Goodbye Brother

di S e n
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Ringraziamenti ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Goodbye Brother cap.1 T i t o l o  Goodbye Brother
F a n d o m  The vampire diaries
P e r s o n a g g i / P a i r i n g  Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Damon/Elena, Un po' tutti
G e n e r e  Romantico, malinconico, azione
A v ve n i m e n t i  Longfic, What if?
T i m e l i n e  Post 2x22, Ipotetica terza stagione
P r e m e s s a   d e l l ' a u t o r e Beh, che dire. E' la mia prima Fanfic in assoluto, spero vi piaccia e soprattutto, spero di non annoiarvi :3 Le recensioni sono SEMPRE ben accette :D



A lei. Alla splendente luna
che scorsi dalla mia grande
finestra durante quella notte
 estiva, e che mi chiese di
 raccontarle una storia perchè
 -così mi disse- s'annoiava.


Goodbye Brother
Capitolo 1

Quando Damon aprì gli occhi, il sole a Mystic Falls stava sorgendo. Le tende erano chiuse e solamente pochi raggi filtravano dalla finestra. Si alzò e le spalancò completamente, lasciando che il sole appena sorto illuminasse la stanza, poi, si sedette sul letto, a riflettere.
Ricordava tutto alla perfezione: Elena che gli aveva dato un bacio e che lo aveva perdonato, Katherine che gli aveva portato la cura e Stefan, che si era venduto a Klaus per ottenerla.
Sentì la porta aprirsi e si precipitò al piano di sotto, dimenticandosi di essere ancora in stato di convalescenza. Quasi cadde dalle scale, il che, per un vampiro, era una cosa davvero imbarazzante. Elena, che aveva appena varcato la soglia, posò le borse che aveva in mano e cercò di aiutarlo.
"E' davvero imbarazzante"
"Dovevi restare a letto!"
Damon, tra le braccia di Elena, la guardò in viso: aveva le occhiaie e gli occhi rossi, ma nonostante tutto riusciva ad essere bellissima anche in quelle condizioni.
"Cos'è successo a Stefan? Tu dove sei stata? Che fine ha fatto Katherine?"
"Pensiamo a una cosa alla volta, adesso hai bisogno di riposare."
"Sto bene, Elena!" Damon usò lo sguardo più convincente che aveva. Doveva sapere cosa stava succedendo, doveva agire.
"Almeno siediti sul divano!" Il vampiro avanzò verso il divano, quasi correndo, e si sedette. Elena rimase in piedi.
"Allora?"
"Ne so quanto te. So che Stefan è con Klaus e che Katherine è scappata dopo averti portato la cura... E dopo che ti sei addormentato sono andata da Caroline, c'era anche Tyler, Matt gli ha sparato."
"Un punto per il biondino!"
"Damon, per favore."
Il vampiro ignorò il rimprovero.
"Principessa, come stai?"
"Bene" Gli occhi di ghiaccio diventarono due piccole fessure, come se volessero guardare attraverso la maschera di indifferenza che indossava Elena.
"No. Non è vero."
"Senti Damon, sono solo stanca. Questa notte non ho chiuso occhio."
"Allora, perchè non fai un riposino?"
"Scherzi vero? Stefan chissà dov'è, chissà cosa fa... Magari ha bisogno di me, e io che faccio? Dormo?" A Elena era scesa una lacrima. Era una lacrima di rabbia, Damon lo sapeva bene. Era arrabbiata, arrabbiata perchè non poteva fare nulla per impedire tutto ciò che stava accadendo.
Damon si alzò, e nello stesso momento la ragazza gli andò vicino. Pochi centimetri di distanza separavano le loro labbra, i loro occhi, i loro corpi. Il vampiro sfiorò la guancia di Elena, la sua pelle era soffice, come sempre.
Elena abbassò lo sguardo. "Guardami" La voce vellutata di Damon risuonò nella stanza in modo teatrale e lei non potè far altro che dargli ascolto.
"Non puoi uscire così. No, Elena, dico sul serio. Se qualcuno ti vede si prende un colpo, dritto dritto all'ospedale..."
Lei sorrise. Un sorriso che Damon non vedeva da giorni. Prima aveva versato lacrime per la morte di Jenna e di John, poi per lui, anche se stentava a crederci, aveva pianto per lui, e adesso, adesso per Stefan... Se il vampiro ne fosse stato capace, avrebbe pianto anche lui, perchè non si poteva restare impassibili davanti a tanta sofferenza.
"D'accordo. Ma svegliami tra due ore." Elena aveva ceduto.
"Certamente, principessa".
La ragazza si sdraiò sul divano e due minuti dopo, già dormiva.

Voci. Tante, tante voci.  Ecco, ci risiamo. Un altro incubo. Elena sapeva che quella non era la realtà. Si trovava seduta sul divano di casa Salvatore e sentiva delle voci, ma non riusciva ad aprire gli occhi. O meglio, non voleva. Quelle voci appartenevano a gente che non c'era più, ne era sicura.
"Cosa dobbiamo fare?" Zia Jenna, ne era certa.
"Non lo so, non possiamo permettere che le succeda nulla." Sua... madre?
La ragazza spalanzò gli occhi. Aveva davanti cinque persone posizionate in cerchio che parlavano tra di loro. C'era zia Jenna, con i suoi bellissimi capelli tendenti al rosso, c'erano i suoi genitori, c'era Isobel, la sua madre naturale, e anche John, suo padre biologico.
"Ehi, che fate?" Elena si meravigliò della propria voce.
"Come che facciamo... Piccola, prendiamo delle decisioni! Dobbiamo capire cosa è meglio per te." Miranda parlò scandendo le parole.
"E non sarebbe meglio parlarne con la diretta interessata?" Mai la voce del vampiro dagli occhi color mare, che aveva notato in un angolo solo in quel momento, le era sembrata tanto vellutata, quasi potesse accarezzarla.
"Ecco, per prima cosa ci sbarazzeremo di te, sei solo capace a conbinare guai." John era infastidito.
"Oh, e sentiamo, come ti liberi di me?" In un secondo, Damon era davanti a lui e con un pugno l'aveva steso a terra.
"Smettila, Damon" Il vampiro si girò verso Jenna e punto sulla sua gola. Le inclinò il collo con la forza e vi affondò i canini.
Ok. Era un sogno, insomma era ovvio. Il vero Damon non avrebbe mai fatto nulla di simile. O no?
Elena gridò e vide Damon che affondava i canini in tutte le gole presenti. Nulla, lei era ferma e non faceva niente. Possibile? Perchè non lo fermi? Perchè se è un sogno non fai qualcosa? Tanto ti risveglierai viva... Nulla.
Iniziò a gridare sempre più forte e poi, la vera realtà comparve davanti a lei.
La pace che provò in quel momento, non l'avrebbe provata più in tutta la sua vita. Davanti a lei, due occhi ghiaccio la guardavano preoccuparti e lei si perse in essi come una bambina davanti ad un negozio di bambole.
"Brutto sogno, principessa?"
Elena ritornò ancora una volta alla realtà. "Orribile, ehi, ma che ore sono?" Non sembrava più mattina.
"Le due."
"Che? Ti avevo detto di svegliarmi dopo due ore! Non dopo sette!"
"Vuoi sapere la verità, tesoro? Ti avrei lasciata dormire altre tre ore, se solo non avessi avuto quel brutto incubo"
Elena, un po' per il sollievo di non trovarsi più in quel sogno, un po' perchè quegli occhi l'avevano come al solito colpita, non disse nulla. Si alzò e andò a rinfrescarsi in bagno. Quando ne uscì, Damon era ancora seduto sul divano.
"Bene, ora che sei tornata presentabile, possiamo ragionare con calma."
"Hei! Ero una diva anche con le occhiaie!" Damon sapeva che era vero. Era la stessa cosa che aveva pensato, ma al posto della parola diva, c'era la parola angelo.
"Certo certo"
"Damon?"
"Si?"
"E tu? Come stai?"



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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Goodbye Brother cap.2
Goodbye Brother
Capitolo 2

"Se mio fratello non si fosse venduto per salvare la mia stupida vita, beh, no, non starei meglio perchè sarei sotto terra, ma lui di sicuro si." Damon scandì le parole sotto terra, sicuro che anche la sua anima sarebbe stata lì con lui per l'eternità.
"Pensi che, vedendoti morto avrebbe urlato di gioia?"
"Beh, non sappiamo se lui sa che io sono vivo, insomma, Katherine è così inaffidabile..."
"Cosa hai provato quando hai capito che il morso ti avrebbe ucciso?"
"Ed eccola, la psicologa ha fatto la sua grande entrata in scena." 
"Oh, scusami, dimenticavo che tu non hai sentimenti!" Elena sapeva che non era vero, per due ragioni: uno, la sera prima le aveva detto di amarla e l'amore era un sentimento. Due, sapeva che lui provava le stesse cose che provano lei e Stefan. La differenza era che, mentre lei e Stefan piangevano o ci stavano male, lui andava in un bar di periferia a bere qualcosa di alcolico.
Damon non rispose, semplicemente guardò la bottiglia di Ruhm sul tavolino.
"Non ci pensare neanche..."
"Oh, andiamo, penso meglio con un bicchiere di alcool in pancia!"
"Con un bicchiere."
Damon sbuffò e versò il liquido in un bicchiere. Poi, dopo averlo sorseggiato alzò gli occhi su Elena.
"Allora, da dove iniziamo?"
"Non lo so. Insomma, possiamo chiedere aiuto a Bonnie..."
"No, Stefan e Klaus si sposteranno come minimo due volte al giorno, se la strega localizza il punto in cui si sono fermati, non è detto che quando arriviamo noi, loro siano ancora lì." Damon aveva un tono di voce calmo e pacato.
"E allora come facciamo?"
"Beh, posso capire i loro movimenti e ipotizzare verso quale direzione stanno andando facendo un giro delle località vicine e cercando di percepire qualcosa. Ma ci vorranno un po' di giorni..."
"Damon, io mi fido di te. So che vuoi ritrovare Stefan e... sei l'unico che mi può aiutare... fai quello che ti sembra giusto."
Damon rimase spiazzato da quelle parole. Non capiva perchè provava così tanta felicità, in fondo gli aveva solamente detto che si fidava di lui. Ma quella frase per un vampiro che ha ucciso così tante persone da perderne il conto e che ha cercato di rendere la vita di Stefan un inferno, beh, sembrava oro colato.
Improvvisamente il campanello suonò e Damon, dopo aver sbuffato sonoramente, si alzò per andare ad aprire la porta. Prima di girare la maniglia però, si voltò verso Elena, che lo guardò.
"E comunque, ho provato paura. Paura di non poterti più vedere, angelo."

Se c'era una cosa che a Stefan Salvatore piaceva, quella era il sole. Il caldo sole estivo, non che lui potesse percepire il caldo, era un cosa che adorava. Illuminava ogni cosa, anche la più tetra e oscura. Anche lui.
Era mezz'ora che aspettava, fermo immobile nella stessa posizione da mezz'ora. Klaus era affianco a lui e fissava una ragazza all'angolo della strada.
"Se ti piace così tanto, vai e prenditela."
"Ma quanto siamo cambiati in sole ventiquattro ore, Stefan. Tu, che mi dici di sbranare una ragazza?" Klaus sorrideva.
"Tanto te la prenderai comunque, o sbaglio?"
"No, non sbagli. Ma se c'è una cosa che ho imparato in questi cinquecento anni, è aspettare il momento giusto."
"A cosa ti servo?"
"Sei molto più utile di quello che pensi, Stefan caro."
Il vampiro più giovane ignorò l'ultima frase, e si mise ad ammirare il sole. Era di sicuro un vampiro bizzarro. Prima di tutto, gli piaceva il sole, e di solito ai vampiri piacciono le tenebre, e poi, aveva una fidanzata umana. O meglio, aveva avuto.
Elena... l'avrebbe mai più rivista? Avrebbe mai più toccato il suo viso? I suoi capelli? O sarebbe diventato un mostro senza un minimo di umanità? Quell'umanità per cui aveva tanto lottato, poteva scomparire così?
"Scusate il ritardo!"
"Seth, amico mio!"
Stefan si girò e vide un vampiro. Aveva i capelli scuri e gli occhi di un nocciola chiaro. Era alto quanto Klaus e sorrideva ad entrambi.
"Lo sai, non ci speravo più."
"Ho un debito con te Klaus, e sai meglio di chiunque altro che io sono un uomo di parola." La sua voce era roca.
"Lascia che ti presenti Stefan"
"Salvatore, ma certo... e, tuo fratello?
Fratello. Stefan aveva un fratello. Vivo? Morto? Non lo sapeva.... Katherine, dopo aver ottenuto l'unica cura per un morso di licantropo da Klaus, si era dileguata, senza lasciare traccia.
"Diciamo che hanno preso strade diverse." Klaus rispose al posto di Stefan.
"Oh, succede." Seth scoppiò a ridere rumorosamente e con lui anche Klaus.
"Bene. Direi che possiamo andare."
"Prima devo fare una commissione" Klaus fece un sorriso sghembo e guardò la ragazza all'angolo.
Stefan fissò ancora un volta il sole, ormai molto basso, che quasi sfiorava l'orizzonte. Lo guardò a lungo, almeno a lui sembrò un'eternità. Aveva paura, paura di non poterlo più rivedere.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Goodbye Brother cap.3

Goodbye Brother
Capitolo 3

Caroline entrò a passo svelto in casa Salvatore, seguita da Tyler e Alaric.
"Che diamine ci fa lui qui?" Disse Damon indicando Tyler.
"Ehi amico calmati, volevo solamente rendermi utile."
Damon sorrise. "Tu? Renderti utile?"
Come al solito, come se fosse fosse il suo secondo lavoro, Elena lo rimproverò. "Damon, per favore, più siamo e meglio è."
"Si, si." Il vampiro era l'unico ad essere rimasto in piedi.
"Allora, qual'è il piano?" Alaric parlava con un tono di voce molto basso. Sapevano tutti che in realtà stava soffrendo molto, ma aveva un modo di esternare i sentimenti e perfino la rabbia, che Elena non riusciva ancora a comprendere. Era molto simile a Damon da quel punto di vista. Anche se lui non era ubriaco tutti i giorni.
Dopo essersi accorta che la domanda era per lei, Elena parlò. "Damon farà un giro di tutte le località vicine cercando di percepire qualcosa e di capire in che direzione Klaus e Stefan si stanno muovendo. Puoi andare anche tu, Caroline."
"E cioè, tu stai mettendo in mano a Damon la vita di Stefan?" Caroline aveva sgranato gli occhi.
"Beh, in mano vostra!"
"E anche mia. Sono un licantropo, posso percepire più cose degli umani" Tyler guardava Damon mentre parlava.
"Ok. Come volete. Domani chiamerò Bonnie e proveremo a fare un qualche incantesimo per localizzarli, così saprete in quale direzione muovervi."
"Bene, io e Tyler cercheremo insieme... e tu, Damon, tanto sei abituato a lavorare da solo, no?" Caroline fece un finto sorriso.
"Ma certo, Barbie." Damon abbassò la testa.
"D'accordo. Vado a comprare un cartina dettagliata, ci vediamo dopo a casa, Elena." Alaric si alzò e si avviò verso la porta.
"A dopo."
"Beh, andiamo anche noi, mia mamma ha bisogno di me questa sera e tu, hai bisogno di riposo" Disse Caroline rivolgendosi a Tyler.
"Non ho fatto altro che dormire!"
"So come ci si sente." Elena guardò Damon, che stranamente non rideva.
"A domani."
"Ciao"
Una volta che anche Caroline e Tyler furono fuori dal pensionato, Elena si alzò dal divano e si avviò verso Damon.
"Hei, Damon, che hai? Hai ancora male da qualche parte?"
"No."
"Ti sei rabbuiato." Elena cercava di guardarlo negli occhi.
"Non c'è nulla che non va, ok, Elena?" Il tono del vampiro era duro.
"Ok, scusami tanto, eh." La ragazza fece per uscire, quando lui parlò.
"E tu vuoi mettere la vita di Stefan, nelle mani di Damon?" Il vampiro lanciò il bicchiere che teneva in mano per terra. "Non c'è nessuno, Elena, nessuno che mi dà fiducia. E quello che mi fa ancora più rabbia è che hanno ragione, hanno ragione... Chi si fiderebbe di me? Ho ucciso così tanta gente, per non parlare di cosa ho fatto a Vikie, a Stefan, e, quando ti ho dato il mio sangue senza il tuo consenso?" Damon parlava velocemente, fissando Elena.
"Damon, io mi fido di te. E poi, non hai fatto solo questo. Hai cancellato la memoria di Jeremy quando te l'ho chiesto, hai protetto la città durante il giorno dei fondatori, e ti sei fatto mordere da un licantropo." Elena fece un pausa, poi, prendendo le mani del vampiro tra le sue, continuò. "Ascoltami. Tu non sei cattivo. Tu fai il bene esattamente come Stefan, solo che, quando ti arrabbi, non sa controllare la rabbia e finisci col fare qualcosa di stupido. E quando fai qualcosa di stupido, le persone perdono la fiducia che avevano riposto in te."
Damon alzò la testa "Insegnami a controllarla allora. Non voglio più fare cose che ti fanno soffrire, Elena... Non adesso che Stefan non c'è per riparare i miei sbagli."
"D'accordo. Sai, Damon Salvatore che se la prende perchè non ci si fida di lui... suona strano."
"Si, lo so. E' una cosa da stupidi... una cosa da Stefan."
Elena rise. Era incredibile come riuscisse a farla sorridere con delle piccole stupide battute. Ma era altrettanto felice perchè lui era più aperto con lei, quasi quanto lo era Stefan. "Allora, me lo fai un sorriso?" Elena parlò come si parla a una bambino di cinque anni dopo che è caduto dalla bicicletta.
E poi si pentì di averglielo chiesto. Rimase ipnotizzata dalla bellezza di quel sorriso, dalla brillantezza di quei denti, da quegli occhi color mare ridotti a due piccole fessure. In quel momento scomparve tutto. Avrebbe potuto rimanere così per sempre. Se lui fosse rimasto in quella posizione per l'eternità, lei sarebbe rimasta a fissarlo per l'eternità.
Quando il suo volto ritornò serio, Elena ritornò alla realtà. "Bene, io vado a casa. Ci vediamo domani, Damon."
"Si, principessa e oh," disse attirandola di nuovo a sè "grazie".
Elena ritornò a casa con due pensieri che le frullavano per la testa: uno, ritrovare Stefan ad ogni costo. Due, Damon Salvatore aveva pronunciato la parola grazie.

Seduto sul ramo più grande dell'albero, Damon guardava il suo angelo dormire. Era incredibile il modo in cui era riuscito a tirarlo su di morale, non che fosse triste, Damon Salvatore, si sa, non è mai triste, però era riuscita a rassicurarlo.
Voleva ritrovare Stefan, lo voleva non solo perchè era suo fratello, ma perchè ritrovarlo avrebbe significato renderla felice e soprattutto, eliminare quei brutti incubi che tutte le notti la tormentavano.
Si girava nel letto dicendo cose senza senso, e pronunciando il nome di Stefan. Damon attraversò la finestra lasciata aperta e si mise seduto sul letto. In fondo, chi l'avrebbe scoperto? Poteva passare un'oretta affianco a lei, era un vampiro, al minimo rumore sarebbe andato via!
La tentazione e il desiderio di starle accanto erano troppo forti, tanto che il vampiro si sdraiò accanto a lei, accarezzandole un guancia.
Un'ora, solo un'ora, pensò.
Notò con piacere che dalla finestra di Elena, si vedevano le stelle, tanti piccoli puntini sbirluccicosi. Si addormentò, immaginando di trovarsi su uno di quei puntini, insieme al suo angelo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Goodbye Brother cap.4

Goodbye Brother
Capitolo 4

Stefan non ricordava di aver mai bevuto così tanto sangue umano in vita sua. Erano le prime luci dell'alba. La ragazza che teneva tra le forti braccia, era la terza che aveva ridotto in fin di vita quella notte. 
Se Klaus non l'avesse fermato, la sua amica bionda avrebbe fatto la stessa fine. "Stefan, non si trattano così le signore." 
"Fatti gli affari tuoi." Stefan aveva un tono di voce strano. Lui stesso non si riconosceva.
"Lo sai, se continui così, penso proprio che saremo pronti molto prima del previsto." 
"Posso almeno sapere che cosa dobbiamo fare?" Stefan non solo non aveva la minima idea di cosa Klaus avesse in mente, ma in soli due giorni, era diventato un drogato di sangue umano. La sua più grande priorità, la sua unica ragione di vita era diventata il sangue. Il che, per un vampiro, poteva anche essere una cosa da considerarsi normale, ma non per lui. No. Lui aveva una ragazza umana, un bellissima ragazza umana. 
"Beh Stefan, tu sei un'eccellente vampiro. Sai controllarti quando si parla di emozioni, non come tuo fratello, e inoltre, sei in grado di ingerire enormi quantità di sangue, accrescendo i tuoi poteri." 
"Si ma a quale scopo?" Stefan non ce la faceva più. Quei due giorni gli erano sembrati un'eternità e pensare che il patto valeva per un'eternità, gli faceva venire le lacrime agli occhi. 
"E' venuto il momento di riprenderci ciò che ci appartiene Stefan. Noi siamo più forti, e le leggi della natura parlano chiaro: i più forti vincono. I deboli come tuo fratello, hanno scelto di restare a guardare, e farsi sottovalutare dagli umani, ciò che per noi è solo cibo." 
Stefan non ebbe il tempo di rispondere, ma pensò a Damon, suo fratello, e che si, paragonato a Klaus, sembrava la più debole delle creature.
"Allora, ci muoviamo o no?" Seth, il vampiro nuovo, era sbucato dal nulla.
"L'impazienza non è mai una buona cosa, Seth." 
"Si, si. Risparmiami le tue perle di saggezza e muoviamoci." 
Stefan guardò la ragazza bionda che aveva soggiogato. "Sei libera di andare. Non metterti ad urlare e dimentica tutto quello che hai visto." La ragazza iniziò a correre in silenzio e Stefan si avviò nella direzione opposta, sicuro che la prossima volta, non sarebbe stato capace di lasciarla andare via.

Parlare avrebbe significato svegliarlo, e svegliarlo, avrebbe significato smettere di osservare quello spettacolo. I capelli color della notte arruffati, gli occhi socchiusi e le labbra chiuse in una smorfia. Così Damon si era addormentato vicino ad Elena, nel suo letto. 
"Dimmi che hai una spiegazione per tutto questo." La ragazza era seduta sul letto. 
Il vampiro, che aveva udito delle parole, aprì gli occhi e si ritrovò davanti a un Elena perplessa. "Io... ehi, che ci fai qui?" 
"Stai scherzando spero! Damon, per quale motivo sei venuto a dormire nel mio letto?" 
"Principessa calmati. Insomma, non è la fine del mondo.. a meno che... io e te questa notte non abbiamo..." Damon fece un sorriso malizioso. 
"Che cosa stai insinuando? Io non sapevo nemmeno che tu fossi nel mio letto!" Elena sembrava arrabbiata davvero, ma nel tono della sua voce, c'era un che di divertente. Damon scoppiò a ridere. "Che cosa ci trovi di divertente? Brutto vampiro..." 
"No dico, brutto? Ma mi hai visto?" 
Elena gli tirò un cuscino che aveva appoggiato sulla sedia della sua scrivania e quando il vampiro non fece nulla per pararlo, ma anzi continuò a fissarla, solo allora si accorse di essere in canotta e mutande. "Esci. Subito. Da. Qui." 
"Calma, calma. Non ti scaldare troppo, non fa bene alla pelle, principessa." Damon si avviò verso la finestra. "Vado a fare colazione." Sorrise, e uscì dalla finestra.

Mentre Elena si avviava a casa di Bonnie, non faceva altro che pensare a Damon. "Non solo ha dormito nel mio letto senza il mio permesso, ma pretendeva pure di avere ragione!" pensò ad alta voce. 
Suonò il campanello e quando Bonnie le aprì la porta, si precipitò dentrò casa sua. Le raccontò ogni particolare della scomparsa di Stefan e del morso di licantropo, di Katherine, dei sogni che faceva e del piano che avevano in mente. Tralasciò soltanto la notte appena trascorsa. 
"Pensi di poter fare qualcosa?" 
"Beh, si. Anche se come ha detto Damon, sarà difficile. Sicuramente si spostano molto velocemente per non lasciare troppre tracce e trovare la localizzazione esatta è praticamente impossibile... posso provarci, però ho bisogno di un suo oggetto. Aveva usato lo stesso incantesimo quando eri stata rapita da Rose, solo che tu eri ferma in un posto fisso." 
"Ok. Un suo oggetto.. qualsiasi suo oggetto?" 
"Qualsiasi." Bonnie fece un cenno con il capo. 
"Ok. Vado al pensionato e cerco di trovare qualcosa. Tu mi aspetti qui?" Elena sperava che la risposta fosse affermativa, aveva paura che al pensionato ci potesse essere Damon e che avrebbe rivelato ciò che era successo. Che poi, pensò Elena, non è successo nulla. Domire insieme è una cosa tanto cattiva? 
"Si. Aspetto qui, deve passare Jeremy tra un quarto d'ora." 
Elena uscì dalla casa di Bonnie e si avviò verso il pensionato.Quando ci arrivò, si scontrò con Damon che usciva. 
"Ehi, pensavo fossi a cercare Stefan." 
"Ci sto andando ora" Elena notò che quegli occhi, cambiavano colore a seconda del tempo. Quel giorno pioveva poco e i suoi occhi erano di un azzurro molto più tenue. 
"Bene." Rispose lei. 
"Tu invece?" Damon si avvicinò così tanto che Elena poteva sentire il suo repiso sul proprio volto. "Volevi dirmi quanto questa notte sia stata significativa per te?" "Piantala, per favore. Ho bisogno di un oggetto di Stefan  per l'incantesimo di Bonnie. E poi, non devo darti spiegazioni." 
"Si, invece, questa è casa mia!"
"Ti sbagli. E' mia!" Elena aveva ragione. L'aveva acquistata e poi aveva invitato entrambi i vampiri fratelli ad entrare. 
"Oh, beh..." Damon non sapeva cosa dire. "Devo andare dolcezza. Stefan non si trova da solo." 
Elena fece un ghigno di vittoria. "Damon?" 
Il vampiro era ormai dall'altra parte della stranda. "Dimmi" non si voltò. 
"Stai attento" disse Elena, varcando la soglia del pensionato.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Goodbye Brother - cap. 5 Goodbye Brother cap. 5

Goodbye Brother
Capitolo 5

Due ore dopo, Elena era di nuovo a casa della sua amica Bonnie con in mano una canottiera di Stefan. Avere tra le mani quel tessuto bianco, apparentemente insignificante per chiunque, la faceva sentire triste. Le ricordava che non c'erano mai stati giorni trascorsi in santa pace, senza dover risolvere problemi o uccidere vampiri o lincantropi.
"L'altra volta avevi usato il sangue, o sbaglio?" Jeremy guardò dolcemente Bonnie.
"Non sbagli, l'unico modo per ottenere un po' sangue che appartenesse a Stefan, era prenderlo da Damon, e beh, un po' perchè avevo paura, un po' perchè Damon è via, non avremmo potuto farlo."
Elena riflettè sull'ultima frase detta dall'amica. Paura? E' vero, ammetteva che Damon all'inizio le aveva fatto paura. Ma adesso? Ci pensò. No, le faceva tutto, tranne che paura. Solamente nel sogno aveva avuto paura di lui, ma nella realtà non vedeva niente di terrificante in Damon, anzi, in quegli occhi chiari vedeva dei sentimenti che cercavano di uscire.
"Elena? Mi stai ascoltando?" Bonnie indicava la canottiera. "Allora, me la passi o no?"
La ragazza le porse la canottiera e poi osservò cosa Bonnie stesse facendo. Vide che stava bruciando la canottiera con una candela e il fuoco consumava a poco a poco il tessuto. Poi, con la ciotola piena di cenere, la strega iniziò a dire formule magiche e continuò per circa un minuto. Infine distese la cenere su tutta la cartina che Alaric aveva comprato, attenta a non lasciare spazi bianchi.
"E adesso cosa succede? Che facciamo?"
"Aspettiamo, sul grimorio c'è scritto che ci vanno alcuni minuti..." Bonnie riaprì il vecchio libro, come per controllare di aver letto bene.
Elena si sedette sul letto dell'amica a gambe incrociate. Capì di essere davvero fortunata ad avere amici pronti sempre ad aiutarla e consolarla. Bonnie, che era ormai una strega, dava il meglio di sè per aiutarla. Jeremy voleva sempre dare una mano e Alaric si prendeva cura di loro.
E poi c'era Damon. Damon. C'erano momenti in cui lo guardava e... non desiderava altro che lui. Dimenticava tutto ciò che non andava dimenticato. Perfino Stefan e si, dopo si sentiva in colpa, ma sapeva di non farlo apposta. Era quel vampiro, quella strana creatura che cercava a tutti i costi di combattere e reprimere ogni tipo di sentimento. L'aveva baciato, l'aveva baciato quando era in fin di vita, ma, non l'aveva fatto per accontentarlo, non l'aveva fatto per donargli una morte felice. L'aveva fatto perchè in quel momento era di nuovo caduta come una sua vittima, le parole che le aveva detto, l'avevano colpita.
Elena non aveva la minima idea di cosa fosse quel sentimento che provava perchè, se certe volte le sembrava amore, altre pensava fosse una semplice amicizia. L'avrebbe scoperto, se c'era una cosa che odiava, era non accorgersi di ciò che accadeva dentro di lei e mentire a se stessa. Alla fine di tutta questa storia, avrebbe capito cosa provava per Damon.
Non si sarebbe dichiarata a lui finchè non avrebbe avuto la certezza, perchè l'ultima cosa che voleva era farlo soffrire e allo stesso modo, sarebbe stata sincera con Stefan, se mai avesse capito di amare Damon, perchè non voleva far soffrire nemmeno lui. Nascose tutti quei pensieri nella parte più remota della sua mente quando Bonnie esclamò "Ehi, è cambiato!"
"E' cambiato cosa?" Elena non capiva.
"Vieni a vedere la cartina, Elena, si è formato uno spazio bianco!" Jeremy era entusiasta quanto un bambino su una giostra.
"Oh!" Il fratello aveva ragione, se prima la cartina era tutta cosparsa di cenere senza nemmeno un buco bianco, adesso in un punto preciso la cenere si era come ritirata lasciando intravedere il nome della città.
"Solamente oh?" Bonnie sembrava arrabbiata.
"Bonnie, hai ragione. Ti faccio i miei complimenti!" Elena le sorrise. "Però, questo significa che si sono fermati?"
"No, significa che sono lì in questo momento, ma non so per quanto ci staranno... chiama Damon, magari è nelle vicinanze." Bonnie le passò il cellulare che c'era sul tavolo. Elena compose il numero e aspettò.
"Qui parla l'attraente Damon, per offrire spontaneamente del sangue, premere uno... per..."
"Damon finiscila, sono io!"
Elena lo interruppe.
"Oh, principessa, non ho riconosciuto il numero sul display..."
"E' il cellulare di Bonnie." Possibile che rispondesse così a tutti i numeri sconosciuti che lo chiamavano? Elena si trattenne per non scoppiare a ridere. "Dove sei? Bonnie ha localizzato la posizione di Stefan, ma molto probabilmente non resterà a lungo lì..."
"Dove è di preciso?"
Elena si avvicinò alla cartina e cercò di spiegarglielo in modo accurato.
"Ci sono vicino, bene, vedo cosa posso fare, ci sentiamo, dolcezza!"
"Damon aspetta, stai atten..." Aveva già riattaccato. Perchè prendeva ogni cosa con così tanta leggerezza?

Due ore dopo, Jeremy era comodamente seduto alla scrivania di Bonnie e leggeva il grimorio. Era un libro interessante, pieno di formule magiche e, anche se lui non ci capiva nulla, cercava almeno di capire a che incantesimo corrispondesse ogni formula. Sua sorella Elena era andata a casa e Bonnie stava aiutando i suoi a preparare la cena al piano di sotto.
Improvvisamente Jeremy sentì un rumore provenire da sotto il letto e si voltò verso di esso. Da quella sera in cui aveva visto Vicki e Anna, ogni minimo rumore lo spaventava, ogni ombra lo faceva rabbrividire. Eppure, non c'era nulla di strano nella camera di Bonnie. Il ragazzo si rimise a leggere, ma appena posò gli occhi sulla pagina, sentì un altro rumore.
Si girò e vide Anna, seduta comodamente sul grande letto. "Jeremy, sei diventato ancora più bello."
"Che ci fai qui? Tu, tu non dovresti essere qui! Anna tu sei..."
"Morta? Beh, è così. Ma nemmeno la morte mi impedirà di vederti Jeremy... mi manchi." Anna pronunciò quelle ultime parole in modo così dolce che Jeremy non potè che rispondere "Anche tu."
"C'è una cosa che devi sapere Jeremy, devi sapere perchè sei in grado di vederci."
"Vedervi? Non siete frutto della mia immaginazione? Non sto diventando pazzo?"
"No, Jeremy, non stai diventando pazzo. E' successo quando ti hanno sparato..." Bonnie irruppe nella stanza e, in un battito di ciglia, Anna era scomparsa.
"Ehi, con chi parlavi?"
"Nessuno, nessuno." Jeremy si alzò e le diede un bacio sulla guancia.

Elena era sdraiata nel suo letto. Erano le due del mattino e non riusciva proprio a chiudere occhio. Era troppo agitata. Prese il cellulare e controllò per l'ennesima volta il display, ma nulla, non una chiamata, non un messaggio. Si girò dall'altra parte fissando il grosso comò, e, proprio in quel momento, lo sentì. Un corvo che gracchiava. Elena non seppe se per il sollievo di vederlo vivo o se per la speranza di una buona notizia, si alzò di corsa e spalancò la finestra facendo entrare il grosso uccello, che subito si trasformò nell'affascinante vampiro.
"Damon!"
"Questa ti piacerà, principessa" Damon fece una smorfia. "Ho trovato Stefan."

YukikoSen

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Goodbye Brother cap.6

Goodbye Brother
Capitolo 6

"Quando sono arrivato nel posto che mi avevate detto, Stefan e Klaus non erano lì. Ma sentivo che vampiri potenti erano passati in quella cittadina. Un vampiro riesce a percepire la presenza di altri vampiri. Così, ho seguito le loro tracce, e ho scoperto che sono fermi in un piccolo paese vicino, che conta meno di venti case." Damon, seduto a gambe distese sul comodo letto di Elena, parlò con calma e con un tono di voce basso.
"E li hai visti? Hai parlato con Stefan?"
"Calma, angelo. Pensi che se mi fossi fatto vedere a quest'ora sarei qui?"
Elena non capiva. "Che vuol dire?"
Damon, tirò fuori da sotto la giacca di pelle nera, un giornale. "E' il giornale locale, leggi la notizia  in prima pagina."
"Uccise tre ragazze durante la notte. Si pensa ad una bestia feroce..." Elena sgranò gli occhi. "Magari, magari è stato Klaus."
"Non ne sono sicuro. E' più un lavoro da drogato di sangue umano... in ogni caso, dopo averli visti di sfuggita mi sono ritirato, per non far sentire la mia presenza. Se Stefan si sta nutrendo in questo modo, i suoi poteri devono essere aumentati un bel po'!"
"Dobbiamo muoverci. Non resteranno lì a lungo!" Elena si alzò dal letto su cui era seduta a gambe incrociate.
"No, noi non dobbiamo nulla. Io devo andare a fermare il mio fratellino. Tu devi restare qui e cercare di non farti uccidere."
"Che cosa? Stai scherzando spero! Damon, io devo venire. Si tratta di Stefan, hai bisogno di me" Elena si era avvicinata al vampiro molto più di quanto avrebbe dovuto. Pochi centimetri di distanza tra le loro labbra. Quando se ne accorse, si tirò indietro.
"Tu non verrai con me, principessa."
"Ti prego. Damon, ascoltami. Hai bisogno di me. Chi ha iniettato a Stefan la verbena l'ultima volta? Ci sono riuscita senza di te. Per quanto può essere drogato di sangue umano, mi riconoscerà e..."
"E a Klaus chi ci pensa? O forse, riuscirai a convincere anche lui con delle dolci paroline." Damon fece una smorfia.
"Ti scongiuro Damon! Io ti ho dato fiducia, ora danne tu a me. Ti prego." Elena aveva un'espressione seria.
"No."

"Rick, se guidi in questo modo, quando arriveremo Stefan sarà diventato un originario." Damon era seduto sul sedile del passeggero. Dopo aver rinchiuso Elena in casa e messo Caroline a controllarla, aveva chiamato Alaric.
"Siamo in un centro abitato Damon!" Rick, calmo come al solito, teneva gli occhi puntati sulla strada.
"Si, peccato che siano le tre di notte e che a quest'ora dormano tutti"
Rick ignorò l'ultima frase, cambiando discorso. "E' troppo pericoloso. I vampiri sono troppo imprevedibili."
"Mai quanto i professori di storia." Damon aveva aperto il cruscotto della macchina, trovando ogni sorta di strumento per uccidere un vampiro.

"Caroline ti prego, mi proteggerai tu!"
"Elena, fosse per me ti avrei già portata da Stefan ma, Damon è stato chiaro!"
La ragazza aveva cercato di spiegare a Caroline ogni singolo motivo per il quale doveva andare anche lei, ma non riusciva a convincerla.
"Mi prendo io la responsabilità. Se mi succede qualche cosa, sarà solo colpa mia."
"Damon non la pensa così. Se ti succede qualcosa, quello mi uccide."
"Ti giuro, che non permetterò che si avvicini a te, e inoltre, non mi succederà nulla." Elena ce l'aveva quasi fatta, il viso dell'amica rivelava la sua resa.
"Oh, e va bene. Ma ti prego, stiamo attente."
"Grazie, Caroline. Davvero." Elena l'abbracciò.

Il più giovane dei fratelli Salvatore era seduto su un grosso ramo, e accuratamente sceglieva la sua prossima preda. La ragazza che aveva ucciso quella notte, non le era bastata e adesso era indeciso tra una giovane donna dai capelli rossi, o la sua amica.
"Perchè non entrambe?"
Klaus era spuntato dal nulla. "Stiamo per ricevere visite, Stefan, di sicuro ci sarà da mangiare, non è carino presentarsi con la pancia già piena."
"Che tipo di visite?"
"Il tuo caro fratellino, come si chiama? Oh, Damon. Sta venendo qui. Pensa di poterti riportare a casa."
"Come lo sai?"
"Ho più di cinquecento anni, Stefan. Mi accorgo di ogni minimo movimento intorno a me. E lo scorso pomeriggio lui era qui."
"Anche adesso, se è per questo."  Damon, guardava con i suoi occhi color mare il l'originario dal basso, poi si girò verso Stefan. "Andiamo a casa, fratellino."
"Stefan ha fatto un patto con me, Salvatore. E vorrei ricordarti che grazie a quel patto tu sei vivo ma lui non può andare da nessuna parte."
"Già, l'errore più grande della sua vita." Il vampiro dai capelli neri guardava le due ragazze che Stefan stava fissando. "Vedo che ti stai dando da fare, sai, Elena non ne sarebbe molto felice."
"Non mi importa di quello che pensa Elena." Stefan continuava a fissare le ragazze.
"Dovrebbe, vedi lei è molto preoccupata per te."
"Già, lo sono." La mora sbucò da dietro un albero e guardò Damon negli occhi. Poi, si voltò verso Stefan "Lo sono davvero."
Klaus, che aveva udito i passi di Elena quando lei era ancora distante, fece un grosso ghigno e, dopo che comparvero Alaric e Caroline, aggiunse: "Bene, vedo che adesso ci siamo proprio tutti."

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Goodbye Brother cap. 7
Goodbye Brother
Capitolo 7

"Cosa. Ci. Fai. Tu. Qui." Damon aveva gli occhi ridotti a due misere fessure, Elena non riusciva più neanche a distinguerne il colore. "Tu." disse guardando Caroline "Sei morta." 
"Damon per favore. Caroline non c'entra niente, sono stata io a convincerla. Dovevo venire." Elena gli toccò l'avambraccio e si accorse di essere a pochi centimetri di distanza dal vampiro, il che, non sfuggì a Stefan, che finalmente distolse lo sguardo dalle due ragazze. Come se fosse arrivato in quel momento, Stefan si rese conto della situazione.
Elena. Elena era venuta a prenderlo. Quella bellissima ragazza che solo pochi giorni prima era la sua fidanzata. Con quella pelle chiara e quelle vene blu che attraversavano il suo collo... Che diamine stava pensando? Elena. Non avrebbe mai potuto farle del male, mai. O no? Stefan si sentiva malissimo. Era come se sapesse di non riuscire a controllarsi ma che la forza di volontà per farlo era, da qualche parte, così nascosta che non poteva fare nulla se non seguire l'istinto.
"Ma che scenetta dolce. Da quando sei diventato così protettivo eh Damon? Ti ricordavo più divertente. Più come Stefan."
"Più come Stefan, ora." Damon sottolineò quella piccola parolina, come per far sapere che prima era diverso, molto diverso, pensò Elena. "A proposito, dov'è il tuo amichetto vampiro? Cos'è, lo tieni nascosto per fargli fare un'entrata a sorpresa?"
"Non ne ho bisogno, non avete nessuna possibilità contro di noi... Seth?"
"Eccomi." Dalla parte opposta a quella da cui erano arrivatate Elena, si materializzò un nuovo vampiro.
"Uccidi prima i vampiri e, oh, non toccare la ragazza" Klaus indicò Elena, facendo una smorfia. Stefan non battè ciglio.
"Sarà un onore." Il vampiro si scagliò contro Damon che subito rispose all'attacco. Caroline cercò di proteggere Rick, mentre Klaus si avvicinava a lui.
"Stefan" Disse l'originario voltandosi verso Elena. "Guardala. Te la ricordi la sua soffice pelle, il suo soffice collo? Perchè non lo assaggi? Potresti non averne più l'occasione, non credi?" Elena guardò Stefan.
Il vampiro, che fino a quel momento non si era mosso, scese dall'albero e guardò l'umana. Iniziò ad avanzare verso di lei, con poca sicurezza.
"Stefan, no. Tu non sei così, Stefan, sono io, Elena... lo supereremo insieme!"
Il più giovane dei fratelli Salvatore si fermò. Si guardò intorno, vedendo Damon combattere contro Seth, Caroline in posizione di difesa per proteggere Rick ed Elena, la sua bellissima Elena davanti a lui, terrorizzata. Non voleva, non voleva farle del male, avrebbe dato via qualsiasi cosa perchè lei fosse al sicuro, ma... non riusciva a fermarsi. Non riusciva a non vedere le sue vene bluastre pulsare sul suo polso, sul suo candido collo. Quella voglia, era più forte di lui. Non ci poteva fare nulla.
"Caroline, porta Rick via di qui" Quando Damon vide che la vampira non si mosse, ci riprovò. "Caroline, ascoltami! Portalo via di qui e tienilo al sicuro, fidati di me, ti prego!" Le avrebbe chiesto di portare via Elena, ma Stefan le era molto vicino e aveva paura che si facesse male.
Caroline prese Alaric in braccio e a una velocità disumana scappò via, scomparendo dalla vista. Seth, che aveva visto tutto, guardò Klaus meravigliato.
"Loro non ci servono. Sono insignificanti, moriranno con il resto della città. Ma tu" Si girò verso Elena. "Tu morirai, questa notte, e sarà Stefan ad ucciderti."
Stefan continuò ad avanzare, Damon cercò di stendere una volta per tutte quel Seth, ma senza risultano. Se avesse toccato Elena, Damon non avrebbe avuto esitazioni ad ucciderlo. Ma sembravano tutti e tre estremamente forti.
Poi, Damon si ricordò che, un tempo, quando si cibava come si stava cibando Stefan ora, era anche più forte di così. Provò come una sensazione di sollievo per non essere così forte, per non fare più così paura, pur essendo lo stesso un vampiro.
Quando Seth cercò di tirargli un pugno, lui colse l'occasione per bloccarlo con il braccio, afferandolo per il polso. Poi, estrasse dalla sua giacca di pelle nera un paletto in legno del professore di storia e lo conficcò dritto nel cuore di quello stupido vampiro.
"Non sei poi così in forma..." Damon sorrideva compiaciuto. Ci volle un po', ma alla fine il vampiro cadde a terra, morto. "E adesso veniamo a noi, o su avanti ragazzi... non è così che si risolvono i problemi di coppia!" Guardava Stefan ed Elena.
"Sei un tipo a cui piace essere divertente e al centro dell'attenzione in ogni occasione, non è vero?" Klaus rideva.
"Neanche tu mi sembri un tipo che passa inosservato, c'era proprio bisogno di far pappare al mio fratellino tutte le giovani vergini di questo misero paesello?"
"Oh, la maggior parte erano turiste." Poi, inaspettatamente si fiondò su Elena e le graffiò la schiena, dopo andò da Damon, prima che lui potesse muoversi, e lo spinse contro un albero. Teneva entrambe le mani sul suo collo. "Sul serio, cosa pensavi di fare qui stasera?"
"Intanto uno l'ho già fatto fuori."
"Seth era un imbecille, l'avevo chiamato solamente per delle informazioni." Stefan fece un altro passo verso Elena,
La ragazza, si girò verso Damon e lo fissò. Lo fissò come non aveva mai fatto prima, negli occhi color mare. Il suo sguardo diceva che voleva essere aiutata e che non capiva come Stefan volesse farle del male, e diceva anche che le dispiaceva per non essere restata a casa quella sera, ma che lei era fatta così.
Klaus li guardò e poi si rivolse a Stefan "Ma non vedi? Non hanno perso tempo."
"Stefan ti prego" Elena piangeva, non voleva farlo, ma le lacrime scendevano da sole. "Stefan, ti scongiuro ascoltami."
"Ma per favore, vai, uccidila, Stefan, non senti quest'odore?"
Sangue. Sangue umano. Stefan l'avrebbe riconosciuto tra mille. Poteva sentire ogni goccia scivolare via da graffio di Elena. E lì non riuscì a controllarsi, nonostante la amasse, davvero, non riusciva a controllarsi. Si scagliò su di lei e affondò i suoi affilati canini in quello splendido collo.
Damon vedeva solo sangue. Dalla sua schiena, dal suo collo. "NO!"
"Oh, Damon, non ti ha insegnato nessuno a non innamorarti delle fidanzate di tuo fratello? Ah, mannaggia. Brutta abitudine."
Il vampiro dagli occhi di ghiaccio continuava a fissare Elena. Non poteva farle questo, se la amava davvero, almeno quanto la amava lui, Stefan non poteva farle questo.

Appena ricevuta la chiamata di Caroline, Bonnie aveva chiamato Jeremy. Il ragazzo si era precipitato a casa della strega, senza sapere che Elena non stava dormendo a casa sua quella notte.
Bonnie gli raccontò tutto ciò che aveva saputo da Caroline e infine gli raccontò il suo piano: voleva fare un incantesimo su Klaus, rendendolo immune per pochi sencondi, sperando che Damon cogliesse l'attimo per scappare con Elena. Era un incantesimo molto difficile, disse e inoltre, non sapeva se avrebbe funzionato su Klaus.
"D'accordo, cosa ti serve?"
"Candele e una cartina, con il punto esatto in cui si trova Klaus."
"Ma noi non lo sappiamo"
"Caroline mi ha indicato il punto, ma non è precisissimo... ma devo tentare lo stesso!"
"D'accordo."
Bonnie prese la cartina che aveva in casa e segnò il punto in cui si trovava Klaus a matita, poi si tagliò la mano e fece uscire una goccia di sangue sulla posizione della sua casa. Iniziò a ripetere le formule magiche trovate sul grimorio e per almeno tre minuti andò avanti così. Jeremy guardava la cartina con gli occhi sgranati: il sangue stava "camminando" sulla cartina e si dirigeva fino al punto segnato in matita. Una volta arrivato al segno, si fermò.
"E'... è incredibile" Bonnie sapeva che Jeremy non si sarebbe mai abituato ai suoi poteri e si limitò a rispondere "E' una cosa da strega."
Poi, ebbe un piccolo giramento di testa e lui l'aiutò a sedersi sul letto.
"Wow. Sto diventando più forte. Credevo che sarei come minimo svenuta."
"Avrà funzionato?"
"Non lo so, Jeremy. Non lo so."

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Goodbye Brother cap. 8
Goodbye Brother
Capitolo 8

Le luci erano sfuocate, i rumori erano sussurri, quel forte odore di sangue nauseante. Elena cercò di pensare disperatamente a tutte quelle povere ragazze. Era così che si sentivano? Desideravano anche loro che tutto finisse in poco tempo, di chiudere per sempre gli occhi e non risvegliarsi più? E Damon? Chi l'avrebbe aiutato a controllare la rabbia e non fare cose stupide?
"Bastardo" Damon riusciva a malapena a parlare, un po' perchè Klaus lo teneva troppo stretto per la gola, e un po' perchè era sconcertato. Come poteva Stefan Salvatore farle una cosa del genere? Lui diceva di amarla, lui era vegetariano. Nemmeno Damon, la prima volta che aveva conosciuto Elena, aveva pensato di farle una cosa del genere. Lei era diversa, non era un giocattolino come le altre.
Non vedeva vie di fuga. Lui, Damon Salvatore, si stava arrendendo come quando era stato morso da un licantropo. Solo che in quel caso, il suo angelo sarebbe sopravvissuto, adesso, le cose erano ben diverse.
Se non fosse stato un vampiro, Damon avrebbe avuto difficoltà a capire se Elena era viva o morta, con gli occhi chiusi e le lacrime ormai asciutte sulle sue guance rosse, la ragazza sembrava non respirare più. Invece, respirava, a fatica, ma respirava. Damo poteva sentire i suoi piccoli respiri accompagnati da singhiozzi silenziosi.
"Com'è? Buono?" Come poteva parlare di Elena come si parla di un tacchino arrosto? Ok. L'umorismo nero faceva per Damon. Ma stava soffrendo, stava soffrendo come non aveva mai sofferto prima. Vederla morire, era troppo per lui.
E poi accadde, improvvisamente. Klaus, che teneva il vampiro per il collo, d'improvviso si immobilizzò. Damon non potè non notarlo e ne approfittò per tirargli un pugno e stenderlo a terra. Si scagliò su Stefan e lo spinse da un lato, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, cosa molto strana per Damon Salvatore, soprattutto molto strana per Damon Salvatore arrabbiato a morte come lo era in quel momento.
Ma il vampiro aveva capito che c'era qualcosa di strano nel comportamento di Klaus e che non sarebbe durato a lungo. E' un segno di Dio. Da quando era credente? No. Ci doveva essere un'altra spiegazione. Sollevò Elena e, rivolta un'ultima occhiata a Stefan, scomparve.

Il fratello dai capelli neri corvini raggiunse Caroline e Alaric.
"Oh, Dio." Caroline non poteva credere che fosse stato Stefan.
"La prossima volta mi darai ascolto forse..." Damon le rivolse un'occhiataccia e poi tornò a guardare il suo angelo. Aveva un lungo graffio sulla schiena e sul collo, un enorme morso in cui i due buchi lasciati dai canini, erano così grandi da essere quasi uniti.
"Andiamo, presto" Alaric aiutò Damon a far stendere Elena sui sedili posteriori.
"Barbie, tu ti siedi davanti. A lei ci penso io, ed io soltanto." La bionda lo guardò, ma questa volta non rispose. "Vai al pensionato, Rick."
Damon si sedette appoggiando la testa di Elena sulle sue gambe e per tutto il viaggio di ritorno, cercò di controllare la rabbia, come lei gli aveva insegnato, verso il vampiro che le aveva fatto questo. Non c'era più niente di umano in lui. Era solo un mostro, che doveva essere fermato ma che, questa volta, non si chiamava Damon Salvatore.

"Il mio incantesimo ha funzionato!" Esclamò Bonnie, davanti alla porta del pensionato vedendo arrivare Damon con Elena svenuta in braccio.
Allora era stata la strega. Peccato, Damon avrebbe preferito diventare credente piuttosto che ringraziare la strega. Si limitò a rispondere "Già." Superò la soglia del pensionato.
"E' stato Klaus?" Jeremy aveva paura della risposta del vampiro.
"No."
"Come..."
"Non c'è tempo adesso. Portatemi un bacinella di acqua in camera." Damon era serio e guardava tutti.
"Dobbiamo chiudere quelle ferite..." Bonnie rifletteva.
"No, io devo chiudere le ferite e darle del sangue. Lo farò io, e nessun altro si intrometterà. Chiaro?"
"Ma.." Bonnie fece per seguire il vampiro su per le scale quando Jeremy la fermò. "Lascialo fare, si prenderà cura di lei."
 
Damon poggiò delicatamente Elena sul grande letto al centro della propria stanza, tra le fresche lenzuola. Poi accarezzandole un guancia, quasi si perse ad ammirare in suo viso che mostrava dolore e chiedeva aiuto. Aveva perso molto sangue, quasi tutto e Damon doveva assolutamente dargliene dell'altro. Si morse il palmo della mano sinistra e lo poggiò sulle sue labbra. All'inizio non sembrava che Elena reagisse, ma poi iniziò a deglutire.
"Starai bene, angelo mio. Starai bene, costi quel che costi, arriverà il giorno in cui non soffrirai più."
Bussarono alla porta che Damon aveva lasciato aperta. Bonnie, con una bacinella di acqua calda in mano, avanzò senza aspettare la risposta del vampiro.
"Ecco l'acqua."
"Bene." Bonnie fece per andarsene, ma quando fu sulla soglia della porta, Damon parlò "Grazie per ciò che hai fatto, me ne ricorderò quando..."
"...quando ti verrà voglia di sbranarmi?"
Damon sorrise e Bonnie lasciò la camera del vampiro che iniziò a tamponare con un asciugamano imbevuto nell'acqua la grande ferita che Elena aveva sul collo. Certo, tutto quel sangue era una tentazione, ma non si sarebbe mai sognato di fare ciò che quella notte aveva fatto suo fratello. Almeno, non a Elena. Eppure, il vampiro sapeva che in fondo Stefan si sentiva in colpa, sapeva come ci si sentiva quando non si era in grado di controllarsi.
Dopo una buona mezz'ora, girò Elena a pancia in giù e le sfilò la maglietta a mezze maniche, slacciò il reggiseno e iniziò tamponare il graffio meno profondo sulla schiena. Dio, era davvero bella.
Ogni tanto Damon immaginava come doveva essere vedere un'Elena senza problemi, un'Elena pienamente felice. Se era splendida in quelle condizioni, come poteva essere quando ogni cosa andava per il verso giusto?
Quando ebbe finito, allacciò il reggiseno e le rimise la maglia. Poi, dopo averle augurato la buona notte con un bacio sulla guancia, uscì dalla sua camera.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Goodbye Bother cap. 9
Goodbye Brother
Capitolo 9

No. No. No. Non poteva aver fatto una cosa del genere, non era possibile.
Stefan Salvatore era coperto di sangue umano e piangeva, piccole lacrime scendevano dai suoi occhi, non era sicuro se fosse la sua immaginazione o no, ma a lui sembrava di piangere. In quel momento, dopo essersi reso conto di ciò che aveva fatto e a chi l'aveva fatto, provava un senso di nausea indescrivibile. A malapena si reggeva in piedi. Lei gli aveva dato tutto. Aveva creduto in lui, l'aveva amato per ciò che era, nonostante tutti i guai che aveva dovuto passare dopo averlo conosciuto. Lei era venuta a prenderlo, a riportarlo a casa e lui. lui le aveva fatto del male. Stefan Salvatore era coperto di sangue umano e piangeva, non riconoscendo ciò che era diventato. E piangeva.

Grida. Tante grida femminili. Elena non aveva mai visto così tante ragazze, una in fila all'altra. Poi, arrivò un ragazzo con i capelli chiari e iniziò ad avvicinarsi a loro. Elena lo riconobbe. Stefan inclinò la testa della prima ragazza e affondò i canini affilati nel suo collo. Lei non gridò. Dopo averla fatta cadere a terra, passò alla seconda, poi alla terza. Voleva uscirne, Elena sapeva che quello era un incubo e voleva uscirne.
Si svegliò, spalancando i grossi occhi scuri. Era spaventata a morte, non solamente per il sogno che aveva appena fatto, ma anche per la notte che aveva appena trascorso. Fuori diluviava.
"Finalmente, principessa." Damon entrò silenziosamente nella stanza e si avvicinò a lei. "Non ci speravo più."
L'umana lo guardò, con gli occhi pieni di lacrime. Poi, d'improvviso, abbraccìò il vampiro così forte che lo sentì quasi sussultare. Lui l'aveva portata via da quell'incubo, lui adesso era accanto a lei, e sapeva che non l'avrebbe mai lasciata.
"Wow. Devo organizzare queste serate più spesso."
"Stà zitto, Damon."
"Ok." Quando Elena si staccò da lui, il vampiro le mise un dito sotto il mento e le alzò la faccia per guardarla negli occhi. "Stai bene?"
"Io...." La ragazza scopiò in lacrime. "Non voglio piangere, lo giuro. Ma.. non riesco a fermare le lacrime."
"Va tutto bene. Cerca di pensare ad altro, angelo mio." Angelo mio. Quando Damon pronunciava quelle parole, lei si stupiva sempre. Era incredibile come Damon la riempisse di attenzioni e di come non si aspettasse mai nulla in cambio. Aveva sofferto per lei, ma continuava a dimostrare il suo amore in ogni situazione.
"A che cosa?"
"Ok. Vieni." Damon si sedette sul letto e posò la testa di Elena sul suo petto. "Pensa... ad un campo... un grande campo di... papaveri?"
"Girasoli." I girasoli erano molto meglio.
"Ecco. Immagina di esserci dentro. E c'è... c'è una panchina e tu sei seduta lì, da sola. Ma sai che tutti i tuoi amici stanno bene, tutti."
"E c'è il sole. "
"Si, il sole." Damon le accarezzò i capelli. Gli sembrò di accarezzare la seta. Le prese il viso tra le mani, il desiderio di baciarla era troppo forte, ma non l'avrebbe fatto, sarebbe stata lei a chiederglielo, si, perchè lei, in fondo, lo amava, doveva essere così. Erano nati per stare insieme. Per l'eternità. "Vado a prenderti qualcosa da mangiare. Tu continua a pensare ai girasoli." Damon uscì dalla stanza.
"Si." Elena non lo disse al vampiro, ma in quel campo, tra i girasoli, poteva vedere due bellissimi occhi color mare.

Jeremy, dopo aver passato tutta la notte a casa Salvatore ed essersi assicurato che Elena stesse bene, era tornato a casa sua con Alaric. Pioveva a dirotto e quand arrivò a casa, dovette torgliersi la maglietta completamente bagnata. Mentre cercava nell'armadio qualcos'altro da mettersi, sentì un rumore. O meglio, quel rumore. Quello stesso rumore che aveva sentito a casa di Bonnie, quando aveva rivisto Anna.
"Anna?"
"Oh, Jeremy."  Il ragazzo si girò, Anna era seduta sul davanzale della finestra e sorrideva. "Finalmente possiamo parlare."
"Anna, cosa volevi dirmi quella sera? Perchè da quando mi hanno sparato posso vedervi? E dov'è Vickie?"
"Lei non è potuta venire." La ragazza scese dal davanzale e abbracciò Jeremy, anche se lui non sentì nulla, nemmeno il calore che la sua pelle una volta emanava.
"Ti prego, spiegami"
"Si." Si sedettero sul letto e Anna iniziò a parlare sottovoce. "Quando ti hanno sparato, Jeremy, tu era entrato nel nostro mondo, il mondo dei morti. So che sembra strano, ma a quanto pare quando un vampiro muore, va nello stesso posto in cui vanno gli umani."
"E com'è? Com'è questo posto?"
"Bellissimo, Jeremy. Ma Bonnie, per riportarti in vita ha fatto un incantesimo. Tu ci avevi già viste, me e Vickie, solo che non te lo ricordi."
"Non capisco. Questo vuol dire che anche da vivo posso vedervi?"
"Si, perchè adesso hai un legame con il mondo dei morti." Anna gli mise una mano sulla guancia. Lui non sentì nulla.
"E i miei genitori? Posso vedere anche loro?"
"Non lo so. Penso tu possa vedere chiunque tu voglia, ma non so come tu debba fare per chiamarli." Anna lo guardò seria. "Devi fare molta attenzione a non dirlo a troppe persone."
"Tanto non mi crederebbe nessuno." Jeremy le sorrise.
"Mi manchi."
"Anche tu."
"Devo andare. Mi raccomando, fai attenzione."
"Ma ci rivedremo, non è vero?" Jeremy parlava con il nulla. Anna era sparita, davanti a lui. Se tutto ciò che le aveva raccontato era vero, lui avrebbe potuto rivedere i suoi genitori, e zia Jenna. Si, doveva assolutamente trovare un modo per chiamarli.



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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Goodbye Bother cap. 10
Goodbye Brother
Capitolo 10

Dopo aver mangiato tutto ciò che Damon le aveva preparato e portato in camera, essersi accorta che erano già le due del pomeriggio e fatto un lungo bagno caldo, Elena si avvolse in un asciugamano bianco e si sedette sul grande letto.
"E adesso che mi metto? La maglia è sporca di sangue."
"Puoi prendere qualcosa di mio se vuoi." Damon si era materializzato in camera.
"Damon, che ci fai tu qui?" Elena era abbastanza imbarazzata, aveva addoso un misero asciugamano che non le copriva nemmeno metà coscia.
"Vedi, principessa, questa è la mia camera!" Il vampiro avanzò verso l'umana.
"Si, ma io non sono, ecco... presentabile!" Elena, si era alzata in piedi e con una mano reggeva l'asciugamano per paura che potesse cadere.
"Oh, ma non ha importanza!" Damon si avvicinò a lei, lasciando solamente pochi centimetri a dividerli.Sollevò un braccio e con un tocco leggero, quasi da umano, tracciò dei piccoli disegni sul collo di Elena.
"Damon... cosa stai..."
"Lo sai" la voce del vampiro era un sussurro "sei davvero..." Non terminò la frase "Cosa dicevamo a proposito dei vestiti?"
"Ah.. che... si, stavi dicendo qualcosa.." Nemmeno Elena era rimasta poi così lucida, a quanto pare. Damon sorrise.
"Puoi prendere qualcosa di mio se ti va."
"Oh." Elena stava ancora fissando i suoi occhi. Damon andò verso l'armadio e tirò fuori un T-Shirt, nera ovviamente.
"Mettiti questa"
"Grazie." Elena aspettò che Damon uscisse dalla stanza per potersi cambiare, ma lui non lo fece.
"...Damon..."
"Si, ho capito. Me ne vado." Il vampiro uscì e lei si infilò la biancheria, poi prese i suoi jeans e infine la maglietta di Damon. Aveva un ottimo profumo, l'umana avrebbe voluto non toglierla più, ma questo, ovviamente, non lo disse a Damon.
La ragazza scese al piano inferiore, fuori continuava a diluviare.
"Che fai?" chiese Elena quando vide Damon trafficare in cucina.
"Ti preparo la cena."
"Che? Io vado a casa adesso!"
"No, non esiste. Primo, sei ancora troppo debole. Secondo, mi devi un favore."
"Si, ma..." Elena non sapeva cosa rispondere.
"Niente ma, principessa, non sto cucinando tutto questo per me... preferisco altri tipi di alimenti, come dire, più liquidi." Elena rise.

Il più giovane dei fratelli Salvatore era seduto sul tetto di una vecchia casa abbandonata in bosco dal nome sconosciuto. Aveva passato tutta la giornata a pensare ad Elena, a quella che una volta era la sua Elena. Ora che erano scese di nuovo le tenebre e che quella fastidiosa luce, accompagnata dalla pioggia era cessata, si sentiva decisamente meglio.
"Posso sedermi accanto a voi?" Klaus sorrideva.
"Piantala. Sai, pensavo fossi triste, il tuo piano non ha funzionato."
"Quello era il mio piano secondario. Uccidere la mocciosa e tuo fratello era solo un capriccio... sarà per la prossima volta."
"Un capriccio." Stefan usò un tono di voce dispregiativo.
"Ma tu, mi hai sempre incuriosito... un vampiro vegetariano... perchè?"
"Io, non volevo essere considerato un ciò che ero. Volevo vivere la vita umana che non avevo potuto vivere, ma non ho pensato alle conseguenze."
"Sai, Stefan, sei un vampiro bizzarro. Ma ti ammiro."
"Pensavo tu fossi dalla parte dei "distruggiamo il mondo", non da quella dei buoni"
"No, infatti. Ma ammiro tutte quelle persone che credono fermamente nelle proprie idee, e tu, sei uno di quelle persone."
"Se fossi una persona, avrebbe un senso. Ma io sono solo un mostro" Stefan guardò Klaus con uno sguardo che conteneva solo rabbia.
"Oh, non prendertela con me. Sai, dopo cinquecento anni le idee per divertirsi iniziano a finire e devi trovare qualcosa di stimolante. E poi, guarda in faccia la realtà.. siamo ciò che siamo... e non è poi così male."
"Forse non per te. Ma per me è la peggiore delle punizioni. Sarei dovuto morire quella notte. Avrei evitato tante sofferenze."
"Rimurginare sul passato non serve a nulla e inoltre, Katherine non era il tipo da lasciarti morire senza ottenere ciò che voleva."
"Katherine..." Stefan sbuffò.
"Beh Stefan" disse Klaus alzandosi "Se vuoi un consiglio, la prossima volta che conosci una bella ragazza, cerca di capirlo prima se è un vampiro o è attratta da tua fratello."

"Davvero buona!" Elena aveva appena finito l'intero piatto di pasta alla matriciana cucinata dal vampiro.
"Piatto italiano. E poi, principessa, cos'è questo tono sorpreso? Quando imparerai che io so fare tutto?"
"Modesto come al solito."
Elena si alzò, e iniziò a sparecchiare.
"Faccio io!" Anche Damon si alzò, cercando di prendere il piatto che Elena teneva in mano. Le sfiorò gentilmente le dita e lei provò un brivido che le percorse tutto il braccio. Erano come elettrici. Elena quasi scoppiò a ridere.
"Che cosa ci trovi di divertente?" Il vampiro non le era mai stato così vicino. Prese il piatto dalle mani dell'umana e lo posò sul tavolo, poi la guardò e, senza nemmeno pensarci, posò le sue labbra su quelle di lei per un brevissimo istante, fin quando non tornò lucido. Si era promesso che non avrebbe fatto nulla finchè non sarebbe stata Elena a chiederglielo, ma aveva ceduto alla tentazione.
Elena si staccò da lui.
Damon abbassò lo sguardo "Scusami."
In quel momento, Elena capì. Capì come doveva sentirsi Damon ogni volta che vedeva lei e Stefan baciarsi, come doveva sentirsi ogni volta che qualcuno rifiutava il suo aiuto perchè non si fidava di lui. E fu lì che lei non resistette, fu lì che decise di seguire il suo cuore. Si avvicinò a lui, gli mise una mano sulla guancia, e poi lo baciò. Non come quando stava per morire, non un bacio di pochi secondi. Un vero bacio, un bacio istintivo.
Quando si allontanò da lui, Damon era rimasto praticamente paralizzato, si era preparato a un'Elena arrabbiata per ciò che aveva appena fatto, e invece lei lo aveva baciato.
"Io..." Elena guardava il pavimento. "Forse è meglio che vada..."
"Resta qui. Stai qui con me, hai dormito tutto il giorno, perchè non ci sediamo a chiacchierare sul divano?"
Damon Salvatore voleva chiacchierare? Ok. C'era un motivo per cui aveva iniziato a piovere ancora più forte. Ma era così, il vampiro voleva parlare con lei, solo parlare, almeno per quella notte. Voleva sapere come stava, come si sentiva, voleva chiarire i suoi sentimenti.
"...ok..." Elena si sedette sul divano e aspettò che Damon finisse di sparecchiare. Poi, si sedette anche lui e iniziarono a chiacchierare come due normali persone. Entrambe umane, entrambe innamorate.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Goodbye Brother cap. 11

Goodbye Brother
Capitolo 11

Elena e Damon, avevano parlato per tutta la sera, finchè la giovane umana non si era letteralmente addormentata sul vampiro, non che la cosa gli dispiacesse. Aveva preso la sua testa e l'aveva appoggiata sul suo petto, ed era rimasto lì, per ore, fin quando non era arrivato il mattino.
L'umana e il vampiro avevano parlato molto quella notte, lei gli aveva raccontato come si sentiva, che cosa provava quando pensava a cosa le aveva fatto Stefan e a quanto, nonostante tutto, le mancasse. Lui le aveva detto che questo non cambiava le cose: avrebbe continuato a cercarlo, questa volta da solo, e l'avrebbe riportato a casa. Elena lo aveva ringraziato sorridendo, e ancora una volta il vampiro aveva sentito la sua parte umana riaffiorare in superficie, come tutte le volte che stava con lei. Niente era stato detto sul bacio che si erano scambiati quella sera.
"Qui dice che c'è un modo per uccidere un originario diventato ibrido, ma solamente chi è come come lui, esistente dall'origine, ma nell'altro mondo, sa come si fa. Che vuol dire?" Elena stava leggendo un grosso libro trovato nella libreria di casa Salvatore.
"Esistente dall'origine vuole dire, chi è un'originario e che si trova nell'altro mondo... beh, deve essere morto, l'altro mondo è quello dei morti." Damon faceva avanti e indietro, come se fosse nervoso, ma sappiamo tutti che Damon Salvatore non è mai nervoso.
"Che? Nel mondo dei morti?" Elena scuoteva la testa come per dire "non è possibile."
"Si, si dice che in quel mondo, si acquistano conoscenze che non si hanno in questo."
"Ah." Elena guardò fuori dalla grande finestra, pioggia, ancora.
"Ehi, tranquilla, troveremo una soluzione." Damon si era seduto affianco a lei, sul grosso divano. "Ricordi chi sono io, Damon Salvatore trova sempre una soluzione."
"Lo spero." Sussurrò Elena.
"Beh, io dovrei... andare a fare colazione... è un po' che non mangio."
"Oh.. certo. Io vado a casa, vedo come stanno Jeremy e Alaric e poi magari passo da Caroline..."
"Ci vediamo oggi pomeriggio qui?"
"Si."
Mentre Elena si avviava all'uscita, Damon urlò "Grazie per questa notte, principessa, è stata fantastica"
Elena non rispose nulla al vampiro, si limitò a sorridere, ma, nella sua testa, tre paroline fluttuavano: anche per me.

Stefan, da quando aveva bevuto il sangue de Elena, non si era ancora nutrito. Non aveva il coraggio e farlo, e inoltre, aveva un piano. Un piano, forse il più stupido che avesse mai ideato, ma un piano. Avrebbe cercato di "disintossicarsi" dal sangue umano da solo, e una volta riuscito, sarebbe andato da Elena. Doveva vederla, doveva scusarsi, ma non intendeva metterla in pericolo. Infine, avrebbe trovato un modo per uccidere Klaus, non aveva la minima idea di come avrebbe fatto, ma l'avrebbe trovato.
Klaus, era andato per la terza volta a caccia di qualche bellissima ragazza e lui, si trovava da solo sotto la pioggia scrosciante. Avrebbe mangiato un coniglio, decise. E lo fece, pochi minuti dopo aveva mangiato un coniglietto bianco, ma non gli era bastato, ne voleva di più e di qualità migliore.
Fece per avvicinarsi al centro abitato, quando un pensiero gli balenò nella mente. Elena. No. Non poteva, doveva riuscire a smettere. Ci doveva almeno provare. E così, si avviò verso il bosco, in cerca di altri coniglietti.

"Jeremy, mi hai fatto preoccupare con quella chiamata! Che è successo?" Bonnie era appena entrata in casa del fidanzato, Elena era seduta sul divano.
"Non ha voluto dirmelo, diceva che dovevamo aspettare te."
"Un attimo di pazienza, per favore. Andiamo di sopra a parlarne." Jeremy si avviò di corsa al piano superiore.
Una volta in camera sua, il ragazzo chiuse la porta, Bonnie si sedette sul letto, affianco ad Elena. "Bene. Parla."
"Promettete di non dare di matto appena ve lo dirò? E soprattutto di credermi anche se sembra una cosa impossibile?"
"Così mi spaventi, Jeremy."
"Promettetelo."
"Lo promettiamo" Risposero le due amiche, in coro.
"Posso vedere i morti. Vampiri e non."
Silenzio. Nessuno parlava. Bonnie era sbiancata, Elena non sapeva se chiamare direttamente il manicomio o cercare di capirci di più. "Ecco. Appunto." Sussurrò Jeremy, lievemente arrabbiato.
"Bonnie, è possibile una cosa del genere?" Elena si rivolse all'amica.
"Io... non lo so... Jeremy tu ne sei... completamente... sicuro?"
"Si.. ok. Ascoltate. So che sembra folle, ma io ho visto Anna e Vickie. Anna mi ha spiegato che quando sono morto, quando lo sceriffo mi ha sparato, ho avuto un contatto con il mondo dei morti e quando tu Bonnie, mi hai riportato indietro, ho acquistato la capacità di vederli... Anna... Anna dice che forse sono in grado di incontrare mamma e papà." Jeremy guardò Elena.
"Devo controllare su qualche libro di magia... Ma come, si insomma, come fai a chiamarli?" Bonnie iniziava a prendere la cosa seriamente.
"Sono sempre comparsi loro, è questo il problema, ho bisogno del tuo aiuto, forse essendo una strega, se in grado di aiutarmi ad avocarli." Jeremy si era avvicinato alla sua fidanzata.
Elena li interruppe. "Jeremy? Hai detto che puoi vedere i morti? Tutti i morti?"
"Io... io penso di si... perchè?"
Un originario, un originario morto. Katherine le aveva detto che Klaus aveva ucciso Elijah, suo fratello, un originario. A Elena si illuminò il viso. "Questa è la cosa più bella che ci potesse mai capitare."

Dopo aver raccontato tutto ciò che aveva letto sul quel libro a Jeremy e Bonnie, Elena guidò fino a casa Salvatore. Scese dalla macchina e si fermò nel giardino della casa. Per la prima volta da quando Stefan era andato via, Elena si sentiva bene, aveva una speranza. Un piccolo bagliore di luce in una grota oscura.
Guardava il cielo, con le gocce di pioggia che si infrangevano sul suo angelico viso.
"Elena? Ma che stai facendo? Ti becchi un accidente." Damon dietro di lei la guardava con un espressione sbalordita. Che fosse diventata matta?
"Damon, so come fare. Cioè non so come fare, ma so chi può farlo."
Si, era diventata matta. Damon le andò incontro, la prese in braccio e la trasportò fino al pianerottolo di casa Salvatore. "Ora mi fai il favore di entrare in casa e di asciugarti vicino al camino, poi mi spiegherai tutto." Erano vicini, completamente bagnati.
Elena dimenticò perfino che cosa doveva spiegare. Dimenticò, come al solito tutto. Sembrava che tutte quelle gocce che a lei erano cadute sul viso, a Damon fossero entrate negli occhi, rendendoli ancora più limpidi. E lì, sul pianerottolo di casa, come due adolescenti al primo appuntamento, si baciarono.
L'umana gli mise le braccia attorno al collo e il vampiro la cinse per i fianchi. Per qualche minuto, che ad entrambi sembrò un eternità, rimasero così. Poi, quando si staccarono, Damon sussurrò, con la voce più vellutata che l'umana avesse mai sentito, nel suo orecchio "E' la terza volta che mi baci, devi iniziare a darmi qualche spiegazione." Ma Elena sapeva quale fosse la spiegazione. Lo amava.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Goodbye Bother cap. 12
Goodbye Brother
Capitolo 12


Sutto il portico di casa Salvatore, un vampiro e una giovane umana si guardavano negli occhi. Quelli di lui erano di un azzurro intenso, quelli di lei di un bellissimo color cioccolato fondente.
"Io..." Elena era diventata tutta rossa. E adesso cosa gli avrebbe detto?
"Perchè, sai, continui a dire che sarà sempre e solo Stefan, ma è già la terza volta che mi baci e inizio a dubitare di quelle parole."
"L'ho fatto perchè sono felice, tutto qui."
"Oh, beh, io starei attenta, un giorno o l'altro potresti baciare persone come il postino. E non sarà un'esperienza bella come quella di oggi, credimi"
"Entriamo? Ho freddo." In realtà, Elena provava tutto tranne che freddo, anche perchè pioveva si, ma era luglio.
Una volta in casa, Elena si sedette sul divano e Damon rimase in piedi, di fronte a lei. I capelli corvini completamente bagnati, aderivano alla sua fronte, era davvero bello.
"Allora, mi vuoi spiegare perchè era così di buon umore?"
"Jeremy, può vedere i morti. Quando gli hanno sparato, è entrato nell'altro mondo e ha stretto dei legami con esso. Il che vuol dire che è in grado di vedere anche Elijah."
"Può vedere sia umani che vampiri?"
"Si. Ha visto Vickie e Anna. Lei gli ha detto che i vampiri e gli umani, quando muoiono, vanno tutti nello stesso posto." Damon alzò lo sguardo e fissò Elena.
"Come li chiama?"
"Non lo sa. Anna è comparsa da sola. E' quello che dobbiamo scoprire."
Damon si avvicinò ad Elena, si fermò a pochi centimetri dal suo viso. "Oh, allora ci dobbiamo dar da fare." Soffiò. Elena perse conoscenza ancora una volta. No, non poteva, se avesse ceduto di nuovo, Damon avrebbe preteso delle spiegazioni. No. No. No.
"Devi smetterla!"
"Di fare che?"
"Di avvicinarti così tanto a me." Elena aveva urlato.
"Per quale motivo, eh?" Il vampiro era corso dietro il divano e aveva avvicinato le labbra all'orecchio dell'umana. "Forse perchè se mi avvicino troppo perdi il controllo, non rispondi delle tua azioni.. sono troppo attraente o affascinante? Del resto, come si fa a non amarmi?" La sua voce era velluto. Soffice velluto. Elena si alzò, non sapendo nememno lei con quale forza di volontà.
"Piantala!" Una lacrima le era scesa silenziosa. Perchè doveva essere tutto così difficile?
"Sei solo una bambina viziata. Sei come Katherine." Sbottò il vampiro. "Abituata ad avere tutto e tutti ai tuoi piedi, ma io non ci casco."
"E tu come al solito, non capisci nulla." Elena stava piangendo. Cavolo. Era sempre stata una donna forte, ma ultimamente le lacrime facevano di testa loro. Prese la borsa e uscì da casa Salvatore.
Damon prese una bottiglia di ottimo Scotch invecchiato e iniziò a sorseggiarla seduto sul divano. Aveva veramente esagerato. Il suo angelo non se lo meritava.

Elena non era mai stata così nervosa e così arrabbiata in tutta la sua vita. Come poteva dire cose del genere? Era un bastardo... un brutto vampiro arrogante.. e.. e così bello e... arrogante... e con occhi color della pioggia e... attraente. L'umana sbuffò rumorosamente. No. Non poteva pensare a lui in quel modo, insomma Damon era un amico, si un amico. No, ok, non lo era. Lei stessa aveva ammesso di amarlo, ma l'aveva ammesso solamente a se stessa, non era pronta per farlo sapere anche a lui. La cucina di casa sua non le era sembrata mai così in disordine, nemmeno quando cucinava zia Jenna. Doveva riordinare tutto, le avrebbe tenuto la mente occupata e le avrebbe evitato di pensare a Stefan e a... si insomma, le avrebbe evitato di pensare.
"Possiamo parlare?" Il vampiro dagli occhi azzurri era comparso improvvisamente nella stanza, facendo sussultare Elena.
"Non c'è nulla da dire."
"Elena, mi dispiace ok? E' solo che non puoi continuare a comportarti come se niente fosse."
"Vuoi che ti dica che ti amo Damon? Eh? Cosa vuoi?" Dalle mani di Elena era scivolato un bicchiere, che si era rotto cadendo a terra, l'umana di chinò per raccoglierne i pezzi e con lei anche il vampiro.
"Voglio che tu mi dica quello che provi, so che non mi ami, ma prova a spiegarmi quello che senti." Damon sussurrò. Lui pensava che lei non lo amasse, oh, come si sbagliava. Prendendo in mano un pezzo di vetro, la giovane si tagliò il palmo della mano, e gocce di sangue iniziarono ad affiorare dalla ferita.
"Non ho mai conosciuto nessuno così...così..." Il vampiro sospirò. Elena non parlò. Damon sparì per un secondo e quando tornò, in mano aveva un rotolino di garza. "Dammi la mano."
L'umana allungò la mano e il vampiro la prese tra le sue, poi iniziò a fasciarle la ferita. Era sempre così premuroso con lei, qualunque cosa succedesse, lui c'era sempre per lei. Era incredibile. All'inizio aveva avuto paura di lui, poi poco a poco aveva visto affiorare la sua parte umana e quando lui le aveva detto di amarla, lei era quasi felice perchè l'amore era un sentimento, e Damon Salvatore aveva ammesso un suo sentimento. Certo, non era il classico ragazzo innamorato, ma nel suo modo "contorto" come lo definiva Elena, era in grado di dimostrare tutto l'amore che provava per quella giovane umana.
Elena lo guardò, intento a fasciarle la mano, poi capì che doveva sapere, capì che non si meritava dopo quanto aveva sofferto, di essere rifiutato un'altra volta, lei non voleva rifiutarlo, lei lo voleva, lo amava.
"Damon, io ti amo."
Le mani del vampiro si fermarono, la sua testa si alzò, i suoi occhi cercarono quelli di Elena. L'umana era sicura che se avesse visto un fantasma, sarebbe sbiancato di meno.
"Che dici? Stai delirando, hai la febbre?" Damon toccò la fronte di lei, era fresca. Come faceva a non crederle? Insomma, lui stesso aveva detto che era impossibile non amarlo, ed Elena, concordava in pieno, anche se lo aveva capito solo ora.
"Damon sono seria, non sono mai stata così lucida. Ti amo. Ho capito, di amarti. L'ho capito quando stavo male e non cercavo altro che la tua compagnia, l'ho capito quando con i tuoi abbracci mi facevi dimenticare Stefan. Ti amo."
"Ma..."
"Fammi finire. Ti amo, ma ho paura. Ho paura di ciò che sta succedendo, ho paura di far litigare te e Stefan, ho paura di diventare come lei. E io non voglio essere come lei, Damon. Non voglio. Da quando Stefan è andato via, tu ci sei sempre stato e mi hai sempre aiutata, con i tuoi sorrisi certe volte mi facevi sciogliere, i tuoi occhi mi trasportavano in un altro mondo, ma avevo paura, paura di dirtelo e paura che potessi soffrire ancora, e farei di tutto, pur di non vederti soffrire più."
Il vampiro avrebbe voluto rispondere con altre mille parole, dirle che non era come Katherine, che sarebbe andato tutto bene ma era come se si fosse dimenticato come si fa, invece, si ricordava bene come si faceva un'altra cosa, e la fece. Damon la baciò, la baciò come non aveva mai fatto prima. La baciò prendendole il viso tra le mani, avvicinando il suo corpo a quello di lei. La baciò, con le lacrime agli occhi per la felicità e il dolore provati contemporaneamente. Damon Salvatore baciò Elena Gilbert.


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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Goodbye Brother cap. 13
Goodbye Brother
Capitolo 13

Quando, da piccolo, Damon Salvatore giocava con i soldatini di suo padre, vecchia collezzione, si sentiva felice. Quando rincorreva suo fratello per sfilargli la palla da sotto il braccio e vincere il gioco, si sentiva felice, libero. Ed era la stessa sensazione che provava ora, solamente cento, mille, duemila volte più felice di un tempo.
C'erano stati momenti nella sua vita in cui aveva pensato che non valesse la pena diventare grandi, invecchiare per poi morire e c'erano stati momenti nella sua non-vita in cui aveva spesso represso ogni sentimento, ogni paura, ogni emozione. Ma in quel momento, Damon Salvatore si rese conto che ne era valsa la pena, ne era veramente valsa la pena. Avrebbe rivissuto quelle sofferenze altre mille volte, sapendo che alla fine, come ricompensa avrebbe ottenuto lei. Elena.
In quel momento avrebbe rinunciato a qualunque cosa, pur di avere lei. Si era innamorato di lei come uno sciocco umano, ma ogni volta che le era stato accanto, non aveva potuto far a meno di proteggerla, la amava e glielo aveva anche confessato, ma mai, mai in tutta la sua non-vita, Damon aveva pensato di poter essere amato, mai avrebbe creduto che un giorno qualcuno l'avrebbe baciato perchè provava qualcosa per lui che non fosse desiderio e lussuria.
C'era stata Katherine, certo, la aveva amata moltissimo, ma aveva scoperto solo 145 anni dopo di non essere mai stato ricambiato, di essere stato usato come lui aveva usato centinaia o migliaia, ormai aveva perso il conto, di ragazze. Ciò che stava vivendo in quel momento, non poteva essere reale, non poteva. Come poteva amarlo? Era un sogno, si, doveva essere un sogno. E lui, non intendeva svegliarsi.

Avevano provato di tutto. incantesimi su incantesimi, pozioni magiche ed addirittura erbe miracolose. Nulla. Jeremy non aveva visto nemmeno l'ombra di Anna, di Vickie o di qualsiasi altro abitante dell'altro mondo. Bonnie era sfinita, seduta sul letto del fidanzato guardava il soffitto.
"Non capisco."
"Hai fatto tutto il possibile, non ci resta che attendere, prima o poi qualcuno si farà vivo."
Bonnie rise per il gioco di parole e Jeremy se ne accorse.
"Oh, beh si, prima o poi arriverà qualcuno."
"Speriamo."
Jeremy si sedette accanto alla strega sul suo grande letto e la guardò. "Grazie" Esclamò quasi sottovoce "Grazie per quello che fai, nessuno mai ti ringrazia quanto dovrebbe. Diamo sempre tutto per scontato."
"No, una persona c'è stata..." Bonnie quasi non scoppiò a ridere ricordando chi fosse stato.
"Beh, Elena è tua amica e..."
"Non mi riferivo ad Elena, ma a Damon."
"Damon avrebbe fatto cosa?"
"Beh lui, si, mi ha ringraziata." Bonnie si guardò i piedi, come per riflettere. "Quando ho fatto quell'incantesimo a Klaus."
"Wow. Sta facendo davvero passi da giagante."
"E pensare che è tutto merito di tua sorella."
"Ah, si. Come ci si riduce per amore." Jeremy muoveva la testa in segno di disapprovazione.
"Ehi!" Bonnie si alzò dal letto.
Jeremy rise. "Scherzavo, scherzavo"
"Sarà meglio per te. Conosco alcuni incantesimi davvero divertenti..."
"Tipo questo?" Jeremy si alzò e baciò la strega. Poi, la ritrascinò sul grande letto.

Stefan e Klaus si trovavano in bar di periferia comodamente seduti al bancone.
"Chi è questo Michael?
"Un vampiro che, beh, diciamo che mi deve un favore."
"Oh, all'epoca devi essere stato davvero generoso, quanti favori che hai fatto."
Klaus fece un smorfia. "E' arrivato."
I due vampiri, quasi contemporaneamente si girarono verso la porta di ingresso, il bar era molto pieno, ma non fu difficile identificare il vampiro: capelli lunghi fino alle spalle color del rame e occhi verdi come foglie di quercia.
"Uno anche per me" Il vampiro si girò poi verso l'originario. "Klaus, vecchio amico mio."
"Posso presentarti Stefan Salvatore, viaggiamo insieme."
"Oh, è un piacere, ho sentito molto parlare di te e di tuo fratello." Poi si voltò verso Klaus "Tu e i tuoi stupidi favori, che cosa devo fare per te?"
"Voglio che vai a fare una visitina a una certa persona di Mystic Falls."
"Mmm.. Mystic Falls, si mi piace. Non ci sono mai stato."
"Comunque sia, voglio che vai a trovare un certo Damon e voglio che tu gli ricordi chi comanda qui, per i miei gusti è andato troppo oltre."
"Non puoi farlo! Avevi detto che non faceva parte del piano." Stefan stringeva un bicchiere di Ruhm in mano.
"Ho cambiato idea." L'originario non si era nemmeno voltato per rispondere a Stefan. "Ah e dovrai prendere un libro, devi cercarlo in casa, ha una copertina rossa, libro di magia dell'800, non tornare senza quel libro."
"Perchè è così importate un libro?"
"Non ha importanza, portamelo e basta."
"Chi ti dice che sia a casa nostra?"
"Dovete averlo voi per forza." Klaus guardò il barista "Un altro per favore."
"Ah, Klaus, sempre in mezzo ai guai... quando ti godrai la tua vita da vampiro o lupo, quello che sia, in santa pace?" Michael aveva alzato il bicchiere, come per brindare. Klaus prese il suo e fece lo stesso gesto.
"Quando avrò raggiunto il massimo potere, amico mio." Risero insieme, mentre Stefan già escogitava un piano, guardando le tenebre fuori dalla finestra.

Elena aveva bisogno di una doccia. Si, la doccia aiutava sempre a scacciare via le preoccupazioni e trovare una soluzione, almeno con lei aveva sempre funzionato. L'acqua calda che scorreva sul suo corpo le aveva sempre dato conforto, quasi come se fosse una persona.
Quella sera lei e Damon si erano baciati, lui le era sembrato un bambino che veniva portato per la prima volta sulle giostre, aveva visto nei suoi occhi come una scintilla e la cosa aveva reso felice anche lei. Damon se lo meritava, meritava di essere felice. Era lei l'egoista che pensava solo a se stessa, che amava entrambi i fratelli. Pianse. Elena pianse, le lacrime si confondevano con l'acqua calda che scorreva verso il basso.
Una volta finita la doccia e asciugati i lunghi capelli scuri, si vestì e si mise nel letto, era molto tardi, e di sicuro l'indomani avrebbe avuto le occhiaie, ma non le importava più di tanto. L'Elena di prima, quella sempre attenta ai vestiti, all'aspetto, al trucco, sembrava essersi volatilizzata.
Cercò di prendere sonno, formulando un ultimo pensiero rivolto al maggiore dei fratelli Salvatore, quello con gli occhi color della pioggia, quella stessa pioggia che ancora scrosciava all'esterno.


YukikoSen

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Goodbye Brother cap.14

Goodbye Brother
Capitolo 14

Elena guardò l'orologio, era tremendamente in ritardo ma, proprio non riusciva ad uscire di casa. Che cosa sarebbe successo? Aveva detto a Damon di amarlo, finalmente gli aveva detto ciò che provava veramente. E poi? Dovevano ancora trovare Stefan e di sicuro avrebbero passato moltissimo altro tempo insieme, non che la cosa le dispiacesse, e a questo, Elena non aveva pensato quando si era "dichiarata".
Prese coraggio, fece un respiro profondo e attraverò la soglia di casa sua. Finalmente aveva smesso di piovere, anche se del sole non c'era traccia.  Arrivata al pensionato, un Damon più bello che mai, con una camicia nera, le aprì la porta ancora prima che bussasse.
"Ehi, ciao." Elena gli sorrise.
"...principessa..." Damon le fece segno di entrare.
Dovevano assolutamente trovare un modo per riuscire a chiamare Elijah e farsi spiegare da lui come era possibile uccidere un ibrido-originario-vampiro. L'umana solo a pensare quelle tre parole assieme, trasalì. "Allora, da dove cominciamo?"
"Beh..." Il vampiro si avvicinò ad Elena e le diede un bacio sulla guancia, il contatto fu così delicato che all'umana quelle labbra sembrarono una piuma. "Io direi..."
"Damon!" Elena voleva un altro bacio, e poi un altro ancora, ma ovviamente non glielo disse, non potevano perdere tempo.
"...dalla libreria." Il vampiro scoppiò a ridere, poi dopo essersi ricomposto aggiunse "Dobbiamo cercare sui libri di magia o di leggenda."
"Ok."
Cercarono su ogni libro presente in quell'enorme libreria, ogni singolo volume, ogni singola pagina. Elena aveva una fame pazzesca e dopo aver dato uno sguardò all'ora capì perchè: erano le quattro di pomeriggio.
Il vampiro tirò fuori un libro dalla copertina rossa e iniziò a sfogliarlo.
"Ah, non c'è speranza. Nemmeno qui c'è nulla a proposito di come chiamare un defunto dall'altro mondo." Disse l'umana posando l'ultimo libro per terra.
"Vieni a vedere." Damon era come rimasto come folgorato da una pagina di quel volume rosso che teneva in mano.
"Cosa sono?"
"Sembrerebbero formule magiche. E qui parla dell'altro mondo." Damon indicò delle piccole scritte a fondo pagina.
"Devo portarlo a Bonnie, forse lei ci capirà qualcosa in più, potrebbe essere l'incantesimo giusto da us..." Il vampiro aveva messo un dito sulle labbra di Elena.
"C'è qualcosa che non va."
L'umana non sentiva o vedeva nulla, ma di sicuro i sensi del vampiro era molto più sviluppati. Restarono in silenzio per un minuto intero, poi, anche l'umana potè udire dei passi.

Klaus aveva appena finito di gustarsi due belle e giovani ragazze, il cielo era di nuovo tornato nero, segno che presto avrebbe di nuovo piovuto. Meglio. Al vampiro piaceva la pioggia, ma ciò che gli piaceva ancora di più erano i tuoni ed i lampi. Rendevano la caccia molto più divertente, spaventando le giovani che inseguiva. Entrò nell'albergo e salì fino in camera.
Legato al letto, Stefan Salvatore fissava la finestra aperta da cui entravano soffiate di vento, intorno a lui, tanti rametti di verbena. L'originario li aveva personalmente posti accanto al vampiro.
"Niente di personale Stefan, ma puoi ben capire che non posso correre il rischio che tu vada a salvare il tuo caro fratello. Inoltre, ho bisogno di te, qui."
"Come fai a toccare la verbena senza farti male?" L'orginario, che stava ritirando tutti i ramoscelli in una scatola, fece una smorfia.
"Sono un ibrido e per di più originario, non mi faccio fermare da due piantine." Ruppe le catene che legavano Stefan.
"Sai che non scapperò?"
"Oh, non lo farai. Sono più veloce di te, ti prendere comunque e inoltre, ciò che ti sto per raccontare ti interesserà molto."  Fece una breve pausa. "Voglio finalmente spiegarti qual'è il mio piano, anche se penso che tu lo abbia già immaginato."
Stefan lo aveva fatto tantissime volte ma non aveva trovato una vera e propria spiegazione. "Vai avanti."
Klaus sorrise. "E' semplice. Voglio impssessarmi di tutti quei territori appartenuti a vampiri molto tempo fa. Voglio che i vampiri tornino a regnare in questo mondo, a cominciare da Mystic Falls, voglio che ai più forti, sia dato ciò che gli spetta."
"Con te al comando ovviamente, ora che sei il più forte e nessuno ti può uccidere."
"Esatto Stefan, ma, per completare questo piano prima devo disfarmi di quei guastafeste di tuo fratello e la sua, ops, tua fidanzata." L'originario sorrise. Il vampiro invece, non mosse un muscolo. Al momento l'unica cosa che gli importava era che Elena e Damon fossero al sicuro, al resto ci avrebbe pensato quando sarebbe tornato. Se sarebbe tornato. Il piano che aveva ideato era l'unico che poteva essere ideato in quelle condizioni, ma non dipendeva da lui la sua riuscita bensì da Michael, il vampiro centenario che doveva un favore a Klaus. Quello che Klaus non sapeva, era che doveva un favore anche a Stefan e il vampiro ne aveva approfittato, scendendo a patti con lui. Gli aveva chiesto di non uccidere Damon e di non toccare Elena; Michael era sembrato molto indeciso sul da farsi, ma alla fine aveva accettato la proposta di Stefan, almeno così sembrava.
Il più giovane dei fratelli Salvatore era rimasto colpito, anche perchè se Klaus avesse scoperto che Michael non aveva fatto ciò che lui gli aveva chiesto, senza ripagare il favore, sarebbero stati guai per entrambi. Ma Michael era disposto a rischiare e, chiaramente, anche Stefan.

"Bene, bene. Tu devi essere il più vecchio dei Salvatore, e tu..." Michael guardò Elena come se fosse qualcosa che si mangia "..tu sei decisamente Elena" Sorrise.
"Che cosa vuoi? Chi sei?" Damon si mise ad Elena, con gli occhi color mare ridotti a due piccole fessure.
"Calmati Salvatore." Michael guardava il libro rosso che Damon teneva nella mano destra. "Voglio quel libro, e poi, voglio darti un messaggio da parte di Klaus"
"Quel bastardo non ha ancora capito che mandare i suoi seguaci non serve niente? Vattene, non avrai un bel niente da me."
"Non sono un suo seguace, semplicemente gli devo un favore, e io sono sempre stato un'uomo di parola, con tutti."
Damon strinse il polso di Elena con la mano libera. Sentiva il dolce respiro della ragazza sul collo, l'avrebbe protetta, a qualunque costo, non avrebbe permesso a quello stupido vampiro nemmeno di sfiorarla. "Non mi interessa. Non avrai quel libro, vattene."
"Come vuoi, allora lo prenderò con la forza." Detto questo, Michael si fiondò su Damon.


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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Goodbye Brother cap. 14

Goodbye Brother
Capitolo 15

La pioggia cominciò a scendere all'improvviso. Elena la sentiva scrosciare all'esterno, in quel silenzio che faceva più rumore dei tuoni. Damon, era sdraiato a terra, non riusciva a muovere nemmeno un muscolo. Michael, davanti a lui, in piedi, stringeva tra le forti dita un libro rosso.
L'umana aveva paura, ne aveva davvero. Non ne aveva per se stessa, come al solito, ne aveva per Damon. Non poteva fare nulla per aiutarlo, e la cosa la faceva andare fuori di testa. Come sempre, era lei quella da salvare, la damigella. Ma lei si era stufata, per una volta, voleva essere utile, voleva essere lei a salvarlo. Ma erano ormai diversi minuti che guardava senza fare nulla. Michael si era fiondato sul vampiro dagli occhi azzurri e lo aveva colpito in pieno stomaco, stendendolo a terra. Damon, considerando che erano quasi due giorni che non si nutriva e che l'ultimo sangue che aveva bevuto non era sangue fresco, era già tanto se non aveva perso i sensi.
"Klaus non vuole che ti impicci nei suoi piani, l'hai già fatto una volta e non gli è piaciuto."
"Oh, non pensavo fossi la sua balia." Damon si era rialzato. Michael lo spinse contro il muro.
"Ringrazia che ho fatto un patto con tuo fratello e che non ti posso uccidere, se avessi potuto scegliere non avrei aspettato due minuti di più." Ringhiò il vampiro. Poi, lo lasciò cadere a terra, non dopo avergli piantato una scheggia di legno nel fianco. Elena non l'aveva notato, ma un libreria intera in legno, era caduta al suolo, rompendosi in diversi punti.
"Bene" Michael guardò Elena e gli fece un inchino. "Io devo andare, scusa per il disturbo."
"Aspetta!" Elena si era inginocchiata vicino a Damon e lo stava aiutando ad alzarsi. "Come hai fatto ad entrare in casa?"
Michael sorrise. "Credo di essere l'unico vampiro esistente che sia in grado di entrare senza essere invitato. Lunga storia, vecchio incantesimo, ormai andato disperso. Non a caso Klaus ha scelto me."
"Hai, hai visto Stefan?"
"Sta bene, non preoccuparti. Sono sicuro che lo ritroverete, io tifo per voi."
"Ma non mi dire." Damon lo fissò con aria di sfida.
Il vampiro centenario sorrise ancora. "Ci si vede, Salvatore." Poi fissò Elena e sorrise, un sorriso che all'umana sembrò tutto tranne che cattivo o malizioso. Infine, scomparse dalla loro vista.

"Allora?"
"Eccolo. Posso almeno sapere a cosa ti serve?"
"A rimanere in vita." Klaus, seduto sullo sgabello del bar guardò accuratamente la copertina come per controllare che fosse quello giusto.
"Bene, perciò il mio favore è stato ricambiato. Posso andare?"
"Certamente."
"E' stato un piacere conoscerti, Salvatore." Michael gli strinse la mano.
"Anche per me, Michael..."
"Oh, niente cognome, ti prego." In realtà, Stefan conosceva il cognome del vampiro, ma doveva mantenere su il teatrino per non far capire nulla a Klaus.
L'originario strinse la mano a Michael e dopodichè, il vampiro uscì dal bar.
"Bene, ora che ci siamo tolti questo enorme sassolino dalla scarpa, possiamo procedere con il piano." Klaus guardò Stefan "Vado a cercare qualche bella turista, aspettami qui, torno subito." Non appena l'originario fu fuori dal locale, una cameriera si avvicinò a Stefan, porgendogli, in silenzio, un tovagliolino di carta, lui lo prese in mano e lesse ciò che c'era scritto: tuo fratello sta bene e anche la ragazza. Buona fortuna, ti servirà.
Stefan strappò il tovagliolo in mille pezzi e lo gettò nel cestino più vicino. Poi, dopo aver ordinato un drink, sorrise per il sollievo.

Damon era seduto sul letto ed Elena, lo guardava preoccupata.
"Fammi... fammi vedere la ferita."
"C-Cosa?"
"Togliti la camicia senza troppi complimenti Damon!"
Damon sorrise e poi, lentamente, iniziò a sbottonarsi la camicia nera. Dopo due lunghi minuti non ne aveva sbottonato nemmeno metà.
"Oh, ho capito." Elena si avvicinò a lui e sbottonò il resto della camicia, poi la sfilò dal perfetto corpo del vampiro, passando con le sua calde mani su quella pelle nuda. Ok. Damon Salvatore era davvero il vampiro più sexy che avesse mai visto, non solo per ciò che Elena vedeva, ma anche per come si sentiva. Guardò la ferita, era pronfonda, ma si stava rimarginando, anche se molto lentamente.
"Damon, è tanto che non ti nutri?"
"Principessa, non ti preoccupare..."
"Rispondi." Il tono dell'umana era autoritario. Quasi fosse sua madre.
"Quasi due giorni, non ho avuto tempo."
"Non hai avuto tempo? Damon, sei un vampiro! Puoi passare tutta la notte e nutrirti di sangue ed essere perfettamente sveglio tutto il giorno seguente."
Il vampiro rise. Ah, se solo lei sapesse cosa lui aveva fatto quella notte... era stato per cinque ore a fissare la luna e a immaginare una vita con Elena, una vita con il suo angelo, aveva programmato le gite al mare e le cenette romantiche, aveva immaginato la loro prima notte insieme. Si era completamente dimenticato di non essere umano e di doversi nutrire, si era completamente dimenticato di dormire, si era completamente dimenticato di tutto che non fosse lei.
"Damon, non è divertente. Se quel vampiro fosse venuto ad ucciderti?" Elena sospirò. "Dobbiamo far rimarginare questa ferita in fretta, prendi il mio sangue, poi ti porto qualche sacca da sotto." L'umana allungò il suo polso verso le labbra del vampiro.
"No, non esiste." Non l'avrebbe fatto nemmeno se fosse stato in punto di morte. Lei non era un oggetto, era troppo preziosa.
"Ti prego."
"Ho detto di no!" Il vampiro disse quella frase in un tono che fece quasi rabbrividire Elena.
"Perchè no, Damon? Ne hai bisogno."
"Tu non capisci, Elena. Io... io prendo il sangue da bamboline che reputo insignificanti e tu per me, sei tutto, tranne che insignificante. No, non voglio farlo."
Elena lo guardò. Lo amava, ancora di più del giorno prima, ancora di più di un minuto prima. Questo era il Damon che lei aveva visto in quel corpo con l'anima di pietra, questo era ciò che lei intendeva con "sii superiore". Non si sarebbe di certo arrabbiata se lui avesse preso il suo sangue, ma vedere che Damon Salvatore, il famelico vampiro sbana-ragazze rifiutava del sangue fresco e pulsante, era di certo una cosa che poteva far piacere.
Lei lo baciò, lo baciò mentre la pioggia ancora scrosciava all'esterno, lo baciò mentre il silenzio inondava la stanza. Lo baciò con tutto l'amore che provava per lui. Damon restituì il bacio e invece di incrementare, la fame cessò. Cessò ogni cosa, tranne il desiderio che provava per lei. E come se la sua voce avesse deciso da sola, il vampiro glielo chiese.
"Fai l'amore con me Elena." Damon la guardò. Le labbra rosse, gli occhi color cioccolato fondente. "Questa notte stai con me." Elena lo fissò per un istante, o meglio fissò le sue labbra e poi, lo baciò di nuovo. Lo amava, e voleva, Elena Gilbert, voleva passare quella notte solo con lui, Damon Salvatore. Forse per la paura appena provata, forse perchè voleva sfogarsi, forse perchè voleva sentirsi protetta, poco importava.
Il vampiro fece scorrere le sue lunghe dita sulla schiena di lei, coperta da una semplice canotta.
"Devi.. devi nutrirti." Sussurrò l'umana contro le labbra carnose del vampiro.
"Posso aspettare fino a domani mattina." Damon le baciò il collo e poi le tolse la canotta. "Non ti farò del male."
"Oh, questo lo so." L'umana fece scorrere le dita calde lungo i fianchi del vampiro, arrivando alla ferita.
"Ahia."  Damon sorrise, faceva ancora un po' male ma di certo non si sarebbe preoccupato di quello, non in quel momento.
"Ops..." Risero insieme e poi il vampiro si distese sulla giovane umana. Era bella come una dea, anzi, no, come un angelo. Il suo angelo. Era come una droga, quel suo profumo, quel suo sorriso, quei capelli di seta, quegli occhi profondi, erano la sua unica voglia, la sua unica droga. Per un vampiro, davanti a tutto c'è sempre il sangue, ma non per Damon Salvatore. Almeno, non da quando aveva conosciuto lei.
I caldi baci su ogni centimetro del corpo, gli indumenti lasciati cadere sul pavimento, il piacere e il desiderio che cresceva in entrambi. Quella notte, fecero l'amore nel grande letto con le candide lenzuola. Quella notte, sotto un tetto che li copriva dalla violenta pioggia estiva, diventarono una cosa sola.


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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Goodbye Brother cap. 16
Goodbye Brother
Capitolo 16

Era come se ogni essere vivente, umano o mortale, avesse smesso di fare ciò che stava facendo a Mystic Falls. Almeno così pareva a Damon, che anche con il suo super udito da vampiro, non riusciva a sentire altro che non fosse tranquillità e pace: il caldo sole dopo un'intera nottata di pioggia, la fresca brezza mattuttina che entrava dalla finestra socchiusa e faceva muovere le tende.
Un leggero lenzuolo a coprirgli il corpo e, accanto a lui, la creatura più bella che avesse mai visto. Elena, il suo angelo, era distesa affianco a lui, nel suo letto; il lenzuolo bianco fino alla vita e il resto della perfetta schiena scoperta. Gli occhi chiusi, le guance leggermente arrossate, le labbra socchiuse e i lunghi capelli castani sparsi sul cuscino. Era il suo angelo, colei che lo aveva salvato, colei che finalmente aveva fatto l'amore con lui non in cerca di lussuria o divertimento, ma perchè lo amava.
Il vampiro poteva sentirne il respiro regolare. Dio, se era bella! Chiamarla angelo era quasi riduttivo. Mai avrebbe creduto di poter tenere così a una persona, di essere capace di amare una persona in quel modo, di non volere il solamente il suo sangue, ma anche quanlcosa in più. Andò davanti alla finestra e vi guardò fuori, il sole era appena sorto, si sarebbe goduto ancora quegli attimi con lei. In quel momento qualsiasi problema o pensiero poteva attendere. E così, si ridistese sul letto, vicino alla sua principessa e si addormentò di nuovo.

La prima cosa che Elena notò quando si svegliò, fu quel dolce profumo che tanto adorava e che aveva assaporato durante quella notte. Già, ancora le pareva impossibile, strana e contorta, ma quella notte l'aveva passata con lui, Damon. Lo stesso Damon che in passato aveva ucciso e trasformato Vickie, lo stesso Damon che aveva giurato di rendere la vita del suo fidanzato un'eternità di sofferenze, ma anche lo stesso Damon che l'aveva salvata in molte occasioni e c'era sempre stato per lei. Lo stesso Damon che lei amava e che in quel momento sembrava un Dio greco sceso dall'olimpo con i capelli neri corvini sul cuscino e gli occhi color mare chiusi.
Si sentiva bene, nonostante ciò che aveva fatto avrebbe sicuramente ferito alcune persone, lei stava bene, anzi benissimo. E questo era ciò che la spaventava. Improvvisamente il vampiro aprì gli occhi.
"Hei, come stai?" Di nuovo, velluto puro.
"Io non voglio essere come Katherine. Non voglio essere come lei."
Damon la guardò con un'espressione triste in volto. "Ti sei già pentita..."
"No. E' questo il punto, forse dovrei esserlo, dovrei sentirmi in colpa per come ho tradito Stefan, ma non lo sono. Io non riesco a pensare a nint'altro se non a questa notte, se non a te."
Il vampiro asciugò una lacrima che scendeva silenziosa dal volto della ragazza.  
"Tu non sarai mai come lei, Elena. Tutto ciò che fai lo fai con il cuore. Lei lo faceva perchè si divertiva, tu lo fai perchè lo senti."
"Damon, io non voglio farti soffire."
"Dopo tutto quello che ti ho fatto, Elena, hai detto di amarmi. Non potri essere più felice."
"Anche io lo sono, ma... ma ho paura, per te, per Stefan, per questa situazione."
"Lo so. Ma tu, non sei come lei." Il vampiro la guardò negli occhi per un istante che sembrò interminabile.
La ragazza gli sorrise e poi poggò la testa sul suo bellissimo petto nudo.
"Ti amo. Ti amo e ti amerò sempre. Qualunque sarà la tua scelta."
"Lo vedi, è colpa tua! Uno non se le aspetta queste cose da te, ma poi tu le fai e... e mi crolla il mondo addosso!"
"In poche parole sono troppo sexy!" Scoppiarono a ridere, insieme.

Jeremy Gilbert aveva appena finito di vestirsi, intendeva andare a casa Salvatore con Bonnie, sperando di trovarci Elena. Aveva appena scoperto che la sorellastra non aveva dormito nel proprio letto quella notte e, anche se non era la prima volta, era preoccupato.
Un rumore, poi un altro.
Ed ecco, che, come dal nulla, Vicki compare davanti a lui. Jeremy soffocò un urlo per lo spavento.
"Mi hai spaventato."
"Scusami, ma so che hai parlato con Anna ed io, beh, ero gelosa."
"Vicki, come stai? Cioè io... voglio dire..."
La vampira rise. "Beh, morte a parte, tutto a posto."
"Ho bisogno del tuo aiuto, ho bisogno che cerchi una persona nell'altro mondo per me." Jeremy le aveva preso la mano. "E' davvero importante."
"Dimmi, vedrò cosa posso fare."
"Devi trovare Elijah, è un vampiro originario. Avrei dovuto dirtelo prima, ma non sapevo come chiamare nè te nè Anna."
"Esiste un incantesimo per chiamarci, è l'unico modo per vederci, a meno che l'abitante dell'altro mondo non scelga di sua spontanea volontà di comparire." La voce della vampira non era mai stata così calma e tranquilla.
"Ho.. ho capito. Allora, farai questo per me?" Il ragazzo parlava sottovoce, per paura di farsi sentire da Rick.
"Ci proverò, ma non sarà semplice. Hai detto che è un originario? Vuol dire che è stato il primo dei vampiri?"
"Si.. lui e suo fratello, Klaus, quello che ha stretto un patto con Stefan."
"Jeremy, non ho più molto tempo, dimmi, cosa devo chiedere a questo Elijah?"
"Non puoi chiedergli di comparire? Di mostrarsi a me?"
"Penso di si, ci proverò. Chiederò ad Anna di aiutarmi... lo sai, siamo diventate molto amiche."
"Mi fa piacere, anche se mi mancate"
"Stiamo bene, l'altro mondo è un posto bellissimo." Vicki sorrideva. Al ragazzo mancava quel sorriso, gli mancava tanto. "Ora devo andare, ci vediamo."
Scomparve, all'improvviso. Jeremy rimase un minuto a fissare il vuoto e poi, con un minimo di speranza in più, scese le scale e uscì dalla porta principale. 


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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Goodbye Brother cap 16

Goodbye Brother
Capitolo 17

"Mi stai dicendo che quella che avevamo trovato era la formula magica per evocare gli abitanti dell'altro mondo?"
"E che quel bastardo ha rubato." Damon era comodamente appoggiato al davanzale della finestra del salotto dei Salvatore.
"Quel bastardo, ti ha salvato la vita." Elena lo guardò con uno sguardo di rimprovero. Sarebbe rimasto sempre così? Damon sarebbe rimasto ciò che era, vale a dire il vampiro più egocentrico e beh, sexy del mondo. La ragazza lo sperava, amava il carattere del vampiro quando non era arrabbiato nè triste, solo Damon.
"Comunque sia, Vicki ha detto che ci proverà." Jeremy era seduto affinco alla sorellastra sul grande divano e guardava il vampiro con serietà. Ovviamente nessuno dei due, Elena e Damon, aveva detto a qualcuno che cosa era successo anche se il vampiro avrebbe voluto urlarlo a tutto il mondo, urlare che qualcuno lo amava.
"Non ci serve che lei provi, ci serve che lei riesca." Damon era calmo, quella frase l'aveva detta quasi sottovoce.
"Ce la farà."
"Speriamo." Elena guardò prima Jeremy e poi Damon. "E adesso che cosa facciamo?"
"Aspettiamo, è tutto ciò che possiamo fare. Intanto, io vado da Bonnie a raccontarle tutto. Elena vuoi venire?" Quando pronunciò quella frase, il ragazzo guardò il vampiro e non l'umana, come se dovesse chiedere il permesso a lui.
"No, io... Io resto qui. Ti accompagno fuori."
Elena e Jeremy si alzarono da divano e si diressero verso la porta di ingresso. Una volta fuori, Jeremy non riuscì a non porre una domanda alla sorellastra. "Elena, perchè hai dormito qui stanotte? E come mai non mi hai avvisato?"
"Jeremy.. senti... era tardi e mi sono addormentata."
"Va bene, ma magari avvisa in qualche modo la prossima volta, mi sono preoccupato."
"C'è Damon che mi protegge."
"Lo so. So che farebbe di tutto per te e lo apprezzo ma... una chiamata non fa mai male!" Jeremy sorrise. Era davvero bello quel sorriso, all'umana piaceva tanto.
"Hai ragione. Ci vediamo a casa stasera" Il ragazzo si allontanò a piedi e l'umana rientrò in casa Salvatore.

Dopo tre coniglietti bianchi, Stefan era sufficientemente sazio. Certo, il sangue umano gli mancava moltissimo e molte volte aveva delle vere e proprie crisi di nervi, ma in linea di massima, ce la stava facendo. Sperava con tutto se stesso che Klaus non sospettasse nulla e cercava di uscire a caccia quando anche l'originario faceva lo stesso. I vampiri non erano soliti cacciare insieme e questo rendeva molto più semplice il piano di Stefan.
Quando tornò alla pensione dove lui e Klaus si erano fermati per qualche giorno, trovò originario ad aspettarlo.
"Stasera partiamo, dobbiamo muoverci."
"Dove? Perchè?"
"Andiamo in una vecchia cittadina vicino Mystic Falls, da dove finalmente potremo iniziare a scatenare il panico. Questi stupidi umani non sono altro che il nostro cibo, e così devono essere trattati. Da lì, prenderò il potere."Stefan, in quel momento, si ricordò che dopo due notti, sarebbe arrivata la luna piena e si chiese se Klaus, sapesse che cosa l'avrebbe aspettato. Molto probabilmente, l'unico a non saperlo era lui. Sarebbe diventato un lupo? Il vampiro non ne aveva la minima idea, e, in un certo senso, aveva paura.
"Continuo a non capire questo tuo odio per gli umani."
"Vedi Stefan, ci sono molte cose nella vita che non si comprendono. L'odio è un istinto, non si può capire, solamente percepire. Siamo le creature più forti su questo pianeta, e di diritto ci spetta il potere."
Il più giovane dei fratelli Salvatore si avviò verso la porta di uscita "Vado a fare una passeggiata tra questi 'stupidi' umani, come li chiami tu. A stasera." Disse, sbattendo rumorosamente la porta.

La scena era alquanto strana, ma anche triste.
Damon Salvatore era seduto, a gambe incrociate, in mezzo a tutti i libri sparpaiati sul pavimento, che la sera prima erano caduti insieme alla libreria. La testa china, appoggiata al braccio sul ginocchio. Un silenzio che faceva rabbrividire. L'umana si avvicinò a lui con passo felpato, anche se sapeva perfettamente che il vampiro poteva sentire perfino i suoi respiri.
Si sedette di fronte a lui, sulle ginocchia. I suoi occhi color cioccolato fondente cercarono il mare. Inespressivi, quegli occhi la fissarono per minuti che sembrarono interminabili.
Damon, per la prima volta nella sua vita, era triste. Era triste e lo sentiva, sentiva la maliconia e la tristezza in ogni parte del suo corpo. Non aveva represso nemmeno quell'emozione, aveva imparato a non reprimere più nemmeno i sentimenti negativi. Sapeva che le probabilità di riportare Stefan a casa erano poche, anche se avrebbe dato tutto se stesso per riuscire nell'impresa. Sapeva, di amare Elena alla follia, ma si sentiva un po' in colpa per ciò che era successo, anche se l'avrebbe rifatto altre mille volte. Sapeva, infine, che tutta la sua vita era stata una sofferenza, si, perchè quando riaccendi l'interruttore, non solo le emozioni di quel momento ti scorrono dentro, ma anche tutte quelle sofferenze di una vita, ritornano da te.
E come se la giovane e bellissima umana avesse letto dentro quella testa così complicata, posò la sua fronte su quella del vampiro, chiuse gli occhi e posò le braccia sulla sua schiena, per abbracciarlo.
"Fa' schifo." Dopo due o tre minuti in quella posizione si guardarono di nuovo negli occhi. "Soffrire, fa schifo, Elena." Quasi lo vide piangere. Non riusciva nemmeno a credere che Damon Salvatore stesse piangendo.
"Lo so." Questa volta fu il vampiro ad abbracciarla, così forte da farle male. Poi, posò le labbra su quelle della ragazza, per un brevissimo istante e dopo. una lacrima uscì da quegli occhi. Come una lenta goccia che scivola via da un mare di ghiaccio.
"Mi manca essere umano, Elena. Mi mancano i miei genitori, mi manca Stefan. Io.. io ho paura di non riuscire..."
Elena gli mise un dito sulle labbra e poi, posò la testa del vampiro sul suo petto. Lui poteva sentirne i battiti del cuore e il profumo dolce che emanava quello splendido corpo. Rimasero così per minuti interi, forse ore. Fin quando tutto quel dolore non scomparve.


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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Goodbye Brother cap. 18

Goodbye Brother
Capitolo 18

Silenzio. Solo silenzio. La sua fronte contro quella del vampiro. Come se volesse prendersi ogni sua sofferenza, come se non ne avesse già abbastanza, di sofferenze. Se fosse stato possibile, lei le avrebbe prese tutte quelle preoccupazioni, se avesse potuto farlo stare meglio, l'avrebbe fatto.
Ma, da povera umana quale era, l'unica cosa che poteva fare era stringerlo forte, stringere quel perfetto corpo tra le braccia, fargli capire che lei non l'avrebbe abbandonato, mai. Voleva dirgli che non avrebbe più sofferto, che sarebbe andato tutto bene, voleva consolare Damon Salvatore, ma non era sicura che quella fosse la verità, non era sicura che tutto si sarebbe risolto per il meglio. Lo sperava, ma non ne era sicura.
"Mi sono davvero ridotto male."
"No. Non sei mai stato più umano." Elena gli sorrise. Ah, Damon adorava quel sorriso. Le sfiorò una guancia.
"Dio, quanto sei bella." Un sussurro, che l'umana sentì appena. "Sei bellissima... ma prova a dire a qualcuno che ho pianto, e non avrò pietà." Questa seconda frase, invece, la disse ad alta voce.
"Ah si? E cosa mi farai?"
"Vuoi vedere?" Il vampiro iniziò a baciarle lentamente il collo, così delicatamente che scatenò piccoli brividi lungo tutto il corpo di Elena.
La ragazza si allontanò dal vampiro. "Se questa è la tua punizione, credo proprio che parlerò." Si alzò.
Anche il vampiro lo fece. "Tu provaci ed io..." In un battito di ciglia, aveva afferrato Elena per i fianchi e stava di nuovo facendo scorrere le labbra sul collo dell'umana.
"Devo andare da Caroline."
"E va bene..." Damon la lasciò andare, sbuffando.
"A dopo." La ragazza guardò la libreria e i libri sparsi sul pavimento. "E metti in ordine qui."
"Chi ti dice che ti darò ascolto?"
"Oh, lo farai. E inoltre, questa è casa mia e tutto questo casino l'hai combinato tu."
Il vampiro si era perso a metà frase ad ammirare Elena e non aveva la minima idea di cosa avesse appena detto la ragazza, ma quando tornò lucido e la giovane umana fu uscita, iniziò a riordinare.

Stava letteralmente dormendo in pieni, svegliarsi presto per andare a casa Salvatore, non era stata una buona idea e nemmeno dopo aver incontrato Vickie, che era un fantasma, si era svegliato.
Jeremy, era stato a casa di Bonnie quella mattina, dopo essere andato via dal pensionato, ma non l'aveva trovata. Dopo aver scoperto che si trovava a casa di Caroline, si era avviato, senza troppo entusiasmo, a casa dell'amica. Al ragazzo era sempre piaciuto camminare, ma quella mattine gli sembrava la cosa più faticosa al mondo.
Camminava sul marciapiede a destra, il sole era caldo come ultimamente non lo era mai stato. Non c'era un'anima viva in giro, il silenzio regnava sovrano. Almeno così pareva a lui, ma aveva la strana sensazione di essere seguito e ogni tanto si guardava addirittura alle spalle, aspettandosi di vedere qualcuno, ma ogni volta, non c'era nessuno. Poi, all'improvviso, un rumore. Jeremy sapeva che cosa significava e per una volta, quando Elijah gli comparve davanti, non si spaventò.
"Mi hanno detto che mi hai cercato, devi essere il fratello di Elena.."
"Si, lei... lei ha bisogno di sapere delle cose..."
"E perchè le chiede a me?" Elijah parlava in modo calmo e pacato, come sempre.
"Perchè sei l'unico che può aiutarla."
"Sentiamo, che cosa serve alla nostra cara Elena?" Elijah fece una smorfia.
"Devi dirmi come uccidere un ibrido, lui... ha fatto un patto con Stefan e noi lo dobbiamo fermare..."
Elijah rise. "Ancora non avete imparato? Mai scendere a patti con un originario."
"Come uccido un ibrido?" Jeremy sarebbe stato disposto a ripetere quella domanda all'infinito se fosse stato necessario.
L'originario tornò serio. "Perchè dovrei aiutarvi?"
"Non hai mantenuto la tua promessa l'ultima volta, almeno questo ce lo devi."
"Serve un paletto di legno, una strega abbastanza potente, e sangue dell'ibrido che volete uccidere."
"Che cosa? Il sangue di Klaus?"
"Si, quando lo usate, sopra il paletto ci deve essere il sangue di Klaus, ma non prima di aver usato la magia della strega su di esso."
"In che modo?"
"Ti ho detto ciòc che volevi sapere, ora devo andare."
"Aspetta! Che incantesimo deve usare Bonnie?" Ma Elijah si era già volatilizzato. Un venticello leggero soffiava sul volto di Jeremy, che, questa volta quasi correndo, cambiò direzione, avviandosi verso il pensionato.

"Mi spieghi dove lo vado a prendere il sangue di Klaus?" Damon aveva quasi urlato.
"E io che ne so!"
"Ragazzi, per favore!" Elena era in piedi di fronte a loro.
Jeremy guardò entrambi, poi guardò Bonnie. "Conosci qualche incantesimo?"
"Io... si, beh, ce ne sono moltissimi, ma nessuno serve per uccidere un ibrido..."
"Vabbeh, per ora non possiamo fare nulla, dobbiamo cercare su tutti i libri che abbiamo, e trovare una soluzione." Elena prese la borsa sul divano.
"Si, io ho ereditato dei libri da mia nonna, cercherò anche su quelli."
"Bene, ci vediamo domani sera, se qualcuno ha notizie prima, si faccia sentire." Il vampiro si alzò e si versò un po' di Ruhm nel bicchiere vuoto. Era il terzo che beveva quel pomeriggio ma era sicuro che entro sera sarebbero diventati almeno cinque. Non capiva se beveva perchè era nervoso o semplicemente perchè gli piaceva.
"A domani, Damon." Elena lo guardò, con uno sguardo che voleva dire 'Non posso darti un bacio davanti a tutti, ma vorrei farlo'. Il vampiro rispose con una smorfia.
I tre uscirono da casa Salvatore e Damon, una volta ingoiato il liquido nel bicchiere, se ne versò dell'altro.


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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Goodbye Brother cap. 19

Goodbye Brother
Capitolo 19

Quel pomeriggio, dopo aver pranzato, Elena era tornata a casa Salvatore per cercare di trovare una soluzione a tutti quei problemi. Dovevano assolutamente capire come avere il sangue di Klaus e scoprire che incantesi Bonnie avrebbe dovuto usare.
Erano passate due ore, l'umana, seduta su una poltrona, controllava ogni singola pagina di un vecchio volume di magia. Damon faceva lo stesso, seduto alla scrivania e entrambi erano consapevoli del fatto che anche la strega e il suo fidanzato stavano facendo la stessa cosa.
"Che cosa stiamo cercando esattamente?" Damon aveva un tono di voce basso, annoiato.
"Qualcosa che ci dica come uccidere un ibrido, che ci dica di più di quanto abbia detto Elijah."
"Oppure, raggiungiamo quei due, ci portiamo dietro la streghetta e la facciamo finita."
"Damon no! Lo sai che è pericoloso, come pensi di fermare Klaus? E' un ibrido, non un vampiro qualsiasi."
"Perchè, io sono un vampiro qualsiasi?" Damon fece una smorfia guardando Elena. La ragazza alzò gli occhi al cielo. Era dannatamente bello, lo doveva ammettere, ma se si fosse persa in quegli occhi azzurri, in quelle labbra perfette, in quel corpo così sexy... No, non c'era tempo per tutto questo.
"Sono seria Damon. Prova a fare una cosa del genere e giuro che ti odierò a vita, anche quando sarai nella tomba, perchè, se vai a combattere contro Klaus, finirai nella tomba."
"Mmm.. tu odiarmi a vita? No, non ti ci vedo."
"Pensi che io non sia in grado di odiarti?"
"Vediamo... Si!" Il vampiro rise. "Sai, non vorrei ricordarti l'ultima volta che hai detto di odiarmi e che... ah, si... hai detto che non mi avresti più rivolta la parola.."
"Beh, io..." La ragazza non sapeva cosa rispondere. Quando il vampiro aveva ucciso il fratellastro di Elena, lei aveva giurato di non parlargli più, lei lo odiava. Ma quell'odio non era durato molto, per quanto si era sforzata, non ci era riuscita e, inoltre, Jeremy era rimasto in vita.
Poi c'era stata quella volta in cui lui le aveva dato il suo sangue, senza darle la possibilità di scegliere se diventare o no un vampiro, ma tutto era ritornato a posto anche in quell'occasione. In effetti, Damon aveva ragione, Elena non era mai stata capace di odiarlo, forse perchè aveva visto in lui e nelle sue cattive azioni la sofferenza e le preoccupazioni che lo assalivano o forse perchè sapeva che, in fondo, la sua parte umana non era andata perduta.
"Ammettilo." Non si era accorta di nulla, ma il vampiro era a due centimetri dalle sue labbra. "Ammetti di non potermi odiare."
"Non ammetto un bel niente." Amava le sfide con lui, era quel genere di cose che la facevano tremare di paura ma allo stesso tempo la eletrizzavano.
"L'hai voluto tu" Damon si avvicinò alle sue labbra e la baciò, pio scese lungo il collo.
"Damon, no. Non possiamo perdere tempo. Lo sai."
"Ti sei comportata molto male..." Continuava a baciare quel candido collo. Improvvisamente, il cellulare di Elena squillò e il vampiro sbuffò sonoramente staccandosi dall'umana.
Elena diede un'occhiata al cellulare. "E' Bonnie, dice che hanno trovato qualcosa. Devo andare." Damon non rispose.
L'umana si alzò e si avvicinò a lui. "E' vero, non sono in grado di odiarti, soprattutto adesso, ma non fare cazzate. Ti prego." Il vampiro annuì e lei uscì da casa Salvatore, notando, con molto dispiacere, che il cielo era di nuovo grigio e pieno di nuvole.

"Quindi è questo l'incantesimo che devi fare sul paletto?"
"Si, non ne sono sicurissima, ma penso di si. Sono libri molto vecchi e non possiamo farci molto affidamento." Bonnie era esausta, aveva passato tutto il pomeriggio su vecchi volumi impolaverati.
"Non rimane che trovare il sangue di Klaus." Jeremy rifletteva ad alta voce.
"Si, ma... in che modo? Insomma, è praticamente impossibile!"
"Dobbiamo trovare una soluzione, sembrava impossibile trovare Stefan, ma invece l'abbiamo trovato. Sembrava impossibile sopravvivere a uno scontro con Klaus, ma ci siamo riusciti grazie a Bonnie e adesso, riusciremo a riportare Stefan a casa. Anche se sembra impossibile." I due guardarono Elena seduta sul divano che sorrideva. Si, stare con Damon le faceva davvero bene.

Il vampiro dagli occhi di  ghiaccio aveva sete. Si verso un po' di sangue dell'emoteca nel bicchiere e poi iniziò a sorseggiarlo. Solo dopo pochi secondi, se ne accorse.
"Che ci fai tu qui?" Parlò senza girarsi. "Lo sai, sapevo che prima o poi ti saresti fatto vivo... La domanda è: per quale motivo?"
"Damon, ti prego non ho molto tempo ascoltami e... leva quel sangue da lì." Stefan indicava il bicchiere pieno di sangue umano che il vampiro aveva appoggiato sul tavolo. Finalmente Damon si girò e lo vide.
"Fai sul serio?" Damon aggrottò la fronte.
"Si." Gli occhi del suo fratellino non mentivano. Damon si avvicinò al bicchiere e lo prese in mano, poi lo bevve tutto d'un sorso.
"Grazie."
"Fammi capire, hai di nuovo cambiato dieta?"
"Lui non lo sa, come non sa che sono qui.." Stefan guardò il fratello.
"Oh."
"Devi dire ad Elena che mi dispiace, volevo farlo di persona, ma non riesco ancora a controllarmi del tutto."
"Già, ho notato."
"Ascoltami, Klaus vuole impossessarsi di una cittadina a poche miglia da qui. Dice che una volta i vampiri più potenti ci abitavano e poi sono stati scacciati. Vuole avere il potere. Non so che significhi, ma non possiamo permetterglielo. Devi trovare un modo per ucciderlo e poi venire lì, ci fermiamo per un po'."
"Credo di aver trovato il modo, ma c'è ancora qualche problemino da sistemare." 
"Partiamo questa sera. Una volta lì pensa solo ed esclusivamente ad uccidere Klaus, non pensare a me, me la caverò."
"Come faccio a fidarmi? Sei cambiato troppe volte per i miei gusti."
"Damon sono io, lo Stefan pignolo che si nutre del sangue di animali, che cerca di essere umano andando al liceo... devi... devi promettermi che metterai fine ai piani di Klaus, che proteggerai Elena,"
"D'accordo. Lo prometto."
Stefan mise una mano sulla spalla del fratello maggiore. "Grazie" sussurrò.
Il vampiro fece per andarsene ma Damon parlò "Stefan, c'è una cosa che devo dirti. Tra me ed Elena..."
"C'è qualcosa. Lo so. L'avevo immaginato. Non mi importa, non adesso. Se serve a tenerla al sicuro, per me va bene. Quando tutto questo sarà finito, allora ne discuteremo. E.. e mi riprenderò ciò che mi hai rubato." Stefan fissò negli occhi Damon. Lui annuì.
"Ci vediamo, fratellino." Il minore dei fratelli Salvatore scomparve e Damon si ritrovò di nuovo da solo con i libri.


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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Goodbye Brother cap.20
 Goodbye Brother
Capitolo 20

Seduta comodamente sul letto, con in mano un grosso paletto di legno, Bonnie era sicura che quell'incantesimo avesse funzionato. Aveva svolto tutto alla perfezione, sentendo il potere scorrere dentro di sè e poi liberarsi in quel pezzo di legno. Se fosse bastato quell'incantesimo, per ucciedere l'ibrido, avrebbero avuto almeno il cinquanta per cento di probabilità di vincere.

Il tanto ottimismo dell'ora precendente, sembrava essersi volatilizzato. Jeremy fissava il pavimento, Elena continuava a camminare per tutta la stanza pensosa.
"Dove lo nascondiamo adesso?" Jeremy aveva avuto il coraggio di spezzare quel fastidioso silenzio.
"Lo prendo io. Lo nasconderò al pensionato, nessuno potrà prenderlo."
"Tranne Stefan" Il fratellastro aveva sussurrato quelle due parole. Bonnie, invece, continuava a fissare il paletto che stringeva tra le mani, poi alzò la testa e guardò entrambi.
"Lo terrà Elena, di sicuro, se qualcuno verrà a sapere di questo incantesimo, cercherà il paletto a casa mia. Sono io la strega. E non possiamo permettere che lo trovi."
"D'accordo. Faremo così." Jeremy annuì.
Improvvisamente, il cellulare di Elena squillò. Una voce davvero sexy parlò dall'altra parte del telefono. "Principessa, ti sei per caso dimenticata di me?"
"Damon? Che c'è?" Sia Bonnie che Jeremy si girarono verso l'umana.
"Nulla, siete riusciti a fare l'incantesimo?"
"Si. Bonnie è sempre più brava."
"Bene, allora questa sera tu esci con me."
"Cosa? Perchè? Insomma io... non posso."
"Oh, si che puoi. Hai bisogno di un po' di svago, non che ultimamente tu non ne abbia avuto, ma..." Era ovvio che il vampiro si stesse riferendo alla notte che avevano passato insieme.
"Damon, per favore!"
"Ti aspetto. Ciao... principessa."
Elena non fece in tempo a rispondere che il vampiro aveva già riattaccato. Era possibile essere così... così... L'umana non conosceva nemmeno un aggettivo adatto per quel Damon. Umano si, ma con quel qualcosa in più che non aveva mai trovato in nessuno. Eppure, quella voce quel giorno le era sembrata strana, quasi triste. Decise che glielo avrebbe chiesto, quando si sarebbero incontrati. Perchè, ovviamente, lei non intendeva mancare all'appuntamento.
L'umana si accorse che la strega e il ragazzo continuavano a fissarla. Bonnie parlò "Che voleva Damon?"
"Nulla, solo informarsi su come procedevano le cose qui..."
"Solo informarsi..." Ripetè Bonnie, pensierosa.
"Io ora devo andare. Questa sera non vengo a cena, dillo tu a Rick" Elena era rivolta a Jeremy.
"Si ma..." Il ragazzo non riuscì nemmeno a finire la frase. L'umana era corsa fuori dalla casa della strega a una velocità quasi vampiresca. Dovrà uscire con qualcuno, pensò Jeremy, immaginando molto facilmente chi fosse quella persona.

"Non puoi fare una cosa del genere, Damon" Alaric urlava. La sua voce calda risuanava in tutto il salotto di casa Salvatore.
"Posso eccome, e lo farò."
"Perchè? Siamo quasi vicini a una soluzione. Manca solamente un piccolo ingrediente..."
"Un piccolo ingrediente? Dove lo trovo il sangue di Klaus, eh, Rick?"
"E quindi cosa pensi di fare? Andare da lui e farti uccidere?"
"Non metterò in pericolo Elena, non di nuovo. L'unico modo perchè lei stia al sicuro è questo."
"Ah, e dimmi, chi la terrà al sicuro quando tu sarai morto?"
"Pensavo mi dassi più credito, Rick. Non faccio poi così schifo."
"Cazzo, Damon. Sono serio." Il professore fece un breve pausa. Poi continuò con un tono di voce più basso. "Ragiona, non hai speranze contro di lui."
"Te lo ripeterò per l'ultima volta: non metterò di nuovo in pericolo Elena." Anche Damon aveva abbassato il tono di voce. Fuori il sole era tramontato e le tenebre stavano prendendo possesso della città.
Suonarono alla porta e dopo aver lanciato un'occhiata a Rick, il vampiro andò ad aprire la porta. Ovviamente, sapeva chi si trovava dietro di essa e non intendeva farsi rovinare la serata, la sua ultima serata, per la precisione, dalle paranoie del professore di storia.
"Principessa..."
Elena sorrise e poi entrò in casa. "Rick, non sapevo che fossi qui..."
Il professore guardò Damon che aveva appena richiuso la porta e poi esclamò "Me ne stavo andando. Tu invece?"
"Io..." E adesso cosa doveva rispondere? Se avesse detto la verità che cosa avrebbe pensato Rick? Mentire non le era mai riuscito molto bene e poi, era solo un'uscita tra amici. Già, una semplice uscita. Oh, no! Ma quale uscita! Quello era un appuntamento bello e buono ed Elena lo sapeva benissimo. Lei lo amava alla follia, ma era pronta per dirlo al mondo intero?
E poi, indossava un vestito nero, anche molto corto. Non era esattamente il tipo di abbigliamento che si indossava alle uscite tra amici.
"Stiamo uscendo, insieme." Il vampiro si era avvicinato ai due e non si era posto nemmeno una delle duecento domande che si era posta l'umana. E' Damon, cercò di ricordarsi lei.
"Oh." Rick guardò Damon, con uno sguardo che conteneva rabbia e allo stesso tempo supplica. "Bene, allora io vado. Ci vediamo e... beh, buona serata."
"Anche a te, amico mio."
Una volta che il professore di storia fu uscito, il vampiro guardò Elena. "Angelo mio, il nero ti sta davvero bene."
"Anche a lei, signor Salvatore." L'umana sorrise notando che aveva risposto in quel modo senza nemmeno guardare che cosa indossasse realmente il vampiro. Insomma quando lo vedeva e si perdeva in quegli occhi, di certo non faceva caso ai vestiti che indossava. Controllò. Nero, come al solito. Una bellissima camicia nera, sicuramente nuova per l'occasione, che metteva in risalto ogni singolo muscolo.
"Lo so." Il vampiro sorrise. Un sorriso che l'umana fissò per minuti interi e che le rimase impresso nella mente per il resto della serata.

C'erano case ovunque. Tante, tante case, tutte quante molto antiche.
Stefan aveva sete, forse per il nervosismo, visto che durante il giorno aveva fatto fuori un intero branco di poveri conigli. Dopo aver parlato con cuo fratello, era tornato da Klaus, il quale non aveva sospettato nulla, almeno così era parso a Stefan. L'originario era molto preso dal suo diabolico piano per accorgersi di altro.
Camminava piano lungo la strada semideserta, l'aria era fresca, molto più del solito, soffiava sul suo viso.
"Finalmente a casa. Lo sai, è qui che tutto è cominciato. E' qui, da cui prenderò il potere."
"Fammi tornare a casa. Io ormai non ti servò più"
"E' qui che ti sbagli. Tu mi servi proprio ora, ora che dobbiamo sterminare questa piccola cittadina, decimarla e rintracciare tutti i nostri simili che ci vivono." Klaus fece un ghigno. "Inoltre, questa notte io mi traformerò. Non penso che tu riesca a scappare."
Stefan aveva davvero paura. Non poteva mandare all'aria tutto il suo forzo per disintossicarsi dal sangue umano. Eppure, la sete che aveva in quel momento, non l'aveva mai avuta in tutta la sua vita. Guardò la luna che si stava alzando nel cielo,  era l'unica cosa che ancora faceva un po' di luce in quell'oscurità di preoccupazioni.


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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Goodbye Brother cap. 21

Goodbye Brother

Capitolo 21

Elena non si era mai divertita tanto in tutta la sua vita. Le risate, gli sguardi. Tutto era perfetto quella sera, ogni cosa al sua posto. Ogni problema secondario. L'umana sapeva di non poter godere di quella pace a lungo, prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con tutti i problemi che la circondavano, ma fino a quel momento, voleva sentirsi felice. Era stato proprio il vampiro a dirle, quel giorno in Georgia, 'i tuoi problemi saranno ancora lì quando tornerai' e aveva ragione.
L'aria era fresca quella sera, piacevole, non fredda. Elena camminava lungo la strada con un vestito nero che le arrivava sopra le ginocchia, perfino gli scomodi tacchi, quella sera non le procurarono nessun dolore.
Il vampiro, camminava affianco a lei, sfiorando ogni tanto la manica della camicia nera, di seta, contro il braccio nudo dell'umana. Parlavano, parlano per conoscersi, per capirsi. Damon non aveva mai raccontato così tanto della propria vita e non-vita a nessuno, eppure, erano come se le parole uscissero da sole, come se sentisse il bisogno di far sapere a quella giovane, piccola, fragile e bellissima umana, tutto ciò che lui aveva passato, tutte le sue vittorie e le sue sconfitte. Ovviamente, ogni tanto usciva qualche battuttina, che faceva sorridere Elena.
Durante un momento di silenzio, l'umana si ricordò ciò che doveva chiedere al vampiro. E lo fece, glielo chiese.
"Oggi... Quando mi hai chiamata, eri strano. Anche prima, con Alaric, che è successo?"
"Niente. Abbiamo parlato, tutto qui. E comunque, quando ti ho chiamato ero strano, beh, perchè ero nervoso. Non ho mai avuto un appuntamento con una ragazza  durante tutta la mia non-vita..."
"Si, ma..."
"Principessa." Damon aveva sussurrato. L'umana adorava quel sussurro. "Ti prego, non roviniamoci la serata, va tutto bene."
Elena fissò Damon negli occhi, Percepiva che c'era qualcos'altro, ma non intendeva rovinare quel momento. "Davvero non hai mai avuto un appuntamento?"
"Assolutamente."
L'umana rise.
"Che cosa c'è di divertente, io lo trovo molto triste..."
"No, è che... Beh è strano..."
"Ovviamente escludendo appuntamenti, come dire, appetitosi..." Dio, quanto erano belli i suoi occhi? Le luci accese delle case e dei lampioni, riflettevano in quel mare di ghiaccio, creando piccole scintille. Elena si diede un pizzicotto silenzioso, per capire se stesse dormendo.
"Beh, c'è sempre una prima volta... non credi?"
"Già. Sai, prima pensavo a ciò che Anna  ha detto a Jeremy, riguardo alla morte dei vampiri. Vanno tutti nello stesso posto? Vampiri e umani?"
"Così ha detto lei."
"Sarebbe... Sarebbe bellissimo. Poter rivedere tutti loro..."
"Ti manca? La tua famiglia..."
"Si. Mi manca."
Seguirono due minuti di silenzio, in cui entrambi fissarono la luna. Erano arrivati davanti a casa Salvatore.
"L'ho sempre saputo che dentro di te c'era qualcosa oltre l'odio. Ti amo, ti amo e voglio te, Damon. Io voglio te."
Damon, improvvisamente, baciò l'umana. Con amore, forza, ottimismo, gentilezza. Con tutto ciò che poteva darle, con tutto ciò che voleva darle. Voleva lui, perchè lo amava. Quelle parole continuavano a rimbombare dolcemente nella sua testa.
Perchè doveva essere così difficile? Non aveva già patito abbastanza? Eppure, nemmeno in quel momento il vampiro decide di arrendersi. Avrebbe potuto farlo, in fondo aveva ottenuto ciò per cui aveva lottato, Elena. Ma, non poteva abbandonare suo fratello, non dopo tutto ciò Stefan aveva fatto per lui. L'avrebbe riportato indietro, rischiando la propria vita e anche se sapeva che le probabilità di riuscita erano pari a zero, lui ci avrebbe provato. Tutto senza mettere in pericolo Elena. No, il suo angelo sarebbe rimasto in vita, sano e salvo, a qualunque costo.
"Ti va di entrare?"
"Beh, tecnicamente, avrei dovuto fartela io questa domanda... è casa mia questa!"
"Oh, mi scusi, signora Gilbert. Chiedo perdono..."
L'umana sorrise. "Scemo..." Guardò la luna, guardò quello splendido uomo che aveva davanti e poi sussurrò "Signor Salvatore, le andrebbe di tenermi compagnia durante la notte?"
Damon sorrise e poi baciò di nuovo l'umana. Si sarebbe goduto quelle ultime ore con lei, quella notte l'avrebbe passata con lei. Al resto, in quel momento non era in grado di pensare. Entrarono nel pensionato, e si chiusero la porta alle spalle.


C'era un grosso corvo nero, appollaiato sull'albero. Era il sogno più strano che avesse mai fatto. Seduta vicino a quel corvo, c'era una persona, ma la strega non riusciva a vederla in faccia, era troppo buio. Piccoli rumori provenivano dalla foresta circostante e ogni sibilo del vento le pareva una minaccia.
Ad un certo punto, la persona di cui Bonnie non vedeva il volto, si alzò e balzò giù dal grande ramo. Nemmeno in quella posizione, la strega poteva vederne il volto, ma capì che non era per la luce, ma perchè quella persona portava una maschera. Una maschera nera.
Quella stessa persona si girò d'improvviso verso il grosso corvo, ancora appollaiato sul ramo, e lanciò un paletto di legno a una velocità supersonica verso l'uccello, colpendolo e facendono cadere a terra.
Lo strazianti 'grida' del corvo, fecero svegliare Bonnie. Come al solito aveva fatto un brutto sogno, come ogni volta che si sentiva nervosa prima di andare a dormire. Accese e rispense un po' di volte la luce, per controllare che fosse tutto a posto nella stanza, e poi si rimise a dormire. Il giorno dopo ne avrebbe parlato con qualcuno, ma in quel momento era troppo stanca e inoltre, era sicura che ogni creatura stesse dormendo, a quell'ora di notte, in tutta Mystic Falls.

A dire il vero, una creatura, che non stesse dormendo a quell'ora di notte, c'era. Per lui, quel momento era molto meglio del dormire quando si ha sonno, del sognare quando si è spensierati.
Seduto con la schiena appoggiata alla testiera del letto, Damon  guardava il suo bellissimo angelo, nudo, dormire di fianco a lui. Non si sarebbe mai abituato all'idea  di averla, all'idea che fosse sua. Non che avesse il tempo per abituarsi. Quella stessa notte, sarebbe andato via. Avrebbe rintracciato Stefan, l'avrebbe salvato.

In realtà, il vampiro sapeva perfettamente di avere pochissime speranze. Non aveva il sangue di Klaus per poter uccidere l'ibrido, ma doveva farlo. Non poteva mettere in pericolo Elena permettendole di andare con lui, e inoltre, il tempo scarseggiava, Stefan glielo aveva detto.
Il vampiro smise di pensare per un attimo, sentiva il respiro di Elena, calmo e tranquillo. Il suo profumo, dolce. I battiti del suo cuore, regolari. La amava, per quello che era. Non ne avrebbe cambiato nemmeno un capello. Era lei, la sua umana.
Appoggiò la testa di lei sul suo petto muscoloso, attento a non svegliarla. Voleva che lei sentisse qualcosa che non c'era, voleva farle capire, che lui non aveva nulla che batteva nel petto, ma che, nonostante tutto, quando stava con lei sembrava che il suo cuore si risvegliasse. Lei lo aveva cambiato, lei aveva fatto si che lui provasse di nuovo sentimenti, che lui capisse che soffrire aiutava a renderlo più forte.
Una lacrima, due. Da quel mare iniziarono a scivolare gocce salate come l'acqua marina. Lui non voleva abbandonarla in quel modo, non voleva lasciarla sola. Pianse, tutto il dolore che aveva dentro, tutte le sofferenze che sembravano essersi alleviate dopo quella splendida notte d'amore, riniziarono a far male. Qualunque cosa sarebbe successa, si promise di non dimenticarla, si promise che il ricordo di quella breve, ma intensa storia d'amore, sarebbe vissuto per l'eternità. Dopo, appoggiò l'angelico viso di Elena sul cuscino, accarezzandone una guancia, si alzò, si vestì, prese il paletto di legno dalla borsa di Elena e uscì, con gli occhi ancora lucidi.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Goodbye Brother cap. 22
Goodbye Brother
Capitolo 22

L'alba. Era davvero bella, l'alba. Quel colore porpora che s'innalzava nel cielo ogni mattina a Damon era sempre piaciuto. Non il tramonto, sinonimo di fine, ma l'alba, un nuovo giorno, un nuovo inizio.
Aveva guidato tutta la notte, fermandosi due volte per bere qualche bicchiere di Ruhm. Come ogni volta che si fermava in una stazione di servizio, la sexy cameriera, perchè in ogni stazione di servizio era presente almeno una sexy cameriera, gli faceva gli occhi dolci. Ciò che era cambiato questa volta, era che lui a malapena aveva notato quegli occhi maliziosi, trasportato ancora dal fiume di pensieri ed emozioni della sera precendente e dalle preoccupazioni future.
Mentre il sole si faceva spazio nell'azzurro cielo estivo, Damon accostò la macchina. Mancavano poche ore e sarebbe arrivato al posto indicatogli dal fratello, perciò aveva tutto il tempo di fermarsi, questa volta non per bere, ma per ammirare quello spettacolo.
Il vampiro era convinto che in pochi, in quello stesso momento stessero guardando e apprezzando davvero quel grosso sole estivo. Ma lui, lui riusciva a coglierne ogni aspetto, ogni sfumatura, fin da bambino, l'alba era stata il suo punto di partenza in cui ricominciava tutto, di nuovo. In quel momento, lui stava pensando ad Elena, a come le cose impossibili, subito dopo essersi realizzate, si smaterializzano davanti ai tuoi occhi, lasciandoti solo. Completamente solo. Ma c'era Stefan, che al momento, era più solo di lui e che aveva bisogno del suo fratello maggiore per risolvere questa brutta situazione. Come quando erano bambini, Stefan e Damon si aiutavano sempre, anche quando le possibilità di riuscita erano minime, ognuno correrra in soccorso dell'altro.
Damon sorrise. Molte cose erano cambiate da quei tempi, ma in un certo senso, si sentiva vicino a quegli anni di infanzia in cui piangeva, rideva, soffriva. In cui era umano, umano come lo era ridiventato adesso. Mentre il sole si alzava nel cielo, una lacrima cadeva.

Vuoto. Il letto, affianco a lei era vuoto. Dove cavolo era finito quell'imprevedibile vampiro?
Elena si alzò dal letto, indossava la camicia nera di Damon, che le arrivava a metà coscia. Scese le scale e si diresse in salotto, sicura di trovarvi il vampiro. Ma la casa era silenziosa e di lui non c'era traccia. Possibile? L'umana si sedette sul divano e iniziò a sfogliare dei vecchi libri. Dopo un'ora, Damon ancora non era tornato.
Iniziava ad essere preoccupata, così prese la borsa per cercare il cellulare. Lo trovò, ma ciò che non vi trovò più, fu il paletto di legno su cui Bonnie aveva fatto l'incantesimo. Eppure era sicura di averlo messo lì. Anzi, sicurissima. Compose il numero di Damon e si portò il cellulare alle orecchie, ma dopo qualche squillo, s'inserì la segreteria telefonica. Riprovò e riprovò, fin quando non perse la pazienza. Che cosa diavolo era successo al vampiro? Damon, per quanto fosse imprevedibile, non l'avrebbe lasciata così senza avvertimento, e poi, per fare che cosa? Che si fosse pentito di quella notte? Elena ne dubitava fortemente. E allora per quale motivo lui non c'era? E il paletto?
Troppe domande a cui solo una persona poteva trovare qualche risposta. Alaric. L'umana era sicura che tra lui e Damon fosse successo qualcosa, ma non aveva indagato più di tanto la sera prima. Si vestì di corsa e uscì da casa Salvatore diretta dal suo professore di storia.

Bussava rumorosamente alla porta di casa Gilbert da più di un minuto, quando un Jeremy assonnato aprì la porta di casa.
"Ah, guarda chi si fa viva, di tanto in tanto. E alle otto di mattina..."
"Scusa, non ho avvisato nemmeno questa volta." Elena fece un respiro profondo. "Dov'è Alaric? E' importante."
"Che è successo?"
"Damon è scompraso e Rick ne sa sicuramente qualcosa, inoltre, mi hanno rubato il paletto..."
"Che cosa? Ma come hanno fatto?"
"Non lo so, forse è stato Damon. Ma non so perchè l'abbia fatto."
"Pensi che sia andato da Klaus?"
"Se l'ha fatto, lo troverò e lo ucciderò io con le mie stesse mani prima che lo faccia l'originario. E' una promessa." L'umana aveva pensato a quella possibilità durante il viaggio dal pensionato alla propria casa, ma non voleva credere che fosse quella la verità.
Rick scese le scale con un passo lento e guardò i fratellastri Gilbert, poi annuì e fece segno ad Elena di seguirlo.
"Sei qui per Damon, non è vero?"
"Dov'è, Rick?"
"Senti, Elena. Io ho provato a fermarlo. Ho provato con tutti i discorsi e le parole più convincenti, ma non c'è stato verso. Diceva che voleva tenerti al sicuro e palle varie." Il professore si era versato del latte caldo in una tazza che aveva preso dalla credenza.
"No. Non può essere. Perchè? Perchè deve sempre rovinare tutto? Per quale motivo ha fatto questo? Eravammo vicinissimi, ci mancava poco, non può suicidarsi in questo modo. Non può farlo." Era vero. Era partito senza dire nulla, per salvare suo fratello e lei. Tutto l'amore che provava per lui in quel momento divenne rabbia. Solo pensare che gli potesse succedere qualcosa, la faceva rabbrividire.
"Ti giuro, ho fatto tutto ciò che potevo fare." Aveva iniziato a sorseggiare il latte.
"Dobbiamo trovarlo, dobbiamo assolutamente fermarlo. Sai dov'è andato?"
"L'ha fatto per proteggerti, per impedirti di andare con lui. Che senso avrebbe dirtelo? Non posso, per quanto possa essere suo amico, devo proteggerti, Elena."
"Proteggermi? Non fate altro che proteggermi. Ma sapete realmente cosa voglio?" Anche Jeremy era tornato in cucina e guardava l'umana. "Voglio stare con le poche persone che amo, in santa pace. Voglio vederle felici, non voglio passare la vita a dare la caccia a uno squilibrato." Elena respirò. "Non è questo il modo in cui avrebbe fatto le cose Stefan, lui usava la ragione e ultimamente nessuno di noi l'ha fatto."
Bastarono quelle poche parole, o quelle poche lacrime o quella dolce vocina strozzata, a convincere il professore. Posò la tazza di latte sul tavolo. "E' un paese qui vicino, poche miglia. Klaus vuole impossessarsene."
"Ehi, non puoi portarla lì. Damon ha scelto di andare, affari suoi."
"No Jeremy, non sono solo affari suoi. E' venuto il momento di agire. E' troppo tempo che lui lo fa per noi." Elene li guardò, entrambi e poi, dopo che nessuno osò ribattere, esclamò "Bene, vestitevi, vi aspetto in macchina."
L'umana si avviò verso la porta di casa, l'aprì e si ritrovò davanti una streghetta dalla pelle scura. "Bonnie, che ci fai qui? Scusa, ma vado di fretta. Damon è partito senza dirci nulla e..."
"E' proprio di lui che ti volevo parlare. Di Damon." Disse Bonnie con uno sguardo serio.

Il ricordo di quella notte lo faceva rabbrividire, il ricordo di quel lupo, gli ricordava che non aveva nessuna speranza di tornare a casa.
Stefan Salvatore era circondato da cadaveri, sangue umano gocciolava da ognuno di essi rendendo il vampiro estremamente nervoso. Quella notte Klaus si era trasformato, era diventato un lupo e aveva fatto fuori mezza cittadina. Ora, era appoggiato a un albero, nel vecchio cimitero storico della città. Il vampiro, che non si cibava di sangue umano da troppo ormai, riusciva malapena a resistere a quell'odore forte e quasi nauseante.
"Qualcosa non va?" Klaus lo guardò inclinando la testa bionda.
"No."
"Sicuro? Puoi prendere un po' di sangue da lui." L'originario tirò un calcio a un cadavere di un uomo alto e snello. "Non è molto, ma per il momento può bastare."
"Non ho sete."
"Lo sai. Questa notte, mentre ero un lupo, sentivo la sete di sangue umano. E' un perfetto bilanciamento tra licantropo e vampiro. Davvero fantastico." Gli occhi dell'ibrido avevano come due scintille che brillavano luminose. Sembrava un bambino a Natale.
"Una doppia maledizione."
"Oh, suvvia. Perchè sei sempre così pessimista? Non dirmi che avresti voluto essere debole, fare la fine di questo qua..." Tirò un altro calcio al cadavere dell'uomo. Ma Stefan non stava ascoltando, il vampiro ascoltava un altro rumore, che piano piano diventava più forte. Il rumore di un'auto, del motore dell'auto, un rumore che conosceva fin troppo bene. Quando quel suono si trasformò in un passo, sicuro che anche l'originario l'avesse sentito, si girò nella direzione da cui proveniva.


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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Goodbye Brother cap. 23
Goodbye Brother
Capitolo 23

"Hai  per caso istinti suicidi?" La voce di Klaus era un sussurro, che si mischiava all'urlo del forte vento estivo. Il cimitero storico di quella misera cittadina, aveva così tante tombe e lapidi da sembrare quello di New York, e ancora l'originario non aveva messo in pratica il suo piano, ancora non aveva fatto troppe vittime, a parte quei sei o sette cadaveri sparpagliati al suolo. Damon si chiedeva se davvero gli umani non sapessero nulla o se, semplicemente, facessero finta di non accorgersene. Alcuni di loro erano ancora estremamente convinti che i vampiri fossero solamente leggenda. Patetici.
"Oh, andiamo. Vengo in pace." Damon guardò il fratello con attenzione, poi tornò all'originario. "Lo sai, l'ultima volta non ci siamo salutati a dovere."
"Questo perchè tu te la sei svignata a gambe levate."
Il vampiro dai capelli corvini rise. Una risata che echeggiò in tutto il cimitero. "Allora, con chi devo complimentarmi per questo lavoro?" Damon diede un calcio al cadavere dissanguato di una giovane donna.
Questa volta fu Klaus a ridere. "Come se non te ne importasse."
"Infatti è così"
L'originario si avvicinò pericolosamente al vampiro. "No, non è così. Tu ora sei il fratello buono, quello che si prende cura della nostra cara Elena. A proposito, come mai lei non c'è?"
"Non è esattamente il suo passatempo preferito dare la caccia ad uno psicopatico."
L'originario rise di nuovo. "Questo psicopatico non ha tempo da perdere." Così dicendo, si scagliò contro il più vecchio dei fratelli Salvatore.

"Sei sicura che fosse un corvo nero?"
"Si, Elena. Ne sono sicurissima. E... a un certo punto..." Bonnie era titubante. Non sapeva come dirlo all'amica, soprattutto perchè sembrava una cosa così stupida, credere a un sogno, un misero sogno. Ma ultimamente, ne aveva fatti tanti, tutti molto simili e tutti che si erano avverati.
"A un certo punto cosa, Bonnie? Ti prego parla!"
"Il corvo viene ucciso e cade dall'albero." La strega fece una pausa e poi guardò l'amica. "Senti, so che sembra strano, ma c'è una cosa che non ti ho detto. Prima che Stefan si vendesse a Klaus, io avevo sognato un bambino molto simile a lui, che si allontanava da una grossa villa. All'inizio avevo creduto che fosse un semplice sogno, ma poi, ho iparato a interpretarlo."
"Vuoi dire, che sapevi? Sapevi ciò che sarebbe successo?"
"No, te l'avrei detto. Io sapevo ciò che avevo visto, ma non capivo che cosa significasse, mia nonna non mi ha mai parlato di sogni premonitori."
Elena per poco non sveniva. Sapeva benissimo che Damon era in pericolo anche prima che la strega le raccontasse la vicenda del suo sogno, ma era come se solo in quel momento si fosse resa conto della gravità della situazione. Le due ragazze erano davanti alla porta di casa, all'esterno, e il venticello estivo soffiava sulle loro candide facce. Doveva fare quelcosa, lei, stupida, miserabile umana, doveva salvare il suo amato vampiro. I suo amati vampiri.
"Io, io devo andare Bonnie. Io devo salvare Damon da questa follia che si è messo in testa di fare."
"Verrò con te e non cercare di fermarmi, sono una strega molto potente..."
L'umana sorrise. "D'accordo, ma promettimi che starai attenta. E soprattutto che ti prenderai cura di Jeremy."
"Lo farò." In quel momento anche Alaric e Jeremy uscirono da casa Gilbert. Si guardarono tutti e quattro e poi, con tutta la determinazione e il coraggio che possedevano, salirono in macchina.

Uno si accorge delle cazzate che fa, solo dopo averle fatte. Del resto, se, se ne accorgesse prima, non le farebbe. Ma Elena era così così infuriata che non glielo avrebbe perdonato. Era il vampiro più imprevedibile e avventato che avesse mai conosciuto, che avesse mai amato. Possibile che fosse così? D'altra parte, forse se fosse stato diverso, l'umana non se ne sarebbe innamorata.
Le nuvole scorrevano veloci e la ragazza le ammirava volare nel grande cielo azzurro dal finestrino anteriore. Aveva molto paura, ma aveva imparato, dopo tutto ciò che aveva subito, a non dimostrare la paura, a non far trapelare questo sentimento. Aveva imparato a dimostrarsi forte, ad apparire forte. Anche se in realtà, nascondeva un mare di debolezze.
La paura, però, non era l'unico sentimento che stava provando. Beh, prima cosa provava rabbia. Rabbia verso quello stupido, idiota di Damon. Aveva tanto parlato di amore, ma subito aveva preso la palla al balzo per andarsi a suicidare. Poi, provava tristezza, per come la sua vita fosse diventata, per come ormai i giorni di normale routine fossero lontani. Infine, provava gratitudine. Verso i suoi amici, che c'erano sempre per lei e verso quei due fratelli, che sempre e comunque, l'avevano protetta e amata. L'umana guardò ancora una volta il cielo, immaginando, un giorno, di poterlo guardare con più serenità.

Stava usando tutte le sue forze, umane e non. Ma sembrava non funzionare. In fondo, Damon lo sapeva, sapeva che sarebbe stato impossibile, ma sperava in un modo o in un altro, di riuscire a farcela. Sperava nell'aiuto di Stefan, che invece, se ne stava fermo immobile a guardare la scena. Che fosse una trappola? Eppure, il vampiro non riusciva a crederci. Improvvisamente fu scagliato contro un albero e cadde a terra. Sentiva il dolore, lo sentiva scorrergli in ogni muscolo del suo corpo, così come sentiva la paura, quella paura che aveva imparato a non reprimere, come gli aveva insegnato il suo angelo. già, Elena, il suo caro angelo era al sicuro, ne era sicuro. In fondo, che importanza avrebbe avuto morire? Se lei sarebbe rimasta al sicuro per tutta la vita, il vampiro di sarebbe fatto uccidere subito.
Purtroppo, sapeva che, prima o poi, qualche altro pericolo l'avrebbe cercata ed era convinto, di essere l'unico in grado di proteggerla, oltre a Stefan. Quelo stesso Stefan, che però lo stava guardando morire. Stava guardando come l'originario lo colpiva. I suoi occhi sembravano persi, spenti, sembrava che non si potesse muovere.
Poi, Damon capì. Capì di essere stato uno stupido a non esserci arrivato prima. "Tu.. tu l'hai soggiogato..."
Klaus rise. "Ci sei arrivato finalmente. Mi chiedeo quanto te ne saresti accorto. Sai, hai davvero creduto che fosse venuto a casa tua perchè gli mancavi?" Rise, ancora. "Quando ho capito che si stava disintossicando dal sangue umano, cercando di nutrirsi solo di quello animale, ho capito che avrei dovuto fare qualcosa. Così gli ho gentilmente chiesto di farti una visitina. Sapevo che saresti venuto qui. Solo, pensavo che mi avresti portato anche la tua amichetta. Peccato, mi toccherà farle una visitina."
Quel bastardo aveva soggiogato Stefan. Il vampiro aveva così tanta rabbia dentro di sè, che riuscì ad una velocità pari a quella dell'ibrido, a prende una grassa pietra appuntita e lacerare il braccio dell'originario, uscì del sangue, tanto sangue, che colò anche su Damon. Poi, non capì più nulla, Klaus gli aveva dato così tanti pugni che non riusciva più ad aprire gli occhi.
"Lo sai, non ti ucciderò. Oh, no. Ti porterò lì dentro, vedi?" L'originario indicò una cripta al centro del cimitero. "Già, hai idea di quanta verbena ci sia lì sotto? Si dice che fu portata da antichi soldati quando scoprirono dell'esistenza dei vampiri in tutta la cittadina."
E lo fece. L'ibrido rinchiuse Damon all'interno di quella cripta, in mezzo a dozzine di piante di verbena. Alcune gli toccavano il viso, altre le mani o il petto, quasi scoperto per la camicia lacerata.
Pensò a suo fratello, a quanto avesse sbagliato con lui. Un tempo l'aveva abbandonato, gli aveva giurato un'eternità di sofferenze e in quel momento, avrebbe fatto di tutto per poterlo salvare da quello psicopatico. ma l'unica cosa che poteva fare e che non gli provocava dolore, era pensare. Pensò a tutte le stronzate che nella sua vita aveva fatto, a tutto ciò che aveva vissuto e poi, poi pensò al suo angelo che l'aveva reso umano.
Pensò a quanto l'amava e a quanto avrebbe potuto amarla se le cose fossero andate diversamente. Se fosse stato lui a conoscerla per primo, se non si fosse comportato da cazzone all'inzio uccidendo mezza Mystic Falls. In quel momento, tutto sembrava essere più doloroso, più impossibile. Poi, la porta si richiuse e l'ibrido uscì dalla buia e oscura cripta, lasciandolo solo con i suoi pensieri.


YukikoSen

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Goddbye Brother cap. 24
Goodbye Brother
Capitolo 24

"Oh. Mio. Dio." Bonnie guardava con occhi spalancati lo spettacolo che le si presentava davanti. Cadaveri dissanguati, squarciati. Non riusciva a credere ai propri occhi. Se non fosse stato per il vento che le sfiorava il volto, avrebbe creduto di trovarsi di nuovo in uno dei suoi incubi.
Elena continuava a guardarsi intorno, cercando Damon o Stefan. Niente. Non c'era nessuno, se non corpi senza vita. "Damon!" Gridò. Nulla. Dov'era? Perchè non rispondeva? Che cosa era successo?
Mentre mille paure si facevano spazio nel corpo dell'umana, il suo fratellastro fissava come incantato un punto fisso del cimitero. Almeno così pareva ad Alaric, che lo guardava.
"Ne sei sicura?" Adesso parlava anche da solo? Poi, capì che Jeremy non stava impazzendo, ma che, semplicemente, stava parlando con qualcuno che nessuno, tranne lui, poteva vedere. Anche Elena e Bonnie si erano girate verso il ragazzo.
"Sicurissima." Rispose Anna, una risposta che solo l'umano poteva sentire. "Ho visto tutto."
"Fin quando potremo, io e Vickie non faremo altro che aiutarti." Era vero, sapeva che era vero. L'avevano sempre aiutato e sempre l'avrebbero fatto.
Il ragazzo le sorrise, poi la vide scomparire nel nulla. Si girò verso i tre, che aspettavano pazienti. "Damon è lì dentro." Indicò la cripta di fronte a lui. "Dobbiamo tirarlo fuori di lì, e in fretta."

Si trovavano in brutto e sporco bar di periferia, a pochi passi dal cimitero in cui avevano lasciato Damon. Pieno di umani e, la cosa, non piaceva per nulla a Stefan. L'originario, invece, sembrava essere compiaciuto e rilassato.
"Che intendi fare? Ucciderli tutti?" chiese il vampiro sottovoce.
"Esattamente." Klaus parlò a voce alta, senza curarsi minimamente di essere sentito. Poi, fermò un uomo, molto probabilmente un cacciatore, data l'enorme quantità di coltelli che teneva legati alla cintura. "Uccidili tutti." Sussurrò, incatenando il suo sguardo a quello dell'uomo.
Lui annuì e corse vero un tavolo in cui era seduta una giovane ragazza dagli occhi chiari. Le piantò un coltello nel petto ancora prima che lei potesse accorgersi della sua presenza. Stefan era esterrefatto. Come poteva odiare gli umani a tal punto? E poi perchè fare una cosa del genere? Erano loro i mostri, quelli fuori posto, gli umani erano gente normale, a loro apparteneva il mondo, non ai vampiri.
Intanto nel bar si era creato il caos.
"Guarda come li distruggo, guarda. Delle piccole e insignificanti formiche...." L'originario prese un vassoio dal bancone pieno di bicchieri e lo lanciò addosso a una donna sulla cinquantina, che svenne.
"Non puoi fare questo!" Stefan cercò di raggiungere la donna, ma fu fermato da Klaus.
"Da adesso in poi, farai solo ciò che ti dirò di fare."
"Solo ciò che mi dirai di fare." Ripetè il vampiro che sembrava come rapito dallo sguardo dell'originario.
"E adesso guarda, in silenzio. E ammira ciò che siamo in grado di fare noi potenti. E' venuto il momento di far capire a tutti chi è il più forte, di far capire che sono tornato, che sono un ibrido." Continuarono ad ammirare il caos che si era creato e quanto arrivarono i poliziotti, l'originario capì che si sarebbe divertito parecchio.

Era sdraiato a pancia in su, coperto da piantine di verbena. Eleno lo guardava da dietro le sbarre di quell'oscura cripta, intravedendo il suo corpo perfetto, illuminato da quella poca luce che penetrava da una misera finestrella.
"Bonnie ti prego, dobbiamo farlo uscire da lì."
"Elena, sto facendo del mio meglio." La strega cercava ormai da più di dieci minuti di aprire quello stupido cancello, che pur essendo vecchio cinquecento anni, non dava nessun segno di cedimento. "Ho bisogno di un accendino, non sono in grado di creare un fuoco tanto grande dal nulla"
"Ecco qui." Il professore di storia, tirò fuori un accendino dalla tasca destra dei pantaloni.
"E da quando fumi?" Jeremy guardò Elena, la quale, rispose con un'occhiata, facendogli capire che non ne sapeva nulla.
"Uno dei miei tanti vizi segreti iniziati dopo... dopo la morte di vostra zia." Alaric abbassò lo sguardo.
Il ragazzo aveva sofferto molto per la morte di sua zia, ma non si era mai soffermato a pensare quanto in realtà dovesse soffrire lui che era il suo fidanzato e che l'aveva persa, come aveva perso la prima moglie, a causa di quella storia sui vampiri. Ciò ce molti avevano definito leggenda, stava facendo soffrire tantissime persone e aveva causato moltissime perdite.
"Se era un segreto perchè non ti sei inventato una scusa?" Il ragazzo stava guardando Bonnie, la quale cercava, pronunciando formule magiche, di creare un enorme fiamma che rompesse il lucchetto.
"Beh, stiamo per morire, che importanza fa?"
Improvvisamente, quella piccola fiamma che la strega teneva in mano, si trasformò in un enorme fuoco, così caldo che Elena faticava a respirare. Con cautela, la strega si avvicinò al lucchetto e, dopo pochi minuti che alla ragazza sembrarono eterni, esso si squagliò letteralmente davanti a i suoi occhi.
La prima ad entrare fu Elena, senza nemmeno pensarci, nessun si era mosso e aveva atteso che la giovane umana entrasse per prima.
"Oh mio Dio. Damon..." La ragazza prese ogni singola pianta di verbena e la lanciò il più lontano possibile dal corpo del vampiro. "Damon, ti prego, guardami."
Il vampiro, con la poca forza che gli era rimasta, cercò di aprire gli occhi color mare, ma senza risultato. Le sue forze erano completamente prosciugate, non riusciva a muovere un muscolo e aveva bisogno di sangue. Sangue umano.
Elena portò un polso alle labbra del vampiro.
"No. Te l'ho già detto una volta, non prenderò del sangue da te. Mai."
"Non sei nelle condizioni di dettare regole. Sono già abbastanza arrabbiata con te, non peggiorare le cose." Così dicendo, premette ancora di più il polso sulle sue labbra e lui non potè che affondare i canini in quella candida pelle. Delicatamente, così delicatamente che Elena non si accorse quasi di nulla.
"Basta così." Il vampiro si staccò dal polso della giovane e cercò di alzarsi. L'umana lo aiutò.
"Come ti senti? Va meglio?"
Damon era ormai in piedi e si sentiva decisamente meglio. "Si, grazie. Non so cosa avrei fatto senza di te."
"Bene" Elena tirò uno schiaffo sulla guancia del vampiro con tutta la forza che aveva e finalmente, tutta la rabbia che aveva in corpo si liberò e la fece rilassare.
"Ma che..." Il vampiro si era posto una mano sulla guancia, come se quel misero schiaffo gli avesse fatto male.
"La prossima volta che fai una cosa del genere, ti metto io in una cripta piena di verbena! Tu non hai idea... di cosa mi hai fatto passare... ti avrei ucciso quando.."
Damon abbracciò Elena, all'improvviso. "Ti amo" le sussurrò all'orecchio, senza farsi sentire dagli altri tre. "E mi dipiace, volevo proteggerti... e mi sa che è meglio che ti lasci, ci stanno fissando..."
"Sai una cosa? Non mi interessa." Disse l'umana, stringendolo più forte a sè.


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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Goodbye Brother cap. 25
Goodbye Brother
Capitolo 25

Al terzo schiarimento di voce che udì, l'umana decise che era arrivato il momento di staccarsi dal suo amato vampiro. Non le importava che cosa avrebbero pensato i suoi compagni d'avventura, ma si ricordò di dover salvare anche l'altro fratello. Damon sembrava essersi addormentato addosso a lei e dovette tirargli un pizzicotto su un fianco per farlo allontanare.
"Pensi di abbracciare anche noi allo stesso modo? Sai, ho bisogno di ripassare qualche incantesimo prima..." Bonnie fece un mezzo sorriso. E così il vampiro e il resto del gruppo.
"Non sarebbe il caso di spiegare il motivo della tua gita?" Alaric, che aveva riso per un breve istante, era tornato subito serio. L'umana si era accorta che stava guardando il vampiro esattamente come l'aveva guardato quella sera, la sera in cui quel genio di Damon, nonchè l'uomo che lei amava, era andato via.
Il vampiro sorrise, poi si voltò verso Elena. "Stefan è venuto da me quel pomeriggio. Alaric era l'unico a saperlo. Quello che il nostro caro professore non sa, è che era stato soggiogato da Klaus."
"Cosa? Klaus ha soggiogato Stefan? Come..."
"Lui ha cercato di... disintossicarsi dal sangue umano e, beh, ci è riuscito. Klaus l'ha scoperto e bla, bla, bla." Il vampiro fissava il professore di storia.
"Che mi dici dei cadaveri? Che è successo?" Alaric era calmo e parlava a bassa voce. "Chi li ha ridotti così?" 
"E' stato Klaus. Quando sono arrivato, li aveva già uccisi tutti. Non ho potuto fare nulla" Dopo aver pronunciato quell'ultima frase, il vampiro si era girato verso l'umana.
Jeremy lo guardò con aria contrariata, poi parlò. "Come fai a sapere che non è stato Stefan? Magari Klaus gli ha detto di farlo e.." Non finì la frase.
"No, nemmeno un vampiro è grado di fare una cosa del genere. Solo un essere che è sia lupo che vampiro crea degli squarci del genere nella pelle. E adesso, se avete finito con l'intervista, vorrei andare a salvare mio fratello." Damon fece per uscire dalla cripta, quando Elena lo fermò, posando una mano sulla sua spalla.
"Damon, sei ferito?"
Il vampiro, che non si era accorto di nulla fino a quel momento, guardò la manica rimboccata della camicia e notò di non avere ferite. Eppure, sul suo braccio nudo c'era molto sangue ancora fresco che colava. Damon sorrise, l'umana lo guardò con uno sguardo torvo, non capendo cosa ci trovasse di divertente.
"Questo non è il mio sangue." Sussurrò. Poi, si guardò intorno, fissò due o tre volte il viso di Elena e infine disse "E' quello di Klaus."

Le macchine della polizia erano raddoppiate negli ultimi dieci minuti.
Stefan e Klaus erano comodamente seduti sull'albero di fronte a quello squallido bar. Nessuno dei due parlava, la via era completamente deserta eccetto per tutte quelle autumbulanze e quegli infermieri davanti al locale.
"Andiamo a ripulire il cimitero e a vedere come sta il tuo caro fratello." L'originario sorrise e scese dall'albero senza fare il minimo rumore. Stefan lo seguì.
Provava un senso di angoscia per Damon e una paura immensa, che non poteva manifestare. Essere soggiogato per un vampiro, significava provare e volere tutto ciò che si aveva provato e voluto in precedenza, semplicemente, doveva attenersi alle regole di chi l'aveva soggiogato e non poteva fare ciò che gli era stato vietato. Era una sensazione orribile. Per gli umani, non era così: loro provavano ciò che colui che li aveva soggiogati gli diceva di provare; i vampiri mantenevano le proprie emozioni. Seguì l'originario senza proferir parola, con la paura e l'angoscia che gli si mescolavano nel cuore.

"Dai una ripulita." Il vampiro guardò la strega, non appena uscirono dalla cripta. Il sole era caldo, ma la sera di stava avvicinando e nonostante il cielo fosse ancora azzurro e limpido, il vento era diventato fresco e soffiava sul suo volto sussurrando parole incomprensibili.
"Io?" La strega guardava Damon con un espressione stupita e allo stesso tempo impaurita.
"Pronto? Sei tu la strega o no? Bruciali!"
"Non sarebbe meglio..." Jeremy cercò di intervenire, ma per l'ennesima volta, non gli fu concesso finire la frase.
"Cosa? Fare un funerale? Datevi una mossa."
"Vi aiuto io.." Il professore di storia iniziò a spostare e avvicinare qualche corpo, mentre Bonnie cercava di alimentare con i suoi poteri la fiamma dell'accendino.
Elena guardò il cielo limpido sopra la sua testa, poi si voltò verso Damon.
Era appena uscita quella oscura cripta e le parve di essere riemersa dopo una lunga apnea.
"Non riuscirò a farti tornare a casa vero?"
"Assolutamente no."
Damon sorrise. "Come immaginavo." Il vampiro le sfiorò una guancia "Ti prometto che ti proteggerò, non si avvicineranno a te."
"Ti amo." Un sussurro che parve mischiarsi con il vento, ma che il vampiro udì benissimo.
"Hei, tu. Perchè non ci dai una mano?" Alaric fissò i due e poi si rivolte a Damon.
Ma era troppo tardi. Dei passi leggeri, udibili solo da lui, rimbomabavano nella sua testa. Era troppo tardi per scappare, guardò Elena, cercando di calmarsi, decidendo che qualsiasi cosa fosse successa, lui avrebbe protetto lei.
"Proprio non ci riuscite a stare lontano dai guai?" La voce dell'ibrido era limpida e risuonò in tutto il cimitero.
"E' difficile quando sono i guai a cercarti." Il vampiro, involontariamente, si era posizionato davanti all'umana e guardava l'originario con aria di sfida. Jeremy si era avvicinato ad Alaric e Bonnie.
"Mi piacerebbe sapere dove trovi tutto questo coraggio. Non mi hanno mai parlato di te come un eroe, eppure ultimamente ti ho visto sempre all'opera per cercare di salvare il tuo caro fratellino. Peccato siano degli sforzi inutili."
"Peccato." Rispose il vampiro posando lo sguardo su Stefan. Vedeva la paura negli occhi del fratello, la stessa paura che stava provando lui. Per Elena, per i loro amici, per la propria vita. Una sorta di terrore. Non tanto per la morte in sè, semplicemente perchè andandosene, avrebbero fatto soffrire di nuovo qualcuno.
Klaus iniziò ad avanzare verso il vampiro dagli occhi color mare. Paso dopo passo, si ritrovò a poca distanza da lui e dall'umana.
"Come vuoi che la uccida? Eh? Magari le staccherò la testa.. che ne dici? Ovviamente dopo che avrò ucciso te e tutti i suoi amichetti." L'ibrido accennò un mezzo sorriso che fece ghiacciare il sangue ad Elena. Mai gli era sembrato così terrificante come in quel momento. Il vento era improvvisamente diventato gelido e piccoli brividi di freddo le percorrevano la schiena.
Jeremy cercò di prendere la mano di Bonnie, ma si accorse che la strega stava facendo qualcos'altro. Stringeva la mano a pugno e fissava l'ibrido in un modo strano, quasi come se stesse...
"Puoi dire alla tua amica streghetta che i suoi stupidi incantesimi e trucchetti non funzionano? Ormai mi sono trasformato in lupo, non c'è nulla che possa fare."
La strega abbassò lo sguardo e il ragazzo finalmente le prese la mano, facendole un segno per rassicurarla. Era sicuro che la sua famiglia avesse una sorta di maledizione che ne coinvolgesse tutti i membri. Non capiva come era possibile, ma sapeva che in fondo era così, da sempre. A Mystic Falls, i vampiri c'erano sempre stati, eppure solo pochi ne conoscevano l'esistenza, solamente in pochi rischiavano la vita per scacciarli, per difendere la propria città. Jeremy era fiero di essere uno di loro.
Improvvisamente, Damon si fiondò su Klaus, spingendolo contro un albero. La forza dell'ibrido fu ancora una volta superiore: scagliò il vampiro a terra con un sol gesto. Poi, lo prese per le spalle e lo spinse contro un albero, tenendolo fermo.
"Hai perso." L'ibrido sorrise, poi guardò Stefan. "Fallo."
Il più giovane dei fratelli Salvatore prese dalla tasca dei pantaloni un paletto in legno, alzò lo sguardo per cercare quello di Elena, per cercare quegli occhi color cioccolato fondente in cui tante volte si era perso e infine, con una lacrima che gli rigava la guancia, se lo conficcò nel petto.


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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Goodbye Brother cap. 26
Goodbye Brother
Capitolo 26

L'urlo le morì in gola. Allora ci riprovò, ma nulla. Non riusciva a gridare, anche se avrebbe voluto farlo con tutte le sue forze. Voleva correre verso di lui, ma le gambe erano come bloccate. Lo guardava e non poteva fare niente, lo guardava morire e non correva da lui. Nemmeno le lacrime scendevano più, come se le avesse finite.
Guardò Damon, ancora contro l'albero, spinto dalle forti braccia dell'originario. I suoi occhi erano spalancati, poteva scorgerne l'azzuro opaco anche a metri di distanza. Tutta la sofferenza del mondo, era in quegli occhi. Tutta la rabbia, era lì. Elena capì di dover fare qualcosa, capì di dover reagire. Doveva smetterla di essere umana per quel secondo, doveva correre e fare qualcosa, qualsiasi cosa.
"No." Come per magia la sua voce tornò, più acuta che mai. "No, no, no. Stefan!" Corse alla velocità della luce verso di lui, cercando di non inciampare. Ma non poteva essere più di quello che era. Umana.
E  inciampò. Come una stupida, misera umana, lei inciampò. Si rialzò immediatamente, e corse verso il vampiro che si era accasciato a terra, con ancora il paletto nel petto.
"No, Stefan, ti prego. Stefan!" Si chinò su di lui, cercando di estrarre il paletto dal suo cuore, l'aveva centranto alla perfezione. La testa iniziò a girarle, le immagini diventarono ofuscate. Ma non cedette: estrasse, con tutta la forza che aveva in corpo il paletto dal cuore di Stefan. Quel cuore che, apparentemente, non batteva da più di un secolo.
Il più giovane dei fratelli Salvatore aveva chiuso gli occhi.
"Stefan, ti prego. Guardami." Li riaprì, con tutte le forze che aveva, Stefan aprì gli occhi. In fondo, era già morto una volta, poteva rifarlo una seconda. Ma il pensiero di non poterla più vedere, subito lo assalì. Doveva dirglielo, doveva dirgli che l'amava, come glielo diceva tutte le volte che facevano l'amore, come glielo diceva al mattino appena svegli, come glielo aveva sempre detto: con tutto il cuore. Non poteva andarsene senza dirglielo un'ultima volta.
"Ti amo Elena, per sempre." Un sussurro.
"Stefan!" Era un grido. Una preghiera, una supplica. "Ti prego, non lasciarmi. Ti prego, ti scongiuro."
"Per sempre" Ripetè il vampiro sfiorandole il palmo liscio della mano. Poi, chiuse gli occhi e si abbandonò al suo destino, tanto crudele quanto imprevedibile.

La rabbia che riemerse dalla sua anima era così tanta che avrebbe potuto spazzare via un'intera città. La forza distruttiva che aveva in quel momento, aveva raggiunto l'apice. Il punto di non ritorno.
Guardò Klaus che ancora lo teneva per le spalle contro l'albero. E poi, fece ciò che andava fatto, ciò che non era mai stato in grado di fare. Con una forza inaudita prese il paletto sporco del sangue dell'originario e lo conficcò nel suo petto, ad una velocità che sbalordì persino l'ibrido.
"Damon, Damon.. ancora non hai capito che non puoi uccidermi?" Klaus stava sussurrando con il paletto che gli bucava il cuore. Come poteva essere? Doveva funzione, quello era l'unico modo.
Poi, quando il vampiro aveva perso ogni speranza, l'ibrido si accasciò a terra, iniziando a tossire. Sputò sangue e guardò Damon con ira.
"Che cosa..." Cercava in tutti i modi di parlare, ma le parole gli morivano in gola.
Damon iniziò a picchiarlo, con tutta la violenza e la furia che lo stavano possedendo. Elena non aveva mai visto il vampiro in quello stato. Mai. Ogni pugno che tirava all'originario, a una velocità impressionante, andava a segno.
"Hai perso anche tu." Il più vecchio dei fratelli Salvatore lo guardò un'ultima volta, poi fece un cenno alla strega. "Finiscilo." Non disse come, ma lei capì subito.
Iniziò a fissarlo intensamente, finchè una fiamma non si accesse sul piede dell'originario, iniziando a risalire lungo il suo corpo.
"No... n.." Non riusciva ad emettere alcun suono. Ci provava, ma nulla. Bruciò vivo, letteralmente.
Bonnie ebbe un giramento di testa e fece appena in tempo a sussurrare il nome di Jeremy, prima di svenire a terra.
"La riporto a casa." Alaric si era avvicinato a lei e l'aveva presa in braccio.
Damon annuì e insieme a Jeremy si avvicinò al corpo di Stefan. Elena gli era accanto e lo fissava, alzò la testa quando lui le si avvicinò. I suoi occhi azzurri erano limpidissimi, ma spenti, allo stesso tempo. Il dolore che c'era in essi era indescrivibile, come quello presente negli occhi dell'umana.
Il vampiro si voltò e s'incamminò.
"Dove stai andando?" 
"Mi dispiace..."
"Damon, dove stai andando?" Ripetè l'umana, questa volta urlando, tra un singhiozzo e l'altro.
"E' colpa nostra. E' di nuovo, ancora una volta colpa mia."
"Ma che stai dicendo? E' colpa di Klaus... lui...."
"Ma non capisci? Cosa stavamo facendo io e te, mentre lui rischiava la vita, eh? Se avessimo pensato, anche solo per un secondo ai rischi invece di... Se non fossimo, stati presi così tanto dai nostri... sentimenti...." Pronunciò quella parola con disprezzo "...tutto questo non sarebbe successo." Il vampiro la guardò un ultima volta, poi guardò il corpo del fratello a terra.
"Damon non lasciarmi. Non lasciarmi sola. Damon!" Elena gridava, ma stava gridando al nulla. C'era solo un vento gelido a sfiorarle il viso.

Stava ancora fissando il corpo inerme di Stefan, quando la vide. Anna era di fronte a lui.
"Mi dispiace così tanto Jeremy, per tutto ciò che è accaduto..."
"Io, io lo potrò rivedere."
"No, non potrai. Questo dono è servito al suo scopo. Non ci conviverai per sempre."
L'umano fece una faccia strana. Rivedere Anna e Vickie gli aveva fatto piacere, aveva attenuato quel dolore. Ma c'erano notti in cui non dormiva, sentiva rumori inesistenti e spesso aveva un mal di testa assurdo.
"So che pensi che sia stata una maledizione, ma solo grazie a questa maledizione avete potuto mettere fine a tutto ciò."
Jeremy riguardò il corpo del vampiro disteso a terra. Per quale motivo doveva, ogni volta, esserci una vittima? Il vampiro che aveva reso felice la sua sorellastra, il vampiro dall'anima buona, che aveva sempre cercato, con tutte le sue forze, di tornare umano, non solo agli occhi degli altri, ma anche nell'anima.
"Starà bene." Anna lo distolse dai suoi pensieri. "Tutti nell'altro mondo stanno bene." Aveva una voce dolce, una voce che sapeva di promessa.
Jeremy annuì, sapeva che era vero. Poi, dopo aver sorriso ad Anna e averla vista scomparire, si era avviato nella parte opposta, cercando di reprimere le lacrime.


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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Goodbye Brother cap. 27

Goodbye Brother
Capitolo 27

...due mesi dopo...

Sembrava che fosse piovuto su quel cuscino. E in fondo, che cos'è un pianto, se non una pioggia d'acqua salata?
La testa continuava a farle male, come la sera precedente, e quella prima ancora. Orma si era abituata, non ci faceva nemmeno più caso. Quello a cui faceva caso, era quel senso di vuoto e nostalgia che la colpiva tutte le sere, alla stessa ora.
E anche quella sera, appena l'orologio segnò la mezzanotte, quella sensazione tornò. Il petto le doleva, e il suo respiro si fece irregolare, quasi avesse difficoltà a respirare. Ovviamente, non si era ancora addormentata e sapeva che ci sarebbero volute altre due ore per cadere nel sonno, sopraffatta dalla stanchezza.
Le lacrime continuavano a scendere copiose dal suo volto, ma non se ne curò. Si mise a sedere sul letto, cercando di respirare a fondo. La finestra era spalancata, anche se ormai l'estate era giunta a termine; sembrava non patire nemmeno più il freddo. Le stelle brillavano in quell'immenso blu e per un brevissimo istante si perse in esse, dimenticando il dolore. Ma fu breve, troppo breve. E il dolore tornò, questa volta più forte di prima.
Guardò la sua stanza, nel buio più totale, riuscendo a vedersi riflessa nello specchio. Quel cielo così brillante rischiarava leggermente quel riflesso e metteva in risalto le sue occhiaie, ormai profonde.
Finchè c'era il sole, alto nel cielo, le cose sembravano andare bene. Non pensava, almeno fingeva di non pensare, al dolore che la perseguitava. Ma, quando il cielo si faceva più scuro, e quell'enorme stella tramontava, le sembrava di perdersi per sempre; di non avere più una casa, un'identità.
E si ritrovava a pingere, nel cuore della notte. E quando, dopo ore e ore, riusciva a chiudere occhio, veniva strappata via al sonno da terribili incubi, così vividi da sembrare realtà. Ovviamente, cercava di non fare rumore, quando quelle piccole gocce d'acqua riniziavano a scendere lungo le sue guance. Ma non era semplice mascherare il dolore, non se il dolore era così tanto.
Quella sera, di nuovo, era lì. Nel dormiveglia, tra i demoni e gli angeli, tra l'oscurità e la luce. Cercava di lottare contro il sonno, per non dover rivivere un altro di quei terribili incubi. Ma la stanchezza ebbe la meglio, e, dopo aver versato un'ultima lacrima, si addormentò.

Tante ombre nere avanzavano verso di lei. Sussurravano frasi senza senso, parlando al contrario. C'era una strana melodia di sottofondo. Un pianoforte, Elena lo riconobbe. Si girò verso quella melodia, cercando di capire chi la stesse suonando. E si pentì di averlo fatto: seduto sullo sghabello, con le dita che scorrevano lungo i tasti, Stefan continuava a suonare e sorrideva, mentre piangeva. Sorrideva piangendo. L'umana non capiva, sentiva solo quella melodia farsi più acuta. Sentiva solo quella musica nelle orecchie. Sentiva solo quella.
"No!" Gridò con tutta la voce che aveva. "Ti prego, non piangere." Continuava a parlare, ancora immersa in quell'incubo.
"Elena, svegliati." Jeremy cercava di riportarla alla realtà.
"Ti prego. E' colpa mia, oh, ti prego. No."
"Elena!" Il ragazzo aveva gridato così forte, che se Alaric non avesse avuto il sonno pesante, si sarebbe svegliato di sicuro.
L'umana finalmente tornò alla realtà, sentiva il viso bagnato, e gli occhi bruciare. Fissò Jeremy per un minuto, poi scoppiò a piangere. Non le importava di essere stata sentita, quella notte. Non le importava. Forse perchè ormai aveva sopportato così tanto dolore, da aver raggiunto la pazzia, o, molto probabilmente, aveva superato il limite.
"Calmati. Va tutto bene." Jeremy appoggiò la testa della sorellastra sul suo petto, e la cullò dolcemente.
"Voglio Damon. Ti prego, ho bisogno di Damon. Ti scongiuro!" E, come se avesse trovato il coraggio, dopo mesi, pronunciò quel nome. Lo voleva, voleva il quel petto, quel sorriso, quegli occhi. Voleva stare con lui, voleva aiutarlo a superare quel dolore, voleva che lui l'aiutasse a superare quella malinconia che non la faceva dormire. Che le stava rendendo la vita un inferno. Lo voleva, perchè lo amava, anche dopo la morte di Stefan. Lei lo amava e, molto probabilmente, sempre l'avrebbe fatto.
"Lo so. Ma adesso calmati."
La voce di Elena era ormai diventata un sussurro. "Ti prego, Jeremy. Ti prego, riportalo da me. Promettimi che lo riporterai da me." Altre lacrime scesero da quegli occhi scuri.
"Te lo prometto, Elena. Adesso calmati." Jeremy sussurrò all'orecchio dell'umana, che, ormai troppo stanca, riuscì a riaddormentarsi.

L'umana aprì la porta. Era la terza volta che suonavano quella mattina, e nessuno si era deciso ad aprire.
Si ritrovò davanti una persona che mai e poi mai si sarebbe immaginata di rivedere: Michael, il vampiro che aveva sfidato Damon quel pomeriggio ed era venuto a riprendere il libro rosso per conto di Klaus, adesso era davanti alla porta di casa Gilbert.
"Sono in pace." Disse quando vide che Elena non parlava. "Devo.. solo consegnarti una cosa." Così dicendo, prese dalla tasca sinistra una busta bianca e la porse alla giovane umana. "E', beh, da parte di Stefan, l'ha scritta prima di morire e me l'ha consegnata quando ha capito di potersi fidare di me."
Elena continuava a fissare quella carta bianca, senza proferir parola. "G-Grazie." Riuscì a sussurrare, prendendo la busta.
"Di nulla. Ci si vede, Elena." Michael scomparse dalla sua visuale.
Corse in camera sua e si chiuse la porta alle spalle. Aprì delicatamente la busta bianca, e ne estrasse una lettera dello stesso colore. Aveva paura di leggere, oh, si che ne aveva. Ma aveva anche altrettanta curiosità.

"Cara Elena,
se stai leggendo questa lettera, molto probabilmente io non faccio più parte del tuo mondo, e Michael te l'ha portata. Ho deciso di scriverla in un pomeriggio uggioso, quando era ormai chiaro che non sarei tornato presto, o che non sarei tornato affatto. Questo misero pezzo di carta, racchiude cose che si dicono solo in punto di morte, cose che si dicono col cuore, ma che fanno male. Ammettere di aver perso, fa male. Realizzare di non vederti più, fa ancora più male.
Ci sono tante cose che avrei voluto fare nella mia non-vita. Cose che non ho fatto per paura, o insicurezza. E tante cose che ho fatto, e di cui mi sono pentito. E poi, c'è una cosa di cui non avrò mai rimpianto: averti conosciuto. Grazie a te, in alcuni momenti sono ridiventato umano, mi sono allontanato da quel mostro che ero. Ti ho amata come non ho amato nessuno, ho amato il tuo sorriso, la tua voglia di continuare a vivere nonostante tutto il dolore e le perdite che hai dovuto subire; e ciò che ti chiedo, è di continuare a farlo, anche se non sarò lì con te per aiutarti.
Se fossi tornato, avrei combattuto per riaverti, avrei cercato, in qualche modo, di farti capire quanto ti amavo. Anche se sono sicuro che tu lo sappia. Poi, come sempre, avrei lasciato a te, la scelta. Ti avrei fatto scegliere tra me e mio fratello. Una scelta che avresti fatto con il cuore, perchè tu, Elena, sei una persona splendida, che avrei lasciato libera se fosse stato quello il suo desiderio.
Ricorda a Caroline, che il controllo è la prima cosa che ci rende umani, che è l'unica cosa che ancora ci distingue dai mostri. Ringrazia Bonnie per tutto il suo aiuto e prenditi cura di Jeremy e di Alaric.
A Damon, digli che gli ho voluto bene, che ho apprezzato ogni suo tentativo di riportarmi indietro e che mi dispiace, per avergli rubato il suo soldatino in piombo preferito, quando eravamo solo dei bambini. Quelli sono stati i tempi più belli della mia vita, quelli in cui giocavo con il mio fratellone , ignaro di quell'oscuro mondo che mi circondava.
A te, dico che ti amo. Ti dico di amare anche lui, come avresti amato me. Di rispondere a ogni sua domanda, di ridere a ogni sua battuta, di piangere per ogni sua menzogna. Proteggilo da quel lato tanto oscuro e così poco umano. Prenditi cura di lui e fai in modo che sia felice, per quanto l'eternità possa renderti felice. Amalo perchè se lo merita e perchè te lo meriti anche tu.

Ti prego, ricordami, non dimenticarmi. Perchè io, non dimenticherò mai te.
Ti amo, Stefan "

L'umana finì di leggere. Si accovacciò a terra, sotto la finestra, e rimase lì. Stefan sapeva, eppure continuava ad amarla. Stefan, nonostante fosse stato tradito da lei, continuava ad amarla e, anzi, la incitava ad amare Damon. In quel momento, si sentì ancora più sola, più stupida. Stupida per aver pensato che Stefan non l'avrebbe perdonata, stupida per aver lasciato andare via Damon. Una stupida e fragile umana. Il silenzio, smorzato dai suoi singhiozzi, era l'unica cosa che ancora non l'aveva abbandonata.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Goodbye Brother cap. 28
Goodbye Brother
Capitolo 28

Stringeva ancora quel bianco foglio tra le mani. Immaginò il momento in cui Stefan aveva scritto tutto ciò. Immaginò quella penna, nella sua dura stretta, scorrere su quel foglio. I singhiozzi, erano svaniti; le lacrime, asciutte.
Improvvisamente, si sentì bene. Dopo tanto tempo, troppo ormai, si sentì in pace con se stessa; libera da ogni colpa, da ogni peccato. Era grazie a lui, quel dolce vampiro che l'aveva amata con tutto il suo cuore e che le aveva perdonato quel tradimento. Guardò il sole penetrare attraverso le tende e decise che era arrivato il momento di spalancarle. E così fece, fece entrare ogni singolo raggio di luce nella sua stanza. Ogni cosa era illuminata, adesso.
Respirò a fondo l'aria fresca, autunnale, che inondava la stanza. Lei stava finalmente bene, ora era arrivato il momento di far stare bene la persona che amava. Era arrivato il momento di agire. Di seguire i consigli di Stefan, di prendersi cura di lui. Di Damon.
Dopo una lunga doccia calda, si vestì rapidamente, mise la lettera e il cellulare nella borsa, e scese al piano di sotto. L'avrebbe ritrovato e, in qualche modo, convinto a seguirla. Perchè ormai, lo sapeva, loro due erano nati per stare insieme.

"Dov'è?" La sua voce rieccheggiò nel salone silenzioso.
Alaric, seduto sul divano con un compito di storia in mano, e una penna nell'altra, alzò lo sguardo sulla giovane umana. "Dov'è chi?"
"Andiamo, Rick. Dimmelo e basta."
"Non so di che cosa tu stia parlando."
"Damon. Dove si trova? Italia? Svizzera? No, aspetta... Australia!"
"Non lo so. Non lo vedo da due mesi. Esattamente come te."
"Certo. E magari dovrei anche crederci." Elena sapeva che il professore conosceva il luogo in cui il vampiro aveva vissuto negli ultimi due mesi. Lo sapeva perchè si erano sempre detti tutti. Perchè, nonostante entrambi lo negassero, erano grandi amici. Inoltre, Damon era troppo apprensivo qaundo si trattava di Elena, e mai l'avrebbe lasciata da sola, senza nemmeno ricevere sue notizie.
"Elena, non so dove sia. Fine della storia." Alaric tornò a leggere il foglio che teneva in mano.
"Rick, ti prego!"
"Ehi, che succede?" Jeremy uscì dalla cucina.
"Voglio sapere dove si trova Damon."
"Peccato che io non ne abbia la più pallida idea."
"Tu.. tu non capisci. Io ho bisogno di Damon. Rick, ti scongiuro. Io ho davvero bisogno di lui." L'umana aveva la voce ridotta a un flebile sussurro.
Il professore la guardò, guardò tutto di lei; le sue occhiaie e il suo viso screpolato dalle lacrime della notte precedente. Jeremy gliene aveva parlato, ma lui non poteva dirle dove si trovava il vampiro. Aveva giurato di non dirglielo. L'aveva giurato a Damon.
"Rick" Jeremy lo richiamò. Il ragazzo si trovava ancora in piedi. "Se sai qualcosa, digliela." Il suo sguardo era una cosa che il professore non aveva mai visto. Era come una sicurezza, come se l'umano sapesse che sarebbe andato tutto bene. Come se fosse l'unica cosa giusta per Elena.
Si arrese. "D'accordo." Tornò a guardare Elena, che non si era mossa. "Si trova qui."
"Che?"
"Qui. In questa città. A casa sua. Molto probabilmente sul divano a sorseggiare un buon liquore." Alaric parlò molto lentamente.
"Stai scherzando." L'umana stentava a crederci.
"No. Non sono mai stato più serio. Hai sempre dato per scontato il fatto che se ne fosse andato. Ma non è stato così... Sai com'è fatto Damon, è un vampiro, beh, imprevedibile."
Elena scoppiò a ridere e altre lacrime iniziarono a scendere lungo le sue rosse guance. Rideva e piangeva, allo stesso tempo. Non le era mai successo prima. Rideva perchè era felice che Damon fosse così vicino a lei, rideva, prendendosi in giro, per la sua stupidità. Ma le lacrime scendevano.. Forse, erano lacrime di felicità?
"Elena..." Jeremy non capiva. La guardava in modo strano, rimanendo perplesso.
"Io... Io lo amo. Io quell'imprevedibile vampiro... Lo amo." In quel momento, il bisogno di stringere forte a sè quel corpo, divenne mille volte più forte. Il desiderio di averlo, di amarlo, raddoppiò. "Devo andare da lui, e tirargli uno di quei ceffoni..." Disse sorridendo.
Anche Jeremy e Alarci sorrisero. Uscì in fretta di casa ed entrò in macchina. Fece un respiro profondo, e mise in moto, diretta a casa Salvatore.

Bussò alla porta, ma non rispose nessuno. Allora provò a spingere la maniglia, e si accorse che era aperta.
Entrò nel buio più totale: le tende erano chiuse e la luce spenta, non vedeva nulla. Sapeva che Damon era in casa, che era lì. Sentiva il suo dolce e allo stesso tempo virile profumo entrarle nelle narici.
"Cosa vuoi?" Era la sua voce.
"Solo sapere perchè, perchè mi hai lasciata." Elena aveva scandito ogni parola.
Passarono almeno due minuti in un completo silenzio. All'umana sembrarono i due minuti più lunghi della sua esistenza.
"Perchè non sono alla sua altezza, ecco perchè ti ho lasciata."
Elena si girò e vide, finalmente, Damon. Stava aprendo la tenda con una mano e nell'altra, come previsto dal professore, teneva un bicchiere vuoto.
"Non ho mantenuto la mia promessa, Elena. Non sono stato capace di salvarlo." Disse Damon, e dopo si girò a guardarla. Oh, quanto le era mancato quel viso. Quegli occhi color cioccolato fondente, così curiosi. Quel corpicino esile e così sensuale; quei lunghi capelli. Non poteva cederle, per quanto il desiderio fosse vivo, pulsante, non poteva cedere. Lui non la meritava, lui aveva lasciato morire suo fratello dopo avergli fregato la ragazza. Lei lo guardava, senza far trapelare nessun sentimento. Lo guardava seria.
Il vampiro continuò. "Lui si che ne sarebbe stato capace, l'ha già fatto una volta. Lui era migliore di me, lo è sempre stato."
Elena fece un cenno di disapprovazione, poi continuando a fissare il vampiro, si avvicinò. I suoi passi erano decisi, ma allo stesso tempo titubanti. Quando si fermò, la distanza tra loro era minima. Damon guardava il pavimento.
"Stefan non è uno che ama vantarsi..." Sussurrò la ragazza, guardando il vampiro e incrociando quelle iridi azzurre. "Lo sai, la prima volta questa frase mi era sembrata inappropriata e mi aveva lasciata perplessa, ma adesso, Damon, se tu lo dicessi adesso, io ti darei ragione. Se Stefan in questo momento parlasse di te, dovrebbe parlarle come si parla di un eroe, un uomo che ha passato mesi a cercarlo e che ha combattuto, fino alla fine e che..."
Non le fece finire la frase. "E che si è portato a letto la sua fidanzata." Si era avvicinato al tavolino, versandosi dell'altro liquore.
"E' questo? E' questo che ti turba tanto? Damon, perchè hai fatto l'amore con me?"
"Cosa c'entra?"
"Rispondi!"
Il vampiro posò il bicchiere sul tavolo e alzò lo sguardo verso di lei. "Perchè ti amo."
"Pensi che sia un reato? So quanto hai sofferto. So quante volte hai dovuto reprimere ogni sentimento. Non permetterò che succeda ancora, non permetterò che tu soffra mai più. Non ora che ne sei uscito."
"Andiamo Elena, uscito da cosa?" Disse Damon indicando la bottiglia di Whisky sul tavolino e sedendosi sul divano di casa Salvatore.
"Il dolore per la perdita di Stefan ci sarà sempre, Damon!" L'umana aveva alzato la voce. "E adesso mi fai il favore di alzarti da quello stupido divano."
Il vampiro non si alzò. Rimase seduto. Non poteva averla, non dopo ciò che era successo a suo fratello. Eppure, il desiderio che aveva di lei era.. incomtrollabile.
"Non mi abbandonare anche tu, Damon, ti prego. ho bisogno di te. Dei tuoi abbracci, dei tuoi baci, delle tue stupide battute.." La ragazza aveva le lacime agli occhi. Il vampiro la guardò. Vide le sue occhiaie e capì che anche lei doveva aver avuto qualche problema ad addormentarsi durante quei due mesi. Come aveva potuto abbandonarla così? Sola, fragile, indifesa davanti a un mondo così duro e crudele. Che razza di mostro era? Stefan non avrebbe l'avrebbe fatto, questo era poco ma sicuro.
Eppure, Stefan non c'era più e Damon, beh, toccava a lui prendersene cura. Non resistette e, sicuro di fare la scelta sbagliata, si alzò dal divano. Elena gli prese la testa, toccando ogni singolo capello corvino e la porse sul suo petto. Per la prima volta, fu il vampiro a sentirsi debole e fragile. Poi, si perse in quello che gli sembrò l'abbraccio più caldo che avessa mai ricevuto, e si ricredette: non c'era niente di più puro e giusto.


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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Goodbye Brother cap. ultimo
Goodbye Brother
Capitolo 29

La felicità che Elena provava in quel momento era immensa. Perchè, nonostante tutto, le cose si era risolte; nonostante tutto il dolore che aveva provato e che ancora provava, qualcosa era cambiato. Adesso c'era lui.
Lui che si sarebbe preso cura di lei, che non l'avrebbe più abbandonata. Si, si sarebbero presi cura a vicenda, perchè era giusto così. Continuava a passare le mani in quei capelli color ebano, così soffici e morbidi. Ah, li amava quei capelli, così come amava quel corpo e quella personalità che vi abitava. Quelle battutine sarcastiche e poco pure, quei sorrisi pieni di amore che le rivolgeva, quegli occhi in cui potevi trovarci il mondo. Già, perchè se c'era una cosa che aveva sempre tradito Damon dal nascondere i suoi sentimenti, quelli erano i suoi occhi. Così limpidi, da far trasparire qualsiasi emozione.
Il vampiro era ancora appoggiato sul petto dell'umana. Poi, all'improvviso, si staccò da lei e le prese il viso tra le mani.
"Sei sicura di voler stare con me?" Elena fece per rispondere, ma lui parlò prima di lei. "Rifletti bene prima di darmi una risposta, perchè se mi dirai di si, non ti lascerò più, mai più, e non ti libererai mai di questo vampiro combina guai."
L'umana sorrise, premendo la sua fronte contro quella di lui. Il cioccolato e il ghiaccio. "Vorrà dire che imparerò a sopportarlo, lui e tutti i suoi guai."
Sorrisero insieme e poi Damon la baciò. Con tutta la malinconia e il dolore che aveva provato, con tutto il desiderio e l'amore che provava. Con tutto, tutto ciò che poteva darle. Elena rispose al bacio, nello stesso identico modo.
Il vampiro fece scorrere le sue mani lungo la schiena dell'umana, sotto la maglietta leggera che ricopriva quel perfetto corpo. E come l'acqua per gli assetati o il pane, per gli affamati, loro non ne abbero mai abbastanza. Continuarono ad amarsi, come se tutto il resto del mondo fosse scomparso. Perchè c'erano solo loro due. Perchè, dopo così tante sofferenze, se lo meritavano.


Dalla finestra vedeva le stelle, puntini che brillavano sparsi nel cielo. Quegli stessi puntini che l'aveva guardata ogni notte, per chissà quanto tempo. Quegli stessi puntini che, sperò, potessero vedere anche i suoi genitori e zia Jenna e tutti coloro che aveva abbandonato quello strano mondo. E Stefan. Stefan non poteva perderseli, erano un spettacolo fantastico.
Un brivido percorse la schiena di Elena. La sottile camicia che indossava e le gambe nude, non erano proprio il giusto abbigliamento per un autunno così freddo. Eppure, lei sapeva che non erano brividi di freddo, ma di malinconia, eccitazione, adrenalina e tutti quei sentimenti e quelle emozioni provate nell'ultimo periodo.
Non sapeva che ora fosse e di sicuro non le importava. Era seduta su quel grande letto, tra le leggere lenzuola bianche di Damon. Lui dormiva e, oh, sembrava un angelo. Non un angelo qualunque. Sapeva che era il suo angelo. Per sempre.
Già. Per sempre.
'Prenditi cura di lui e fai in modo che sia felice, per quanto l'eternità possa renderti felice.' Le aveva scritto Stefan. Quelle parole non la aveva abbandonata. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare una scelta e la cosa la terrorizzava. Lei voleva stare con Damon per sempre, per l'eternità. Anche se, una parte di lei, amava troppo la propria parte umana.
Poi, guardò il vampiro che dormiva accanto a lei. Il petto nudo, così perfetto. I capelli sul cuscino e gli occhi chiusi. Si calmò. Poteva decisamente pensarci in futuro, adesso, aveva troppe cose da godersi.


Il sole non era ancora sorto. Damon se ne accorse appena spalancò gli occhi. Il silenzio e la pace che erano presenti in quella casa, e anche fuori, erano davvero insuperabili. Sapeva che le cose non erano a posto, sapeva che suo fratello non c'era più; ma, il fatto di riavere la donna che amava al suo fianco, lo rendeva felice.
Si voltò e vide Elena che dormiva beata di fianco a lui. Il vampiro sospirò. Non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via. Non adesso che era da solo a dorverla proteggere. Lei era sua, la sua fragile, piccola, umana.
"Buon compleanno."
Troppo preso dalla contemplazione del suo amore, o forse perchè ancora mezzo addormentato, Damon non si era accorto che Elena aveva aperto gli occhi e solo dopo alcuni minuti di silenzio e non senza aver spremuto qualche neurone, riuscì a capire ciò che l'umana aveva appena detto.
"Che?" Ripetè ugualmente, nonstante fosse quasi sicuro di aver sentito bene.
"Ho detto: buon compleanno." Elena gli fece un sorriso a trentadue denti.
"Tu come... come fai a..."
"Me lo disse Stefan, un giorno. Stavamo parlando della sua famiglia e il discorso è caduto su di te e, beh, sul giorno del tuo compleanno... mi ha anche detto che ti arrabbi molto se nessuno ti fa un regalo. Così, beh, ecco qui!" L'umana, mentra parlava, si era alzata dal letto e aveva preso, dalla sua borsa, una scatolina color rosso scuro.
Damon era rimasto come paralizzato. Non pensava che Elena conoscesse il giorno del suo compleanno e la cosa che lo lasciava ancora più perplesso, era il fatto che lei avesse avuto il tempo di prendergli qualcosa.
Si alzò piano dal letto e, con la velocità di una tartaruga, avanzò verso l'umana. Quando fu sufficientemente vicino, allungò il braccio e prese dalla mano di Elena, la scatolina rosso scuro, aprendola. Rimase a bocca aperta per diversi minuti.
"E'..."
"Si, il suo." L'umana completò la frase, consapevole che il vampiro non l'avrebbe fatto. Aveva ormai preso in mano quell'anello tra le sue forti dita e continuava a rigirarlo.
"Voglio che lo tenga tu, Damon. Sei, sei suo fratello. E' giusto così."
"Grazie, io...è dal mio ultimo compleanno umano che non ne ricevo uno, e questo è decisamente il più bel regalo che potessi farmi." Il vampiro fece una breve pausa prima di continuare. "Ora, vorrei che tu venissi con me in un posto, prima che il sole sorga."
"..ok" L'umana si sbottonò la camicia di Damon che indossava, per rimettersi i propri vestiti. Il vampiro continuava a fissarla, immobile. "Damon, hai detto prima che sorga il sole! Non abbiamo molto tempo..."
"Oh, si, giusto è solo che...!"
"Cosa?"
"...sei bellissima"
"Me l'hai già detto quattro volte" L'umana sorrise.
"Ah.." Disse e andò in bagno. Elena scoppiò a ridere, sicura di essere sentita dal vampiro. Damon Salvatore innamorato, era davvero la cosa più bella che esistesse al mondo.

"Come conosci questo posto?" Elena guardava il cielo ancora buio sulla sua testa.
"Beh, non sei stata la prima a cui Stefan l'ha mostrato. Mi dispiace, ma sono arrivato prima io..."
Si trovano esattamente nello stesso posto in cui il più giovane dei fratelli Salvatore aveva portato l'umana, quando aveva assunto il sangue di Damon e rischiava di trasformarsi.
Il vampiro la abbracciò da dietro, appoggiando la sua testa sulla spalla di lei e avvicinando le proprie labbra al suo orecchio. "Un giorno, quando eravamo solo dei ragazzini, mi disse che aveva scoperto un posto magico e mi portò qui. Disse anche che non avremmo dovuto dirlo a nessuno, che questo era il nostro posto segreto da cui ammirare l'alba e il tramonto. Beh, lui non ha mantenuto la promessa... Ti ci ha portata."
"E perchè pensi che l'abbia fatto?"
"Perchè ti amava." Il vampiro fece una breve pausa. "E anche io..."
Elena si girò e lo baciò dolcemente sulle labbra. Poi gli sorrise e tornò a guardare l'orizzonte incontrarsi con il cielo, che piano piano si stava schiarendo.
"Mi trasformerai?" Lo chiese con un sussurro, che si mischiò al sibilo del vento ma che Damon riuscì a udire benisssimo.
"E' una tua scelta. Non posso negare che ti vorrei per l'eternità, ma è una tua scelta. Ho già commesso questo errore una volta, non intendo farlo di nuovo. Inoltre, dovresti rinunciare alla tua parte umana."
"Sarebbe comunque meno doloroso che rinunciare a te." Il cielo era ormai chiaro.
Il vampiro sapeva che sarebbe stato difficile dissuaderla, e, una parte di lui, ne era felice. "Già. Dove lo trovi un altro come me? E così bravo a letto?"
L'umana gli diede una pacca sulla spalla.
"Che c'è?" Chiese Damon, con un espressione divertita. "Vuoi forse negarlo?"
"No, assolutamente no. Ma hai rovinato un momento molto romantico..."
"Beh, si... credo di essere semplicemente.. Damon Salvatore." Il vampiro fece una smorfia.
L'umana sorrise. Aveva ragione. Lui era quel vampiro di cui si era innamorata e, molto probabilmente, per fortuna, non sarebbe cambiato mai. Si strinse ancora più forte al suo corpo.
Damon guardò Elena e poi chiuse gli occhi, ascoltando il suono del vento che gli sfiorava la faccia. Mai si era sentito così in pace con se stesso, mai aveva avuto quella sensazione. La sensazione che tutto fosse al giusto posto. Avrebbe ricordato Stefan per sempre, ogni giorno appena sveglio, il suo pensiero si sarebbe rivolto al suo fratellino. L'avrebbero ricordato insieme e, questa volta era proprio il caso di dirlo, per sempre.

Quando Damon riaprì i suoi splendidi occhi color mare, a Mystic falls, il sole stava, ancora una volta, sorgendo, imporporando l'immenso cielo di rosso.

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Capitolo 30
*** Ringraziamenti ***


Ringraziamenti
Goodbye Brother
RINGRAZIAMENTI

Ci tenevo a ringraziare alcune persone senza le quali questa storia non sarebbe mai stata scritta o aggionata. Ma partiamo dall'inizio. L'idea di questa FanFiction mi è venuta in una calda sera estiva di fine giugno. Ho iniziato dalla fine, scrivendo della morte di Stefan, personaggio a cui, tra l'altro, chiedo un umilmente perdono. Io penso che tutti i finali, aperti, a lieto fine oppure drammatici, debbano avere un lato amaro, un lato strano, esattamente come nella vita reale. Non può essere tutto rosa e fiori, nemmeno nelle favole, altrimenti, queste non ci insegnerebbero nulla, ma ci farebbero solamente vedere un mondo che non esiste.
Dopo un mese circa, avevo scritto alcuni capitoli, ma ero ancora molto timorosa e indecisa. Non sapevo se sarebbero piaciuti, se sarebbero stati apprezzati. Ho deciso di rischiare e, alla fine, dopo aver visto tutte le vostre recensioni, mi sono ricreduta.
E' proprio voi, infatti, care lettrici, che volevo ringraziare. Avete letto ogni singolo capitolo, vi siete appassionate alla storia, alcuni di voi l'hanno anche recensita o messa tra le preferite. Non sapete quanto questo mi abbia fatto piacere, mi ha dato la spinta per continuare, per andare avanti in questa avventura.
Come seconda cosa, ci tenevo a ringraziare alcune delle mie amiche che mi hanno fatto scoprire questo meraviglioso sito e che mi hanno sopportato mentre fantasticavo sui personaggi di The Vampire Diaries. In particolare, Federica, Aurora e Jaden96.
Un ringraziamento speciale ai creatori di questa meravigliosa serie e alla creatrice di una delle saghe più belle che abbia mai letto, ovvero Il Diario Del Vampiro; Lisa Jane Smith è una donna con una straordinaria fantasia e il suo modo di scrivere mi ha aiutata in molti capitoli.
Ringrazio ogni oggetto, persona o animale che involontariamente mi ha dato l'ispirazione per qualche scena o capitolo e, infine, ringrazio loro, Damon ed Elena. Senza di loro non sarebbe mai esistita nessuna storia, senza di loro, sarebbe tutto molto più difficile. Immedesimarsi nel vampiro dagli occhi color mare o nella giovane umana con gli occhi color cioccolato fondente, mi ha aiutata a sognare, a superare molte difficoltà e a superare molte ore di noioso latino. Ho pianto insieme a loro, ho riso insieme a loro.
Sicuramente, molto presto tornerò con una nuova avventura per i nostri eroi, ma, fino a quel giorno


grazie di cuore,

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