questeoscuremateriefanfic
« E quando le nostre labbra si incontrarono,
fui certo che avrei potuto vivere cent'anni e visitare tutti i paesi del mondo,
ma che niente avrebbe eguagliato l'intensità di quell'istante. »
–– Nicholas Sparks
Will e Kirjava si trovavano davanti ad un piccolo edificio
prefabbricato, molto modesto e senza troppe pretese, con le pareti
dipinte di azzurro. Alla cassetta delle lettere stava scritto il nome
"Malone".
Erano passati alcuni anni ormai, ma Mary e Will si vedevano spesso da quando erano tornati nel loro mondo d'origine.
Kirjava si mosse fluidamente verso la porta d'ingresso e
s'accucciò aspettando il ragazzo, lisciandosi il pelo dai colori
'sfuggenti'. Will s'avvicinava con passo lento, stanco dalla giornata
lavorativa, tuttavia abbastanza sereno. Era finalmente riuscito a
sistemarsi con sua madre e poteva curarla lui personalmente, come
quand'era più piccolo e nessuno sospettava la sua
infermità. Sospirando, arrivò finalmente accanto al suo
daimon di fronte all'entrata principale e bussò. Dopo pochi
secondi Mary aprì la porta e lo accolse con un caldo sorriso.
- Ciao, Will. Kirjava...prego, entrate.
- Ciao, Mary - risposero.
Si accomodarono in salotto, dove erano già pronte le due morbide
poltrone blu e il vassoio del the sul tavolino centrale. Kirjava si
accucciò in grembo a Will, facendo le fusa.
- Com'è andata la tua settimana, caro?
- Stancante e se non fosse che è un mio superiore, l'altro
giorno avrei tirato un pugno in faccia volentieri a Smith... - disse
lui, passandosi una mano sugli occhi.
- Capisco, è successo molto spesso anche a me durante la mia
carriera lavorativa...e tu sei soltanto all'inizio, d'altronde hai solo
vent'anni.
- ...che meraviglia, davvero.
- Su, non fare lo scontroso e bevi il tuo the, così ti rilassi.
Il ragazzo si sporse a prendere la propria tazza versandosi anche un
goccio di latte e zuccherando, per poi sorseggiare tranquillamente
insieme all'amica.
Rimasero qualche secondo in silenzio, infine Will chiese:
- Mary, l'attività onirica può essere collegata alla Polvere?
- Be', può influenzare il flusso di Polvere certamente, ma non
sono sicura della reciprocità del rapporto. Perché questa
domanda?
- No, niente, non ti preoccupare.
Continuarono a chiaccherare amabilmente per il resto della serata, poi circa a mezzanotte Will si avviò verso casa.
Kirjava gli camminava accanto, silenziosa. Rifletteva su quali parole
rivolgergli per affrontare nuovamente il discorso di quei sogni che si
facevano sempre più ricorrenti e consapevoli di volta in volta.
Will conservava ricordi indelebili a distanza di anni della sua amata
Lyra; ormai erano diventati entrambi adulti, ma lui non era mai
riuscito ad immaginarla diversa dall'ultima volta che l'aveva vista.
Eppure, nei recenti sogni la vedeva come una giovane donna
meravigliosamente bella; anche per questa novità erano sorti i
primi sospetti riguardanti la Polvere
Kirjava camminava al suo fianco silenziosa, ancora indecisa sul modo in cui esprimere i propri pensieri.
- Mancano tanto anche a me, lo sai. Però che possiamo fare? Non
abbiamo più il coltello e questi pensieri ci stanno uccidendo
per lo struggimento e la malinconia. Dovresti smetterla di rimuginare a
questo modo.
- Lo so perfettametne - rispose Will, seccato - E' solo più
difficile a farsi che a dirsi. Parecchio più difficile.
Continuarono a camminare, in silenzio, verso casa, un modesto
monolocale nel centro di Oxford. Will e sua madre stavano bene
lì, tuttavia lui e Kirjava continuavano a notare l'assenza di
qualcosa di fondamentale, da anni: Lyra e Pantalaimon.
- Ciao, mamma - disse Will con un sorriso dolce. La donna gli sorrise e gli andò incontro per abbracciarlo.
- Ciao, Will, tesoro. Com'è andata oggi?
- Bene, è stato un po' snervante, ma bene. Tu che hai fatto di bello?
- Ho un po' pulito e ho guardato una telenovela. Vai a letto, sarai stanco, guarda che ora è. Buonanotte, caro.
- Buonanotte, mamma.
Will si diresse verso la sua stanza, stanco eppure ansioso.
La sera era un momento atteso con trepidazione, ma il disagio che si
creava a causa dell'etereità delle visioni lo faceva stare male.
Nonostante tutto, si cambiò lentamente e, infilatosi a letto, cadde in un sonno tranquillo.
Si trovavano ancora a Cittagazze,
tuttavia Will e Lyra non erano dei ragazzini, bensì avevano la
loro attuale età; il ragazzo si voltò verso di lei,
terrorizzato dal vederla sparire, sfuggente ed eterea come il sogno che
stava vivendo. Lyra gli sorrise, con gli occhi ebbri di gioia, e gli
andò incontro, cercando il suo corpo, il suo calore; un muro
invisibile però li separava e loro si potevano soltanto
guardare, appena sfiorandosi attraverso questa divisione.
- Lyra, amore mio...
- Will...mi manchi così tanto...
Un continuo cercarsi, un continuo perdersi, un continuo ritrovarsi senza aversi veramente.
Questa era la sostanza dei sogni.
Will desiderava così
ardentemente sentire di nuovo il sapore dolce e languido delle labbra
della sua amata, così morbide e rosee...eppure non le riusciva a
raggiungere.
Ogni notte si ripeteva, ogni notte si sussurravano dolci parole, mentre
Kirjava e Pantalaimon si guardavano teneramente nei loro occhi animali.
La nostalgia graffiava il petto come artigli feroci, struggente e
assassina di questi poveri giovani cuori che troppo presto avevano
dovuto rinunciarsi e sacrificarsi.
I polpastrelli che riuscivano a
sentire a malapena il tepore che emanavano quelli di Lyra, così
delicati e chiari...i suoi capelli biondi che ondeggiavano con quella
brezza proveniente dal mare di quel mondo un tempo divorato dagli
Spettri...le sue braccia esili, coperte di una leggera peluria come le
pesche...quanto avrebbe voluto poterla anche solo abbracciare...
...e il mattino dopo, le lacrime che scorrevano libere sulle gote lo annegavano nel suo amore lontano altri mondi.
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