Say Goodbye di Lucylu (/viewuser.php?uid=5731)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Say Goodbye ***
Capitolo 2: *** Sto quasi bene ***
Capitolo 3: *** Sana Gelosia ***
Capitolo 4: *** Cambierà l'aria ***
Capitolo 5: *** Un po' di te ***
Capitolo 6: *** Un nuovo amore ***
Capitolo 7: *** E tu ccome stai? ***
Capitolo 8: *** Non lo dico lo prometto ***
Capitolo 9: *** Buongiorno Bell'anima ***
Capitolo 10: *** Scusa se ***
Capitolo 11: *** Inaspettata ***
Capitolo 1 *** Say Goodbye ***
DISCLAIMERS: I personaggi non sono
miei, ma del mitico Inoue che anche a distanza di anni non sono
riuscita a convincerlo a vendermi i suoi personaggi.
ç_ç La canzone "Say Goodbye"
è degli aventi diritto e fa parte della colonna sonora del
film "Step up".
NOTE: preparate i fazzoletti!
Say
goodbye
Non
poteva credere ai propri occhi.
Si
erano messi d'accordo di non vedersi quel pomeriggio perché
la sua kitsune aveva da fare con la madre e quindi si era arreso ad
andare a farsi una bella passeggiata.
I
suoi programmi però erano cambiati: doveva ancora trovare il
regalo giusto per Kaede. Stavano insieme da tre mesi e finalmente aveva
preso la decisione di fare l'amore con lui, ma voleva donargli anche un
pensiero, un qualcosa che ricordasse per sempre quei mesi e
così da una settimana vagava alla ricerca del dono,
mancavano pochi giorni e lui non l'aveva ancora trovato!
Quindi,
quel pomeriggio, si era recato al centro commerciale appena aperto ed
entrò subito allo Sport Shine, con la certezza di trovare
qualcosa di perfetto.
Con
un sorriso sul volto si era precipitato nella zona camerini: voleva
provarsi una maglia per fare coppia con quella del suo ragazzo, e senza
controllare se fosse occupato o meno, aveva spalancato la tendina della
cabina di prova.
Non
poteva essere vero.
Ma
allora perché quello che vedeva non spariva nel nulla come
vapore negli occhi? Perché restava lì e non
svaniva?
Forse
si trattava di un sogno a occhi aperti o, meglio, di un incubo.
Cosa
ci facevano quei due insieme, abbracciati, mentre si baciavano
appassionatamente?
Il
corpo di Rukawa schiacciava contro lo specchio quello dell'altro
ragazzo, le mani candide sparivano sotto la camicia verde e le labbra,
come una ventosa, erano premute contro un'altra bocca.
Una
bocca che non era la sua: quella che veniva invasa con così
tanto ardore era quella di...
"Sendo..."
il sussurro destò i due ragazzi, Kaede volse il capo verso
il rossino che, con in mano la maglietta, li stava fissando. La bocca
si apriva e si richiudeva, non uscivano parole, mentre gli occhi
restavano incatenati a quelli blu del suo... di Rukawa.
"Do'aho,
posso spiegarti..." quella frase, detta piano, lasciò ad
Hanamichi un retrogusto amaro in bocca, sapeva tanto di addio.
Il
capo si abbassò un poco.
Rukawa
si passò una mano tra le ciocche corvine, sapeva di aver
sbagliato, troppe volte aveva cercato di parlargli, di dirgli che era
tutto finito. Non desiderava farsi odiare, ma non era mai giunto il
momento giusto per farlo e ora era costretto a ferirlo più
profondamente di quanto pensasse. A questo pensiero il cuore di Rukawa
si strinse in una morsa: gli voleva bene, ma non era amore... forse
attrazione per quel tramonto così intenso. Quel corpo caldo
che adorava stringersi contro, sentirlo bruciare per le sue carezze un
po’ spinte, vedere il suo viso arrossire a ogni battutina
maliziosa che faceva, eppure... non era amore.
Gli
si mise di fronte, facendo scudo col proprio corpo a Sendo che si era
seduto sullo sgabello e attendeva che tutto finisse. Finalmente avrebbe
avuto il bel moro tutto per sé, peccato solo di dover
assistere a una scenata in piena regola.
Quel
gesto fece fremere il cuore di Hanamichi: con lui non l'aveva mai
fatto. Neppure una volta, da quando si erano messi insieme, si era
comportato in quel modo così dolce e protettivo.
La
vista gli si annebbiò, le lacrime stavano per scorrere e non
poteva permetterselo, non prima che fosse giunta la fine dell'ultimo
atto. Hanamichi serrò la bocca e si morse l'interno della
guancia, assaporando il gusto del proprio sangue, e questo lo fece
calmare un po'.
Rukawa
strinse i pugni, non voleva distruggere il suo mondo, il suo modo di
essere, eppure, malgrado ciò, doveva farlo se voleva essere
libero.
"Perché...?"
si sentì chiedere, mentre quelle mani dorate stringevano
quella maledetta maglietta.
"Non
provo più le stesse cose per te" rispose il moro, osservando
impotente gli occhi nocciola sgranarsi.
"Ho
provato a restarti accanto, ma non ci riesco... non provo nulla per te."
Una
lacerazione.
"Ora
sto con Sendo, mi piace e credo che con lui potrò essere
felice... siamo molto simili" disse, guardando il do'aho dritto negli
occhi, cercando di non abbassare lo sguardo perché si
meritava, almeno ora, tutta la verità.
Seconda
lacerazione.
Era
giusto così: lui non lo amava più e Hanamichi
aveva il diritto di sapere, aveva tergiversato anche troppo. Lui voleva
Sendo, questa era la verità, ma allora perché
sentiva il proprio cuore soffrire nel vederlo così triste?
"Da
quanto?"
"Due
settimane..."
Terza
lacerazione.
"Ah-ah..."
rispose Hanamichi, non sapendo cos'altro dire, il suo cuore batteva
ancora, ma sempre più lentamente... gli mancava l'aria. La
stretta sulla maglia si allentò e, lasciandola cadere a
terra, si girò: non voleva più restare
lì. Fece alcuni passi, ma la voce di Rukawa lo
fermò un attimo lasciandolo senza alcuna ragione di
sorridere.
"Non
è colpa tua, ma mia e devo capire cosa voglio..."(1)
E lui
ora voleva Sendo, quel ragazzo pieno di talento e carismatico... ora la
sua volpetta preferiva restare con lui. Il suo amore era stato gettato
via, come un fazzoletto usato, perché non era come il
porcospino? Perch6eacute; non poteva essere felice, almeno una volta?
Non
ci sarebbero stati baci rubati a scuola, carezze e abbracci durante i
loro allenamenti serali... neppure quelli ci sarebbero più
stati!
Tutto.
Tutto
era andato perso per sempre.
Non
aveva più nulla, solo il sale delle lacrime che bruciava sul
suo cuore spezzato e quelle stupide gocce che scendevano lentamente sul
suo viso.
Fine
Lucy_nascosta_in_un_luogo_lontano:
non arrabbiatevi! Purtroppo questa storia è andata
così, non sono riuscita a resistere a scriverla. Non
farò più (spero) una fic così...
quindi se volete commentate. ç_ç
(1)Questa
frase proviene dalla canzone “Say Goodbye”
|
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Capitolo 2 *** Sto quasi bene ***
DISCLAIMERS:
I personaggi di Slam Dunk appartengo a T. Inoue, mentre la canzone "Sto
quasi bene" appartiene agli Studio 3 e agli aventi diritto.
NOTE: Scrivendo Say goodbye mi sono resa
conto che non poteva lasciarla così, sono un tipo che ama i
lieto fine e pur sapendo che la vita avvolte va così... non
potevo. Io voglio scrivere di storie, se possibile, dove l'amore vince
sempre, quindi leggete e continuate a sognare con me.
RINGRAZIAMENTI:
divinakanza: prima di tutto grazie per aver
commentato, di aver letto e di non avermi uccisa nel leggere il finale
^^"". Spero ti piaccia anche questo capitolo, in
realtà la fic finisce bene, ma solo tra due capitoli.
XD
Inoltre ringrazio tutti quelli che hanno letto la
prima parte.
Sto
quasi bene
Un
altro giorno stava per passare, mancava poco e sarebbe giunto in
palestra per l'allenamento pomeridiano dove si sarebbe scontrato con i
suoi sentimenti ancora più forti, più distruttivi
perché non poteva sfiorarlo. Si, perché Hanamichi
Sakuragi, detto la pazza scimmia rossa, era cambiato, di poco, ma lo
era, per poter sopravvivere al dolore di vedere la sua kitsune con
Sendo.
Da quel giorno erano passate due settimane in cui aveva sepolto il suo
cuore, dimenticandosi di tutto, sorridendo e scherzando con il Guntai,
facendo lo scemo con Yohei... riassaporando la sua libertà.
Ma durante gli allenamenti tutto era diverso, anche i compagni si erano
accorti che qualcosa non andava: non l'avevano mai visto fuggire da
Rukawa, eppure ogni giorno si scontravano con quella realtà
irreale. Non c'erano più risse e se anche si sentiva un
do'aho, il diretto interessato continuava a giocare.
Hanamichi non poteva fare altro.
Doveva picchiare la volpe?
No, non più, si era ripromesso di non ricascarci
perché toccarlo, sentire il suo profumo, sarebbe stato
troppo, e anche il solo stargli accanto semplicemente giocando insieme
era difficile da sopportare. Tanto vicino eppure così
lontano, questo pensiero lo distruggeva e se guardava al suo mondo
interiore vedeva solo macerie e sogni persi per sempre.
Risentiva ancora la voce di Rukawa dirgli che tutto era finito, che non
l’amava più… che ora stava con Sendo.
Stavano insieme.
E per lui non c’era più spazio nel cuore del moro
e, forse, non c’era mai stato. Infondo, Rukawa non gli aveva
mai detto esplicitamente di amarlo, neppure un semplice 'mi piaci'.
Semplicemente gli era saltato addosso a fine allenamento, l'aveva
baciato con passione e poi si era ritrovato stretto tra quelle braccia
a casa di Kaede. Era stato tutto così improvviso, ma era
stato felice, pensava di aver conquistato quella bella volpe. Invece si
era sbagliato e ora soffriva da morire nel pensarlo assieme a un altro,
magari si erano anche uniti fisicamente… lui non era
più nessuno.
Nonostante questo i giorni passavano, il sole sorgeva e tramontava e
lui si rendeva conto che continuava a vivere.
La scuola, i compiti non fatti, le ore di buca, gli allenamenti con la
squadra e poi di corsa a casa a studiare, a cenare con la madre per poi
uscire a divertirsi con i suoi amici. Ridere e scherzare per ogni
minima sciocchezza, mentre la sera, tra le coperte, piangere lacrime
amare, ricordare in ogni suo attimo il giorno del suo abbandono.
Solo Yohei l'aveva visto in quello stato pietoso, certo per sbaglio, ma
cosa ne poteva sapere lui che quel giorno il suo migliore amico gli
avrebbe fatto una visita?
Dannato quel giorno!
Perché sua madre l'aveva lasciato entrare in casa ad
aspettarlo?
Kami, non poteva dargli ancora un minimo di dignità, solo un
attimo per sfogarsi e fingere che tutto andasse bene? No, forse non se
lo meritava, forse era stato giusto così, perché
da quel giorno Mito si era preso il compito di farlo ridere e vivere
ancora.
E ora arrivava la parte più difficile: pochi passi e avrebbe
rivisto il suo ex-ragazzo.
Un nodo in gola stringeva forte e con il cuore a mille mise piede in
palestra: tutti si stavano già riscaldando e non fecero caso
alla sua entrata. Si guardò un po' intorno e, sospirando
piano, s'incamminò verso lo spogliatoio, aveva pochi minuti
prima dell’inizio dell'allenamento: li avrebbe usati tutti
per prepararsi psicologicamente.
Appena entrato si appoggiò al muro: come aveva previsto non
c'era nessuno in quella stanza e, più rilassato, si tolse la
giacca della divisa. In pochi passi raggiunse il proprio armadietto e
la pose al suo interno. Le mani lavoravano freneticamente con i bottoni
della camicia, quando una presenza alle sue spalle lo fece raggelare:
avrebbe sempre riconosciuto quello sguardo su di sé.
"Come stai?" si sentì chiedere e per un attimo, le macerie
dentro al suo cuore creparono ancora di più, rendendolo
incapace di respirare. Erano due settimane che Kaede non gli rivolgeva
la parola direttamente, certo anche lui non scherzava mica, ma cosa
poteva fare?
La sua anima anelava ancora Rukawa, lo desiderava e sognava di stare
ancora con lui, ma era appunto un sogno, un'illusione che lo rendeva
arido nel cuore. Non gli costava nulla immaginarsi ancora insieme,
uscire con lui e passare ore e ore abbracciati sotto il plaid sul
divano a guardare una partita di basket.
Ma non c'era più nessun noi.
Inumidendosi le labbra, si volse e dopo tanto tempo osservò
la sua kitsune: erano faccia a faccia, loro due da soli senza i
compagni di squadra. In quegli occhi blu Hanamichi lesse un frammento
di timore e pena, non desiderava vedere quei sentimenti sul suo
volto... no, perché lui era forte.
"Sto quasi bene..." disse in un sussurro quella verità
così difficile da accettare, perché era
maledettamente vero; stava riprendendosi, giorno per giorno riusciva a
vivere senza la sua volpetta narcolettica. E ora, con sguardo velato di
malinconia rispondeva sinceramente a quella domanda mentre il cuore si
sgretolava ancora un po'.
Quanto tempo ci avrebbe messo a ripararsi o, forse, non si sarebbe
potuto aggiustare?
Non c'erano risposte, solo col tempo l’avrebbe saputo.
"Nh..." replicò il moro, uscendo dallo spogliatoio,
lasciando Hanamichi a fissare la sua schiena allontanarsi e, come in un
sogno, la vide annebbiarsi e sparire nel nero corridoio. Ma stava
sognando?
No, solo lacrime amare scendevano sulle guance e sulla bocca che si
socchiuse, sospirando l'altra parte della verità, quella
distruttiva, quella che non gli dava pace: "Mi manchi, tutto qui... mi
manchi..."
Fine
La RUbricHANA
Si_apre_una_porta_e_entra_Sendo_con_un_foglietto_in_mano_e_legge:
"carissime lettrici, non prendetevela, come vi avevo precedentemente
detto la storia ha un lieto fine, quindi portate pazienza e continuate
a seguirmi. Grazie a tutte, vostra Lucy." Bene, ora vado
anch’io, ci si sente bellezze!^_________________^
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Capitolo 3 *** Sana Gelosia ***
DISCLAIMERS: I personaggi
appartengono e T. Inoue, la canzone "Sana Gelosia" è
appartiene a Nek e agli aventi diritto.
NOTE: Sono quasi morta, ma
ora sono felice, felice, felice!^O^ Temevo di non aver salvato la
seconda parte di questa fic e quindi di doverla ricominciare da capo
invece... miracolo, l'avevo salvata da un'altra parte. Meno male,
così posso scrivere la terza.^^
Sana
Gelosia
Quel
pomeriggio il sole cercava di far capolino tra le nuvole, lottava per
riscaldare le strade, per donare a quelle persone un po’ di
calore eppure ogni suo sforzo era inutile. Le nuvole lo coprivano e
s’ingrossavano e presto sarebbe scoppiato un bel temporale,
con fulmini e tuoni assordanti. Nonostante ciò i cittadini
erano usciti e, stretti nelle loro giacche, s’incamminavano
per le strade a osservare le vetrine, a entrare nei negozi e nei bar
per riscaldarsi un po’. Tra questi, Kaede Rukawa stava
camminando per il centro infischiandosene degli sguardi allupati delle
donne e delle occhiatacce degli uomini: infondo era abituato a quelle
scene. Nonostante fosse in ritardo al suo appuntamento, stava
passeggiando sereno, prendendosela con calma. Anche la sua postura
esprimeva tranquillità: nessun passo veloce, nessun tendersi
delle mani, anzi le teneva nelle tasche del giubbetto nero che
indossava come fosse un modello. La camminata era sensuale e calcolata,
passi medi ed eleganti. Poco importava se così aumentava il
ritardo, tanto Sendo non gli avrebbe detto niente. Non come un rossino
di sua conoscenza che per pochi minuti di ritardo gli teneva il
broncio. Anche se poi bastava prenderlo per mano e il miracolo avveniva
davanti ai suoi occhi: un dolce sorriso e le gote rosse.
Socchiuse
gli occhi ricordandosi quel viso, mentre una fitta al petto gli fece
mancare l'aria.
Chissà
cos'era? pensò scrollando le spalle e fermandosi davanti a
un semaforo rosso. Stava per sbuffare per l’ennesimo
contrattempo quando una risata cristallina gli fece voltare il capo
verso destra.
Spalancò
gli occhi davanti a quella scena: fermo, davanti alla sala giochi,
Sakuragi stava ridendo e scherzando con Mitsui. Il rossino gli aveva
messo un braccio attorno al collo, stringendolo a sé, mentre
Hisashi avvolgeva quella vita solida con un braccio e le dita
accarezzavano la maglietta verde lasciata fuori dai jeans.
Lo
sguardo del moro, però, si concentrò soprattutto
sulla bocca del do’aho perché quel sorriso avrebbe
potuto gareggiare con lo stesso sole per quanto luminoso e dolce.
Cosa
diavolo stavano facendo quei due?
Non
potevano stare insieme, era inconcepibile il solo pensarlo, ma allora
perché erano in quell’atteggiamento
così intimo?
Rukawa
vide la mano della guardia oltrepassare il bordo della maglia e
saggiare con i polpastrelli la cute abbronzata, le labbra sfiorare
l’orecchio di Hanamichi e sussurrare qualcosa che fece
nascere sul volto dell’altro un intenso rossore.
Stavano
insieme.
Quelle
certezza gli fece mancare il respiro: non era possibile! Eppure le
prove le aveva davanti ai propri occhi…
No.
No,
non l’avrebbe permesso! Perché, quando si
sarebbero lasciati, la squadra ne avrebbe risentito, altri guai in
vista e altri problemi per il team. No, non poteva permetterlo, anche a
costo di essere irrazionale avrebbe parlato con quei due e li avrebbe
costretti a lasciarsi.
Non
c'era altra soluzione.
Decidendo
questo, attraversò la strada e passò vicino alla
coppietta ridente, ma nessuno dei due ragazzi s'accorse di lui, neppure
Sakuragi.
Le
mani candide si strinsero a pugno: non era possibile che quel do'aho
non si accorgesse di lui, infondo neanche una settimana prima, in
spogliatoio, si era accorto della sua presenza e invece ora...
I
denti morsero piano il labbro inferiore ricordandosi la sua risposta.
"Sto
quasi bene…"
Che
fosse merito del compagno di squadra?
Già
allora si vedevano?
Non
capiva, ma quella prospettiva gli faceva aumentare la rabbia, erano due
stupidi se pensavano di poter stare insieme. E anche il do'aho, come
poteva non capire che tutto sarebbe finito male, portando un'altra
rottura nella squadra?
E chi
te lo dice?
Insinuò
dispettosa una voce nella sua testa, e Rukawa si fermò
impalato in mezzo alla strada.
Andiamo,
siamo seri! Come possono stare insieme per tanto tempo, siamo giovani e
bisogna vivere!
Mhh...
ma il senpai è più grande, ha di sicuro molta
più esperienza di quanta possa averne tu o Hanamichi.
Ancora
quella vocina poco inopportuna a turbare i suoi ragionamenti.
Sì,
ma non esiste l'amore duraturo, quello che fa battere il cuore e che ti
fa piangere se qualcosa va appena storto.
Ne sei
sicuro?
Sì.
Ti basi
su quello che sei tu, giusto?
Sì.
Ma non
tutti sono uguali, non tutti sono come te.
E
allora?
Magari
Mitsui è riuscito a scorgere il vero Hanamichi, quello che
tu hai assaporato e poi gettato via... in fondo hai fatto bene, gli hai
dato la possibilità di conoscere qualcuno che lo ami davvero
e che lui possa amare totalmente.
...
Kaede,
ci sei?
....
Perché
non mi rispondi?
Io....
Tu?
Il
moretto chiuse gli occhi, si era messo a parlare con la propria,
stupida, coscienza e ora si trovava a un bivio. Non sapeva
perché, ma l’eventualità che Mitsui
stesse col do'aho gli dava fastidio. Hanamichi diceva di amarlo eppure,
dopo poco tempo, si era già trovato un altro ragazzo.
Era
dunque così debole il suo amore?
Forse
non ti amava!
Zitta...
Eddai,
anche lui come te si sarà accorto di amare qualcun'altro.
Taci...
Infondo
Sakuragi è solamente un do'aho, un ragazzo rifiutato da
cinquanta ragazze... come poteva amarti veramente?
Basta!
E
perché?
…
Andiamo,
non puoi tacere ora...
Dimmi
perché vuoi separare Sakuragi e Mitsui, infondo se sbagliano
a stare insieme ne pagheranno solo loro le conseguenze. Non tu...
Ma la
squadra...
Ah,
sì, la squadra... continuerà ad andare avanti,
come sta facendo adesso.
E ti
pare che si chiami andare avanti?
Sei
proprio un piccolo testardo, cambi discorso per non affrontare le tue
emozioni e non vuoi ascoltarmi... sai cosa ti dico?
Cerca
le tue risposte, ma fallo in fretta prima che sia davvero troppo tar...
SMETTILA!
Silenzio.
Non
c'era più nessuna voce saputella a rompergli le scatole.
Sospirando pesantemente, alzò gli occhi dall'asfalto e in
lontananza vide Sendo che gli sorrideva. Alzò una mano per
salutarlo e s'accorse che tremava leggermente... si fermò e
chiuse gli occhi.
Non
era ancora il momento.
Una
carezza gli sfiorò il collo e di scatto volse la testa verso
quel tocco specchiandosi in due oceani neri, troppa oscurità
in quelle iridi eppure avvicinò il volto e baciò
quelle labbra: morbide, dolci... ma non brucianti. Sospirando tra
sé si allontanò e in silenzio accolse le parole
di Akira, suoni indistinti, così difficili da capire quando
mente e cuore sono in subbuglio.
E
quella vocina...
Ti-tac...
ti-tac... ti-tac...
Fine
La
RUbricHANA
Lucy_nascosta:
Ru sta impazzendo, Sendo morirà per aver baciato la volpe ed
io me ne resto ben nascosta! Aspetto le vostre minacce di morte, ma
sappiate... se m’accoppate non avrete l’ultimo
capitolo intitolato: "Non lo dico, lo prometto"
|
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Capitolo 4 *** Cambierà l'aria ***
Anche
se in ritardo ecco qua il nuovo capitolo, spero vi paiccia e sappiate
che la prossima settimana posterò il nuovo capitolo.
DISCLAIMERS: I
personaggi non sono miei ma del mitico papino Inoue che ogni tanto me
li presta
per divertirmi un pochino. La canzone "Cambierà l'aria"
è degli
Studio 3 e degli aventi diritto.
DEDICHE:
La dedico con tutto il mio cuore a voi ragazze che avete commentato
questa storia, che con le vostre parole avete scaturito in me tanta
gioai e idee. Quindi è tutta per divinakanza, Spieluhr,
bichan, Gojyina, lua, e Necrolay. Grazie ancora.
NOTE:
Prima di
tutto sono rimasta piacevolmente sorpresa nel veder affiorare commenti
su
questa serie di fic, non me l'aspettavo proprio e forse per questo
motivo,
mentre leggevo le vostre recensioni, mi sono accorta che c'era qualcosa
che non
andava con la trama. In realtà la storia doveva finire con
il quarto capitolo, invece ora si allunga per le vostre parole e per
alcune mie idee. Spero vi piaccia
come procederà, ci ho messo parecchi giorni per scrivere
questo capitolo, per
non parlare dei restanti quindi datemi il vostro appoggio e presto
porterò a
termine questa serie. Grazie. ^^
CAMBIERA'
L'ARIA
di
Lucy
Nel
cielo il
sole, come un amante fiducioso, si lasciava cadere nell'abbraccio
dell'orizzonte togliendo gli ultimi istanti del giorno e regalando la
prima
stella della sera, quella più brillante, quella
più vicina alla luna. Il
cortile dello Shohoku era deserto, gli ultimi studenti avevano
già sorpassato
il cancello, mentre lentamente Hanamichi si avvicinava alla fine della
giornata: gli allenamenti erano stati più duri del solito e
i fondamentali
sfiancanti, meno male che lo aspettava una bella dormita fino alla
mattina. Quel
pensiero lo fece sorridere timidamente, il vago ricordo del suo
attendere il
giorno per vedere Rukawa, per potersi scambiare in gran segreto il
bacio del
buongiorno e poi scappare a lezione. Ora invece non desiderava
più l'arrivo del
giorno, certo, si stava riprendendo, ma era impossibile cancellare in
pochi
giorni quei mesi passati con la kitsune e gli mancava sentire il
calore, le
carezze e le parole che si dicevano in segreto, lontani dal mondo reale
e
rinchiusi in una bolla rosa. Socchiuse gli occhi lucidi e, mordendosi
l'interno
del labbro, cercò di cancellare quei pensieri: non era il
momento di lasciar
correre la mente, stava quasi bene, quindi non doveva avvertire il
freddo al
cuore, non poteva permettersi di tornare
indietro di due giorni quando, imbarazzato, aveva
sussurrato 'ti amo'
alla sua volpetta narcolettica... Due giorni fa, l'altro
ieri, un sorriso ironico sbocciò, era
già passato, storia
finita in un battito di ali di farfalla, troppo breve eppure
così intensa.
Si
fermò un
secondo per spostare la sacca da basket sull'altra spalla, era meglio
affrettarsi altrimenti sarebbe rimasto chiuso a scuola e sarebbe stato
davvero
stupido, imbarazzante e chissà quante prese in
giro… meglio evitare. I passi si
fecero più svelti, ma all'improvviso l'ombra di una bici gli
tagliò la strada
fermandosigli di fronte. Sapeva chi fosse, era l'unica persona che
conosceva ad
avere una bicicletta. Aggrottò
la fronte
e si mise a fissare stranito e dolorante Rukawa che, diretto come
sempre, gli
parlò scandendo le parole e porgendogli una domanda strana.
"Stai
con
lui?" la voce fredda mentre lo sguardo imperscrutabile lo fissava, non
c'era luce e neppure sentimento in quelle iridi così intense.
"Eh?"
la voce stranita di Sakuragi fece stringere il manubrio a Kaede che,
sentendosi
preso in giro, domandò
nuovamente,
"ti sei messo con lui?"
Hanamichi
non
capiva: lui chi?
Non
sapeva di
cosa stesse parlando, socchiuse la bocca per chiedere spiegazioni, ma
si
bloccò, una fiamma rossa scaturì nel suo sguardo.
"Ma cosa
t'importa?" fece stringendo i denti. "E anche se fosse tu non hai
nessun diritto di chiedermelo, o sbaglio?" continuò serrando
le mani a pugno e
squadrando l'altro come se
non fosse nessuno, mentre il suo cuore urlava che era il suo mondo.
"Nh..."
quella risposta fece arrabbiare il rosso, non capiva cosa diavolo
volesse da
lui, prima in spogliatoio se ne era uscito con quella domanda stupida e
ora con
questa...
"Basta"
sussurrò stancamente Hanamichi - il suo fuoco spento -
passandosi una mano tra
i capelli scompigliandoli piano, attirando inconsciamente lo sguardo
blu del
suo interlocutore.
"Non
capisco
e neppure mi interessa sapere cosa vuoi da me" disse scuotendo piano il
capo, "ti chiedo solo di lasciarmi in pace, di dimenticarti di me..."
continuò in un soffio triste abbassando lo sguardo
sull'ombra della bici,
perdendosi gli occhi spalancati di Rukawa. "Lasciami respirare l'aria
di
un nuovo giorno senza te... voglio cambiare, voglio un giorno
migliore..."
parlò sentendosi sempre più stanco, "senza
sentirmi addosso il peso di
quello che è stato... riparto da qui, questo sarà
il mio nuovo inizio, ma ti
prego "calcò su quelle due parole, "non fermarmi, non
parlarmi...
lasciami respirare" finì sorridendo dolcemente regalando il
suo volto
sereno a un Rukawa sbalordito, il cuore pressato in una morsa ferrea,
il respiro
quasi inesistente; il moro si sentiva sperduto nell'osservare quegli
occhi che
portavano solo dolore, cosa aveva fatto?
"Scimmia
rossa, andiamo a casa insieme?" quella domanda gridata fece voltare il
diretto interessato che vedendo Mitsui sorrise spavaldo. "Ancora qui
bacia
piselli?" rispose avvicinandosi alla guardia, aspettandolo e iniziando
a chiacchierare,
accennando insieme un saluto a Rukawa sorpassandolo lasciando dietro
alle loro
spalle un subbuglio di sentimenti, di ricordi e di rabbia.
Lentamente
la
testa corvina si volse verso i due compagni di squadra, gli occhi si
posarono
astiosi sulla schiena del suo do'aho, sentendosi sempre più
livido vedendo
quella figura slanciata allontanarsi definitivamente da lui... come
osava
sorpassarlo senza degnarlo di una risposta, senza un minimo di
attenzione alla
sua persona! Certo si erano lasciati, ma non potevano restare
amici o almeno compagni di squadra? Quella
parola era così strana, detta per la prima volta e
accompagnata da un’altra, ma
era vero? Erano almeno compagni di squadra? No, non lo erano mai stati,
il vero
problema era che non voleva perderlo in quel modo, il do'aho era...
"Ciao,
porcospino" esclamò allegramente la voce di Sakuragi.
Sentendolo,
Rukawa sussultò: come poteva parlare ad Akira con quel tono
sereno? Non provava
rabbia e rancore? Insomma si erano lasciati a causa di Sendo eppure
riusciva a
salutarlo in quel modo...
Indifferenza.
Stava
dimenticandosi di lui...?
Non
poteva, gli
aveva detto di amarlo, di essere migliore quando era con lui, ma allora
perché
si stava allontanando con Mitsui?
’E
a me cosa
importa?’ si chiese con rabbia crescente mentre il braccio di
Akira gli
circondava il collo reclamando un bacio inatteso quanto vuoto.
Cambierà
l'aria...
Fine
La
RubricHana
Lucy:
allora
cosa ne pensate di questa parte? Ho provato a entrare nella testa di
quella
volpe spelacchiata, ma non credo di esserci riuscita tanto T_T
Ru_musone_viene_trascinato_da_sendo_che_felice_la_saluta_con_la_mano:
autrice grazie e ci vediamo!^__________^
Lucy_osserva_il_duo:
povero illuso, non sa cosa gli aspetta!^O^
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Capitolo 5 *** Un po' di te ***
DISCLAIMERS: I
personaggi non sono miei ma del mitico papino Inoue che ogni tanto me
li presta
per divertirmi un pochino. La canzone "Un po' di te" è degli
Studio 3
e degli aventi diritto.
DEDICHE: La
dedico con tutto il mio cuore a voi ragazze che avete commentato questa
storia, che con le vostre parole avete scaturito in me tanta gioai e
idee. Quindi è tutta per divinakanza, Spieluhr, bichan,
Gojyina, lua, e Necrolay. Grazie ancora.
NOTE: questo
capitolo è dal punto di vista di Rukawa, preparatevi gli
applau...ehm.... i
fazzoletti. ^^"
UN PO' DI TE
di Lucy
Il sole del
sabato pomeriggio veniva oscurato dalle nuvole di passaggio che cariche
di
pioggia richiamavano ombrelli e cioccolata calda. Per questo motivo
Sendo aveva
invitato il suo ragazzo a prendere qualcosa di caldo al bar vicino al
nuovo
centro commerciale. Gli piaceva stare con Rukawa, certo era difficile
non
lasciarsi allontanare da quei muri di silenzio, ma immaginava che il
moro
l’amasse: infondo,
aveva tradito il suo
ex-ragazzo con lui e sapeva bene di essere un buon partito, quindi era
naturale
l’amore che il moro gli
mostrava. Il
ragazzo in questione invece era assente, nella sua testa la schiena del
do’aho
gli si ripeteva come uno screensaver rotto, riproponendogli nuovi
dettagli a
ogni suo passaggio e anche se cercava di bloccarlo la voce di Sendo non
glielo
permetteva. Ma quanto parlava quello lì? Non poteva tacere e
dargli un po’ di
tregua? Odiava tutta quella confusione e le solite manfrine che gli
propinava a
ogni appuntamento.
“Cosa ci fanno
quei due insieme?!” la domanda quasi isterica del suo ragazzo
gli fece alzare
lo sguardo per posarlo sulla finestra, oltre il vetro due ragazzi
camminavano
abbracciati.
Il respiro si
fece irto, mentre i suoi occhi diventavano ancora più
torridi perdendo quella
poca luce che li caratterizzava. Odiava vedere il braccio di Mitsui
attorno ai
fianchi del rosso, una presa quasi possessiva... era per caso
paralitico che
camminava dovendosi appoggiare al rosso?
“Ma tu lo
sapevi?” la voce di Sendo lo vece ritornare al presente e
senza staccare gli
occhi dai due annuì, vedendo una mano non propria
accarezzare le ciocche
vermiglie che si erano posate sul volto abbronzato.
Come si
permetteva di toccarlo in quel modo così confidenziale?
Cosa farai?
Lo tormentò la
sua coscienza che, da quando il do'aho gli aveva confermato di stare
con
Mitsui, si era fatta più impertinente. Lo sgridava e gridava
di decidersi prima
che fosse troppo tardi, ma tardi per cosa ancora non lo capiva.
"Che
sorpresa..." sussurrò il giocatore del Ryonan che ancora non
riusciva a
credere ai propri occhi. “Chissà cosa ci trova
Mitsui in quel do’aho” diede
parola ai suoi pensieri, non aspettandosi di ricevere risposta.
“Il do’aho
è un vero pagliaccio, eppure basta
guardare oltre...” mormorò a
fatica il moro, sentendo crescere la rabbia verso Sendo, solo lui
poteva
chiamarlo in quel modo, “è un vero megalomane,
disturba gli allenamenti e fa
chiasso come una scimmia,” un nodo gli strinse la gola,
“eppure la sua presenza
rilassa la squadra” riprese fiato, l’aria non
riusciva a entrare nei polmoni.
"Se lo
dici tu" proferì poco convinto il giocatore più
grande continuando a
ciarlare, non accorgendosi che Rukawa si era assentato con la mente. Il
volto
candido era puntato verso il vetro, il mento era appoggiato a una mano
mentre
le dita affusolate accarezzavano la guancia.
Cercava di
estraniarsi per capire meglio quel groviglio che sentiva stringere il
suo
cuore: c’era
rabbia, rancore, odio... e
qualcos’altro, ma la voce incessante di Sendo non gli dava
pace.
Ma non gli si
poteva seccare la gola? si chiese spazientito, non sopportava tutta
quella
confusione.
Non si dicono queste cose!
Lo canzonò la
solita rompi scatole. Rukawa fece finta di non averla sentita, ma
quella
imperterrita continuò:
Anche se ti do ragione... ma quanto
parla?
Per la prima
volta erano d’accordo, Akira non sapeva tacere un attimo, non
si era accorto
della sua richiesta di silenzio? Il do’aho lo capiva subito,
bastava tacere e
l’altro la smetteva di parlare squillante, lasciandogli
attorno un silenzio
protettivo che li scaldava. Capiva quando voleva sentire la sua voce e
lui,
birbante com’era,
usava un tono
più dolce, caldo che lo faceva fremere di desiderio. Bastava
una sua occhiata
più intensa e Hanamichi arrossiva per l’implicita
minaccia di baci e carezze.
Era bello, vero?
Non rispose
perché le note della canzoncina idiota che intonava nelle
docce gli arrivò da
lontani ricordi: la cantava per ricaricarsi dopo una giornata
difficile, mentre
sotto l'acqua s'insaponava facendo scorrere le mani tra quei fili di
tramonto.
E quando si era accorto del suo sguardo gli aveva sorriso dolce con un
velo
d'imbarazzo, il suo sorriso: solo a lui sorrideva in quel
modo.
Guardò Akira.
Non c'era in
lui, quel sorriso non era il suo.
Rivuoi quel sorriso?
Non ascoltò
quella domanda, si concentrò sul proprio ragazzo cercando il
motivo di quegli
attimi d'incertezza. I suoi occhi neri, due abissi in cui perdersi...
ma non li
voleva, non desiderava quegli occhi spenti. Uno sguardo nocciola
screziato d'oro,
l'immensità di quel mare in cui luci e dolcezza si
mescolavano donando pace e
tranquillità...
Li desideri?
Gli
interminabili battibecchi fatti di risse e offese dette con lo scopo di
attirare l'attenzione dell'altro, i pugni che duri si posavano sulla
sua pelle
e quelle stesse mani che timide gli accarezzavano i capelli quando
s'appisolava
sul divano, facendo finta di dormire per ricevere quei tocchi...
Ma non ce le hai più
quelle carezze...
Basta, pensò
con rabbia crescente sbattendo sul tavolo un pugno facendo sobbalzare
il suo
accompagnatore, non voleva più restare lì. Non
era il suo posto quello!
Alzandosi posò
sul ripiano i soldi per la sua consumazione, prese la giacca e si
rivestì sotto
lo sguardo stranito di Akira.
“Dove vai?” si
sentì chiedere, ma non rispose, voleva andarsene al
più presto e, senza
aspettare, uscì subito seguito dal ragazzo che lo
bloccò per un braccio,
tirandolo indietro e girandolo verso di sé.
“Cosa succede?”
la rabbia intrisa in quelle poche parole fece scatenare ancora di
più la sua
ira: come si permetteva di trattarlo in quel modo?
“Chi credi di
essere?” chiese glaciale, calcando bene per ferire
quell’intruso che non gli
dava pace.
“Sono il tuo
ragazzo!” gridò esasperato Akira, non gli
piacevano né lo sguardo e né la
domanda che il moro gli aveva rivolto e questo
gli fece stringere di più la presa che si
sciolse a uno strattone. La
lunga frangia coprì gli occhi della volpe, cosa stava
capitando così
all’improvviso?
“Dai, andiamo a
berci qualcosa...” fece accomodante girandosi e prendendo la
mano candida, non
voleva dare spettacolo in mezzo alla strada.
“No...”
“Cosa?” non
capì, si voltò e restò pietrificato,
quegli occhi sembravano voler bruciare
ogni cosa e gridare la loro rabbia.
“Ti lascio...”
“Eh?” chiese
attonito, non poteva credere alle sue orecchie, stava andando tutto
bene,
uscivano insieme e si divertivano e ora questa uscita...
“Non sei chi
voglio!” brontolò esasperato Rukawa sforzandosi
dal non alzare la voce:
avvertiva forte la voglia di urlare di mandare tutto a pezzi, di
uccidere
Mitsui, di menare Sakuragi per poi scuoterlo per farsi dire
perché si sentiva tradito
da lui.
Davvero non lo sai?
Neppure questa
volta rispose, solo osservò il ragazzo più grande
che lo guardava con occhi
allucinati, non attese oltre e si allontanò lasciandosi
dietro le spalle una
storia sbagliata, nata per capriccio e finita per esasperazione.
La camminata si
fece più leggera così come il suo respiro che
lentamente gli rientrava in
corpo, poteva sentire il sangue scorrere
nelle vene come se lo facesse dopo tanto tempo, ma non era ancora
abbastanza,
voleva molto di più...
Cosa...?
Fine
La
RUbricHANA
Lucy_osserva_Ru_e_poi_il_porcospino:
dite che Sendo non abbia sofferto tanto? Volevo trattarlo peggio, ma
infondo
non è colpa sua, ma di quella volpe artica.... hihihi +__+ e
pensate, non è
ancora finita la tortura della volpe.... sono troppo cattiva? ^^
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Capitolo 6 *** Un nuovo amore ***
DISCLAIMERS:
I
personaggi non sono miei ma del mitico papino Inoue che ogni tanto me
li presta
per divertirmi un pochino. La canzone "Un nuovo amore" è di
Eros
Ramazzotti e degli aventi diritto.
DEDICHE: La
dedico con tutto il mio cuore a voi ragazze che avete commentato questa
storia, che con le vostre parole avete scaturito in me tanta gioai e
idee. Quindi è tutta per divinakanza, Spieluhr, bichan,
Gojyina, lua, e Necrolay. Grazie ancora.
NOTE:
Scusate
il ritardo, ma per trovare una canzone ho faticato tantissimo
perché nessuna mi
sembrava adatta, ma poi ho cambiato punto di vista... spero vi piaccia.
UN
NUOVO AMORE
di
Lucy
Un
ragazzo con
una tuta blu correva per le strade libere della città, il
cappuccio in testa
mentre dalle labbra dischiuse il fiato si condensava in piccole
nuvolette. Il
sudore scendeva lentamente dalla fronte e i muscoli delle gambe si
riscaldavano
a ogni passo, un alzarsi delle braccia al cielo e il fiato ritornava ai
polmoni, un sorriso felice sul volto dorato. Amava correre alla
mattina, quando
tutta la città dormiva, senza seguire le indicazioni dei
semafori, nessun
rumore di chiacchiere e di automobili, solo i miagolii dei gatti, un
rado
abbaiare dei cani, vedere la notte diventare alba. Correre per la
discesa e
sentire l'aria marina invadergli i polmoni, regalandogli un altro
sorriso e la sensazione
di serenità. Senza pensarci due volte appoggiò la
mano al muretto e con un
salto lo scavalcò atterrando sulla fine sabbia a piedi
uniti, il cappuccio
scivolò rivelando ciocche rosse come il sangue, mentre i
piedi si rimisero a correre
fino al mare per poi lasciarsi cadere
sulla battigia.
Sentiva
nuova
energia per il suo corpo, nuova forza e soprattutto desiderava
cancellare i
ricordi, annullare quel dolore e lasciarsi andare a un nuovo amore.
Hanamichi
Sakuragi si sedette con le gambe larghe, la mani appoggiate dietro la
schiena e
lo sguardo puntato al cielo: “non voglio essere
triste”, pensò sorridendo
ancora di più. Nella sua mente l'immagine indelebile di un
nuovo sogno
d'amore...
Hanamichi
sta lottando in una rissa: pugni, calci, testate ben
assestate mentre un ragazzo da lui precedentemente steso si rialza,
pronto a
colpire di spalle. Lui si volta, ma non riesce a fare niente, resta
immobile ad
aspettare il colpo che non arriva. Un ragazzo davanti a lui lo sta
difendendo,
una sguardo chiaro si allaccia al suo... il primo incontro.
Un
sorriso
dolce si disegnò su quella bocca fatta per ridere, mentre
una lieve brezza
marina gli accarezzava i capelli, spostò lo sguardo al mare
per vedere il sole
nascere e desiderare di essere come quell'astro che, caldo e
splendente,
riscalda sempre la terra... mentre nella sua mente il sogno
continuò...
Andare
insieme al luna park, sentire per la prima volta la sua
risata anche se scaturita dalla caduta del proprio gelato. Lo sguardo
dolce e
la metà del cono si ritrova magicamente nelle sue mani,
mentre un velo di
imbarazzo ricopre il volto da lui conosciuto pochi giorni prima e
desiderare di
vederlo sempre così. Avvertire il proprio cuore battere per
quel spettacolo e
voler essere il solo a causarlo…
“Ma
cosa vado a
pensare?” Si domandò grattandosi la punta del
naso, sentendosi uno stupido per
certi sogni a occhi aperti. I denti candidi morsero il labbro inferiore
cercando con quel gesto di cancellare il rossore dalle guance e quella
gioia
che gli traboccava nel cuore, facendolo battere più forte
per quell’improbabile
e ancora lontano nuovo amore.
Un
nuovo litigio su che film noleggiare per la serata,
ringhiargli contro mentre lui, impassibile, sbuffa e alza gli occhi al
cielo,
lamentandosi in quel modo con lui. Vederlo girargli le spalle e
prendere i due
dvd colpevoli e prenotarli entrambi...
Una
risata
sgorgò dalla gola e, gettando la testa all'indietro,
fissò con occhi ridenti l'immensità
del cielo, mentre il giallo illuminava quel manto che lo abbracciava.
Si
sedette a gambe incrociate, poggiando i gomiti alle ginocchia e
guardando
l'alba finire di sorgere: un nuovo giorno. Altre ventiquattr'ore da
vivere con
tutte le proprie forze, si rialzò con un movimento fluido
per poi pulirsi il
retro pantaloni.
Do'aho
A
quella parola
il suo viso divenne triste, la nostalgia di Rukawa si rifaceva sentire
distruggendogli quei pochi sogni che si era concesso quella mattina.
Voleva un
nuovo amore, agognava stare accanto a una persona che l'amasse
veramente.
Non
ancora, sospirò
al suo stupido pensiero, da una parte lasciarsi andare e dall'altra
sentire il
passato legarlo strettamente a sé, riducendo il suo spirito
a un brandello di
fiamma rossa. S'incamminò lasciandosi alle spalle la
spiaggia, non rendendosi
conto che in tutti i suoi sogni la fantasia e la realtà si
erano mescolate
donandogli un'emozione passata imbavagliata di speranza.
Il
sole s'innalzò
un po' di più abbracciando con i suoi raggi la figura che si
stava
allontanando, ma rivelando accanto a uno scoglio un altro ragazzo
seduto, moro,
con gli occhi chiari puntati su Hanamichi.
Rukawa
stringeva con tutta la propria forza la roccia, cercando, in quel mare
di
rabbia, la calma per capire cosa gli stesse accadendo. Odiava vedere
quel volto
felice senza di lui, bramava ancora quel fuoco e per l'ennesima volta
si chiese
cosa volesse davvero. Non più Sendo, non più
falsi sogni... voleva quel corpo,
quell'anima... suoi. Con questa convinzione il moretto si allontanò
(scostare e scogli cozzava come
suono e cambiato il verbo per quello) dagli scogli e inseguì
quei passi nella
sabbia, percorrendo con la mente i giorni passati col do'aho cercando
la
risposta che aveva sotto il suo naso, ma che non riusciva ancora a
scorgere perché,
si sa, la paura impedisce di vedere.
Da
questo momento mi tolgo ogni armatura, ogni protezione...
FINE
Finalmente
finito anche questo capitolo; meno male direte voi e vi dò
ragione, sono stata
lenta ad aggiornare... con questo capitolo Ru inizia a cercare altre
risposte o
meglio scende a patti con se stesso.
Prima
di
lasciarvi piccolo quiz: da dove proviene l'ultima frase?
Se lo
capite
avrete già domani il prossimo capitolo, altrimenti ci si
vede alla prossima
settimana. XD
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Capitolo 7 *** E tu ccome stai? ***
DISCLAIMERS:
I
personaggi non sono miei ma del mitico papino Inoue che ogni tanto me
li presta
per divertirmi un pochino. La canzone "E tu come stai?" è di
Baglioni
e degli aventi diritto.
RINGRAZIAMENTI:
un grazie infinito va a ichigo_85, che ha saputo seguirmi nelle mie
lamentele e
nelle mie idee... e tra l'altro perdonami per le tue povere orecchie.
tvb tata
^O^
DEDICHE:
questo
capitolo è dedicato tutto a Koa_chan, dato che è
stata la prima a indovinare la
frase!XD
NOTE:
Scusate
il ritardo, ma per trovare una canzone ho faticato tantissimo
perché nessuno mi
sembrava adatta, ma poi ho cambiato punto di vista... spero vi piaccia.
E
TU
COME STAI?
di
Lucy
Le
tende tirate
non permettevano al giorno di entrare, di far passare le ore e di dare
vita al
ragazzo che disteso sul letto fissava il soffitto della sua stanza. Le
gambe
divaricate, un braccio dietro la testa e l'altro lungo il corpo, perso in pensieri
sconclusionati, cercava una
risposta.
Stava
bene con
Sendo era tutto quello che lui non era, o meglio, era ciò
che aveva sempre
voluto essere, eppure un tarlo nella mente non gli dava pace. Poteva
anche
cercare di ignorarlo, ma ogni volta che vedeva Hanamichi ridere
allegramente
con Mitsui, quelle mani estranee toccare la pelle dorata...
Cosa
stava
facendo, adesso?
Forse
era
insieme al senpai, parlava e faceva il cretino attirando quello sguardo
scuro
che lo abbracciava senza permesso. Le dita che accarezzavano il volto
volitivo
facendolo arrossare d'imbarazzo, mentre, tentatrici, scendevano in
luoghi che
solo lui si era permesso di toccare, stringere... e lo stava facendo
con
possesso.
Serrò gli occhi a
una fitta allo stomaco mentre
il respiro si faceva difficoltoso, tanto da socchiudere le labbra per
immagazzinare
aria. La mano libera si appoggiò al punto dolente,
massaggiandolo, cercando di
alleviare quella pena, ma non serviva. Stava male e non capiva il
perché di
quel dolore così straziante che partiva dal petto fino allo
stomaco,
stringendolo in una morsa lasciandolo senza respiro, aumentando la sua
rabbia
perché non capiva da cosa dipendesse.
Cercò
di
rilassarsi pensando al mare con il suo ondeggiare calmo che fin da
bambino l'affascinava,
redendolo succube del sogno di diventare un marinaio. Un sorriso
increspò le
sue labbra al quel ricordo, chissà se anche il do'aho
avrebbe riso?
E
un altro
flash accecò quella piccola oasi di tranquillità.
Un
bacio intenso, possessivo mentre le mani stringevano i lati
del viso, attirando con la loro morsa quelle labbra peccaminose, piene
e
dolci... riusciva a vedere le lingue lottare, i corpi sfiorarsi...
No,
no, no,
gridò nella sua mente portandosi in posizione fetale
stringendosi con le
braccia la vita. Non voleva immaginare nulla di tutto ciò,
ma i flash
continuavano imperterriti.
Loro
due che si baciavano, che si abbracciavano, si sentivano al
telefono... e quel sorriso che gli apparteneva di diritto... rivolto a
Mitsui.
Di
colpo si
sedette sul materasso con le gambe piegate dove i gomiti si
appoggiarono e le
mani tra le ciocche. Il dolore era diventato ancora più
forte e nel silenzio
della sua casa si perse la sua voce.
"Tu
come
stai?" chiese al do'aho nella sua testa, il quale sorrise malinconico e
scuotendo la testa mosse un passo in avanti. "Chissà se
anche tu hai
provato questo dolore..." disse in un sospiro e in quell'istante la
risposta sbatté contro le quattro mura della stanza, mentre
la rabbia, la
gelosia, la voglia di sapere, quel dolore nel vederlo felice e quei
flash che
gli toglievano il respiro... tutto s'incastrava perfettamente creando
un unico
puzzle. Gli occhi si sgranarono lievemente, l'aria si fece di colpo
calda e le
labbra si mossero in un sospiro.
"Ti
amo..." disse incredulo sentendo dopo tanto la verità,
quella che non
aveva mai capito perché troppo preso da se stesso, da quello
che lo circondava
per scoprire che tutte quelle lotte avevano lasciato in lui
un'incertezza...
Era
scappato da
quell'inquietudine, cercando una strada diversa per dare una risposta e
si era
trovato davanti Sendo che, accattivante, ci provava con lui.
Aveva confuso il
desiderio di essere, con il desiderio di
volere per sé il ragazzo più grande: si
era sbagliato.
Quella
parola
lo fece alzare dal letto e, aprendo l'armadio, prese in mano la prima
giacca,
doveva andare dal do'aho e dirgli...
’Cosa?’ pensò
fermandosi col giubbotto
indossato, scivolò a terra, mettendosi supino.
Cosa
poteva
fare ora?
La
sua scimmia
rossa stava con Mitsui, con quale diritto poteva dirgli quello che
provava se
poi significava fare la figura dello stupido? Perché esporsi
quando tutto era
già finito?
Non
ti credevo così codardo.
Quella
frase echeggiò
nella sua testa, se avesse potuto avrebbe picchiato la propria coscienza! Come si
permetteva di...
Io
posso tutto! Tu hai solo paura di essere rifiutato…
Kaede
strinse tra
i denti il labbro inferiore: no, non poteva arrendersi e, alzandosi dal
pavimento, chiuse il giubbotto. Una luce brillava nei suoi occhi blu:
una nuova
determinazione e anche timore per la reazione del rosso. Si
avvicinò alla
finestra e spalancò le tende osservando il sole alto nel
cielo che gli dava il
suo bentornato. Sì, ce l'avrebbe fatta.
Ora
sapeva di
amare quel casinista e niente, nè la propria
paura, nè Mitsui poteva ostacolarlo
nel suo intento, avrebbe lottato e sopportato ogni situazione.
Dopo
tutto lui
era Kaede Rukawa.
FINE
La
RUbricHANA
Lucy:
bene
bene, la volpaccia ha trovato la sua risposta... chissà cosa
farà ora? ^^
Lucy_si_volta_e_guarda_Ru_che_gira_per_casa_non_trovando_l'uscita:
ehm... mi sa tanto che lo shock per la sua scoperta l'abbia un po'...
come
dire... fatto fesso?^^""""
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Capitolo 8 *** Non lo dico lo prometto ***
Prima
di lasciarvi alla lettura vi avverto subito che i personaggi
sono OCC.
DISCLAIMERS:
I personaggi non sono miei ma del mitico papino Inoue che ogni
tanto me li presta per divertirmi un pochino. La canzone "Non lo dico
lo
prometto" è degli Studio 3 e degli aventi diritto.
DEDICHE: La
dedico con tutto il mio cuore a voi ragazze che
avete commentato questa storia, che con le vostre parole avete
scaturito in me
tanta gioai e idee. Quindi è tutta per divinakanza,
Spieluhr, bichan, Gojyina,
lua, e Necrolay. Grazie ancora.
Non lo dico lo prometto
Finalmente
erano soli! Non riusciva ancora crederci, ma
finalmente era giunto il momento di mettere fine alla sua pazzia, al
dolore che
gli scavava dentro e alla gelosia che gli rodeva il cuore. Certo, non
sospettava che fosse proprio in quel campetto che avrebbe chiarito
tutta la
situazione creatasi per colpa della sua incertezza, no, ora poteva dire
la
verità: paura.
Sì, paura di quei momenti passati con lui, di quei baci
rubati e di quelle
intere sere passate al campetto di basket vicino alla spiaggia... ora
poteva
riottenere tutto quello che aveva distrutto.
Le ombre della sera tingevano il cemento di nero, in quel luogo che di
magico
non possedeva nulla, ma che, una volta, per due cuori innamorati, era
stato la
magia fatta persona, un angolo di ciel dove abbandonarsi, seguirsi in
un one to
one che tale non era se non per una palla che veniva sempre
più spesso
abbandonata a terra, mentre i visi si avvicinavano e si scambiavano
dolci baci.
Ora non c'era più nulla, solo due canestri, la luce di due
lampioni che
s'infrangeva sulla recinzione e lì, sotto a
quell’artificiale fascio luminoso,
Kaede Rukawa fissava dritto negli occhi Hanamichi Sakuragi.
Stava cercando in quel mare di cioccolata un qualcosa che gli
permettesse di
parlare, di spiegare la sua pazzia. Quelle iridi non avevano
più quella
tonalità calda che gli faceva battere più forte
il cuore, ora erano fredde e
distanti come se davanti a esse ci fosse il nulla assoluto.
Dov'erano finiti quegli occhi?
Perché gli stava mentendo?
Non osava pensare che quello sguardo fosse vero, altrimenti avrebbe
voluto dire
l'aver perso ogni cosa, ogni attimo di gioia e quell'amore
così grande che lui
desiderava con tutto il cuore.
"Da'aho..." bisbigliò facendo un passo avanti, cercando in
sé quelle
parole che erano sempre state sue nemiche, ma necessarie come non mai
in quel
momento.
Passarono alcuni secondi e il diretto interessato fece un passo
indietro
voltandosi per andarsene da lì: non voleva sentirlo, non
voleva ascoltarlo!
Kaede scattò in avanti e lo fermò per un polso
facendolo girare immediatamente,
scontrandosi ancora una volta con quel volto inespressivo.
"Non andartene...." mormorò con voce appena udibile, "dammi
un
minuto per parlarti, un secondo e poi ti lascerò andare..."
finì,
deglutendo saliva che non era presente nella sua gola mentre la frangia
gli
copriva gli occhi.
Temeva di averlo perso per sempre.
Uno strattone lo destò e la propria mano rimase vuota senza
quel calore
ustionante che la riscaldava: perché non voleva che lo
toccasse? Era passato
tanto tempo dalla loro ultima scazzottata, si poteva desiderare
ritornare
indietro per riaverla? Sì, lui l'agognava solo per poter
sentire quel corpo
premuto al suo.
Sospirando, scostò con la mano la frangia portandosela
indietro, liberando la
fronte da quei fili neri, e per un attimo si sentì studiato.
Ma così com'era
avvenuto, così tutto era finito, nuovamente quegli occhi non
lo guardavano.
"Cosa vuoi?"
Il tono della domanda era impersonale, distaccato e non gli piaceva.
Mai, mai
gli avrebbe permesso di parlargli in quel modo! Un guizzo di nervosismo
gli
attraversò lo sguardo e le proprie mani si strinsero forte
sulle spalle dorate,
avvicinandosi.
Un attimo.
"Lasciami!" ringhiò la voce sepolcrale del rosso,
scansandolo e
indietreggiando di alcuni passi. Cosa voleva da lui? Perché
lo tormentava
ancora?
"No, ora devi ascoltarmi!" disse duro Kaede, stringendo le mani a
pugno. "Non osare guardarmi in quel modo e tanto meno fissarmi con
quegli
occhi!"
"Sei ridicolo..." rispose il rosso, sentendo la rabbia cieca, l'odio,
il rancore impadronirsi di lui. "Tu non sei più nessuno!"
bisbigliò
duramente, indurendo lo sguardo: tutti quei sentimenti lo facevano
impazzire
perché lui amava ancora la volpe, ma non poteva ricaderci
nuovamente. Ora stava
quasi bene e riusciva a respirare senza di lui, certo non era come
prima, ma
poteva farcela e questo contava più di ogni altra cosa.
"Non dirlo..." dichiarò Kaede, fissando senza remore quel
viso da lui
agognato, "non credo alle tue parole!" pronunciò con voce
carica di
rabbia facendo un passo in avanti. "Perché tu sai fingere,
sai essere
testardo e orgoglioso, ma non sai mentire e non riuscirai a
ingannarmi..."
mormorò sempre più serio mentre gli occhi blu si
scurivano per la rabbia di
averlo perso per sempre.
"Ma non ti senti?"
Quella domanda, detta con scherno, lo fece infuriare. Con un solo balzo
gli fu
accanto e le mani candide strinsero i polsi dell'altro, bloccandoli
dietro la
schiena e stingendo a sé quel corpo rovente.
Hanamichi allontanò il busto e guardò dritto in
quei occhi così belli: rabbia,
odio... paura.
Cosa?
Non poteva aver sbagliato a leggervi dentro, eppure ora dubitava di
quello che
vedeva, di quello che sentiva in quel preciso istante stando stretto a
lui,
risentire ancora una volta il suo calore, la sua rabbia, il suo essere
così
sensuale.
"Voglio vivere quello che sei*" mormorò con voce incrinata
Kaede,
"la tua timidezza nel baciarci, la tua risata così fresca
che mi costringe
a cercarti, il tuo ardore nelle partite, la tua esuberanza che ti fa
apparire
proprio un do'aho..." bisbigliò allacciando i proprio occhi
a quelli
nocciola.
Un raggio di speranza apparve, ma poi sparì come la scia di
una stella cometa
che corre nel cielo per poi morire nel nulla. Gli occhi scuri si
chiusero un
attimo, mentre le braccia lottavano per sciogliersi da quell'abbraccio
troppo
stretto.
"Non essere ridicolo..." ringhiò Hanamichi riaprendo gli
occhi, ma
evitando lo sguardo dell'altro perché si era già
fatto incantare. Stava per
cedere, per mandare nuovamente il suo cuore in rovina, eppure il
ricordo del
camerino gli era tornato in testa come un pugno ben assestato del
gorilla.
La sua volpe che baciava Sendo, l'aveva tradito per stare con qualcuno
migliore
di lui e ora... ora l'ho rivoleva indietro?
Mai!
"E Sendo?" domandò, pronunciando quel nome carico di rabbia,
ma prima
di rispondere, il moro gli posò una mano sulla guancia.
"Ho sbagliato" ammise Kaede con un piccolo sorriso triste,
"credevo di volerlo, desideravo la sua forza e il suo talento..."
bisbigliò, trattenendo con più forza il volto
dell'altro, appoggiando totalmente
il palmo della mano alla guancia.
Ora doveva dirgli tutta la verità, anche quella che lui
ignorava fino al giorno
della sua gelosia. Sapeva che gli occhi nocciola si erano intristiti,
ma
desiderava andare fino in fondo.
"Lui era l'opposto di te..." continuò, mantenendo il tono
basso e
roco, sentiva la gola dolergli per il nodo che l’aveva
stretta. "Ma troppo
tardi ho capito la verità" bisbigliò inclinando
il volto di lato,
socchiudendo gli occhi, "lui non era te. Spesso mi riscoprivo a fare
confronti tra voi due e mi capitava sempre, in ogni attimo, di
desiderare te e
il tuo essere..."
Chiuse gli occhi, incapace di andare avanti poiché sentiva
una fastidiosa
sensazione di puntura sotto le palpebre, come se gli argini che si era
imposto
stessero per cedere.
"No... non ti credo..."
Quel bisbiglio, incrinato dalle lacrime, lo fece desistere dal
lasciarsi
andare, anche se lo teneva stretto, il suo cuore e la sua anima
volevano
fuggirgli. Lasciò libero il polso che ancora stringeva, per
abbracciare e stringere
con dolcezza quell'uragano rosso, mentre quella ancora posata sulla
guancia
scivolò indietro intrecciandosi con quei fili caldi,
accarezzando la cute
morbida.
"Non puoi immaginare quanto desideravo tenerti così"
sussurrò
dolcemente, "sentire il tuo calore avvolgermi e sentirmi bene anche
quando
tutto va storto..." ammise inclinando il volto per accarezzare col
proprio
naso quello dell'altro.
Blu contro nocciola.
Quegli occhi scuri sondavano gli oceani profondi del compagno,
ponendosi mille
domande, e la più importante era…
Poteva davvero credergli?
Hanamichi sentiva il proprio corpo morbido e pronto per ricevere quelle
carezze, i suoi muscoli si scioglievano a contatto con quelle mani.
Nonostante
questo, però, il suo cuore gridava di stare attento
così come la sua anima,
cosa doveva fare?
"E sai quando ho capito tutto questo?"
Quella domanda lo fece fremere, non osava sperare.
"Quando ho provato la gelosia..." Kaede sputò quella parola
con
rabbia aumentando la forza dalla sua stretta.
"Odio Mitsui..."
Quella confessione fece sbiancare il volto del rossino e gli occhi
colmarsi di
disprezzo per Rukawa, cercò di divincolarsi spingendo con le
mani le spalle.
"Mitchy è stato buono con me, gentile e affettuoso e..."
"Zitto!" il grido del moro riecheggiò per tutto il campetto:
non
voleva sentire i pregi della guardia, desiderava essere solo lui il
centro dei
sui discorsi.
"Sei un do'aho, quello lì ci prova... ti desidera...."
parlò sempre
più alterato squadrando Hanamichi che, muto come un pesce,
lo ascoltava
sfogarsi con rabbia. "Non voglio perderti..." sussurrò
stringendo
quelle ciocche carminie e inclinandogli la testa all'indietro esponendo
il
collo bronzeo alle sue labbra.
Ma non ci fu il contatto che tanto temeva la preda, anzi, la fronte
alabastrina
s'appoggiò in quel cantuccio.
"La paura mi ha allontanato, sono stato codardo... ma ora non voglio
perderti..." disse lasciando la presa sull'altro e restando appoggiato
solo con la fronte a lui.
Immobilità.
Non una carezza, non una speranza per uscire da quel buio, niente di
niente e
la diga che tratteneva il suo cuore si sgretolò lasciando
sgorgare lacrime
silenziose. Sperava solo che Hanamichi non l'allontanasse, desiderava
solo
restare così ancora un po' per ricordarsi quella dolcezza e
quell'odore che gli
ricordava la primavera.
Dall'altra parte, Sakuragi rimase immobile, non sapeva cosa dire, il
cuore gli
batteva sempre più forte mentre il respiro si intensificava.
La sua volpe stava piangendo in silenzio, nessun singulto, nessuna
stretta,
niente, solo le stille che bagnavano il suo collo. Alzò il
volto al cielo nero
che come un manto li abbracciava, nessuna stella a indicargli il
cammino, solo
nuvole cariche di pioggia che opprimevano il suo cuore già
tormentato.
Socchiuse gli occhi e una lacrima gli rigò la guancia,
scendendo lungo il collo
mischiandosi a quelle di quella testa mora che accarezzavano piano la
sua
pelle.
Sospirando agì d'istinto: si lasciò cadere
all'indietro portando con sé Kaede
il quale per lo spavento strinse quei capelli che birichini si
attorcigliarono
alla dita, cercando in quel modo di proteggere la testa rossa, ma non
servì.
"Do'aho!" disse arrabbiato, alzando il volto dal collo ambrato
specchiandosi in un mare di tenerezza e timore.
"A chi do’aho, baka kitsune?" bisbigliò Hanamichi
piegando le labbra
in un sorriso carico d'amore.
Appena vide le iridi sgranarsi sorrise ancora un po' di più
e allungò il naso
per sfiorare quello dell'altro, poi si spostò sulla guancia
rosata e dritto
all'angolo della bocca.
"Hana..."
"Sì..."
Bastarono quelle due lettere per regalare a Kaede l'emozione
più forte che
avesse mai provato, strinse quelle ciocche vermiglie e abbassando il
volto
accarezzò con riverenza quella bocca da lui tanto sospirata.
Ci sarebbero di certo state altre incomprensioni, altro dolore dettato
dall'amore che provavano, ma su di una cosa Kaede era certo: non
sarebbe più
scappato.
Non lo dico, lo prometto.
Fine
La RUbricHANA
Lucy: urrà, ho finito anche questo capitolo!^O^
Ru_con_voce_ ostile: autrice…
Lucy_che_si_allontana: si? ^^”
Ru_fa_un_passo_avanti: come hai potuto farmi questo?
Lucy_in_preda_al_terrore: perché…ehm…
tvb?^_^”””
Un_mano_sulla_spalla_della_povera_autrice_la fa girare: Hana,
cucciolo!^.^
Hana: quindi tvb alla mia volpe? é__è
Lucy_sgrana_gli_occhi: HELP! ç___ç
*suoni di lotta*
Sendo: devo salutarvi io: statemi bene fanciulle! E se vi è
piaciuta questa fic
commentatela! ^__________^
*Questa frase è stata rubacchiata dalla canzone "Non lo
dico, lo
prometto" :p
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Capitolo 9 *** Buongiorno Bell'anima ***
Prima di
lasciarvi alla lettura vi avverto subito che i personaggi
sono OCC.
Chiedo
inoltre scusa per l'immenso ritardo con il quale continuo questo
storia, in realtà avevo già pronti due capitoli,
ma ho atteso tanto perchè dovevo prima scrivere il finale...
sì, ora è tutta terminata e spero vi piaccia.^^
Un bacio
DISCLAIMERS:
I personaggi non sono miei ma del mitico papino Inoue che ogni tanto me
li presta per divertirmi un pochino. La canzone "Buongiorno Bell'anima"
è di Biagio Antonacci e degli aventi diritto.
DEDICHE: La
dedico con tutto il mio cuore a voi ragazze che avete commentato questa
storia, che con le vostre parole avete scaturito in me tanta gioai e
idee. Quindi è tutta per divinakanza, Spieluhr, bichan,
Gojyina, lua, e Necrolay. Grazie ancora.
NOTE:
Meno due
capitoli e poi anche questa piccola long-fic terminerà,
spero che restiate con
me fino alla fine. un bacio lucylu
BUONGIORNO
BELL'ANIMA
di
Lucy
La
porta
lentamente si chiuse non producendo nessun rumore,
adagio i piedi si mossero verso la scalinata
e iniziarono a scenderla. I passi non producevano nessun suono
poiché
indossavano delle pantofole di spugna, lasciando al loro proprietario
il tempo
di ascoltare una voce cantare bassa una canzoncina stupida, eppure a
lui, Kaede
Rukawa, nulla sembrava così bello come in quel momento.
Due
giorni prima si era
ammalato e per sua sfortuna i
genitori erano in viaggio per lavoro, era rimasto solo a doversi
occupare della
casa e in più ci si era messa quell'influenza che l'aveva
relegato a letto per
ben due giorni, ma niente gli era sembra più bello di quelle
quarantott’ore.
Si
avvicinò
alla porta della cucina e i suoi occhi videro un ragazzo muscoloso con
indosso
il grembiule rosa della madre, i capelli color del fuoco tenuti da un piccolo
elastico alla nuca, la
schiena lievemente incurvata a riscaldare qualcosa sui fornelli e sul
tavolo un
vassoio e due tazze verdi.
Gli
occhi azzurri
scintillarono a quella vista: gli stava preparando la colazione, un
dolce calore
gli avvolse il cuore e senza accorgersi sussurrò: "Do'aho..."
Il
ragazzo, non
aspettandosi quella frase, emise un grido dallo spavento e si
voltò furibondo
verso l'intruso, un pugno stretto attorno a una presina mentre l'altra
mano era
appoggiata al cuore.
"Kitsune!"
disse scorbutico Hanamichi fulminando il malato che di tale in
quell'attimo non
aveva assolutamente nulla. Rukawa stava appoggiato allo stipite della
porta, la
maglia leggera del pigiama avvolgeva con cura il torace scolpito e le
spalle
larghe mentre i pantaloni scendevano languidi sulle
forme da lui desiderate.
"Respira,
do'aho..." fece malizioso Kaede sedendosi e beandosi del rossore che
incendiava le guance dell'altro che si voltò verso i
fornelli per spegnere la
fiamma e prendere il pentolino col latte caldo. Stando ben attento a
non
scottarsi e naturalmente a non guardare il moro ne versò una
dose nella prima
tazza, con la mano libera mescolò il caffelatte e lo spinse
delicatamente tra
le mani volpine.
"Ora
vado,
devo andare a casa..." disse Sakuragi, slacciandosi il grembiule,
facendo
finta di non vedere il ragazzo che aveva di fronte impegnandosi a
rimettere a
posto il vassoio e la tazza in più.
"Non
scappare, almeno un caffè..." mormorò Kaede,
cercando di calmare la rabbia
che stava per incendiargli il cuore: non poteva restare un po' con lui?
Forse
fu il
tono o forse le parole dette, ma Hanamichi,
sospirando, si sedette all'altro capo del tavolo, ora
erano uno di
fronte all'altro, ma un muro silenzioso si era innalzato.
Kaede
posò la
guancia alla mano e sorseggiò il caffè scrutando
il suo prezioso do'aho: lo
vedeva agitato eppure era stato lui stesso a offrirsi di accudirlo e poi aveva
accettato di ricostruire la loro storia... allora perche non gli dava
una mano?
Sciocco,
devi essere tu a fare il primo passo e se serve anche il
secondo, il terzo e così via!
La
sua
coscienza aveva ragione, doveva aver pazienza e fare tutti i passi che
servivano per ravvicinarsi e conquistare la sua fiducia, ma come fare?
Cosa
poteva
dire per convincerlo del suo amore, i gesti non bastavano e neppure le
sporadiche parole che si rivolgevano e tutto diventava più
difficile nel
guardare Hanamichi che si leccava i baffi del latte, pulendosi in quel
modo
così infantile eppure così sensuale .
"Voglio
stare con te..." disse in un bisbiglio amandolo con uno sguardo,
cercando
di fargli capire di desiderare ogni sua piccola parte e dovette esserci riuscito
dato che le guance si
erano tinte di un intenso rosso. Lo vide alzarsi di scatto e, gli occhi
nocciola impauriti dalle sensazioni che gli aveva scatenato, scappare
via da
lui. Non poteva lasciarlo andare ora che l'armatura di Hanamichi si era
incrinata, doveva agire subito: si mise in piedi e come gli
passò accanto lo
afferrò per un polso tirandolo indietro, facendo
così combaciare il suo torace
con la schiena del suo ragazzo.
"Non
scappare... lo so, ti spaventa stare con me e
provare ancora emozioni che credevi sepolte..." disse
dolcemente
stringendo quel corpo paralizzato in un abbraccio. "Se vuoi puoi
scappare,
ma io ho tutta la pazienza di questo mondo, sono determinato a riaverti
con
me..." continuò sereno di risentire quel calore, appoggiando
la fronte
alla spalla destra dell'altro, "voglio tutto di te: la tua forza, la
tua
testardaggine, l'allegria che mostri in un sorriso... voglio stare con
te,
sentirmi completamente parte di te..."
Hanamichi
trattenne il fiato a quelle parole, non credeva alle sue orecchie e
forse non
voleva, ma dovette farsi forza nel sentire le restanti.
"Voglio
fare l'amore con te..." mormorò lentamente Kaede sentendo il
proprio
ragazzo tremare tra le proprie braccia. "Quello vero, quello che adesso
so
di poter fare solo con te..." finì lasciando un lieve bacio
sulla guancia
dorata slacciando le braccia per vedere Hanamichi scappare da lui,
lasciandolo
solo con una cucina spettatrice del suo amore.
"Buongiorno
bell'anima..." disse salutando il proprio ragazzo mentre un sorriso gli
disegnava le labbra, non era stupido, si era accorto che le sue parole
avevano lasciato un
segno: il primo passo era stato
fatto, ora doveva avere pazienza e far capire a quel do'aho che l'amava
davvero.
FINE
La
RUbricHANA
Lucy_scrocca_le_dita_delle_mani:
e con questo siamo a meno due dal finale!^O^
Ru_con_sguardo_calcolatore:
meno male, tra poco avrò Hana!
Lucy_sorride_malignamente:
chi te lo dice? Posso sempre cambiare pairing, sai Mitsui...
Ru_con_sguardo_di_ghiaccio_si_avvicina_all'autrice:
stai scherzando?
Lucy_sorride_tremenda:
dipende... cosa mi dai in cambio?
Ru_sussurra_qualcosa_con_l'autrice_e_Hana_li_vede:
mi devo preoccupare!^^""""
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Capitolo 10 *** Scusa se ***
Rukawa e Sakuragi potranno
risultare OCC.
DISCLAIMERS: I
personaggi non sono miei ma del mitico papino Inoue che ogni tanto me
li presta
per divertirmi un pochino. La canzone "Scusa se" è degli
Studio 3 e
degli aventi diritto.
RINGRAZIAMENTI: un grazie immenso a Koa_chan e Gojyina per aver
recensito, un grazie per tutti quelli che hanno letto il precedente
capitolo.
NOTE 01: Le
frasi con accanto la stellina sono prese direttamente dalla canzone.
NOTE 02: se
pensavate che avessi tutto finito con il precedente capitolo, vi
sbagliavate,
Ru deve purgare parecchio per il suo sbaglio, quindi... buona lettura.
^.^
SCUSA
SE
di
Lucy
La
noia si
respirava tra i banchi di scuola, la voce del professore di giapponese
antico
cullava gli alunni in una sonnolenza unica che trasportava uno per uno
gli
studenti più pigri in uno stato semi comatoso. Solamente uno
già dormiva bella
grossa: le braccia a fargli da cuscino e un timido sospiro ogni tanto,
ma ormai
tutti erano
talmente abituati a vedere
Rukawa dormicchiare da non farci più caso; eppure uno
sguardo nocciola
l'osservava con incertezza. I suoi pensieri erano tutt'altro che
felici, anzi,
contrastavano tra il ridicolamente romantico e
il dolorosamente incerto, un miscuglio
crescente di tensione.
”Tutta
colpa di quella kitsune narcolettica!”
pensò Hanamichi voltando la testa verso la finestra per
guardare il cielo
nuvoloso. Le giornate erano tutte uguali: con piogge e temporali, il
sole era
solo un vago ricordo; rappresentavano degnamente gli ultimi tempi della
sua
vita: la scoperta del tradimento, la solitudine e l'amarezza di essere
senza di
lui, infine la riappacificazione... ma c'era davvero stata? Certo,
erano
tornati insieme eppure non stava bene, si
sentiva insicuro e temeva di sbagliare e
perdere nuovamente tutto.
A
ogni gesto
carino di Kaede si ritirava, pronto a mordere e a graffiare se
necessario, non
voleva essere avvicinato tanto facilmente e la distanza si faceva
sentire: gli
mancavano le loro coccole, davvero, nonostante questo non ci riusciva a
essere
naturale e sempre più spesso s'immobilizzava. Mentre le
risse erano
ricominciate, ma anche queste erano molto diverse dato che temeva sempre di esagerare.
Aveva
paura per
ogni più piccolo coinvolgimento, stare con lui sul divano a
guardare una
partita era diventato un incubo perché ogni volta che una
mano gli si
avvicinava smetteva di respirare, per non parlare dei pochi baci che si
scambiavano, carezze dolcissime
e appena
diventavano ardenti si fermava, abbassava lo sguardo e cambiava umore. Fuggiva dalle forti
emozioni che gli
faceva provare anche con un solo sfioramento di labbra contro labbra,
il suo
cuore perdeva un battito per poi correre all’impazzata
sussurrandogli sono tuo... e
scappava senza voltarsi
indietro, non poteva ancora cedere totalmente, anche se lo sguardo
azzurro
intenso di Kaede lo richiamava come il canto delle sirena.
Non
voglio
perderlo, disse dentro di sé, stringendo la matita tra le
dita cercando di
smettere di tremare a una tale eventualità. Non estiva vita
senza di lui, quei
giorni di lontananza erano stati solo la prova di quanto poteva
resistere, di
poter sopravvivere senza di lui e ci riusciva quasi bene, ma non era
vita. La
verità stava tutta in quel filo rosso che stringeva i loro
mignoli e che
s'accorciava per tirarli nella stessa direzione e temeva di seguire
quel filo.
Un
sorrisino apparve
su volto, specchio del ricordo che gli scaldava le membra e il cuore.
"Voglio
tutto di te: la tua forza, la tua testardaggine,
l'allegria che mostri in un sorriso... voglio stare con te, sentirmi
completamente parte di te... voglio fare l'amore con te.. quello vero,
quello
che adesso so di poter fare solo con te..."
Il
suo cuore
aveva tremato e sussultato a quelle parole, al loro significato
profondo e
anche adesso sentiva il battere furioso nel suo torace. Il suo
abbraccio
l’aveva irretito con la sua dolcezza, con il tepore che
emanava... non l’aveva
mai stretto così, non c’era mai stata una dolcezza
così intensa che lasciava
intendere tutto l’amore che
provava per
lui. Per questo cercava un equilibrio, un modo per non farsi male
nuovamente se
tutto sarebbe finito, sapeva che il bello dell’amore era
lasciarsi andare e
desiderava farlo eppure restava la paura di donargli il suo cuore senza
riserve, la sua anima doveva trovare un modo per non inciampare e non
tremare
davanti a questo se.
I
suoi occhi si
posarono sul bell’addormentato e parole del cuore presero
forma nella sua
mente.
Scusa
se non mi basterà un bacio*, scusami per non essere forte
e se mi allontanerò da te creando silenzi insopportabili. Se
davanti agli altri
non ti guarderò, non ti mostrerò un briciolo di
considerazione... perdonami se
scappo ancora, ma ho paura di me, di quello che ti donerei se solo...
Blu.
Restò
incantato
da quella tonalità di colore, non aveva mai visto una tale
cromaticità eppure
gli occhi appena socchiusi di Kaede lo stregavano, legandolo a loro con
promesse e fatti, suggerendogli la risposta...
Resto
immobile per non cadere*.
Fine
La
RubricHana
Lucy:
anche
questa è fatta! Sono riuscita a scrivere il tutto in un
oretta... si, sono
proprio fiera di me!^O^
Ru_col_matarello:
autriceee e tu sei soddisfatta di questa robaccia?!
é_è
Lucy:
ehm... ma
no! Stavo scherzando hohoho ^o^""
Ru_s'avvicina:
ti conviene
Lucy:
Ceeerto
^^""""
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Capitolo 11 *** Inaspettata ***
Vi chiedo umilmente
perdono per il ritardo di questo aggiornamento, purtroppo non ho
trovato una beta per controllare questo capitolo. Quindi vi lascio alla
lettura del capitolo NON
betato.
Se qualcuno di voi è interessato mi contatti, per favore. ^^
DISCLAIMERS:
I personaggi non sono miei ma del mitico papino Inoue che ogni tanto me
li
presta per divertirmi un pochino.
DEDICHE:
Dedico questo capitolo a Guia perché per merito del suo
aiuto sono riuscita a
terminare questa storia.
NOTE:
Prima di lasciarvi alla lettura di questo capitolo tengo a precisare
alcuni punti
riguardo al titolo: il cd "Inaspettata" di Biagio Antonacci
è stata
la colonna sonora di tutto questo capitolo, grazie alle melodie e ai
testi sono
riuscita a dare il meglio.
Buona
lettura, Lucylu
INASPETTATA
di
Lucylu
La
mano gli
doleva, questo fu il primo attimo di lucidità che ebbe dopo
la scena vista. Gli
occhi di Rukawa si posarono su un Mitsui intento ad alzarsi con
l’appoggio
degli armadietti, un rivolo di sangue gli sporcava il mento.
"Kitsune..."
quel mormorio fece spostare lo sguardo su Hanamichi, il quale tutto
scarmigliato cercava di richiudersi la camicia. Lo guardò
vedendolo per la
prima volta dopo tanto tempo e non riuscì ancora a crederci,
con un dolore
lancinante al petto si voltò uscendo dallo spogliatoio.
Sentiva il corpo
pesante e un nodo in gola che stringeva, cercò di respirare,
ma l'aria non
collaborava anzi, più inspirava più sentiva
l'affanno, più soffocava, come
ultima speranza si coprì la bocca con una mano respirando
fino a quando tutto
tornò normale.
Peccato
che il cuore gli doleva per il discorso appena sentito tra Hanamichi e
Mitsui,
quelle parole gli rimbombavano nella testa fino a lasciargli nella gola
il
gusto amaro dell’abile.
"Ehi,
ho sentito che sei tornato con
Rukawa."
"Si..."
"Peccato,
siamo stati bene insieme..."
Poi
nebbia, ricordava solo la rabbia cieca e l’angoscia nello
scoprire che il suo
do'aho si era fatto scopare da Mitsui. Delle mani estranee toccare
quella pelle
baciata dal sole, profumata d'estate... delle dita non sue sul suo
corpo.
Denti
bianchi morsero le nocche della propria mano, mentre il tramonto si
trasformava
in sera celando con l'oscurità il dolore immenso di un cuore
innamorato.
Hanamichi
aveva fatto sesso con Mitsui.
Un
altro
uomo si era preso le carezze di quelle forti mani, i baci carichi
d'amore, i
sospiri, le lacrime e le urla di piacere del suo do'aho...
qualcun'altro si era
preso quell'anima splendente.
No,
non
poteva essere vero, si disse tormentato sedendosi su una panchina, i
suoi occhi
si guardarono attorno e si spalancarono riconoscendo il giardino dove
si
allenavano. Da quell'angolazione poteva intravedere la rete del loro
campetto
da basket dove poche settimane prima si era dichiarato, offrendo tutto
se
stesso e cosa aveva ottenuto?
Menzogne
e dispiaceri.
Si
sentiva tradito, preso in giro, usato e poi gettato via come una
maglietta
logora, si era fidato e cosa ne aveva ricavato?
Nulla,
solo un dolore lanciante che lo stava divorando, distruggendo
lentamente... perché
si era illuso di poter riavere il suo amore?
No,
non
poteva lasciar perdere, amava quel casinista e anche se ora come ora
l’avrebbe
preso a pugni, non si sarebbe arreso, si ripromise rabbioso.
"Kaede"
il suono del suo nome gli fece alzare il volto inespressivo - non gli
avrebbe
dato soddisfazione di vedere la sua rabbia - verso Sakuragi che
lasciò cadere a
terra la sacca e la cartella, solo dopo s'accorse delle guance rosse,
il fiato
corto e il viso incerto.
E
lui
nel cuore una sola domanda che incessantemente chiedeva una risposta.
"Perché?"
disse fissando il suo carnefice negli occhi, perdendosi e smarrendosi
di fronte
a quei pozzi di cioccolata calda.
"Cosa...?"
una parola detta con confusione, un sparo dritto al suo cuore
già spezzato.
"Perché
hai scopato con Mitsui..." mormorò gelido alzandosi, "hai
dato a lui
ciò che è mio!" gridò l'ultima frase
con ira e delusione, ma non si era
aspettato un potente pugno alla mascella che gli fece piegare di lato
la testa
e perdere per un attimo l'equilibrio.
"E
tu stupida volpe!?" parole urlate con rancore crescente eppure in quel
momento a Rukawa non importava capire, l'unico pensiero era il dolore
che
provava. Di scatto alzò una gamba e diede un calcio sullo
stomaco seguito da un
pugno in pieno viso facendo barcollare per un attimo il rosso che si
trovò
disteso sul terriccio: la
kitsune era
seduta sul suo stomaco non consentendogli di muovere le gambe e i polsi
stretti
da della mani di marmo.
"Mi
hai tradito..." un ringhiò Kaede stringendo ancora di
più la presa su quel
corpo, desiderando fargli male.
"E
tu, invece..." un bisbiglio portato dal vento mentre il volto si girava
per fissare negli occhi il suo nemico. "Tu stavi con me e mi hai
tradito
con il porcospino..." disse in un sibilo Hanamichi facendo forza per
liberarsi. "Tu hai fatto l'amore con Sendo!" gridò tirando
una
testata all'altro che lasciò la presa sia per il dolore che
per lo shock dato
da quelle parole, non si mosse neppure quando il corpo di Sakuragi lo
inchiodò
a terra.
"Tu
hai amato lui, non me!" disse Hanamichi scaricando tutto il proprio
peso
su quel corpo inerme, lasciando pochi centimetri tra i loro volti
dicendogli l'ultima
verità. “È vero, ho fatto sesso con
Mitsui, ero disperato e non avevo modo di
ricompormi..." disse alterato, "desideravo stare bene, almeno per un
attimo... ho creduto, sperato, ma era tutto effimero... ho fatto sesso
con lui
tradendo me stesso..." mormorò chiudendo gli occhi velati
dalle lacrime.
"Le mie prime esperienze le avrei volute per amore..." disse
lasciandosi cadere con la fronte sulla spalla della volpe che non
sapeva cosa dire.
La
verità
gli faceva male al cuore, cos'aveva fatto al suo do'aho?
"Perdonami"
mormorò sentendo delle lacrime bagnargli il collo, le sue
mani - ora libere -
strinsero dolcemente quei fili rossi.
"Sono
un egoista, ho pensato solo al mio dolore non capendo che sono stato io
a
lasciarti in braccia estranee" disse stringendo con forza quel corpo
straziato, lentamente si mise seduto e accarezzando la schiena del
ragazzo che
amava cercò ancora una volta le parole. Attese alcuni attimi
per permettergli
di calmarsi e poi dolcemente lo scostò da sé,
osservando quel viso rosso e
ancora umido di lacrime.
"Ti
amo," disse accarezzando una guancia calda, "tu sei tutto
ciò che
possiedo" mormorò raccogliendo col pollice le ultime gocce
salate.
"Tu puoi uccidermi e farmi rinascere con una sola parola..."
parlò
lentamente per permettere all'altro di capire a fondo le sue parole. "E
ti
ripeto*: voglio far con te l'amore vero, quello che non abbiamo fatto
mai..." finì con uno sguardo malizioso che fece arrossire il
suo ragazzo
che ancora non credeva alle sue orecchie.
"Quindi
mai più sesso...." disse incerto Hanamichi eppure deliziato
dal luccichio
che leggeva in quelle iridi così belle.
"Mai
più" promise Kaede sorridendo e stingendo in un abbraccio
stretto il suo
vero amore, sentendosi completo in quel calore così dolce.
Subito avverti le
braccia del do'aho ricambiare il suo ardore, stritolandolo un po'
troppo per i
suoi gusti.
"Piano..."
brontolò mettendo il broncio, "mi fa male la guancia"
sbuffò al
risolino dell'altro.
"Credo
che a Mitsui gli faccia molto più male..." disse pestifero
il rosso
scoppiando a ridere allo sguardo cupo del suo ragazzo.
"Tzè,
tu sei mio" confermò stringendo le braccia attorno a quella
vita solida e
perfetta.
"E
tu mio!" esclamò Hanamichi appoggiando delicati baci sul
viso candido,
cercando in quel modo di curare il male della sua volpe mentre le
labbra di
quest'ultima si posava dolce sulla pelle del suo amore.
Fine
La
RUbricHANA
Lucy_saltella_e_batte_le_mani:
Finalmente sono giunta al traguardo!^O^
Ru:
e la
lemon? é_è
Lucy:
Eh?O__o
Hana:
volpe demente!>__<
Lucy:
ma
non credo che ci stia….
Ru_molto_calmo_con_una_mannaia:
tzè, se non vuoi morire ti conviene scriverla... non mi
piace il movimento che
c’è stato tra il MIO Hana e il teppista da tre
soldi. T__T
Lucy_impaurita:
ma non ci sta...
Ru_si_avvicina_alla_piccola_autrice:
aspetta!>_< Chiediamolo ai lettori, ok?
Ru_guarda_i_preseunti_lettori:
Tzè, vi conviene dire SI!é_è
Hana:
ma
io ho voce in capitolo?
Lucy_e_Ru:
No.
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