Lacrime e Pioggia

di Madapple
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Nuova pagina 2

ATTENZIONE! La cronologia e gli avvenimenti della storia non sono interamente fedeli alla trama originale della saga.
La seguente fanfiction prende spunto esclusivamente dai personaggi. I diritti d'autore appartengono a JK Rowling. Questa FF non è a scopo di lucro.

Buona Lettura! ^^

** PREFAZIONE **

Ero seduta tra gli spalti quando vidi dei fasci di luce rossa salire in alto ed illuminare il cielo scuro della notte, avvertendoci che qualcuno dei Campioni aveva bisogno di aiuto.
Speravo tanto che non si trattasse di Harry. Lui meritava sicuramente la vittoria, nonostante non avesse scelto autonomamente di partecipare al Torneo Tremaghi.
Poco dopo, vidi che a chiedere aiuto era stata Fleur Delacour e il mio cuore poté finalmente tranquillizzarsi dopo essere stato in agitazione per minuti interminabili.
Ora, a contrastare il mio amico, erano solo in due: Viktor Krum, che quanto a resistenza fisica dava non pochi problemi, e Cedric Diggory, furbo e arguto come una volpe.
Se Harry non avesse vinto il Torneo, ammetto che avrei preferito Diggory come vincitore e non Krum... almeno lui era di Hogwarts.
È vero: accettai di andare al Ballo del Ceppo con Viktor, ma solo per far ingelosire Ron, il quale non si accorse nemmeno che quella sera mi ero fatta bella per lui.
Harry lo notò, ma Ronald Weasley era troppo occupato a chiedersi cosa avesse fatto di sbagliato per farmi infuriare così, che nemmeno si accorse di quello che avevo fatto per lui.
Per me, quella sera, svanì ogni tipo di interesse nei suoi confronti e tornai a vedere in Ron solo il buon amico che avevo visto fino a poco tempo fa.
In quanto a Viktor, beh… lui era sicuramente un ragazzo interessante, ma non sono mai stata molto attratta da tipi come lui, anche se ammetto che Krum esercitava un certo fascino anche sulla sottoscritta.
Passò quasi un’ora e tutti ci chiedevamo che fine avessero fatto i Campioni.
Nessuna segnalazione veniva lanciata in cielo e la Coppa Tremaghi non era ancora stata trovata.
Ero abbastanza emozionata da tutta la competizione ed ero stata di grande aiuto ad Harry nelle sue ricerche. Di questo ero contenta.
Mi voltai alla mia destra e vidi Cho Chang preoccupata per il suo Cedric.
Aveva il viso contratto in smorfie di nervosismo e stringeva i pugni accanto alle labbra, picchiettando i pollici sul mento ad intervalli regolari.
Era parecchio tesa. Lo potevo leggere sul suo viso chiaramente.
Mi chiesi come avesse passato il tempo con Diggory durante tutta la durata del Torneo e mi immaginai entrambi seduti sull’erba a parlare delle prove, con lei che gli accarezzava i capelli, all’ombra di un albero.
Era un pensiero piuttosto romantico per la Hermione Granger che conoscono tutti, ma ammetto che non riuscivo ad immaginarmi Cedric in atteggiamenti diversi.
Se pensavo a lui con Cho, me lo immaginavo sempre molto dolce e non so perché. Forse per la sua faccia da bravo ragazzo ed eternamente sorridente.
Ero immersa nei miei pensieri sul sorriso di Diggory, quando una nuova segnalazione di aiuto illuminò la notte.
Stavolta si trattava di Viktor Krum, che stava raccontando a Karkaroff di aver agito sotto effetto di uno strano incantesimo.
Qualcuno cominciò a dubitare della sicurezza di quell’ultima prova del Torneo.
Infatti, non ci volle molto per far spuntare in cielo un’altra luce rossa e speravo con tutto il mio cuore che non fosse stata lanciata da Harry.
In effetti, dopo la fine del Torneo scoprimmo che era stato proprio lui a lanciarla, ma per avvertirci che era Cedric ad aver bisogno di aiuto.
Avevano avvistato entrambi la Coppa Tremaghi e, fortunatamente per Diggory, quest’ultimo venne arpionato dalle piante del labirinto ed Harry preferì proseguire per la sua strada piuttosto che aiutarlo a liberarsi, anche perché sarebbe stato inutile. Ormai l’avevano catturato e, quindi, tanto valeva raggiungere la Coppa il più in fretta possibile e porre fine al Torneo.
Più tardi avremmo scoperto anche che la Coppa non era altro che una Passaporta che conduceva al cimitero dei Riddle e che Harry aveva affrontato Lord Voldemort in uno scontro molto duro, dal quale era riuscito a salvarsi grazie al Prior Incantatio.
Vederlo ritornare dal labirinto così impaurito, ma allo stesso tempo tanto determinato a porre fine a quella storia, mi diede una strana sensazione di dolore alla bocca dello stomaco.
Harry ci confessò che per un momento gli passò per la testa di dividere la vittoria con Cedric, afferrando la Coppa nello stesso momento.
Questo avrebbe comportato la presenza di Diggory al cimitero, insieme a Voldemort, e Dio solo sa cosa sarebbe potuto accadere.
Qualche giorno dopo la fine del Torneo, gli studenti di Beauxbatons e di Durmstrang ritornarono a casa, lasciandosi dietro amicizie appena nate, ma desinate a crescere nel tempo.
Viktor mi diede il suo indirizzo e ci lasciammo con la promessa di scriverci. L’avrei mantenuta, quella promessa, anche perché tutto sommato, qualcosa mi legava a Krum, nonostante scoprii più in avanti che si trattava solo di un sentimento di amicizia.
Ed è più o meno a questo punto del racconto che inizia la mia storia, quella vera e propria, che voglio raccontarvi affinché sappiate che nella vita non si può mai dire di conoscere una persona finché la si conosce veramente. Che a volte capitano cose che non ti aspetti.
E che da un litigio tra innamorati ascoltato per caso, può nascere ed evolversi nel tempo una situazione complicata e indescrivibile, che solo chi l’ha vissuta può dire di aver assaporato fino alla fine.

(¯`•¸·´¯) Capitolo 1. (¯`•¸·´¯)


Stavo raggiungendo i miei compagni in biblioteca per l’ennesima ricerca di Erbologia. Avevano bisogno del mio aiuto e portando con me una pila di libri
pesantissima, mi recai a passo svelto da Harry, Ron e gli altri, che ormai mi stavano aspettando da più di venti minuti.
Svoltai l’angolo proseguendo lungo il corridoio, quand’ecco che la mia attenzione venne attratta improvvisamente da urla piuttosto forti provenienti da una stanza alla mia destra.
La porta era socchiusa e sentii, in modo molto chiaro, che a litigare erano Cho Chang e Cedric Diggory.

- Sssh! Non urlare – diceva Cedric, tentando di farla stare calma.

- Non mi importa d’essere ascoltata! – ribatteva Cho, gesticolando con le mani – Sono stanca di questa situazione! Dimmi: perché stai con me!?

Cedric rivolse gli occhi al cielo – Ancora con questa storia!

- Tu sei solo bravo a lamentarti, ma non rispondi mai, Cedric! MAI!

- Vuoi abbassare la voce!? – chiese ancora lui, stavolta urlando a sua volta.

Cho si passò una mano sulla fronte, sospirando – Perché sei venuto al Ballo con me!? Perché mi hai invitata?

- Perché volevo andarci con te…

- Non mentire! – lo interruppe lei – Sono stata la seconda scelta! E per colpa tua ho detto di no a tantissimi altri ragazzi che avrebbero meritato molto più di te le mie attenzioni.

- Andiamo, Cho! – rispose Cedric, visibilmente infastidito – Tu non sei dispiaciuta per tutti, ma solo per Harry Potter! Ammettilo, è con lui che volevi andare al Ballo.

Cho strinse i pugni, portandosi le mani all’altezza della testa – Sei così testardo! E anche molto infantile…

- E tu sei patetica! – aggiunse Diggory.

La ragazza di Corvonero, allora, si voltò improvvisamente verso la porta, come a volersene andare ed io, che non volevo essere vista, mi nascosi dietro una rientranza del muro, coprendomi con le enormi foglie finte di una pianta ornamentale.
Ma Cho non stava andando via. Almeno non ancora.
Si voltò nuovamente verso Cedric, dandogli un sonoro schiaffo sulla guancia,
che riecheggiò per il corridoio vuoto nel quale ci trovavamo.
Cedric si toccò la guancia dal dolore e guardò la ragazza stranito, sorpreso da quel gesto.

- Tra noi è finita, Cedric – disse poi Cho Chang, uscendo dalla stanza e lasciando la porta aperta alle sue spalle.

Aspettai che lei fosse lontana, per uscire dal mio momentaneo nascondiglio.
Mi avvicinai lentamente verso la porta e guardai Cedric tenere ancora la mano sul volto dolente per lo schiaffo, ricevuto da quella che, ormai, era la sua ex-ragazza.
Non volevo che mi vedesse. Insomma, sarebbe stato imbarazzante per entrambi, ma dimenticatami completamente dei pesanti volumi che tenevo tra le mani, non mi accorsi che alcuni stavano scivolando via, cadendo pesantemente sul pavimento, poco dopo.
Il tonfo dei libri, ovviamente, lo fece voltare verso di me.

Cedric mi squadrò prima di parlare – Granger? Cosa ci fai qui?

- Ehm… - non sapevo cosa rispondere – Io… stavo andando in biblioteca.

Optai per la verità, ma lui intuì che nascondevo qualcosa.

- Scusa – aggiunsi, tentando di evitare che facesse altre domande che mi avrebbero messa ancora di più in imbarazzo – Raccolgo le mie cose e me ne vado.

- Da quanto tempo sei qui, Granger? – mi chiese lui. Non sembrava arrabbiato.

La cosa mi diede il coraggio di rispondere in modo disinvolto – Non da molto.

- Cosa intendi per molto? – chiese ancora Cedric. Stavolta sembrava anche che sorridesse.

- Molto inteso come… ehm… molto – la mia risposta lo fece ridere.

Non ne compresi il reale motivo. In quel momento mi chiesi se stesse ridendo perché gli sembravo una completa idiota o se perché era la situazione a divertirlo.

Si sedette – Non sei molto brava in queste cose, Granger – disse – Hai ascoltato me e Cho mentre litigavamo, vero?

Arrossì vistosamente per la vergogna di essere stata scoperta – Ti assicuro che non volevo! Stavo andando in biblioteca per aiutare Harry e Ron, quando ho sentito delle urla provenire da qui e credimi, se la porta non fosse stata socchiusa, io…

Cominciai a parlare a raffica. Cosa che mi succede spesso quando sono nervosa o imbarazzata e, in quella circostanza, ero entrambe le cose.

Fu lui a dirmi di fermarmi, poggiandomi le mani sulle spalle – Calmati, non è successo niente di grave. Lo so che non l’hai fatto di proposito.
Respirai lentamente per qualche secondo.

Il rossore doveva essere notevolmente diminuito, poiché non avvertivo più le guance scottare – Grazie per la fiducia – aggiunsi poco dopo, in mancanza di qualcosa di più intelligente e appropriato da dire.

Lui mi sorrise e andò a raccogliere le sue cose, lasciate su una panca di legno poco lontano da dov’eravamo.
Rimasi lì, nonostante avrei potuto girarmi e andarmene.
È come se Cedric, involontariamente, mi avesse chiesto di restare.
Avvertivo quella sensazione e non sapevo cosa mi avesse spinto a starmene immobile davanti a lui, ma non potevo restare lì.
Mi imposi di farmi gli affari miei e decisi che andarmene sarebbe stata la scelta più giusta, anche per permettere a Cedric di starsene un po’ solo, senza avermi tra i piedi.
Presi i miei libri e mi voltai, in direzione dell’uscita, ma Cedric mi chiese di non andarmene.

- Aspetta – disse improvvisamente – Un momento…

Lo guardai – Qualcosa non va? – chiesi.

Cedric spostò il suo sguardo verso il soffitto e poi, di nuovo, su di me – Non dire a nessuno quello che hai sentito, per favore.

Fui sorpresa di quella richiesta e anche leggermente infastidita. Davo l’impressione di essere una spiona pettegola?

- Non sono il tipo – aggiunsi io, fredda – La tua reputazione di bravo ragazzo è al sicuro, puoi stare tranquillo.

Diggory scosse il capo – Ti sei offesa? – mi chiese.

Non risposi.

- Non sto insinuando che sei una spiona pettegola.

Era come se mi avesse letto nella testa, o più semplicemente il mio sguardo aveva lasciato trasparire nitidamente i miei pensieri.
Cercai di non mostrargli quanto fossi infastidita dalla situazione e feci in mondo di trasmettergli l’impressione opposta.

- Non è quello che stavo pensando – dissi.

- Te l’ho già detto, Granger – ribatté lui – Non sei brava in queste cose… non sai mentire – continuò, stavolta senza sorridermi – Siete tutte uguali.

- Cosa!? – chiesi confusa. Stava iniziando a generalizzare e la cosa mi infastidì non poco.

Cedric mi diede le spalle – Certo, tutte uguali. Se non ottenete quello che volete ve la prendete sempre con gli altri e quando qualcuno vi sbatte in faccia la realtà la mettete sulla difensiva, interpretando il ruolo delle piccole vittime incomprese!

Feci qualche passo nella sua direzione – Come ti permetti?! – chiesi lentamente e cercando di mantenere la calma – Te la prendi con me perché la tua ragazza ti ha lasciato!?

Mi accorsi immediatamente di aver esagerato.

Ero stata un po’ troppo dura. In fin dei conti non parlava sul serio, ma si stava solo sfogando dopo essere stato lasciato.

Mi sentii una bambina per quello che gli avevo detto, troppo infantile per capire come ci si sente in questi momenti.

Lui, però, sembrava essersela presa – Cosa ne sai tu di queste cose!? Eri tu quella che piangeva la sera del Ballo, da sola, sui gradini delle scale, non io!

Mi ferì con quelle parole, ma incassai il colpo perché in fondo me l’ero meritato. Eravamo pari adesso, ma l’istinto mi fece comunque reagire.

- E’ vero – risposi senza alzare la voce – ma almeno io non ho invitato un’altra persona come seconda scelta, solo perché un’altra mi aveva dato buca…

Cedric cambiò espressione – Almeno non sono stato IO la seconda scelta.

- Cosa stai cercando di dire…? – chiesi non troppo sicura del significato di quella frase.

Diggory rise tra sé e sé – Andiamo, Granger! Una ragazza sveglia come te non può non aver capito. Parlo di Ronald Weasley, che tu volevi tanto che ti invitasse al Ballo, ma che non si è deciso a farlo finché non si è visto costretto! – disse, in un modo talmente veloce che mi fu impossibile replicare o difendermi – E cosa hai fatto, tu?! Ci sei andata con Viktor Krum!

- Viktor ed io siamo amici, ci sono andata volentieri in sua compagnia! – ribattei non appena mi fu possibile.

- Certo, non lo metto in dubbio…

Ci fu qualche attimo di silenzio nel quale mi resi conto che stavamo discutendo per niente.
Non ricordavo nemmeno perché avessimo iniziato a litigare.
E tutte quelle parole urlate a caso… non avevano alcun senso. Eravamo impazziti o cosa?? Non ci conoscevamo, non avevamo nessun tipo di rapporto d’amicizia, eppure ci stavamo urlando delle cose orribili. Cose che non avrei avuto il coraggio di rinfacciare nemmeno ad amici come Harry, ad esempio. Mi aveva colpito su un tasto ancora dolente, quando si riferì alla storia di Viktor e Ron, e nonostante avessi chiuso ogni tipo di relazione non di amicizia con quest’ultimo, continuavo a starci male se ci pensavo.
Eravamo arrivati ad un livello di sopportazione molto basso, io e Cedric, e una volta urlati i nostri pensieri l’uno all’altra, ci sentimmo più liberi, ma comunque feriti.
La verità fa male e noi eravamo stati molto bravi a rinfacciarci la realtà.

Decisi di prendere parola e di calmare gli animi – Come siamo arrivati a questo? Insomma, noi non ci conosciamo e non sappiamo niente l’uno dell’altra. Quindi credo che sia meglio per entrambi chiudere qui la conversazione e metterci una pietra sopra. Faremo come se nulla fosse successo.

Cedric mi guardò negli occhi e avvertii un velato senso di colpa nel suo sguardo – Va bene – aggiunse – Io… io credo che sia meglio così.

Abbozzai un sorriso, né troppo vistoso né troppo entusiasta e tentai di avvicinarmi per vedere quale sarebbe stata la sua reazione.
Mi fermò con il solo uso della parola.

- Credimi, non volevo intendere niente di offensivo nei tuoi confronti e poi non te l’ho chiesto per difendere il mio “buon nome” – disse, indicando le virgolette con entrambe le mani – Lo faccio per Cho… non voglio che subisca gli sguardi maliziosi delle pettegole che circolano in questa scuola.

Mi pietrificò con lo sguardo. Mi resi conto di aver inteso male le sue parole.
Riflettendoci, mi aveva solo chiesto di non farne parola con Harry e Ron, visto che era consapevole del fatto che tra noi non c’erano segreti.
Cedric uscì dalla stanza senza neanche salutarmi, sfiorandomi la spalla con il braccio e facendomi capire che in quel momento era come se si fosse completamente dimenticato della mia presenza.
Un po’ me lo meritavo. Ero stata affrettata nel mio giudizio, ma anche lui non era stato assai delicato nei miei confronti.
Abbastanza dispiaciuta per ciò che era appena successo, raggiunsi Harry e Ron in biblioteca, dove mi stavano aspettando insieme ad altri nostri amici.

- Era ora – disse Ron, appena mi vide – Cosa hai fatto tutto questo tempo?

Mi sedetti acanto ad Harry, pensando a quale scusa sarebbe risultata più veritiera – Io… ho… ho riportato un libro alla Professoressa McGranitt che mi aveva prestato per una ricerca.

Ron sembrò crederci, ma Harry mi conosceva troppo bene per cascarci.
Si accorse che stavo mentendo, ma non lo disse davanti a Ron e si rimise a studiare, come se nulla fosse.
Nonostante avessi la mente occupata dalla ricerca di Erbologia, non riuscivo a togliermi dalla testa il mondo in cui Diggory mi aveva evitato poco prima di andarsene e, a dire il vero, un po’ tutta la discussione ritornava con brevi flashback attimo dopo attimo.
Forse me l’ero meritato, ma la cosa andava chiarita assolutamente.
La verità è che non ero per niente abituata ad essere in astio con qualcuno e non essendomi mai trovata in quella situazione, prima d’ora, non riuscivo a trovare un modo per mettere le cose a posto.
Tornata in Sala Comune con gli altri e ritrovatami sola, rimuginai parecchio sul da farsi e più mi sforzavo di cercare una soluzione, più mi sembrava irreparabile mettere pace tra me e Diggory.
Qualche giorno dopo, vidi Cedric camminare lungo lo stesso corridoio che stavo percorrendo e istintivamente cambiai strada, per non incontrarlo.
La Hermione che conoscevo non si sarebbe mai comportata in modo così stupido, evitando qualcuno per uno sciocco e “animato” scambio di vedute.
Insomma, non era mio amico.
Bastavano due parole dette così, magari anche non del tutto sentite, per mettere le cose a posto, ma la cosa sembrava piuttosto difficile.
Doveva essere la mia poca esperienza in questo campo a farmi fare di un minuscolo sassolino, una montagna altissima.
Inconsciamente, però, desideravo davvero mettere le cose a posto e così, un pomeriggio, mi feci coraggio e cercai Cedric Diggory, per potergli parlare.
Non mi andava che lui, ormai abbastanza in confidenza con Harry, potesse trovarsi in imbarazzo stando in mia presenza e viceversa, soprattutto.
Quante volte avevo rinunciato a passare del tempo con Harry e Ron, solo perché li avevo visti in compagnia di Diggory…
Non era assolutamente una situazione sostenibile ancora per molto.
Cercai Cedric ovunque, ma sembrava essersi dileguato, finché non lo raggiunsi nell’unico posto dove avrebbe potuto essere un Cercatore in attesa di una partita: nel campo di Quidditch, appunto.
Si stava allenando da solo e per un breve momento provai pena per lui.
Di solito era Cho ad aiutarlo durante gli allenamenti, a meno ché non si trattasse di giocare contro Corvonero (in quei casi non le era concesso), e vederlo lì, tutto solo, mi diede un senso di vuoto allo stomaco.
Mi avvicinai lentamente, nervosa e timorosa di quella che sarebbe stata la sua reazione vedendomi lì.

Mi feci coraggio e lo chiamai – Cedric? – dissi.

Lui si voltò e guardandomi, sorrise. Fu a quel punto che iniziai anche a tremare.

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Fine Primo Capitolo - Se la storia vi ha suscitato un qualsiasi tipo di emozione (positiva o negativa) mi raccomando recensite ^^ Ci tengo molto al vostro parere... A presto con il Secondo Capitolo... Grazie a chi ha letto e a chi ha recensito ^^ Arcadia_Lovegood

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Nuova pagina 1

Eccomi... posto il secondo capitolo della mia fanfiction... avevamo lasciato una Hermione in totale confusione.......................

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Avevo completamente dimenticato cosa dire.

Ero stata ore intere ad organizzarmi un discorso logico, che non mi facesse apparire né troppo desiderosa di mettere fine a quella situazione assurda, né completamente disinteressata alla cosa, ma in quel momento la mente si liberò di qualsiasi pensiero razionale, mentre lo stomaco si riempiva di enormi e pesantissimi mattoni, che spingevano insistentemente in tutte le direzioni.

Avete mai percorso, in auto, un tragitto in discesa a velocità piuttosto alta?

La stessa sensazione di vuoto che ti senti dentro, la stavo avvertendo io, nonostante fossi immobile.

Che dovevo dire? Ah sì, dovevo scusarmi per essere stata poco delicata in un momento non facile… i ricordi stavano riaffiorando lentamente.

- Granger? – Cedric mi risvegliò da quello stato di catalessi nel quale ero caduta. Si chinò leggermente per potermi guardare negli occhi e vedere se fossi effettivamente nel mondo dei vivi.

Scossi la testa velocemente e strizzai gli occhi – Ehm… sì, ci sono – esclamai, nonostante non fosse una cosa del tutto intelligente da dire. Era normale che fossi lì, perché precisarlo!? Cercai di riprendere il controllo di me stessa – Io sono qui per un motivo ben preciso…

- Lo so – mi interruppe lui, poggiando la scopa contro il muro – Avanti, ti ascolto.

Cos’era quello?

Stava per caso aspettando che mi scusassi, che lo implorassi di concedermi il suo perdono? Voleva godersi la mia umiliazione?

L’avrebbe avuta, perché in quel momento era l’unica cosa che mi sentivo di fare – Sono venuta per chiederti scusa del mio comportamento poco delicato; noi non ci conosciamo e siamo stati fin troppo duri l’uno con l’altra. Quindi, da parte mia sappi che è tutto a posto. Non mi va più di cambiare direzione se camminiamo sulla stessa strada! – aggiunsi alla fine. Stavo parlando talmente veloce che non mi accorsi delle parole che scivolarono fuori dalla mia bocca.

L’ultima frase potevo anche risparmiarmela, ma ormai l’avevo detta… speravo solo che lui si concentrasse sul reale significato del mio discorso.

Cedric inarcò un sopracciglio quando terminai di parlare – Cos’è che fai?

Sbuffai – Crederai che sono pazza…

- No, è solo che non pensavo fossi una ragazza che fa queste cose.

- Davvero? – chiesi, curiosa.

Lui annuì – Sembri così… non vorrei offenderti o sembrarti scortese, ma dai l’impressione di essere un po’ fredda con gli estranei. E visto che, in fin dei conti, è quello che siamo, non credevo che tu… mi evitassi – sorrise.

- Io non ti evito! – precisai, sorridendo a mia volta.

- Non è quello che hai detto – puntualizzò Diggory.

Ridemmo. Avevamo risolto tutto oppure no? Precisarlo, però, non aveva importanza in quel momento: ero serena, adesso.

- E’ tutto a posto – disse poi, Cedric – Anzi, sono io che dovrei chiederti scusa per essermi accanito contro di te senza motivo.

- Scuse accettate – esclamai sorridente.

Rimanemmo in silenzio per qualche minuto. Lui ritornò sulla sua scopa e cominciò nuovamente ad allenarsi, svolazzando da un lato all’altro del campo di Quidditch, inseguendo la perfetta copia di un Boccino, tentando di afferrarlo.

La mia presenza stava diventando del tutto inutile, tanto valeva andar via.

Mi voltai verso l’entrata della scuola, quando sentii Cedric chiamarmi a gran voce.

- Hermione, aspetta!

Mi aveva chiamata Hermione. Fu strano sentire il suono del mio nome uscire dalla sua bocca. Mi immobilizzai, tenendogli le spalle. Cosa costava voltarmi? Se non fosse stato per il fatto che ricominciai a tremare, avrei potuto farlo semplicemente.

Lui mi raggiunse – Senti, so che ti sembrerà strana come richiesta, ma potresti aiutarmi con gli allenamenti?

Spalancai occhi e bocca contemporaneamente. Poteva chiederlo ad uno dei suoi amici e, invece, l’aveva chiesto a me.

Sì, ero l’unica presente al momento, ma tutti sapevano quanto fossi una frana del Quidditch. Dovevo assolutamente rifiutare, dovevo dirgli di no.

Potevo dire che avevo da studiare Rune Antiche! Chi non mi avrebbe creduto?

Ma purtroppo, l’una cosa che riuscì a pronunciare, venne fuori come un sibilo incomprensibile, che Cedric interpretò come un sì.

- Grazie! – disse sorridendomi – Vieni con me, allora – continuò indicandomi la strada.

Ci ritrovammo al centro del campo di Quidditch ed io speravo solo di non mostrarmi in tutta la mia totale negazione per questo gioco.

Io e il Quidditch non eravamo mai andati molto d’accordo e devo dire che iniziai a guardarlo solo perché Harry entrò a far parte della squadra di Grifondoro.

Cedric mi lasciò da sola per qualche minuto, tornando con degli enormi bastoni e un paio di sfere di cuoio.

Inizialmente pensai che mi volesse prendere in giro.

- Prendi questo – disse porgendomi uno dei bastoni.

Lo afferrai, era piuttosto pesante – Cosa devo farci? – chiesi.

- Deve lanciarmi una di queste palle come se fosse un bolide ed io mi allenerò a schivarli.

Spalancai nuovamente gli occhi – E se dovessi colpirti!? Cedric, il cuoio è molto pesante, non so se ce la farò…

- Tranquilla – intervenne lui – è solo una copertura esterna. All’interno c’è della comune carta.

La cosa mi tranquillizzò, anche se non del tutto. Ritrovarmi lì, ad aiutare Cedric Diggory nei suoi insoliti e particolari allenamenti, mi faceva uno strano effetto. Non avevo mai aiutato neanche Harry, prima d’ora, ed invece adesso, stavo per trasformarmi in un coach… speravo solo di non farmi troppo male.

Afferrai una delle sfere e la lanciai in aria, colpendola il più forte possibile con il bastone di legno e, con mia stessa meraviglia, mi scoprii un’eccellente tiratrice.

Cedric la schivò giusto in tempo per congratularsi dell’ottimo lancio – Hai mai pensato al Quidditch come giocatrice?! Saresti un perfetto Battitore!

Sorrisi furbamente – Bene, allora prova a schivare questo, signor Cercatore!

Gli lanciai un’altra palla e lui riuscì a non farsi colpire anche stavolta.

Mi divertii parecchio con Cedric Diggory, quel pomeriggio. Capii come mai tutti lo adoravano: era veramente simpatico e fui felice di averlo finalmente capito come persona.

E improvvisamente, mi chiesi anche come aveva fatto Cho a lasciarsi scappare uno come lui…

Ma che pensieri erano quelli? Cho Chang poteva fare quello che voleva, a me non doveva interessare della sua vita privata.

Eppure non smettevo di pensare a quanto fosse stata ingenua a lasciarsi sfuggire uno così…

Che mi stava succedendo? Iniziai a smettere di divertirmi, volevo solo andarmene.

- E’ ora che io vada – dissi improvvisamente, lasciando cadere il bastone alla mia destra e voltandomi.

- Ehi, Granger, dove vai!? – mi chiese lui, tornando con i piedi per terra e rincorrendomi – Ti senti bene?

Mi voltai continuando a camminare – Benissimo! Ho solo ricordato che devo fare una cosa…

Bugiarda… dissi a me stessa, ma al momento era l’unica cosa che mi andava di fare. Lo lasciai lì, nel campo di Quidditch, rivolgendogli un sorriso distratto prima di entrare nel castello.

Camminai lungo i corridoi con la sensazione di essere osservata, come se avessi commesso chissà quale reato, ma la verità è che mi sentivo profondamente in imbarazzo e mi stava scoppiando il cervello tentando di capirne il motivo.

Qualche giorno dopo, la semplice sensazione di essere osservata si trasformò in pura realtà dei fatti: ovunque andassi mi sentivo al centro dell’attenzione e chiunque incontrassi dava l’impressione che mi stesse spiando … erano tutti lì che mi fissavano, vociferando tra di loro alle mie spalle.

La cosa ovviamente, oltre che infastidirmi, mi procurò non pochi problemi, visto che non potevo nemmeno andare a studiare in santa pace in biblioteca, senza essere indicata dagli studenti del primo anno… e non solo.

E poi, finalmente, scoprii cosa stava accadendo.

Ero nella Sala Comune di Grifondoro, seduta come al solito su una poltrona a studiare, quando vidi Ginny correre da me in tutta fretta. Aveva un largo sorriso stampato sul volto e gli occhi le brillavano come pietre preziose. Si inginocchio alla mia destra e poggio i gomiti sul bracciolo della poltrona, fissandomi con aria sognante.

- Amica mia – disse – devo chiederti una cosa… se è vero, sappi che ti ammirerò a vita!

Chiusi il libro che stavo leggendo e mi voltai verso di lei – Di che stai parlando, Ginny?

Lei mi sorrise maliziosa – Fai anche la misteriosa! Allora è proprio vero!

- Cosa vuoi!? – le chiesi di nuovo, stavolta in modo meno garbato.

Ginny non sembrò darci peso – Tu e il Campione Tremaghi… insieme!

Sospirai con rassegnazione – Io e Viktor siamo solo amici…

- Krum!? – mi interruppe, spalancando gli occhi – E chi sta parlando di Krum! Io mi riferisco a Cedric Diggory!

Immaginate la mia faccia: assunse un colorito bianco latte e la mia espressione si trasformò in quella di un’ebete intontita, tanto che Ginny mi mise un braccio intorno al collo e mi chiese se mi sentissi bene.

Le risposi annuendo e poi mi resi conto che per la scuola circolavano voci su me e Cedric del tutto false e senza fondamenta.

Ginny sembrò stupirsi quando le dissi che non sapevo di cosa stesse parlando.

- Ne parla tutta la scuola – spiegò. Il luccichio nei suoi occhi era svanito – Ti hanno vista, qualche giorno fa, insieme a Diggory nel campo di Quidditch e sembravate molto in sintonia… e visto che prima d’ora, ad aiutarlo era Cho Chang, tutti hanno creduto che tu e lui… ehm… sì, che tra voi ci fosse del tenero.

Mi passai entrambe le mani tra i capelli, bloccandole dietro la nuca e cercando di calmarmi. In quel momento avrei schiacciato personalmente con le mie mani tutte le pettegole della scuola.

Tirai un respiro profondo e poi ancora un altro – Tra me e Cedric Diggory non c’è assolutamente niente, Ginny. Lo aiutavo in vista della partita contro Serpeverde, tutto qua. Non ci vedo niente di male.

- Certo, Hermione, ti capisco – mi rassicurò lei – ma sai, dopo la rottura di Diggory e Cho Chang, tutti hanno pensato che…

- Hanno pensato cosa!? – stavo cominciando ad andare in fibrillazione. Sentivo dei formicolii percorrermi la schiena e il nervosismo salire al cervello in poco più di qualche secondo.

- Non te la prendere – disse Ginny per calmarmi, probabilmente dopo aver percepito il mio stato d’animo suscettibile – Sono voci che circolano per un po’, poi la gente dimentica e tutto tornerà come prima.

In effetti, non mi importava niente di quello che pensava la gente. Io sapevo la verità: tra me e Cedric non c’era niente.

Ma lui… lui avrebbe potuto pensare che a mettere in giro quelle voci ero stata io. E se avesse pensato che provavo dei sentimenti per lui??

Uscii velocemente dalla Sala Comune di Grifondoro, con Ginny che ancora mi chiamava per chiedermi dove stessi andando così frettolosamente.

Trovai Cedric in Sala Grande e gli feci un cenno con la mano di raggiungermi all’ingresso, per non parlargli in un posto così affollato.

Quando fummo da soli, gli spiegai quello che la scuola diceva su di noi.

- Sì, l’ho saputo – rispose tranquillo – Ho provato a chiarire con qualcuno, ma certe persone preferiscono credere a quello che vogliono…

- E’ vero – aggiunsi io – volevo solo scusarmi per l’inconveniente – non so nemmeno io perché usai proprio quella parola.

Cedric mi fissò – No, che dici? Sono io che ti ho chiesto di restare l’altro giorno, sono stato io a metterti nei guai. Scusami tu, piuttosto.

- Sì, ma sono stata io ad accettare…

- Sei solo stata gentile.

- Avrei potuto mostrare meno entusiasmo, ma… - mi bloccai. Sapevo cosa stavo per dire - …ma mi stavo divertendo sul serio, non potevo nasconderlo, perchè come tu sai, non so mentire – gli sorrisi.

Lui ricambiò il mio gesto e ne fui felice. Potevo affermare, adesso, che io e Cedric eravamo diventati amici.

- Ascoltami – propose lui improvvisamente, cominciando a camminare su e giù per la stanza – basta scusarci l’uno con l’altra. Non voglio più sentirti chiedere scusa e sappi che non mi sentirai mai più pronunciare quella parola.

- Sono d’accordo – risposi animatamente.

- Bene! – aggiunse lui – Che parlino pure… a me non importa!

- Non importa neanche a me!

Qualche istante più tardi, la conversazione si spostò totalmente su un altro argomento. Chiacchierammo molto in attesa dell’inizio delle nostre rispettive lezioni e in poco tempo, ci conoscemmo più a fondo.

Imparai qual era il suo colore preferito, la materia scolastica nella quale andava meglio (e quella dove andava peggio), cosa gli piaceva mangiare, cosa amava fare nel tempo libero ed io gli parlai dei miei interessi in modo molto libero, molto informale.

Improvvisamente, ebbi come l’impressione di conoscerlo da sempre e non mi sentii più in imbarazzo stando con lui.

Cedric Diggory era davvero un ragazzo interessante, simpatico, intelligente…

E il cuore cominciò a battermi forte nel petto, l’aria sembrava aver assunto un profumo particolare e non mi accorsi di aver trascorso tanto tempo con lui. Inconsciamente, desiderai che avessimo altri cinque, dieci, venti minuti per stare ancora un po’ insieme, ma lui aveva lezione con il Professor Piton e dovette salutarmi in tutta fretta.

- Ci vediamo, Granger – mi disse, imboccando la strada per i sotterranei.

- Ehi, Cedric! – esclamai, alzandomi in piedi – Chiamami Hermione.

Lui si voltò, mostrandomi il suo sorriso più bello e non appena svoltò l’angolo, io avvertii subito la sua mancanza.

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Fine Secondo Capitolo -----> Volevo ringraziare coloro che hanno recensito il primo capitolo: GRAZIIIIEEEE!!! siete stati adorabili, mi avete commossa... sigh sigh (mi asciugo le lacrime)... voglio ringraziarvi uno per uno... quindi:

Grazie mille a: katiuz, Jenny88, Slytherin Nikla, endless, Valemione, Felicity89, debby87, Clo87, aly7 e gigia990.

GRAZIIIIE MILLE! (spero continuiate a recensire)... E se vi siete appena imbattuti nella mia FF e volete lasciare la vostra opinione, sappiate che mi renderete ancora più contenta! Un bacio a tutti! by Arcadia_Lovegood

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ecco

Ecco! Siete giunti al Capitolo 3 ... Hermione nell'ultimo capitolo, inizia a capire i suoi sentimenti per Cedric e comincia a chiedersi cosa le stia accadendo... avverto coloro che non apprezzano molto il romanticismo che in questo capitolo inizia a prevalere il mio lato "tutto miele" e quindi siate clementi con la sottoscritta ^^ Ho scritto questo capitolo in un momento di catalessi, nel quale mi venivano in mente solo pensieri romantici... Buona Lettura *_*

Cedric Diggory… Cedric Diggory…

Che mi stava succedendo? Era questo che la gente chiamava “amore”?

Non poteva essere. Erano trascorse solo poche settimane, non potevo già essermi presa una cotta per lui.

Credevo di impazzire in quei giorni. Sapevo che qualcosa in me stava cambiando, ma come potevo definirlo…

Stavo completamente sognando ad occhi aperti. A riportarmi alla vita reale furono Harry e Ron, che entrarono chiacchierando a voce alta in Sala Comune.

- Non ci posso credere! – continuava a ripetere Ron – Non possono farci questo!

Harry tentava di tenerlo buono – Andiamo, Ron… vedrai che non lo faranno.

Il loro discorso mi incuriosì – Di che state parlando?

Ron sbuffò – Dei tuoi tanto adorati Elfi Domestici!

Sì, non stupitevi. In quegli anni presi molto a cuore la situazione degli Elfi Domestici, trattati come schiavi da maghi e streghe senza cuore. Avevo in mente un progetto che avrebbe potuto essere d’aiuto a tutti loro, ma non c’era ancora niente di concreto. La mia idea, si basava sulla creazione di un comitato, nel quale avrei sicuramente coinvolto anche Harry e Ron.

Puntualizzai che gli Elfi Domestici erano creature molto buone e gentili, ma Ron spalancò gli occhi in segno di disapprovazione.

- Buone e gentili?! Non lo diresti se sapessi cosa hanno intenzione di fare!

Mi voltai verso Harry, chiedendogli spiegazioni.

- Gli Elfi della cucina hanno indetto una specie di rivolta contro gli studenti, perché spesso alcuni di noi si sono lamentati del cibo e…

- Mi sembra normale se nelle salse ci trovi peli di gatto! – intervenne Ron.

Harry sembrò dargli ragione con il solo sguardo – In effetti, è successo qualche volta.

- Tutti posso sbagliare – dissi io – Si rimanda il piatto nelle cucine e tutto si risolve. Non vedo perché debbano nascere questi litigi assurdi.

- Hermione, questo è un comportamento che può avere un Grifondoro, o un Corvonero – mi spiegò Harry – ma prendi in considerazione un Serpeverde vigliacco e meschino, con i capelli biondi e la faccia da idiota, ad esempio… non credo che lui possa adottare un comportamento così, come dire… tollerante.

Capii a chi si stava riferendo – Cosa ha trovato Malfoy nel suo piatto? – gli chiesi.

Harry e Ron si guardarono disgustati – Nella sua insalata – disse Harry – ha trovato… un Vermicolo.

- Due Vermicoli – lo corresse Ron.

Effettivamente, il pensiero di ritrovarmi un animaletto del genere in una portata, mi dava la nausea. Mi immaginai la faccia di Draco alla vista di un Vermicolo, anzi due, che gli gironzolano tra le foglie d’insalata e interamente bagnati dal condimento. Stavo per svenire al solo pensiero.

- E Malfoy a quel punto è andato su tutte le furie – proseguii io.

- Ha insultato tutti gli Elfi della cucina e ha minacciato di lanciargli contro qualche suo perfido incantesimo – spiegò Ron – e loro… loro hanno detto che prima o poi ci puniranno per la nostra ingratitudine.

- In che senso? – chiesi. Non immaginavo minimente quale punizione volessero infliggerci.

Harry strinse le labbra e chiuse gli occhi – Vermicoli… stavolta messi di proposito in tutte le pietanze, nascosti talmente bene da non poter evitare… di… mangiarli.

Il senso di nausea aumentò notevolmente.

- Non possono farlo – dissi io, cercando di convincere prima me stessa che non ne sarebbero stati capaci – Silente provvederà a farli cambiare idea.

- Il Preside ha appena annunciato ai Professori che se sarà necessario… si faranno portare del cibo dall’esterno – mi disse Harry.

- Si sono tagliati fuori da questa storia, Hermione! – aggiunse Ron – Hanno detto che è una cosa che dobbiamo risolvere da soli.

- Accidenti a Malfoy! – esclamai.

Come potevamo prevedere quand’è che gli Elfi Domestici avrebbero agito…?

Sempre se avessero intenzione di farlo. Probabilmente, volevano solo intimorirci a tal punto da non farci toccare più cibo per settimane, mesi se avessero voluto.

Gli Elfi Domestici sapevano essere molto dispettosi, ma del resto chi non lo sarebbe al loro posto se venisse continuamente maltrattato da tutti, specialmente da quelli come Draco Malfoy.

- Potrei provare a parlare con loro – proposi ai miei amici – Sanno quanto io ci tenga al loro status sociale… forse mi daranno ascolto.

Harry ci pensò su per qualche minuto – Non è male come idea.

- Ci vado immediatamente – dissi, uscendo dalla Sala Comune di Grifondoro e dirigendomi verso le cucine.

Almeno, avendo qualcosa da fare, non avrei passato tutto il tempo a pensare e ripensare alla situazione nella quale mi ero appena cacciata, infatuandomi di Cedric Diggory.

“Più gli sono lontana, meno ci penso. Più gli sono lontana, meno ci penso” mi continuavo a ripetere.

Peccato che dimenticai completamente che la Sala Comune di Tassorosso fosse proprio in una cantina accanto alla cucina.

Me ne ricordai solo quando lo vidi uscire proprio da lì.

- Ciao! – mi disse, alzando una mano in segno di saluto.

Mi prese il panico – Ciao – risposi imbarazzata più che mai.

- Dove stai andando? – chiese lui, disinvolto. Del resto, Cedric non aveva niente per cui sentirsi a disagio.

Non come la sottoscritta – Stavo andando nelle cucine a… discutere con gli Elfi Domestici e mettere un po’ di pace tra loro e noi… sai, la storia dei Vermicoli…

- Si, ha raggiunto anche noi la notizia della rivolta – rispose sarcastico.

Tentai di sorridere, ma credo che ne venne fuori solo un’espressione da ebete.

- Allora, io vado – dissi entrando nelle cucine e lasciandolo lì, senza nemmeno aspettare che rispondesse al mio saluto.

Tutti gli Elfi erano impegnati nelle loro faccende domestiche, appunto, e dovetti tossire più volte per attirare l’attenzione su di me.

- Scusate – dissi – potreste concedermi qualche minuto?

Un Elfo mi venne vicino – Cosa desidera, signorina? – mi chiese con la sua voce stridula.

- Vorrei solo parlare di quello che è successo con Draco Malfoy.

- Quel ragazzo è stato cattivo con noi Elfi e và punto – intervenne un altro Elfo, che stava travasando dei liquidi in una brocca.

Tutti gli altri esultarono a quelle parole, come i guerrieri che in battaglia vengono incitati dal loro comandante a combattere per la Patria.

Tentai di calmarli – Non potete ribellarvi con tutti. Ci penserò io stessa a dare a Malfoy una lezione… voi sapete quanto mi sia attivata per migliorare la qualità della vostra vita e potete stare certi che farò il possibile per far sì che questi episodi non accadano più – dissi. Li avevo in pugno, mi stavano ascoltando interessati. Dovevo continuare con il mio discorso – Punire tutti gli studenti non vi aiuterà ad accaparrarvi le loro simpatie, ma peggiorerà la situazione, quindi vi prego… non riempite il nostro cibo di Vermicoli.

Restarono in silenzio per qualche minuto dopo il mio discorso, così simile all’arringa finale di un avvocato professionista.

Sorrisi, tanto per facilitare gli Elfi a rispondermi e finalmente uno di loro si avvicinò e mi tirò per la gonna, indicandomi di abbassarmi verso di lui.

- La nostra padrona sa che le siamo grati per quello che fa per noi – disse – io personalmente ringrazio lei…

- Non ve ne pentirete – aggiunsi, ma l’Elfo mi interruppe.

- Un momento – disse – noi siamo riconoscenti alla nostra amica di Grifondoro, ma noi Elfi riempiremo comunque tutto il cibo di Hogwarts con i Vermicoli e niente ci fermerà!

Restai immobile, basita e scioccata da quelle parole e dal caos che queste scatenarono all’interno della cucina.

Non appena vidi che per festeggiare la ribellione, gli Elfi Domestici decisero di lanciare le pentole e i coperchi contro i muri, capii che era il momento di andarmene, prima che mi ritrovassi colpita da un qualsiasi utensile.

Uscii a passo piuttosto svelto, ritrovandomi nuovamente accanto all’entrata della Sala Comune di Tassorosso, senza però trovarvi alcuna traccia di Cedric. Non sapevo se esserne contenta oppure no.

Speravo tanto di parlare un po’ con lui, ma non appena questo pensiero mi sfiorò la mente, mi ripetei che “più gli stavo lontana, meno ci avrei pensato”.

Tornai da Harry e Ron, raccontandogli del mio fallimento con gli Elfi Domestici e insieme decidemmo che avremmo mandato Edvige, Leo e Grattastinchi a cercarci del cibo, in quanto non avremmo toccato più nessun alimento proveniente da Hogwarts finché questa storia non fosse stata del tutto risolta.

Eravamo consapevoli che, dei tre animali, la più affidabile fosse Edvige e che da sola non sarebbe riuscita a procurare tutto il cibo necessario per tre persone, se non di più (il fatto era che non potevamo lasciare che Ginny, Fred, George, Neville e gli altri mangiassero cibo potenzialmente riempito di Vermicoli, mentre noi lo evitavamo, mangiando dell’altro).

- Moriremo di fame – disse Ron, sconcertato – Dovrò dire addio alle mie adorate cosce di pollo – piagnucolò – E se avessero già riempito il nostro cibo di Vermicoli?! Io non me ne sono mai accorto, anzi, trovavo ogni portata veramente deliziosa – aggiunse con aria sognante. Probabilmente riusciva anche a sentire l’odore dell’arrosto, solo parlandone – Ho deciso! Non mi importa! Io mangerò quel cibo!

- Non essere ridicolo, Ron! – dissi io, aggrottando la fronte, nauseata.

Anche Harry tentò di riportarlo alla realtà – Vedrai che sarà questione di un paio di giorni, poi ritorneranno le tue amate cosce di pollo.

Ron cambiò espressione: da “sono pronto a tutto pur di mangiare prelibatezze di ogni genere” a “credo che non assaporerò mai più le ali di pollo fritte”.

In effetti, Edvige non poteva certo trasportare pietanze da ristorante. A dire il vero quello che riusciva a portare, ci veniva procurato da Sirius Black che, informato da Harry della situazione che stavamo vivendo, riempiva buste non molto grosse di cibo e ce le inviava tramite la civetta di Harry.

Fu divertente, e anche piuttosto paradossale, quando in una delle “provviste” che ci inviò Sirius, trovammo una piuma di Edvige.

- Si è alleata con gli Elfi! – esclamò Ron, ormai completamente uscito di senno – Adesso riempirà il cibo di piume, per punirci di averla sfruttata per i nostri interessi!

In effetti, la situazione era alquanto bizzarra, ma riuscimmo a convincere Ron che quello era stato solo un incidente.

La parte più difficile arrivava nel momento in cui venivano servite le pietanze a tavola: i profumi del cibo erano irresistibili e dovevamo faticare veramente tanto per resistere alla tentazione di afferrare coltello e forchetta e tagliare a fettine la carne.

Harry, Ron ed io cercavamo di convincere anche gli altri a resistere ancora per qualche giorno, ma nessuno aveva bisogno di essere convinto: ognuno cercava di trattenersi dal mangiare qualsiasi cosa.

Gli Elfi riportavano indietro il cibo, finito il pranzo o la cena, senza accennare minimamente al fatto.

E poi, al Professor Silente venne la brillante idea di festeggiare i sessanta anni di servizio ad Hogwarts di Madama Chips, con una cena speciale in suo onore.

La prima cosa che venne in mente a Ron fu che finalmente avrebbe potuto mangiare qualcosa che avesse un sapore gradevole.

Effettivamente, tutti gli studenti iniziarono a pensare che gli Elfi Domestici non avrebbero riempito di Vermicoli le portate che sarebbero state servite ad una cena in onore di una donna appartenente al personale scolastico.

Era un po’ come se avessero riempito il calice di Silente con una bevanda al gusto di bava di pipistrello comprata da Zonko.

Non potevano fare una cosa del genere proprio alla cena per Madama Chips.

- Grazie al cielo! Cibo vero! – esclamò Ron, ormai in attesa della grande festa.

E finalmente, arrivò il momento di festeggiare Madama Chips che, commossa, annunciò che avrebbe continuato a lavorare in infermeria e a preoccuparsi di tutti noi, anche se per un solo graffio.

Era una donna molto ansiosa, ipersensibile e si dava un gran da fare per tutti. Non ricordo nemmeno il numero esatto di tutte le volte che aiutò Harry durante i nostri anni ad Hogwarts. Era sempre stata bravissima a rimetterlo in sesto. E anche quando venni pietrificata dal Basilisco, insieme alla Professoressa Sprite, si era presa cura di me.

In fondo, tutti gli studenti volevano bene a Madama Chips.

Ci accomodammo ai nostri posti. Avevamo una gran fame e il profumo del cibo cominciò a impossessarsi dell’intera Sala Grande.

L’acquolina in bocca venne a tutti. Ron stava per sentirsi male.

E poi finalmente, arrivarono le portate: ogni tipo di carne era presente nel menù, i contorni erano i più svariati e invitanti che avessi mai visto.

Improvvisamente, mi resi conto che il cibo mi era mancato più di quanto credessi.

Avevamo i nostri piatti fumanti e deliziosi davanti a noi e dopo il brindisi, finalmente potemmo cominciare a cenare.

Stavo per portarmi un pezzo di arrosto alla bocca, quando una studentessa di Corvonero iniziò a urlare come una disperata.

- Aaahh!!! – gridò alzandosi in piedi. Qualcuno le passò dell’acqua e lei bevve velocemente.

Tutti ci voltammo a guardarla e chi le era abbastanza vicino da osservare cosa indicasse, iniziò ad allontanarsi da lei.

- Vermicoli! – urlò Luna Lovegood, che era a pochi metri da lei – Sono nel cibo!

Guardando nei nostri piatti, vedemmo i Vermicoli fuoriuscire dalle salse e dai contorni e istintivamente ci allontanammo dai tavoli per non ritrovarceli addosso.

Il Professor Silente tentò di riportare tutti noi alla calma, ma quando i Vermicoli fuoriuscirono anche dalle portate degli insegnanti, furono i primi ad allontanarsi dai piatti.

Eravamo nel totale caos. Ripensandoci la cosa fu piuttosto divertente, lo scherzo degli Elfi era riuscito, ma il quel momento nessuno lo trovò molto

divertente, specialmente Ron.

Harry dovette strappargli con la forza una coscia di pollo dalle mani.

- Non dirmi che ti sei ostinato a mangiarla! – gli aveva gridato poco prima di riuscire a impossessarsene.

- Ti prego, Harry! – implorava Ron, disperato – Solo un morso!

- No, Ron! – intervenne Ginny, cercando di tenergli le mani bloccate.

Ci vollero tre persone per farlo stare calmo. Doveva essere parecchio affamato.

Qualche ragazza emanava un grido di tanto in tanto, poiché i Vermicoli iniziarono a salire sulle maniche delle toghe.

Ero concentrata su una di loro, quando mi sentii tirare per il retro della divisa.

Mi voltai di scatto e probabilmente assunsi un’espressione piuttosto strana, perché Cedric Diggory portò le mani avanti, come per difendersi da me – Ehi, sono io.

Arrossii, ne ero sicura – Oh, non volevo, ma sai con tutti questi Vermicoli…

- Tranquilla, non hanno denti per mordere – disse, mentre gli studenti continuavano a spingerci da un lato all’altro involontariamente.

Mi voltai per cercare Harry e Ron e li vidi alle prese con Vermicoli saliti sulla gonna di Ginny e nei capelli di Neville.

Mi sentii nuovamente tirare per la toga. Mi voltai, ancora Cedric.

- Seguimi! – disse tenendo stretta la manica della mia divisa.

Esitai – Cosa!? – chiesi.

Cedric non mi ascoltò e cominciò a farsi largo tra la folla, lasciandomi qualche metro più indietro. Aveva smesso di tenermi per la manica della toga e istintivamente decisi che l’avrei seguito; non avevo la più pallida idea di dove volesse portarmi.

Farmi spazio tra gli studenti in preda al panico, non fu facile, ma riuscii a raggiungere l’entrata della Sala Grande in qualche modo e vidi Cedric che mi stava aspettando.

Mi fece un cenno con la mano di raggiungerlo e quando mi avvicinai, mi

disse di proseguire lungo il corridoio che dava alle scale.

- Perché stiamo andando via? – chiesi, prima di incamminarmi verso il percorso indicatomi da lui.

Cedric si voltò verso gli studenti, ormai completamente ridotti ad un cumulo di isterici urlanti, come se stesse cercando qualcuno. Teneva ancora il volto rivolto verso la Sala Grande, quando rispose alla mia domanda.

- Va avanti tu, ti seguo – disse, indirizzandomi verso il corridoio.

Non so come, ma ripresi a correre, con Cedric alle mie spalle, verso una destinazione a me ignota.

Raggiungemmo le scale e salimmo la prima gradinata, quando improvvisamente, Cedric mi bloccò, afferrandomi per le spalle.

Avevamo entrambi il respiro affannoso e così decisi di riprendere aria, poggiandomi al muro; lui fece lo stesso.

Quando finalmente i nostri respiri si regolarizzarono, rimanemmo qualche secondo in silenzio.

- So che ho giurato di non usare più quella parola, ma ti chiedo scusa – disse.

Scossi il capo – Tranquillo – risposi – correre fa bene alla salute.

Cedric mi guardò – Non mi riferivo alla corsa.

- E allora per cosa ti stai scusando? – chiesi.

- Per questo – mi prese il viso tra le mani e, avvicinandolo al suo, mi baciò.

L’aria prese nuovamente quello strano e piacevole profumo, che quasi mi lasciai andare immediatamente a quello che a tutti gli effetti era il mio primo bacio. Tra me e Viktor c’era stato un leggero sfiorarsi le labbra, ma niente poteva essere paragonato a quel bacio, che tra l’altro stava avvenendo con Cedric. Istintivamente mi sollevai leggermente sulle punte, avvicinandomi al suo viso e accarezzandogli i capelli all’altezza del collo.

In poco tempo, era come se avessi imparato il modo migliore per baciare.

Quando le nostre labbra si staccarono, rimanemmo ancora un po’ viso contro viso, respirando vicini l’uno all’altra.

Mi morsi il labbro prima di parlare – Non dovevi scusarti – gli dissi.

Bastò un sorriso e tornammo ad essere un tutt’uno per molto altro tempo.

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Fine Terzo Capitolo ---> Ebbene... finalmente ecco il primo bacio di Hermione... ma questo è solo l'inizio, non sempre saranno così rosei i momenti con il dolce Cedric... no no... Comunque volevo RINGRAZIARE NUOVAMENTE TUTTI COLORO CHE HANNO LETTO, SPECIALMENTE QUELLI CHE HANNO RECENSITO.... Graaaaaaziiieeeee miiiillleeeeee!!!!! Al prossimo capitolo ^^ by Arcadia_Lovegood

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ecco il quarto capitolo della mi
Ecco il quarto capitolo della mia FF. Spero vi piaccia... nel capitolo tre, Cedric aveva finalmente creato l'occasione per dichiararsi ad Hermione, strappandole il suo vero primo bacio....... Buona Lettura ^^
*** *** ***

Passarono tre giorni, o forse quattro, e ancora non riuscivo a rendermi conto di avere accanto qualcuno… Cedric.

Quante volte c’eravamo incrociati nei corridoi, gli anni precedenti, senza nemmeno degnarci di uno sguardo? La mia attenzione non venne mai richiamata da lui e viceversa, credo.

Sì, perché la cosa di cui non ero completamente sicura, era quando Cedric avesse iniziato a provare interesse per me.

Quando una persona ti piace, un minimo di interesse nasce in te dal primo istante in cui la vedi e pensai che in fondo avessi sempre provato qualcosa per lui, solo che me ne stavo rendendo conto solo adesso.

Ero così allegra in quei giorni. Le ragazze che erano in stanza con me non si capacitavano della mia improvvisa felicità.

Ero stata di cattivo umore in quei mesi, a causa del Torneo Tremaghi. La preoccupazione per Harry mi aveva completamente fatto dimenticare cosa fosse la spensieratezza.

Adesso, con Cedric, ero riuscita a vivermi le giornate in modo semplice, ma del tutto emozionanti.

Ricordate quando vi ho detto che immaginandomi Cedric e Cho insieme, li vedevo stesi all’ombra di un albero, con lei che gli accarezzava i capelli?

Beh, probabilmente non facevo altro che immaginare quello che avrei fatto io un giorno non molto lontano.

Passavamo interi pomeriggi così, senza dirci cose importanti, ma ascoltando il rumore del vento e stando insieme.

Nonostante la mia felicità, però, decisi di tenere segreta questa storia tra me e Cedric e lui fu d’accordo con me, anche se più volte mi chiese il reale motivo della mia scelta.

Gli spiegai che non era una decisione presa in base a noi come coppia. Non mi sarei assolutamente vergognata di andare in giro a dire che io e Cedric stavamo insieme, ma decisi di adottare dei sistemi di precauzione, per salvaguardare la nostra intimità.

Forse, stavo solo esagerando a preoccuparmi così, ma per me quella storia era troppo importante per vederla indicata e commentata dall’intera scuola.

“Lui è un Campione Tremaghi e lei è la migliore amica di Potter”… li sentivo già mormorare tra loro ad ogni nostro passaggio.

E li potevo anche vedere, mentre ci indicavano da lontano.

Non era una situazione adatta a me, quella.

Una mattina, però, mi accorsi che non avevo considerato il più grosso e fastidioso dei problemi esistenti ad Hogwarts: Rita Skeeter.

Scesi in Sala Comune per prendere dei rotoli di pergamena che mi sarebbero serviti per la lezione di Trasfigurazione, quando vidi Ron seduto accanto al camino acceso, intento a leggere la Gazzetta del Profeta.

Fin qui, nulla mi diede preoccupazione.

E poi, sempre con lo sguardo fisso sulla Gazzetta, Ron attirò la mia attenzione su di sé – Rita Skeeter deve provare un certo interesse per la tua vita sentimentale, Hermione – mi disse – Dopo Harry e Viktor Krum, dice che la tua ultima conquista sia nientedimeno che Cedric Diggory.

Rise tra sé e sé, come se la cosa lo divertisse. In effetti, se fosse stata realmente una bugia, mi sarei infuriata come sempre, sarei diventata rossa dalla rabbia e lui mi avrebbe trovata spassosa. Si divertiva a vedermi così.

L’unica cosa che feci in quel momento, però, fu restare in silenzio, facendo voltare Ron verso di me.

- Ehi, mi hai sentito? – chiese.

Tirai un respiro profondo – Certo….sì… - risposi distrattamente, arrotolando la pergamena che avevo tra le mani. Il nervosismo che stava crescendo, mi fece stropicciare gli angoli.

Ron si alzò e si avvicinò a me – Come mai la cosa non ti interessa? – chiese ancora. Non era stupido. Forse un po’ imbranato, ma non stupido. Sapeva che stavo nascondendo qualcosa. Del resto, eravamo migliori amici da quattro anni.

Tentai di non incrociare il suo sguardo, riuscendoci – Ron, non è il momento - Provai ad andarmene, ma lui mi si parò davanti. Stavo iniziando ad agitarmi.

- Tu nascondi qualcosa – disse.

Io scossi la testa, negando.

Ma Ron era troppo testardo per chiudere lì la questione, anzi… stava appena cominciando.

- Se non vuoi che queste voci circolino per la scuola, arrivando fino a Rita Skeeter, non dichiararti innamorata ai quattro venti.

Mi voltai di scatto – Io non mi sono dichiarata innamorata! – precisai.

Lui sembrò rilassare il volto – Non è quello che dice l’articolo…

- L’articolo dice un mucchio di falsità! – intervenni, infervorata dalla rabbia e dall’agitazione che crescevano dentro di me. Stavo perdendo il controllo delle mie azioni…

- Del tipo? – chiese Ron.

- Cosa!?

- Quali sono queste falsità?

- Beh… - risposi io, cercando di mantenere la calma – Un po’ tutte.

- Ad esempio?

- Che mi dichiaro innamorata!

- Allora, tra te e Cedric non c’è niente…?

- NIENTE! – risposi, ma subito mi corressi – Cioè… non proprio…

Quelle domande a raffica di Ron mi avevano completamente confusa, facendomi rispondere a caso e senza pensare. Ero stata troppo affrettata nel dirgli una cosa così delicata, ma non seppi trattenermi.

- E’ vero?! – sembrava sconvolto, più di quanto avessi immaginato – Tu e Cedric… state… INSIEME!?!

Disse quella parola talmente disgustato che mi arrabbiai moltissimo.

- Non vedo perché dovrebbe interessarti! – esclamai, piuttosto animatamente.

- Hermione, tu non hai detto niente neanche ad Harry! Siamo o non siamo i tuoi migliori amici?!? – urlò, più di quanto avrebbe dovuto.

In realtà, non aveva tutti i torti. A loro, soltanto a loro, potevo dirlo.

Cosa mi aveva spinto a non farlo?

E poi, lo capii guardando finalmente Ron negli occhi: io non volevo che lui soffrisse, sapendo che avevo completamente perso qualsiasi tipo di interesse.

Mi ero infatuata, durante la nostra amicizia, e avevo sperato tanto che lui si accorgesse di me.

Sapevo di piacergli, ma proprio non riusciva a dirlo. Sapeva solo ingelosirsi e fare scenate inutili, come al Ballo del Ceppo. Non mi fece neanche un solo complimento sul vestito, sui capelli, su di me!

In quel momento, non provavo più niente per lui. Il mio interesse nacque perché sapevo di avere, dall’altra parte, qualcuno che provasse per me dei sentimenti diversi dall’amicizia.

Non volevo ferirlo e soprattutto, non volevo che Ron interpretasse la mia storia con Cedric come una ripicca per quello che sarebbe potuto nascere tra noi.

Ma ormai, lo sapeva, grazie a Rita Skeeter. Continuare a mentire, o comunque a nascondere la realtà, era del tutto inutile.

- Hai ragione, ma credimi – dissi io – l’ho fatto solo per non mettere in piazza i miei fatti personali. Non volevo che gli altri lo sapessero.

- Io ed Harry non facciamo parte degli “altri”! – ribatté Ron – Noi siamo i tuoi migliori amici!

Ero stanca di sentirgli ripetere ancora quella frase. Si stava nascondendo dietro Harry, che tra l’altro non era nemmeno presente.

Non sapevo come, realmente, la pensasse su me e Cedric e sentir parlare Ron anche da parte sua, mi dava un enorme fastidio.

- Smettila di riferirti a te ed Harry! – dissi improvvisamente, interrompendolo – Lui non c’è, quindi parla SOLO di te!

- Va bene – rispose Ron – Allora, ti dico quello che veramente penso: tu sei matta!

Tentai di replicare, ma non mi uscì alcun suono. Mi spiazzò con quell’affermazione – Matta? – ripetei dubbiosa.

- Sì – continuò lui – Sei così meticolosa, a volte, e poi, come in questo caso, diventi misteriosa e vuoi che gli altri non interferiscano con la tua vita.
- E non posso farlo, Ron!? – chiesi. Della mia vita potevo fare ciò che volevo.
Lui strinse gli occhi – Non sto dicendo questo, Hermione! Ma tu non puoi tenerci vicini e lontani a tuo piacimento!
Quel discorso non aveva senso e capii cosa in realtà stava cercando di dirmi. Glie lo feci notare senza mezzi termini.
- So perché ti dà tanto fastidio – dissi.
- Davvero!? Sentiamo – rispose sedendosi.
Sospirai nervosamente – A te dà fastidio che non ti venga più dietro.

Spalancò gli occhi – Cosa!?

- E’ così, ammettilo – continuai io – Credevi che mi sarei messa ad aspettarti per tutta la vita!? Credevi davvero che l’avrei fatto?! NO! – stavo cominciando a perdere la calma – Non ho aspettato che ti decidessi a dichiarare i tuoi sentimenti, non ho atteso che finalmente ti fossi deciso a parlarne con me! Sono andata avanti, ho dimenticato e adesso sto bene con un altro e tu questo non lo puoi sopportare!
Respiravo lentamente. Avevo davvero esternato tutti i miei pensieri e lui non ebbe il coraggio di controbattere immediatamente, ma lasciò che il silenzio si impossessasse del momento per qualche minuto.
Poi, finalmente, si decise a rispondere – Hai ragione – disse. Sembrava quasi che mi stesse sorridendo – Sono stato uno stupido. Mi sono lasciato sfuggire moltissime occasioni, ma credimi, non è stato perché non ci tenessi abbastanza.

Il cuore mi cominciò a battere forte. Stavo finalmente scoprendo quello che lui pensava di me e, dopo averlo desiderato per tanto tempo, si stava finalmente aprendo.

- E’ solo che, con il tempo, ho iniziato a credere che non ci sarebbe mai stato niente tra noi. Capii che per me eri solo un’amica. E sai quando l’ho capito?

Sapevo cosa stava per rispondermi.

- Al Ballo del Ceppo.

Mi avvicinai – E’ stata la stessa cosa per me. Non ti eri nemmeno reso conto che mi ero fatta bella per te. Quella sera svanii ogni interesse nei tuoi confronti.
- Quindi, provavamo qualcosa l’uno per l’altra, ma non ce lo siamo mai detti.
- Già – confermai, riacquistando il controllo di me stessa.

- E siamo finiti col perdere quell’interesse – aggiunse lui – Beh… meglio così allora.

- Siamo buoni amici, è questo che conta – continuai io.

Ci sorridemmo. C’erano ancora delle cose da chiarire, ma il peggio era passato e mi resi conto che, ora che sapevano di me e Cedric, sarei potuta essere davvero spensierata, come avevo desiderato.

Harry entrò poco dopo in Sala Comune e gli parlai di quello che anch’egli aveva letto sulla Gazzetta del Profeta.

Ebbe una reazione totalmente diversa da quella di Ron: prima non disse niente, poi mi sorrise ed, infine, mi pregò di stare attenta.

Il senso di protezione che mi aveva sempre trasmesso Harry era fondamentale per me.

Capii di aver sbagliato a tenere nascosta la mia storia con Cedric alle due persone più importanti di quella scuola, per me. E non solo ad Hogwarts.

Mi ero comportata male nei loro confronti e chiesi scusa ad entrambi.

Superate le formalità, ci dirigemmo insieme verso l’aula di Trasfigurazione.

Ovviamente, era venuto il momento di scherzare sull’argomento…
- Solo una cosa non capisco – disse Harry – posso comprendere perché tu non l’abbia detto a Ron, ma io…

- Tu cosa, Harry? – chiese Ron.

- Io sono il tuo migliore amico! – esclamò. Io feci cenno di sì con la testa.
- Stai per caso dicendo che Harry è il tuo preferito!? Ecco, lo sapevo – disse Ron, sconcertato – Ammettilo, Hermione: Harry è il tuo preferito!
Risi – Non essere sciocco, Ron! Come se non lo sapessi che è così, da sempre!

Lui fece il gesto di volersi lanciare nel vuoto del giardino, ma prontamente lo tirammo per la toga, verso di noi.

Improvvisamente, vidi Cedric intento a leggere un libro su una panchina e, sorridendo velocemente ai miei amici, lo raggiunsi per poterlo salutare.

- Ha completamente perso la testa – osservò Harry, rivolto a Ron, sicuro che non potessi sentirlo.
Non fu così e fui contenta che lo avessero notato, perchè avevo davvero perso la testa.
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Fine Quarto Capitolo ------> Mmm... nonostante non sia molto soddisfatta di questo capitolo (non so perchè ^^) spero che voi l'abbiate trovato gradevole come gli altri (se li avete trovati gradevoli XD!!!)...
Un ringraziamento speciale va ai precedenti recensori:
Clo87
katiuz
gigia990
Felicity89
debby87
HermioneCH
herm88
aly7
loryrocker
endless
bianca
Valemione
Slytherin Nikla
Mando un grosso bacio a tutti e ancora mille grazie a chi leggerà e commenterà la storia, ciaoooo!!! ^^ by Arcadia_Lovegood
PS: Occhio... il prossimo capitolo sarà L'ULTIMO! ToT Quasi mi dispiace abbandonare questa coppia! Chissà... magari ne scriverò un'altra su Cedric ed Hermione... beh, si vedrà... ^^

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Nuova pagina 1
...siamo giunti all'ultimo capitolo... non aggiungo altro (lo farò alla fine)... Buona Lettura ^^

*** *** ***

Ero a pezzi. Lo studio mi aveva assorbita completamente in quell’ultimo periodo ad Hogwarts.

Gli esami di fine anno occupavano tutto il mio tempo libero e non riuscivo ad incontrarmi con Cedric tanto quanto avrei voluto.

Ovviamente anche lui era molto preso dallo studio e spesso, anche se riuscivo a trovare il tempo per andare da lui, mi dicevo che probabilmente era meglio lasciarlo da solo a studiare.

Nella Sala Comune di Grifondoro, c’era un gran via vai di studenti tesissimi, in quei giorni, ed tra di loro, ovviamente, c’erano anche Harry e Ron.

- Di cosa ti preoccupi! – continuava a ripetere Ron verso Harry – Alla fine riuscirai a cavartela come ogni volta!

- Se solo ti impegnassi un po’ di più e ti lamentassi un po’ di meno, saresti sicuramente più preparato – ribatté Harry, tenendo lo sguardo sui fogli di pergamena.

Ron si voltò verso di me – E tu!?

Lo guardai – Cosa c’entro io, adesso?

Lui mi squadrò – Tu potresti anche darci una mano!

Arricciai il naso – Per tua informazione, se ben ricordi, ieri sono stata tutto il giorno a spiegarvi Storia della Magia, ma tu continuavi a ridere!

Ron incrociò le braccia, consapevole di aver torto e riprese a studiare Pozioni, così come stavamo facendo sia Harry che io.

La mia mente, però, continuava a pensare a Cedric.

Mi chiedevo cosa stesse facendo, se mi stesse pensando e se anche lui desiderasse impazientemente di rivedermi.

Il pomeriggio seguente, mi feci coraggio e andai a cercarlo. Erano tre giorni che non lo vedevo, escludendo a pranzo e cena, ma lì non avevamo molto tempo per stare insieme. Un veloce sorriso, un gesto di saluto e poi di nuovo la lontananza e gli impegni a dividerci.

Con la scusa di dover riportare un libro in biblioteca e nascondendo il fatto che stavo andando alla ricerca di Cedric, mi incamminai a passo svelto tra i

corridoi di Hogwarts, svoltando velocemente gli angoli senza prestare attenzione a cose… o a persone nei dintorni.

Avevo completamente lo sguardo rivolto altrove, quando mi sentii scaraventata al suolo, picchiando violentemente con la schiena sul pavimento.

Fortunatamente, non fu nulla di grave, né per me né per il malcapitato che avevo investito. Sapevo che fosse colpa mia.

Solo che “il” malcapitato si rivelò essere una “lei”.

Quando mi rimisi in piedi, vidi Cho Chang per terra di fronte a me.

L’imbarazzo cominciò a crescere: lei era la ex-ragazza di Cedric e sicuramente era l’ultima persona che mi sarei aspettata di incontrare in quel momento, proprio mentre ero alla ricerca del ragazzo che una volta era stato suo.

Le rivolsi un sorriso stentato – Tutto bene? – chiesi educatamente.

Lei annuì – Dovresti stare più attenta – osservò, iniziando a raccogliere quello che le era caduto dalle mani.

Mi chinai per aiutarla, ma lei mi fece cenno di no – Posso fare da sola.

Capii dalle sue parole che non avrebbe mai accettato il mio aiuto. Anzi, non avrebbe mai accettato nulla che volessi offrirle.

Mi sentii ferita, non volevo che fossimo nemiche.
- Sicura? – insistetti io.
Cho incrociò il mio sguardo e poi sospirò – Se proprio ci tieni, fa pure.

Accettai. Volevo assolutamente parlarle. In quel momento, quasi dimenticai il mio scopo precedente e mi concentrai totalmente su Cho Chang.

Raccogliemmo tutti i fogli e gli appunti caduti per terra, ovviamente anche i miei erano tra questi, e non appena sistemò tutto, Cho fece per andarsene, ma io la bloccai, chiamandola.
- Cosa c’è? – mi chiese. Non voleva essere sgarbata. Semplicemente, stava provando quello che provavo io: imbarazzo e disagio.

Mi avvicinai – Forse dovremmo parlare…

- E di cosa? – mi interruppe lei – Vuoi qualche consiglio su come tenerti stretto il tuo ragazzo? – chiese sarcastica – Chiedi alla persona sbagliata.

Non l’apprezzai molto, ma decisi che non era il momento di aprire una discussione di quel tipo. Mi limitai ad ignorarla – Mi riferivo a noi due. Non siamo mai state amiche, ma non vedo perché dobbiamo evitarci o essere scortesi.

- Io non sono scortese con te – precisò Cho – semplicemente non mi va di vederti con Cedric, tutto qua. Credo che abbia il diritto di decidere cosa mi fa piacere vedere e cosa no.
Con quelle parole mi colpì. Cappi immediatamente che era ancora innamorata di Cedric e che l’aveva lasciato solo perché era convinta che lui sarebbe ritornato da lei. E invece? Lui era corso da me.

Abbassai lo sguardo – Scusa, posso solo immaginate quanto sia doloroso per te vederci insieme, ma…

- Ma cosa? – Cho mi interruppe ancora – Scusami, Hermione, ma non voglio parlare adesso e specialmente non con te. Grazie per l’aiuto.

Non mi diede neanche il tempo di risponderle che prontamente svanì dietro l’angolo e corse via.

Non stava piangendo, ma era ferita nel profondo e mi sentii in colpa, anche se forse non dovevo.

Raggiunsi la biblioteca, convinta di trovarvi Cedric, ma alcuni Tassorosso presenti mi informarono che era appena andato via e che stava studiando da giorni ininterrottamente.

- Se vuoi gli dico che l’hai cercato – disse un ragazzo di cui non conoscevo neanche il nome.

Annuii e lo ringraziai. Almeno avrebbe saputo che stavo pensando a lui.

Tornai in Sala Comune e filai dritta a letto, con la scusa di avere il mal di testa.

Harry e Ron si stupirono che avessi deciso di riposarmi, invece che continuare a studiare, tant’é che me lo fecero notare.
- Sei sicura che sia solo un mal di testa? – chiese Harry, preoccupato come sempre – Di solito non è questo a fermarti.

- Ho bisogno di riposarmi, altrimenti non potrò studiare bene più tardi – mi

giustificai – Prevenire è meglio che curare – dissi sorridendogli, prima di entrare nel Dormitorio.

Mi lasciai cadere pesantemente sul materasso, guardando il soffitto e chiudendo gli occhi, rilassandomi e sperando che la stanchezza mi portasse al sonno. Almeno lì, nei sogni, sarei stata per un po’ senza pensieri.

Mi svegliai dopo circa un’ora. Ormai si era fatta sera ed ero anche in ritardo per la cena.

Trovai un biglietto di Ginny accanto al letto: diceva che Harry e Ron avevano preferito lasciarmi dormire e che mi avrebbero aspettata in Sala Grande, per la cena.

Tentai di mettermi un po’ in ordine, nonostante avessi la gonna lievemente stropicciata e la cravatta col nodo allentato.

Per quest’ultima bastò un attimo, ma la gonna non poteva essere messa a posto altrettanto velocemente.

Mi passai una mano tra i capelli, mi sciacquai la faccia e corsi in Sala Grande, scusandomi per il ritardo.

Mangiai qualcosa velocemente, tenendo sempre lo sguardo rivolto al tavolo di Tassorosso e incrociando di tanto in tanto il sorriso di Cedric.

Improvvisamente, notai che stava indicandomi qualcosa. Gesticolava troppo velocemente e riuscii a capire solo un gesto rivolto all’esterno del castello.

Finita la cena è lì che andai e mentre mi avviavo nel posto indicatomi poco prima, immaginai che Cedric volesse stare un po’ di tempo con me.

Lo raggiunsi e fui felice di aver capito bene i suoi gesti: voleva incontrarmi.

Solo che mi sarei aspettata più entusiasmo, visto che quando arrivai da lui, Cedric era di spalle e non sembrava impaziente di vedermi.
- Cedric? – lo chiamai.

Lui si voltò – Ciao – disse – Sono contento che tu sia venuta.

- Anch’io – risposi.

Avrei voluto avvicinarmi a lui, ma non mi parve il caso, visto che Cedric continuava a starsene fermo, con lo sguardo perso nel nulla.

- Va tutto bene? – chiesi preoccupata.

- Ho pensato tanto in questi giorni, sai? – cominciò lui, tenendo lo sguardo lontano dal mio – Sembra ieri che varcai la soglia di quella porta per la prima volta – sorrise – Volevo andare in Corvonero.

- Cosa? – chiesi.

- Sì, credevo che fosse l’intelligenza la mia qualità migliore… e, invece, sono stato smistato in Tassorosso: la Casa della lealtà – spiegò – Il Cappello Parlante mi ha assegnato alla Casa giusta, perché è questa la qualità che più possiedo… ed è quello che voglio essere, Hermione… leale.

Iniziai ad inquietarmi – Cosa stai dicendo?

Cedric tirò un respiro profondo, chiuse gli occhi e poi li riaprì – Il mio tempo in questa scuola è giunto al termine, mentre tu… tu hai ancora molti anni da trascorrere qui, ad imparare e a crescere... – si fermò, poi posò il suo sguardo magnetico su di me – Noi non avremo più molto tempo per vederci, anzi…
Gli occhi mi si riempirono di lacrime – Tu mi stai lasciando, non è vero…!?
Cedric strinse le labbra – E’ una delle cose che mi è subito piaciuta di te: la tua perspicacia…

- Non cambiare discorso! – dissi alzando la voce – Tu vuoi lasciarmi!

- Hermione, con la fine di quest’anno non ci vedremo mai più. Succederà inevitabilmente.

- Non è vero – replicai – non dare tutto già per scontato!

Non rispose.

Stavo iniziando a spazientirmi. Avevo come l’impressione che quelle fossero solo scuse sciocche per dirmi che non voleva più stare con me.

Si era già stancato o cosa?

- Ho capito qual è il tuo gioco! – dissi.

Lui spalancò gli occhi – Il mio gioco!?

- Sì, il tuo gioco – ripetei io – Ti diverti a fare breccia nel cuore delle ragazze, ne scegli una e quando ti sei stancato di lei la lasci con scuse assurde.
- Le mie non sono scuse assurde – ribatté lui. Stava perdendo la calma.
- L’hai fatto con Cho Chang e lo stai facendo anche con me!
- Cho non c’entra proprio niente…
- Per favore, stai zitto! – dissi. Non volevo più sentirlo parlare.

Restammo in silenzio per molto tempo, finché non cominciò a piovere.

Dapprima lentamente, con le piccole gocce di pioggia che cadevano leggere ai nostri piedi, poi sempre più violentemente, inzuppando i nostri vestiti e formando piccole pozzanghere d’acqua sul terreno.

Avevo il volto completamente bagnato di pioggia, ma decisi che non me ne sarei andata di lì, finché non avessi scoperto la verità. Cedric non mi aveva mai voluto bene, stava solo giocando con me.
- Perché hai scelto me? – chiesi – Perché mi hai fatto questo?!

Cedric si voltò furiosamente verso la mia direzione – Cosa hai fatto TU a me!!

Rimasi spiazzata e non risposi.
- Sei stata tu, Hermione!! Il motivo di tutto questo sei soltanto TU! – disse, con la pioggia che gli scivolava sulle guance – Ho incontrato Cho, l’altro giorno, so che vi siete incontrare, o meglio, scontrare nei corridoi e sai cosa mi ha detto quando ne abbiamo parlato?
Restai in silenzio, ma lui continuò comunque.

- Mi ha detto che non mi aveva mai visto così, neanche quando stavo con lei, e lo ha capito dalla sera del Ballo – spiegò, asciugandosi con la punta della lingua le gocce di pioggia che gli cadevano sulle labbra – Volevo andarci davvero con Cho… insomma, stavamo insieme, era normale che volessi lei con me, quella sera. Ma poi, ti vidi percorrere la scalinata verso Viktor Krum e in quel momento tutte le ragazze sparirono dalla mia vista, per lasciare posto alla più bella che avessi mai visto – fece una breve pausa – Quanto ho desiderato quella sera ballare con te, ma tu avevi occhi solo per Krum e la cosa mi uccideva. Cho non è stupida! Lo notò subito ed è lì che iniziarono i nostri problemi, ma in quel momento non m’importava nulla di lei… io volevo solo te quella sera. E quando tu e Weasley iniziaste a litigare, dissi tra me e me che doveva essere completamente pazzo per non accorgersi della grande opportunità che stava perdendo in quel momento – mi fissò – La stessa che io avevo desiderato per l’intera sera… avere il tuo cuore e..... avere te.

Con quelle parole, mi sciolse il cuore.

Se davvero ci teneva così tanto a me, perché mi stava lasciando?

Come poteva essere sicuro che non ci saremmo più rivisti dopo la fine dell’anno?

Se per lui era così facile mettere un fine alla nostra storia, significava che non ci teneva abbastanza.

Le lacrime fuoriuscirono dai miei occhi a grandi gocce, mischiandosi con la pioggia che mi aveva bagnato il viso.

Cedric non si accorse che stavo piangendo e la cosa mi consolava, perché non volevo che mi vedesse piangere per lui. Non lo meritava.

Vedendo la mia impassibilità nei confronti delle sue parole, abbassò lo sguardo e si incamminò lentamente verso l’entrata del castello. Sapevo che nel momento in cui avesse varcato quella soglia, non l’avrei mai più sentito mio. Cedric Diggory non mi sarebbe appartenuto mai più.

Mi superò, senza neanche guardarmi negli occhi. Tra di noi, solo il rumore della pioggia che batteva insistentemente al suolo.

Era davvero finita?

Ad un tratto, però, i singhiozzi del mio pianto spezzarono il silenzio e Cedric si accorse che stavo piangendo per lui.

Mi voltai e lo vidi in lontananza che mi fissava stupito.

Stavolta, però, i suoi passi furono veloci e diretti verso di me.

Un minuto prima, lo vidi lontano e il minuto dopo, sentì il calore del suo corpo avvolgermi completamente, mentre le sue labbra si posarono sulle mie, per un ultimo e intenso bacio sotto la pioggia.

Sapevo che sarebbe stato l’ultimo. Ero pienamente consapevole che non avrei mai più rivisto quel meraviglioso ragazzo al mio fianco. Il suo profumo, i suoi capelli, il suo viso, il suo sorriso… tutto sarebbe sparito per sempre.

Le gocce di pioggia si mescolarono alle mie lacrime e assaporammo inconsapevolmente il gusto del bacio più bello delle nostre vite.

Sapevo che non ne avrei mai più assaporato uno così: un bacio d’addio, dato per amore e all’indimenticabile gusto di lacrime e pioggia.
------------------- FINE -------------------
La mia storia è finita qui. Spero che sia riuscita a regalarvi delle emozioni o almeno a trasmettervi le stesse che ho provato scrivendola (specialmente nell'ultimo capitolo). Volevo subito dire che non ho potuto inserire altri capitoli (come mi aveva suggerito katiuz ^^) perchè la storia era completa già dalla pubblicazione del primo capitolo (aveva solo bisogno di essere letta e corretta in alcuni punti) e mi scuso davvero tanto per aver chiuso questa FF dopo soli 5 capitoli (non so se qualcun'altro abbia pensato la stessa cosa di katiuz ^^)... Per questo, vi lascio con la promessa di scrivere un seguito, una fanfiction che riprenda da questo finale e che si svolga in più di 5 capitoli. PROMESSO!
Ed ora passo ai ringraziamenti: non potete neanche immaginare la gioia che mi avete dato nel leggere le vostre recensioni (fortunatamente tutte positive XD!); mi sono state di grande aiuto nel proseguire con questa ff... Graaaziiiieeeee miiilllleeeeee a tutti quanti!
Ringrazio chi ha semplicemente letto, ma maggiormente vorrei ringraziare DI CUORE i recensori e in special modo, coloro che (una volta scoperta la mia ff) l'hanno commentata ad ogni successivo aggiornamento...... GRAZIE DAVVERO!
Il momento è arrivato: la storia "Lacrime e Pioggia" termina qui. Sono già all'opera per scrivere una storia OriginaleFantasy di cui ho in mente l'inizio e anche un ipotetico finale...quindi, sappiate che non vi libererete ancora di me ^^ ...Vorrei mettermi all'opera immediatamente e spero di ritrovarvi ancora nelle mie storie future perchè siete stati gentilissimi, carini e tanto d'incoraggiamento.... un bacio a tutti!! by Arcadia_Lovegood

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