Not to Break my little Heart

di Holding_up_my_Gun
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 Not to Break my little Heart

Prologo

 
Erano passati parecchi anni dalla rottura dei Panic. Ryan e Brendon, inseparabili, si erano promessi a vicenda di non separarsi mai più, che sarebbero stati insieme per sempre; che avrebbero condiviso tutto:  gioie, dolori, divertimento, amicizia, amore… Si erano promessi che nessuno dei due avrebbe più sofferto per l’altro, che tutto sarebbe andato per  il verso giusto con la band. Parole, solo parole, leggere come piume  che una volta dette volano via trasportate dal vento.  Ryan aveva lasciato la band e non solo, aveva lasciato il suo migliore amico con cui aveva condiviso questo bellissimo sogno ormai realizzato, ma soprattutto Brendon spezzando il loro legame, rompendo tutte le loro promesse e riducendo il suo cuore in tanti piccoli pezzi.
 

Brendon era sdraiato a pancia in giù sul divano, gli occhi fissi nel vuoto, perso in chissà quali pensieri, sobbalzò quando udì l’adorabile vocina di Sarah, che era entrata nel salotto seguita da un’organizzatrice di matrimoni alquanto stressata da tutte le richieste della ragazza.
“Amore ho scelto la data, ci sposiamo il mese prossimo in una piccola chiesa di Las Vegas, così ci saranno anche i tuoi. Ho già scelto il vestito, i fiori e le fedi, sarà tutto perfetto non vedo l’ora amore mio” squittì la ragazza stritolandolo.
“Oh tesoro sono così felice. Allora dico a Spencer di prepararsi un vestito elegante per la cerimonia, visto che sarà il nostro testimone” le sorrise il ragazzo.
“D’accordo. Io continuo i preparativi a dopo” disse la ragazza che dopo avergli stampato un bacio sulle labbra, scomparve in giardino.
Brendon raccolse il suo cellulare da terra e chiamò Spencer, che stranamente aveva inserita la segreteria. Provò dieci minuti più tardi, ma niente. Alle fine decise di andare a casa sua, d’altra parte erano praticamente vicini di casa. Così si infilò le scarpe, prese la giacca ed uscì. Percorse una cinquantina di metri scarsi che li separavano, attraversò il vialetto ed arrivato sotto il portico suonò il campanello. Ci volle un po’ prima che uno Spencer abbastanza assonnato, con due enormi occhiaie viola, si degnasse ad aprire la porta.
“Ma che fine avevi fatto? Pensavo fossi morto rotolando giù dalle scale” lo schernì l’amico.
“Mrrrrh” mugugnò il batterista dirigendosi in cucina, aprendo il frigo e prendendo il cartone del latte.
“Ma che ti è successo? Sembri un panda con quelle occhiaie” disse con un risolino. Provava un grandissimo divertimento a burlarsi del suo amico.
“Sono tornato un’ora fa da casa di Pete, ha organizzato una delle sue solite feste con un mucchio di gente e componenti di band della Fueled By Ramen, non ti ha invitato perché credeva che fossi impegnato con i preparativi ecc. mi ha detto che ha intenzione di organizzarti l’addio al celibato e ha intenzione di invitare molta molta gente, ha detto che sarà una festa fantabolante o qualcosa del genere, non ci ho capito niente era ubriaco fradicio” concluse il più piccolo inzuppando nel latte un biscotto ai cereali.
“Mi sa che devo iniziare a preoccuparmi, ma adesso ho una bella notizia per te mio piccolo biscottino zuccherato” disse Brendon pizzicandogli una guancia.
“Smettila mi da fastidio e fai male, un po’ di delicatezza in quelle dita? Non stai tastando le corde di una chitarra!” disse Spencer massaggiandosi la guancia “Avanti spara questa notizia”
“Tu” si interruppe Brendon, con il dito sospeso teso verso il batterista “sarai il mio testimone! Allora? Non sei felice?” saltellò battendo le mani, ansioso di conoscere la risposta dell’amico.
“Come una Pasqua” rispose in tono cupo.
“Ehi ma cos’hai?”
“Niente sono solo stanco, sai non ho dormito oggi visto che qualcuno è venuto sotto casa mia a disturbare il mio sonno” rispose acido. “Tu piuttosto sei sicuro di quello che stai facendo?”
“A cosa ti riferisci?” chiese Brendon con un’espressione interrogativa stampata in faccia.
“Al matrimonio, a che sennò. Voglio dire non è una scelta un po’ troppo affrettata?  Insomma vi conoscete da troppo poco tempo per compiere un passo del genere. Non sto insinuando che Sarah non è quella giusta, però non credi di stare facendo un passo un po’ più lungo della gamba?”
Brendon lo fissava con gli occhioni spalancati. Spencer aveva perfettamente ragione, ma lui doveva andare avanti, doveva rifarsi una vita senza Ryan, non doveva più vivere nel passato sperando che un giorno le cose sarebbero tornate come prima, no, così si sarebbe fatto più male. Il modo migliore era lasciare tutto alle spalle, rifarsi una vita e cercare qualcuno con cui condividerla, e per quello c’era Sarah che aveva l’arduo compito di ricolmare il vuoto lasciato da Ryan, di raccogliere i piccoli e fragili pezzi del suo cuore, per ricomporlo al meglio. E per questo Brendon le fece la proposta rendendola la ragazza più felice ed innamorata del mondo.
“No Spence, io  voglio farlo, non posso continuare a farmi del male, non posso continuare a soffrire per lui, il mio cuore è abbastanza distrutto e se continuerò così non riuscirà ad andare avanti”.
Spencer sospirò guardando il suo biscotto ai cereali galleggiare nella tazza.
“D’accordo se sei davvero convinto”.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 

 Not to Break my little Heart

Capitolo 1





Spencer, dopo aver praticamente sbattuto fuori di casa l’amico, si ricoricò sperando di riprendere sonno, lasciando un Brendon annoiato vagare in giro per il quartiere cercando qualcosa di stimolante da fare. Infine decise di svolgere la sua corsetta mattutina, così ritornò a casa per indossare la tuta e le scarpe da ginnastica (non poteva rischiare di rovinare le sue Vans, oltre a non essere adatte per la corsa), ed attraversato il vialetto di casa, iniziò a correre, senza meta, senza pensieri, aveva bisogno di svagarsi un po’,  tutto quel pensare a Ryan gli aveva aperto una piccola ferita, che credeva si fosse cicatrizzata con il tempo.  Bastava anche solo pensare al suo ex ragazzo, che tutto in lui si scombussolava , era questa la parte che odiava di più in se stesso, il fatto di affezionarsi troppo alla gente  che gli sta intorno, per poi soffrire come un cane quando questa non c’è più.
Aveva corso per un bel po’ di chilometri e senza nemmeno accorgersene si ritrovò in una via a lui sconosciuta e molto strana, aveva qualcosa di sospetto, la gente non era da meno, tutti erano come spenti, cupi, nonostante la bellissima giornata di sole. Sembravano degli spettri che vagano in cerca della propria anima, lo sguardo fisso, circondati da un aura negativa, e a questa riflessione il ragazzo rabbrividì. L’aria che si respirava era pesante, ed ad un tratto Brendon sentì il bisogno di sedersi e di bere qualcosa di fresco, ed oltretutto aveva corso parecchio senza nemmeno bagnarsi la bocca con un po’ d’acqua. Ma l’unica cosa che desiderava di più era andare via da quel posto, così iniziò a ripercorrere i suoi passi appena compiuti, cercando invano di ricordare le strade che aveva imboccato, le direzioni che aveva preso. Non riusciva a ricordare nulla, la sua mente era colma fino all’orlo di pensieri, camminava prendendo strade mai viste prima, perdendosi nei meandri di chissà quale quartiere di Los Angeles. Doveva aver lasciato il cellulare a casa quando era tornato per cambiarsi, quindi non poté chiamare Spencer, anche perché il batterista lo avrebbe ammazzato se lo avesse risvegliato, e neanche Sarah visto com’ era impegnata con i preparativi, nemmeno lo avrebbe sentito il telefono. Continuò a camminare per alcuni metri, percorrendo una stradina abbastanza stretta, per essere a due corsie, poi iniziò ad accelerare il passo felpato, finché non ridivenne una corsa, che non durò per molto vista la stanchezza del ragazzo e la mancanza di fiato. Brendon con il fiatone si appoggiò ad un muro, inspirando ed espirando l’aria a pieni polmoni, quando sentì una voce a lui familiare pronunciare il suo nome. Non poté credere alle sue orecchie, non sentiva quella voce, che tanto gli mancava, da molto tempo. Si voltò di scatto e lo vide, con un sorriso radioso stampato in faccia e la felicità impressa negli occhi, occhi come quelli di un bambino a cui avevano appena comprato un nuovo giocattolo. Adorava specchiarsi in quegli  occhioni marroni, ogni volta che aveva qualche preoccupazione, quello sguardo gli dava fiducia, la sua voce era rassicurante, Brendon avrebbe occupato ore intere ad ascoltare l’amico parlare, anche di gatti (per quanto lui li odiasse) pur di sentire la sua voce.  Il suo JWalk era lì di fronte a lui, ad un metro di distanza. All’inizio, dopo poche settimane dalla separazione, era furioso con lui, non poteva credere che la persona di cui si fidava di più se ne era andata via per sempre dalla band, ma dopo capì che Jon aveva bisogno di provare nuove esperienze,  e poi chi potrebbe mai essere arrabbiato con Jon Walker? Con Ryan la situazione era diversa, loro si erano fatti delle promesse e lui andandosene le aveva infrante, voltandogli le spalle.
 Ricordava ancora perfettamente il giorno in cui Ryan se ne era andato via dal loro appartamento che condividevano,  sbattendo la porta dopo la solita litigata, e lui, nonostante la tarda ora, singhiozzando, era andato da Jon, che lo accolse come un fratello dentro casa, consolandolo e cercando di distrarlo, facendogli guardare tutta la saga di Star Wars. Ricordi incancellabili di anni passati insieme, momenti che ti lasciano un sorriso.
Brendon senza proferire parola gli si avvicinò e lo abbracciò delicatamente, sentendo il calore del suo corpo, inebriandosi del suo profumo, era davvero tanto tempo che non lo vedeva, troppo tempo.
“Ehi Brennybear da quanto tempo?” gli sussurrò all’orecchio Jon, ricambiando l’abbraccio.
“Già… mi sei mancato tantissimo, non ci vediamo da mesi” rispose il più piccolo, stringendo l’abbraccio sempre di più. “Ma che fine avevi fatto? Ho sentito che hai lasciato i Veins, è da allora che non ti fai più sentire” disse Brendon staccandosi e guardandolo negli occhi.
“Si, ho deciso di intraprendere la carriera da solista, perciò mi sono isolato da tutti in questo piccolo e anonimo quartiere di Los Angeles, per dedicare del tempo alle mie canzoni e a Cassie, sai ci siamo sposati il marzo scorso” gli sorrise Jon.
Brendon lo fissava con gli occhi sgranati, prima di scoppiare in un “Auguri” con voce abbastanza squillante.
“Scusa se non te l’ho detto prima e se non  mi sono fatto sentire è che… si insomma… io e Cassie…” si giustificò il suo ex bassista, guardandosi la punta dei piedi e diventando porpora in viso.
“Non ti preoccupare, adesso sei qui e sono molto felice di rivederti” lo rassicurò il più piccolo riabbracciandolo. Adorava gli abbracci, soprattutto quelli caldi e morbidi di Jon.
“E tu che ci fai qui?” chiese il più grande con tono interrogativo.
“Bé… io stavo facendo jogging, solo che correndo, mi sono perso in questo quartiere… e beh in preda al panico, ho iniziato a tornare indietro e poi tu mi hai trovato. Sei un eroe Jon Walker hai salvato il piccolo, indifeso e sudato Brenny, da morte certa per disidratazione… a proposito, sto morendo di sete, ti prego dammi una RedBull e degli orsetti gommosi, devo riprendere le forze e lo zucchero mi fa tanto bene” disse il ragazzo massaggiandosi il pancino.
“Ma troppo zucchero ti rende iperattivo, e già lo sei abbastanza per conto tuo” gli rispose Jon con tono duro.
“Eddai Jonny ti prego, ti prego, ti prego” lo implorò il più piccolo, sfoderando i suoi occhioni da cucciolo abbandonato.
“Mhhhh… D’accordo, non riesco a dire di no a quella faccetta, e poi mi mancavano le tue implorazioni, la puzza di RedBull che usciva dalla tua bocca e si, devo ammettere che mi mancavano anche i tuoi stupidi orsetti gommosi, che seminavi in giro per casa e che finivano sempre attaccati ai miei maglioni” gli sorrise Jon.




Salve a tutti, sono tornata con questa schifezza con il 1° capitolo :P In questi giorni non ho avuto molto tempo per scrivere, perciò ci ho impiegato molto tempo a pubblicare :P Ricordate che le recensioni fanno sempre piacere, positive e negative che siano :D Ringrazio Just a Line in a Song per aver recensito, che mi ha dato la voglia di continuare a scrivere questa... cosa... ciaooooo
Black_Parade

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 

 Not to Break my little Heart

Capitolo 2





I ragazzi entrarono nel bar più vicino, ed il bassista accontentò tutte le richieste di Brendon, comprandogli anche un lecca-lecca alla fragola, conoscendo la golosità del più piccolo, soprattutto parlando di porcherie.
“Ehi ti va di fare una passeggiata? Così per chiacchierare un po’” chiese il più grande, appena uscito dal bar.
“Ok” rispose Brendon con la caramella in bocca.
Giunsero in un grande parco, pieno di alberi, panchine, chioschi delle bibite e giostre per bambini, insomma era abbastanza attrezzato, ma nonostante ciò non c’era anima viva. Solo qualche anziano vecchietto, che gettava briciole di pane in un piccolo laghetto per dare da mangiare a delle papere ed alcuni bimbi intenti a saltare la corda.
“Allora, la band come…” fece Jon, che fu subito interrotto da un Brendon abbastanza eccitato alla vista delle giostrine per bambini.
“Uuuuuh voglio salire sull’altalena! Jon spingimi!” urlò correndo verso la giostra.
“Va bene” sbuffò il ragazzo “ma non credi di essere un po’ troppo grande per queste cose?”
“Nah, non si è mai troppo grandi per divertirsi” disse con un sorriso a 315 denti.
“D’accordo”
“Che bello! Che bello! Era da tanto tempo che non salivo sulle giostre!” squittì, ma fatti a mala pena due giri si annoiò, scese per poi correre subito sul grande scivolo accanto.  Stava per salire le piccole scale della giostra, quando si girò per chiamare l’amico.
 “Joooooon  vieni a farmi una foto mentre scivolo” urlò con vocetta stridula “oppure un video così poi lo mettiamo su Youtube e la gente potrà vedere quanto mi diverto con il mio amicone Jon Walker”
Il più grande, bofonchiando parole incomprensibili, prese il suo cellulare, quando un bimbo sorpassò Brendon, scivolando al posto suo.
“Ehi c’ero prima io!”
Il bimbo si limitò a fargli la linguaccia e a scappare via.
“Cosa?! Nessuno può fare la linguaccia a Brendon Urie, vieni qui piccolo…” urlò iniziando ad inseguirlo.
“Ehi basta così, lascialo stare e smetti di fare il bambino” lo rimproverò Jon, trascinandolo lontano dalle giostre di peso.
“Ma Joooon lui mi ha superato! Ha fatto il cattivo!” continuò ostinato.
“Ok adesso basta, conto fino a tre e se non la smetti, torniamo a casa” lo minacciò il bassista. “UnoDue…”
“Ma papà non voglio tornare a casa!” iniziò a lagnarsi, guadagnandosi un’occhiataccia di Jon.
“Ok ok la smetto, ritorno ad essere Brendon Urie, l’uomo” disse scherzoso.“Su dai cosa mi stavi dicendo? Sono tutto tuo, avanti spara.”
“Beh, io volevo parlarti della band, allora come vanno le cose? Si, insomma con i nuovi ragazzi, intendo.” Teneva lo sguardo basso, come se dire quelle parole gli procurasse una fitta al cuore, il suo tono era cambiato, non era più quello severo di prima, era più cupo e quelle parole erano come state immerse  in un bagno di nostalgia mista ad un po’ di gelosia. Ma di questo Brendon non se ne accorse, era un ragazzo piuttosto tardo in certe cose, quando si trattava di musica capiva al volo le cose, ma quando si parlava di sentimenti altrui, era una frana.
“Sì va tutto alla grande, i ragazzi sono fantastici, Dallon è simpaticissimo e Ian è adorabile. Spero diventino componenti definitivi della band, con Dallon stiamo scrivendo una nuova canzone, sai è molto bravo a scrivere e anche a disegnare” gli sorrise.
Già Dallon, quello che doveva essere il suo sostituto, quello che adesso durante i concerti, stava alla sinistra di Brendon con un basso in mano, occupando il suo posto. Da un lato era contento che Brendon fosse felice, ma dall’altro, quelle parole gli procurarono un dolore allo stomaco. Pensava davvero che senza di lui e Ryan, Spencer e Brendon non avrebbero continuato con la band? Che stupido che era. Le persone vanno avanti. Era davvero un idiota a provare gelosia per quel ragazzo, era stato lui ad andarsene dalla band, era stata una sua scelta. Allora perché si sentiva così? Forse non se ne era andato proprio di sua spontanea volontà, forse era stato condizionato da Ryan, forse perché non voleva lasciarlo solo. La sua mente iniziò ad interrogarsi su tutti questi dubbi, su tutte queste incertezze alle quali non sapeva dare risposta, quando udì la voce di Brendon, che lo fece trasalire, riportandolo alla realtà.
“Ehi Jonny stai bene? Sembri caduto in trans” disse iniziando a ridere.
“Sì tutto ok, sono felice per te, per Spence e per la band” gli rispose con un sorriso amaro sulle labbra. “Dai adesso andiamo, si è fatto tardi, forse qualcuno si starà preoccupando per te.”
“Oh, non mi sono nemmeno reso conto delle ore che sono passate. Con te il tempo passa in fretta” gli disse abbracciandolo.
“Ti accompagno, dove abiti?”
“Sai che non lo so.”
“Scherzi vero?” domandò Jon leggermente preoccupato.
“Mmmma certo! Ho una memoria di ferro io, ricordo tutto nei minimi dettagli, riuscirei a trovare la via di casa anche in mezzo ad una foresta.”
“Si certo, infatti ti sei perso in un piccolo quartiere perché non riuscivi a ricordare la strada che avevi preso.”
“Vabbé questi sono solo piccoli dettagli” si giustificò.
“Andiamo scemo” rise Jon.   
 
 




Salve eccomi di nuovo con questa cosa (come a me piace chiamarla) di fanfic con il 3° capitolo. In questo periodo mi ero bloccata per questo ho pubblicato solo adesso D:
Ringrazio sempre Just a line in a Song per avermi seguita e per aver recensito :) grazie sei il mio angelo :D e ringrazio anche mia madre per urlarmi contro dall'altro lato della casa e disturbarmi ogni qual volta mi metto a scrivere -.- quindi se ho fatto qualche errore non è stata colpa mia U.U
Fatemi sapere quello che pensate e... ciao ._.

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