La Voce di Megumi

di micia95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cose Insolite - Preparazione ***
Capitolo 2: *** Appuntamento-Mentire ***
Capitolo 3: *** La Tristezza di Megumi ***
Capitolo 4: *** Miglioramento dopo la Tempesta ***
Capitolo 5: *** Il Regalo Più Bello ***



Capitolo 1
*** Cose Insolite - Preparazione ***


 

A Mistrene_Mistre che adora questa coppia

 

COSE INSOLITE-PREPARZIONE

Megumi quella mattina si alzò alle sette, troppo eccitata per l’appuntamento di quel pomeriggio per rimanere ancora a dormire nel letto.

Si alzò e, non trovando di meglio da fare per distrarsi, si mise a cucinare la colazione per sé, suo fratello e Ryuu, canticchiando a mezza voce.

Il fratello Jun e Ryuu si alzarono solo due ore più tardi e rimasero sorpresi nel trovare il tavolo della cucina già apparecchiato per una colazione da re. E rimasero ancora più sorpresi nel trovare Megumi immersa nella lettura di riviste di moda.

“Che…che stai facendo?” chiese allarmato il fratello. La cosa era comprensibile se si conta che quel giorno non si andava a scuola e che Megumi adorava dormire fino a tardi. In più vederla immersa in letture di riviste di moda era ancora più starno, dato che la sorella non si era mai interessata di quel genere di cose.

“Studio” scrisse Megumi su un foglietto di carta per passare un istante dopo a sfogliare la rivista successiva.

Jun guardò Ryuu in cerca di aiuto. Ryuu guardò la stanza: c’erano riviste dappertutto e ognuna di esse era aperta su una pagina che raffigurava una modella con indosso abiti adatti ad una giornata qualsiasi.

“Credo che si stia preparando per l’appuntamento con Yahiro” rispose a bassa voce dopo un po’ Ryuu.

“Ma è fra sei ore! Che bisogno c’è di prepararsi adesso?” esclamò Jun guardando la sorella preoccupato.

“Beh, è una ragazza, credo sia normale. Lasciamola da sola e facciamo colazione” concluse il ragazzo avviandosi in cucina, seguito da un Jun con sguardo mesto.

Ore dopo i tre ragazzi mangiarono un pranzo cucinato da Megumi che aveva preparato piatti complicati seguendo le ricette di un libro di cucina che le aveva regalato lo stesso Yahiro poco tempo addietro. Faceva quegli sforzi per diventare un brava fidanzata che cucinava per il ragazzo di cui era innamorata.

Alle tredici in punto Megumi chiese al Jun e Ryuu di aspettarla in sala e, dopo pochi minuti uscì indossando un abito viola sormontato da un giustacuore viola più chiaro, ai piedi indossava un paio di scarpe regalatele dal fratello al compleanno precedente.

“Come sto?” scrisse sulla sua lavagnetta preferita (regalatale ovviamente da Yahiro! N.d.A.!).

“Bene” fu la laconica risposta.

Megumi tornò nella sua stanza per cambiare nuovamente abito e riproporre lo stesso quesito agli “spettatori” di quella insolita sfilata di moda. Andò avanti così per tre quarti d’ora prima che Ryuu la fermasse ed entrasse in camera di Megumi rovistando tra i vestiti della ragazza. Pochi istanti dopo tornò in salotto con un vestito azzurro che arrivava alle ginocchia della ragazza, un paio di scarpette celesti e un grande cappello di paglia con alcuni fiori.

“Prova questo” disse tendendo gli abiti a Megumi.

“Ti stanno benissimo!” disse Jun meravigliato. Era vero, la gonna del vestito era ampia e ariosa, la

parte superiore del vestito era più stretta, leggermente scollata e le maniche a sbuffo con ricami bianchi.

“Grazie” scrisse riconoscente a Ryuu.

Ora era pronta per il suo appuntamento con Yahiro, non vedeva l’ora d’incontrarlo.

Avevano deciso di passare il pomeriggio a visitare una mostra di strumenti musicali d’epoca appena aperta in città. Yahiro, grazie all’influenza della famiglia Saiga era riuscita ad ottenere due biglietti e aveva invitato Megumi che subito aveva accettato di gioia. Si vedevano così raramente a causa degli impegni derivanti dall’essere erede della famiglia Saiga, quindi era più che comprensibile l’euforia di Megumi.

“Sto arrivando, aspettami!” pensò la ragazza mentre cercava di frenare l’impulso di correre al luogo prefissato per l’incontro.

 

 

 

Ok, che ve ne pare? Questa storia la dedico a Mistrene_Mistre perché lei tifa per loro e perché mi ha fatto venire voglia di scriverla.

Spero che il capitolo non sia troppo corto.

Alla prossima

micia95

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Capitolo 2
*** Appuntamento-Mentire ***


 

UN APPUNTAMENTO-MENTIRE

“Eccola” pensò un ragazzo guardando una sua coetanea impaziente che aspettava all’angolo di una strada guardandosi freneticamente intorno in cerca di qualcuno. Il suo ragazzo probabilmente.

Era così carina che Yahiro, prima di avvicinarsi, la osservò. Portava un vestito azzurro con scarpe celesti e un cappello di paglia in testa. Il ragazzo pensò che fosse una specie di miraggio a causa della calura di quei giorni. Sbatté le palpebre più volte per essere certo che quella fosse davvero la sua Megumi.

“Sei bellissima” le sussurrò all’orecchio qualche istante dopo. La ragazza si voltò e i suoi occhi brillarono mentre la sua bocca –di un rosa candido- si spalancavano a forma di “O”.

“Non devi parlare” le ricordò lui appoggiando un dito sulle labbra di lei e avvicinando i loro visi . Con quel gesto le guance della ragazza s’imporporarono ma lei non distolse lo sguardo dagli occhi di Yahiro. Lui sorrise.

“Sei ancora più carina così”

Megumi sorrise e mostrò la scritta “Grazie!”

Yahiro per tutta risposta, prese delicatamente la lavagnetta dalle mani di Megumi e, senza farsi vedere, tracciò alcune linee che poi le mostrò con un dolce sorriso.

Megumi ne fu piacevolmente sorpresa. Yahiro aveva disegnato un cuore e, senza ombra di dubbio, significava “Ti amo”. Megumi cancellò il disegno e lo rifece per poi mostrare il suo di cuore al ragazzo che le sorrise dolcemente prima di prenderla per mano e avviarsi con lei al museo.

Era divertente visitare un museo, la faceva sempre ridacchiare sommessamente. Era divertente guardare le “persone comuni” bisbigliare per non interferire con la visita degli altri turisti, era divertente vedere che spesso faticavano a farsi capire nonostante gesticolassero e uardassero il compagno/a negli occhi.

La prima volta che erano stati in un museo, Megumi e Yahiro, Megumi gli aveva scritto “Benvenuto nel mio mondo”. Già il suo mondo; fatto di sguardi complici, parole impresse sulla carta e bisbigli all’orecchio dell’altro. La calligrafia di Megumi, a furia di tutto quell’esercizio, era diventata chiara ed elegante nonostante avesse imparato a scrivere molto più velocemente delle “persone comuni”.

Megumi e Yahiro si divertirono un mondo al museo, sia perché poterono ammirare oggetti straordinari creati da Maestri con la “M” maiuscola, sia perché loro ormai non avevano più bisogno di parole, bastava uno sguardo; ma soprattutto perché poterono passare un giornata normale insieme e non gettati a forza in una di quelle avventure assurde che spesso e volentieri vedevano coinvolta la Special A e i loro amici.

Verso le sette decisero di fermarsi a riposare in un bar ma, purtroppo, la bella giornata romantica fu interrotta da un uomo vestito in modo sobrio che si avvicinò al loro tavolo e che sussurrò alcune parole all’orecchio di Yahiro che sembrò leggermente infastidito quando annuì seccato.

“C’è qualcosa che non va?” scrisse Megumi. Yahiro le sorrise e si alzò avvicinandosi a lei. Quando le fu dietro le allacciò al collo una collana d’argento con un cuore come ciondolo. Megumi lo guardò in modo interrogativo, come mai quel regalo? Significava qualcosa in particolare? La mente di Megumi galoppò veloce cercando e trovando spiegazioni che, col senno di poi, sarebbero sembrate assurde; non ultima il fatto che Yahiro la stesse lasciando.

Per rassicurarla il ragazzo prese la lavagnetta di Megumi e vi disegnò lo stesso cuore di qualche ora prima e le sorrise sussurrandole “Aspettami qui, torno subito”. Megumi, finalmente rassicurata, aspettò….

 

Sette e trentaquattro, stesso bar, stesso tavolo, stessa ragazza, stesse aspettative e speranze…

 

“Come mai sta tardando tanto?” “Sarà stata una cosa più lunga del previsto” “Ma esattamente… dove è andato?”

Che sta succedendo Yahiro?

Megumi, impaziente, cominciò a guardarsi intorno sempre più agitata, poi si alzò portando con sé borsetta e lavagnetta e uscì dal bar in cerca di Yahiro. Lo aveva appena scorto che parlava con l’uomo di prima, quando si accorse di non aver una scusa per andare a cercarlo. Non poteva certo dirgli che credeva che lui le avesse mentito per tutto quel tempo facendo finta di essere innamorato di lei mentre il suo cuore apparteneva ad un’altra. No, era fuori discussione, e poi Yahiro non l’avrebbe mai fatto, non il suo Yahiro.

Proprio in quel momento squillò il suo cellulare e venne avvista dal fratello che sarebbe dovuta tornare a casa poiché quella sera a cena ci sarebbero stati anche i loro genitori.

“Evento più unico che raro” pensò Megumi sorpresa ma anche intristita perché avrebbe dovuto andarsene e voleva almeno salutare il suo ragazzo. “Perfetto!” si disse, ecco la scusa che cercava!

Si avvicinò di più osservando il ciondolo che le pendeva dal collo senza poter fare a meno di sorridere.

“Non dire sciocchezze” stava dicendo Yahiro piuttosto risentito.

“Non mi sono innamorato di lei, la sto usando, ti pare?” Megumi si arrestò, immobile.

No, stiamo scherzando, vero?

Non sentiva più niente, non il rumore delle macchine; non quello dei bambini nel parco giochi accanto che si lamentavano perché non volevano tornare a casa. Nessun suono le arrivava alle orecchie se non quelle parole “Non mi sono innamorato di lei, la sto usando, ti pare?” Le fecero male, malissimo, avrebbe voluto gridare, urlare il suo dolore al mondo ma la voce non le usciva, bloccata nelle corde vocali e la sua stessa voce le impedì per un attimo di respirare. Poi un solo singhiozzo la scosse, a quello si aggiunsero lacrime di dolore, rabbia e amore, un miscuglio pericoloso di sentimenti.

Megumi corse, corse al bar di prima allo stesso tavolo. Si strappò la collana regalatale da Yahiro solo quaranta minuti prima e la appoggiò affianco alla lavagnetta con su scritto “Devo tornare a casa. Non preoccuparti per me”

Poi scappò, e andò nell’unico luogo che l’avrebbe consolata: a casa da suo fratello e Ryuu, tra le loro braccia.

No, era fuori discussione, e poi Yahiro non l’avrebbe mai fatto, non il suo Yahiro.

No? Eppure lo aveva fatto, anzi lo stava facendo.

 


Ok, spero che non mi odierete dopo questo capitolo, specie tu Mistrene_Mistre.

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Capitolo 3
*** La Tristezza di Megumi ***


 

LA TRISTEZZA DI MEGUMI

Corse il più velocemente possibile, corse per cercare rifugio tra le braccia delle persone che l’amavano veramente.

Jun si ritrovò una Megumi piangente tra le braccia appena entrata in casa dopo un appuntamento con Yahiro. Jun non era mai stato un ragazzo incline alla rabbia o all’ira, ma in quel momento, mentre cercava di calmare la gemella, l’unico aggettivo che poteva identificare il suo umore, era furioso.

“Megumi…ti va di parlare?” le chiese premuroso Jun cercando di nascondere la rabbia che provava verso Yahiro Saiga.

“No… ora voglio solo dimenticare…tutto e lui…” Jun rimase spiazzato, di tutte le reazioni che si era aspettato o che aveva preso in considerazione, una risposta a voce non era contemplata.

“Me…Megumi…?!” cercò di dire Jun senza sapere in realtà cosa dire e cosa aspettarsi dalla gemella.

“E’ tardi, sono stanca e vado a letto” disse lei avviandosi in camera.

“Ma…i nostri genitori…la cena…” Jun non sapeva come comportarsi, voleva che Megumi gli scrivesse cosa la turbava, voleva essere il suo custode di segreti come lei lo era per lui, ma soprattutto voleva sapere il perché di tutto.

“Non verranno… non sono mai venuti, perché dovrebbero farlo adesso? Non gli importa niente di noi, non l’hai ancora capito Jun?” poi rise, una risata di gola, secca e terribile.

Jun poté alzare lo sguardo solo di sfuggita sulla porta di noce della camera della gemella che sbatteva, mentre leggeva il messaggio della madre

“Tesoro mi dispiace, ma io e tuo padre siamo stati trattenuti da problemi di lavoro. Vi vogliamo bene”

Che Megumi avesse ragione? No, i genitori voglio sempre bene ai figli, qualunque cosa succeda.

***

La sveglia suonò e Megumi si alzò di malavoglia dal letto caldo. Fuori soffiava un leggero venticello che la fece rabbrividire, aveva lasciato la finestra aperta apposta la sera prima; non sapeva bene neanche lei perché, forse aveva sperato di morire congelata viva. Una speranza vana; ma in fondo si sentiva sollevata, poteva ancora una volta vedere i suoi amici e parlare –sì, parlare- con loro. Provava sollievo, non gioia. E tutto per colpa di Yahiro, quello stupido che aveva giocato con i suoi sentimenti. A quel pensiero sentì la rabbia e la tristezza avanzare nel suo cuore.

Con uno scatto del polso si tolse le coperte che le coprivano ancora le gambe e si diresse in bagno per prepararsi a un’altra giornata a bere il the. Non poté fare a meno di sorridere pensando ad Akira.

 

Quel giorno tutti si comportarono in modo un po’ diverso rispetto al solito per il fatto che parlava al posto di scrivere i suoi pensieri su di un quadernetto come era solita fare. Tutti tranne Hikari ovviamente, che si era opposta inizialmente, poi aveva accettato la sua decisione tornando a sfidare Kei.

***

Passò una settimana in cui Megumi parlò a più non posso, come a voler recuperare il tempo che aveva perso affidando i suoi pensieri a dei pezzi di carta.

Per l’uso forzato delle corde vocali per un tempo prolungato le aveva fatto perdere la voce poco a poco. Ora quando parlava la si sentiva appena, ma non per questo Megumi aveva smesso di esprimere i pensieri attraverso le labbra.

I suoi amici erano preoccupati, soprattutto per il fatto che Megumi non aveva affatto l’intenzione di curarsi. Quando le era stato chiesto il motivo, lei aveva semplicemente scrollato le spalle.

In realtà non sapeva bene neanche lei perché non voleva curarsi quel mal di gola che la perseguitava la notte e ogni volta che respirava. Forse pensava a quel malanno come una punizione per essersi fatta abbindolare dalle belle parole del Saiga; o forse in un certo qual modo, cercava di punire proprio lui, lui che era sempre stato così attento e preoccupato per la voce della ragazza che non le permetteva neanche di sussurrare un “ti amo” a fior di labbra. Ora che aveva perso quasi del tutto la voce, quasi “disubbidiva” a quelle parole di rimprovero “non devi emettere alcun suon se non per cantare”. Forse aveva pensato che la sua voce contava qualcosa per lui.

Forse.

 

Era un venerdì quando Megumi era stata fermata all’ingresso della Serra da…Yahiro.

“Che cosa vuoi?” domandò acida Megumi.

“Non dovresti parlare” aveva sussurrato lui cercando di sfiorare le labbra di lei con un dito. Era chino su di lei, l’aveva quasi intrappolata tra lui e il muro; i occhi penetranti di lei lo squadravano con sguardo che esprimeva odio, rancore e accusa. Yahiro ne era addolorato, specie per il fatto che lei non lo aveva più chiamato come se non esistesse.

“Ti ho chiesto cosa vuoi” la voce era debole e roca, prova del mal di gola di lei.

“Che cosa è successo Megumi? Non mi hai più cercato…” stava ancora sussurrando, solo lei doveva sentire, come prima.

Tu chiedi a me, cosa è successo? Non stai invertendo i ruoli?” detto questo con asprezza si scostò da lui e, fatti appena pochi passi si voltò di nuovo e disse “Ah, comunque per te sono Yamamoto, non Megumi” e se ne andò.

Qualcosa dentro Yahiro si spezzò. Quando aveva trovato la collana sul tavolo del bar accanto alla scritta di lei, aveva avuto un presentimento che ora si era trasformato in realtà. Non esistevano più come coppia, né le loro conversazioni su lavagnette, né i loro sguardi complici, non esistevano più “Yahiro e Megumi”, punto.

Queste erano le intenzioni di Megumi e lui non poteva farle cambiare idea.



Salve a tutti! Mi scuso per il ritardo, ma questa settimana ho avuto una marea di cose da fare. Ringrazio Mistrene_Mistre e tutti coloro che seguono o leggono questa storia!

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Capitolo 4
*** Miglioramento dopo la Tempesta ***


 

MIGLIORAMENTO DOPO LA TEMPESTA

“Allora… come va la scuola?” chiese la donna ai due figli che si trovavano dall’altro capo del tavolo.

“Bene” disse Jun.

Da quando era iniziata la cena con i genitori non avevano scambiato più di quattro parole. Non era esattamente questo che il ragazzo desiderava per l’unica volta che i loro genitori erano con loro a casa e non in giro per il mondo per lavoro.

“Abbiamo saputo che non stai molto bene” continuò la madre rivolta verso Megumi.

“Io sto benissimo” disse lei con la sua voce bassa. La gola le bruciò ma la ignorò, era il cuore che le faceva più male.

“Abbiamo saputo che parli, hai deciso di non cantare più? Non dicevi che per te la tua voce era la cosa più importante di tutte? Perché non ti curi?” riprese la madre. La sua voce era pacata, ma Megumi si sentì accusata.

“Abbiamo anche saputo che non stai più con l’erede della famiglia Saiga. Come mai, mi sembrava un buon partito” disse il padre che fino a quel momento non aveva prestato attenzione alla conversazione della famiglia.

Questa volta quella nota di accusa c’era, decisamente.

Megumi si arrabbiò e gridò con la poca voce che ancora le rimaneva “Ah, è così! E’ per questo che siete tornati, eh?! Per fare la predica alla figlia degenere che ha rifiutato un ragazzo che avrebbe potuto portare prestigio alla famiglia?! Mi state dicendo di curarmi solo per non dover venire al mio funerale in caso di morte?! Sarebbe uno spreco di soldi, giusto? Devo curarmi perché non si sparga la voce che avete una figlia che desidera avere l’attenzione dei genitori che non ci sono mai?! Non ci siamo mai lamentati perché sappiamo quanto tenete al vostro lavoro… ma adesso dovete capire una cosa voi: tutti i figli hanno bisogno dei genitori, compresi i figli di gente famosa. Noi il vostro affetto non l’abbiamo mai ricevuto; non ci servono stupidi regali, ci servivate voi!”

Queste accuse spesso erano passate nella mente di Jun e Megumi, ma subito venivano accantonate perché amavano i loro genitori; ma in quel momento la rabbia, la frustrazione, la tristezza, avevano fatto dimenticare a Megumi i bei momenti passati con i genitori che li amavano. Lei lo sapeva però non era riuscita a trattenersi.

“Non permetterti di parlarci così! Siamo i tuoi genitori, non dimenticarlo!”

“A quanto pare però non sono stata io a dimenticare di avere dei figli” sibilò Megumi prima di alzarsi e di chiudersi in camera propria.

La cena continuò senza di lei nel più assoluto silenzio e imbarazzo di Jun, che sapeva quanto la sorella non pensasse quelle cose e quanto si sentisse distrutta dalla rottura con Yahiro, della quale per altro non aveva alcuna informazione.

***

Era distesa sul letto, immobile come una statua, desiderava essere una statua. Voleva morire, sparire da questo stupido mondo che la faceva soffrire. Ma come andarsene? Sarebbe stato facile uccidersi con un coltello o qualsiasi altra arma contundente; ma non lo faceva per Jun. Non poteva abbandonarlo.

Cercò di pensare ad altro e urtò la propria borsa appoggiata sul letto il cui contenuto si sparse a terra. Megumi si alzò e cominciò a raccogliere gli oggetti da terra quando notò un foglietto piegato.

Non era la sua calligrafia, era quella di Hikari. C’era scritto:

“Predi questo per la gola, l’ha fatto apposta Akira per te. Prendilo con il tè caldo, è più buono. Quando esci usa una sciarpa. Vedrai che la voce ti tornerà in men che non si dica!”

Erano preoccupati per lei. Sorrise e si alzò con il barattolino che Hikari le aveva infilato nella borsa insieme al biglietto. Si diresse in cucina e si preparò il tè. Aveva deciso di seguire i consigli di Hikari.

 

Stava per tornare a letto, quando prese un la sua lavagnetta e scrisse

“Mi dispiace, non pensavo veramente quelle cose. Potete perdonarmi?

Megumi

P.S. Ho deciso di riprendere in mano la mia vita e la mia voce. Grazie”

Poi appoggiò la lavagnetta sul comodino dei genitori.

Il mattino dopo trovò la propria lavagnetta sul comodino con una scritta nella calligrafia della madre

“Dispiace anche noi, non hai nulla di che scusarti. Vi promettiamo che quest’estate passeremo una vacanza tutti insieme, solo noi quattro

Mamma & Papà”

Megumi sorrise di nuovo.

Sì, decisamente stava migliorando tutto, sarebbe tornato tutto alla normalità, esattamente come prima di incontrare Yahiro. Tutto grazie ai suoi amici che si preoccupavano per lei. Era stata una stupida a non parlare con loro, a non confidarsi con il gemello e le sue migliori amiche. Ma adesso era diverso, avrebbe chiesto scusa a tutti e si sarebbe fidata di più; non doveva penalizzare i suoi amici pensando che fossero uguali a Yahiro: bugiardi e sfruttatori. Quel pensiero la fece sorridere amaramente, si chiese come avrebbe potuto dimenticare Yahiro e tutto quello che c’era stato tra loro. Ma non le importava come, doveva farlo per non soffrire n futuro.

Uscì di casa con questa decisione nella mente e la sofferenza nel cuore.

Yahiro, perché?

 

 

 

Salve a tutti! Ringrazio chi mi ha seguito fin qui e chi ha avuto voglia e tempo di recensire questa storia. Purtroppo però sta per finire, ma ci lasciamo con un quesito: riuscirà davvero Megumi a dimenticare il bel Yahiro?

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Capitolo 5
*** Il Regalo Più Bello ***



IL REGALO PIU’ BELLO

Un sacco di chiacchiere riempivano il salone pieno di personaggi influenti del Giappone, ma alle orecchie di Yahiro Saiga non giungeva altro che il dolore del proprio cuore spezzato. I suoi occhi continuavano a cercare, tra teste e vestiti, quella persona  che avrebbe potuto mettere insieme i pezzi sanguinati del suo cuore con un sorriso. Ma non c’era, lei non era venuta, non era voluta venire, ma lui la cercava ugualmente.

Emise un suono tra un sospiro e uno sbuffo prima di essere raggiunto da i ragazzi della S.A.

“Non è venuta” disse Jun squadrando il volto impassibile del Saiga.

“Me ne sono accorto” rispose ironico il ragazzo.

La discussione sarebbe sicuramente degenerata se non fosse comparsa Sakura a distrarre Jun da Yahiro.

Il festeggiato uscì sul grande balcone della villa. Si sporse come a volersi buttare; lo avrebbe anche fatto se non avesse avuto la speranza di rivedere ancora una volta Megumi. Prese diversi respiri profondi per evitare di piangere e gridare al mondo intero il proprio dolore; nonostante tutto, quello rimaneva il giorno del suo compleanno. Gli venne in mento il compleanno passato, il regalo che gli aveva fatto Megumi, il suo sorriso.

“Smettila!” si rimproverò, tutti i suoi sforzi per calmarsi si stavano rivelando vani.

Si stava concentrando nuovamente per tornare calmo quando sentì una voce cantare. Si bloccò. L’unica a possedere quella voce era Megumi. Alzò di scatto la testa cercando con la vista la ragazza, ma non la trovò. Stava per correre a cercarla quando sentì qualcuno chiamare il suo nome, quel “qualcuno” era Hikari che si sbracciava per attirare la sua attenzione.

“Accidenti! Gli invitati! Non posso andarmene così, ma non posso neanche non cercare Megumi”

Si avvicinò ad Hikari avendo già in mente un piano per “liberasi” degli invitati.

“Cosa succede?” chiese sbuffando, doveva sbrigarsi, se Megumi avesse smesso di cantare non l’avrebbe mai trovata.

“Non devi andartene così! E poi devi aprire il nostro regalo!” esclamò lei tutta eccitata.

“Non vuoi prima cimentarti in una sfida?” Hikari guardò prima il regalo, poi il ragazzo, poi si guardò intorno; era indecisa. Infine dallo sguardo deciso ed eccitato, Yahiro capì che la ragazza aveva scelto la sfida. La ringraziò mentalmente, poi si rivolse a tutti i presenti “Signore e signori, vi ringrazio di essere venuti numerosi al mio compleanno, ma adesso vi propongo una sfida. Nella villa sono nascosti centinaia d’indizi, io vi sfido a trovarli e con essi il tesoro nascosto. L’unica regola è quella di partecipare in coppia.”

Un coro di “ooh” si alzò dalla grande sala. Qualche minuto dopo Yahiro Saiga diede il “via” a quella caccia al tesoro. Quando finalmente tutti i partecipanti partirono e Yahiro rimase solo, il ragazzo uscì nuovamente sul balcone. Lì cercò di sentire ancora quella voce che conosceva a memoria e che avrebbe riconosciuto tra mille. Tirò un sospiro di sollievo quando riuscì sentirla.                             

Usò la voce di Megumi come bussola per arrivare a lei. Mentre la cercava capì che quella canzone era malinconica, triste ma anche piena di rabbia senso di perdita. Sentì che quella canzone esprimeva i propri sentimenti e pensò all’ultimo appuntamento con Megumi.

 

Quell’uomo in giacca e cravatta lo stava portando in un parco presso a quel bar in cui aveva abbandonato Megumi. Si diede dello stupido.

“Bene, adesso mi dici cosa vuoi? Vedi ho qualcuno che mi aspetta” disse Yahiro,alludendo a Megumi, in tono impaziente e sprezzante verso quell’uomo.

“Oh, quella” disse sghignazzando l’altro.

Quella ha un nome” rispose piccato il ragazzo. Non avrebbe trattenuto la rabbia ancora per molto.

“ Non mi prendo la briga d’imparare il suo nome”

Se Yahiro fosse stato un animale, avrebbe prima ringhiato e poi gli si sarebbe scagliato contro per farlo a pezzi, nel vero senso della parola. Ma siccome era l’erede della famiglia Saiga e soprattutto un uomo, rimase in silenzio ad ascoltare.

“Non la rivedrai mai più. Non va bene per te che sei l’erede della famiglia Saiga” proseguì quello. Il tizio in questione parlò per la mezz’ora che seguì di quanto Megumi fosse inadatta, di come –sue testuali parole- “la sua posizione sociale non è abbastanza forte ed affermata. Lei non può e non sarà mai una compagna adatta a lei”-; ed elargì una dettagliata (un po’ troppo dettagliata N.d.Yahiro) dei difetti fisici e non solo, di Megumi.

Yahiro rimase in silenzio tutto il tempo; quando l’uomo finalmente finì di parlare, il ragazzo disse “Non dire sciocchezze. Non mi sono innamorato di lei, la sto usando, ti pare?” poi fece una pausa per buttare fuori l’aria che gli era rimasta incastrata nei polmoni. “Ti piacerebbe che rispondessi così? Beh, non succederà MAI perché io la AMO! E tu questo non lo portai mai cambiare. Se è mio padre che ti manda, digli pure che è tutto inutile perché ormai la mia scelta l’ho fatta” Detto questo era tornato al bar, ma era già troppo tardi.

 

Si fermò sul tetto per prendere un bel respiro. Erano alcuni minuti che non sentiva più la voce di Megumi ed aveva dovuto affidarsi al suo senso d’orientamento e alla sua memoria.

Sentì un singhiozzo poco distante da lui e si voltò: Megumi era lì, inginocchiata di fronte alla ringhiera e con le mani attaccate ad essa e piangeva. Yahiro non l’aveva mai vista piangere e quella vista gli fece male, malissimo al cuore.

 

 

M perché diavolo era venuta?! Quando aveva letto l’invito l’aveva subito buttato ed ora si trovava lì, sul tetto della sua villa, prima a cantare e poi a piangere. Cosa aveva sperato, che lui la sentisse? Che la cercasse e trovasse per scusarsi? Che le dicesse che l’amava?  Tutte stupidaggini perché lui non era lì a consolarla e a dirle che andava tutto bene. Lui non c’era e mai più ci sarebbe stato, lo aveva deciso lei.

“Stupida!” gridò al vento.

Sentì delle braccia che la circondavano e non ebbe bisogno di girarsi per capire a chi appartenevano. Nessuno dei due disse niente. Megumi si strinse a Yahiro; poi lo baciò con dolcezza. Voleva sentirsi di nuovo sua per un’ultima volta prima di dirgli definitivamente “addio”.

“Perché l’hai fatto?” gli chiese con le lacrime agli occhi quando tornarono a respirare. Nonostante tutti i suoi propositi di non sapere niente e andare via subito dopo il bacio, gli aveva fatto quella domanda.

“Megumi… non ho neanche capito cosa ho fatto… ti prego… dimmelo…” le sussurrò stringendo il volto di lei delicatamente e guardandola negli occhi. In un altro momento Megumi si sarebbe arrabbiata, ma vide gli occhi di Yahiro: tristi, lucidi e pieni di amore; vide che era sincero.

“Tu… tu mi hai usata… perché? Io ti amavo…” le faceva male dire quelle parole, non era riuscita a pensarle e adesso le diceva. Trattenne il fiato quando sentì che le braccia di Yahiro si stringevano in torno al suo corpo.

“Io ti amo, l’ho sempre fatto… non ti ho usata, te lo giuro… ti prego credimi…” mentre parlava con una mano tremante le stava accarezzando i capelli.

“L’hai detto tu… ti ho sentito… io ti amo ma non posso… non posso dimenticare…”

“Hai sentito tutta quella conversazione Megumi, o solo quella parte?” Yahiro adesso la guardava, ma non sapeva cosa rispondere. I ricordi relativi a quel pomeriggio erano nebulosi, l’unica cosa di cui era sicura era il dolore che aveva provato nel sentire quelle parole “Non dire sciocchezze. Non mi sono innamorato di lei, la sto usando, ti pare?” Non sapeva dire se c’era dell’altro.

“Come faccio ad essere sicura che non stai mentendo?” un tempo non gli avrebbe fatto questa domanda, ma adesso doveva sapere.

“Dovresti credergli Megumi!” disse una voce di ragazzino. I due si girarono e Yahiro aiutò Megumi ad alzarsi da terra. Di fronte a loro c’era Chitose e un uomo grosso, vestito di nero. Sia a Megumi che a Yahiro ricordava qualcuno, ma in quel momento erano troppo sorpresi di vederli per collegare volti e situazioni.

“Come?” chiese Megumi ancora stupita.

“Ho detto che devi credergli. Senti” poi le porse un registratore che Megumi accostò all’orecchio.

 

 “Bene, adesso mi dici cosa vuoi? Vedi ho qualcuno che mi aspetta”

“Oh, quella

Quella ha un nome”

“ Non mi prendo la briga d’imparare il suo nome”

“Non la rivedrai mai più. Non va bene per te che sei l’erede della famiglia Saiga"

[…]

 “Non dire sciocchezze. Non mi sono innamorato di lei, la sto usando, ti pare?"

 “Ti piacerebbe che rispondessi così? Beh, non succederà MAI perché io la AMO! E tu questo non lo portai mai cambiare. Se è mio padre che ti manda, digli pure che è tutto inutile perché ormai la mia scelta l’ho fatta”

 

Megumi spalancò la bocca e rimase immobile un istante prima di girarsi e guardare Yahiro in modo interrogativo. Il ragazzo era arrossito e guardava il fratello con sguardo omicida e chiese “Si, può sapere che succede, Chitose?” sebbene la voce fosse calma, vibrava di rabbia. Il fratellino si affrettò a spiegare “E’ stata un mia idea! Volevo sapere quanto fossi innamorato di Megumi! Tutto qua!” Yahiro per tutta risposta si avvicinò mooolto minacciosamente. “Non lo sa nessuno! Lui è uno della mia scorta” aggiunse poi il ragazzino indietreggiando e indicando l’uomo vestito di nero. In quel momento Yahiro e Megumi lo riconobbero: era l’uomo del bar!

“Allora grazie” disse Megumi afferrando Yahiro per un braccio e sorridendo a Chitose.

“Figurati! E’ stato divertente!” rispose il ragazzino allontana dosi fischiettando.

“Faremo i conti dopo…” sussurrò Yahiro puntando lo sguardo verso il fratello che si allontanava.

“Dai, non ha fatto niente di male” disse Megumi.

“Non dovresti parlare” la riprese Yahiro facendo una smorfia.

“Fammi stare zitta tu…” lo provocò allora lei, ma prima che potesse aggiungere altro, Yahiro la stava baciando dolcemente.

“Mi sono dimenticata il tuo regalo a casa…” gli sussurrò dopo all’orecchio Megumi.

“Non importa, sei tu l’unico regalo che volevo ricevere…”

Era vero, Megumi fu in assoluto il regalo più bello che ricevette, e lei gli regalò il suo amore per sempre quando accettò di sposarlo il giorno del suo compleanno.

 

 

 

E vissero tutti felici e contenti! FINE

Sarebbe stato quasi d’obbligo, ma ho pensato “Non è troppo banale?” In , ora che ci penso, anche questo finale è un po’ banale, ma spero di non avervi deluso.

Sono contenta di essermi cimentata in questa “sfida” lanciatami da Mistrene_mistre, anche se adesso ho finito di scrivere questa storia. Spero vi sia piaciuto la “risoluzione” del malinteso, e che mi dite di Chitose? Dispettoso o un gran genio? Va beh, ci vediamo alla prossima storia, magari sul loro matrimonio, ci devo pensare... A presto!

micia95

P.S. Ringrazio:

Mistrene_mistre

Layla Serizawa

ChibiRoby

kotokochan

Pikkola Rin

RosalieHallows

Saruccia

e ovviamente tutti quelli che hanno solo letto! Grazie a tutti!

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