Goodbye Brother di S e n (/viewuser.php?uid=133653)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Ringraziamenti ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Goodbye Brother cap.1
T i t o l o Goodbye
Brother
F a n d o m
The
vampire diaries
P e r s o n a g g i / P a i r i n
g Damon
Salvatore, Elena
Gilbert, Stefan Salvatore, Damon/Elena, Un po' tutti
G e n e r e
Romantico,
malinconico, azione
A v
ve n i m e n t i Longfic,
What if?
T i m e l i n e Post
2x22, Ipotetica terza stagione
P r e m e s s a
d e l l ' a u t o r e Beh, che dire. E' la mia
prima Fanfic in assoluto, spero vi piaccia e soprattutto, spero di non
annoiarvi :3 Le recensioni sono SEMPRE ben accette :D
A lei. Alla splendente luna
che scorsi dalla mia
grande
finestra durante quella
notte
estiva, e che
mi chiese di
raccontarle
una storia perchè
-così
mi disse- s'annoiava.
Goodbye
Brother
Capitolo 1
Quando
Damon
aprì gli occhi, il sole a Mystic Falls stava sorgendo. Le
tende erano chiuse e solamente pochi raggi filtravano dalla finestra.
Si alzò e le spalancò completamente, lasciando
che il sole appena sorto illuminasse la stanza, poi, si
sedette sul letto, a riflettere.
Ricordava tutto alla perfezione: Elena che gli aveva dato un bacio e
che lo aveva perdonato, Katherine che gli aveva portato la cura e
Stefan, che si era venduto a Klaus per ottenerla.
Sentì la porta aprirsi e si precipitò al piano di
sotto, dimenticandosi di essere ancora in stato di convalescenza. Quasi
cadde dalle scale, il che, per un vampiro, era una cosa davvero
imbarazzante. Elena, che aveva appena varcato la soglia,
posò le borse che aveva in mano e cercò di
aiutarlo.
"E' davvero imbarazzante"
"Dovevi restare a letto!"
Damon, tra le braccia di Elena, la guardò in viso: aveva le
occhiaie e gli occhi rossi, ma nonostante tutto riusciva ad essere
bellissima anche in quelle condizioni.
"Cos'è successo a Stefan? Tu dove sei stata? Che fine ha
fatto Katherine?"
"Pensiamo a una cosa alla volta, adesso hai bisogno di riposare."
"Sto bene, Elena!" Damon usò lo sguardo più
convincente che aveva. Doveva sapere cosa stava succedendo, doveva
agire.
"Almeno siediti sul divano!" Il vampiro avanzò verso il
divano, quasi correndo, e si sedette. Elena rimase in piedi.
"Allora?"
"Ne so quanto te. So che Stefan è con Klaus e che Katherine
è scappata dopo averti portato la cura... E dopo che ti sei
addormentato sono andata da Caroline, c'era anche Tyler, Matt gli ha
sparato."
"Un punto per il biondino!"
"Damon, per favore."
Il vampiro ignorò il rimprovero.
"Principessa, come stai?"
"Bene" Gli occhi di ghiaccio diventarono due piccole fessure, come se
volessero guardare attraverso la maschera di indifferenza che indossava
Elena.
"No. Non è vero."
"Senti Damon, sono solo stanca. Questa notte non ho chiuso occhio."
"Allora, perchè non fai un riposino?"
"Scherzi vero? Stefan chissà dov'è,
chissà cosa fa... Magari ha bisogno di me, e io che faccio?
Dormo?" A Elena era scesa una lacrima. Era una lacrima di rabbia, Damon
lo sapeva bene. Era arrabbiata, arrabbiata perchè non poteva
fare nulla per impedire tutto ciò che stava accadendo.
Damon si alzò, e nello stesso momento la ragazza gli
andò vicino. Pochi centimetri di distanza separavano le loro
labbra, i loro occhi, i loro corpi. Il vampiro sfiorò la
guancia di Elena, la sua pelle era soffice, come sempre.
Elena abbassò lo sguardo. "Guardami" La voce vellutata di
Damon risuonò nella stanza in modo teatrale e lei non
potè far altro che dargli ascolto.
"Non puoi uscire così. No, Elena, dico sul serio. Se
qualcuno ti vede si prende un colpo, dritto dritto all'ospedale..."
Lei sorrise. Un sorriso che Damon non vedeva da giorni. Prima aveva
versato lacrime per la morte di Jenna e di John, poi per lui, anche se
stentava a crederci, aveva pianto per lui, e adesso, adesso per
Stefan... Se il vampiro ne fosse stato capace, avrebbe pianto anche
lui, perchè non si poteva restare impassibili davanti a
tanta sofferenza.
"D'accordo. Ma svegliami tra due ore." Elena aveva ceduto.
"Certamente, principessa".
La ragazza si sdraiò sul divano e due minuti dopo,
già dormiva.
Voci. Tante, tante voci. Ecco, ci risiamo. Un altro incubo.
Elena sapeva che quella non era la realtà. Si trovava seduta
sul divano di casa Salvatore e sentiva delle voci, ma non riusciva ad
aprire gli occhi. O meglio, non voleva. Quelle voci appartenevano a
gente che non c'era più, ne era sicura.
"Cosa dobbiamo fare?" Zia Jenna, ne era certa.
"Non lo so, non possiamo permettere che le succeda nulla." Sua... madre?
La ragazza spalanzò gli occhi. Aveva davanti cinque persone
posizionate in cerchio che parlavano tra di loro. C'era zia Jenna, con
i suoi bellissimi capelli tendenti al rosso, c'erano i suoi genitori,
c'era Isobel, la sua madre naturale, e anche John, suo padre biologico.
"Ehi, che fate?" Elena si meravigliò della propria voce.
"Come che facciamo... Piccola, prendiamo delle decisioni! Dobbiamo
capire cosa è meglio per te." Miranda parlò
scandendo le parole.
"E non sarebbe meglio parlarne con la diretta interessata?" Mai la voce
del vampiro dagli occhi color mare, che aveva notato in un angolo solo
in quel momento, le era sembrata tanto vellutata, quasi potesse
accarezzarla.
"Ecco, per prima cosa ci sbarazzeremo di te, sei solo capace a
conbinare guai." John era infastidito.
"Oh, e sentiamo, come ti liberi di me?" In un secondo, Damon era
davanti a lui e con un pugno l'aveva steso a terra.
"Smettila, Damon" Il vampiro si girò verso Jenna e punto
sulla sua gola. Le inclinò il collo con la forza e vi
affondò i canini.
Ok. Era un sogno, insomma era ovvio. Il vero Damon non avrebbe mai
fatto nulla di simile. O no?
Elena gridò e vide Damon che affondava i canini in tutte le
gole presenti. Nulla, lei era ferma e non faceva niente. Possibile?
Perchè non lo fermi? Perchè se è un
sogno non fai qualcosa? Tanto ti risveglierai viva... Nulla.
Iniziò a gridare sempre più forte e poi, la vera
realtà comparve davanti a lei.
La pace che provò in quel momento, non l'avrebbe provata
più in tutta la sua vita. Davanti a lei, due occhi ghiaccio
la guardavano preoccuparti e lei si perse in essi come una bambina
davanti ad un negozio di bambole.
"Brutto sogno, principessa?"
Elena ritornò ancora una volta alla realtà.
"Orribile, ehi, ma che ore sono?" Non sembrava più mattina.
"Le due."
"Che? Ti avevo detto di svegliarmi dopo due ore! Non dopo sette!"
"Vuoi sapere la verità, tesoro? Ti avrei lasciata dormire
altre tre ore, se solo non avessi avuto quel brutto incubo"
Elena, un po' per il sollievo di non trovarsi più in quel
sogno, un po' perchè quegli occhi l'avevano come al solito
colpita, non disse nulla. Si alzò e
andò a rinfrescarsi in bagno. Quando ne uscì,
Damon era ancora seduto sul divano.
"Bene, ora che sei tornata presentabile, possiamo ragionare con calma."
"Hei! Ero una diva anche con le occhiaie!" Damon sapeva che era vero.
Era la stessa cosa che aveva pensato, ma al posto della parola diva,
c'era la parola angelo.
"Certo certo"
"Damon?"
"Si?"
"E tu? Come stai?"
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Goodbye Brother cap.2
Goodbye
Brother
Capitolo 2
"Se
mio fratello non si fosse venduto per salvare la mia stupida vita, beh,
no, non starei meglio perchè sarei sotto terra,
ma lui di sicuro si." Damon scandì le parole sotto terra,
sicuro
che anche la sua anima sarebbe stata lì con lui per
l'eternità.
"Pensi
che, vedendoti morto avrebbe urlato di gioia?"
"Beh,
non sappiamo se lui sa che io sono vivo, insomma, Katherine
è così inaffidabile..."
"Cosa
hai provato quando hai capito che il morso ti avrebbe ucciso?"
"Ed
eccola, la psicologa ha fatto la sua grande entrata in scena."
"Oh,
scusami, dimenticavo che tu non hai sentimenti!" Elena sapeva che
non era vero, per due ragioni: uno, la sera prima le aveva detto di
amarla e l'amore era un sentimento. Due, sapeva che lui provava le
stesse cose che provano lei e Stefan. La differenza era che, mentre lei
e Stefan piangevano o ci stavano male, lui andava in un bar di
periferia a bere qualcosa di alcolico.
Damon
non rispose, semplicemente guardò la bottiglia di Ruhm sul
tavolino.
"Non
ci pensare neanche..."
"Oh,
andiamo, penso meglio con un bicchiere di alcool in pancia!"
"Con
un
bicchiere."
Damon
sbuffò e versò il liquido in un bicchiere. Poi,
dopo averlo sorseggiato alzò gli occhi su Elena.
"Allora,
da dove iniziamo?"
"Non
lo so. Insomma, possiamo chiedere aiuto a Bonnie..."
"No,
Stefan e Klaus si sposteranno come minimo due volte al giorno, se
la strega localizza il punto in cui si sono fermati, non è
detto
che quando arriviamo noi, loro siano ancora lì." Damon aveva
un
tono di voce calmo e pacato.
"E
allora come facciamo?"
"Beh,
posso capire i loro movimenti e ipotizzare verso quale direzione
stanno andando facendo un giro delle località vicine e
cercando
di percepire qualcosa. Ma ci vorranno un po' di giorni..."
"Damon,
io mi fido di te. So che vuoi ritrovare Stefan e... sei l'unico
che mi può aiutare... fai quello che ti sembra giusto."
Damon
rimase spiazzato da quelle parole. Non capiva perchè
provava così tanta felicità, in fondo gli aveva
solamente
detto che si fidava di lui. Ma quella frase per un vampiro che ha
ucciso così tante persone da perderne il conto e che ha
cercato
di rendere la vita di Stefan un inferno, beh, sembrava oro colato.
Improvvisamente
il campanello suonò e Damon, dopo aver sbuffato
sonoramente, si alzò per andare ad aprire la porta. Prima di
girare la maniglia però, si voltò verso Elena,
che lo
guardò.
"E
comunque, ho provato paura. Paura di non poterti più vedere,
angelo."
Se
c'era una cosa che a Stefan Salvatore piaceva, quella era il sole.
Il caldo sole estivo, non che lui potesse percepire il caldo, era un
cosa che adorava. Illuminava ogni cosa, anche la più tetra e
oscura. Anche lui.
Era
mezz'ora che aspettava, fermo immobile nella stessa posizione da
mezz'ora. Klaus era affianco a lui e fissava una ragazza all'angolo
della strada.
"Se
ti piace così tanto, vai e prenditela."
"Ma
quanto siamo cambiati in sole ventiquattro ore, Stefan. Tu, che mi dici
di sbranare una ragazza?" Klaus sorrideva.
"Tanto
te la prenderai comunque, o sbaglio?"
"No,
non sbagli. Ma se c'è una cosa che ho imparato in questi
cinquecento anni, è aspettare il momento giusto."
"A
cosa ti servo?"
"Sei
molto più utile di quello che pensi, Stefan caro."
Il
vampiro più giovane ignorò l'ultima frase, e si
mise
ad ammirare il sole. Era di sicuro un vampiro bizzarro. Prima di tutto,
gli piaceva il sole, e di solito ai vampiri piacciono le tenebre, e
poi, aveva una fidanzata umana. O meglio, aveva avuto.
Elena...
l'avrebbe mai più rivista? Avrebbe mai più
toccato il suo viso? I suoi capelli? O sarebbe diventato un mostro
senza un minimo di umanità? Quell'umanità per cui
aveva
tanto lottato, poteva scomparire così?
"Scusate
il ritardo!"
"Seth,
amico mio!"
Stefan
si girò e vide un vampiro. Aveva i capelli scuri e gli
occhi di un nocciola chiaro. Era alto quanto Klaus e sorrideva ad
entrambi.
"Lo
sai, non ci speravo più."
"Ho
un debito con te Klaus, e sai meglio di chiunque altro che io sono un
uomo di parola." La sua voce era roca.
"Lascia
che ti presenti Stefan"
"Salvatore,
ma certo... e, tuo fratello?
Fratello.
Stefan aveva un fratello. Vivo? Morto? Non lo sapeva....
Katherine, dopo aver ottenuto l'unica cura per un morso di licantropo
da Klaus, si era dileguata, senza lasciare traccia.
"Diciamo
che hanno preso strade diverse." Klaus rispose al posto di Stefan.
"Oh,
succede." Seth scoppiò a ridere rumorosamente e con lui
anche Klaus.
"Bene.
Direi che possiamo andare."
"Prima
devo fare una commissione" Klaus fece un sorriso sghembo e
guardò la ragazza all'angolo.
Stefan
fissò ancora un volta il sole, ormai molto basso, che
quasi sfiorava l'orizzonte. Lo guardò a lungo, almeno a lui
sembrò un'eternità. Aveva paura, paura di non
poterlo
più rivedere.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Goodbye Brother cap.3
Goodbye
Brother
Capitolo 3
Caroline
entrò a passo svelto in casa Salvatore, seguita da Tyler e
Alaric.
"Che diamine ci fa lui qui?" Disse Damon indicando Tyler.
"Ehi amico calmati, volevo solamente rendermi utile."
Damon sorrise. "Tu? Renderti utile?"
Come al solito, come se fosse fosse il suo secondo lavoro, Elena lo
rimproverò. "Damon, per favore, più siamo e
meglio
è."
"Si, si." Il vampiro era l'unico ad essere rimasto in piedi.
"Allora, qual'è il piano?" Alaric parlava con un tono di
voce
molto basso. Sapevano tutti che in realtà stava soffrendo
molto,
ma aveva un modo di esternare i sentimenti e perfino la rabbia, che
Elena non riusciva ancora a comprendere. Era molto simile a Damon da
quel punto di vista. Anche se lui non era ubriaco tutti i giorni.
Dopo essersi accorta che la domanda era per lei, Elena
parlò.
"Damon farà un giro di tutte le località vicine
cercando
di percepire qualcosa e di capire in che direzione Klaus e Stefan si
stanno muovendo. Puoi andare anche tu, Caroline."
"E cioè, tu stai mettendo in mano a Damon la vita di
Stefan?" Caroline aveva sgranato gli occhi.
"Beh, in mano vostra!"
"E anche mia. Sono un licantropo, posso percepire più cose
degli umani" Tyler guardava Damon mentre parlava.
"Ok. Come volete. Domani chiamerò Bonnie e proveremo a fare
un
qualche incantesimo per localizzarli, così saprete in quale
direzione muovervi."
"Bene, io e Tyler cercheremo insieme... e tu, Damon, tanto sei abituato
a lavorare da solo, no?" Caroline fece un finto sorriso.
"Ma certo, Barbie." Damon abbassò la testa.
"D'accordo. Vado a comprare un cartina dettagliata, ci vediamo dopo a
casa, Elena." Alaric si alzò e si avviò verso la
porta.
"A dopo."
"Beh, andiamo anche noi, mia mamma ha bisogno di me questa sera e tu,
hai bisogno di riposo" Disse Caroline rivolgendosi a Tyler.
"Non ho fatto altro che dormire!"
"So come ci si sente." Elena guardò Damon, che stranamente
non rideva.
"A domani."
"Ciao"
Una volta che anche Caroline e Tyler furono fuori dal pensionato, Elena
si alzò dal divano e si avviò verso Damon.
"Hei, Damon, che hai? Hai ancora male da qualche parte?"
"No."
"Ti sei rabbuiato." Elena cercava di guardarlo negli occhi.
"Non c'è nulla che non va, ok, Elena?" Il tono del vampiro
era duro.
"Ok, scusami tanto, eh." La ragazza fece per uscire, quando lui
parlò.
"E tu vuoi mettere la vita di Stefan, nelle mani di Damon?" Il vampiro
lanciò il bicchiere che teneva in mano per terra. "Non
c'è nessuno, Elena, nessuno che mi dà fiducia. E
quello
che mi fa ancora più rabbia è che hanno ragione,
hanno
ragione... Chi si fiderebbe di me? Ho ucciso così tanta
gente,
per non parlare di cosa ho fatto a Vikie, a Stefan, e, quando ti ho
dato il mio sangue senza il tuo consenso?" Damon parlava velocemente,
fissando Elena.
"Damon, io mi fido di te. E poi, non hai fatto solo questo. Hai
cancellato la memoria di Jeremy quando te l'ho chiesto, hai protetto la
città durante il giorno dei fondatori, e ti sei fatto
mordere da
un licantropo." Elena fece un pausa, poi, prendendo le mani del vampiro
tra le sue, continuò. "Ascoltami. Tu non sei cattivo. Tu fai
il
bene esattamente come Stefan, solo che, quando ti arrabbi, non sa
controllare la rabbia e finisci col fare qualcosa di stupido. E quando
fai
qualcosa di stupido, le persone perdono la fiducia che avevano riposto
in te."
Damon alzò la testa "Insegnami a controllarla allora. Non
voglio
più fare cose che ti fanno soffrire, Elena... Non adesso che
Stefan non c'è per riparare i miei sbagli."
"D'accordo. Sai, Damon Salvatore che se la prende perchè non
ci si fida di lui... suona strano."
"Si, lo so. E' una cosa da stupidi... una cosa da Stefan."
Elena rise. Era incredibile come riuscisse a farla sorridere con delle
piccole stupide battute. Ma era altrettanto felice perchè
lui
era più aperto con lei, quasi quanto lo era Stefan. "Allora,
me
lo fai un sorriso?" Elena parlò come si parla a una bambino
di
cinque anni dopo che è caduto dalla bicicletta.
E poi si pentì di averglielo chiesto. Rimase ipnotizzata
dalla
bellezza di quel sorriso, dalla brillantezza di quei denti, da quegli
occhi color mare ridotti a due piccole fessure. In quel momento
scomparve
tutto. Avrebbe
potuto rimanere così per sempre. Se lui fosse rimasto in
quella
posizione per l'eternità, lei sarebbe rimasta a fissarlo per
l'eternità.
Quando il suo volto ritornò serio, Elena ritornò
alla
realtà. "Bene, io vado a casa. Ci vediamo domani, Damon."
"Si, principessa e oh," disse attirandola di nuovo a sè
"grazie".
Elena ritornò a casa con due pensieri che le frullavano per
la
testa: uno, ritrovare Stefan ad ogni costo. Due, Damon Salvatore aveva
pronunciato la parola grazie.
Seduto sul ramo più grande dell'albero, Damon guardava il
suo
angelo dormire. Era incredibile il modo in cui era riuscito a tirarlo
su di morale, non che fosse triste, Damon Salvatore, si sa, non
è mai triste, però era riuscita a rassicurarlo.
Voleva ritrovare Stefan, lo voleva non solo perchè era suo
fratello, ma perchè ritrovarlo avrebbe significato renderla
felice e soprattutto, eliminare quei brutti incubi che tutte le notti
la tormentavano.
Si girava nel letto dicendo cose senza senso, e pronunciando il nome di
Stefan. Damon attraversò la finestra lasciata aperta e si
mise
seduto sul letto. In fondo, chi l'avrebbe scoperto? Poteva passare
un'oretta affianco a lei, era un vampiro, al minimo rumore sarebbe
andato via!
La tentazione e il desiderio di starle accanto erano troppo forti,
tanto che il vampiro si sdraiò accanto a lei, accarezzandole
un
guancia.
Un'ora, solo un'ora, pensò.
Notò con piacere che dalla finestra di Elena, si vedevano le
stelle, tanti piccoli puntini sbirluccicosi. Si addormentò,
immaginando di trovarsi su uno di quei puntini, insieme al suo angelo.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Goodbye Brother cap.4
Goodbye
Brother
Capitolo 4
Stefan
non ricordava di aver mai bevuto così tanto sangue umano in
vita
sua. Erano le prime luci dell'alba. La ragazza che teneva tra le forti
braccia, era la terza che aveva ridotto in fin di vita quella
notte.
Se Klaus non l'avesse fermato, la sua amica bionda avrebbe fatto la
stessa fine. "Stefan, non si trattano così le
signore."
"Fatti gli affari tuoi." Stefan aveva un tono di voce strano. Lui
stesso non si riconosceva.
"Lo sai, se continui così, penso proprio che saremo pronti
molto prima del previsto."
"Posso almeno sapere che cosa dobbiamo fare?" Stefan non solo non aveva
la minima idea di cosa Klaus avesse in mente, ma in soli due giorni,
era diventato un drogato di sangue umano. La sua più grande
priorità, la sua unica ragione di vita era diventata il
sangue.
Il che, per un vampiro, poteva anche essere una cosa da considerarsi
normale, ma non per lui. No. Lui aveva una ragazza umana, un bellissima
ragazza umana.
"Beh Stefan, tu sei un'eccellente vampiro. Sai controllarti quando si
parla di emozioni, non come tuo fratello, e inoltre, sei in grado di
ingerire enormi quantità di sangue, accrescendo i tuoi
poteri."
"Si ma a quale scopo?" Stefan non ce la faceva più. Quei due
giorni gli erano sembrati un'eternità e pensare che il patto
valeva per un'eternità, gli faceva venire le lacrime agli
occhi.
"E' venuto il momento di riprenderci ciò che ci appartiene
Stefan. Noi siamo più forti, e le leggi della natura parlano
chiaro: i più forti vincono. I deboli come tuo fratello,
hanno
scelto di restare a guardare, e farsi sottovalutare dagli umani,
ciò che per noi è solo cibo."
Stefan non ebbe il tempo di rispondere, ma pensò a Damon,
suo
fratello, e che si, paragonato a Klaus, sembrava la più
debole
delle creature.
"Allora, ci muoviamo o no?" Seth, il vampiro nuovo, era sbucato dal
nulla.
"L'impazienza non è mai una buona cosa, Seth."
"Si, si. Risparmiami le tue perle di saggezza e muoviamoci."
Stefan guardò la ragazza bionda che aveva soggiogato. "Sei
libera di andare. Non metterti ad urlare e dimentica tutto quello che
hai visto." La ragazza iniziò a correre in silenzio e Stefan
si
avviò nella direzione opposta, sicuro che la prossima volta,
non
sarebbe stato capace di lasciarla andare via.
Parlare avrebbe
significato svegliarlo, e svegliarlo, avrebbe significato smettere di
osservare quello spettacolo. I capelli color della notte arruffati, gli
occhi socchiusi e le labbra chiuse in una smorfia. Così
Damon si
era addormentato vicino ad Elena, nel suo letto.
"Dimmi che hai una spiegazione per tutto questo." La ragazza era seduta
sul letto.
Il vampiro, che aveva udito delle parole, aprì gli occhi e
si
ritrovò davanti a un Elena perplessa. "Io... ehi, che ci fai
qui?"
"Stai scherzando spero! Damon, per quale motivo sei venuto a dormire
nel mio letto?"
"Principessa calmati. Insomma, non è la fine del mondo.. a
meno
che... io e te questa notte non abbiamo..." Damon fece un sorriso
malizioso.
"Che cosa stai insinuando? Io non sapevo nemmeno che tu fossi nel mio
letto!" Elena sembrava arrabbiata davvero, ma nel tono della sua voce,
c'era un che di divertente. Damon scoppiò a ridere. "Che
cosa ci
trovi di divertente? Brutto vampiro..."
"No dico, brutto? Ma mi hai visto?"
Elena gli tirò un cuscino che aveva appoggiato sulla sedia
della
sua scrivania e quando il vampiro non fece nulla per pararlo, ma anzi
continuò a fissarla, solo allora si accorse di essere in
canotta
e mutande. "Esci. Subito. Da. Qui."
"Calma, calma. Non ti scaldare troppo, non fa bene alla pelle,
principessa." Damon si avviò verso la finestra. "Vado a fare
colazione." Sorrise, e uscì dalla finestra.
Mentre Elena si
avviava a casa di Bonnie, non faceva altro che pensare a Damon. "Non
solo ha dormito nel mio letto senza il mio permesso, ma pretendeva pure
di avere ragione!" pensò ad alta voce.
Suonò il campanello e quando Bonnie le aprì la
porta, si
precipitò dentrò casa sua. Le raccontò
ogni
particolare della scomparsa di Stefan e del morso di licantropo, di
Katherine, dei sogni che faceva e del piano che avevano in mente.
Tralasciò soltanto la notte appena trascorsa.
"Pensi di poter fare qualcosa?"
"Beh, si. Anche se come ha detto Damon, sarà difficile.
Sicuramente si spostano molto velocemente per non lasciare troppre
tracce e trovare la localizzazione esatta è praticamente
impossibile... posso provarci, però ho bisogno di un suo
oggetto. Aveva usato lo stesso incantesimo quando eri stata rapita da
Rose, solo che tu eri ferma in un posto fisso."
"Ok. Un suo oggetto.. qualsiasi suo oggetto?"
"Qualsiasi." Bonnie fece un cenno con il capo.
"Ok. Vado al pensionato e cerco di trovare qualcosa. Tu mi aspetti
qui?" Elena sperava che la risposta fosse affermativa, aveva paura che
al pensionato ci potesse essere Damon e che avrebbe rivelato
ciò
che era successo. Che poi, pensò Elena, non è
successo
nulla. Domire insieme è una cosa tanto cattiva?
"Si. Aspetto qui, deve passare Jeremy tra un quarto d'ora."
Elena uscì dalla casa di Bonnie e si avviò verso
il
pensionato.Quando ci arrivò, si scontrò con Damon
che
usciva.
"Ehi, pensavo fossi a cercare Stefan."
"Ci sto andando ora" Elena notò che quegli occhi, cambiavano
colore a seconda del tempo. Quel giorno pioveva poco e i suoi occhi
erano di un azzurro molto più tenue.
"Bene." Rispose lei.
"Tu invece?" Damon si avvicinò così tanto che
Elena
poteva sentire il suo repiso sul proprio volto. "Volevi dirmi quanto
questa notte sia stata significativa per te?" "Piantala, per favore. Ho
bisogno di un oggetto di Stefan per l'incantesimo di Bonnie.
E
poi, non devo darti spiegazioni."
"Si, invece, questa è casa mia!"
"Ti sbagli. E' mia!" Elena aveva ragione. L'aveva acquistata e poi
aveva invitato entrambi i vampiri fratelli ad entrare.
"Oh, beh..." Damon non sapeva cosa dire. "Devo andare
dolcezza. Stefan non si trova da solo."
Elena fece un ghigno di vittoria. "Damon?"
Il vampiro era ormai dall'altra parte della stranda. "Dimmi" non si
voltò.
"Stai attento" disse Elena, varcando la soglia del pensionato.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Goodbye Brother - cap. 5
Goodbye Brother cap. 5
Goodbye
Brother
Capitolo
5
Due ore dopo, Elena
era di nuovo a casa della sua amica Bonnie con in mano una
canottiera di Stefan. Avere tra le mani quel tessuto bianco,
apparentemente insignificante per chiunque, la faceva sentire triste.
Le ricordava che non c'erano mai stati giorni trascorsi in santa pace,
senza dover risolvere problemi o uccidere vampiri o
lincantropi.
"L'altra volta avevi usato il sangue, o sbaglio?" Jeremy
guardò dolcemente Bonnie.
"Non sbagli, l'unico modo per ottenere un po' sangue che appartenesse a
Stefan, era prenderlo da Damon, e beh, un po'
perchè avevo
paura, un po' perchè Damon è via, non
avremmo
potuto farlo."
Elena riflettè sull'ultima frase detta dall'amica. Paura? E'
vero, ammetteva che Damon all'inizio le aveva fatto paura. Ma adesso?
Ci pensò. No, le faceva tutto, tranne che paura. Solamente
nel
sogno aveva avuto paura di lui, ma nella realtà non vedeva
niente di terrificante in Damon, anzi, in quegli occhi chiari vedeva
dei sentimenti che cercavano di uscire.
"Elena? Mi stai ascoltando?" Bonnie indicava la canottiera. "Allora, me
la passi o no?"
La ragazza le porse la canottiera e poi osservò cosa Bonnie
stesse facendo. Vide che stava bruciando la canottiera con una candela
e il fuoco consumava a poco a poco il tessuto. Poi, con la ciotola
piena di cenere, la strega iniziò a dire formule magiche e
continuò per circa un minuto. Infine distese la cenere su
tutta
la cartina che Alaric aveva comprato, attenta a non lasciare spazi
bianchi.
"E adesso cosa succede? Che facciamo?"
"Aspettiamo, sul grimorio c'è scritto che ci vanno alcuni
minuti..." Bonnie riaprì il vecchio libro, come per
controllare
di aver letto bene.
Elena si sedette sul letto dell'amica a gambe incrociate.
Capì
di essere davvero fortunata ad avere amici pronti sempre ad aiutarla e
consolarla. Bonnie, che era ormai una strega, dava il meglio di
sè per aiutarla. Jeremy voleva sempre dare una mano e Alaric
si
prendeva cura di loro.
E poi c'era Damon.
Damon. C'erano
momenti in cui lo guardava e... non desiderava altro che
lui. Dimenticava tutto ciò che non andava dimenticato.
Perfino
Stefan e si, dopo si sentiva in colpa, ma sapeva di non farlo apposta.
Era quel vampiro, quella strana creatura che cercava a tutti i costi di
combattere e reprimere ogni tipo di sentimento. L'aveva baciato,
l'aveva baciato quando era in fin di vita, ma, non l'aveva fatto per
accontentarlo, non l'aveva fatto per donargli una morte felice. L'aveva
fatto perchè in quel momento era di nuovo caduta come una
sua
vittima, le parole che le aveva detto, l'avevano colpita.
Elena non aveva la minima idea di cosa fosse quel sentimento che
provava perchè, se certe volte le sembrava amore, altre
pensava
fosse una semplice amicizia. L'avrebbe scoperto, se c'era una cosa che
odiava, era non accorgersi di ciò che accadeva dentro di lei
e
mentire a se stessa. Alla fine di tutta questa storia, avrebbe capito
cosa provava per Damon.
Non si sarebbe dichiarata a lui finchè non avrebbe avuto la
certezza, perchè l'ultima cosa che voleva era farlo soffrire
e
allo stesso modo, sarebbe stata sincera con Stefan, se mai avesse
capito di amare Damon, perchè non voleva far soffrire
nemmeno
lui. Nascose tutti quei pensieri nella parte più remota
della
sua mente quando Bonnie esclamò "Ehi, è
cambiato!"
"E' cambiato cosa?" Elena non capiva.
"Vieni a vedere la cartina, Elena, si è formato uno spazio
bianco!" Jeremy era entusiasta quanto un bambino su una giostra.
"Oh!" Il fratello aveva ragione, se prima la cartina era tutta cosparsa
di cenere senza nemmeno un buco bianco, adesso in un punto preciso la
cenere si era come ritirata lasciando intravedere il nome della
città.
"Solamente oh?" Bonnie sembrava arrabbiata.
"Bonnie, hai ragione. Ti faccio i miei complimenti!" Elena le
sorrise. "Però, questo significa che si sono
fermati?"
"No, significa che sono lì in questo momento, ma non so per
quanto ci staranno... chiama Damon, magari è nelle
vicinanze."
Bonnie le passò il cellulare che c'era sul tavolo. Elena
compose
il numero e aspettò.
"Qui parla l'attraente Damon, per offrire spontaneamente del sangue,
premere uno... per..."
"Damon finiscila, sono io!" Elena lo
interruppe.
"Oh, principessa, non ho riconosciuto il numero sul
display..."
"E' il cellulare di Bonnie." Possibile che rispondesse così
a
tutti i numeri sconosciuti che lo chiamavano? Elena si trattenne per
non scoppiare a ridere. "Dove sei? Bonnie ha localizzato la posizione
di Stefan, ma molto probabilmente non resterà a lungo
lì..."
"Dove è di preciso?"
Elena si avvicinò alla cartina e cercò di
spiegarglielo in modo accurato.
"Ci sono vicino, bene, vedo cosa posso fare, ci sentiamo,
dolcezza!"
"Damon aspetta, stai atten..." Aveva già riattaccato.
Perchè prendeva ogni cosa con così tanta
leggerezza?
Due ore dopo, Jeremy
era comodamente seduto alla scrivania di Bonnie e leggeva il grimorio.
Era un libro interessante, pieno di formule magiche e, anche se lui non
ci capiva nulla, cercava almeno di capire a che incantesimo
corrispondesse ogni formula. Sua sorella Elena era andata a casa e
Bonnie stava aiutando i suoi a preparare la cena al piano di
sotto.
Improvvisamente Jeremy sentì un rumore provenire da sotto il
letto e si voltò verso di esso. Da quella sera in cui aveva
visto Vicki e Anna, ogni minimo rumore lo spaventava, ogni ombra lo
faceva rabbrividire. Eppure, non c'era nulla di strano nella camera di
Bonnie. Il ragazzo si rimise a leggere, ma appena posò gli
occhi
sulla pagina, sentì un altro rumore.
Si girò e vide Anna, seduta comodamente sul grande letto.
"Jeremy, sei diventato ancora più bello."
"Che ci fai qui? Tu, tu non dovresti essere qui! Anna tu
sei..."
"Morta? Beh, è così. Ma nemmeno la morte mi
impedirà di vederti Jeremy... mi manchi." Anna
pronunciò
quelle ultime parole in modo così dolce che Jeremy non
potè che rispondere "Anche tu."
"C'è una cosa che devi sapere Jeremy, devi sapere
perchè sei in grado di vederci."
"Vedervi? Non siete frutto della mia immaginazione? Non sto diventando
pazzo?"
"No, Jeremy, non stai diventando pazzo. E' successo quando ti hanno
sparato..." Bonnie irruppe nella stanza e, in un battito di ciglia,
Anna era scomparsa.
"Ehi, con chi parlavi?"
"Nessuno, nessuno." Jeremy si alzò e le diede un bacio sulla
guancia.
Elena era sdraiata nel suo letto. Erano le due del mattino e non
riusciva proprio a chiudere occhio. Era troppo agitata. Prese il
cellulare e controllò per l'ennesima volta il display, ma
nulla,
non una chiamata, non un messaggio. Si girò dall'altra parte
fissando il grosso comò, e, proprio in quel momento, lo
sentì. Un corvo che gracchiava. Elena non seppe se per il
sollievo di vederlo vivo o se per la speranza di una buona notizia, si
alzò di corsa e spalancò la finestra facendo
entrare il
grosso uccello, che subito si trasformò nell'affascinante
vampiro.
"Damon!"
"Questa ti piacerà, principessa" Damon fece una smorfia. "Ho
trovato Stefan."
YukikoSen
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Goodbye Brother cap.6
Goodbye
Brother
Capitolo 6
"Quando sono arrivato nel posto che mi avevate detto, Stefan e Klaus
non erano lì. Ma sentivo che vampiri potenti erano passati
in
quella cittadina. Un vampiro riesce a percepire la presenza di altri
vampiri. Così, ho seguito le loro tracce, e ho scoperto che
sono
fermi in un piccolo paese vicino, che conta meno di venti case." Damon,
seduto a gambe distese sul comodo letto di Elena, parlò con
calma e con un tono di voce basso.
"E li hai visti? Hai parlato con Stefan?"
"Calma, angelo. Pensi che se mi fossi fatto vedere a quest'ora sarei
qui?"
Elena non capiva. "Che vuol dire?"
Damon, tirò fuori da sotto la giacca di pelle nera, un
giornale.
"E' il giornale locale, leggi la notizia in prima pagina."
"Uccise tre ragazze durante la notte. Si pensa ad una bestia feroce..."
Elena sgranò gli occhi. "Magari, magari è stato
Klaus."
"Non ne sono sicuro. E' più un lavoro da drogato di sangue
umano... in ogni caso, dopo averli visti di sfuggita mi sono ritirato,
per non far sentire la mia presenza. Se Stefan si sta nutrendo in
questo modo, i suoi poteri devono essere aumentati un bel po'!"
"Dobbiamo muoverci. Non resteranno lì a lungo!" Elena si
alzò dal letto su cui era seduta a gambe incrociate.
"No, noi non dobbiamo nulla. Io devo andare a fermare il mio
fratellino. Tu devi restare qui e cercare di non farti uccidere."
"Che cosa? Stai scherzando spero! Damon, io devo venire. Si tratta di
Stefan, hai bisogno di me" Elena si era avvicinata al vampiro molto
più di quanto avrebbe dovuto. Pochi centimetri di distanza
tra
le loro labbra. Quando se ne accorse, si tirò indietro.
"Tu non verrai con me, principessa."
"Ti prego. Damon, ascoltami. Hai bisogno di me. Chi ha iniettato a
Stefan la verbena l'ultima volta? Ci sono riuscita senza di te. Per
quanto può essere drogato di sangue umano, mi
riconoscerà
e..."
"E a Klaus chi ci pensa? O forse, riuscirai a convincere anche lui con
delle dolci paroline." Damon fece una smorfia.
"Ti scongiuro Damon! Io ti ho dato fiducia, ora danne tu a me. Ti
prego." Elena aveva un'espressione seria.
"No."
"Rick, se guidi in questo modo, quando arriveremo Stefan
sarà
diventato un originario." Damon era seduto sul sedile del passeggero.
Dopo aver rinchiuso Elena in casa e messo Caroline a controllarla,
aveva chiamato Alaric.
"Siamo in un centro abitato Damon!" Rick, calmo come al solito, teneva
gli occhi puntati sulla strada.
"Si, peccato che siano le tre di notte e che a quest'ora dormano tutti"
Rick ignorò l'ultima frase, cambiando discorso. "E' troppo
pericoloso. I vampiri sono troppo imprevedibili."
"Mai quanto i professori di storia." Damon aveva aperto il cruscotto
della macchina, trovando ogni sorta di strumento per uccidere un
vampiro.
"Caroline ti prego, mi proteggerai tu!"
"Elena, fosse per me ti avrei già portata da Stefan ma,
Damon è stato chiaro!"
La ragazza aveva cercato di spiegare a Caroline ogni singolo motivo per
il quale doveva andare anche lei, ma non riusciva a convincerla.
"Mi prendo io la responsabilità. Se mi succede qualche cosa,
sarà solo colpa mia."
"Damon non la pensa così. Se ti succede qualcosa, quello mi
uccide."
"Ti giuro, che non permetterò che si avvicini a te, e
inoltre,
non mi succederà nulla." Elena ce l'aveva quasi fatta, il
viso
dell'amica rivelava la sua resa.
"Oh, e va bene. Ma ti prego, stiamo attente."
"Grazie, Caroline. Davvero." Elena l'abbracciò.
Il più giovane dei fratelli Salvatore era seduto su un
grosso
ramo, e accuratamente sceglieva la sua prossima preda. La ragazza che
aveva ucciso quella notte, non le era bastata e adesso era indeciso tra
una giovane donna dai capelli rossi, o la sua amica.
"Perchè non entrambe?"
Klaus era spuntato dal nulla. "Stiamo per ricevere visite, Stefan, di
sicuro ci sarà da mangiare, non è carino
presentarsi con
la pancia già piena."
"Che tipo di visite?"
"Il tuo caro fratellino, come si chiama? Oh, Damon. Sta venendo qui.
Pensa di poterti riportare a casa."
"Come lo sai?"
"Ho più di cinquecento anni, Stefan. Mi accorgo di ogni
minimo
movimento intorno a me. E lo scorso pomeriggio lui era qui."
"Anche
adesso, se
è per questo." Damon, guardava con i suoi occhi
color mare
il l'originario dal basso, poi si girò verso Stefan.
"Andiamo a
casa, fratellino."
"Stefan ha fatto un patto con me, Salvatore. E vorrei ricordarti che
grazie a quel patto tu sei vivo ma lui non può andare da
nessuna
parte."
"Già, l'errore più grande della sua vita." Il
vampiro dai
capelli neri guardava le due ragazze che Stefan stava fissando. "Vedo
che ti stai dando da fare, sai, Elena non ne sarebbe molto felice."
"Non mi importa di quello che pensa Elena." Stefan continuava a fissare
le ragazze.
"Dovrebbe, vedi lei è molto preoccupata per te."
"Già, lo sono." La mora sbucò da dietro un albero
e
guardò Damon negli occhi. Poi, si voltò verso
Stefan "Lo
sono davvero."
Klaus, che aveva udito i passi di Elena quando lei era ancora distante,
fece un grosso ghigno e, dopo che comparvero Alaric e Caroline,
aggiunse:
"Bene, vedo che adesso ci siamo proprio tutti."
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Goodbye Brother cap. 7
Goodbye
Brother
Capitolo 7
"Cosa.
Ci. Fai. Tu. Qui." Damon aveva
gli occhi ridotti a due misere fessure, Elena non riusciva
più
neanche a distinguerne il colore. "Tu." disse guardando Caroline "Sei
morta."
"Damon per favore. Caroline non c'entra niente, sono stata io a
convincerla. Dovevo venire."
Elena gli toccò l'avambraccio e si accorse di essere a pochi
centimetri di distanza dal vampiro, il che, non sfuggì a
Stefan,
che finalmente distolse lo sguardo dalle due ragazze. Come se fosse
arrivato in quel momento, Stefan si rese conto della situazione.
Elena. Elena era
venuta a prenderlo. Quella bellissima ragazza
che solo pochi giorni prima era la sua fidanzata. Con quella pelle
chiara e quelle vene blu che attraversavano il suo collo... Che diamine
stava pensando? Elena. Non avrebbe mai potuto farle del male, mai. O
no? Stefan si sentiva malissimo. Era come se sapesse di non riuscire a
controllarsi ma che la forza di volontà per
farlo era, da
qualche parte, così nascosta che non poteva fare nulla se
non
seguire l'istinto.
"Ma che scenetta dolce. Da quando sei diventato così
protettivo
eh Damon? Ti ricordavo più divertente. Più come
Stefan."
"Più come Stefan, ora."
Damon sottolineò quella piccola parolina, come per far
sapere
che prima era diverso, molto diverso, pensò Elena. "A
proposito,
dov'è il tuo amichetto vampiro? Cos'è, lo tieni
nascosto
per fargli fare un'entrata a sorpresa?"
"Non ne ho bisogno, non avete nessuna
possibilità contro di noi... Seth?"
"Eccomi." Dalla parte opposta a quella da cui erano arrivatate
Elena, si materializzò un nuovo vampiro.
"Uccidi prima i vampiri e, oh, non toccare la ragazza" Klaus
indicò Elena, facendo una smorfia. Stefan non
battè
ciglio.
"Sarà un onore." Il vampiro si scagliò contro
Damon che
subito rispose all'attacco. Caroline cercò di proteggere
Rick,
mentre Klaus si avvicinava a lui.
"Stefan" Disse l'originario voltandosi verso Elena. "Guardala. Te la
ricordi la sua soffice pelle, il suo soffice collo? Perchè
non
lo assaggi? Potresti non averne più l'occasione, non credi?"
Elena guardò Stefan.
Il vampiro, che fino a quel momento non si era mosso, scese dall'albero
e guardò l'umana. Iniziò ad avanzare verso di
lei, con
poca sicurezza.
"Stefan, no. Tu non sei così, Stefan, sono io, Elena... lo
supereremo insieme!"
Il più giovane dei fratelli Salvatore si fermò.
Si
guardò intorno, vedendo Damon combattere contro Seth,
Caroline
in posizione di difesa per proteggere Rick ed Elena, la sua bellissima
Elena davanti a lui, terrorizzata. Non voleva, non voleva farle del
male, avrebbe dato via qualsiasi cosa perchè lei fosse al
sicuro, ma... non riusciva a fermarsi. Non riusciva a non vedere le sue
vene bluastre pulsare sul suo polso, sul suo candido collo. Quella
voglia, era più forte di lui. Non ci poteva fare nulla.
"Caroline, porta Rick via di qui" Quando Damon vide che la vampira non
si mosse, ci riprovò. "Caroline, ascoltami! Portalo via di
qui e
tienilo al sicuro, fidati di me, ti
prego!" Le avrebbe chiesto di portare via Elena, ma Stefan
le era molto vicino e aveva paura che si facesse male.
Caroline prese Alaric in braccio e a una velocità disumana
scappò via, scomparendo dalla vista. Seth, che aveva visto
tutto, guardò Klaus meravigliato.
"Loro non ci servono. Sono insignificanti, moriranno con il resto della
città. Ma tu" Si girò verso Elena. "Tu morirai,
questa
notte, e sarà Stefan ad ucciderti."
Stefan continuò ad avanzare, Damon cercò di
stendere una
volta per tutte quel Seth, ma senza risultano. Se avesse toccato Elena,
Damon non avrebbe avuto esitazioni ad ucciderlo. Ma sembravano tutti e
tre estremamente forti.
Poi, Damon si ricordò che, un tempo, quando si cibava come
si
stava cibando Stefan ora, era anche più forte di
così.
Provò come una sensazione di sollievo per non essere
così
forte, per non fare più così paura, pur essendo
lo stesso
un vampiro.
Quando Seth cercò di tirargli un pugno, lui colse
l'occasione
per bloccarlo con il braccio, afferandolo per il polso. Poi, estrasse
dalla sua giacca di pelle nera un paletto in legno del professore di
storia e lo conficcò dritto nel cuore di quello stupido
vampiro.
"Non sei poi così in forma..." Damon sorrideva compiaciuto.
Ci
volle un po', ma alla fine il vampiro cadde a terra, morto. "E adesso
veniamo a noi, o su avanti ragazzi... non è così
che si
risolvono i problemi di coppia!" Guardava Stefan ed Elena.
"Sei un tipo a cui piace essere divertente e al centro dell'attenzione
in ogni occasione, non è vero?" Klaus rideva.
"Neanche tu mi sembri un tipo che passa inosservato, c'era proprio
bisogno di far pappare al mio fratellino tutte le giovani vergini di
questo misero paesello?"
"Oh, la maggior parte erano turiste." Poi, inaspettatamente si
fiondò su Elena e le graffiò la schiena, dopo
andò
da Damon, prima che lui potesse muoversi, e lo spinse contro un albero.
Teneva entrambe le mani sul suo collo. "Sul serio, cosa pensavi di fare
qui stasera?"
"Intanto uno l'ho già fatto fuori."
"Seth era un imbecille, l'avevo chiamato solamente per delle
informazioni." Stefan fece un altro passo verso Elena,
La ragazza, si girò verso Damon e lo fissò. Lo
fissò come non aveva mai fatto prima, negli occhi color
mare. Il
suo sguardo diceva che voleva essere aiutata e che non capiva come
Stefan volesse farle del male, e diceva anche che le dispiaceva per non
essere restata a casa quella sera, ma che lei era fatta così.
Klaus li guardò e poi si rivolse a Stefan "Ma non vedi? Non
hanno perso tempo."
"Stefan ti prego" Elena piangeva, non voleva farlo, ma le lacrime
scendevano da sole. "Stefan, ti scongiuro ascoltami."
"Ma per favore, vai, uccidila, Stefan, non senti quest'odore?"
Sangue. Sangue umano. Stefan l'avrebbe riconosciuto tra mille. Poteva
sentire ogni goccia scivolare via da graffio di Elena. E lì
non
riuscì a controllarsi, nonostante la amasse, davvero, non
riusciva a controllarsi. Si scagliò su di lei e
affondò i
suoi affilati canini in quello splendido collo.
Damon vedeva solo sangue. Dalla sua schiena, dal suo collo. "NO!"
"Oh, Damon, non ti ha insegnato nessuno a non innamorarti delle
fidanzate di tuo fratello? Ah, mannaggia. Brutta abitudine."
Il vampiro dagli occhi di ghiaccio continuava a fissare Elena. Non
poteva farle questo, se la amava davvero, almeno quanto la amava lui,
Stefan non poteva farle
questo.
Appena ricevuta la chiamata di Caroline, Bonnie aveva chiamato Jeremy.
Il ragazzo si era precipitato a casa della strega, senza sapere che
Elena non stava dormendo a casa sua quella notte.
Bonnie gli raccontò tutto ciò che aveva saputo da
Caroline e infine gli raccontò il suo piano: voleva fare un
incantesimo su Klaus, rendendolo immune per pochi sencondi, sperando
che Damon cogliesse l'attimo per scappare con Elena. Era un incantesimo
molto difficile, disse e inoltre, non sapeva se avrebbe funzionato su
Klaus.
"D'accordo, cosa ti serve?"
"Candele e una cartina, con il punto esatto in cui si trova Klaus."
"Ma noi non lo sappiamo"
"Caroline mi ha indicato il punto, ma non è precisissimo...
ma devo tentare lo stesso!"
"D'accordo."
Bonnie prese la cartina che aveva in casa e segnò il punto
in
cui si trovava Klaus a matita, poi si tagliò la mano e fece
uscire una goccia di sangue sulla posizione della sua casa.
Iniziò a ripetere le formule magiche trovate sul grimorio e
per
almeno tre minuti andò avanti così. Jeremy
guardava la
cartina con gli occhi sgranati: il sangue stava "camminando" sulla
cartina e si dirigeva fino al punto segnato in matita. Una volta
arrivato al segno, si fermò.
"E'... è incredibile" Bonnie sapeva che Jeremy non si
sarebbe
mai abituato ai suoi poteri e si limitò a rispondere "E' una
cosa da strega."
Poi, ebbe un piccolo giramento di testa e lui l'aiutò a
sedersi sul letto.
"Wow. Sto diventando più forte. Credevo che sarei come
minimo svenuta."
"Avrà funzionato?"
"Non lo so, Jeremy. Non lo so."
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Goodbye Brother cap. 8
Goodbye
Brother
Capitolo 8
Le luci
erano sfuocate, i rumori
erano sussurri, quel forte odore di sangue nauseante. Elena
cercò di pensare disperatamente a tutte quelle povere
ragazze.
Era così che si sentivano? Desideravano anche loro che tutto
finisse in poco tempo, di chiudere per sempre gli occhi e non
risvegliarsi più? E Damon? Chi l'avrebbe aiutato a
controllare
la rabbia e non fare cose stupide?
"Bastardo" Damon riusciva a malapena a parlare, un po'
perchè
Klaus lo teneva troppo stretto per la gola, e un po' perchè
era
sconcertato. Come poteva Stefan Salvatore farle una cosa del genere?
Lui diceva di amarla, lui era vegetariano. Nemmeno Damon, la prima
volta che aveva conosciuto Elena, aveva pensato di farle una cosa del
genere. Lei era diversa, non era un giocattolino come le altre.
Non vedeva vie di fuga. Lui, Damon Salvatore, si stava arrendendo come
quando era stato morso da un licantropo. Solo che in quel caso, il suo
angelo sarebbe sopravvissuto, adesso, le cose erano ben diverse.
Se non fosse stato un vampiro, Damon avrebbe avuto
difficoltà a
capire se Elena era viva o morta, con gli occhi chiusi e le lacrime
ormai asciutte sulle sue guance rosse, la ragazza sembrava non
respirare più. Invece, respirava, a fatica, ma respirava.
Damo
poteva sentire i suoi piccoli respiri accompagnati da singhiozzi
silenziosi.
"Com'è? Buono?" Come poteva parlare di Elena come si parla
di un
tacchino arrosto? Ok. L'umorismo nero faceva per Damon. Ma stava
soffrendo, stava soffrendo come non aveva mai sofferto prima. Vederla
morire, era troppo per lui.
E poi accadde, improvvisamente. Klaus, che teneva il vampiro per il
collo, d'improvviso si immobilizzò. Damon non
potè non
notarlo e ne approfittò per tirargli un pugno e stenderlo a
terra. Si scagliò su Stefan e lo spinse da un lato, senza
nemmeno degnarlo di uno sguardo, cosa molto strana per Damon Salvatore,
soprattutto molto strana per Damon Salvatore arrabbiato a morte come lo
era in quel momento.
Ma il vampiro aveva capito che c'era qualcosa di strano nel
comportamento di Klaus e che non sarebbe durato a lungo. E' un segno di
Dio. Da quando era credente? No. Ci doveva essere un'altra spiegazione.
Sollevò Elena e, rivolta un'ultima occhiata a Stefan,
scomparve.
Il fratello dai capelli neri corvini raggiunse Caroline e Alaric.
"Oh, Dio." Caroline non poteva credere che fosse stato Stefan.
"La prossima volta mi darai ascolto forse..." Damon le rivolse
un'occhiataccia e poi tornò a guardare il suo angelo. Aveva
un
lungo graffio sulla schiena e sul collo, un enorme morso in cui i due
buchi lasciati dai canini, erano così grandi da essere quasi
uniti.
"Andiamo, presto" Alaric aiutò Damon a far stendere Elena
sui sedili posteriori.
"Barbie, tu ti siedi davanti. A lei ci penso io, ed io soltanto." La
bionda lo guardò, ma questa volta non rispose. "Vai al
pensionato, Rick."
Damon si sedette appoggiando la testa di Elena sulle sue gambe e per
tutto il viaggio di ritorno, cercò di controllare la rabbia,
come lei gli aveva insegnato, verso il vampiro che le aveva fatto
questo. Non c'era più
niente di umano in lui. Era solo un mostro, che doveva essere fermato
ma che, questa volta, non si chiamava Damon Salvatore.
"Il mio incantesimo ha funzionato!" Esclamò Bonnie, davanti
alla
porta del pensionato vedendo arrivare Damon con Elena svenuta in
braccio.
Allora era stata la strega. Peccato, Damon avrebbe preferito diventare
credente piuttosto che ringraziare la strega. Si limitò a
rispondere "Già." Superò la soglia del
pensionato.
"E' stato Klaus?" Jeremy aveva paura della risposta del vampiro.
"No."
"Come..."
"Non c'è tempo adesso. Portatemi un bacinella di acqua in
camera." Damon era serio e guardava tutti.
"Dobbiamo chiudere quelle ferite..." Bonnie rifletteva.
"No, io devo chiudere le ferite e darle del sangue. Lo farò
io, e nessun altro si intrometterà. Chiaro?"
"Ma.." Bonnie fece per seguire il vampiro su per le scale quando Jeremy
la fermò. "Lascialo fare, si prenderà cura di
lei."
Damon poggiò delicatamente Elena sul grande letto al centro
della propria stanza, tra le fresche lenzuola. Poi accarezzandole un
guancia, quasi si perse ad ammirare in suo viso che mostrava dolore e
chiedeva aiuto. Aveva perso molto sangue, quasi tutto e Damon doveva
assolutamente dargliene dell'altro. Si morse il palmo della mano
sinistra e lo poggiò sulle sue labbra. All'inizio non
sembrava
che Elena reagisse, ma poi iniziò a deglutire.
"Starai bene, angelo mio. Starai bene, costi quel che costi,
arriverà il giorno in cui non soffrirai più."
Bussarono alla porta che Damon aveva lasciato aperta. Bonnie, con una
bacinella di acqua calda in mano, avanzò senza aspettare la
risposta del vampiro.
"Ecco l'acqua."
"Bene." Bonnie fece per andarsene, ma quando fu sulla soglia della
porta, Damon parlò "Grazie per ciò che hai fatto,
me ne
ricorderò quando..."
"...quando ti verrà voglia di sbranarmi?"
Damon sorrise e Bonnie lasciò la camera del vampiro che
iniziò a tamponare con un asciugamano imbevuto nell'acqua la
grande ferita che Elena aveva sul collo. Certo, tutto quel sangue era
una tentazione, ma non si sarebbe mai sognato di fare ciò
che
quella notte aveva fatto suo fratello. Almeno, non a Elena. Eppure, il
vampiro sapeva che in fondo Stefan si sentiva in colpa, sapeva come ci
si sentiva quando non si era in grado di controllarsi.
Dopo una buona mezz'ora, girò Elena a pancia in
giù e le
sfilò la maglietta a mezze maniche, slacciò il
reggiseno
e iniziò tamponare il graffio meno profondo sulla schiena.
Dio,
era davvero bella.
Ogni tanto Damon immaginava come doveva essere vedere un'Elena senza
problemi, un'Elena pienamente felice. Se era splendida in quelle
condizioni, come poteva essere quando ogni cosa andava per il verso
giusto?
Quando ebbe finito, allacciò il reggiseno e le rimise la
maglia.
Poi, dopo averle augurato la buona notte con un bacio sulla guancia,
uscì dalla sua camera.
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Goodbye Bother cap. 9
Goodbye
Brother
Capitolo 9
No.
No. No. Non
poteva aver fatto una cosa del genere, non era possibile.
Stefan Salvatore era coperto di sangue umano e piangeva, piccole
lacrime scendevano dai suoi occhi, non era sicuro se fosse la sua
immaginazione o no, ma a lui sembrava di piangere. In quel momento,
dopo essersi reso conto di ciò che aveva fatto e a chi
l'aveva
fatto, provava un senso di nausea indescrivibile. A malapena si reggeva
in piedi. Lei gli aveva dato tutto. Aveva creduto in lui, l'aveva amato
per
ciò che era, nonostante tutti i guai che aveva dovuto
passare
dopo averlo conosciuto. Lei era venuta a prenderlo, a riportarlo a casa
e lui. lui le aveva fatto del male. Stefan Salvatore era coperto di
sangue umano e piangeva, non riconoscendo ciò che era
diventato.
E piangeva.
Grida. Tante grida femminili. Elena non aveva mai visto così
tante ragazze, una in fila all'altra. Poi, arrivò un ragazzo
con
i capelli chiari e iniziò ad avvicinarsi a loro. Elena lo
riconobbe. Stefan inclinò la testa della prima ragazza e
affondò i canini affilati nel suo collo. Lei non
gridò.
Dopo averla fatta cadere a terra, passò alla seconda, poi
alla
terza. Voleva uscirne, Elena sapeva che quello era un incubo e voleva
uscirne.
Si svegliò, spalancando i grossi occhi scuri. Era spaventata
a
morte, non solamente per il sogno che aveva appena fatto, ma anche per
la notte che aveva appena trascorso. Fuori diluviava.
"Finalmente, principessa." Damon entrò silenziosamente nella
stanza e si avvicinò a lei. "Non ci speravo più."
L'umana lo guardò, con gli occhi pieni di lacrime. Poi,
d'improvviso, abbraccìò il vampiro
così forte che
lo sentì quasi sussultare. Lui l'aveva portata via da
quell'incubo, lui adesso era accanto a lei, e sapeva che non l'avrebbe
mai lasciata.
"Wow. Devo organizzare queste serate più spesso."
"Stà zitto, Damon."
"Ok." Quando Elena si staccò da lui, il vampiro le mise un
dito
sotto il mento e le alzò la faccia per guardarla negli
occhi.
"Stai bene?"
"Io...." La ragazza scopiò in lacrime. "Non voglio piangere,
lo giuro. Ma.. non riesco a fermare le lacrime."
"Va tutto bene. Cerca di pensare ad altro, angelo mio." Angelo mio.
Quando Damon pronunciava quelle parole, lei si stupiva sempre. Era
incredibile come Damon la riempisse di attenzioni e di come non si
aspettasse mai nulla in cambio. Aveva sofferto per lei, ma continuava a
dimostrare il suo amore in ogni situazione.
"A che cosa?"
"Ok. Vieni." Damon si sedette sul letto e posò la testa di
Elena
sul suo petto. "Pensa... ad un campo... un grande campo di... papaveri?"
"Girasoli." I girasoli erano molto meglio.
"Ecco. Immagina di esserci dentro. E c'è... c'è
una
panchina e tu sei seduta lì, da sola. Ma sai che tutti i
tuoi
amici stanno bene, tutti."
"E c'è il sole. "
"Si, il sole." Damon le accarezzò i capelli. Gli
sembrò
di accarezzare la seta. Le prese il viso tra le mani, il desiderio di
baciarla era troppo forte, ma non l'avrebbe fatto, sarebbe stata lei a
chiederglielo, si, perchè lei, in fondo, lo amava, doveva
essere
così. Erano nati per stare insieme. Per l'eternità.
"Vado a prenderti qualcosa da mangiare. Tu continua a pensare ai
girasoli." Damon uscì dalla stanza.
"Si." Elena non lo disse al vampiro, ma in quel campo, tra i girasoli,
poteva vedere due bellissimi occhi color mare.
Jeremy, dopo aver passato tutta la notte a casa Salvatore ed essersi
assicurato che Elena stesse bene, era tornato a casa sua con Alaric.
Pioveva a dirotto e quand arrivò a casa, dovette torgliersi
la
maglietta completamente bagnata. Mentre cercava nell'armadio
qualcos'altro da mettersi, sentì un rumore. O meglio, quel rumore. Quello
stesso rumore che aveva sentito a casa di Bonnie, quando aveva rivisto
Anna.
"Anna?"
"Oh, Jeremy." Il ragazzo si girò, Anna era seduta
sul
davanzale della finestra e sorrideva. "Finalmente possiamo parlare."
"Anna, cosa volevi dirmi quella sera? Perchè da quando mi
hanno sparato posso vedervi? E dov'è Vickie?"
"Lei non è potuta venire." La ragazza scese dal davanzale e
abbracciò Jeremy, anche se lui non sentì nulla,
nemmeno
il calore che la sua pelle una volta emanava.
"Ti prego, spiegami"
"Si." Si sedettero sul letto e Anna iniziò a parlare
sottovoce.
"Quando ti hanno sparato, Jeremy, tu era entrato nel nostro mondo, il
mondo dei morti. So che sembra strano, ma a quanto pare quando un
vampiro muore, va nello stesso posto in cui vanno gli umani."
"E com'è? Com'è questo posto?"
"Bellissimo, Jeremy. Ma Bonnie, per riportarti in vita ha fatto un
incantesimo. Tu ci avevi già viste, me e Vickie, solo che
non te
lo ricordi."
"Non capisco. Questo vuol dire che anche da vivo posso vedervi?"
"Si, perchè adesso hai un legame con il mondo dei morti."
Anna
gli mise una mano sulla guancia. Lui non sentì nulla.
"E i miei genitori? Posso vedere anche loro?"
"Non lo so. Penso tu possa vedere chiunque tu voglia, ma non so come tu
debba fare per chiamarli." Anna lo guardò seria. "Devi fare
molta attenzione a non dirlo a troppe persone."
"Tanto non mi crederebbe nessuno." Jeremy le sorrise.
"Mi manchi."
"Anche tu."
"Devo andare. Mi raccomando, fai attenzione."
"Ma ci rivedremo, non è vero?" Jeremy parlava con il nulla.
Anna
era sparita, davanti a lui. Se tutto ciò che le aveva
raccontato
era vero, lui avrebbe potuto rivedere i suoi genitori, e zia Jenna. Si,
doveva assolutamente trovare un modo per chiamarli.
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Goodbye Bother cap. 10
Goodbye
Brother
Capitolo 10
Dopo
aver mangiato tutto ciò
che Damon le aveva preparato e portato in camera, essersi accorta che
erano già le due del pomeriggio e fatto un lungo bagno
caldo,
Elena si avvolse in un asciugamano bianco e si sedette sul grande letto.
"E adesso che mi metto? La maglia è sporca di sangue."
"Puoi prendere qualcosa di mio se vuoi." Damon si era materializzato in
camera.
"Damon, che ci fai tu qui?" Elena era abbastanza imbarazzata, aveva
addoso un misero asciugamano che non le copriva nemmeno metà
coscia.
"Vedi, principessa, questa è la mia camera!" Il vampiro
avanzò verso l'umana.
"Si, ma io non sono, ecco... presentabile!" Elena, si era alzata in
piedi e con una mano reggeva l'asciugamano per paura che potesse cadere.
"Oh, ma non ha importanza!" Damon si avvicinò a lei,
lasciando
solamente pochi centimetri a dividerli.Sollevò un braccio e
con
un tocco leggero, quasi da umano, tracciò dei piccoli
disegni
sul collo di Elena.
"Damon... cosa stai..."
"Lo sai" la voce del vampiro era un sussurro "sei davvero..." Non
terminò la frase "Cosa dicevamo a proposito dei vestiti?"
"Ah.. che... si, stavi dicendo qualcosa.." Nemmeno Elena era rimasta
poi così lucida, a quanto pare. Damon sorrise.
"Puoi prendere qualcosa di mio se ti va."
"Oh." Elena stava ancora fissando i suoi occhi. Damon andò
verso
l'armadio e tirò fuori un T-Shirt, nera ovviamente.
"Mettiti questa"
"Grazie." Elena aspettò che Damon uscisse dalla stanza per
potersi cambiare, ma lui non lo fece.
"...Damon..."
"Si, ho capito. Me ne vado." Il vampiro uscì e lei si
infilò la biancheria, poi prese i suoi jeans e infine la
maglietta di Damon. Aveva un ottimo profumo, l'umana avrebbe voluto non
toglierla più, ma questo, ovviamente, non lo disse a Damon.
La ragazza scese al piano inferiore, fuori continuava a diluviare.
"Che fai?" chiese Elena quando vide Damon trafficare in cucina.
"Ti preparo la cena."
"Che? Io vado a casa adesso!"
"No, non esiste. Primo, sei ancora troppo debole. Secondo, mi devi un
favore."
"Si, ma..." Elena non sapeva cosa rispondere.
"Niente ma, principessa, non sto cucinando tutto questo per me...
preferisco altri tipi di alimenti, come dire, più liquidi."
Elena rise.
Il più giovane dei fratelli Salvatore era seduto sul tetto
di
una vecchia casa abbandonata in bosco dal nome sconosciuto. Aveva
passato tutta la giornata a pensare ad Elena, a quella che una volta
era la sua
Elena. Ora che
erano scese di nuovo le tenebre e che quella fastidiosa luce,
accompagnata dalla pioggia era cessata, si sentiva decisamente meglio.
"Posso sedermi accanto a voi?" Klaus sorrideva.
"Piantala. Sai, pensavo fossi triste, il tuo piano non ha funzionato."
"Quello era il mio piano secondario. Uccidere la mocciosa e tuo
fratello era solo un capriccio... sarà per la prossima
volta."
"Un capriccio." Stefan usò un tono di voce dispregiativo.
"Ma tu, mi hai sempre incuriosito... un vampiro vegetariano...
perchè?"
"Io, non volevo essere considerato un ciò che ero. Volevo
vivere la vita
umana che non avevo potuto vivere, ma non ho pensato alle conseguenze."
"Sai, Stefan, sei un vampiro bizzarro. Ma ti ammiro."
"Pensavo tu fossi dalla parte dei "distruggiamo il mondo", non da
quella dei buoni"
"No, infatti. Ma ammiro tutte quelle persone che credono fermamente
nelle proprie idee, e tu, sei uno di quelle persone."
"Se fossi una persona, avrebbe un senso. Ma io sono solo un mostro"
Stefan guardò Klaus con uno sguardo che conteneva solo
rabbia.
"Oh, non prendertela con me. Sai, dopo cinquecento anni le idee per
divertirsi iniziano a finire e devi trovare qualcosa di stimolante. E
poi, guarda in faccia la realtà.. siamo ciò che
siamo...
e non è poi così male."
"Forse non per te. Ma per me è la peggiore delle punizioni.
Sarei dovuto morire quella notte. Avrei evitato tante sofferenze."
"Rimurginare sul passato non serve a nulla e inoltre, Katherine non era
il tipo da lasciarti morire senza ottenere ciò che voleva."
"Katherine..." Stefan sbuffò.
"Beh Stefan" disse Klaus alzandosi "Se vuoi un consiglio, la prossima
volta che conosci una bella ragazza, cerca di capirlo prima se
è
un vampiro o è attratta da tua fratello."
"Davvero buona!" Elena aveva appena finito l'intero piatto
di pasta alla matriciana cucinata dal vampiro.
"Piatto italiano. E poi, principessa, cos'è questo tono
sorpreso? Quando imparerai che io so fare tutto?"
"Modesto come al solito."
Elena si alzò, e iniziò a sparecchiare.
"Faccio io!" Anche Damon si alzò, cercando di prendere il
piatto
che Elena teneva in mano. Le sfiorò gentilmente le dita e
lei
provò un brivido che le percorse tutto il braccio. Erano
come
elettrici. Elena quasi scoppiò a ridere.
"Che cosa ci trovi di divertente?" Il vampiro non le era mai stato
così vicino. Prese il piatto dalle mani dell'umana e lo
posò sul tavolo, poi la guardò e, senza nemmeno
pensarci,
posò le sue labbra su quelle di lei per un brevissimo
istante,
fin quando non tornò lucido. Si era promesso che non avrebbe
fatto nulla finchè non sarebbe stata Elena a chiederglielo,
ma
aveva ceduto alla tentazione.
Elena si staccò da lui.
Damon abbassò lo sguardo "Scusami."
In quel momento, Elena capì. Capì come doveva
sentirsi
Damon ogni volta che vedeva lei e Stefan baciarsi, come doveva sentirsi
ogni volta che qualcuno rifiutava il suo aiuto perchè non si
fidava di lui. E fu lì che lei non resistette, fu
lì che
decise di seguire il suo cuore. Si avvicinò a lui, gli mise
una
mano sulla guancia, e poi lo baciò. Non come quando stava
per
morire, non un bacio di pochi secondi. Un vero bacio, un bacio
istintivo.
Quando si allontanò da lui, Damon era rimasto praticamente
paralizzato, si era preparato a un'Elena arrabbiata per ciò
che
aveva appena fatto, e invece lei lo aveva baciato.
"Io..." Elena guardava il pavimento. "Forse è meglio che
vada..."
"Resta qui. Stai qui con me, hai dormito tutto il giorno,
perchè non ci sediamo a chiacchierare sul divano?"
Damon Salvatore voleva chiacchierare? Ok. C'era un motivo per cui aveva
iniziato a piovere ancora più forte. Ma era così,
il
vampiro voleva parlare con lei, solo parlare, almeno per quella notte.
Voleva sapere come stava, come si sentiva, voleva chiarire i suoi
sentimenti.
"...ok..." Elena si sedette sul divano e aspettò che Damon
finisse di sparecchiare. Poi, si sedette anche lui e iniziarono a
chiacchierare come due normali persone. Entrambe umane, entrambe
innamorate.
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Goodbye Brother cap. 11
Goodbye
Brother
Capitolo 11
Elena e
Damon, avevano parlato per
tutta la sera, finchè la giovane umana non si era
letteralmente
addormentata sul vampiro, non che la cosa gli dispiacesse. Aveva preso
la sua testa e l'aveva appoggiata sul suo petto, ed era rimasto
lì, per ore, fin quando non era arrivato il mattino.
L'umana e il vampiro avevano parlato molto quella notte, lei gli aveva
raccontato come si sentiva, che cosa provava quando pensava a cosa le
aveva fatto Stefan e a quanto, nonostante tutto, le mancasse. Lui le
aveva detto che questo non cambiava le cose: avrebbe continuato a
cercarlo, questa volta da solo, e l'avrebbe riportato a casa. Elena lo
aveva ringraziato sorridendo, e ancora una volta il vampiro aveva
sentito la sua parte umana riaffiorare in superficie, come tutte le
volte che stava con lei. Niente era stato detto sul bacio che si erano
scambiati quella sera.
"Qui dice che c'è un modo per uccidere un originario
diventato
ibrido, ma solamente chi è come come lui, esistente
dall'origine, ma nell'altro mondo, sa come si fa. Che vuol dire?" Elena
stava leggendo un grosso libro trovato nella libreria di casa Salvatore.
"Esistente dall'origine vuole dire, chi è un'originario e
che si
trova nell'altro mondo... beh, deve essere morto, l'altro mondo
è quello dei morti." Damon faceva avanti e indietro, come se
fosse nervoso, ma sappiamo tutti che Damon Salvatore non è mai nervoso.
"Che? Nel mondo dei morti?" Elena scuoteva la testa come per dire "non
è possibile."
"Si, si dice che in quel mondo, si acquistano conoscenze che non si
hanno in questo."
"Ah." Elena guardò fuori dalla grande finestra, pioggia,
ancora.
"Ehi, tranquilla, troveremo una soluzione." Damon si era seduto
affianco a lei, sul grosso divano. "Ricordi chi sono io, Damon
Salvatore trova sempre una soluzione."
"Lo spero." Sussurrò Elena.
"Beh, io dovrei... andare a fare colazione... è un po' che
non mangio."
"Oh.. certo. Io vado a casa, vedo come stanno Jeremy e Alaric e poi
magari passo da Caroline..."
"Ci vediamo oggi pomeriggio qui?"
"Si."
Mentre Elena si avviava all'uscita, Damon urlò "Grazie per
questa notte, principessa, è stata fantastica"
Elena non rispose nulla al vampiro, si limitò a sorridere,
ma, nella sua testa, tre paroline fluttuavano: anche per me.
Stefan, da quando aveva bevuto il sangue de Elena, non si era ancora
nutrito. Non aveva il coraggio e farlo, e inoltre, aveva un piano. Un
piano, forse il più stupido che avesse mai ideato, ma un
piano.
Avrebbe cercato di "disintossicarsi" dal sangue umano da solo, e una
volta riuscito, sarebbe andato da Elena. Doveva vederla, doveva
scusarsi, ma non intendeva metterla in pericolo. Infine, avrebbe
trovato un modo per uccidere Klaus, non aveva la minima idea di come
avrebbe fatto, ma l'avrebbe trovato.
Klaus, era andato per la terza volta a caccia di qualche bellissima
ragazza e lui, si trovava da solo sotto la pioggia scrosciante. Avrebbe
mangiato un coniglio, decise. E lo fece, pochi minuti dopo aveva
mangiato un coniglietto bianco, ma non gli era bastato, ne voleva di
più e di qualità migliore.
Fece per avvicinarsi al centro abitato, quando un pensiero gli
balenò nella mente.
Elena. No.
Non poteva, doveva riuscire a smettere. Ci doveva almeno provare. E
così, si avviò verso il bosco, in cerca di altri
coniglietti.
"Jeremy, mi hai fatto preoccupare con quella chiamata! Che è
successo?" Bonnie era appena entrata in casa del fidanzato, Elena era
seduta sul divano.
"Non ha voluto dirmelo, diceva che dovevamo aspettare te."
"Un attimo di pazienza, per favore. Andiamo di sopra a parlarne."
Jeremy si avviò di corsa al piano superiore.
Una volta in camera sua, il ragazzo chiuse la porta, Bonnie si sedette
sul letto, affianco ad Elena. "Bene. Parla."
"Promettete di non dare di matto appena ve lo dirò? E
soprattutto di credermi anche se sembra una cosa impossibile?"
"Così mi spaventi, Jeremy."
"Promettetelo."
"Lo promettiamo" Risposero le due amiche, in coro.
"Posso vedere i morti. Vampiri e non."
Silenzio. Nessuno parlava. Bonnie era sbiancata, Elena non sapeva se
chiamare direttamente il manicomio o cercare di capirci di
più.
"Ecco. Appunto." Sussurrò Jeremy, lievemente arrabbiato.
"Bonnie, è possibile una cosa del genere?" Elena si rivolse
all'amica.
"Io... non lo so... Jeremy tu ne sei... completamente... sicuro?"
"Si.. ok. Ascoltate. So che sembra folle, ma io ho visto Anna e Vickie.
Anna mi ha spiegato che quando sono morto, quando lo sceriffo mi ha
sparato, ho avuto un contatto con il mondo dei morti e quando tu
Bonnie, mi hai riportato indietro, ho acquistato la capacità
di
vederli... Anna... Anna dice che forse sono in grado di incontrare
mamma e papà." Jeremy guardò Elena.
"Devo controllare su qualche libro di magia... Ma come, si insomma,
come fai a chiamarli?" Bonnie iniziava a prendere la cosa seriamente.
"Sono sempre comparsi loro, è questo il problema, ho bisogno
del
tuo aiuto, forse essendo una strega, se in grado di aiutarmi ad
avocarli." Jeremy si era avvicinato alla sua fidanzata.
Elena li interruppe. "Jeremy? Hai detto che puoi vedere i morti? Tutti
i morti?"
"Io... io penso di si... perchè?"
Un originario, un originario morto. Katherine le aveva detto che Klaus
aveva ucciso Elijah, suo fratello, un originario. A Elena si
illuminò il viso. "Questa è la cosa
più bella che
ci potesse mai capitare."
Dopo aver raccontato tutto ciò che aveva letto sul quel
libro a
Jeremy e Bonnie, Elena guidò fino a casa Salvatore. Scese
dalla
macchina e si fermò nel giardino della casa. Per la prima
volta
da quando Stefan era andato via, Elena si sentiva bene, aveva una
speranza. Un piccolo bagliore di luce in una grota oscura.
Guardava il cielo, con le gocce di pioggia che si infrangevano sul suo
angelico viso.
"Elena? Ma che stai facendo? Ti becchi un accidente." Damon dietro di
lei la guardava con un espressione sbalordita. Che fosse diventata
matta?
"Damon, so come fare. Cioè non so come fare, ma so chi
può farlo."
Si, era diventata matta. Damon le andò incontro, la prese in
braccio e la trasportò fino al pianerottolo di casa
Salvatore.
"Ora mi fai il favore di entrare in casa e di asciugarti vicino al
camino, poi mi spiegherai tutto." Erano vicini, completamente bagnati.
Elena dimenticò perfino che cosa doveva spiegare.
Dimenticò, come al solito tutto.
Sembrava che tutte quelle gocce che a lei erano cadute sul viso, a
Damon fossero entrate negli occhi, rendendoli ancora più
limpidi. E lì, sul pianerottolo di casa, come due
adolescenti al
primo appuntamento, si baciarono.
L'umana gli mise le braccia attorno al collo e il vampiro la cinse per
i fianchi. Per qualche minuto, che ad entrambi sembrò un
eternità, rimasero così. Poi, quando si
staccarono, Damon
sussurrò, con la voce più vellutata che l'umana
avesse
mai sentito, nel suo orecchio "E' la terza volta che mi baci, devi
iniziare a darmi qualche spiegazione." Ma Elena sapeva quale fosse la
spiegazione. Lo amava.
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Goodbye Bother cap. 12
Goodbye
Brother
Capitolo 12
Sutto
il portico di casa Salvatore,
un vampiro e una giovane umana si guardavano negli occhi. Quelli di lui
erano di un azzurro intenso, quelli di lei di un bellissimo color
cioccolato fondente.
"Io..." Elena era diventata tutta rossa. E adesso cosa gli avrebbe
detto?
"Perchè, sai, continui a dire che sarà sempre e
solo
Stefan, ma è già la terza volta che mi baci e
inizio a
dubitare di quelle parole."
"L'ho fatto perchè sono felice, tutto qui."
"Oh, beh, io starei attenta, un giorno o l'altro potresti baciare
persone come il postino. E non sarà un'esperienza bella come
quella di oggi, credimi"
"Entriamo? Ho freddo." In realtà, Elena provava tutto tranne
che freddo, anche perchè pioveva si, ma era luglio.
Una volta in casa, Elena si sedette sul divano e Damon rimase in piedi,
di fronte a lei. I capelli corvini completamente bagnati, aderivano
alla sua fronte, era davvero bello.
"Allora, mi vuoi spiegare perchè era così di buon
umore?"
"Jeremy, può vedere i morti. Quando gli hanno sparato,
è
entrato nell'altro mondo e ha stretto dei legami con esso. Il che vuol
dire che è in grado di vedere anche Elijah."
"Può vedere sia umani che vampiri?"
"Si. Ha visto Vickie e Anna. Lei gli ha detto che i vampiri e gli
umani, quando muoiono, vanno tutti nello stesso posto." Damon
alzò lo sguardo e fissò Elena.
"Come li chiama?"
"Non lo sa. Anna è comparsa da sola. E' quello che dobbiamo
scoprire."
Damon si avvicinò ad Elena, si fermò a pochi
centimetri
dal suo viso. "Oh, allora ci dobbiamo dar da fare." Soffiò.
Elena perse conoscenza ancora una volta. No, non poteva, se avesse
ceduto di nuovo, Damon avrebbe preteso
delle spiegazioni. No. No. No.
"Devi smetterla!"
"Di fare che?"
"Di avvicinarti così tanto a me." Elena aveva urlato.
"Per quale motivo, eh?" Il vampiro era corso dietro il divano e aveva
avvicinato le labbra all'orecchio dell'umana. "Forse perchè
se
mi avvicino troppo perdi il controllo, non rispondi delle tua azioni..
sono troppo attraente o affascinante? Del resto, come si fa a non
amarmi?" La sua voce era velluto. Soffice velluto. Elena si
alzò, non sapendo nememno lei con quale forza di
volontà.
"Piantala!" Una lacrima le era scesa silenziosa. Perchè
doveva essere tutto così difficile?
"Sei solo una bambina viziata. Sei come Katherine." Sbottò
il
vampiro. "Abituata ad avere tutto e tutti ai tuoi piedi, ma io non ci
casco."
"E tu come al solito, non capisci nulla." Elena stava piangendo.
Cavolo. Era sempre stata una donna forte, ma ultimamente le lacrime
facevano di testa loro. Prese la borsa e uscì da casa
Salvatore.
Damon prese una bottiglia di ottimo Scotch invecchiato e
iniziò
a sorseggiarla seduto sul divano. Aveva veramente esagerato. Il suo
angelo non se lo meritava.
Elena non era mai stata così nervosa e così
arrabbiata in
tutta la sua vita. Come poteva dire cose del genere? Era un bastardo...
un brutto vampiro arrogante.. e.. e così bello e...
arrogante...
e con occhi color della pioggia e... attraente. L'umana
sbuffò
rumorosamente. No. Non poteva pensare a lui in quel modo, insomma Damon
era un amico, si un amico. No, ok, non lo era. Lei stessa aveva ammesso
di amarlo, ma l'aveva ammesso solamente a se stessa, non era pronta per
farlo sapere anche a lui. La cucina di casa sua non le era sembrata mai
così in disordine, nemmeno quando cucinava zia Jenna. Doveva
riordinare tutto, le avrebbe tenuto la mente occupata e le avrebbe
evitato di pensare a Stefan e a... si insomma, le avrebbe evitato di
pensare.
"Possiamo parlare?" Il vampiro dagli occhi azzurri era comparso
improvvisamente nella stanza, facendo sussultare Elena.
"Non c'è nulla da dire."
"Elena, mi dispiace ok? E' solo che non puoi continuare a comportarti
come se niente fosse."
"Vuoi che ti dica che ti amo Damon? Eh? Cosa vuoi?" Dalle mani di Elena
era scivolato un bicchiere, che si era rotto cadendo a terra, l'umana
di chinò per raccoglierne i pezzi e con lei anche il vampiro.
"Voglio che tu mi dica quello che provi, so che non mi ami, ma prova a
spiegarmi quello che senti." Damon sussurrò. Lui pensava che
lei
non lo amasse, oh, come si sbagliava. Prendendo in mano un pezzo di
vetro, la giovane si tagliò il palmo della mano, e gocce di
sangue iniziarono ad affiorare dalla ferita.
"Non ho mai conosciuto nessuno così...così..." Il
vampiro
sospirò. Elena non parlò. Damon sparì
per un
secondo e quando tornò, in mano aveva un rotolino di garza.
"Dammi la mano."
L'umana allungò la mano e il vampiro la prese tra le sue,
poi
iniziò a fasciarle la ferita. Era sempre così
premuroso
con lei, qualunque cosa succedesse, lui c'era sempre per lei. Era
incredibile. All'inizio aveva avuto paura di lui, poi poco a poco aveva
visto affiorare la sua parte umana e quando lui le aveva detto di
amarla, lei era quasi felice perchè l'amore era un
sentimento, e
Damon Salvatore aveva ammesso un suo sentimento. Certo, non era il
classico ragazzo innamorato, ma nel suo modo "contorto" come lo
definiva Elena, era in grado di dimostrare tutto l'amore che provava
per quella giovane umana.
Elena lo guardò, intento a fasciarle la mano, poi
capì
che doveva sapere, capì che non si meritava dopo quanto
aveva
sofferto, di essere rifiutato un'altra volta, lei non voleva
rifiutarlo, lei lo voleva, lo amava.
"Damon, io ti amo."
Le mani del vampiro si fermarono, la sua testa si alzò, i
suoi
occhi cercarono quelli di Elena. L'umana era sicura che se avesse visto
un fantasma, sarebbe sbiancato di meno.
"Che dici? Stai delirando, hai la febbre?" Damon toccò la
fronte
di lei, era fresca. Come faceva a non crederle? Insomma, lui stesso
aveva detto che era impossibile non amarlo, ed Elena, concordava in
pieno, anche se lo aveva capito solo ora.
"Damon sono seria, non sono mai stata così lucida. Ti amo.
Ho capito,
di amarti. L'ho capito quando stavo male e non cercavo altro che la tua
compagnia, l'ho capito quando con i tuoi abbracci mi facevi dimenticare
Stefan. Ti amo."
"Ma..."
"Fammi finire. Ti amo, ma ho paura. Ho paura di ciò che sta
succedendo, ho paura di far litigare te e Stefan, ho paura di diventare
come lei. E
io non voglio
essere come lei, Damon. Non voglio. Da quando Stefan
è
andato via, tu ci sei sempre stato e mi hai sempre aiutata, con i tuoi
sorrisi certe volte mi facevi sciogliere, i tuoi occhi mi trasportavano
in un altro mondo, ma avevo paura, paura di dirtelo e paura che potessi
soffrire ancora, e farei di tutto, pur di non vederti soffrire
più."
Il vampiro avrebbe voluto rispondere con altre mille parole, dirle che
non era come Katherine, che sarebbe andato tutto bene ma era
come
se si fosse dimenticato come si fa, invece, si ricordava bene come si
faceva un'altra cosa, e la fece. Damon la baciò, la
baciò
come non aveva mai fatto prima. La baciò prendendole il viso
tra
le mani, avvicinando il suo corpo a quello di lei. La baciò,
con
le lacrime agli occhi per la felicità e il dolore provati
contemporaneamente. Damon Salvatore baciò Elena Gilbert.
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
Goodbye Brother cap. 13
Goodbye
Brother
Capitolo 13
Quando, da piccolo, Damon
Salvatore
giocava con i soldatini di suo padre, vecchia collezzione, si sentiva
felice. Quando rincorreva suo fratello per sfilargli la palla da sotto
il braccio e vincere il gioco, si sentiva felice, libero. Ed era la
stessa sensazione che provava ora, solamente cento, mille, duemila
volte più felice di un tempo.
C'erano stati momenti nella sua vita in cui aveva pensato che non
valesse la pena diventare grandi, invecchiare per poi morire e c'erano
stati momenti nella sua non-vita in cui aveva spesso represso ogni
sentimento, ogni paura, ogni emozione. Ma in quel momento, Damon
Salvatore si rese conto che ne era valsa la pena, ne era veramente
valsa la pena. Avrebbe rivissuto quelle sofferenze altre mille volte,
sapendo che alla fine, come ricompensa avrebbe ottenuto lei. Elena.
In quel momento avrebbe rinunciato a qualunque cosa, pur di avere lei.
Si era innamorato di lei come uno sciocco umano, ma ogni volta che le
era stato accanto, non aveva potuto far a meno di proteggerla, la amava
e glielo aveva anche confessato, ma mai, mai in tutta la sua non-vita,
Damon aveva pensato di poter essere amato, mai avrebbe creduto che un
giorno qualcuno l'avrebbe baciato perchè provava qualcosa
per
lui che non fosse desiderio e lussuria.
C'era stata Katherine, certo, la aveva amata moltissimo, ma
aveva
scoperto solo 145 anni dopo di non essere mai stato ricambiato, di
essere stato usato come lui aveva usato centinaia o migliaia, ormai
aveva perso il conto, di ragazze. Ciò che stava vivendo in
quel
momento, non poteva essere reale, non poteva. Come poteva amarlo? Era
un sogno, si, doveva essere un sogno. E lui, non intendeva svegliarsi.
Avevano provato di tutto. incantesimi su incantesimi, pozioni magiche
ed addirittura erbe miracolose. Nulla. Jeremy non aveva visto nemmeno
l'ombra di Anna, di Vickie o di qualsiasi altro abitante dell'altro
mondo. Bonnie era sfinita, seduta sul letto del fidanzato guardava il
soffitto.
"Non capisco."
"Hai fatto tutto il possibile, non ci resta che attendere, prima o
poi qualcuno si farà vivo."
Bonnie rise per il gioco di parole e Jeremy se ne accorse.
"Oh, beh si, prima o poi arriverà qualcuno."
"Speriamo."
Jeremy si sedette accanto alla strega sul suo grande letto e la
guardò. "Grazie" Esclamò quasi sottovoce "Grazie
per
quello che fai, nessuno mai ti ringrazia quanto dovrebbe. Diamo sempre
tutto per scontato."
"No, una persona c'è stata..." Bonnie quasi non
scoppiò a ridere ricordando chi fosse stato.
"Beh, Elena è tua amica e..."
"Non mi riferivo ad Elena, ma a Damon."
"Damon avrebbe fatto cosa?"
"Beh lui, si, mi ha ringraziata." Bonnie si guardò i piedi,
come
per riflettere. "Quando ho fatto quell'incantesimo a Klaus."
"Wow. Sta facendo davvero passi da giagante."
"E pensare che è tutto merito di tua sorella."
"Ah, si. Come ci si riduce per amore." Jeremy muoveva la testa in segno
di disapprovazione.
"Ehi!" Bonnie si alzò dal letto.
Jeremy rise. "Scherzavo, scherzavo"
"Sarà meglio per te. Conosco alcuni incantesimi davvero
divertenti..."
"Tipo questo?" Jeremy si alzò e baciò la
strega. Poi, la ritrascinò sul grande letto.
Stefan e Klaus si trovavano in bar di periferia comodamente seduti al
bancone.
"Chi è questo Michael?
"Un vampiro che, beh, diciamo che mi deve un favore."
"Oh, all'epoca devi essere stato davvero generoso, quanti favori che
hai fatto."
Klaus fece un smorfia. "E' arrivato."
I due vampiri, quasi contemporaneamente si girarono verso la porta di
ingresso, il bar era molto pieno, ma non fu difficile identificare il
vampiro: capelli lunghi fino alle spalle color del rame e occhi verdi
come foglie di quercia.
"Uno anche per me" Il vampiro si girò poi verso
l'originario. "Klaus, vecchio amico mio."
"Posso presentarti Stefan Salvatore, viaggiamo insieme."
"Oh, è un piacere, ho sentito molto parlare di te e di tuo
fratello." Poi si voltò verso Klaus "Tu e i tuoi stupidi
favori,
che cosa devo fare per te?"
"Voglio che vai a fare una visitina a una certa persona di Mystic
Falls."
"Mmm.. Mystic Falls, si mi piace. Non ci sono mai stato."
"Comunque sia, voglio che vai a trovare un certo Damon e voglio che tu
gli ricordi chi comanda qui, per i miei gusti è andato
troppo
oltre."
"Non puoi farlo! Avevi detto che non faceva parte del piano." Stefan
stringeva un bicchiere di Ruhm in mano.
"Ho cambiato idea." L'originario non si era nemmeno voltato per
rispondere a Stefan. "Ah e dovrai prendere un libro, devi cercarlo in
casa, ha una copertina rossa, libro di magia dell'800, non tornare
senza quel libro."
"Perchè è così importate un libro?"
"Non ha importanza, portamelo e basta."
"Chi ti dice che sia a casa nostra?"
"Dovete averlo voi per forza." Klaus guardò il barista "Un
altro per favore."
"Ah, Klaus, sempre in mezzo ai guai... quando ti godrai la tua vita da
vampiro o lupo, quello che sia, in santa pace?" Michael aveva alzato il
bicchiere, come per brindare. Klaus prese il suo e fece lo stesso
gesto.
"Quando avrò raggiunto il massimo potere, amico mio." Risero
insieme, mentre Stefan già escogitava un piano, guardando le
tenebre fuori dalla finestra.
Elena aveva bisogno di una doccia. Si, la doccia aiutava sempre a
scacciare via le preoccupazioni e trovare una soluzione, almeno con lei
aveva sempre funzionato. L'acqua calda che scorreva sul suo corpo le
aveva sempre dato conforto, quasi come se fosse una persona.
Quella sera lei e Damon si erano baciati, lui le era sembrato un
bambino che veniva portato per la prima volta sulle giostre, aveva
visto nei suoi occhi come una scintilla e la cosa aveva reso felice
anche lei. Damon se lo meritava, meritava di essere felice. Era lei
l'egoista che pensava solo a se stessa, che amava entrambi i fratelli.
Pianse. Elena pianse, le lacrime si confondevano con l'acqua calda che
scorreva verso il basso.
Una volta finita la doccia e asciugati i lunghi capelli scuri, si
vestì e si mise nel letto, era molto tardi, e di sicuro
l'indomani avrebbe avuto le occhiaie, ma non le importava
più di
tanto. L'Elena di prima, quella sempre attenta ai vestiti, all'aspetto,
al trucco, sembrava essersi volatilizzata.
Cercò di prendere sonno, formulando un ultimo pensiero
rivolto
al maggiore dei fratelli Salvatore, quello con gli occhi color della
pioggia, quella stessa pioggia che ancora scrosciava all'esterno.
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
Goodbye Brother cap.14
Goodbye
Brother
Capitolo 14
Elena guardò
l'orologio, era
tremendamente in ritardo ma, proprio non riusciva ad uscire di casa.
Che cosa sarebbe successo? Aveva detto a Damon di amarlo, finalmente
gli aveva detto ciò che provava veramente. E poi? Dovevano
ancora trovare Stefan e di sicuro avrebbero passato moltissimo altro
tempo insieme, non che la cosa le dispiacesse, e a questo, Elena non
aveva pensato quando si era "dichiarata".
Prese coraggio, fece un respiro profondo e attraverò la
soglia
di casa sua. Finalmente aveva smesso di piovere, anche se del sole non
c'era traccia. Arrivata al pensionato, un Damon
più bello
che mai, con una camicia nera, le aprì la porta ancora prima
che
bussasse.
"Ehi, ciao." Elena gli sorrise.
"...principessa..." Damon le fece segno di entrare.
Dovevano assolutamente trovare un modo per riuscire a chiamare Elijah e
farsi spiegare da lui come era possibile uccidere un
ibrido-originario-vampiro. L'umana solo a pensare quelle tre parole
assieme, trasalì. "Allora, da dove cominciamo?"
"Beh..." Il vampiro si avvicinò ad Elena e le diede un bacio
sulla guancia, il contatto fu così delicato che all'umana
quelle
labbra sembrarono una piuma. "Io direi..."
"Damon!" Elena voleva un altro bacio, e poi un altro ancora, ma
ovviamente non glielo disse, non potevano perdere tempo.
"...dalla libreria." Il vampiro scoppiò a ridere, poi dopo
essersi ricomposto aggiunse "Dobbiamo cercare sui libri di magia o di
leggenda."
"Ok."
Cercarono su ogni libro presente in quell'enorme libreria, ogni singolo
volume, ogni singola pagina. Elena aveva una fame pazzesca e dopo aver
dato uno sguardò all'ora capì perchè:
erano le
quattro di pomeriggio.
Il vampiro tirò fuori un libro dalla copertina rossa e
iniziò a sfogliarlo.
"Ah, non c'è speranza. Nemmeno qui c'è nulla a
proposito
di come chiamare un defunto dall'altro mondo." Disse l'umana posando
l'ultimo libro per terra.
"Vieni a vedere." Damon era come rimasto come folgorato da una pagina
di quel volume rosso che teneva in mano.
"Cosa sono?"
"Sembrerebbero formule magiche. E qui parla dell'altro mondo." Damon
indicò delle piccole scritte a fondo pagina.
"Devo portarlo a Bonnie, forse lei ci capirà qualcosa in
più, potrebbe essere l'incantesimo giusto da us..." Il
vampiro
aveva messo un dito sulle labbra di Elena.
"C'è qualcosa che non va."
L'umana non sentiva o vedeva nulla, ma di sicuro i sensi del vampiro
era molto più sviluppati. Restarono in silenzio per un
minuto
intero, poi, anche l'umana potè udire dei passi.
Klaus aveva appena finito di gustarsi due belle e giovani ragazze, il
cielo era di nuovo tornato nero, segno che presto avrebbe di nuovo
piovuto. Meglio. Al vampiro piaceva la pioggia, ma ciò che
gli
piaceva ancora di più erano i tuoni ed i lampi. Rendevano la
caccia molto più divertente, spaventando le giovani che
inseguiva. Entrò nell'albergo e salì fino in
camera.
Legato al letto, Stefan Salvatore fissava la finestra aperta da cui
entravano soffiate di vento, intorno a lui, tanti rametti di verbena.
L'originario li aveva personalmente posti accanto al vampiro.
"Niente di personale Stefan, ma puoi ben capire che non posso correre
il rischio che tu vada a salvare il tuo caro fratello. Inoltre, ho
bisogno di te, qui."
"Come fai a toccare la verbena senza farti male?" L'orginario, che
stava ritirando tutti i ramoscelli in una scatola, fece una smorfia.
"Sono un ibrido e per di più originario, non mi faccio
fermare da due piantine." Ruppe le catene che legavano Stefan.
"Sai che non scapperò?"
"Oh, non lo farai. Sono più veloce di te, ti prendere
comunque e
inoltre, ciò che ti sto per raccontare ti
interesserà
molto." Fece una breve pausa. "Voglio finalmente spiegarti
qual'è il mio piano, anche se penso che tu lo abbia
già
immaginato."
Stefan lo aveva fatto tantissime volte ma non aveva trovato una vera e
propria spiegazione. "Vai avanti."
Klaus sorrise. "E' semplice. Voglio impssessarmi di tutti quei
territori appartenuti a vampiri molto tempo fa. Voglio che i vampiri
tornino a regnare in questo mondo, a cominciare da Mystic Falls, voglio
che ai più forti, sia dato ciò che gli spetta."
"Con te al comando ovviamente, ora che sei il più forte e
nessuno ti può uccidere."
"Esatto Stefan, ma, per completare questo piano prima devo disfarmi di
quei guastafeste di tuo fratello e la sua,
ops, tua fidanzata." L'originario sorrise. Il vampiro invece, non mosse
un muscolo. Al momento l'unica cosa che gli importava era che Elena e
Damon fossero al sicuro, al resto ci avrebbe pensato quando sarebbe
tornato. Se sarebbe
tornato.
Il piano che aveva ideato era l'unico che poteva essere ideato in
quelle condizioni, ma non dipendeva da lui la sua riuscita
bensì
da Michael, il vampiro centenario che doveva un favore a Klaus. Quello
che Klaus non sapeva, era che doveva un favore anche a Stefan e il
vampiro ne aveva approfittato, scendendo a patti con lui. Gli aveva
chiesto di non uccidere Damon e di non toccare Elena; Michael era
sembrato molto indeciso sul da farsi, ma alla fine aveva accettato la
proposta di Stefan, almeno così sembrava.
Il più
giovane dei fratelli
Salvatore era rimasto colpito, anche perchè se Klaus avesse
scoperto che Michael non aveva fatto ciò che lui gli aveva
chiesto, senza ripagare il favore, sarebbero stati guai per entrambi.
Ma Michael era disposto a rischiare e, chiaramente, anche Stefan.
"Bene, bene. Tu devi
essere il
più vecchio dei Salvatore, e tu..." Michael
guardò Elena
come se fosse qualcosa che si mangia "..tu sei decisamente Elena"
Sorrise.
"Che cosa vuoi? Chi
sei?" Damon si mise ad Elena, con gli occhi color mare ridotti a due
piccole fessure.
"Calmati Salvatore."
Michael
guardava il libro rosso che Damon teneva nella mano destra. "Voglio
quel libro, e poi, voglio darti un messaggio da parte di Klaus"
"Quel bastardo non ha
ancora capito che mandare i suoi seguaci non serve niente? Vattene, non
avrai un bel niente da me."
"Non sono un suo
seguace, semplicemente gli devo un favore, e io sono sempre stato
un'uomo di parola, con tutti."
Damon strinse il polso di Elena con la mano libera. Sentiva il dolce
respiro della ragazza sul collo, l'avrebbe protetta, a qualunque costo,
non avrebbe permesso a quello stupido vampiro nemmeno di sfiorarla.
"Non mi interessa. Non avrai quel libro, vattene."
"Come vuoi, allora lo prenderò con la forza." Detto questo,
Michael si fiondò su Damon.
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
Goodbye Brother cap. 14
Goodbye
Brother
Capitolo 15
La
pioggia cominciò a scendere all'improvviso. Elena la sentiva
scrosciare all'esterno, in quel silenzio che faceva più
rumore
dei tuoni. Damon, era sdraiato a terra, non riusciva a muovere nemmeno
un muscolo. Michael, davanti a lui, in piedi, stringeva tra le forti
dita un libro rosso.
L'umana aveva paura,
ne aveva
davvero. Non ne aveva per se stessa, come al solito, ne aveva per
Damon. Non poteva fare nulla per aiutarlo, e la cosa la faceva andare
fuori di testa. Come sempre, era lei quella da salvare, la damigella.
Ma lei si era stufata, per una volta, voleva essere utile, voleva
essere lei a salvarlo. Ma erano ormai diversi minuti che guardava senza
fare nulla. Michael si era fiondato sul vampiro dagli occhi azzurri e
lo aveva colpito in pieno stomaco, stendendolo a terra. Damon,
considerando che erano quasi due giorni che non si nutriva e che
l'ultimo sangue che aveva bevuto non era sangue fresco, era
già
tanto se non aveva perso i sensi.
"Klaus non vuole che
ti impicci nei suoi piani, l'hai già fatto una volta e non
gli è piaciuto."
"Oh, non pensavo fossi
la sua balia." Damon si era rialzato. Michael lo spinse contro il muro.
"Ringrazia che ho
fatto un patto
con tuo fratello e che non ti posso uccidere, se avessi potuto
scegliere non avrei aspettato due minuti di più."
Ringhiò
il vampiro. Poi, lo lasciò cadere a terra, non dopo avergli
piantato una scheggia di legno nel fianco. Elena non l'aveva notato, ma
un libreria intera in legno, era caduta al suolo, rompendosi in diversi
punti.
"Bene" Michael
guardò Elena e gli fece un inchino. "Io devo andare, scusa
per il disturbo."
"Aspetta!" Elena si
era inginocchiata vicino a Damon e lo stava aiutando ad alzarsi. "Come
hai fatto ad entrare in casa?"
Michael sorrise.
"Credo di essere
l'unico vampiro esistente che sia in grado di entrare senza essere
invitato. Lunga storia, vecchio incantesimo, ormai andato disperso. Non
a caso Klaus ha scelto me."
"Hai, hai visto
Stefan?"
"Sta bene, non
preoccuparti. Sono sicuro che lo ritroverete, io tifo per voi."
"Ma non mi dire."
Damon lo fissò con aria di sfida.
Il vampiro centenario
sorrise
ancora. "Ci si vede, Salvatore." Poi fissò Elena e sorrise,
un
sorriso che all'umana sembrò tutto tranne che cattivo o
malizioso. Infine, scomparse dalla loro vista.
"Allora?"
"Eccolo. Posso almeno
sapere a cosa ti serve?"
"A rimanere in vita."
Klaus, seduto
sullo sgabello del bar guardò accuratamente la copertina
come
per controllare che fosse quello giusto.
"Bene,
perciò il mio favore è stato ricambiato. Posso
andare?"
"Certamente."
"E' stato un piacere
conoscerti, Salvatore." Michael gli strinse la mano.
"Anche per me,
Michael..."
"Oh, niente cognome,
ti prego." In
realtà, Stefan conosceva il cognome del vampiro, ma doveva
mantenere su il teatrino per non far capire nulla a Klaus.
L'originario strinse
la mano a Michael e dopodichè, il vampiro uscì
dal bar.
"Bene, ora che ci
siamo tolti
questo enorme sassolino dalla scarpa, possiamo procedere con il piano."
Klaus guardò Stefan "Vado a cercare qualche bella turista,
aspettami qui, torno subito." Non appena l'originario fu fuori dal
locale, una cameriera si avvicinò a Stefan, porgendogli, in
silenzio, un tovagliolino di carta, lui lo prese in mano e lesse
ciò che c'era scritto: tuo
fratello sta bene e anche la ragazza. Buona fortuna, ti
servirà.
Stefan
strappò il tovagliolo
in mille pezzi e lo gettò nel cestino più vicino.
Poi,
dopo aver ordinato un drink, sorrise per il sollievo.
Damon era seduto sul
letto ed Elena, lo guardava preoccupata.
"Fammi... fammi vedere
la ferita."
"C-Cosa?"
"Togliti la camicia
senza troppi complimenti Damon!"
Damon sorrise e poi,
lentamente,
iniziò a sbottonarsi la camicia nera. Dopo due lunghi minuti
non
ne aveva sbottonato nemmeno metà.
"Oh, ho capito." Elena
si
avvicinò a lui e sbottonò il resto della camicia,
poi la
sfilò dal perfetto corpo del vampiro, passando con le sua
calde
mani su quella pelle nuda. Ok. Damon Salvatore era davvero il vampiro
più sexy che avesse mai visto, non solo per ciò
che Elena
vedeva, ma anche per come si sentiva. Guardò la ferita, era
pronfonda, ma si stava rimarginando, anche se molto lentamente.
"Damon, è
tanto che non ti nutri?"
"Principessa, non ti
preoccupare..."
"Rispondi." Il tono
dell'umana era autoritario. Quasi fosse sua madre.
"Quasi due giorni, non
ho avuto tempo."
"Non hai avuto tempo?
Damon, sei un
vampiro! Puoi passare tutta la notte e nutrirti di sangue ed essere
perfettamente sveglio tutto il giorno seguente."
Il vampiro rise. Ah,
se solo lei
sapesse cosa lui aveva fatto quella notte... era stato per cinque ore a
fissare la luna e a immaginare una vita con Elena, una vita con il suo
angelo, aveva programmato le gite al mare e le cenette romantiche,
aveva immaginato la loro prima notte insieme. Si era completamente
dimenticato di non essere umano e di doversi nutrire, si era
completamente dimenticato di dormire, si era completamente dimenticato
di tutto che non fosse lei.
"Damon, non
è divertente. Se
quel vampiro fosse venuto ad ucciderti?" Elena sospirò.
"Dobbiamo far rimarginare questa ferita in fretta, prendi il mio
sangue, poi ti porto qualche sacca da sotto." L'umana
allungò il
suo polso verso le labbra del vampiro.
"No, non esiste." Non
l'avrebbe fatto nemmeno se fosse stato in punto di morte. Lei non era
un oggetto, era troppo preziosa.
"Ti prego."
"Ho detto di no!" Il
vampiro disse quella frase in un tono che fece quasi rabbrividire Elena.
"Perchè no,
Damon? Ne hai bisogno."
"Tu non capisci,
Elena. Io... io
prendo il sangue da bamboline che reputo insignificanti e tu per me,
sei tutto, tranne che insignificante. No, non voglio farlo."
Elena lo
guardò. Lo amava,
ancora di più del giorno prima, ancora di più di
un
minuto prima. Questo era il Damon che lei aveva visto in quel corpo con
l'anima di pietra, questo era ciò che lei intendeva con "sii
superiore". Non si sarebbe di certo arrabbiata se lui avesse preso il
suo sangue, ma vedere che Damon Salvatore, il famelico vampiro
sbana-ragazze rifiutava del sangue fresco e pulsante, era di certo una
cosa che poteva far piacere.
Lei lo
baciò, lo
baciò mentre la pioggia ancora scrosciava all'esterno, lo
baciò mentre il silenzio inondava la stanza. Lo
baciò con
tutto l'amore che provava per lui. Damon restituì il bacio e
invece di incrementare, la fame cessò. Cessò ogni
cosa,
tranne il desiderio che provava per lei. E come se la sua voce avesse
deciso da sola, il vampiro glielo chiese.
"Fai l'amore con me
Elena." Damon
la guardò. Le labbra rosse, gli occhi color cioccolato
fondente.
"Questa notte stai con me." Elena lo fissò per un istante, o
meglio fissò le sue labbra e poi, lo baciò di
nuovo. Lo
amava, e voleva, Elena Gilbert, voleva passare quella notte solo con
lui, Damon Salvatore. Forse per la paura appena provata, forse
perchè voleva sfogarsi, forse perchè voleva
sentirsi
protetta, poco importava.
Il vampiro fece
scorrere le sue lunghe dita sulla schiena di lei, coperta da una
semplice canotta.
"Devi.. devi
nutrirti." Sussurrò l'umana contro le labbra carnose del
vampiro.
"Posso aspettare fino
a domani
mattina." Damon le baciò il collo e poi le tolse la canotta.
"Non ti farò del male."
"Oh, questo lo so."
L'umana fece scorrere le dita calde lungo i fianchi del vampiro,
arrivando alla ferita.
"Ahia."
Damon
sorrise, faceva ancora un po' male ma di certo non si sarebbe
preoccupato di quello, non in quel momento.
"Ops..." Risero
insieme e poi il vampiro si distese sulla giovane umana. Era bella come
una dea, anzi, no, come un angelo. Il suo
angelo. Era come una droga, quel suo profumo, quel suo sorriso, quei
capelli di seta, quegli occhi profondi, erano la sua unica voglia, la
sua unica droga. Per un vampiro, davanti a tutto c'è sempre
il
sangue, ma non per Damon Salvatore. Almeno, non da quando aveva
conosciuto lei.
I caldi baci su ogni
centimetro del
corpo, gli indumenti lasciati cadere sul pavimento, il piacere e il
desiderio che cresceva in entrambi. Quella notte, fecero l'amore nel
grande letto con le candide lenzuola. Quella notte, sotto un tetto che
li copriva dalla violenta pioggia estiva, diventarono una cosa sola.
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
Goodbye Brother cap. 16
Goodbye
Brother
Capitolo
16
Era come se
ogni essere vivente, umano o mortale, avesse smesso di
fare ciò che stava facendo a Mystic Falls. Almeno
così
pareva a Damon, che anche con il suo super udito da vampiro, non
riusciva a sentire altro che non fosse tranquillità e pace:
il
caldo sole dopo un'intera nottata di pioggia, la fresca brezza
mattuttina che entrava dalla finestra socchiusa e faceva muovere le
tende.
Un leggero lenzuolo a coprirgli il corpo e, accanto a lui, la creatura
più bella che avesse mai visto. Elena, il suo angelo, era
distesa affianco a lui, nel suo letto; il lenzuolo bianco fino alla
vita e il resto della perfetta schiena scoperta. Gli occhi chiusi, le
guance leggermente arrossate, le labbra socchiuse e i lunghi capelli
castani sparsi sul cuscino. Era il suo angelo, colei che lo aveva
salvato, colei che finalmente aveva fatto l'amore con lui non in cerca
di lussuria o divertimento, ma perchè lo amava.
Il vampiro poteva
sentirne il
respiro regolare. Dio, se era bella! Chiamarla angelo era quasi
riduttivo. Mai avrebbe creduto di poter tenere così a una
persona, di essere capace di amare una persona in quel modo, di non
volere il solamente il suo sangue, ma anche quanlcosa in
più.
Andò davanti alla finestra e vi guardò fuori, il
sole era
appena sorto, si sarebbe goduto ancora quegli attimi con lei. In quel
momento qualsiasi problema o pensiero poteva attendere. E
così,
si ridistese sul letto, vicino alla sua principessa e si
addormentò di nuovo.
La prima cosa che
Elena notò
quando si svegliò, fu quel dolce profumo che tanto adorava e
che
aveva assaporato durante quella notte. Già, ancora le pareva
impossibile, strana e contorta, ma quella notte l'aveva passata con
lui, Damon. Lo stesso Damon che in passato aveva ucciso e trasformato
Vickie, lo stesso Damon che aveva giurato di rendere la vita del suo
fidanzato un'eternità di sofferenze, ma anche lo stesso
Damon
che l'aveva salvata in molte occasioni e c'era sempre stato per lei. Lo
stesso Damon che lei amava e che in quel momento sembrava un Dio greco
sceso dall'olimpo con i capelli neri corvini sul cuscino e gli occhi
color mare chiusi.
Si sentiva bene,
nonostante
ciò che aveva fatto avrebbe sicuramente ferito alcune
persone,
lei stava bene, anzi benissimo. E questo era ciò che la
spaventava. Improvvisamente il vampiro aprì gli occhi.
"Hei, come stai?" Di
nuovo, velluto puro.
"Io non voglio essere
come Katherine. Non voglio essere come lei."
Damon la
guardò con un'espressione triste in volto. "Ti sei
già pentita..."
"No. E' questo il
punto, forse
dovrei esserlo, dovrei sentirmi in colpa per come ho tradito Stefan, ma
non lo sono. Io non riesco a pensare a nint'altro se non a questa
notte, se non a te."
Il vampiro
asciugò una lacrima che scendeva silenziosa dal volto della
ragazza.
"Tu non sarai mai come
lei, Elena.
Tutto ciò che fai lo fai con il cuore. Lei lo faceva
perchè si divertiva, tu lo fai perchè lo senti."
"Damon, io non voglio
farti soffire."
"Dopo tutto quello che
ti ho fatto, Elena, hai detto di amarmi. Non potri essere
più felice."
"Anche io lo sono,
ma... ma ho paura, per te, per Stefan, per questa situazione."
"Lo so. Ma tu, non sei
come lei." Il vampiro la guardò negli occhi per un istante
che sembrò interminabile.
La ragazza gli sorrise
e poi poggò la testa sul suo bellissimo petto nudo.
"Ti amo. Ti amo e ti
amerò sempre. Qualunque sarà la tua scelta."
"Lo vedi, è
colpa tua! Uno non se le aspetta queste cose da te, ma poi tu le fai
e... e mi crolla il mondo addosso!"
"In poche parole sono
troppo sexy!" Scoppiarono a ridere, insieme.
Jeremy Gilbert aveva
appena finito
di vestirsi, intendeva andare a casa Salvatore con Bonnie, sperando di
trovarci Elena. Aveva appena scoperto che la sorellastra non aveva
dormito nel proprio letto quella notte e, anche se non era la prima
volta, era preoccupato.
Un rumore, poi un altro. Ed ecco, che, come dal nulla,
Vicki compare davanti a lui. Jeremy soffocò un urlo per lo
spavento.
"Mi hai spaventato."
"Scusami, ma so che
hai parlato con Anna ed io, beh, ero gelosa."
"Vicki, come stai?
Cioè io... voglio dire..."
La vampira rise. "Beh,
morte a parte, tutto a posto."
"Ho bisogno del tuo
aiuto, ho
bisogno che cerchi una persona nell'altro mondo per me." Jeremy le
aveva preso la mano. "E' davvero importante."
"Dimmi,
vedrò cosa posso fare."
"Devi trovare Elijah,
è un
vampiro originario. Avrei dovuto dirtelo prima, ma non sapevo come
chiamare nè te nè Anna."
"Esiste un incantesimo
per
chiamarci, è l'unico modo per vederci, a meno che l'abitante
dell'altro mondo non scelga di sua spontanea volontà di
comparire." La voce della vampira non era mai stata così
calma e tranquilla.
"Ho.. ho capito.
Allora, farai questo per me?" Il ragazzo parlava sottovoce, per paura
di farsi sentire da Rick.
"Ci
proverò, ma non
sarà semplice. Hai detto che è un originario?
Vuol dire
che è stato il primo dei vampiri?"
"Si.. lui e suo
fratello, Klaus, quello che ha stretto un patto con Stefan."
"Jeremy, non ho
più molto tempo, dimmi, cosa devo chiedere a questo Elijah?"
"Non puoi chiedergli
di comparire? Di mostrarsi a me?"
"Penso di si, ci
proverò. Chiederò ad Anna di aiutarmi... lo sai,
siamo diventate molto amiche."
"Mi fa piacere, anche
se mi mancate"
"Stiamo bene, l'altro
mondo
è un posto bellissimo." Vicki sorrideva. Al ragazzo mancava
quel sorriso, gli mancava tanto. "Ora devo andare, ci vediamo."
Scomparve,
all'improvviso. Jeremy
rimase un minuto a fissare il vuoto e poi, con un minimo di speranza in
più, scese le scale e uscì dalla porta
principale.
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Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
Goodbye Brother cap 16
Goodbye
Brother
Capitolo 17
"Mi stai dicendo che quella
che avevamo trovato era la formula magica per evocare gli abitanti
dell'altro mondo?"
"E che quel bastardo
ha rubato." Damon era comodamente appoggiato al davanzale della
finestra del salotto dei Salvatore.
"Quel bastardo, ti ha
salvato la vita."
Elena lo guardò con uno sguardo di rimprovero. Sarebbe
rimasto
sempre così? Damon sarebbe rimasto ciò che era,
vale a
dire il vampiro più egocentrico e beh, sexy del mondo. La
ragazza lo sperava, amava il carattere del vampiro quando non era
arrabbiato nè triste, solo Damon.
"Comunque sia, Vicki
ha detto che
ci proverà." Jeremy era seduto affinco alla sorellastra sul
grande divano e guardava il vampiro con serietà. Ovviamente
nessuno dei due, Elena e Damon, aveva detto a qualcuno che cosa era
successo anche se il vampiro avrebbe voluto urlarlo a tutto il mondo,
urlare che qualcuno lo amava.
"Non ci serve che lei
provi, ci serve che lei riesca." Damon era calmo, quella frase l'aveva
detta quasi sottovoce.
"Ce la
farà."
"Speriamo." Elena
guardò prima Jeremy e poi Damon. "E adesso che cosa
facciamo?"
"Aspettiamo,
è tutto
ciò che possiamo fare. Intanto, io vado da Bonnie a
raccontarle
tutto. Elena vuoi venire?" Quando pronunciò quella frase, il
ragazzo guardò il vampiro e non l'umana, come se dovesse
chiedere il permesso a lui.
"No, io... Io resto
qui. Ti accompagno fuori."
Elena e Jeremy si
alzarono da
divano e si diressero verso la porta di ingresso. Una volta fuori,
Jeremy non riuscì a non porre una domanda alla sorellastra.
"Elena, perchè hai dormito qui stanotte? E come mai non mi
hai
avvisato?"
"Jeremy.. senti... era
tardi e mi sono addormentata."
"Va bene, ma magari
avvisa in qualche modo la prossima volta, mi sono preoccupato."
"C'è Damon
che mi protegge."
"Lo so. So che farebbe
di tutto per
te e lo apprezzo ma... una chiamata non fa mai male!" Jeremy sorrise.
Era davvero bello quel sorriso, all'umana piaceva tanto.
"Hai ragione. Ci
vediamo a casa stasera" Il ragazzo si allontanò a piedi e
l'umana rientrò in casa Salvatore.
Dopo tre coniglietti
bianchi,
Stefan era sufficientemente sazio. Certo, il sangue umano gli mancava
moltissimo e molte volte aveva delle vere e proprie crisi di nervi, ma
in linea di massima, ce la stava facendo. Sperava con tutto se stesso
che Klaus non sospettasse nulla e cercava di uscire a caccia quando
anche l'originario faceva lo stesso. I vampiri non erano soliti
cacciare insieme e questo rendeva molto più semplice il
piano di
Stefan.
Quando
tornò alla pensione dove lui e Klaus si erano fermati per
qualche giorno, trovò originario ad aspettarlo.
"Stasera partiamo,
dobbiamo muoverci."
"Dove?
Perchè?"
"Andiamo in una
vecchia cittadina
vicino Mystic Falls, da dove finalmente potremo iniziare a scatenare il
panico. Questi stupidi umani non sono altro che il nostro cibo, e
così devono essere trattati. Da lì,
prenderò il
potere."Stefan, in quel momento, si ricordò che dopo due
notti,
sarebbe arrivata la luna piena e si chiese se Klaus, sapesse che cosa
l'avrebbe aspettato. Molto probabilmente, l'unico a non saperlo era
lui. Sarebbe diventato un lupo? Il vampiro non ne aveva la minima idea,
e, in un certo senso, aveva paura.
"Continuo a non capire
questo tuo odio per gli umani."
"Vedi Stefan, ci sono
molte cose
nella vita che non si comprendono. L'odio è un istinto, non
si
può capire, solamente percepire. Siamo le creature
più
forti su questo pianeta, e di diritto ci spetta il potere."
Il più
giovane dei fratelli
Salvatore si avviò verso la porta di uscita "Vado a fare una
passeggiata tra questi 'stupidi' umani, come li chiami tu. A stasera."
Disse, sbattendo rumorosamente la porta.
La scena era alquanto
strana, ma anche triste.
Damon Salvatore era
seduto, a gambe
incrociate, in mezzo a tutti i libri sparpaiati sul pavimento, che la
sera prima erano caduti insieme alla libreria. La testa china,
appoggiata al braccio sul ginocchio. Un silenzio che faceva
rabbrividire. L'umana si avvicinò a lui con passo felpato,
anche
se sapeva perfettamente che il vampiro poteva sentire perfino i suoi
respiri.
Si sedette di fronte a
lui, sulle
ginocchia. I suoi occhi color cioccolato fondente cercarono il mare.
Inespressivi, quegli occhi la fissarono per minuti che sembrarono
interminabili.
Damon, per la prima
volta nella sua
vita, era triste. Era triste e lo sentiva, sentiva la maliconia e la
tristezza in ogni parte del suo corpo. Non aveva represso nemmeno
quell'emozione, aveva imparato a non reprimere più nemmeno i
sentimenti negativi. Sapeva che le probabilità di riportare
Stefan a casa erano poche, anche se avrebbe dato tutto se stesso per
riuscire nell'impresa. Sapeva, di amare Elena alla follia, ma si
sentiva un po' in colpa per ciò che era successo, anche se
l'avrebbe rifatto altre mille volte. Sapeva, infine, che tutta la sua
vita era stata una sofferenza, si, perchè quando riaccendi
l'interruttore, non solo le emozioni di quel momento ti scorrono
dentro, ma anche tutte quelle sofferenze di una vita, ritornano da te.
E come se la giovane e
bellissima
umana avesse letto dentro quella testa così complicata,
posò la sua fronte su quella del vampiro, chiuse gli occhi e
posò le braccia sulla sua schiena, per abbracciarlo.
"Fa' schifo." Dopo due
o tre minuti
in quella posizione si guardarono di nuovo negli occhi. "Soffrire, fa
schifo, Elena." Quasi lo vide piangere. Non riusciva nemmeno a credere
che Damon Salvatore stesse piangendo.
"Lo so." Questa volta
fu il vampiro
ad abbracciarla, così forte da farle male. Poi,
posò le
labbra su quelle della ragazza, per un brevissimo istante e dopo. una
lacrima uscì da quegli occhi. Come una lenta goccia che
scivola
via da un mare di ghiaccio.
"Mi manca essere
umano, Elena. Mi mancano i miei genitori, mi manca Stefan. Io.. io ho
paura di non riuscire..."
Elena gli mise un dito
sulle labbra
e poi, posò la testa del vampiro sul suo petto. Lui poteva
sentirne i battiti del cuore e il profumo dolce che emanava quello
splendido corpo. Rimasero così per minuti interi, forse ore.
Fin
quando tutto quel dolore non scomparve.
YukikoSen
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Capitolo 18 *** Capitolo 18 ***
Goodbye Brother cap. 18
Goodbye
Brother
Capitolo 18
Silenzio.
Solo silenzio. La sua
fronte contro quella del vampiro. Come se volesse prendersi ogni sua
sofferenza, come se non ne avesse già abbastanza, di
sofferenze.
Se fosse stato possibile, lei le avrebbe prese tutte quelle
preoccupazioni, se avesse potuto farlo stare meglio, l'avrebbe fatto.
Ma, da povera umana quale era,
l'unica cosa che poteva fare era
stringerlo forte, stringere quel perfetto corpo tra le braccia, fargli
capire che lei non l'avrebbe abbandonato, mai. Voleva dirgli che non
avrebbe più sofferto, che sarebbe andato tutto bene, voleva
consolare Damon Salvatore, ma non era sicura che quella fosse la
verità, non era sicura che tutto si sarebbe risolto per il
meglio. Lo sperava, ma non ne era sicura.
"Mi sono davvero ridotto male."
"No. Non sei mai stato più umano." Elena gli sorrise. Ah,
Damon adorava quel sorriso. Le sfiorò una guancia.
"Dio, quanto sei bella." Un sussurro, che l'umana sentì
appena.
"Sei bellissima... ma prova a dire a qualcuno che ho pianto, e non
avrò pietà." Questa seconda frase, invece, la
disse ad
alta voce.
"Ah si? E cosa mi farai?"
"Vuoi vedere?" Il vampiro iniziò a baciarle lentamente il
collo,
così delicatamente che scatenò piccoli brividi
lungo
tutto il corpo di Elena.
La ragazza si allontanò dal vampiro. "Se questa è
la tua
punizione, credo proprio che parlerò." Si alzò.
Anche il vampiro lo fece. "Tu provaci ed io..." In un battito di
ciglia, aveva afferrato Elena per i fianchi e stava di nuovo facendo
scorrere le labbra sul collo dell'umana.
"Devo andare da Caroline."
"E va bene..." Damon la lasciò andare, sbuffando.
"A dopo." La ragazza guardò la libreria e i libri sparsi sul
pavimento. "E metti in ordine qui."
"Chi ti dice che ti darò ascolto?"
"Oh, lo farai. E inoltre, questa è casa mia e tutto questo
casino l'hai combinato tu."
Il vampiro si era perso a metà frase ad ammirare Elena e non
aveva la minima idea di cosa avesse appena detto la ragazza, ma quando
tornò lucido e la giovane umana fu uscita, iniziò
a
riordinare.
Stava letteralmente dormendo in pieni, svegliarsi presto per andare a
casa Salvatore, non era stata una buona idea e nemmeno dopo aver
incontrato Vickie, che era un fantasma, si era svegliato.
Jeremy, era stato a casa di Bonnie quella mattina, dopo essere andato
via dal pensionato, ma non l'aveva trovata. Dopo aver scoperto che si
trovava a casa di Caroline, si era avviato, senza troppo entusiasmo, a
casa dell'amica. Al ragazzo era sempre piaciuto camminare, ma quella
mattine gli sembrava la cosa più faticosa al mondo.
Camminava sul
marciapiede a destra,
il sole era caldo come ultimamente
non lo era mai stato. Non c'era un'anima viva in giro, il silenzio
regnava sovrano. Almeno così pareva a lui, ma aveva la
strana
sensazione di essere seguito e ogni tanto si guardava addirittura alle
spalle, aspettandosi di vedere qualcuno, ma ogni volta, non c'era
nessuno. Poi, all'improvviso, un rumore. Jeremy sapeva che cosa
significava e per una volta, quando Elijah gli comparve davanti, non si
spaventò.
"Mi hanno detto che mi
hai cercato, devi essere il fratello di Elena.."
"Si, lei... lei ha
bisogno di sapere delle cose..."
"E perchè
le chiede a me?" Elijah parlava in modo calmo e pacato, come sempre.
"Perchè sei
l'unico che può aiutarla."
"Sentiamo, che cosa
serve alla nostra cara Elena?" Elijah fece una smorfia.
"Devi dirmi come
uccidere un ibrido, lui... ha fatto un patto con Stefan e noi lo
dobbiamo fermare..."
Elijah rise. "Ancora
non avete imparato? Mai scendere a patti con un originario."
"Come uccido un
ibrido?" Jeremy sarebbe stato disposto a ripetere quella domanda
all'infinito se fosse stato necessario.
L'originario
tornò serio. "Perchè dovrei aiutarvi?"
"Non hai mantenuto la
tua promessa l'ultima volta, almeno questo ce lo devi."
"Serve un paletto di
legno, una strega abbastanza potente, e sangue dell'ibrido che volete
uccidere."
"Che cosa? Il sangue
di Klaus?"
"Si, quando lo usate,
sopra il
paletto ci deve essere il sangue di Klaus, ma non prima di aver usato
la magia della strega su di esso."
"In che modo?"
"Ti ho detto
ciòc che volevi sapere, ora devo andare."
"Aspetta! Che
incantesimo deve
usare Bonnie?" Ma Elijah si era già volatilizzato. Un
venticello
leggero soffiava sul volto di Jeremy, che, questa volta quasi correndo,
cambiò direzione, avviandosi verso il pensionato.
"Mi spieghi dove lo
vado a prendere il sangue di Klaus?" Damon aveva quasi urlato.
"E io che ne so!"
"Ragazzi, per favore!"
Elena era in piedi di fronte a loro.
Jeremy
guardò entrambi, poi guardò Bonnie. "Conosci
qualche incantesimo?"
"Io... si, beh, ce ne
sono moltissimi, ma nessuno serve per uccidere un ibrido..."
"Vabbeh, per ora non
possiamo fare
nulla, dobbiamo cercare su tutti i libri che abbiamo, e trovare una
soluzione." Elena prese la borsa sul divano.
"Si, io ho ereditato
dei libri da mia nonna, cercherò anche su quelli."
"Bene, ci vediamo
domani sera, se
qualcuno ha notizie prima, si faccia sentire." Il vampiro si
alzò e si versò un po' di Ruhm nel bicchiere
vuoto. Era
il terzo che beveva quel pomeriggio ma era sicuro che entro sera
sarebbero diventati almeno cinque. Non capiva se beveva
perchè
era nervoso o semplicemente perchè gli piaceva.
"A domani, Damon."
Elena lo
guardò, con uno sguardo che voleva dire 'Non posso darti un
bacio davanti a tutti, ma vorrei farlo'. Il vampiro rispose con una
smorfia.
I tre uscirono da casa
Salvatore e Damon, una volta ingoiato il liquido nel bicchiere, se ne
versò dell'altro.
YukikoSen
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Capitolo 19 *** Capitolo 19 ***
Goodbye Brother cap. 19
Goodbye
Brother
Capitolo 19
Quel
pomeriggio, dopo aver pranzato, Elena era tornata a casa Salvatore per
cercare di trovare una soluzione a tutti quei problemi. Dovevano
assolutamente capire come avere il sangue di Klaus e scoprire che
incantesi Bonnie avrebbe dovuto usare.
Erano passate due ore, l'umana, seduta su una poltrona, controllava
ogni singola pagina di un vecchio volume di magia. Damon faceva lo
stesso, seduto alla scrivania e entrambi erano consapevoli del fatto
che anche la strega e il suo fidanzato stavano facendo la stessa cosa.
"Che cosa stiamo cercando esattamente?" Damon aveva un tono di voce
basso, annoiato.
"Qualcosa che ci dica come uccidere un ibrido, che ci dica di
più di quanto abbia detto Elijah."
"Oppure, raggiungiamo quei due, ci portiamo dietro la streghetta e la
facciamo finita."
"Damon no! Lo sai che è pericoloso, come pensi di fermare
Klaus? E' un ibrido, non un vampiro qualsiasi."
"Perchè, io sono un vampiro qualsiasi?" Damon fece una
smorfia
guardando Elena. La ragazza alzò gli occhi al cielo. Era
dannatamente bello, lo doveva ammettere, ma se si fosse persa in quegli
occhi azzurri, in quelle labbra perfette, in quel corpo così
sexy... No, non c'era tempo per tutto questo.
"Sono seria Damon. Prova a fare una cosa del genere e giuro che ti
odierò a vita, anche quando sarai nella tomba,
perchè, se
vai a combattere contro Klaus, finirai nella tomba."
"Mmm.. tu odiarmi a vita? No, non ti ci vedo."
"Pensi che io non sia in grado di odiarti?"
"Vediamo... Si!" Il vampiro rise. "Sai, non vorrei ricordarti l'ultima
volta che hai detto di odiarmi e che... ah, si... hai detto che non mi
avresti più rivolta la parola.."
"Beh, io..." La ragazza non sapeva cosa rispondere. Quando il vampiro
aveva ucciso il fratellastro di Elena, lei aveva giurato di non
parlargli più, lei lo odiava. Ma quell'odio non era durato
molto, per quanto si era sforzata, non ci era riuscita e, inoltre,
Jeremy era rimasto in vita.
Poi c'era stata quella volta in cui lui le aveva dato il suo sangue,
senza darle la possibilità di scegliere se diventare o no un
vampiro, ma tutto era ritornato a posto anche in quell'occasione. In
effetti, Damon aveva ragione, Elena non era mai stata capace di
odiarlo, forse perchè aveva visto in lui e nelle sue cattive
azioni la sofferenza e le preoccupazioni che lo assalivano o forse
perchè sapeva che, in fondo, la sua parte umana non era
andata
perduta.
"Ammettilo." Non si era accorta di nulla, ma il vampiro era a due
centimetri dalle sue labbra. "Ammetti di non potermi odiare."
"Non ammetto un bel niente." Amava le sfide con lui, era quel genere di
cose che la facevano tremare di paura ma allo stesso tempo la
eletrizzavano.
"L'hai
voluto tu" Damon si avvicinò alle sue labbra e la
baciò, pio scese lungo il collo.
"Damon, no. Non
possiamo perdere tempo. Lo sai."
"Ti sei comportata
molto male..."
Continuava a baciare quel candido collo. Improvvisamente, il cellulare
di Elena squillò e il vampiro sbuffò sonoramente
staccandosi dall'umana.
Elena diede
un'occhiata al cellulare. "E' Bonnie, dice che hanno trovato qualcosa.
Devo andare." Damon non rispose.
L'umana si
alzò e si
avvicinò a lui. "E' vero, non sono in grado di odiarti,
soprattutto adesso, ma non fare cazzate. Ti prego." Il vampiro
annuì e lei uscì da casa Salvatore, notando, con
molto
dispiacere, che il cielo era di nuovo grigio e pieno di nuvole.
"Quindi è
questo l'incantesimo che devi fare sul paletto?"
"Si, non ne sono
sicurissima, ma
penso di si. Sono libri molto vecchi e non possiamo farci molto
affidamento." Bonnie era esausta, aveva passato tutto il pomeriggio su
vecchi volumi impolaverati.
"Non rimane che
trovare il sangue di Klaus." Jeremy rifletteva ad alta voce.
"Si, ma... in che
modo? Insomma, è praticamente impossibile!"
"Dobbiamo trovare una
soluzione,
sembrava impossibile trovare Stefan, ma invece l'abbiamo trovato.
Sembrava impossibile sopravvivere a uno scontro con Klaus, ma ci siamo
riusciti grazie a Bonnie e adesso, riusciremo a riportare Stefan a
casa. Anche se sembra impossibile." I due guardarono Elena seduta sul
divano che sorrideva. Si, stare con Damon le faceva davvero bene.
Il
vampiro dagli occhi di ghiaccio aveva sete. Si verso un po'
di
sangue dell'emoteca nel bicchiere e poi iniziò a
sorseggiarlo.
Solo dopo pochi secondi, se ne accorse.
"Che ci fai tu qui?"
Parlò
senza girarsi. "Lo sai, sapevo che prima o poi ti saresti fatto vivo...
La domanda è: per quale motivo?"
"Damon, ti prego non
ho molto tempo
ascoltami e... leva quel sangue da
lì." Stefan indicava il bicchiere pieno di sangue umano che
il
vampiro aveva appoggiato sul tavolo. Finalmente Damon si
girò e
lo vide.
"Fai sul serio?" Damon aggrottò la fronte.
"Si." Gli occhi del suo fratellino non mentivano. Damon si
avvicinò al bicchiere e lo prese in mano, poi lo bevve tutto
d'un sorso.
"Grazie."
"Fammi capire, hai di nuovo cambiato dieta?"
"Lui non lo sa, come non sa che sono qui.." Stefan guardò il
fratello.
"Oh."
"Devi dire ad Elena che mi dispiace, volevo farlo di persona, ma non
riesco ancora a controllarmi del tutto."
"Già, ho notato."
"Ascoltami, Klaus
vuole
impossessarsi di una cittadina a poche miglia
da qui. Dice che una volta i vampiri più potenti ci
abitavano e
poi sono stati scacciati. Vuole avere il potere. Non so che significhi,
ma non possiamo permetterglielo. Devi trovare un modo per ucciderlo e
poi
venire lì, ci fermiamo per un po'."
"Credo di aver trovato il modo, ma c'è ancora qualche
problemino da sistemare."
"Partiamo questa sera. Una volta lì pensa solo ed
esclusivamente ad uccidere Klaus, non pensare a me, me la
caverò."
"Come faccio a fidarmi? Sei cambiato troppe volte per i miei gusti."
"Damon sono io, lo Stefan pignolo che si nutre del sangue di animali,
che cerca di essere umano andando al liceo...
devi... devi promettermi che metterai fine ai piani di Klaus, che
proteggerai Elena,"
"D'accordo. Lo prometto."
Stefan mise una mano
sulla spalla del fratello maggiore. "Grazie" sussurrò.
Il vampiro fece per andarsene ma Damon parlò "Stefan,
c'è una cosa che devo dirti. Tra me ed Elena..."
"C'è qualcosa. Lo so. L'avevo immaginato. Non mi importa,
non
adesso. Se serve a tenerla al sicuro, per me va bene. Quando tutto
questo sarà finito, allora ne discuteremo. E.. e mi
riprenderò ciò che mi hai rubato." Stefan
fissò
negli occhi Damon. Lui annuì.
"Ci vediamo, fratellino." Il minore dei fratelli Salvatore scomparve e
Damon si ritrovò di nuovo da solo con i libri.
YukikoSen
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Capitolo 20 *** Capitolo 20 ***
Goodbye Brother cap.20
Goodbye
Brother
Capitolo 20
Seduta comodamente sul letto, con in
mano un grosso paletto di legno, Bonnie era sicura che
quell'incantesimo avesse funzionato. Aveva svolto tutto alla
perfezione, sentendo il potere scorrere dentro di sè e poi
liberarsi in quel pezzo di legno. Se fosse bastato quell'incantesimo,
per ucciedere l'ibrido, avrebbero avuto almeno il cinquanta per cento
di probabilità di vincere.
Il tanto ottimismo dell'ora precendente, sembrava essersi
volatilizzato. Jeremy fissava il pavimento, Elena continuava a
camminare per tutta la stanza pensosa.
"Dove lo nascondiamo adesso?" Jeremy aveva avuto il coraggio di
spezzare quel fastidioso silenzio.
"Lo prendo io. Lo nasconderò al pensionato, nessuno
potrà prenderlo."
"Tranne Stefan" Il fratellastro aveva sussurrato quelle due parole.
Bonnie, invece, continuava a fissare il paletto che stringeva tra le
mani, poi alzò la testa e guardò entrambi.
"Lo terrà Elena, di sicuro, se qualcuno verrà a
sapere di
questo incantesimo, cercherà il paletto a casa mia. Sono io
la
strega. E non possiamo permettere che lo trovi."
"D'accordo. Faremo così." Jeremy annuì.
Improvvisamente, il cellulare di Elena squillò. Una voce
davvero
sexy parlò dall'altra parte del telefono. "Principessa, ti
sei
per caso dimenticata di me?"
"Damon? Che c'è?" Sia Bonnie che Jeremy si girarono verso
l'umana.
"Nulla, siete riusciti a fare l'incantesimo?"
"Si. Bonnie è sempre più brava."
"Bene, allora questa sera tu esci con me."
"Cosa? Perchè? Insomma io... non posso."
"Oh, si che puoi. Hai bisogno di un po' di svago, non che ultimamente
tu non ne abbia avuto, ma..." Era ovvio che il vampiro si stesse
riferendo alla notte che avevano passato insieme.
"Damon, per favore!"
"Ti aspetto. Ciao... principessa."
Elena non fece in tempo a rispondere che il vampiro aveva
già
riattaccato. Era possibile essere così... così...
L'umana
non conosceva nemmeno un aggettivo adatto per quel Damon. Umano si, ma
con quel qualcosa in più che non aveva mai trovato in
nessuno.
Eppure, quella voce quel giorno le era sembrata strana, quasi triste.
Decise che glielo avrebbe chiesto, quando si sarebbero incontrati.
Perchè, ovviamente, lei non intendeva mancare
all'appuntamento.
L'umana si accorse che la strega e il ragazzo continuavano a fissarla.
Bonnie parlò "Che voleva Damon?"
"Nulla, solo informarsi su come procedevano le cose qui..."
"Solo informarsi..." Ripetè Bonnie, pensierosa.
"Io ora devo andare. Questa sera non vengo a cena, dillo tu a Rick"
Elena era rivolta a Jeremy.
"Si ma..." Il ragazzo non riuscì nemmeno a finire la frase.
L'umana era corsa fuori dalla casa della strega a una
velocità
quasi vampiresca. Dovrà uscire con qualcuno,
pensò
Jeremy, immaginando molto facilmente chi fosse quella persona.
"Non puoi fare una
cosa del genere, Damon" Alaric urlava. La sua voce calda risuanava in
tutto il salotto di casa Salvatore.
"Posso eccome, e lo
farò."
"Perchè?
Siamo quasi vicini a una soluzione. Manca solamente un piccolo
ingrediente..."
"Un piccolo
ingrediente? Dove lo trovo il sangue di Klaus, eh, Rick?"
"E quindi cosa pensi
di fare? Andare da lui e farti uccidere?"
"Non
metterò in pericolo Elena, non di nuovo. L'unico modo
perchè lei stia al sicuro è questo."
"Ah, e dimmi, chi la
terrà al sicuro quando tu sarai morto?"
"Pensavo mi dassi
più credito, Rick. Non faccio poi così schifo."
"Cazzo, Damon. Sono
serio." Il
professore fece un breve pausa. Poi continuò con un tono di
voce
più basso. "Ragiona, non hai speranze contro di lui."
"Te lo
ripeterò per l'ultima
volta: non metterò di nuovo in pericolo Elena." Anche Damon
aveva abbassato il tono di voce. Fuori il sole era tramontato e le
tenebre stavano prendendo possesso della città.
Suonarono alla porta e
dopo aver
lanciato un'occhiata a Rick, il vampiro andò ad aprire la
porta.
Ovviamente, sapeva chi si trovava dietro di essa e non intendeva farsi
rovinare la serata, la sua ultima serata, per la precisione, dalle
paranoie del professore di storia.
"Principessa..."
Elena sorrise e poi
entrò in casa. "Rick, non sapevo che fossi qui..."
Il professore
guardò Damon che aveva appena richiuso la porta e poi
esclamò "Me ne stavo andando. Tu invece?"
"Io..." E adesso cosa
doveva
rispondere? Se avesse detto la verità che cosa avrebbe
pensato
Rick? Mentire non le era mai riuscito molto bene e poi, era solo
un'uscita tra amici. Già, una semplice uscita. Oh, no! Ma
quale
uscita! Quello era un appuntamento bello e buono ed Elena lo sapeva
benissimo. Lei lo amava alla follia, ma era pronta per dirlo al mondo
intero?
E poi, indossava un
vestito nero,
anche molto corto. Non era esattamente il tipo di abbigliamento che si
indossava alle uscite tra amici.
"Stiamo uscendo,
insieme." Il
vampiro si era avvicinato ai due e non si era posto nemmeno una delle
duecento domande che si era posta l'umana. E' Damon, cercò
di
ricordarsi lei.
"Oh." Rick
guardò Damon, con
uno sguardo che conteneva rabbia e allo stesso tempo supplica. "Bene,
allora io vado. Ci vediamo e... beh, buona serata."
"Anche a te, amico
mio."
Una volta che il
professore di storia fu uscito, il vampiro guardò Elena.
"Angelo mio, il nero ti sta davvero bene."
"Anche a lei, signor
Salvatore."
L'umana sorrise notando che aveva risposto in quel modo senza nemmeno
guardare che cosa indossasse realmente il vampiro. Insomma quando lo
vedeva e si perdeva in quegli occhi, di certo non faceva caso ai
vestiti che indossava. Controllò. Nero, come al solito. Una
bellissima camicia nera, sicuramente nuova per l'occasione, che metteva
in risalto ogni singolo muscolo.
"Lo so." Il vampiro
sorrise. Un
sorriso che l'umana fissò per minuti interi e che le rimase
impresso nella mente per il resto della serata.
C'erano case ovunque.
Tante, tante case, tutte quante molto antiche.
Stefan aveva sete,
forse per il
nervosismo, visto che durante il giorno aveva fatto fuori un intero
branco di poveri conigli. Dopo aver parlato con cuo fratello, era
tornato da Klaus, il quale non aveva sospettato nulla, almeno
così era parso a Stefan. L'originario era molto preso dal
suo
diabolico piano per accorgersi di altro.
Camminava piano lungo
la strada semideserta, l'aria era fresca, molto più del
solito, soffiava sul suo viso.
"Finalmente a casa. Lo
sai, è qui che tutto è cominciato. E' qui, da cui
prenderò il potere."
"Fammi tornare a casa.
Io ormai non ti servò più"
"E' qui che ti sbagli.
Tu mi servi
proprio ora, ora che dobbiamo sterminare questa piccola cittadina,
decimarla e rintracciare tutti i nostri simili che ci vivono." Klaus
fece un ghigno. "Inoltre, questa notte io mi traformerò. Non
penso che tu riesca a scappare."
Stefan aveva davvero
paura. Non
poteva mandare all'aria tutto il suo forzo per disintossicarsi dal
sangue umano. Eppure, la sete che aveva in quel momento, non l'aveva
mai avuta in tutta la sua vita. Guardò la luna che si stava
alzando nel cielo, era l'unica cosa che ancora faceva un po'
di
luce in quell'oscurità di preoccupazioni.
YukikoSen
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Capitolo 21 *** Capitolo 21 ***
Goodbye Brother cap. 21
Goodbye
Brother
Capitolo 21
Elena
non si era mai divertita tanto in tutta la sua vita. Le risate, gli
sguardi. Tutto era perfetto quella sera, ogni cosa al sua posto. Ogni
problema secondario. L'umana sapeva di non poter godere di quella pace
a lungo, prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con tutti i problemi
che la circondavano, ma fino a quel momento, voleva sentirsi felice.
Era stato proprio il vampiro a dirle, quel giorno in Georgia, 'i tuoi
problemi saranno ancora lì quando tornerai' e aveva ragione.
L'aria era fresca
quella sera,
piacevole, non fredda. Elena camminava lungo la strada con un vestito
nero che le arrivava sopra le ginocchia, perfino gli scomodi tacchi,
quella sera non le procurarono nessun dolore.
Il vampiro, camminava
affianco a
lei, sfiorando ogni tanto la manica della camicia nera, di seta, contro
il braccio nudo dell'umana. Parlavano, parlano per conoscersi, per
capirsi. Damon non aveva mai raccontato così tanto della
propria
vita e non-vita a nessuno, eppure, erano come se le parole uscissero da
sole, come se sentisse il bisogno di far sapere a quella giovane,
piccola, fragile e bellissima umana, tutto ciò che lui aveva
passato, tutte le sue vittorie e le sue sconfitte. Ovviamente, ogni
tanto usciva qualche battuttina, che faceva sorridere Elena.
Durante un momento di
silenzio, l'umana si ricordò ciò che doveva
chiedere al vampiro. E lo fece, glielo chiese.
"Oggi... Quando mi hai
chiamata, eri strano. Anche prima, con Alaric, che è
successo?"
"Niente. Abbiamo
parlato, tutto
qui. E comunque, quando ti ho chiamato ero strano, beh,
perchè
ero nervoso. Non ho mai avuto un appuntamento con una ragazza
durante tutta la mia non-vita..."
"Si, ma..."
"Principessa." Damon
aveva sussurrato. L'umana adorava quel sussurro. "Ti prego, non
roviniamoci la serata, va tutto bene."
Elena fissò
Damon negli
occhi, Percepiva che c'era qualcos'altro, ma non intendeva rovinare
quel momento. "Davvero non hai mai avuto un appuntamento?"
"Assolutamente."
L'umana rise.
"Che cosa
c'è di divertente, io lo trovo molto triste..."
"No, è
che... Beh è strano..."
"Ovviamente escludendo
appuntamenti, come dire, appetitosi..." Dio, quanto erano belli i suoi
occhi? Le luci accese delle case e dei lampioni, riflettevano in quel
mare di ghiaccio, creando piccole scintille. Elena si diede un
pizzicotto silenzioso, per capire se stesse dormendo.
"Beh, c'è
sempre una prima volta... non credi?"
"Già. Sai,
prima pensavo a
ciò che Anna ha detto a Jeremy, riguardo alla
morte dei
vampiri. Vanno tutti nello stesso posto? Vampiri e umani?"
"Così ha
detto lei."
"Sarebbe... Sarebbe
bellissimo. Poter rivedere tutti loro..."
"Ti manca? La tua
famiglia..."
"Si. Mi manca."
Seguirono due minuti
di silenzio, in cui entrambi fissarono la luna. Erano arrivati davanti
a casa Salvatore.
"L'ho sempre saputo
che dentro di te c'era qualcosa oltre l'odio. Ti amo, ti amo e voglio
te, Damon. Io voglio
te."
Damon,
improvvisamente,
baciò l'umana. Con amore, forza, ottimismo, gentilezza. Con
tutto ciò che poteva darle, con tutto ciò che voleva darle. Voleva lui,
perchè lo amava. Quelle parole continuavano a rimbombare
dolcemente nella sua testa.
Perchè
doveva essere
così difficile? Non aveva già patito abbastanza?
Eppure,
nemmeno in quel momento il vampiro decide di arrendersi. Avrebbe potuto
farlo, in fondo aveva ottenuto ciò per cui aveva lottato,
Elena.
Ma, non poteva abbandonare suo fratello, non dopo tutto ciò
Stefan aveva fatto per lui. L'avrebbe riportato indietro, rischiando la
propria vita e anche se sapeva che le probabilità di
riuscita
erano pari a zero, lui ci avrebbe provato. Tutto senza mettere in
pericolo Elena. No, il suo angelo sarebbe rimasto in vita, sano e
salvo, a qualunque costo.
"Ti va di entrare?"
"Beh, tecnicamente,
avrei dovuto fartela io questa domanda... è casa mia questa!"
"Oh, mi scusi, signora
Gilbert. Chiedo perdono..."
L'umana sorrise.
"Scemo..."
Guardò la luna, guardò quello splendido uomo che
aveva
davanti e poi sussurrò "Signor Salvatore, le andrebbe di
tenermi
compagnia durante la notte?"
Damon sorrise e poi
baciò di
nuovo l'umana. Si sarebbe goduto quelle ultime ore con lei, quella
notte l'avrebbe passata con lei. Al resto, in quel momento non era in
grado di pensare. Entrarono nel pensionato, e si chiusero la porta alle
spalle.
C'era un
grosso corvo nero,
appollaiato sull'albero. Era il sogno più strano che avesse
mai
fatto. Seduta vicino a quel corvo, c'era una persona, ma la strega non
riusciva a vederla in faccia, era troppo buio. Piccoli rumori
provenivano dalla foresta circostante e ogni sibilo del vento le pareva
una minaccia.
Ad un certo punto, la
persona di
cui Bonnie non vedeva il volto, si alzò e balzò
giù dal grande ramo. Nemmeno in quella posizione, la strega
poteva vederne il volto, ma capì che non era per la luce, ma
perchè quella persona portava una maschera. Una maschera
nera.
Quella stessa persona
si
girò d'improvviso verso il grosso corvo, ancora appollaiato
sul
ramo, e lanciò un paletto di legno a una velocità
supersonica verso l'uccello, colpendolo e facendono cadere a terra.
Lo strazianti 'grida'
del corvo,
fecero svegliare Bonnie. Come al solito aveva fatto un brutto sogno,
come ogni volta che si sentiva nervosa prima di andare a dormire.
Accese e rispense un po' di volte la luce, per controllare che fosse
tutto a posto nella stanza, e poi si rimise a dormire. Il giorno dopo
ne avrebbe parlato con qualcuno, ma in quel momento era troppo stanca e
inoltre, era sicura che ogni creatura stesse dormendo, a quell'ora di
notte, in tutta Mystic Falls.
A dire il
vero, una creatura,
che non stesse dormendo a quell'ora di notte, c'era. Per lui, quel
momento era molto meglio del dormire quando si ha sonno, del sognare
quando si è spensierati.
Seduto con la schiena appoggiata alla testiera del letto,
Damon
guardava il suo bellissimo angelo, nudo, dormire di fianco a lui. Non
si sarebbe mai abituato all'idea di averla, all'idea che
fosse
sua. Non che avesse il tempo per abituarsi. Quella stessa notte,
sarebbe andato via. Avrebbe rintracciato Stefan, l'avrebbe salvato.
In realtà,
il vampiro sapeva
perfettamente di avere pochissime speranze. Non aveva il sangue di
Klaus per poter uccidere l'ibrido, ma doveva farlo. Non poteva mettere
in pericolo Elena permettendole di andare con lui, e inoltre, il tempo
scarseggiava, Stefan glielo aveva detto.
Il vampiro smise di
pensare per un
attimo, sentiva il respiro di Elena, calmo e tranquillo. Il suo
profumo, dolce. I battiti del suo cuore, regolari. La amava, per quello
che era. Non ne avrebbe cambiato nemmeno un capello. Era lei, la sua
umana.
Appoggiò la
testa di lei sul
suo petto muscoloso, attento a non svegliarla. Voleva che lei sentisse
qualcosa che non c'era, voleva farle capire, che lui non aveva nulla
che batteva nel petto, ma che, nonostante tutto, quando stava con lei
sembrava che il suo cuore si risvegliasse. Lei lo aveva cambiato, lei
aveva fatto si che lui provasse di nuovo sentimenti, che lui capisse
che soffrire aiutava a renderlo più forte.
Una lacrima, due. Da
quel mare
iniziarono a scivolare gocce salate come l'acqua marina. Lui non voleva
abbandonarla in quel modo, non voleva lasciarla sola. Pianse, tutto il
dolore che aveva dentro, tutte le sofferenze che sembravano essersi
alleviate dopo quella splendida notte d'amore, riniziarono a far male.
Qualunque cosa sarebbe successa, si promise di non dimenticarla, si
promise che il ricordo di quella breve, ma intensa storia d'amore,
sarebbe vissuto per l'eternità. Dopo, appoggiò
l'angelico
viso di Elena sul cuscino, accarezzandone una guancia, si
alzò,
si vestì, prese il paletto di legno dalla borsa di Elena e
uscì, con gli occhi ancora lucidi.
YukikoSen
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Capitolo 22 *** Capitolo 22 ***
Goodbye Brother cap. 22
Goodbye
Brother
Capitolo 22
L'alba. Era davvero bella,
l'alba.
Quel colore porpora che s'innalzava nel cielo ogni mattina a Damon era
sempre piaciuto. Non il tramonto, sinonimo di fine, ma l'alba, un nuovo
giorno, un nuovo inizio.
Aveva guidato tutta la notte, fermandosi due volte per bere qualche
bicchiere di Ruhm. Come ogni volta che si fermava in una stazione di
servizio, la sexy cameriera, perchè in ogni stazione di
servizio
era presente almeno una sexy cameriera, gli faceva gli occhi dolci.
Ciò che era cambiato questa volta, era che lui a malapena
aveva
notato quegli occhi maliziosi, trasportato ancora dal fiume di pensieri
ed emozioni della sera precendente e dalle preoccupazioni future.
Mentre il sole si faceva spazio nell'azzurro cielo estivo, Damon
accostò la macchina. Mancavano poche ore e sarebbe arrivato
al
posto indicatogli dal fratello, perciò aveva tutto il tempo
di
fermarsi, questa volta non per bere, ma per ammirare quello spettacolo.
Il vampiro era convinto che in pochi, in quello stesso momento stessero
guardando e apprezzando davvero quel grosso sole estivo. Ma lui, lui
riusciva a coglierne ogni aspetto, ogni sfumatura, fin da bambino,
l'alba era stata il suo punto di partenza in cui ricominciava tutto, di
nuovo. In quel momento, lui stava pensando ad Elena, a come le cose
impossibili, subito dopo essersi realizzate, si smaterializzano davanti
ai tuoi occhi, lasciandoti solo. Completamente solo. Ma c'era Stefan,
che al
momento, era più solo di lui e che aveva bisogno del suo
fratello maggiore per risolvere questa brutta situazione. Come quando
erano bambini, Stefan e Damon si aiutavano sempre, anche quando le
possibilità di riuscita erano minime, ognuno correrra in
soccorso dell'altro.
Damon sorrise. Molte cose erano cambiate da quei tempi, ma in un certo
senso, si sentiva vicino a quegli anni di infanzia in cui piangeva,
rideva, soffriva. In cui era umano, umano come lo era
ridiventato adesso. Mentre il sole si alzava nel cielo, una lacrima
cadeva.
Vuoto. Il letto, affianco a lei era vuoto. Dove cavolo era finito
quell'imprevedibile vampiro?
Elena si alzò dal letto, indossava la camicia nera di Damon,
che
le arrivava a metà coscia. Scese le scale e si diresse in
salotto, sicura di trovarvi il vampiro. Ma la casa era silenziosa e di
lui non c'era traccia. Possibile? L'umana si sedette sul divano e
iniziò a sfogliare dei vecchi libri. Dopo un'ora, Damon
ancora
non era tornato.
Iniziava ad essere preoccupata, così prese la borsa per
cercare
il cellulare. Lo trovò, ma ciò che non vi
trovò
più, fu il paletto di legno su cui Bonnie aveva fatto
l'incantesimo. Eppure era sicura di averlo messo lì. Anzi,
sicurissima. Compose il numero di Damon e si portò il
cellulare
alle orecchie, ma dopo qualche squillo, s'inserì la
segreteria
telefonica. Riprovò e riprovò, fin quando non
perse la
pazienza. Che cosa diavolo era successo al vampiro? Damon, per quanto
fosse imprevedibile, non l'avrebbe lasciata così senza
avvertimento, e poi, per fare che cosa? Che si fosse pentito di quella
notte? Elena ne dubitava fortemente. E allora per quale motivo lui non
c'era? E il paletto?
Troppe domande a cui solo una persona poteva trovare qualche risposta.
Alaric. L'umana era sicura che tra lui e Damon fosse successo qualcosa,
ma non aveva indagato più di tanto la sera prima. Si
vestì di corsa e uscì da casa Salvatore diretta
dal suo
professore di storia.
Bussava rumorosamente alla porta di casa Gilbert da più di
un
minuto, quando un Jeremy assonnato aprì la porta di casa.
"Ah, guarda chi si fa viva, di tanto in tanto. E alle otto di
mattina..."
"Scusa, non ho avvisato nemmeno questa volta." Elena fece un respiro
profondo. "Dov'è Alaric? E' importante."
"Che è successo?"
"Damon è scompraso e Rick ne sa sicuramente qualcosa,
inoltre, mi hanno rubato il paletto..."
"Che cosa? Ma come hanno fatto?"
"Non lo so, forse è stato Damon. Ma non so perchè
l'abbia fatto."
"Pensi che sia andato da Klaus?"
"Se l'ha fatto, lo troverò e lo ucciderò io con
le mie
stesse mani prima che lo faccia l'originario. E' una promessa." L'umana
aveva pensato a quella possibilità durante il viaggio dal
pensionato alla propria casa, ma non voleva credere che fosse quella la
verità.
Rick scese le scale con un passo lento e guardò i
fratellastri
Gilbert, poi annuì e fece segno ad Elena di seguirlo.
"Sei qui per Damon, non è vero?"
"Dov'è, Rick?"
"Senti, Elena. Io ho provato a fermarlo. Ho provato con tutti i
discorsi e le parole più convincenti, ma non c'è
stato
verso. Diceva che voleva tenerti al sicuro e palle varie." Il
professore si era versato del latte caldo in una tazza che aveva preso
dalla credenza.
"No. Non può essere. Perchè? Perchè
deve sempre
rovinare tutto? Per quale motivo ha fatto questo? Eravammo vicinissimi,
ci mancava poco, non può suicidarsi in questo modo. Non
può farlo." Era vero. Era partito senza dire nulla, per
salvare
suo fratello e lei. Tutto l'amore che provava per lui in quel momento
divenne rabbia. Solo pensare che gli potesse succedere qualcosa, la
faceva rabbrividire.
"Ti giuro, ho fatto tutto ciò che potevo fare." Aveva
iniziato a sorseggiare il latte.
"Dobbiamo trovarlo, dobbiamo assolutamente fermarlo. Sai dov'è
andato?"
"L'ha fatto per proteggerti, per impedirti di andare con lui. Che senso
avrebbe dirtelo? Non posso, per quanto possa essere suo amico, devo
proteggerti, Elena."
"Proteggermi? Non fate altro che proteggermi. Ma sapete realmente cosa
voglio?" Anche Jeremy era tornato in cucina e guardava l'umana. "Voglio
stare con le poche persone che amo, in santa pace. Voglio vederle
felici, non voglio passare la vita a dare la caccia a uno squilibrato."
Elena respirò. "Non è questo il modo in cui
avrebbe fatto
le cose Stefan, lui usava la ragione e ultimamente nessuno di noi l'ha
fatto."
Bastarono quelle poche parole, o quelle poche lacrime o quella dolce
vocina strozzata, a convincere il professore. Posò la tazza
di
latte sul tavolo. "E' un paese qui vicino, poche miglia. Klaus vuole
impossessarsene."
"Ehi, non puoi portarla lì. Damon ha scelto di andare,
affari suoi."
"No Jeremy, non sono solo affari suoi. E' venuto il momento di agire.
E' troppo tempo che lui lo fa per noi." Elene li guardò,
entrambi e poi, dopo che nessuno osò ribattere,
esclamò
"Bene, vestitevi, vi aspetto in macchina."
L'umana si avviò verso la porta di casa, l'aprì e
si
ritrovò davanti una streghetta dalla pelle scura. "Bonnie,
che
ci fai qui? Scusa, ma vado di fretta. Damon è partito senza
dirci nulla e..."
"E' proprio di lui che ti volevo parlare. Di Damon." Disse Bonnie con
uno sguardo serio.
Il ricordo di quella notte lo faceva rabbrividire, il ricordo di quel
lupo, gli ricordava che non aveva nessuna speranza di tornare a casa.
Stefan Salvatore era circondato da cadaveri, sangue umano gocciolava da
ognuno di essi rendendo il vampiro estremamente nervoso. Quella notte
Klaus si era trasformato, era diventato un lupo e aveva fatto fuori
mezza cittadina. Ora, era appoggiato a un albero, nel vecchio cimitero
storico della città. Il vampiro, che non si cibava di sangue
umano da troppo ormai, riusciva malapena a resistere a quell'odore
forte e quasi nauseante.
"Qualcosa non va?" Klaus lo guardò inclinando la testa
bionda.
"No."
"Sicuro? Puoi prendere un
po' di sangue da lui." L'originario tirò un calcio a un
cadavere
di un uomo alto e snello. "Non è molto, ma per il momento
può bastare."
"Non ho sete."
"Lo sai. Questa notte,
mentre ero
un lupo, sentivo la sete di sangue umano. E' un perfetto bilanciamento
tra licantropo e vampiro. Davvero fantastico." Gli occhi dell'ibrido
avevano come due scintille che brillavano luminose. Sembrava un bambino
a Natale.
"Una doppia
maledizione."
"Oh, suvvia.
Perchè sei
sempre così pessimista? Non dirmi che avresti voluto essere
debole, fare la fine di questo qua..." Tirò un altro calcio
al
cadavere dell'uomo. Ma Stefan non stava ascoltando, il vampiro
ascoltava un altro rumore, che piano piano diventava più
forte.
Il rumore di un'auto, del motore dell'auto, un rumore che conosceva fin
troppo bene. Quando quel suono si trasformò in un passo,
sicuro
che anche l'originario l'avesse sentito, si girò nella
direzione
da cui proveniva.
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Capitolo 23 *** Capitolo 23 ***
Goodbye Brother cap. 23
Goodbye
Brother
Capitolo 23
"Hai per caso
istinti suicidi?"
La voce di Klaus era un sussurro, che si mischiava all'urlo del forte
vento estivo. Il cimitero storico di quella misera cittadina, aveva
così tante tombe e lapidi da sembrare quello di New York, e
ancora l'originario non aveva messo in pratica il suo piano, ancora non
aveva fatto troppe vittime, a parte quei sei o sette cadaveri
sparpagliati al suolo. Damon si chiedeva se davvero gli umani non
sapessero nulla o se, semplicemente, facessero finta di non
accorgersene. Alcuni di loro erano ancora estremamente convinti che i
vampiri fossero solamente leggenda. Patetici.
"Oh, andiamo. Vengo in pace." Damon guardò il fratello con
attenzione, poi tornò all'originario. "Lo sai, l'ultima
volta
non ci siamo salutati a dovere."
"Questo perchè tu te la sei svignata a gambe levate."
Il vampiro dai capelli corvini rise. Una risata che echeggiò
in
tutto il cimitero. "Allora, con chi devo complimentarmi per questo
lavoro?" Damon diede un calcio al cadavere dissanguato di una giovane
donna.
Questa volta fu Klaus a ridere. "Come se non te ne importasse."
"Infatti è così"
L'originario si avvicinò pericolosamente al vampiro. "No,
non
è così. Tu ora sei il fratello buono, quello che
si
prende cura della nostra cara Elena. A proposito, come mai lei non
c'è?"
"Non è esattamente il suo passatempo preferito dare la
caccia ad uno psicopatico."
L'originario rise di nuovo. "Questo psicopatico non ha tempo da
perdere." Così dicendo, si scagliò contro il
più
vecchio dei fratelli Salvatore.
"Sei sicura che fosse
un corvo nero?"
"Si, Elena. Ne sono
sicurissima.
E... a un certo punto..." Bonnie era titubante. Non sapeva come dirlo
all'amica, soprattutto perchè sembrava una cosa
così
stupida, credere a un sogno, un misero sogno. Ma ultimamente, ne aveva
fatti tanti, tutti molto simili e tutti che si erano avverati.
"A un certo punto
cosa, Bonnie? Ti prego parla!"
"Il corvo viene ucciso
e cade
dall'albero." La strega fece una pausa e poi guardò l'amica.
"Senti, so che sembra strano, ma c'è una cosa che non ti ho
detto. Prima che Stefan si vendesse a Klaus, io avevo sognato un
bambino molto simile a lui, che si allontanava da una grossa villa.
All'inizio avevo creduto che fosse un semplice sogno, ma poi, ho
iparato a interpretarlo."
"Vuoi dire, che
sapevi? Sapevi ciò che sarebbe successo?"
"No, te l'avrei detto.
Io sapevo
ciò che avevo visto, ma non capivo che cosa significasse,
mia
nonna non mi ha mai parlato di sogni premonitori."
Elena per poco non
sveniva. Sapeva
benissimo che Damon era in pericolo anche prima che la strega le
raccontasse la vicenda del suo sogno, ma era come se solo in quel
momento si fosse resa conto della gravità della situazione.
Le
due ragazze erano davanti alla porta di casa, all'esterno, e il
venticello estivo soffiava sulle loro candide facce. Doveva fare
quelcosa, lei, stupida, miserabile umana, doveva salvare il suo amato
vampiro. I suo amati vampiri.
"Io, io devo andare
Bonnie. Io devo salvare Damon da questa follia che si è
messo in testa di fare."
"Verrò con
te e non cercare di fermarmi, sono una strega molto potente..."
L'umana sorrise.
"D'accordo, ma promettimi che starai attenta. E soprattutto che ti
prenderai cura di Jeremy."
"Lo farò."
In quel momento
anche Alaric e Jeremy uscirono da casa Gilbert. Si guardarono tutti e
quattro e poi, con tutta la determinazione e il coraggio che
possedevano, salirono in macchina.
Uno si accorge delle
cazzate che
fa, solo dopo averle fatte. Del resto, se, se ne accorgesse prima, non
le farebbe. Ma Elena era così così infuriata che
non
glielo avrebbe perdonato. Era il vampiro più imprevedibile e
avventato che avesse mai conosciuto, che avesse mai amato. Possibile
che fosse così? D'altra parte, forse se fosse stato diverso,
l'umana non se ne sarebbe innamorata.
Le nuvole scorrevano
veloci e la
ragazza le ammirava volare nel grande cielo azzurro dal finestrino
anteriore. Aveva molto paura, ma aveva imparato, dopo tutto
ciò
che aveva subito, a non dimostrare la paura, a non far trapelare questo
sentimento. Aveva imparato a dimostrarsi forte, ad apparire forte.
Anche se in realtà, nascondeva un mare di debolezze.
La paura,
però, non era
l'unico sentimento che stava provando. Beh, prima cosa provava rabbia.
Rabbia verso quello stupido, idiota di Damon. Aveva tanto parlato di
amore, ma subito aveva preso la palla al balzo per andarsi a suicidare.
Poi, provava tristezza, per come la sua vita fosse diventata, per come
ormai i giorni di normale routine fossero lontani. Infine, provava
gratitudine. Verso i suoi amici, che c'erano sempre per lei e verso
quei due fratelli, che sempre e comunque, l'avevano protetta e amata.
L'umana guardò ancora una volta il cielo, immaginando, un
giorno, di poterlo guardare con più serenità.
Stava usando tutte le
sue forze,
umane e non. Ma sembrava non funzionare. In fondo, Damon lo sapeva,
sapeva che sarebbe stato impossibile, ma sperava in un modo o
in
un altro, di riuscire a farcela. Sperava nell'aiuto di Stefan, che
invece, se ne stava fermo immobile a guardare la scena. Che fosse una
trappola? Eppure, il vampiro non riusciva a crederci. Improvvisamente
fu scagliato contro un albero e cadde a terra. Sentiva il dolore, lo
sentiva scorrergli in ogni muscolo del suo corpo, così come
sentiva la paura, quella paura che aveva imparato a non reprimere, come
gli aveva insegnato il suo angelo. già, Elena, il suo caro
angelo era al sicuro, ne era sicuro. In fondo, che importanza avrebbe
avuto morire? Se lei sarebbe rimasta al sicuro per tutta la vita, il
vampiro di sarebbe fatto uccidere subito.
Purtroppo, sapeva che,
prima o poi,
qualche altro pericolo l'avrebbe cercata ed era convinto, di essere
l'unico in grado di proteggerla, oltre a Stefan. Quelo stesso Stefan,
che però lo stava guardando morire. Stava guardando come
l'originario lo colpiva. I suoi occhi sembravano persi, spenti,
sembrava che non si potesse muovere.
Poi, Damon
capì. Capì di essere stato uno stupido a non
esserci arrivato prima. "Tu.. tu l'hai soggiogato..."
Klaus rise. "Ci sei
arrivato
finalmente. Mi chiedeo quanto te ne saresti accorto. Sai, hai davvero
creduto che fosse venuto a casa tua perchè gli mancavi?"
Rise,
ancora. "Quando ho capito che si stava disintossicando dal sangue
umano, cercando di nutrirsi solo di quello animale, ho capito che avrei
dovuto fare qualcosa. Così gli ho gentilmente chiesto di
farti
una visitina. Sapevo che saresti venuto qui. Solo, pensavo che mi
avresti portato anche la tua amichetta. Peccato, mi toccherà
farle una visitina."
Quel bastardo aveva
soggiogato
Stefan. Il vampiro aveva così tanta rabbia dentro di
sè,
che riuscì ad una velocità pari a quella
dell'ibrido, a
prende una grassa pietra appuntita e lacerare il braccio
dell'originario, uscì del sangue, tanto sangue, che
colò
anche su Damon. Poi, non capì più nulla, Klaus
gli aveva
dato così tanti pugni che non riusciva più ad
aprire gli
occhi.
"Lo sai, non ti
ucciderò.
Oh, no. Ti porterò lì dentro, vedi?" L'originario
indicò una cripta al centro del cimitero. "Già,
hai idea
di quanta verbena ci sia lì sotto? Si dice che fu portata da
antichi soldati quando scoprirono dell'esistenza dei vampiri in tutta
la cittadina."
E lo fece. L'ibrido
rinchiuse Damon
all'interno di quella cripta, in mezzo a dozzine di piante di verbena.
Alcune gli toccavano il viso, altre le mani o il petto, quasi scoperto
per la camicia lacerata.
Pensò a suo
fratello, a
quanto avesse sbagliato con lui. Un tempo l'aveva abbandonato, gli
aveva giurato un'eternità di sofferenze e in quel momento,
avrebbe fatto di tutto per poterlo salvare da quello psicopatico. ma
l'unica cosa che poteva fare e che non gli provocava dolore, era
pensare. Pensò a tutte le stronzate che nella sua vita aveva
fatto, a tutto ciò che aveva vissuto e poi, poi
pensò al
suo angelo che l'aveva reso umano.
Pensò a
quanto l'amava e a
quanto avrebbe potuto amarla se le cose fossero andate diversamente. Se
fosse stato lui a conoscerla per primo, se non si fosse comportato da
cazzone all'inzio uccidendo mezza Mystic Falls. In quel momento, tutto
sembrava essere più doloroso, più impossibile.
Poi, la
porta si richiuse e l'ibrido uscì dalla buia e oscura
cripta,
lasciandolo solo con i suoi pensieri.
YukikoSen
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Capitolo 24 *** Capitolo 24 ***
Goddbye Brother cap. 24
Goodbye
Brother
Capitolo
24
"Oh. Mio. Dio." Bonnie
guardava con occhi spalancati lo spettacolo che le si presentava
davanti. Cadaveri dissanguati, squarciati. Non riusciva a credere ai
propri occhi. Se non fosse stato per il vento che le sfiorava il volto,
avrebbe creduto di trovarsi di nuovo in uno dei suoi incubi.
Elena continuava a
guardarsi intorno, cercando Damon o Stefan. Niente.
Non c'era nessuno, se non corpi senza vita. "Damon!" Gridò.
Nulla. Dov'era? Perchè non rispondeva? Che cosa era
successo?
Mentre mille paure si
facevano spazio nel corpo dell'umana, il suo
fratellastro fissava come incantato un punto fisso del cimitero. Almeno
così pareva ad Alaric, che lo guardava.
"Ne sei sicura?"
Adesso parlava anche da solo? Poi, capì che
Jeremy non stava impazzendo, ma che, semplicemente, stava parlando con
qualcuno che nessuno, tranne lui, poteva vedere. Anche Elena e Bonnie
si erano girate verso il ragazzo.
"Sicurissima." Rispose
Anna, una risposta che solo l'umano poteva sentire. "Ho visto tutto."
"Fin quando potremo,
io e Vickie non faremo altro che aiutarti." Era
vero, sapeva che era vero. L'avevano sempre aiutato e sempre
l'avrebbero fatto.
Il ragazzo le
sorrise, poi la vide scomparire nel nulla. Si
girò verso i tre, che aspettavano pazienti. "Damon
è
lì dentro." Indicò la cripta di fronte a lui.
"Dobbiamo
tirarlo fuori di lì, e in fretta."
Si trovavano in brutto
e sporco bar di periferia, a pochi passi dal cimitero in cui avevano
lasciato Damon. Pieno di umani e, la cosa, non piaceva per nulla a
Stefan. L'originario, invece, sembrava essere compiaciuto e rilassato.
"Che intendi fare?
Ucciderli tutti?" chiese il vampiro sottovoce.
"Esattamente." Klaus
parlò a voce alta, senza curarsi minimamente di essere
sentito. Poi, fermò un uomo, molto probabilmente un
cacciatore, data l'enorme quantità di coltelli che teneva
legati alla cintura. "Uccidili tutti." Sussurrò, incatenando
il suo sguardo a quello dell'uomo.
Lui annuì e
corse vero un tavolo in cui era seduta una giovane ragazza dagli occhi
chiari. Le piantò un coltello nel petto ancora prima che lei
potesse accorgersi della sua presenza. Stefan era esterrefatto. Come
poteva odiare gli umani a tal punto? E poi perchè fare una
cosa del genere? Erano loro i mostri, quelli fuori posto, gli umani
erano gente normale, a loro apparteneva il mondo, non ai vampiri.
Intanto nel bar si era
creato il caos.
"Guarda come li
distruggo, guarda. Delle piccole e insignificanti formiche...."
L'originario prese un vassoio dal bancone pieno di bicchieri e lo
lanciò addosso a una donna sulla cinquantina, che svenne.
"Non puoi fare
questo!" Stefan cercò di raggiungere la donna, ma fu fermato
da Klaus.
"Da adesso in poi,
farai solo ciò che ti dirò di fare."
"Solo ciò
che mi dirai di fare." Ripetè il vampiro che sembrava come
rapito dallo sguardo dell'originario.
"E adesso guarda, in
silenzio. E ammira ciò che siamo in grado di fare noi
potenti. E' venuto il momento di far capire a tutti chi è il
più forte, di far capire che sono tornato, che sono un
ibrido." Continuarono ad ammirare il caos che si era creato e quanto
arrivarono i poliziotti, l'originario capì che si sarebbe
divertito parecchio.
Era sdraiato a pancia
in su, coperto da piantine di verbena. Eleno lo guardava da dietro le
sbarre di quell'oscura cripta, intravedendo il suo corpo perfetto,
illuminato da quella poca luce che penetrava da una misera finestrella.
"Bonnie ti prego,
dobbiamo farlo uscire da lì."
"Elena, sto facendo
del mio meglio." La strega cercava ormai da più di dieci
minuti di aprire quello stupido cancello, che pur essendo vecchio
cinquecento anni, non dava nessun segno di cedimento. "Ho bisogno di un
accendino, non sono in grado di creare un fuoco tanto grande dal nulla"
"Ecco qui." Il
professore di storia, tirò fuori un accendino dalla tasca
destra dei pantaloni.
"E da quando fumi?"
Jeremy guardò Elena, la quale, rispose con un'occhiata,
facendogli capire che non ne sapeva nulla.
"Uno dei miei tanti
vizi segreti iniziati dopo... dopo la morte di vostra zia." Alaric
abbassò lo sguardo.
Il ragazzo aveva
sofferto molto per la morte di sua zia, ma non si era mai soffermato a
pensare quanto in realtà dovesse soffrire lui che era il suo
fidanzato e che l'aveva persa, come aveva perso la prima moglie, a
causa di quella storia sui vampiri. Ciò ce molti avevano
definito leggenda, stava facendo soffrire tantissime persone e aveva
causato moltissime perdite.
"Se era un segreto
perchè non ti sei inventato una scusa?" Il ragazzo stava
guardando Bonnie, la quale cercava, pronunciando formule magiche, di
creare un enorme fiamma che rompesse il lucchetto.
"Beh, stiamo per
morire, che importanza fa?"
Improvvisamente,
quella piccola fiamma che la strega teneva in mano, si
trasformò in un enorme fuoco, così caldo che
Elena faticava a respirare. Con cautela, la strega si
avvicinò al lucchetto e, dopo pochi minuti che alla ragazza
sembrarono eterni, esso si squagliò letteralmente davanti a
i suoi occhi.
La prima ad entrare fu
Elena, senza nemmeno pensarci, nessun si era mosso e aveva atteso che
la giovane umana entrasse per prima.
"Oh mio Dio. Damon..."
La ragazza prese ogni singola pianta di verbena e la lanciò
il più lontano possibile dal corpo del vampiro. "Damon, ti
prego, guardami."
Il vampiro, con la
poca forza che gli era rimasta, cercò di aprire gli occhi
color mare, ma senza risultato. Le sue forze erano completamente
prosciugate, non riusciva a muovere un muscolo e aveva bisogno di
sangue. Sangue umano.
Elena portò
un polso alle labbra del vampiro.
"No. Te l'ho
già detto una volta, non prenderò del sangue da
te. Mai."
"Non sei nelle
condizioni di dettare regole. Sono già abbastanza arrabbiata
con te, non peggiorare le cose." Così dicendo, premette
ancora di più il polso sulle sue labbra e lui non
potè che affondare i canini in quella candida pelle.
Delicatamente, così delicatamente che Elena non si accorse
quasi di nulla.
"Basta
così." Il vampiro si staccò dal polso della
giovane e cercò di alzarsi. L'umana lo aiutò.
"Come ti senti? Va
meglio?"
Damon era ormai in
piedi e si sentiva decisamente meglio. "Si, grazie. Non so cosa avrei
fatto senza di te."
"Bene" Elena
tirò uno schiaffo sulla guancia del vampiro con tutta la
forza che aveva e finalmente, tutta la rabbia che aveva in corpo si
liberò e la fece rilassare.
"Ma che..." Il vampiro
si era posto una mano sulla guancia, come se quel misero schiaffo gli
avesse fatto male.
"La prossima volta che
fai una cosa del genere, ti metto io in una cripta piena di verbena! Tu
non hai idea... di cosa mi hai fatto passare... ti avrei ucciso
quando.."
Damon
abbracciò Elena, all'improvviso. "Ti amo" le
sussurrò all'orecchio, senza farsi sentire dagli altri tre.
"E mi dipiace, volevo proteggerti... e mi sa che è meglio
che ti lasci, ci stanno fissando..."
"Sai una cosa? Non mi
interessa." Disse l'umana, stringendolo più forte a
sè.
YukikoSen
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Capitolo 25 *** Capitolo 25 ***
Goodbye Brother cap. 25
Goodbye
Brother
Capitolo
25
Al
terzo schiarimento di voce che udì, l'umana decise che era
arrivato il momento di staccarsi dal suo amato vampiro. Non le
importava che cosa avrebbero pensato i suoi compagni d'avventura, ma si
ricordò di dover salvare anche l'altro fratello. Damon
sembrava
essersi addormentato addosso a lei e dovette tirargli un
pizzicotto su un fianco per farlo allontanare.
"Pensi di abbracciare anche noi
allo stesso modo? Sai, ho bisogno di ripassare qualche incantesimo
prima..." Bonnie fece un mezzo sorriso. E così il vampiro e
il
resto del gruppo.
"Non sarebbe il caso di spiegare il
motivo della tua gita?" Alaric, che aveva riso per un breve
istante, era tornato subito serio. L'umana si era accorta che stava
guardando il vampiro esattamente come l'aveva guardato quella sera, la
sera in cui quel genio di Damon, nonchè l'uomo che lei
amava,
era andato via.
Il vampiro sorrise, poi si
voltò verso Elena. "Stefan è venuto da me quel
pomeriggio. Alaric era l'unico a saperlo. Quello che il nostro caro
professore non sa, è che era stato soggiogato da Klaus."
"Cosa? Klaus ha soggiogato Stefan? Come..."
"Lui ha cercato di...
disintossicarsi dal sangue umano e, beh, ci è riuscito.
Klaus
l'ha scoperto e bla, bla, bla." Il vampiro fissava il professore di
storia.
"Che mi dici dei cadaveri? Che
è successo?" Alaric era calmo e parlava a bassa voce. "Chi
li ha
ridotti così?"
"E' stato Klaus. Quando sono
arrivato, li aveva già uccisi tutti. Non ho potuto fare
nulla"
Dopo aver pronunciato quell'ultima frase, il vampiro si era girato
verso l'umana.
Jeremy lo guardò con aria
contrariata, poi parlò. "Come fai a sapere che non
è
stato Stefan? Magari Klaus gli ha detto di farlo e.." Non
finì
la frase.
"No, nemmeno un vampiro è
grado di fare una cosa del genere. Solo un essere che è sia
lupo
che vampiro crea degli squarci del genere nella pelle. E adesso, se
avete finito con l'intervista, vorrei andare a salvare mio fratello."
Damon fece per uscire dalla cripta, quando Elena lo fermò,
posando una mano sulla sua spalla.
"Damon, sei ferito?"
Il vampiro, che non si era accorto
di nulla fino a quel momento, guardò la manica rimboccata
della
camicia e notò di non avere ferite. Eppure, sul suo braccio
nudo
c'era molto sangue ancora fresco che colava. Damon sorrise, l'umana lo
guardò con uno sguardo torvo, non capendo cosa ci trovasse
di
divertente.
"Questo non è il mio
sangue." Sussurrò. Poi, si guardò intorno,
fissò
due o tre volte il viso di Elena e infine disse "E' quello di Klaus."
Le macchine della polizia erano raddoppiate negli ultimi dieci minuti.
Stefan e Klaus erano comodamente
seduti sull'albero di fronte a quello squallido bar. Nessuno dei due
parlava, la via era completamente deserta eccetto per tutte quelle
autumbulanze e quegli infermieri davanti al locale.
"Andiamo a ripulire il cimitero e a
vedere come sta il tuo caro fratello." L'originario sorrise e scese
dall'albero senza fare il minimo rumore. Stefan lo seguì.
Provava un senso di angoscia per
Damon e una paura immensa, che non poteva manifestare. Essere
soggiogato per un vampiro, significava provare e volere tutto
ciò che si aveva provato e voluto in precedenza,
semplicemente,
doveva attenersi alle regole di chi l'aveva soggiogato e non poteva
fare ciò che gli era stato vietato. Era una sensazione
orribile.
Per gli umani, non era così: loro provavano ciò
che colui
che li aveva soggiogati gli diceva di provare; i vampiri mantenevano le
proprie emozioni. Seguì l'originario senza proferir parola,
con
la paura e l'angoscia che gli si mescolavano nel cuore.
"Dai una ripulita." Il vampiro
guardò la strega, non appena uscirono dalla cripta. Il sole
era
caldo, ma la sera di stava avvicinando e nonostante il cielo fosse
ancora azzurro e limpido, il vento era diventato fresco e soffiava sul
suo volto sussurrando parole incomprensibili.
"Io?" La strega guardava Damon con un espressione stupita e allo stesso
tempo impaurita.
"Pronto? Sei tu la strega o no? Bruciali!"
"Non sarebbe meglio..." Jeremy cercò di intervenire, ma per
l'ennesima volta, non gli fu concesso finire la frase.
"Cosa? Fare un funerale? Datevi una mossa."
"Vi aiuto io.." Il professore di
storia iniziò a spostare e avvicinare qualche corpo, mentre
Bonnie cercava di alimentare con i suoi poteri la fiamma dell'accendino.
Elena guardò il cielo limpido sopra la sua testa, poi si
voltò verso Damon. Era appena
uscita quella oscura cripta e le parve
di essere riemersa dopo una lunga apnea.
"Non riuscirò a farti
tornare a casa vero?"
"Assolutamente no."
Damon sorrise. "Come immaginavo."
Il vampiro le sfiorò una guancia "Ti prometto che ti
proteggerò, non si avvicineranno a te."
"Ti amo." Un sussurro che parve mischiarsi con il vento, ma che il
vampiro udì benissimo.
"Hei, tu. Perchè non ci dai una mano?" Alaric
fissò i due e poi si rivolte a Damon.
Ma era troppo tardi. Dei passi
leggeri, udibili solo da lui, rimbomabavano nella sua testa. Era troppo
tardi per scappare, guardò Elena, cercando di calmarsi,
decidendo che qualsiasi cosa fosse successa, lui avrebbe protetto lei.
"Proprio non ci riuscite a stare lontano dai guai?" La voce dell'ibrido
era limpida e risuonò in tutto il cimitero.
"E' difficile quando sono i guai a
cercarti." Il vampiro, involontariamente, si era posizionato davanti
all'umana e guardava l'originario con aria di sfida. Jeremy si era
avvicinato ad Alaric e Bonnie.
"Mi piacerebbe sapere dove trovi
tutto questo coraggio. Non mi hanno mai parlato di te come un eroe,
eppure ultimamente ti ho visto sempre all'opera per cercare di salvare
il tuo caro fratellino. Peccato siano degli sforzi inutili."
"Peccato." Rispose il vampiro
posando lo sguardo su Stefan. Vedeva la paura negli occhi del fratello,
la stessa paura che stava provando lui. Per Elena, per i loro amici,
per la propria vita. Una sorta di terrore. Non tanto per la morte in
sè, semplicemente perchè andandosene, avrebbero
fatto
soffrire di nuovo qualcuno.
Klaus iniziò ad avanzare
verso il vampiro dagli occhi color mare. Paso dopo passo, si
ritrovò a poca distanza da lui e dall'umana.
"Come vuoi che la uccida? Eh?
Magari le staccherò la testa.. che ne dici? Ovviamente dopo
che
avrò ucciso te e tutti i suoi amichetti." L'ibrido
accennò un mezzo sorriso che fece ghiacciare il sangue ad
Elena.
Mai gli era sembrato così terrificante come in quel momento.
Il
vento era improvvisamente diventato gelido e piccoli brividi di freddo
le percorrevano la schiena.
Jeremy cercò di prendere la
mano di Bonnie, ma si accorse che la strega stava facendo
qualcos'altro. Stringeva la mano a pugno e fissava l'ibrido in un modo
strano, quasi come se stesse...
"Puoi dire alla tua amica
streghetta che i suoi stupidi incantesimi e trucchetti non funzionano?
Ormai mi sono trasformato in lupo, non c'è nulla che possa
fare."
La strega abbassò lo sguardo
e il ragazzo finalmente le prese la mano, facendole un segno per
rassicurarla. Era sicuro che la sua famiglia avesse una sorta di
maledizione che ne coinvolgesse tutti i membri. Non capiva come era
possibile, ma sapeva che in fondo era così, da sempre. A
Mystic
Falls, i vampiri c'erano sempre stati, eppure solo pochi ne conoscevano
l'esistenza, solamente in pochi rischiavano la vita per scacciarli, per
difendere la propria città. Jeremy era fiero di essere uno
di
loro.
Improvvisamente, Damon si
fiondò su Klaus, spingendolo contro un albero. La forza
dell'ibrido fu ancora una volta superiore: scagliò il
vampiro a
terra con un sol gesto. Poi, lo prese per le spalle e lo spinse contro
un albero, tenendolo fermo.
"Hai perso." L'ibrido sorrise, poi guardò Stefan. "Fallo."
Il più giovane dei fratelli
Salvatore prese dalla tasca dei pantaloni un paletto in legno,
alzò lo sguardo per cercare quello di Elena, per cercare
quegli
occhi color cioccolato fondente in cui tante volte si era perso e
infine, con una lacrima che gli rigava la guancia, se lo
conficcò nel petto.
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Capitolo 26 *** Capitolo 26 ***
Goodbye Brother cap. 26
Goodbye
Brother
Capitolo 26
L'urlo
le morì in gola. Allora ci riprovò, ma nulla. Non
riusciva a gridare, anche se avrebbe voluto farlo con tutte le sue
forze. Voleva correre verso di lui, ma le gambe erano come bloccate. Lo
guardava e non poteva fare niente, lo guardava morire e non correva da
lui. Nemmeno le lacrime scendevano più, come se le avesse
finite.
Guardò Damon, ancora contro l'albero, spinto dalle forti
braccia
dell'originario. I suoi occhi erano spalancati, poteva scorgerne
l'azzuro opaco anche a metri di distanza. Tutta la sofferenza del
mondo, era in quegli occhi. Tutta la rabbia, era lì. Elena
capì di dover fare qualcosa, capì di dover
reagire.
Doveva smetterla di essere umana per quel secondo, doveva correre e
fare qualcosa, qualsiasi cosa.
"No." Come per magia la sua voce tornò, più acuta
che
mai. "No, no, no. Stefan!" Corse alla velocità della luce
verso
di lui, cercando di non inciampare. Ma non poteva essere più
di
quello che era. Umana.
E inciampò. Come una stupida, misera umana, lei
inciampò. Si rialzò immediatamente, e corse verso
il
vampiro che si era accasciato a terra, con ancora il paletto nel petto.
"No, Stefan, ti prego. Stefan!" Si chinò su di lui, cercando
di
estrarre il paletto dal suo cuore, l'aveva centranto alla perfezione.
La testa iniziò a girarle, le immagini diventarono ofuscate.
Ma
non cedette: estrasse, con tutta la forza che aveva in corpo il paletto
dal cuore di Stefan. Quel cuore che, apparentemente, non batteva da
più di un secolo.
Il più giovane dei fratelli Salvatore aveva chiuso gli
occhi.
"Stefan, ti prego. Guardami." Li riaprì, con tutte le forze
che
aveva, Stefan aprì gli occhi. In fondo, era già
morto una
volta, poteva rifarlo una seconda. Ma il pensiero di non poterla
più vedere, subito lo assalì. Doveva dirglielo,
doveva
dirgli che l'amava, come glielo diceva tutte le volte che facevano
l'amore, come glielo diceva al mattino appena svegli, come glielo aveva
sempre detto: con tutto il cuore. Non poteva andarsene senza dirglielo
un'ultima volta.
"Ti amo Elena, per sempre." Un sussurro.
"Stefan!" Era un grido. Una preghiera, una supplica. "Ti prego, non
lasciarmi. Ti prego, ti scongiuro."
"Per sempre" Ripetè il vampiro sfiorandole il palmo liscio
della
mano. Poi, chiuse gli occhi e si abbandonò al suo destino,
tanto
crudele quanto imprevedibile.
La rabbia che riemerse dalla sua anima era così tanta che
avrebbe potuto spazzare via un'intera città. La forza
distruttiva che aveva in quel momento, aveva raggiunto l'apice. Il
punto di non ritorno.
Guardò Klaus che ancora lo teneva per le spalle contro
l'albero.
E poi, fece ciò che andava fatto, ciò che non era
mai
stato in grado di fare. Con una forza inaudita prese il paletto sporco
del sangue dell'originario e lo conficcò nel suo petto, ad
una
velocità che sbalordì persino l'ibrido.
"Damon, Damon.. ancora non hai capito che non puoi uccidermi?" Klaus
stava sussurrando con il paletto che gli bucava il cuore. Come poteva
essere? Doveva funzione, quello era l'unico modo.
Poi, quando il vampiro aveva perso ogni speranza, l'ibrido si
accasciò a terra, iniziando a tossire. Sputò
sangue e
guardò Damon con ira.
"Che cosa..." Cercava in tutti i modi di parlare, ma le parole gli
morivano in gola.
Damon iniziò a picchiarlo, con tutta la violenza e la furia
che
lo stavano possedendo. Elena non aveva mai visto il vampiro in quello
stato. Mai. Ogni pugno che tirava all'originario, a una
velocità
impressionante, andava a segno.
"Hai perso anche tu." Il più vecchio dei fratelli Salvatore
lo
guardò un'ultima volta, poi fece un cenno alla strega.
"Finiscilo." Non disse come, ma lei capì subito.
Iniziò a fissarlo intensamente, finchè una fiamma
non si
accesse sul piede dell'originario, iniziando a risalire lungo il suo
corpo.
"No... n.." Non riusciva ad emettere alcun suono. Ci provava, ma nulla.
Bruciò vivo, letteralmente.
Bonnie ebbe un giramento di testa e fece appena in tempo a sussurrare
il nome di Jeremy, prima di svenire a terra.
"La riporto a casa." Alaric si era avvicinato a lei e l'aveva presa in
braccio.
Damon annuì e insieme a Jeremy si avvicinò al
corpo di
Stefan. Elena gli era accanto e lo fissava, alzò la testa
quando lui le si avvicinò. I suoi occhi azzurri erano
limpidissimi, ma spenti, allo stesso tempo. Il dolore che c'era in essi
era indescrivibile, come quello presente negli occhi
dell'umana.
Il vampiro si voltò e s'incamminò.
"Dove stai andando?"
"Mi dispiace..."
"Damon, dove stai andando?" Ripetè l'umana, questa volta
urlando, tra un singhiozzo e l'altro.
"E' colpa nostra. E' di nuovo, ancora una volta colpa mia."
"Ma che stai dicendo? E' colpa di Klaus... lui...."
"Ma non capisci? Cosa stavamo facendo io e te, mentre lui rischiava la
vita, eh? Se avessimo pensato, anche solo per un secondo ai rischi
invece di... Se non fossimo, stati presi così tanto dai
nostri... sentimenti...."
Pronunciò quella parola con disprezzo
"...tutto questo non sarebbe successo." Il vampiro la guardò
un
ultima volta, poi guardò il corpo del fratello a terra.
"Damon non lasciarmi. Non lasciarmi sola. Damon!" Elena gridava, ma
stava gridando al nulla. C'era solo un vento gelido a sfiorarle il viso.
Stava ancora fissando il corpo inerme di Stefan, quando la vide. Anna
era di fronte a lui.
"Mi dispiace così tanto Jeremy, per tutto ciò che
è accaduto..."
"Io, io lo potrò rivedere."
"No, non potrai. Questo dono è servito al suo scopo. Non ci
conviverai per sempre."
L'umano fece una faccia strana. Rivedere Anna e Vickie gli aveva fatto
piacere, aveva attenuato quel dolore. Ma c'erano notti in cui non
dormiva, sentiva rumori inesistenti e spesso aveva un mal di testa
assurdo.
"So che pensi che sia stata una maledizione, ma solo grazie a questa
maledizione avete potuto mettere fine a tutto ciò."
Jeremy riguardò il corpo del vampiro disteso a terra. Per
quale
motivo doveva, ogni volta, esserci una vittima? Il vampiro che aveva
reso felice la sua sorellastra, il vampiro dall'anima buona, che aveva
sempre cercato, con tutte le sue forze, di tornare umano, non solo agli
occhi degli altri, ma anche nell'anima.
"Starà bene." Anna lo distolse dai suoi pensieri. "Tutti
nell'altro mondo stanno bene." Aveva una voce dolce, una voce che
sapeva di promessa.
Jeremy annuì, sapeva che era vero. Poi, dopo aver sorriso ad
Anna e averla vista scomparire, si era avviato nella parte opposta,
cercando di reprimere le lacrime.
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Capitolo 27 *** Capitolo 27 ***
Goodbye Brother cap. 27
Goodbye
Brother
Capitolo 27
...due
mesi dopo...
Sembrava
che fosse piovuto su quel cuscino. E in fondo, che cos'è un
pianto, se non una pioggia d'acqua salata?
La testa continuava a farle male,
come la sera precedente, e quella prima ancora. Orma si era abituata,
non ci faceva nemmeno più caso. Quello a cui faceva caso,
era
quel senso di vuoto e nostalgia che la colpiva tutte le sere, alla
stessa ora.
E anche quella sera, appena
l'orologio segnò la mezzanotte, quella sensazione
tornò.
Il petto le doleva, e il suo respiro si fece irregolare, quasi avesse
difficoltà a respirare. Ovviamente, non si era ancora
addormentata e sapeva che ci sarebbero volute altre due ore per cadere
nel sonno, sopraffatta dalla stanchezza.
Le lacrime continuavano a scendere copiose dal suo volto, ma non se ne
curò. Si mise a sedere sul letto, cercando di respirare a
fondo.
La finestra era spalancata, anche se ormai l'estate era giunta a
termine; sembrava non patire nemmeno più il freddo. Le
stelle
brillavano in quell'immenso blu e per un brevissimo istante si perse in
esse, dimenticando il dolore. Ma fu breve, troppo breve. E il dolore
tornò, questa volta più forte di prima.
Guardò la sua stanza, nel buio più totale,
riuscendo a
vedersi riflessa nello specchio. Quel cielo così brillante
rischiarava leggermente quel riflesso e metteva in risalto le sue
occhiaie, ormai profonde.
Finchè c'era il sole, alto nel cielo, le cose sembravano
andare
bene. Non pensava, almeno fingeva di non pensare, al dolore che la
perseguitava. Ma, quando il cielo si faceva più scuro, e
quell'enorme stella tramontava, le sembrava di perdersi per sempre; di
non avere più una casa, un'identità.
E si ritrovava a pingere, nel cuore della notte. E quando, dopo ore e
ore, riusciva a chiudere occhio, veniva strappata via al sonno da
terribili incubi, così vividi da sembrare realtà.
Ovviamente, cercava di non fare rumore, quando quelle piccole gocce
d'acqua riniziavano a scendere lungo le sue guance. Ma non era semplice
mascherare il dolore, non se il dolore era così tanto.
Quella sera, di nuovo, era lì. Nel dormiveglia, tra i demoni
e
gli angeli, tra l'oscurità e la luce. Cercava di lottare
contro
il sonno, per non dover rivivere un altro di quei terribili incubi. Ma
la stanchezza ebbe la meglio, e, dopo aver versato un'ultima lacrima,
si addormentò.
Tante ombre nere avanzavano verso di lei. Sussurravano frasi senza
senso, parlando al contrario. C'era una strana melodia di sottofondo.
Un pianoforte, Elena lo riconobbe. Si girò verso quella
melodia,
cercando di capire chi la stesse suonando. E si pentì di
averlo
fatto: seduto sullo sghabello, con le dita che scorrevano lungo i
tasti, Stefan continuava a suonare e sorrideva, mentre piangeva.
Sorrideva piangendo. L'umana non capiva, sentiva solo quella melodia
farsi più acuta. Sentiva solo quella musica nelle orecchie.
Sentiva solo quella.
"No!" Gridò con tutta la voce che aveva. "Ti prego, non
piangere." Continuava a parlare, ancora immersa in quell'incubo.
"Elena, svegliati." Jeremy cercava di riportarla alla realtà.
"Ti prego. E' colpa mia, oh, ti prego. No."
"Elena!" Il ragazzo aveva gridato così forte, che se Alaric
non
avesse avuto il sonno pesante, si sarebbe svegliato di sicuro.
L'umana finalmente tornò alla realtà, sentiva il
viso
bagnato, e gli occhi bruciare. Fissò Jeremy per un minuto,
poi
scoppiò a piangere. Non le importava di essere stata
sentita,
quella notte. Non le importava. Forse perchè ormai aveva
sopportato così tanto dolore, da aver raggiunto la pazzia,
o,
molto probabilmente, aveva superato il limite.
"Calmati. Va tutto bene." Jeremy appoggiò la testa della
sorellastra sul suo petto, e la cullò dolcemente.
"Voglio Damon. Ti prego, ho bisogno di Damon. Ti scongiuro!" E, come se
avesse trovato il coraggio, dopo mesi, pronunciò quel nome.
Lo
voleva, voleva il quel petto, quel sorriso, quegli occhi. Voleva stare
con lui, voleva aiutarlo a superare quel dolore, voleva che lui
l'aiutasse a superare quella malinconia che non la faceva dormire. Che
le stava rendendo la vita un inferno. Lo voleva, perchè lo
amava, anche dopo la morte di Stefan. Lei lo amava e, molto
probabilmente, sempre l'avrebbe fatto.
"Lo so. Ma adesso calmati."
La voce di Elena era ormai diventata un sussurro. "Ti prego, Jeremy. Ti
prego, riportalo da me. Promettimi che lo riporterai da me." Altre
lacrime scesero da quegli occhi scuri.
"Te lo prometto, Elena. Adesso calmati." Jeremy sussurrò
all'orecchio dell'umana, che, ormai troppo stanca, riuscì a
riaddormentarsi.
L'umana aprì la porta. Era la terza volta che suonavano
quella mattina, e nessuno si era deciso ad aprire.
Si ritrovò davanti una persona che mai e poi mai si sarebbe
immaginata di rivedere: Michael, il vampiro che aveva sfidato Damon
quel pomeriggio ed era venuto a riprendere il libro rosso per conto di
Klaus, adesso era davanti alla porta di casa Gilbert.
"Sono in pace." Disse quando vide che Elena non parlava. "Devo.. solo
consegnarti una cosa." Così dicendo, prese dalla tasca
sinistra
una busta bianca e la porse alla giovane umana. "E', beh, da parte di
Stefan, l'ha scritta prima di morire e me l'ha consegnata quando ha
capito di potersi fidare di me."
Elena continuava a fissare quella carta bianca, senza proferir parola.
"G-Grazie." Riuscì a sussurrare, prendendo la busta.
"Di nulla. Ci si vede, Elena." Michael scomparse dalla sua visuale.
Corse in camera sua e si chiuse la porta alle spalle. Aprì
delicatamente la busta bianca, e ne estrasse una lettera dello stesso
colore. Aveva paura di leggere, oh, si che ne aveva. Ma aveva anche
altrettanta curiosità.
"Cara Elena,
se stai leggendo questa lettera, molto probabilmente io non faccio
più
parte del tuo mondo, e Michael te l'ha portata. Ho deciso di scriverla
in un
pomeriggio uggioso, quando era ormai chiaro che non sarei tornato
presto, o che non sarei tornato affatto.
Questo misero pezzo di carta, racchiude cose che si dicono solo in
punto
di morte, cose che si dicono col cuore, ma che fanno male. Ammettere di
aver perso, fa male. Realizzare di non vederti più, fa
ancora
più male.
Ci sono tante cose che
avrei voluto
fare nella mia non-vita. Cose che
non ho fatto per paura, o insicurezza. E tante cose che ho fatto, e di
cui mi sono pentito. E poi, c'è una cosa di
cui
non avrò mai rimpianto: averti conosciuto. Grazie a te, in
alcuni momenti sono ridiventato umano, mi sono allontanato da quel
mostro che ero. Ti ho amata come non ho amato nessuno, ho amato il tuo
sorriso, la tua voglia di continuare a vivere nonostante tutto il
dolore e le perdite che hai dovuto subire; e ciò che ti
chiedo,
è di continuare a farlo, anche se non sarò
lì con
te per aiutarti.
Se fossi tornato, avrei
combattuto
per
riaverti, avrei cercato, in qualche modo, di farti capire quanto ti
amavo. Anche se sono sicuro che tu lo sappia. Poi, come sempre, avrei
lasciato a te, la scelta. Ti avrei fatto scegliere tra me e mio
fratello. Una
scelta che avresti fatto con il cuore, perchè tu, Elena, sei
una
persona splendida, che avrei lasciato libera se fosse stato quello il
suo desiderio.
Ricorda a Caroline, che il controllo è la prima cosa che ci
rende umani, che è l'unica cosa che ancora ci distingue dai
mostri. Ringrazia Bonnie per tutto il suo aiuto e prenditi cura di
Jeremy e di Alaric.
A Damon, digli che gli ho voluto bene, che ho apprezzato ogni suo
tentativo di riportarmi indietro e che mi dispiace, per avergli rubato
il suo soldatino in piombo preferito, quando eravamo solo dei bambini.
Quelli sono stati i tempi più belli della mia vita, quelli
in
cui giocavo con il mio fratellone
, ignaro di quell'oscuro mondo che mi circondava.
A te, dico che ti amo. Ti dico di
amare anche lui, come avresti amato
me. Di rispondere a ogni sua domanda, di ridere a ogni sua battuta, di
piangere per ogni sua menzogna. Proteggilo da quel lato tanto oscuro e
così poco umano. Prenditi cura di lui e fai in modo che sia
felice, per quanto l'eternità possa renderti felice. Amalo
perchè se lo merita e perchè te lo meriti anche
tu.
Ti prego, ricordami, non dimenticarmi. Perchè io, non
dimenticherò mai te.
Ti amo, Stefan "
L'umana
finì di leggere.
Si accovacciò a terra, sotto la finestra, e rimase
lì.
Stefan sapeva, eppure continuava ad amarla. Stefan, nonostante fosse
stato tradito da lei, continuava ad amarla e, anzi, la incitava ad
amare Damon. In quel momento, si sentì ancora più
sola,
più stupida. Stupida per aver pensato che Stefan non
l'avrebbe
perdonata, stupida per aver lasciato andare via Damon. Una stupida e
fragile umana. Il silenzio, smorzato dai suoi singhiozzi, era l'unica
cosa che ancora non l'aveva abbandonata.
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Capitolo 28 *** Capitolo 28 ***
Goodbye Brother cap. 28
Goodbye
Brother
Capitolo 28
Stringeva
ancora quel bianco foglio tra le mani. Immaginò il momento
in
cui Stefan aveva scritto tutto ciò. Immaginò
quella
penna, nella sua dura stretta, scorrere su quel foglio. I singhiozzi,
erano svaniti; le lacrime, asciutte.
Improvvisamente, si sentì
bene. Dopo tanto tempo, troppo ormai, si sentì in pace con
se
stessa; libera da ogni colpa, da ogni peccato. Era grazie a lui, quel
dolce vampiro che l'aveva amata con tutto il suo cuore e che le aveva
perdonato quel tradimento. Guardò il sole penetrare
attraverso
le tende e decise che era arrivato il momento di spalancarle. E
così fece, fece entrare ogni singolo raggio di luce nella
sua
stanza. Ogni cosa era illuminata, adesso.
Respirò a fondo l'aria
fresca, autunnale, che inondava la stanza. Lei stava finalmente bene,
ora era arrivato il momento di far stare bene la persona che amava. Era
arrivato il momento di agire. Di seguire i consigli di Stefan, di
prendersi cura di lui. Di Damon.
Dopo una lunga doccia calda, si
vestì rapidamente, mise la lettera e il cellulare nella
borsa, e
scese al piano di sotto. L'avrebbe ritrovato e, in qualche modo,
convinto a seguirla. Perchè ormai, lo sapeva, loro due erano
nati per stare insieme.
"Dov'è?" La sua voce rieccheggiò nel salone
silenzioso.
Alaric, seduto sul divano con un
compito di storia in mano, e una penna nell'altra, alzò lo
sguardo sulla giovane umana. "Dov'è chi?"
"Andiamo, Rick. Dimmelo e basta."
"Non so di che cosa tu stia parlando."
"Damon. Dove si trova? Italia? Svizzera? No, aspetta... Australia!"
"Non lo so. Non lo vedo da due mesi. Esattamente come te."
"Certo. E magari dovrei anche
crederci." Elena sapeva che il professore conosceva il luogo in cui il
vampiro aveva vissuto negli ultimi due mesi. Lo sapeva
perchè si
erano sempre detti tutti. Perchè, nonostante entrambi lo
negassero, erano grandi amici. Inoltre, Damon era troppo apprensivo
qaundo si trattava di Elena, e mai l'avrebbe lasciata da sola, senza
nemmeno ricevere sue notizie.
"Elena, non so dove sia. Fine della storia." Alaric tornò a
leggere il foglio che teneva in mano.
"Rick, ti prego!"
"Ehi, che succede?" Jeremy uscì dalla cucina.
"Voglio sapere dove si trova Damon."
"Peccato che io non ne abbia la più pallida idea."
"Tu.. tu non capisci. Io ho bisogno
di Damon. Rick, ti scongiuro. Io ho davvero bisogno di lui." L'umana
aveva la voce ridotta a un flebile sussurro.
Il professore la guardò,
guardò tutto di lei; le sue occhiaie e il suo viso
screpolato
dalle lacrime della notte precedente. Jeremy gliene aveva parlato, ma
lui non poteva dirle dove si trovava il vampiro. Aveva giurato di non
dirglielo. L'aveva giurato a Damon.
"Rick" Jeremy lo richiamò.
Il ragazzo si trovava ancora in piedi. "Se sai qualcosa, digliela." Il
suo sguardo era una cosa che il professore non aveva mai visto. Era
come una sicurezza, come se l'umano sapesse che sarebbe andato tutto
bene. Come se fosse l'unica cosa giusta per Elena.
Si arrese. "D'accordo." Tornò a guardare Elena, che non si
era mossa. "Si trova qui."
"Che?"
"Qui. In questa città. A
casa sua. Molto probabilmente sul divano a sorseggiare un buon
liquore." Alaric parlò molto lentamente.
"Stai scherzando." L'umana stentava a crederci.
"No. Non sono mai stato più
serio. Hai sempre dato per scontato il fatto che se ne fosse andato. Ma
non è stato così... Sai com'è fatto
Damon,
è un vampiro, beh, imprevedibile."
Elena scoppiò a ridere e
altre lacrime iniziarono a scendere lungo le sue rosse guance. Rideva e
piangeva, allo stesso tempo. Non le era mai successo prima. Rideva
perchè era felice che Damon fosse così vicino a
lei,
rideva, prendendosi in giro, per la sua stupidità. Ma le
lacrime
scendevano.. Forse, erano lacrime di felicità?
"Elena..." Jeremy non capiva. La guardava in modo strano, rimanendo
perplesso.
"Io... Io lo amo. Io
quell'imprevedibile vampiro... Lo amo." In quel momento, il bisogno di
stringere forte a sè quel corpo, divenne mille volte
più
forte. Il desiderio di averlo, di amarlo, raddoppiò. "Devo
andare da lui, e tirargli uno di quei ceffoni..." Disse sorridendo.
Anche Jeremy e Alarci sorrisero.
Uscì in fretta di casa ed entrò in macchina. Fece
un
respiro profondo, e mise in moto, diretta a casa Salvatore.
Bussò alla porta, ma non rispose nessuno. Allora
provò a spingere la maniglia, e si accorse che era aperta.
Entrò nel buio più
totale: le tende erano chiuse e la luce spenta, non vedeva nulla.
Sapeva che Damon era in casa, che era lì. Sentiva il suo
dolce e
allo stesso tempo virile profumo entrarle nelle narici.
"Cosa vuoi?" Era la sua voce.
"Solo sapere perchè, perchè mi hai lasciata."
Elena aveva scandito ogni parola.
Passarono almeno due minuti in un completo silenzio. All'umana
sembrarono i due minuti più lunghi della sua esistenza.
"Perchè non sono alla sua altezza, ecco perchè ti
ho lasciata."
Elena si girò e vide,
finalmente, Damon. Stava aprendo la tenda con una mano e nell'altra,
come previsto dal professore, teneva un bicchiere vuoto.
"Non ho mantenuto la mia promessa,
Elena. Non sono stato capace di salvarlo." Disse Damon, e dopo si
girò a guardarla. Oh, quanto le era mancato quel viso.
Quegli
occhi color cioccolato fondente, così curiosi. Quel
corpicino
esile e così sensuale; quei lunghi capelli. Non poteva
cederle,
per quanto il desiderio fosse vivo, pulsante, non poteva cedere. Lui
non la meritava, lui aveva lasciato morire suo fratello dopo avergli
fregato la ragazza. Lei lo guardava, senza far trapelare nessun
sentimento. Lo guardava seria.
Il vampiro continuò. "Lui si
che ne sarebbe stato capace, l'ha già fatto una volta. Lui
era
migliore di me, lo è sempre stato."
Elena fece un cenno di
disapprovazione, poi continuando a fissare il vampiro, si
avvicinò. I suoi passi erano decisi, ma allo stesso tempo
titubanti. Quando si fermò, la distanza tra loro era minima.
Damon guardava il pavimento.
"Stefan non è uno che ama
vantarsi..." Sussurrò la ragazza, guardando il vampiro e
incrociando quelle iridi azzurre. "Lo sai, la prima volta questa frase
mi era sembrata inappropriata e mi aveva lasciata perplessa, ma adesso,
Damon, se tu lo dicessi adesso, io ti darei ragione. Se Stefan in
questo momento parlasse di te, dovrebbe parlarle come si parla di un
eroe, un uomo che ha passato mesi a cercarlo e che ha combattuto, fino
alla fine e che..."
Non le fece finire la frase. "E che
si è portato a letto la sua fidanzata." Si era avvicinato al
tavolino, versandosi dell'altro liquore.
"E' questo? E' questo che ti turba tanto? Damon, perchè hai
fatto l'amore con me?"
"Cosa c'entra?"
"Rispondi!"
Il vampiro posò il bicchiere sul tavolo e alzò lo
sguardo verso di lei. "Perchè ti amo."
"Pensi che sia un reato? So quanto
hai sofferto. So quante volte hai dovuto reprimere ogni sentimento. Non
permetterò che succeda ancora, non permetterò che
tu
soffra mai più. Non ora che ne sei uscito."
"Andiamo Elena, uscito da cosa?"
Disse Damon indicando la bottiglia di Whisky sul tavolino e sedendosi
sul divano di casa Salvatore.
"Il dolore per la perdita di Stefan
ci sarà sempre, Damon!" L'umana aveva alzato la voce. "E
adesso
mi fai il favore di alzarti da quello stupido divano."
Il vampiro non si alzò.
Rimase seduto. Non poteva averla, non dopo ciò che era
successo
a suo fratello. Eppure, il desiderio che aveva di lei era..
incomtrollabile.
"Non mi abbandonare anche tu,
Damon, ti prego. ho bisogno di te. Dei tuoi abbracci, dei tuoi baci,
delle tue stupide battute.." La ragazza aveva le lacime agli occhi. Il
vampiro la guardò. Vide le sue occhiaie e capì
che anche
lei doveva aver avuto qualche problema ad addormentarsi durante quei
due mesi. Come aveva potuto abbandonarla così? Sola,
fragile,
indifesa davanti a un mondo così duro e crudele. Che razza
di
mostro era? Stefan non avrebbe l'avrebbe fatto, questo era poco ma
sicuro.
Eppure, Stefan non c'era più
e Damon, beh, toccava a lui prendersene cura. Non resistette e, sicuro
di fare la scelta sbagliata, si alzò dal divano. Elena gli
prese
la testa, toccando ogni singolo capello corvino e la porse sul suo
petto. Per la prima volta, fu il vampiro a sentirsi debole e fragile.
Poi, si perse in quello che gli sembrò l'abbraccio
più
caldo che avessa mai ricevuto, e si ricredette: non c'era niente di
più puro e giusto.
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Capitolo 29 *** Capitolo 29 ***
Goodbye Brother cap. ultimo
Goodbye
Brother
Capitolo 29
La
felicità che Elena provava in quel momento era immensa.
Perchè, nonostante tutto, le cose si era risolte; nonostante
tutto il dolore che aveva provato e che ancora provava, qualcosa era
cambiato. Adesso c'era lui.
Lui
che si sarebbe preso cura di lei, che non l'avrebbe più
abbandonata. Si, si sarebbero presi cura a vicenda, perchè
era
giusto così. Continuava
a passare le mani in quei capelli color ebano, così soffici
e
morbidi. Ah, li amava quei capelli, così come amava quel
corpo e
quella personalità che vi abitava. Quelle battutine
sarcastiche
e poco pure, quei sorrisi pieni di amore che le rivolgeva, quegli occhi
in cui potevi trovarci il mondo. Già, perchè se
c'era una
cosa che aveva sempre tradito Damon dal nascondere i suoi sentimenti,
quelli erano i suoi occhi. Così limpidi, da far trasparire
qualsiasi emozione.
Il
vampiro era ancora appoggiato sul petto dell'umana. Poi,
all'improvviso, si staccò da lei e le prese il viso tra le
mani.
"Sei sicura di voler stare con me?" Elena fece per rispondere, ma lui
parlò prima di lei. "Rifletti bene prima di darmi una
risposta,
perchè se mi dirai di si, non ti lascerò
più, mai
più, e non ti libererai mai di questo vampiro combina guai."
L'umana sorrise, premendo la sua fronte contro quella di lui. Il
cioccolato e il ghiaccio. "Vorrà dire che
imparerò a
sopportarlo, lui e tutti i suoi guai."
Sorrisero insieme e poi Damon la baciò. Con tutta la
malinconia
e il dolore che aveva provato, con tutto il desiderio e l'amore che
provava. Con tutto, tutto ciò che poteva darle. Elena
rispose al
bacio, nello stesso identico modo.
Il vampiro fece scorrere le sue mani lungo la schiena dell'umana, sotto
la maglietta leggera che ricopriva quel perfetto corpo. E come l'acqua
per gli assetati o il pane, per gli affamati, loro non
ne abbero mai abbastanza. Continuarono ad amarsi, come se tutto il
resto del mondo fosse scomparso. Perchè c'erano solo loro
due.
Perchè, dopo così tante sofferenze, se lo
meritavano.
Dalla
finestra vedeva le stelle, puntini che brillavano sparsi nel cielo.
Quegli stessi puntini che l'aveva guardata ogni notte, per
chissà quanto tempo. Quegli stessi puntini che,
sperò,
potessero vedere anche i suoi genitori e zia Jenna e tutti coloro che
aveva abbandonato quello strano mondo. E Stefan. Stefan non poteva
perderseli, erano un spettacolo fantastico.
Un brivido percorse la schiena di
Elena. La sottile camicia che indossava e le gambe nude, non erano
proprio il giusto abbigliamento per un autunno così freddo.
Eppure, lei sapeva che non erano brividi di freddo, ma di malinconia,
eccitazione, adrenalina e tutti quei sentimenti e quelle emozioni
provate nell'ultimo periodo.
Non sapeva che ora fosse e di
sicuro non le importava. Era seduta su quel grande letto, tra le
leggere lenzuola bianche di Damon. Lui dormiva e, oh, sembrava un
angelo. Non un angelo qualunque. Sapeva che era il suo angelo. Per
sempre.
Già. Per
sempre.
'Prenditi cura di lui e fai
in modo che sia
felice, per quanto l'eternità possa renderti felice.' Le
aveva
scritto Stefan. Quelle parole non la aveva abbandonata. Sapeva che
prima o poi avrebbe dovuto fare una scelta e la cosa la terrorizzava.
Lei voleva stare con Damon per sempre, per l'eternità. Anche
se, una parte di lei, amava troppo la propria parte umana.
Poi, guardò il vampiro
che dormiva accanto a lei. Il petto nudo, così perfetto. I
capelli sul cuscino e gli occhi chiusi. Si calmò. Poteva
decisamente pensarci in futuro, adesso, aveva troppe cose da godersi.
Il
sole non era ancora sorto. Damon se ne accorse appena
spalancò
gli occhi. Il silenzio e la pace che erano presenti in quella casa, e
anche fuori, erano davvero insuperabili. Sapeva che le cose non erano a
posto, sapeva che suo fratello non c'era più; ma, il fatto
di
riavere la donna che amava al suo fianco, lo rendeva felice.
Si
voltò e vide Elena che
dormiva beata di fianco a lui. Il vampiro sospirò. Non
avrebbe
permesso a nessuno di portargliela via. Non adesso che era da solo a
dorverla proteggere. Lei era sua, la sua fragile, piccola, umana.
"Buon
compleanno."
Troppo
preso dalla contemplazione
del suo amore, o forse perchè ancora mezzo addormentato,
Damon
non si era accorto che Elena aveva aperto gli occhi e solo dopo alcuni
minuti di silenzio e non senza aver spremuto qualche neurone,
riuscì a capire ciò che l'umana aveva appena
detto.
"Che?"
Ripetè ugualmente, nonstante fosse quasi sicuro di aver
sentito bene.
"Ho
detto: buon compleanno." Elena gli fece un sorriso a trentadue denti.
"Tu
come... come fai a..."
"Me
lo disse Stefan, un giorno.
Stavamo parlando della sua famiglia e il discorso è caduto
su di
te e, beh, sul giorno del tuo compleanno... mi ha anche detto che ti
arrabbi molto se nessuno ti fa un regalo. Così, beh, ecco
qui!"
L'umana, mentra parlava, si era alzata dal letto e aveva preso, dalla
sua borsa, una scatolina color rosso scuro.
Damon
era rimasto come paralizzato.
Non pensava che Elena conoscesse il giorno del suo compleanno e la cosa
che lo lasciava ancora più perplesso, era il fatto che lei
avesse avuto il tempo di prendergli qualcosa.
Si alzò piano dal letto e, con la velocità di una
tartaruga, avanzò verso l'umana. Quando fu sufficientemente
vicino, allungò il braccio e prese dalla mano di Elena, la
scatolina rosso scuro, aprendola. Rimase a bocca aperta per diversi
minuti.
"E'..."
"Si, il suo." L'umana completò la frase, consapevole che il
vampiro non l'avrebbe fatto. Aveva ormai preso in mano quell'anello tra
le sue forti dita e continuava a rigirarlo.
"Voglio che lo tenga tu, Damon. Sei, sei suo fratello. E' giusto
così."
"Grazie, io...è dal mio ultimo compleanno umano che non ne
ricevo uno, e questo è decisamente il più bel
regalo che
potessi farmi." Il vampiro fece una breve pausa prima di continuare.
"Ora, vorrei che tu venissi con me in un posto, prima che il sole
sorga."
"..ok" L'umana si sbottonò la camicia di Damon che
indossava,
per rimettersi i propri vestiti. Il vampiro continuava a fissarla,
immobile. "Damon, hai detto prima che sorga il sole! Non abbiamo molto
tempo..."
"Oh, si, giusto è solo che...!"
"Cosa?"
"...sei bellissima"
"Me l'hai già detto quattro volte" L'umana sorrise.
"Ah.." Disse e andò in bagno. Elena scoppiò a
ridere,
sicura di essere sentita dal vampiro. Damon Salvatore innamorato, era
davvero la cosa più bella che esistesse al mondo.
"Come conosci questo posto?" Elena guardava il cielo ancora buio sulla
sua testa.
"Beh, non sei stata la prima a cui Stefan l'ha mostrato. Mi dispiace,
ma sono arrivato prima io..."
Si trovano esattamente nello stesso posto in cui il più
giovane
dei fratelli Salvatore aveva portato l'umana, quando aveva assunto il
sangue di Damon e rischiava di trasformarsi.
Il vampiro la abbracciò da dietro, appoggiando la sua testa
sulla spalla di lei e avvicinando le proprie labbra al suo orecchio.
"Un giorno, quando eravamo solo dei ragazzini, mi disse che aveva
scoperto un posto magico e mi portò qui. Disse anche che non
avremmo dovuto dirlo a nessuno, che questo era il nostro posto segreto
da cui ammirare l'alba e il tramonto. Beh, lui non ha mantenuto la
promessa... Ti ci ha portata."
"E perchè pensi che l'abbia fatto?"
"Perchè ti amava." Il vampiro fece una breve pausa. "E anche
io..."
Elena si girò e lo baciò dolcemente sulle labbra.
Poi gli
sorrise e tornò a guardare l'orizzonte incontrarsi con il
cielo,
che piano piano si stava schiarendo.
"Mi trasformerai?" Lo chiese con un sussurro, che si mischiò
al
sibilo del vento ma che Damon riuscì a udire benisssimo.
"E' una tua scelta. Non posso negare che ti vorrei per
l'eternità, ma è una tua scelta. Ho
già commesso
questo errore una volta, non intendo farlo di nuovo. Inoltre, dovresti
rinunciare alla tua parte umana."
"Sarebbe comunque meno doloroso che rinunciare a te." Il cielo era
ormai chiaro.
Il vampiro sapeva che sarebbe stato difficile dissuaderla, e, una parte
di lui, ne era felice. "Già. Dove lo trovi un altro come me?
E
così bravo a letto?"
L'umana gli diede una pacca sulla spalla.
"Che c'è?" Chiese Damon, con un espressione divertita. "Vuoi
forse negarlo?"
"No, assolutamente no. Ma hai rovinato un momento molto romantico..."
"Beh, si... credo di essere semplicemente.. Damon Salvatore." Il
vampiro fece una smorfia.
L'umana sorrise. Aveva ragione. Lui era quel vampiro di cui si era
innamorata e, molto probabilmente, per fortuna, non sarebbe cambiato
mai. Si strinse ancora più forte al suo corpo.
Damon guardò Elena e poi chiuse gli occhi, ascoltando il
suono
del vento che gli sfiorava la faccia. Mai si era sentito
così in
pace con se stesso, mai aveva avuto quella sensazione. La sensazione
che tutto fosse al giusto posto. Avrebbe ricordato Stefan per sempre,
ogni giorno appena sveglio, il suo pensiero si sarebbe rivolto al suo
fratellino. L'avrebbero ricordato insieme
e, questa volta era proprio il caso di dirlo, per sempre.
Quando
Damon riaprì i suoi splendidi occhi color mare, a Mystic
falls, il sole stava, ancora una volta, sorgendo, imporporando
l'immenso cielo di rosso.
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Capitolo 30 *** Ringraziamenti ***
Ringraziamenti
Goodbye
Brother
RINGRAZIAMENTI
Ci
tenevo a ringraziare alcune persone senza le quali questa storia
non sarebbe mai stata scritta o aggionata. Ma partiamo dall'inizio.
L'idea di questa FanFiction mi è venuta in una calda sera
estiva
di fine giugno. Ho iniziato dalla fine, scrivendo della morte di
Stefan, personaggio a cui, tra l'altro, chiedo un umilmente perdono. Io
penso che tutti i finali, aperti, a lieto fine oppure drammatici,
debbano avere un lato amaro, un lato strano, esattamente come nella
vita reale.
Non può essere tutto rosa e fiori, nemmeno nelle favole,
altrimenti, queste non ci insegnerebbero nulla, ma ci farebbero
solamente vedere un mondo che non esiste.
Dopo un mese circa, avevo scritto alcuni capitoli, ma ero ancora molto
timorosa e indecisa. Non sapevo se sarebbero piaciuti, se sarebbero
stati apprezzati. Ho deciso di rischiare e, alla fine, dopo aver visto
tutte le vostre recensioni, mi sono ricreduta.
E' proprio voi, infatti, care lettrici, che volevo ringraziare. Avete
letto ogni singolo capitolo, vi siete appassionate alla storia, alcuni
di voi l'hanno anche recensita o messa tra le preferite. Non sapete
quanto questo mi abbia fatto piacere, mi ha dato la spinta per
continuare, per andare avanti in questa avventura.
Come seconda cosa, ci tenevo a ringraziare alcune delle mie amiche che
mi hanno fatto scoprire questo meraviglioso sito e che mi hanno
sopportato mentre fantasticavo sui personaggi di The Vampire Diaries.
In particolare, Federica, Aurora e Jaden96.
Un ringraziamento speciale ai creatori di questa meravigliosa serie e
alla creatrice di una delle saghe più belle che abbia mai
letto,
ovvero Il Diario Del Vampiro; Lisa Jane Smith è una donna
con
una straordinaria fantasia e il suo modo di scrivere mi ha aiutata in
molti capitoli.
Ringrazio ogni oggetto, persona o animale che involontariamente mi ha
dato l'ispirazione per qualche scena o capitolo e, infine, ringrazio
loro, Damon ed Elena. Senza di loro non sarebbe mai esistita nessuna
storia, senza di loro, sarebbe tutto molto più difficile.
Immedesimarsi nel vampiro dagli occhi color mare o nella giovane umana
con gli occhi color cioccolato fondente, mi ha aiutata a sognare, a
superare molte difficoltà e a superare molte ore di noioso
latino. Ho pianto insieme a loro, ho riso insieme a loro.
Sicuramente, molto presto tornerò con una nuova avventura
per i nostri eroi, ma, fino a quel giorno
grazie di cuore,
|
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