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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Notte Tranquilla *** Capitolo 2: *** Giornata Movimentata *** Capitolo 3: *** Due Anelli e Una Rosa ***
L’acqua scorreva limpida e scura sotto il ponte di pietra,
mentre intorno si levavano i ruomori più particolari: grilli e cicali si
univano in un coro monotono ma non fastidioso. Anzi, chiunque ascoltava quella
gracchiante melodia, si sentiva immediatamente parte integrante di
quell’ambiente bellissimo e sereno. Chiunque tranne Harry Potter. Il ragazzo
era seduto sul ponte, il buio tutt’intorno lo opprimeva, schiacciandolo come
un’enrome pressa, mentre dentro aveva il caos più completo. Fece scivolare le
braccia più in basso, allentando leggermente la presa che lo legava al
parapetto che gli impediva di sprofondare 5 metri più in basso, turbando la
tranquillità di quelle acque silenziose.
Harry decise che ne aveva abbastanza. Si alzò lentamente,
scuotendo via la polvere dai jeans rattoppati e portandosi indietro il ciuffo
ribelle che fino a quel momento aveva tormentato la fronte aggrottata. Nel
gesto di scostarsi i capelli dal viso, il ragazzo non potè fare a meno di
indugiare, per un attimo, sulla cicatrice che gli aveva sfregiato il volto e
distrutto la vita. Sospirò raccogliendo lo zaino da terra, e cominciò ad
incamminarsi mentre se lo gettava in spalla.
Il posto non doveva essere lontano. Diede la centesima
occhiata alla cartina prima di ricordarsi che nessuno lo aspettava prima di 3
ore circa. Ma era stato così impaziente di lasciare la casa dei suoi zii, che
era partito in anticipo, raggiante, con la consapevolezza che non avrebbe mai
più rivisto Privet Drive numero 4, e i suoi odiati parenti. La felicità era
però sfumata presto. La malinconia che l’aveva tormentato per tutta l’estate si
era ripresentata mentre camminava per le buie strade solitarie di Little
Whinging. I ricordi dei momenti più felici vissuti ad Hogwarts, invece di
infondergli serenità e rassicurarlo, lo rendevano consapevole che quei tempi
erano finiti, e che non sarebbe mai più tornato ad Hogwarts. Rimpianse
amaramente di non essersi goduto maggiormente gli ultimi anni di scuola, e si apostrofò
in ogni maniera per aver desiderato, qualche volta, di scappare via da
Hogwarts, per idiozie come i troppi compiti o un insegnante non proprio
simpatico.
Harry sprofondò nuovamentein questi pensieri, mentre la
strada sotto di lui diventava sempre più distrutta e incolta, diventava
semplicemente terreno battuto che non lo avrebbe portato da nessuna parte, se
non si fosse deciso ad alzare lo sguardo e a guardare dove stava andando.
Harry inspirò a fondo. Si stava lasciando andare. Stava
diventando troppo sentimentale e sensibile, forse, ma quella strada, quel
percorso che aveva appena compiuto, gli ricordava terribilmente la sua vita.
Come un condannato a morte che avanza sul patibolo, Harry vedeva scorrere
davanti agli occhi i ricordi più belli.
“Tieniti queste idiozie per quando dovrai affrontare
Voldemort” borbottò una cinica vocina nella sua testa.
“E tu stai zitto!” rispose lui, di rimando.
Harry alzò lo sguardo, finalmente. I suoi occhi verdi
scrutavano attentamente il boschetto, ma il buio era troppo fitto. D’altronde
erano le 5 del mattino...Il ragazzo sfilò dalla tasca dei jeans qualcosa...qualcosa
di lungo e legnoso, che sprizzo verdi scintille mentre lui mormorava:
-Lumos.
La strada ora illuminata. Harry cercò di svuotare la mente.
Ma questo gli ricordò ancora più dolorosamente Piton. Ancora più triste, si
avviò verso il buio.
Quando riaprì gli occhi, il sole era sorto da un ora. Erano
le 7, e aveva dormito solo un’ora e mezza. Si massaggio la testa dolorante, che
aveva poggiato contro un albero nella speranza di “riposare gli occhi”. Aveva
così finito per addormentarsi. Strizzò gli occhi e si riaddrizzò gli occhiali,
guardandosi intorno. Mancavano 30 minuti al suo incontro con Ron e la sua
famiglia. Ma mancavano anche 3 chilometri. Di malavoglia, Harry si incamminò,
scavalcando le radici dei pini che crescevano da anni e anni, saggi e maestosi.
Proprio come Silente. Harry soffiò via quel pensiero più volte, proprio come un
bambino che non riesce a spegnere l’ultima candelina che potrebbe avverare il
suo desiderio...
E ora lui desiderava soltanto finirla, uccidere chi aveva
provocato tutto questo, e continuare la sua vita tranquillamente.
Senza rendersene conto, Harry era arrivato.
Si guardò intorno, sperando che i Weasley non tardassero.
E almeno questo desiderio fu accontentato.
Il signor Weasley e Ron si erano appena materializzati
davanti ai suoi occhi.
-Harry!- esordirono entrambi.
-Ciao Ron! – sorrise Harry. – Signor Weasley…
-Come va Harry? – chiese Ron in un sorriso che andava da un
orecchio all’altro.
-Bene – mentì Harry.
-Harry...-sussurrò il signor Weasley. –E… la tua…scorta?
-Scorta? Quale scorta?
-Harry dovevi presentarti qui con i due Auror che l’Ordine
ti ha mandato a casa! – disse il padre di Ron alzando un po’ la voce.
-Davvero? Io non ne avevo idea! – mentì nuovamente Harry.
Questa volta però fu davvero poco convincente.
-Harry mi dispiace cominciare a rimproverarti prima ancora
di averti incontrato, ma così non va bene! Siamo in costante pericolo, non puoi
aggirarti nel cuore della notte, da solo,
lo capisci, vero?
Harry ebbe una fugace visione dei due auror che bussavano
dai Dursley, e della loro reazione quando avrebbero visto nuovamente maghi,
dopo aver sperato di aver deto addio per sempre al mondo della magia. Accennò a
un sorriso, ma poi, guardando il volto arrabbiato e preoccupato del signor
Weasley, il sorriso svanì rapidamente, e non riuscì a fare altro che a
mormorare un “mi dispiace” sommesso e imbarazzato.
-Harry...molta gente è morta per proteggerti. Non fare che
il loro sacrificio sia vano.
Harry arrancò sotto il peso di quella affermazione. Il
signor Weasley aveva ragione. Era uno stupido.
-Beh, ma suppongo che, dato che sei ancora vivo...
-Oh, si, avevo il mantello dell’invisibilità. – mentì
nuovamente Harry. Questa volta però fu convinto di essere riuscito nel suo
intento, dato che sul volto stanco del Signor Weasley comparva un sorriso.
Appena accennato, ma sempre un sorriso.
-Vieni, Harry. Andiamo alla Tana.
L’uomo porse ad Harry il suo braccio. Il ragazzo lo afferrò
saldamente, subito imitato da Ron. E subito una mano invisibile afferrò lui,
per poi ficcarlo dentro un tubo invisibile ma incredibilmente stretto che lo
rendeva claustrofobio, gli impediva di respirare, lo strozzava...
Harry aprì gli occhi, convinto che qualcosa era andato
storto...insomma, che era morto o giù di li. Invece il suo corpo era intero,
nella gola che stringeva con entrambe le mani circolava ancora dell’aria, e i
suoi polmoni tornavano a riempirsi.
Harry sorrise, si tolse le mani dalla gola e concentrò ogni
singola fibra del suo corpo allo spettacolo che aveva davanti. La Tana.
Harry ruiscì quasi ad affogarsi con la sua stessa saliva
mentre arrancava sotto il peso del suo zaino e di quello che gli aveva appena detto
il signor Weasley, verso la casa che amava di più al mondo, ora che poteva
escludere Hogwarts. La Tana risplendeva sbilenca davanti a lui, quasi brillando
di luce propria. Persino lo stupido nano da giardino che si avvinghiò ai piedi
di Harry lo rese allegro. Chiacchierò con Ron per tutto il tragitto che li
separava dall’entrata nella Tana. Harry osservò l’amico, notando che la sua
statura era ulteriormente aumentata e che aveva un’aria più vecchia, più matura
e intelligente. Quando espose questa teoria a Ron, quest’ultimo prese a
ridacchiare.
-Harry ma ti sei visto? Cavolo potresti passare per mio
padre! Guardati, calvizie a parte, se cambiato...
-In peggio o in meglio? – chiese sorridendo Harry.
-Bah...sicuramente in un modo che a Hermione piacerà.
-Oh, no! – disse Harry, e entrambi scoppiarono a ridere.
-Sono contenta che tu sia felice Harry! – sorrise Hermione
andando loro incontro.
-Hermione! – esclamò Harry.
La ragazza guardò per un attimo i due.
Ron, altissimo e dinoccolato, con i capelli rossi mossi
dalla lieve brezza, e che lo rendevano simili ad un braciere, e Harry, che
aveva quasi raggiunto Ron in altezza, i capelli neri e spettinati, gli occhiali
rattoppati come i vestiti, un po’ di pizzetto che era sfuggito ai maldestri
tentativi di radersi.
Tutto questo diede ad Hermione un’impressione di
trasandatezza. Caratteristica che però, notò la ragazza, si addiceva ad Harry e
lo rendeva davvero...come dire...piacevole!
Corse ad abbracciarlo, assicurando a Ron che aveva fatto
esattamente lo stesso con lui, tre giorni prima, quando si erano visti dopo
poco più di un mese di separazione.
Ron la guardò di traverso, ma in fondo compiaciuto.
I ragazzi entrarono come un vento allegro in casa. Tuttavia,
Harry non potè fare a meno di notarlo, la loro gioia non era niente in
confronto al vero tornado che pareva essere scoppiato in casa Weasley. La mamma
di Ron correva indaffarata da una stanza all’altra, mentre i gemelli decoravano
la casa con decorazioni romantiche, evidentemente pronte a gettare riso a chiunque
si fosse avvicinato, mentre Harry fu praticamente certo di aver visto passare
un’allegra e gioviale Fleur Delacour, bella più che mai nel suo abito di un
bianco quasi abbagliante.
La signora Weasley non parve aver notato, indaffarata
com’era, l’arrivo di Harry, ma, da brava mamma adottiva, respirò nell’aria
l’odore di malnutrizione e di trasandatezza di Harry, e corse all’ingresso.
-Harry, caro! Come stai? Va tutto bene? Come hai trascorso
Luglio? Come sei sciupato! Devi avere una fame terribile! Caro cosa hai in
testa, un ragno? Vieni te lo tolgo...
-Mamma! – protestò Ron.
-Lascia stare, dai – disse Harry, mentre la tarchiata madre
del suo amico si accingeva a sfilargli un ragno dai capelli.
-Ma dove hai vissuto in questo mese, Harry? – domandò la signora
Weasley.
-Beh, signora, in realtà non è che abbia fatto molto...devo
avere davvero un aspetto terribile... ma ho portato il cambio...per il
matrimonio intendo...cioè in realtà è nella valigia...e la valigia è...
-E’ qui – sorrise
Lupin, Materializzatosi alle sue spalle.
-Ciao, Remus – sorrise Harry, contento di quelle confidenze
che ormai si davano da un paio d’anni.-Mi dispiace, io non sapevo che venissi
tu, cioè...
-Arthur mi ha detto tutto...non preoccuparti...piuttosto,
come stai?
-Tutto OK, per ora.
-Per ora, si...beh io tolgo il disturbo, avrete molte cose
da dirvi voi dopo tanto tempo che siete stati divisi... – concluse Lupin
sorridendo stancamente e accennando a Harry, Ron e Hermione.
Dopo aver salutato tutti affettuosamente, i tre ragazzi si
avviarono di sopra, alla ricerca della persona che Harry desiderava
riabbracciare dopo tanto tempo.
-Ron...dov’è tua...
-Harry! – gridò Ginny spalancando la porta della sua camera.
La ragazza gli corse incontro, abbracciandolo con l’affetto
accumulato nel corso del lunghissimo mese in cui erano stati separati.
-E’ tutto OK? – chiese Harry, cercando di essere il più
dolce possibile.
-Si, quasi tutto. – rispose Ginny, evidentemente
intenzionata a non rovinare quel bellissimo momento.
Hermione si schiarì la voce...
-Ehm...noi...io e Ron andiamo...andiamo a... insomma
andiamo. A tra poco...
Harry e Ginny si rifugiarono nella camera di lei,
chiudendosi la porta alle spalle e cominciando a parlare, a raccontare, a
sfogarsi.
-Oh, insomma, quella Fleur sta diventando davvero, davvero,
insopportabile...con questa storia del matrimonio poi...
Harry la osservò, guardando attentamente tutte le sue
espressioni, interpretandole, e ridendo al momento giusto. E mentre ascoltava
la sua risata cristallina e pura non penso ad altro che ad una cosa...
“E’ vero” si disse Harry “Ci siamo lasciati,
ma...insomma...”
-E poi quel vestito...andiamo è veramente...
-Io ti amo ancora. – disse Harry determinato, abbassando lo
sguardo solo per un attimo, ma poi ritrovando la forza di fissarla per
interpretare ogni singolo movimento.
Ginny rimase interdetta per qualche istante, e dal suo viso
non si riusciva per niente a capire a cosa pensasse.
Con sommo terrore di Harry, però, Ginny sembrava pronta a
piangare. A Harry ricordò troppo Cho, e si trattenne a stento dal dirlo ad alta
voce, capendo che non sarebbe stato il caso.
-Harry...io...
Harry continuò a fissarla, ma ogni secondo in più di
quell’attesa era snervante e difficile.
Ma poi, improvvisamente, Ginny cominciò ad avvicinarsi,
facendo stranamente tornare in mente a Harry il suo primo bacio...
Mezz’ora dopo i due raggiunsero Ron e Hermione nella stanza
di Fred e George.
A giudicare dalla loro faccia, neanche loro avevano parlato
granchè durante la sua assenza...
La giornata trascorse rapida e frenetica, mentre Harry, Ron
e Hermione cercavano di dare una mano come meglio potevano. Per lo più
aiutarono Fred e George a decorare la tana.
Harry era davvero curioso: non aveva mai assistito ad un
matrimonio tra maghi, né ad uno tra Babbani, quindi non aveva idea di come si
svolgesse una cermiona nuziale.
Qualcosa però lo confondeva: non aveva ancora visto Bill, e
non era sicuro sul motivo della sua assenza...certo poteva essere per la
tradizione di non vedere la sposa prima del matrimonio, oppure per l’incidente
che aveva avuto un paio di mesi prima, con un lupo mannaro, e che gli avevano
dato caratteristiche animalesche. Harry, però, non aveva potuto vedere quanto fosse
cambiato, così lo chiese a Ron.
-Già, è davvero strano...sai ora mangia molta carne, una
volta l’ho beccato a mangiare carne cruda, capisci, senza neanche cuocerla!
-Certo, se è cruda...ma no, io intendevo fisicamente...è
cambiato?
-Beh si è un po’ irrobustito...e durante il plenilunio la
faccia gli si riempie di pelo! Però nel complesso e normale...insomma...è
sempre mio fratello, è a posto.
-Bene, ne sono felice...ma ora dov’è?
-Boh...credo che stia ritirando i vestiti.
-Roon, Harry, ho bisogno di una mano in cucina! – urlo dalla
stanza vicina la signora Weasley.
Rassegnati, i due interruppero la conversazione e aiutarono
la donna ad adornare una bella torta dall’aria gustosa.
Circa tre ore dopo o preparativi erano finiti, Harry e Ron
erano tornati in camera per prepararsi, e Hermione e Ginny si acconciavano e si
truccavano in bagno.
-Non capisco che bisogno c’è di imbrattarsi la faccia in
quel modo! – disse aspramente Ron, accennando alla porta del bagno.
Harry non rispose, le due erano appena uscite, e tutti
insieme si diressero in giardino, accuratamente sistemato per l’occasione, dove
doveva svolgersi il matrimonio.
Sedie bianche erano disposte in file perfettamente dritte e
simmetriche, e un grande arco fiorito di rosa era posizionato al centro, nel
corridoio lasciato dai due grandi gruppi di sedie.
Sotto quest’arco, c’era la bellissima Fleur, che parlava con
un uomo vestito di nero, che evidentemente, doveva dirigere la cerimonia.
La signora Weasley sbucò alle loro spalle, spingendoli verso
le prime file. I ragazzi si sedettero abbastanza imbronciati. Avevano sperato
di accaparrarsi un posto nelle ultime file, così da poter sonnecchiare nel caso
in cui la cerimonia diventasse troppo lunga.
Harry si gardò intorno. Ma erano davvero così pochi?
Incrociò le braccia, in attesa.
I minuti diventavano sempre più lunghi, e Harry sentiva la
sua attenzione calare.
Ma all’improvviso tutt’intorno cominciarono a
materializzarsi maghi e streghe, parenti o conoscenti delle due famiglie, che
ingombrarono il giardino ciarlando e ridacchiando, salutando i volti conosciuti
e stringendo la mano degli estranei. Dopo poco tempo, la gente cominciò ad
accomodarsi.
Da qualche parte scaturì una marcia nuziale, e, come per
incanto, Fleur si Materializzò sotto l’arco, nel suo vestito abbagliante e il
suo bellissimo viso sorridente.
All’improvviso, si sentì un altro schiocco e Harry vide
Bill, in smoking e scarpe nuove, comparire accanto all’imminente sposa con un
cuscino rosso e d’oro in mano.
Harry notò che sul cuscino vi era una rosa bianca, al centro
tra due anelli. Hermione gli aveva detto che la rosa bianca nel mondo magico è
simbolo di unione, ed è tradizione portarla ad un matrimonio.
Fleur prese amorevolmente la rosa dal cuscino e la appuntò
allo smoking di Bill, mentre l’uomo dietro di loro cominciava a parlare di
unioni, di rispetto, di famiglia, e di amore reciproco, fino ad arrivare alla
fatidica frase.
- Fleur Delacoeur vuoi tu sposare Bill Weasley, ed amarlo e
rispettarlo finchè morte non vi separi?
-Si, lo voliio.
-Bill Weasley, vuoi tu sposare Fleur Delacoeur, ed amarla e
rispettarla finchè morte non vi separi?
La signora Weasley scoppiò a piangere, in singhiozzi
commossi e forti, tanto che in molti, compreso Harry, si voltarono a guardarla.
Nel farlo, Harry notò che vi erano tutti i membri dell’Ordine, tranne
ovviamente Mundungus, che la signora Weasley aveva accuratamente evitato di
invitare. Fu un sollievo per Harry, dopo che aveva rubato i cimeli di casa
Black, che erano appartenuti al suo padrino e che ora gli appartenevano per
eredità. Harry ricordò con rabbia e rimorso quel freddo giorno d’inverno,
quando aveva scoperto che il mago vendeva i ricordi del suo padrino a metà
prezzo, fuori dalla Testa di Porco...avrebbe voluto riprenderseli...c’era
quella coppetta, quelle tazze con lo stemma dei Black, quelle cornici, una foto
di Sirius da bambino, quando evidentemente non era ancora rinnegato dalla sua
famiglia, e quel medaglione di cui nessuno riuscì a sbarazzarsi...
Harry scattò in piedi.
-IL MEDAGLIONE!
Il medaglione...R.A.B....il viaggio con Silente...e il faso
Horcrux. Tutto tornava.
R.A.B. era Regulus, il fratello Mangiamorte di Sirius, e il
medaglione era un Horcrux! Ma ora quest’ultimo era in mano a Mundungus...oppure
al fratello di Silente, che l’aveva acquistato...
Nella mente di Harry turbinavano forticose idee, problemi,
soluzioni, così non si rese conto che un centinaio di occhi erano rivolti su di
lui.
Hermione gli diede una gomitata.
-Ehm...scusate...- balbettò imbarazzatissimo, sedendosi e
sprofondando per la vergogna.
-Ma sei impazzito? – gli sussurrò Ron.
-Ragazzi ho appena scoperto...
-Vi dichiaro marito e moglie!
Un boato coprì le parole di Harry. Ora molte persone
piangevano, signor Weasley compreso.
La gente cominciò ad applaudire, mentre un mago mingherlino
puntava la sua polverosa macchina fotografica verso i due, che si baciavano
lentamente per assaporare la gioia di quel momento, e intanto, dietro di loro,
Fred e George azionarono i loro fuochi d’artificio, creando una scoppiettante e
luminosa cornice attorno al loro bacio.
Si scambiarono gli anelli, poi Fleur si riprese la rosa, e
stringendola tra i denti, cominciò a mettersi in posa per le foto, avanzando
come una modella tra le sedie e i parenti. I due, sempre tenendosi per mano, cercarono
di uscire dalla folla che li circondava, per scappare via in luna di miele: ma
prima che potessero farlo, dalle bacchette di tutti scaturirono fiori di ogni
tipo, che contornarono la loro fuga verso una fiammante carrozza, che partì
svolazzando, perdendosi nel cielo terso e immacolato.