That Damn Fight

di Anima Viandante
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Era troppo tempo che questa storia andava avanti e quel giorno avrebbe chiarito definitivamente i suoi sospetti. Non voleva crederci, o meglio non poteva. Non riusciva proprio ad immaginare che una persona così importante, un amico, un fratello, avesse potuto fargli una cosa del genere. Sbatté la porta d’ingresso della loro sala riunioni e in con un paio di falcate decise raggiunse gli altri. C’era Kouyou in piedi davanti alla porta, probabilmente intento a prendersi il suo solito bicchierino.
“Yuu ben arrivato, sei riuscito anche a battere il mio record di ritardo” questo parole gli uscirono di bocca senza neanche pensarci, lo si capiva dal repentino cambiamento di espressione che gli percorse il viso non appena capì che non era proprio aria. Gli occhi di Yuu dovevano essere davvero infuocati.
“ehi ma che cos’hai?”. Con una leggera spinta lo tolse dal suo cammino, senza curarsi del suo grido di protesta o degli sguardi accigliati degli altri membri del gruppo. Aveva in mente una sola cosa e in secondo fu sul suo obbiettivo. gli prese la mano destra e trovò quello che cercava: un livido sulle nocche, come dovuto ad un pugno, ed un graffio che sembrava essere stato lasciato proprio da dei denti. Non gli lasciò neanche il tempo di aprirsi nel suo solito sorriso di e di chiedergli con la sua aria gentile “cosa succede?”. Sì, probabilmente era questo quello che avrebbe fatto, e non avrebbe che peggiorato la situazione: se c’era qualcuno che sapeva cosa fosse successo qui, era proprio Yutaka.  con tutta la potenza e lira che aveva in corpo assestò un pugno in piena faccia al loro leader.
 
Un pomeriggio, più o meno un mese prima avrebbe giurato di aver visto Yutaka uscire dal vialetto di casa sua. Non poteva esserne certo così il giorno dopo gli aveva chiesto se avesse preso un abbaglio. La sua reazione gli era sembrata alquanto sospetta.
“ti sbagli, perché mai avrei dovuto trovarmi lì?” aveva balbettato, voltandosi di scatto e riprendendo quello che stava facendo. Strano vedere Yutaka così nervoso, ma infondo mancava una settimana al suo compleanno e non gli sarebbe suonato per nulla strano che il suo amico avesse cominciato si da allora a consultarsi con sua sorella pe regali, torta, festa  e tutto il resto. E infatti e sue aspettative vennero soddisfatte: Yutaka gli preparò una torta stupenda, come mai ne aveva viste prima: l’interno di crema era rivestito da uno strato di cioccolato bianco e per decorazione aveva realizzato delle scritte di cioccolata. 5 frasi, 5 come il numero delle persone più importanti della sua vita. Ognuno di loro aveva pensato a qualcosa da dirgli e aveva incaricato il cuoco del gruppo di stamparli nero su bianco sulla torta. Era stato un pomeriggio fantastico, e il ricordo di quell’incontro casuale era già svanito.
 Tutto sarebbe di certo finito lì se non fosse tornato un giorno in anticipo da lavoro. Aveva trovato Yutaka sull’uscio di casa sua, che si chiudeva la porta alle spalle sbattendola sonoramente.
“Yutaka… che cosa ci fai qui?” impossibile descrivere appieno come la sua espressione era passata dalla rabbia, all’incredulità, alla colpa per poi nascondersi dietro un velo di cordialità.
“Yuu.. che fortuna ero passato per incontrare te”.
“beh certo sei a casa mia… ma sapevi che oggi avrei dovuto registrare insieme ad Kouyou, non è da te dimenticartene”
“è vero che sciocco! In questo periodo ho proprio la testa da un’altra parte” dopo qualche secondo di silenzio lo incalzai
“bene… ora sono qui perciò dimmi ”.
“ehm…si ero passato solo per dirti che domani sto invitando tutti a venire da me per guardare un film”
“certo buona idea, basta che non ci propini un dei tuoi soliti polpettoni drammatici”
“no tranquillo, sceglierò una commedia, così magari eviterete di addormentarvi”
“allora non posso mancare. A domani”
“certo a domani”. Nel vederlo scendere le scale mi era parso che avesse lanciato uno sguardo preoccupato verso la mia porta di casa. Sto diventando davvero paranoico, pensai tra me. E invece il mio intuito non aveva mai visto giusto come in quel caso.
“Natsuki, sono a casa” nessuna risposta, solo rumore di acqua proveniente dal bagno. mi diressi verso la cucina e tirai fuori le prime cose che trovai nel frigo.
“Yuu ciao” l’accoglienza di mia sorella era stata piuttosto fredda. Alzai lo sguardo dal mio pasto e la guardai interrogativo.
“ti sembra questo il modo di salutare il tuo fratellone, l’unico uomo della tua vita, luce dei tuoi occhi?” ogni volta che la guardavo non potevo fare a meno di notare quanto fosse bella e quanto ci somigliassimo. Quella sera aveva i capelli pettinati da un lato, a coprire gran parte della fronte e parte dell’occhio sinistro.
“come faremo ad entrarci tutti in questa casa, tu, io e il tuo ego”
“meno male che sei piccola e magra allora” le dissi abbracciandola con tutta la forza che avevo.
“dai Yuu, non fare il cretino, è stata una giornata pesante” nel tentativo di liberarsi dalla mia presa la frangetta le si spostò lasciando scoperta la sua fronte.
“che cos’è quel cerotto?”
“…. Niente, solo un graffio, durante il servizio fotografico ho inciampato sui filo di un faretto e sono caduta. Lo sai che è da poco che porto scarpe di quel tipo no?” era vero, niente l’aveva più sorpreso della sua richiesta di farla entrare nel mondo delle modelle. Era sempre stata una ragazza riservata, che non si vestiva in modo appariscente e non amava per niente i fronzoli. Tutto il contrario di lui ovviamente. Ma la sua richiesta non gli era dispiaciuta e si era fatto subito in quattro contattando i suoi agenti perché le organizzassero un provino. E così aveva iniziato la sua carriera, ed erano ormai sei mesi che non aveva un attimo di tregua: d’altronde aveva il suo stesso fascino.  
“sei davvero un disastro!”
“certo, sono tua sorella! Dai ora lasciami che mi vado a preparare”
“dove te ne vai a quest’ora?”
“festa dell’agenzia, non posso mancare.” Così si era vestita ed era uscita di casa, mentre Yuu si godeva nel suo letto il suo telefilm preferito.
 
La mattina dopo si svegliò alle 6 per prepararsi e raggiungere gli altri in studio. Percorse il corridoio di casa che ormai conosceva a memoria ad occhi ancora chiusi. Li aprì solo una volta in bagno, dove trovò la luce già accesa. Seduta sul wc stava sua sorella, intenta a spogliarsi per mettersi il pigiama ed andare a dormire dopo una notte di follie. La sua pelle bianchissima era diventata in più punti violacea.
“ma cosa sono quei lividi?”
“buongiorno anche a te. Te l’ho detto ieri, sono caduta su un faretto”
“sì, e te lo sei dato addosso alle gambe e alle braccia ripetutamente!”
“lo sai che ho la pelle sensibile. Vado a nanna ora, buona giornata” detto ciò gli diede un bacio sulla fronte e sparì in camera sua. Si sorprese a domandarsi da quando sua sorella le era cominciata a sembrare così distante. Per questo motivo raggiunse i suoi colleghi di pessimo umore e la giornata gli sembrò non trascorrere mai. C’erano tutti eccetto Takanori e Yutaka, che avrebbero registrato il giorno seguente. Finito il lavoro non si trattenne come al solito un’oretta in più al bar con i suoi amici ma si fiondò a casa. Era come se avesse un brutto presentimento, doveva raggiungere sua sorella. Nonostante si fosse sbrigato, arrivò comunque troppo tardi, ma in tempo per vederla prendere l’autobus correndo su vertiginosi tacchi a spillo e con un vestito che lasciava poco spazio all’immaginazione. Dannazione, quando fosse tornata a casa gliene avrebbe dette quattro. Stava per avviarsi al suo palazzo, quando notò qualcosa di familiare; una moto blu, di gusto orribile a suo parere, impossibile da non riconoscere: era la moto di Yutaka, al quale aveva fatto più volte notare che era davvero l’equivalente di un pugno in un occhio. E di li a pochi metri stava il suo proprietario, che stava osservando come lui sua sorella. inforcato il casco, sfrecciò con la sua orribile ma velocissima moto dietro all’autobus. Le coincidenze cominciavano ad essere davvero troppe, ma un ultima briciola di buona fede gli rimaneva ancora in fondo al cuore, perciò preferì chiudere quei pensieri in un angolo remoto del suo cervello e di lasciarli sopiti a meno che non avesse avuto prove schiaccianti.

Ma queste non tardarono ad arrivare. La mattina seguente aveva sentito sua sorella rientrare: aveva passato tutta la notte teso come una corda di violino e non appena aveva sentito il rumore della chiave nella toppa le si era precipitato incontro. Vide sua sorella sussultare alla sua vista e girare il viso.
“Yuu mi hai fatto prendere un accidente. Non dovresti essere a letto?” tentò di sgattaiolare ma il fratello le prese con forza il braccio strattonandola a sé. Aveva il labbro spaccato, e gli occhi gonfi di pianto.
“che ti è successo? Dove sei stata?”
“niente non preoccuparti. Posso spiegarti”
“bene perché non vedo l’ora di sentire tutta la storia”
“si ecco sono andata ad una festa in discoteca con gli altri colleghi. C’è stata una rissa e io mi sono trovata coinvolta”
“non ti sembrano un po’ troppi gli incidenti che ti sono capitati in questo periodo. Non me la racconti giusta, né tu né Yutaka”
“che centra lui? anche se l’hai visto riaccompagnarmi a casa mi ha fatto solo una gentilezza dal momento che ci siamo incontri per caso, non ero insieme a lui!”
“quindi ti ha riaccompagnato. E magari è stato proprio lui a farti tutti questi lividi i giorni scorsi. È da prima del mio compleanno che siete strani”
“lasciami Yuu”
“no, questa volta voglio la verità!”
“ahi, mi stai facendo male” nel tentativo di opporsi al suo divincolarsi le aveva stretto il braccio su uno dei suoi  lividi. Non sopportava l’idea di averle fatto provare anche solo il minimo dolore, lui la voleva proteggere, lui la voleva salvare da chiunque le facesse del male, e invece veniva trattato come un carnefice. Mollò la presa senza riflettere e Natsuki sfruttò l’attimo per sfuggirgli chiudendosi in camera sua.
“Yuu credimi, sono stati degli incidenti. E soprattutto Yutaka non c’entra niente”
“apri quella porta Natsuki” dopo numerosi tentativi privi di risposta decise che se non avrebbe avuto risposte da lei le avrebbe pretese da lui. Si vestì in fretta e uscì di casa dirigendosi allo studio.
E così lo aveva colpito, lui che era la causa della sofferenza sua e soprattutto della sua Natsuki. Continuò a colpirlo finché Akira non lo fermò.
“yu ma che ti dice il cervello, sei impazzito!” quelle parole neanche raggiunsero le sue orecchie. Non avendo più la possibilità di colpire l’avversario gli afferrò la mano urlando con quanto fiato aveva in corpo
“questa mano dovrei tagliartela, così eviterai di malmenare ancora le ragazze indifese.” Quell’affermazione lasciò tutti di stucco, Akira compreso, il quale mollò la presa sul compagno e si voltò con sguardo interrogativo verso Yutaka.
“che cosa sta dicendo? che vuol dire?”
“non so di cosa parli Yuu!” disse Yutaka asciugandosi il sangue che gli usciva copioso dalla bocca.
“dico che sei un figlio di puttana, sporco puttaniere!” “non ti permetto di insultarmi così senza una ragione.” 
“senza una ragione dice lui! La ragione valla a chiedere a mia sorella, che hai violentato come una troietta”
“non ti azzardare ad insinuare una cosa del genere!!” una rabbia cieca si impossessò del batterista che assestò un pugno all’altezza dello stomaco di Yuu. I due cominciarono a darsele di santa ragione, non risparmiando alcun colpo, finché i loro amici non riuscirono a fatica a dividerla.
“io ti farò pentire di essere nato, sporco traditore! Come hai potuto trattare in questo modo una donna. E poi tra tutte proprio mia sorella”
“ma che stai dicendo! Io… io sono innamorato di lei” nessuno riuscì a trattenere Yuu dall’assestare un altro pugno in faccia al batterista
“amore? Tu quello lo chiami amore? L’hai ridotta uno straccio brutto pezzo di merda!”
“se c’è qualcuno che ha evitato che diventasse davvero uno straccio quello sono io! Ho cercato solo di proteggerla da sé stessa e da quello che stava diventando! Se non vuoi credere a me chiedi a lei”
“ma che stai dicendo?” un’espressione sconvolta si dipinse sul volto del chitarrista.
“è vero Yuu. Io conosco la faccenda dal principio. Dovresti parlare con tua sorella prima di lanciare accuse del genere. Dai, Akira ti riaccompagna a casa con la sua macchina” disse Takanori poggiandogli una mano sulla spalla
“non capisco che cosa stiate dicendo, la faccenda mi sembra molto chiara: Yutaka si è approfittato di lei e quando si è visto rifiutato l’ha costretta con la violenza di cui lei porta ancora i segni” lacrime copiose rigavano il volto di Yutaka
“non è vero… non è vero, io la amo” la sua voce si ridusse ad un sussurro "… l’ho amata da sempre…”.
“Kouyou, prepara un thè per Yutaka e portalo di là. Akira tu aiutami a portare Yuu in macchina, ho idea che non voglia sentire ragioni” detto questo Takanori lo fece alzare e lo trascinò per un braccio. Strattonò in malo modo Akira che lo aveva afferrato a sua volta.
“non sono un soggetto potenzialmente pericoloso da portare in carcere. Ho capito vengo con voi” quando uscì insieme ai compagni dalla sala vide Yutaka ancora scosso dai singulti.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Takanori e Akira li avevano lasciati soli, fratello e sorella. Natsuki gli aveva raccontato tutto: di come Yutaka aveva scoperto che era da tempo che aveva dovuto sottostare le avance sessuali dei suoi capi, di come uno di loro era diventato violento e infine di come l’aveva difesa quella notte evitando che finisse all’ospedale per l’ennesima violenza. Poteva leggere nei suoi occhi il senso di colpa per le offese e le percosse immotivate che aveva dato al compagno. Dopo averla stretta forte e biasimata per averglielo tenuto nascosto, uscì di casa senza spiegazioni, ma Natsuki sapeva che stava andando da Yutaka. Avrebbe voluto poter fare lo stesso, ma la vergogna le impediva di muoversi.

Proprio non riusciva a fermare le lacrime. Per la seconda volta nel corso di quelle 24 ore era stato paragonato ad uno sporco approfittatore e paradossalmente non era stato Yuu ad averlo ferito di più. Dopo aver cercato più volte di convincere Natsuki a lasciar perdere quel lavoro e denunciare i suoi capi, aveva deciso la sera prima di seguirla e proteggerla, anche contro la sua volontà. Avrebbe posto la parola fine a questa storia, che non faceva altro che corroderla dentro. Lo poteva vedere dal suo sguardo, un tempo così vitale ed ero così cupo e schivo. Non sapeva bene da quando era cominciato, ma improvvisamente aveva capito che quegli occhi profondi, specchio della sua anima così semplici, erano diventati per lui unici ed insostituibili. Si erano trovati più volte insieme per motivi futili, organizzare sorprese a questo o quel membro del gruppo, portare il pranzo al suo fratellone distratto per poi fermarsi a prendere il thè insieme. niente di speciale, nessun appuntamento, tutto estremamente casuale e naturale, ma non aveva mai provato niente di così profondo come l’amore per quella ragazza. Niente di più profondo e di più puro. E invece per ben due volte si era visto accusare di essere la causa del suo dolore, di aver insudiciato quel sentimento con violenza e perversione. Ed era stata lei stessa ad insinuarlo la prima volta. Mentre la trascinava via di forza da quella festa/orgia, dopo aver steso quel porco che le aveva messo le mani addosso, lei si era divincolata dalla sua presa e prendendolo per la giacca gli si era avvicinato al viso.
“guarda che se ne vuoi anche tu non hai che da metterti in fila” detto ciò lo aveva spinto contro il muro del vicolo buio in cui si trovavano, e senza preamboli aveva iniziato a slacciargli i pantaloni, non prima avergli ficcato la lingua in gola.
“ma che diavolo pensi di fare?”
“oh non fare il santarellino con me! Ti ho capito subito con i tuoi discorsi da buon samaritano preoccupato per la sua pecorella smarrita: non farti trattare così, liberati di loro. Ma sappiamo entrambi che il tuo interessamento non aveva altro scopo se non quello di sostituirti a loro tra le mie gambe” l’aveva fatto senza pensarci: uno schiaffo forte e deciso sulla guancia, tanto da farla girare di profilo. Si era subito pentito di quell’azione, ma ugualmente non era riuscito più a guardarla in faccia.
“ti porto fuori di qui e poi tolgo il disturbo”. Si avviò verso la sua moto, seguito a ruota Natsuki, che piangeva silenziosamente tutte le sue lacrime. Ora stava lì, seduto nello studio a guardare il thè raffreddarsi senza riuscire a dimenticare lo sguardo pieno di rancore di lei. Non riusciva proprio a conciliarlo con lo sguardo gentile e spensierato che gli aveva fatto sobbalzare il cuore. Inevitabilmente poi la mente correva al suo amico, che tanto immeritatamente l’aveva umiliato.
 
L’aria fredda del mattino non riusciva a cancellare il calore che lo pervadeva per la rabbia e la vergogna. Raggiunse lo studio in un lampo e appena entrato si precipitò dall’amico, trovandolo leggermente più calmo di prima ma nella stessa identica posizione. Gli posò una mano sulla sua e cercò il suo sguardo. lo incrociò per un’istante e vi lesse la sua stessa tristezza. Non poté fare altro che stringerlo forte a sé, scusandosi tacitamente e allo stesso tempo ringraziandolo per quello che aveva fatto. Non avrebbe mai potuto ricambiarlo, perché Natsuki era per lui la cosa più importante al mondo. Forse l’unico modo per farlo era accettare i sentimenti che Yutaka provava per lei. E dopo una tale dimostrazione d’amore non vedeva proprio come avrebbe potuto evitare di farlo.
I giorni erano passati tutti uguali, velocemente, come se niente fosse successo. Non aveva più neanche pensato a riprendere la sua carriera, magari presso un’altra società. Sapeva di essere troppo debole per cancellare quei giorni ed andare avanti. Sarebbe stato troppo penoso ritrovarsi nuovamente in quelle stesse situazioni, il lavoro sarebbe diventato un’angoscia. La cosa che più l’affliggeva era che non era riuscita a ringraziare il suo salvatore. Ogni volta che prendeva in mano il cellulare piena di decisione il ricordo del suo comportamento così offensivo le toglieva il fiato e la spingeva sull’orlo del pianto. Più il tempo passava più si sentiva in colpa, più vedeva lontana la possibilità di prendere coraggio. Da quella sera era passato più di una settimana e non era uscita nemmeno una volta. Si era occupata della casa come mai prima, aveva accudito il fratello, che dal canto suo non era mai stato così affettuoso con lui. Ogni giorno prima di uscire le baciava la ferita sulla fronte.  In quel momento aveva bisogno di tanto affetto, ma pian piano era diventato solo  soffocante. Restare chiusa in casa le dava l’impressione che il tempo si fosse fermato, ma dentro di sé sentiva che invece correva veloce.
 
Non ce la faceva più a vederla vegetare in casa in questo modo. Non si fermava una attimo, e se lo faceva si immergeva in un film o ascoltava la musica a volume altissimo. Era come se volesse stordirsi, evitare di pensare. Come biasimarla. Anche lui non riusciva a non pensare a come avesse fatto a non accorgersi di quello che stava accadendo. Doveva farla uscire, farle affrontare i suoi fantasmi. E poi sapeva che non sarebbe stata sola.
“Natsuki, manca il latte”
“è impossibile, te l’ho fatto comprare proprio due giorni fa.”
“lo so ma l’altra sera ho cenato con latte e biscotti” in effetti si era quasi strozzato per finire il latte. Nella sua ossessiva ricerca dell’ordine, Natsuki le aveva scritto ogni giorno una lista precisa di quello che era necessario comprare.
“ti prego non farmi uscire, sono stanchissimo”. Lesse l’incertezza sul suo volto. Sapeva che prima poi avrebbe dovuto rompere questo guscio
“d’accordo”. Si vestì in fretta, prese i soldi e le chiavi e si avviò verso l’ascensore. L’attesa sul pianerottolo fu snervante. Pensò per un attimo di prendere le scale, ma poi pensò a quanto fosse stanca ed entrò all’aprirsi delle porte. Doveva fare solo tre piani, una distanza brevissimi, ma rimasta solo e chiusa in quello spazio così angusto si sentì mancare l’aria. Quasi corse per uscire dal palazzo e prese una boccata d’aria fresca, chiudendo gli occhi.  
“so che sono un po’ di giorni che non esci, ma mi viene il dubbio che tu sia stata incarcerata da tuo fratello a vederti così felice di uscire” Yutaka la stava guardando con il suo solido sorriso, anche se le sembrava un po’ preoccupato
“stai bene?” rispose di sì con un mugugno e si avviò verso il supermercato.
“spero non ti dispiaccia se ti accompagno”
“certo che no. Anzi vorrei cogliere l’occasione per ringra…”
“non c’è bisogno, non serve rivangare brutti ricordi” dicendo ciò la superò lungo la strada ma venne fermato da Natsuki, che con calore gli strinse la mano e si appoggiò alla sua spalla.
“ti prego resta con me. Non mi sono mai sentita così tranquilla” Yutaka le diede un bacio sulla fronte.
“non potrei mai rinunciare alla tua compagnia Natsuki”.

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Capitolo 3
*** 3 ***


La scena fu osservata tranquillamente dalla finestra da Yuu, che non poté fare a meno di sorridere, reprimendo una punta di gelosia. In fondo era sempre sua sorella, ma sapeva che non poteva essere in mani migliori. Yutaka era un ragazzo d’oro, e gli aveva dimostrato che era innamorato seriamente di lei. Avrebbe di sicuro in poco tempo cancellato quelle ferite che la affliggevano. Ora però era il momento di chiamare Kouyou. Prese il cellulare e compose impazientemente il numero.
“pronto?”
“ehi sono io. Come sta oggi?”
“bene Yuu non preoccuparti. Questa notte è stata più tranquilla del solito. Penso che oggi la accudirò io e il pomeriggio la porto al centro commerciale a fare shopping. Ha bisogno proprio di svagarsi e non potrebbe avere un compagno di spese migliore di me”
“ok, ma non me la stancare troppo, questa sera vorrei passare da voi”.
“certo saremo qui a casa”. Si sarebbe di sicuro divertita con Kouyou, non aveva motivo di preoccuparsi. Quei due avevano un’intesa straordinaria, non c’era certo bisogno che lui la passasse  trovare. Non poteva fare a meno di invidiare Kouyou, viveva con lei tutti i giorni e poteva aiutarla davvero in ogni cosa. In fondo era lui il suo salvatore, si sentiva quasi in dovere di farle superare questo momento. Da quel giorno in cui l’aveva portata via non aveva avuto nient’altro in mente.
 
Era stato 5 giorni prima. A sua sorella aveva accuratamente nascosto la sua ira contro i porci che l’avevano picchiata e violentata, ma da subito aveva cominciare un piano per fargliela pagare. Alla fine tutti i progetti andarono in fumo e  adottò il metodo più diretto. Recatosi all’agenzia chiese dei titolari, e nonostante la segretaria disse come da copione che erano impegnati in una riunione importante, sapeva che erano lì. Lo fece accomodare nella sala d’aspetto e chiamò una ragazza seduta accanto a lui per farla accomodare nella sala riunione dove la stavano aspettando. Era una ragazza anonima, vestita però in modo provocante. Entrò titubante nella sala lasciando Yuu ad aspettare nel silenzio più completo. Prese una rivista e meditò tra sé che sarebbe entrato quando la ragazza fosse uscita dalla sala e avrebbe fatto un occhio nero e tutti quanti. Ma i minuti passavano e la riunione non accennava a terminare. Il silenzio fu interrotto solo dalla voce della segretaria che gli chiese gentilmente se desideravo un caffè. Si allontanò sparendo in un corridoio laterale, e ciò diede a Yuu l’occasione per avvicinarsi alla porta. In quel momento sentì strani rumori dall’interno, e accostando di più l’orecchio capì che difficilmente erano equivocabili. I gemiti di piacere degli uomini all’interno e il pianto sommesso della ragazza erano nettamente riconoscibili. Senza pensarci aprì la porta osservando davanti a sé uno spettacolo osceno. In seguito non avrebbe ricordato le sue azioni, né come fosse uscito di lì. Sapeva solo che il giorno seguente avrebbe letto sul giornale che i tre proprietari dell’agenzia di moda si trovavano all’ospedale a causa delle percosse ricevute in seguito ad una rapina. Di certo era nel loro stesso interesse insabbiare tutto, lo scandalo sarebbe stato distruttivo in caso contrario. Uscì da quel palazzo, a cui in seguito non si sarebbe mai neanche avvicinato, mano nella mano con quella ragazza impaurita, cui aveva presto la sua giacca. Aveva gli occhi persi nel vuoto e si fece guidare docilmente verso la sua macchina. Rimase così, fermo al posto di guida senza sapere cosa fare. Non sapeva chi fosse, dove abitasse, con chi vivesse, ma sapeva che doveva allontanarsi da tutto quello che la legava al passato, perché era quello che l’aveva portata in questa situazione. Non gli sembrò opportuno tenerla a casa sua, sua sorella avrebbe potuto ricordare cose che doveva assolutamente cancellare. Solo un nome gli veniva in mente per occuparsi amorevolmente di una ragazza: Kouyou. Così la chiese il suo nome.
“Nuriko”
“piacere, mi chiamo Yuu. Che ne dici se ti porto a casa di un mio amico? È un tipo apposto si prenderà cura di te. Io non posso ospitarti  casa mia ma ti assicuro che sarai in buone mani” non ottenne né un accenno o né una parola in risposta. Di certo se avesse avuto qualcosa in contrario si sarebbe opposta. Interpretando affermativamente quel silenzio mise in moto la macchina.
 
Kouyou non aveva avuto niente da obiettare, e la aveva accolto con tutte le attenzioni possibili e i due erano diventati ormai inseparabili. Da quel giorno Yuu era passata a trovarla tutti i giorni e dalle loro chiacchierate era venuto a conoscenza di molti dettagli della sua vita: viveva da sola, non riusciva più a mantenersi, così avendo un fisico molto sensuale aveva pensato di sfruttare questa caratteristica per diventare una modella. Aveva ricevuto lo stesso trattamento di su sorella Natsuki, anche se a differenza di lei, ancora non aveva nemmeno cominciato a lavorare. Nonostante le sue visite fossero tanto frequenti, si manteneva sempre molto distante e non c’era paragone tra la cortesia che usava con lui e la complicità che vedeva chiaramente tra lui e Kouyou. Forse la prima volta che la ragazza si era veramente aperta con lui fu quando l’aveva accompagnata nel suo appartamento per prendere le cose che le erano necessarie per rimanere ancora un po’ di tempo con Kouyou. Era un bilocale semplice e ordinato, piuttosto impersonale per essere di una donna. L’unico elemento personale era una foto di una donna che assomigliava davvero molto a Nuriko insieme ad una bambinetta che sorrideva giocando con i capelli della donna.
“è mia madre. È morta quando avevo sedici anni”  gli disse dopo aver notato che Yuu stava fissando la foto.
“Mi dispiace.”
“è stato tanto tempo fa. Allora mi aiuti a prendere la roba?” aspettò pazientemente che scegliesse gli oggetti utile i vestiti da portare. Man mano che il tempo passava era come se Yuu fosse ammesso ad un gradino più alto della sua sfera più intima: scelse con lei i vestiti, dopo che ovviamente Nuriko e li era provato uno ad uno per chiedere consiglio; selezionarono insieme i manga che avrebbe letto (tutti shoujo, guardato con un certo disprezzo da Yuu ma qualcosa di decente era riuscito a trovare), e videogames con cui avrebbe potuto sfidare Kou. Venne poi la volta dei film, la cui scelta occupò la gran parte del pomeriggio: Nuriko era davvero appassionata e aveva un assortimento davvero notevole. Anche Yuu non era proprio digiuno del mondo del cinema, anche se non poteva competere con lei, e decisero di comune accordo di vedere un film prima di tornare a casa. Si accomodarono sul divano l’uno accanto all’altro, preparandosi a vedere una drammatica storia d’amore nella cine degli inizi del 900. Il film era davvero appassionante, ma Yuu non ne fu preso per niente, forse troppo occupato nella mente a ripercorrere la giornata passata insieme. sentiva che il loro rapporto si era avvicinato, e forte di questa convinzione passò un braccio sopra la spalla della ragazza e le disse con dolcezza all’orecchio
“puoi appoggiarti a me se vuoi”
“grazie” d’un tratto la visione del film divenne molto più piacevole, e ancora più distratta dal tepore di Nuriko che lo avvolgeva. Chiuse gli occhi per qualche minuto per godersi appieno il momento… beh forse era stato più di qualche minuto. Si svegliò di soprassalto sentendo il corpo di Nuriko fremere per i singhiozzi.
“dai Nuriko non fare così…”
“zitto tu razza di insensibile! Come hai potuto addormentarti!” il trucco le stava calando lungo il viso disegnando una maschera nera intorno agli occhi e fino al mento, seguendo la linea delle sue lacrime.
“guarda che ti stai facendo” Con una mano le tolse via una lacrima da una guancia, mentre dall’altra lato gliel’asciugò con un bacio. Si soffermò un attimo al tocco di quella pelle liscia, per poi scendere in cerca delle labbra.
“Yuu… credo si sia fatto tardi” disse voltandosi dall’altro lato e scattando a togliere il dvd.
“questo non c’è bisogno di portarlo, ma gli altri li prendo tutti: non vedo l’ora di vedere la faccia Kou straziata dal pianto!” sparì nella stanza accanto, lasciando Yuu a fronteggiare la realtà: quella ragazza era cotta di Kouyou e di certo non avrebbe ceduto ai suoi giochetti. Si strinse nelle spalle e pensò che in fondo aveva uno stuolo di fan molto più docili ed accondiscendenti di lei.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Era a questo che stava pensando durante tutte le prove, e a ragione dovette  subire le ramanzine di Yutaka. In realtà da quel giorno non si era andato a cercare nessuna fan vogliosa di attenzioni.  Stava forse invecchiando? Il suo fisico asciutto e affascinante non era dello stesso parere. In fondo sentiva una certa rabbia pensando al fatto che era stato rifiutato, ma non voleva neanche mettere i bastoni tra le ruote al suo amico Kou che aveva il successo assicurato. Il suo istinto da prima donna però non accennava a sopirsi. Se ne andò dieci minuti prima da lavoro e si diresse da Kou, non prima di essersi messo in tiro cambiandosi a casa. Pantaloni stretti di jeans neri, maglietta dello stesso colore con qualche decorazione bianca e giacchetto di pelle. Citofonò e attese una risposta.
“ehilà Kou, falla scendere la porto a cena”
“basta che le lasci il tempo di prepararsi”. Attese a lungo tanto che quando si aprì la portiera della macchina aveva ormai perso le speranze. era davvero bellissima. Prima non l’aveva mai considerata una bella ragazza, semplicemente una tacca in più sulla sua cintura. Ma quella sera provava per la prima volta una vera attrazione per. Truccata e ben vestita era davvero un’altra persona.
“allora dove si va?”
“wow… sei stupenda”
“grazie. Tutto merito di Kou” ecco che la sua presenza aleggiava di nuovo
“allora grazie a lui stasera siederò con la donna più bella del ristorante” la cena fu tranquilla, il posto era elegante e al contrario di Yuu che si trovava pienamente a suo agio tra ammiccanti camerieri (e cameriere), Nuriko era quasi imbarazzata da tante attenzioni. Quando mai avrebbe potuto permettersi un posto del genere? La domanda fondamentale era in realtà cosa aveva mai fatto per meritare due angeli del genere? Oltre ad averla salvata, Yuu si era sempre occupato di lei, trovandogli una casa, venendola a trovare tuttti i giorni e portandola in posti come questo. Poi c’era Kou, e… Kou era Kou. E come li aveva ricambiati? Erano due settimane che vivevano a stretto contatto e non aveva detto loro neanche tutta la verità.  Guardando Yuu che la stava osservando con tanta dolcezza capì che quello era il momento giusto per farlo.
“Senti Yuu io ti voglio ringraziare per tutto quello che hai fatto e continui a fare per me. Questa sera, come tutte le precedenti, mi hai fatto sentire come una principessa”
“è quello che ti meriti Nuriko. Sei davvero una persona stupenda”
“No, la persona straordinaria sei tu e anche Kou. Mi avete accolto senza nemmeno conoscermi e mi avete dato il rispetto di me stessa quando io l’avevo dimenticato. E l’unico modo per ringraziarvi veramente è di dirvi la verità”
“Che cosa? Che intendi per verità? Magari ci hai nascosto di essere una grande ereditiera? No perché a questo punto richiederei una lauta ricompensa.” sul suo volto si dipinse il solito sorriso, che morì subito dopo guardando il viso preoccupato di Nuriko.
“ehi che cos’è questa faccia lunga? Ti ho mai chiesto qualcosa di te prima di accoglierti, anzi di farti accogliere a casa di Kou? No. Tutto quello che hai deciso di dirmi non era necessario perché tu rimanessi con noi. Problemi economici non ne abbiamo. Perciò se voi condividere con noi quello che ti preoccupa non potremmo che esserne felici. Dai, parla.”
“allora andiamo, non roviniamo una cena così perfetta.” Uscirono dal locale e salirono in macchina.
“dimmi tu dove vuoi andare” “da nessuna parte, vorrei parlartene in macchina.”
“ok c’è un solo posto dove andare con la macchina” in dieci minuti erano giunti a destinazione. Una collina, quella tipica dei film smielati, da cui si potevano scorgere tanto le luci della città quanto quelle delle stelle. Quella sera però c’era la luna piena, e per vedersi in faccia non c’era bisogno nemmeno della luce interna della macchina. I loro profili infatti si distinguevano in quella luce argentea.
“Yuu tu sai quello che mi è successo e non so nemmeno perché tu abbia deciso di farmi uscire da quella situazione. Però l’hai fatto e ora sono davvero libera. Libera di scegliere cosa fare della mia vita e di trovare la strada giusta. Però prima di qualsiasi altra cosa c’è una decisione che devo prendere. Quel giorno che ti ho incontrato era andata alla sede principale dell’agenzia per un motivo. Volevo chiedere dei soldi a quei mostri per sparire. Perché mai avrebbero dovuto zittirmi ti chiederai? In fondo tutti lo sanno che esistono certi meccanismi in quel tipo di mondo, e non vi erano prove del trattamento a me riservato. Infatti non avevo strumenti di ricatto, tutto ciò che potevo fare era appellarmi al loro buon cuore. Perché io avevo qualcosa che gli apparteneva, almeno ad uno di loro.”
Mano mano che procedeva nel suo racconto poteva vedere la faccia di Yuu farsi sempre più preoccupata.
“vedo che hai capito… io sono incinta.” Yuu non ce la fece a sostenere il suo sguardo. una simile eventualità non l’aveva neanche sfiorato. In fondo lui aveva sempre assimilato la storia di Nuriko  a quella di sua sorella. Ma evidentemente Natsuki era stata molto più fortunata.
“Yuu… io non so cosa fare.” Come la prima volta Yuu le asciugò le lacrime, dolcemente. Poi uscì dalla macchina, aprì il suo sportello e prendendola per mano la fece salire nei sedili posteriori. La fece mettere sulle sue ginocchia, le appoggiò il viso sul suo petto e la strinse forte.
“Oddio Yuu… che cosa devo fare? Io non ce la farei mai a sostentarla! E non ce la farei mai a portare avanti la gravidanza per poi darla in adozione”
“Nuriko. Mi dispiace così tanto. Io però vedo solo una soluzione” con gli occhi sgranati la ragazza lo fissò costernata e quando la consapevolezza le attraversò lo sguardo le lacrime scesero se possibile ancor più copiose. Non era abituato a consolare le donne. In genere lui era quello che causava le lacrime, non chi le asciugava. Anche con sua sorella si era limitata ad un abbraccio e poi aveva fatto di tutto per non farle tornare in mente la faccenda. Però in quel caso aveva avuto l’aiuto di Yutaka, che di sicuro si era occupata di lei egregiamente. Anche in questo caso avrebbe avuto l’aiuto di Kou. Così la tenne stretta a sé finché non aveva smesso di piangere, pensando di parlarne con l’amico che l’avrebbe saputa consolare a dovere. 
“Yuu… per favore non dire niente a Kou… so che lui cercherebbe di convincermi a tenerlo, dicendomi che avrebbe pensato lui ad aiutarmi a trovare lavoro e anche a sostentarmi se non ce l’avessi fatta, perché è una persona magnifica. Ma io non voglio essere ancora di peso per voi. Perciò adesso vado a  parlare alla clinica e poi tornerò a casa.”
“d’accordo come vuoi. Ti riporto a casa di Kou allora” il viaggio di ritorno fu molto silenzioso, ma Yuu non lasciò mai la mano di Nuriko sorridendogli dolcemente. Anche lei cercava di ricambiare ma ovviamente senza grandi risultati. Vedendola aprire il portone pensò di non aver provato mai una pena così grande.
 
Due giorni dopo aveva ricevuto una chiamata di Nuriko.
“Yuu ho preso appuntamento per dopodomani. Mi verresti a prendere dopo per portarmi a casa mia?” ovviamente non aveva potuto dire di no.
“Però domani ti rapisco per l’intera giornata!”
“ok ok a domani ” cosa avrebbero potuto fare insieme? qualcosa per farla distrarre completamente. Aveva già qualche idea in mente, era sempre stato bravo a sorprendere le persone. Chiamò subito Kou per un consiglio.
“Kou ci possiamo vedere al solito bar?”
“d’accordo, mi vesto subito e vengo. È un po’ che non usciamo insieme” Stranamente Yuu fu puntualissimo e la cosa sorprese non poco il suo amico vestito e truccato di tutto punto.
“ehi Kou, domani vorrei portare Nuriko fuori per tutto il giorno. Qualche consiglio?”
“non so fammi pensare… trovato! Una volta mi ha raccontato che la sua infanzia non è stata per niente semplice. Scommetto che non è mai stata ad un vero e proprio parco giochi!” incredibile: era stato l’intero giorno a gingillarsi e pensava di aver avuto buone idee, ma quella ovviamente le batteva tutte.
“la conosci proprio bene eh? Perché non ce la porti tu, di sicuro si divertirebbe molto di più. Guarda la chiamo e le dico che può uscire con te” dicendo così Yuu si alzò per andare a pagare. Ma la mano perfettamente smaltata di Kouyou lo fermò
“non essere ridicolo Yuu! Non mi dire che mi stai facendo una scenata di gelosia.”
“geloso io? Ma che dici voglio solo che si diverta, ed è chiaro che è cotta di te”
“cosa???” iniziò a ridere di vero cuore, tanto che Yuu si liberò con stizza dalla sua presa e si avviò verso l’uscita.
“Yuu fermati” sentì che l’amico l’aveva raggiunto.
“Yuu ascoltami… guarda che ti stai sbagliando! Io e Nuriko abbiamo evidentemente un’intesa, ma si tratta solo di affetto e riconoscenza. Lei a dirla tutta non fa altro che parlarmi di te. Io non volevo mettermi in mezzo perché so come sei fatto, per te una donna vale l’altra e ovviamente non è l’ideale per una donna ferita come lei”
“ma che stai dicendo! Se con me non spiccica parola in confronto alle chiaccherate che ha con te”
“si sta frenando perché ha paura! Puoi forse biasimarla? Ma credimi: niente la farebbe più felice che uscire con te. E a quanto sembra anche tu non aspetti altro.” Gli fece un sorriso molto allusivo, gli voltò le spalle e se andò verso casa.
“pensavo che non sarei vissuto abbastanza per vederti innamorato per davvero” Yuu non poté fare a meno di arrossire e rimase impalato ad osservarsi i piedi, come un bambino colto a rubare un leccalecca.
 
 Il giorno seguente il viaggio fu un po’ lungo ma con sua grande soddisfazione Nuriko impazzì alla vista della meta:
“Yuu… un luna-park!!! Non ci sono mai stata sono curiosissima” provarono tutte le giostre una ad una e tennero per ultima quella più ambita: la ruota panoramica. In questo modo poterono vedere l’intera città illuminata nel buio della prima sera.
“Yuu questa giornata è stata fantastica. Quando scendiamo voglio un altro zucchero filato.” Dicendo questo si accoccolò al suo braccio.
“Voglio fare un altro giro”
“no problem baby, possiamo star qui su quanto vuoi”
“allora direi finché tu non ti decidi a baciarmi” quella frase lo lasciò tanto stupito che dovettero arrivare di nuovo in cima alla ruota prima che Yuu si riscuotesse realizzando quello che era il desiderio di entrambi. Alla fine nessuno dei due poteva ricordare quanti giri fecero, non vollero saperlo, tutto si era ridotto nei loro ricordi a baci, carezze, giochi e abbracci. Scesero dalla ruota e si diressero verso la macchina. Tutto era perfetto, ma Yuu sentiva come se gli mancasse qualcosa. Non sapeva ben definire questa sensazione, ma la accantonò quanto prima: sarebbe stato solo un ingrato a desiderare di più. La riportò a casa di Kou e da vero gentiluomo non le fece pressione di alcun tipo. D’altro canto il giorno seguente sarebbe stato davvero importante per lei, o meglio devastante, non era certo il caso di fare certe avances. Così se ne tornò a casa da solo, dove riposò sereno. La mattina seguente si svegliò di soprassalto interrompendo un sogno che sembrava terribilmente vivo: era tutto come la sera prima, l zucchero filato, le giostre, gli attimi di tenerezza… tutto identico salvo una cosa: quel sentimento di incompletezza era svanito. A riempirlo era giunta la figura di un bambino bellissimo, sui cinque anni massimo, che Yuu portava sulle spalle e che coccolava come fosse stato suo. Il sogno si era interrotto quando il piccolo stava per cadere dalle sue spalle, rischiando una caduta davvero molto pericolosa. Mai si era sentito tanto spaventato: quel bambino stava rischiando la vita, lo poteva percepire chiaramente e i suoi riflessi non sarebbero mai stati tanto svelti da cambiare le cose. Quel che è peggio è che nemmeno Nuriko era pronta ad afferrarlo, perché aveva completamente girato le spalle ad entrambi. Ci mise qualche secondo a riprendersi dallo spavento, a focalizzare dove si trovasse e a capire che aveva qualcosa di urgente da fare. Si preparò in fretta e furia, perché sapeva che era davvero tardi, anzi troppo tardi. Eppure non poteva rassegnarsi, avrebbe provato fino all’ultimo respiro a preservare quello che ormai era diventato l’unico possibile mezzo di felicità. Giunse davanti alla clinica in un lampo, scese dalla macchina e corse verso l’entrata senza sapere bene cosa fare. Mentre stava attraversando la porta però con la coda dell’occhio vide una figura rannicchiata e seduta con la schiena al muro.
“Nuriko… Nuriko ascoltami sei già entrata?”
“Oh Yuu meno male che sei qui. Meno male, così mi potrai convincere ad entrare. Ero decisa, mi ero fatta forza ma non ci riesco. Ho capito che è l’unica soluzione perché ho provato sulla mia pelle cosas significa vivere senza una famiglia. Queto bambino non deve subire delle simili sofferenze. Proprio per questo ho provato Yuu te lo giuro ma è come se il mio corpo si opponesse. Le mie gambe rimangono piantate qui, la mia testa comincia a girare il cuore a martellare. Yuu… convincimi ad entrare”
“Nuriko ascoltami. Ieri è stata la serata più bella della mia vita. La ricorderò per sempre e non riuscivo proprio a capire cosa fosse quella sensazione di incompletezza che provavo. Non avrei potuto desiderare nulla di più ho pensato. E invece si amore mio, posso desiderare molto di più. Ieri sera per la prima volta tu sei stata mia, solo mia, interamente mia senza riserve. Quello che mancava era la parte più nascosta di te, ancora sopita ma che presto si risveglierà e ti cambierà la vita.” Dicendo questo le mise una mano sul ventre piatto. “Finora non l’avevo mai capito ma l’amore è qualcosa che si trova vicino a te senza che tu te ne accorga. Il difficile non è trovare l’amore, o riscoprire come si ama, ma rendersi conto di quello che si ha già. E questa notte mi è successo proprio questo: io ho capito che quel qualcosa accanto a me sei tu, e la creatura che porti in grembo che è parte di te. Non so se è stato il destino, o il caso o la volontà divina a farci incontrare. Non mi interessa dare un nome alla fortuna. So solo che questa è un’occasione, tu sei la mia occasione, per una vita che fino adesso non avevo mai neanche immaginato. Perciò ti prego vieni via con me. Non so se sarà per sempre, per un mese o per dieci anni, ma io ti amerò come già faccio con ogni fibra del mio essere”
“oh Yuu che gioia. Io ti ho amato da subito, da quando sei entrato quel giorno in cui oltre al mio corpo hai portato via anche il mio cuore. Andiamo a casa” per la prima volta la portò a casa sua. Entrò chiamando sua sorella, dalla quale ottenne una risposta solo molto tempo dopo. 
“ciao Yuu” disse una scompigliata sorella che usciva dalla sua camera insieme a Yutaka.
“Yuu” disse l’amico con un sorriso imbarazzato.
“voglio presentarvi una persona: lei è Nuriko”
“è un vero piacere! Credo sia la prima volta che mio fratello mi presenti una sua ragazza”
“confermo: lo conosco da anni ma mai che sia venuto accompagnato” “il piacere è tutto mio.”
“Nuriko vorresti un the, o un caffè?”
“prenderei volentieri un the, grazie”
“andiamo tutti a prendere qualcosa in sala” disse Yuu, facendo strada ai suoi ospiti mentre Natsuki si dirigeva in cucina.
“allora che programmi avete per oggi Yutaka?”
“veramente oggi siamo tutti e due impegnati allo studio Yuu”
“ah è vero me ne ero dimenticato. Allora dopo ti riporto a casa” disse rivolgendosi a Nuriko
“Non se ne parla nemmeno” rispose Natsuki entrando con un vassoio.
“voi due ci portate a lavoro: sono proprio curiosa di vedervi all’opera”
“anche a me piacerebbe molto.. bisogna solo fare approvare la faccenda al nostro leader” gli sguardi di tutti si puntarono su Yutaka
“d’accordo per una farò uno strappo alla regola, ma lo per Nuriko”
“ah solo per Nuriko eh” con faccia imbronciata Natsuki uscì dalla sala.
“ferma dove vai!!” Yutaka la inseguì subito e a giudicare dai rumori finirono entrambi a farsi il solletico sul letto.
“ah finalmente soli” Yuu si avvicinò con il viso a Natsuki.
“ti amo Yuu”
”ti amo Nuriko” si baciarono dolcemente affondando sul divano.
”Yuu non vorrei interrompervi ma dobbiamo proprio andare”
“mammina, altri cinque minuti per favore” diede un ultimo bacio a Nuriko e senza lasciarle la mano si diresse fuori casa. Sentiva che quella sarebbe stata una giornata fantastica. Non sapeva fino a quando sarebbe durata quella felicità, ma guardando Natsuki così felice e la sua nuova magnifica ragazza pensò che non se ne sarebbe perso neanche un attimo.

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