Ancient Saga: Volume II - Where Oceans Bleed Into The Sky

di AngelSword
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Affondare ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Riemergere ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - There's No Need To That Anymore ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Il Prezzo Del Paradiso ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Sei Tu Di Umano Mondo? ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 (Parte 1) - Maelstrom ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 (Parte 2) - Fall You Halfway ***
Capitolo 9: *** Capitolo 6 (Parte 3) - Il Demone e La Zalenia ***
Capitolo 10: *** Question Corner #1 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 7 (parte 1) - Family Bonds... ***
Capitolo 12: *** Capitolo 7 (parte 2) - ... Or Maybe... ***
Capitolo 13: *** Capitolo 7 (parte 3) - ... Not ***
Capitolo 14: *** Question Corner #2 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 8 (Parte 1) - N.E. ~ No Escape ***
Capitolo 16: *** Capitolo 8 (Parte 2) - S.T. ~ Snow's Tournament ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


“Zooooorooooo!!!” lo chiamò una lontana voce femminile. Mugugnò qualcosa d’incomprensibile in risposta. “Uffaaaa!! Possibile che tu stia sempre a dormire?!” brontolò la voce facendosi più vicina. Il tono era chiaro come il cristallo, squillante come mille campanelle d’argento.

“E lasciami in pace...” rispose lui girandosi di lato. Aveva sonno e non sapeva nemmeno chi stesse parlando.

Sentì una persona sospirare. “Vuoi proprio startene qui a dormire?”

Zoro annuì deciso senza aprire gli occhi.

“Sicuro?”

Annuì di nuovo.

“Sicuro, sicuro, sicurissimo?”

“Porca miseria, mi vuoi lasciare in pace?!” esplose infine lui. Quella sconosciuta stava cominciando davvero ad annoiarlo.

“Allora io me ne vado...” replicò lei con tristezza.

Lo spadaccino tirò un sospiro di sollievo. Finalmente poteva dormire in pace. Certo che però quando Aqua ci si metteva poteva essere davvero seccante.

 Aqua?!!

Scattò in piedi, subito sveglio. Era viva, viva! Si guardò intorno speranzoso di vederla. Ma intorno a lui c’era solo bianco, fatta eccezione per l’albero contro cui era appoggiato.

Mi dispiace, mi dispiace di averti risposto male, ma ti prego fatti vedere! Ti prometto che faccio tutto quello che vuoi: sono disposto a giocare a palla, a fare il bagno, a farmi catapultare da Rufy, Dio, sono pure disposto a farmi picchiare!! Ma ti supplico, dove sei, dove se--Si bloccò. “Aqua...” sussurrò con voce tremante.

Eccola lì, di fronte a lui, ricoperta di catene ed avvolta da una luce bianchissima. Improvvisamente era di nuovo in quel maledetto spiazzo ricoperto d’erba verde smeraldo. Quello era un Eternal Flow, ne era sicuro, ma non c’erano nemici nei dintorni, solo loro due. Allora perché...

Aqua gli sorrise, quello stesso bellissimo sorriso che gli aveva regalato prima di morire.

Ed in un istante lui capì tutto. Prese a correre verso di lei urlando il suo nome, pregandola di fermarsi.

“Ma Zoro ha detto che vuole continuare a dormire... Devo andare...” rispose l’Antico senza perdere il sorriso.

“No, no, ritiro tutto quello che ho detto!! Ti prego non andare...” Correva, correva a perdifiato, ma sembrava che non sarebbe mai stato capace di raggiungerla. Ciò lo spinse ad accelerare ulteriormente il passo.

Aqua abbandonò il sorriso per guardarlo sorpresa. Poi gli porse una mano da cui pendevano diverse catene. “Zoro, io devo andare.”

“No, no, Aqua, no...” Sentiva le lacrime bruciargli agli angoli degl’occhi ma le trattenne, senza fermarsi.

“Devo morire, Zoro.”

Scosse energicamente la testa senza smettere di correre.

La luce diventò ancora più forte. “Io devo morire. Ma se vuoi puoi venire con me.” Riacquistò il sorriso mentre le catene intorno al suo braccio tintinnavano allegre.

Anche Zoro allungò una mano per afferrare la sua. “Non deve morire nessuno! Io ti riporterò indietro!! Non devi morire, Aqua...” Finalmente solo pochi centimetri separavano le loro dita.

“Sayonara,” sussurrò infine Aqua con dolcezza prima di sparire.

Zoro si svegliò di soprassalto. Aveva il respiro affannato ed era tutto sudato. Fissando scioccato il nero davanti a sè, poggiò una mano sul petto e sentì che il suo cuore stava battendo a mille. Strizzando un paio di volte gli occhi qualcosa di umido e caldo scivolò giù da essi sulle sue guance già bagnate. Si guardò intorno mentre il suo respiro gradualmente si calmava. Era nella palestra. Doveva essere notte fonda perché la stanza era rischiarata solo dalla pallida luce bianca della Luna. Era da solo. E poggiati contro il muro alla sua sinistra c’erano due spadoni nelle loro fodere nere, abbandonati, silenziosi, immobili.

Era solo.

E no, il suo cuore non batteva. 
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Ancient Saga: Volume II - Where Oceans Bleed Into The Sky

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Affondare ***


Premessa
 

*partono trombe, tamburi, pianoforti e batterie* CIAAAAAAAOOOOOOO MONDOOOOOO!!!!!!! Ha-ha, sono tornata solo per voi u.u
Prima di tutto fatevi dire che vi odio amabilmente perchè mi avete fatto pubblicare il Secondo Volume in Anticipo u___u ♥
Poi, il famosissimo Question Corner, a grande richiesta, riaprirà al quinto capitolo =3
Colonne sonore anche per questo Volume ovviamente B3
Da dove viene il titolo, vi starete chiedendo. Bene, vi posso dire che l'ho preso dalla canzone "The Catalyst" dei miticissimi Linkin Park. Stavolta però voglio vedere se riuscite a spiegarvi il perchè ho dato questo preciso titolo B3 è una specie di concorso, vedetela così =3 Per il vincitore c'è un premio ovviamente. Scriverò per lui/lei uno Special Volume sul suo personaggio/i preferito/i dell'Ancient Saga (si accettano anche crossover con la fic della Mary Stranges dato che è da una vita che sto cercando una scusa per intrecciare le due vicende XD) e con le linee guida che lui/lei mi darà. Praticamente una storia personalizzata, ecco u.u
Nami: Quindi niente soldi?
Ovvio che no O.o
Nami: Allora non me ne frega niente del concorso.
O_____o Vabbè u.u
Poi, ispirata dalla mia sister Okami, indirò anch'io un Popularity Chart Contest dopo il capitolo 8 =D In parole povere, dovrete dirmi qual'è il vostro personaggio preferito =3
Ah, e mi sto mano a mano disegnando la casa principale degli Antichi (al momento devo ancora finire la cucina di Seph XD) con un programma del pc =3 Poi mi sono disegnucchiata qualche cosa qua e là che probabilmente posterò =3 Sempre se siete interessati, ovviamente =) E poi se c'è una cosa che adoro sono le fan-art ** Trovo davvero interessante vedere quante facce vengono assegnate ad un singolo personaggio ** Quindi nel caso vi sentiste ispirati, io accetto anche quelle ^^ (ma quanto mi piace vedere come v'immaginate gli Antichi ** Ok, la smetto XD)
Un'altra cosa: Non so se qualcuno l'ha già notato, ma sulla mia pagina d'autore sto mano a mano incollando i vari banner delle fic che scrivo =3 Al momento sto lavorando su quello di questo volume ^^ Magari avete qualche immagine da consigliarmi dato che al momento la mia ispirazione mi sta facendo ciao ciao con la manina dalle profondità dell'abisso più oscuro della mia mente? (Actually, non lo so se mi sta salutando o no, forse mi sta mandando con tutte le scarpe.... aaah, è troppo buio -.-")
Bene, Ciancio alle Bande, ecco la colonna sonore di questo Capitolo =3
"What Hurts The Most" - Rascal Flatts; "Wait for Me" - Theory of a Deadman; "Leave Out All the Rest" - Linkin Park
E detto ciò, non mi resta altro che augurarvi una buona lettura e....

Bentornati ♥


Capitolo 1 - Affondare
 


“Secondo voi...” disse ad un tratto Nami passando un dito sulle venature del tavolo di legno. “Quanto andrà avanti questa storia?”

Già da una settimana erano salpati in silenzio dall’isola. Avevano issato le vele nere. Ironicamente era stata davvero una bella giornata, non una nuvola in cielo ed il mare piatto. Tutti avevano visitato la tomba di Aqua lasciando un grande mazzo di fiori. Tutti, tranne Zoro. Lui, dopo che l’isola sparì oltre l’orizzonte, si era chiuso nella palestra e non era più sceso da allora. Non per mangiare, non per dormire, nemmeno per pisolare sul ponte. Ed erano sicuri che fosse ancora là dentro perché durante la giornata, se ascoltavano attentamente, potevano sentire il tintinnare dei pesi che agitava.

“Stupido marimo...” mormorò Sanji esalando una nuvola di fumo verso il soffitto. “Cosa crede, che sia l’unico a cui dispiaccia per la morte di Aqua-chan?!” Stritolò il filtro della sigaretta tra i denti.

Ogni membro della ciurma, lui compreso, sembrava come essersi spento. Robin passava le giornate chiusa in biblioteca a leggere, Chopper invece se ne stava in infermeria a tritare erbe in continuazione. Usopp pescava in silenzio sul parapetto della Sunny, dimenticandosi di tirare su la canna quando un pesce abboccava. Nami disegnava freneticamente nuove mappe nel suo studio per distogliere la mente dal pensiero dell’amica morta. Franky continuava a montare, smontare e rimontare nuove armi senza trovare mai pace. Rufy se ne stava semplicemente seduto sulla polena a fissare impassibile l’orizzonte e il violino di Brook non si era più sentito da giorni. In quanto a lui, passava le ore a cucinare, cucinare e studiare quel libro di cucina Antica che si era portato. Aveva messo un segnalibro speciale alla pagina su cui c’era scritta la ricetta che Aqua gli aveva chiesto di provare il giorno prima che morisse. La nave era diventata inumanamente silenziosa.

Irritato da tutta quella tristezza sbattè improvvisamente un pugno sul tavolo facendo sobbalzare sia Nami che Usopp. “Dobbiamo smetterla di piangerci addosso. Aqua-chan è morta. Punto e basta. È inutile perdere tempo in questo modo. Di certo non avrebbe voluto vederci ridotti in questo stato. Quindi vi conviene ritornare normali al più presto da soli se non volete farlo accompagnati dai miei calci.” Il cuoco era veramente furioso.

Rufy sospirò togliendosi il cappello. “Hai ragione, Sanji... è la prima volta che perdiamo un nakama, quindi siamo rimasti un po.... scioccati, tutto qui...”

“Io sono d’accordo con te, Sanji-kun,” disse Nami abbassando lo sguardo. “Ma come facciamo con Zoro? Insomma avete visto tutti come lo abbiamo ritrovato, l’espressione di pura disperazione che aveva--”

Si alzò spingendo rumorosamente la sedia indietro. Prese un vassoio e ci mise sopra il pranzo che lo spadaccino non aveva toccato. “Ci penso io a quella stupida testa d’alga,” disse uscendo.

***


Salì rapidamente le scalette che portavano alla palestra. Era deciso a tirare giù di lì quell’idiota, anche se fosse stato costretto a distruggere l’intero albero maestro della Sunny. Arrivò in cima e fece per spalancare la botola ma si fermò. Lentamente poggiò la mano alzata sulla gelida sbarra di ferro di fronte a lui mentre con l’altra teneva il vassoio sulle punte delle dita. E stette in ascolto. D’improvviso la sua determinazione svanì.

Le sentiva cadere silenziosamente sul parquet sopra di lui, pesanti come macigni, le lacrime.

Aprire quella botola ora sembrava l’impresa più difficile del mondo.

Sapeva quanto piangere fosse difficile per lo spadaccino. Sbuffò e scese di nuovo sul ponte. Rientrò in cucina mugugnando uno “Stupido Marimo del cazzo”, interrompendo la conversazione che gli altri stavano avendo. Rufy si fiondò sul cibo di Zoro, ritrovando almeno un poco di quella vitalità che sembrava avesse perso.

***


Fissava il soffitto mentre le lacrime gli colavano giù dagli occhi senza controllo. Aveva provato ad allenarsi ma la sua mente non si era svuotata come al solito. Aveva provato a meditare, ma il pensiero della ragazza continuava a tormentarlo. Così si era semplicemente seduto da una parte a fissare il soffitto, lasciando i ricordi liberi di scorrergli davanti agli occhi. Ed inevitabilmente le lacrime avevano cominciato a scendere.

Aveva anche cercato di risvegliarsi, di rimproverarsi per questa condotta così patetica. Insomma, per quanto tempo aveva conosciuto Aqua? Un mese al massimo? Aveva un obbiettivo da raggiungere e non poteva trastullarsi in questo genere di cose.

Stava affondando in un mare nero e gelido, senza nessuna possibilità di risalire in superficie una volta toccato il fondo.

Eppure li aveva presi quei due spadoni, estraendoli dalla terra in cui erano stati conficcati. Li aveva presi, sapendo che gli avrebbero perennemente ricordato quanto fosse stato inutile. Ma allo stesso tempo non poteva abbandonare lì lo spirito di Aqua. È vero, l’aveva conosciuta per poco, ma per lui era più che bastato per innamorarsi.

Già, innamorarsi. Non aveva più paura di pronunciare quella parola, ma ormai era vuota, priva di significato. Perché Aqua non era più lì.

Perché lei gli era morta tra le braccia.

Perché lei non aveva mantenuto la sua promessa.

Perché lei era un traditrice.

Perché lei era tutto per lui.

Abbassò lo sguardo sulle due lame larghe poggiate contro il muro. Lo fissavano impassibili. E lui fissava loro, addolorato ed infuriato allo stesso tempo. E ora che li aveva con sè? Doveva inventarsi un stile a cinque spade. Chissà come, ma sentiva che le sue spalle stavano diventando mano a mano sempre più gravate dal peso dei sogni degli altri: era responsabile per i sogni di tutta la sua ciurma, del proprio, di quello di Aqua.

Ora che ci pensava, non le aveva mai chiesto quale fosse il suo sogno.

Ora che ci pensava, non le aveva mai detto che preferiva di gran lunga i capelli corti, ma che la sua cascata bionda era comunque favolosa.

Ora che ci pensava, non le aveva mai detto che i suoi occhi erano meravigliosi e profondi come il mare.

Ora che ci pensava, non le aveva mai detto che, in fondo, anche a lui piacevano le castagne.

Ora che ci pensava, non le aveva mai detto che l’amava.

Si sfiorò una guancia e sentì l’umido delle lacrime che ancora scendevano. Gli occhi gli bruciavano. Ma comunque non riusciva a sentire niente. Abbassò le palpebre e prese un lungo respiro. Dove sei? le chiese. So che sei da qualche parte. Altrimenti perché mai mi tenderesti una mano? Ho promesso che non ti avrei raggiunta finchè non avrei raggiunto il mio obbiettivo, ma...

Gli costava ammetterlo.

Io senza di te non ce la faccio.Lo trovava ironico: per Kuina non aveva pianto così tanto, anzi, non si era mai disperato così tanto per nessuno in tutta la sua vita. Che accidenti gli aveva fatto quella donna?!

Gli parve di sentire dei passi leggeri sul parquet correre verso di lui. Poi un tocco lieve e freddo gli sfiorò la guancia. Ed una voce gli sussurrò qualcosa. Zoro aprì di scatto gli occhi solo per essere accolto dalla delusione della solitudine. Perfetto, cominciava anche ad avere le allucinazioni. Davvero fantastico.

Ma gli saltò in mente il fatto che non era da solo. Era da solo nella stanza, ma non nella vita. I suoi nakama erano lì, c’erano sempre stati. Penso che ogni tanto farsi aiutare vada bene, no? si disse mentre il primo lieve sorriso da giorni gli tendeva le labbra. E scommetto che tu vorresti che io facessi la stessa cosa, vero, Aqua? Ma lo spazio una volta occupato dalla mente dell’Antico ora era vuoto e freddo.

Si accorse che le lacrime avevano smesso di strisciargli sulle guance, per poi andare a cadere sul cotone bianco della maglietta lasciando un rotondo alone poco più scuro. Prese un altro lungo respiro e si alzò. Recuperò le sue spade, le agganciò all’haramaki e finalmente scese dalla palestra.


***

 

Aprì la porta della sala da pranzo e calò istantaneamente  il silenzio. Si fissarono, quasi meravigliati, per qualche istante. Persino Rufy aveva smesso d’ingozzarsi.

Questa situazione di stallo permase finchè Nami non si alzò ed abbracciò Zoro che indietreggiò di un passo, sorpreso. Subito dopo di lei tutti gli altri, Robin e Sanji compresi, si unirono all’abbraccio.

“Ci dispiace per Aqua...” mormorò la navigatrice alzando lo sguardo sul suo volto. Lo spadaccino notò che aveva gli occhi lucidi.

Riuscì a tirare le sue labbra in un mezzo sorriso. “Va tutto bene ora... Anzi, mi scuso per il mio comportamento.”

“Non ti preoccupare, possiamo capirlo,” singhiozzò la renna attaccata ai suoi pantaloni.

“Sei una stupida testa di verza senza cervello,” borbottò Sanji segretamente sollevato.

“E tu sei uno stupido biondino che sembra che una mucca gli abbia leccato la testa,” replicò leggermente stizzito Zoro.

“Sei un idiota Zoro!!” esclamò allegramente Rufy pensando che fosse un complimento.

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Afferrò la maglietta rossa del capitano che si era appollaiato sulle sue spalle e lo sbattè al suolo. “L’idiota sarai te!!”gli urlò.

“Yohohoho!! Vedo che abbiamo riacquistato tutta la nostra vitalità!” rise Brook. “Ma io non ho gli occhi per vedere!! Yohohohohohoho!!”

“Smettila o ti faccio saltare in aria!!” lo minacciò Franky sfoderando la sua Weapons Left.

“Che fine ha fatto la mia cena??!!!” urlò Usopp guardando il suo piatto vuoto.

Automaticamente il suo sguardo ricadde su Rufy a terra che si stava ancora leccando le dita.

“RUUUFYYYYY!!!!” Il cecchino gli fu addosso in un istante. Chopper si staccò dalla gamba di Zoro per cercare di dividerli, ma quando vide che anche il suo cibo era stato spazzolato si avventò sul ragazzo di gomma dando manforte ad Usopp.

Nami, infastidita da tutto quel rumore, si separò da Zoro e diede un salutare pugno in testa a tutti e tre. “Basta così!!”

Robin scorse con la coda dell’occhio la mano di Rufy strisciare verso il suo piatto e prontamente alzò la stoviglia con il suo potere. Ridacchiò sorniona quando il cuoco, accortosi anche lui del tentato furto del capitano, lo scaraventò al muro con un energico calcio.

Lo spadaccino si liberò dalla presa dell’archeologa sul suo braccio e si sedette al suo posto a tavola, seguito da tutti gli altri. E ripresero a mangiare in quella solita confusione che piaceva così tanto ad ogni membro della ciurma. Ogni tanto capitava che Rufy gridasse il nome di Aqua, o che Nami si rivolgesse a lei per farle una domanda, ma il silenzio della mancanza della ragazza veniva subito riempito dalle urla di qualcun altro. Ci si aiutava così, a vicenda, come una famiglia.

Zoro promise a se stesso, agli altri e ad Aqua che mai più si sarebbe lasciato affondare in quel modo. Poi udì uno degli insulti dal cuoco e i due presero a litigare.

Tutto come era sempre stato

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Riemergere ***


Premessa
 

Allora rieccomi qui ^^ E stavolta vi porto il secondo capitolo... che secondo me non è niente di speciale XD Ah, un mini avvertimento: la "depression-zone" durerà più o meno fino al capitolo 6, anche se va già scemandosi XDXD
Disclaimer: I personaggi di One Piece non sono miei.
Ringraziamenti: A tutti i recensori ed i lettori silenziosi!! ^^ Grazie per avermi seguita anche in questo secondo sclero XD
Colonna Sonora Consigliata: "Secret Door" - Evanescence; "Window" - Damaged; "La Paura che..." - Tiziano Ferro
Buona lettura a tutti!!! ♥


Capitolo 2 - Riemergere

Le vele nere erano sparite ed il Jolly Roger dei Mugiwara era tornato a sorridere sotto il sole. La Sunny avanzava, dolcemente cullata dalle onde di un mare pazzescamente calmo. Era uno di quei pomeriggi fatti apposta per rilassarsi sotto i caldi raggi. Chopper ne aveva approfittato per far seccare alcune erbe, Usopp e Rufy pescavano scambiandosi ogni tanto qualche commento sul fatto che i pesci non abboccavano. Nami e Robin prendevano il sole mentre leggevano insieme il giornale e Sanji se ne stava seduto sull’altalena assorto nella lettura di un libro di cucina dondolandosi lievemente con un piede - il fumo della sua sigaretta pigramente si alzava e spariva. Franky stava schiacciando un pisolino nei quartieri maschili mentre Brook riempiva il silenzio con un allegro walzer e Zoro si allenava con i pesi.

Stava appena per completare la decima serie da cento quando la navigatrice li chiamò a raccolta. Poggiò con un secco rumore metallico la spranga con i dischi all’albero maestro e le raggiunse sul secondo piano di prua.

“Sentite qui,” disse allarmata guardandoli da dietro il giornale. “Nell’East Blue e nel South Blue si sono verificate varie tempeste a ciel sereno. Le correnti marine sono improvvisamente cambiate, creando mulinelli, onde anomale e tsunami assolutamente non possibili da prevedere. Mentre episodi analoghi cominciano a prendere luogo anche negli altri due mari, il numero di vittime continua a salire e l’economia in generale comincia a risentirne in quanto è impossibile importare ed esportare merci.” Guardò i suoi compagni uno ad uno. “Sta succedendo il finimondo.”

“Beh, è ovvio,” esordì Zoro. Aveva le braccia conserte davanti al petto sudato, il suo volto era serio ma sconsolato allo stesso tempo. “Senza Aqua che tiene tutto sotto controllo, è solo naturale che il sistema impazzisca.” Si girò per tornare ai suoi esercizi in silenzio. Un silenzio che diceva molto più delle parole. Gli altri fissarono la sua schiena abbronzata sovrappensiero quando una seconda voce li sorprese.

“Ma lo status quo originale potrebbe essere ristabilito se riportassimo Aqua indietro.”

Zoro si bloccò, riconoscendola. Voltarono la testa a sinistra e trovarono Xenon appollaiato sul parapetto della Sunny con un grande paio di ali dorate spuntargli dalla schiena ed un braccio fasciato sorretto da una benda intorno al collo. “Come ve la state passando?” chiese con un sorriso.

“Neeeeeeeeex!!!” urlò Chopper saltandogli addosso per abbracciarlo.

Nami si alzò, subito imitata da Robin. “È un piacere vederti,” disse poggiando il giornale sulla sdraio.

“Ruby, Seph e i gemelli come stanno?” domandò Usopp.

L’Antico fece spallucce. “Seph, dopo che Ruby l’ha ricucito, si è rintanato sul suo bel Picco. I gemelli si sono chiusi nella loro officina anche se ultimamente si stanno facendo vedere più spesso. Mio cugino è partito per chissà dove ed è tornato qualche giorno fa. Direi abbastanza bene nel complesso.”

“E tu?” Rufy gli sorrise felice di rivederlo.

Nex scosse la testa ridacchiando. “Io niente. Ho perso due sorelle in verità. Ma... diciamo che ho fatto alcune ricerche. Riguardo a quello che stavate leggendo,” accennò con un piccolo movimento del mento ai fogli stampati ripiegati in due, “sta succedendo perché il mare protesta. Vuole qualcuno che lo controlli. Ecco perché dobbiamo riportare qui Aqua.”

“Cosa intendi dire per ‘riportare’?” gli chiese bruscamente il vicecapitano. Quell’argomento lo spazientiva non poco. Era come girare il coltello in una ferita ancora aperta.

“Hai preso tu gli spadoni di Aqua, vero?” disse Nex ignorando la sua domanda.

Lo spadaccino si voltò, irritato. “Ho detto: cosa intendi dire per ‘riportare’?” ripetè più minacciosamente.

L’Antico lo guardò con un sorriso triste. “Non l’hai ancora superata completamente, vero?”

A quello perse la pazienza. Si avvicinò a lui e lo prese per il collo della maglietta, strattonandolo verso il basso. “Te lo ripeterò per la terza volta. In. Che. Senso. ‘riportare’.” Scandì una ad una le parole con voce tremante per la rabbia.

Xenon fece una smorfia di dolore quando il braccio fasciato fu spinto in malo modo dallo spadaccino ma si riprese subito. “Non credere di essere l’unico a cui gli è crollato il mondo addosso,” rispose freddamente.

“CHE NE SAI TU?!” urlò Zoro lasciandolo con uno spintone. “Io l’amavo. L’amavo con tutto me stesso, e mi è morta tra le braccia! Cosa ne puoi sapere tu? Dimmi: cosa?” concluse in un soffio. Le mani gli tremavano per la rabbia ed il dolore represso. Strinse i pugni per non darlo a vedere. Gli occhi gli bruciavano mentre nuove lacrime si accumulavano senza però scendere. Era costretto a prendere lunghi respiri per controllarsi.

Gli altri osservarono il tutto in impotente silenzio. Non si sarebbero mai aspettati una tale reazione da parte di Zoro. Per far sì che le sue emozioni si esponessero così tanto doveva essere stato davvero scioccato dalla morte di Aqua.

Nami guardò i suoi nakama che si limitavano a guardare lo spadaccino che stava cercando con tutte le sue forze di non scoppiare a piangere. Sbuffò, irritata dalla loro impassibilità, e si avvicinò a lui. “Tranquillo, Zoro,” gli sussurrò poggiandogli una mano sulla spalla. Poi si voltò verso Xenon. “Per favore, dicci cosa intendi per ‘riportare’,” disse con più gentilezza.

Lui scrutò Zoro dando una veloce occhiata alla sua mente. Si pentì di averlo stuzzicato: lo spadaccino era davvero traumatizzato. Si schiarì la voce. “Sapete, noi Antichi abbiamo una ‘seconda possibilità’. Nel caso morissimo senza eredi, possiamo ‘resuscitare’, come direste voi. Sapendo questo, ho fatto alcune ricerche e ho scoperto che--!!” La nave oscillò pericolosamente interrompendolo.

Rufy ed Usopp rotolarono giù mentre Sanji trattenne Robin. “Cos’è quella cosa?!” esclamò il verde aiutando Nami a non cadere.

Nex si voltò e vide l’enorme serpente fatto d’acqua che aveva smosso la nave sibilare aggressivamente contro di loro. Imprecò. “Zoro!! Lo spadone di Aqua, quello azzurro!! Dammelo!”

Lo spadaccino non se lo fece ripetere due volte e corse nella palestra. Dopo una veloce occhiata, vide le due spade poggiate contro il muro, impassibili. Con due ampie falcate le raggiunse ed avvolse l’elsa di quella richiesta con la mano. Fece per sollevarla ma non si mosse di un centimetro. La tirò di nuovo, imprecando, ma la lama non voleva saperne di muoversi. Afferrò l’elsa con entrambe le mani e tirò con tutta la sua forza, ma quello rimase ostinatamente appoggiato contro il muro. “Ma che diamine...?!!” Quando li aveva portati sulla nave non aveva avuto problemi a sollevarli, ma ora erano diventati così pesanti. Era come se quella spada stesse puntando i piedi a terra per non farsi impugnare. La lasciò perdere quando la nave traballò di nuovo. Si affacciò da una finestra e vide i suoi nakama, aiutati de Xenon, che cercavano disperatamente di proteggere la Sunny, ma il serpente era immune a qualsiasi colpo. Spalancò i vetri ed urlo “XENOOOON!!”

L’Antico scagliò un potente fendente tranciando il collo dell’essere che si rigenerò in pochi secondi. Alzò il capo e guardò Zoro.

“LA SPADA NON SI MUOVE!!!”

“Che razza di scusa è?!” disse Franky mentre lanciava uno Strong Right.

Xenon sbuffò evidentemente spazientito. “PANTHALASSA!!!!” urlò.

Usopp e Rufy si scambiarono uno sguardo interrogativo: non conoscevano quella persona.

Lo spadaccino, confuso, si voltò e vide che la spada stava rispondendo al richiamo: le venature azzurre avevano preso a brillare pulsando come se fossero un cuore.

“Non è il momento di fare i capricci!” continuò da sotto Nex mentre bloccava le fauci del mostro con due lunghe liane. Ma questo si scompose per poi ricomporsi a qualche metro di distanza, lasciando che le liane si stringessero nel vuoto.

Lo spadone continuava a pulsare, un po più velocemente di prima. Poi un sottile sussurro, lieve e veloce come il vento estivo, sfiorò le orecchie dello spadaccino.

“Fatti impugnare dal suo successore!”

Lui non è il mio successore. Juliet Auroja Laertis è la mia sola padrona.

Zoro scosse la testa incredulo. La spada stava parlando.

“Aqua è morta, fattene una ragione!”

Non è vero.

La sua voce era leggera e chiara, un fruscio, fresco come l’acqua di montagna. E tremava.

“Panthalassa, quello davanti a te è il successore di Aqua! Lasciati impugnare!!” insistè Nex con una certa urgenza ora che la testa del serpente si era divisa in due.

Juliet è ancora viva. Io non accetto quell’uomo come--

“ASCOLTAMI BENE!!!” Zoro s’inginocchio di fronte allo spadone e prese la fodera tra le mani come se stesse stringendo una persona per le spalle. “Aqua è morta e basta. Posso capire come ti senti, credimi. Ma ciò non vuol dire che bisogna rimanere attaccati al suo ricordo mentendo sia a sé stessi che agli altri! Lo devi superare.”

La spada stette in silenzio mentre la nave oscillava di nuovo e i suoi nakama sul ponte urlavano qualche avvertimento.

Non credo di poter accettare consigli da qualcuno che ha ancora l’animo in subbuglio, mormorò infine.

Lo spadaccino s’immobilizzò. Come diamine ha fatto a capirlo? pensò mentre il suo respiro aumentava di velocità.

Nex lo chiamò, esortandolo a portare Panthalassa sul ponte, ma la sua voce era così lontana.

Ma penso che posso capire quello che vuoi dirmi. Posso capire come ti senti. Mi ricordo di te. Eri molto legato a Juliet. Le volevi davvero bene. Non mi hai mai mancato di rispetto. Fece una pausa. Mi lascerò impugnare da te. Zoro tirò un sospiro di sollievo mentre le sue labbra si tendevano in un mezzo sorriso. Ma dovrai lasciare qui quelle altre tre spade. Le loro auree limitano troppo la mia.

Lo spadaccino le sfilò dal suo fianco un po controvoglia. Si sentiva strano senza di esse. Alzandosi prese di nuovo l’elsa in mano. Nel momento esatto in cui strinse il pugno si sentì come risucchiato mentre percepiva il potere di quella lama scorrergli per il braccio ed il bagliore azzurrino s’intensificava.

Avrò bisogno di sincronizzarmi con la tua aura. Ti prego di sopportare questo fastidio per qualche secondo ancora.

Si sentiva la testa scoppiare e i suoi muscoli si tendevano da soli per il dolore. Sembrava che qualcuno gli avesse messo le mani nel cervello ed avesse cominciato ad impastare come si fa col pane. Vide tutto il passato della spada in pochi secondi fatti d’immagini e voci in rapida successione: prima un uomo biondo e con gli occhi azzurri, una città, bianca, con dei canali come strade; una donna dai lunghi capelli blu scuro, alta e snella; infine Aqua, semi-imbrattata di sangue di fronte ad uno dei suoi massacri. Poi, velocemente come era cominciato, finì, lasciandolo solo una leggera emicrania ed il respiro affannato. Guardò la spada mentre una goccia di sudore gli faceva il solletico scendendo giù dalla sua tempia. Aveva smesso di brillare ed era tornata silenziosa.

Con un deciso movimento, l’estrasse dalla fodera. Era leggera come una piuma. L’alzò davanti a sé e la rimirò per qualche secondo, percependo il suo enorme potere. La lama era lucida, con quegli inconfondibili leggeri riflessi azzurrini che riprendevano le venature situate sul lato non affilato fatto di agalmatolite.

Ora possiamo andare, sussurrò la spada. Piacere, io sono Panthalassa.

“Chiamami Zoro,” rispose lui con un mezzo sorriso. Poi si voltò e saltò giù sul ponte nel fulcro della battaglia.

Mentre era a mezz’aria lanciò un fendente che il serpente d’acqua non si curò di schivare. Lo ferì ad un occhio ma questo non si rigenerò. L’essere ruggì ed alzò le teste al cielo per poi tornare a guardare con astio lo spadaccino.

Zoro atterrò in mezzo ai suoi nakama, accucciandosi per ammortizzare l’impatto. “Scusate per l’attesa,” disse alzandosi. Puntò la lama verso il nemico sfoderando uno dei suoi sorrisi di sfida.

“Nessun problema,” ridacchiò Rufy.

“Potevi anche evitare di venire a mostrare i tuoi schifosi capelli verdi,” commentò Sanji accendendosi una sigaretta.

Lo spadaccino lo fulminò con lo sguardo. “Che hai detto, sopracciglio a bersaglio?”

“Potreste focalizzarvi sul combattimento, idioti?!” li riprese Nami. “Poi potrete litigare quanto volete!!”

I due sbuffarono e tornarono a guardare il serpente d’acqua . “La nostra discussione è solo posticipata,” dissero infine in coro.

Se riesci a colpirlo in mezzo al corpo potresti sconfiggerlo in fretta, suggerì Panthalassa.

“Il cuoco o il serpente?”

Il serpente, ovvio, sospirò come se stesse parlando con un ritardato.

“Vedo che sei riuscito a convincere Pantha-chan,” disse Nex dandogli una pacca sulla spalla.

È solo per questa volta. Il mare ha bisogno di essere provvisoriamente controllato da me.

“Vogliamo mangiare anche un paio di biscotti con il thè oppure vogliamo combattere?” chiese Zoro spazientito da tutte quelle chiacchiere. Si mise in posizione e scagliò un Cannone da 36 Libbre. Saltò a destra schivando il morso del serpente ma si ritrovò davanti le fauci spalancate della seconda testa. Sorrise e lanciò un altro fendente, confidente che avrebbe  tagliato a metà la massa d’acqua, come infatti accadde.

“Vediamo se riusciamo a finirla in fretta...” mormorò poggiando la punta dello spadone a terra. Disegnò un piccolo cerchio, non curandosi del mostro che si stava fiondando su di lui. Poi alzò la lama in aria e disegnò un cerchio più grande, facendola girare per mantenere la punta sempre diretta verso l’esterno. Al passaggio del suo braccio, delle scritte incomprensibili e strani disegni geometrici si materializzarono a mezz’aria, creando uno di quei ghirigori che gli Antichi spesso facevano comparire. Le venature s’illuminarono di nuovo, avvolgendo tutto lo spadone.

Moon Slash, sussurrò la spada.

Zoro scagliò un fendente fatto di pura luce che annichilì completamente il bersaglio.  Rilassò i muscoli mentre una sottile pioggerellina bagnava il ponte della Sunny. Osservò la lama. Si sentiva come se l’avesse impugnata da sempre.

“Complimenti per aver imparato ad usare la magia,” disse Nex mentre copriva se stesso e gli altri con un’ala.

“Rufy, la tua reazione è troppo eccessiva,” disse Usopp guardando il capitano che aveva cominciato a piangere di gioia con gli occhi a stellina.

Lo spadaccino non si curò del brusio alle sue spalle: era troppo occupato a parlare con la spada.

Che cazzo sei?! chiese.

Una delle armi Antiche, rispose l’altra.

Lui rimase in silenzio in attesa di spiegazioni.

Panthalassa sospirò. Sono una delle armi forgiate dal Primo Antico delle Gemme, fatta apposta per servire l’Antico dell’Acqua.

Come accidenti fai a parlare??!

“Guarda che tutte le spade parlano,” disse Xenon guardandolo come se  Seph stesse ballando la samba con la pettinatura alla Franky. “Basta saperle ascoltare.”

Zoro si riscosse e puntò la spada alla gola dell’Antico voltandosi. Il silenzio calò pesante come una cappa di piombo. “Noi abbiamo una discussione da portare a termine,” disse freddamente.

Xenon sorrise e fece spallucce. “Sono venuto per quello. Ma prima, dovreste fare marcia indietro e dirigervi verso l’Isola dei Miraggi.”

Al nominare di quell’isola lo spadaccino fece scivolare la spada fuori dalla sua stretta e lasciò che il braccio teso si afflosciasse lungo il suo fianco. “Io là non ci torno,” disse in un soffio, la voce tremante.

L’Antico lo scrutò per un lunghissimo momento. “Allora Aqua rimarrà nell’Aldilà,” concluse con noncuranza mentre si voltava. “Io non posso riportarla indietro.”

“Perché no?” domandò Nami sempre più incuriosita.

L’uomo si bloccò e rimase in silenzio. Poi raccolse la spada da terra e disse, con una punta di malinconia “Invertite la rotta prima. Vi aspetto tutti nella sala da pranzo.”

Zoro era troppo scioccato per controbattere ed eseguì i comandi della navigatrice automaticamente. Troppi ricordi portava la terra di quell’isola.

***


“Su questo pianeta esiste un luogo nascosto agli occhi della gente. Non lo si può raggiungere, ma lo si può chiamare. Anzi, non è nemmeno un luogo, è... una porta.”

I Mugiwara fissarono Xenon senza capire. Lui sospirò abbandonando pesantemente la mano alzata sul tavolo di legno. “Ok, per la quindicesima volta, ricominciamo....” Si massaggiò le tempie. “Dunque --“

“Cerca di metterlo in termini più semplici!” esclamò Rufy che aveva corrugato la fronte nel vano tentativo di capirci qualcosa. “Che significa che un luogo si può “chiamare”?!” Un’idea solcò la sua testa distendendo il suo volto. “LUOOOOGOOOOO!!!!” urlò mettendo le mani intorno alla bocca. Fischiò un paio di volte e ripetè quella parola mentre trotterellava allegro per la stanza sotto gli occhi spalancati di tutti.

“Rufy-san... che stai facendo?” chiese Brook seguendolo con lo sguardo.

Il capitano si bloccò. “Lo sto chiamando. LUOOOOG--!!”

“Chiudi quella boccaccia altrimenti te la cucio!!” lo riproverò Nami mollandogli un pugno in testa. “Per favore Xenon, va avanti,” disse poi mentre Rufy si era accucciato a terra dolorante e Chopper gli fasciava il capo.

L’Antico fissò sbigottito il ragazzo che gemeva ancora per qualche secondo prima di riprendere a spiegare. “Come ho già detto, noi Antichi abbiamo la possibilità di ritornare in vita in caso non ci fosse un successore. Abbiamo capito tutti?” Guardò uno ad uno i pirati che fecero un lieve cenno d’assenso con la testa. “Perfetto. Però non possiamo resuscitare di nostra spontanea volontà. Serve qualcuno che vada nell’aldilà, prenda l’Antico in questione e lo riporti qui.” Fece passare un altro momento di silenzio cosicché i Mugiwara potessero assimilare le sue parole. “La porta per l’aldilà è nascosta agli occhi della gente. Ma facendo alcune ricerche ho scoperto che la si può chiamare. Nel senso,” si affrettò ad aggiungere prima che Rufy ricominciasse ad urlare, “Che la si può far apparire.”

“Così Aqua può essere riportata indietro,” concluse Zoro dall’angoletto in cui era seduto. Aveva di nuovo le tre spade al suo fianco.

“Esatto.” Nex controllò che tutti i Mugiwara avessero capito.

“Bene, quindi basta tornare all’Isola, chiamare questa porta e--“

“Perché il tuo braccio e fasciato?” chiese Zoro all’Antico interrompendo il cuoco.

Xenon non rispose subito. “Allenamento.”

“Come no,” ribatté lo spadaccino. Alzò lo sguardo dalle sue braccia incrociate per guardare la testa bassa dell’altro.

Chopper saltò sul tavolo e lo raggiunse. Prese a disfare la medicazione, lentamente e con delicatezza per non fargli male. Xenon si lasciò fare mentre fissava quasi irritato le venature del legno.

“Oh mio Dio....” disse la renna in un soffio quando l’avambraccio fu libero dalle bende.

La carne era stata dilaniata al punto che della pelle abbronzata rimaneva solo qualche brandello sparso qua e là. Nei punti dove le ferite erano più profonde si poteva intravedere il bianco latte dell’ulna e del radio.

Nami distolse immediatamente lo sguardo dal braccio dell’uomo e lo fissò sul tavolo. “Xenon, per favore...” sussurrò mentre Chopper correva in infermeria per trattarlo immediatamente.

“La Porta è infida,” disse cupamente l’Antico mentre scrutava il suo arto maciullato con occhio cinico. “Non vuole che le anime se ne vadano. Vi metterà alla prova. A me ha messo davanti tre possibilità. Ed io non ho saputo scegliere.”

“Quindi sei venuto qui per chiederci di ritornare e salvare Aqua al posto tuo,” concluse Zoro. Si era dimenticato della presenza dei suoi nakama. Al momento c’erano solo lui ed il suo interlocutore. Xenon non gli stava antipatico, ma non gli andava nemmeno a genio. Ce l’aveva con lui perché, sebbene fosse un Antico, non aveva fatto niente per salvare la sorella.

Lui rimase in silenzio. “Non vi voglio usare però. Infatti ve lo sto chiedendo.”

“Certo, proprio per questo non volevi dirci cosa sarebbe successo se avessimo fallito.”

Quell’affermazione colpì l’uomo come un pugno nello stomaco. È vero: li stava sfruttando. Ma nemmeno a lui la cosa piaceva. Quei pirati erano suoi amici e di sicuro non voleva metterli in pericolo di vita. Eppure non si era rivolto agli altri Antichi perché non poteva mettere a rischio la vita dei due gemelli, le ali di Seph o gli occhi di Ruby.

“Patetico,” sputò Zoro.

A quello sentì la rabbia scorrergli calda nelle vene. Incurante del dolore che gli avrebbe provocato, alzò di scatto il braccio ferito, spingendo via Chopper. Delle lunghe e sottili liane si attorcigliarono attorno ai bicipiti ed alla vita dello spadaccino, sollevandolo da terra e sbattendolo duramente contro la parete alle sue spalle.

Prima che potesse riprendersi dal colpo, Xenon lo afferrò per il collo della maglietta e lo strattonò verso di sé. Il sangue aveva ripreso a colargli lungo il braccio per poi gocciolare a terra una volta raggiunto il gomito piegato. “Tra due sorelle minori e l’unica donna che tu abbia mai amato in tutta la tua vita.... Tu chi sceglieresti?” sibilò.

Zoro sostenne lo sguardo dell’Antico. I suoi occhi, incerti tra l’azzurro ed il verde, erano colmi di rabbia, tristezza e rimpianto. Con enorme fatica riuscì a separare un braccio dalla parete ed afferrare il polso dell’uomo. “Tutte e tre.”

L’Antico allentò la presa sulla sua maglietta mentre le liane lentamente si ritiravano. Una volta di nuovo coi piedi per terra, lo spadaccino poggiò una mano sulla spalla di Xenon mentre lo sorpassava. “Sappi che non lo farò per te.”

Si fermò di fronte alla porta proprio quando l’altro cadde in ginocchio stringendo i denti per non piangere e per sopportare il dolore lancinante al braccio.

“Siamo arrivati,” annunciò il vicecapitano uscendo. 

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Panthalassa significa "Mare Primordiale" in greco =3 Nome azzeccato e scontato, vero? XD (Tecnicamente significherebbe "Tutto Mare", ma viene usato per far riferimento al mare primordiale, appunto XD)

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - There's No Need To That Anymore ***


Premessa
 

Ehilà gente! =3 Chiedo scusa se non ho aggiornato da un po, ma purtroppo sono sommersa di esami =( Ho preferito dare la priorità al secondo volume di Ancient, quindi ecco a voi il terzo capitolo ^^ Bene, vi avverto che l'ho scritto con le parole del libro di anatomia in testa, quindi se vedete frasi contorte, verbi sbagliati, o che altro, per favore ditemelo x)
Non chiedetemi una colonna sonora: non lo forza di andare a trovare le canzoni, sorry x)
Ringrazio comunque qualunque anima legga questa storia, ringrazio ancora di più coloro che recensiscono e coloro che preferiscono/seguono/ricordano. Grazie!! ^^
Detto questo, Buona Lettura e spero che vi piaccia ♥

Capitolo 3 - There’s No Need To That Anymore


Appena mise piede su quell’isola si sentì schiacciato dal peso dei ricordi. Fece scorrere lo sguardo sulla spiaggia, soffermandosi sul luogo dove qualche settimana prima si era seduto con Aqua per parlare del passato. Sentiva un angolo del libro di cucina, riposto nel suo zainetto arancione, premergli contro la schiena come una pistola che lo esortava ad avanzare o come una gentile mano di donna che lo invitava ad entrare in casa. Contrasse il volto in una smorfia. Basta. Si voltò ad osservare i suoi nakama.

Xenon stava scendendo dalla Sunny con un balzo seguendo a ruota lo spadaccino. Teneva la testa bassa, il marimo. A Sanji venne quasi da sorridere guardandolo: a quanto pare anche qualcun altro aveva detto basta.

“Sanji!!! Levati subito da lì!” urlò l’Antico  correndo verso di lui. Il cuoco lo guardò perplesso. Sembrava allarmato, ma l’isola era immersa nel più totale silenzio, come l’avevano lasciata. Stava prendendo fiato per rispondergli, allentando di un poco la stretta dei denti intorno alla sigaretta, quando percepì un movimento  alle sue spalle. Scattò immediatamente in avanti evitando per un pelo una lunga lama ricurva.

Raggiunse di corsa il resto della ciurma e si voltò. Vide Ruby, a torso nudo, bloccare la lunga spada luminescente di Seph con l’elsa della falce. Il ragazzo alato stava spingendo la lama con tutta la forza che aveva per spezzare la difesa dell’altro. Il suo volto era contratto per lo sforzo e per la rabbia che gli ribolliva nel petto. Aveva un’ala completamente fasciata le cui bende erano macchiate qua e là di un vivido rosso.

Infine Ruby diede una potente spinta con il manico della falce, allontanando Seph che saltò indietro per attutire l’impatto. Nel preciso istante in cui tocco di nuovo terra, si lanciò di nuovo in avanti mirando alla mano che stringeva l’arma. L’altro capì immediatamente quale fosse il suo obbiettivo e battè la cima dell’elsa sulla sabbia creando un cerchio violetto istantaneamente. Mosse una mano verso l’alto, il palmo rivolto verso il cielo, lasciandola molla, per poi riabbassarla, chiudere il pugno e tirare verso di sé. A questo movimento un lungo serpente d’acciaio liquido uscì dal terreno, parandosi di fronte all’Antico che lo aveva chiamato.

Seph fu costretto ad interrompere bruscamente la sua avanzata puntando i piedi a terra ed alzando un’onda di sabbia. Pensò di approfittarne per scagliare un potente fendente a distanza, ma qualcosa lo colpì dietro le ginocchia facendogli perdere l’equilibrio e di conseguenza l’occasione per attaccare. In ginocchio, abbassò lo sguardo senza muovere la testa e vide la curva non affilata dell’arma di Ruby sotto il mento. Percepiva il respiro affannato del suo avversario dietro di sé.

“Ho... vinto,” riuscì a biascicare l’Antico delle Gemme.

L’altro non rispose e chiuse gli occhi. Sussurrò alcune parole. L’aria intorno a loro prese a vorticare per poi andare via via a stringersi in una sfera sempre più piccola. Ruby si accorse di quello che stava per accadere e fece per allontanarsi, ma non si mosse. Non riusciva a muoversi.

“Dannazione....” sibilò a denti stretti accorgendosi che l’aria l’aveva stretto in una morsa invisibile. Si preparò per l’impatto mostruoso che l’incantesimo di Seph avrebbe creato quando una profonda voce maschile lo fermò.

“Seph, basta così.”

Il ragazzo alato al sentire quella voce interruppe immediatamente l’attacco e rilasciò l’altro Antico. Ruby cadde a terra, esausto. “Arrivi al momento giusto, Nex...” disse con la lingua di fuori per la stanchezza.

Xenon avanzò verso di loro sorpassando i Mugiwara. “Sono tre giorni che andate avanti così. Non dovreste sottoporvi ad allenamenti così duri nella vostra condizione,” li rimproverò aiutandoli ad alzarsi. “D’accordo che gli Antichi guariscono molto in fretta ma c’è un limite a tutto. Questo lo sai anche meglio di me, Ruby.”

Il cugino scrollò le spalle. “Dovevamo in qualche modo passare il tempo.” Poi si fece serio e guardò il braccio dell’altro. “Quello invece?”

“Sta lì,” rispose con noncuranza l’Antico della Terra facendo spallucce.

“Ciao,” sussurrò Seph - il quale non lasciava che nemmeno la stanchezza potesse alterare la perenne impassibilità del suo volto - rivolto ai pirati.

“Salve ragazzi!” ricambiò allegramente Nami.

Ruby alzò il capo e guardò oltre le spalle del cugino. Si accorse solo in quel momento della presenza di altre persone. La preoccupazione abbandonò il suo volto lasciando spazio ad un sorriso smagliante. “Ehilà!! Chi non muore si rivede!” Spostò i suoi occhi sulla piccola renna che stava stringendo tra gli zoccoletti le spalline del suo zainetto blu. “Quelle fasciature perfette sono state sicuramente fatte dal Dottor Chopper. Complimenti e grazie per avergliele cambiate!” disse sprizzando allegria da tutti i pori mentre il medico si cimentava una delle sue danzette.

“Qual buon vento?” chiese il ragazzo alato.

Rufy accennò con la testa a Xenon. “Non sai che faticaccia è stata venire qui!!” aggiunse poi in tono cospiratorio. “Perché c’era qualcuno che qui non voleva assolutamente tornare! Non è...forse... vero...” Le parole gli morirono in gola mentre si voltava verso lo spadaccino. Stava fissando un punto della giungla alla loro sinistra, la testa ritta come quella di un cane che ha individuato la sua preda. “.... Zoro?” Le spalle del suo vice erano fin troppo rilassate sotto la maglietta bianca, le braccia abbandonate lungo i fianchi.

Lui non rispose alla chiamata ma continuò a guardare sempre nella stessa direzione senza muoversi di un centimetro. Sapevano tutti cosa stava guardando, cosa c’era una volta superata la fitta vegetazione. Calò di nuovo il silenzio finchè non fu rotto dal fruscio di piume e da una voce lievemente spazientita.

“Ti ci porto io. Seguimi,” disse Seph dandogli una botta dietro la testa con l’ala spiegata mentre lo superava. Ora che la sua immobilità era stata rotta, a Zoro, colto di sorpresa, non rimaneva altro che andare dietro all’angelo. 


***

  
Era enorme, alta ed aggraziata come poche. La croce celtica si stagliava su tutto l’oceano, quasi volesse anche lei godere della leggera brezza salata e del tramonto mozzafiato, quasi volesse sentirsi libera di volare invece che starsene ancorata al terreno. Gli zaffiri e i diamanti luccicavano nella luce rossiccia del tramonto. Alla sua base stavano fiorendo delle rarissime rose blu insieme a degli splendidi ibischi rosso fuoco ai lati.

“Ciao Aqua,” mormorò Seph con un piccolo sorriso.

Zoro lo ignorò ed avanzò verso la lapide. Poggiò una mano sulla trave verticale e chiuse gli occhi. Stette in ascolto. Sentì le onde carezzare dolcemente la base del promontorio mentre cantavano, i gabbiani che come ogni sera facevano il loro giro di ricognizione sul mare, il sole che sussurrava il suo ultimo, caldo saluto prima di sparire all’orizzonte. Abbandonò la fronte contro la fredda pietra e strinse i denti per impedire alle lacrime di solcargli di nuovo il volto. Perché non sentiva quello che voleva. Il rumore di una spada che veniva sguainata, il tintinnare di un paio di ali, il fruscio di passi leggeri come la spuma sulla sabbia. Non sentiva le risate di pura allegria. Non sentiva più i colori di quel maledettissimo mondo.

Qualcuno gli toccò una spalla. “Deve mancare molto anche a te,” gli disse Seph con una gentilezza che non si sarebbe mai aspettato. Non rispose. La mano scivolò via.

“Manca a tutti.” Si sedette di fronte alla croce poggiando il mento sulle ginocchia piegate e circondando le gambe con le braccia. Fissò tristemente l’orizzonte reso cremisi dai raggi di luce morente. “Se c’era una cosa che odiava era la morte e la tristezza. Lo so può sembrare ironico per una che passava le giornate ad ammazzare Marines ma, se ci pensi, lei...” esitò un momento. “... era l’Antico dell’Origine, della Vita stessa. Colui che ha dato forma a tutta la vita di questo pianeta. Semplicemente non può sopportare di uccidere le sue creazioni. Di conseguenza non poteva sopportare nemmeno di vederle tristi.”

Seguì con lo sguardo la pinna di un delfino che rompeva la superficie dell’acqua per riprendere fiato.

“Così passava le giornate a chiedersi perché. Noi Antichi, fossimo solo noi sul pianeta, vivremmo felici e non dovremmo uccidere nessuno. Si dice che il Primo Antico dell’Acqua abbia creato gli umani per farli assomigliare a noi, per concedergli una libertà che noi non abbiamo. Ma ogni volta che Aqua si guardava intorno vedeva solo guerre, armi e morte. Perché gli umani non vivono liberi come dovrebbero? Perché si tarpano le ali con delle catene che esistono solo nelle loro menti? Forse, essendo creati a nostra immagine e somiglianza, siamo noi il vero problema.”

Zoro abbassò la mano, restando poggiato alla croce sono con la fronte.

“Così, poco dopo la storia dei laboratori, noi Antichi abbiamo cominciato a sentirci in colpa.”

Le spalle dello spadaccino sussultarono in una breve risata, facendo distogliere gli occhi di Seph dall’orizzonte. “Sì, lo so, dovrebbero sentirsi loro in colpa per quello che ci hanno fatto. Ma in verità sono innocenti: agivano per il loro bene. Allora gli Antichi sono egoisti, ed egoisti hanno reso gli uomini. Era colpa nostra, di tutti noi messi assieme, se gli umani sono quello che sono. Ma sai cosa ha detto Aqua?”

L’altro rimase in silenzio mentre rifletteva.

Perché gli uomini uccidono? Perché il loro cuore è come la superficie dell’acqua: basta poco per farlo increspare. Erano come l’acqua, erano come lei. Era sua la colpa. Non nostra.”

Gli venne da sorridere. Tipico di Aqua. Doveva sempre salvare tutti, anche a costo di finire uccisa.

Seph poggiò la fronte contro le ginocchia mentre le ali lo circondavano, chiudendosi in una palla. Solo le orecchie allenate dello spadaccino riuscirono a sentire il suo sussurro. “Sento molto la sua mancanza.”

Beh, felice ora? pensò Zoro rivolto alla donna. Guarda cosa hai fatto col tuo ‘gesto eroico’. Cosa credevi: che saremmo stati tutti presi a festeggiare di essere ancora in vita? Non hai mai sbagliato così tanto. Abbiamo fatto una promessa e tu non l’hai mantenuta. Devo assolutamente riportarti da questa parte per fartela pagare, stupido rettile. Le promesse vanno sempre mantenute.

Sentì la rabbia, repressa per troppo a lungo, montargli dentro. Separò la fronte dalla pietra e si voltò. Fatto qualche passo, si girò improvvisamente sguainando una spada. Un breve sibilo e la trave verticale fu divisa in due da un taglio obliquo. La parte superiore scivolò verso destra e uno dei bracci si conficcò nel terreno.

“Questa non servirà più,” disse cupamente lo spadaccino mentre si allontanava rinfoderando la spada sotto gli occhi spalancati dell’Antico.

 

“Ha tagliato il diamante....” disse in un soffio Seph stupefatto guardandolo sparire nella vegetazione. 


*** 


“Finalmente!! Ma dove eravate finiti?” esclamò Xenon quando Zoro e Seph varcarono la soglia della grande casa principale. Fuori era notte fonda.

Il ragazzo alato accennò col mento allo spadaccino mentre chiudeva la porta dietro di sé. “Non mi ha voluto aspettare e si è perso.”

Il diretto interessato sbuffò e si andò a sedere ai piedi del divano sfilando le spade dal suo fianco per posizionarle accanto a lui. “Allora, che si fa?”

“Andiamo, è ovvio,” rispose Rufy che era accucciato in equilibrio sulla testiera.

Ruby scosse la testa. “Solo uno può entrare.”

“Vado io,” disse Zoro ancora prima che gli altri considerassero l’opzione di parlarne tutti insieme.

Nex lo scrutò a lungo. “Non so se saresti la scelta migliore.”

Lo spadaccino alzò un sopracciglio.

“Come ho già detto, quella Porta vi metterà alla prova. Ed io so per certo che per te non c’è solo Aqua.”

“Hai osato frugare nella mia men--“ disse Zoro infuriato cominciando ad alzarsi quando fu bloccato dal palmo alzato dell’Antico.

“Mi basta dare un’occhiata alla tua aura per capirlo.” Abbassò la mano. “Secondo me Rufy sarebbe la scelta migliore.” Si voltò versò l’interessato. “Sei un tipo molto diretto e sono sicuro che non appena vedresti Aqua la prenderesti per un braccio e la trascineresti qui con la forza.” L’altro annuì sorridendo pensando che fosse un complimento.

“E se,” cominciò Nami con una mano poggiata sul mento mentre pensava, “mandassimo Sanji-kun?”

“Io?” Il cuoco fu preso leggermente alla sprovvista da quella constatazione.

La navigatrice annuì. “Credo che tu sia l’unico qui dentro che ci sappia davvero fare con le donne. Inoltre, dopo Zoro, eri il membro della ciurma con cui aveva legato di più. Senza parlare di tutte le cose che avete in comune: la cucina, l’uso dei calci in battaglia, una certa preferenza per il colore nero, stesso colore dei capelli, stesso colore degli occhi. E queste sono solo alcune cose.”

Sanji ci pensò su per un po corrugando la fronte e fissando intensamente un punto sul parquet prima di annuire.

“Mi pare di capire che tutti quelli nel cui passato è morto qualcuno siano esclusi,” constatò Robin facendo un passo indietro. Fu subito imitata da Nami, Franky, Chopper e Brook.

Usopp si guardò intorno. “Ed io?”

“Tu non avevi nessun legame particolare con Aqua. Potremmo anche mandarti, ma non sapresti su cosa fare leva per convincerla a venire da questa parte,” rispose stoicamente l’archeologa.

“Ho detto che vado io,” ripetè freddamente Zoro, ponendo una fine alle chiacchiere insensate del cecchino.

Xenon sospirò. “Capisco quello che stai provando, considerando anche quello che c’era tra te e mia sorella. Ma ti ho già detto di no. Rischieresti di finire come me se non peggio. Potresti finire anche per rinunciare al tuo sogno.”

Lui non rispose. Aveva già detto tutto quello che doveva dire.

Rufy lo osservò. I suoi occhi erano seri e determinati. Nessuna traccia dello spensierato ragazzo di sempre. “Andrà Zoro.”

“Cosa?!” L’Antico della Terra scattò in piedi. “Non hai sentito quello che ho appena detto?!!”

“Sicuro, capitano,” replicò lo spadaccino con il suo tipico mezzo sorriso.

“Rufy!!” esclamò Nami che era della stessa opinione di Xenon.

“Che c’è di male?” il capitano corrugò la fronte senza capire facendolo tornare il solito ragazzino scatenato. “Zoro è forte e quando dice una cosa stai pur certo che la fa!”

“Non è quello il punto...” cominciò Ruby.

“Basta! Andrà Zoro e così ho deciso!!”

Tutti i presenti sospirarono rassegnati, tranne il Cacciatore di Pirati che ridacchiò.

“Io però ti avvertito...” borbottò Nex incrociando le braccia e guardando da un’altra parte. In quel semplice gesto Zoro ci rivide Aqua in tutto e per tutto.

“La porta rimarrà aperta ancora per una settimana. Quando intendi partire?” gli chiese l’Antico delle Gemme facendo battere la testa del manico della sua falce a terra mentre si staccava dalla parete contro cui era appoggiato.

“Ora,” rispose lo spadaccino.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Il Prezzo Del Paradiso ***


Premessa
 


Ragassss, ebbene rieccomi =3 Gli esami sono finiti, ed ora non mi resta altro che smaltire lo stress.... ma anche no. Purtroppo qua mi fanno lavorare anche a Natale =S Inutile dire che ho il cervello pari ad una pappa plasmon riscaldata per l'assenza di sonno, sì? xD Comunque, non ho scuse per questo capitoletto insulso =/ Nè tantomeno per il prossimo =/ Tanto il sesto sarà uno delle mie care vecchie batoste, quindi rilassatevi |3
Ringraziamenti: Allora, a His-chan, a fior di loto, a Streffo-sama, a Niki-chan e ad hina_smack che si è aggiunta al club di recupero mentale recensori =D
Disclaimer: Allora, i personaggi di One Piece ovviamente non sono miei, e questo lo sapete bene =3
Countdown: -2 al QC *^*
Colonna Sonora: "Everybody's Wrong" - Hinder; "Love & Loss" - Two Steps From Hell

Spero vi piaccia il capitolo ♥


Capitolo 4 - Il Prezzo Del Paradiso
 


Rufy ci rimase davvero male nel vedere che la Porta non era una vera e propria porta, ma la bocca di un’enorme grotta dal cui soffitto pendevano lunghe stalattiti simili a denti affilati. Erano a nord dell’isola, dentro la baia. L’avevano raggiunta con la Sunny in circa mezz’ora di tragitto, approfittandone per mettersi d’accordo sul da farsi.

“Hai sette giorni di tempo,” disse Xenon guardando Zoro con serietà. “Una volta che sei entrato potrai uscire solo una volta per poi ritornare dopo quattro ore.”

“Verrai qui il mercoledì dato che è il giorno intermedio della settimana,” s’intromise Nami dalla sedia su cui si era sistemata. “Quando tornerai dovrai fare rapporto su tutto quello che è successo e poi decideremo insieme come proseguire.”

“Appena entri,” riprese l’Antico all’altro capo del tavolo, “vai sempre dritto. Cammina sempre avanti. Non avvicinarti alle pareti, non fermarti a guardarti intorno. Quella è la prima prova.”

Lo spadaccino annuì con decisione.

“Come ho già detto, la Porta non vuole che le anime degli Antichi escano dal loro Paradiso--“

“Paradiso?” chiese Robin interrompendolo. Sul divano accanto a lei Usopp e Franky si scambiarono un’occhiata interrogativa.

“Ogni Antico ha un Paradiso disegnato secondo i propri ideali che lo aspetta dopo la morte. Questo è anche uno dei motivi per cui è difficile riportare le persone da questa parte: perché dovrebbero abbandonare la loro realtà perfetta?” spiegò Nex.

“Là c’è solo gente morta, quindi non vedrai né me, né Seph, né qualsiasi altra persona che è ancora in vita. Un’altra cosa fondamentale: Aqua non ha nessun ricordo di te. Quindi dovrai ricominciare tutto daccapo.” La voce di Ruby era sì calma, ma, se si ascoltava bene, si poteva sentire la preoccupazione che la velava.

A quello Zoro ebbe un tuffo al cuore. “Come non si ricorda?” In tutta onestà, non gli era mai importato granchè se la gente lo ricordasse o meno. Questa era la prima volta. Stupito dai suoi stessi pensieri, si chiese cosa quella donna gli avesse fatto.

Quell’Io sta cambiando troppo.

Le parole gli ritornarono in mente, stettero lì, ad echeggiare e a ripetersi come una maledizione.

“I suoi ricordi sono sigillati.” La voce atona di Seph lo riscosse dalla specie di trance in cui era entrato. Alzò gli occhi dal tavolo e guardò l’Antico che si era appollaiato su uno degli sgabelli del bancone. “La Porta, vedendo quanto Aqua fosse legata a voi, ha preferito sigillarli cosicché ci fossero ancora meno probabilità di riportarla indietro.”

Sanji si passò una mano tra i capelli mentre aggrottava la fronte senza capire. “Ma questa ‘Porta’, o quel che è, ha una volontà propria o cosa? Voglio dire, da quando un oggetto vuole e preferisce?!”

Nex guardò Ruby seduto alla sua destra. “La Porta è un tuo Spirito. Tocca a te spiegare.”

Il cugino prese un lungo respiro passandosi una mano sul volto mentre cercava le parole adatte. “Allora...” Si voltò a destra sulla sedia per guardarli. “La nostra struttura sociale è una piramide. In cima c’è Dio, poi ci siamo noi, ci sono gli Spiriti, le Anime ed infine gli umani insieme agli animali,” spiegò indicando ogni livello in un immaginario triangolo a mezz’aria. “Gli Spiriti sono delle Anime che sono state scelte dagli Antichi come delle specie di amministratori. In pratica, gli assegniamo dei compiti. Potrete immaginare di quante cose dobbiamo occuparci, quindi loro ci danno una mano a tenere tutto sotto controllo. Noi lo chiamiamo Porta perché amministra la Porta del Paradiso, ma in verità è uno Spirito. Sta facendo solo il suo dovere, alias, tenere le Anime nel Paradiso.”

Rufy, Chopper, Usopp e Brook condivisero in coro il loro erudito commento. “Ooooooooooooh...”

“Ed io che ho sempre pensato che anime e spiriti fossero la stessa cosa...” sussurrò Franky a Robin.

“Tecnicamente gli Spiriti sono Anime a cui è stato assegnato una mansione. Le Anime sono quelle cose che tengono in vita un corpo e che si dissociano una volta che quest’ultimo muore. O quando si usa un Eternal Flow, ovvio. E non hanno un compito. Ma dato che voi umani non siete Antichi e non avete bisogno di sapere queste cose, considerate i due come nature incorporee dello stesso tipo e, di conseguenza, come sinonimi,” spiegò Seph con tono annoiato senza guardarli mentre si lisciava le piume dell’ala buona.

Il cyborg guardò impressionato l’archeologa e lei ridacchiò sotto i baffi.

“Quindi, dopo aver spiegato come fa una porta a volere qualcosa, come è organizzata la nostra struttura sociale, cos’è uno Spirito e la differenza tra questi e le Anime, possiamo ritornare a ---“

Un sommesso russare interruppe Xenon. Lentamente spostò il suo sguardo all’altro capo del tavolo dove sedeva Zoro, prontamente imitato da tutti i Mugiwara che lo stavano ascoltando. L’Antico chiuse la bocca, lasciata aperta dal parlare, e sospirò.

“Sono una causa persa,” ridacchiò Ruby alzandosi e recuperando la falce poggiata contro la tavola.

Lo spadaccino si era addormentato da chissà quanto tempo con le braccia incrociate, la bocca aperta e la testa abbandonata di lato, leggermente rivolta verso l’alto. Afflosciato contro la sua spalla, Rufy russava che era una meraviglia, il cappello calzato male sulla testa e le labbra tese in un sorriso da cui pendeva un sottile filo di bavetta mentre sognava chissà quale favoloso pranzetto.

La navigatrice abbandonò il capo sul tavolo emettendo un verso di pura rassegnazione.

“Beh, meglio che dormano invece di preoccuparsi come matti,” disse Usopp sorridendo mentre poggiava la schiena al divano e si sistemava le mani dietro la testa. 
 

*** 


Dopo aver distrattamente ascoltato le indicazioni di Nami, Zoro saltò giù dalla Sunny atterrando vicino la riva, alzando qualche spruzzo quando ruppe la superficie dell’acqua con i suoi stivali. Gli arrivava fino a mezzo stinco. Era gelida, come lo era stata Aqua tra le sue braccia qualche settimana prima. Si bloccò dopo qualche passo. Quel ricordo continuava a perseguitarlo, notte dopo notte, e quando gli pareva di averlo sotterrato per sempre sotto ore di allenamento, bastava la più piccola scintilla per farlo ritornare a galla più vivido che mai.

Scosse la testa e strinse i pugni per non far tremare le mani prima di riprendere a camminare. L’acqua era anche dentro la grotta, copriva tutto il pavimento di pietra come un sottile velo trasparente. Ogni suo passo produceva rumore, il che non gli piaceva. Preferiva camminare col suo solito passo felpato.

“OOOIII! ZOOOROO!” urlò Rufy dalla polena. “VOGLIO VEDERTI USCIRE DA LÌ SOLO INSIEME AD AQUA!”

Lo spadaccino sorrise e disse in risposta “Sicuro” sapendo che nessuno lo avrebbe sentito.

Alzò lo sguardo sulle stalattiti e prese un lungo respiro. Poggiò una mano sulle sue tre fide katana per tranquillizzarsi prima d’immergersi nell’oscurità della Porta. 
 

*** 


“Non glielo hai detto, vero?” disse Ruby ad un certo punto rompendo il silenzio.

Xenon non lo guardò, gli occhi fissi sulle spalle di Zoro che pian piano spariva nel buio della grotta. “Ho preferito di no,” rispose infine alzando le spalle per riabbassarle subito dopo.

I Mugiwara si voltarono verso di lui, allarmati. Quell’Antico gli stava nascondendo troppe cose. “Detto cosa?” chiese Nami guardinga.

Lui sospirò e chiuse gli occhi. “C’è un prezzo da pagare quando si esce dal Paradiso,” rispose.

Appena sentite quelle parole, dei brividi, lunghi e gelidi, percorsero le schiene dei pirati.

“Una volta usciti non si può più rientrare.”

“Quindi questo significa...!” cominciò a dire Sanji mentre la stessa intuizione che stava strisciando nella mente dei suoi nakama prendeva forma nella sua testa.

“Esattamente,” disse Xenon leggendo le loro espressioni stupefatte. Si voltò e cominciò ad avviarsi verso la sala dell’acquario. “ ‘Egoista’ starete di sicuro pensando. Avete ragione: sono un egoista senza speranza. ‘Maledetto’ starete pensando. Ed avete ancora ragione: sono maledetto dall’amore che provo per la mia famiglia e dalla paura della solitudine. ‘Codardo’ starete pensando. E per la terza volta avete ragione: sono un codardo che non è riuscito nemmeno a salvare sua sorella e che ora si sta rivolgendo a voi per farsi aiutare, mettendovi in pericolo. Ma la morte ha già segnato troppo la mia vita.”

Si fermò sfiorando la cicatrice che gli marchiava il petto, la stella a sette punte.

“Quando Aqua morirà di nuovo, sarà condannata all’Inferno.”
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Sei Tu Di Umano Mondo? ***


Premessa
 

Alors... ci siamo quasi *w* Questo è un mini capitolo... Perdonatemi, non ho scuse =/ Forse è perchè il mio cervello è ancora un omogenizzato.
Ringraziamenti: a fior di loto, a His-chan, a Niki-chan, a Streffo-sama, a tutti quelli che leggono/seguono/ricordano/preferiscono ♥
Disclaimer: I personaggi di One Piece non sono miei.
Countdown: -1 al QC *w* Preparatevi ;)
Colonna Sonora Consigliata: "Caradhras" - Two Steps From Hell
Enjoy ♥



Capitolo 5 - Sei Tu Di Umano Mondo?

Splic! Splac!

Il rumore dei suoi stivali che avanzavano nell’acqua riempiva il religioso silenzio di quell’oscurità. Il tempo scandito solo da qualche lontana goccia che cadeva a terra.

Ovunque guardava era solo nero. Non un barlume di luce, non il contorno di una roccia. Mai l’assenza di luce era stata così palpabile ed opprimente per lui. Era tentato dal fermarsi, dal fare mente locale, dal dare un’occhiata intorno e dal trovare a tentoni una parete da seguire. Aveva paura di quel buio così soffocante. Ma non fece assolutamente nulla di tutto ciò. Continuò ad avanzare, gli occhi fissi nel vuoto di fronte a sé. I denti serrati e la fronte aggrottata per la determinazione. Il cuore che batteva a mille, le tempie che gli pulsavano. Le orecchie che stridevano per la quasi totale assenza di rumore.

Dopo secoli di marcia gli sembrò di vedere una lieve luce azzurrina di fronte a sé. Sbattè un paio di volte le palpebre e velocizzò il passo. Poi, all’improvviso, si trovò di fronte alla fonte del bagliore. Si bloccò immediatamente, sorpreso da quella repentina apparizione e si schermò accecato gli occhi con un braccio.

Quando finalmente si abituò alla luce riuscì a stabilire cosa la emanava. Era una sfera perfetta, di un pallido azzurro, che stava fluttuando sopra una grande pozza d’acqua. Avanzò di un passo e la sua gamba sprofondò nel nero. Imprecò sottovoce e guardò di nuovo quell’affare. Non sapeva spiegarselo, ma la sua vista lo calmava. Sopra e sotto la sfera, grande più o meno come la polena della Merry, c’erano due cerchi di luce bianca e un terzo cerchio, molto più grande degli altri, la tagliava perfettamente a metà.

Scosse la testa ed incurante dell’acqua gelida che gli arrivava a mezza coscia avanzò verso di essa.

Sei tu di Umano, di Anima o di Antico mondo?disse ad un certo punto una voce femminile chiara come il cristallo facendolo fermare a metà strada.

“Suppongo Umano,” rispose con diffidenza Zoro.

Perché rechi tu la tua Vita in questo luogo di sole Anime? La voce era calma e rilassata, forse un po curiosa, ma atona all’inverosimile.

Non rispose subito. “Ho bisogno che tu mi restituisca una persona.”

Persone giammai, solo Anime popolano questo di pace e riposo luogo.

Lo spadaccino sbuffò. “Persona, Anima, quel che è, ridammi Aqua.”

Ah, purtroppo la tua richiesta non posso accontentare giacché ciò che è appassito a fiorire non potrà più tornare.

“Sono qui proprio per rispedirti quella convinzione a suon di calci.”

La sfera fece una pausa. Come vai tu chiamandoti, spadaccino?

“Roronoa Zoro.”

I cerchi di luce cominciarono lentamente a girare. Della stirpe dei Roroseth, terzo portatore del nome Zoro,  Mezzi Antichi di Aquroja, sopravissuti al massacro e persi nell’umanità. Legato al cuore dell’Antico dell’Acqua di Terza Generazione Juliet Auros Laertis, passata dall’Altra Parte della Porta, fuori sia dall’Umano che dall’Antico Mondo.

Lui ci mise qualche secondo ad assimilare le informazioni sul suo conto che quella cosa luminosa gli aveva appena fornito. Non sapeva né di appartenere ad una stirpe, né di essere il terzo Zoro in famiglia, né tantomeno di avere radici in Aquroja. “Ok...” rispose titubante. “Almeno potresti ricambiare dicendo che cosa sei,” disse riprendendo il controllo.

Io Lamia Sentoris mi chiamo, della Porta Spirito custode sotto l’Antico delle Gemme Rigel Regendorf Stigmatis. Un Mezzo Antico di Stiria ero originariamente.

“Ora che le presentazioni sono fatte, mi lasceresti andare a prendere Aqua?” Riprese ad avanzare faticosamente in acqua.

Ciò purtroppo mi è vietato. Anime che rinchiuse in un corpo il loro tempo hanno già trascorso da qui non possono più passare.

“Ti ho detto che ti rispedirò questa congettura a suon di calci e pugni,” rispose a denti stretti mentre arrancava.

Cosa tu sei disposto a sacrificare come pedaggio?

“Quello che ti pare.” L’acqua si faceva sempre più profonda, gelida e nera ad ogni passo. Stranamente il riflesso perfetto sotto la sfera non era minimamente alterato dall’acqua che stava spostando al suo passaggio.

Una settimana ti concedo di tempo. Se l’Anima che desideri non è nuovamente confinata nel suo corpo allora sarai costretto a pagare.

Zoro non rispose, troppo concentrato ad avanzare.

Io prenderò il tuo sogno.

“Ascoltami bene, sottospecie di palla da discoteca,” cominciò, infuriato per un motivo a lui stesso ignoto, “Aqua uscirà da lì insieme a me, volente o nolente. E sai perché?” Fece un altro passo e l’acqua lo raggiunse fino al petto. “Perché è una mia nakama e perché la amo. Sono stato sufficientemente chiaro?”

Che la sabbia nella clessidra a scendere cominci, che il suo corso faccia il Tempo, finchè l’ultimo granello non diventi primo e la lancetta muova il suo ultimo battito. Quando la marea tornerà di nuovo profonda la Porta si chiuderà per impedire il vostro ritorno per sempre.

All’improvviso l’acqua prese a trascinarlo verso la sfera con una violenza inaudita. Tentò di resistere ma i suoi piedi persero il piano d’appoggio. Riconobbe che non poteva nuotare contro quella corrente quindi prese una grande boccata d’aria e s’immerse, lasciandosi trascinare giù nell’abisso.

Superata è la Prima Prova.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 (Parte 1) - Maelstrom ***


Premessa
 

No, non sono morta! XD Anche se procedo a rilento, state tranquilli, non vi ho abbandonata ^^ Spero potrete perdonarmi per la mia lentezza.
Per ora come sta andando il vostro anno nuovo? =3 Eeee... dato che non ho altro da dire passo alle solite vecchie sezioni in grassetto =)
Disclaimer: I personaggi di One Piece non sono miei
Ringraziamenti: a fior di loto, a Streffo, a His-chan e Niki-chan, a tutti coloro che seguono/ricordano/preferiscono ^^
Countdown: Ragazzi, è ora! *w* Il QC riapre i battenti! Sotto con le domande!!
Colonna Sonora Consigliata: "[Answer] from Dissidia Final Fantasy" - Takeharu Ishimoto; "Broken Hearts, Torn Up Letters and the Story of a Lonlely Girl" - Lostprophets

Buona Lettura ♥


 Capitolo 6 (Parte 1) - Maelstrom

“Ehi, ma... cos’ha?”

“N-non saprei... E non guardarmi in quel modo!! Stavolta io non c’entro! L’ho trovato qua e basta.”

“Dannazione... Ehi, amico. Amico, svegliati. Dai su, amico.”

Qualcuno lo scosse un paio di volte. Aprì gli occhi ma non riuscì a mettere a fuoco. Gli girava la testa, aveva la nausea. Un po gli stessi sintomi di quella volta che era arrivato a scolarsi ventitré bottiglie di rhum, a dare fondo a tutta la riserva di birra della locanda e a finire quattro bottiglie di brandy. Riuscì però a capire di essere orizzontale, disteso su qualcosa di ruvido e freddo. Davanti a lui c’erano due figure sfocate colorate di un rosa pallido, di nero, di rosso e di bianco. Una era proprio di fronte a lui e doveva essere l’uomo che lo aveva scosso, a giudicare dalla voce. Un’altra era in piedi, più lontana. Doveva essere quello che l’aveva “trovato qua e basta”.

“Sono sveglio e non sono tuo amico,” riuscì a biascicare sebbene avesse la bocca impastata.

“Riesci ad alzarti?” chiese quello accucciato davanti a lui senza scomporsi.

Portò le mani sotto al petto e fece leva per alzarsi. Riuscì a mettersi seduto, ma una vertigine lo prese alla sprovvista  rischiando di farlo tornare lungo disteso per terra se non fosse stato per un paio di braccia che lo trattennero per le spalle.

“Accidenti, sta davvero messo male....” commentò la voce più lontana.

“Ehi, cerca di tenere gli occhi aperti, ok?” Quello vicino a lui gli diede una leggera scossa mentre parlava e gli parve di vedere la forma indistinta voltarsi verso l’altra. “Cosa facciamo?”

L’altro non rispose subito, probabilmente aveva scosso le spalle. “So solo che se loro lo vedono --“

“Cos’è che non dovremmo vedere?” Una voce femminile, vagamente familiare.

L’uomo più lontano emise un verso stupito mentre si voltava. “B-beh, ecco, i-io--!!”

“Chi è questo qua?” Sentì dei tacchi battere sul terreno alle sue spalle. Poi due lunghe macchie di un vivo nero lucido si unirono alle altre due figure.

Quello vicino a lui alzò il volto - una macchia rosa e nera agli occhi di Zoro - per guardare l’altra. “Non lo so ma non sta messo bene...”

“Fa vedere...” Lei si mise in ginocchio di fonte a lui.

Sentì un tocco leggero e gelido sulla fronte che immediatamente gli fece venire in mente Aqua. Poi un leggero profumo di miele. Un sospiro.

“Trentanove e tre. Rischia di rimanerci secco se rimane qui così.” La donna si alzò e udì di nuovo il rumore delle suole di cuoio. “Portatelo dentro.”

Quella voce...Poteva davvero essere lei.

La seconda figura, quella più lontana, si affrettò verso di lui. Si sentì sollevare di peso ed i due uomini lo sostennero per la vita. “Avanti, la strada è poca. Non preoccuparti. Non durerà molto,” lo rassicurò la voce maschile che gli aveva parlato prima.

Sentiva che stava per perdere di nuovo i sensi, quindi alzò il capo per guardare la donna, speranzoso di vedere un paio di occhi color del mare o una chioma bionda. Ma tutto quello che vide prima di svenire fu una cascata di capelli rosso scuro.

***

Fu svegliato dal tintinnare del metallo. Prima di aprire gli occhi ascoltò meglio il rumore. C’era una persona lì. Riusciva a sentirne il respiro ei piccoli passi. Lentamente dischiuse le palpebre. Dopo qualche secondo di messa a fuoco riuscì a distinguere un soffitto di tela verde militare. Si mise a sedere massaggiandosi la testa. Le tempie gli pulsavano per il dolore e la luce gli dava fastidio sebbene fosse molto bassa. Vide sulle sue ginocchia una spessa coperta blu notte.

Il tintinnio si fermò. “Ah, ti sei svegliato finalmente!” esclamò una giovane voce maschile.

Zoro rispose con uno spazientito mugugno. La voce non gli era familiare. Cercò di fare mente locale: era stato praticamente sciacquonato da quella palla luminescente, poi tre figure lo aveva portato lì dove si trovava ora. Si tolse la mano dalla testa e la fissò sovrappensiero. Quella donna non era Aqua ma gli era comunque molto familiare.

“Fammi sentire la temperatura,” disse di nuovo la voce e gli poggiò una mano sulla fronte cogliendolo di sorpresa.

Voltò di scatto la testa scostando via la mano. Davanti si ritrovò un ragazzo di circa sedici anni con un’espressione perplessa dipinta sul volto. Quest’ultimo si riprese in fretta ed aggrottò la fronte. “Insomma, stai fermo un momento!!” lo rimproverò ed allungo di nuovo il braccio per sentire se avesse ancora la febbre.

Stettero così immobili per qualche istante finchè il ragazzo non sorrise e si allontanò da lui. “Trentasette. Il rimedio del Demone ha davvero funzionato a quanto pare.”

Lo spadaccino lo fissò turbato. “Demone?”

L’altro fece spallucce. Si tolse il paffuto cappello grigio da macchinista rivelando un’arruffata chioma nera. “È uno dei piloti, una donna. Viene chiamata così per i suoi capelli rossi e per...” Restò in silenzio in cerca delle parole giuste mentre si grattava la testa. “I suoi modi non proprio gentili.” Si avvicinò ad un grande tavolo di legno cosparso di chiavi inglesi, bulloni ed altre parti meccaniche. Prese una tazza nera da cui usciva un sottile filo di fumo. Poi si voltò e, fatto qualche passo, gliela porse con un sorriso a trentadue denti.

Zoro fissò prima la tazza piena di liquido scuro, poi il ragazzo. L’espressione allegra si affievolì quando l'altro non accettò l’oggetto. Sospirò rassegnandosi all’idea che non sarebbe stata una persona facile da trattare. “È un infuso che il Demone ha preparato apposta per te. È stato questo a farti abbassare la temperatura.”

Prese la tazza in una mano e studiò a lungo il suo contenuto.

“Non è veleno,” disse l’altro stizzito.

Lo guardò di nuovo prima di chiudere gli occhi e bere un lungo sorso. Era calda, amara, con un retrogusto di tiglio.

“Io mi chiamo Mavis,” esordì ad un certo punto il ragazzino.

Zoro socchiuse un occhio e gli diede una lunga occhiata in tralice dal bordo della tazza che a prima vista poteva sembrare disinteressata. In verità lo spadaccino stava imprimendo nella sua memoria ogni minuscolo particolare che riusciva a vedere nella poca luce: la maglietta bianco sporco a maniche corte, la divisa da meccanico olivastra costellata di macchie d’olio, i grandi guanti neri ricoperti da una sottile patina di polvere biancastra, gli stivali bassi dello stesso colore. Maledì il fatto di non essere sotto la luce del sole. Così riusciva a malapena a vederlo.

“Tu invece?”

La voce allegra ruppe il suo filo di pensieri. Non rispose ed abbassò la tazza ormai vuota. L’altro lo prese come un esplicito rifiuto di fare conoscenza ed indietreggiò. Lo guardò intimorito prima di tornare a trafficare con un marchingegno sul suo tavolo da lavoro.

“Roronoa Zoro.”

Il tono profondo dell’uomo lo colse quasi di sorpresa. Si voltò e vide Zoro studiare i dintorni.

“È il mio nome,” chiarificò mentre osservava gli strumenti appesi sopra al tavolo.

Il volto del ragazzo s’illuminò di gioia ed in preda all’euforia prese la prima sedia che gli capitò sotto mano, la trascinò di fronte al letto e ci si sedette sopra. “Cosa ti porta qui?” chiese sporgendosi verso lo spadaccino.

Zoro lo fissò perplesso per qualche secondo e notò altri due particolari: le iridi erano di uno stupendo borgogna liquido e sulla guancia sinistra c’erano tre cicatrici verticali che si estendevano per tutta la lunghezza del collo fino alle clavicole. “Due uomini ed una donna, se non sbaglio,” rispose titubante.

L’altro sbuffò prendendola per una stupida battuta. “Ti hanno trovato fuori dal Maelstrom. In qualche modo ci sarai pure arrivato, no?”

Pensò in fretta a qualcosa da dire. Non riusciva a scollare gli occhi da quella cicatrice. Non sapeva perché, ma lo metteva a disagio.

Mavis se ne accorse e le sue labbra si tesero in un sorriso triste mentre sfiorava i segni scuri sul collo con la punta delle dita. “Ti avevo detto che il Demone non ha modi molto gentili.”

Annuì lentamente. Probabilmente questo “Demone” doveva essere la donna che lo aveva salvato prima. Eppure non gli era sembrata così malvagia.

“Ma torniamo a noi!!” esclamò il ragazzino battendo le mani sulle ginocchia. Zoro lo guardò dritto negli occhi. “Sei venuto qui per le corse, vero?”

“Suppongo di... sì?” Non sapeva a che cosa si stesse riferendo, che cosa fosse il Maelstrom e che c’entrassero le corse.

“LO SAPEVO!!” Mavis saltò in piedi facendo cadere all’indietro la sedia. “E dimmi, sei venuto per vedere in azione le due leggendarie Sorelle, vero? Vero?!”

“Le Sorelle?” Ci stava capendo sempre meno.

“Massì, le Sorelle della Notte!! Il Demone e la Zalenia! Andiamo, le conoscono tutti!”

Il secondo nome fece scattare Zoro subito sull’attenti mentre il suo battito cardiaco accelerava.

Il ragazzino ridacchiò. “Non per vantarmi, ma...” Mise una mano sul fianco e battè fieramente un pugno sul petto. “Sono io il loro solo ed unico meccanico.”

“Uh-uh,” replicò distrattamente Zoro mentre scendeva dal letto, incuriosito dalla luce che filtrava dai due drappi abbassati che fungevano da porta. Gli mise la tazza in mano e si diresse verso l’uscita, bloccando così lo spontaneo sproloquio del ragazzino sulla linea del “non spingete per gli autografi”.

Lui lo guardò offeso e lo seguì con gli occhi fino all’uscita. Lo spadaccino scostò uno dei drappi ed uscì rimanendo a bocca aperta. “Interessante, non trovi?” commentò Mavis raggiungendolo sulla soglia della tenda.

Erano in una specie di girone, uno dei tanti che dividevano quell’enorme buco che scendeva giù in profondità in un perfetto cilindro. Si guardò intorno e vide che c’erano tantissime altre tende come la loro da cui entravano ed uscivano meccanici - le mani piene di pezzi di ricambio - in un frenetico viavai denso d’agitazione. E così era lo stesso al piano di sopra, quello sopra ancora e quello sotto di loro. Verso la base, tra gli ultimi livelli, c’era un ristorante da cui provenivano l’allegro brusio dei commensali ed il tintinnare delle stoviglie. Notò le quattro enormi catene che si allungavano nell’enorme spiazzo al centro. Si avvicinò alla ringhiera di sicurezza e si sporse per guardare in basso. Alla base c’era un’enorme piattaforma grigia, di metallo probabilmente. Alzò gli occhi ed intravide un cerchio perfetto di cielo stellato dal foro in superficie.

“Benvenuto al Maelstrom: il luogo perfetto per le corse illegali di moto,” annunciò Mavis orgoglioso di esserci dentro.

Prima che Zoro potesse fare domande, un secco clangore metallico sovrastò il brusio di sottofondo e bloccò tutti i passanti. Le spesse catene avevano cominciato a muoversi. Il ragazzino si fiondò alla ringhiera per guardarle con la bocca spalancata e gli occhi accesi d’eccitazione. “Sta per cominciaaaareeeee!!!” esclamò non più nella pelle.

“Yo, Mavis,” disse ad un certo punto qualcuno alla loro destra.

Entrambi si voltarono e videro un uomo appena sulla ventina, alto, dal fisico asciutto ed allenato e dagli spettinati capelli biondo scuro. Poggiata contro la spalla e tenuta in equilibrio dalla mano abbandonata appena sotto l’elsa, c’era una katana riposta in una fodera completamente nera fatta eccezione per qualche piccola decorazione bianca ai suoi estremi. “Vedo che il ragazzo si è svegliato.”

Zoro fece involontariamente cadere una mano sulle else delle sue spade che, fortunatamente, non gli erano state tolte. “Leon!” Il meccanico gli corse incontro. “Lo sai che le armi sono vietate qui!” lo rimproverò accennando alla katana.

L’altro si guardò intorno facendo il finto tonto. “Io non vedo nessun’arma....” Mavis sospirò rassegnandosi all’idea che l’amico non avrebbe lasciato andare la lama. “Piuttosto, io sono Leon. Piacere di conoscerti,” disse porgendo la mano libera allo spadaccino.

“Roronoa Zoro,” replicò freddamente studiandolo. Indosso aveva una semplice maglietta verde mirto a mezza manica e dei pantaloni neri con una sottile catenella argento che partiva dalla cinta nera e spariva dietro la sua schiena. Attaccata ad essa c’era un paio di chiavi ed i rispettivi portachiavi.

Leon ritirò la mano e gli sorrise senza scomporsi. “Ti senti meglio?”

Lo spadaccino annuì. “Sì, grazie per avermi aiutato.”

“Figurati!” ridacchiò. “Il nostro caro Demone potrà avere metodi un po bruschi ma il cuore - da... qualche parte - ce l’ha anche lei.”

“Sono pronte loro due?” chiese spazientito il ragazzino, stufo di essere ignorato.

L’uomo fece di sì con la testa prendendo in mano le due chiavi. “Ovvio.” Le lanciò in aria per riprenderle al volo con un tintinnio. “Devo solamente dargli queste.”

D’improvviso si alzò un boato di esultazioni e fischi d’incoraggiamento. La gente intorno a loro sembrava impazzita. Alcuni addirittura si erano messi in piedi sulla ringhiera per guardare più da vicino, perdendo ogni tanto l’equilibrio per la foga con cui si sbracciavano. “Giusto in tempo,” sospirò sollevato Leon.

La piattaforma si stava alzando, tirata dalle quattro catene. Ma quello che c’era sopra aveva scatenato il finimondo: dodici moto da corsa - la cui vernice lucida rifletteva la luce del Maelstrom - con i loro rispettivi piloti. Tutti indossavano delle tute aderenti di diversi colori, tutti tenevano il casco sotto braccio e salutavano la folla impazzita, tutti erano uomini.

Tutti tranne due. All’interno del cerchio formato dai veicoli, più nascosti rispetto agli altri dieci, c’erano due piloti vestiti completamente di nero e con il casco indosso. Le visiere abbassate, anch’esse nere come la notte, impedivano di vederne il volto ma era lampante che fossero due donne dalle curve morbide e prosperose del loro corpo, messe ancora più in evidenza dal completo aderente. Una era seduta sulla sua moto, dando le spalle al trio, e stava probabilmente giocando con qualcosa tra le mani date le sue spalle curve. L’altra invece era in piedi e si stava guardando intorno, la zip della tuta abbassata abbastanza da lasciare una generosa scollatura. Al collo portava un ciondolo rosso, ma Zoro non riuscì a distinguerne la forma.

Leon agitò un braccio attirando l’attenzione della donna. Le lanciò le due chiavi e lei le prese al volo facendogli l’ok con le dita. Poi si voltò, battè un paio di volte la mano coperta da un guanto nero di pelle sulla spalla dell’altra. Le porse la sua chiave da cui pendeva un portachiavi argento smaltato di rosso da un lato. Una volta presa, entrambe salirono sul proprio veicolo, rigorosamente nero.

Poi si sentì lo squillare di un Transponder Snail. L’uomo biondo affondò una mano nella tasca dei jeans ed estrasse una piccola lumachina arancione il cui collo era circondato da una sottile catenina d’oro. “Che c’è Maya?” chiese annoiato l’uomo.

“COME CHE C’É??!!” strepitò la voce di una donna, assordando tutti e tre. “LO SAI DA QUANTO TEMPO VI STO TENENDO IL POSTO??! E TU CHE COSA STAI FACENDO ANCORA A LÁ SOTTO?! SBRIGATEVI A VENIRE QUA: SONO STUFA DI STENDERE GENTE PER TENERVI I POSTI MIGLIORI DI TUTTO LO STADIO!!!!” Urlato ciò il Transponder Snail tornò a sonnecchiare.

Lo guardarono allarmati. “Beh, mio caro Zoro-san, hai appena conosciuto la dolce e tenera Maya,” esordì infine Leon con un sospiro.

“Andiamo và,” disse Mavis precedendoli. “Prima che quell’isterica ci prenda tutti a bacchettate.”

“Andiamo dove?” chiese lo spadaccino bloccando così il rimprovero che il biondo stava sibilando a denti stretti al ragazzino mentre gli pressava le nocche del pugno sulla testa.

I due lo guardarono perplessi. “Beh, è ovvio: alla pista.”
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Un paio di notine:
 - Il nome "Mavis" l'ho preso da Fairy Tail dato che mi piaceva un casino *w* Però qua in Ancient è un maschio, non una ragazzina spuntata dal nulla xD
 - Avete mai visto un Maelstrom? No? Beh, ecco a voi una foto ;) Inoltre ho preso a modello quella specie di "rifugio" che compare in uno dei film di One Piece, "Dead End Adventure". Se non l'avete visto, ve lo consiglio vivamente *w*
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 6 (Parte 2) - Fall You Halfway ***


Premessa
 


Aloha gente!! Vi avevo lasciato maluccio, vè? x) Beh, ora incontrerete questa misteriosa Maya e... Non ve lo dico B3 *risata malvagia* Ma vi dico che è un capitolo strano, e che il titolo (penoso) è la versione rivista di "Meet You Halfway", canzone dei Black Eyed Peas.
Disclaimer: I personaggi di One Piece non sono miei
Ringraziamenti: A His-chan, a Streffo-sama (Io adoro le tue domande E le tue fanart XDXD Dovresti fare un album intitolato "Dieci immagini per sputtanare lo spadaccino marimoso" XDXD), a fior di loto, e all'immancabilissima Niki ^3^ Un grazie anche a tutti quelli che leggono, seguono/ricordano/preferiscono ^^
Annunci: Grazie alle minacce di due mia amiche (Mary, lo SO che stai leggendo) mi sono segnata su deviantArt dove posterò (moooolto lentamente) i miei disegni di Aqua&Co. anche tipi che non avete ancora visto B3 Comunque eccomi x) AngelSoul09
Colonna Sonora Consigliata: avrei solo una canzone che vi consiglio di mettere quando la gara comincia, "Final Fantasy" - Extreme Trax

Capitolo 6 (Parte 2) - Fall You Halfway



“Era sacrosantissima ora!!!” esclamò una ragazza dalla pelle bronzea e gli occhi dello stesso borgogna di Mavis. “Lo sapete quanta gente ho dovuto mettere al tappeto per assicurarvi questi posti??!” Accennò col capo ad una pila di corpi ammassata poco più in là.

Leon le porse il lungo cappotto di pelle nera che aveva recuperato dalla tenda. “Per favore mettiti questo addosso,” biascicò andando a fuoco per l’imbarazzo. Lei lo guardò senza capire. “Per Dio, non te ne puoi andare in giro con quel  top bianco lucido che fa vedere tutto! Per non parlare di quella gonna troppo ridotta!” spiegò agitando l’indumento stretto nel pugno.

La donna sbuffò spazientita, mettendo una mano sul fianco scoperto. Il top a decolté - aderente più che mai - le scendeva in una graziosa V fino all’ombelico, lasciandole quasi tutta la pancia piatta scoperta. Al collo una sottile collana d’oro giallo i cui ciondoli, molto simili agli orecchini di Zoro, rilucevano anche nella poca luce. I capelli nocciola le scendevano in leggere onde sulle spalle, coperti da un cappello beige da cowboy. Attaccata al fianco destro della minigonna color rame, era arrotolata una lunga frusta marrone. “Non cambi mai, vero Leo?”

Lui non rispose e le agitò nuovamente il cappotto sotto al naso, rosso come un pomodoro.

Mavis lo superò con aria scocciata e le mani in tasca. Appena lei lo notò, gli saltò addosso, abbracciandolo. “Come sta il mio fratellino?” chiese in tono zuccheroso.

“E lasciami stare, Maya,” protestò l’altro mentre cercava di non farsi soffocare dalla stretta della sorella.

“Ragazziiiiiiii!!” esclamò una seconda voce femminile, più lontana. Tutti i membri della compagnia alzarono lo sguardo sulle scale dello spalto su cui si trovavano. Una ragazza, i cui lunghi capelli biondi le raggiungevano la vita in ampi boccoli e con indosso un corto vestito rosa shocking, li stava salutando con la mano. I tacchi dei suoi alti stivali bianchi batterono veloci sulle scale, raggiungendoli in pochi secondi. “Scusate il ritardo,” disse col respiro affannato, sostenendosi sulle ginocchia con le braccia. Alzò il capo e sorrise.

“Fran-chan, non anche tu...” sussurrò esasperato Leon vedendo il suo vestitino molto ridotto.

Lei gli fece l’occhiolino ed una piccola linguaccia scherzosa. “Cerca di sopportarmi, Leo-chan.” Poi si voltò, accorgendosi che Zoro stava osservando il tutto in impassibile silenzio, una mano poggiata sulle else delle sue spade. Fissò i suoi occhi blu fiordaliso su di lui e gli sorrise. Lo spadaccino non potè fare a meno di pensare che fosse una donna bellissima - anche se non raggiungeva i livelli di Aqua, ovvio. “Franziska, ma preferisco essere chiamata Fran,” si presentò porgendogli la mano. Le unghie erano curate e smaltate di bianco. Dal polso penzolavano due rigidi bracciali d’oro, simili a quelli di Nami.

“Roronoa Zoro,” rispose lui stringendole la mano.

Fran sorrise di nuovo. “Allora Zoro-chan!” esclamò senza malizia.

Lui stava per controbattere e dire che preferiva essere chiamato Zoro e basta quando un altro piccolo particolare catturò la sua attenzione. Aveva un paio di orecchini d’oro giallo esattamente come i suoi. Prima che potesse aprire bocca, una potente pacca sulla spalla lo prese alla sprovvista, rischiando di fargli perdere l’equilibrio. “Io mi chiamo Maya. Piacere di conoscerti, bel fusto!!” esclamò l’altra con un sorriso raggiante mentre continuava a battergli la mano sulla schiena.

La biondissima si guardò intorno, spaesata. “Dove sono Rodrus-chan e Roy-chan?” chiese poggiando l’indice sul labbro inferiore - rosa lucente per via del lip gloss. Sbattè perplessa un paio di volte le lunghe ciglia mentre cercava di trovarli tra la folla.

Leon era troppo scioccato dagli abbigliamenti delle ragazze per rispondere, così ci pensò Mavis. “Boh, hanno detto che dovevano aiutare le altre due a fare alcuni preparativi. Non so quando verranno.”

Lei annuì, mimando una lunga “o” con le labbra, e tornò a guardare Zoro che era riuscito a bloccare la mano di Maya, stufo delle continue pacche che questa gli stava dando. “Come ti senti?” gli chiese interrompendo il loro battibecco.

Lo spadaccino alzò lo sguardo sulla donna. Lei, sul volto, aveva un piccolo ma caldo sorrisetto. “Meglio, grazie.”

“Dovresti ringraziare i due ragazzi che Fran ha nominato prima: sono stati loro a trovarti,” s’intromise la cowgirl. “Ma perché eri svenuto qui davanti?”

“E che ne so io,” rispose infastidito l’altro, guardandola storto. Ma un paio di braccia intorno al collo e qualcosa di estremamente morbido e caldo pressato contro il suo petto gli fecero cambiare attitudine in due secondi netti.

Si sentì andare a fuoco mentre Fran urlava melodrammaticamente “Ah, povera creatura! Devono averlo rapito e colpito in testa, povero tesoro! Ha perso pure la memoria!” Tentò disperatamente di liberarsi ma il suo allarme vicinanza era talmente impazzito che l’unica cosa che gli veniva in mente era sguainare le spade e tagliuzzarla. Ma non poteva contro una donna. Non si faceva tanti scrupoli come il cuoco, ovvio, ma dal momento che lei non gli aveva fatto male in nessun modo, semplicemente non poteva attaccarla.

“Dio che culo,” disse una voce alle sue spalle.

“Manco è arrivato che ha già fatto impazzire le ragazze,” assentì una seconda.

Zoro, un po a fatica, si voltò, subito imitato da tutti gli altri. “Finalmente!” sospirò Maya vedendoli.

Due uomini lo stavano guardando impressionati e sconsolati allo stesso tempo. Fisicamente erano diversi come il sole e la luna: quello alla sua destra aveva una corporatura molto slanciata, i capelli biondo miele accuratamente pettinati dalla base verso l’alto in un’onda verso destra e gli occhi di un curioso malva talpa - indosso aveva una maglietta rosso scuro, un giubbotto aperto di pelle nera decorato da alcune rose bordeaux appena accennate, e jeans a sigaretta neri - mentre quello a sinistra lo superava in altezza di almeno dieci centimetri, la corporatura robusta e molto allenata - paragonabile a quella dello spadaccino - i capelli corvini arruffati, gli occhi ossidiana con qualche pagliuzza d’argento liquido - vestito con una semplice camicia bianca  a maniche corte dal colletto slacciato e gli immancabili jeans neri.

Aveva, però, riconosciuto le voci. Erano stati loro due a trovarlo sulla strada. “Almeno presentatevi invece di stare lì imbambolati,” disse calmo Leon che nel frattempo si era seduto al suo posto circondando con un braccio la spada poggiata contro la spalla.

Ma siccome i due continuarono a fissarlo con quell’espressione rassegnata e le spalle curve, Fran colse l’occasione al volo. “Allora, Zoro-chan... il biondino è Rododendrus, ma viene chiamato solo Rodrus, mentre il matto palestrato lì accanto è Leroy, Roy-chan per fare prima.”

“Ah, e così ti chiami Zoro...” disse con voce atona il primo.

“Come stai? Passata la febbre?” aggiunse l’altro con lo stesso tono piatto.

Annuì. Finalmente la ragazza si staccò da lui - lasciandolo finalmente respirare - per pararsi di fronte ai due. Mise le mani sui fianchi ed aggrottò la fronte, irritata. “Smettetela con queste facce depresse, mi sembrate il duo tristezza! Roy-chan, Rodrus-chan, perché ci avete messo così tanto?” li rimproverò.

Loro sembrarono riscuotersi e si raddrizzarono, riacquistando un po d’emozione sul volto. “Perché Rodrus si era perso e non riusciva più a trovare la strada per venire qui,” spiegò Leroy indicando l’amico con il pollice.

“A-aspetta un momento!!” protestò l’altro. “Non è colpa mia!!”

“Infatti, sono sempre le cose che si spostano,” fu d’accordo Zoro. Aveva parlato senza volerlo.

Tutti lo guardarono scioccati per qualche secondo, finchè il biondino non gli si avvicinò con un sorriso a trentadue denti e gli mise un braccio intorno al collo. “Finalmente qualcuno che mi capisce! Io e te andremo molto d’accordo!!” Gli strinse calorosamente la mano. “Piacere, Rododendrus Roroseth Montris,” si presentò di nuovo. Il suo cognome gli sembrò vagamente familiare ma non riusciva a ricordare dove lo avesse sentito.

Spalancò gli occhi non appena gli saettò in mente.

Quel biondino, che aveva molto l’aria da dongiovanni, coi capelli che andavano contro ogni legge di gravità, a cui non assomigliava per niente, era il suo antenato.

“COME NON NE SAI NIENTE??!!” urlò Maya portando una mano alla frusta, prontamente bloccata da Fran.

Il moro scrollò le spalle. “La Zalenia ha detto che oggi è proprio ‘giornata no’ e che non vuole parlare con nessuno, quindi mi ha lasciato la sua trasmittente.”

“Ma è matta o cosa?!” strepitò la cowgirl, afferrando i lati del suo cappello e tirandoli verso il basso. “Come cavolo facciamo a darle il quadro della situazione se non ci ascolta??!!”

La biondissima sospirò scuotendo la testa. “Quando Zal-chan si mette una cosa in testa non c’è verso di farle cambiare idea...” sospirò.

Ne aveva la certezza ora: là c’era una donna che si chiamava Zalenia. Prima che lo spadaccino potesse fare qualsiasi domanda sul suo conto, il pubblico esplose nuovamente in un boato eccitato. Mavis gli fece cenno di sedersi e così fecero, svegliando con una secca scossa Leon (che nel frattempo si era addormentato).

“SAAAAAAAAAAAALVEEEEEEEEEEEEEEEEE!!” urlò una voce amplificata a cui rispose il pubblico impazzito. “BENVENUTI ALLA DECIMA EDIZIONE DEL TORNEO INTERNAZIONALE DI CORSA ESTREMA!!” Altre accese urla. “E SENZA ALCUN INDUGIO PASSIAMO A PRESENTARE I CONCORRENTI!! QUESTA SERA ABBIAMO...”

“Dov’è la pista?” chiese Zoro avvicinandosi a Rodrus per farsi sentire. Di fronte a sé vedeva solo un’enorme spiazzo di terra.

Lui ridacchiò, avvicinandosi al suo orecchio. “Devono ancora farla. È sempre a sorpresa.” Indicò la base dello spalto su cui erano seduti. “Li vedi quei due laggiù?”

Il pirata si sporse e vide due uomini vestiti di nero con “STAFF” scritto in bianco sulle magliette. Uno aveva il microfono in mano ed i capelli acconciati in una cresta mohawk bionda tendente al verde fotonico. L’altro invece aveva i capelli neri accalcati sopra un occhio ed un’espressione alquanto sconsolata mentre esaminava a braccia conserte il paesaggio circostante. Inutile dire quanti piercing avessero solo sul volto.

“Sono due Mezzi Antichi, uno della Terra ed uno delle Gemme. Decidono loro sul momento la pista. Ecco, adesso vedrai!!” aggiunse non appena il presentatore ebbe finito di elencare i partecipanti.

Posò il microfono a terra e si avvicinò al collega. Confabularono un po tra di loro prima di scambiarsi un cenno d’assenso. Il moro poggiò un ginocchio e le mani a terra. Ci fu un secco crack ed il terreno cominciò a cambiare forma. Si alzò in un ampio giro della morte incompleto, in spirali, in tunnel, in curve strettissime, sollevando un enorme polverone. Anche l’altro toccò il terreno e, mosse le labbra in chissà quale parola, ricoprì il percorso d’asfalto. Recuperò il microfono annunciando entusiasta “QUESTA SERA ABBIAMO UNA SPIRALE VERTICALE, UNA ORIZZONTALE, UN LOOP INCOMPLETO, UN TUNNEL SOTTERRANEO E, DULCIS IN FUNDO, DIECI TORNANTI A GOMITO! ACCOGLIETE I NOSTRI PARTECIPANTIIIII!!”

Il pubblico esplose in applausi ed urla eccitate mentre Zoro impallidiva. “Ma questa pista va contro la gravità stessa...” mormorò.

“Beh, è un rischio che si deve prendere,” disse Leroy alla sua sinistra. “Sono corse illegali queste. Si vincono tanti soldi quanto è il pericolo a cui ti esponi.”

“Corse illegali?!”

“Certo, quelle legali sono così noiose,” spiegò l’uomo come se niente fosse.

Possibile che Aqua non riesca a stare lontana dall’illegalità ovunque vada? pensò rassegnato il verde.

“Eccole stanno entrando!!” esclamò con uno strilletto Fran, afferrando Leon per un braccio. Indicò le due pilote completamente vestite di nero. “Fanno sempre pendant con la loro moto,” aggiunse poi con un sorriso soddisfatto. Zoro notò che ad uno dei lati di entrambi i veicoli era attaccato un grande fodero nero da cui spuntava un’elsa. Spinsero le loro moto fino alla linea di partenza e montarono in sella.

“Aku-chan, allacciati la tuta fino al collo come Zal-chan,” disse Leroy in un microfono riferendosi alla scollatura esagerata che la ragazza lasciava vedere. Lei, in risposta dalla pista, alzò il pugno chiuso tranne che per il dito medio. L’uomo ridacchiò. “Io però ti ho avvertita,” sussurrò incrociando le braccia ed accavallando le gambe.

“Questa corsa sarà davvero eccitante!” esclamò Maya con un sorriso smagliante stampato sul volto.

“ACCENDETE! I! MOTORI!!” esclamò il ragazzo con il mohawk ed immediatamente si scatenarono i dodici ruggiti delle moto. Le due ragazze poggiarono una mano in mezzo al manubrio e le venature azzurre e rosse sui loro veicoli s’illuminarono.

Il cuore di Zoro perse un battito. Lui quella moto venata d’azzurro la conosceva.

“ALLINEATEVI!”

Le due si scambiarono un’ultima occhiata prima di cominciare a riscaldare i motori.

Il presentatore prese una grande bandiera a scacchi bianchi e neri e l’alzò in aria. “PRONTI...” Restò immobile per qualche secondo mentre tutto taceva tranne che per i ruggiti dei motori. Abbassò d’improvviso la bandiera urlando un secco “VIAAAAAAAAAA!!”

Le moto gli sfrecciarono accanto con un potente boato, sollevando un forte vento che lo fece indietreggiare e quasi cadere. Il pubblico esplose di nuovo in urla e fischi.

“Perfetto....” sussurrò Rodrus osservando attentamente le posizioni in cui le due si erano piazzate. Il Demone era preceduta da altre due moto - una verde ed una blu - mentre la Zalenia si teneva in quinta posizione.

Zoro aggrottò la fronte senza capire. “Come...? Non sono prime...”

Tutti lo guardarono come se fosse matto prima di scoppiare a ridere. “Ma allora tu non sai come funziona!” esclamò Leon.


“Qua non ci sono regole,” spiegò il suo antenato quando vide che lo spadaccino ancora non comprendeva. “Quindi significa che gli altri partecipanti possono ‘speronare’ i piloti di fronte a loro. Capisci bene che se si portassero subito in prima posizione si ritroverebbero dietro una valanga di tizi che vogliono farle cadere.”

Annuì deciso senza mostrare la preoccupazione che gli stava rodendo l’animo e tornò a guardare la corsa.

“Occhio Aku-chan, quello in quarta vuole speronarti,” disse Leroy portandosi una mano all’orecchio in cui era infilata la trasmittente.

“Ci pensa lei,” sentì dire una voce femminile dall’apparecchio.

Appena detto ciò, la Zalenia impennò la moto e, raggiungendo il pilota davanti a lei, cominciò a stringerlo verso il bordo. L’altro, per evitare di essere preso dall’enorme ruota a mezz’aria, fu costretto a fare il suo gioco. Approfittando della prima strettissima curva che stava arrivando, cercò d’inclinarsi più che poteva ed aspettò che anche lei abbassasse la moto per speronarla da un lato. Ma la donna, poco prima della curva, poggiò la ruota anteriore sul manubrio dell’altro e, con una potente spinta, riuscì a sollevare la posteriore, portando la sua moto perfettamente in linea con l’altra, lasciando che la spingesse al contrario. L’uomo, da dietro la sua visiera trasparente, la guardò scioccato capendo quello che voleva fare. A ricambiare il suo sguardo c’era solo un’inespressiva visiera nera tirata a lucido. Poi con un’altra secca spinta verso destra, la Zalenia lanciò via la moto avversaria, facendola scivolare da un lato sull’asfalto, travolgendo così anche gli altri due concorrenti dietro di loro. Sfruttando il movimento rotatorio che la spinta aveva creato, tirò velocemente i freni arrestandosi con un sonoro stridio mentre la sua moto eseguiva una perfetta piroetta. Non appena che la ruota toccò di nuovo terra, diede una potente sgasata e ripartì a tutta velocità, seguita dalle urla del pubblico.

“Per speronare intendevo proprio quello,” disse Rodrus indicando i tre piloti mandati fuori pista, al momento soccorsi da una squadra di medici.

Prima che potesse replicare, un allegro canto di vittoria da parte di Fran lo anticipò. “Tattaratààà! Zal-chan è così brava!”

Mavis ridacchiò sotto i baffi. “È anche merito delle modifiche che ho posto alla sua moto, ovvio.”

“Ma quanto è bravo il mio fratellino!!” esclamò Maya avvinghiandosi di nuovo a lui.

“Di’ a Zal-chan di arretrare dopo la serie di tornanti e di portarsi in ultima posizione,” disse il moro nel microfono, cercando di sovrastare le  urla dei due fratelli accanto a lui e la voce amplificata del presentatore che commentava gli ultimi avvenimenti.

Nessuno si accorse di come lo spadaccino li stava guardando. “Ma come si fa a stare così tranquilli con loro due in pericolo di vita?” sospirò, sicuro che nessuno l’avesse sentito. Si meravigliò di quelle parole. Lui, quello che non perdeva mai il controllo e non lasciava mai trasparire la sua preoccupazione.

Quell’Io sta cambiando troppo.

 Ancora una volta le parole tornarono a martellargli il cervello. Scosse la testa scacciando quei pensieri: Aqua non gli aveva mai fatto niente di male. E poi di che doveva preoccuparsi: questo era l’Aldilà, quindi era impossibile morire di nuovo. Che poi, non era nemmeno certo che una di quelle due donne fosse veramente quella che stava cercando. Prese un lungo respiro per tranquillizzarsi e tornò a guardare.

La Zalenia si era portata in ultima posizione, come ordinato. Stava per entrare nel tunnel. Si guardò intorno.

“Se stai cercando degli schermi non ne troverai,” disse Leon bloccando la sua ricerca. “Questa è la parte in cui bisogna aspettare,” aggiunse con lo sguardo impassibile fisso sulla pista.

“No, no, no!!” urlò poi la voce del Demone nell’auricolare di Leroy dopo un momento di completo silenzio.

L’uomo subito portò la mano all’orecchio, scavallando le gambe. “Cosa succede?!” chiese in tono preoccupato, la fronte corrugata.

Nessuna risposta. I membri della compagnia si guardarono l’un l’altro in muta angoscia. Fran stava debolmente stringendo il braccio di Leon mentre faceva saettare gli occhi spalancati da un compagno all’altro, la bocca lievemente dischiusa. Rodrus, accanto a Zoro, si era immobilizzato, gli occhi fissi sull’uscita del tunnel, le mani dentro le tasche per nascondere i pugni serrati.

All’improvviso, le due moto in testa emersero dall’oscurità con un potente ruggito accompagnate dagli incoraggiamenti del pubblico. Saettò poi una moto gialla, immediatamente seguita da quella nera venata di rosso in scivolata. La pilota cercò in tutti i modi di ritornare dritta, ma il suo stivale slittò dal piedino, facendola cadere rovinosamente a terra. E lì rimase, supina, immobile, con un braccio disteso verso l’esterno e l’altro stretto intorno al fodero nero che era riuscita a prendere prima di cadere.

“Oi, oi, oi... Non può essere...” sussurrò scioccata Maya.

Ma prima che potessero pensare ad altro, il Demone alzò un braccio verso il cielo, la mano coperta dal guanto aperta. Poi si udì in lontananza il rumore di un altro motore. Dalla bocca del tunnel sfrecciò fuori a tutta velocità la moto nera gemella con altri due veicoli semidistrutti. La Zalenia si abbassò allungando una mano. Strinse quella della sorella e con un rapido movimento la issò sulla moto.

“Ti avevo detto di mettere gli stivali con la suola di gomma. Hanno più presa di quelli di cuoio,” le disse con gli occhi fissi sul concorrente davanti a loro.

“Seee, seee,” replicò con noncuranza l’altra mentre agganciava il fodero al lato libero della moto. Una volta tornata dritta infilò le mani nella scollatura. “Questo taglio ci metterà un po a guarire....” mormorò notando lo squarcio rosso in mezzo alle clavicole. Sbuffò e tirò fuori due pistole d’argento rifinite in oro.

“Showtime,” sentì dire il moro dall’auricolare. Scoppiò in una fragorosa risata, subito imitato da tutti gli altri.

“Quella bastarda...!!” esclamò Rodrus sollevato. “Mi ha fatto davvero venire un colpo!”

Zoro non ebbe nessun reazione. Teneva le braccia conserte in una morsa d’acciaio mentre i suoi occhi seguivano unicamente la moto venata d’azzurro.

“Ora sì che ci sarà da divertirsi...” disse Leon con un mezzo sorriso sul volto. “Sta arrivando il Fall You Halfway.”

Sentite quelle tre parole lo spadaccino precedette i piloti con gli occhi. Ad attenderli li aspettava un enorme giro della morte. Interrotto a metà. Il suo cuore mancò di un battito. “MA QUELLA È UNA CADUTA LIBERA DI ALMENO UN KILOMETRO!” urlò.

Maya proruppe in un’altra sguaiata risata. “Forte, vero?”

“FORTE UN CAZZO!!” protestò l’altro guardandola come se la volesse sbranare, scatenando le risate degli altri. “E voi che vi ridete?!”

“Zoro-chan, ci hai presi forse per dei novellini?” gli chiese Fran facendogli l’occhiolino. Lui si sentì subito calmato da quella voce così tranquilla e distese il volto contratto dalla rabbia. “Zal-chan ed Aku-chan ne avranno fatte a bizzeffe di queste cose.” Gli sorrise rassicurante. “Quindi stai calmo e goditi lo spettacolo. Quando quelle due sono insieme è impossibile fermarle.” Lo spadaccino annuì ed appoggiò di nuovo la schiena alla sedia. Non si era calmato del tutto, ma almeno non stava più immaginando tutti i modi possibili in cui si sarebbero potute spiaccicare a terra.

Le moto cominciarono a salire. “Roy, digli di usare la 300-0-500,” disse Mavis fissando con serietà il pezzo di strada mancante. L’uomo annuì, riferendo gli ordini attraverso il microfono. Qualche secondo dopo la Zalenia diede una potente sgasata ed accelerò di colpo, sorprendendo gli altri concorrenti.

Il verde si sporse per guardare il ragazzino. “Dimmi che non è il nome di un’operazione kamikaze.”

Il piccolo meccanico ridacchiò. “Sì e no, dipende dalla bravura del pilota. Praticamente consiste nell’arrivare a toccare i trecento kilometri orari, spegnere il motore nel momento esatto in cui comincia la caduta, riaccenderlo un momento prima di toccare terra e raggiungere una velocità superiore a quella della caduta - vale a dire i cinquecento - in più o meno 1.39 secondi al massimo. È una tecnica molto avanzata, eseguibile solo da professionisti.”

“E che succede se quello che hai detto... non succede?”

“Beh...” Mavis guardò con dolcezza le due ragazze sulla moto. “I guidatori finiscono sfracellati.”

A quello Zoro scattò in piedi ed afferrò il ragazzino per il collo della maglietta. “Falle rallentare immediatamente!!” urlò scuotendolo mentre tutti quanti se la ridevano come matti. Decise di ignorarli -  ormai erano casi persi - e di continuare a sfogarsi sul povero sedicenne. Poi delle sottili liane gli circondarono le braccia, tirandolo indietro, senza fargli male però.

“Tranquillo tranquillino, bel fusto,” disse Maya. Le liane avevano la loro origine nel braccio che aveva alzato ed obbedivano ad ogni movimento del suo indice. “Quelle sono due pazze scatenate. Non hanno il senso del pericolo. E poi che cosa vorresti fare? Non puoi correre sulla pista.” Scosse la mano e le liane si ritrassero. “Tanto vale che te ne stai qua seduto. Abbi fiducia in loro,” aggiunse infine con un sorriso rassicurante.

Fiducia.Voleva, ma dopo la morte di Aqua gli risultava difficile riporla in qualcuno al di fuori della sua ciurma. Ma quella cowgirl effettivamente aveva ragione: non poteva correre sulla pista. Prese un altro lungo respiro e tornò a sedersi al suo posto, tenendo gli occhi chiusi. Ok, posso farcela. Concentrazione, Zoro. Questo non è da te. Non appena li riaprì - sicuro che la sua ansia fosse stata soppressa - ebbe un tuffo al cuore vedendo la moto nera superare a tutta velocità i piloti avversari. “Finirà sfracellata a terra,” gemette abbandonando la testa. Poi qualcuno gli diede una pacca sulla spalla ed un’altra persona ancora gli strinse il braccio sinistro. Abbassò lo sguardo e vide, attaccata a lui, la bionda che aveva fatto a cambio di posto con Leory. Rodrus invece stava giusto ritirando la mano, gli occhi sempre fissi sulla pista.

“C’è qualcosa che non va,” sussurrò poi Fran. “Tu... hai sofferto e stai ancora soffrendo molto.” Il suo tono era triste e malinconico, come se si fosse sincronizzata sui suoi sentimenti.

Preferì non rispondere.

Le due sorelle, sopra la loro moto, avevano quasi completato il loop, portandosi in prima posizione.

Quando si lasciarono cadere tutto sembrò rallentare.

Zoro scattò lentamente in piedi.

Il pubblico proruppe in lontane urla eccitate.

A mezz’aria, la Zalenia stava contando i secondi per riaccendere il motore e dare di gas, stringendo le ginocchia ai lati della moto per rimanerci attaccata.

L’altra, approfittando della momentanea mancanza di gravità, si voltò senza sforzo verso gli altri tre partecipanti dietro di loro. Tese le braccia, puntandogli contro le pistole.

I tre piloti si resero conto con orrore che non potevano schivare sospesi nel vuoto. Non videro il sorriso di puro piacere che il Demone fece prima di premere il grilletto.

Tre colpi, tre proiettili, tre visiere bucate nel mezzo.

La sorella tirò il manubrio verso di sé, allineando la moto alla pista su cui dovevano atterrare.

Un momento prima che toccasse di nuovo l’asfalto, accese di nuovo il motore e diede un colpo di gas così forte che raggiunse i cinquecento kilometri l’ora in pochissimi millisecondi.

Atterrò aggraziatamente, schizzando via più veloce di un razzo.

Tutti gli spettatori si alzarono in piedi applaudendo o tendendo le braccia verso il cielo mentre urlavano per scaricare l’adrenalina. Zoro tornò finalmente a respirare, improvvisamente sollevato. Rodrus gli mise un braccio intorno al collo, attaccando ad esultare e saltare come un matto. Leon si limitò a ridacchiare là da dov’era seduto, la spada poggiata contro la spalla. Leroy aveva preso Fran per la vita e le aveva fatto fare una giravolta in aria mentre lei lo abbracciava ridendo. Maya si era avvinghiata nuovamente al fratello minore, commosso dalla perfezione delle moto che aveva costruito.

Poi lo spadaccino sentì dei suoni acuti che andavano alzandosi ed abbassandosi ad intermittenza in lontananza. Poggiò entrambe le mani sulle spalle del biondo per farlo smettere di saltare come una molla. “Perché ci sono delle sirene?” urlò per sovrastare le grida intorno a lui. Il volto dell’uomo sbiancò, nessuna traccia della gioia che prima lo accendeva. Spostò gli occhi sul moro alle spalle di Zoro e notò che anche lui si era immobilizzato come tutti gli altri membri del gruppo.
“Mio caro Zoro, questo significa che bisogna scappare,” disse l’altro tirando fuori dalla tasca una chiave rossa. Voltandosi, il pirata notò che tutti avevano fatto la stessa cosa. Si congedò con un’ultima pacca sulla spalla e con un “Ci vediamo domani ragazzi!” prima di cominciare a correre. Gli altri ricambiarono il saluto e si sparpagliarono, lasciandolo là, da solo e spaesato.

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Una mini nota:
"Demone" in giapponese si dice "Akuma", da cui viene il soprannome "Aku-chan" =P

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Capitolo 9
*** Capitolo 6 (Parte 3) - Il Demone e La Zalenia ***


Premessa
 

Aloha gente!! Rieccomi qua =P E lo so che ci metto un botto di tempo per postare, ma purtroppo ho davvero poco tempo con il lavoro sulle spalle... Comunque! =D Ecco a voi l'ultima parte del sesto capitolo ^^ Dopodichè, QC! Sotto con le domande gente |3
Disclaimer: I personaggi di One Piece non sono miei
Ringraziamenti: A Streffo, Niki, fior di loto, Hunter e RADIOCAOS per le vostre puntualissime recensioni ^^ Un grazie anche a chi legge/segue/ricorda/preferisce =3
Sfida: Chi riesce a trovarmi il déjà-vu dal primo volume? |3
Colonna Sonora Conigliata: "Showdown" - Pendulum; "You're Still You" - Josh Groban

Buona lettura ♥

Capitolo 6 (Parte 3) - Il Demone e La Zalenia


Un forte clangore attirò poi la sua attenzione sulla pista. Le sirene improvvisamente si erano fatte troppo vicine, così assordanti da spaccargli i timpani. Come un fiume in piena, un’orda di marines nelle loro uniformi bianche invase lo stadio a fucili e spade spiegate, scatenando così il panico degli spettatori che cominciarono a correre a destra e a manca.

Prese a correre anche lui in cerca dell’uscita. Sentiva le urla spaventate, gli spari, il sibilo delle lame, i ruggiti delle moto che fuggivano. Percepì un movimento alla sua destra e sguainò due spade appena in tempo per parare quella del marine che lo aveva assaltato. Un veloce attacco e lo mise subito fuori combattimento, solo per trovarsene altri dieci alle calcagna. Si guardò intorno e le sue spalle si abbassarono in un moto di sdegno. “Che cavolo ci fa qua la pista?!” esclamò dopo aver respinto altri quattro marines. Udì una voce familiare imprecare e si voltò di scatto. Vide Rodrus agitarsi in preda al panico dell’esasperazione.

“Che accidenti ci fa qui la pista?!” urlò con le mani tra i capelli. Tre marines stavano per prenderlo alle spalle. Istintivamente, Zoro scattò avanti in soccorso, ma fu anticipato da tre secchi spari. I soldati si accasciarono a terra, esanimi. La moto venata di rosso, sebbene tutta graffiata, fece la sua travolgente entrata; la pilota, pistola in pugno, puntò un piede a terra e fece sgommare il veicolo a 360 gradi per pulire il campo attorno al biondo. Quest’ultimo si affrettò a salire ed insieme sfrecciarono via di lì a tutta velocità.

“Sei in arresto!”

Qualcosa di duro e freddo gli fu pressato contro la schiena. Rimase immobile, in attesa del momento giusto per contrattaccare senza che avessero il tempo di sparargli. Ma prima che potesse voltarsi sentì un potente ruggito e lo stridio di gomme. Con la coda dell’occhio vide l’altra moto travolgere la fila di marines in un’impennata. La donna lasciò ricadere pesantemente il veicolo a terra e con una sgommata ne invertì la direzione, fermandosi a pochi centimetri da Zoro. “Sali!” ordinò la voce attutita della misteriosa pilota. Lui non se lo fece ripetere due volte e saltò in sella dietro di lei. “Reggiti forte!” lo avvertì mentre dava di gas un paio di volte prima di partire.

“A che cosa?!” ribatté in cerca di qualcosa a cui aggrapparsi.

“A me ovviamente,” rispose l’altra e partì in impennata, evitando per un pelo la spada che un soldato stava per far ricadere sulla ruota posteriore. Zoro istintivamente circondò la vita della donna, appiattendosi contro la sua schiena per non farsi portare via dall’accelerazione.

Ripercorsero il tunnel, ora pieno zeppo di marines. Lei approfittò delle pareti lisce della galleria per salirci sopra e velocemente aggirare l’ostacolo con un giro della morte. Una volta fuori, schivò un altro paio di spade e proiettili vaganti. Guardandosi intorno, lo spadaccino si rese conto che la pista era letteralmente gremito di soldati che immobilizzavano a terra chiunque non fosse vestito come loro. Sembrava quasi una guerra.

Prima che potesse fare altri pensieri riguardo quanto stava accadendo, la moto curvò bruscamente a destra per infilarsi dentro un buio cunicolo. L’oscurità durò pochi secondi, ma il fracasso della battaglia appariva sempre vicino. Quando uscirono si ritrovarono in un altro enorme spiazzo con persino più marines di prima. Qua e là c’erano delle moto che stavano disperatamente cercando di scappare dall’orda inferocita di soldati. La Zalenia non ci pensò due volte e voltò a sinistra, senza attraversare nel mezzo la battaglia. Alcuni marines la notarono, le urlarono contro, chiamando rinforzi, ma lei li ignorò. Dopo qualche secondo di rettilineo, svoltò in un cunicolo a destra, disperdendo così i soldati che le stavano venendo dietro. Imbucandosi in viuzze sempre più strette raggiunse infine una strada più larga. Si fermò e guardò alla sua destra.

“Ollalà, il novellino si è guadagnato un giro d’onore,” li salutò Leroy in sella ad una moto nera decorata di verde fotonico. Accanto aveva un’altra moto, anch’essa nera, decorata con rose rosse stilizzate ed altri disegni ondulati.

“Ciao ragazziiiii!!” sentirono urlare Fran mentre sfrecciava via sulla sua sottile moto viola insieme a Maya e Mavis sul loro quod beige.

In quel momento arrivò anche la moto venata di rosso. Rodrus scese e raggiunse il veicolo accanto al moro.

“Porca miseria, ci volevano anche i marines,” sbuffò il Demone sfilandosi il casco. “Spero che tu abbia preso i soldi,” disse tenendo l’oggetto sotto braccio. Zoro rimase senza fiato alla vista del volto di quella donna. Gli occhi smeraldo stavano fissando irritati l’altra ragazza. I lunghi capelli rossi, legati in una folta coda di cavallo, le ricadevano dolcemente sulle spalle, e le lentiggini disseminate sul ponte del naso e sulle guance le conferivano un nonsochè di simpatico. Non si ricordava dell’ultimo particolare, ma quella lì sicuramente era Jenova.

“Ovvio che sì,” rispose l’altra lasciando il manubrio. Si raddrizzò rivelando una gonfia sacca che aveva tenuto stretta tra il suo stomaco e la sella del veicolo. Lo lanciò a Leroy, che lo prese al volo.

“E quello lì?” chiese poi la rossa accennando a Zoro - che la stava ancora fissando scioccato - con un cenno del capo.

La Zalenia si portò le mani al casco. “Beh, mi sembra scontato...” Se lo tolse lentamente abbassando la testa. “Che verrà a stare da noi,” concluse tornando nuovamente dritta, mostrando una lunghissima coda di biondi capelli mossi ed un paio di occhi zaffiro che guardavano divertiti la sorella.

“Oh, ok,” rispose quella con una piccola scrollata di spalle. “Ma io non ti aiuto a tenerlo in sella,” aggiunse poi.

Lei la fissò senza capire, poi sentì qualcosa cadere delicatamente sulla sua spalla. Si voltò ed abbassò la testa. Rise sommessamente.

Lo spadaccino si era addormentato con un lieve sorriso sulle labbra e le braccia ancora strette intorno alla vita della ragazza. “Dev’essere stato sopraffatto dall’adrenalina,” disse Leroy a bassa voce per non svegliarlo.” “In fondo non si sa mai quello che puoi fare quando sei alla guida!”

La donna corrugò la fronte e, guardandolo offesa, scosse la testa. “Stavolta non ho fatto niente proprio perché c’era lui lì con me!” Il moro fece spallucce come per ribadire che non si poteva mai sapere. Lei digrignò i denti e, riportando le mani al manubrio, ringhiò “Comincia a correre.” Le arrivò un pungo dietro la testa.

“Non sgasare così che lo svegli!” esclamò Jen sottovoce. La sorella si massaggiò la nuca e lasciò perdere l’omicidio dell’amico.

Rimasero poi tutti fermi ed in silenzio. Era notte, i rumori della battaglia a malapena udibili. Restarono lì a godersi quella muta pace, quel momento di stallo, di riposo. La strada era debolmente illuminata dalla luce giallognola di un lampione alle spalle delle due ragazze e l’unico suono che rompeva quel religioso silenzio notturno era quello dell’acqua che scorreva di una fontanella là vicino. I san pietrini, resi lisci e levigati dall’usura, attendevano in silenzio che le gomme delle loro moto riprendessero a girare. Le case intorno a loro erano buie ed addormentate. Alzando lo sguardo, nemmeno la luna si vedeva nel cielo indaco.

La Zalenia, con le braccia incrociate sul manubrio ed il mento appoggiate su di esse, teneva gli occhi fissi su un vicolo oscuro davanti a lei, chiedendosi perché quell’uomo dagli insoliti capelli verdi gli sembrasse così familiare. “Vabbè, torniamo a casa, Jen,” concluse poi raddrizzandosi. Abbassò una piccola levetta ed accese la moto. Il motore non emise nemmeno un suono. Sembrava piuttosto che facesse delle silenziose fusa. “Ci vediamo domani, ragazzi?” chiese con un lieve sorriso agli altri due.

“Ma certo che sì!!” esclamò Rodrus facendole l’occhiolino. “A domani, Jen-chan! E vedi di far sparire quel brutto taglio dal tuo decolté perfetto!” la salutò lanciandole un bacio. Lei arrossì e blaterò qualche parola sulla linea dello “stupido damerino” mentre si voltava di scatto, ma stava sorridendo. Fece un ultimo saluto con la mano e ripartì anche lui senza emettere alcun rumore.

Leroy rimase fermo a contemplare la bionda con un mezzo sorriso. Lei se ne accorse e smise di armeggiare col casco. Alzò gli occhi su di lui e gli chiese in un soffio “Che c’è?”

Si avvicinò a lei con la moto, il faro anteriore puntato verso la direzione opposta rispetto a quello della ragazza. Infilò una mano tra i suoi capelli biondi e l’avvicinò a sé. “C’è che sei semplicemente fantastica,” le sussurrò dopo averle dato un lieve bacio sulla fronte. Lei rimase colpita da quelle parole, tant'è che rimase immobile. “A domani, Aqua-chan,” aggiunse poi, quasi con malinconia, e seguì l’amico tra i viottoli bui della città.

La ragazza fissò il punto in cui era sparito per qualche istante. “Dai su,” la riportò alla realtà Jen dandole un leggero colpetto sulla spalla col suo casco. “Voglio disinfettarmi questa ferita al più presto.” Guardò Zoro, che dormiva beato ancora abbracciato alla sorella, e la sua espressione sembrò addolcirsi. “Dobbiamo anche portarlo in un letto... in qualche modo,” aggiunse pensando che sarebbe stato un peccato svegliarlo. “Comunque,” riprese mentre la bionda riprendeva a trafficare col casco, “Tu e Leroy... siete tutt’un’altra storia.”

Aqua annuì, sorridendo dolcemente. “Anche tu e Rodrus, sorella,” ricambiò, facendo arrossire la compagna. Quest’ultima sbuffòun’ultima volta, infilandosi il casco, subito imitata dall’altra. “Dovremmo anche trovare una scusa da rifilare a mamma e papà,” aggiunse poi.

L’altra emise un verso scocciato. “Non me ne parlare, guarda...” E ripartirono in silenzio, fondendosi con la notte intorno a loro.

 


***


Lo spadaccino, incurante del leggero venticello che gli spettinava i corti capelli verdi e delle buche che ogni tanto prendevano, continuava a dormire con quel sorriso sollevato stampato sulla faccia. Ogni tanto stringeva un po di più la presa attorno alla vita della ragazza per assicurarsi che fosse ancora lì, che fosse reale e non solo frutto della sua fantasia. Finalmente l’aveva ritrovata, la metà mancante al suo cuore. E stavolta non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via. Nemmeno a Dio in persona.

Finalmente poteva dormire un sonno senza incubi e senza ricordi.
 

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Capitolo 10
*** Question Corner #1 ***



Ebbene sì... Siamo tornati... Un grande applauso alla seconda uscita del Questioooooooon... Corneeeeeer!!!!
Ragazzi, sotto con le domande, qua la serietà non è d'obbligo |3
Senza alcun indugio, che il primo QC del Secondo Volume inizi!


CAPITOLO 6 (PARTE 1)

DA Streffo

A Jen:
Tecnicamente tu saresti morta due volte giusto? Sai che si dice "non c'è due senza tre?" XD. Da veterana dell' aldilà raccontaci la tua esperienza! XD


Jen: Ma stai bene? O.ò Io non sono mai morta O.ò Ok, ogni tanto ci sono andata molto vicina, alla morte, ma non ho mai oltrepassato la linea O.ò *fa le corna e tocca ferro*

A Zoro:
E' vero che quando avrai realizzato il tuo sogno sceglierai questo stile in onore del tuo predecessore?



Zoro: ............... Crepa.

A Seph:
Una domanda molto importante: meglio ballare la salsa con Gol d. Roger o ballare con il ciuffo alla Franky?


Seph: Mi astengo dal fare commenti *soffia vento gelido*

Ad Aqua:
Visto che Seph non mi vorrà rispondere puoi rigirargli la domanda tu?


Aqua: Come facevi a sapere che Seph non avrebbe risposto? o.o Comunque, secondo me sarebbe meglio ballare con Roger E con il ciuffo alla Franky *annuisce decisa* .... Che poi chi è ‘sto Franky? O.o

Quando ti decidi a tornare tra i vivi? Mi mancano i tuoi deliri da psicopatica O_O'

Aqua: Io non sono mai morta, perché dovrei tornare tra i vivi? O.ò

Jen: Io l’avevo detto che aveva qualche problema ò.ò

*entrambe fanno le corna e toccano ferro*

Aqua: E dammi della psicopatica un’altra volta e ti affetto u.ù

All' uomo col fucile che minaccia Angel-Sama ad inizio capitolo:
E' da tanto che non la sentiamo, sono in pensiero. Come se la sta passando?


Uomo con fucile: *entra con il cappellino di Goofy, corona di fiori al collo e camicia hawaiana* Ero in vacanza ed ho avuto problemi col volo. *carica il fucile* Ma sono pronto a riprendere la mia occupazione *ghigno inquietante*

Angel: O_________O *si va a nascondere nel bunker*

Ad Angel-sama:
Qual' è il personaggio dell' Ancient-Saga fino a questo punto di cui ti è piaciuto più scrivere?


Angel: *al sicuro nel bunker* Hmmm... questa è una domanda difficile... Allora, adoro gli attacchi di gelosia di Nex, le scuse assurde che s’inventa Aqua, gli scatti sadici di Seph e l’atteggiamento in generale di Ruby. Per non parlare dell’ego di Zalenia, Jen ed il suo carattere peperino, l’abilità di perdersi di Rodrus, Leroy lunatico, e... Beh, vedrai x) Il mio personaggio preferito comparirà nel prossimo capitolo ;3 Forse quelli un po meno divertenti sono Lance e Ryoga perché sono piccoli e non fanno molto.

a Nex:
Non ti è passato per la testa che inviando Rufy nella grotta questi avrebbe passato il tempo a reclutare strani esseri invece che salvare Aqua? O_O


Nex: Sì, ci avevo pensato, ma mi affidavo al fatto che Rufy, tra tutti gli altri alieni, prendesse anche Aqua. Se poi di proposito o per caso, boh...

CAPITOLO 6 (PARTE 3)

DA Niki96

Aqua, Jen, da quanto tempo va avanti la storia con Leroy e Rod?

Aqua: Come, p-prego? 
Jen: C-che storia? >////>

Zoro, non ti senti piuttosto stupido ad addormentarti in un momento come questo?

Zoro: ... Zzzzz...

I Mugi, Xen, Ruby e Seph cosa fanno la fuori (oltre ad essere in pena per la povera Aqua, che in questo momento è nelle mani del Verdino)? campeggiano?

Sanji: *disperato, in ginocchio rivolto verso la grotta* Aqua-chwan ti prego torna da meeee T^T *prendendo fuoco* MARIMO!! GUAI A TE SE OSI SFIORARLA CON UN DITO!!!

Rufy: Oi, Sanji! Ancora carne! =D

Sanji: Taci, pozzo senza fondo! *gli tira una scarpa*

Robin: *continua a leggere mentre i due fanno a botte*

Chopper: Waaaaaah!!! Xenon!!! Ti sei tolto le fasciature un’altra volta?!

Nex: ... No... >.>"

Chopper: *gli salta addosso armato di bende*

Franky: AU! Forza, così! *fa un balletto*

Lance&Ryoga: AU! =D *imitano Franky*

Seph: Ruby, ti andrebbe di--

Ruby: *facendo un salto di due metri* Cristo, non mi comparire così d’improvviso alle spalle!! O______O

Seph: ... Dicevo, ti andrebbe--

Ruby: Ma serio, respiri, almeno? O____O

Seph: ... Ti andre--

Ruby: Vuoi che ti visito? O_____O

Seph: ....... *sbuffa e gli tira addosso il mazzo di carte prima di andarsene*

Brook: *sorseggia la tazza di thè* Nami-san, mi farebbe vedere le sue muta--

Nami: *gli molla un calcio* OSSOBUCO PERVERTITO!!

Brook: Yohohohohohohoho!!

Usopp: E quindi, il valoroso Capitan Usopp - vale a dire il sottoscritto - ha preso il fucile e... *si guarda intorno* Ma mi sta ascoltando qualcuno?! *si deprime*

Angel: .... I falò hanno un brutto effetto sui Mugi...

DA Streffo

A Usop: Questi ultimi capitoli hanno finalmente messo in rilievo il tuo ruolo di protagonista assoluto della serie, mi premeva quindi chiederti: credi che la potenza del tuo naso abbia origini antiche?

Usopp: *risollevato all’istante* Ovvio che io sono il vero protagonista *risata self-confident* Perché sono io che decido tutto, qua! La morte di Aqua, la depressione di Zoro, il suo viaggio all’Aldilà... è tutto nei piani! *ride, legge il resto della domanda e a momenti si strozza da solo per la sorpresa* Macchecacchiodidomandaè??!

Chopper: Usopp! No, respira!! O_____O

A Rodrus: Credi che col passare delle generazioni il problema delle "cose-che-si-spostano" possa finire? Nemmeno la grande conoscenza degli Antichi può far nulla in questo caso?

Rodrus: No, le cose si spostano e basta. Lo fanno apposta, è ovvio ormai. Nemmeno Dio potrebbe farci qualcosa. É semplicemente nella natura delle cose rendere la vita difficile al prossimo.

Angel: Cos'è quell'aria da saggio guru?

Rodrus: Ooohmmmmmmm ♪......

A qualsiasi antico voglia rispondere: Quando ci riferiamo a voi usiamo sempre il termine "antico", ma voi siete veramente sicuri di voler essere chiamati così? Chi non vi conosce potrebbe vedervi come arzilli vecchietti combattivi...*immagina Aqua barbuta e va a deprimersi in un angolino*

Nex: *inarca un sopracciglio* Ti sembro forse vecchio?

Aqua: Un momento, perché proprio io devo essere barbuta?! O_____O Perché non t’immagini mia sorella, starebbe molto meglio con la barba!

Jen: Mannò, in fondo sei tu quella più grande di qualche secondo... ♪

Ruby: Personalmente, il nome “Antico” m’ispira conoscenza e saggezza. Per la precisione, mi viene in mente un grosso, vecchio tomo polveroso ^^ Di quelli proprio vecchi, pieni di cose da imparare **

Seph: A me non m’interessa cosa s’immagina la gente alla parola “Antico”. Sono fiero di esserne uno, questo per me è sufficiente.

Lance&Ryoga: Noi quotiamo Seph =3

Leroy: E allora noi mezzi che dovremmo dire? O.ò Siamo arzilli vecchietti solo per metà? O.ò Non mi pare giusto, dai O.ò

Angel: Roy, non è quello il problema... -.-"

Alla palla luminescente: Sei tu di Marimo mondo?

Palla Luminescente (che in realtà si chiamerebbe Lamia): ..................................

Angel: Non credo risponderà mai o___o

~*~*~

Ne approfitto per fare un po di Name-Time dato che me ne sono dimenticata nei capitoli precedenti x)

Leroy- Ho preso sia il nome che il cognome (poi lo vedrete) da un manga (pazzesco *ç*) chiamato “Ragnarok”. Leggetelo perché è stupendo *ç*

Rododendrus- Viene dal celeberrimo rododendro. Il nome, Rhododendron deriva da rhodon = rosa e dendron = albero, quindi ecco spiegato il motivo delle rose sul giubbotto e sulla moto. Ecco una foto di rododendro rosso:


“è un simbolo di eleganza, di bellezza e di temperanza in virtù della moderazione. Nel linguaggio dei fiori, è anche il fiore per suggerire cautela in vista di insidie [...] Antichi rituali e incantesimi magici sfruttavano invece i rododendri per i potenti poteri di protezione, in particolare dell’abitazione.” (fonte) ed inoltre “alcuni ritengono sia l'emblema della prima dichiarazione d'amore.” (fonte)

E ci saranno altri nomi più in là da spiegare x)



E così si chiude la prima edizione del QC =3
A presto e mi raccomando per le domande!!! ;3

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Capitolo 11
*** Capitolo 7 (parte 1) - Family Bonds... ***


Premessa
 


*si prostra a terra* Ragazzi, mi dispiace un infinito per l'assenza. Sappiate però che non vi ho abbandonati! E' solo che con un contest da valutare, il lavoro e tutto il resto... Ancient ha poco spazio ^^" Ma non lascerò mai la storia di questi matti in sospeso u.u Non vi libererete mai di me, in altre parole. Spero che qualcuno ancora mi stia seguendo =3
Ringraziamenti: A streffo, a Niki, a His-chan, a fior di loto, a Hunter, a tutti quelli che leggono, ricordano, seguono e preferiscono ^^
Disclaimer: One Piece non è di mia proprietà.
Reminders: QC apertissimo! =D
Colonna Sonora Consigliata: "The Best Is Yet To Come" - Hinder; "Don't Stop The Music" - Rihanna
Buona Lettura a Tutti ♥


Capitolo 7 (Parte 1) - Family Bonds...


Prima ancora di aprire gli occhi sentì l’aroma di caffè. Arricciò il naso infastidito da quell’odore che l’aveva svegliato dal suo placido sonno. Brontolò e fece per girarsi dall’altra parte tirandosi dietro le calde lenzuola quando sentì qualcosa scivolargli dal viso sul collo. Una mano, fredda e liscia. S’immobilizzò all’istante spalancando gli occhi. L’agitazione si dissipò in meno di un istante quando vide, vicinissimo al suo, il volto di Aqua disteso nel sonno, le labbra rosee appena dischiuse. Rimase incantato con la bocca aperta come se volesse dire qualcosa che nemmeno lui sapeva, incerto se prendere quel volto angelico illuminato dai primi dorati raggi del sole per qualcosa di reale o meno. Stava per allungare una mano per sfiorarle la guancia, quando la porta si aprì con gran fracasso, facendolo cadere dal letto insieme a tutto il lenzuolo per la sorpresa.

“SVEGLIA AMORINI! LA COLAZIONE È PRONTA!” urlò Jen entrando nella stanza.

Aqua mugugnò qualcosa d’incomprensibile strofinandosi gli occhi e mettendosi a sedere mentre Zoro scattava in piedi come una molla. “Ma sei matta?!” protestò.

Gli arrivò un mestolo in testa come risposta. Poi lei si avvicinò a lui con un pericolosissimo forchettone stretto nel pugno. “Ascoltami bene,” sibilò a denti serrati punzecchiandogli il petto nudo ad ogni parola, “non m’interessa se sei così arrapato che nemmeno quando dormi riesci a staccarti da mia sorella costringendo quest’ultima a dormire con te, e non m’interessa se hai gli stessi orecchini di Aqua e le stesse cicatrici. Non me ne frega niente di chi sei, di chi eri o di che cosa vuoi diventare. Ma sappi che se qui c’è una regola, è quella di obbedire agli ordini delle padrone di casa.”

Stufo di quel coso appuntito che continuava a stuzzicarlo sul petto, lo spadaccino lo afferrò e con un deciso strattone glielo strappò bruscamente dalle mani. Mentre apriva la bocca per controbattere fu bloccato da un assonnato sussurro alla sua destra. “Neesan, non fare male a Zoro-san, per favore,” disse Aqua ancora non completamente sveglia e semiavvolta nelle lenzuola immacolate.

I due s’immobilizzarono e la fissarono scioccati. “Che c’è?” chiese lei in un soffio.

Jen si ricompose e, abbandonando l’idea di recuperare il suo forchettone, replicò “Come fai a conoscere il nome di questo marimo?” Zoro urlò una protesta ma la rossa lo ignorò spudoratamente.

L’Antico dell’Acqua scosse le spalle. “Non lo so nemmeno io. So di saperlo e basta,” disse mentre si metteva seduta sul bordo del letto. Si alzò con un sospiro e si avvicinò alla sorella. “Fammi vedere la tua ferita.” Poggiò una mano sulle bende di cotone bianco che le avvolgevano le spalle e mezzo busto, ispezionando con occhio cinico la fasciatura. “È a posto,” concluse poi con un sorriso.

L’altra si allontanò da lei scostandola in malo modo. “Certo che è a posto,” sbuffò. Poi si voltò di nuovo verso Zoro, pronta ad insultarlo di nuovo, quando invece scoppiò in una fragorosa risata. “Oddiiiooo!!” esclamò con le lacrime agli occhi nel vedere che lo spadaccino era rimasto imbambolato con le guance arrossate a fissare Aqua che indosso aveva solamente un paio di slip neri e l’immancabile top a fascia coordinato.

La bionda guardò perplessa la sorella e poi fissò i suoi occhi azzurri su Zoro. Gli si avvicinò con un paio di passetti in punta dei piedi scalzi e, poggiandogli delicatamente l’indice sopra il cuore che batteva all’impazzata, gli chiese, sporgendosi verso di lui “Io ti ho mai visto prima?”

Lui fu sul punto di prenderla in braccio e urlare, euforico, che lo conosceva da sempre per poi dargli un lungo bacio sulle labbra, ma le parole di Xenon gli tornarono in mente.

I suoi ricordi sono sigillati.”

 Finse un’espressione non molto convinta mentre rispondeva. “Hmmm... credo proprio di no. Mi dispiace.” Lei sembrò un po delusa ma lo mascherò con un piccolo sorriso ed un grazie. “Piuttosto...” continuò avendo notato un piccolo particolare. “Dove sono i vestiti che avevo indosso ieri?” chiese accennando ai pantaloni bianchi non suoi e alla maglietta assente.

“Li abbiamo dovuti cambiare, è ovvio,” rispose quasi infastidita Jenova con le braccia conserte. “Erano tutti sporchi e non potevamo metterti a letto con quelli addosso.”

“Ah...” Lentamente riflettè su quello che aveva appena detto. “Un momento! Quindi voi mi avete spogliato?!” urlò imbarazzato.

“Sappiamo smontare e rimontare una pistola con gli occhi bendati ed una mano legata, cambiare d’abiti un uomo senza guardare non può essere così difficile... E non ti abbiamo tolto le mutande, se è questo che vuoi sapere,” replicò disinteressata la rossa, occupata a rigirarsi una ciocca di capelli tra le dita nella vana ricerca di doppie punte inesistenti.

Prima che Zoro potesse risponderle per le rime, Aqua improvvisamente cadde in ginocchio. “Oi, che diamine stai facendo?!” la rimproverò la sorella fallendo a mascherare la preoccupazione mentre si accucciava per aiutarla a rimettersi in piedi. “Ti avevo detto ieri sera di rimanere seduta a letto! Aaah, ma che sei un’idiota che non capisci?!” Le fece circondare il suo collo con un braccio e la sollevò da terra tenendola per la vita.

“Lasciami, posso camminare da sola,” replicò freddamente l’altra liberandosi dal sostegno di Jen.

“Oi!! Ti ho detto che non ce la puoi fare--!! Ah, ma fa un po come ti pare!” concluse infine stizzita incrociando nuovamente le braccia quando la sorella le diede le spalle ignorandola.

Inutile dire che Zoro si era immediatamente preoccupato per la bionda. “Cos’ha?” chiese a Jenova avvicinandosi a lei, conscio che Aqua sicuramente non glielo avrebbe detto.

Il Demone lo scrutò a lungo prima di dargli una risposta. “Sono le gambe. Ieri, atterrando dopo il FYH, ha ricevuto un impatto troppo forte e sicuramente s’è incrinata qualcosa. Ma quella stupida è semplicemente troppo orgogliosa per ammetterlo,” aggiunse poi, rivolta più a se stessa che allo spadaccino. Quest’ultimo sospirò e chiuse gli occhi rassegnato, sapendo già cosa avrebbe dovuto fare.

Un paio di forti braccia la presero per le spalle e dietro le ginocchia, costringendola a perdere la rigida postura che aveva assunto, sollevandola da terra ed interrompendo la sua barcollante avanzata verso la porta. Alzò lo sguardo, ritrovandosi davanti il volto dell’uomo. “Oi, ma che stai facendo?! Rimettimi giù!” protestò Aqua in braccio allo spadaccino. Provò a divincolarsi ma i bruschi movimenti le causarono delle dolorosissime stilettate alle gambe che la fecero fermare dopo poco.

Lui sospirò di nuovo. “Troppo orgogliosa,” le disse scuotendo la testa. “Ora dimmi, da che parte è la cucina? E non guardarmi in quel modo,” aggiunse riferendosi agli occhi sprezzanti con cui lo stava fulminando.

Aqua incrociò le braccia davanti al petto e voltò la testa con uno sbuffo spazientito. “Troppo orgogliosa!? Senti da che pulpito viene la predica,” mormorò in risposta, sorprendendosi delle sue stesse parole. Fissò ad occhi spalancati il vuoto di fronte a sé, chiedendosi come mai le era uscito così naturale quel rimprovero. Come se... lo avesse detto da sempre.

Sospirò e si massaggiò le tempie con le mani. Ancora quelle strane sensazioni. Era già da due o tre settimane che si sentiva fuori luogo, che continuava a fare strani sogni con dentro degli sconosciuti su una nave non familiare, che sentiva una nostalgia a cui non sapeva attribuire un motivo. Ed ogni volta che provava a disegnare quelle persone non ne ricordava mai il volto. Poi questo straniero sbucato fuori dal nulla. Qualche cosa dal nero dei suoi vaghi ricordi era venuta a bussare di nuovo alla porta della sua mente, lenta e costante. Quello spadaccino dai bizzarri capelli verdi lo conosceva, sapeva che gli piacevano gli alcolici, che dormiva in continuazione, che si allenava ogni giorno e che era un tipo fin troppo orgoglioso. Eppure era sicura di non averlo mai visto ad Aquroja, la città in cui aveva sempre vissuto. “Aaah, basta,” sospirò infine a se stessa per bloccare il suo filo di pensieri. Fran le aveva detto di non pensarci -  probabilmente era solo una cosa passeggera - e lei era un’ottima dottoressa. “Supera il corridoio, scendi le scale e una volta nell’atrio vai a sinistra.” 
 


*** 


“Halleluja,” disse Jenova con un’espressione tutt’altro che gioiosa mentre faceva lentamente girare il cucchiaino nella sua tazza di thè provocando un continuo e prolungato suono di metallo contro porcellana. “Ce l’avete fatta,” li complimentò sarcastica quando vide Aqua - di nuovo sulle sue gambe - e Zoro varcare, scuri in volto, la soglia della cucina.

La sorella prese per lo schienale una sedia, la strusciò rumorosamente a terra e ci si sedette sopra, incrociando le braccia ed accavallando una gamba sull’altra. “Possibile che uno sia capace di perdersi anche con una guida?” chiese spazientita.

La domanda era ovviamente retorica, ma odiava perdere l’ultima parola. “Non mi sono perso, erano le tue indicazioni ad essere... confusionarie,” replicò lo spadaccino sedendosi anche lui al tavolo.

Le sue parole fecero bloccare le mani dell’Antico dell’Acqua, intente ad imburrare un toast. Alzò lo sguardo su di lui e lo fissò con un sopracciglio alzato. “Cosa c’è di così confusionario in ‘gira a sinistra alla fine del corridoio’?”

“Ah, era alla fine del corridoio....”

La donna abbandonò pesantemente la testa sul tavolo. “Io ci rinuncio. Già mi basta Rodrus,” mugugnò con la fronte contro il legno mentre la rossa rischiava di strozzarsi col cibo per le risate. Aqua voltò il capo verso di lei, poggiando sul tavolo la guancia e la tempia sinistra. “Soffoca e muori,” le disse freddamente guardandola con muto odio.

L’altra non rispose alla provocazione e continuò a ridere, sbracandosi sulla sua sedia e battendo un pugno sul tavolo causando il tintinnio delle varie stoviglie sopra di esso. “Questo marimo mi piace!!” riuscì a biascicare tra un sussulto e l’altro.

Zoro la ignorò, sebbene la sua risata lo stesse alquanto disturbando.

“Senti ma...”

 Alzò disinteressato gli occhi dal cesto di frutta al volto della rossa.

“La febbre, senti che ti è passata?” gli chiese facendosi subito seria anche se un piccolo sorrisetto ancora le increspava le labbra.

Scrollò le spalle. “Sì, tutto a posto,” rispose tornando alla mela che aveva preso. La portò alla bocca e ne staccò un morso con un suono secco.

“I tuoi capelli verdi sono tinti per caso?” gli chiese Aqua, ancora accasciata sul tavolo, guardandolo con interesse e facendogli quasi andare di traverso il boccone.

“NO!” urlò lui in risposta una volta passato il pericolo di soffocare. Jen riprese a spanciarsi dalle risate mentre la bionda metteva su il muso, delusa.

All’improvviso scattò sull’attenti facendo rumorosamente capovolgere la sedia dietro di sé. “Mamma e papà!!” esclamò guardando la sorella che, presa alla sprovvista, smise di ridere con un sorpreso “cosa?” e cascò a terra.

La rossa sbattè una mano sul tavolo, si rialzò e corse via dalla stanza urlando. “Cazzo, me ne ero dimenticata!!”

Lo spadaccino lasciò che tutta l’agitazione delle due donne gli scivolasse addosso, concentrato unicamente sulla sua fetta biscottata. Questo prima che una rosea mano affusolata gli togliesse il coltello per il burro dalla mano sinistra, e la fetta in procinto di essere morsa, dalla destra, lasciandolo spaesato per qualche istante. Poi due fredde mani si poggiarono sulle sue guance attirando la sua attenzione e tenendolo fermo al contempo. Il volto serio di Aqua riempì il suo campo visivo. “Ora ascoltami,” gli disse lei scavalcando con una gamba le sue e sedendosi su di esse senza mai staccare gli occhi dai suoi. “Tu sei un povero viaggiatore affamato e ferito.”

“Un ferito affamato tu povero e viaggiatore,” biascicò lui che non aveva capito una sola parola siccome la sua attenzione era rivolta da tutt’altra parte. Con Aqua così vicina a sé e seduta su di lui in quel modo - che reputava molto provocante - con solo mutandine e top addosso di certo non stava a pensare a cosa dovesse essere.

La fronte dell’Antico si corrugò per guardarlo sconcertata. “Ma ti senti bene?” Gli diede un piccolo schiaffetto cercando di farlo riprendere. “Devi fingere di essere un viaggiatore ferito ed affamato,” ripetè più lentamente ignorando i suoi occhi spalancati e le sue guance mano a mano più calde. “Il che ti verrà molto bene date tutte le tue cicatrici e la faccia da semi-alcolizzato che hai,” aggiunse poi, studiandolo con un piccola vena d’interesse mentre gli spingeva lievemente la testa a destra e sinistra per guardarlo da diverse angolazioni.

“D’accordo-- UN MOMENTO!!” protestò rendendosi conto di essere stato indirettamente insultato. La prese per i polsi ed allontanò le sue mani dal volto. Lei ricambiò con uno sguardo perplesso. Zoro si bloccò - la bocca ancora aperta per rimproverarla ed urlarle che non era un “semi-alcolizzato” - alla vista di quegli occhi. Rimase immobile, chiudendo la bocca mentre corrugava la fronte, e la guardò indeciso sul da farsi, sempre stringendo delicatamente i suoi polsi e tenendole le braccia larghe.

Aqua ricambiò il suo sguardo con una lunga occhiata assorta. Non se ne accorse, ma si stava lentamente avvicinando a lui dischiudendo leggermente le labbra. L’ansia e l’agitazione di poco prima si erano sciolte come neve al sole, lasciandole una strana sensazione di torpore in mezzo al petto, calda e rassicurante. Non sapeva perché, ma il suo corpo si muoveva da solo, stranamente attratto da quello straniero. Lui sembrò essersene accorto e, distendendo la fronte, si avvicinò a sua volta inclinando un poco di lato la testa, pronto ad accogliere un bacio.

Allora si ricordava! Forse non del tutto, ma di certo qualcosa doveva esserle tornata in mente dato il suo comportamento. Magari se la baciava avrebbe potuto spezzare le catene che imprigionavano le sue memorie. Inspirò e cercò di annullare la distanza che separava le loro labbra quando Jen si catapultò in cucina con addosso un maglione rosso a collo alto, interrompendolo.

“Così si vede la fasciatura?!” strillò arrestando di colpo la sua corsa. In quel momento Zoro fu sicuro di aver mentalmente lanciato tutte le più impossibili ed inimmaginabili bestemmie esistenti al mondo mentre la rabbia repressa si sfogava in un tic nervoso al suo sopracciglio destro.

L’Antico dell’Acqua ebbe come la sensazione di risvegliarsi da un incubo, all’improvviso e spaventata. Tornò immediatamente dritta, liberando le mani dalla stretta dello spadaccino ed allontanandosi da lui, per osservare incuriosita la sorella che aveva le punte delle dita distese e pressate contro le clavicole, gli occhi spalancati in impaziente attesa di una risposta. “No, non si vede ma...” esitò un momento guardandola indecisa. “D’accordo che sei l’Antico del Fuoco e ti piace il calore, ma portare un maglione di lana in Agosto mi sembra un po eccessivo--“

La rossa la interruppe con un gesto della mano, segno che non le interessava cosa sembrasse. “Con lui ci hai parlato?” chiese tenendo il braccio teso di fronte sé, accennando al verde con il mento.

Sorrise - un sorriso sadico - mentre gli prendeva la faccia in una mano e si appiattiva contro il suo petto poggiandoci prima un braccio piegato. “Ovvio che sì,” rispose in tono appena malizioso. “E scommetto che mi ha ascoltata con molta attenzione,” aggiunse poi rivolta a lui con voce suadente. Avesse avuto un’espressione facciale meno inquietante, Zoro si sarebbe fiondato su di lei senza tante cerimonie pregandola di dire altro che avrebbe potuto ascoltare “con moltissima attenzione”.

“Perfetto, portalo a cambiarsi.” E Jenova sparì tanto velocemente e rumorosamente quanto era apparsa. “Ah, io ho già preparato i tuoi vestiti, scorfano!!!” sentirono urlare la sua voce distante.

La sorella fece una smorfia e replicò a denti serrati “Carota abbrustolita.” Poi si allontanò da Zoro, stavolta liberando le sue ginocchia per alzarsi e fermarsi sulla soglia della cucina. Passò entrambe le mani sulla nuca, dando una decisa scossa verso l’alto alla sua cascata di capelli biondi. Si voltò e guardò lo straniero sentendo le sue labbra tendersi in un sorrisetto compiaciuto quando vide la sua espressione stralunata, intenta a fissare il vuoto, la mente ancora persa in quei pochi secondi di estrema vicinanza, le guance lievemente arrossate ed il fiato corto. Fece dietrofront e recuperò dal piatto la fetta biscottata che aveva sottratto prima allo spadaccino per poi mettergliela in bocca, riportandolo alla realtà. Lui istintivamente strinse i denti attorno al cibo croccante, cercò di rimettersi seduto composto sulla sedia - da cui stava lentamente scivolando - poggiando le mani sugli angoli di quest’ultima, ed alzò gli occhi sul volto di Aqua, trovandolo sorridente. Stavolta un sorriso normale, dolce, che lo fece quasi calmare. “Su, andiamo a vestirci?” gli domandò precedendolo verso la camera.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 7 (parte 2) - ... Or Maybe... ***


Premessa
 

Taaaah-daaaah!! Scusate di nuovo per il ritardo madornale ^^" Sappiate solo che sto facendo del mio meglio tra contest, famiglia (non vi dico quello che è successo a mio fratello...) ed Ancient e che non vi abbandono >=D Bene, questa parte qui è un po strana: essendo principalmente descrittiva potrebbe risultare piuttosto noiosetta... Ma mi rifarò con la terza ed ultima parte (compariranno i genitori di Aqua e Jen xD) ;)
Disclaimer: I personaggi di One Piece non sono di mia proprietà
Ringraziamenti: A Niki, a Hunter, a fior di loto, a His-chan, a tutti quelli che leggono, che mi sopportano, che seguono, che preferiscono, che ricordano, che vanno a spizzicare il buffet...
Reminders: QC spalancato per le vostre domande =3
Colonna Sonora Consigliata: "Just Can't Get Enough" - Black Eyed Peas; "Risky Business" - The Cab; "Kill The Light" - Lacuna Coil


Buona Lettura ♥
 

Capitolo 7 (parte 2) - ... Or Maybe...

Rodrus e Leroy osservarono perplessi Jenova correre freneticamente avanti ed indietro per l’ampio ingresso, mettendo in ordine qualsiasi cosa trovasse. Indosso aveva il maglione rosso scuro e un paio di jeans azzurri che andavano leggermente allargandosi verso la base. “Cosa sta succedendo?” osò domandare il biondo.

“Mamma... Papà... visita,” riuscì ad ansimare l’altra senza fermarsi.

I due non commentarono e rimasero imbambolati sulla soglia della porta. “Ah,” fu la semplice risposta che Leroy riuscì a tirare fuori. Prima che potesse dare voce alla domanda che lo aveva assillato tutta la notte, un verso di pura disapprovazione proveniente dalla cima delle scale attirò la sua attenzione.

“Ma perché devo mettermi questa fottutissima cravatta??!!”

“Perché così ti ho ordinato, marimo,” replicò una seconda, freddissima voce femminile.

Entrambi gli uomini alzarono lo sguardo e videro in cima alle scale dell’ingresso un uomo dalla corta capigliatura verde armeggiare con una malefica cravatta nera legata attorno al colletto mezzo alzato della semplice camicia bianca - stretta ai fianchi dall’immancabile haramaki, con tre spade al fianco ed i pantaloni neri - affiancato da una ragazza dai lunghi capelli dorati con indosso una maglietta sbracciata color panna dalla scollatura a barchetta sopra ad un paio di jeans scuri aderenti.

“Ma come cazz--!!” esclamò a denti stretti il verde mentre cercava di vincere la battaglia all’ultimo sangue con quel terribile capo d’abbigliamento.

Alla centesima imprecazione, Aqua sbottò, seccata, “Ma sei così ebete da non saperti allacciare nemmeno una cravatta??!” Marciò verso di lui e, con un paio di rapidi movimenti, fece il nodo, la strinse, sistemandogli poi il colletto e lisciandogli le spalle. Zoro si lasciò fare sebbene il suo orgoglio ne fu profondamente ferito. “Ecco fatto: era così tremendo?” gli chiese passando ad allacciargli i polsi della camicia, alzando gli occhi spazientiti su di lui, scoprendolo a guardare un punto indefinito alla sua sinistra in evidente imbarazzo.

Fece appena in tempo a lasciargli andare il secondo braccio che qualcuno le si fiondò addosso urlando “AQUA-CHAAAAAAAAAANN!!!”

Lei tossì un paio di volte e cercò di riprendere fiato, perso per la sorpresa. Si ritrovò a cinque centimetri buoni da terra, stretta nell’abbraccio quasi stritolante dell’amico moro e con quest’ultimo che strusciava affettuosamente la guancia contro la sua come fosse un cagnolino che le faceva le feste. “Ok, Leroy, così sto soffocando,” ridacchiò. L’uomo la lasciò immediatamente e le regalò un sorriso smagliante.

Tutto sotto gli occhi distaccati di Zoro che aveva prontamente portato una mano alle spade. La lasciò accasciata sulle else mentre lo studiava. Indosso aveva una maglietta bianca a maniche corte contornata di rosso e dei jeans strappati sulle ginocchia.

Leroy la fissò per un po, poi scrollò le spalle ed abbracciò nuovamente Aqua mormorando un “Non ce la faccio!!!”

Lei rise in risposta. Risata che mandò una serie di brividi lungo la schiena dello spadaccino. Ora che ci rifletteva con più attenzione, non l’aveva mai sentita ridere in quel modo. Sorridere e ridacchiare sì, ma mai una risata così rilassata e felice. Lui non era mai riuscito a farla ridere mentre quel tizio con un semplice abbraccio c’era riuscito. Guardò di sbieco l’uomo dai capelli corvini. Non aveva niente di speciale, niente che lo potesse superare dal punto di vista fisico. Erano pressoché uguali in quanto a corporatura. Abbassando di un poco lo sguardo vide che attaccata con una cinta nera alla vita del ragazzo vi era una spada riposta in un fodero bianco decorato d’argento sulla punta. La fissò assorto, pensando che gli pareva familiare. Alzò di poco gli occhi, quasi infastidito, quando il rumore di passi che si avvicinavano attirò la sua attenzione.

“Andiamo Leroy, Aqua-chan mica è un peluche da spupazzare quando vuoi...” lo rimproverò Rodrus, che indosso aveva lo stesso giacchetto nero con le rose della sera prima, aggiustandosi i capelli con una mano mentre l’altra si andava istintivamente a posare sull’elsa di una spada, anch’essa dentro una guaina bianca con delle decorazioni appena accennate in rosso, a cui era attaccata una sottile catenina in argento che terminava in un piccolo ciondolo a forma di fiammella.

Il ricordo saettò nella mente di Zoro colpendolo come una freccia. Le due fodere bianche che ora aveva davanti e quella nera che aveva l’altro tizio la notte prima le aveva già viste eccome. Erano le tre spade di Aqua. Quelle dei suoi tre amici che avevano il suo stesso sogno: diventare i migliori spadaccini del mondo.

Sospirando, il moro lasciò andare l’amica. “Forza andiamo,” disse poi voltandosi un poco. Ricevette in risposta le occhiate perplesse di Jenova - finalmente fermatasi dopo ore di frenetica rimessa in ordine - e della sorella. Lui ricambiò con lo stesso sguardo. “Oggi non dovevamo andare al N.E.S.T. per far affilare le spade ed allenarci...?” domandò a mezza voce indicando titubante con l’indice la porta dell’ingresso, pensando che forse era lui quello che si stava sbagliando.

Le due donne, in perfetta sincronia, sbatterono il palmo della mano contro la fronte esclamando “AH! IL N.E.S.T.!!!”

“Ma devono venire mamma e papà...” piagnucolò Jen accucciandosi a terra, improvvisamente esausta.

Mentre il biondo si abbassava accanto a lei per cercare di tirarle su il morale, Aqua sospirò riflettendo sul da farsi. “Non posso lasciare Zoro-san qui da solo...” Istintivamente alzò gli occhi preoccupati su lui.

Lo spadaccino sbuffò ed, agitando una mano, si voltò dall’altro lato fingendo disinteresse “Non ho bisogno della balia,” disse cominciando a camminare.

“Ma dove stai andando?” Il tono un po smarrito dell’Antico lo fece fermare a metà delle scale che stava salendo.

“Sul divano, mi pare ovvio,” rispose annoiato. Seguì un momento di scioccato silenzio.

Poi tutti tesero un braccio verso la fine delle scale. “Il salotto è da quella parte,” lo corresse Aqua, subito supportata dai versi d’assenso degli altri.

Digrignò i denti e, con le guance appena un po arrossate, marciò giù dalla rampa di scale che portava al secondo piano, borbottando qualche incomprensibile imprecazione mentre li superava. “Ora capisco cosa intendi,” disse Leroy coprendo con la voce il sospiro stanco della donna bionda.

“E poi arrivano i nostri... Credo che noi saremmo costrette a venire nel tardo pomeriggio,” aggiunse poi in tono dispiaciuto la rossa. Aqua annuì con espressione triste.

Il moro si strofinò la nuca prima di sorridere flebilmente e dire “Fa niente.” C’era rimasto davvero male ma cercò di non darlo a vedere.

“Però,” esordì dopo un momento di silenzio Rodrus da dove era rannicchiato accanto a Jen. “Dato che stiamo andando a fare manutenzione, potreste lasciarci i vostri spadoni per farli affilare. Almeno non avrete il problema di non fare in tempo stasera.”

La donna annuì e, con un veloce cenno della mano, corse a passi leggeri di sopra, lasciando il trio sulle scale a consolare l’Antico del Fuoco. Zoro si lasciò cadere pesantemente sul divano beige, slacciandosi la camicia fino a mezzo busto ed allentando più che poteva la cravatta senza disfarne il nodo. Poggiò la testa sulla mano alzata, affidandosi al sostegno del gomito puntellato sul cuscino; piegò una gamba dietro all’altra distesa, e, sbadigliando, si grattò la cicatrice sul petto. Cambia il tempo, pensò di riflesso sentendo anche quelle intorno alle caviglie prudere. Si preparò a schiacciare un pisolino ma rimase in continuo ascolto, alzando la testa oltre lo schienale di ruvido cotone solo quando sentì di nuovo i passi di Aqua. Lei, prima di consegnare i due spadoni nelle mani degli amici, alzatisi al suo arrivo, li guardò con un mezzo sorriso accondiscente mentre faceva scivolare fuori dal fodero nero la sua arma, lasciando intravedere qualche centimetro di metallo azzurrino tirato a lucido e di agalmatolite attraversata dalle tipiche venature azzurre. “Abbiatene cura,” si raccomandò rinfoderandolo con un sibilo.

Il biondo prese lo spadone nero di Jenova e lo avvolse con entrambe le braccia, un’espressione di disappunto stampata sul volto. “Che c’è, non ti fidi?” chiese sarcastico.

Il moro prese invece quello di Aqua. Per sbaglio le loro mani si strinsero nella consegna dell’arma, e l’Antico immediatamente arrossì per l’imbarazzo mentre Leroy s’irrigidiva e, con le guance appena color porpora, cercava di nascondere la sua reazione tenendo lo sguardo fisso sull’oggetto. Zoro osservò con attenzione quel muto scambio, assottigliando sempre di più gli occhi ad ogni secondo che passava. Quel tizio era un ostacolo.

Una potente pacca sulla spalla riportò il moro alla realtà, inchiodandogli di nuovo i piedi a terra. “Andiamo,  su,” gli disse Rodrus mentre ritirava la mano e si voltava per scendere le scale. Lui rispose guardandolo in cagnesco. “Oi, oi,” cercò di calmarlo quando sentì un sommesso ringhio vibrare nel suo grosso petto.

Prima che potesse avventarsi sull’amico per vendicarsi del momento magico spezzato, una mano s’infilò tra i suoi arruffati capelli neri, scompigliandoli ancora di più. Voltò la testa, leggermente infastidito ed annoiato dal fatto che lo interrompessero sempre in situazioni del genere, e si ritrovò davanti Aqua che con un sorriso dolce gli carezzava la chioma. “Dai, dai,” gli disse. “Mi raccomando per il mio spadone!” Gli fece l’occhiolino scherzosa e lui arrossì violentemente.

Si ritirò bruscamente, sottraendosi all’affettuoso tocco della donna, voltandosi. Prese tra il pollice e l’indice della mano libera una ciocca che gli ricadeva sul viso e prese a torturarla mentre mormorava falsamente spazientito scendendo gli scalini “Non mi toccare i capelli...”

Aqua, sentendolo, sospirò ed alzando le mani ai lati delle spalle coi palmi rivolti verso l’alto disse accondiscente “D’accordo, d’accordo... Come sei scorbutico.”

A quell’ultima parola l’uomo si bloccò improvvisamente vicino alla porta, irrigidendo la schiena. Si girò molto lentamente. “Se io sono scorbutico allora tu sei scontrosa.”

Mise le mani su fianchi. “Appiccicoso.”

“Asociale.” Una vena ballerina comparse sulla sua fronte contratta.

“Idioooootaaaa.”

Fu a malapena trattenuto dal biondo dall’avventarsi rabbioso su di lei. “Te lo faccio vedere io l’idiota...!!” sibilò tra denti serrati con un pugno alzato.

Lei aprì un occhio e gli lanciò un sorriso di sfida. “Facciamo questo pomeriggio. Io e te. Con le spade.”

Leroy si scrollò Rodrus di dosso con un deciso movimento delle spalle. Senza dire niente, senza aspettare nessuno, fece dietrofront ed uscì.

Il biondo sospirò ed alzò rassegnato gli occhi sull’Antico che, con le braccia conserte, stava sorridendo estremamente soddisfatta del risultato ottenuto. “Ma tu lo sai che lui la rabbia non la sa trattenere...” le ricordò proprio quando il rombo di una moto lanciata a tutta velocità squarciò l’aria. Lui raddrizzò di scatto  le spalle, rese curve dall’esasperazione. Con un velocissimo saluto, corse fuori dalla casa sbattendo la porta di legno scuro dietro di sé. Giunsero alle orecchie delle tre persone restanti le sue urla attutite di protesta dirette al moro seguite poi dal ruggito di una seconda moto.

L’ Antico dell’Acqua scosse la testa, rassegnata di fronte alla loro ‘svitataggine’. Poi i suoi occhi zaffiro caddero sullo spadaccino stravaccato sul divano. “Come accidenti ti sei ridotto??!!” gli urlò riferendosi alla camicia sbottonata ed alla cravatta lenta.

Lui abbassò lo sguardo disinteressato sul suo abbigliamento. Sospirò a bocca chiusa, distendendosi nuovamente sul divano. “Non rompere,” le disse seccato girandosi sul fianco destro.

Aqua, scesi di corsa gli scalini di marmo bianco, gli si parò di fronte, le mani sui fianchi e l’espressione distorta dalla rabbia. “Ma ti pare questo il modo?! I miei saranno qui tra poco, e--”

Zoro la osservò impassibile, lasciando che tutte quelle parole gli scivolassero addosso senza realmente raggiungerlo. Rifletteva. Ed era infuriato. Le sue priorità ora erano scoprire chi era quel tipo e che legame aveva con la sua Aqua. Ebbene sì, sua e di nessun altro. Ma come osava quell’energumeno a toccarla in quel modo così spavaldo?! Lui che l’aveva conosciuta per molto più tempo non aveva mai osato gettarsi su di lei a quel modo. Questo qua, invece, dopo nemmeno due o tre settimane, già si prendeva tutte le libertà del mondo. Ah, ma di sicuro glielo avrebbe fatto capire a suon di pugni e calci che non si doveva avvicinare a lei oltre i cinque metri, e se non lo avesse ascoltato allora avrebbe tirato fuori le sue spade e lo avrebbe sminuzzato come il prezzemolo--

Ma che cosa stai dicendo?

Questa semplice domanda, posta da una voce che stentava a riconoscere come propria, interruppe tutti i suoi piani di vendetta, lasciando un vuoto così freddo ed immobile da mettergli ansia. Gelosia? Si meravigliò dei suoi stessi pensieri. Da quando, esattamente, era diventato così ossessionato? I-io amo Aqua, mi sembra normale... Sembrò quasi scusarsi con se stesso. No, la domanda era un’altra: da quando era diventato così patetico?
Perché era lì? Aveva un sogno da realizzare.
Perché stava inseguendo un morto, soltanto un’ombra di quello che era stato? Aveva dei nakama con cui stare.
Perché si era attaccato così tanto ad una persona? Lui meglio di chiunque altro sapeva che gli esseri umani erano fragili come il cristallo e di mille sfumature incomprensibili come il cielo al tramonto. Possono sorriderti il giorno prima e pugnalarti il seguente. Possono vivere accanto a te il giorno prima e poi morirti tra le braccia quello dopo. Come quella persona lì di fronte. Quella persona che non era riuscita a mantenere la sua promessa. Era già abbastanza per odiarla, per dimenticarla per sempre. Eppure eccolo là, davanti a lei, stentando ancora a credere che fosse morta.

Patetico.

È vero. Magari avrebbe dovuto cogliere l’occasione al volo per dimenticarsi di lei, per tornare quello che era---

“Oi, tutto bene?” La sua voce cristallina velata di preoccupazione lo riportò alla realtà. Scoprì che si era messo seduto puntellando il gomito sulla coscia destra per reggersi la testa, l’altro braccio abbandonato sul ginocchio sinistro. Sotto le dita tremanti sentiva la pelle sudata della tempia e della guancia. Si rese conto di avere il fiato corto per nessun motivo particolare, di sentire un gran caldo quando invece tirava un bel venticello fresco. Un leggero tocco sotto al mento lo costrinse ad alzare il capo per guardare, con l’espressione sconvolta che gli aveva congelato il volto, Aqua - la fronte ancora corrugata per la rabbia di poco fa, sebbene le rughe d’espressione createsi fossero segnate da muta apprensione. E nell’istante in cui i suoi occhi neri incontrarono quelli zaffiro gli passò davanti - veloce ed inaspettata come la luce di un fulmine - l’immagine dell’ultima volta che l’aveva vista: addormentata per sempre, sostenuta dalle sue braccia, adagiata sulle sue ginocchia, incurante delle lacrime che lui lasciava cadere sulle sue guance pallide, ignorandolo ogni volta che pronunciava il suo nome in preda alla disperazione più totale.

A quel ricordo abbassò di nuovo lo sguardo sul pavimento di marmo che aveva inconsciamente fissato fino ad allora. Dopo aver preso due lunghi respiri ed aver ingoiato la saliva che gli si era accumulata in bocca, lasciandogliela poi secca, si alzò senza rivolgerle uno sguardo, scostando via da sé la sua mano fredda. “Scusami...” riuscì a dire in un soffio, una voce troppo tremante, troppo sconvolta e troppo distante per essere la sua. Seguito dagli sguardi incuriositi - in qualche modo spaventati - e dispiaciuti delle due sorelle, salì in silenzio le scale per andare ad isolarsi ovunque fosse abbastanza lontano dalla sua memoria.

Solo quando sentirono il rumore legnoso e metallico di una porta che veniva aperta e poi richiusa pochi secondi dopo, i due Antichi osarono scambiarsi un’occhiata. “Che dici?” esordì poi la bionda senza staccare gli occhi dalla sorella, accennando alle scale dove lo spadaccino era sparito con un lieve movimento del capo.

Jen si alzò da dove si era accucciata prima; la depressione che l’aveva assalita prima si sciolse come neve al sole, rivelando uno spesso strato di seria preoccupazione. “Ha qualcosa che non va,” disse portandosi una mano al mento. Fissò con insistenza i gradini sotto di lei, come se tra le venature grigie del marmo bianco ci fosse incisa la risposta, le sopracciglia contratte per la concentrazione. “Qualcosa deve averlo segnato in maniera profonda, altrimenti non saprei come spiegare questi strani sbalzi d’umore. E posso dire con quasi assoluta certezza...” Alzò lentamente la testa per guardare solennemente Aqua. “... Che quel “qualcosa” sei tu.”
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 7 (parte 3) - ... Not ***


Premessa
 

Yay! Angel c'è! Alors, ecco a voi la famigerata terza parte: chi saranno mai i genitori di Aqua, Jen e Nex? Muahahaha, ora lo vedrete B3
Solo una cosa: verso la fine ho provato ad usare una tecnica di cui ho letto qualche giorno fa, chiamata Flusso di Coscienza, o qualcosa del genere, che consiste nel riportare esattamente i pensieri di un determinato personaggio così come sono, con giusto il minimo indispensabile di punteggiatura. Tutto per dire: non mi sono ammattita xD
Disclaimer: I personaggi di One Piece non sono di mia proprietà
Ringraziamenti: A Streffo, a Niki, a His-chan, a Hunter, a fior di loto, a tutti quelli che leggono/seguono/preferiscono/ricordano... Grazie per non avermi abbandonata! **
Reminders: QC aperto! =D
Colonna Sonora Consigliata: "White Knuckle Ride" - Jamiroquai; "Until The Day I Die" - Story Of The Years; "Undisclosed Desires" - Muse
Buona Lettura ♥


Capitolo 7 (parte 3) - ... Not



Il campanello della porta trillò allegro, ma lo ignorò, intenta a leggere con disinteresse il giornale seduta sul divano. Jen reagì allo stesso modo, presa a risolvere le parole crociate in cucina.

Dopo un momento di perfetto silenzio, delle enormi radici distrussero il muro bianco lì accanto, alzando un gran polverone e seminando detriti per tutto il pavimento. “QUAL É IL PROBLEMA?!” urlò una figura alta e robusta in mezzo al foro, resa indistinguibile dalla polvere.

Voltando le pagine scricchiolanti, Aqua non alzò lo sguardo dalle parole che le scorrevano veloci sotto gli occhi per rispondere “Beh, dato che ogni volta che fai visita distruggi sempre mezza casa a prescindere dal fatto che noi apriamo o no, stavolta ho preferito non rischiare la pelle e rimanere a distanza di sicurezza.”

“Tsè, ciò non è una scusa plausibile. Riesco a fiutare l’odore di problema anche da qui!!” replicò l’assalitore abbastanza stizzito.

L’Antico sospirò e posò il giornale sul basso tavolino di legno e vetro davanti a lei. “Ma che dici, papà?” chiese alzandosi lentamente, come se le costasse un’enorme fatica.

Finalmente la polvere grigiastra si abbassò, rivelando un uomo dai corti capelli mossi - biondo acceso - dal fisico scolpito e con un paio di penetranti occhi azzurri che scorrevano freddamente sui muri bianchi dell’ingresso, sui mobili di legno e sulle scale di marmo, finchè non si fermarono sulla figlia incerta sulle proprie gambe. Senza voltarsi chiese “Dov’è Jen?”

“Di qua,” rispose annoiata l’altra dalla cucina.

Scrutò un secondo di più la bionda prima di aprire di nuovo bocca.

“Che hai fatto alle gambe?” domandò però un’altra squillante voce femminile, interrompendo quella dell’uomo. Lo superò una donna dai lunghissimi ed arruffati capelli rosso veneziano - alcune ciocche erano state legate in piccole trecce alle cui estremità brillavano piccole perline di diversi colori - tenuti via dal volto con una grande fascia verde militare tesa sulla fonte, l’espressione spazientita e le mani sui fianchi. “Allora?” la incoraggiò parandosi in mezzo ad Aqua e il padre, gli occhi verdi fissi sul volto della prima.

La bionda non rispose subito, intenta a cercare negli angoli più remoti della sua mente una scusa plausibile. “Beh, ecco, io...” Vide che alle spalle dei due genitori la sorella stava saltando e gesticolando in mille modi incomprensibili per comunicarle qualcosa. Quando stava per considerare l’idea che la rossa probabilmente stesse facendo un qualche tipo di danza voodoo, il rumore di passi attirò l’attenzione di tutti i presenti sulle grandi scale.

Sbadigliando e grattandosi la cicatrice sul petto, Zoro fece la sua casuale entrata, non curandosi del muro distrutto o dei due ospiti. L’uomo e la donna lo fissarono stupiti e lui ricambiò con uno sguardo assonnato.

“Chi sei?”

La domanda pronunciata in un soffio fece proiettare l’attenzione dello spadaccino sulla donna. La squadrò dall’alto in basso prima di rispondere. Corporatura sottile e slanciata, ben proporzionata, capelli rossi sparati praticamente ovunque, lineamenti delicati, occhi verde smeraldo, e... I suoi occhi si fissarono su quel minuscolo particolare sul suo volto. Aveva sperato con tutto se stesso di non vedere una cosa del genere almeno da quest’altra parte, ma, a quanto pareva, era un maledizione.

Lei, notando che il verde si era immobilizzato fissando allarmato qualcosa sulla sua faccia, ricambiò con un leggero movimento interrogativo della testa. “Ehm... Ehilààà...” lo chiamò titubante cominciando a sentirsi a disagio.

Non la sentì nemmeno. Era troppo occupato a fissare quel fin troppo familiare sopracciglio destro a ricciolo sul suo volto. Prese fiato, alzando debolmente una mano per indicarlo, pronto ad urlare il nome del cuoco quando un leggero movimento alla sua sinistra attirò la sua attenzione. Alzò immediatamente la guardia, portando una mano alle spade, ma il groviglio di radici fu più veloce. Lo travolse e lo sbattè duramente contro il muro alle sue spalle, immobilizzandolo.

Mentre strizzava un paio di volte gli occhi e scuoteva la testa per liberare la sua visuale dalle lucine colorate comparse per via del colpo, dei passi, lenti e cadenzati, si avvicinarono a lui. “Chi sei e perché sei in casa delle mie figlie.” Non era una domanda: era più un “occhio che ti stacco la testa a seconda di come mi rispondi” travestito da domanda.

Zoro alzò lo sguardo, ancora un po offuscato, per incontrare gl’infuriati occhi blu del suo interlocutore. “Uhmm...” Fu costretto a fare mente locale. Cosa gli avevano detto quella mattina...? L’altro attendeva con calma glaciale la sua risposta. “Un... viaggiatore!” esclamò infine avendo notato i gesti che le due sorelle stavano facendo alle spalle dei loro genitori.

L’uomo alzò un sopracciglio interrogativamente. “Un viaggiatore,” ripetè non del tutto convinto.

“Sì, un viaggiatore...” Ma che cavolo, lo sapevano che non era bravo a mentire!! Intravide Jen indicarsi il petto mimando con la bocca una parola. Si ricordò della cicatrice. “Ero ferito e...” Aqua face finta di mangiare da un piatto immaginario. “... ed affamato. Stavo giusto per morire dissanguato quando Aqua e Jenova mi hanno salvato,” concluse infine. Le due donne gli fecero thumbs-up, soddisfatte.

Il padre lo scrutò ancora per un po. “Allora perché Jen ha una ferita in mezzo alle clavicole ed Aqua ha serie difficoltà a reggersi in piedi?” domandò serio.

Le due dirette interessate si scambiarono un’occhiata esterrefatta. La madre si voltò verso di loro e le guardò con un sorrisetto. “Pensavate sul serio di potercelo nascondere?” disse dando per scontata la risposta. L’Antico dell’Acqua e del Fuoco abbassarono lo sguardo a terra colpevoli.

“Di quello non ne so niente, mi dispiace,” rispose Zoro. In qualche modo, aveva intuito che i genitori non dovevano in alcun modo venire a sapere delle corse illegali.

L’uomo lo studiò sospettoso ancora per qualche istante prima di sospirare e liberarlo dalle radici. “Voglio fidarmi,” disse mentre chiudeva gli occhi e si passava una mano tra i capelli. “Però puoi garantirmi che non hai avuto nessun pensiero sporco sulle mie figlie?” aggiunse poi lanciandogli un lungo sguardo indagatore.

“Papà!!” protestarono le due in coro arrossendo.

Lo spadaccino prese a sudare freddo. “Ma a-assolutamente no!!” rispose parando le mani avanti, diventando rosso in volto a sua volta. Ora comprendeva da chi Xenon avesse ripreso la sua morbosa iperprotettività.

Il biondo si voltò verso Aqua e Jen e chiese in tono autoritario “Forza, aspetto delle spiegazioni.”

Le sorelle, estremamente a disagio sotto quei freddi occhi blu, balbettarono qualche risposta a mezza bocca, spostando nervosamente il peso da un piede all’altro. “Beh, ehm, ecco, vedi pà...” cominciò la rossa grattandosi la nuca, gli occhi inchiodati a terra.

“Noi siamo... cadute...” Le iridi zaffiro dell’altra si fissarono sui gradini di marmo bianco. “Dalle scale!” esclamò infine alzando lo sguardo sul padre. “Ieri ci siamo messe a litigare e Jen aveva il pugnale - quello che le avevi regalato tu - in mano. Ecco, bisticciando ci siamo spinte e siamo cadute giù per le scale,” spiegò mentre la sorella annuiva. “Per via della sesta Legge di Newton, causata dall’allineamento di Giove e Saturno, una potente forza centrifuga ci ha fatto fare una tripla capriola carpiata, però poi s’è intromesso il magnetismo terrestre e lunare che ha fatto alzare le maree senza che io me ne accorgessi, il che mi ha particolarmente irritata, quindi mi sono agitata un altro po, eseguendo così un’altra capriola che se c’avesse visto Xenon ci avrebbe mandato alle Olimpiadi di atletica leggera.” Abbassò le sopracciglia, annuendo piano mentre incrociava lo sguardo della gemella, che la guardava decisamente inquieta, sicura come non mai che per sorella doveva avere una qualche specie di computer dalla RAM fusa, i cui virus, a momenti, avrebbero messo su una manifestazione per l’eccessivo sovraffollamento. “Lei s’è graffiata col pugnale, ed io sono caduta male. Tutto qui,” concluse poi l’ex sicaria con una scrollata di spalle.

Seguì un lungo momento di silenzio. Le ragazze si scambiarono una veloce occhiata temendo che il padre avesse visto attraverso la loro bugia. Infine, di punto in bianco, il biondo si girò e tendendo le braccia verso i gradini, mormorò grevemente “Queste scale dovranno sparire.”

Stava giusto per evocare nuovamente le radici quando qualcosa lo colpì duramente alla testa  interrompendolo. “Frau, non fare l’idiota,” lo rimproverò la moglie abbassando la bottiglia di vetro spezzata che aveva fatto schiantare sul capo dell’altro. Lui, passandosi una mano tra i capelli per liberarli dai cocci rotti, sbuffò spazientito in risposta. Passando dall’espressione irritata che aveva assunto ad un sorriso smagliante, la donna si avvicinò saltellando a Zoro. “Ciao!” esclamò allegramente porgendogli una mano. “Io mi chiamo Solana.”

Dopo un millisecondo di sorpresa esitazione, accettò la mano e la strinse. “Roronoa Zoro.”

***


“Woooooooooooow!!!” esclamò la madre delle due ragazze guardando il suo interlocutore con gli occhi spalancati in ammirazione. “Addirittura tre spade?!”

Il verde si scompigliò i capelli a disagio. Quella donna aveva delle reazioni esagerate. “Beh, sì...”

“E la terza dove la tieni?” Si sporse dalla sedia per farsi più vicina.

“In bocca.”

“OHMIODIO che forza!!!!” strepitò eccitatissima.

“Mamma, controllati...” la riprese Jen appollaiata sul divano. L’altra, per tutta risposta, si parò di fronte a lei per spiegarle, elettrizzata, quanto fosse fantastica l’abilità del loro ospite.

Poi una voce profonda attirò l’attenzione di Zoro. “Così anche tu ti destreggi con la spada...” disse Frau guardandolo con rinnovato interesse. Annuì. L’uomo sorrise soddisfatto.

“Complimenti, hai appena guadagnato un punto a favore,” gli sussurrò all’orecchio Aqua accanto a lui. Prese ad armeggiare con le tazze da tè vuote.

“Io ho sempre la sensazione che mi voglia staccare la testa a morsi,” rispose lo spadaccino mentre osservava l’interessato e Jen cercare di calmare Solana.

L’Antico dell’Acqua ridacchiò posizionando le tazze sul semplice vassoio nero. Si alzò per riportarlo in cucina, ma le gambe non la ressero e cadde all’indietro. “Attenta!” esclamò Zoro scattando in piedi a sua volta per soccorrerla. Le circondò le spalle con un braccio e la vita con l’altro, bloccando appena in tempo la sua caduta. Lei, sorpresa, c’impiegò qualche secondo a rendersi conto di quello che era appena accaduto. Alzò gli occhi sul volto preoccupato del verde. Lo spadaccino non incontrò il suo sguardo, ma lo tenne fisso sul vassoio, la fronte corrugata sia per la preoccupazione che per l’insensato dolore al petto che stava provando. “Tu stai seduta, ci penso io a queste,” sussurrò poi sfilandole il vassoio dalle mani e rilassando il braccio dietro le sue spalle per farla cadere dolcemente sul divano. Poi girò i tacchi e marciò in cucina.

La donna, ancora leggermente frastornata, voltò leggermente la testa verso gli altri tre Antichi. Si trovò di fronte ad un paio di occhi verdi che brillavano per l’eccitazione ed un paio blu che la squadravano allarmati. “Jen, non fare quella faccia,” ammonì irritata la sorella intenta a nascondere malamente un risatina. “E voi due...” Guardò i genitori corrugando la fronte. “Smettetela di fare...” Cercò una parola per descrivere le loro reazioni. “Quello che state facendo!!” concluse poi, gesticolando nervosamente.

Il padre la guardò allibito. “Co--?! Cosa sto facendo? Non ho fatto niente, non ho detto niente.”

“No, no, ce l’avevi scritto in faccia a caratteri cubitali quello che stavi pensando,” rispose in fretta puntandogli il dito contro. “E tra me e lui,” indicò la cucina alle sua spalle senza staccare gli occhi dall’uomo, “non c’è quello che pensi tu. Cristo santo, l’ho conosciuto ieri!!” aggiunse poi esasperata vedendo che l’altro non accennava a cambiare espressione. “E non ti ci mettere anche tu...” sospirò sconsolata voltandosi verso la madre.

Solana continuò a guardarla con gli occhi lucidi per l’emozione. “Che bel pezzo di manzo che ti sei accaparrata, figlia mia” squittì elettrizzata. A quello Jenova non riuscì più a trattenersi e scoppiò in una fragorosa risata sbracandosi sul divano.

“Mamma!!” esclamò la bionda, arrossendo.

“Che c’è? È la verità!” replicò l’altra risentita. “Se non fossi già sposata, io me lo sarei preso senza pensarci due volte,” aggiunse seria mettendosi comoda sulla sedia.

“Co--! Oi, oi, piano...” Frau sobbalzò, rompendo la sua immobilità per poggiare una mano sulla spalla della moglie e guardarla preoccupato.

Mentre i due genitori cominciavano a discutere sul perché a lei non andasse più bene il proprio matrimonio, e dato che la sorella non accennava a calmarsi - anzi, aveva le lacrime agli occhi - Aqua, avvolta dal suo furioso silenzio, si alzò di scatto dal divano, ignorando le fitte di dolore alle gambe, ed andò in cucina seguendo a ruota lo spadaccino.

***

Adagiò il vassoio sul bancone della cucina cercando di fare il meno rumore possibile. Dopo averlo fissato per qualche secondo, poggiò entrambi i gomiti sulla dura e fredda superficie di marmo grigio. Passò una mano tra i corti capelli verdi, emettendo un lungo sospiro, e la lasciò lì, inerme sulla sua testa.

Maledizione.

Non riusciva più a guardarla negl’occhi.

Perché?

Perché non voleva avere di nuovo una reazione come quella mattina. Si era isolato per ore ed ancora non si era ripreso del tutto. Sentiva ancora quella sensazione di vuoto corrodergli il cuore, gli mancava il respiro ogni qualvolta ripensasse a quell’ultimo momento, cominciava a sudare freddo mentre annaspava in disperato bisogno d’ossigeno. Dio, se il cuoco lo avesse visto ridotto in quel patetico stato sicuramente lo avrebbe preso in giro fino alla fine dei suoi giorni.

Sospirò di nuovo, chiamando a raccolta quel poco d’orgoglio e d’autocontrollo che gli rimaneva. Si scompigliò vigorosamente i capelli, quasi per farsi coraggio, e tornò dritto. Prese a sistemare le tazze vuote nel lavello mentre la sua mente continuava a viaggiare lontana. Chissà come se la passavano gli altri?

Che domande, sicuramente bene.

Domanda stupida, in effetti. Lo stavano aspettando dall’altra parte. Aveva promesso che avrebbe riportato indietro Aqua, anche a costo di perdere entrambe le braccia. Tanto gliele avrebbe riattaccate Chopper con ago e filo, no?

Aprì il rubinetto ed il rumore dell’acqua scrosciante riempì la sua mente, distraendolo e lasciando che i pensieri fluissero, scorressero e piovessero senza controllo.

Questa casa è davvero bella non c’è che dire ma mi chiedo come mai quel tipo biondo ah aspetta è il padre di Aqua e quell’altra, uomo strano senza dubbio distruggere mezza casa solo per noia o almeno così credo per non parlare della donna quella sicuramente ha qualche serio problema... Non è antipatica ma secondo me ha certe reazioni che nemmeno Rufy di fronte ad un robot avrebbe mai che poi ho finalmente capito da chi ha ripreso Xenon con quella sua gelosia e paranoia pazzesca mi chiedo che bisogno c’era di prendermi e sbattermi al muro in quel modo, mica sono saltato addosso alla figlia come il cuoco per Dio.... Però forse l’avrei fatto anch’io fossi stato un Antico ehi anch’io sono geloso macché geloso beh un po sì non mi piace vedere Aqua in compagnia di altri uomini che non sono io o i miei nakama cuocastro escluso, non che non mi fidi di lei non mi fido degli sconosciuti è anche normale no? Che poi mi chiedo perché quel tipo abbia attaccato me così ferocemente e non ha fatto mai niente a quell’altro coi capelli neri che prende abbraccia tocca bacia Aqua come se niente fosse--

Al ricordo di quell’uomo serrò la mascella, ed i muscoli delle sue braccia si tesero involontariamente. Sentì la rabbia, mista alla gelosia, montare mentre corrugava la fronte fissando intensamente l’acqua che rifluiva fuori dalla tazza già piena sull’acciaio brillante del lavello. Oh sì, quello là. Come si permetteva anche solo di pensare di permettersi di essere così confidente con la sua - e solo, unicamente, sua - Aqua?!

Doveva riportare la ragazza tra i vivi e quel tizio rappresentava un ostacolo. Un enorme ostacolo. Ah, ma non si sarebbe tirato indietro davanti a niente, anche a costo di dover sguainare le sue spade e tagliare chiunque gli capiti a tiro--

Il rumore di passi svelti e nervosi interruppe il suo filo di pensieri. Si voltò e fissò sorpreso Aqua in piedi di fronte a lui, la postura rigida, le braccia tese lungo i fianchi e le mani strette a pungo. Incapace di dire qualsiasi cosa tanti erano i pensieri che si erano affollati nella sua mente, la ragazza prese l’iniziativa. “Non li sopportavo più, quelli là,” disse irritata fissando un punto indefinito alla sua sinistra con le guance arrossate.

Detto ciò, marciò verso il bancone evitando spontaneamente d’incontrare gli occhi dello spadaccino. Si fermò a pochi centimetri da lui tenendo lo sguardo fisso sulla sua camicia bianca mezza sbottonata, la fronte contratta in un broncio. Il verde la guardò perplesso, cercando di capire il perché apparisse così arrabbiata. Non negò di sentirsi un po a disagio sotto quegli occhi zaffiro.

Tutto ad un tratto, Aqua abbandonò la testa contro il petto di Zoro prendendo un lungo respiro. Lui sussultò per la sorpresa e sentì le proprie guance farsi calde mentre voltava di scatto la testa a destra e a sinistra per assicurarsi che nessuno li stesse guardando. Certo che fossero soli, abbassò gli occhi sul cerchio di capelli biondi. Il suo allarme vicinanza aveva ripreso a squillare, ma lo ignorò, troppo occupato a decidere cosa fare. Poi un semplice sussurro bloccò ogni suo pensiero, salvandolo da un crash sicuro.

“Che ti... dispiacerebbe abbracciarmi?” chiese titubante Aqua senza muoversi. Lui sentì un brivido corrergli lungo la schiena mentre obbediva meccanicamente. Circondò la vita della ragazza con entrambe le braccia e la strinse un po a sé. Rimasero così, immobili. Lentamente Zoro si abituò di nuovo a quella vicinanza per cui aveva tanto sofferto.

“Perché...”

Un mormorio che gli sembrò più una richiesta d’aiuto.

“Perché quelli là devono sempre fraintendere tutto??!” esclamò infine seccata.

Lo spadaccino la guardò perplesso dall’alto prima di ridacchiare. “Mah, chissà....” rispose con il suo tipico sorriso sghembo.

“Insomma, come possono anche lontanamente pensare che io e te... io e te...” la sua voce si affievolì per l’imbarazzo eccessivo. “Quello, ecco!!!” concluse infine alzando la testa e tendendo le braccia verso il soffitto, furiosa.

“I gelosi paranoici esistono in ogni famiglia,” replicò lui, impassibile. “Il trucco è lasciarli fare come vogliono. Tu lasciali perdere e vedrai che la tua vita migliorerà drasticamente,” aggiunse mentre le immagini di Nex e Sanji gli passavano davanti agl’occhi.

“Un po della serie “Non ti curar di loro, ma guarda e passa”...” Aqua lo scrutò interessata, portandosi una mano al mento.

“Dove?” chiese l’uomo corrugando la fronte.

“Cosa?”

“Passare.”

La bionda lo guardò, non molto convinta. “Da... nessuna parte?” disse, cercando di sorridere.

“E allora che c’entra?” Si grattò la testa confuso, ovviamente non cogliendo la domanda retorica. Aqua lo fissò sorpresa per qualche secondo prima di scoppiare a ridere ed accasciarsi di nuovo contro di lui. “Ora che c’è di così divertente?!” chiese irritato il verde mentre cercava di farla tornare dritta per guardarla negl’occhi. Lei si raddrizzò, e prese due lunghi respiri per calmarsi, ma una volta visto il broncio dello spadaccino riprese a ridere più forte di prima. “Ma la vuoi piantare??!!” urlò infine Zoro, spazientito.

“Ok, ok, la smetto...” riuscì a biascicare lei mentre si asciugava una lacrima all’angolo dell’occhio. “È solo che...” Scosse le spalle con un sorriso. “Boh, mi sento davvero il cuore leggero.” Poggiò di nuovo il capo contro il petto dello spadaccino. “E per qualche strano motivo questa vicinanza mi è familiare, come il tuo cuore,” aggiunse accoccolandosi per ascoltare meglio il battito cardiaco.

Zoro alzò il capo al soffitto non sapendo se sentirsi sollevato o amareggiato. “E comunque... tuo padre non mi piace più di tanto,” mugugnò con lo stesso tono che avrebbe un bambino quando protesta a bassa voce le decisioni dei genitori, interrompendo un lungo momento di silenzio.

Lei ridacchiò; sentì le sue spalle sussultare. “Non è così male, in fondo in fondo.”

“Fatto sta che vuole decisamente squartarmi a mani nude.”

“E tu questo come fai a saperlo?”

“Beh, è semplice.” Separò una mano dalla vita di lei ed indicò qualcosa davanti a lui. “Lo so perché al momento sto guardando tua madre eccitata come un ragazzina il giorno di Natale e tuo padre incazzato nero come un toro il giorno della Corrida che ci osservano dalla porta,” disse con tono calmo, senza staccare gli occhi dalla coppia.

Aqua s’irrigidì, alzando di scatto la testa verso di lui mentre esclamava un allarmato “Eh?!”. Vedendo che l’uomo non stava scherzando, si voltò, ritrovandosi di fronte alla scena che il verde aveva accuratamente descritto.

“Juliet Auros Laertis....” la chiamò Frau trattenendo a stento la rabbia.

Oh merda. Quando suo padre utilizzava il suo nome per intero significava guai. Guai molto grossi.

Spostò lo sguardo su Solana che stava per mettersi a saltellare per l’emozione, gli occhi lucidi e i pugni stretti di fronte alla bocca.

E quando sua madre era così eccitata significava doppi grossi guai.

“Ah, Aquaaa-chaaaan?” La voce cantilenante di Jenova giunse alle loro orecchie dall’altra stanza. “Ricordati che hai anche quel duello con Roy questo pomeriggio!” le ricordò la sorella in tono annoiato.

Frau assottigliò gli occhi per guardare la figlia e l’uomo che l’abbracciava - ma soprattutto la figlia - con ancora più rabbia a malapena repressa.

Ottimo tempismo, Jen, davvero ottimo tempismo, pensò Aqua irritata mentre si preparava alla ramanzina familiare con l’amaro in bocca. Ma la cosa più assurda è che questo marimo qui, nonostante tutto, mi tiene ancora stretta a sé, dannazione!!
 

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Capitolo 14
*** Question Corner #2 ***


Mini Premessa
 

Hola! =3 Pubblico in anticipo il QC perchè His-chan mi aveva posto una domanda a cui mi premeva rispondere (quella evidenziata in giallo).
Buona lettura ♥



CAPITOLO 7 PARTE 1

DA _histerya_ :

Allora, Marimo! Come te la passi laggiù? Ti mancavano gli atteggiamenti molto provocanti di Aqua?

Zoro: Uhm, s-sì, cioè, no, voglio dire, può darsi, non lo so, ecco-- ma crepa!

Aqua-chan, anche se non ti ricordi un piffero della sottoscritta * assume di nuovo la posa da Foxy *, volevo chiederti l'esatta dinamica dello smarrimento di Zoro sotto la tua guida. E' una cosa che non riesco proprio a capire!

Aqua: Siamo usciti dalla mia stanza e gli ho detto “A destra, in fondo al corridoio” e ho lasciato fare a lui data l’assurda semplicità delle indicazioni. Quindi mi sono messa ad armeggiare con le fasciature sulle gambe senza prestare attenzione a dove stesse andando. Ad un certo punto, il marimo mi fa “Allora, dov’è la colazione?” Alzo lo sguardo e mi ritrovo nel salone del secondo piano. Realizzo che invece di aver preso la destra in fondo al corridoio, gli faccio “No, questa non è la cucina, e spero tu non abbia mai pensato che lo sia, altrimenti penserei che tu abbia dei seri problemi alla vista.” Allora l’ho fatto uscire e gli ho ripetuto le indicazioni. Insomma, per farla breve, continuava a prendere la destra - in alcuni casi persino la sinistra - sbagliata! Così mi sono dovuta alzare io, prenderlo per mano e fargli strada! Madonna mia, cose se non bastasse Rodrus!

Ohi, Mugiwara e Antichi rimasti in superficie! Che ne dite di organizzare un bel toto-scommesse per passare il tempo? Coraggio, ognuno di voi mi dia la sua previsione: Riuscirà secondo voi Zoro a riportare Aqua nel mondo dei vivi? Se sì, in quanto tempo? E come pensate di accogliere le due sorelline (Aqua e Jen) una volta che le rivedrete?

Rufy: *masticando un cosciotto di carne* Mwa shhhrto cué ciue la fa’a! (Ma certo che ce la farà!)

Sanji: Aaaaaquaaaaa-chwaaaaan! ♥Jeeeeeeeeeeeen-swaaaaaaaaaaaan!♥

Nex: Come, il benvenuto? Beh... *guarda in lontananza* Non lo so...

Ruby: Abbraaaaaccioooo! >3<

Franky&Chopper&Usopp: Party Rock!! XD *ballano*

Seph: Aqua... Io la porterei lontano da qui...

Lance&Ryoga: Aqua-neeeesaaaaaaaan!!! T^T

Brook: Io chiederei le mutandine di entrambe in nome della nostra amicizia

Nami: *gli tira una scarpa* Ma crepa di nuovo, Nightmare Before Chrstmas... Cosa farei? Hmmm... Forse mi farei raccontare le loro avventure, così da inserirle nel diario di bordo.

Robin: Niente tesori?

Nami: Beh, che tesori vuoi trovare, nel regno dei morti? ^^”

Robin: Credo chiederei loro se hanno visto Poignegriffe o se hanno trovato pezzi mancanti della vera storia dell’umanità... Peccato però che solo una di loro tornerà tra noi.

Tutti: Aaaaaaaaaaaaaaw! D=>
 
CAPITOLO 7 PARTE 2

DA Streffo:

Leroy a tua insaputa stai prendendo il ruolo di antagonista in questa parte della storia, credi riuscirai a convincere il Marimo della tua buona fede prima che finisca per perdersi un' altra volta?

Leroy: Antagonista, io? :3 Ma quando? Che ho fatto di male? :3

Aqua: Seeee, questo non farebbe male ad una mosca, a meno che non venga stuzzicato.

Leroy: Aquaaaa-chaaaaaan! =D *l’abbraccia*

Aqua: Eccolo che ricomincia con la coccolite acuta x)

Basil Hawkins, so che lei non centra proprio nulla, ma mi dica: quante sono le provabilità che ormai l'Haramaki di Zoro si sia incollato al suo corpo diventando irremovibile?

Basil: Secondo le ca--

Solana: NNOOOOOOOOOOO!!!! O________________O IL FIGLIO DELLA WANNA MARCHI È TORNATO TRA NOI!!! O___________O

Jen: *piglia un crocifisso e lo punta verso Basil come se fosse un mitra* Esci da questo corpo! Anzi no: esci direttamente di qui!!!

Rodrus, ti abbiamo visto correre fuori in fretta e furia urlando qualcosa contro un Leroy già partito, temevi forse che lasciato solo le cose avrebbero cominciato a spostarsi da sole?

Rodrus: Le cose si spostano da sole indipendentemente da con chi sto. Diciamo che Roy è il mio punto di riferimento, e che tutto il resto si sposta attorno a lui, ecco >///>
 
CAPITOLO 7 PARTE 3

DA _histerya_

Zoruccio caro, come ci si sente a conoscere i tuoi futuri suoceri? Non mi accontento di un "crepa" come risposta ;)


Zoro: *sospira* Oh Dio santo...

Aqua, Jen, ma ogni volta che arrivano i vostri succede sempre così? O.o

Aqua: Più o meno, sì. Solo che di solito non abbiamo ospiti, quindi mamma non si ipereccita.

Jen: C’è anche un terzo grado, di solito. Stavolta papà ce l’ha risparmiato.

Frau-san, perchè le piace tanto sfondare le porte?

Frau: Né Aqua né Jen hanno risposto al campanello entro un secondo, ergo le doveva essere successo qualcosa. Poteva esserci un nemico in casa, o uno stupratore, chi lo sa...

Jen: Il bello è che non realizza nemmeno il fatto che un secondo spaccato è troppo poco per rispondere .-.

Solana-san, l'ha colpita così tanto Roronoa Zoro? E cosa c'è che non va nel suo matrimonio con Frau *ficcanaso mode on*? Con me può parlare.. Si sfoghi!

Solana: SÌ! *^* Cioè, è troppo forte saper maneggiare tre spade contemporaneamente!! *^* Cosa c’è che non va con Frau? Beh, innanzi tutto, è un rettile. Basilisco. Serpente. Sangue freddo. Un pezzo di ghiaccio a toccarlo. Utile però d’estate, se non vi piace il caldo. A me però piace, e pure parecchio, quindi non sopporto la sua temperatura corporea pari a zero. Poi, è un maniaco della precisione: se il vaso non è esattamente al centro del tavolo, allora rovescia il tutto alla Derp Comic sul Facebook. Poi è petulante, Dio mio... Assilla. Non gli piace né la musica rock, né la metal. È stonato. Facilmente irascibile. Eeeeeee... Fosse stato per me, non l’avrei sposato x)

Aqua-chan, Jen-chan, non trovate che i caratteri dei vostri genitori siano molto diversi tra loro? Secondo voi cosa ha spinto due persone tanto diverse a sposarsi?

Jen: Oh, mamma e papà sono cugini.

Aqua: Sì, è stato il nonno ad obbligare mamma a sposarsi con papà. Ordinaria amministrazione, per gli Antichi x)

Aqua, Jen, Nex, a quale dei vostri genitori siete più affezionati e perchè?

Nex: Quale, hmmm... Non saprei, forse a mia madre, anche perché faccio molto tesoro dei sei anni che mi ha dedicato prima che venisse uccisa.

Aqua: Domanda difficile... Papà ci ha sempre protetto da tutto e da tutti, mamma è semplicemente una donna fantastica. Davvero, non sapremmo decidere: sono entrambi molto importanti per noi.
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 8 (Parte 1) - N.E. ~ No Escape ***


Premessa
 

Adesso che tutte le crisi familiari e scolastiche sono finite, posso finalmente ri-dedicarmi ad Ancient |3 Quanti ne sono contenti? :3 *silenzio di tomba* O.o
Comunque, oggi vi ho qui riuniti anche per festeggiare la fine dell'anno scolastico e pregare che---
Ops, predica sbagliata. Sorry.
Dicevo, io e la Mary Stranges (che so che alcuni di voi la conoscono) abbiamo deciso di provare a prendere due personaggi secondari delle nostre due storie e di vedere cosa accadeva a metterli insieme in una storia. Ed indovinate chi ho scelto? |3 Ma ovviamente la vostra amata Solana! Quindi, se siete interessati a come una gallina stonata si relazioni ad un'uscita al parco, sentitevi liberi di cliccare qui > Like the Beauty and the Beast ~ Just the Beating of Our Noisy Hearts e magari darci un tantino di feedback dato che è la primissima volta che tentiamo un approccio del genere. Praticamente, funziona che abbiamo scritto due storie separate ma con alcuni punti in comune. Ma come ci siamo arrivate, a questi eventi, è tutto da vedere!! Per cui, se volete avere un vero assaggio della "randomness" di Solana e dell'ironia della Mary, prego venite a far visita ^w^ E con questo concludo lo spot pubblicitario x3



 

Capitolo 8 - N.E. ~ No Escape

Amore, huh...

Immersa nel buio, da sola. La sua luce brillava più forte che mai, ma ciononostante un solido muro d’oscurità si stagliava qualche metro più in là. E poi a che serve avere la luce del Sole se non vi è alcunché da rischiarare e riscaldare?

Molte cose riporta alla mente mia...

Quel ragazzo coi capelli neri pettinati in una cresta, il trucco pesante e i piercing che gli adornavano le orecchie, le labbra e perfino la lingua. Ma soprattutto quegli occhi viola liquido, così dolci e profondi. Quando la guardavano, chissà perché, cambiavano. Diventavano timidi.

Tutto molto tempo fa è stato.

Pian piano i capelli tornarono ad ubbidire alle leggi di gravità, il trucco sparì come i vari ferri che portava addosso. Aveva messo la testa a posto per lei, anche se ogni tanto il suo carattere scontroso tornava a galla sottoforma di scatti di rabbia o gelosia. Però lo aveva apprezzato. Non gli era mai piaciuto quel ragazzo metallaro appassionato di ferri e borchie, eppure si era ritrovata ad amarlo, così, all’improvviso. D’un tratto non desiderava altro che sentire quella voce profonda pronunciare il suo nome, Lamia.

Così nel passato persi che si rifiutano i ricordi di tornare...

Ecco perché, quella sera di mezz’estate, quando le chiese di sposarlo, dopo molte esitazioni dovute all’imbarazzo ed alla paura di essere rifiutato, si sentì realizzata. Quell’anello - d’oro rosa, il suo metallo preferito - era diventato la sua ragione di vita, l’uomo che glielo aveva dato il suo mondo perfetto. Non potè mai dimenticare i suoi occhi quando, con voce tremante, gli disse di sì: stupiti e persi per un momento, poi lucidi, accesi dalla gioia.

Rigel...

Si rese conto che la perfezione che credeva di aver raggiunto non era altro che un’illusione fatta di suoni e colori. Assordata dalle cannonate ed accecata dall’oscurità, il suo mondo si spezzò. Aveva sperato che Rigel lo ripristinasse quando si presentò trafelato sotto la sua finestra, incitandola a scendere e scappare da quella realtà che stava cadendo a pezzi. Col cuore in gola si era precipitata giù per le scale ripetendosi che tutto sarebbe finito presto, che tutto

Ad essere perfetto sarebbe tornato.

Mancava solo qualche passo al suo mondo, al suo amore perfetto. Un cannone suonò la sua vuota nota e, pochi secondi dopo, il suo vero mondo fu quello dell’oscurità e del silenzio.

In un primo momento fu felice di rivedere Rigel. Non sapeva quanto tempo fosse passato, non le importava. Poi si sentì smarrita, come se non fosse sicura che l’uomo di fronte a lei fosse veramente il suo Rigel. I suoi occhi sembravano più spenti, vagamente illuminati solo dall’ombra della felicità che soleva accenderli. Aveva capito che era stato ferito, da ogni punto di vista. Sentiva che c’era qualcosa d’oscuro in lui, a stento nascosto dalla sua anima sanguinante. Con voce calma e dolce, come lo era sempre stata, le disse che le avrebbe affidato un mondo perfetto da governare. Aveva pensato che sarebbe stato il loro, ma la malinconia che avvolgeva l’uomo la fece ricredere. E così diventò uno Spirito, lo Spirito della Porta del Paradiso. Profondamente ferita da quello che lei - loro - avevano perso, decise che nessuno avrebbe mai più sofferto la stessa sorte.

Ecco perché passare nessuno può i miei cancelli, giacché porta sofferenza il reale quanto dona pace il sogno. Scelta del sognatore è di svegliarsi. Ma proteggere il loro perfetto mondo mio dovere è.

Che nessuno perda più il diritto di credere in qualcosa d’irreale.

Quell’amore va fermato. 
 

*** 


“Ma ne sei proprio sicuro?”

“Sì.”

“Proprio al cento percento di volerlo fare?”

“Ti ho detto di sì, Rodrus, vuoi stare zitto?”

Il biondo sospirò amareggiato mentre le sue spalle si abbassavano pesantemente. “Ma lo sai contro chi ti stai mettendo...?” mugugnò guardando di sottecchi l’amico.

L’altro non ruppe la sua immobilità e rimase seduto dov’era - le gambe accavallate e le braccia conserte -  intento a fissare intensamente le tre silhouette in avvicinamento. “Sì, qualcosa non va?”

Fu afferrato bruscamente per il bavero della camicia e strattonato in alto. “Qualcosa non va??! Cos’è quel tono rilassato e noncurante??!!” urlò esasperato Rodrus scuotendo l’altro avanti ed indietro. “È di Aqua che stiamo parlando!! Te ne rendi conto??! Quella è un mostro che prende sul serio pure un semplice allenamento! È la Zalenia, Leroy, sveglia!!”

Il moro lo fissò con un misto di calma ed irritazione. “Lasciami per favore,” gli ordinò con glaciale calma mentre gli stringeva il polso con la mano. L’amico allentò la presa sul colletto della camicia e si voltò con un ampio movimento, sbattendo rassegnato il palmo contro i jeans neri. “Sì, sono un caso perso,” ammise in tono annoiato, anticipandolo. “Ma, sai com’è...” Sfoderò un sorriso di sfida - i canini leggermente più sviluppati rispetto alla norma in bella vista - mentre fissava l’orizzonte rossastro. “Combattere con quello splendido fiore è semplicemente una cosa fantastica.” 


*** 


“È incazzata,” concluse Jen osservando la schiena rigida della sorella mentre quest’ultima marciava decisa verso il punto d’incontro.

“No, non mi dire,” replicò con sarcasmo Zoro, stupito dall’enorme perspicacia della donna. Ricevette una breve occhiata fulminante in risposta. Lui sospirò e tornò a guardare Aqua. Non sapeva come cominciare, da che verso prenderla. Stava giusto per uscirsene con una delle frasi più insensate del mondo, quando lei si fermò di botto di fronte a loro, sorprendendolo.

La bionda si voltò e, guardandolo con ira immane, gli pressò la punta dell’indice contro il petto urlando “TU STAMMI LONTANO!!” e riprese ad avanzare a grandi falcate verso la radura.

Gli altri due rimasero attoniti lì dov’erano. “È veramente incazzata,” disse la rossa, scioccata dall’improvviso scatto di rabbia della sorella.

Cazzo,” fu solo capace di dire Zoro mentre abbassava la testa per scompigliarsi nervosamente i corti capelli verdi della nuca. 


*** 


I due si scrutavano - l’uno vagamente divertito, l’altra nera dalla rabbia - faccia a faccia, osservati a distanza da tutti gli altri membri del gruppo.

“È una mia impressione o qualcuno oggi ha saltato la pennica pomeridiana?” la canzonò Leroy con un sorriso beffardo.

Aqua assottigliò gli occhi, infuriata. “Dammi la spada, fatti prendere a calci in culo e finiamola,” ordinò tendendo una mano avanti, pronta a ricevere l’arma.

Il moro si fece subito serio, anche se un sottile sorrisetto ancora gli tendeva le labbra. Prese lo spadone che Rodrus gli stava porgendo e lo passò all’Antico. “Come se fossi in grado di sfiorarmi,” la stuzzicò portando mano alla spada al suo fianco.

“Vai Aqua-chaaaaaaaaaan!!” tifò Fran seduta ai piedi di una quercia, subito imitata da Maya qualche ramo più in alto.

“Che lo scontro cominci,” annunciò Leon con uno sbadiglio.

“E speriamo che non ci finisca secco qualcuno...” mormorò Rodrus andando a rifugiarsi molti metri più in là insieme a Mavis, venendo ogni tanto strattonato per la maglietta da quest’ultimo per evitare che si perdesse in quel breve tragitto. 


*** 


“Signore...” lo chiamò piano il maggiordomo aprendo la grande porta in mogano dello studio. Era una stanza ampia, interamente arredata con vetrine, scaffali, scrittoi ed alte librerie in legno, in cui regnava il silenzio più assoluto. Le pareti erano ricoperte di carta da parati color crema con una classica fantasia leggermente più chiara ricamata in seta.

“No, non me lo dire,” replicò l’interlocutore - una figura nera contro il rosso del tramonto che invadeva la stanza dall’enorme finestra a vetri - in tono vagamente esasperato e rassegnato alzando una mano.

L’inserviente rimase qualche momento in silenzio prima di annunciare le notizie che gli erano appena giunte. “La Signorina Auros si sta scontrando con il Signorino Schwartzer nel posto chiamato...” Abbassò gli occhi sul bigliettino che teneva poggiato sul palmo aperto. Alzò impercettibilmente un sopracciglio: strano nome, non c’è che dire. “... In un luogo che risponde a nome di N.E.S.T., a quanto pare.”

 

In risposta gli arrivò un sonoro sospiro di rassegnazione e lo strusciare di una sedia sul parquet. La silhouette si alzò e, dopo qualche passo leggero, si fuse con l’ombra della stanza. “Possibile che...” biascicò a se stesso mentre il fruscio di vestiti colmava quel pacifico silenzio. “Ci sia sempre bisogno del mio intervento per far sì che quella peste stia calma e al suo posto?!” concluse leggermente irritato mentre afferrava il fodero grigio della spada adagiata sul sostegno in legno scuro pochi metri più in là. 


*** 


Maya si dondolò a testa in giù dal ramo a cui era appesa, osservando con curiosità la testa verde sotto di sé. “Certo che l’hai davvero fatta grossa,” disse dopo un po. L’altro rispose con il silenzio stizzito che aveva mantenuto da dieci minuti a quella parte.

Leon lo scrutò con aria preoccupata mentre si scompigliava e ripettinava con le mani i capelli biondi. “Dovrai davvero fare i salti mortali per farti perdonare,” aggiunse con uno sbadiglio mentre si adagiava di nuovo contro la quercia.

Accanto a Zoro, una risatina colmò il silenzio risentito dello spadaccino. “Vai a sapere che cosa s’inventerà...” ridacchio Jenova con il tono di una che la sapeva lunga. Si sporse all’indietro per guardare Fran all’altro fianco del verde. “Stanotte abbiamo dovuto farlo dormire con mia sorella perché non si staccava più da lei,” le disse con fare cospiratorio.

A quello scattò. “Non è vero!!” esclamò lo spadaccino tendendo la schiena mentre la bionda alla sua destra annuiva impressionata.

“Cosa c’è da agitarsi così tanto?” domandò Maya guardandolo confusa. “Mica è una cosa così tremenda. Io ho dormito con una marea di uomini.”

“F-ferma là...” balbettò Leon che all’improvviso appariva estremamente sveglio. “C-che vuol di-dire?”

L’altra fece spallucce, continuando a dondolarsi piano a testa in giù. “Lo sai che nella mia famiglia ci sono poche femmine. Quando andiamo in campeggio non ho altra scelta,” rispose con semplicità.

Il biondo arrossì, vergognandosi del proprio scatto di gelosia, e finse di tornare a sonnecchiare anche se la sua fronte era ancora contratta per l’imbarazzo.

“Comunque nemmeno io penso sia un peccato mortale,” disse Fran con la discussione tra la cowgirl ed il ragazzo in sottofondo. Jen alzò un sopracciglio, interessata a quello che aveva da dire. “Significa che sono molto amici, no?” concluse con un sorriso soddisfatto. “Gli amici del cuore dovrebbero sempre dormire insieme,” aggiunse mentre incrociava le braccia ed annuiva con decisione ad occhi chiusi.

La rossa sospirò sonoramente, rassegnata ormai all’estrema ingenuità dell’amica. “Mi sembra di sentire mia madre...” mugugnò tra sé e sé, tornando ad osservare la sorella e Leroy combattere. Seguì annoiata con gli occhi i loro movimenti in rapida successione - lo scontro non si era ancora fatto interessante essendo quello ancora il riscaldamento - mettendo mentalmente in rassegna tutti i compiti svolti e da svolgere, finchè qualche fiammella non cominciò a danzarle di fronte agli occhi, sorprendendola. Le piccole lucciole di fuoco si raggrupparono di fronte a lei, accalcandosi l’una sull’altra fino a formare una rosa rossa.

“Come va, Jen-chan?”

La voce profonda alle sue spalle ed il tocco leggero sui suoi fianchi la fecero sobbalzare con uno strilletto. “RODRUS SEI UN COGLIONE!!!” esclamò furiosa lanciando un calcio alla cieca.

Il biondo lo parò facilmente per poi rivolgerle un ampio sorriso. “Hai fatto ‘kyaaa’ come ogni ragazza normale,” ridacchiò mentre l’altra arrossiva.

“Sta zitto!” lo rimbeccò voltandosi dall’altro lato per nascondere le guance rosse.

Mentre l’altro le abbracciava la vita e continuava a stuzzicarla con battutine e ridacchiate, Zoro si avvicinò col busto a Fran, senza staccare gli occhi dall’antenato. “È una mia impressione oppure c’è qualcosa tra quei due?”
La ragazza lanciò una veloce occhiata alla coppietta seduta là vicino per poi spostare gli occhi blu fiordaliso sullo spadaccino. “Ovvio,” cinguettò allegramente. “Quelli là sono stati fatti l’uno per l’altra, anche se Jen-chan non lo ammetterà mai,” aggiunse poi in un sussurro. Seguì un momento di confuso silenzio. “Cos’è quella faccia?” chiese infine Fran notando l’espressione perplessa del vice capitano.

“No, è che...” biascicò lui spaesato. “Pensavo avessero qualche conto in sospeso.... e che Rododendrus si stesse vendicando--“

La fragorosa risata della donna lo interruppe a metà frase. “Forse hai anche ragione,” disse infine, stando attenta a non soffocare dalla troppa foga del riso. “Ro-chan non sopporta il fatto che Jen-chan non si lasci mai andare e mantenga quella sua attitudine da maschiaccio insensibile.”

Stava per replicare quando un’altra voce s’inserì nella loro conversazione. “Hanno finito col riscaldamento,” annunciò Mavis sedendosi in mezzo ai due prima di essere preso d’assalto da uno degli abbracci della sorella maggiore.

Zoro alzò lo sguardo sui due battaglianti, in piedi l’uno di fronte all’altra, immobili. Lasciando che i loro respiri si calmassero dopo una buona mezz’ora di schivate e semplici affondi, rilassarono le loro posture. Leroy alzò la spada portando l’elsa vicino all’orecchio e la punta verso il basso, gentilmente sorretta dalle punte delle dita dell’altra mano sul lato non affilato. Sfoderò un sorriso di sfida mentre attendeva la mossa dell’avversaria.

Lei non rispose immediatamente alla provocazione. Si limitò a fissarlo impassibile, in silenzio, mentre prendeva lunghi respiri. Sembrava quasi in trance, la presa sullo spadone molle e gli occhi socchiusi. Poi inspirò e, stringendo il pugno intorno all’elsa, scattò in avanti lanciando un fendente che fu prontamente parato.

I due si guardarono negli occhi per un istante prima di passare alla battaglia vera e propria, accompagnati dalle urla e dai fischi degli amici.

“Senti, ma...” disse ad un certo punto il moro, cimentandosi in un affondo per poi schivare immediatamente l’assalto di Aqua. “Perché stiamo litigando?”

“Perché non sai trattenere la rabbia,” rispose meccanicamente l’altra, prolungando il movimento per scagliare un fendente circolare.

Leroy lo bloccò con un altro fendente aereo. “C’è anche dell’altro.”

Avrebbe voluto capire la conversazione che quei due stavano avendo, ma tra le urla di Fran, le risate di Jen, le lamentele di Rodrus, il russare di Leon e i fischi dei due fratelli, Zoro non riusciva a sentirli. Leggere il labiale era escluso data la loro velocità. Gli occhi dello spadaccino si assottigliarono sospettosi: non si poteva aspettare nulla di buono da quel ragazzino.

“In che senso dell’ ‘altro’?” replicò l’Antico portandosi sulla difensiva.

Lui ridacchiò. “Non c’è bisogno che tu me lo dica ora...” Aqua colse un guizzo dell’ombra del ragazzo e si portò subito in allerta, conscia che avrebbe fatto qualcosa. Leroy sollevò la spada e fece per lanciare un fendente dall’alto. Fendente che mai arrivò.

“Possiamo parlarne con più calma stasera a cena,” sussurrò poi lui, vicino all’orecchio della donna.

L’altra, sorpresa non tanto per lo spostamento inumanamente veloce dell’uomo ma per la proposta che le aveva presentato, abbassò di colpo la guardia lasciando involontariamente un’apertura. Il moro ne approfittò per disarmarla, quando sentì il braccio cadergli improvvisamente esanime lungo il fianco. Leroy imprecò sottovoce, allarmato, mentre Aqua riportava la situazione sotto controllo. Conficcò lo spadone a terra, alzò una gamba e, eseguendo una piroetta, fece collidere il piatto del piede contro il collo dell’avversario, scagliandolo qualche metro più in là contro un albero.

Fece per recuperare l’arma, ma colse con la coda dell’occhio un movimento alle sue spalle. Saltò all’indietro schivando per un pelo il potente fendente aereo che lasciò al suo passaggio una scia di alberi distrutti ed un profondo solco nel terreno. Prima che potesse reagire, fu afferrata per la vita e sollevata da terra.

L’Antico scalciò e si dimenò spaventata fino a quando non udì la voce dell’assalitore.

“E statti ferma una buona volta, ti contorci peggio del serpente che sei.”

Aqua si calmò d’improvviso ed aprì gli occhi, istintivamente chiusi. Sentì un tocco gelido contro il suo corpo, un leggero odore d’incenso e muschio, e seppe subito di chi si trattasse. Alzò la testa per guadare l’uomo in faccia. “Snow...?” disse in un soffio, incredula.
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 8 (Parte 2) - S.T. ~ Snow's Tournament ***


Premessa
 


Sì gente: sono ancora in vita! =D Per farmi perdonare, ho deciso di postare un capitoletto bello lungo ^^ Scusate se ultimamente non rispondo a tutte le vostre recensioni, ma sto avendo veramente le mani piene con famiglia e lavoro D: Ma adesso mi metterò all'opera e risponderò a tutto e tutti >:D Buona lettura ♥
Ringraziamenti: A Streffo, a fior di loto, a hunter (ti chiedo perdono per l'attesa ^^"), a RADIOCAOS, a niki-chan, a AceLastFiamma e CaptainJollyRoger che si sono imbarcate nell'avventura del primo volume e ci hanno raggiunti nel secondo!! =D Spero di rivedervi anche qui ^^
Disclaimer: I personaggi di One Piece non sono miei, ma gli Antichi e affini sì x)
Reminders: QC aperto e ricordatevi di dare un'occhiata qui >  Like the Beauty and the Beast ~ Just the Beating of Our Noisy Hearts
 :)  Colonna Sonora Consigliata: "Stronger" - Kayne West


Capitolo 8 (Parte 2) - S.T. ~ Snow's Tournament

Zoro scrutò le facce sorprese dei tipi intorno a lui. Decise di soffermarsi su quella di Rodrus dato che era l’unica che differisse dalle altre: i tratti del suo volto erano deformati da un misto di rabbia e paura che lo facevano apparire più minaccioso del normale. Gli altri invece erano la muta incarnazione dello stupore.

“Oh cazzo,” esordirono in coro Jen e Maya mentre fissavano ad occhi spalancati l’uomo comparso dal nulla di fronte a loro. Il verde ci stava capendo sempre meno.

Fran si sporse all’indietro e tirò un lembo della camicia di Rodrus per attirare la sua attenzione. “Oi...” lo chiamò piano. “Che cosa ci fa tuo fratello maggiore qui?” chiese allarmata.

L’altro non si voltò, non scollò gli occhi dall’uomo misterioso. “Non ne ho la più schifosamente pallida idea.”

Leroy, accasciato contro l’albero dove era stato lanciato, si strinse il braccio esanime. Quando lo toccò scoprì che era diventato gelido e soprattutto compatto. “Che cosa cazzo mi hai fatto, dannato batuffolo di cotone??!” urlò all’assalitore, mal celando la paura che lo aveva aggredito.

“Hm?” replicò semplicemente l’altro con disinteresse. “Chi hai chiamato batuffolo di cotone, scusa?” La sua voce era pacata, seria e profonda, come pochissime al mondo. L’uomo si caricò Aqua in spalla con un deciso movimento del braccio.

Lei, ancora intontita per la sorpresa, si riprese subito, rendendosi contro della situazione. “MollamimollamimollamiMOLLAMI!” strepitò cominciando a scalciare.

“E sta buona, per Dio...” mormorò a denti stretti l’altro, inclinando la testa di lato per non essere colpito.

“Fiocco di neve, mollami!!”

“HAI QUALCOSA CONTRO L’ESSERE ALBINI?!” scattò infine l’uomo perdendo tutta la calma di qualche secondo prima. L’Antico rispose solo con altri calci e strilli di protesta. Scosse il capo, riprendendo il controllo. “Aqua, per favore, non cominciare...” l’ammonì. “Poi...” Si voltò verso gli scioccati spettatori. “TU!” Puntò il dito contro Rododendrus, ancora abbracciato dietro a Jenova. “Che cosa stai facendo?!”

Il biondo rispose con una lunga occhiata annoiata. “Che faccio, veglio sulle due Signorine,” rispose con tono piatto.

“Tu questo lo chiami vegliare?!” lo rimproverò, accennando allo scontro appena interrotto e al fatto che fosse praticamente avvinghiato ad una delle due ‘Signorine’.

Il verde ebbe l’occasione di studiarlo meglio mentre discuteva col fratello. Avrà avuto più o meno una trentina d’anni. Fisicamente era quello che si può chiamare ‘un armadio normanno a sei ante’: alto, muscoloso ed imponente. Ma la cosa che più di tutte attirò la sua attenzione fu la sua innaturale carnagione pallida ed i corti capelli color avorio, simili ai suoi per il taglio. Sembrava quasi che emettesse luce propria - debole e soffusa - tra il pallore, gli eleganti vestiti immacolati ornati di bianco navajo ed il mantello argento. E, quasi istintivamente, i suoi occhi caddero sulla guaina argento della spada assicurata al suo fianco con una cinghia nera.

“SNOW EISMYRSKY ROROSETH!!” urlò a pieni polmoni Aqua, interrompendoli. “METTIMI GIÙIMMEDIATAMENTE!!” Irrigidì la postura e puntò un dito verso il terreno.

L’albino si limitò ad osservarla con un sopracciglio alzato. “Scommettiamo che se ti lascio andare non riesci a tenerti in piedi?” replicò con assoluta calma. L’Antico rispose con uno sbuffo. “E va bene...” acconsentì infine, adagiandola delicatamente a terra.

Lei si voltò dall’altro lato senza degnarlo di uno sguardo, decisa a dimostrargli che aveva torto. Dopo aver mosso qualche passo le sue gambe cedettero con un sonoro scricchiolio e si ritrovo lunga distesa a terra, furiosa e sull’orlo di una crisi isterica. Si prese qualche momento per calmarsi, poi si sorresse sui gomiti e voltò la testa verso l’uomo. “Snow...” guaì a bassa voce.

L’altro non diede cenno di aver sentito; si voltò dirigendosi verso Leroy. “Non mi hai voluto ascoltare, ora te la cavi da sola,” rispose in tono compassato. Ignorando le proteste della donna, si accucciò di fronte al moro che lo fulminò con lo sguardo mentre un sommesso ringhio gli faceva vibrare il petto. “Mi dispiace di aver utilizzato un metodo talmente brusco e doloroso per fermarti. Prego il tuo perdono,” si scusò. Poi prese l’arto inerme con la punta delle dita e lo strinse con estrema delicatezza. “Ho semplicemente congelato i liquidi nei tessuti del tuo braccio. Mi basterà far tornare la temperatura alla sua normalità e potrai tornare a sferrare pugni a destra e a manca,” gli spiegò con una sommessa ridacchiata. Un sottile vapore si separò dalla pelle che andava via via inumidendosi mentre riacquistava sensibilità e morbidezza. Una volta fatto tornare alla normalità, lo sfregò con vigore per riavviare la circolazione sanguigna. “Voilà,” concluse alzandosi.

Leroy aprì e chiuse il pugno, piegò e distese il braccio un paio di volte prima di alzare gli occhi su Snow per ringraziarlo a mezza bocca.

“Per quanto riguarda a te...” disse l’albino voltandosi mentre infilava una mano sotto il mantello per recuperare qualcosa da una tasca interna. “Ammetti di aver sbagliato e mi chiedi umilmente scusa?” Si accucciò nuovamente vicino ad un’Aqua sull’orlo delle lacrime.

L’Antico annuì vigorosamente con la testa. “Sì, mi dispiace un casino Snow-sama, ma non lasciarmi qui...” piagnucolò guardandolo con occhi lucidi.

Tirò fuori un paio di occhiali dalla montatura trasparente e le lenti rettangolari. “Perfetto allora.” Si issò Aqua in spalla e li infilò con la mano libera. “Possiamo andare a parlare di faccende più importanti,” disse incamminandosi. “Ma prima!” Si bloccò di scatto per girare i tacchi verso la compagnia di spettatori. “Non ti ho mai visto, ragazzo dai capelli verdi.”

Zoro ci mise qualche secondo per rendersi conto che stesse parlando con lui. Lo scrutò con diffidenza mentre faceva mente locale: se quel bestione era il fratello maggiore di Rodrus, allora era anche lui uno dei suoi antenati, e, a quanto pareva, aveva qualche stretto legame con Aqua. “Roronoa Zoro,” rispose infine, mantenendosi sulla difensiva.

“Zoro?” Snow alzò le sopracciglia sorpreso all’udire quel nome. Poi ridacchiò allegramente “Che strana coincidenza: anche mio figlio si chiama così!” Lo spadaccino non seppe come rispondere. Allora probabilmente era davvero il terzo in... famiglia... “Io, come questa peste ha urlato prima,” accennò ad Aqua sistemandosela meglio sulla spalla con una piccola spinta, “sono Snow Eismyrsky Roroseth, Marchese della contea di Lumi e suo governatore. Mezzo Antico dell’Acqua, Elemento del Ghiaccio, potere derivato dal Primo Legame con l’Antico dell’Acqua di Terza Generazione Juliet “Aqua” Auros Laertis di cui sono il mentore,” si presentò porgendogli la mano con un sorrisetto. “Piacere di conoscerti.”

Il verde la strinse titubante, impressionato dalla lunghezza e dalla precisione del suo discorso. Certo che questi qua di mille anni fa avevano davvero un sacco di cose da dire su loro stessi.

“E lui sarebbe Rododendrus Fueurmyrsky Roroseth, Barone della contea di Lumi. Mezzo Antico del Fuoco, Elemento Fuoco Freddo, potere derivato dal Primo Legame con l’Antico di Terza Generazione Jenova Auros Montris di cui è il guardiano.” Indicò il fratello, ancora abbracciato a Jen, con un ampio movimento della mano. “Scommetto che non si era presentato per bene,” aggiunse poi con una punta di rimprovero diretta verso il biondo, che sbuffò stizzito.

“Cosa ti porta qua, Snow-chan?” s’intromise allegramente Franziska, saltellando in mezzo ai due parenti.

L’albino parve riscuotersi e posò gli occhi color pervinca sulla donna. “Ciao Fran,” la salutò con un ampio sorriso. “Intendevo venire più tardi per parlare delle corse, ma poi mi è arrivata la notizia di un certo scontro...” Alzò volontariamente la voce a quelle ultime due parole per far sì che i diretti interessati sentissero. Sospirò silenziosamente mentre i due mugugnavano qualche protesta, dirigendo i loro sguardi altrove. “Aqua-chan, ho promesso di mantenere il segreto per quanto riguarda le corse in quanto tu mi abbia nominato manager,” le disse in tono apprensivo. “Ma se cominci a combattere sul serio creando disordine, allora non posso proteggerti in quel caso.” Lei rispose con un pentito silenzio, anche se era decisa a non ammettere la sua colpa. “Quindi la prossima volta assicurati di essere in buone condizioni fisiche e di essere molto più lontani da Aquroja,” continuò dandole qualche piccola carezza sulla schiena.

“Cos’è che non va con le corse?” chiese Mavis, ridirigendo l’argomento del discorso sul tema principale.

“Giusto.” Snow fece scivolare Aqua dalla spalla tra le braccia per sedersi anche lui sull’erba come tutti gli altri, subito imitato da Fran e Leroy. “Intanto volevo complimentarmi con tutti voi per la vittoria di ieri sera: Mavis, ottimo lavoro con le modifiche; Aqua e Jen, avete corso benissimo; Leroy, Leon e Rodrus, eccellente coordinazione.” I nominati arrossirono e risposero con qualche frase imbarazzata mentre si scompigliavano a disagio i capelli o si risistemavano i vestiti. “Fran e Maya, ho bisogno di voi però.” Le due ragazze si fecero subito attentissime. “Avete visto che è successo ad Aqua e a Jen: la prima si è praticamente rotta le gambe e la seconda ha uno squarcio in mezzo alle clavicole.” Prima che la rossa potesse protestare e chiedergli irritata come fosse riuscito a capirlo, andò avanti col discorso. “Ho bisogno che voi rinforziate le tute in tal modo che ciò non accada mai più.” Le due annuirono con decisione per poi ritirarsi in disparte a confabulare.

Leon tese la sua spada inguainata sotto al naso di Snow per attirarne l’attenzione. “I conti non tornano,” disse in tono piatto e serio, ritirando l’arma.
Il marchese sfoderò un sorriso sghembo in tutto e per tutto identico a quello di Zoro. “Ecco perché vi propongo questa sfida.” Portò una mano sotto al mantello argento in cerca di qualcosa in qualche altra tasca interna. Dopo qualche secondo che armeggiava, tirò fuori un foglio piegato in quattro. I ragazzi lo osservarono incuriositi mentre l’uomo apriva il pezzo di carta e lo distendeva sull’erba in mezzo a loro. “Non entrate se tremate, l’Hell Tournament,” annunciò mentre gli altri studiavano il volantino colorato su cui era impresso il titolo a caratteri fiammeggianti e delle moto si cimentavano in una serie di loop.

“Di che si tratta?” chiese Leroy interessato.

“È un concorso a eliminazione. Non vi è limite di partecipanti, ma solo uno arriverà alla fine e si beccherà il premio di circa 50 milioni di Berry.”

Al sentire della somma tutti fischiarono in ammirazione. “Le condizioni?” Jen appariva molto eccitata all’idea.

“Superare tutti e nove i livelli. Si è squalificati in caso che la propria moto non sia più in grado di proseguire o...” Fece una pausa d’effetto. “Nel caso in cui si perda la vita,” concluse con tono greve. “Per il resto non c’è assolutamente nessuna regola. Nessun limite di velocità, nessun Fair Play, niente. Al passare d’ogni livello si ricevono un milione di Berry per riparare e migliorare i propri veicoli.” Guardò uno ad uno i membri della sua squadra. “Ve la sentite di partecipare in questa scommessa?”

I ragazzi si scambiarono alcuni sguardi allarmati prima di sorridere ed esclamare in coro un secco “SÌ!”

“Oh mio Dio,” mormorò eccitata più che mai Aqua afferrando il volantino per studiarlo da vicino con occhi lucidi per l’impazienza, subito affiancata dalla sorella, Maya e Rodrus. “Con questo diventiamo ricchi sfasciati,” squittirono eccitate le due gemelle.

Mavis si alzò con un colpo di reni. “Perfetto, al lavoro allora!!” disse con decisione tirando fuori dalla sua sacca a tracolla una chiave inglese. “Tutti al rifugio, raga,” li chiamò, incamminandosi per primo.

“Rifugio?”

Tutti si bloccarono, ricordandosi che il nuovo arrivato non era ancora a conoscenza di nulla. Tornarono immediatamente seduti, disponendosi in un cerchio attorno a lui. Zoro li scrutò sospettoso e confuso mentre le loro espressioni si facevano serie.

Il ragazzino si schiarì la voce. “Prima di tutto,” annunciò con gli occhi chiusi. “Noi siamo una squadra. Per la precisione, siamo gliHavoc. Io sono il meccanico, programmatore, e quant’altro. Mi chiamo Mavis Tandra, Mezzo Antico del Tempo, Elemento Flusso. Significa che ho sempre sotto controllo il fluire del Tempo... So sempre che ore sono, quanto ci mette qualcosa a cadere...” aggiunse poi quando vide l’espressione spaesata dello spadaccino.

“Leon Molnja, coordinatore, Mezzo Antico del Fulmine, Elemento Magnetismo, spiccato talento per i calcoli.” Il biondo elencò freddamente i tratti che lo caratterizzavano, facendo voltare Zoro verso l’altro lato del cerchio.

“Eh?!” esclamò Fran drizzando immediatamente la schiena. “Tutto qui?!”

L’altro socchiuse un occhio e replicò con disinteresse da dove si era sdraiato “C’è altro da aggiungere?”
“E me lo chiedi pure??!” La donna si sporse in avanti verso Zoro, indicando con il braccio teso il ragazzo in procinto di schiacciare un pisolino. “Quello là era un corridore una volta, uno dei migliori!! Era conosciuto come “Kuronari” e non si sa quanti premi abbia vinto tra corse legali e non! È stato il maestro di Aqua-chan e Jen-chan, ex-membro dei Loveless, una famosa gang di centauri scioltasi ormai da tempo. Un pilota spietato e calcolatore, il terrore delle piste!!” spiegò Fran eccitata ed impressionata dalla grandezza dell’amico allo stesso tempo. “Purtroppo però, in seguito ad una terribile caduta, non può più correre,” concluse con una nota di tristezza.

L’uomo aprì gli occhi e fissò il cielo terso, rievocando chissà quali lontani ricordi. “Mi sono praticamente fracassato la schiena. È un miracolo che riesca ancora a camminare e maneggiare la spada,” chiarificò sentendo lo sguardo del verde su di sé. Detto ciò, si richiuse nel suo silenzio e si mise a sonnecchiare abbracciato alla sua katana nera.

Fran sospirò rassegnata scuotendo la testa. “Che peccato,” mormorò portandosi le mani sui fianchi. “Comunque io sono Franziska Kornblume, ma solo mio padre mi chiama per nome, quindi voglio essere nominata solo con il mio soprannome, ‘Fran’,” si presentò facendogli l’occhiolino. “Sono un mezzo Antico della Memoria, Elemento Emozioni. Considerami qualcosa come il medico di bordo e la stilista privata delle due pilote,” concluse battendosi fieramente un pugno sul petto.

Lo spadaccino annuì. Non c’è che dire, gente a dir poco interessante, pensò involontariamente. Poi percepì qualcosa fargli il solletico sul collo. Sorpreso, si girò di scatto afferrando l’oggetto.

Udì una leggera risatina che gli fece immediatamente riabbassare la guardia. Aprì lentamente il pugno e vide che l’oggetto in questione era una liana che, non appena fu libera, si ritirò rapidamente. Zoro la seguì con gli occhi fino ad incontrare quelli borgogna della cowgirl. “Maya Tandra, sorella maggiore di Mavis.” Si tolse il cappello beige con un fluido ed elegante movimento del braccio. “Ho il compito di rimediare il materiale da costruzione e per le tute delle due pilote. Mezzo Antico della Terra, ho il potere dell’Elemento Natura.” L’altro la guardò senza capire. “Praticamente posso generare dal mio corpo qualsiasi pianta, come quella liana di prima,” spiegò.

“Ed io, mio carissimo e giovane amico,” attaccò la voce sublime del suo antenato, “sono Rododendrus--“

“Sì, sì, tu già sei stato presentato,” tagliò corto Jen, già stufa, tappandogli la bocca con la mano. Finite le soffocate proteste del biondo, la rossa alzò gli occhi verdi sullo spadaccino. “Jenova Auros Montris, Antico del Fuoco di Terza Generazione. Sulla pista sono nota come ‘Akuma’ oppure semplicemente ‘Demone’. Quella là è la mia schia-- Ahem, perdonami, mia sorella gemella.” Accennò ad Aqua con un movimento del mento liberando Rodrus giusto in tempo prima che soffocasse.

Zoro si voltò dall’altro lato, poggiando una mano a terra per mantenere l’equilibrio. Fissò speranzoso la donna che gli sorrideva allegra tra le braccia dell’albino. “Purtroppo Dio ha voluto che nascessi insieme ad una decerebrata come quel cerino. Il mio nome completo è, come ha già detto Snow, Juliet Auros Laertis e sono l’Antico dell’Acqua di Terza Generazione. Sono anch’io una pilota, conosciuta con il nome di ‘Zalenia’ per via della cicatrice che ho--“

“Sulla schiena, zona lombare. Sei alta circa un metro ed ottantatre centimetri, hai una cicatrice a forma di ‘Z’ sull’occhio sinistro che tieni appositamente coperto, maneggi uno spadone chiamato Panthalassa di cui uno dei due lati è fatto d’agalmatolite ed è attraversato da delle venature azzurrine. Il tuo cibo preferito sono le castagne, odi il freddo, sei ambidestra, devi sempre avere un’arma a portata di mano altrimenti non sei tranquilla e detesti qualsiasi cosa femminile,” completò lui tutto d’un fiato, lasciando un’Aqua a dir poco interdetta ed un silenzio stupito. Lui si maledisse mentalmente: cazzo, aveva dimenticato che non lo conoscevano.

“Beh,” esordì ad un certo punto la donna con un incerto sorriso, “si vede che noti in fretta i particolari di una persona.”

Lui la fissò intontito per qualche secondo prima di annuire lievemente. Menomale che Aqua sapeva darsi una spiegazione più o meno a tutto. Si ripromise di fare più attenzione a quello che diceva, se voleva riportarla indietro senza troppi problemi.

“Sono rimasto solo io, a quanto pare....”

Lo spadaccino diresse la sua attenzione sul ragazzo moro, seduto alla sua destra con sia gambe che braccia incrociate. Eccolo, il tipo che non sopportava.

“Leroy Schwartzer, coordinatore come Leon e Rodrus, Mezzo Antico, Elemento Duplicità--”

“E che significa?” lo interruppe bruscamente.

L’altro non si scompose. “Significa che sono Mezzo Antico di due Elementi diversi, quali Vento e Caos,” spiegò con una leggera punta d’orgoglio. “Di maggiore importanza, sono il fidanzato della qui presente principessa di Aquroja: Juliet ‘Aqua’ Auros Laertis,” aggiunse poi con solennità.

Le parole ‘fidanzato’ed ‘Aqua’ nella stessa frase non piacquero affatto allo spadaccino. Indossò la sua maschera di fredda indifferenza mentre lo guardava sorridere felicemente a quanto aveva appena detto.

“Io non ricordo di aver dato il mio permesso,” replicò Aqua, stufa della solita storia che quel ragazzo s’inventava.

E nel frattempo che lui protestava contro la freddezza glaciale della donna, Zoro studiava impassibili centoventi modi diversi per farlo fuori col più dolore possibile. Non c’è che dire, quel libro di tortura che aveva trovato una volta tra le cose di Aqua finalmente tornava utile.

Ma lui riesce a tenerle egregiamente testa mentre tu fatichi a starle dietro.

Bah, cazzate. L’Antico non stava facendo sul serio prima, ecco perché quel damerino era riuscito a stare al suo passo. Tutto qui.

“Che poi non hai ancora accettato il mio invito a cena per stasera,” si lamentò Leroy, attirando di nuovo su di sé l’attenzione dello spadaccino.

Aqua si voltò dall’altra parte incrociando le braccia con aria disinteressata. Stava per rispondere con una delle sue tipiche battute taglienti quando Zoro scattò in piedi urlando un secco “NON CI ANDRÀ!!”

Fu di nuovo oggetto di una sfilza di sguardi attoniti. “E perché no?” replicò il moro corrugando la fronte, sentendo la stizza montare lentamente dentro di sé.

Si riscosse, rendendosi immediatamente conto di quello che aveva detto, mandando a fanculo tutto il ragionamento dell’ ‘attento a quel che dici’. “Pe-perché...” azzardò facendo saettare gli occhi su Aqua. Vide stretto tra le sue mani il volantino del concorso ed un’idea s’accese improvvisamente nella sua mente. “Perché il Tournament comincia stasera!

La squadra si scambiò occhiate confuse e sussurri incerti. Persino Leroy si dimenticò dell’irritazione di poco fa e distese i tratti del volto per la sorpresa. “Davvero?” chiese sporgendosi verso la donna per spiare il foglio.

L’Antico dell’Acqua lo stese davanti a sé e lesse le date scritte in giallo ai piedi della pagina. “Ha ragione...” mormorò senza staccare gli occhi dai caratteri in grassetto.

A quelle due semplici parole si scatenò il putiferio. Tutti i ragazzi si alzarono di scatto, dandosi ordini ed indicazioni a vicenda mentre s’inoltravano nel bosco. Maya e Fran si separarono dal gruppo per raggiungere Snow ed Aqua ancora seduti dov’erano.

“Batuffolo, sgancia la grana,” arrivò dritta al punto la cowgirl. “Non c’è verso che tu non ne sapevi niente e che non ci avessi già iscritti prima ancora di chiedercelo.”

L’albino ridacchiò divertito mentre  allungava una mano per recuperare qualcos’altro da sotto il mantello. “Vai tranquilla Maya-chan, non vi volevo fregare. Stavo solo aspettando il momento di dirvelo, ma Zoro-san mi ha anticipato,” la rassicurò, porgendole tre mazzette abbastanza voluminose di denaro.

La donna le afferrò in malo modo e, dopo un saluto accompagnato da un sorrisone eccitato, corse via con Fran al seguito dalla parte opposta verso cui erano andati gli altri.

Snow le osservò allontanarsi mentre Aqua leggeva e rileggeva in silenzio il volantino, come una brava bambina. “Bene, ed ora...” annunciò dopo un lunghissimo momento di silenzio, cogliendo alla sprovvista lo spadaccino. “Vediamo cosa possiamo farti fare...” disse a se stesso congiungendo la punta delle dita di fronte alla bocca mentre osservava Zoro con un mezzo sorriso.

Per qualche strana ragione, il verde rabbrividì sotto quegl’occhi color pervinca e lo sguardo incuriosito dell’Antico dell’Acqua.
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 Name Time!!
Kuronari: Mix delle parole "Kaminari" e "Kuro" che rispettivamente significano "Fulmine" e "Nero". Il suo soprannome è "Fulmine Nero" ma così faceva troppo da Avengers, quindi l'ho messo alla giapponese x)
Eismyrsky: Mix di "Eis" e "Myrsky" che significano "Ghiaccio" (Tedesco) e "Tempesta" (Finlandese ). Per cui, "Tempesta di Ghiaccio".
Fueurmyrsky: Stesso ragionamento: "Fueur" è "Fuoco" in tedesco e "Myrsky" è "Tempesta" in Finlandese, da cui "Tempesta di Fuoco".
Kornblume: "Fiordaliso" in tedesco.

E sì, tutti i personaggi in questo capitolo sono matti da legare :D Ve lo aspettavate d'incontrare il vero antenato di Zoro? Sì, Snow è il... capostipite del Legame, diciamo x) L'assalto ad Aquroja avvenne quando Aqua e co. avevano solo sei o sette anni: Rodrus era ancora troppo piccolo per metter su famiglia. E Jen morì nel laboratorio non a causa di un intervento andato male, ma a causa del Legame con il biondino (che aveva cercato di tenere duro fino all'ultimo momento per Jen, senza riuscire). Sì, una storia piuttosto strappalacrime :( Comunque, trovate tutti i membri della compagnia decisamente più grandi perchè Lamia li ha "adattati" alla fantasia di Aqua (che s'immaginava sempre come sarebbe andata la sua vita senza l'incidente d'Aquroja). Snow quindi avrebbe circa... 44 anni ^^

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