[Pansy]
Seconde Occasioni Capitolo Due
Spesso si ritrovava seduta su una panchina solitaria a
fissare le luci e i tetri colori di Londra riflessi nel fiume Tamigi, cercando di non provare nostalgia delle
giornate primaverili spese sulla riva di un altro specchio marino.
C’erano giorni in cui si alzava e ballava seguendo con la
testa il ritmo di qualunque canzone che trasmettevano alla radio e giorni in
cui persino il silenzio sembrava ucciderla.
Il ricordo.
Pansy si domandava come fosse possibile che la sua mente
riuscisse ad associare un volto, una frase, un sorriso, un bacio, un ricordo ad
una canzone.
E così, Tiger risvegliava il suo inconscio appena sentiva la
voce arrabbiata di Kurt Cobain.
Daphne le appariva quando sente Eddie Vedder raccontarle
della vita e della morte, della felicità e della rabbia.
Potrebbe continuare per giorni, potrebbe creare intere mappe
associative e trovarsi circondata dal passato in musica.
Potrebbe.
Quando sentiva di non riuscire a sopportare altro rumore o
quando il vento inglese diventava troppo rigido per la sua felpa blu, si
rifugiava volentieri in un piccolo negozi di CD e vinili.
Da quel poco che aveva capito, esisteva due tipi di negozi
musicali.
Quelli immensi e pieni di addetti dalle maglie colorate e
dagli scaffali ordinati ed altissimi, con i muri ricoperti di poster di eventi
e di cantanti mediocri.
E poi c’erano posti come il “Music Machine”.
Un luogo fuori dal tempo, isolato dalla realtà frenetica e
caotica, impregnato di una sensazione di sicurezza e serenità. I muri dipinti
di nero, con chitarre elettriche, bacchette e vinili appesi senza una reale
logica.
Era iniziato come un giorno normale, uno identico a tutti gli
altri, se non fosse che accanto alla cassa, dove vi era un ragazzo dai capelli
scuri e immerso nella lettura di una rivista coloratissima, era stato posato un
cartello in cui erano state scritte in nero le seguenti parole: Cercasi Commesso/a.
Si guardò intorno e lentamente un’idea cominciò a frullarle
nella testa.
In fondo prima o poi avrebbe dovuto trovare un lavoro, un’occupazione,
un mestiere.
Non che avesse fretta o stesse cercando il senso della sua
esistenza, gli andava benissimo starsene nel suo appartamento, avvelenarsi di
musica ed infine morire senza troppo clamore.
Ma forse c’era qualcosa che il destino le stava dicendo. Forse
era giunto il momento di alzarsi da terra, cominciare a rimboccarsi le maniche
e smettere di struggersi. In fondo era ancora viva.
Respirò a fondo e posò con cura un album di Prince e si
avvicinò alla cassa.
Mentre cercava di attirare l’attenzione di quell’annoiato
ragazzo, si domandò se esistessero veramente le “seconde occasioni”.
-Salve…Volevo sapere se è ancora disponibile il posto da
commessa?- chiese Pansy sgranando e cercando di sembrare il più possibile
Babbana.
Il ragazzo non le rispose e indicò con un cenno il cartello.
-Oh…Come si fa a chiedere un lavoro qui?- domandò torcendosi
nervosamente le mani.
L’altro posò la sua rivista sul bancone e la fissò scettico. –Cantante
o Band preferita?-
-Eh?- esclamò Pansy –Penso Pearl Jam, Nirvana e Blur…-
aggiunse aggrottando le sopracciglia.
-Uhm… Niente di originale ma comunque notevole. Io non pago
decine di sterline per una che ascolta le Spice Girls, va bene?- le domandò alzandosi
e togliendo il cartello. –Cominci domani dopo mezzogiorno, io sono Ben il
co-proprietario di questa bettola. L’altro tizio, Timothy, è in malattia o
meglio, cerca di riprendersi da una sbornia post-block party. Sai com’è ci
vuole una settimana per ritornare a camminare come si deve.-
-Okay! Grazie mille, davvero!- disse Pansy.
Aspettò che il ragazzo le mostrasse qualcosa o almeno le
consegnasse una targhetta come quelle per i dipendenti del Ministero, ma non fu
così.
Solo quando aprì la porta
e si sistemò il cappello che Ben gridò –Ma come diavolo ti chiami?-
-Pansy!- urlò di rimando, confusa dai modi bruschi e poco
educati del ragazzo.
-Ci vediamo domani Pansy!-
La ragazza sorrise per un secondo e s’incamminò per la città
con un leggero sorriso ad illuminarle il volto.
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Ringrazio tutti/e!
Clorinde
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