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Titolo:
You’ve got to Hide
your Love Away
Autrice:
Melanyholland
Summary:
“Sto bene, grazie per
averlo chiesto.” risponde Blair nella più educata delle convenzioni e col suo
sorriso da evento mondano sulle labbra, ma nel suo sguardo ci sono sincera
gratitudine e intenso affetto, e sai che i tuoi pensieri più nascosti non sono
un segreto per lei.
Timeline:
5x04 (Memoirs
of an Invisible Dan).
Grossi SPOILER dunque
fino all’episodio in questione.
Main Characters:
Chuck
Bass, Blair Waldorf, Monkey.
You’ve Got to Hide your Love Away
“Ciao”.
Blair sgambetta fino a
te in un corto abito Louis Vuitton che le mette in risalto le belle cosce
e i seni appena trattenuti dalla scollatura. Le sue forme sono più piene e
arrotondate di come le ricordavi, vorresti stringerla tra le braccia e
affondarle il viso nei lunghi capelli ricci per sentire il suo fisico morbido
aderire al tuo.
“Sai il motivo della
convocazione?”.
“Lo so, ma non posso
dirtelo. Ho giurato di tenere il segreto.”
“Da quando ti mordi la
lingua?” ti stuzzica lei, insolente come ai vecchi tempi, e benché dentro di te
la ferita sia ancora infetta e frastagliata, sorridi. Perché che sia per
la gravidanza o perché il suo sogno sta per avverarsi, Blair è raggiante.
Ed è la Blair che ami
di più, anche quando il suo sogno non include te. Non è sempre stato così, ma...
“Sto imparando.”
“Non è che Humphrey si
sta trasformando un po’ in una drama queen?”
“Non è il tuo ruolo, di
solito?” la punzecchi anche tu, fedele al tuo ruolo e al tuo proposito, mentre
una folata di vento ti fa arrivare alle narici il fresco e allettante profumo
della sua pelle.
“Ora mi riesce meglio
quello di drama princess.” sospira con ostentazione, e anche se non la
guardi in faccia, senti il sorriso nelle sue parole. È davvero felice. Cerchi di
tenerlo a mente mentre inghiotti a fatica il nodo alla gola che ti impedisce di
respirare e prendi una profonda boccata d’aria prima di fermarla e chiederle,
premuroso:
“A proposito, come
stai?”.
Ti dispiace non
averglielo domandato quando ti ha dato la notizia e speri lei capisca che eri
troppo scosso per farlo. Dopo quella notte, non fa che tornarti in mente la voce
gelida e affilata di astio latente di Bart che ti redarguisce: Evelyne è
morta per darti alla luce, Charles, quindi mi auguro che ti dimostrerai degno
del suo sacrificio, mentre i suoi occhi sdegnosi raccontano un’altra storia,
una in cui, qualunque cosa tu faccia, non varrai mai la morte del suo unico
grande amore.
Il pensiero che possa
accadere qualcosa a Blair durante il parto ti riempie di terrore, per te, per
lei, per il suo bambino.
“Sto bene, grazie per
averlo chiesto.” risponde Blair nella più educata delle convenzioni e col suo
sorriso da evento mondano sulle labbra, ma nel suo sguardo ci sono sincera
gratitudine e intenso affetto, e sai che i tuoi pensieri più nascosti non sono
un segreto per lei. Noti che si è cinta il grembo con le mani e rimpiangi di non
poterle accarezzare la pancia per sentire il palpito del vostro bambino.
Non accadrà. Non a te, mai, perché se non è Blair, non riesci ad
immaginarlo con nessun’altra.
Rimpiangi la tua
passata ingenuità nel credere che, con un altro, non ci sarebbe riuscita neanche
lei.
Vieni strattonato in
avanti all’improvviso e ti aggrappi a Blair d’istinto, mentre lei altrettanto
d’istinto ti sorregge. Monkey ha adocchiato uno scoiattolo e ha perso la testa,
come gli capita tutte le volte –ieri ti ha fatto quasi cadere nel laghetto delle
papere, scatenando l’ilarità di un gruppetto di bambini e il pubblico scherno di
Gossip Girl. Ti piace portarlo a passeggio lì, comunque. Ti dici che è per le
barchette a vela telecomandate che solcano le acque, ricordo illecito di tempi
andati, e per le belle ragazze che prendono il sole sulle rive, facili preda del
tuo fascino e soprattutto di quello di Monkey, ma non puoi impedire a te stesso
di cercarla con lo sguardo tutte le volte.
Solo che Blair non c’è
mai. Del resto, te lo aspetti: con l’altro è felice, e le papere restano
a becco asciutto.
Tu e Blair ridete
d’imbarazzo per il goffo incidente. Cerchi di non pensare alla tua mano sul suo
fianco, alla sensazione liscia del tessuto e al calore della pelle subito sotto,
così come tenti di ignorare il dolce peso della sua mano sulla tua spalla, che
scivola fino al petto e poi ti abbandona, mentre l’altra ti ha afferrato il
braccio che tiene il guinzaglio, con la medesima irruenza con cui ti si è sempre
avvinghiata mentre ti muovevi dentro di lei.
“Scusa, gli
scoiattoli.” spieghi, impacciato. Il problema è che non riesci proprio a
smettere di pensare che vi siete quasi abbracciati, come uno scolaretto alla sua
prima cotta. Decidi che Monkey avrà doppia razione di croccantini, questa sera.
Blair ha disegnato sul
viso il suo sorriso più radioso e ti sembra bella come mai prima d’ora. Ti
chiedi se il suo rossetto sa ancora di ciliegia e per toglierti d’impiccio prima
che sia troppo tardi, aggiungi, in fretta, con un cenno imperioso del capo.
“Andiamo..?”.
Blair annuisce e
prosegue al tuo fianco. Probabilmente chi vi guarda pensa a una coppia felice a
passeggio con il loro cucciolo; ti piacerebbe poter fingere che sia così, ma non
sei mai stato bravo come Blair a fantasticare. Per te, c’è sempre stata solo la
realtà e il tuo unico sogno è sempre stato lei.
*
“Pensavo fossi andata
via”.
La sorpresa deve aver
affilato il tuo tono perché Blair sussulta leggermente, come se l’avessi
sgridata.
“Scusa. Non volevo
spaventarti.” rimedi subito, mentre ti avvicini a lei. Blair aggrotta la fronte
per scoccarti un’occhiata permalosa, seduta sul bracciolo dell’elegante sofà
bianco di Lily.
“Dovresti scusarti di
ben altro, Bass.” ribatte, nel tono pungente dell’Ape Regina. Di nuovo,
ti sembra di essere tornato nei corridoi della Constance, dove t’intrufolavi
solo per poter cogliere un’immagine di Blair in uno dei suoi completi da
studentessa. Il tuo momento preferito era cercare di sbirciarle sotto la gonna
mentre saliva gli scalini o si chinava a prendere un libro dalla borsa per
scoprire il profilo di un gancetto o il pizzo di un’autoreggente. Non solo
allietava la tua mattinata, ma ti permetteva di sopportare meglio le soporifere
ore di lezione, immaginando di sfilarle la calza e baciarle la gamba nuda sempre
più su, più su, fino a farla impazzire con le tue labbra.
“Non capisco cosa
intendi, Waldorf.” replichi ingenuamente e lei sbuffa, per nulla persuasa
dai tuoi teatrini. Ignori la vocina velenosa che ti ricorda che non potrai
chiamarla così ancora per molto, ma non puoi fare a meno di evocarla.
Del resto, non siete
più al liceo.
Le fantasie sono per i
rammolliti, Charles.
“Per esempio di non
avermi avvisata del libro di Dan. Dimmi, come s’intitola il capitolo dedicato a
me, The Wicked Bitch of the East?”
Ridi, divertito come
sempre dalla sua sottile arguzia:
“Leggilo e lo
scoprirai.”
“Oh, adesso sei anche
il suo testimonial pubblicitario? E comunque”, prosegue Blair, per impedirti di
ribattere alla frecciatina –è una combattente sleale, l’hai sempre amato di
lei-: “Ho di meglio da fare che sorbirmi duecento pagine di ode in onore di
Serena.”
“Sabrina. E, da
questo punto di vista, potresti rimanere sorpresa.”
“Ne dubito.” asserisce
Blair algida, con il suo adorabile broncio e le sottili braccia conserte.
Non insisti oltre. Hai
già cominciato la lettura e, sin dai primi capitoli, ti è chiaro che l’ago della
bussola romantica di Daniel Humphrey ha girato verso Est.
Per quanto riguarda il
tuo alter-ego, passa la prima parte del romanzo a molestare ragazze,
ubriacarsi di scotch e tentare patetico di conquistarsi l’amicizia di Derek,
finché un’altrettanto brilla Sabrina non vomita sulla sua sciarpa preferita.
Trovi un colpo basso che Dan abbia maltrattato così la tua sciarpa, ma ti
consoli pensando che è chiaramente fiction, perché mai e poi mai tu,
Chuck Bass, avresti lasciato qualcosa di prezioso in custodia a Serena.
“Come mai sei tornata?”
cambi argomento, in tono distratto.
“Ho dimenticato il
cellulare qui, e ne ho approfittato per riposarmi un momento. Queste scarpe mi
stanno torturando.”
“Scarpe nuove?”
“Piedi gonfi.” ribatte
con un sospiro, poi si acciglia e ci pensa su, aggiungendo: “E ovviamente
anche scarpe nuove. Per chi mi hai presa?”.
Sorridi, e speri che
Blair non noti il velo di tristezza nei tuoi occhi. Vorresti toglierle le scarpe
e massaggiarle i piedi, come eri solito fare quando tornava esausta dalla NYU.
Lei ti era sempre così grata di quelle piccole attenzioni, e tu eri sempre così
felice di dargliele. Era come se foste già –ma non lo sarete mai--
sposati.
“Chuck?”.
Blair ti scruta di
sottecchi e si morde il labbro, titubante.
“Trovi che siano
grossi?”.
Abbassi gli occhi sui
suoi seni sodi, che in effetti tendono il tessuto della scollatura fino allo
stremo, gonfiandolo ad ogni respiro, quasi sul punto di spuntar fuori da un
momento all’altro.
“Beh...” cominci, con
la voce arrochita dalla gola improvvisamente secca.
Blair segue lo sguardo
rapito dei tuoi occhi lustri, arrossisce e sbuffa: “Chuck! Parlavo dei
miei piedi!”.
Divertito
dall’equivoco, le scocchi un sorrisetto da vizioso impenitente:
“Avresti dovuto essere
un po’ più specifica. Non sono i piedi, la prima cosa enorme che si nota.
Soprattutto con quel vestito.”
“Quindi secondo te i
miei piedi sono enormi?” insiste lei, scorata, fissando le raffinate decoltè.
“Lo sapevo. Quando mi sono messa le scarpe stamattina sembrava di insaccare due
prosciutti.”
“I piedi sono okay.” la
conforti, scrollando le spalle. Non hai mai capito perché Blair si faccia
problemi di quel tipo. Sei pronto a scommettere tutti i tuoi miliardi che nessun
essere maschile che l’abbia incrociata oggi abbia pensato per un momento ai suoi
piedi. Se non, certo, qualche pervertito con il feticcio per le estremità
del corpo, il quale, sei certo, non avrebbe comunque avuto nulla di che
lamentarsi.
“Dubito che tu possa
giudicare, dato che stai ancora guardando dalla parte sbagliata.”
“Dalla parte giusta,
direi.” ribatti, convinto. E, sì, stai ancora ammirando le sue forme
meravigliose. Alzi lo sguardo per incontrare il suo, castano e pieno di
rimprovero, poi le tendi la mano per aiutarla ad alzarsi. Blair scuote la testa
alle tue parole, ma sorride al gesto galante e ti prende la mano, racchiudendola
in entrambe le sue, poi ti permette di attirarla a te. In un istante, siete di
nuovo vicinissimi.
“Non hai nulla di che
preoccuparti, Blair. Sei bellissima.” sussurri, dolcemente. Blair non distoglie
gli occhi, che si riempiono di gratitudine e... qualcos’altro. Qualcosa a cui
non puoi permetterti di dare un nome -per il bene di entrambi, anche se a te fa
così male-.
“Grazie” bisbiglia, in
un soffio che ti accarezza le labbra. Una delle sue mani è ancora nella tua,
calda, esile, delicata. Non è la mano con l’anello, quella non riusciresti a
stringerla così, è più forte di te, nonostante tutti i tuoi progressi. Ma
questa, non vorresti lasciarla mai. È così piccola che quasi scompare nella tua,
eppure ti stringe con tanta forza e sicurezza da darti conforto.
Ogni volta.
“Tu come stai, Chuck?”
domanda cauta, sempre sottovoce, come se ti stesse confidando un segreto. Ma la
verità è che ti sta chiedendo il tuo. E sarebbe così facile lasciarti andare
ora, confessarle il tuo dolore, le tue lacrime, le tue paure, spostando il peso
delle decisioni su di lei.
Sai che non puoi farlo,
purtroppo. Ti sei imposto di non essere più egoista, perché è ciò che vi ha
distrutto. Così, resisti alla tentazione, anche se è talmente difficile, con la
sua presenza a un soffio da te, il suo odore nelle narici, la sua mano salda
nella tua.
“Sto bene. Davvero”, le
assicuri, bugiardo.
“Qualche settimana fa,
Dan mi ha detto che...”
“È acqua passata.” la
interrompi, con un sorriso. “Sto bene.”
“Oh. Bene.” ti fa eco
lei, e la bugia resta addosso a voi, pesante di silenzi pieni di parole. Vi
state ancora guardando negli occhi, in un momento che si distende all’infinito.
“Devo... devo andare.”
afferma Blair all’improvviso, mentre con un movimento brusco sottrae la mano
dalla tua presa e gli occhi alle catene del tuo sguardo. Ti accorgi che è a
disagio e ti senti un po’ strano anche tu. Infili la mano colpevole nella tasca,
quasi per tenerla a bada, ma senti il calore della pelle di Blair ancora sotto
le dita, che ora profumeranno del suo sapone alla vaniglia.
Ti schiarisci la gola,
impacciato:
“Ma certo. Se vuoi, ti
chiamo Arthur... io e Monkey torniamo a piedi, ne approfittiamo per inseguire
qualche altro scoiattolo.”
”Oh, non c’è bisogno.
Prenderò un taxi. Grazie, comunque”, balbetta, ed è ancora sottosopra mentre
fugge via da te dopo quello scambio di formalità e cortesie. Sospiri, andando
alla ricerca di Monkey.
Lo trovi che gioca con
un Dan Humphrey con i nervi a fior di pelle, come un imputato in attesa della
sentenza della giuria. Tu che conosci Blair, Serena e Nate da una vita sai che
in effetti Dan è in una situazione peggiore.
“Ehi, mi stavo
chiedendo... non è che posso stare un po’ all’Empire? Non ho, beh, praticamente
nulla da fare fino a stasera, dato che il libro l’ho già letto. Mentre lo
scrivevo, intendo, sai, si rilegge sempre. Uhm, magari posso fare da dog-sitter
a questo piccoletto, che ne dici? Quid pro quo, in altre parole.”
“Basta che smetti di
parlare a vanvera.” ribatti mellifluo, ma la verità è che ti diverte vederlo
così sulle spine e hai bisogno di tenerti occupato.
Hai la mano ancora in
tasca. Per un po’, non vuoi toccarci nient’altro. Sai che sentire il suo profumo
ti farà ancora più male, ma non riesci a farne a meno.
Tu come stai, Chuck?
Non rispondi, perché è
un segreto tutto per te.
Quello che non puoi
immaginare, è che forse anche Blair ne ha uno.
Fine
Note dell’Autrice:
[1] “You’ve got to
Hide your Love Away” è una canzone dei Beatles.
[2] Tutta la storia
dell’alter-ego di Chuck, compresa “Sabrina” che gli vomita sulla sciarpa, l’ho
presa dal primo libro della serie “Gossip Girl” di Cecily von Ziegesar. Se gli
autori del telefilm possono strizzare l’occhio a quella serie, posso farlo
anch’io, giusto?
[3] Un ringraziamento
speciale a tutti i lettori, spero che la mia versione della puntata e della
“scena rubata” sia di vostro gradimento.
Alla prossima storia,
Melany
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