Say Goodbye

di Lucylu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Say Goodbye ***
Capitolo 2: *** Sto quasi bene ***
Capitolo 3: *** Sana Gelosia ***
Capitolo 4: *** Cambierà l'aria ***
Capitolo 5: *** Un po' di te ***
Capitolo 6: *** Un nuovo amore ***
Capitolo 7: *** E tu ccome stai? ***
Capitolo 8: *** Non lo dico lo prometto ***
Capitolo 9: *** Buongiorno Bell'anima ***
Capitolo 10: *** Scusa se ***
Capitolo 11: *** Inaspettata ***



Capitolo 1
*** Say Goodbye ***



DISCLAIMERS: I personaggi non sono miei, ma del mitico Inoue che anche a distanza di anni non sono riuscita a convincerlo a vendermi i suoi personaggi. ç_ç  La canzone "Say Goodbye" è degli aventi diritto e fa parte della colonna sonora del film "Step up".

NOTE: preparate i fazzoletti!



Say goodbye



Non poteva credere ai propri occhi.

Si erano messi d'accordo di non vedersi quel pomeriggio perché la sua kitsune aveva da fare con la madre e quindi si era arreso ad andare a farsi una bella passeggiata.
I suoi programmi però erano cambiati: doveva ancora trovare il regalo giusto per Kaede. Stavano insieme da tre mesi e finalmente aveva preso la decisione di fare l'amore con lui, ma voleva donargli anche un pensiero, un qualcosa che ricordasse per sempre quei mesi e così da una settimana vagava alla ricerca del dono, mancavano pochi giorni e lui non l'aveva ancora trovato!
Quindi, quel pomeriggio, si era recato al centro commerciale appena aperto ed entrò subito allo Sport Shine, con la certezza di trovare qualcosa di perfetto.
Con un sorriso sul volto si era precipitato nella zona camerini: voleva provarsi una maglia per fare coppia con quella del suo ragazzo, e senza controllare se fosse occupato o meno, aveva spalancato la tendina della cabina di prova.

Non poteva essere vero.

Ma allora perché quello che vedeva non spariva nel nulla come vapore negli occhi? Perché restava lì e non svaniva?
Forse si trattava di un sogno a occhi aperti o, meglio, di un incubo.
Cosa ci facevano quei due insieme, abbracciati, mentre si baciavano appassionatamente?
Il corpo di Rukawa schiacciava contro lo specchio quello dell'altro ragazzo, le mani candide sparivano sotto la camicia verde e le labbra, come una ventosa, erano premute contro un'altra bocca.
Una bocca che non era la sua: quella che veniva invasa con così tanto ardore era quella di...

"Sendo..." il sussurro destò i due ragazzi, Kaede volse il capo verso il rossino che, con in mano la maglietta, li stava fissando. La bocca si apriva e si richiudeva, non uscivano parole, mentre gli occhi restavano incatenati a quelli blu del suo... di Rukawa.
"Do'aho, posso spiegarti..." quella frase, detta piano, lasciò ad Hanamichi un retrogusto amaro in bocca, sapeva tanto di addio.
Il capo si abbassò un poco.
Rukawa si passò una mano tra le ciocche corvine, sapeva di aver sbagliato, troppe volte aveva cercato di parlargli, di dirgli che era tutto finito. Non desiderava farsi odiare, ma non era mai giunto il momento giusto per farlo e ora era costretto a ferirlo più profondamente di quanto pensasse. A questo pensiero il cuore di Rukawa si strinse in una morsa: gli voleva bene, ma non era amore... forse attrazione per quel tramonto così intenso. Quel corpo caldo che adorava stringersi contro, sentirlo bruciare per le sue carezze un po’ spinte, vedere il suo viso arrossire a ogni battutina maliziosa che faceva, eppure... non era amore.
Gli si mise di fronte, facendo scudo col proprio corpo a Sendo che si era seduto sullo sgabello e attendeva che tutto finisse. Finalmente avrebbe avuto il bel moro tutto per sé, peccato solo di dover assistere a una scenata in piena regola.
Quel gesto fece fremere il cuore di Hanamichi: con lui non l'aveva mai fatto. Neppure una volta, da quando si erano messi insieme, si era comportato in quel modo così dolce e protettivo.
La vista gli si annebbiò, le lacrime stavano per scorrere e non poteva permetterselo, non prima che fosse giunta la fine dell'ultimo atto. Hanamichi serrò la bocca e si morse l'interno della guancia, assaporando il gusto del proprio sangue, e questo lo fece calmare un po'.
Rukawa strinse i pugni, non voleva distruggere il suo mondo, il suo modo di essere, eppure, malgrado ciò, doveva farlo se voleva essere libero.
"Perché...?" si sentì chiedere, mentre quelle mani dorate stringevano quella maledetta maglietta.
"Non provo più le stesse cose per te" rispose il moro, osservando impotente gli occhi nocciola sgranarsi.
"Ho provato a restarti accanto, ma non ci riesco... non provo nulla per te."
Una lacerazione.
"Ora sto con Sendo, mi piace e credo che con lui potrò essere felice... siamo molto simili" disse, guardando il do'aho dritto negli occhi, cercando di non abbassare lo sguardo perché si meritava, almeno ora, tutta la verità.
Seconda lacerazione.
Era giusto così: lui non lo amava più e Hanamichi aveva il diritto di sapere, aveva tergiversato anche troppo. Lui voleva Sendo, questa era la verità, ma allora perché sentiva il proprio cuore soffrire nel vederlo così triste?
"Da quanto?"
"Due settimane..."
Terza lacerazione.
"Ah-ah..." rispose Hanamichi, non sapendo cos'altro dire, il suo cuore batteva ancora, ma sempre più lentamente... gli mancava l'aria. La stretta sulla maglia si allentò e, lasciandola cadere a terra, si girò: non voleva più restare lì. Fece alcuni passi, ma la voce di Rukawa lo fermò un attimo lasciandolo senza alcuna ragione di sorridere.

"Non è colpa tua, ma mia e devo capire cosa voglio..."(1)

E lui ora voleva Sendo, quel ragazzo pieno di talento e carismatico... ora la sua volpetta preferiva restare con lui. Il suo amore era stato gettato via, come un fazzoletto usato, perché non era come il porcospino? Perch6eacute; non poteva essere felice, almeno una volta?
Non ci sarebbero stati baci rubati a scuola, carezze e abbracci durante i loro allenamenti serali... neppure quelli ci sarebbero più stati!
Tutto.
Tutto era andato perso per sempre.
Non aveva più nulla, solo il sale delle lacrime che bruciava sul suo cuore spezzato e quelle stupide gocce che scendevano lentamente sul suo viso.


Fine


Lucy_nascosta_in_un_luogo_lontano: non arrabbiatevi! Purtroppo questa storia è andata così, non sono riuscita a resistere a scriverla. Non farò più (spero) una fic così... quindi se volete commentate. ç_ç


(1)Questa frase proviene dalla canzone “Say Goodbye”


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Capitolo 2
*** Sto quasi bene ***


DISCLAIMERS: I personaggi di Slam Dunk appartengo a T. Inoue, mentre la canzone "Sto quasi bene" appartiene agli Studio 3 e agli aventi diritto.

NOTE: Scrivendo Say goodbye mi sono resa conto che non poteva lasciarla così, sono un tipo che ama i lieto fine e pur sapendo che la vita avvolte va così... non potevo. Io voglio scrivere di storie, se possibile, dove l'amore vince sempre, quindi leggete e continuate a sognare con me.


RINGRAZIAMENTI:

divinakanza: prima di tutto grazie per aver commentato, di aver letto e di non avermi uccisa nel leggere il finale ^^"".  Spero ti piaccia anche questo capitolo, in realtà la fic finisce bene, ma solo tra due capitoli. XD 

Inoltre ringrazio tutti quelli che hanno letto la prima parte. 


Sto quasi bene

Un altro giorno stava per passare, mancava poco e sarebbe giunto in palestra per l'allenamento pomeridiano dove si sarebbe scontrato con i suoi sentimenti ancora più forti, più distruttivi perché non poteva sfiorarlo. Si, perché Hanamichi Sakuragi, detto la pazza scimmia rossa, era cambiato, di poco, ma lo era, per poter sopravvivere al dolore di vedere la sua kitsune con Sendo.
Da quel giorno erano passate due settimane in cui aveva sepolto il suo cuore, dimenticandosi di tutto, sorridendo e scherzando con il Guntai, facendo lo scemo con Yohei... riassaporando la sua libertà. Ma durante gli allenamenti tutto era diverso, anche i compagni si erano accorti che qualcosa non andava: non l'avevano mai visto fuggire da Rukawa, eppure ogni giorno si scontravano con quella realtà irreale. Non c'erano più risse e se anche si sentiva un do'aho, il diretto interessato continuava a giocare.
Hanamichi non poteva fare altro.

Doveva picchiare la volpe?

No, non più, si era ripromesso di non ricascarci perché toccarlo, sentire il suo profumo, sarebbe stato troppo, e anche il solo stargli accanto semplicemente giocando insieme era difficile da sopportare. Tanto vicino eppure così lontano, questo pensiero lo distruggeva e se guardava al suo mondo interiore vedeva solo macerie e sogni persi per sempre.
Risentiva ancora la voce di Rukawa dirgli che tutto era finito, che non l’amava più… che ora stava con Sendo.
Stavano insieme.
E per lui non c’era più spazio nel cuore del moro e, forse, non c’era mai stato. Infondo, Rukawa non gli aveva mai detto esplicitamente di amarlo, neppure un semplice 'mi piaci'. Semplicemente gli era saltato addosso a fine allenamento, l'aveva baciato con passione e poi si era ritrovato stretto tra quelle braccia a casa di Kaede. Era stato tutto così improvviso, ma era stato felice, pensava di aver conquistato quella bella volpe. Invece si era sbagliato e ora soffriva da morire nel pensarlo assieme a un altro, magari si erano anche uniti fisicamente… lui non era più nessuno.
Nonostante questo i giorni passavano, il sole sorgeva e tramontava e lui si rendeva conto che continuava a vivere.
La scuola, i compiti non fatti, le ore di buca, gli allenamenti con la squadra e poi di corsa a casa a studiare, a cenare con la madre per poi uscire a divertirsi con i suoi amici. Ridere e scherzare per ogni minima sciocchezza, mentre la sera, tra le coperte, piangere lacrime amare, ricordare in ogni suo attimo il giorno del suo abbandono.
Solo Yohei l'aveva visto in quello stato pietoso, certo per sbaglio, ma cosa ne poteva sapere lui che quel giorno il suo migliore amico gli avrebbe fatto una visita?

Dannato quel giorno!

Perché sua madre l'aveva lasciato entrare in casa ad aspettarlo?
Kami, non poteva dargli ancora un minimo di dignità, solo un attimo per sfogarsi e fingere che tutto andasse bene? No, forse non se lo meritava, forse era stato giusto così, perché da quel giorno Mito si era preso il compito di farlo ridere e vivere ancora.
E ora arrivava la parte più difficile: pochi passi e avrebbe rivisto il suo ex-ragazzo.
Un nodo in gola stringeva forte e con il cuore a mille mise piede in palestra: tutti si stavano già riscaldando e non fecero caso alla sua entrata. Si guardò un po' intorno e, sospirando piano, s'incamminò verso lo spogliatoio, aveva pochi minuti prima dell’inizio dell'allenamento: li avrebbe usati tutti per prepararsi psicologicamente.
Appena entrato si appoggiò al muro: come aveva previsto non c'era nessuno in quella stanza e, più rilassato, si tolse la giacca della divisa. In pochi passi raggiunse il proprio armadietto e la pose al suo interno. Le mani lavoravano freneticamente con i bottoni della camicia, quando una presenza alle sue spalle lo fece raggelare: avrebbe sempre riconosciuto quello sguardo su di sé.

"Come stai?" si sentì chiedere e per un attimo, le macerie dentro al suo cuore creparono ancora di più, rendendolo incapace di respirare. Erano due settimane che Kaede non gli rivolgeva la parola direttamente, certo anche lui non scherzava mica, ma cosa poteva fare?
La sua anima anelava ancora Rukawa, lo desiderava e sognava di stare ancora con lui, ma era appunto un sogno, un'illusione che lo rendeva arido nel cuore. Non gli costava nulla immaginarsi ancora insieme, uscire con lui e passare ore e ore abbracciati sotto il plaid sul divano a guardare una partita di basket.

Ma non c'era più nessun noi.

Inumidendosi le labbra, si volse e dopo tanto tempo osservò la sua kitsune: erano faccia a faccia, loro due da soli senza i compagni di squadra. In quegli occhi blu Hanamichi lesse un frammento di timore e pena, non desiderava vedere quei sentimenti sul suo volto... no, perché lui era forte.

"Sto quasi bene..." disse in un sussurro quella verità così difficile da accettare, perché era maledettamente vero; stava riprendendosi, giorno per giorno riusciva a vivere senza la sua volpetta narcolettica. E ora, con sguardo velato di malinconia rispondeva sinceramente a quella domanda mentre il cuore si sgretolava ancora un po'.
Quanto tempo ci avrebbe messo a ripararsi o, forse, non si sarebbe potuto aggiustare?
Non c'erano risposte, solo col tempo l’avrebbe saputo.

"Nh..." replicò il moro, uscendo dallo spogliatoio, lasciando Hanamichi a fissare la sua schiena allontanarsi e, come in un sogno, la vide annebbiarsi e sparire nel nero corridoio. Ma stava sognando?
No, solo lacrime amare scendevano sulle guance e sulla bocca che si socchiuse, sospirando l'altra parte della verità, quella distruttiva, quella che non gli dava pace: "Mi manchi, tutto qui... mi manchi..."



Fine


La RUbricHANA

Si_apre_una_porta_e_entra_Sendo_con_un_foglietto_in_mano_e_legge: "carissime lettrici, non prendetevela, come vi avevo precedentemente detto la storia ha un lieto fine, quindi portate pazienza e continuate a seguirmi. Grazie a tutte, vostra Lucy." Bene, ora vado anch’io, ci si sente bellezze!^_________________^


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Capitolo 3
*** Sana Gelosia ***



DISCLAIMERS: I personaggi  appartengono e T. Inoue, la canzone "Sana Gelosia" è appartiene a Nek e agli aventi diritto.

NOTE: Sono quasi morta, ma ora sono felice, felice, felice!^O^ Temevo di non aver salvato la seconda parte di questa fic e quindi di doverla ricominciare da capo invece... miracolo, l'avevo salvata da un'altra parte. Meno male, così posso scrivere la terza.^^

Sana Gelosia



Quel pomeriggio il sole cercava di far capolino tra le nuvole, lottava per riscaldare le strade, per donare a quelle persone un po’ di calore eppure ogni suo sforzo era inutile. Le nuvole lo coprivano e s’ingrossavano e presto sarebbe scoppiato un bel temporale, con fulmini e tuoni assordanti. Nonostante ciò i cittadini erano usciti e, stretti nelle loro giacche, s’incamminavano per le strade a osservare le vetrine, a entrare nei negozi e nei bar per riscaldarsi un po’. Tra questi, Kaede Rukawa stava camminando per il centro infischiandosene degli sguardi allupati delle donne e delle occhiatacce degli uomini: infondo era abituato a quelle scene. Nonostante fosse in ritardo al suo appuntamento, stava passeggiando sereno, prendendosela con calma. Anche la sua postura esprimeva tranquillità: nessun passo veloce, nessun tendersi delle mani, anzi le teneva nelle tasche del giubbetto nero che indossava come fosse un modello. La camminata era sensuale e calcolata, passi medi ed eleganti. Poco importava se così aumentava il ritardo, tanto Sendo non gli avrebbe detto niente. Non come un rossino di sua conoscenza che per pochi minuti di ritardo gli teneva il broncio. Anche se poi bastava prenderlo per mano e il miracolo avveniva davanti ai suoi occhi: un dolce sorriso e le gote rosse.
Socchiuse gli occhi ricordandosi quel viso, mentre una fitta al petto gli fece mancare l'aria.
Chissà cos'era? pensò scrollando le spalle e fermandosi davanti a un semaforo rosso. Stava per sbuffare per l’ennesimo contrattempo quando una risata cristallina gli fece voltare il capo verso destra.
Spalancò gli occhi davanti a quella scena: fermo, davanti alla sala giochi, Sakuragi stava ridendo e scherzando con Mitsui. Il rossino gli aveva messo un braccio attorno al collo, stringendolo a sé, mentre Hisashi avvolgeva quella vita solida con un braccio e le dita accarezzavano la maglietta verde lasciata fuori dai jeans.
Lo sguardo del moro, però, si concentrò soprattutto sulla bocca del do’aho perché quel sorriso avrebbe potuto gareggiare con lo stesso sole per quanto luminoso e dolce.

Cosa diavolo stavano facendo quei due?

Non potevano stare insieme, era inconcepibile il solo pensarlo, ma allora perché erano in quell’atteggiamento così intimo?
Rukawa vide la mano della guardia oltrepassare il bordo della maglia e saggiare con i polpastrelli la cute abbronzata, le labbra sfiorare l’orecchio di Hanamichi e sussurrare qualcosa che fece nascere sul volto dell’altro un intenso rossore.
Stavano insieme.
Quelle certezza gli fece mancare il respiro: non era possibile! Eppure le prove le aveva davanti ai propri occhi…

No.

No, non l’avrebbe permesso! Perché, quando si sarebbero lasciati, la squadra ne avrebbe risentito, altri guai in vista e altri problemi per il team. No, non poteva permetterlo, anche a costo di essere irrazionale avrebbe parlato con quei due e li avrebbe costretti a lasciarsi.

Non c'era altra soluzione.
Decidendo questo, attraversò la strada e passò vicino alla coppietta ridente, ma nessuno dei due ragazzi s'accorse di lui, neppure Sakuragi.
Le mani candide si strinsero a pugno: non era possibile che quel do'aho non si accorgesse di lui, infondo neanche una settimana prima, in spogliatoio, si era accorto della sua presenza e invece ora...
I denti morsero piano il labbro inferiore ricordandosi la sua risposta.

"Sto quasi bene…"

Che fosse merito del compagno di squadra?
Già allora si vedevano?
Non capiva, ma quella prospettiva gli faceva aumentare la rabbia, erano due stupidi se pensavano di poter stare insieme. E anche il do'aho, come poteva non capire che tutto sarebbe finito male, portando un'altra rottura nella squadra?

E chi te lo dice?

Insinuò dispettosa una voce nella sua testa, e Rukawa si fermò impalato in mezzo alla strada.

Andiamo, siamo seri! Come possono stare insieme per tanto tempo, siamo giovani e bisogna vivere!

Mhh... ma il senpai è più grande, ha di sicuro molta più esperienza di quanta possa averne tu o Hanamichi.

Ancora quella vocina poco inopportuna a turbare i suoi ragionamenti.

Sì, ma non esiste l'amore duraturo, quello che fa battere il cuore e che ti fa piangere se qualcosa va appena storto.

Ne sei sicuro?

Sì.

Ti basi su quello che sei tu, giusto?

Sì.

Ma non tutti sono uguali, non tutti sono come te.

E allora?

Magari Mitsui è riuscito a scorgere il vero Hanamichi, quello che tu hai assaporato e poi gettato via... in fondo hai fatto bene, gli hai dato la possibilità di conoscere qualcuno che lo ami davvero e che lui possa amare totalmente.

...

Kaede, ci sei?

....

Perché non mi rispondi?

Io....

Tu?

Il moretto chiuse gli occhi, si era messo a parlare con la propria, stupida, coscienza e ora si trovava a un bivio. Non sapeva perché, ma l’eventualità che Mitsui stesse col do'aho gli dava fastidio. Hanamichi diceva di amarlo eppure, dopo poco tempo, si era già trovato un altro ragazzo.
Era dunque così debole il suo amore?

Forse non ti amava!

Zitta...

Eddai, anche lui come te si sarà accorto di amare qualcun'altro.

Taci...

Infondo Sakuragi è solamente un do'aho, un ragazzo rifiutato da cinquanta ragazze... come poteva amarti veramente?

Basta!

E perché?



Andiamo, non puoi tacere ora...
Dimmi perché vuoi separare Sakuragi e Mitsui, infondo se sbagliano a stare insieme ne pagheranno solo loro le conseguenze. Non tu...

Ma la squadra...

Ah, sì, la squadra... continuerà ad andare avanti, come sta facendo adesso.

E ti pare che si chiami andare avanti?

Sei proprio un piccolo testardo, cambi discorso per non affrontare le tue emozioni e non vuoi ascoltarmi... sai cosa ti dico?
Cerca le tue risposte, ma fallo in fretta prima che sia davvero troppo tar...

SMETTILA!

Silenzio.
Non c'era più nessuna voce saputella a rompergli le scatole. Sospirando pesantemente, alzò gli occhi dall'asfalto e in lontananza vide Sendo che gli sorrideva. Alzò una mano per salutarlo e s'accorse che tremava leggermente... si fermò e chiuse gli occhi.
Non era ancora il momento.
Una carezza gli sfiorò il collo e di scatto volse la testa verso quel tocco specchiandosi in due oceani neri, troppa oscurità in quelle iridi eppure avvicinò il volto e baciò quelle labbra: morbide, dolci... ma non brucianti. Sospirando tra sé si allontanò e in silenzio accolse le parole di Akira, suoni indistinti, così difficili da capire quando mente e cuore sono in subbuglio.
E quella vocina...

Ti-tac... ti-tac... ti-tac...




Fine



La RUbricHANA

Lucy_nascosta: Ru sta impazzendo, Sendo morirà per aver baciato la volpe ed io me ne resto ben nascosta! Aspetto le vostre minacce di morte, ma sappiate... se m’accoppate non avrete l’ultimo capitolo intitolato: "Non lo dico, lo prometto"


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Capitolo 4
*** Cambierà l'aria ***



Anche se in ritardo ecco qua il nuovo capitolo, spero vi paiccia e sappiate che la prossima settimana posterò il nuovo capitolo.

DISCLAIMERS: I personaggi non sono miei ma del mitico papino Inoue che ogni tanto me li presta per divertirmi un pochino. La canzone "Cambierà l'aria" è degli Studio 3 e degli aventi diritto.

 
DEDICHE: La dedico con tutto il mio cuore a voi ragazze che avete commentato questa storia, che con le vostre parole avete scaturito in me tanta gioai e idee. Quindi è tutta per divinakanza, Spieluhr, bichan, Gojyina, lua, e Necrolay. Grazie ancora.
 
NOTE: Prima di tutto sono rimasta piacevolmente sorpresa nel veder affiorare commenti su questa serie di fic, non me l'aspettavo proprio e forse per questo motivo, mentre leggevo le vostre recensioni, mi sono accorta che c'era qualcosa che non andava con la trama. In realtà la storia doveva finire con il quarto capitolo, invece ora si allunga per le vostre parole e per alcune mie idee. Spero vi piaccia come procederà, ci ho messo parecchi giorni per scrivere questo capitolo, per non parlare dei restanti quindi datemi il vostro appoggio e presto porterò a termine questa serie. Grazie. ^^
 

CAMBIERA' L'ARIA
 
di Lucy
 
Nel cielo il sole, come un amante fiducioso, si lasciava cadere nell'abbraccio dell'orizzonte togliendo gli ultimi istanti del giorno e regalando la prima stella della sera, quella più brillante, quella più vicina alla luna. Il cortile dello Shohoku era deserto, gli ultimi studenti avevano già sorpassato il cancello, mentre lentamente Hanamichi si avvicinava alla fine della giornata: gli allenamenti erano stati più duri del solito e i fondamentali sfiancanti, meno male che lo aspettava una bella dormita fino alla mattina. Quel pensiero lo fece sorridere timidamente, il vago ricordo del suo attendere il giorno per vedere Rukawa, per potersi scambiare in gran segreto il bacio del buongiorno e poi scappare a lezione. Ora invece non desiderava più l'arrivo del giorno, certo, si stava riprendendo, ma era impossibile cancellare in pochi giorni quei mesi passati con la kitsune e gli mancava sentire il calore, le carezze e le parole che si dicevano in segreto, lontani dal mondo reale e rinchiusi in una bolla rosa. Socchiuse gli occhi lucidi e, mordendosi l'interno del labbro, cercò di cancellare quei pensieri: non era il momento di lasciar correre la mente, stava quasi bene, quindi non doveva avvertire il freddo al cuore, non poteva permettersi di  tornare indietro di due giorni   quando, imbarazzato, aveva sussurrato 'ti amo' alla sua volpetta narcolettica... Due giorni fa, l'altro ieri, un sorriso ironico sbocciò, era già passato, storia finita in un battito di ali di farfalla, troppo breve eppure così intensa.
Si fermò un secondo per spostare la sacca da basket sull'altra spalla, era meglio affrettarsi altrimenti sarebbe rimasto chiuso a scuola e sarebbe stato davvero stupido, imbarazzante e chissà quante prese in giro… meglio evitare. I passi si fecero più svelti, ma all'improvviso l'ombra di una bici gli tagliò la strada fermandosigli di fronte. Sapeva chi fosse, era l'unica persona che conosceva ad avere una bicicletta.  Aggrottò la fronte e si mise a fissare stranito e dolorante Rukawa che, diretto come sempre, gli parlò scandendo le parole e porgendogli una domanda strana.
"Stai con lui?" la voce fredda mentre lo sguardo imperscrutabile lo fissava, non c'era luce e neppure sentimento in quelle iridi così intense.
"Eh?" la voce stranita di Sakuragi fece stringere il manubrio a Kaede che, sentendosi preso in giro,  domandò nuovamente, "ti sei messo con lui?"
Hanamichi non capiva: lui chi?
Non sapeva di cosa stesse parlando, socchiuse la bocca per chiedere spiegazioni, ma si bloccò, una fiamma rossa scaturì nel suo sguardo. "Ma cosa t'importa?" fece stringendo i denti. "E anche se fosse tu non hai nessun diritto di chiedermelo, o sbaglio?" continuò serrando  le mani a pugno e squadrando l'altro come se non fosse nessuno, mentre il suo cuore urlava che era il suo mondo.
"Nh..." quella risposta fece arrabbiare il rosso, non capiva cosa diavolo volesse da lui, prima in spogliatoio se ne era uscito con quella domanda stupida e ora con questa...
"Basta" sussurrò stancamente Hanamichi - il suo fuoco spento - passandosi una mano tra i capelli scompigliandoli piano, attirando inconsciamente lo sguardo blu del suo interlocutore.
"Non capisco e neppure mi interessa sapere cosa vuoi da me" disse scuotendo piano il capo, "ti chiedo solo di lasciarmi in pace, di dimenticarti di me..." continuò in un soffio triste abbassando lo sguardo sull'ombra della bici, perdendosi gli occhi spalancati di Rukawa. "Lasciami respirare l'aria di un nuovo giorno senza te... voglio cambiare, voglio un giorno migliore..." parlò sentendosi sempre più stanco, "senza sentirmi addosso il peso di quello che è stato... riparto da qui, questo sarà il mio nuovo inizio, ma ti prego "calcò su quelle due parole, "non fermarmi, non parlarmi... lasciami respirare" finì sorridendo dolcemente regalando il suo volto sereno a un Rukawa sbalordito, il cuore pressato in una morsa ferrea, il respiro quasi inesistente; il moro si sentiva sperduto nell'osservare quegli occhi che portavano solo dolore, cosa aveva fatto?
"Scimmia rossa, andiamo a casa insieme?" quella domanda gridata fece voltare il diretto interessato che vedendo Mitsui sorrise spavaldo. "Ancora qui bacia piselli?" rispose avvicinandosi alla guardia, aspettandolo e iniziando a chiacchierare, accennando insieme un saluto a Rukawa sorpassandolo lasciando dietro alle loro spalle un subbuglio di sentimenti, di ricordi e di rabbia.
Lentamente la testa corvina si volse verso i due compagni di squadra, gli occhi si posarono astiosi sulla schiena del suo do'aho, sentendosi sempre più livido vedendo quella figura slanciata allontanarsi definitivamente da lui... come osava sorpassarlo senza degnarlo di una risposta, senza un minimo di attenzione alla sua persona! Certo si erano lasciati, ma non potevano  restare amici o almeno compagni di squadra? Quella parola era così strana, detta per la prima volta e accompagnata da un’altra, ma era vero? Erano almeno compagni di squadra? No, non lo erano mai stati, il vero problema era che non voleva perderlo in quel modo, il do'aho era...
"Ciao, porcospino" esclamò allegramente la voce di Sakuragi.
Sentendolo, Rukawa sussultò: come poteva parlare ad Akira con quel tono sereno? Non provava rabbia e rancore? Insomma si erano lasciati a causa di Sendo eppure riusciva a salutarlo in quel modo...
 
Indifferenza.
 
Stava dimenticandosi di lui...?
 
Non poteva, gli aveva detto di amarlo, di essere migliore quando era con lui, ma allora perché si stava allontanando con Mitsui?
’E a me cosa importa?’ si chiese con rabbia crescente mentre il braccio di Akira gli circondava il collo reclamando un bacio inatteso quanto vuoto.
 
Cambierà l'aria...
 
 
 
Fine
 
La RubricHana
 
Lucy: allora cosa ne pensate di questa parte? Ho provato a entrare nella testa di quella volpe spelacchiata, ma non credo di esserci riuscita tanto T_T
Ru_musone_viene_trascinato_da_sendo_che_felice_la_saluta_con_la_mano: autrice grazie e ci vediamo!^__________^
Lucy_osserva_il_duo: povero illuso, non sa cosa gli aspetta!^O^
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Un po' di te ***



DISCLAIMERS: I personaggi non sono miei ma del mitico papino Inoue che ogni tanto me li presta per divertirmi un pochino. La canzone "Un po' di te" è degli Studio 3 e degli aventi diritto.

DEDICHE: La dedico con tutto il mio cuore a voi ragazze che avete commentato questa storia, che con le vostre parole avete scaturito in me tanta gioai e idee. Quindi è tutta per divinakanza, Spieluhr, bichan, Gojyina, lua, e Necrolay. Grazie ancora.

NOTE: questo capitolo è dal punto di vista di Rukawa, preparatevi gli applau...ehm.... i fazzoletti. ^^"

  
UN PO' DI TE

di Lucy
 
Il sole del sabato pomeriggio veniva oscurato dalle nuvole di passaggio che cariche di pioggia richiamavano ombrelli e cioccolata calda. Per questo motivo Sendo aveva invitato il suo ragazzo a prendere qualcosa di caldo al bar vicino al nuovo centro commerciale. Gli piaceva stare con Rukawa, certo era difficile non lasciarsi allontanare da quei muri di silenzio, ma immaginava che il moro l’amasse:  infondo, aveva tradito il suo ex-ragazzo con lui e sapeva bene di essere un buon partito, quindi era naturale l’amore che il moro gli  mostrava. Il ragazzo in questione invece era assente, nella sua testa la schiena del do’aho gli si ripeteva come uno screensaver rotto, riproponendogli nuovi dettagli a ogni suo passaggio e anche se cercava di bloccarlo la voce di Sendo non glielo permetteva. Ma quanto parlava quello lì? Non poteva tacere e dargli un po’ di tregua? Odiava tutta quella confusione e le solite manfrine che gli propinava a ogni appuntamento.
“Cosa ci fanno quei due insieme?!” la domanda quasi isterica del suo ragazzo gli fece alzare lo sguardo per posarlo sulla finestra, oltre il vetro due ragazzi camminavano abbracciati.
Il respiro si fece irto, mentre i suoi occhi diventavano ancora più torridi perdendo quella poca luce che li caratterizzava. Odiava vedere il braccio di Mitsui attorno ai fianchi del rosso, una presa quasi possessiva... era per caso paralitico che camminava dovendosi appoggiare al rosso?
“Ma tu lo sapevi?” la voce di Sendo lo vece ritornare al presente e senza staccare gli occhi dai due annuì, vedendo una mano non propria accarezzare le ciocche vermiglie che si erano posate sul volto abbronzato.
Come si permetteva di toccarlo in quel modo così confidenziale?
 
Cosa farai?
 
Lo tormentò la sua coscienza che, da quando il do'aho gli aveva confermato di stare con Mitsui, si era fatta più impertinente. Lo sgridava e gridava di decidersi prima che fosse troppo tardi, ma  tardi per cosa ancora non lo capiva.
"Che sorpresa..." sussurrò il giocatore del Ryonan che ancora non riusciva a credere ai propri occhi. “Chissà cosa ci trova Mitsui in quel do’aho” diede parola ai suoi pensieri, non aspettandosi di ricevere risposta.
“Il do’aho  è un vero pagliaccio, eppure basta guardare oltre...” mormorò a fatica il moro, sentendo crescere la rabbia verso Sendo, solo lui poteva chiamarlo in quel modo, “è un vero megalomane, disturba gli allenamenti e fa chiasso come una scimmia,” un nodo gli strinse la gola, “eppure la sua presenza rilassa la squadra” riprese fiato, l’aria non riusciva a entrare nei polmoni.
"Se lo dici tu" proferì poco convinto il giocatore più grande continuando a ciarlare, non accorgendosi che Rukawa si era assentato con la mente. Il volto candido era puntato verso il vetro, il mento era appoggiato a una mano mentre le dita affusolate accarezzavano la guancia.
Cercava di estraniarsi per capire meglio quel groviglio che sentiva stringere il suo cuore:  c’era rabbia, rancore, odio... e qualcos’altro, ma la voce incessante di Sendo non gli dava pace.
Ma non gli si poteva seccare la gola? si chiese spazientito, non sopportava tutta quella confusione.
 
Non si dicono queste cose!
 
Lo canzonò la solita rompi scatole. Rukawa fece finta di non averla sentita, ma quella imperterrita continuò:
 
Anche se ti do ragione... ma quanto parla?
 
Per la prima volta erano d’accordo, Akira non sapeva tacere un attimo, non si era accorto della sua richiesta di silenzio? Il do’aho lo capiva subito, bastava tacere e l’altro la smetteva di parlare squillante, lasciandogli attorno un silenzio protettivo che li scaldava. Capiva quando voleva sentire la sua voce e lui, birbante com’era,
usava un tono più dolce, caldo che lo faceva fremere di desiderio. Bastava una sua occhiata più intensa e Hanamichi arrossiva per l’implicita minaccia di baci e carezze.
 
Era bello, vero?
 
Non rispose perché le note della canzoncina idiota che intonava nelle docce gli arrivò da lontani ricordi: la cantava per ricaricarsi dopo una giornata difficile, mentre sotto l'acqua s'insaponava facendo scorrere le mani tra quei fili di tramonto. E quando si era accorto del suo sguardo gli aveva sorriso dolce con un velo d'imbarazzo,  il suo sorriso: solo a lui sorrideva in quel modo.
 
Guardò Akira.
Non c'era in lui, quel sorriso non era il suo.
 
Rivuoi quel sorriso?
 
Non ascoltò quella domanda, si concentrò sul proprio ragazzo cercando il motivo di quegli attimi d'incertezza. I suoi occhi neri, due abissi in cui perdersi... ma non li voleva, non desiderava quegli occhi spenti. Uno sguardo nocciola screziato d'oro, l'immensità di quel mare in cui luci e dolcezza si mescolavano donando pace e tranquillità...
 
Li desideri?
 
Gli interminabili battibecchi fatti di risse e offese dette con lo scopo di attirare l'attenzione dell'altro, i pugni che duri si posavano sulla sua pelle e quelle stesse mani che timide gli accarezzavano i capelli quando s'appisolava sul divano, facendo finta di dormire per ricevere quei tocchi...
 
Ma non ce le hai più quelle carezze...
 
Basta, pensò con rabbia crescente sbattendo sul tavolo un pugno facendo sobbalzare il suo accompagnatore, non voleva più restare lì. Non era il suo posto quello!
Alzandosi posò sul ripiano i soldi per la sua consumazione, prese la giacca e si rivestì sotto lo sguardo stranito di Akira.
“Dove vai?” si sentì chiedere, ma non rispose, voleva andarsene al più presto e, senza aspettare, uscì subito seguito dal ragazzo che lo bloccò per un braccio, tirandolo indietro e girandolo verso di sé.
“Cosa succede?” la rabbia intrisa in quelle poche parole fece scatenare ancora di più la sua ira: come si permetteva di trattarlo in quel modo?
“Chi credi di essere?” chiese glaciale, calcando bene per ferire quell’intruso che non gli dava pace.
“Sono il tuo ragazzo!” gridò esasperato Akira, non gli piacevano né lo sguardo e né la domanda che il moro gli aveva rivolto e questo  gli fece stringere di più la presa che si sciolse a uno strattone. La lunga frangia coprì gli occhi della volpe, cosa stava capitando così all’improvviso?
“Dai, andiamo a berci qualcosa...” fece accomodante girandosi e prendendo la mano candida, non voleva dare spettacolo in mezzo alla strada.
“No...”
“Cosa?” non capì, si voltò e restò pietrificato, quegli occhi sembravano voler bruciare ogni cosa e gridare la loro rabbia.
“Ti lascio...”
“Eh?” chiese attonito, non poteva credere alle sue orecchie, stava andando tutto bene, uscivano insieme e si divertivano e ora questa uscita...
“Non sei chi voglio!” brontolò esasperato Rukawa sforzandosi dal non alzare la voce: avvertiva forte la voglia di urlare di mandare tutto a pezzi, di uccidere Mitsui, di menare Sakuragi per poi scuoterlo per farsi dire perché si sentiva tradito da lui.
 
Davvero non lo sai?
 
Neppure questa volta rispose, solo osservò il ragazzo più grande che lo guardava con occhi allucinati, non attese oltre e si allontanò lasciandosi dietro le spalle una storia sbagliata, nata per capriccio e finita per esasperazione.
La camminata si fece più leggera così come il suo respiro che lentamente gli rientrava  in corpo, poteva sentire il sangue scorrere nelle vene come se lo facesse dopo tanto tempo, ma non era ancora abbastanza, voleva molto di più...
 
Cosa...?
 
 
Fine
 
La RUbricHANA 

Lucy_osserva_Ru_e_poi_il_porcospino: dite che Sendo non abbia sofferto tanto? Volevo trattarlo peggio, ma infondo non è colpa sua, ma di quella volpe artica.... hihihi +__+ e pensate, non è ancora finita la tortura della volpe.... sono troppo cattiva? ^^

 

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Capitolo 6
*** Un nuovo amore ***




DISCLAIMERS: I personaggi non sono miei ma del mitico papino Inoue che ogni tanto me li presta per divertirmi un pochino. La canzone "Un nuovo amore" è di Eros Ramazzotti e degli aventi diritto.
 
DEDICHE:  La dedico con tutto il mio cuore a voi ragazze che avete commentato questa storia, che con le vostre parole avete scaturito in me tanta gioai e idee. Quindi è tutta per divinakanza, Spieluhr, bichan, Gojyina, lua, e Necrolay. Grazie ancora.
 
NOTE: Scusate il ritardo, ma per trovare una canzone ho faticato tantissimo perché nessuna mi sembrava adatta, ma poi ho cambiato punto di vista... spero vi piaccia.
 
UN NUOVO AMORE
 
di Lucy
 
Un ragazzo con una tuta blu correva per le strade libere della città, il cappuccio in testa mentre dalle labbra dischiuse il fiato si condensava in piccole nuvolette. Il sudore scendeva lentamente dalla fronte e i muscoli delle gambe si riscaldavano a ogni passo, un alzarsi delle braccia al cielo e il fiato ritornava ai polmoni, un sorriso felice sul volto dorato. Amava correre alla mattina, quando tutta la città dormiva, senza seguire le indicazioni dei semafori, nessun rumore di chiacchiere e di automobili, solo i miagolii dei gatti, un rado abbaiare dei cani, vedere la notte diventare alba. Correre per la discesa e sentire l'aria marina invadergli i polmoni, regalandogli un altro sorriso e la sensazione di serenità. Senza pensarci due volte appoggiò la mano al muretto e con un salto lo scavalcò atterrando sulla fine sabbia a piedi uniti, il cappuccio scivolò rivelando ciocche rosse come il sangue, mentre i piedi si rimisero a correre fino al mare per poi lasciarsi cadere  sulla battigia.
Sentiva nuova energia per il suo corpo, nuova forza e soprattutto desiderava cancellare i ricordi, annullare quel dolore e lasciarsi andare a un nuovo amore.
Hanamichi Sakuragi si sedette con le gambe larghe, la mani appoggiate dietro la schiena e lo sguardo puntato al cielo: “non voglio essere triste”, pensò sorridendo ancora di più. Nella sua mente l'immagine indelebile di un nuovo sogno d'amore...
 
Hanamichi sta lottando in una rissa: pugni, calci, testate ben assestate mentre un ragazzo da lui precedentemente steso si rialza, pronto a colpire di spalle. Lui si volta, ma non riesce a fare niente, resta immobile ad aspettare il colpo che non arriva. Un ragazzo davanti a lui lo sta difendendo, una sguardo chiaro si allaccia al suo... il primo incontro.
 
Un sorriso dolce si disegnò su quella bocca fatta per ridere, mentre una lieve brezza marina gli accarezzava i capelli, spostò lo sguardo al mare per vedere il sole nascere e desiderare di essere come quell'astro che, caldo e splendente, riscalda sempre la terra... mentre nella sua mente il sogno continuò...
 
Andare insieme al luna park, sentire per la prima volta la sua risata anche se scaturita dalla caduta del proprio gelato. Lo sguardo dolce e la metà del cono si ritrova magicamente nelle sue mani, mentre un velo di imbarazzo ricopre il volto da lui conosciuto pochi giorni prima e desiderare di vederlo sempre così. Avvertire il proprio cuore battere per quel spettacolo e voler essere il solo a causarlo…
 
“Ma cosa vado a pensare?” Si domandò grattandosi la punta del naso, sentendosi uno stupido per certi sogni a occhi aperti. I denti candidi morsero il labbro inferiore cercando con quel gesto di cancellare il rossore dalle guance e quella gioia che gli traboccava nel cuore, facendolo battere più forte per quell’improbabile e ancora lontano nuovo amore.
 
Un nuovo litigio su che film noleggiare per la serata, ringhiargli contro mentre lui, impassibile, sbuffa e alza gli occhi al cielo, lamentandosi in quel modo con lui. Vederlo girargli le spalle e prendere i due dvd colpevoli e prenotarli entrambi...
 
Una risata sgorgò dalla gola e, gettando la testa all'indietro, fissò con occhi ridenti l'immensità del cielo, mentre il giallo illuminava quel manto che lo abbracciava. Si sedette a gambe incrociate, poggiando i gomiti alle ginocchia e guardando l'alba finire di sorgere: un nuovo giorno. Altre ventiquattr'ore da vivere con tutte le proprie forze, si rialzò con un movimento fluido per poi pulirsi il retro pantaloni.
 
Do'aho
 
A quella parola il suo viso divenne triste, la nostalgia di Rukawa si rifaceva sentire distruggendogli quei pochi sogni che si era concesso quella mattina. Voleva un nuovo amore, agognava stare accanto a una persona che l'amasse veramente.
Non ancora, sospirò al suo stupido pensiero, da una parte lasciarsi andare e dall'altra sentire il passato legarlo strettamente a sé, riducendo il suo spirito a un brandello di fiamma rossa. S'incamminò lasciandosi alle spalle la spiaggia, non rendendosi conto che in tutti i suoi sogni la fantasia e la realtà si erano mescolate donandogli un'emozione passata imbavagliata di speranza.
Il sole s'innalzò un po' di più abbracciando con i suoi raggi la figura che si stava allontanando, ma rivelando accanto a uno scoglio un altro ragazzo seduto, moro, con gli occhi chiari puntati su Hanamichi.
Rukawa stringeva con tutta la propria forza la roccia, cercando, in quel mare di rabbia, la calma per capire cosa gli stesse accadendo. Odiava vedere quel volto felice senza di lui, bramava ancora quel fuoco e per l'ennesima volta si chiese cosa volesse davvero. Non più Sendo, non più falsi sogni... voleva quel corpo, quell'anima... suoi. Con questa convinzione il moretto si  allontanò (scostare e scogli cozzava come suono e cambiato il verbo per quello) dagli scogli e inseguì quei passi nella sabbia, percorrendo con la mente i giorni passati col do'aho cercando la risposta che aveva sotto il suo naso, ma che non riusciva ancora a scorgere perché, si sa, la paura impedisce di vedere.
 
Da questo momento mi tolgo ogni armatura, ogni protezione...
 
 
FINE
 
 
Finalmente finito anche questo capitolo; meno male direte voi e vi dò ragione, sono stata lenta ad aggiornare... con questo capitolo Ru inizia a cercare altre risposte o meglio scende a patti con se stesso.
Prima di lasciarvi piccolo quiz: da dove proviene l'ultima frase?
Se lo capite avrete già domani il prossimo capitolo, altrimenti ci si vede alla prossima settimana. XD
 

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Capitolo 7
*** E tu ccome stai? ***



DISCLAIMERS: I personaggi non sono miei ma del mitico papino Inoue che ogni tanto me li presta per divertirmi un pochino. La canzone "E tu come stai?" è di Baglioni e degli aventi diritto.
 
RINGRAZIAMENTI: un grazie infinito va a ichigo_85, che ha saputo seguirmi nelle mie lamentele e nelle mie idee... e tra l'altro perdonami per le tue povere orecchie. tvb tata ^O^
 
DEDICHE: questo capitolo è dedicato tutto a Koa_chan, dato che è stata la prima a indovinare la frase!XD
 
NOTE: Scusate il ritardo, ma per trovare una canzone ho faticato tantissimo perché nessuno mi sembrava adatta, ma poi ho cambiato punto di vista... spero vi piaccia.
 
E TU COME STAI?
 
di Lucy
 
Le tende tirate non permettevano al giorno di entrare, di far passare le ore e di dare vita al ragazzo che disteso sul letto fissava il soffitto della sua stanza. Le gambe divaricate, un braccio dietro la testa e l'altro lungo il corpo,  perso in pensieri sconclusionati, cercava una risposta.
Stava bene con Sendo era tutto quello che lui non era, o meglio, era ciò che aveva sempre voluto essere, eppure un tarlo nella mente non gli dava pace. Poteva anche cercare di ignorarlo, ma ogni volta che vedeva Hanamichi ridere allegramente con Mitsui, quelle mani estranee toccare la pelle dorata...
 
Cosa stava facendo, adesso?
 
Forse era insieme al senpai, parlava e faceva il cretino attirando quello sguardo scuro che lo abbracciava senza permesso. Le dita che accarezzavano il volto volitivo facendolo arrossare d'imbarazzo, mentre, tentatrici, scendevano in luoghi che solo lui si era permesso di toccare, stringere... e lo stava facendo con possesso.
 Serrò gli occhi a una fitta allo stomaco mentre il respiro si faceva difficoltoso, tanto da socchiudere le labbra per immagazzinare aria. La mano libera si appoggiò al punto dolente, massaggiandolo, cercando di alleviare quella pena, ma non serviva. Stava male e non capiva il perché di quel dolore così straziante che partiva dal petto fino allo stomaco, stringendolo in una morsa lasciandolo senza respiro, aumentando la sua rabbia perché non capiva da cosa dipendesse.
Cercò di rilassarsi pensando al mare con il suo ondeggiare calmo che fin da bambino l'affascinava, redendolo succube del sogno di diventare un marinaio. Un sorriso increspò le sue labbra al quel ricordo, chissà se anche il do'aho avrebbe riso?
E un altro flash accecò quella piccola oasi di tranquillità.
 
Un bacio intenso, possessivo mentre le mani stringevano i lati del viso, attirando con la loro morsa quelle labbra peccaminose, piene e dolci... riusciva a vedere le lingue lottare, i corpi sfiorarsi...
 
No, no, no, gridò nella sua mente portandosi in posizione fetale stringendosi con le braccia la vita. Non voleva immaginare nulla di tutto ciò, ma i flash continuavano imperterriti.
 
Loro due che si baciavano, che si abbracciavano, si sentivano al telefono... e quel sorriso che gli apparteneva di diritto... rivolto a Mitsui.
 
Di colpo si sedette sul materasso con le gambe piegate dove i gomiti si appoggiarono e le mani tra le ciocche. Il dolore era diventato ancora più forte e nel silenzio della sua casa si perse la sua voce.
 
"Tu come stai?" chiese al do'aho nella sua testa, il quale sorrise malinconico e scuotendo la testa mosse un passo in avanti. "Chissà se anche tu hai provato questo dolore..." disse in un sospiro e in quell'istante la risposta sbatté contro le quattro mura della stanza, mentre la rabbia, la gelosia, la voglia di sapere, quel dolore nel vederlo felice e quei flash che gli toglievano il respiro... tutto s'incastrava perfettamente creando un unico puzzle. Gli occhi si sgranarono lievemente, l'aria si fece di colpo calda e le labbra si mossero in un sospiro.
"Ti amo..." disse incredulo sentendo dopo tanto la verità, quella che non aveva mai capito perché troppo preso da se stesso, da quello che lo circondava per scoprire che tutte quelle lotte avevano lasciato in lui un'incertezza...
Era scappato da quell'inquietudine, cercando una strada diversa per dare una risposta e si era trovato davanti Sendo che, accattivante, ci provava con lui.
Aveva confuso  il desiderio di essere, con il desiderio di volere per sé il ragazzo più grande:  si era sbagliato.

Quella parola lo fece alzare dal letto e, aprendo l'armadio, prese in mano la prima giacca, doveva andare dal do'aho e dirgli...
Cosa?’ pensò fermandosi col giubbotto indossato, scivolò a terra, mettendosi supino.
Cosa poteva fare ora?
La sua scimmia rossa stava con Mitsui, con quale diritto poteva dirgli quello che provava se poi significava fare la figura dello stupido? Perché esporsi quando tutto era già finito?
 
Non ti credevo così codardo.
 
Quella frase echeggiò nella sua testa, se avesse potuto avrebbe picchiato la  propria coscienza! Come si permetteva di...
 
Io posso tutto! Tu hai solo paura di essere rifiutato…
 
Kaede strinse tra i denti il labbro inferiore: no, non poteva arrendersi e, alzandosi dal pavimento, chiuse il giubbotto. Una luce brillava nei suoi occhi blu: una nuova determinazione e anche timore per la reazione del rosso. Si avvicinò alla finestra e spalancò le tende osservando il sole alto nel cielo che gli dava il suo bentornato. Sì, ce l'avrebbe fatta.
Ora sapeva di amare quel casinista e niente, nè la  propria paura, nè Mitsui poteva ostacolarlo nel suo intento, avrebbe lottato e sopportato ogni situazione.
Dopo tutto lui era Kaede Rukawa.
 
 
 
FINE
 
La RUbricHANA
 
Lucy: bene bene, la volpaccia ha trovato la sua risposta... chissà cosa farà ora? ^^
Lucy_si_volta_e_guarda_Ru_che_gira_per_casa_non_trovando_l'uscita: ehm... mi sa tanto che lo shock per la sua scoperta l'abbia un po'... come dire... fatto fesso?^^""""
 
 

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Capitolo 8
*** Non lo dico lo prometto ***



Prima di lasciarvi alla lettura vi avverto subito che  i personaggi sono OCC.

DISCLAIMERS: I personaggi non sono miei ma del mitico papino Inoue che ogni tanto me li presta per divertirmi un pochino. La canzone "Non lo dico lo prometto" è degli Studio 3 e degli aventi diritto.

DEDICHE:  La dedico con tutto il mio cuore a voi ragazze che avete commentato questa storia, che con le vostre parole avete scaturito in me tanta gioai e idee. Quindi è tutta per divinakanza, Spieluhr, bichan, Gojyina, lua, e Necrolay. Grazie ancora.

Non lo dico lo prometto


Finalmente erano soli! Non riusciva ancora crederci, ma finalmente era giunto il momento di mettere fine alla sua pazzia, al dolore che gli scavava dentro e alla gelosia che gli rodeva il cuore. Certo, non sospettava che fosse proprio in quel campetto che avrebbe chiarito tutta la situazione creatasi per colpa della sua incertezza, no, ora poteva dire la verità: paura.
Sì, paura di quei momenti passati con lui, di quei baci rubati e di quelle intere sere passate al campetto di basket vicino alla spiaggia... ora poteva riottenere tutto quello che aveva distrutto.
Le ombre della sera tingevano il cemento di nero, in quel luogo che di magico non possedeva nulla, ma che, una volta, per due cuori innamorati, era stato la magia fatta persona, un angolo di ciel dove abbandonarsi, seguirsi in un one to one che tale non era se non per una palla che veniva sempre più spesso abbandonata a terra, mentre i visi si avvicinavano e si scambiavano dolci baci.
Ora non c'era più nulla, solo due canestri, la luce di due lampioni che s'infrangeva sulla recinzione e lì, sotto a quell’artificiale fascio luminoso, Kaede Rukawa fissava dritto negli occhi Hanamichi Sakuragi.
Stava cercando in quel mare di cioccolata un qualcosa che gli permettesse di parlare, di spiegare la sua pazzia. Quelle iridi non avevano più quella tonalità calda che gli faceva battere più forte il cuore, ora erano fredde e distanti come se davanti a esse ci fosse il nulla assoluto.
Dov'erano finiti quegli occhi?
Perché gli stava mentendo?
Non osava pensare che quello sguardo fosse vero, altrimenti avrebbe voluto dire l'aver perso ogni cosa, ogni attimo di gioia e quell'amore così grande che lui desiderava con tutto il cuore.
"Da'aho..." bisbigliò facendo un passo avanti, cercando in sé quelle parole che erano sempre state sue nemiche, ma necessarie come non mai in quel momento.
Passarono alcuni secondi e il diretto interessato fece un passo indietro voltandosi per andarsene da lì: non voleva sentirlo, non voleva ascoltarlo!
Kaede scattò in avanti e lo fermò per un polso facendolo girare immediatamente, scontrandosi ancora una volta con quel volto inespressivo.
"Non andartene...." mormorò con voce appena udibile, "dammi un minuto per parlarti, un secondo e poi ti lascerò andare..." finì, deglutendo saliva che non era presente nella sua gola mentre la frangia gli copriva gli occhi.
Temeva di averlo perso per sempre.
Uno strattone lo destò e la propria mano rimase vuota senza quel calore ustionante che la riscaldava: perché non voleva che lo toccasse? Era passato tanto tempo dalla loro ultima scazzottata, si poteva desiderare ritornare indietro per riaverla? Sì, lui l'agognava solo per poter sentire quel corpo premuto al suo.
Sospirando, scostò con la mano la frangia portandosela indietro, liberando la fronte da quei fili neri, e per un attimo si sentì studiato. Ma così com'era avvenuto, così tutto era finito, nuovamente quegli occhi non lo guardavano.

"Cosa vuoi?"

Il tono della domanda era impersonale, distaccato e non gli piaceva. Mai, mai gli avrebbe permesso di parlargli in quel modo! Un guizzo di nervosismo gli attraversò lo sguardo e le proprie mani si strinsero forte sulle spalle dorate, avvicinandosi.
Un attimo.
"Lasciami!" ringhiò la voce sepolcrale del rosso, scansandolo e indietreggiando di alcuni passi. Cosa voleva da lui? Perché lo tormentava ancora?
"No, ora devi ascoltarmi!" disse duro Kaede, stringendo le mani a pugno. "Non osare guardarmi in quel modo e tanto meno fissarmi con quegli occhi!"
"Sei ridicolo..." rispose il rosso, sentendo la rabbia cieca, l'odio, il rancore impadronirsi di lui. "Tu non sei più nessuno!" bisbigliò duramente, indurendo lo sguardo: tutti quei sentimenti lo facevano impazzire perché lui amava ancora la volpe, ma non poteva ricaderci nuovamente. Ora stava quasi bene e riusciva a respirare senza di lui, certo non era come prima, ma poteva farcela e questo contava più di ogni altra cosa.
"Non dirlo..." dichiarò Kaede, fissando senza remore quel viso da lui agognato, "non credo alle tue parole!" pronunciò con voce carica di rabbia facendo un passo in avanti. "Perché tu sai fingere, sai essere testardo e orgoglioso, ma non sai mentire e non riuscirai a ingannarmi..." mormorò sempre più serio mentre gli occhi blu si scurivano per la rabbia di averlo perso per sempre.
"Ma non ti senti?"
Quella domanda, detta con scherno, lo fece infuriare. Con un solo balzo gli fu accanto e le mani candide strinsero i polsi dell'altro, bloccandoli dietro la schiena e stingendo a sé quel corpo rovente.
Hanamichi allontanò il busto e guardò dritto in quei occhi così belli: rabbia, odio... paura.
Cosa?
Non poteva aver sbagliato a leggervi dentro, eppure ora dubitava di quello che vedeva, di quello che sentiva in quel preciso istante stando stretto a lui, risentire ancora una volta il suo calore, la sua rabbia, il suo essere così sensuale.
"Voglio vivere quello che sei*" mormorò con voce incrinata Kaede, "la tua timidezza nel baciarci, la tua risata così fresca che mi costringe a cercarti, il tuo ardore nelle partite, la tua esuberanza che ti fa apparire proprio un do'aho..." bisbigliò allacciando i proprio occhi a quelli nocciola.
Un raggio di speranza apparve, ma poi sparì come la scia di una stella cometa che corre nel cielo per poi morire nel nulla. Gli occhi scuri si chiusero un attimo, mentre le braccia lottavano per sciogliersi da quell'abbraccio troppo stretto.
"Non essere ridicolo..." ringhiò Hanamichi riaprendo gli occhi, ma evitando lo sguardo dell'altro perché si era già fatto incantare. Stava per cedere, per mandare nuovamente il suo cuore in rovina, eppure il ricordo del camerino gli era tornato in testa come un pugno ben assestato del gorilla.
La sua volpe che baciava Sendo, l'aveva tradito per stare con qualcuno migliore di lui e ora... ora l'ho rivoleva indietro?
Mai!
"E Sendo?" domandò, pronunciando quel nome carico di rabbia, ma prima di rispondere, il moro gli posò una mano sulla guancia.
"Ho sbagliato" ammise Kaede con un piccolo sorriso triste, "credevo di volerlo, desideravo la sua forza e il suo talento..." bisbigliò, trattenendo con più forza il volto dell'altro, appoggiando totalmente il palmo della mano alla guancia.
Ora doveva dirgli tutta la verità, anche quella che lui ignorava fino al giorno della sua gelosia. Sapeva che gli occhi nocciola si erano intristiti, ma desiderava andare fino in fondo.
"Lui era l'opposto di te..." continuò, mantenendo il tono basso e roco, sentiva la gola dolergli per il nodo che l’aveva stretta. "Ma troppo tardi ho capito la verità" bisbigliò inclinando il volto di lato, socchiudendo gli occhi, "lui non era te. Spesso mi riscoprivo a fare confronti tra voi due e mi capitava sempre, in ogni attimo, di desiderare te e il tuo essere..."
Chiuse gli occhi, incapace di andare avanti poiché sentiva una fastidiosa sensazione di puntura sotto le palpebre, come se gli argini che si era imposto stessero per cedere.

"No... non ti credo..."

Quel bisbiglio, incrinato dalle lacrime, lo fece desistere dal lasciarsi andare, anche se lo teneva stretto, il suo cuore e la sua anima volevano fuggirgli. Lasciò libero il polso che ancora stringeva, per abbracciare e stringere con dolcezza quell'uragano rosso, mentre quella ancora posata sulla guancia scivolò indietro intrecciandosi con quei fili caldi, accarezzando la cute morbida.
"Non puoi immaginare quanto desideravo tenerti così" sussurrò dolcemente, "sentire il tuo calore avvolgermi e sentirmi bene anche quando tutto va storto..." ammise inclinando il volto per accarezzare col proprio naso quello dell'altro.
Blu contro nocciola.
Quegli occhi scuri sondavano gli oceani profondi del compagno, ponendosi mille domande, e la più importante era…
Poteva davvero credergli?
Hanamichi sentiva il proprio corpo morbido e pronto per ricevere quelle carezze, i suoi muscoli si scioglievano a contatto con quelle mani. Nonostante questo, però, il suo cuore gridava di stare attento così come la sua anima, cosa doveva fare?
"E sai quando ho capito tutto questo?"
Quella domanda lo fece fremere, non osava sperare.
"Quando ho provato la gelosia..." Kaede sputò quella parola con rabbia aumentando la forza dalla sua stretta.

"Odio Mitsui..."

Quella confessione fece sbiancare il volto del rossino e gli occhi colmarsi di disprezzo per Rukawa, cercò di divincolarsi spingendo con le mani le spalle.
"Mitchy è stato buono con me, gentile e affettuoso e..."
"Zitto!" il grido del moro riecheggiò per tutto il campetto: non voleva sentire i pregi della guardia, desiderava essere solo lui il centro dei sui discorsi.
"Sei un do'aho, quello lì ci prova... ti desidera...." parlò sempre più alterato squadrando Hanamichi che, muto come un pesce, lo ascoltava sfogarsi con rabbia. "Non voglio perderti..." sussurrò stringendo quelle ciocche carminie e inclinandogli la testa all'indietro esponendo il collo bronzeo alle sue labbra.
Ma non ci fu il contatto che tanto temeva la preda, anzi, la fronte alabastrina s'appoggiò in quel cantuccio.
"La paura mi ha allontanato, sono stato codardo... ma ora non voglio perderti..." disse lasciando la presa sull'altro e restando appoggiato solo con la fronte a lui.
Immobilità.
Non una carezza, non una speranza per uscire da quel buio, niente di niente e la diga che tratteneva il suo cuore si sgretolò lasciando sgorgare lacrime silenziose. Sperava solo che Hanamichi non l'allontanasse, desiderava solo restare così ancora un po' per ricordarsi quella dolcezza e quell'odore che gli ricordava la primavera.
Dall'altra parte, Sakuragi rimase immobile, non sapeva cosa dire, il cuore gli batteva sempre più forte mentre il respiro si intensificava.
La sua volpe stava piangendo in silenzio, nessun singulto, nessuna stretta, niente, solo le stille che bagnavano il suo collo. Alzò il volto al cielo nero che come un manto li abbracciava, nessuna stella a indicargli il cammino, solo nuvole cariche di pioggia che opprimevano il suo cuore già tormentato.
Socchiuse gli occhi e una lacrima gli rigò la guancia, scendendo lungo il collo mischiandosi a quelle di quella testa mora che accarezzavano piano la sua pelle.
Sospirando agì d'istinto: si lasciò cadere all'indietro portando con sé Kaede il quale per lo spavento strinse quei capelli che birichini si attorcigliarono alla dita, cercando in quel modo di proteggere la testa rossa, ma non servì.
"Do'aho!" disse arrabbiato, alzando il volto dal collo ambrato specchiandosi in un mare di tenerezza e timore.
"A chi do’aho, baka kitsune?" bisbigliò Hanamichi piegando le labbra in un sorriso carico d'amore.
Appena vide le iridi sgranarsi sorrise ancora un po' di più e allungò il naso per sfiorare quello dell'altro, poi si spostò sulla guancia rosata e dritto all'angolo della bocca.
"Hana..."
"Sì..."
Bastarono quelle due lettere per regalare a Kaede l'emozione più forte che avesse mai provato, strinse quelle ciocche vermiglie e abbassando il volto accarezzò con riverenza quella bocca da lui tanto sospirata.
Ci sarebbero di certo state altre incomprensioni, altro dolore dettato dall'amore che provavano, ma su di una cosa Kaede era certo: non sarebbe più scappato.

Non lo dico, lo prometto.



Fine



La RUbricHANA

Lucy: urrà, ho finito anche questo capitolo!^O^
Ru_con_voce_ ostile: autrice…
Lucy_che_si_allontana: si? ^^”
Ru_fa_un_passo_avanti: come hai potuto farmi questo?
Lucy_in_preda_al_terrore: perché…ehm… tvb?^_^”””
Un_mano_sulla_spalla_della_povera_autrice_la fa girare: Hana, cucciolo!^.^
Hana: quindi tvb alla mia volpe? é__è
Lucy_sgrana_gli_occhi: HELP! ç___ç

*suoni di lotta*

Sendo: devo salutarvi io: statemi bene fanciulle! E se vi è piaciuta questa fic commentatela! ^__________^


*Questa frase è stata rubacchiata dalla canzone "Non lo dico, lo prometto" :p

 

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Capitolo 9
*** Buongiorno Bell'anima ***


Prima di lasciarvi alla lettura vi avverto subito che  i personaggi sono OCC.
Chiedo inoltre scusa per l'immenso ritardo con il quale continuo questo storia, in realtà avevo già pronti due capitoli, ma ho atteso tanto perchè dovevo prima scrivere il finale... sì, ora è tutta terminata e spero vi piaccia.^^
Un bacio

DISCLAIMERS: I personaggi non sono miei ma del mitico papino Inoue che ogni tanto me li presta per divertirmi un pochino. La canzone "Buongiorno Bell'anima" è di Biagio Antonacci e degli aventi diritto.

DEDICHE:  La dedico con tutto il mio cuore a voi ragazze che avete commentato questa storia, che con le vostre parole avete scaturito in me tanta gioai e idee. Quindi è tutta per divinakanza, Spieluhr, bichan, Gojyina, lua, e Necrolay. Grazie ancora. 

NOTE: Meno due capitoli e poi anche questa piccola long-fic terminerà, spero che restiate con me fino alla fine. un bacio lucylu
 
BUONGIORNO BELL'ANIMA
 
di Lucy
 
La porta lentamente si chiuse non producendo nessun rumore,  adagio i piedi si mossero verso la scalinata e iniziarono a scenderla. I passi non producevano nessun suono poiché indossavano delle pantofole di spugna, lasciando al loro proprietario il tempo di ascoltare una voce cantare bassa una canzoncina stupida, eppure a lui, Kaede Rukawa, nulla sembrava così bello come in quel momento.
Due giorni  prima si era ammalato e per sua sfortuna i genitori erano in viaggio per lavoro, era rimasto solo a doversi occupare della casa e in più ci si era messa quell'influenza che l'aveva relegato a letto per ben due giorni, ma niente gli era sembra più bello di quelle quarantott’ore.
Si avvicinò alla porta della cucina e i suoi occhi videro un ragazzo muscoloso con indosso il grembiule rosa della madre, i capelli color del fuoco  tenuti da un piccolo elastico alla nuca, la schiena lievemente incurvata a riscaldare qualcosa sui fornelli e sul tavolo un vassoio e due tazze verdi.
Gli occhi azzurri scintillarono a quella vista: gli stava preparando la colazione, un dolce calore gli avvolse il cuore e senza accorgersi sussurrò: "Do'aho..."
Il ragazzo, non aspettandosi quella frase, emise un grido dallo spavento e si voltò furibondo verso l'intruso, un pugno stretto attorno a una presina mentre l'altra mano era appoggiata al cuore.
"Kitsune!" disse scorbutico Hanamichi fulminando il malato che di tale in quell'attimo non aveva assolutamente nulla. Rukawa stava appoggiato allo stipite della porta, la maglia leggera del pigiama avvolgeva con cura il torace scolpito e le spalle larghe mentre i pantaloni scendevano languidi  sulle forme da lui desiderate.
"Respira, do'aho..." fece malizioso Kaede sedendosi e beandosi del rossore che incendiava le guance dell'altro che si voltò verso i fornelli per spegnere la fiamma e prendere il pentolino col latte caldo. Stando ben attento a non scottarsi e naturalmente a non guardare il moro ne versò una dose nella prima tazza, con la mano libera mescolò il caffelatte e lo spinse delicatamente tra le mani volpine.
"Ora vado, devo andare a casa..." disse Sakuragi, slacciandosi il grembiule, facendo finta di non vedere il ragazzo che aveva di fronte impegnandosi a rimettere a posto il vassoio e la tazza in più.
"Non scappare, almeno un caffè..." mormorò Kaede, cercando di calmare la rabbia che stava per incendiargli il cuore: non poteva restare un po' con lui?
Forse fu il tono o forse le parole dette, ma Hanamichi,  sospirando, si sedette all'altro capo del tavolo, ora erano uno di fronte all'altro, ma un muro silenzioso si era innalzato.
Kaede posò la guancia alla mano e sorseggiò il caffè scrutando il suo prezioso do'aho: lo vedeva agitato eppure era stato lui stesso a offrirsi di  accudirlo e poi aveva accettato di ricostruire la loro storia... allora perche non gli dava una mano?
 
Sciocco, devi essere tu a fare il primo passo e se serve anche il secondo, il terzo e così via!
 
La sua coscienza aveva ragione, doveva aver pazienza e fare tutti i passi che servivano per ravvicinarsi e conquistare la sua fiducia, ma come fare?
Cosa poteva dire per convincerlo del suo amore, i gesti non bastavano e neppure le sporadiche parole che si rivolgevano e tutto diventava più difficile nel guardare Hanamichi che si leccava i baffi del latte, pulendosi in quel modo così infantile eppure così sensuale .
"Voglio stare con te..." disse in un bisbiglio amandolo con uno sguardo, cercando di fargli capire di desiderare ogni sua piccola parte e  dovette esserci riuscito dato che le guance si erano tinte di un intenso rosso. Lo vide alzarsi di scatto e, gli occhi nocciola impauriti dalle sensazioni che gli aveva scatenato, scappare via da lui. Non poteva lasciarlo andare ora che l'armatura di Hanamichi si era incrinata, doveva agire subito: si mise in piedi e come gli passò accanto lo afferrò per un polso tirandolo indietro, facendo così combaciare il suo torace con la schiena del suo ragazzo.
"Non scappare... lo so, ti spaventa stare con me e  provare ancora emozioni che credevi sepolte..." disse dolcemente stringendo quel corpo paralizzato in un abbraccio. "Se vuoi puoi scappare, ma io ho tutta la pazienza di questo mondo, sono determinato a riaverti con me..." continuò sereno di risentire quel calore, appoggiando la fronte alla spalla destra dell'altro, "voglio tutto di te: la tua forza, la tua testardaggine, l'allegria che mostri in un sorriso... voglio stare con te, sentirmi completamente parte di te..."
Hanamichi trattenne il fiato a quelle parole, non credeva alle sue orecchie e forse non voleva, ma dovette farsi forza nel sentire le restanti.
"Voglio fare l'amore con te..." mormorò lentamente Kaede sentendo il proprio ragazzo tremare tra le proprie braccia. "Quello vero, quello che adesso so di poter fare solo con te..." finì lasciando un lieve bacio sulla guancia dorata slacciando le braccia per vedere Hanamichi scappare da lui, lasciandolo solo con una cucina spettatrice del suo amore.
"Buongiorno bell'anima..." disse salutando il proprio ragazzo mentre un sorriso gli disegnava le labbra, non era stupido, si era accorto che le sue parole avevano  lasciato un segno: il primo passo era stato fatto, ora doveva avere pazienza e far capire a quel do'aho che l'amava davvero.
 
 
FINE
 
La RUbricHANA
 
Lucy_scrocca_le_dita_delle_mani: e con questo siamo a meno due dal finale!^O^
Ru_con_sguardo_calcolatore: meno male, tra poco avrò Hana!
Lucy_sorride_malignamente: chi te lo dice? Posso sempre cambiare pairing, sai Mitsui...
Ru_con_sguardo_di_ghiaccio_si_avvicina_all'autrice: stai scherzando?
Lucy_sorride_tremenda: dipende... cosa mi dai in cambio?
Ru_sussurra_qualcosa_con_l'autrice_e_Hana_li_vede: mi devo preoccupare!^^""""
 
 

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Capitolo 10
*** Scusa se ***


Rukawa e Sakuragi potranno risultare OCC.

DISCLAIMERS: I personaggi non sono miei ma del mitico papino Inoue che ogni tanto me li presta per divertirmi un pochino. La canzone "Scusa se" è degli Studio 3 e degli aventi diritto.


RINGRAZIAMENTI: un grazie immenso a Koa_chan e Gojyina per aver recensito, un grazie per tutti quelli che hanno letto il precedente capitolo.

NOTE 01: Le frasi con accanto la stellina sono prese direttamente dalla canzone.


NOTE 02: se pensavate che avessi tutto finito con il precedente capitolo, vi sbagliavate, Ru deve purgare parecchio per il suo sbaglio, quindi... buona lettura. ^.^

 
 
SCUSA SE
 
di Lucy
 
La noia si respirava tra i banchi di scuola, la voce del professore di giapponese antico cullava gli alunni in una sonnolenza unica che trasportava uno per uno gli studenti più pigri in uno stato semi comatoso. Solamente uno già dormiva bella grossa: le braccia a fargli da cuscino e un timido sospiro ogni tanto, ma ormai tutti  erano talmente abituati a vedere Rukawa dormicchiare da non farci più caso; eppure uno sguardo nocciola l'osservava con incertezza. I suoi pensieri erano tutt'altro che felici, anzi, contrastavano tra il ridicolamente romantico  e il dolorosamente incerto, un miscuglio crescente di tensione.
”Tutta colpa di quella kitsune narcolettica!” pensò Hanamichi voltando la testa verso la finestra per guardare il cielo nuvoloso. Le giornate erano tutte uguali: con piogge e temporali, il sole era solo un vago ricordo; rappresentavano degnamente gli ultimi tempi della sua vita: la scoperta del tradimento, la solitudine e l'amarezza di essere senza di lui, infine la riappacificazione... ma c'era davvero stata? Certo, erano tornati insieme eppure non stava bene,  si sentiva insicuro e temeva di sbagliare e perdere nuovamente tutto.
A ogni gesto carino di Kaede si ritirava, pronto a mordere e a graffiare se necessario, non voleva essere avvicinato tanto facilmente e la distanza si faceva sentire: gli mancavano le loro coccole, davvero, nonostante questo non ci riusciva a essere naturale e sempre più spesso s'immobilizzava. Mentre le risse erano ricominciate, ma anche queste erano molto diverse dato che  temeva sempre di esagerare.
Aveva paura per ogni più piccolo coinvolgimento, stare con lui sul divano a guardare una partita era diventato un incubo perché ogni volta che una mano gli si avvicinava smetteva di respirare, per non parlare dei pochi baci che si scambiavano, carezze  dolcissime e appena diventavano ardenti si fermava, abbassava lo sguardo e cambiava  umore. Fuggiva dalle forti emozioni che gli faceva provare anche con un solo sfioramento di labbra contro labbra, il suo cuore perdeva un battito per poi correre all’impazzata sussurrandogli sono tuo... e scappava senza voltarsi indietro, non poteva ancora cedere totalmente, anche se lo sguardo azzurro intenso di Kaede lo richiamava come il canto delle sirena.
Non voglio perderlo, disse dentro di sé, stringendo la matita tra le dita cercando di smettere di tremare a una tale eventualità. Non estiva vita senza di lui, quei giorni di lontananza erano stati solo la prova di quanto poteva resistere, di poter sopravvivere senza di lui e ci riusciva quasi bene, ma non era vita. La verità stava tutta in quel filo rosso che stringeva i loro mignoli e che s'accorciava per tirarli nella stessa direzione e temeva di seguire quel filo.
Un sorrisino apparve su volto, specchio del ricordo che gli scaldava le membra e il cuore.
 
"Voglio tutto di te: la tua forza, la tua testardaggine, l'allegria che mostri in un sorriso... voglio stare con te, sentirmi completamente parte di te... voglio fare l'amore con te.. quello vero, quello che adesso so di poter fare solo con te..."
 
Il suo cuore aveva tremato e sussultato a quelle parole, al loro significato profondo e anche adesso sentiva il battere furioso nel suo torace. Il suo abbraccio l’aveva irretito con la sua dolcezza, con il tepore che emanava... non l’aveva mai stretto così, non c’era mai stata una dolcezza così intensa che lasciava intendere tutto l’amore che  provava per lui. Per questo cercava un equilibrio, un modo per non farsi male nuovamente se tutto sarebbe finito, sapeva che il bello dell’amore era lasciarsi andare e desiderava farlo eppure restava la paura di donargli il suo cuore senza riserve, la sua anima doveva trovare un modo per non inciampare e non tremare davanti a questo se.
I suoi occhi si posarono sul bell’addormentato e parole del cuore presero forma nella sua mente.
 
Scusa se non mi basterà un bacio*, scusami per non essere forte e se mi allontanerò da te creando silenzi insopportabili. Se davanti agli altri non ti guarderò, non ti mostrerò un briciolo di considerazione... perdonami se scappo ancora, ma ho paura di me, di quello che ti donerei se solo...
 
Blu.
Restò incantato da quella tonalità di colore, non aveva mai visto una tale cromaticità eppure gli occhi appena socchiusi di Kaede lo stregavano, legandolo a loro con promesse e fatti, suggerendogli la risposta...
 
Resto immobile per non cadere*.
 

 
Fine
 

La RubricHana
 
Lucy: anche questa è fatta! Sono riuscita a scrivere il tutto in un oretta... si, sono proprio fiera di me!^O^
Ru_col_matarello: autriceee e tu sei soddisfatta di questa robaccia?! é_è
Lucy: ehm... ma no! Stavo scherzando hohoho ^o^""
Ru_s'avvicina: ti conviene
Lucy: Ceeerto ^^""""



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Capitolo 11
*** Inaspettata ***


Vi chiedo umilmente perdono per il ritardo di questo aggiornamento, purtroppo non ho trovato una beta per controllare questo capitolo. Quindi vi lascio alla lettura del capitolo NON betato.
Se qualcuno di voi è interessato mi contatti, per favore. ^^



DISCLAIMERS: I personaggi non sono miei ma del mitico papino Inoue che ogni tanto me li presta per divertirmi un pochino.
 
DEDICHE: Dedico questo capitolo a Guia perché per merito del suo aiuto sono riuscita a terminare questa storia.
 
NOTE: Prima di lasciarvi alla lettura di questo capitolo tengo a precisare alcuni punti riguardo al titolo: il cd "Inaspettata" di Biagio Antonacci è stata la colonna sonora di tutto questo capitolo, grazie alle melodie e ai testi sono riuscita a dare il meglio.
Buona lettura, Lucylu
 
INASPETTATA
 
di Lucylu
 
La mano gli doleva, questo fu il primo attimo di lucidità che ebbe dopo la scena vista. Gli occhi di Rukawa si posarono su un Mitsui intento ad alzarsi con l’appoggio degli armadietti, un rivolo di sangue gli sporcava il mento.
"Kitsune..." quel mormorio fece spostare lo sguardo su Hanamichi, il quale tutto scarmigliato cercava di richiudersi la camicia. Lo guardò vedendolo per la prima volta dopo tanto tempo e non riuscì ancora a crederci, con un dolore lancinante al petto si voltò uscendo dallo spogliatoio. Sentiva il corpo pesante e un nodo in gola che stringeva, cercò di respirare, ma l'aria non collaborava anzi, più inspirava più sentiva l'affanno, più soffocava, come ultima speranza si coprì la bocca con una mano respirando fino a quando tutto tornò normale.
Peccato che il cuore gli doleva per il discorso appena sentito tra Hanamichi e Mitsui, quelle parole gli rimbombavano nella testa fino a lasciargli nella gola il gusto amaro dell’abile.
 
 
"Ehi, ho sentito che sei tornato con Rukawa."
"Si..."
"Peccato, siamo stati bene insieme..."
 
 
Poi nebbia, ricordava solo la rabbia cieca e l’angoscia nello scoprire che il suo do'aho si era fatto scopare da Mitsui. Delle mani estranee toccare quella pelle baciata dal sole, profumata d'estate... delle dita non sue sul suo corpo.
Denti bianchi morsero le nocche della propria mano, mentre il tramonto si trasformava in sera celando con l'oscurità il dolore immenso di un cuore innamorato.
Hanamichi aveva fatto sesso con Mitsui.
Un altro uomo si era preso le carezze di quelle forti mani, i baci carichi d'amore, i sospiri, le lacrime e le urla di piacere del suo do'aho... qualcun'altro si era preso quell'anima splendente.
No, non poteva essere vero, si disse tormentato sedendosi su una panchina, i suoi occhi si guardarono attorno e si spalancarono riconoscendo il giardino dove si allenavano. Da quell'angolazione poteva intravedere la rete del loro campetto da basket dove poche settimane prima si era dichiarato, offrendo tutto se stesso e cosa aveva ottenuto?
Menzogne e dispiaceri.
Si sentiva tradito, preso in giro, usato e poi gettato via come una maglietta logora, si era fidato e cosa ne aveva ricavato?
Nulla, solo un dolore lanciante che lo stava divorando, distruggendo lentamente... perché si era illuso di poter riavere il suo amore?
No, non poteva lasciar perdere, amava quel casinista e anche se ora come ora l’avrebbe preso a pugni, non si sarebbe arreso, si ripromise rabbioso.
"Kaede" il suono del suo nome gli fece alzare il volto inespressivo - non gli avrebbe dato soddisfazione di vedere la sua rabbia - verso Sakuragi che lasciò cadere a terra la sacca e la cartella, solo dopo s'accorse delle guance rosse, il fiato corto e il viso incerto.
E lui nel cuore una sola domanda che incessantemente chiedeva una risposta.
"Perché?" disse fissando il suo carnefice negli occhi, perdendosi e smarrendosi di fronte a quei pozzi di cioccolata calda.
"Cosa...?" una parola detta con confusione, un sparo dritto al suo cuore già spezzato.
"Perché hai scopato con Mitsui..." mormorò gelido alzandosi, "hai dato a lui ciò che è mio!" gridò l'ultima frase con ira e delusione, ma non si era aspettato un potente pugno alla mascella che gli fece piegare di lato la testa e perdere per un attimo l'equilibrio.
"E tu stupida volpe!?" parole urlate con rancore crescente eppure in quel momento a Rukawa non importava capire, l'unico pensiero era il dolore che provava. Di scatto alzò una gamba e diede un calcio sullo stomaco seguito da un pugno in pieno viso facendo barcollare per un attimo il rosso che si trovò disteso sul terriccio:  la kitsune era seduta sul suo stomaco non consentendogli di muovere le gambe e i polsi stretti da della mani di marmo.
"Mi hai tradito..." un ringhiò Kaede stringendo ancora di più la presa su quel corpo, desiderando fargli male.
"E tu, invece..." un bisbiglio portato dal vento mentre il volto si girava per fissare negli occhi il suo nemico. "Tu stavi con me e mi hai tradito con il porcospino..." disse in un sibilo Hanamichi facendo forza per liberarsi. "Tu hai fatto l'amore con Sendo!" gridò tirando una testata all'altro che lasciò la presa sia per il dolore che per lo shock dato da quelle parole, non si mosse neppure quando il corpo di Sakuragi lo inchiodò a terra.
"Tu hai amato lui, non me!" disse Hanamichi scaricando tutto il proprio peso su quel corpo inerme, lasciando pochi centimetri tra i loro volti dicendogli l'ultima verità. “È vero, ho fatto sesso con Mitsui, ero disperato e non avevo modo di ricompormi..." disse alterato, "desideravo stare bene, almeno per un attimo... ho creduto, sperato, ma era tutto effimero... ho fatto sesso con lui tradendo me stesso..." mormorò chiudendo gli occhi velati dalle lacrime. "Le mie prime esperienze le avrei volute per amore..." disse lasciandosi cadere con la fronte sulla spalla della volpe che non sapeva cosa dire.
La verità gli faceva male al cuore, cos'aveva fatto al suo do'aho?
"Perdonami" mormorò sentendo delle lacrime bagnargli il collo, le sue mani - ora libere - strinsero dolcemente quei fili rossi.
"Sono un egoista, ho pensato solo al mio dolore non capendo che sono stato io a lasciarti in braccia estranee" disse stringendo con forza quel corpo straziato, lentamente si mise seduto e accarezzando la schiena del ragazzo che amava cercò ancora una volta le parole. Attese alcuni attimi per permettergli di calmarsi e poi dolcemente lo scostò da sé, osservando quel viso rosso e ancora umido di lacrime.
"Ti amo," disse accarezzando una guancia calda, "tu sei tutto ciò che possiedo" mormorò raccogliendo col pollice le ultime gocce salate. "Tu puoi uccidermi e farmi rinascere con una sola parola..." parlò lentamente per permettere all'altro di capire a fondo le sue parole. "E ti ripeto*: voglio far con te l'amore vero, quello che non abbiamo fatto mai..." finì con uno sguardo malizioso che fece arrossire il suo ragazzo che ancora non credeva alle sue orecchie.
"Quindi mai più sesso...." disse incerto Hanamichi eppure deliziato dal luccichio che leggeva in quelle iridi così belle.
"Mai più" promise Kaede sorridendo e stingendo in un abbraccio stretto il suo vero amore, sentendosi completo in quel calore così dolce. Subito avverti le braccia del do'aho ricambiare il suo ardore, stritolandolo un po' troppo per i suoi gusti.
"Piano..." brontolò mettendo il broncio, "mi fa male la guancia" sbuffò al risolino dell'altro.
"Credo che a Mitsui gli faccia molto più male..." disse pestifero il rosso scoppiando a ridere allo sguardo cupo del suo ragazzo.
"Tzè, tu sei mio" confermò stringendo le braccia attorno a quella vita solida e perfetta.
"E tu mio!" esclamò Hanamichi appoggiando delicati baci sul viso candido, cercando in quel modo di curare il male della sua volpe mentre le labbra di quest'ultima si posava dolce sulla pelle del suo amore.
 
 
Fine
 
La RUbricHANA
 
Lucy_saltella_e_batte_le_mani: Finalmente sono giunta al traguardo!^O^
Ru: e la lemon? é_è
Lucy: Eh?O__o
Hana: volpe demente!>__<
Lucy: ma non credo che ci stia….
Ru_molto_calmo_con_una_mannaia: tzè, se non vuoi morire ti conviene scriverla... non mi piace il movimento che c’è stato tra il MIO Hana e il teppista da tre soldi. T__T
Lucy_impaurita: ma non ci sta...
Ru_si_avvicina_alla_piccola_autrice: aspetta!>_< Chiediamolo ai lettori, ok?
Ru_guarda_i_preseunti_lettori: Tzè, vi conviene dire SI!é_è
Hana: ma io ho voce in capitolo?
Lucy_e_Ru: No.

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