Angelicamente astratto

di EgoM
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** APRO LE ALI ***
Capitolo 2: *** UNA MATERIA PERFETTAMENTE INUTILE ***
Capitolo 3: *** IL CIELO E' GRIGIO ***
Capitolo 4: *** QUESTA MATTINA ***
Capitolo 5: *** PERSINO QUESTO PARADISO INIZIA A STANCARMI ***
Capitolo 6: *** IL GIORNO DOPO CAMMINO SUL MARCIAPIEDE COME SE FOSSE UN TAPPETO ROSSO ***



Capitolo 1
*** APRO LE ALI ***


APRO LE ALI efp

Apro le ali e mi lancio, scavalco il davanzale ed eccomi, con un balzo, nel cielo azzurro.

Volo, come ho sempre sognato.

Spiego le ali e inizio a volteggiare, creando delle grosse spirali tra le nuvole.

Batto le ali più forte che posso, salendo sempre più su, attraverso le nuvole…

Mi avvolgo nelle nuvole, morbide ed eteree, respiro il loro profumo di acqua e libertà, poi salgo ancora, fino a superare la coltre bianca.

Sopra, uno spettacolo mozzafiato mi attende.

Il sole brilla maestoso e padrone, un azzurro sconfinato mi riempie gli occhi e il cuore.

Le sfumature, dal celeste al blu carta da zucchero, fino al ceruleo, cobalto, pervinca, oltremare, i miei occhi si riempiono e prendono il colore del cielo.

Pervinca, il mio preferito.

Continuo a volare, estasiata, nella più completa solitudine.

Batto le mie grandi ali d’argento, mentre una leggerissima brezza mi scompiglia i capelli castani.

La Terra è così lontana da quassù… A questo punto mi chiedo se io sia veramente nata sulla terra, se non sia una rondine, un’aquila o… Un angelo?

Un flebile rumore attira la mia attenzione. Proviene da Ovest.

Ed ecco, come una visione, un deltaplano color rosa pesca, avvicinarsi a me.

Come può un deltaplano arrivare a una simile altezza?

Ormai non mi faccio più domande, come se fosse normale essere sospesi nell’aria cristallina, sgranando i miei nuovi occhi color pervinca alla ricerca di qualcosa… Un sogno forse?

Il deltaplano è ormai vicino. Alla guida c’è un ragazzo.

Mi sorride, un bel sorriso bianco e luminoso, mentre il vento gli accarezza i capelli biondi.

Incominciamo un gioco, una danza scherzosa, rincorrendoci nella volta celeste.

La mia vita è qui ormai.

Cos’ho sulla terra?

Più nulla resta in me della mia vecchia vita da adolescente.

Nessuno dei due parla.

Un incantesimo.

E’ nel silenzio che nascono i pensieri profondi, le sensazioni più belle.

Il sole è nostro complice, ci illumina di immenso.

Come in una folle danza.

 

 

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Capitolo 2
*** UNA MATERIA PERFETTAMENTE INUTILE ***


UNA MATERIA PERFETTAMENTE INUTILE efp

Una materia perfettamente inutile l’algebra. Decine e decine di numeri che si incontrano tra di loro, parentesi graffe, radici cubiche e esponenti negativi mi balenano negli occhi, creandomi una confusione inaudita in testa.

Cerco di capirci qualcosa: non posso prendere un altro 3, mia madre mi ucciderebbe.

Ok, allora…

Definisci l’esponente negativo nell’equazione di secondo grado qui proposta. In seguito trova un’uguaglianza tra il denominatore a1 e il numeratore b2…

Nero.

Non ho capito una sola sillaba di quello che c’è scritto qui. Scoraggiata, abbandono la testa sul banco. Sento una lacrima scendere sul mio viso.

Consegno al suono della campanella. Mentre tutte le altre ragazze si riuniscono in gruppetti per confrontare le soluzioni delle equazioni, mi allontano. Non mi va di discutere

del disastro che ho appena fatto. Non ho mai avuto delle vere amiche, sono troppo presa dal mio mondo interiore e dalla ricerca della perfezione per accontentarmi delle mie

compagne di classe: ragazzine sciocche, immature, troppo prese dalla moda e dai ragazzi per guardarsi intorno e cercare qualcosa di più.

Io non sono come loro. Io sono ambiziosa, permalosa, perfezionista. Io sono pervinca. Questo mondo non è fatto per me. Io voglio di più.

Sono così presa nelle mie riflessioni che non guardo dove vado. All’improvviso sento qualcosa che mi arriva addosso. Una palla di cuoio, nera, mi colpisce dritta in fronte.

Cado stordita, lanciando un urlo.

- Scusami! Davvero, mi dispiace… A volte non riesco a calibrare i tiri.

Calibrare i tiri? Ma che sta dicendo?

Cerco di alzarmi, ma le gambe mi cedono. Sento due mani forti che mi prendono per le braccia e mi tirano su.

- Tutto bene?

Guardo il mio interlocutore: vedo due spalle forti, un collo tarchiato, due labbra carnose e occhi cobalto.

Lui è rosso.

C’è chi dice che il rosso e il pervinca stiano a meraviglia insieme.

Io sostengo il contrario.

- Stavo meglio prima, grazie tante.

- Eddai, ti ho detto che mi dispiace!

Emana rosso da tutte le parti. Mi dà proprio fastidio.

Scrollo via le sue mani dal mio braccio e mi allontano a passo spedito.

Mentre cammino sento il suo sguardo puntato di me. Giro gli occhi, un po’ a disagio: mi sta guardando.

Sento uno strano calore invadermi, come se un fuoco rosso mi stesse divorando. Per liberarmene scuoto le spalle, ma la sensazione non se ne va.

Anche nel mio letto, al buio, sento caldo. E rivedo continuamente quegli occhi. Blu cobalto.

 

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Capitolo 3
*** IL CIELO E' GRIGIO ***


IL CIELO E' GRIGIO efp

Il cielo è grigio, grigio come non mai. Sento il vento che mi spinge verso ovest.

Il tornado è sempre più vicino… Chi si salverà?

Vedo piume argentee volare intorno a me.

Come in una folle danza.

Non sento e non vedo più ormai.

Solo un colore: rosso.

Il rosso non mi è mai piaciuto come colore; rosso e pervinca, amore e odio. Eppure adesso sento che la mia salvezza è lì, nel rosso.

Cerco di battere le ali, ma una folata di vento più forte delle altre mi sospinge via, mi porta verso il baratro, verso le tenebre più profonde, non ho più speranze ormai, solo un

gran freddo dentro…

All’improvviso un pezzo di stoffa rosa mi sfiora il viso.

Rosa… Rosso…

Pezzi di deltaplano minacciano di staccarmi la testa; devo andarmene di qui, ora!

Ma che ne sarà del conducente del deltaplano?

Quegli occhi blu cobalto mi perseguitano mentre precipito. Sono nell’occhio del ciclone, e mi guardano.

Allungo la mano:

- Ti prego…

Una mano grande e forte afferra la mia, tesa verso l’alto. Lui mi tiene stretta forte, mi guarda con quegli occhi grandi e dolci, e precipita.

Precipitiamo insieme, stretti l’una all’altro, finchè la mia natura diffidente non prende il sopravvento.  Sciolgo l’intreccio che le nostre dita avevano formato, lo allontano, e lo

guardo cadere nel ciclone.

Una lacrima scorre sulla mia guancia, mentre sento il freddo rapirmi.

Ma mentre mi giro, battendo le ali, per andarmene, capisco di non essere sola: sento la schiena bruciare, e  un  colore: rosso.

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Capitolo 4
*** QUESTA MATTINA ***


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Questa mattina, arrivata a scuola, mentre saluto le amiche sento continuamente quel senso di ansia e aspettativa che mi opprime da ieri. Mi guardo intorno alla ricerca di


qualcosa: vedo il verde delle amiche, il viola delle finte amiche, il giallo dei ragazzi che se la tirano, ma di rosso nemmeno l’ombra.

Mi sento delusa. Aspettative e delusioni: la vita è ingiusta. Ha proprio ragione Leopardi quando dice:

 

“O natura, o natura,

perché non rendi poi

quel che prometti allor? perché di tanto

inganni i figli tuoi?”

 

Madre Natura ci inganna, ci illude, gioca con i nostri sentimenti. Sono stanca di questa vita.

Tutta la giornata passa così, languida e serena. Nel mio cuore la rassegnazione ha preso il posto della rabbia, e penso che in fondo, forse è giusto così.

Ma allora perché mi sento così infelice?

Torno a casa camminando lentamente. L’aria umida e pesante si intona perfettamente al mio umore, e quella nebbiolina leggera che avvolge tutte le cose, le persone e le

strade, mi ricorda uno scudo, creato per proteggerci dai dolori, ma così facendo siamo immuni anche alle gioie.

Alzo la musica, per astrarmi completamente dal resto del mondo. Le orecchie pulsano della musica dei Depeche Mode, ma non mi importa. Tutto pur di andare via.

Un tocco deciso mi scuote dalle mie riflessioni. Per un folle attimo penso che possa essere…

- Silvia!

Giro la testa e mi trovo davanti una cascata di ricci biondi, mille lentiggini color dell’oro, un paio di occhi color cioccolato e un sorriso con tanto d’apparecchio.

- Airin! Che ci fai qui? Non dovevi essere a Roma?

Airin si prolunga nella spiegazione di come si era trovata male a Roma, di quanto le mancassero i vecchi compagni, ma io non ho voglia di ascoltarla.

Quando poi si mette a parlare del suo nuovo amore, sento la morte nel cuore.

- Senti Airin,- la interrompo - sono veramente contenta che tu sia tornata, ma che ne dici se ci vediamo un'altra volta? Oggi non è proprio giornata.

E me ne vado, lasciandola sola in mezzo al marciapiede.

La sera nel mio letto, mi sento malinconica come non mai. Sento una pietra sul cuore, non posso fare altro che piangere.

Possibile che un singolo, insignificante incontro possa avermi segnata a tal punto? Io, una ragazza così equilibrata, diffidente e fredda, sembra quasi impossibile…

Eppure è successo. A dimostrazione che la vita non va sempre come deve andare.

Ma è bello così. Pieno di sorprese.

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Capitolo 5
*** PERSINO QUESTO PARADISO INIZIA A STANCARMI ***


5

Persino questo paradiso inizia a stancarmi.

Siedo su una nuvola, a piedi nudi. I capelli mi accarezzano il viso, sospinti dal vento.

I miei occhi guardano, rubano. Si nutrono della bellezza, ma è come se quella bellezza fosse stata loro

sottratta.

Lacrime di cristallo. Sapore di sale.

Mi lecco le labbra, come se inghiottendo le lacrime potessi inghiottire anche il dolore.

Sdraiata a pancia in su, supina, osservo il sole. I raggi diretti non fanno male agli occhi, un mare infinito in

cui si annidano sogni e speranze. Deluse.

Mi sento cadere nel vuoto, la nuvola non mi sorregge più. Cado a precipizio.

Cerco di aprire le ali, ma sono inerti. Immobili.

Apro la bocca, in un grido muto.

All’improvviso, una mano che mi afferra il polso.

Attraverso le ciglia bagnate scorgo un sorriso. Il mio cuore si apre. I miei occhi tornano a guardare, vedere,

rubare.  Sorrido, nel modo più dolce che mi è possibile.

È tornato. Le nostre mani si cercano, si afferrano. Non sono più sola.

Il vento è la musica più bella del mondo. Danziamo, in una sinfonia di soffi, respiri, rosso e pervinca si

mescolano, si intrecciano, una creatura nasce dalla loro unione, da questa folle danza.

Ha i capelli di fuoco, gli occhi di ghiaccio, il corpo di fiume e un cuore rosso, come l’amore.

Continuiamo a danzare, come in un sogno.

Penso al dolore, e alla gioia.

In fondo, ogni cosa bella ti fa stare male.

Sempre.

 

Avvertenza: mentre leggete, ascoltate questa canzone (IMPORTANTE):

http://www.youtube.com/watch?v=cat38F90e-c

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Capitolo 6
*** IL GIORNO DOPO CAMMINO SUL MARCIAPIEDE COME SE FOSSE UN TAPPETO ROSSO ***


(6)

Il giorno dopo cammino sul marciapiede come se fosse un tappeto rosso: sulle mie labbra nasce una rosa, il

sorriso più bello.

Giro l’angolo. Lui è lì: il mio sorriso è più radioso, i denti si rispecchiano nei suoi, sento il suo sguardo

cobalto penetrarmi nel cuore, un piccolo focolare che mi scalda l’anima, e mi riporta alla mia infanzia,

facendomi sentire protetta.

Lui mi sorride, e mi prende la mano. Credevo che sarebbe stata una scossa elettrica, un’esplosione di luce e

colori; invece è dolce, naturale, come un respiro.

Camminiamo lentamente verso l’edificio rettangolare che è il Liceo classico Aristotele. Non parliamo: un

silenzio perfetto ci avvolge.

Dopo qualche minuto di lieve imbarazzo, mormoro:

- Ciao.

E mi sento stupida, inutile, vorrei che la terra mi inghiottisse seduta stante.

Lui sorride divertito, e risponde con un “ciao” allegro e dolce.

- Tu sei Silvia, della 1 H.

Lo dice così. Non è una domanda, io annuisco lo stesso.

E parliamo, ci conosciamo, scopriamo i nostri interessi, in pochi minuti si formano i contorni di quel mondo

perfetto che sognavo da tanto tempo.

Davanti al portone incontro Airin, che strabuzza gli occhi vedendomi mano nella mano con lui, Davide, un

calciatore, proprio quel tipo di ragazzo che non immagineresti mai di vedermi accanto.

Le rivolgo un sorriso complice mentre le passo accanto. Faccio appena in tempo a sentire che mi sussurra:

- Devi dirmi un paio di cosette – prima di venire inghiottita dalla folla.

Mi sento soffocare, non lo vedo più, ma sento la sua presa forte sulla mia mano. Eccole tutte le mie

certezze: sono lì, in quella stretta, in quella mano grande e forte.

È la prima volta che mi scopro così, senza scudo, eppure mi sento più al sicuro di quanto lo sia mai stata.

Una parola mi ronza in testa: amore.

È successo davvero? È possibile che in un secondo, da uno sguardo, possa nascere un simile sentimento,

una parola così grande che fa quasi paura…

Evidentemente sì. Dato che mi è successo.




Avvertenza: mentre leggete, ascoltate questa canzone (IMPORTANTE):

http://www.youtube.com/watch?v=avDLfC6BEsc

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