La vendetta di Asshad

di IlFicter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Era una notte tranquilla nella cittadina di New Island, una piccola cittadina vicina ai pressi di Chicago. O meglio una notte tranquilla, tranne  in una casa che ben presto la quiete di quella sera stava per essere interrotta.
Dalla camera da letto di un ragazzo provenne un grido che svegliò i restanti membri della famiglia.
-Keil, cosa succede?- chiese la madre preoccupata.
-Di nuovo, è successo di nuovo. Lo stesso incubo spaventoso. Degli spiriti mi dicevano che presto Asshad si sarebbe vendicata.- il povero ragazzo sembrava molto spaventato.
Il padre sospirò. –Keil, quando la smetterai di guardare film horror prima di andare a letto?-
-Ma papà.....- replicò Keil. -..... nei film che vedo non c’ è nessun “Asshad” e.....-
-Basta così ora. E’ tardi, mezzanotte passata. Torna a dormire e fai il bravo.-
Il ragazzo guardò la madre supplicante.
-E va bene, vieni a dormire con me.-
Il padre sospirando si mise nel letto di Keil mentre il ragazzo andava a dormire in camera con la madre.
Lontano, sui confini di New Island si stagliò una figura, la figura di una persona. Chi era?
Il mattino seguente a scuola, Keil stava parlando del suo sogno al suo migliore amico.
-Keil hai sedici anni, è possibile che ancora hai paura degli incubi come i bambini piccoli?- lo prese in giro l’ amico scuotendo la testa.
-Non è così Jack. Quell’ incubo è abbastanza riccorrente. Significherà pur qualcosa, no?!-
-Che la devi piantare di vedere film horror prima di andare a letto.- la voce era di una giovane ragazza dell’ età di Keil.
-Hanna, almeno tu credimi, per favore. Vi dico che quell’ incubo deve significare pur qualcosa. Perchè così spesso? Perchè sempre lo stesso? Perchè questa “Asshad” dovrebbe vendicarsi?-
I due ragazzi sospirarono.
-Senti Keil, visto che sei mio amico ho fatto delle ricerche su quel nome ma non ho trovato nulla. Nè internet nè le enciclopedie lo menzionano. Quindi non darci troppo peso, in fondo è solo un sogno.-
Lo squillo della campanella annunciava la fine della ricreazione e la ripresa delle lezioni.
L’ ora di matematica stava passando tranquilla, sotto la noia di tutta la classe tranne che di Hanna visto che lei adorava la matematica. Ma quella quiete sarebbe stata interrotta anche in classe proprio come era accaduto la stessa notte a casa di Keil.
-Preparatevi, presto la maledizione di Asshad colpirà tutti voi.-
Keil rabbrividì e spalancò gli occhi.
-Keil, qualcosa non va?- domandò sottovoce Jack, suo compagno di banco.
-Non hai sentito nulla?-
-Sì, anche se è una noia mortale sto seguendo la lezione. Se ti sei perso qualcosa chiedi ad Hanna, quella secchiona avrà seguito tutta la lezione.-
-Ma non mi riferivo alla lezione. Non hai sentito una voce dire che la maledizione di Asshad si abbatterà su tutti noi?-
Jack sospirò. –Lo vuoi capire che è solo la tua immaginazione? Se guardassi meno film horror la sera prima di andare a letto forse........-
-Ti dico che i film horror non c’ entrano!-
-Come si chiamava l’ ultimo? “Urlo di Sangue”? E’ stato eletto il film horror più spaventoso del 2000 e siamo nel 2011, questo la dice lunga.-
Tornato a casa, Keil raccontò ai suoi genitori della voce che aveva sentito in classe durante l’ ora di matematica.
-Adesso basta. E’ ora di smetterla di guardare film horror. Per un pò te lo proibisco. Guarda come sei. Ora senti perfino le voci.- il padre era un pò arrabbiato.
-Ma papà.......-
-Nessun “ma”, tuo padre ha ragione Keil. Non puoi andare avanti così. Fin quando queste tue presunte voci non passeranno ti proibisco di vedere anche solo “L’ Esorcista”.
Il ragazzo si rassegnò triste e aggiunse solo: -Va bene.- con voce abbattuta.
Era notte fonda e Keil stava dormendo beatamente nel letto.
-Preparatevi, presto sarete colpiti dalla maledizione di Asshad.-
-Asshad ritornerà presto alla luce e la sua maledizione colpirà il mondo intero.-
Keil si svegliò di nuovo spaventato sudando freddo. Questa volta la paura era talmente grossa che non riusciva nemmeno a urlare.
-Ma perchè? Perchè continuo a sognare queste cose? Non ne posso più.-
Con fatica si rimise a letto anche se impiegò un paio d’ ore prima di riprendere sonno, ancora spaventato per via dell’ incubo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Era sabato e oggi le scuole di New Island erano chiuse per la festa patronale.
Keil scese dal letto e scendendo le scale della casa, si diresse in cucina al piano inferiore. Dalla cucina provenivano tre voci diverse: due appartenevano ai suoi genitori, la terza era una voce sconosciuta.
-Buongiorno mamma, buongiorno papà.-
Assieme ai suoi genitori c’ era una donna che Keil non aveva mai visto.
-Keil, ti presento la signora Mylena. E’ una psicologa e si è trasferita nella nostra cittadina oggi.-
-Piacere di conoscerti Kei.- sorrise la giovane donna.
-A quanto pare è proprio lui.-
Keil guardò prima la psicologa poi i suoi genitori, con sguardo interrogativo.
-Sai, tua madre e tuo padre sono un pò preoccupati, pensano che tutti i film horror che hai visto ti hanno influenzato la mente fino a provocarti allucinazioni.......-
Keil la interruppe subito. –Ma non sono allucinazioni! Quelle voci le sentivo davvero.-
-Come mai allora solo tu le senti? Ieri ti è capitato nell’ ora di matematica, eppure nessuno a parte te le ha sentite, come te lo spieghi?-
Il giovane ragazzo non diede risposta e si sedette a tavola.
-Sono d’ accordo con l’ idea dei tuoi genitori di non farti vedere film horror per un pò di tempo. Dopo colazione potresti venire con me nel mio studio dove parleremo di queste tue allucinazioni.-
-Anche stanotte ho avuto quell’ incubo, eppure l’ unica cosa che ho visto ieri sera è stata la partita di basket.-
-Ci vuole del tempo prima che la tua mente si “liberi” da queste allucinazioni. Quanto meno possiamo farle passare più in fretta se accetti di venire in cura da me. Ci vediamo una volta alla settimana, per due ore al prezzo di 60 dollari.- concluse infine rivolta ai genitori.
-Va benissimo.- dissero i genitori di Keil senza pensarci troppo.
Finita la colazione, Keil e Mylena si diressero verso lo studio di quest’ ultima. Il posto non era molto distante, in venti minuti di autobus erano già arrivati.
Era una costruzione ad un unico piano, non molto grande ma nemmeno così piccolo.
-Accomodati.- fece Mylena aprendo la porta.
Keil entrò nello studio e si guardò intorno. C’ era un lettino, una scrivania, due sedie e qualche quadro appeso.
-Accomodati pure sul lettino. So che la mia richiesta può sembrarti strana ma devi cercare di addormentarti.-
Il ragazzo la guardò stupita. Che razza di richiesta era? Doveva dormire? Gli veniva un pò difficile crederci. –Dovrei dormire?-
-Esatto. Voglio vedere se dormendo hai di nuovo quell’ incubo o meno. Se non ti sarai svegliato da solo, ti sveglio io alla fine delle due ore dopo di che vedremo la volta prossima il dafarsi.-
Keil si levò le scarpe e si sdraiò sul lettino mentre Mylena si sedette alla scrivania.
Il ragazzo provò a rilassarsi ma non gli veniva molto facile prendere sonno lì. Lentamente però, dopo mezz’ ora i suoi occhi si chiusero del tutto e si addormentò.
Keil si trovava in un posto che non conosceva. Si trattava di una vecchia città che non aveva mai visto. Delle fiamme stavano lentamente divorando l’ intera città distruggendola. Grida di dolore rieccheggiavano ovunque, a quanto pare anche gli abitanti stavano andando a fuoco.
-Ci vendicheremo! La maledizione di Asshad un giorno si abbatterà su di voi.-
-Aspettate e vedrete. La nostra maledizione si risveglierà e quando accadrà tutti voi pagherete per ciò che ci avete fatto!
Keil si svegliò di soprassalto.
-Allora? Cos’ hai sognato?- domandò Mylena dalla sua scrivania.
Keil guardò l’ orologio. Aveva dormito per poco più di un’ ora. Si alzò dal lettino e si sedette di fronte a Mylena, come da sua indicazione. Le raccontò il sogno che aveva fatto descrivendo la città, le voci, fu molto dettagliato nel suo racconto. Mylena era stata in silenzio ad ascoltare, prendendo parola solo per chiedergli eventuali dettagli su qualcosa.
-Molto bene. Per oggi abbiamo finito.-
-Cosa posso fare allora?-
-Ci vuole del tempo prima che tu possa liberarti da queste illusioni, una sola seduta non basta. Ci rivediamo settimana prossima. Per adesso ti dico di non preoccuparti e di non dare troppo peso ai tuoi sogni.-
Keil pagò la parcella e tornò a casa.
Mylena lo seguì con lo sguardo fino a quando non lo vide più. Uno strano sorriso comparve sul suo viso.
-I tuoi genitori mi hanno un pò parlato dei problemi che hai, che senti delle voci e fai incubi quasi tutte le sere. Sono un pò preoccupati e quindi hanno voluto rivolgersi a me.-

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Quella notte Keil come sempre stava avendo il solito incubo, sentiva le solite voci
-Asshad sta per vendicarsi.-
-Presto la nostra maledizione si abbatterà su tutti voi.-
Si svegliò di soprassalto e quello che vide lo terrorizzò. La camera era buia eppure una strana luce bianca volteggiava sopra di lui. Cercò di accendere la lampada vicino al letto ma sembrava non funzionasse.
-Ci vendicheremo per quello che ci è stato fatto. La maledizione di Asshad ricadrà su di voi.-
La voce sembrava provenire da quella luce bianca. Keil era paralizzato dalla paura quando la luce sparì da sola. Terrorizzato cercò di riprendere sonno ma vanamente. Si portò la coperta fin sotto gli occhi e così rimase per circa tre ore quando il sonno ebbe la meglio sulla paura e si addormentò.
Al mattino appena sveglio raccontò dell’ accaduto ai genitori.
-Non è stato un sogno vi dico. Non riuscivo ad accendere la luce.-
-Keil ora vedi di calmarti. E’ stato solo un brutto sogno. Un black out non può essere stato perchè a quell’ ora ero andata in bagno e la luce era accesa e ho appena controllato la tua lampada e funziona.-
Le parole della madre erano inutili, Keil era convinto che non si trattasse di un incubo ma che era successo per davvero.
-Comunque oggi è Sabato no? Hai di nuovo appuntamento dalla psicologa, raccontale tutto.-
Fatta colazione Keil uscì di casa, prese l’ autobus e andò dalla psicologa.
-Ciao Keil, accomodati.-
Il ragazzo entrò e si sedette di fronte a Mylena.
-Dimmi, hai più avuto quei sogni?-
Keil raccontò tutto quello che era accaduto quella notte per filo e per segno senza ommettere di dire ciò che gli aveva detto sua madre.
La psicologa restò in silenzio e chiuse gli occhi per poi  riaprirli dopo lentamente.
-D’ accordo Keil a questo punto devo raccontarti tutta la verità.-
Il ragazzo la guardò sorpreso e molto stupito.
-Devi sapere che io non sono una psicologa. Sono un’ esorcista.-
-Un’ esorcista?- ripetè molto stupito Keil senza la certezza di aver sentito bene.
-Sì, hai capito bene, un’ esorcista. Adesso devo raccontarti una storia, la verità che sta dietro a tutto ciò.-
Il ragazzo si mise comodo.
-La storia risale a diverso tempo fa, all’ epoca della caccia alle streghe. A quel tempo esisteva una città chiamata Asshad.-
Keil spalancò gli occhi stupito.
-L’ Asshad che sento sempre?-
-Esattamente. Asshad era una città i cui abitanti avevano degli incredibili poteri magici, il potere della psicomaterializzazione. Ovvero il potere di materializzare oggetti attraverso la forza del pensiero. Per questi loro poteri, li abitanti di Asshad venivano impiegati nelle guerre dai vari paesi. Ma quando le guerre cessarono, nacque la paura verso quella gente e decisero di distruggere Asshad e di uccidere i suoi abitanti, appiccando un incendio.-
-Il mio sogno!-
-Esatto. E come nel tuo sogno li abitanti lanciarono una maledizione sul mondo intero giurando che un giorno si sarebbero vendicati. Tempo dopo sulle macerie di quella città ne venne costruita un’ altra e venne chiamata New Island.-
Il racconto di Mylena continuava a stupire Keil sempre di più.
-Il fatto che tu senta quelle voci, hai quei sogni vuol dire che il giorno si  sta avvicinando, la vendetta di Asshad sta per risvegliarsi.-
Questo aveva dell’ incredibile, a Keil sembrava di vivere in uno dei suoi film horror.
-Io cosa c’ entro in tutto questo? Perchè solo io li vedo?-
-Perchè tu sei il discendente di un’ esorcista che a quel tempo aveva combatutto contro Asshad e hai ereditato i suoi stessi poteri. Anche lui aveva imparato la psicomaterializzazione e quindi ora devi imparare ad usarla. Mi serve il tuo aiuto per mettere fine alla maledizione e salvare il mondo intero.-
-D’ accordo, accetto. Allora mi insegnarai tu?
-Certo. Ovviamente non dovrai dire nulla ai tuoi genitori, dev’ essere il nostro segreto. Dovremo vederci in segreto più di una volta alla settimana o il tempo non basterebbe. Pensi di poter inventare una scusa?-
Keil ci pensò su un momento. –Dirò che mi sono fidanzato.-
-Molto bene. Se sei pronto, inizierei subito. Stai per imparare la psicomaterializzazione.-
-Ok, cominciamo pure.-

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Mylena si concentrò e guardò fisso Keil. Improvvisamente apparve una catena che gli legò le braccia.
-Ma cos....
-Devi romperla. Usa la forza della mente. Concentrati sulla catena e rompila. Questo ti serve per affinare il potere della tua mente.-
Keil iniziò a tirare forte con le braccia.
-Fermo! Devi usare la mente. Un qualcosa creato col potere della psicomaterializzazione non può essere rotto con la forza bruta e nemmeno con le armi umane. Se continui a tirare con le braccia finirai con lo strapparle.-
Un brivido freddo attraversò la schiena di Keil che smise subito di tirare.
“Mi spiace mentirvi. Ma Mylena ha ragione, non mi credereste o comunque vi spaventereste per nulla. Io proteggerò la famiglia e l’ inter New Island, lo giuro!”
Era più facile a dirsi che a farsi. Keil chiuse gli occhi e iniziò a concentrarsi sulle catene. Restava concentrato e ora riusciva a sentire il freddo del ferro come se stesse entrando nella sua carne. Quella sensazione lo obbligò a riaprire gli occhi.
-Aiuto! Le catene stanno.....-
-Tranquillo, non succede nulla. Quella sensazione che hai provato vuol dire che la tua mente si sta concentrando. Non preoccuparti, almeno che non viene ordinato dal suo creatore, nessuno oggetto psicomaterializzato ferisce.-
Keil ritornò a concentrarsi e ancora una volta sentì come se il freddo del ferro gli entrasse nella carne. Continuava a concentrarsi e vedeva nella mente formarsi l’ ombra delle catene. Lentamente l’ ombra prendeva forma e ora le vedeva chiaramente. Senza fare sforzo iniziò a tirare con le braccia e riuscì a rompere le catene.
-Ci sei riuscito, molto bravo.- “Ci ha messo meno di quanto credessi. E’ davvero bravo.”
Keil aveva il fiatone. –E’ stancante..... però ce l’ ho fatta......-
-All’ inizio è ovvio che ti senti stanco ed è ovvio starci tanto. Ora prenditi una piccola pausa.-
Mylena portò un bicchiere d’ acqua che Keil bevve in un sorso.
Delle strisce di metallo spesse qualche centimetro apparvero dal nulla e come una specie di camicia di forza legarono il torso di Keil.
-Adesso levati di dosso quella. Questa volta usa la forza pura della mente. Prima l’ hai passata alle braccia riducendone la forza, ora usando solo la tua concentrazione liberati da quelle fasce di metallo.-
Keil chiuse gli occhi e si concentrò sulle fasce che lo bloccavano. Aumentò la concentrazione e sentiva come se le fasce stessero penetrando nel suo torso esattamente come le catene. Non fece nulla e continuava a concentrarsi con la mente ormai si sentiva tutt’ uno con le fasce di metallo che lentamente apparivano nella sua mente. L’ immagine era sempre più nitida fino a che le vide chiaramente nella sua testa.
-Adesso pensa di romperle. Immaginati che le fasce si spezzano.-
Seguendo ciò che gli ha detto Mylena iniziò a concetrarsi sulle fasce e lentamente riuscì a vedere che si stavano rompendo.
Delle crepe apparvero su quella camicia di forza fatta con fasce di metallo fino a quando non andò in frantumi.
- Anf!  Anf!  Anf!  Anf!  Anf! Ci sono riuscito.- 
-Molto bene Keil. Per oggi può bastare così.-
Il ragazzo era stravolto, si sentiva stanchissimo.
-Se appare un altro di quegli spiriti cosa faccio?-
-Quello che hai fatto ora. Concetrati su di lui e immaginati di distruggerlo. La volta prossima ti insegnerò qualcos’ altro. Direi che ci vediamo martedì alle quattro del pomeriggio.-
Keil si alzò dalla sedia.
-Mi raccomando a non parlarne con nessuno. Nemmeno con Jack e Hanna. Nessuno deve sapere. A parte che non saresti molto creduto ma è meglio evitare di spargere inutili paure.-
-Ok allora  a martedì.-
Keil prese l’ autobus e tornò a casa dai genitori.
-Ti vedo molto più rilassato Keil.- osservò il padre.
-Mi ha detto che era un’ allucinazione. Quando si crede di vedere una cosa si finisce con il vederla davvero.- aveva pensato bene al tipo di scuse da usare.
-Mamma, papà. Martedì alle quattro devo uscire. Ho un apputamento con una ragazza.-
-Ti sei fidanzato? Sono così contenta per te.- la madre lo abbracciò forte.
-Bravo figliolo.-
-Devi tirare ma non con la forza dei muscoli. Prima devi concentrare la tua mente e poi tirare, facendo così userai la forza della mente e non delle braccia.-

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