, come se quello fosse il momento giusto per dire ogni mio singolo pensiero che in tutti quegli anni mi aveva torturato e lasciata sempre con quel senso di non appartenere mai a nulla.
Fu mio nonno a rispondere, pacato e dolce.
" Non è mai stato così Renesmee. Mai. Tutte le volte che ti abbiamo difeso, l'abbiamo fatto perchè era giusto farlo. Violet ha sbagliato. Punto e basta"
" Sai nonno" dissi con le lacrime agli occhi. " Vorrei tanto, ma proprio tanto poterti credere. Solo che non ci riesco".
Le lacrime scesero più forti e poi uscii da quella casa con mille dubbi in testa. Li avrei affrontati più tardi, ora volevo solo essere lontano da tutti. Mi asciugai le lacrime e sperai che almeno Jayson mi seguisse. Forse solo lui mi avrebbe aiutato in quel momento. Sentii dei passi e mi girai verso la porta.
Come speravo...lui era davanti a me, con le braccia aperte e mi guardava con aria triste. Mi buttai subito fra le sue braccia e mi lasciai cullare senza versare una sola lacrima.
" Sono scoppiata come una stupida" borbottai.
" Shh" mi sussurrò Jayson all'orecchio. " Non devi darmi nessuna spiegazione"
" Ma.."
" Resm?" mi chiamò guardandomi in viso.
" Cosa?"
" Puoi per favore chiudere la bocca?" mi disse dolcemente. Annuii e poi mi sfiorò le labbra.
" Devo andare da mia sorella" mi disse serio.
" Sì, devi" dissi decisa. " E digli che mi dispiace e che non ce l'ho con lei"
" No, questo non glielo dico" rispose accigliato andandosi ad appoggiare al muro accanto alla porta.
" E perchè?"
" Lo sai benissimo il perchè"
Sbuffai.
" Che cosa ti ha fatto vedere mia sorella?" mi chiese subito dopo.
" Lo vuoi sapere davvero?"
Annuì.
" La prima volta che ho baciato Jake" dissi prontamente.
" Allora un bel ricordo" commentò trattenendo una risata. Gli lanciai un'occhiata.
" Per niente, lo sai benissimo"
" E poi che altro?"
" Quando mi hai abbracciata per la prima volta, quello sì che è stato un bel ricordo" risposi con gli occhi sognanti.
" È per questo che hai urlato Jayson non andartene?"
" Sì, è durato molto poco e volevo sentire la meravigliosa sensazione che avevo provato ma una luce mi ha accecata e mi sono ritrovata nel bosco" feci una pausa. Poi ripresi con fatica:
" Non è stato molto piacevole" tagliai corto.
La porta si aprì e vidi mia zia Alice mano nella mano con zio Jasper.
" Come stai Resm?" mi chiese abbracciandomi.
" Potrebbe andare meglio" mormorai.
" Vedrai, andrà tutto bene" mi rassicurò.
" Hai fatto uccidere tua madre?" chiesi di punto in bianco guardando Jayson negli occhi.
" Come? No" rispose confuso.
" Violet me l'ha mostrato"
" È impossibile, l'abbiamo solo ferita e poi se ne sono andati" intervenne mio zio.
Affilai lo sguardo.
" Mia sorella ti ha fatto vedere che l'abbiamo uccisa?" chiese Jayson preoccupato.
Annuii. " È stato…tremendo"
" Il suo potere è molto più forte di quello che ci ha mostrato" disse mia zia pensierosa.
" Mi ha mentito" sussurrò Jayson. " Non pensavo potesse addirittura alterare i ricordi"
" Invece l'ha fatto, ve lo giuro. Mi ha fatto vedere che la uccidevi insieme a mio padre" ribadii.
" Devo andare subito da lei" disse scattando.
" Vengo con te"
Jayson annuì e mi prese per mano.
" Veniamo anche noi!" esclamò zia Alice. " Non mi scapperà, te lo assicuro, non può avere un potere del genere e tenerlo nascosto e poi, devo fargliela pagare, ha mentito anche a me" spiegò notando le nostre espressioni stranite quando aveva deciso di seguirci.
La sentii borbottare ancora qualcosa con mio zio poi arrivammo alla jeep di Jayson e vi salimmo.
Ora mi rimangiavo quello che avevo detto prima: non mi dispiaceva affatto e ce l'avevo a morte con lei.

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Capitolo 24
*** 22 Capitolo ***


Arrivammo a casa di Jayson in meno di venti minuti. Era tutto silenzioso, sembrava non ci fosse nessuno all'interno. Tutti e quattro scendemmo dall'auto e seguimmo Jayson che ci fece strada fino alla porta. L'aprì lentamente mentre mi prendeva per mano.
" Stai tranquilla, non le permetterò più di usare il suo potere con te" mi sussurrò dolcemente. Gli risposi con un sorriso mentre ci dirigevamo in salotto.
Jayson s'irrigidì di colpo e anche io. Fissavo il divano dov'erano sedute Violet con sua sorella, Keyra.
" Che diavolo ci fa lei qui?" chiese Jayson fissandola con sguardo teso. Violet si alzò dal divano.
" Posso spiegarti tutto, ma ho bisogno che ti calmi". Jayson ringhiò guardando Keyra.
" Jay?" gli sussurrai tenendogli il braccio. Mi guardò di scatto, tornando alla sua espressione dolce che amavo tanto.
" Tranquillo, sentiamo cosa ha da dire" aggiunsi.
Sospirò chiudendo gli occhi e poi guardò Violet.
" Ma fai in fretta" disse brusco.
Violet annuì e poi iniziò a spiegarci. Erano stati i sensi di colpa ad aver fatto tornare Keyra. Lei sentiva molto la mancanza dei due fratelli e mai e poi mai avrebbe voluto venire a Forks ma era stata constretta dai suoi genitori. Violet ci disse che anche lei era intenzionata a cambiare. Qualcosa che aveva visto in tutta la nostra famiglia e anche nei suoi fratelli le aveva fatto capire quanto orribile e insignificante fosse la sua vita.
" Non voglio essere più un'assassina, proprio come non lo avete più voluto voi" disse Keyra alla fine della spiegazione di Violet.
" Mamma e papà non l'hanno presa bene, nemmeno Alec ma non m'importa nulla. Mi mancate troppo e voglio restare con voi, anzi, diventare come voi"
Jayson non diceva nulla.
" Io sento che è sincera" intervenne mia zia Alice. Tutti la guardammo di scatto.
" E poi, scusate se non ve l'ho detto, ma ho visto che sarebbe tornata e che voi l'aveste fatta rimanere" aggiunse con un sorrisetto.
" Zia!" l'ammonii.
Keyra si alzò di scatto e gli occhi cominciarono a colorarsi di un rosso vivo. Jayson si mise subito davanti a me, per proteggermi. Avevo capito immediatamente. Keyra si era accorta della mia presenza e aveva sentito il mio sangue...
" Keyra, calmati" disse Violet mettendosi davanti a lei.
" È meglio se esci per un po" mi disse Jayson.
" Ma..."
" Resm" disse risoluto. " Ti prego, fai come ti ho detto?" aggiunse serio ma dolce.
Lo guardai negli occhi qualche istante, gli strinsi forte la mano e poi ubbidii. Fu zio Jasper a venire fuori in veranda con me.
" Davvero zia Alice aveva visto tutto?" gli chiesi sedendomi sul primo gradino delle scale che portavano all'entrata.
" Sì" rispose semplicemente appoggiandosi al muretto di fronte a me.
Sospirai.
" Vedrai che sistemano tutto" mi disse tranquillo.
" Non ne ho dubbi, solo che sono preoccupata. Se Keyra rimane qui, papà non sarà molto contento"
" Non lo sarà nemmeno tua mamma, mio padre, Rosalie, Emmett..."
" Grazie zio!" lo interruppi scuotendo la testa. " Mi sei di grande aiuto"
Scoppiò a ridere.
" Capiranno" disse infine.
" Vorrei tanto crederci" mormorai fra me e me. Poi Jayson uscì dalla porta insieme a mia zia Alice. Mi alzai di scatto.
" Io torno a casa con lo zio" disse Alice sorridendomi.
" Okay" risposi annuendo. " Ci vediamo più tardi"
Zio Jasper e zia Alice salutarono Jayson che intanto mi si era avvicinato venendomi davanti. Appena i miei zii furono lontani lo guardai.
" Allora?" gli chiesi impaziente di sapere che cosa fosse successo in casa.
" Allora" cominciò sospirando. " Mia sorella resta. Sembra davvero decisa a cambiare"
" E Violet?"
" Violet deve dirti una cosa" disse guardando verso la porta. Seguii il suo sguardo e vidi la sorella avanzare verso di noi. Era così bella...
" Resm?" mi chiamò dolce. " Mi dispiace tanto. Non volevo...non volevo mostrarti una cosa che non è mai accaduta. Scusami davvero. Era solo arrabbiata"
" E te la sei presa con me" sbottai. " Mi sembra più che giusto".
Jayson mi guardò stranito da quello scatto.
" Lo so che ce l'hai a morte con me...ti ho fatto soffrire"
" Soffrire" ripetei. " Sono abituata a quella sensazione. Non è quello il problema"
" Allora cos'è?" chiese confusa.
" Non credevo potessi odiarmi così tanto da fare quello che hai fatto"
" Io no ti odio Resm!" esclamò contrariata. " Sono contenta di averti conosciuta e felice che tu stia con mio fratello"
Jayson sorrise non togliendomi gli occhi di dosso.
" Pedonata" le dissi sospirando. " Basta che non farai mai più una cosa del genere, ci ho creduto davvero ed è stato..terribile" continuai seria.
" Te lo prometto, non succederà più". Poi mi sorprese con un forte abbraccio e tornò in casa.
Jayson mi guardava pensieroso.
" Che succede?"
" Credo che per un po' dovrai rimane lontana da casa mia"
" Per via di tua sorrella?"
" Sì, è difficile per lei non cedere alla sete e il tuo sangue...bè, è molto potente"
Sorrisi a quella espressione.
" Sono così contenta che con te non sia la stessa cosa" dissi avvicinandomi a lui. " Non avrei mai resistito a starti lontano"
" Anche io sono contento" sussurrò sfiorandomi le labbra. " E grazie per aver perdonato mia sorella, ne aveva biosgno"
" Di nulla, spero solo che i miei non la odino. Mi toccherà parlargli"
" Non ti preoccupare, sistemeremo anche questa"
Annuii contenta di averlo con me, poi lentamente lo abbracciai.

Passarono circa tre settimane da quando avevo avuto i piccoli incidenti di percorso. Così mi piaceva chiamarli. Anche perchè pensare e rendermi conto che erano stati qualcosa di più terribile, mi faceva stare troppo male. Nei giorni in cui cercai di riprendermi emotivamente e fisicamente, non andai a scuola ma Hope mi venne a trovare spesso. Naturalmente mi chiese delle spiegazioni quando vide le mie ferite. Le dissi che avevo avuto un incidente mentre facevo dello sport. Scusa alquanto banale, ma per fortuna se la bevve senza problemi. Anche lei si era ripresa dalla morta di Iris. Ora non stava più così male quando se ne parlava e anzi, diceva che era giusto ricordarla, sempre ogni giorno così nessuno si sarebbe mai scordato di lei.
Io, da parte mia, non l'avrei mai fatto. Sarebbe sempre rimasta nel mio cuore. Per sempre.
Tra me e Jayson le cose proseguirono molto bene. Passavano parecchio tempo insieme ed ero così contenta di vedere zia Alice e Violet diventare sempre più amiche. Ogni screzio era stato appianato, anche con il resto della mia famiglia. Solo mia madre faceva un po' di fatica ad accettarla, per lei rimaneva la vampira che mi aveva fatto soffrire.
Incontrare Keyra per i miei famigliari non fu per niente facile ma fui contenta che ci provarono e che soprattutto nonno Carlisle l'aiutasse a non perdere il controllo quando le capitava. Naturalmente io non stavo mai con lei. Jayson non me lo permetteva. Diceva che ancora troppo presto e io non mi lamentavo. Nei giorni che seguirono pensai molto a Jacob. Non era ancora tornato e i miei sensi di colpa aumentavano sempre di più. Naturalmente solo quando ero con Jayson non pensavo mai a lui, anche perchè sinceramente o ero troppo presa ad ammirare la sua bellezza, o ad ascoltare la sua splendida voce mentre mi raccontava le sue vicende o semplicemente ero troppo intenta a rimanere con i piedi per terra e con la testa ben salda al collo, mentre mi baciava...
Però, quando poi tornavo a casa, nel silenzio della mia stanza, ogni ricordo riguardante il mio migliore amico, prendeva forma e allora ricadevo nella tristezza. Se n'era andato per colpa mia, non avevamo neppure chiarito. Tutto stava andando al contrario. Era ingiusto come non potessi risolvere la questione, come tutto rimanesse immobile.

Un giorno ero in veranda a leggere. Stavo aspettando Jayson, saremmo andati a fare una passeggiata nel bosco com'era ormai diventata nostra abitudine. Non vedevo l'ora, la notte era stata dura. Avevo pensato e ripensato a Jake, a cosa gli avrei detto se mai l'avessi rivisto. Avevo davvero bisogno di distrarmi e forse Jayson aveva capito che qualcosa non andava perchè la sera, prima di salutarmi mi aveva sussurrato all'orecchio:
" Cerca di dormire stanotte, andrà tutto bene". Poi mi aveva baciato con una tale dolcezza da farmi morire. Non avevo idea di come l'avesse capito, ma ci era riuscito. Forse perchè mi conosceva toppo bene e sapeva che il buio che si era creato attorno al nome Jake, era davvero forte e mi schiacciava come non mai.
Girai la pagina del libro molto lentamente. Ero quasi annoiata.
" Ti prego Jayson, quando arrivi?" sussurravo tra una riga e l'altra.
Poi improvvisamente, sentii dei passi pensanti venirmi incontro. Alzai lo sguardo e il libro mi cadde dalle mani. Mi accorsi di avere la bocca spalancata e quasi non riuscivo a respirare.
Davanti a me, Jake era in tutto il suo splendore.

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Capitolo 25
*** 23 Capitolo ***


Premessa

Cari lettori! Siamo giunti al termine di questa storia...annuncio che che è l'ultimo capitolo! Volevo ringraziare
chi mi ha seguito, chi mi ha messo nei preferiti e nei ricordati...grazie davvero tanto!! Ho scritto questa storia
parecchio tempo fa, appena avevo finito di leggere tutta la saga di Twilight. Ero così triste quando sono arrivata
all'ultima pagina di Breaking Dawn che mi sono detta:'perchè non continuare la storia per i fatti miei?' e così ho
fatto! Ed è stato bello condividerla con voi e non tenermela solo per me! Sapevo che le fan della saga l'avrebbero
apprezzata perchè siamo 'le migliori fan al mondo' come dice sempre Mr. Pattz ;)
Ho una buona notizia però..ho cominciato dicendo che questo è l'ultimo capitolo e non avrei mai pensato di poter continuare
ma l'ho fatto! Ho iniziato da poco a scrivere il seguito (: Mi dispiaceva abbandonarvi così!! Per comodità lo posterò come se
fosse un'altra storia perchè continuare qui significherebbe aggiungere troppi capitoli! Il seguito si chiamerà:
Io, Renesmee Cullen HomeComing. Tra breve cercatemi lì!
Syl**


"Jake?" lo chiamai senza voce.
" Ciao" mi salutò sorridente.
Deglutii confusa e mi alzai dal dondolo avvicinandomi lentamente a lui.
" Sei tornato?" gli chiesi ancora in un sussurro.
" Sì" rispose semplicemente.
" Ah" commentai guardandolo negli occhi.
" Non potevo venire qui a Forks e non vederti"
Non sapevo che cosa dire. Il mio migliore amico finalmente era davanti a me ma le parole e i pensieri che mi scombussolavano la testa non volevano uscire dalla mia bocca, rimanevano come incastrati. Fui felice che decise di parlare lui.
" Mi dispiace...per.." si bloccò e guardò il mio braccio destro. Capii all'istante. Si stava scusando per avermi ferito. “Non so come sia potuto succede. Ci è quasi impossibile fare del male alla persona con cui abbiamo avuto l’imprinting eppure..” lasciò la frase a metà.
“Mia madre ha detto che la pratica nella vita è sempre diversa”
“Sono d’accordo..”
" È comunque…è colpa mia" riuscii finalmente a dire.
" Colpa tua?" balbettò serio.
Non dissi nulla. Jake sospirò triste.
" A quanto mi risulta io ho voluto combattere e io ti ho attaccato, ferendoti" continuò frustrato.
" Ma io ho fatto il danno più grosso. Ti ho mentito, ti ho detto di amarti quando non era vero, ho baciato un altro, non ti ho mai considerato e voluto come mio ragazzo, io.."
" Fermati!" esclamò Jake.
Ubbidii e all'istante mi pietrificai.
" Non è affatto colpa tua" parlò lentamente chiudendo gli occhi. " Nulla di tutto quello che hai fatto o detto è colpa tua" si fermò e riaprì gli occhi. " La questione è semplice: sono arrivato troppo tardi. Troppo tardi ti ho fatto capire dell'imprinting e di quello che provavo. Troppo tardi ti ho detto di amarti. Avrei dovuto farlo molto tempo prima, forse in quel momento avresti potuto ricambiare e invece è passato così tanto che non sei mai riuscita a vedermi se non come semplice amico e poi, incontri Jayson, un vampiro bellissimo e perdi la testa...e poi tu sei così bella, in una parola, unica e anche lui perde la testa per te..."
Era abbastanza confuso nella sua spiegazione, facevo fatica a seguirlo ma da quel poco che avevo capito, mi stava dicendo...che la colpa era sua?
" Comunque" riprese. " Sono passato solo per dirti che non ce l'ho con te, che non ti odio. So che pensi che sia così"
" Non lo penso, ne ho la certezza Jake, solo un pazzo non ce l'avrebbe con me!" esclamai.
" Ma io sono pazzo" disse sorridendo e avvicinandosi a me. Mi mise le mani sulle spalle.
" Sono pazzo di te" mi sussurrò accarezzandomi la guancia.
Chiusi gli occhi e le lacrime cominciarono a scendere silenziose.
" Guardami" mi disse dolce. Con fatica aprii gli occhi.
" Non ti devi preoccupare di nulla...voglio solo sapere una cosa"
" Dimmi" dissi con la voce spezzata.
" Sei felice?" mormorò.
" Sì" risposi confusa.
" Intendo se sei felice con Jayson..."
Lo guardai con gli occhi rossi e umidi.
" Tu non sai quanto" sussurrai.
Si allontanò dal mio viso.
" Allora io sono a posto" disse sereno.
" A posto?" balbettai.
" Sì, l'importante è che tu sia felice con lui, il resto non conta"
" Io sarò anche felice ma tu? Tu lo sei? E non provare a dirmi di sì, non dopo tutto quello che ti ho fatto. Soprattutto non puoi essere felice dopo averlo saputo in quel modo, vedendomi baciare Jayson, non è stato affatto giusto. Non avrei mai voluto" ora ero quasi irritata.
" E invece è proprio quello che ti rispondo...ma non capisci?"
Scossi la testa.
" Io sono collegato a te, anche se tu non lo vuoi. E se tu sei felice allora lo sono anch'io, è inevitabile"
" È impossibile" sussurrai basita.
" È così credimi, perchè è quello che sento"
" Tu sei tutto sbagliato" borbottai.
Jake scoppiò a ridere poi tornò serio di colpo guardando verso la strada.
" Che c'è?"
" Sta arrivando Jayson"
" Oh...non te ne andare, stai con noi"
" Nah.." disse con una smorfia. " È vero che non sto male, ma non mi va di fare il terzo in comodo"
Annuii.
" Un'ultima cosa" continuò svelto.
" Dimmi"
" Lascio Forks"
" Lasci...Forks? E dove vai?"
" Non lo so ancora"
" E quanto starai via?"
" Nessie" mi disse avvicinandosi di nuovo.
" Sì?" chiesi con una strana paura in corpo tanto che non lo corressi nemmeno per come mi aveva chiamato.
" Vado via..per un...bel po"
" Un bel po, quanto?". Sapevo già la sua risposta ma volevo sentirla da lui.
" Forse, bè..non lo so...forse per sempre"
Feci un mezzo sorriso." L'avevo immaginato"
" Non è per chissà quale motivo è che semplicemente il mio posto non è più qui".
Lo guardai in quegli occhi scuri, profondi come l'oceano di Forks.
" Ti amerò sempre e mi raccomando, cresci forte e stai attenta. Addio Resm" mi sussurrò all'orecchio sorridendo per aver usato il mio nomignolo preferito.
" Addio" dissi chiudendo gli occhi mentre mi sfiorava la fronte.
Jayson, l'amore più grande che avessi mai avuto, arrivò poco dopo. Restammo tutto il pomeriggio insieme, gli raccontai di Jake e fu contento per me.
" Almeno hai chiarito" mi disse sfiorandomi la fronte con le sue labbra fredde.
" Sì, è vero" mormorai mentre si avvicinava di più al mio viso. Mi baciò dolcemente. Mi aggrappai al suo collo e dischiusi le labbra delicatamente per assaporare ogni singolo istante del suo profumo, della sua essenza. Si allontanò di qualche millimetro.
" Ti amo" mi sussurrò con intensità sfiorandomi le labbra con il respiro.
" Bè, dopo un bacio del genere non posso che risponderti...ti amo anch'io"
" Ah, solo perchè ti ho baciata rispondi così?" disse trattenendo una risata.
" Certo, che cosa credi, che ci fosse di più?" continuai stando al gioco.
" E io che credevo mi amassi per altri motivi..invece è solo perchè puoi baciarmi"
" Sì, esatto" risposi ridendo. Jayson fece lo stesso avvicinandosi di nuovo per baciarmi il mento.
" Sei così...superficiale" mi sussurrò.
" E tu sei così...pefetto" dissi a mia volta.
Accennò un sorriso e poi mi prese il viso fra le mani con più decisione dandomi un vero bacio. Di quelli che ti fanno girare la testa, che ti fermano il cuore, che ti fanno quasi morire dalla contentezza e dal troppo amore che ti sta trapassando le labbra. Dovetti restare in equilibrio con tutte le mie forze ma nonostante questo, in quel momento capii che non mi avrebbe mai abbandonata. Che lui apparteneva a me, come io a lui. Che nulla ci avrebbe separato, che eravamo una cosa sola e lo saremmo sempre stati. Ero stata così fortuna ad averlo incontrato quel giorno a scuola. Avrei ricordato ogni istante passato con lui: quando mi aveva parlato per la prima volta, quando mi aveva abbracciato per la prima volta, i suoi baci, la prima volta a casa sua...il primo ti amo...tutte cose follemente perfette. Quasi da sembrare irreali. Eppure erano capitate davvero.
Ora tutti gli anni passati alla ricerca del mio io, a capire che creatura fossi, a diventare qualcosa che non avrei dovuto essere...sembravano un passato lontanissimo. Ora con Jayson tutto era più facile da affrontare. E oltre e lui avevo una famiglia che mi voleva bene e che mi proteggeva. Una madre più pazza di me, un padre amorevole e bellissimo, degli zii favolosi, dei nonni dolci e comprensivi, degli amici con cui condividere le mie avventure da umana. Che cosa potevo chiedere di più dalla vita? Forse che diventassi o completamente umana o completamente vampira? No, non c'enera bisogno. Ora mi accontentavo di essere a metà. O meglio, lo accettavo. Poteva essere un vantaggio, un qualcosa da andare fieri invece che qualcosa di cui preoccuparsi o stare male. Non volevo più essere la mia peggior nemica. Essere mezzo sangue poteva servirmi, bisognava solo cercare la chiave giusta per non farsi portare via dal dolore che ogni tanto ritornava come un appuntamento fisso.
A questo punto della mia vita potevo dire di essere felice, nonostante non sapessi che cosa mi sarebbe accaduto il giorno seguente o quello dopo ancora. Era tutto un'incognita...sapevo solo che non avrei mai smesso di amare la mia vita, Jayson, la mia famiglia e Jake. A proposito...
Da quel giorno non lo rividi più. Nessuno sapeva dove fosse, o meglio, probabilmente il branco sì ma io non lo chiesi mai. Ricordavo perfettamente le sue parole:
semplicemente il mio posto non è più qui...
Era difficile pensarla in questo modo ma rispettavo la sua decisione. Anche per mia madre non fu facile perdere Jake. Erano amici da così tanto tempo...ma lei credeva fortemente che un giorno l'avremmo rivisto sulla soglia di casa, magari a torso nudo con il suo sorriso splendente e gli occhioni grossi. Non volevo illudermi, per questo non pensavo mai al suo ritorno. Sarebbe stato troppo doloroso se alla fine non sarebbe mai accaduto. Anche se l'avevo ferito, sapevo che non avrebbe mai smesso di amarmi. Da parte mia, i sensi di colpa non sono cessati di punto in bianco, me li sono portata dietro per parecchio tempo...
Ogni tanto gli scrivo qualche lettera, che naturalmente non posso spedire. Gli racconto di quello che faccio e di come prosegue la vita nella piccola cittadina di Forks, dove tutto ha avuto inizio. Spero un giorno di potergliele donare, così potrà leggerle e magari farsi due risate.
Per ora mi accontento di riempire pezzi di carta, di sperare che lui mi stia pensando e che in fondo, davvero non mi stia odiando per tutto il male che gli ho causato.
Non sono certa di nulla, tranne del fatto che sono la mezza vampira più felice della terra e che Jacob Black era e sempre sarà, il mio più grande miglior amico...



 

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