Dopo la furia una tranquilla serenità

di UgaRuga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Sinceramente tua ***
Capitolo 2: *** Oh no ti prego no! ***



Capitolo 1
*** 1 Sinceramente tua ***


1 Sinceramente tua

Sinceramente tua

 

Leggendo qualche foglio allontana da se il volantino e lo posa sul tavolo sgangherato di legno logoro. Si dondola sulla sedia e inspira a fondo mentre con gli occhi chiari esamina l’ambiente desolato e freddo che si vede dalla piccola finestra. Sentendosi sempre più fiacco da un’ultima occhiata al paesaggio esterno e poi si volta nuovamente verso l’interno di quella piccola bettola.

I due ragazzi si guardano per qualche secondo poi il fulvo si passa le mani sul viso stropicciandosi gli occhi e sospira stanco.

Harry allora si arruffa i capelli scuri e riapre una cartina giallognola e usurata. I due si avvicinano e consultano il pezzo di carta con attenzione. Harry indica all’amico due posti vicino ad una struttura torreggiante.

-Il Dracone ci aspetta qui e poi, raccolto gli altri penso sia più saggio aspettare arrivi la sera. Col senno di poi dovremmo riunirci con gli Gnomi Rossi.-

Arrivato a quel punto il ragazzo tace e allora l’amico sorseggia qualche goccia di burrobirra e conclude per lui il discorso.

-Dobbiamo andare a riposarci ora, a breve questo posto sarà pieno di marmaglia e allora dovremmo levare le tende e di corsa.-

I due amici si congedano salendo una stretta scaletta a chiocciola cigolante e con qualche parte mancante. Nel corridoio Harry svolta nella porta a destra mentre Ron apre quella in fronte alla sua.

Su un tavolo malconcio poggia calamaio e pergamena e accende le luci nella stanza. Si trattiene solo qualche secondo a guardare nuovamente il paesaggio e poi si accomoda sulla sedia. Scrivere lo rende sempre un po’ nervoso. Passa una mano sui capelli fulvi e prende la piuma.

Cara, no, Carissima, no.. Ciao, per la miseria!”

Non riesce proprio a scrivere. Prende la valigia ed estrae alcune lettere vecchie, lei sì che sa scrivere. Rilegge quella che gli aveva mandato per gufo qualche settimana prima.

 

 “Carissimo Ronald,

Come va? Immagino che anche tu abbia notato quanto il freddo abbia circondato un po’ tutta l’Inghilterra. Del resto ho sempre trovato futile perpetuare il discorso sul tempo per parlare di qualcosa. Certo non è un argomento da sottovalutare ma ormai si tratta di un cliché.

Insomma non era il tempo quello che più mi premeva di scriverti. Come mi avevi chiesto ho cercato gli ultimi articoli che parlano dei tuoi amati Chudley Cannons, anche se sono quasi certa che i giornali sportivi li vendano anche in Italia. Al Ministero c’è sempre il solito traffico, il lavoro certo abbonda ma non sai quanti casi civili mi siano già capitati fra le mani. Sublime direi.

La nota dolente è che con questo lavoro riesco a malapena a vedermi con Luna e Neville. Harry è scomparso a New York per delle super conferenze di respiro internazionale e ogni tanto mi manda brevissime lettere su come stanno procedendo le cose. Ma di Harry certo non dovrei parlarti perché immagino abbiate una corrispondenza molto più fitta di quanto lui l’abbia con me.

Quasi dimenticavo! L’altro giorno sono passata da tua madre per portare alcune pratiche per l’ufficio e gentilmente sono stata invitata a Natale da voi. I miei cari genitori hanno programmato per dicembre un bel viaggio in Australia a salutare alcuni amici, quindi penso proprio accetterò. Spererei caldamente che per allora tu sia già tornato dal tuo lavoro con le succursali del negozio. Anzi, per voler essere veramente sincera, non penso riuscirò ad aspettare ancora per l’intero mese. Quando più sento la tua assenza torno con il pensiero a quei giorni. Ti aspetto con ansia.

Sinceramente tua

H. ”

 

-Oh ‘Mione..-

Con aria sconsolata Ron torna ad osservare qualcosa d’indefinito nella stanza. Senza rendersene conto si ritrova a bussare alla porta dell’amico e poi entra senza aspettare la risposta.

Harry è accucciato, con una coperta beige sulle gambe, alla finestra con viso serio e sconsolato. Alla vista dell’amico di sempre sorride per pochi attimi.

Ron si siede al fondo del letto e si appoggia sulle gambe con le braccia forzute.

Il ragazzo più famoso del mondo magico esamina l’amico con fare corrucciato.

-Che ti succede?-

Ron si schiarisce la voce e guarda una tegola del pavimento di legno.

-Stavo, stavo rileggendo una lettera di Hermione di qualche giorno fa.-

-Hermione, mi manca tanto. Con lei probabilmente saremmo già sulle scope del ritorno.-

I due amici ridacchiano.

-Mi sento malissimo a mentirle. Ma, ma no. Al Ministero fa qualcosa che le piace e che la gratifica.-

Harry si alza e lancia la coperta addosso all’amico.

-Non ti preoccupare. Andrà tutto bene. E poi chissà poi magari andremo veramente una volta dove le abbiamo detto. Piuttosto hai sentito tua sorella?-

Ron si lascia sprofondare sul letto matrimoniale e Harry lo imita a qualche centimetro di distanza.

-Tempo fa mi aveva scritto che non aveva un secondo libero perché la nuova insegnante di Difesa è una vera arpia, peggio di Malocchio.-

-Le ho mandato una lettera, sai?-

A quelle parole Ron alza il viso rosso pieno d’imbarazzo e disagio. Harry pare non accorgersene e continua a parlare.

-Le ho chiesto di raccontarmi qualcosa e che mi mancava tanto. Ma non mi è ancora arrivato il suo gufo in risposta.-

Ron annaspa. Dopotutto per sua sorella forse il suo migliore amico è il partito migliore ma ancora non riesce a immaginarsi un possibile rapporto “maturo” per il bel rosso Weasley.

-Beh, arriverà.. E comunque il viaggio è lungo fino a qui. Non trovi?-

Harry  sorride, spera tanto che il suo amico abbia ragione.

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Capitolo 2
*** Oh no ti prego no! ***


2 Oh ti prego no!

Oh ti prego no!

 

Terminate le poche scartoffie che si era prefissata di sistemare quel giorno si abbandona sulla sedia. Controlla qualche comunicato inter ufficio.

Lentamente posa lo sguardo verso la finestra magicamente modificata e ne scorge il tempo burrascoso che imperversa su tutta la città. Alcuni rumori di sottofondo si sentono dalle scrivanie dei colleghi. Percorre quei pochi passi che s può permettere di fare nel suo ufficio e si appoggia al contrafforte della piccola arcata. Guarda il cielo e si accoccola nel maglione pesante color porpora.

Gli manca terribilmente. Sente sempre una ferita aperta allo stomaco quando ci pensa. Sente lentamente un senso d’impotenza e di tristezza ma si scuote con forza. Passa le mani per scostare le lacrime e torna alla piccola tavola di legno.

Dalla porta si fa avanti la figura slanciata e possente di Neville. Rimane educatamente sulla porta e con l’indice picchietta contro la porta di legno che la stessa Hermione aveva lasciato aperta.

-È permesso?-

La mora allora si sporge per accogliere l’amico e si appoggia sull’angolo del legno scuro.

-Oh! Accomodati pure, Neville. Come stai?-

Il ragazzo asseconda le richieste di Hermione, siede su una piccola poltrona di legno e incrocia le gambe.

-Devo proprio dirlo. Non ho nulla da lamentarmi. Da quando è ricominciata la ricostruzione non mancano di certo le possibilità. Ho ricevuto più proposte ma sto ancora valutando. A dire il vero preferirei lavorare a contatto con le piante ma a riguardo non c’è poi tanta richiesta.-

Hermione si ravviva i capelli e si accomoda sull’altra sedia a fianco di Neville. Il quale si blocca per qualche istante, passa le mani sulla stoffa dei pantaloni scuri e fissa per un po’ Hermione. Pare abbia omesso qualcosa, ma sono pochi secondi. Subito dopo distoglie lo sguardo e porta alla ragazza i saluti della nonna.

-Grazie mille. Sei passato per farmi i saluti o c’è di più?-

Neville alle parole di Hermione alza lentamente il capo e la fissa con fare serio dritto negli occhi. D’istinto gli occhi corrono alla porta ancora aperta della stanza.

Cogliendo le intenzioni dell’uomo, Hermione si alza immediatamente e scatta a socchiudere la porta.

Neville allora si alza da dove stava accomodato e si avvicina ad Hermione, lo sguardo è quasi severo. Prende le mani della donna e le stringere. Vedendo tanta premura nei suoi confronti la donna pensa irrazionalmente a Ron. Oh no, oh ti prego no! Non è vero, non sta accadendo davvero.. Lui, Ronald..

Neville porta verso di sé e poi la spinge verso la sedia. La ragazza non resiste nemmeno a quello spostarsi. Sprofonda, pacatamente, sulla sedia e non distoglie lo sguardo dal moro.

-L’altro giorno, quando sono passato qui per delle pratiche per la nonna volevo passare a salutare Harry. Mi ero scordato che doveva ancora essere a quel convegno a Boston o New York che fosse.-

Si schiarisce la voce e inizia a passeggiare per il piccolo spazio dello studio.

-Ero, ero sovrappensiero e mi sono ritrovato all’ufficio Auror senza nemmeno accorgermene, quasi facevo cadere delle pratiche ad una ragazza quando l’ho riconosciuta non ci volevo credere. Mi ero appena scontrato con Hannah Abbot. Ti ricordi di lei?-

Seppur confusa Hermione, bianca in viso, accenna ad un piccolo assenso. Hannah era una ragazza molto timida ma anche tanto simpatica che era andata con loro ad Hogwarts.

-Beh ci siamo scambiati i soliti convenevoli. Ad un certo punto, non so nemmeno io come mai simo arrivati a parlare di quello Hannah mi ha spiegato che l’ufficio era sovraccarico di lavoro e nuove leve avrebbero fatto comodo. Io ho scherzato facendole notare che tanto oramai Voldemort era sconfitto, quindi il mio contributo l’avevo fatto. Ed è allora che Hannah mi ha detto: “Indubbiamente hai fatto molto per tutta la comunità, tutti voi. Anzi ogni tanto mi chiedo come trovino la forza di andare avanti a lavorare così tanto Harry, Ron e Semaus.”-

Hermione fissa allora stranita Neville e inclina il capo, gli occhi fissano un punto indeterminato sul pavimento ed inizia a meditare attentamente. L’amico allora le si siede accanto e guarda con fermezza la donna.

-Solo quando mi ha detto quello mi sono ricordato che Harry doveva aver una conferenza. Hanna pure deve essersi accorta di avermi detto qualcosa che non andava e si è dileguata piuttosto in fretta.-

In quell’istante Hermione si porta una mano alla bocca e salta in aria, in sussulto.

-Hai sentito ultimamente Semaus?-

-No, a dire il vero ma Ginny deve avermene parlato. Doveva lavorare in un negozio babbano, poco lontano da qui.-

-Per la barba di merlino! Cosa avranno combinato quei tre?-

Neville fa spallucce. Si volta nuovamente verso la porta chiusa.

-Ho pensato che tu saresti la più affidabile e soprattutto, diciamolo “giochi in casa”-

I due ridacchiano e allora Hermione si va accomodare alla scrivania. Punta i gomiti sulla struttura in legno e incrocia le  dita con fare pensieroso. Nel silenzio più totale si sente solo più il vociare di sottofondo fuori da quelle quattro mura.

-Dobbiamo parlare con Fiona.-

Allora Neville torna triste e sbuffa.

-No, l’ho già incontrata. È una strega e poi magari, magari non è nulla, forse mi sono sbagliato io.-

-No, lo sappiamo entrambi che non è così.-

Torna a calare il silenzio. Hermione cerca di smettere d’immaginarsi i suoi amici e Ronald nelle peggiori situazioni. Dannazione! Ronald, e mi scrivevi di Quiddich, magari.. Ma!

Improvvisamente Hermione s’illumina. Fissa con enormi occhioni marroni Neville e poi si alza in piedi e cerca alcuni fogli nel cassetto.

-Ma certamente. So cosa fare.-

-Davvero? Splendido! Che cosa?-

Hermione però non sta più pensando ad altro. Porge i fogli all’amico ed infila il giaccone invernale.

-Ora devi fare un favore. Questi fogli li consegni a Demetra, scrivania terza partendo dalla porta di servizio. Le dici che sono corsa via per qualche motivo, non so.. Inventa!-

Il ragazzo pare interdetto, poco prima di dileguarsi la ragazza ritorna sui suoi passi e punta l’amico con l’indice minaccioso.

-Tu, tu fatti trovare alla “Testa di Porco” questa sera. Non più tardi delle sette.-

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