Programma Tutor

di Kuro_rin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Così ha inizio ***
Capitolo 2: *** e se...? ***
Capitolo 3: *** piccoli inconvenienti ***
Capitolo 4: *** se non ci sei tu al mio fianco, ho perso tutto? ***
Capitolo 5: *** Memento! ***
Capitolo 6: *** oh, finalmente qualcosa di buono, amico!!! ***
Capitolo 7: *** maledetta scala!! ***
Capitolo 8: *** di nuovo quell'ombra scura! ***
Capitolo 9: *** Piani e salvataggi ***
Capitolo 10: *** eruptione facta ( parte prima) ***
Capitolo 11: *** eruptione facta ( parte seconda) ***
Capitolo 12: *** Festival di inizio estate! ***
Capitolo 13: *** summer paradise ***
Capitolo 14: *** Per quella tua timidezza! ***
Capitolo 15: *** Alla fine io e te! ***
Capitolo 16: *** 15 Novembre ***



Capitolo 1
*** Così ha inizio ***


programma tutor

Ci sono un sacco di cose che diamo per scontate e altrettante che abbiamo sempre avuto sotto gli occhi, ma che siamo stati troppo ingenui per vedere.

La storia che sto per raccontarvi ha inizio proprio così, con la scoperta di qualcosa che, fin dal principio, c’è sempre stata.

Era appena iniziato un nuovo anno scolastico alla Kaimako Gakuen: tutti fremevano dalla voglia di rivedere i propri compagni,alcuni non vedevano l’ora di farsi nuovi amici, altri avevano come unico obbiettivo di impegnarsi al massimo per il futuro e c’era anche chi di studiare non ne aveva la minima intenzione.

“Levy-chaaaaaan!!!” a quelle parole, una graziosa ragazza dai capelli color del mare si voltò: il suo sorriso era raggiante, le sue guance rosse per l’emozione e gli occhi,color della primavera, avrebbero fatto completamente scogliere un intero blocco di ghiaccio.

“Lucy-chan, buon giorno!” la biondina si avvicinò di corsa all’amica, prese fiato e rispose a sua volte con un enorme sorriso.

“ Buon giorno Levy…uff…che corsa. Anche sta mattina non mi è suonata la sveglia!! Aaaaah ho talmente tanto sonno che potrei addormentarmi anche in piedi”

“Sei di nuovo rimasta a scrivere tutta la notte?”

“ Già! Bhe d’altra parte una scrittrice in carriera come me non può permettersi ritardi sulle consegne, no?”

“ Si certo, vallo a raccontare a qualcun altro!”

“ Uffa Levy, sei cattiva” con le guance piene e un’espressione contrariata sul volto, Lucy cercava in tutti i modi di sembrare offesa.

Tuttavia, come poteva arrabbiarsi con la sua migliore amica? Lo era praticamente da tutta una vita: condividevano tutto, si raccontavano tutto e conoscevano ogni particolare l’una dell’altra! Al mondo, nessuno conosceva Lucy quanto Levy e di questo era davvero grata.

“RAGAZZEEEEEEEE!”

Entrambe si girarono e videro uno degli spettacoli più inopportuni di questo mondo, uno di quelli che gli occhi delle ragazze non dovrebbero neanche immaginare: un ragazzo, dai capelli di un colore assurdo, veniva correndo verso di loro, ridendo come un pazzo; aveva stretto nel pugno un paio di pantaloni e sulla testa dei boxer color verde. Allo stesso modo, con un espressione omicida, qualcun altro lo inseguiva.

“NATSU, MALEDETTO!!!! RIDAMMI LE MUTANDE”

“GHIAHAHAHAHAH…UH UH, CORRI GRAY, CORRI! AHAHAHAH”

Con una scena simile erano tre le cose che si sarebbero dovute fare: coprirsi gli occhi, ridere come un deficiente oppure…

“ RAZZA DI IMBECILLI, VI SEMBRA IL MODO DI VENIRE A SCUOLA!!!” una ragazza, bellissima, era appena sbucata dall’entrata principale della scuola e guardava entrambi con un’espressione dura sul volto: i capelli rossi sciolti al vento, gli occhi freddi nonostante il colore richiamasse la calda estate e le braccia incrociate al petto.

Incuteva moooooooolto terrore!

Come quella figura si pose davanti ai due mal capitati, si fermarono all’istante.

“ E-erzaaaa!” dissero all’unisono. Con gli occhi spalancati per il terrore e il volto imperlato di sudore, i due si apprestavano ad implorare pietà.

“ Non ucciderci ti prego!” disse il ragazzo dai capelli rosa

“ Faremo i bravi!” disse quello che invece era tutto nudo, stappando di mano all’amico la biancheria di sua proprietà.

“ Sarà meglio per voi, altrimenti vi faccio sbattere in presidenza” detto questo si volto e, come era venuta, così se ne andò.

Nel frattempo, Lucy e Levy avevano assistito alla scena al quanto imbarazzate.

“ Cavolo,ma quando impareranno quei due?” disse la bionda sconsolata

“ Eheheh” rise mollemente la sua graziosa amica.

Avendo deciso che era ora di entrare in classe, entrambe si diressero con leggera rapidità verso l’ingresso: anche quest’anno, per fortuna, era tutti in classe insieme.

 Mentre si stava incamminando per il corridoio, Levy sentì qualcuno che la chiamava.

“ Markarov-sensei!”

“ Buon giorno Levy, hai un minuto?”

“Certo. Lucy inizia ad andare, io arrivo subito” detto ciò, si incammino dietro al piccolo professore.

“Dimmi Levy, hai mai sentito parlare del programma tutor?”

“ Si cero: è un programma in atto in questa scuola da almeno due anni, dove gli studenti più dotati aiutano quelli con difficoltà maggiori a studiare,al fine di superare con successo l’anno scolastico.”

“ Esatto. Ovviamente lo studente che aiuta in questo senso riceve dei crediti, lo sapevi?”

“ Si professore”

“ Senti, che ne diresti di entrare nel programma?”

“ Eh? Dice sul serio? Io?”

“ Sicuro, sei una dei migliori studenti dell’intero istituto. Allora, cosa ne pensi?”

“ Penso che sarà un vero piacere. Chi devo aiutare?”

“ Bhe ecco, non avrei voluto darti questo abbinamento,ma è forse uno degli studenti più bisognosi. Non che non abbia una bella testa, è solo che preferisce spendere il suo tempo in…altro”

“ Altro? Tipo?”

“ Lasciamo stare che è meglio; seguimi, te lo faccio conoscere”

Proseguendo ancora il corridoio, i due arrivarono all’aula insegnati.

 Dal vetro che ricopriva per metà la porta, Levy poté intravedere una figura scura al suo interno. Chi era? Un nuovo studente? Non lo aveva mai visto prima, forse uno straniero che aveva bisogno di aiuto per le materie più difficili?

Il professor Markarov aprì la porta e la figura, seduta al cento della classe, mollemente appoggiata ad una sedia con le braccia incrociate dietro la nuca, si girò a guardarli.

 A Levy per poco non venne un colpo.

 “ Levy, ti presento il tuo abbinamento per il programma tutor: Gajeel Redfox”

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Capitolo 2
*** e se...? ***


progetto tutor 2

Non è possibile, non è possibile, non è possibile, non è possibile…

Che cosa stava succedendo? Levy era confusa, nervosa, arrabbiata, spaventata…no, stranamente quell’emozione non era ancora passata per la mente della ragazza.

Conosceva abbastanza bene Gajeel Redfox da sapere che si era fatto una pessima reputazione: erano stati in classe insieme per due anni di fila e quel lasso di tempo le era bastato per capire che era meglio stare alla larga da un tipo come lui.

Sempre imbronciato, piantagrane, maltrattava tutti in quella scuola, compresi i professori; molti dicevano che aveva dato perfino origine ad una banda di teppisti, più o meno al suo stesso livello, chiamata Phantom Lord.

Il viso di Levy si trasformò in una maschera d’odio profondo: non era tipo da arrabbiarsi spesso e mai, mai avrebbe creduto di poter provare un sentimento tanto forte per una persona!

Con lo sguardo fisso su di lui, Levy si avvicinò alla sedia sulla quale il ragazzo era seduto, stese la mano con un gesto rapido e deciso, deglutì e con il tono più freddo che riuscì a tirar fuori dalla gola, si presentò.

“ Sono Levy MacGarden, piacere”

Il ragazzo, in tutta risposta, alzò di poco il sopracciglio con un’espressione che andava dalla divertita allo scocciata: come poteva pretendere, quello scricciolo, di incutergli un minimo di paura?!

Tuttavia, era davvero colpito: un tono del genere era sicuramente di sfida e questo gli dava un certo piacere; ovviamente quel nanerottolo non avrebbe dovuto permettersi di parlargli così ma, in fondo, per un esserino come quello che aveva davanti, doveva ammetterlo, era sicuramente notevole.

Per non cadere a stupidaggini del genere, il ragazzo rispose con un sonoro grugnito che, ovviamente, lascio Levy parecchio irritata: come si permette? E io che mi sto sforzando tanto di essere gentile, che razza di sbruffone! Ah, mi fa venire certi nervi…come darle torto.

 Intanto, la scena era seguita da un sempre più pentito professore che, in cuor suo, pregava che quel momento finisse presto: era già qualche minuto che aveva deciso, in seguito a tutto il da farsi, di lasciar stare quest’ assurdo abbinamento. Era fin troppo evidente che Levy non avrebbe potuto infilare proprio un bel niente in quella zucca vuota, così come Gajeel non avrebbe mai dato retta ad una piccolina come Levy.

Ah, che disastro, pensava Markarov sospirando.

“ Va bene ragazzi, le presentazioni sono fatte” disse il professore, tentando di rompere quel silenzio fin troppo pesante.

“ Allora…ehm…Gajeel, devi sapere che Levy è una studentessa modello, con ottimi voti e…”

“ Tsk…come se me ne fregasse qualcosa! Sono qui solo perché mi ci hai trascinato tu vecchietto!”

“ Bhe, ecco…” tentò di dire il povero ometto ma, inaspettatamente, fu interrotto ancora.

“Ah è così? Allora perché non te ne torni a casa? Non capisco perché continui a venire a scuola se tanto poi passi le tue giornate a bighellonare!” Levy lo aveva fatto, gli aveva detto tutto, a modo suo, questo è certo.

“ Che cosa?”

“ T-tu non fai altro che maltrattare gli studenti e-e i professori…sei…sei solo un teppista, un grosso e stupido teppista!! Sai quanta gente c’è da menare fuori dalla scuola? Perché devi farlo proprio qui?…io...” La ragazza si tappò la bocca all’istante: oh no, cos’ho detto!

Le era uscito tutto di botto, quasi senza che se potesse rendere conto.

Gajeel la guardava esterrefatto, in silenzio. Mentre la ragazza stava parlando, si era alzato in piedi e ora teneva le mani serrate a pugno distese lungo i fianchi, con la bocca tirata a smorfia e le sguardo puntato verso di lei. Non capiva, proprio non riusciva a capire come cavolo facesse a parlagli i n quel modo. Voleva prenderle per caso?

“ Senti un po’ tu, non so chi ti credi di essere, ma non ho intenzione di stare qui a farmi fare la predica da un microbo troppo arrogante” dicendo questo, si era avvicinato alla ragazza e aveva curvato leggermente la schiena, in modo da poterla guardare dritta negli occhi.

“ I-io non sono arrogante!!”

“ A me pare proprio di si. Non so davvero dove l’abbia trovata professore” Disse il ragazzo, rivolgendo lo sguardo verso il vecchio Markarov.

“ Come sarebbe a dire? Guarda che eravamo nella stessa classe l’anno scorso e anche l’anno prima!”

“ Eh?” alzando di nuovo il sopracciglio, Gajeel tornò in posizione eretta.

“ Incredibile, non ti ricordi neanche di me!”

“ Per fortuna direi!”

Levy non ce la faceva più, aveva superato il limite: non le piaceva pensare male delle persone, infatti raramente litigava con Lucy o con Natsu o in generale con qualcuno, ma quella situazione la stava facendo innervosire.

Sbuffando, con la faccia imbronciata, si girò verso la porta e uscì in corridoi sbattendo quest’ultima dietro di lei.

Immediatamente, anche il piccolo professore la raggiunse.

“ Mi dispiace tanto Levy, è stato un errore proporti un abbinamento del genere. Me ne sono subito reso conto e adesso sei libera di lasciar perdere tutto, non ti costringerò ad aiutarlo se non vuoi. Sei un’ottima studentessa e il mio consiglio, come professore, è di concentrarti sullo studio e…”

“ Lo farò!”

Ormai era stato interrotto altre due volte per cui non si alterò più di tanto, tutta via quasi gli venne da svenire.

“ C-come?”

“ Rimango nel programma tutor, può lasciarmi l’abbinamento! Farò studiare Gajeel Redfox”

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L’ultima cosa che Gajeel si sarebbe aspettato quella mattina era farsi mettere i piedi in testa prima dai un vecchio e poi da una mocciosa; quando il piccolo professore lo aveva trascinato in aula insegnanti, non aveva obbiettato solo perché aveva decisamente sonno e non avrebbe potuto lamentarsi neanche volendo. Per quanto riguardava quella ragazza…come si chiamava? Bha, a chi importava! Comunque, era stata decisamente un fulmine a ciel sereno: non aveva mai picchiato una ragazza, non era nel suo stile, ma qualcosa nella sua mente aveva iniziato a dirgli che forse era venuto il momento di cambiare idea.

Con questi pensieri, il ragazzo si stava avviando verso l’uscita della scuola per tornare a casa. Arrivato alla fermata dell’autobus dovettero passare dieci minuti buoni perché si accorgesse di qualcuno vicini a lui: con espressione sorpresa, si voltò verso destra.

“ ANCORA TU!!!”

In piedi, proprio accanto a lui, Levy lo guardava con aria del tutto rassegnata.

“ Ah, sei davvero ingiusto!”

“ COSA!?” urlò ancora, lievemente sorpreso.

“ Tu e io prendiamo lo stesso autobus da quando abbiamo iniziato la scuola superiore”

“ Non è possibile”

“ E invece ti dico di si”

“ Non ci credo”

“ No, dico sul serio”

“ Me ne sarei accorto, cavolo!”

“ Sono problemi tuoi”

“ Che vorresti dire?”

“ Che io l’ho fatto!”

“ Cosa?”

“ Me ne sono accorta?”

“ Di che?”

“ Di te, no?”

“ Davvero sono tre anni che prendiamo lo stesso autobus?”

“ Aaaaaah…si!!”

“ E siamo stati due anni nella stessa classe?”

“ Esatto”

Incredibile, davvero aveva passato tre anni con quella ragazza nei dintorni? Cazzo, o era diventato cieco oppure, semplicemente non l’aveva mai notata!

Aspetta un attimo, perché sto qui a pensare perché noto o meno una persona? Insomma, chi se ne frega!!!

“ Va bhe lasciamo stare piccoletta”

Levy non fece in tempo a ribattere che l’autobus era arrivato ed entrambi ci saltarono dentro: Levy si sedette più o meno sul fondo, mentre Gajeel, quasi a farlo apposta, esattamente dal’altra parte, in piedi.

 C’era qualcosa di strano, di nuovo che,come una folata di veto, era arrivato all’improvviso nella quotidianità della ragazza: era vero, Levy prendeva da sempre l’autobus con Gajeel ma, solo adesso, sentiva crescere dentro di lei l’impulso di guardarlo.

Sapeva che razza di reputazione aveva, eppure non riusciva a staccargli gli occhi di dosso: era stata la sua voce a farla impazzire? Oppure quegli occhi cremisi che si era scoperta addosso? Non lo sapeva, ma, nonostante tutto, era come schiacciata da un desiderio di conoscerlo, di sapere tutto di lui, di toccarlo, di sentirlo ridere, di…

Ma cosa mi sta succedendo…io, io lo odio! Si, io lo detesto: fa male alle persone e prende in giro i miei amici e…e io lo odio, lo odio, lo odio, lo…odio?

Lo ammiro…strana parola da pronunciare! Ma Gajeel era tutto ciò che Levy avrebbe sempre voluto essere!

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La giornata passo abbastanza tranquilla per entrambi: si erano lasciati senza troppe parole e si erano scambiati i numeri di cellulare nel caso avrebbero dovuto mettersi d’accordo per studiare. Ovviamente Levy dovette metterci un po’ di tatto nel chiederglielo sia per i nuovi pensieri che aveva avuto durante il tragitto verso casa, sia perche Gajeel aveva prontamente risposto con un TE LO SCORDI!

Il giorno seguente, grazie ad un apposito messaggio quasi minaccioso, Gajeel aveva chiesto udienza alla ragazza per una questione seccante. Come arrivò, Levy quasi dovette tirarsi un pizzicotto: l’indirizzo era quello che il ragazzo le aveva inviato, eppure davanti a lei c’era una casa che non avrebbe mai detto essere lo stile di Gajeel. Era un modernissimo palazzo a tre piani, con tanto di cortile esterno.

Levy era estremamente nervosa: era la prima volta che andava a casa di un ragazzo; si, è vero, era spesso andata da Natsu o da Gray o da Jet, ma era diverso. Loro erano amici mentre Gajeel…bhe era Gajeel!

Suonò i campanello e la porta d’ingresso si aprì: varcata la soglia si trovò in un immenso e luminosissimo atrio, con le pareti bianche come la neve e le scale a chiocciola, che salivano, erano coperte da un sottile drappo rosso. Le erano subito parse come quelle dei castelli che venivano spesso descritti nei suoi libri. Non c’era l’ascensore, ma non le dispiacque percorrere quella magica scalinata.

Arrivata al terzo piano si trovò davanti una sola porta, suonò al campanello e venne alla porta una persona che, di primo impatto, non riconobbe.

“ Ga-Gajeel?!”

“ Che diavolo ti prende adesso? Dai muoviti ad entrare!”

Levy non fece neanche caso alle sue parole, era concentrata su altro: Gajeel indossava un paio di jeans lisi e strappati, abbinati ad una maglietta rossa a mezze maniche; i capelli erano raccolti in una coda disordinata e questo lasciava perfettamente visibili i piercing che coprivano il suo volto, orecchie comprese.

Dovette trattenersi dal ridacchiare perché era evidente che quello non era il solito aspetto di Gajeel come quella non era la casa in cui si era immaginata che il ragazzo vivesse.

Improvvisamente, mentre Gajeel cercava il modo di collocarla all’interno dell’appartamento, Levy si rese conto che c’era un sacco di cose che non sapeva sul conto del ragazzo che le stava di fronte, un sacco di storie sentite per anni e che ora, in un secondo, erano state cancellate per sempre.( come il fatto che fosse stato allevato dai lupi)

E se la verità su di lui fosse stata diversa da come tutti se l’erano immaginata? E se il suo carattere volesse solo nascondere qualcosa di più profondo?

Chi era veramente Gajeel Redfox?

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Capitolo 3
*** piccoli inconvenienti ***


programma tutor 3

Cari lettori, mi scuso per l’incredibile ritardo ma mi sono riappropriata del computer solo sta mattina dopo un, ehm, disguido con i parents!! Lasciamo stare i dettagli…cmq sono contenta si aver ripreso in mano la storia anche perché ci tengo molto a finirla ( si spera) e non preoccupatevi se durante la storia vi sorgono dei dubbi, come la faccenda del fratello di Levy( capirete poi), sarà tutto spiegato al momento giusto! Buona lettura!

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Era all’incirca un mese che Levy si impegnava a far studiare Gajeel; ovviamente studiare non era esattamente il termine più appropriato, infatti le loro giornate di ripetizioni si evolvevano sempre allo stesso modo: i primi tre quarti d’ora erano spesi dalla ragazza a cercar di far stare seduto il suo burbero abbinamento il quale, tra grugniti e sbuffate, si teneva ben lontano dal tavolo o da qualsiasi altro oggetto utilizzabile a fine istruttivo.

Una volta costretto sulla sedia, un'altra mezzora era spesa a fargli scegliere una materia per cominciare e, soprattutto, a fargli aprire il libro apposito.

Gli ultimi quindici minuti erano più che alto battibecchi tra i due che variavano a seconda dell’umore di entrambi.

Eppure, tra i due, sicuramente il più svogliato era proprio Gajeel: non sapeva esattamente perché, ma il ragazzo era dell’idea che Levy non avrebbe mollato tanto facilmente; lui invece era assolutamente determinato a troncare il prima possibile quell’assurda situazione.

Insomma, vi siete mai visti Gajeel Redfox che si trova a studiare con una perdente simile? Non sia mai!!

Col passare del tempo, tuttavia, vedeva la piccola ragazza come un gioco, un passatempo, giusto per fare qualcosa: si divertiva a farle perdere le staffe, a farla urlare e trovava divertenti i suoi tentativi di insultarlo il più pesantemente possibile, cosa che ovviamente non le riusciva affatto.

Dal canto suo, Levy tornava a casa il doppio più stressata e quando suo fratello le chiedeva cosa le fosse successo, scoppiava in lacrime maledicendo un fantomatico uomo-bullone.

Quanto adorava Yosuke! Il suo fratellone lavorava già, nonostante avesse solo ventitre anni: da quando i loro genitori erano morti in un incidente d’auto, lui si era sempre preso cura di lei ed era l’unico in grado di farla smettere di piangere. Trovava sempre il tempo per lei, per ascoltarla, per consolarla; era davvero il migliore!

“ Ma se non riesci a sopportarlo perché continui a farlo studiare, scusa?”

“ E’ difficile da spiegare…insomma, non posso, ecco!”

“ Masochista!”

“ EEEEEh??? Ma cosa dici Yosuke!!!”

“ A me sembra proprio che sia questo il caso, oppure sei perdutamente innamorata!”

“ Non dirlo neanche: non esiste che io mi innamori di una persona tento rude, cattiva, volgare e prepotente!”

“ Uh uh…sorellina!! Sembra uno di quei film dove prima i due si odiamo e poi entrano in un vortice di incontrollabile passione amorosa!!!” dicendo questo, aveva preso il mestolo in braccio e lo guardava fingendo che fosse una ragazza, accarezzandole i capelli( oh dio!)

“ Incontrollabile che cosa?!” Levy era paonazza, si era tirata leggermente in piedi dalla sedia su cui era seduta, e poggiava entrambe le mani sul tavolo.

“ Dai, sto scherzando!”

La ragazza si accovacciò di nuovo sulla sedia, sospirando e borbottando mentre suo fratello continuava a ridere a crepapelle.

Era davvero un bambino, nonostante la sua età.

“ Tornando alle cose serie, perché continui a vederlo?” le domandò ancora il fratello, asciugandosi le lacrime agli occhi.

“ Uff…bhe, non saprei spiegarlo nemmeno io. Sai Gajeel e io siamo stai in classe per due anni e lui non si è mai accorto di me. Quando l’ho scoperto, mi è presa una rabbia nera e non ci ho visto più. Volevo che la mia faccia e il mio nome gli rimanessero ben bene stampati nella mente; era come se non mi considerasse nemmeno degna di riceve attenzioni da lui, che nervoso!”

“ Capisco, bhe sei ben strana sorellina! Io gli avrei inciso il mio nome sulla fronte con una penna a sfera!”

“ Ma che cavolo…e poi sarei io quella strana?!”

Per tutta risposta il ragazzo alzò le spalle e riprese a girare il mestolo nella zuppa.

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Il giorno dopo era domenica e significava due cose: shopping con le amiche ma, soprattutto, niente Gajeel!!

“ Com’è che oggi sei cosi  allegra?” le chiese Lucy, vedendosi trascinata nell’ennesimo negozio.

“ Chi lo sa?! Aaaaah, ho proprio voglia di gelato, che dici?”

“ Con questo freddo?!”

Levy si sentiva leggera, nonostante l’aria fresca di inizio ottobre le solleticasse il naso, era sprizzante di gioia da tutti i pori: passare i pomeriggi che la sua migliore amica anzi che con quello scorbutico era davvero il massimo! Correva avanti e indietro per la strada, rideva per cose stupide e si fermava ad ogni folata di vento per assaporare l’odore dell’autunno ormai alle porte.

Una volta abbassato lo sguardo, si pietrificò all’istante. Oh no, oh no, oh no no no no no!!!

Prese l’amica per il polso e la trascinò di fretta dietro un albero sul lato della strada: la ragazza sudava freddo e tremava come una foglia.

“ Levy! Si può sapere che ti-“

“ Shhhhhhhh” Lucy non fece in tempo a finire la frase che le venne tappata la bocca e la sua perplessità ricacciata in gola.

Passò qualche minuto prima che le ragazze riapparissero da dietro il loro nascondiglio; Lucy era furiosa.

“ Che cavolo ti è preso eh?!”

“ Eh?” Levy si guardava intorno nervosa, senza badare alle parole dell’amica.

Le bionda la prese per le spalle e iniziò a scrollarla violentemente.

“ TI VUOI RIPRENDEREEEEEEE!?”

“ Lucy! Sei impazzita?”

“ Dovrei fartela io questa domanda? Allora, che hai?”

“ Niente, niente, ho visto una mostro e mi sono spaventata!”

“ Eh?!”

Lucy non ci stava capendo più niente, doveva forse chiamare qualcuno che ricoverasse la sua amica?

“ Non fare quella faccia Lucy! Coraggio torniamo a-“

In quel preciso istante, una mano pesante e fredda le tocco le spalla, fu questione di secondi, si voltò.

Non voleva crederci.

“ Ehi nanetta!”

“ KYAAAAAAAAAAAAAAAH….Ga-gajeel, sei impazzito?! Mi hai fatto prendere un colpo!”

“ Evviva!”

“ Razza di…” provò a colpirlo con un pugno sul braccio, ma non ebbe molto successo e, come da copione, il ragazzo rise di gusto.

“ Ehm…” la vocina di Lucy, leggermente tesa ( solo leggermente!?) richiamò la piccola Levy.

“ Oh? Ah giusto, Lucy lui è Gajeel, Gajeel questa è la mia amica Lucy!”

“ Pia-pia-cere!” tento di dire la ragazza allungando la mano destra.

L’altro invece, che odiava questo genere di cose e avrebbe preferito strapparsi via la mano a morsi piuttosto che stringerla a qualcuno, bofonchiò qualcosa e distolse lo sguardo.

“ Le-levy!”

“ Cosa?”

“ Po-posso parlarti un a-attimo?!”

“ Ehm…si?”

Appresa la risposta affermativa, la bionda prese il collo di Levy sotto il braccio e la trascinò in basso, quasi ad accovacciarsi per terra.

“ Che cosa significa?”

“ Che intendi?”

“ Ma tu lo sai chi è quello?”

“Ah Lucy, mi piacerebbe saperlo!”

“ Eh?”

“ Niente, niente”

“ Allora?”

“ Bhe…hai presente il programma di tutor di cui ti ho parlato?”

“ Si!”

“ Lui è il mio abbinamento…”

Lucy non rispose, era troppo scandalizzata per aprire bocca…non poteva essere vero!

Si rialzò, guardò l’amica negli occhi e si voltò a guardare quel personaggio fin troppo noto: che razza di situazione!! E se quel pazzo avesse tentato di far del male alla sua amica? e se ci fosse riuscito? Si vedeva passare davanti immagini assurde e contorte: la sua mica urlante, quel maledetto con un ghigno  sul volto…non lo poteva sopportare!

“ Scusa, dobbiamo andare Levy, siamo in ritardo per…ecco…per quella cosa!”

Precedette l’amica a lunghi passi disperdendosi in mezzo alla folla; di tanto in tanto si girava chiamandola, mettendole fretta.

Levy non capiva, ma d’altra parte si era abituata a scenate del genere da parte della bionda.

“ Certo che conosci gente parecchio strana tu!”

“ Senti chi parla!”

“ Che hai detto?!”

“ MUOVITI LEVYYYYYY!”

“ bhe…è meglio che vada! Ci vediamo Gajeel”

Non rispose.

La ragazza fece qualche passo verso una sempre più impaziente Lucy, dopodiché, si voltò di nuovo.

“ Gajeel”

“ Che vuoi?”

“….no, niente, lasci stare”

Levy abbassò lo sguardo e mentre stava per voltarsi, una nuova folata di vento arrivò ad accarezzarle il viso, portando con se qualcosa di inaspettato.

“ Ci vediamo domani gamberetto!”

Con un leggero sorriso sulla faccia e la mano alzata, la salutava, da qualche metro di distanza.

La ragazza arrossì, socchiuse gli occhi e sorrise.

“ SI!!”

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Capitolo 4
*** se non ci sei tu al mio fianco, ho perso tutto? ***


programma tutor 4

Carissimi amici lettori, questo quarto capitolo è arrivato in fretta non è vero??? la verità è che ce lo avevo in testa da parecchio tempo…possiamo dire che durante il periodo che ho fatto senza pc, mi sia data alla scrittura a mano. Posso assicurarvi che è davveeeeeero luuuuungo…ve lo propongo per tre motivi: prima di tutto per scusarmi dell’attesa della precedente pubblicazione, secondo per augurarvi un buon anno e terzo perché volevo rendere la mia narrazione un po’ più…intrigante!!! Spero di non deludervi e soprattutto di non annoiarvi…bene, ora che ho finito di scarrellarvi addosso le mie idiozie, potete cominciare!!! Buona lettura a tutti ;) P.S. ho pianto scrivendolo ( e questo dice tutto)

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Dopo quattro mesi, non sapeva esattamente perché, ma si trovò ad avere voglia di andare a scuola.

Gajeel non si era mai appassionato allo studio, ne tanto meno all’atmosfera che si creava nelle aule e nei corridoi: in classe ci stava perché costretto e di certo non prendeva parte molto attivamente alle lezioni; i suoi amici, se così li si può definire, erano per lo più compagni di pestaggi.

Tuttavia, la maggior parte del tempo lo passava da solo: gli piaceva così…era sempre stato così.

Si tirò a sedere sul letto, si massaggiò il collo e si alzò in piedi diretto in cucina: si aiutò a svegliarsi del tutto con una tazza di caffè e una doccia, si mise la divisa scolastica, categoricamente senza cravatta ( non riusciva a sopportarla!), prese quei libri che si ricordava dove li aveva messi e uscì di casa.

Si fermò alla fermata dell’autobus, mollemente appoggiato alla panchina, e aspettò.

Quell’affarino sale alla quarta fermata se non mi sbaglio.

Non si sbagliava.

Dopo cinque minuti buoni che se ne stava seduto sul fondo dell’autobus, vide salire dalla parte anteriore del mezzo, tra tutta la folla di gente, una fluente chioma color del cielo: li portava raccolti in una coda tenuta insieme da un nastro rosso, la frangia era tirata indietro da due spille colorate in modo che si vedesse per intero il suo viso.

Era davvero strano, di solito i ragazzi della sua età avrebbero trovato carina una ragazza conciata il quel modo: Gajeel si trovò a pensare che tutta quella manfrina di nastri e fiocchi non le si addicesse affatto; la preferiva di gran lunga con i capelli spettinati e sciolti, come le venivano a volte, dopo le sclerate che gli faceva per i brutti volti.

Il ragazzo si scosse subito da quei nuovi pensieri che gli erano venuti, mettendosi una mano sulla bocca e voltando lo sguardo fuori dal finestrino, corrucciato: fu davvero difficile per lui non volgere di nuovo l’attenzione in quella direzione, soprattutto perché il profumo della ragazza gli arrivava da metri di distanza.

“ Posso sedermi?”

Gajeel voltò di poco lo sguardo, appena il necessario per vedere l’enorme sorriso di Levy, tutto per lui.

“ Come ti pare” rispose secco.

La piccola ragazza si accoccolò sul sedile esterno prendendo in braccio la cartella: da parte sue, invece, Gajeel tornò a guardare fuori, in silenzio.

Il viaggio andò avanti così, senza che nessuno dei due dicesse una parola, senza che i loro sguardi si incrociassero.

Levy tuttavia, trovava la situazione confortante: le sarebbe sembrato strano aprire una conversazione con Gajeel su cose a caso; aprire bocca per parlare del più o del meno con lui le sarebbe parso fuori luogo, quasi anormale.

A scuola, si divisero per andare uno da una parte a l’altra dall’atra, non dissero nulla: sapevano entrambi che si sarebbero sicuramente rivisti al termine delle lezioni e poi ancora nel pomeriggio.

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“ BUON GIORNO A TUTTI!!!” disse la ragazza aprendo la porta della classe.

Tuttavia, lo spettacolo che le si presentò davanti non era esattamente uno dei migliori: tutti i suoi amici più cari, Lucy, Jet, Droy e anche Natsu, la guardavano contrariati e preoccupati.

“ Che succede?” chiese al quanto sorpresa.

“ Che diavolo stai facendo Levy?” fu Jet il primo a parlare: il suo tono di voce era grave, quasi arrabbiato; Levy non lo aveva mai sentito così.

Da quando si conoscevano, era sempre stato uno degli amici più cari che avesse, sempre gentile, disponibile, con una parola buona per tutti…

“ Che intendi dire?”

“ Lucy ci ha raccontato tutto!” ora prese la parola Natsu, ancora più contrariato del suo amico.

“ Non capisco”

“ Da quant’è che ti costringe a vederlo?”

“ I-io non capisco…di chi state parlando?”

“ Di Gajeel Redfox, mi pare ovvio!

“ I-io non…lui non mi costringe a fare niente! Lucy, perché?”

“ Scusa Levy-chan….” La bionda distolse lo sguardo dall’amica, non osava guardarla negli occhi.

Ha mentito! perché? Non è vero niente.

Levy aveva le lacrime agli occhi, le mani sulla bocca per cercare di trattenersi: perché la sua migliore amica aveva mentito?

“ Lascia che ce ne occupiamo noi Levy, vedrai, starai meglio. Se andiamo li tutti insieme non succederà niente; in più avviseremo i professori quindi-.”

“ NO!” Natsu non fece in tempo a concludere che la voce di Levy lo fermò, spiazzandolo.

“ VI SBAGLIATE…GAJEEL NON HA…NON HA FATTO NIENTE! SONO STATA IO A VOLERLO AIUTARE, IO AD ACCETTARE IL PRIGRAMMA TUTOR…LUI NON C’ENTRA….”

Il volto paonazzo, la voce strozzata, le lacrime che le scendevano fino a bagnarle il collo: alzò lo sguardo verso i suoi amici e li trovò quasi tutti sorpresi ed interrogativi.

“Programma tutor? Ma di che cosa stai parlando?” Droy le porse una domanda che Levy impiegò un attimo a registrare.

La ragazza spalancò gli occhi in preda al panico e alla sorpresa: si voltò di scatto verso Lucy, la sua amica, la sua migliore amica, quella a cui rivelava ogni suo segreto, ogni sua paura.

Non poteva crederci: Lucy neanche la guardava, aveva lo sguardo basso, la bocca serrata e gli occhi chiusi.

Levy si trattenne dall’urlare tutta la sua frustrazione, tutto il suo dolore: prese quel poco di forza che le era rimasta e corse fuori dall’aula al suono della campanella.

A nulla servirono le urla del professore e dei suoi compagni, Levy non si fermò; corse lungo i corridoi, fece le scale e arrivata al quarto piano, spalancò la porta di metallo che dava sul tetta dell’edificio.

Una folata di vento le intirizzì tutto il corpo; fece qualche passo avanti lasciando cadere la cartella che non aveva neanche fatto in tempo a poggiare sul banco: respirava a fatica e piangeva, piangeva come non mai e non sapeva neanche spiegarsi il perché di tanta malinconia.

Cadde in ginocchio, portò le mani ad incrociarsi sulle spalle e urlò:  urlò per la fatica della corsa, per la tristezza, per la disperazione, per l’amarezza dell’aver scoperto quanto una persona possa essere meschina.

Come aveva potuto essere tanto cattiva? Lucy!! Gajeel non era gentile o educato ma, era forte, determinato, non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno ed era coraggioso…Levy, avrebbe tanto voluto essere come lui.

Lucy non si doveva permettere, non poteva pretendere di conoscerlo, non poteva…non poteva.

Levy si esasperava sempre a stare con lui, e faceva fatica a farlo stare attento, ma che soddisfazione quanto la guardava allarmato e le  urlava che aveva capito!

Questi pensieri la fecero sentire ancora peggio: serrò le labbra e alzò la testa; niente, le lacrime non ne volevano sapere di tornare indietro! Dov’era Yosuke una volta tanto che serviva?!

“ Ehi gamberetto, vuoi fare un po’ di silenzio?!”

Aprì di scatto gli occhi, abbassò il capo e guardò a sinistra: appoggiato al muro, con le braccia incrociate dietro la testa, c’era lui.

“ Ga-gajeel!!” la fonte di tutto quel trambusto.

“ Che diavolo ti succede, eh?!”

La ragazza si passò nervosamente le mani sul volto ma ancora se lo sentiva bagnato, non c’era proprio niente da fare.

“ N-ninete…io…va tutto bene!” cercò di dire tra i singhiozzi.

“ Non mi sembra proprio che vada tutto bene!”

“ Non preoccuparti…non…non è…”

Gajeel si alzò dalla sua adorata posizione a si avvicinò a quello scricciolo,ormai in preda alla tremarella.

Una volta davanti a lei, si abbassò al suo livello, appoggiando i gomiti sulle gambe e lasciando le mani penzoloni: la bocca tirata nella sua classica smorfia e gli occhi semi chiusi.

“ Allora?”

La ragazza non rispose; teneva le mani sulla faccia.

“ Guarda che ho di meglio da fare che stare qui a guardarti frignare, quindi vedi di muoverti a parlare o giuro che me ne va-.”

La frase gli morì in gola.

Per Levy fu un gesto involontario; mentre lo sentiva parlare le erano tornati alla mente gli avvenimenti  di quella stessa mattina, lo sguardo dei suoi amici e di Lucy, tutti quei mesi passati in sua compagnia: era dispiaciuta per lui, ancora inconsapevole di quello che Natsu e gli altri avrebbero voluto fargli.

Lo aveva abbracciato, così, senza pensarci.

Era tutto quello che in quel momento voleva fare, e lo aveva fatto.

“ MA CHE CAVOLO FAI!!!” con il volto leggermente paonazzo, Gajeel cadde a sedere con appesa al collo la ragazza.

“ OI…TI E’ DATO DI VOLTA IL CERVELLO?! MOLLAMI…EHI!!! MI STAI ASCOLTANDO…”

“ mi…mi dispiace così tanto”

La sua voce era quasi un sussurro: il ragazzo sentì le sue calde lacrime posarsi sul suo collo e bagnargli il colletto della camicia; rimase un attimo in silenzio ad ascoltare i singhiozzi di lei, senza sapere cosa dire, senza sapere cosa fare.

L’espressione del ragazzo si distese un attimo e sospirò debolmente.

“ Mi dispiace…mi…mi dispiace”

Non ripeteva altro: Gajeel non ci stava capendo assolutamente niente, d’altronde non era proprio sicuro, ora come ora, di voler approfondire la cosa.

Nonostante tutto voleva ricominciare a respirare e, sentendo il suo volto cominciare a farsi più caldo, decise che era venuto il momento di finirla li.

“ Levy…che diavolo succede, si può sapere?!”

Non si era mai sentita chiamare veramente per nome: in quel momento le venne una dolorosa fitta al cuore, le si strinse dentro ad una morsa per ciò che era accaduto minuti prima in classe.

Tutto quello che si pensava su di lui, per coma la vedeva, era falso: tutto quel tempo era stato più che sufficiente per intuire che forse c’era qualcos’altro dietro allo sguardo imbronciato, ai piercing e alle brutte maniere…qualcosa di più profondo.

Lei lo sapeva bene e non riusciva a smettere di sentirsi male per lui.

Si staccò dal ragazzo, si appoggiò sulle ginocchia e, tra singhiozzi e raptus di pianto, gli raccontò i fatti così com’erano accaduti: gli parlò delle minacce da parte dei suoi amici e della bugia che aveva raccontato Lucy.

“I-io non so…perché…perché lo abbia fatto! No-non capisco!”

Gajeel aveva ascoltato tutto in silenzio, senza mutare la sua espressione, seduto davanti a lei.

“ Ga-gajeel…”

“Mh”

“ Scusa”

“ Smettila…”

“ Loro…loro si sbagliano…tu non sei-.”

“ TI HO DETTO DI SMETTERLA!”

Levy rimase un attimo interdetta; perché faceva così? Lei si era data tanta pena per lui e adesso, adesso le urlava contro?!

“ Ma per-perché Ga-.”

“ Finiamola qui!”

“ Come?!”

“ E’ evidente che così non va bene!”

“ I-io non…”

“ Lasciamo perdere questa stupidaggine del programma tutor! Fa male a me quanto a te”

“ No! N-no…Gajeel ti-ti prego…”

“ Dovevi lasciar perdere quando il vecchio te ne ha dato la possibilità! Adesso mi pare fin troppo chiaro quanto tutta questa storia sia diventata una grande stronzata”

“ Perché fai così? Credevo che fossimo diventati amici?”

“ Amici? Vorrai scherzare!”

Il volto della ragazza tornò a farsi tirato, caldo per le lacrime, gli occhi le si gonfiarono di nuova tristezza; aveva perso tutto? Quella che credeva la sua migliore amica non si fidava di lei e la persona che aveva così tanto difeso, ora la cacciava via…forse l’aveva sempre presa in giro, fin dall’inizio.

“ E adesso cos’è quella faccia, eh!? Sei rimasta delusa per caso?”

La ragazza si alzò di scatto, le tremavano le gambe e quasi cadde rovinosamente un’altra volta.

“ SEI UNO STUPIDO!!”

Lo disse tutto d’un fiato e così forte che la testa le aveva iniziato a girare; lo guardò un’ultima volta prima di voltarsi e correre via.

L’unico posto dove poteva andare ora era casa, lontano da tutto e da tutti.

Gajeel alzò lo sguardo verso il cielo e prese un lungo respiro, si distese supino e lasciò vagare i suoi pensieri verso altro.

Va bene così, si disse, va bene così.

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“ Sorellina…andiamo Levy, apri la porta!”

“ Lasciami stare” la sua voce arrivava flebile dall’altro lato della porta in legno.

Quando Yosuke era tornato a casa, aveva ricevuto una telefonata dal preside della scuola che gli diceva che sua sorella era scappata, quella mattina, e nessuno sapeva dove si fosse cacciata.

Tuttavia, il ragazzo sapeva bene dove andasse a rintanarsi quando era triste e voleva rimanere da sola: c’era una piccola porticina di cedro intagliato, nell’armadio di Levy che portava ad una stanzina secondaria; era un semplice sgabuzzino ma la ragazza ci stava alla perfezione e, nel corso degli anni, era diventato il suo posto segreto.

Quando era entrato in camera della ragazza, non ci aveva pensato due volte a aveva bussato.

“ Sappiamo bene tutti e due che entri li dentro solo per due motivi e, dopo la telefonata da parte del preside, non credo tu stia mangiando dolci di nascosto!”

Ci fu un breve attimo di silenzio dopo di che, il cigolio della porta preannunciò la decisione della sorella.

“ Oh, finalmente ti sei decisa! Allora? Non è da te marinarti le lezioni!”

“ Non ho marinato proprio un bel niente!”

“ Oh bhe, immagino tu abbia ragione! E quelle guancie rosse? Hai preso freddo tornando a casa? O forse hai preso una bella cotta per qualcuno, Eh?”

“ Non dire idiozie”

“ Ma che tono burbero! Allora deve essere successo qualcosa ti più grave…mmmmh…vediamo…”

Levy odiava quando Yosuke faceva così: si fingeva un idiota facendo domande senza senso e del tutto prive di logica, quando era evidente che sapeva già tutto; alla fine si trovava costretta a confessare anche le cose che, aveva giurato, non avrebbe detto a nessuno.

“…ci sono, hai perso uno dei tuoi preziosi libri!”

A Levy tornò la voglia di piangere.

“ Ah, sorellina,” ora le si era seduto accanto, spostando qua e la dei vestiti piegati male e dei libri lasciati in giro “ che cosa succede?”

“ Io…”

“ Hai litigato con qualcuno?”

“ Si” disse piano e a denti stretti, per non ricominciare a versar lacrime.

“ Con chi? Con Lucy?”

“ Anche, credo”

“ Oh oh, la cosa si preannuncia peggio di quanto pensassi”

“ Gajeel”

“ Chi? Il ragazzo a cui dai ripetizioni?”

Levy assentì in silenzio: ripensare alle cose che le aveva detto la fece tremare; e pensare che sembrava proprio che la volesse consolare, all’inizio, ma evidentemente non era così.

“ Mi sembra che tu non abbia molta voglia di parlarne, eh!?  Bhe, d’accordo. Io preparo la cena: se hai fame scendi, ok?”

Non rispose.

Quando Yosuke se ne fu andato, Levy sgusciò fuori dal suo nascondiglio e andò a sdraiarsi sul letto.

Fissava il soffitto, cercando di non pensare a niente se non al bianco della parete.

Troppe cose erano successe in un’unica mattinata: era partita bene e si era trasformata in un vero incubo, senza che potesse fermare lo scorrere degli eventi; le sarebbe piaciuto tornare indietro, al giorno in cui aveva incontrato Gajeel per il centro.

Si sarebbe potuta nascondere meglio o, magari, cambiare strada: era sicura che tutto il malinteso creato da Lucy fosse partito da li.

In quel momento, come un suono sordo e distante, il telefonino prese a vibrarle nella tasca della gonna; lo prese in mano e guadò di sfuggita il nome che lampeggiava sullo schermo: era Lucy.

Lo lasciò cadere tra le lenzuola e si coprì gli occhi con il braccio.

Appena qualche minuto dopo, quasi a farlo apposta, il fratello la chiamò dal piano di sotto.

“ LEVY, C’E’ LUCY AL TELEFONO PER TE”

La ragazza sbuffò violentemente, si alzò dal letto e corse giù per le scale, afferrò il telefono dalle mani di uno spaventatissimo Yosuke e prese un bel respiro.

“ Che cosa vuoi?” chiese decisa.

“ Levy…” la voce dall’altra parte dell’apparecchio era proprio quella della sua amica.

“ Mi sembrava che non rispondere al cellulare fosse un motivo più che valido per far capire a qualcuno che non volevo essere disturbata!”

“ Lo so, è solo che…”

“ Cosa?”

“ Mi dispiace Levy, non avrei voluto creare tutto questo casino! Ero solo preoccupata: da quando lo visto parlarti, quel giorno, in centro, mi è presa un’ angoscia terribile. Sono quattro mesi che va avanti così e, giorno dopo giorno, mi cresceva dentro una preoccupazione innaturale, quasi assurda. Alla fine non ci ho visto più: hai rifiutato un’uscita al cinema per andare a casa sua, e questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”

“ Aveva bisogno di me…ma perché hai mentito? Non hai neanche accennato al programma tutor!”

“ Io volevo impedirti di vederlo ancora!”

“ Ma perché?”

“ Perché ho paura di perderti, Levy! Ho paura che possa farti del male!”

“ Lo ha già fatto…”

“ C-come?!”

“ Non nel senso che credi tu! Lui…lui ha preso la situazione al volo e mi ha cacciato via! Immagino che l’aspettasse da settimane un’opportunità del genere; ora non mi avrà più tra i piedi..non…non ci vedremo più e…e sarà più contento”

“ Levy…”

“Ma, in fondo che mi importa di lui…è…solo un burbero teppista, non è vero Lucy!?”

“ Ti prego, non piangere. Non sai quanto sia dispiaciuta: domani dirò tutto hai ragazzi e vedrai che capiranno e-.”

“ NON E’ QUESTO IL PUNTO!PERCHE’ NON VUOI CAPIRE…!”

Il volto di Levy era nuovamente bagnato di lacrime, sempre più amare, sempre più pesanti: le rigavano le guancie che man mano sentiva pizzicare sotto il tocco di tutta la sua tristezza.

“ Lui…lui non mi chiamerà più con nomi strani, non mi scompiglierà più i capelli, non…non lo vedrò più sbuffare, grattarsi la testa quando non capisce qualcosa…non…non sentirò più la sua risata e…e non percorrerò più le scale col drappo rosso!”

A Lucy si stinse la gola…che cosa aveva fatto?!

Sentirla piangere in quel modo le faceva venire i conati; si era inginocchiata per terra, sul freddo parquet del salotto e tremava come una foglia.

“ Mi dispiace…mi dispiace”

Non riuscì a dire altro; attaccò il telefono per non sentire più quel pianto ormai esasperato e si tenne forte le spalle.

Come aveva potuto essere tanto meschina? Come aveva potuto non accorgersi dei sentimenti che erano nati nel cuore di Levy? Lei, che sarebbe dovuta essere la sua migliore amica, l’aveva tradita.

Alzò lo sguardo, decisa a mettere a posto le cose, anche a costo di ritrovarsi faccia a faccia con lui.

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Capitolo 5
*** Memento! ***


programma tutor 5

“ Andiamo, Gajeel!!”

“ Scordatelo” il ragazzo, ancora steso sul divano, le avevo risposto secco, con tono burbero e senza aprire gli occhi, o dare il ben che minimo segno di volersi muovere.

“ Per favore; se fai così non inizieremo più a studiare”

“ Sai che me ne frega?!”

“ Sei davvero uno stupido!” Levy si era leggermente piegata verso il volto Gajeel e poggiava entrambi i polsi sui fianchi: con tutta la buona volontà che riuscì a tirar fuori, contrasse il viso in una specie di smorfia che potesse, bene o male, farla sembrare cattiva.

Tuttavia, appena il ragazzo aprì gli occhi, Levy dovette tirarsi subito indietro perché, senza accorgersene, si era fatta tutta rossa in viso: succedeva spesso negli ultimi giorni e la cosa le dava una strana sensazione.

“ Non mi rompere gamberetto, se non ho voglia di studiare, non ho voglia di studiare, punto”

“ Ma…”

Gajeel si era voltato dall’altra parte.

“ Bhe, allora….” Detto questo, la piccola Levy gli aveva preso con entrambe le mani il braccio, nel tentativo di trascinarlo giù dal divano.

Il ragazzo aveva voltato di poco la testa e la guardava a metà tra il sorpreso e l’incazzato nero.

“ Che diavolo credi di fare!?”

“ Ti porto a studiare con la forza…” rispose la ragazza, tra gli spasmi che le provocava lo sforzo.

“ Ah, credi sul serio di potermi spostare? Tu? Con quel corpicino minuscolo?”

Con uno scatto a dir poco improvviso, Gajeel si tirò in piedi.

 Levy dovette metterci un po’ prima di rendersi conto di che cosa fosse successo.

“ Ga-Gajeel, me-mettimi giù!”

Fortuna che quel pomeriggio si era messa i pantaloni, altrimenti sarebbe stato un bel casino: Gajeel le teneva entrambe le caviglie, lasciandola penzoloni a testa in giù; la ragazza invece, tentava in vano di tirarsi su a toccare i piedi ma, la cosa, le sembrò inutile così, si lasciò cadere a peso morto.

Sospirò rassegnata sentendolo ridere di gusto.

“ Ghi ih ih ih, non hai possibilità contro il sottoscritto!!!”  il ragazzo la tirò leggermente più su in modo da poterla guardare dritta in faccia.

Levy aprì gli occhi all’improvviso, sconcertata e sorpresa; si ritrovò il volto di Gajeel ( di nuovo) a pochi centimetri dal suo: aveva le guance paonazze, la bocca serrata e il sudore che le correva su tutta la fronte.

“ Ora, posso farti tutto quello che voglio”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“ Pronto?” rispose secco Gajeel.

“ BUON ANNOOOOOOOOO!!!” per poco non gli si erano perforate le orecchie, con tutto quell’urlare.

“ Ma che!?”

“ Sono Levy, Gajeel!”

  L’avevo immaginato…cosa vuoi?”

“ Farti gli auguri di buon anno, no?”

“ Ah si?”

“ Certo! Dove sei?”

“ Eh?”

“ Dove sei…a casa da solo come al solito?”

“ Non sono affaracci tuoi dove sono!!”

“ Bhe scusa, stavo soltanto chiedendo! Ah, sei sempre il solito maleducato; visto che non sono affari miei, direi che posso andare, ci si vede Gajeel!” il suo tono di voce era del tutto cambiato: ora era più nervoso e indispettito.

“ Aspetta…” aveva tentato di dire Gajeel.

Dall’altra parte c’era silenzio, ma il ragazzo sapeva che Levy era ancora li perché la sentiva respirare.

“ Buon anno anche a te, gamberetto” disse tra un sospiro e l’altro.

Levy rimase ancora qualche secondo in silenzio: non aveva ottenuto la risposta che voleva, tuttavia, quelle parole, le fecero sentire in tutto il corpo, un calore inaspettato e mai provato prima.

“ Grazie, Gajeel!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“ Che cacchio è?”

“Come sarebbe a dire? È un regalo, non vedi?”

“ Per cosa?”

“ So che hai preso un 7- in letteratura, l’altra settimana…è un premio, perché sei stato bravo…insomma, so-sono contenta del tuo miglioramento e…” si stava torcendo le mani nervosa, quasi le mancavano le parole ed era già tanto che non fosse diventava color del pomodoro, poi riprese “ accettalo, è solo un pensiero, ma…ma spero t-ti possa piacere!”

Una volta finito il suo lungo e complicato discorso, tornò a puntare il suo sguardo, che fino a quel momento era sempre stato fisso sulle proprie mani, verso Gajeel, in trepida attesa di una risposta.

Fortuna che Yosuke si era trattenuto al lavoro più del solito: quel ragazzo aveva l’udito di un pipistrello e, se avesse sentito anche solo parte della loro conversazione, l’avrebbe probabilmente presa in giro per i prossimi vent’ anni.

Gajeel guardò prima la scatoletta blu che la ragazza teneva in mano, poi lei.

Come risposta ottenne un sorriso talmente bello che avrebbe fatto scogliere chiunque…

Prese in mano l’oggettino e lo squadrò bene prima di aprirlo con la massima non curanza di cui era capace: al suo interno, c’era un piccolo orecchino in legno a forma di mezza luna, di quelli che si vendono ai mercatini e che si chiudono con un gancino.

“ A-allora? Ti piace?”

“ E’ un orecchino” disse, alzando gli occhi sulla ragazza davanti a lui.

Levy annui divertita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“ GAJEEEEEEEEEL! DOVE SEEEEEEEEEEEEEIIIII? EHIIIIIIIIII, GAJEEEEEEL!!!”

“ La smetti di urlare come una pazza!?”

La ragazza si voltò di scatto e guardò in alto: se ne stava li, appollaiato come un’aquila sulla casupola che teneva gli attrezzi, posta sul tetto della scuola; la guardava seccato, con quella sua solita smorfia.

“ Che cosa fai qui?...il professor Markarov era preoccupato!” disse la ragazza, ancora ansimante per la corsa.

“ Non mi rompere…tornate in classe!”

“ Ho il permesso di stare qui…mi ha mandata a cercarti”

Gajeel sospirò grattandosi la testa con la mano e voltando lo sguardo verso l’orizzonte.

“ Stai bene? Sei ferito?”

“ No!”

“ Bugiardo!”

“ CHE HAI DETTO!!!??? NON TI PERMETTERE SAI!!!”

“ Uh, come sei rumoroso! E poi dici che sono io quella che urla come una pazza!?”

“ Tu brutta…” Dovette fermarsi perché, senza che se ne fosse accorto, quello scricciolo era scomparso.

Tirò un sospiro di sollievo, massaggiandosi il collo.

“ BECCATO!”

Per poco non si mise ad urlare per lo spavento; era riemersa dalla piccola scala a pioli che portava sul tetto della capanna per gli attrezzi.

“ Tu…da-dannata!”

“ Ah ah ah…ti ho spaventato?”

“…co-cosa!? Neanche per idea, non dire stronzate!!!”

“ ah ah ah ah ah ah ah!!”

“ E SMETTILA DI RIDERE!”

Levy si asciugò le lacrime che le erano venute e lo guardò negli occhi.

“ Lo sapevo…che stavi mentendo!”

Il ragazzo la guardò; aveva graffi e contusioni su entrambe le braccia, un rigolo di sangue che gli usciva dalla bocca e la guancia sinistra visibilmente gonfia.

“ Tks…e allora?”

“ Perché?”

“ Perché cosa?” chiese secco.

“ Perché hai picchiato quel ragazzo?”

“ Non è nulla che debba interessarti”

“ Come ti pare, ora mai mi sono abituata alle tue risposte sgarbate, quindi vedrò di non insistere…solo” fece una pausa.

Alzò la mano sinistra e andò a posarla sulla guancia del ragazzo che aveva davanti; era di un colore violaceo, dura e mal messa: le si strinse il cuore a guardarlo in quello stato.

Sapeva che tipo di persona fosse Gajeel e non era la prima volta che lo vedeva passeggiare per il cortile tutto gonfio e rotto, eppure, ora, ora che lo conosceva un pochino di più, le veniva da piangere.

Gli occhi cremisi del ragazzo, andarono ad incrociarsi con i suoi: erano seri, distanti, quasi preoccupati.

“…solo lascia che ti aiuti”

Il ragazzo spalancò gli occhi sorpreso; aprì la bocca per dire qualcosa, ma tutto quello che ne uscì fu un sospiro.

Non oppose resistenza, non fece smorfie.

Si fece trascinare in infermeria, in silenzio; e sempre in silenzio la osservava mentre gli fasciava le botte con candide bende e gli applicava cerotti sul viso.

Levy, di tanto in tanto, lo guardava: le sembrava pensieroso e quasi…dispiaciuto.

Rimasero li per dieci minuti buoni: quando il professor Markarov arrivò, si portò via Gajeel, diretto in presidenza; la ragazza li guardò allontanarsi per il corridoio.

Che sta succedendo, Gajeel?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“…mi pare fin troppo chiaro quanto tutta questa storia sia diventata una grande stronzata!”

“ Amici? Vorrai scherzare!”

“ SEI UNO STUPIDO!”

Levy aprì gli occhi e respirò violentemente, come se fosse appena riemersa da un abisso senza fondo.

La stanza era ancora buia, silenziosa; guardò l’orologio: le tre.

Si portò una mano sul volto: era umido e caldo; probabilmente aveva pianto per tutto il tempo, senza rendersene conto.

Si tirò a sedere sul letto, massaggiandosi le tempie: un sogno, anzi, una miriade di ricordi che le facevano solo girare la testa. Non voleva ricordare certe cose, la facevano sentire una sciocca, un’ingenua, una debole…e le facevano male.

Si guardò in torno per la stanza, nel tentativo, forse, di cercare  quel sonno che era ormai andato perduto.

Si lasciò cadere tra i cuscini, serrando gli occhi e stringendo le mani, pregando affinché quegli occhi e quella voce, non tornassero più nei suoi sogni

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“mmmm…”

“ Coraggio Gajeel, non è difficile!”

“ Credo…y= 2/3!”

Ci fu un attimo di pausa tra i due: Levy lo fissava sconcertata.

“ E’-è giusto!”

“ Sul serio!?” chiese leggermente incredulo il ragazzo, alzando un sopracciglio.

“ Si…è giusto, il risultato è giusto!! Ah, lo sapevo che ce l’avresti fatta!!!” Disse sorridendo la ragazza.

“ Bhe, avevi qualche dubbio?”

“ Oh, si certo!” rispose candidamente.

“ come sarebbe a dire!”

“ Niente, lascia stare! Tontolino…ah ah ah ah”

“ Ah?! Che dovrebbe essere, un insulto!? Ghi ih ih ih…fai abbastanza schifo!”

“ Ehi, non è vero! brutto…”

Niente, continuava a ridere: non gli era mai successa una cosa simile, non si era mai sentito così.

Era mai possibile che una ragazzina, un esserino tanto gracile e piccolo, potesse ferirlo fino a tal punto? Potesse penetrare talmente tanto a fondo nel suo animo? Lasciargli un segno tanto evidente?

“ Dai, riprendiamo!” gli sorrise, gentile ed innocente, sorrise a lui, a Gajeel Redfox.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“ E’ un orecchino!” disse, alzando gli occhi sulla ragazza davanti a lui.

Levy annui divertita.

E che cazzo, era mai possibile che riuscisse a ridurlo così?

Se i suoi compagni di scazzottate l’avessero visto in quello stato, probabilmente, l’avrebbero ammazzato di botte.

Rammollito, ecco cosa sono! Pensò, non appena si fu messo addosso il regalo di Levy.

Eppure, c’era qualcosa, un piccolo bagliore, minuscolo, quasi impercettibile, che si dimenava insistentemente nel più profondo del suo essere.

Chi sei, ragazzina, per riuscire a spostare da sola un’intera montagna?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“ Cos’è? Adesso te la fai con le brave ragazze Gajeel?”

“ Che hai detto?” il ragazzo si stacco dal muro contro il quale stava appoggiato e tirò fuori le mani dalle tasche.

“ Non credo di averti sentito bene, puoi ripetere?”

“ Tsk, non fare il finto tonto con me! che diavolo ti è successo?”

“ Non mi è successo proprio un cazzo, razza di idiota!”

“ Come siamo permalosi! Ti ricordo che abbiamo un paio di faccende in sospeso io e te…non te ne sarai scordato spero!”

“ Certo che no, per chi mi hai preso?”

“ Non lo so, non credo di potermi ancora fidarmi di te. Da quando vai in giro con quella ragazza è come se ti fossi rammollito…”

“ Non dire stronzate, non è possibile una cosa del genere! Devo ricordarti con chi stai parlando?”

“ ah, certo che no, ma…sempre meglio essere previdenti”

“ Che intendi dire?”

“ Che ho intenzione di occuparmi di quella nanerottola personalmente!”

“ Che cosa?”

“ Abbiamo troppe cose da fare io e te e, sinceramente, la considero solo una distrazione!”

“ Non vorrai mica-.”

“ Deve essere un tipetto piuttosto testardo per continuare a vederti…ah ah ah ah! Le farò capire una volta per tutte che deve stare lontana dai tipi come noi…a modo mio”

Si sentì prendere la spalla da dietro.

Un pugno lo colpì dritto in faccia, scaraventandolo per terra; si alzò divertito, pulendosi il sangue dal lato della bocca.

“ Ah ah ah…sei sempre il solito avventato! Devo dedurre che ci ho azzeccato riguardo a voi due, eh?!”

“ Brutto bastardo, non osare sfiorarla neanche con un dito…”

“ Costringimi!”

 

 

 

 

 

 

 

 

Il volto imperlato di sudore, il fiato mozzato, il corpo rigido; Gajeel era steso al suolo, incapace di muoversi e fissava il cielo.

Si sentiva i polmoni pieni di sangue, la faccia dolente e la vista annebbiata.

“Se-sei forte Gajeel, ma non abbastanza per potermi affrontare…” disse ansimando, poi riprese “ ricorda cosa ci siamo detti…se continuerai così…sa-sarà peggio per te, e anche per lei”

Voltandosi, se ne andò, lasciando Gajeel solo con i suoi pensieri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“ Lasciamo perdere questa stupidaggine del programma tutor! Fa male a me quanto a te”

 “ SEI UNO STUPIDO”

Gajeel aprì gli occhi e respirò violentemente, come se fosse appena riemerso da un abisso senza fondo.

Troppe, davvero troppe volte gli erano tornate alla mente quelle scene.

Ora mai non sapeva più se si trattasse di pessimi sogni o ricordi, accavallati uno sull’altro.

Si passò una mano sulla fronte per asciugarsela, sospirò ancora e si portò a sedere.

Si alzò faticosamente dal letto e uscì fuori, sul balcone: era ancora notte fonda e tutto taceva intorno a lui.

Poggiò i gomiti sulla ringhiera e si fece investire dall’aria fresca che girava in quel periodo dell’anno; il freddo gli dava sollievo alle membra e ai pensieri: inspirò profondamente, alzando le spalle e, infine, lasciò andare tutto fuori nella speranza che, insieme al respiro, uscissero anche i brutti ricordi.

Sapeva che era la cosa giusta da fare, che ora lei sarebbe stata al sicuro, eppure, dentro di se, sentiva un vuoto incontrollabile, una tristezza infinita.

Andava davvero bene così? Aveva ancora bene vivida l’immagine di Levy in lacrime…che vergogna!

Come aveva potuto trattarla in quel modo, lei, che era sempre stata al suo fianco, nonostante le brutte voci e i pettegolezzi.

Non gliene era mai importato molto di cosa quegli idioti pensassero di lui, ma mai, mai e poi mai avrebbe permesso che le loro cattiverie potessero intaccare l’animo di Levy.

Levy, l’unica ragazza che avesse mai imparato a conoscere veramente, l’unica persona che riusciva a farlo stare bene, l’unica persona che gli avesse mai sorriso, Levy…

Lui aveva ragione, non era forte abbastanza.

Gajeel sapeva che se avesse provato a parlare con lei di questo, sarebbe rimasta, gli avrebbe detto che non le importava, che sarebbe andato tutto bene…e questo non era accettabile.

Nonostante i buoni propositi, dovette dare un taglio secco al loro rapporto, altrimenti le sarebbe successo l’inimmaginabile.

Alzò lo sguardo verso la luna che si stagliava piena e luminosa sopra di lui.

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Sentì suonare ripetutamente il campanello della porta: sbuffando e imprecando corse attraverso la cucina e poi il salotto.

Non aveva chiuso occhio tutta la notte e già quella mattina a scuola non era riuscito a fare il suo solito pisolino, ora chi cazzo era che lo disturbava proprio durante la pennichella pomeridiana?!

Girò la chiave nella toppa e abbassò la maniglia.

“ Chi cacchio è che-.” La frase gli morì in gola.

“ TU!!!”

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Capitolo 6
*** oh, finalmente qualcosa di buono, amico!!! ***


programma tutor 6

Quante volte l’aveva chiamata nelle ultime quarantotto ore? Mille? Duemila? E lei non rispondeva; ora mai per Lucy era diventato quasi un gesto automatico e involontario premere il nome dell’amica sulla rubrica del cellulare.

Non la vedeva da quella terribile mattina a scuola perché, a detta del fratello( più o meno affidabile), le era salita la febbre a furia di piangere, chiusa nel suo fantomatico sgabuzzino: Levy era proprio una di quelle persone che si agitano fin troppo tra singhiozzi e lacrime e, senza farlo apposta, si ritrovano con una temperatura corporea che rasenta i quaranta gradi.

Tuttavia, la bionda non era una ragazza che si dava per vinta facilmente, soprattutto perché, dopo il casino che aveva combinato, fare pace con Levy era la priorità assoluta; così, ogni dieci minuti circa, mandava all’amica sms, squilli, mail, segnali di fumo, piccioni viaggiatori, ambasciatori, lettere  minatorie, agenti in borghese…era arrivata addirittura ad appostarsi sotto il balcone di casa MacGarden, rimanendo lì, in silenzio; solitamente questo genere di scenette ridicole finivano con Yosuke che la pregava gentilmente di andarsene.

Alla fine, Lucy si convinse che c’era un’unica cosa che poteva fare!

Se voleva sistemare le cose con Levy, doveva prima di tutto fare i conti con una certa persona: l’idea non le andava esattamente a genio, ma il suo amore per l’amica andava oltre i conati di vomito e il disprezzo assoluto per quell’insulso teppista.

Con l’assistenza di Natsu e Gray in funzione di pali, Lucy si intrufolò di nascosto nei registri scolastici, avendo come unico obbiettivo l’indirizzo di Gajeel Redfox; avere la chiave di quel posto era stato abbastanza facile, dal momento che il bidello della Kaimako Gakuen non si poteva definire più di tanto un tipo sveglio: gliel’aveva sottratta mentre era impegnato a discutere con Gray su quale sarebbe stato, secondo loro, il modo migliore di accudire una coppia di cocorite.

“ Ehi, Lucy” bisbigliò Gray

“ Mh?”

“ Mi sa che sta arrivando qualcuno…sbrigati, o qui finiamo tutti nei guai!!”

Colta la nota di preoccupazione nel tono del compagno, la bionda si mise a rovistare ancora più freneticamente tra carte e documenti; non appena vide il nome desiderato, ebbe un sussulto, sfilò il fascicolo e lo aprì lentamente, per evitare che fogli sparsi cadessero all’improvviso.

Fece passare le pagine sotto i suoi occhi attenta e meticolosa finché, dopo foto, verifiche, pagelle, documenti e certificati, non arrivo ai dati personali.

“ Trovato!!!”

“ Shhhhhhh….” La zittirono all’unisono i due ragazzi, imperlati di sudore per via dell’ansia, “ Se ci scoprono, Erza ci riempie di botte a tutti e tre!”

“ Eh eh eh eh, scusatemi” rispose Lucy grattandosi la testa e abbassando il tono di voce di un paio di tacche.

I tre, più accorti che mai, uscirono dalla scuola furtivi così come erano entrati e, col favore del buio, si allontanarono di corsa dall’edificio, per poi fermarsi qualche isolato più avanti con il fiato mozzato e le ginocchia piegate.

Missione compiuta.

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Il giorno seguente, dopo le lezioni, Lucy uscì di corsa dall’aula per andare a casa il prima possibile in modo da prepararsi adeguatamente a ciò che avrebbe dovuto fare nel pomeriggio: per come la vedeva lei, era una specie di sfida,un duello all’ultimo sangue in onore della sua migliore amica!

Ciò che aveva fatto non era certo lodevole, e questo lo ammetteva lei stessa, ma non avrebbe mai pensato che quel teppista avrebbe finito per diventare qualcosa di importante agli occhi della dolce Levy.

Non era sicura che la ragazza fosse innamorata di Gajeel, tuttavia percepiva un qualche accenno di un sentimento puro e incorruttibile, che proveniva direttamente dal cuore dell’amica.

Una volta arrivata davanti alla palazzina, Lucy strabuzzò gli occhi un paio di volte: era assolutamente incredula, non credeva possibile che una persona come quella potesse vivere in un posto del genere; andava al di fuori di tutti gli standard che aveva appiccicato a Gajeel e, neanche nei suoi incubi peggiori, sarebbe riuscita ad immaginarselo in una casa tanto bella.

Cercò al citofono il campanello con annesso cognome e, mentre stava per premerlo, si fermò.

E se non mi fa salire? E se mi manda a quel paese?  In fondo non mi aspetterei di più da un teppista come lui!! Che razza di stupida sono stata, è ovvio che non ne vorrà sapere di parlare con me!! ah ah…che ingenua!! Probabilmente mi risponderà da cafone per poi chiudermi la porta in faccia!

Mettendosi le tra i capelli, Lucy sbatteva la testa contro il cancelletto, in attesa di un qualche intervento divino; in fondo cos’altro poteva fare?

“ Ehm…mi scusi, signorina?”

Sentendosi chiamata in causa, la ragazza si voltò, in procinto di piangere, per trovarsi davanti una vecchia signora, con un cappello a dir poco imbarazzante e una faccia leggermente interrogativa e preoccupata, che la squadrava da capo a piedi, nascosta dietro a due piccoli occhi neri.

“ Si?” rispose Lucy, cercando di ritrovare un po’ di compostezza.

“ Le serve qualcosa?”

“ Eh? Ah…ecco io, si insomma, io…sto cercando Gajeel Redfox, lei lo conosce?”

“ Ah, ma certo! È il ragazzo che abita nel piano sopra al mio”

“ Sul serio?!” che culo!!! Pensò Lucy, stringendo il pugno.

“ Si, al terzo”

“ La ringrazio molto”

Detto questo si inchinò leggermente per ringraziare la donna e, approfittando del cancelletto aperto, entrò nel nell’atrio della palazzina; l’interno era ancora più incredibile dell’esterno: tutto bianco e pulito, con un drappo rosso che percorreva le scale.

Salendo i gradini a due a due, Lucy arrivò spedita al terzo piano e, decisamente ansiosa, suonò all’unica porta che si trovò davanti.

Dovette aspettare qualche secondo prima di sentire, dietro alla porta, rumore di passi; udito il suono della chiave nella toppa, con un gesto involontario, la ragazza fece qualche passo indietro, quasi a voler evitare la caduta di un oggetto; la porta in legno chiaro si spalancò per mostrarle una faccia dall’espressione sorpresa, ma al tempo stesso corrucciata.

“ TU!”

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In quel preciso istante, l’unica parola di senso compiuto che balenò nella mente di Lucy, fu scappa!!

Risollevarsi da quell’idea non fu affatto facile, ma si disse che lo stava facendo per la sua cara amica e che, dopo tutto il casino che aveva fatto, non poteva certo tirarsi indietro proprio adesso: serrò la bocca che era rimasta aperta per la sorpresa e chiuse le mani a pugno; cercò il più possibile di darsi un tono e corrugo la fronte.

“ Che cacchio vuoi?” le chiese secco il ragazzo davanti a lei.

La domanda colse la bionda impreparata: e che cavolo, si era messa in testa tutto un discorso intimidatorio e ora, con quel che cacchio vuoi?, andava tutto a farsi benedire.

“ Ehm…vedi” cominciò a dire Lucy con le nocche della mano destra appoggiate alla bocca “ vo-vorrei parlare un attimo con te!”

“ Te lo scordi! Io e te non abbiamo nulla da dirci”

“ Ma…ma io-.” Non sapeva più cosa dire; doveva fermarlo, impedirgli di chiuderle la porta in faccia.

“ Sta zitta un po’! E ora vattene”

Ecco, stava per riportare la porta alla sua posizione originale; non era possibile, non poteva finire così, solo perché non aveva abbastanza fegato per affrontarlo? Che codarda!

Andiamo Lucy, sei davvero una fifona! E tutti i buoni propositi che ti eri messa in testa? E Levy? Ti sei dimenticata di lei, vero? stupida, sei davvero una stupida.

Schiaffeggiandosi leggermente le guancie con entrambe le mani un paio di volte, si rivolse direttamente al moro che stava per scomparire dietro alla porta dell’appartamento.

“ ASPETTA!” l’aveva detto talmente forte che, probabilmente, l’avevano sentita anche gli inquilini di entrambi i piani sottostanti.

“ Che vuoi ancora?” chiese Gajeel voltando leggermente il collo e soffermando il piede per tenere aperta la porta.

“ VOGLIO PARLARE CON TE A PROPOSITO-.”

“ Ma che cavolo urli tu, eh!? Guarda che ci sento benissimo!” fece lui, voltandosi del tutto verso la ragazza.

“ S-scusami!” disse la bionda abbassando lo sguardo a fissare una piastrella del pianerottolo.

“ Idiota!” borbottò il ragazzo, portando le braccia al petto e appoggiandosi alla guarnizione della porta.

“ allora, ecco…voglio parlare con te a proposito di Levy!”

Qual nome risuonò nella mente di Gajeel con un tuono nella notte; nei pochi secondi successivi, vide passare davanti ai suoi occhi le immagini di quella mattina a scuola: Levy in lacrime, quello che gli aveva raccontato e di come le aveva risposto, per non parlare di vederla correre via.

E pensare che quel pomeriggio avrebbe voluto dormire!

“ Non mi interessa. Puoi anche andartene!”

“ No invece, per me è importante chiarire tutto. Mi dispiace essermi messa in mezzo a voi due, non credevo che tu fossi tanto importante per lei; mi ero detta che sarebbe stata meglio senza di te, che lo stavo facendo per il suo bene e che, a lungo andare mi avrebbe ringraziata. Ora mi accorgo che non è andata come me l’ero immaginata. Non risponde alle mie chiamate e sono orami tre giorni che non viene a scuola per la febbre! Chiarire con lei, significa prima di tutto parlare con te!

Ti chiedo di perdonarmi e di non mandare tutto all’aria con Levy, per causa mia. Lei era felice grazie a te, in un modo che io non avevo mai visto! Forse è anche per questo motivo che l’ho fatto, ero gelosa; ti prego Gajeel, non voglio che soffra più di così! So che l’hai cacciata perché ti sei sentito a disagio e infastidito, ma le cose cambieranno!”

Ci fu silenzio tra i due: Lucy non staccava gli occhi di dosso a Gajeel in trepida attesa di una risposta, mentre l’altro fissava un punto vuoto dietro le spalle della ragazza.

“ Tsk…per chi mi hai preso!? Credi che, ora che mi sono finalmente liberato di lei, potrei tornare strisciando da quella mocciosa perché a te dispiace!? Ma non farmi ridere! Cosa credevi, che avrei fatto i salti di gioia?!”

“ Come puoi dire una cosa del genere?! Lei ci tiene a te se non l’avessi ancora capito!”

“ Bhe, questi sono problemi suoi! A me…non importa!”

“ Co-come sarebbe a dire?!” Lucy era allibite, non riusciva a credere alle sue orecchie.

Gajeel voltò la testa a sinistra, sospirò debolmente per poi tornare a guardare la bionda.

“ Sei ancora qui?!”

“ Tu mi dai davvero il voltastomaco!”

“ Che cosa!?” chiese secco il ragazzo facendo un passo avanti un direzione della ragazza, sciogliendo le braccia lungo i fianchi.

Ora mai Lucy non poteva più trattenersi; non era neanche più sicura per chi lo stava facendo, se per Levy o per se stessa.

“ Ero decisa a mettere le cose a posto perché, secondo Levy, tu sei una brava persona. Lei mi ripeteva centinai di volte che, nonostante tutto quello che si diceva sul tuo conto, tu eri diverso.

Ho provato a darti una possibilità, ma evidentemente tu sei marcio dentro! Levy si sbaglia su di te e francamente, sono tentata di lasciare le cose così come sono”

“ Che ne sai tu di come stanno le cose, eh!? Non sai niente di me, così come non sai nulla di Levy!”

“ Io so tutto quello che c’è da sapere su di lei!”

“ Ma davvero!? Non fare tanto la santarellina che, se ci pensi un attimo, è tua la colpa di tutto!”

“ Io ho fatto quello che ho fatto, pensando a lei, alla sua felicità!”

“ CREDI CHE IO INVECE L’ABBIA FATTO PERCHE’ MI DIVERTO!?”

Lucy sbarro gli occhi incredula; non era sicura di aver colto quello che il ragazzo aveva detto, forse aveva sentito male.

“ Credi che non mi sia costato niente dirle di andarsene!? Che non mi si sia stretto il cuore quando è corsa via in lacrime!? Credi che faccia sonni tranquilli pensando che probabilmente lei è a casa a piangere dalla mattina alla sera!? Non mi piace per niente questa situazione, ma non posso farci molto; dopo tutto, immagino che tu abbia ragione, sono marcio dentro”

Non poteva essere vero! Fino a qualche minuto fa stava dicendo tutto il contrario e ora, ora le sbatteva in faccia una verità che Lucy stentava a credere potesse essere vera.

“ Che cosa significa?” chiese leggermente preoccupata di come si sarebbe potuta svolgere la vicenda.

“ Tsk, che cosa significa!? Significa che se non vuoi vedere Levy, non so, appesa a un albero, o sepolta da qualche parte, o investita da un camion, meglio che lasci veramente le cose come sono adesso!” fece Gajeel stringendosi nelle spalle e serrando i pugni.

“ Io…no-non capisco! Che cosa stai dicendo?” Lucy tremava dal basso delle sue consapevolezze; possibile che ci fosse qualcosa che non le quadrava? Se quello che aveva capito, nell’enigmatico discorso del ragazzo, era vero, significava che…

“ Sto dicendo che la tua piccola scenetta mi ha dato la possibilità di fare una cosa che avrei già dovuto fare da tempo!”

“ Qu-quindi tu…tu l’hai fatto per proteggerla?! Da chi?”

“ Non ha importanza da chi!!”

Gajeel portò di nuovo le bracci al petto per tornare a fissare quel punto vuoto dietro la bionda.

“ Ci sono persone che farebbero di tutto pur di arrivare facilmente ai loro obbiettivi, compreso eliminare i possibili ostacoli sul proprio cammino: alcuni, se hanno un muro davanti, si impegnano e lo superano, altri invece, preferiscono buttarlo giù a suon di testate; quindi per non vedere Levy col cranio fracassato, ho dovuto spostare il muro da solo!”

Lucy si portò le mani sulla bocca, nel disperato tentativo di fermare le lacrime che le stavano per correre sul viso: come aveva potuto essere tanto cieca!? Gajeel voleva solo evitare che qualcuno ( non ancora ben definito) attentasse alla vita della sua amica.

“ Così…mi fai sentire ancora più in colpa!”

“ Evitiamo, se il risultato deve essere un altro discorso sull’amicizia e il rimorso!!” disse nervoso Gajeel, che, per colpa di quella stupida gallina, si stava spingendo anche troppo nei dettagli.

“ Tu vuoi bene a Levy, non è vero?” chiese lei, guardandolo negli occhi, con un’espressione più dolce.

“ Che razza di domande sono!?”

“ E pensare, che credevo avessi abbandonato Levy per pura cattiveria!” fece la bionda, asciugandosi quelle leggere lacrime che le gonfiavano gli occhi.

“ Pura cattiveria!? Ma di cosa credi sia fatto, di ferro?”

Lucy evitò di rispondere a questa domanda che, a suo avviso, aveva tutta l’aria di essere retorica, in più, ad essere sinceri, nella loro scuola molti pensavano che non avesse nemmeno un’anima!

“ Bene, ora gradirei vedere la tua schiena che si allontana dal mio pianerottolo, se non ti dispiace!”

Lucy si scosse un attimo dai suoi pensieri; in fondo, poteva credere a quello che le aveva raccontato, così come ci avrebbe creduto Levy, quindi, perché non dirle la verità?

“ Senti, posso farti ancora una domanda?”

“ Oh cazzo!” fu l’unica ed inequivocabile risposta del moro.

“ Perché le hai mentito?”

“ E che cavolo, hai ascoltato almeno in parte quello che ho detto fino a dieci secondi fa? Eh, oca bionda?”

“ O-oca bionda?!”

“ Se le avessi detto la verità, conoscendola, mi avrebbe detto cose come non preoccuparti, andrà tutto bene, sarò al tuo fianco e stronzate del genere!”

“ Ma almeno non avresti creato tutto questo macello!!”

“ Bhe, possiamo dire lo stesso di te!”

“ Ooooh, ancora a questo punto stiamo!?”

Gajeel grugnì voltando la testa, fece un passo in dietro e prese con la mano destra l’anta della porta.

“ Ora puoi anche andare!”

Lucy avvicinò le sopracciglia e si chiuse nelle spalle, voltandosi di scatto e facendo schioccare i lunghi capelli d’oro.

“ Benissimo, allora me ne vado!” disse indispettita.

Fece qualche scalino per poi voltarsi nuovamente verso la porta del terzo piano, semi chiusa.

“ Ah, e un’ultima cosa Gajeel…”

Il ragazzo si fermò, lasciando comunque lo sguardo fisso per terra.

“…Levy, non è una stupida!”

Detto questo, corse giù per le scale lasciandosi alle spalle il ragazzo e la loro conversazione.

Gajeel alzò lo sguardo, tirò la bocca nella sua solita smorfia e chiuse la porta.

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“ LEVYYYYYYYY!!! OH LEVYYYYYYY!!!”

“CHE CACCHIO VUOI YOSUKE!?”

“ C’E’ QUALCUNO ALLA PORTA PER TEEEEE!”

Levy si tolse il cuscino dalla faccia sbuffando, si alzò dal letto per uscire dalla camera ed affacciarsi verso il piano di sotto; prese un lungo respirò e tirò fuori tutta la voce che riuscì a trovare.

“ TI HO GIA’ DETTO CHE NON VOLGIO VEDERE NESSUNO, MANDALO VIA!!”

“ MA POTREBBE ESSERE IMPORTANTE!”

“ NON MI FREGA!”

Con un gesto poderoso, la ragazza sbatte la porta per poi ricacciarsi sotto le coperte; uffa, è  mai possibile che a quel tonto di mio fratello certi concetti non entrino in testa? Cos’ha al posto cervello, uva passa?

E poi lo sa benissimo che sto male…perché non capisce? Che tordo!

Levy  stava maledicendo mentalmente suo fratello quando, come un suono lontano, le arrivò alle orecchie come un picchiettio; si scoprì completamente e scese dal letto ( ancora): il rumore veniva dalla finestra.

Si avvicinò con cautela, scostò piano le tende e…

“ GAJEEEEEEEL!?”

“ Ehila!” disse, alzando la mano.

Non poteva crederci, non poteva essere vero! appollaiato come un piccione, Gajeel se ne stava tranquillamente fuori dalla finestra di camera sua; la ragazza aprì velocemente il vetro della finestra per tirarlo dentro, sperando che nessuno l’avesse visto.

“ Ma come diavolo ci sei arrivato qui?!”

“ Tu non volevi vedere nessuno, così tuo fratello mi ha prestato una scala!” fece lui, massaggiandosi il collo.

Maledetto Yosuke!! Imprecò Levy, stringendo il pugno.

“ Comunque Levy…”

“ Aaaah…non dovresti essere qui!” lo interruppe la ragazza, portandosi una mano sulla guancia e iniziando a zampettare per la camera.

“ I-io sono ancora arrabbiata con te, in fondo è colpa tua se ho la febbre…eh eh eh…devi andartene, sisi!!”

“ Puoi non interrompermi, eh gamberetto?”

“ Smettila di chiamarmi così, non hai più alcun diritto di farlo!”

“ E questo che diavolo vorrebbe dire!?”

“ Vuol dire che te ne devi andare, subito, subitissimo!”  disse, tentando di spingerlo verso l’uscita della camera.

“ Posso almeno dirti una cosa?”

“ NO!!”

“ Ghi ih ih…chi credi di riuscire a spostare in questo modo, eh? Ci hai già provato una volta mi pare, e com’è finita?”

Senza che Levy se ne potesse accorgere, Gajeel la teneva per le caviglie; con le braccia penzoloni, tutto quello che poteva fare era cercare di tiragli i pugni nello stomaco.

“ Mettimi giù , razza di energumeno!!! Hai capito!?”

“ Te lo puoi scordare, nanerottola!”

“ Oh, andiamo!!” tentò di dire la ragazza, con il sangue che ormai le aveva raggiunto il cervello.

“ Prima di andarmene, voglio che ascolti quello che ho da dire…” disse, lasciandola cadere delicatamente sul materasso.

Levy lo guardava, con il volto paonazzo e la mano stretta al petto; Gajeel era in piedi di fronte a lei: si abbasso appena, appoggiando le braccia sulle ginocchia.

“ Seriamente!”

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ Carissimi lettori, devo chiedevi umilmente perdono perché il capitolo, come potrete vedere, non è molto soddisfacente! si, lo so che avreste voluto più chiarimenti ma, le mie capacità di portare avanti una storia sono al quanto scarse; vi chiedo quindi nuovamente scusa!!! cmq andranno le cose, sappiate che mi impegnerò di più! spero cmq di non avervi annoiati e anche che recensirete numerosi, così almeno saprò dove ho sbagliato e, sopratutto, dove posso migliorare! un abbraccio, Safe

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Capitolo 7
*** maledetta scala!! ***


maledetta scala!

Furono quattro le cose che Levy fece immediatamente dopo aver compreso quell’insensato barlume di serietà che brillava negli occhi di Gajeel: in primo luogo si tappò le orecchie, cantilenando una serie di sconnessi “ la la la” appartenuti a chissà quale sconosciuta melodia; poi, come un coniglio in trappola, saltellò da una parte all’altra della stanza, evitando contatto diretto con il ragazzo in questione, aggiungendo ai “ la la la” una serie di non ti sento!

Come terza cosa, tentò più volte di raggiungere la porta, spalancarla e fiondarsi di sotto, in modo da poter fuggire il più lontano possibile da quell’assurda situazione che si era creata: ovviamente quest’ultima e disperata azione, veniva prontamente evitata da Gajeel che si piantava con tutto il corpo davanti al pomello; in fine, furono innumerevoli le imprecazioni e le maledizioni che la ragazza mandò a quell’imbecille del fratello, sia per avere il cervello grosso quanto un fungo, sia per avere dato una scala a quel maniaco di Gajeel.

“ Andiamo…Levy…ascoltami, dannazione!!”

“ La la la …non ti sentooooo”

“ Vuoi stare ferma!? Levyyyy…cacchio!!!” urlò il moro, sempre più irritato.

“ Non capisco cosa dici perché non riesco a sentirtiiii!!”

“ Razza di stupido gamberetto…vieni qui! Non costringermi a inchiodarti al pavimento!” fece il ragazzo, fermatosi ansante, con la mano appoggiata alla scrivania e la schiena ricurva.

“ Inchio…ah no aspetta, io non ti sentooo!” fece la ragazza, riprendendo a muoversi.

“ Tsk!”

Che razza di idiota: già l’essersi presentati a casa sua in piena notte era imbarazzante, ore doveva persino giocare a rincorrersi in 3 metri quadri di camera!? Eppure, eccolo lì, ad assecondare le paranoie di un nano da giardino.

Gajeel non era tipo da fare certe cose per una persona, non era paziente, non era comprensivo e i lunghi discorsi non erano il suo forte, specialmente se cadevano su argomenti seri o che richiedevano una notevole apertura all’interlocutore.

Era un tipo manuale lui, che avrebbe di gran lunga preferito prendere a sberle Levy, che provare a ragionarci: tuttavia, si era ripromesso che, come minimo, avrebbe provato a spiegarle meglio la situazione, giusto per farle rimettere piede a scuola.

“ Levy…” disse con voce assonnata e distante.

Ora mai non correva neanche più: si era messo seduto sulla sedia davanti alla scrivania e , con la guancia poggiata contro la mano, la guardava agitarsi a destra e a manca con le mani sulle orecchie e un tono di voce che ora mai aveva raggiunto il limite di sopportazione.

“ Guarda che se continui ad agitarti in questo modo ti salirà ancora la febbre!”

“ Non mi interessa, perché con ti sentoooo!”

Che razza di affermazione! Possibile che solo Gajeel riuscisse a tirare fuori il peggio di lei!?

Non voleva ascoltarlo o meglio, non voleva proprio vederlo: sapeva che, anche solo una sbirciatina ai suoi occhi cremisi, le avrebbe fatto tornare gli occhi umidi e, in quel momento, sapeva di non avere più lacrime per nessuno; né per lui, né per Lucy.

Tutto ciò che poteva fare era continuare a zampettare come una cretina: non era un comportamento decoroso, ma era tutto ciò che la sua mente febbrile riusciva a concederle.

“ Ehi, Gamberetto…lo sai che sembri davvero un topolino, vista da così?!”

“ Non è…a-ah…io n-non ti sentooo!!”

“ Un topolino che scappa dal gatto, dal pericolo, dalla paura, dalla verità…”

Levy si fermò, proprio accanto alla porta: portò le mani lungo i fianchi e rimase a fissare il pavimento; alzò di poco gli occhi in direzione di Gajeel, seduto al tavolo, con la testa ancora reclinata sulla mano, lo sguardo assorto, fisso su di lei.

Ed eccole, le lacrime che voleva nascondere: appena sentì i suoi occhi gonfiarsi, si girò di scatto dall’altra parte, sperando che il ragazzo non l’avesse notato.

“ Ora posso parlare?”

“ NO!” ave urlato la ragazza.

“ Bhe, io lo faccio lo stesso!” le aveva risposto, portando le mani ad incrociarsi dietro la testa.

“ Io…io non voglio ascoltarti!”

“ Che vuoi che me ne freghi; sai benissimo che questo genere di cose non funzionano con me!”

Purtroppo, aveva ragione, aveva assolutamente ragione e Levy lo sapeva bene.

Tutto ciò che la ragazza fece, fu andare a sedersi sul letto, le gambe strette al petto, il mento appoggiato alle ginocchia e il cuscino stretto tra le mani: sospirò debolmente nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime.

Gajeel si alzò in piedi, avvicinandosi al letto: sedutosi sul materasso, rimase con le spalle rivolte alla sua interlocutrice con gli occhi bassi e le mani penzoloni, appoggiate alle cosce.

“ Non so davvero come iniziare!” disse il ragazzo, massaggiandosi il collo.

“ Levy…sei arrabbiata con me?”

La ragazza strabuzzò gli occhi.

Ma che cacchio!? Che razza di domanda idiota, certo che sono arrabbiata con lui! Per quale altro motivo non dovrei volerlo vedere? Ma che ha nel cervello, uva passa?! E poi cos’era quel tono da primo confessore? Crede sia difficile solo per lui? Fortuna che ho ancora la febbre, altrimenti gli avrei dato tante di quelle mazzate…che stupido, stupido, stupido teppista!

Maledicendo il giorno in cui era nato, Levy prese a mordere il cuscino, pregando che i suoi pensieri rimanessero li da dove erano usciti.

“ Credo…di doverti chiedere scusa!”

Ancora con il guanciale stretto tra i denti, Levy si voltò di scatto verso Gajeel, che a sua volta, un po’ per aver compreso meglio fin dove era arrivato, un po’ per essersi ritrovato si fronte un cane scapestrato, contrasse il volto in un’espressione di profondo disagio.

“ Aaaah, ma che cacchio fai, eh gamberetto!?”

“ Che cos’hai appena detto!?”

“ Eh?”

“ Mi hai chiesto scusa!?”

“ Chi, io? Avrai sentito male!” fece lui, girandosi dall’altra parte.

“ No no, sono sicura, invece!”

“ Ah, allora quando vuoi riesci a sentirmi!”

“ A-ah…ecco, non è che…si, insomma..” fece la ragazza, grattandosi la guancia.

“ ...comunque, è così! Non sono stato sincero con te, anche se a dir la verità, non vorrei esserlo ugualmente!”

“ Che cosa significa?”

“ Significa che so esattamente cosa farai dopo che ti avrò detto tutto, e non  mi sta bene!”

“ Co-continuo a non capire niente di quello che dici!”

“ Uffa…quello che sto cercando di dire, è che l’ho fatto apposta!”

“ Che cosa?”

“ MMMH…!” fece irritato il moro.

“ L’urlarti dietro, il cacciarti via, tutto…l’ho fatto apposta!”

“Vuoi dire che allora è così per davvero? Cioè, vuoi che ti stia lontana? Guardava che fin li ci ero già arrivata, non c’era bisogno che me lo ricordassi! Grazie tante!” fece Levy, gonfiando le guancie ed incrociando le braccia al petto.

“ MA NOOOO!! NON HAI CAPITO NIENTE!”

“ Sei tu quello che è una mezza sega a spiegare le cose…e comunque non urlare!”

“ COME DIAMINE FACCIO A NON URLARE, ME LO SPIEGHI?! TU MI MANDERAI AL MANICOMIO!” disse Gajeel, alzandosi in piedi.

“ COME SAREBBE A DIRE?! E TI HO GIA’ DETTO DI NON URLARE!” fece lei, seguendo il ragazzo.

“ MA SE STAI URLANDO ANCHE TU!”

“ CERTO, IO URLO PERCHE’ ANCHE TU URLI, RAZZA DI IDIOTA!”

“ VOLETE SMETTERLA DI URLARE VOI DUE!? C’E’ GENTE QUI CHE STA CERCANDO DI DORMIRE!” si sentì provenire dalla camera accanto.

“ Diamine…” imprecò a bassa voce Gajeel, serrando i pugni.

“ Se sei venuto qui per ribadire il concetto, allora direi che puoi anche andare!” disse Levy, decisa.

“ Te l’ho già spiegato: non me ne andrò finche non ti avrò detto la verità!”

“ Bene allora…” fece la ragazza, rimettendosi seduta sul letto “ ti ascolto”.

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“ Conosci un certo Luxus Dreher?”

“ No!” fece la ragazza, portando le gambe ad incrociarsi sul materasso.

“ Meglio per te! Lui, bhe, diciamo che in questo periodo non gli vado molto a genio per…varie questioni che non starò qui ad elencarti; fatto sta che possiamo definirlo…bho, un capo banda? Forse è un titolo un po’ inappropriato ma, per farti capire come stanno le cose, è meglio stare sul semplice. Lui crede che mi stia rammollendo e, in fondo, non posso dargli torto!”

“ Rammollendo? Non capisco!”

“ Diciamo che il fatto che io stia frequentando questa cosa del programma tutor è…mmmm…” iniziò Gajeel grattandosi il collo in cerca di un termine appropriato, “ come posso definirlo? da sfigati, ecco!”

Stranamente Levy si sentì chiamata in causa, ma non disse niente poiché aveva paura che il ragazzo avrebbe finito col perdere il filo del discorso e, di certo, sarebbe stato un gran casino farlo rimettere in carreggiata.

Poi continuò: “ Detto in parole povere, non vuole che ti veda più, perché dice che mi distrai e-.”

“ Ti distraggo?”

“ Eh? A-ah , si, ma adesso non centra!” desse il moro, nel tentativo di sviare il discorso.

“ Comunque,” riprese “ credo che sarebbe arrivato addirittura a metterti le mani addosso e, ad essere sinceri, non mi andava proprio l’idea che qualcuno finisse male a casa dei miei problemi; ho voluto scansarti, evitarti il peggio, tutto qui! Quella tua amica, Lucy…ecco, lei è stata come un capro espiatorio, solo un pretesto: in realtà di quegli idioti dei tuoi amici non me ne fregava molto, anche perché li avrei conciati per le feste anche da solo! Cacchio, parlare di certe cose ti consuma fino al midollo; non capisco proprio come diavolo ho fatto, ma hai cap-.”

Gajeel non riuscì a terminare la frase, poiché la voce gli morì in gola.

“ Ma si può sapere che cacchio hai da piangere?!”

Levy tremava, piangeva e tremava, per la gioia si disse, per il calore di quelle parole, per il conforto che le avevano dato; pianse anche di vergogna perché era stata talmente stupida e ipocrita: Gajeel era buono, davvero buono! Come aveva potuto dubitarne?!

“Aaaah, porca miseria, la vuoi finire?” chiese Gajeel, alzando gli occhi al cielo e sospirando debolmente.

“ I-io…non…non ci riesco!” fece la ragazza,  portandosi le mani sul volto, tentando disperatamente di asciugarsi le lacrime.

Che bello, che bello! Levy non riusciva a smettere di piangere, non voleva smettere di piangere; che razza di situazione: si maledì mentalmente per tutte le cattiverie che era riuscita a tirare contro Gajeel, contro colui che, ora ne era sicura, amava più di chiunque altro.

“ Ga-Gajeel…” disse tra i singhiozzi.

“ Cosa?” fece lui, appoggiando la mano sotto il mento.

“ Grazie!”

Gli sorrise, come mai aveva fatto prima con nessun’altro; il ragazzo non poté fare a meno di contrarre il volto, sorpreso ed interrogativo.

Lo stava ringraziando? Ma che aveva da ringraziarlo? Era completamente impazzita?! Si disse di si, evidentemente; in fondo, nessuna persona sana di mente avrebbe mai risposto in modo tanto stupido.

“ Ma che stai dicendo?!” fece Gajeel con quella sua classica espressione imbronciata.

“ Grazie”

“ L’avevo capito…ma perché?”

“ Perché si!” rispose Levy, mantenendo sempre il suo sorriso.

“ Che diavolo significa perché si, eh!? Mi stai pigliando per il culo?!”

“ Certo che no! Che razza di modi; guarda che ero sincera!”

“ E ALLORA RISPONDI IN MODO ADEGUATO!”

“ Non posso crederci, stai ancora urlando?!”

“E DI CHI CREDI CHE SIA LA COLPA, EH?! RAZZA DI INSENSIBIEL GAMBERETTO!”

“ Insensibile?! Come ti permetti; hai la più pallida idea di quanto abbia pianto in questi giorni?! E non urlare, cavolo!”

“ CERTO CHE NE HO IDEA!”

“ E ALLORA NON DIRE CHE SONO INSENSIBILE, RAZZA DI STUPIDO!”

“ STUPIDO A CHI?! DOPO TUTTA LA FATICA CHE HO FATTO A TIRARE GIU’ UN DISCORSO TANTO FICO, TU MI RISPINDO CON UN CAZZUTISSIMO GRAZIE?!”

“ E’ IL MEGLIO CHE SONO RIUSCITA A TIRARE FUORI, INSOMMA, DATA LA SITUAZIONE…E NON URLARE!”

“ MA SE-.”

L’intera nottata, passò più o meno in questo modo e dall’altra parte del muro, nella stanza accanto, Yosuke, come unico uditore, si maledisse per aver prestato una scala a qual pazzo di Gajeel Redfox.

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Salve a tutti, sono mortificata ma, come potete vedere, il capitolo è piuttosto breve! Avrei voluto allungarlo ancora un po’ ma le tempistiche che riguardano lo studio e lo sport, mi impediscono di fare più di così. Spero comunque che sia stato di vostro gradimento!!! Grazie a tutti, soprattutto a quelli che continuano a seguire la mia storia….i capitoli continuano, continuano, continuano! Mhuahahahahahahah!!!! * si riprende dalla risata satanica* scusate! Bene, alla prossima” =]

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Capitolo 8
*** di nuovo quell'ombra scura! ***


programma tutor 8

aIl ritorno di Levy a scuola, fu un tale avvenimento che per poco non si rischiò di incendiare l’intero istituto con fuochi d’artificio presi da chissà dove e da chissà chi, anche se praticamente tutti i professori addossarono la colpa a Natsu.

Tra tutti quanti i suoi amici, ci fu un discreto subbuglio di domande a raffica su che cosa le fosse successo: infatti, in quei quattro giorni che era stata malata, si era sparsa la voce che fosse scappata di casa, poiché era uscita da scuola all’improvviso senza chiedere il permesso a nessuno; cosa al quanto singolare per una studentessa modello come lei.

Ovviamente, la ragazza di affrettò a mettere da subito in chiaro che si trattava di un pettegolezzo infondato e che era corsa via in modo così improvviso solo perché aveva fretta di tornare a casa e mettersi a riposo; Levy non era mai stata brava a mentire, infatti nessuno le credette, ma bastarono altri due giorni perché la cosa venisse dimenticata.

Come lieto fine, Lucy non fece passare troppo tempo che si affretto a chiedere perdono a Levy per quello che aveva fatto: la bionda confesso ogni cosa all’amica, compresa la sua chiacchierata con Gajeel, quel giorno al suo appartamento; le promise che non avrebbe più fatto una cosa simile e che, ora che aveva spiegato la situazione anche al resto della comitiva, erano tutti quanti ben disposti a conoscere meglio il ragazzo.

“ Quindi…insomma ti chiedo ancora scusa Levy, per tutto!”

“ Non preoccuparti Lu-chan! So che hai pensato al mio bene!”

“ A dirti la verità, credo che più di me ci abbia pensato Gajeel!” disse la bionda con un sorriso malizioso stampato in faccia.

“ Che…che vorresti dire?” chiese la ragazza, rossa in volto.

“ Chi lo sa!”

“ Smettila Lu-chan!!! Non prendermi in giro”

“ Ah ah ah ah…mi sei mancata Levy!” disse Lucy, mentre un caldo sorriso le si dipingeva sul volto.

“ Anche tu, Lu-chan!”

Nei giorni successivi, la normalità ricominciò a prendere il sopravvento sulla vita di ognuno, in particolare, le giornate di studio di Levy con Gajeel, per somma gioia della ragazza, ripresero ad essere una quotidianità: tuttavia, si accorsero entrambi fin da subito che c’era un aria diversa tra loro, qualcosa che non riuscirono a spiegarsi.

Levy affrettava il passo per arrivare prima all’appartamento di Gajeel, mentre lui si scoprì più attento ed interessato a quello che la piccola ragazza gli spiegava; persino le loro litigate si stavano facendo meno frequenti, anche se, tuttavia, occupavano lo stesso gran parte delle loro ore insieme: più che altro, non erano la solita raffica di insulti l’uno contro l’altra, si poteva dire che fossero diventate quasi un momento comico tra i due, che finiva con le sonore risate del ragazzo e le guance rosse di Levy.

Era un tranquillo martedì pomeriggio di Marzo, il cielo limpido e l’aria fresca annunciavano l’arrivo della primavera e dei suoi colori; il risveglio della natura si faceva vedere dagli alberi in fiore e dagli inebrianti profumi delle margherite e delle viole: tutta la bellezza delle loro sfumature, rendeva piacevole la vista della città, normalmente grigia e spenta.

Tutto si riaccendeva di nuova vita…

“ Pronto…” aveva risposto, con voce trascinata e stanca.

“ Gajeel! non posso crederci, stavi dormendo!?” chiese una voce squillante e brilla, dall’altra parte dell’apparecchio.

“ Levy? Che c’è gamberetto?” chiese il ragazzo, tirandosi a sedere sul letto.

“ Sono qui con i ragazzi, stiamo facendo un giro in centro: si vede proprio che sta arrivando la primavera, i ciliegi sono già in fiore!!”

“ Wow…che meraviglia…” disse Gajeel, massaggiandosi il collo.

“ Ehi ehi, cos’era quel tono!? Uff…sei sempre il solito; ti ho chiamato per chiederti se ti va di venire!”

“ A fare un giro in centro?”

“ Si”

“ Con i tuoi amici?”

“ Esatto!”

“ Quelli che volevano picchiarmi?”

“ ah ha!”

“ E c’è anche la bionda isterica?”

“ La biond- ah Lucy…si c’è anche lei!”

“ Passo!”

“ Ma Gajeel…andiamo non far il pigro! Ogni tanto fa bene uscire con gli amici a divertirsi!”

“ Io esco già con gli amici a divertirmi!”

“ Intendo senza far saltare i denti a qualcuno…”

“ Oh…”

“ Allora?”

“ mmmmm….”

“ Coraggio Gajeel!! I ragazzi vorrebbero conoscerti!”

“ Figuriamoci!”

“ No dico sul serio!”

“ mmmm…”

Ci volle un’altra buona mezzora per convincere il moro a prendere la giacca e scendere in strada, ma alla fine, con grande sorpresa da parte di tutti, eccolo lì, Gajeel Redfox in jeans e maglietta.

Al ragazzo l’idea non piaceva più di tanto, avrebbe di gran lunga preferito dormire, ma si disse che almeno non avrebbe più sentito gli squittii di Levy al telefono: non era abituato a questo genere di cose, non era a suo agio e, detto sinceramente, non gli andava proprio di passare il pomeriggio insieme a quei molluschi; non che avesse alcun genere di timore nei loro confronti, solo che lo annoiavano e il non poterli fare neri gli faceva pizzicare le mani!

Ma che razza di gente si porta dietro Levy?

Pensò il moro, mentre la piccola ragazza gli sfilava davanti agli occhi la lista dei nomi dei suoi amici.

Quello con i capelli rosa lo conosco e anche quell’altro…come diavolo fa ad andare in giro in calzoni corti!? Va bene che è Marzo, ma si congela! E questi due…ah si, “ gli amici di infanzia di Levy”! che razza di tipi assurdi, non mi stupisce che quella nanerottola sia venuta su così, guarda con che persone è cresciuta!

Guarda, la bionda isterica! Piccola disgraziata…è colpa tua se mi è venuta la malsana idea di andare a casa di Levy nel cuore della notte! E ho pure preso una scala in prestito dal fratello…cazzo! E questa…ah già, la rappresentante d’istituto! Mi fa venire i brividi.

“ Bene, ora che abbiamo finito con le presentazioni, direi che possiamo anche andare al Karaoke!” aveva detto in fine Levy, sorridendo ai presenti.

Per tutto il tragitto, Gajeel fu tempestato di domande o commenti da parte di persone di cui si era già dimenticato il nome: tutto ciò che voleva era andarsene il prima possibile da quell’inferno!

La nanerottola non faceva altro che raccontargli dei suoi libri o dell’ultimo racconto che aveva letto; la bionda lo guardava maliziosa, ridacchiando ogni tanto e alludendo ad una confessione sul pianerottolo del suo appartamento.

La coppia di scapestrati continuavano a proporgli sfide: chi arriva prima di là, chi raggiunge prima di qui, chi mangia più cosa, chi beve più in fretta qualcos’altro…era esasperato! All’inizio l’aveva trovato divertente, anche perché era sempre stato un tipo competitivo, ma dopo la dodicesima assurda gara, ci aveva rinunciato.

I due vecchi amici di Levy erano quelli che più fra tutti lo facevano impazzire: non parlavano se non tra di loro o con la ragazza, lo guardavano sempre di traverso e con aria da superiori! Non riusciva a sopportarlo.

La rappresentante d’istituto gli piaceva molto…stava zitta!

Arrivati al Karaoke, le due ore di prenotazione della sala durarono un’eternità: sfide su sfide, commenti su commenti, rabbia su rabbia…alla fine , prese la saggia decisione di assentarsi per qualche minuto!

“ Uff…questi sono tutti pazzi! Mai vista gente così fuori di testa e lo dico io che di gente strana ne ho conosciuta fin troppa!”

Prese a girovagare per i corridoi del bar, alla ricerca di qualcosa che potesse distrarlo: girato l’angolo però, si imbatté in due figure abbastanza note.

“ Ma guarda, i due amichetti di Levy!”

“ Gajeel Redfox…” disse il più alto tra i due.

“ Che volete?”

“ Solamente dirti di stare lontano da Levy!” fece l’altro, storcendo la bocca in modo da far vedere chiaramente il canino appuntito.

“ Oh, ma che paura! Pensate veramente che queste intimidazioni possano farmi alcun che?! Poveri illusi!”

“ Sappiamo perfettamente che non abbiamo alcuna possibilità di metterti a terra: il nostro è solo un consiglio!”

“ A me più che un consiglio sembra una vera e propria minaccia!” fece il moro, portando le mani ad incrociarsi sul petto.

“ Vedila come ti pare!” fece l’altro facendo un passo aventi.

“ Tsk…bhe mi dispiace ragazzi, ma non ci penso neanche!” disse il ragazzo, mettendosi le mani in tasca.

Gli altri due lo guardavano allibiti: non sapevano cosa dire, ne tanto meno che cosa fare.

Avevano sperato fino all’ultimo che il moro si stesse approfittando della piccola Levy, così almeno avrebbero avuto un pretesto per odiarlo e fargliela pagare, ma dopo il racconto di Lucy e la sua comparsa quel pomeriggio, le loro certezze avevano iniziato a vacillare e anche i loro pregiudizi nei confronti di quel bullo.

Che cosa potevano fare adesso?

“ Se avete concluso, io me ne tornerei anche indietro!”

“ Aspetta!” fece il ragazzo con i capelli scuri.

“ D-Droy…” fece l’altro.

“ Ti chiedo scusa…”

“ Droy, sei completamente impazzito!?”

“ No Jet, ci siamo sbagliati, ammettilo!”

Jet abbassò lo sguardo, portando le mani a stringersi sui fianchi.

“ Gajeel non è come lo abbiamo sempre descritto e Levy lo sa; è per questo che si fida di lui! Se vuoi bene a Levy, dobbiamo accettare la sua decisione e prendere Gajeel così com’è! Anche se è violento, cattivo e spaventoso!”

“ Ehi, guarda che riesco a sentirti!” proferì il moro, contrariato.

“ Allora…Jet?”

Il ragazzo alzò lo sguardo, strinse i denti e si avvicinò a Gajeel: il moro, dal canto suo, tornò con le braccia strette al petto e contrasse il volto nella smorfia che  più lo caratterizzava; Jet alzò il braccio e distese la mano.

Il moro alzò un sopracciglio nel guardare lo strano tipo che gli stava davanti: era davvero più pazzo di quanto avesse pensato.

Sciogliendo entrambe le braccia, prese la mano che il ragazzo dai capelli arancioni gli porgeva e la stinse abbastanza forte da sentire le ossa delle sue dita scricchiolare sotto la sua presa.

“ Ah…b-bhe…p-puoi anche lasciarmi andare adesso…eh eh eh…i-inizi a farmi male!”

I tre si guardarono negli occhi, si girarono e in silenzio tornarono nella saletta del Karaoke; non raccontarono mai a nessuno della loro chiacchierata, neanche a Levy.

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Nelle settimane successive, gli incontri con Levy e i suoi amici si fecero tanto frequenti che Gajeel era arrivato addirittura a ricordarsi quasi tutti i loro nomi; tuttavia, la loro comitiva era riuscita perfino ad intrufolarsi nei pomeriggi di studio insieme alla piccola ragazza, cosa che lo innervosiva parecchio: fortunatamente si ritrovavano sempre a casa della ragazza perché, per il carattere del moro, avere più di una persona alla volta nel suo appartamento sarebbe stato davvero seccante.

Non sapeva spiegarsi perché, ma il programma tutor era sempre stato suo e della nanerottola, non era programmato che ci fosse così tanta gente; presenze sgradite lo facevano innervosire più del solito in quel contesto.

“ Gajeel, tutto bene?” gli aveva chiesto una volta, mente lo aveva visto seguirla in cucina.

“ Eh? Ah…si certo!” disse il ragazzo, agitando la mano.

“mmmm…mi sembri abbastanza turbato!”

“ Figuriamoci, che vai dicendo gamberetto!?”

“ Niente, è solo che mi sembri più nervoso del solito!”

“ Ti sbagli di grosso!”

“ Sei sicuro!? A me sembra che ci sia qualcosa che ti da fastidio!”

“ MA CHE CACCHIO DICI!!!” urlò il moro, visibilmente nervoso e imperlato di sudore sulla fronte.

“E va bene, va bene…uff, ero solo preoccupata!” fece la ragazza, gonfiando le guance.

Voltando lo sguardo, Gajeel iniziò a rigirarsi un tovagliolo, trovato sul tavolo, tra il pollice e l’indice.

“ Se sei li a far niente, porteresti di là il thè?”

Con il volto corrucciato, il moro prese distrattamente il vassoio verde che Levy gli stava porgendo, per poi aprire la porta e scomparire nella stanza accanto; la ragazza non riusciva a capire che cosa lo turbasse tanto: sospirò lievemente e si disse che probabilmente era solo assonnato o annoiato per via del troppo studio.

Mentre sistemava i biscotti su un piatto, si mise a ripensare a tutto quello che era successo e a come Gajeel si stesse comportando in quel periodo: sorrise vistosamente; era contenta perché finalmente anche lui era diventato a tutti gli effetti un suo amico e degli altri.

Guardando distrattamente il pacchetto di biscotti che aveva davanti agli occhi, Levy prese a vagare con la testa da tutt’altra parte: era orami chiaro che Gajeel le piacesse molto, e trovarselo in casa, insieme a tutti i suoi più cari amici, le dava un senso di tranquillità: era come se innamorarsi di lui, ora potesse essere più facile e meno strano di prima.

Pensò che, ora che anche gli altri lo avevano accettato e preso in simpatia, non dovesse più a avere timore di farselo piacere e sentirsi imbarazzata o timida nel vederlo; pensò che adesso, avrebbe potuto sentirsi libera di comportarsi come una normale diciassettenne innamorata, senza preoccuparsi di che tipo di persona fosse Gajeel.

Prima avrebbe sicuramente dovuto fare i conti con Lucy e gli altri, ma adesso era tutto diverso, più…normale.

Tornado nella stanza dove tutti stavano studiando, si trovò davanti uno spettacolo più che imbarazzante: sapeva che Gajeel era sempre stato competitivo, ma non credeva che la presenza di Natsu e Gray lo riducesse in quello stato; i tre, se ne stavano seduti sul divano, ad insultarsi e spingersi mentre giocavano alla consol con un gioco di macchine.

Era un videogame di Yosuke, lei non aveva la più pallida idea di come si usasse e, a giudicare di come riusciva  a ridurre certe persone, non voleva neanche saperlo.

“ Natsu…dai smettetela di fare tutto questo casino!” fece Lucy, portando una mano ad appoggiarsi sotto il mento.

“ Non ci penso neanche Lucy; se ci fosse qui Elfaman direbbe certamente che vincere a questo gioco è da veri uomini!!” fece il ragazzo, senza neanche staccare gli occhi dallo schermo.

“ Puoi dirlo forte Natsu!” intervenì Gray.

La bionda sospirò debolmente.

Levy si guardò i giro per la stanza un paio di volte, posando lo sguardo su tutti i presenti e su cosa stavano facendo: era tutto così…normale! Assolutamente normale!

Iniziò a ridere, ridere di gusto e così sonoramente che tutti quanti si girarono a guardarla: i tre ragazzi voltarono lo sguardo, Lucy si raddrizzò sulla sedia, Erza alzò gli occhi dal libro che aveva davanti così come Jet e Droy.

“ Levy-chan, ma che ti prende?” chiese la bionda.

“ Immagino che vedere dei veri uomini all’opera sia emozionante!” proferì Gray.

“ Ma figuriamoci!” gli fece eco Jet.

“ Ohi, gamberetto!!”

Niente, Levy non riusciva a smettere di ridere e, detto sinceramente, non ne aveva la benché minima intenzione.

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Domenica mattina: Gajeel se ne stava beatamente rintanato sotto le coperte, nel piacevole torpore del dormi veglia, fino a quando, improvvisamente, non gli squillo il telefono accanto all’orecchio.

“ Pronto…” possibile che tutti riuscissero a svegliarlo una volta o due!

“ Yo, Gajeel!”

“ Ma chi è?!”

“ Sono Gray!”

“ Gray!? Che cavolo vuoi!?”

“ Io e i ragazzi abbiamo una partita di calcio stamattina, contro quelli della Tsujiai!”

“ E allora?”

“ Bhe, il fatto è che ci manca un giocatore e sia io che Natsu abbiamo pensato subito a te!”

“ Ah, io odio giocare a calcio!”

“ Andiamo, si tratta solo di fare presenza: se non raggiungiamo il minimo di undici giocatori verremo sicuramente sconfitti da quei bastardi!”

“ Tsk…e va bene!” fece il ragazzo tirandosi via le coperte.

“ Grande! La partita è tra un’ora al campo dietro la scuola! Ci vediamo dopo!”

Gajeel appese il telefono e si diresse in bagno per lavarsi e vestirsi: si era cacciato davvero in una pessima situazione, poiché non solo non gli piaceva giocare a calcio, ma era completamente negato a farlo!

Arrivato al campetto sintetico dietro il loro istituto, gli dissero che doveva giocare nel ruolo di portiere: davvero fantastico! Si disse che, per lo meno, nessuno avrebbe potuto notare che era una frana nel portare avanti il pallone!

Vedendo i giocatori correre verso di lui, si mise in posizione: perché diavolo si era lasciato convincere a fare una cosa nel genere!?

“ VAI GAJEEL!”

“ Oh, al diavolo!” disse in fine.

Stendendo velocemente il braccio, aprì la mano coperta dal guanto più che poté e, quasi senza accorgersene, afferrò la sfera bianca e nera prima che potesse superare la linea bianca a terra.

“ WOW!! SEI FORTE GAJEEL!!” gli urlò Natsu, dalla parte opposta del campo.

Rilanciando indietro la palla, si disse che non era molto diverso che fermare una mazza da baseball prima che ti colpisca dritta in faccia.

Alla fine scoprì che il calcio era divertente; non lo ammise mai!

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“ Ma dai, quindi avente vinto alla grande!”

Era ormai sera tardi, e Levy si stava preparando per tornare a casa: quel giorno si era trattenuta qualche minuto in più a casa di Gajeel.

“ Bhe, non c’era neanche da avere dubbi gamberetto! Con me come portiere, la nostra vittoria era scontata!”

“ Adesso non esagerare!”

“ Non esagero affatto!”

“ Si, come ti pare! Bhe Gajeel, ci vediamo domani a scuola; mi raccomando, riprendi il problema che non ti è uscito e domani vediamo di finirlo!” fece la ragazza, aprendo la porta.

“ Ehi, piano con gli ordini!” rispose il ragazzo, incrociando le braccia.

“ Certo! A domani!” sorridendo leggermente, la ragazza si chiuse la porta dietro la schiena e scese le scale.

Stava diventando scuro e i lampioni sui margini delle strade iniziavano ad accendersi e ad illuminare gli edifici circostanti; un leggero vento scosse gli alberi e Levy sentì un brivido di freddo sulle gambe nude e sul collo, dove non era coperto dalla sciarpa.

Affrettò il passo verso la fermata dell’autobus.

Mentre camminava, vide in lontananza una figura nera, vestita con un ampio cappotto: veniva verso di lei, con le mani in tasca e attorniato dal fumo di una sigaretta.

Alla ragazza venne la brutta sensazione che quell’individuo ce l’avesse proprio con lei: tuttavia, non conosceva nessuno che avesse quella stazza e quell’andatura! Strinse la tracolla della borsa e, abbassando lo sguardo, allungò il passo: una volta raggiunta la sagoma, prese un leggero respiro e passo oltre, senza neanche provare a guardarlo in faccia.

Poi, improvvisamente, accadde: l’uomo, perché evidentemente quella forza poteva appartenere solo ad un uomo, la prese per il polso, rapido e silenzioso, senza neanche darle il tempo di difendersi.

La borsa le cadde a terra con un tonfo sordo e la piccola Levy, fu costretta a girare lo sguardo per guardare in faccia il suo aggressore: era parecchio alto, con capelli e occhi chiari; portava una vistosa cicatrice sull’occhio destro e delle cuffie appese al collo; doveva avere qualche anno più di lei.

“ Chi…chi sei, che cosa vuoi!” fece la ragazza dimenandosi, nel tentativo di liberarsi dalla sua poderosa presa.

“ Levy Macgarden?” chiese l’uomo, con la voce piatta e spenta.

“ Come fai a conoscermi?” chiese, mentre una piccola goccia di sudore andò a depositarsi sulla sua guancia.

“ Non ha importanza!”

Levy emise un piccolo grido, sentendo la stretta farsi sempre più pesante sul suo polso.

“ La-lasciami!!!” tentò di dire.

“ Ora tu verrai con me!”

“ No-non voglio! Lasciami andare! Lasciami andare!” urlò la ragazza, battendo con la mano libera stretta a pugno, sul petto dello sconosciuto.

“ Ti consiglio di non agitarti, altrimenti potrei anche decide di farti davvero del male!”

Il volto di Levy si contrasse in una smorfia di paura, mentre si vedeva trascinare via, nel buio della sera.

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Capitolo 9
*** Piani e salvataggi ***


programma tutor 9

Le strade si stavano facendo sempre più nascoste e sempre più strette, il buio che le avvolgeva era diventato di un nero tanto pesante da sembrare piombo; Levy, con il polso dolente per gli innumerevoli strattoni, continuava a divincolarsi il più possibile da quella morsa che la costringeva a muoversi.

Quell’individuo se la trascinava dietro come un cane al guinzaglio, dandole le spalle e procedendo a passo spedito: la ragazza,tra un gemito e l’altro, cercava di levarsi di dosso quella mano possente che le faceva sempre più male; tentando di frenarsi con i piedi, inciampò e cadde in avanti, sentendo immediatamente una fitta alle ginocchia e qualcosa di caldo percorrerle i polpacci, fino alle caviglie.

Con ancora il polso imprigionato, la ragazza si sentì sollevare e senza che potesse protestare o dire nulla, si ritrovò caricata a peso morto sulle spalle di quell’individuo che, per il suo silenzio e i suoi modi bruschi, iniziava a riempire di angoscia il cuore di Levy.

La sua mente era troppo annebbiata per permetterle di ragionare sul da farsi, gli occhi troppo pesti perché potesse vedere dove la stesse conducendo; la paura, il timore, iniziarono a prendere il sopravvento e in men che non si dica, febbrile e stanca, cullata da quel terribile dondolio, Levy svenne, avendo come ultima immagine la strada messa sotto sopra.

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Gajeel non era un gran che in cucina, ecco perché preferiva di gran lunga comprare i cibi già pronti, e almeno il forno a microonde lo sapeva usare! Quando Levy gli aveva fatto i complimenti per come riuscisse a tenere pulita la cucina, le aveva risposto che non l’aveva mai usata, ecco perché era così linda.

La ragazza lo aveva convinto ad inaugurarla in qualche modo così, un pomeriggio di un giorno che non ricordava esattamente, fece un banalissimo thé che nonostante tutto, Levy aveva decisamente apprezzato.

Comunque sia, non sapendone il motivo, ore si trovava li, in piedi di fronte a quei cinque schifosissimi fornelli, ad armeggiare con pentole e mestoli, madido di sudore e decisamente nervoso; tutto per colpa di quella nanerottola.

Da quando avevano chiarito il malinteso, Gajeel si sentiva come diviso in due: da una parte era contento di poter continuare a vederla, per quanto non volesse ammetterlo neanche a se stesso, tuttavia sentiva come un macigno di inquietudine pressargli il petto; aveva cercato di limitare i suoi incontri con la ragazza il più possibile, in modo ce nessuno potesse vederli e, di conseguenza, riferirlo a Laxus.

Il ragazzo sapeva quanto pericoloso fosse quel bastardo e di come riuscisse sempre a sapere tutto di tutti.

Ma cosa vado a pensare, è ovvio che sta bene! Si disse Gajeel, più per tranquillizzare se stesso che non per confermare un dato oggettivo.

Mentre era intento a capire come usare un pelapatate, sentì squillare il cellulare: il numero era sconosciuto e, dati i pensieri che lo avevano precedentemente occupato, esitò nel rispondere.

“ Pronto?”

“ Gajeel?” la voce dall’altra parte era scura, quasi implorante.

“…ma chi è!?”

“ Sono…sono Yosuke, il fratello di Levy”

“ Ah, quello che mi ha prestato la scala…”

“ Si, ehm…Levy è li con te?”

“ No, veramente se ne è andata da più di un’ora!”

“ Oh…”

“ Che è successo?” chiese il moro, sentendosi crescere nel peto un atroce dubbio.

“ Niente, spero! È solo che…ecco, non è ancora tornata e inizio davvero a preoccuparmi!”

“ Come sarebbe a dire che non è ancora tornata!?” il tono di voce di Gajeel si era fatto più alto e le parole uscivano strozzate dalla sua gola.

“ Non è a casa!! Ci impiega quanto, venti minuti per venire da te? È già passata un’ora! Ho pensato che magari era passata a comprare qualcosa per la cena, ma non risponde al cellulare!”

“ Ok, allora facciamo così: io prendo la strada per venire da te e tu fai lo stesso per venire qui; vediamo se riusciamo a capire dov’è andata!” il ragazzo sapeva che non sarebbe servito a nulla, ma non poteva di certo lasciare il fratello come un fesso attaccato al telefono!

“ Ok Gajeel!” rispose Yosuke e riappese velocemente.

Gajeel rimase ancora qualche secondo con il telefono attaccato all’orecchio, sentendo gli squilli come un ronzio nella sua testa, che gli perforava i timpani; Levy non si era certo persa, non si era attardata e non era di sicuro scappata, infatti c’era un’unica e semplicissima risposta a tutto questo: Laxus.

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Quando Levy riaprì gli occhi, dovette immediatamente richiuderli: un forte bagliore la colpì in pieno volto, fastidioso e accecante; ridotti a fessure, la ragazza li costrinse a girare in lungo e in largo, nel tentativo di capire dove fosse.

Ci mise due secondi a ricordarsi cosa le fosse successo, tuttavia fu sorpresa di ritrovarsi mani e piedi legati; la sorpresa si tramutò in timore quando, oltre a questo, si accorse di avere la schiena appoggiata a qualcosa di freddo: non appena si fu abituata alla luce, constato che quello che le era sembrato un faro, non era altro che una misera lampadina scalcagnata e in procinto di fulminarsi, che pendeva dal soffitto.

Doveva essere rimasta con gli occhi chiusi per parecchio tempo, per avere una reazione del genere a una così fioca illuminazione; guardandosi intorno, Levy scorse macchine e motorini parcheggiati ovunque, vecchie scatole piene di chissà che, vecchi ventilatori, palloni bucati, materassi sfondati e attrezzi di ogni genere, dalle chiavi inglesi alle seghe elettriche.

Osservando quest’ultima tipologia di attrezzo, la ragazza ebbe un tuffo al cuore, immaginandosi ogni sorta di scena raccapricciante e iniziando a tremare convulsamente; in questo modo, si accorse che il freddo che le percorreva la schiena era provocato un rigido pilastro di cemento, posto esattamente al centro della stanza che, ad una prima occhiata, sembrava quadrata.

Doveva trovarsi in uno di quei magazzini che danno in affitto: suo padre ne aveva uno, dove teneva cose come attrezzature da sci, biciclette e cianfrusaglie varie.

Tentando di mettersi in una posizione più comoda, vide delle larghe e mal fatte fasciature su entrambe le ginocchia: qualcuno doveva averle bendato le sbucciature che si era fatta.

Levy non sapeva il motivo per cui era stata portata li, ma non pensò affatto ad una cosa casuale: quello aveva tutta l’aria di un rapimento e non solo, molto probabilmente aveva uno scopo ben preciso, d’altra parte, il biondo che l’aveva portata in quel tugurio sapeva il suo nome; che volevano da lei?

Quasi a soddisfare la sua serie di domande, sentì spalancare violentemente la porta ed entrare uno dietro l’altro quattro persone: quello con la cicatrice che l’aveva rapita, poi uno alto, esile, coi capelli verdognoli e una ciocca di capelli che andava a coprirgli l’occhio destro; il terzo era un ragazzo parecchio piazzato, con le spalle larghe e una capigliatura da fuori di testa, in fine, per ultima, comparve una ragazza, molto bella e aggraziata, che a Levy parve troppo fuori luogo per un ambiente del genere.

La sconosciuta aveva vivaci occhi azzurri ed una capigliatura candida e leggera: attrasse subito l’attenzione del piccolo ostaggio che rimase a fissarla per un tempo indeterminato, tanto che si accorse che aveva tra le mani una boccetta di disinfettante e dei cerotti; allora era stata lei a curarla.

Il biondo, che a detta di Levy doveva essere una specie di capo, si rivolse a lei.

“ Levy MacGarden, è un piacere averla qui!” disse, facendo un piccolo inchino.

“ Chi siete? Cosa volete?” riuscì a chiedere la ragazza.

“ Non vogliamo niente da te, mocciosa!” le rispose quello con la capigliatura da pazzo, tirando fuori la lingua e ridacchiando; gesto che Levy trovò disgustoso.

“ Taci Bixlow, lascia parlare Laxus!” intervenne il ragazzo con i capelli lunghi.

“ Aaaaah…ma lo sai che sei davvero un rompi cazzo Friend!?”

“ R-rompi cazzo!? Come ti permetti brutto clown esaurito-.”

Levy, che era stata sempre attenta in modo quasi esagerato alla scena, si assentò un attimo: aveva per caso detto Laxus?

La ragazza ricordava perfettamente di averlo sentito nominare da Gajeel, quella sera che era andato a casa sua, per chiederle scusa e per mettere le cose in chiaro: avevano deciso di andarci piano, rimanere cauti, perché così almeno, forse, lui non l’avrebbe mai saputo e avrebbero potuto continuare a vedersi come prima; Levy gli aveva promesso che non avrebbe fatto nulla di azzardato, in modo da non finire nei guai, ma, evidentemente, non era servito a molto.

“ Tu sei Laxus Dreher!!” fece la ragazza, portando lo sguardo, sbalordito e tremante, sul volto del ragazzo davanti a lei.

Laxus, che sbuffando tentava di fermare i due litiganti, si voltò di scatto verso si lei.

“ Allora è vero che Gajeel ti ha raccontato tutto!” fece lui, sorridendo beffardo.

“ E anche se fosse?” chiese Levy.

“ Bhe, vedi ragazzina, gli avevo esplicitamente detto di starti lontano; ora mi toccherà fargliela veramente pagare!”

“ Ma che vuoi da me-.” Levy si zittì immediatamente.

“ Esatto! Non sei così stupida come pensavo! Vedi, quel bastardo sembra essersi particolarmente affezionato a te; non lo trovi divertente?! Non vedo l’ora di poterlo vedere distrutto dalla sofferenza!!! Ah ah ah…che spasso!” finì di dire, mentre con l’indice si asciugava una lacrima di ilarità da sotto l’occhio.

La ragazza che era entrata insieme agli altri abbassò lo sguardo e strinse con più vigore il contenitore dei cerotti.

Ch-che sta succedendo? Vederlo distrutto dalla sofferenza?! Ma che sta dicendo, che sta dicendo? Pensò tra se Levy, con lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi sbarrati.

“Credeva davvero di potermi pigliare per il culo tanto facilmente!?” riprese il biondo alzando le braccia e guardando i suoi compagni alle sue spalle, “che razza di illuso; evidentemente non ha ancora capito chi comanda e se quel rammollito non vuole capirlo da solo, mi toccherà stamparglielo a forza nella testa, mia cara!”

Detto questo, voltandole le spalle, uscì dalla stessa porta arrugginita, portandosi dietro il suo seguito, tranne la ragazza con i capelli come la neve che, al contrario, le si avvicinò, le slegò le mani e i piedi, le cambiò i cerotti disinfettando le ferite e le parlò dolcemente.

“ Non preoccuparti, andrà tutto bene!” le disse sorridendo con, tuttavia, un velo di malinconia nello sguardo.

Levy non ricambiò quella compassionevole gentilezza: tutto quello che riuscì a fare, fu tremare e piangere.

“ Co…come po-potrebbe andare tu..tutto ben…e!?” tentò di dire la piccola ragazza tra i singhiozzi.

Portandole una mano sulla nuca, la ragazza abbracciò la piccola Levy, mentre quest’ultima, bagnata dalle lacrime continuava, tra i sussulti del pianto, a pronunciare un’unica parola: Gajeel.

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Nonostante fosse avvolto in un giaccone pesante e completamente bardato dalla testa ai piedi, Gajeel riusciva comunque a sentire i brividi del freddo; e non solo.

Uscito in fretta e furia dall’appartamento, si era fiondato in strada: l’illuminazione era scarsa per via dei pochi lampioni e dell’ora ormai tarda, tuttavia il ragazzo era deciso più che mai a trovare Levy e a mettere una volta per tutte la parola fine agli assurdi giochi di quel pazzo di Laxus.

Percorsi una trentina di metri, vide in lontananza, più avanti, un oggetto scuro per terra: si avvicinò correndo, con il cuore che gli batteva all’impazzata; si accovacciò per guardare meglio e constatò che era un porta chiavi, uno di quelli da appendere ai cellulari.

Non c’erano dubbi, era di Levy; se lo ricordava perché aveva passato come minimo un quarto d’ora a giocarci, a farglielo vedere a pigolarci addosso dicendo che era carinissimo e altre cose del genere…ricordava che aveva anche provato a buttarglielo dalla finestra, ma che l’aveva fermato, arrabbiandosi pure: insisteva col dire che fosse il suo tesoro! Chissà poi che ci trovasse di carino in un draghetto nero di pezza…non era neanche roba da ragazze!

Fatto girare il ciondolo tra le dita, Gajeel si guardò intorno, nella speranza di capire dove fosse andata, o peggio ancora, dove l’avessero portata: alla sua sinistra, si apriva una stradina secondaria, illuminata ancora meno di quella su cui si trovava.

Aggrottando le sopracciglia e serrando i pugni, il ragazzo procedette a passo deciso nel buoi  del vicolo.

Dovette ragionare molto sulla strada su cui procedere: sembrava di essere in autentico labirinto di cemento, con vicoletti che andavano sempre più stringendosi; Gajeel ricordava di esserci stato una volta nel covo di Laxus, ma non aveva la più pallida idea di come arrivarci!

“ Cazzo…” sibilò tra i denti, prima di fermarsi davanti a quello che aveva tutta l’aria di un bivio.

Non sapeva dove andare, non lo sapeva! Si mise le mai nei capelli per poi toglierle di scatto, ringhiando e tirando un pugno bene piazzato al lampione che aveva accanto.

Che devo fare! Dove diavolo l’anno portata quei maledetti!!

Respirando profondamente e chiudendo gli occhi, decise che avrebbe seguito il suo istinto, o quanto meno, pregò di avere la fortuna dalla sua parte.

Non del tutto sicuro, prese la strada che andava a destra.

Correndo il più velocemente possibile, il moro superò parecchie fabbriche, magazzini e vecchi cantieri, finendo con tutta probabilità in una zona industriale; più avanti, si ritrovò in uno spiazzo erboso piuttosto largo; in fondo c’era una cancellata scura, chiusa con un lucchetto.

Sopra quello che doveva essere il cancello principale, c’era un insegna con scritto a lettere cubitali: AFFITTASI GARAGE SINGOLI.

Gajeel prese le inferriate e si arrampicò fino in cima, rischiando di scivolare un paio di volte; saltato dall’altra parte, constatò che c’erano all’incirca una ventina di quei garage, tuttavia, solo uno era illuminato.

Avvicinandosi piano, il ragazzo scorse una piccola finestrella sporca che dava sull’interno del cubicolo: lo spazio per guardare non era un gran che, ma riuscì comunque a scorgere qualcuno.

Quando si dice, avere culo.

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Mi scuso per la brevità di questo capitolo, ma gli impegni scolastici e non, mi impegnano da matti!!

Eh già,il valoroso Gajeel è partito al salvataggio della dolce fanciulla, tenuta in ostaggio da un orribile individuo…ovviamente, non per anticiparvi nulla, il nostro eroe si accorgerà di avere bisogno di aiuto!! Riuscirà a farsi una bella dose di umiltà e chiamare soccorso?? Chi lo sa, chi lo sa!! Comunque, se non l’avevate ancora capito, la ragazza che aiuta Levy è Mira! Ho voluto metterla tra i cattivi, una volta tanto!! Cambiamentooooo….bene, direi che abbiamo finito! Ringrazio tutti quelli che mi seguono e che si prendono la briga di recensire!! Grazie davvero<3 alla prossima!! Safe ^_^

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Capitolo 10
*** eruptione facta ( parte prima) ***


programma tutor 10

Non c’era alcun dubbio, una delle due ragazze che Gajeel intravedeva dalla finestra, era sicuramente Levy: in quel momento avrebbe anche potuto spaccare il vetro di quell’insulsa finestrella, buttarsi a capo fitto nel capanno e fare strage, a suon di pugni in faccia, a chiunque gli si parasse davanti; mordendosi il labbro, si riprese da quell’assurdo pensiero e decise che avrebbe fatto meglio a riflettere una volta tanto, prima di agire.

Inoltre conosceva abbastanza bene Laxus da sapere che aveva come minimo una trentina di persone al suo seguito, tutte pronte a riempirlo di botte a un solo schiocco di dita del loro capo; Gajeel sapeva anche fin troppo bene come funzionavano certe cose. Tuttavia, per esserne più sicuro, si arrampicò sul tetto del capanno, strisciando cautamente sulla pancia fino a raggiungere l’estremità opposta; sporgendo di poco la testa per vedere in basso, dovette complimentarsi con se stesso: oltre ai garage si stendeva un ambio cortile piastrellato, illuminato dalla luce di un paio di lampioni, occupato da moto, motorini e macchine di ogni genere.

Di gente ce n’era parecchia, chi più chi meno conosciuto, ma tutti li per lo stesso motivo e di certo non era per vedere un film.

Aggrottando la fronte e ringhiando a denti stretti, il ragazzo si sentì inutile, debole e stupido: sapevo quello che doveva fare e cioè liberare Levy, solo…solo non ce l’avrebbe mai fatta senza l’aiuto di qualcuno!

Che cos’altro poteva fare? Già essere stato preso in giro da Laxus e i suoi era imbarazzante, figuriamoci mettersi a pregare qualcuno di aiutarlo; sarebbe stato masochismo allo stato puro.

Eppure, una piccola parte del suo cervello continuava ad urlargli che doveva farlo, che doveva mettere da parte il suo orgoglio, che doveva pensare a Levy, a quanto dovesse avere paura, a quanto stesse piangendo.

Quanto si faceva schifo:  in quel momento non avrebbe potuto essere più egoista di così.

Tirandosi un leggero schiaffo sulla guancia, Gajeel tornò indietro, scese cautamente dal cubicolo e poi oltre il cancello; voltandosi un’ultima volta verso il covo di Laxus, promise a se stesso che gliela avrebbe fatta pagare e che avrebbe salvato Levy!

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Sentendo l’ennesimo sospiro arrivargli all’orecchio, ormai spazientito, Natsu si voltò verso l’amica che gli stava seduta accanto, nel tentativo di fermare quella tortura.

“ La vuoi smettere?” chiese irritato.

“ Non posso farci nulla, sono preoccupata!”

Lucy, appoggiata al banco con le braccia penzoloni, non poteva fare altro che chiedersi cosa fosse capitato ( di nuovo) alla povera Levy, visto che quella mattina non si era presentata a scuola: era abbastanza sicura che non fosse colpa sua questa volta, quindi c’era un solo e unico responsabile possibile.

“Sono sicuro che non le è successo nulla di male!” disse il ragazzo, intuendo i pensieri della bionda.

“ Si figuriamoci!! Non ricordo  di averla mai vista perdere delle ore di scuola, prima che iniziasse a frequentare quel teppista!”

“ Andiamo, Gajeel è un tipo in gamba! E poi credevo che avesse iniziato a starti simpatico!”

“ E’ vero però…” si interruppe Lucy.

“ Però?”

“ Però non posso fare a meno di stare in ansia! Mettiamo pure che Gajeel sia cambiato, come continuate ad affermare tutti: non credi che comunque i suoi vecchi amici vogliano continuare a frequentarlo? Gajeel non ti ha raccontato niente a proposito di una certa persona, che non voleva che lui e Levy si vedessero?!”

“ Non mi sembra, no” dichiarò il ragazzo, avendoci riflettuto un po’ su.

“ Bhe a me si e sono più che sicura che sia per questo motivo che Levy non è a scuola!” affermò decisa Lucy, ormai in piedi.

“ E che cosa hai intenzione di fare, sentiamo?”

“ Io…andrò a chiederlo a Gajeel!”

“ Non mi sembra una buona idea!”

“ E perché no!?” chiese acida la ragazza, voltandosi in direzione dell’amico.

“ Rifletti un attimo: forse Levy sta semplicemente male e, di conseguenza, Gajeel non c’entra niente. Se corri da lui, urlando e imprecando, quando non ce ne alcun motivo, tutti gli sforzi di Levy e la nostra appena iniziata amicizia, andranno a farsi benedire per colpa della tua cocciutaggine”

“ E da quando fai ragionamenti così intelligenti?” chiese sbalordita la bionda.

“ Ho appena mangiato!” le rispose sorridendo Natsu.

“ ah ah…certo!” rispose la ragazza, non troppo sicura di aver capito l’affermazione del ragazzo.

“ Bhe allora, che cosa proponi di fare?” continuò poi.

“ Chiamala!”

Sospirando leggermente, Lucy prese il cellulare dalla borsa e digitò veloce e sicura il numero dell’amica: il cuore iniziò a batterle all’impazzata mentre sentiva dall’altra parte i ritmici rintocchi d’attesa.

“ Non risponde!” affermò spazientita la ragazza, tuttavia fiera di aver avuto ancora una volta ragione.

“ Prova a chiamarla a casa!”

“ Ma…” Lucy dovette fermarsi, osservando nell’amico un’espressione mai vista prima, quasi…quasi matura.

La cosa le fece correre un brivido lungo tutta la schiena, ma, non avendo scelta, chiamò a casa.

“ Non risponde!” sbuffò la bionda.

A questo punto, nemmeno Natsu sapeva più che cosa fare: il numero di cellulare di Yosuke non lo conosceva ( anzi, non era nemmeno sicuro quel pazzo avesse un telefono), ma di certo a quell’ora lavorava; portando lo sguardo ad incrociarsi con quello della ragazza, poté notare un accenno di impazienza, dovuta al fatto che ora mai, non essendoci altre spiegazioni, sarebbe voluta andare da Gajeel e stampargli l’impronta della scarpa sulla faccia.

Sospirando rassegnato e massaggiandosi il collo, Natsu non ebbe nemmeno il tempo di pronunciare un’altra singola parola che quella pazza se l’era già filata.

Alzandosi svogliato dalla sedia, si disse che era meglio seguirla, onde evitare inutili spargimenti di sangue.

Intanto Lucy, che non riusciva a trovare Gajeel da nessuna parte, decise di andare a cercarlo direttamente in classe e, alla mal parata, chiedere informazioni ai suoi compagni; correndo come una forsennata, non si accorse nemmeno che dalla porta dell’aula insegnanti, una ragazza le urlava dietro di fermarsi.

“ Lucyyyyy!!!” urlò Erza, invano.

“ Ehi Natsu!” disse, vedendolo arrivare con un espressione lugubre e una smorfia sul viso.

“ Si può sapere che cosa sta combinando quella pazza!? Non lo sa che non si corre nei corridoi!?”

“ Ah, non me ne parlare! Tutto questo sta cominciando a diventare una rottura!” sbuffo il ragazzo.

“ Che sta succedendo?” chiese accigliata la rossa.

“ Levy non è venuta a scuola oggi e Lucy vuole dare la colpa a Gajeel!” riassunse, alzando le spalle.

“ Mmmm…bhe, per assicurarmi disciplina a scuola, verrò con voi!” dichiarò Erza, schioccando il dito, per poi partire a tutta velocità dietro all’amica.

“ Ah…” sospirò Natsu, “ e pensare che avevo progettato di dormire durante l’ora di storia!!”

Lucy, arrivata davanti alla porta della quarta sezione C, inspirò profondamente e con tutta la forza che riuscì a tirar fuori, aprì la porta con un calcio.

“ VOI!!” urlò subito dopo, additando tutti i presenti.

“ AAAAAH!!” fu la risposta generale che ebbe; d’altronde, chi non si spaventerebbe alla vista di una ragazza con i capelli per aria, gli occhi iniettati di sangue e i denti stetti a ringhio!?

“ Dov’è Gajeel Redfox?” chiese, incrociando le braccia sul petto.

 Tra tutti, quello che doveva essere stato il più coraggioso e risoluto, affermò che Gajeel non si era visto quella mattina.

“ No, l’ho visto in cortile!” disse una voce, proveniente dal fondo dell’aula.

“ E allora dov’è adesso?” domandò di nuovo Lucy.

“ Probabilmente sul tetto, come sempre!”

“ Ah, io odio fare le scale!” commentò Natsu, arrivato in quel momento alle spalle di Lucy insieme ad Erza.

“ TUTTI SUL TETTO!!” urlò la rossa.

“ Ma si può sapere che cos’è tutto questo casino!?” chiese una voce alla loro sinistra.

I tre, voltatisi, videro Gray, intento a rimettersi a posto la camicia che, non si sa come, gli era volata via.

“ Andiamo a prendere Gajeel!” dichiarò Lucy, stringendo il pugno per aria.

“ Uh!?” fu l’unico commento del nuovo arrivato che, senza neanche avere i tempo di accorgersene, si vedeva trascinato per l’orecchio da Erza, seguita da Lucy e da un sempre più sconsolato Natsu.

Una volta che la comitiva ebbe raggiunto la sua destinazione, Lucy, che tra tutti era forse l’unica ad avere un buon motivo per essere li, iniziò a chiamare il moro a gran voce.

“ GAJEEL!!! GAJEEL!! DOVE TI SEI CACCIATO!? GA-.”

“ Si può sapere che hai da strillare come una gallina!?”

Alzando lo sguardo, la ragazza lo vide seduto, con le gambe penzoloni, sul cubicolo dove di tengono gli attrezzi.

“ Vieni giù!” ordinò Lucy.

“ Vedi di non rompermi!” sbuffò infastidito il ragazzo.

“ Levy non è venuta a scuola sta mattina!” continuò imperterrita.

“ E allora?!”

“ E allora tu sei stato l’ultimo a vederla, quindi devi sapere per forza dov’è!”

“ Che razza di idea!! Cosa ti fa pensare che io sappia dov’è!?”

“ Vuoi negarlo?”

Gajeel non rispose: era li, con le persone che sapeva avrebbero potuto aiutarlo eppure, non ci riusciva, non riusciva a dire niente di quello che era accaduto la notte prima! Perché, perché anche a questo punto il suo orgoglio non poteva andarsene a fan culo!?

“ Allora!?” chiese di nuovo Lucy.

A quell’affermazione il ragazzo, tiratosi in piedi, saltò giù dal cubicolo, per atterrare precisamente davanti ai quattro ragazzi; guardandoli per un attimo, il moro sospirò a denti stretti.

“ E va bene, so dov’è Levy!”

“ Lo sapevo, alla faccia tua Natsu!” dichiarò la bionda, fiera di se stessa.

“ Dov’è?” chiese Erza.

“ L’ha presa, ieri sera, e l’ha portata del suo covo!” disse vago il ragazzo.

“ Chi l’ha presa?” chiese poi Gray.

“ Laxus!”

“ Non sarà mica lui che-.” Cominciò Lucy.

“ Esatto,” la interruppe Gajeel, “ è lui che mi aveva già minacciato di non vederla, lui che volevo non scoprisse nulla, lui che ora la tiene in un garage in periferia, lui che vuole farmela pagare!” ringhiò il ragazzo, sempre più nero per la rabbia, stringendo i pugni.

“ Che possiamo fare?” domandò la bionda, con gli occhi pieni di lacrime.

“ Dobbiamo andare a prenderla, è ovvio! Giusto Gajeel? ” dichiarò Natsu.

“ Non essere stupido, c’erte cose non puoi farle in modo così impulsivo!” affermò decisa Erza.

“ E allora che proponi?” domandò infastidito il ragazzo.

“ Qui ci vuole un bel piano!” dichiarò sicura la rossa.

“ Ehi, aspettate un attimo!” esclamò Gajeel.

“ Chi vi ha detto che potete venire con me? Non ho bisogno del vostro aiuto: avevo già pensato di andare da solo, sta notte! Dei pivellini come voi mi sarebbero solo di intralcio!” affermò in fine, per poi voltarsi e rientrare a scuola.

“ PIVELLINI!? COME TI PERMETTI BRUTTO-.” Urlò spazientito Natsu, agitando le braccia in aria.

“ Fermo Natsu!” ordinò Lucy.

“ Sapete, credo di aver capito un po’ meglio il carattere di Gajeel: è ovvio che ha bisogno di noi, lui lo sa, ma è troppo orgoglioso e testardo per ammetterlo!” disse la bionda, con un leggero sorriso.

“ E quindi? Che si fa?” chiese Gray.

“ Credo che un piccolo aiuto se lo meriti!” affermò infine Lucy, decisa.

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Aprendo leggermente gli occhi, Levy si alzò a fatica da terra: per la notte le avevano dato un cuscino e una coperta, ma comunque aveva dovuto dormire sul freddo pavimento; si stiracchiò, sentendo le ossa della schiena piegarsi a quei movimenti.

Si guardò in torno, sconsolata e affranta per la situazione in cui era finita e, soprattutto, per ciò che volevano fare a Gajeel: a questo pensiero, gli occhi le si inumidirono ancora, ma dovette asciugarli velocemente non appena sentì la porta del garage aprirsi.

Apparve Mirajane, la ragazza che la sera prima l’aveva slegata e l’aveva abbracciata, la ragazza che, agli occhi di Levy, era come una bambola di porcellana in mezzo a tante lampade dismesse e rotte: fuori luogo.

La ragazza le si avvicinò con un vassoio, sul quale stava una grande tazza riempita di latte, dei biscotti e una mela matura: glielo appoggio accanto e, con un immenso sorriso le diede il buon giorno.

“ B-buon giorno!” rispose indecisa Levy; era davvero un buon giorno?

La ragazza dai candidi capelli si alzò lentamente, con grazia ed eleganza pari a quella di una ballerina; la piccola prigioniera si disse che se aveva dei modi così delicati solo per alzarsi in piedi, figuriamoci per camminare, correre o per fare qualsiasi altra cosa.

Il motivo della suo presenza in una tale compagnia, era un chiodo fisso che Levy aveva dalla sera prima: che ci faceva con quei brutti ceffi? Era un ex prigioniera?

Levy non si dava pace così, prima che potesse uscire, glielo chiese.

“ Ecco…”

A quella parola, Mirajane si voltò, sorridendo leggermente.

“ Si?” chiese poi.

“ Ecco…io, volevo chiederti…si insomma, che cosa fa una persona gentile e bella come te in un posto del genere?” domandò tutto d’un fiato.

“ Spesso me lo domando anche io!” rispose sospirando, per poi accovacciarsi accanto a Levy.

“ Vedi,” riprese poi, “ io e Laxus ci conosciamo dai tempi delle medie: un tempo non era così, era sempre allegro, solare e pieno di vita. Era sempre pronto ad aiutare gli altri, gentile e premuroso; tutti gli volevano bene! Poi però, suo padre morì improvvisamente; solo dopo Laxus venne a sapere che erano anni che suo padre era malato, tuttavia non glielo aveva mai detto! Laxus si sentì tradito, umiliato; era molto attaccato al padre e questo, rendeva tutto più difficile. Un giorno venne da me piangendo, dicendo che non si sarebbe mai più fidato di nessuno, che non si sarebbe mai più affezionato a nessuno, che non sarebbe più stato condizionato da qualcuno; al contrario, tutti sarebbero dovuti dipendere da lui! Voleva essere il centro del suo piccolo universo!”

Ci fu una pausa di silenzio, poi la ragazza riprese.

“ Sono rimasta con lui, solo perché, come una sciocca, mi ero follemente innamorata! Avrei fatto di tutto per renderlo felice, gli sarei sempre stata accanto!”

Levy era sbalordita: non avrebbe potuto minimamente immaginare che quel tipo, che l’aveva rapita, che aveva fatto del male a Gajeel, potesse avere sofferto tanto; provava una grande pena per lui, le veniva da piangere, ma non sapeva se fosse giusto o sbagliato, soffrire per uno come Laxus.

E Mirajane? Un amore impossibile, stroncato dalla violenza a dalla cecità.

Alzando lo sguardo verso quello della ragazza di fronte a lei, Levy non poté fare a meno di mordersi il labbro: allungò la mano e prese quella della orami amica; non l’avrebbe più lasciata, così come non avrebbe voluto mai lasciare quella di Gajeel.

“ Andrà tutto bene!” fu la piccola Levy questa volta a sorridere a Mira, tentando di consolarla con tutto il calore che il quel momento riusciva a tirar fuori.

Pochi minuti dopo, quando Fried aprì la porta del garage, per vedere dove si fosse cacciata Mirajane, dovette ammettere che di cose strane a questo mondo ce n’erano parecchie: le due ragazze, abbracciate strette, piangevano come delle forsennate, ridendo di tanto in tanto.

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Non ricordava esattamente come fosse successo, fatto sta che ora si trovava li, nel freddo della notte, acquattato dietro un mucchio di sacchi di sabbia in compagnia dei sei personaggi più assurdi che avrebbe mai potuto incontrare.

“ Ahi Natsu, vuoi stare fermo?” chiese Lucy infastidita.

“ Scusa e che sono troppo elettrizzato, non vedo l’ora di prendere a calci qualche sedere!”

“ I veri uomini non attaccano mai alle spalle, ciò che bisogna fare è affrontare il nemico faccia a faccia!” dichiarò deciso Elfman.

“ Erzaaaa, di loro di smetterla!” piagnucolò la bionda.

“ Devi essere decisa Lucy! Senza la determinazione non si vincono le battaglie!”

“ Ma questa non è una battaglia!” fece Lucy.

“ Senti Yosuke,” chiese Gray dal fondo della fila, “ com’è che ti sei portato dietro una padella?”

“ E’ per difendermi, no?” fece sicuro il ragazzo.

“ Una padella? Non vedo come possa esserti utile! Potevi fare come Lucy e portarti una mazza da baseball!!”

“Una buona padella di ghisa è sempre più utile di una rozza mazza da baseball! Quando con questa salverò la mia adorata sorellina, verrai a chiedermi scusa in ginocchio!!” dichiarò infine il ragazzo, stringendo al patto l’utensile.

“ Volete fare silenzio!?” urlò Gajeel per quanto gli fu possibile, viste le circostanze.

Era decisamente nervoso, lo si vedeva chiaramente: era contento, in fondo, di aver trovato l’aiuto che cercava; ora era deciso più che mai a farla finita con quel pazzo di Laxus. Avrebbe salvato Levy con ogni mezzo, anche a costo di rimetterci la pelle.

A quei pensieri, dovette fare marcia indietro: da quando era disposto a tanto solo per salvare qualcuno? La vita gli aveva insegnato a non fidarsi tanto facilmente delle persone, a stare sempre sulla difensiva, a non esporsi troppo al pericolo; queste erano le basi fondamentali del combattimento!

Eppure, lei, Levy, gli aveva come distrutto la ferrea difesa che si era posto innanzi: ora non aveva più alcun dubbio, quelle persone, quei volti, quell’atmosfera…non avrebbe voluto essere da nessun’altra parta, se non li.

“ Ragazzi!” disse in fine.

Tutti si voltarono, sentendosi chiamare in causa.

“ Grazie!”

 Fu tutto ciò che il moro disse, prima di alzarsi e far segno di seguirlo in direzione dl cancello grigio, sul retro dei garage.

Tutti, dal primo all’ultimo, sorrisero dolcemente al sentire quella voce, sempre burbera e distante, pronunciare una così bella e preziosa parola; sapevano di aver fatto la cosa giusta nell’andare con lui, che era davvero cambiato!

Erano felici, tutto qui: non c’era nient’altro che potesse descrivere a pieno quella sensazione che non li avrebbe più abbandonati, da quel momento in avanti.

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Accadde tutto all’improvviso: le due ragazze avevano passato insieme praticamente tutto il giorno, chiacchierando e confidandosi l’un l’altra ogni cosa sulla loro vita, sulla loro famiglia, sull’amore, sull’amicizia!

Finché, con la stessa impetuosità di un fulmine, non avevano spalancato la porta: Bixlow, Fried e altre cinque persone erano entrate nel garage imprecando, tutti più o meno acciaccati e visibilmente stanchi.

“ Quei bastardi…ci hanno colti di sorpresa!” disse uno di loro.

“ Che sta succedendo?” chiese preoccupata Mirajane.

“ Sono in sette: non ci siamo minimamente accorti di loro! Maledetti!” sibilò Bixlow tra i denti.

“ Chi sono?” chiese di nuovo la ragazza.

“ Sei non li conosco, ma sono due ragazze e quattro ragazzi; l’altro non c’è alcun dubbio che sia Gajeel!”

Al sentire quel nome, Levy scattò in piedi: era li, era veramente li!

Era venuto a salvarla!

Gli occhi le si riempirono di lacrime e, in men che non si dica, ecco che quelle calde gocce le stavano rigando il viso, ma questa volta erano dolci.

Senza badare a niente e a nessuno, corse verso l’esterno, ignorando la voce di Mira e degli altri presenti: in quel momento intorno a lei non c’era più niente; tutto ciò che voleva era vederlo, li, ora!

Buttandosi nel cortile che si apriva davanti a lei, vide i suoi amici, tutti i suoi più cari amici: Lucy, Erza, Natsu, Gray e anche Elfman; c’era suo fratello Yosuke ( con una padella!?) e in fine, c’era lui.

“ GAJEEL!!”

Lo urlò con tutto il fiato che aveva ancora in corpo, la faccia rossa e calda per le lacrime, il respiro mozzato, le gambe che le tremavano.

Sentendosi chiamare, il ragazzo mollò l’ultimo ceffone al tipo che teneva per il collo della maglietta e si voltò: era li, a pochi metri da lui, e lo chiamava.

“ Vai Gajeel!” lo chiamò Gray.

“ Qui ci pensiamo noi!” fece Lucy, sventolando per aria la sua preziosa arma.

Il ragazzo annuì.

Tuttavia, udì un grido e fece in tempo a vedere Laxus scagliare a terra Mirajane con una sberla, prendere Levy per la collottola e riportarla dentro il capanno.

“ Sarà tutto inutile Gajeel!!” fece in tempo ad urlargli, prima di chiudere la porta, accompagnato da una risata sinistra.

Quello era veramente troppo: preso da una furia inaudita, il ragazzo corse come un forsennato in direzione del cubicolo, levandosi di torno, uno dopo l’altro, chiunque gli si parasse davanti; neanche Bixlow o Fried, riuscirono a fermarlo.

Arrivato davanti alla porta, si voltò di scatto, sentendosi prendere per la caviglia: abbassò lo sguardo per trovarsi davanti Mirajane, affaticata e in lacrime.

“ P-perdonami…Gajeel!” cercò di dire la ragazza.

“ Non preoccuparti, ora dovrà vedersela con me!!” fece il moro, premendo il pollice sul petto.

“ Fai...fai attenzione!” disse in fine, prima di svenire.

Stingendo i pugni e serrando la mascella, Gajeel spalancò violentemente la porta, pronto più che mai ad affrontare il suo peggiore incubo.

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Eeeeeevvvaaaaiiiii!!! Con la scusa dei giorni di vacanza, sono riuscita ad aggiornare abbastanza in fretta!!

Dunque, per non fare un capitolone di venti pagine, ho deciso di dividerlo in due, così almeno vi annoierò un po’ di meno!! Mi scuso per l’OOC dell’inizio con Natsu e Lucy, ma l’idea di vedere Lucy incazzata e Natsu che prova a fermarla, mi allettava troppo!!!

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e aspetto con ansia le vostre recensioni; in particolare ringrazio MissAnimeLover99 e _hicchan, per il loro sostegno e per avermi sempre seguita fino ad ora!! Alla prossima con la seconda parte del capitolo!!

 

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Capitolo 11
*** eruptione facta ( parte seconda) ***


programma tutor 11

In quel preciso istante gli sembrò di entrare in un mondo parallelo, buio e apparentemente infinito, con figure indistinte e strane presenze che gli facevano gelare il sangue nelle vene.

Dopo aver spalancato la porta, la fioca luce dei lampioni gli aveva mostrato di sfuggita l’interno del cubicolo e Laxus che, come uno sporco scarafaggio che improvvisamente scappa per trovare conforto nelle tenebre, si era rintanato ancora più sul fondo della stanza, con Levy stretta a se.

“ E’ inutile Gajeel; avvicinati ancora e la tua amica qui farà una brutta fine!” detto questo, con scatto fulmineo, tirò fuori dalla giacca un coltello tascabile.

Il moro poté sentire i gemiti sommessi della ragazza, spaventata e inerme: era troppo, nessuno stronzo poteva permettersi di prendersela con lei e, soprattutto, di pigliarlo per il culo!

“ Dacci un taglio Laxus, lasciala andare! Questa faccenda riguarda me e te, lei deve starne fuori!” disse Gajeel, gettando la mano di lato.

“ Certo, ne sono più che convinto, ma vedi…così non sarebbe divertente!” disse beffardo il biondo.

“ Sei solo un codardo!” sibilò Gajeel tra i denti.

“ Come scusa? Credo di non aver capito bene quello che hai detto.” Fece, portandosi una mano all’orecchio.

Il moro lo guardava in cagnesco, facendo saltare lo sguardo prima su Laxus, e poi su Levy, per assicurarsi che stesse bene: aveva gli occhi pieni di lacrime, le guance rosse e il terrore stampato sul volto; Gajeel si sentì un debole, non sapeva come comportarsi, da che parte attaccare, evitando però di coinvolgere anche la ragazza.

“ Lasciala stare, Laxus, oppure io…” iniziò.

“ Oppure…cosa?” fece Laxus, alzando un sopracciglio e premendo il coltello contro la gola di Levy.

Quest’ultima emise un urlo sommesso, mordendosi il labbro e cominciando a tremare.

“ Saresti dovuto sottostare ai miei ordini Gajeel; non ti troveresti in questa situazione adesso! Sai perfettamente che non perdono chi mi prende per il culo, moccioso!”

“ Mi sta bene, ma ti ho già detto che lei non c’entra nulla quin-.”

“ Lei non c’entra nulla!? Vorrai scherzare spero: è solo colpa di questa nanerottolo se ora sei diventato un rammollito!” disse alzando la voce, stingendo ancora di più la piccola ragazza.

“ Una volta eri una specie di macchina da guerra: mi bastava un cenno e partivi come un terno! Non importava quanto fossero grossi, quanto fossero cattivi, riuscivi sempre a sbatterli con il culo per terra!! Ora mi sembri un mollusco.” Continuò poi.

Al sentire questo genere di discorsi, Levy sentì come una fiamma premerle nel petto: non poteva sopportare che si desse del vigliacco o del mollusco a Gajeel; quasi presa da una rabbia incontrollabile, pestò decisa il piede di colui che la teneva prigioniera.

Quando quest’ultimo, gemendo, tentò di prenderla per i capelli, Levy gli morse la mano e si allontanò da lui il più velocemente possibile: purtroppo, Laxus riuscì a prenderla per il polso, tentando di colpirla con il coltello; la ragazza lo evitò al pelo, ferendosi alla spalla destra.

Prontamente, gli tirò una sberla, che fece rimanere il biondo interdetto per qualche secondo: di risposta, gli rifilò un pugno in piena faccia, scaraventandola tra un mucchio di vecchie biciclette e scatoloni.

“ LEVY!!” urlò il moro, dopo aver assistito incredulo alla scena.

“ Non azzardarti mai più, stupida mocciosa!” fece Laxus, puntando il dito in quella direzione.

Gajeel decise che era quello il momento: non sapeva se la ragazza lo avesse fatto di proposito o meno, fatto sta che era riuscita a distrarre Laxus; con un calcio ben piazzato, il moro tolse di mano al biondo il coltello, per poi colpirlo in pena faccia con un pugno.

Laxus, sbattendo contro il muro, cadde carponi per terra, con il fiato mozzato dalla sorpresa e il sangue che gli colava dalla bocca: si ripulì con il dorso della mano per poi rialzarsi.

“ Niente male Gajeel, ma dovresti saperlo che sono di gran lunga più forte di te!”

“ Staremo a vedere!” fece il ragazzo, per poi correre addosso a Laxus.

Un pugno, un calcio sul fianco e Laxus era di nuovo per terra; rialzandosi, rifilò al moro un pugno nello stomaco, una gomitata in faccia, un calcio sulle costole: Gajeel strisciò con la schiena per terra per poi rotolare all’indietro e sbattere la testa contro un vecchio armadio.

Alzandosi, si massaggio il collo e la schiena rovente, sputò il sangue che gli riempiva i polmoni e si ripulì quello che gli usciva dal naso; con il fiatone e l’addome dolorante, Gajeel aggrottò le sopracciglia e ripartì all’attacco.

Bastarono un altro paio di calci bene assestati, e il moro si ritrovò nuovamente a fissare il soffitto di quel dannato cubicolo.

“ Sei troppo presuntuoso Gajeel!” fece Laxus ridacchiando.

Fu allora che il biondo tirò fuori dai pantaloni un piccolo oggettino d’argento: lo puntò addosso al ragazzo steso a terra che, con la gola in fiamme, la vista annebbiata e la faccia gonfia per via dei pugni, non riuscì immediatamente a rendersi conto della situazione.

Una pistola era troppo, anche per gli standard di Laxus: il moro la guardò trasognato, come fa un bambino quando vede un nuovo giocattolo; gli venne da ridere!

Era finita, aveva miseramente fallito: che ne sarebbe stato di Levy? E degli altri? Se ne sarebbe andato ancora pieno di domande e di sogni, lasciandosi alle spalle una vita appena cominciata.

Che ironia, una volta non avrebbe mai messo a repentaglio la propria vita per salvare quella di qualcun altro.

Ah già…il problema era che non aveva salvato proprio nessuno!

Chiuse gli occhi e sospirò, in attesa dello sparo.

“ FEMATI LAXUS!!”

Quella voce…non era possibile!

Aprendo di scatto gli occhi, Gajeel vide Levy, o meglio, la schiena di Levy, piantata di fronte a lui, con le braccia aperte: non poteva vedere il suo volto, ma di sicuro stava piangendo, perché la sua voce era rotta e insicura.

“ Le-Levy?” che diavolo stava facendo?

“ Che diavolo stai facendo, ragazzina!? Spostati da li, se non vuoi che faccia fuori anche te!”

“ No, mai!” disse la ragazza decisa.

“ Tu…tu sei solo triste Laxus!” continuò poi.

“ Come!?” sibilò la il biondo tra i denti.

“Ti sei sentito abbandonato, ti sei sentito tradito…è…è per questo che agisci in questo modo! Ma tuo padre ti voleva bene, cercava solo di proteggerti!”

“ Che ne sai tu di mio padre? Non dirmi che…Mirajane!”

“ Lei ti amava Laxus, ecco perché non ti ha mai abbandonato! Ha sempre pensato che ci fosse ancora del buono in te!” disse Levy, con voce stravolta e strozzata.

“ Non sono affaracci tuoi!! Ora spostati, o giuro che te ne pentirai!”

“ Guardati Laxus,” cominciò la ragazza, sta volta con voce più dolce, “ stai minacciando di morte due persone!”

“ E allora?! Gajeel deve pagare per non avermi portato rispetto!” disse, agitando l’arma davanti a se.

“ No, Laxus, non è per questo! Dopo la morte di tuo padre, volevi che tutti dipendessero da te, ma hai trovato qualcuno per il quale tu non sei più niente! Ecco cos’è che ti da veramente fastidio!”

“ TU NON SAI PROPRIO NIENTE!” urlò Laxus, con la voce strozzata.

“ Mio padre era uno stronzo, così come la maggior parte della gente che c’è la fuori; perché non chiedi al tuo amico li, di raccontarti un po’ del suo passato? Scommetto che ti sarebbero un po’ più chiare alcune cose!” dicendo questo, fece un cenno nella direzione di Gajeel che, faticosamente, si stava tirando a sedere.

“ Se non sei tu a comandare, non sei niente! La gente ti deride, ti sputa in faccia, ti calpesta!” disse, con tono di disprezzo.

“ Questo non è vero!” fece Levy, con le lacrime che le bagnavano il viso.

“ I tuoi compagni farebbero di tutto per te, Mira-san ti ama!” disse la ragazza, ormai rossa in viso e tremante.

“ Cosa vuoi che me ne freghi di loro!? Non sono altro che scapestrati raccattati qui e la dalla strada, gente che farebbe di tutto pur di sentirsi appagata; hah, per chi mi hai preso, per un sentimentale come quel bastardo che stai nascondendo?”

“ Smettila, ti prego!” disse la ragazza, con un filo di voce.

“ Credi che io sia il peggiore qui dentro!? Quello stronzo non è certo da meno!” continuò Laxus.

“ Non mi importa niente di quello che Gajeel è stato, o di quello che ha fatto,” iniziò la ragazza, stendendo le braccia e serrando i pugni, “ lui sarà sempre un passo avanti a te!”

Ne era sicura, Gajeel non era neanche lontanamente paragonabile al ragazzo che aveva di fronte: non era un vigliacco che si nasconde dietro un’arma, non era meschino e non avrebbe mai parlato dei suoi amici in questo modo.

A Levy non importava nulla del passato del ragazzo perché, se c’era una cosa che aveva imparato, era che non si può vivere di ricordi; a lei importava il qui e l’ora.

“ Come osi mettermi ad un livello inferiore rispetto a quel bastardo, eh?” disse tra i denti.

Con mano tremante, alzò la pistola verso la ragazza: lo sguardo allucinato, un sorriso sinistro stampato in faccia; Levy chiuse di scatto gli occhi, sussurrò un mi dispiace rivolto a Gajeel e serrò le labbra, in attesa del colpo.

“ Addio, moscerini!”

La ragazza ruotò la testa e, nel’istante in cui aprì di poco gli occhi, incrociò la sguardo di Gajeel, sfatto e sfinito; era la fine per entrambi! Poteva essere una consolazione il fatto di morire insieme? Levy non ne era tanto sicura, ma, certo, non rimpiangeva di essere rimasta li con lui.

Si sent il click del cane della pistola tirato indietro e una risata sommessa.

Entrambi tennero il fiato in attesa di quel rumore così terrificante e sconosciuto: ripensarono velocemente alla loro vita, a cosa si sarebbero persi, a quello che invece avevano visto; tornarono con la mente ai loro giorni felici, a quelli tristi.

Poi improvvisamente, accadde: si sentì un rumore metallico, veloce e sonoro, un tonfo e una voce familiare.

“ Nessuno può permettersi di minacciare la mia adorata sorellina con una pistola!!”

Levy riaprì un occhio, poi l’altro, aprì leggermente la bocca per lo stupore, ma nessuna frase di senso compiuto riusciva a uscirle dalla bocca: Yosuke, suo fratello, se ne stava ritto in piedi, dietro il corpo ora mai privo di sensi di Laxus e teneva una mano poggiata sul fianco, mentre l’altra stringeva una vecchia padella di ghisa.

“ Ma che diavolo hai in mano!?” fu il suono della voce di Gajeel a rompere quel silenzio il quale, finalmente, era riuscito a mettersi in piedi, nonostante le innumerevoli ferite e contusioni.

Il ragazzo non fece neanche in tempo a rispondere che dalla porta del cubicolo, entrarono in tutta fretta prima Erza, poi Lucy, Natsu, Elfman e Gray, con in braccio Mirajane, priva di sensi.

Uno alla volte abbracciarono Levy, la quale era tornata a versare lacrime di gioia miste a paura.

Preso sotto braccio Gajeel, Natsu fu il primo ad uscire, seguito dal resto della comitiva; all’esterno, lo spettacolo che si parò agli occhi di Levy fu a dir poco agghiacciante: tutti gli scagnozzi di Laxus erano stesi al suolo, coperti di graffi e botte, così come lo erano i suoi amici.

Tutti avevano rischiato la propria vita per lei, per venirla a salvare: dove altro poteva trovare degli amici simili?

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“ Coraggio Levy, vedrai che non è niente di grave!”

All’ospedale, nella sala d’aspetto, la ragazza continuava a muoversi avanti e indietro, da una parete all’altra del corridoio; le parole di Lucy per tranquillizzarla, si erano rivelate inutili.

“ Levy, vuoi stare ferma?! Mi stai facendo venire la nausea!” disse Natsu con un filo di voce; le innumerevoli botte che aveva preso gli avevano causato con pochi danni, e il fatto che avesse una grossa quantità di bendaggi attorno alla testa, giustificava appieno la sua lamentela.

“ Scusami Natsu, è solo che…si insomma, sono preoccupata!” disse la ragazza, torturandosi la fasciatura intorno alla spalla.

Gajeel era nell’ambulatorio del pronto soccorso da più di tre quarti d’ora: non aveva idea dei danni che Laxus gli avesse provocato, e questo la faceva stare ancora più in ansia.

Inoltre, il continuo battibeccare tra Yosuke e Gray sull’efficacia di un utensile da cucina come arma, non la faceva stare concentrata su quello che era il vero problema.

Finalmente, una donnina minuta e con il passo veloce, uscì dalla porta del pronto soccorso, dicendo che il ragazzo stava più che bene e che si poteva andare a trovarlo; ovviamente tutti, dal primo all’ultimo, spinsero Levy nel corridoio che portava alle camere.

La ragazza, con passo incerto, si avvicinò alla camera 307.

“ Ehi!” la chiamò il ragazzo, vedendola entrare.

“ Ehi, tutto bene?” chiese lentamente.

“ Ovvio che si: un paio di graffi e di costole rotte non sono certo un problema!”

“ Oh, a-allora…non…non è niente di grave! Ah…p-pensavo fosse…fosse…” la ragazza non riuscì a trattenersi più di tanto dal piangere: teneva le mani sulla bocca e tentava di singhiozzare il meno possibile.

“ Ehi, gamberetto! Che fai?”

“ Mi dispiace tanto, Gajeel! E’ tutta colpa mia, solo mia!” disse, quasi senza respirare.

“ Ma che stai dicendo?! La colpa non è tua, è mia! Sono davvero uno smidollato, Laxus ha ragione!” disse, fissandosi le mani fasciate.

“ Questo non è vero!” intervenne subito la ragazza.

“ Ah, non è vero? Quelle bende che hai addosso indicano che non sono riuscito a proteggerti, e se non fosse stato per tuo fratello, a quest’ora saremmo morti entrambi!” disse, alzando la voce e stringendo le candide coperte del letto.

La ragazza si avvicinò piano al letto del moro, sedendosi sulla poltrona li accanto e prendendogli delicatamente la mano.

“ Gajeel, sai perché ho accettato di aiutarti, di far parte del Programma Tutor?” disse con calma.

“ Perché di stava sul cazzo che non mi ricordassi di te?”

“ Si, esatto,” cominciò ridacchiando la ragazza, “ hai ragione! E sai perché me l’ero presa tanto?”

Il ragazzo fece cenno di no.

“ Perché, nonostante la tua cattiva reputazione io…ti ammiravo!” disse, guardandolo negli occhi.

“ Che!?” chiese incredulo.

“ Tu eri forte, coraggioso e non ti facevi mettere i piedi in testa da nessuno! Dopo la morte dei miei genitori, mi sono sempre appoggiata a Yosuke, o a Lucy, a tal punto da non riuscire più a cavarmela da sola, ero insicura su tutto e mettevo in dubbio ogni cosa, anche quello che prima mi pareva ovvio!

E’ solo grazie a te se sono cambiata; mi hai fatto riscoprire il valore dell’amicizia, mi hai fatto capire che cosa significa sentirsi legati a qualcuno e che si deve mettere il cuore sempre, in ogni cosa che si fa.

Quindi ti prego, non dire che ti senti inutile!”

“ Tu sei fuori!” disse schietto.

“ Cosa?!”

“ Insomma, sono io quello che è riuscito a cambiare grazie a te!” disse, leggermente imbarazzato.

“ C-cosa?” chiese Levy, decisamente più a disagio del ragazzo.

“ Hai sentito Laxus, prima ero uno stronzo, uno di quelli che non hanno neanche più un motivo per fare del mala a qualcuno;  lo fanno solo per divertimento! Grazie a te, per la primissima volta, avevo degli amici, qualcuno che mi facesse sentire vivo, non una merda, come invece riuscivano a farmi sentire Laxus e il suo mondo! Io, nel mio passato-.”

“ Non mi importa!” lo interruppe la ragazza.

“ Non mi importa nulla del tuo passato, Gajeel! Ora sei qui, con me!” Riprese, stringendo ancora di più la mano del moro.

Gajeel sorrise, mosso da un nuovo sentimento! In quel preciso istante, non avrebbe voluto essere da nessun’altra parta e con nessun altro, se non la ragazza che amava.

Il momento fu interrotto dalla brusca intrusione dei loro amici, chi in lacrime, come Elfman o Natsu, chi orgoglioso, come Erza e chi commosso, come la dolce Lucy.

Gajeel, guardandosi intorno, si disse che, probabilmente, quello sarebbe potuto essere il giorno del suo nuovo compleanno.

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Capitolo 12
*** Festival di inizio estate! ***


programma tutor 12

Erano poche le cose che Levy non riusciva a sopportare: Gajeel quando non aveva voglia di studiare, Lucy in cucina e il caldo, soprattutto il caldo; inoltre, chissà come, quel pomeriggio non riusciva a trovare il ventilatore da nessuna parte.

Era come se l’intero universo si fosse messo contro di lei, dandole una spiacevolissima sensazione di impotenza: se non fosse stata una persona estremamente intelligente e razionale, in quel momento, probabilmente, avrebbe giurato che il suo cervello stesse per sciogliersi.

La scuola era finita ormai da una settimana e da ogni parte, per quei primi giorni, si era sentito parlare di temperature altissime e di un’estate che si prospettava una tra le più calde degli ultimi tempi.

Perché quello stupido di Yosuke non aveva dato retta ai telegiornali? A quest’ora avrebbero potuto avere in casa un enorme condizionatore.

Stesa sul divano a sventolarsi la faccia con un giornale trovato in giro per caso, Levy fece fatica ad accorgersi del cellulare che vibrava li accanto: stese con fatica la mano sudata per prendere l’apparecchio e vederci illuminato il nome di Lucy.

“ Pronto?” sbiascicò la ragazza.

“ Ehi Levy, tutto bene?” chiese una vocina squillante dall’altra parte.

“ no, non va tutto bene! Ci saranno almeno quaranta gradi in casa mia e, a questo punto, credo che la mia schiena e il divano siano diventati un tutt’uno!” rispose seccata la piccola Levy, provando ad alzarsi dalla sua postazione.

“ Oh, mi dispiace…comunque,” riprese imperterrita la bionda, “ volevo proporti qualcosa di divertente da fare questo sabato sera!” concluse ridacchiando.

“ E cioè?”

“ Il festival di inizio estate!” fece Lucy, alzando la voce in preda all’eccitazione.

“ Il festival di inizio estate?” chiese l’amica, non troppo convinta.

“ SI!! È una festa: ci sarà da mangiare, bancarelle con i giochi, spettacoli di musica e a mezza notte in punto, partiranno i fuochi d’artificio!!” fece, sempre più eccitata.

“ Sembra…divertente!” affermò Levy, sempre meno invogliata da quella proposta.

“ Oh, andiamo! Sarà divertente e poi, le ragazze possono mettersi il kimono tradizionale!”

A Levy parve strano, ma sembrava come se Lucy avesse intenzionalmente sottolineato quest’ultima parte del discorso, accennando un tono maliziosi nella voce.

“ Lucy, nessuna delle due possiede un chimono tradizionale!” disse, alzando un sopracciglio.

“ Lo so!” rispose candida l’amica.

“ E allora scusa come…oh no, oh no!” fece all’improvviso Levy, capendo finalmente dove la bionda voleva andare a parare con quel tono di prima.

“ Esatto amica mia, andiamo a fare shopping!”

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Levy ancora non riusciva a credere di essersi fatta trascinare per il centro della città a quell’ora del pomeriggio e, soprattutto, con quell’afa: rimpiangeva il clima della sua sala.

“ Oh Levy, non trovi che questo vestitino sia bellissimo!?” chiese la bionda rivolta all’amica, trottando in direzione di una vetrina poco più avanti.

“ Si certo, ma non eravamo uscite a cercare dei kimoni tradizionali?” domando la piccola ragazza premendosi sulla fronte una lattina di thè.

“ Ovviamente, ma guardare qualche vestito carino in vetrina non può certo farci male; o sbaglio?” le chiese di rimando Lucy.

“ O sbaglio? Lucy, davvero non capisco come tu possa restare così fresca nonostante la calura che c’è in città!” sbottò in fine, raccogliendosi i capelli blu in una coda disordinata.

“ Davvero non saprei, non ho mai sofferto molto il caldo!” disse la bionda alzando le spalle.

“ Fantastico direi!” commentò Levy, asciugandosi la fronte.

“ Oh, non preoccuparti, il negozio dove ti voglio portare e giusto due passi più avanti!” fece Lucy, indicando la fine della stradina che correva loro davanti.

Qualche minuto dopo, davanti agli occhi delle due ragazze si parò un bellissimo negozietto, infossato in un cortile interno: non era molto grande, e una miriade di kimoni appesi e ripiegati, copriva quasi del tutto le pareti, che erano di un azzurro tenue; ce ne erano di ogni misura e colore, con un’enorme varietà di disegni e ricami.

Lucy disse qualcosa, ma Levy non ci fece molto caso: era rapita dalla bellezza di quelle stoffe, di quei colori così brillanti…era tutto così magico.

“Levy, guarda questo, non lo trovi bellissimo?” chiese la bionda,mentre guardava un kimono bianco, con rose gialle disegnate sopra.

“ Direi di si!” rispose la ragazza avvicinandosi.

“ Coraggio allora, vai a provarlo!” disse eccitata Lucy, prendendolo e spingendo l’amica nel piccolo camerino.

“M-ma Lucy, credevo le volessi tu!” fece interdetta Levy, vedendosi sommersa da una vagonata di altri modelli.

“ E questi?” chiese.

“ Bhe vedi, non sono convinta che il giallo sia il tuo colore, così ne ho presi altri da farti provare!” rispose agitando un dito per aria, come se fosse la cose più ovvia da dire in una circostanza del genere.

“ Ma Lucy…”

“ Niente ma,” la interruppe la bionda, “ vai subito li dentro e inizia a provare quelli che ti ho dato! Io vado a cercarne altri!” disse in fine, girando sui tacchi e scomparendo tra gli scaffali.

C’era qualcosa che non andava in Lucy, si comportava più stranamente del solito e Levy non poté fare a meno di pensare che in tutto questo centrasse il festival di inizio estate.

Levy ne provò talmente tanti che quasi le veniva da vomitare: ne provo blu, rossi, gialli, viola, con fiori, animali di ogni genere, righe, quadretti, pallini…non ne poteva più; tuttavia, nessuno dei modelli convinceva la bionda che, squadrandola da cima a fondo, la rimandava a cambiarsi all’istante.

Dopo quello che poteva benissimo essere stato il centesimo chimono che provava, Levy ne aveva le tasche piene.

“ Oh, che ne dici di questo: viola con le righe azzurre…”

“ Basta, Lucy!” la interruppe l’amica, “ Si può sapere che ti è preso?”

“ Non capisco…” disse la bionda, sventolando la mano con fare disinvolto.

“ E’ inutile che fai la finta tonta con me! Avanti, sputa il rospo!” fece serie Levy, puntando le mani sui fianchi.

“ Bhe, ecco…volevo, si insomma, volevo renderti il più bella possibile!” confesso in fine, nascondendo il volto dietro il kimono che teneva in mano.

“ Eh?”

“ Bhe vedi, sono riuscita a convincere TUTTI  a venire al festival!” disse Lucy, enfatizzando la parola tutti con tono malizioso.

“ Che vorresti dire?” chiese dubbiosa la piccola Levy.

“ Che, stranamente, ha accettato di buon grado anche Gajeel!” rispose, sempre con lo stesso tono.

“ C-come sarebbe a dire!?” chiese impacciata la ragazza.

“ Volevo renderti così bella da farlo svenire, almeno si sarebbe deciso a dichiararsi e sareste diventati una coppia a tutti gli effetti!!” affermò, saltellando eccitata sul posto.

“ Ma tu sei completamente uscita di testa: una coppia…io e Gajeel…non, non dire sciocchezze! Insomma, da dove l’hai tirata fuori una storia cosi ridicola?!” disse, rossa come un peperone e ridendo istericamente.

“ Davvero non saprei!” rispose Lucy, incrociando le braccia e alzando un sopracciglio.

 “ Ascoltami Levy,” riprese Lucy, “ è fin troppo chiaro che Gajeel ti piace, quindi perché nasconderlo!”

“ Ma, se non dovessi piacergli?” domando Levy.

“ Mi stai prendendo in giro  forse!? È ovvio che gli piaci, altrimenti non si sarebbe fatto pestare tanto facilmente e, di sicuro, non avrebbe accettato di passare il sabato sera ad uno stupido festival!” ribatte decisa la bionda.

“ Come sarebbe a dire stupido? Credevo non vedessi l’ora di andarci!” chiese Levy stranita.

“ Era solo una scusa per farti indossare il kimono tradizionale; il punto è, che questa è la tua grande occasione: avrei preferito che si dichiarasse lui, ma non penso proprio sia il suo caso, di conseguenza, dovrai dirglielo tu!” affermò Lucy, prendendo l’amica per le spalle.

“ Ma sei impazzita!? Non ce la farò mai e poi, con tutta quella gente…”

“ Mai dire mai, mia cara! Ho già in mente un piano perfetto per rendere il tutto estremamente facile e, soprattutto, molto, molto romantico!”

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La sera del festival era arrivata e Levy, guardandosi attentamente allo specchio, si sentì estremamente nervosa; non riusciva a truccarsi da tanto le tremavano le gambe e non le piaceva affatto come le erano venuti i capelli: non si era mai sentita così strana.

“ NON CE LA FARO’ MAI!!” urlò all’improvviso, sfregandosi le mani sulla faccia e scompigliandosi l’acconciatura.

“ LEVY, TUTTO A POSTO?” chiese Yosuke dal piano di sotto.

“SI!! Almeno spero…” disse sconsolata, poggiando la testa contro il vetro.

E se Gajeel l’avesse rifiutata? E se dopo si fosse sentito talmente in imbarazzo da non rivolgerle più la parola? Di certo sarebbe stata la fine, per lei…si sentiva così piccola!

Tanti ragazzi le si erano dichiarati, ma mai si era potuta immaginare che un giorno si sarebbe ritrovata al posto loro! Ora li capiva bene, quei poveri ragazzi…un momento, e se avesse fatto la stessa fine di Jet e Droy? Legati ad una persona che non li ricambia…

Improvvisamente si sentì esausta; si alzò per guardarsi di nuovo nello specchio: era orribile! Era sempre stata così brutta?

Basta, ormai era deciso, non sarebbe andata! Non poteva certo presentarsi in quelle condizioni!

Improvvisamente sentì bussare alla porta.

“ Si, chi è?”

“ Levy, sono Lucy, posso entrare?”

“ Si…” disse la ragazza, tornando a poggiare la fronte contro lo specchio.

“ Wow!” fu l’unico commento di Lucy, una volta visto come si era conciata l’amica.

“Si può sapere che ti è successo?”

“ Mi hanno vomitato in faccia, ecco cos’è successo!” disse sbuffando.

“ Cosa!? E no, cara la mia Levy, non ti permetterò di rinunciare proprio adesso!” affermo decisa la bionda a pugni serrati.

“ Ah, tanto e tutto inutile! Non ne sono capace…”

“ Sciocchezze, andrai alla grande!”

“ Ma se mi rifiuta?” chiese Levy, praticamente in lacrime.

“ Uffa, ti ho già detto che gli piaci! Non devi avere paura!” disse, portando le braccia ad incrociarsi sul petto.

“ Tu dici?” chiese, alzando la testa.

“ Assolutamente! Ma se dovesse succedere, sarebbe solo la conferma che è un gorilla senza cervello!” affermò, scuotendo la testa.

“Ok…” disse Levy, ridacchiando leggermente.

“ Fantastico! Ora ci diamo una sistemata e raggiungiamo gli altri!”

“ Si…ah e, Lucy,” la bionda si voltò, “ mi piace il kimono che hai scelto!”

“ Ah, ti ringrazio! Trovo che le margherite mi donino molto!”

Una volta rifatto il trucco a Levy e tirati su i capelli in una coda laterale, le due ragazze erano pronte per la serata.

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Raggiunto il grande prato dove si sarebbe svolto il festival di inizio estate, le due ragazze trovarono li tutti i loro amici: Natsu, Gray, Erza con uno splendido kimono celeste a righe rosse, Elfman, Jet, Droy e, ovviamente, Gajeel.

Appena lo vide, Levy ebbe un leggero tuffo al cuore: prese un grande respiro e si avvicinò al gruppo insieme a Lucy.

Tuttavia, c’era qualcun altro che aveva decisamente bisogno di respirare; Gajeel non era da meno in quanto a nervosismo: vedere arrivare Levy in un kimono bianco con fiori azzurri ricamati sopra, gli aveva fatto perdere qualche anno di vita.

“ Ehi, Gajeel!” lo richiamò Natsu, facendogli prendere un colpo.

“ C-cosa vuoi?!” chiese, decisamente infastidito dall’essere stato interrotto.

“ Te lo ricordi, vero, quello che devi fare?” chiese, punzecchiandolo sulla spalla.

“ Tsk!” ribatté nervoso, togliendo la mano del ragazzo dalla sua spalla.

Si ricordava perfettamente quello che doveva fare solo, insomma, non era un gran che sicuro di poterci riuscire, soprattutto avendo visto quanto quella sera Levy fosse dannatamente bella!

Comunque sia, i ragazzi iniziarono a gironzolare per le bancarelle, chi più, chi meno eccitato.

“ Coraggio Levy, diamo inizio all’operazione sempre insieme!!” sussurrò la bionda all’orecchio dell’amica.

“ Non mi piace questo nome!” ribatté contrariata la piccola ragazza.

“ Oh, insomma! Vuoi stare al punto, per favore?!” sbuffo.

“ Si…scusami!” fece Levy, attorcigliandosi un ciuffo di capelli attorno al dito.

“ Ricorda, io farò di tutto per lasciarvi da soli e tu, appena ti darò il segnale, dovrai portarlo via dal resto del gruppo, in modo da non incontrarci più, ok? E ricordati che a mezza notte devi…”

“Si si,l-lo so cosa devo fare!” assentì Levy imbarazzata.

Gran bel piano Lucy! Pensò tra se Levy, alzando rassegnata gli occhi al cielo.

“ Aspetta un attimo!” fece Levy, rivolta all’amica.

“ Cosa?” chiese incuriosita la bionda, voltandosi verso la ragazza.

“ Se io mi dichiaro a Gajeel…” iniziò a dire.

“ Si?” chiese Lucy alzando un sopracciglio.

“…Tu ti dichiarerai a Natsu!” disse, incrociando le braccia al petto.

“ C-cosa?”

“ Oh, andiamo! Lo sappiamo tutti che hai una cotta per lui dalla terza elementare!” rispose.

“ Come sarebbe a dire tutti!?” domandò sconcertata Lucy.

“ Lo prometti?” chiese poi Levy.

“ Ma io…”

“ Lo prometti?”  chiese di nuovo la ragazza, questa volta più decisa.

“ Eh…si, lo prometto!” sospirò Lucy, rossa come un peperone.

“ Cos’hai promesso?” chiese un Natsu comparso dal nulla.

“ Ah, n-niente, non preoccuparti!” ribatté Lucy, agitando le mani davanti la faccia.

“ Coraggio Natsu, perché non mi vinci un pesce a quella bancarella?” chiese trascinandolo sotto braccio.

Levy sorrise leggermente, prima di accorgersi di essere rimasta da sola: si voltò da una parte e dall’altra, alla disperata ricerca di qualcuno; non vedeva neanche più Lucy!

Che cosa poteva fare? Di certo non era molto intelligente rimanere fissa come un palo in mezzo a tutta quella gente.

Decise che avrebbe gironzolato un po’nel tentativo di vedere se riusciva a trovare qualcuno.

Dopo qualche minuto speso a girare a vuoto, Levy si ritrovò ancora più spaesata di prima e si maledisse per non avere portato con se il cellulare.

“ Ecco dov’eri, gamberetto!”

Levy riconobbe immediatamente quella voce; si voltò.

“ Gajeel!”

“ Non ti trovavo più!” disse con non curanza.

La stava cercando? Stava cercando proprio lei?

“ Sei talmente piccola che è difficile vederti tra tutta questa gente!” riprese poi, ridacchiando.

Levy come risposta, gonfiò le guance contrariata.

“ Forza,” riprese il moro, “ andiamo a cercare gli altri!”

“ Stai dicendo che ti sei perso anche tu!?” chiese sbalordita la ragazza.

“ Si, certo!” rispose tranquillo.

“ Certo!” gli fece eco lei, alzando un sopracciglio.

Comunque sia, Levy si ritrovò a seguirlo come un cagnolino ubbidiente, in mezzo ad una miriade di persone: tuttavia, tra spintoni e spallate, la ragazza si trovò con le ginocchia a terra.

Si rialzò con il vestito tutto sporco e, come se non bastasse, non c’era più Gajeel li con lei.

Che brutta sensazione: il ragazzo era stato come un sogno ad occhi aperti; le aveva fatto piacere essersi ritrovata da sola con lui, anzi, molto più che piacere, ma ora che non c’era più, sentiva come un grosso vuoto dentro il petto, come se le avessero strappato un pezzo di anima.

Si era sentita sollevata perché lo strano piano di Lucy stava funzionando, nonostante non fosse andata come avevano pianificato; l’unica cosa che avrebbe dovuto fare era portarlo sulla collina e invece…niente!

“ Si può sapere quante altre volte ancora hai in mente di perderti?”

Levy alzò lo sguardo.

“ Gajeel!” disse sorpresa Levy, con gli occhi stranamente umidi.

“ Certo che sei proprio un disastro! Vuoi fare questo gioco un’altra volta, o possiamo tornare dagli altri?” chiese nervoso il ragazzo.

“ No, p-possiamo…possiamo andare!”  rispose.

Il moro le voltò di nuovo le spalle, per poi fermarsi improvvisamente; Levy per poco non sbatté contro la sua schiena.

“ C-cosa c’è, Gajeel?” chiese allarmata.

Il ragazzo si girò a guardarla: la fisso per un istante, finché non le prese delicatamente la mano; la ragazza divenne istantaneamente rossa in volto, non riuscendo a proferire parola o muovere un muscolo.

“ Così evito di lasciarti ancora indietro!” disse infine.

Levy non lo seppe mai, ma Gajeel dovette fare un enorme sforzo per restare calmo, con la piccola e delicata mano della ragazza, stretta nella sua.

Levy non riusciva a capacitarsi di niente, le sembrava come se il mondo intorno a lei non esistesse!Non ce la faceva più, dove dirglielo: le sembrava di scoppiare e dopo la premura ( si fa per dire!) che aveva dimostrato nei suoi confronti, era più che pronta a dirgli tutto quello che provava per lui.

Guardò di sfuggita l’orologio che aveva al polso: erano le 11.50; era il momento, avrebbe portato Gajeel su quella stupida collina a guardare quegli stupidi fuochi d’artificio e si sarebbe confessata…un ottimo piano!

“ Gajeel!” lo chiamò decisa.

“ Cosa?” fece lui, girandosi di scatto.

“ Prima…prima di raggiungere gli altri, ti va se…se andiamo in un posto?”

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“ Uh, non posso crederci, il piano ha funzionato alla grande e senza che le dessi il segnale! Sei una forza Levy!” ridacchio Lucy sotto i baffi.

“ Si può sapere di che cosa stai parlando?” chiese Natsu, con un pesce stretto in un sacchetto si plastica.

“ Bhe, perché tu lo sappia, la sottoscritta ha appena dato il via ad una storia d’amore, destinata a durare per sempre!” dichiarò trionfante.

“ Che?” chiese stranito il ragazzo.

“ Sto parlando di Levy e Gajeel: ho fatto in modo che stessero da soli, così Levy poteva confessarsi!” disse tutta contenta.

“ Ma che stai dicendo!? Sono io quello che ti ha allontanata da Levy, così Gajeel poteva confessarsi!” ribatté il ragazzo, aggrottando le fronte.

“ Che cosa!? S-stai scherzando spero!” chiese Lucy, con gli occhi spalancati.

“ Niente affatto!! Era da un po’ di tempo che Gajeel voleva parlare con Levy e quando gli hai proposto questa uscita, è venuto a chiedermi aiuto per potersi confessare senza il casino di tutto il gruppo!”

“ Non ci posso credere!” fece Lucy, portandosi le mani sulla bocca.

“ Vuol dire che…che ho miseramente fallito!” concluse in fine, scoppiando in lacrime.

“ Andiamo Lucy, non farla tanto tragica!” disse Natsu rivolto alla sua amica, posandole una mano sulla spalla.

“ Non sei contenta per loro? Si direbbe proprio che diventeranno una coppia a tutti gli effetti!” ridacchio il ragazzo.

“ Già!” sospirò la ragazza, asciugandosi l’ultima lacrimuccia.

“ Un momento!” disse, rivolta all’amico, “ se le cose sono andate come hai detto tu, vuole dire che sarà Gajeel a confessarsi a Levy, giusto? Non vice versa!” concluse, con un sorriso beffardo dipinto sul volto.

“ Bhe, si, credo di si! Perché lo chiedi?” chiese il ragazzo, con espressione dubbiosa.

“ Oh, niente!” disse in fine.

Dopo di che entrambi, si avviarono verso le rive del fiume per assistere meglio allo spettacolo di fuochi d’artificio.

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“ Si può sapere dove stiamo andando?” chiese Gajeel, trascinandosi faticosamente su per la collina.

“ Non preoccuparti, siamo arrivati!” rispose, fermandosi.

“ Non mi preoccupo affatto è solo che…” al ragazzo morirono le parole in gola: davanti ai suoi occhi si stendeva tutta la città, illuminata da migliaia di luci colorate; poco più in qua, si poteva vedere il fiume brillare, come coperto da un manto di stelle; e, in alto, la luna si stagliava maestosa e lucente, perfettamente piena e candida, come la prima neve.

“ Non lo trovi uno spettacolo bellissimo?” chiese estasiata, una volta che il moro fu accanto a lei.

“ Si è…bellissimo!” rispose Gajeel, tentando di chiudere la bocca, apertasi per lo stupore.

Mancava qualche minuto all’accensione dei fuochi, Levy non aveva più tempo.

“ Senti Gajeel,” cominciò nervosa, “ c’è qualcosa di molto importante che vorrei dirti!” disse, mentre riprendeva a torturarsi i capelli.

“ La verità è che io, che tu…da molto tempo avrei voluto dirti che, si insomma che io…”

“ Ti amo!”

Partì il primo fischio, sonoro e deciso, seguito da un botto fragoroso e da uno sfavillante colore rosso che illuminò per intero i due ragazzi.

Levy aveva sentito quelle parole, ne era sicura, ma era altrettanto sicura che non fossero uscite dalla sua bocca: questo voleva dire che…

“ C-cosa?” chiese la ragazza, quasi in un sussurro, con gli occhi spalancati per la sorpresa.

“ Ehm, non credo di riuscire a dirlo un altro volta…” affermò impacciato il ragazzo, massaggiandosi il collo.

Allora era vero, era stato Gajeel a pronunciare quelle parole: il cuore iniziò a batterle all’impazzata, tanto forte che non seppe se l’esplosione seguente fu quella di un altro botto, o di quest’ultimo.

Il moro si riprese dal nervosismo iniziale, e le guardò dritta negli occhi: e che cavolo, dopo tutto lui era Gajeel Redfox! Era riuscito a tener testa a Laxus e ora, aveva paura di una ragazzina!?

“ Ora ascoltami bene Levy, perché non lo dirò un’altra volta!” disse, cominciando a sentire le gote farsi più calde e poggiando le mani sulle spalle della ragazza

La ragazza annuì.

“ Ehm, allora…vediamo…”

“ Gajeel!” lo interruppe la ragazza, rossa fino alla punta dei capelli.

“ C-cosa?” chiese, anch’esso leggermente colorito, portando le mani lungo i fianchi.

“ Ti amo anche io!” disse semplicemente, sorridendo, sentendosi gli occhi inumidirsi e le gambe iniziare a tremarle.

Il ragazzo spalancò gli occhi, sentendosi un fuoco bruciargli dentro: prese Levy tra le braccia, con gesto improvviso,e la strinse forte, come a non volerla più lasciare per paura che potesse svanire in un soffio.

La ragazza ricambiò l’abbraccio, portando le mani ad incrociarsi dietro la schiena di lui, fino a stringergli la maglietta.

Quando poi si allontanarono, si guardarono qualche secondo negli occhi: il volto del moro si fece più vicino a quello della ragazza; i due erano incerti, imbarazzati.

Levy inclinò di lato il volto, rossa in volto e confusa, con Gajeel che ancora la osservava: portò di nuovo il suo sguardo a posarsi su quello del ragazzo, sentendosi sicura, protetta, amata.

 Prendendole il volto tra le mani, le labbra di lui si posarono su quelle tremanti di Levy: il loro tocco era così caldo, così dolce; la ragazza non avrebbe mai voluto staccarsi da loro.

Schiuse la bocca e quel semplice tocco, si trasformò in qualcosa di più passionale, di più caldo: la lingua di Gajeel si intrecciava con la sua, in una danza che parve infinita e bellissima.

L’emozione che provava Levy in quel momento, quasi non la faceva più pensare lucidamente, le toglieva le forze: posandogli le mani sul petto possente, continuò a baciarlo, a togliergli il respiro.

Tutte le parole non dette, tutte le cose non fatte, tutto, veniva consumato da quell’unico bacio.

Staccatosi poi l’uno dall’altra, ansimanti, pieni di passione, Gajeel posò la sua fronte su quella della ragazza, sorridendo,assaporando la sua presenza, il suo profumo.

Levy ridacchio.

“ Cosa c’è?” chiese il moro.

“ Niente, stavo solo pensando a Lucy!” dichiarò.

“ Cosa?”  domandò confuso Gajeel.

“ Lascia stare!” concluse la ragazza, gettandogli le braccia al collo e baciandolo ancora.

Da qualche parte, in mezzo alla folla, si sentì una ragazza starnutire.

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Bene, posso solo concludere dicendo che questo è stato senz’altro il capitolo più lungo e difficile che io abbia mai scritto!! Ufff…che fatica! Allora, finalmente i nostri cari Levy e Gajeel si sono decisi a dichiararsi tutto il loro amore…bhe, con l’aiuto di due nostri ben noti amici! Personalmente il capitolo non mi soddisfa quindi, sotto con gli insulti!!! Ho introdotto una piccola NaLu, che pensavo di approfondire leggermente, non so…vedremo! Inoltre, volevo far dire a Gajeel qualcosa di romatico, ma...era parecchio difficile mantenerlo IC quindi, scusate ma gli ho risparmiato questa tortuta. Ringrazio tutti quelli che recensiranno, tutti quelli che mi seguono e…vi voglio bene! <3

Se ci sono errori di battitura, vi prego di capirmi, ero emotivamente distrutta…bene, grazie ancora a tutti e alla prossima!

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Capitolo 13
*** summer paradise ***


programma tutor 13

“ Calmati Gajeel!”

“ NO!” sentenziò deciso.

“ Vedrai che ci divertiremo lo stesso!” concluse Levy con un enorme sorriso sulla faccia.

“ COME PENSI POSSA ESSERE POSSIBILE CON UN BRANCO DI IDIOTI AL SEGUITO!!!” tuonò il ragazzo, indicando i sedili dietro i loro e ricordandole la presenza di ospiti indesiderati.

La ragazza sospirò.

Gajeel aveva ragione: quella sarebbe dovuta essere la loro prima uscita, dopo essersi messi insieme e Levy non stava più nella pelle all’idea di una gita al mare solo loro due! Passeggiate in spiaggia, bagni, sole, cene sul lungo mare soli soletti…e invece, chissà perché e per come, si era trasformata in una gita scolastica in piena regola.

“ Natsu, fatti più in là! Stai occupando tutto il sedile con il tuo culone!” protestò Gray, spingendo l’amico.

“ Come ti permetti, sei tu quello che occupa spazio! Fatti più in là!” detto questo, gli saltò addosso, spiaccicandolo letteralmente contro il finestrino del treno!

Azione seguita pressoché subito da una delle loro solite azzuffate!“ Smettetela, tutti e due!” imperò Erza, fulminando i due con lo sguardo.

“ Ma quanto manca? io ho fame e voglio fare il bagno!” dichiarò Elfman accigliato.

“ Ma quanti anni hai, otto?” lo cantilenò il rosato, incoraggiato da una risata del ragazzo accanto a lui.

“ Non ci provare nanerottolo, un vero uomo conquista quello che desidera!”

“ E questo adesso che cosa c’entra!?” gli urlò di rimando Gray.

“ Se non capite, non siete dei veri uomini!” concluse l’albino, incrociando le braccia.

“ TACI!” gridarono all’unisono, prima di scaraventarsi contro l’amico, dalla parte opposta del vagone.

“ Vi avevo detto di smetterla!” sentenziò Erza, prima di stenderli uno ad uno con uno scappellotto sulla testa.

Accanto a lei Lucy sospirò, unica tra tutti ad essersi accorta del disagio che stavano creando ai due fidanzatini.

Comunque sia, il viaggio continuò più o meno tranquillo, anche se costellato da continui battibecchi, ai quali alla fine prese parte perfino Gajeel, giusto per far capire quanto fosse irritato.

Dopo due ore circa( con grande sollievo di Elfman), la combriccola arrivò al mare: la loro meta era il lido summer paradise, anche se di paradisiaco avrebbe avuto poco, dopo l’arrivo di certe nostre conoscenze.

Una volta scesi dal treno e preso l’autobus verso la spiaggia, i sette arrivarono finalmente a destinazione: una splendida spiaggia bianca, costellata da ombrelloni arancioni e gialli, con bar e ristoranti ad ogni angolo, campi da calcio, beach volley, basket…per non parlare del mare, limpido e cristallino a tal punto, da confondersi con il cielo azzurro all’orizzonte.

“ EVVAI!!” urlò Natsu eccitato correndo verso la riva, seguito a ruota da Gray( incredibilmente già senza maglietta).

“ Non vedevo l’ora di arrivare!” si lamentò l’albino, dirigendosi verso i camerini.

Quando poi Levy sentì un sospiro arrivarle all’orecchio, aspettò che anche Lucy ed Erza se ne fossero andate, per voltarsi verso il moro: con l’espressione corrucciata e le braccia incrociate al petto, Gajeel osservava un punto lontano davanti a lui.

“ Capisco come ti senti Gajeel, ma va bene così!” disse la ragazza, sorridendogli dolcemente.

Il ragazzo poggiò per terra la tracolla: “ No che non va bene, cavolo! Chi li voleva quei pidocchi!?” le rispose accigliato, voltandosi a guardarla.

“ Guarda il lato positivo,” cominciò la ragazza, avvicinandosi al suo orecchio, “ il lido è mooolto grande! Troveremo senz’altro un posto solo per noi!” terminò, questa volta sussurrando.

Trotterellando verso i camerini, lasciò Gajeel letteralmente spiazzato, rosso da far pena e con brividi in tutto il corpo!

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“ Ehi, Gajeel!” si sentì chiamare.

“ Che diavolo vuoi?” rispose acido, senza neanche prestare attenzione al ragazzo accanto a lui.

“ Adesso tu e Levy siete…fidanzati?”

“ Sei perspicace nanerottolo! E fatti più in là, stai occupando tutto l’asciugamano!” disse secco, tirando un pugno ben assestato al rosato, che cadde rovinosamente.

“ Maflefdeffto!!” imprecò, con quasi metà spiaggia in bocca, una volta che si fu rialzato.

“ Ah, ma lo sai che fai davvero schifo!”

“ E’ colpa tua!Comunque,” continuò Natsu, tornando al suo posto, “ quello che stavo cercando si chiederti è: credi cambierà qualcosa?”

“ Che intendi dire scusa?” chiese perplesso, questa volta guardando il vicino.

“ Insomma…la vedrai in costume!” rispose il ragazzo con una mano sulla bocca e un tono di voce tutt’altro che rassicurante.

“Che diavolo stai dicendo!? Non vedo quale sia il problema!” rispose secco, voltandosi a guardare il mare.

“ Bhe, staremo a vedere! Intanto vado a fare un bagno…ci si vede!”

Gajeel lo osservò mentre schizzava come un fulmine verso l’acqua: che cosa avrà voluto dire con questo? Gli diede mentalmente dell’idiota e tornò a guardare l’orizzonte.

“ Eccomi Gajeel! perdonami se ho fatto tardi!” sentì alle sua spalle.

“ Era ora! Mi sono dovuto sorbire una-.” La frase gli morì in gola.

Levy se ne stava china verso di lui, con una mano sulla nuca e un leggero sorriso sulle labbra: portava un costumino a righe bianche e verdi, con pizzi e fiocchi sui bordi; nessuna delle sue solite bandane o mollette le tenevano i capelli, che era sciolti e ribelli…proprio come piacevano a lui.

“ Ah…lo so, lo so, ma Erza e Lucy erano talmente lente!” concluse, sedendosi accanto al ragazzo, il quale la guardava decisamente stralunato.

“ Allora, hai già fatto un bagno?” chiese poi, iniziando a spalmarsi la crema solare.

Gajeel fece segno di no con la testa, incapace di aprire bocca: non riusciva a credere che una ragazza come Levy, per niente formosa e con un costume che lasciava poco all’immaginazione, riuscisse ad infervorarlo a quel modo! Non si sentiva per niente a suo agio e continuava a percorrere la sua figura dalla testa ai piedi: forse era questo quello che stava cercando di dirgli Natsu? Che sciocchezze! Lui era Gajeel Redfox, giusto? Non c’erto il tipo da sciogliersi come burro, o fare figure da fesso.

“ Gajeel!”

Il ragazzo si scosse dai suoi pensieri per guardare la piccola ragazza negli occhi.

“ Mi spalmi la crema sulla schiena?” chiese candida.

Che cosa gli stava chiedendo? Ok, ok…era una cosa semplice, una cosa semplicissima.

Il moro si mise qualche goccia bianca sulle dita, finendo poi con lo sguardo sulla piccola e bianca schiena di Levy: poggio delicatamente le mani sulle scapole, per poi passare all’incavo della schiena e scendere verso i fianchi, finché non andò ancora più giù, appena prima del…

“ Vado a fare un bagno!” tuonò il ragazzo, alzandosi di scatto dall’asciugamano.

“ Ma…” Levy non fece in tempo a girarsi che il moro era già bello che sparito.

“ Ma che gli è preso?”

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“ Ben arrivato Gajeel!” disse tranquillo Natsu.

“ Stiamo per giocare a schiaccia Natsu, vuoi partecipare?” chiese Gray, subito affogato dall’amico per l’offesa.

“ Ha l’aria di essere un gioco da idioti, e comunque non mi va!” sentenziò schietto Gajeel.

“ Che ti è successo?” gli chiese allora il rosato.

“ Come se non lo sapessi, razza di pervertito!” disse il moro, schizzandogli un po’ di acqua addosso.

Il ragazzo si tolse quella che gli era andata negli occhi: “ Io ti ho solo detto la verità!”

“ Mi chiedo come un tonto come te, possa prevedere certe situazioni!”

“ L’ho solo immaginato! E non chiamarmi tonto!” protestò Natsu, spruzzando a sua volta il suo interlocutore.

E fu così che iniziò un’autentica battaglia di schizzi, che vide partecipare anche alcuni innocenti bagnanti.

“ Ok, ora basta!” dichiarò Gray.

“ Gajeel,” disse poi, rivolto all’amico, “ è normale per ragazzi della nostra età avere certe reazioni! L’importante è che tu non ti faccia prendere dall’istinto!”

“ Grazie tante, questo lo sapevo anche io!” rispose accigliato il moro.

“ Allora siamo a posto!” concluse Natsu.

“ Idioti!” fu l’ultima parola pronunciata da Gajeel, prima di immergersi del tutto nell’acqua.

 

 

 

 

“ Hei, Levy! Che ci fai qui da sola?”

Sentendo quella voce, la ragazza si voltò, trovandosi davanti Lucy ed Erza, le quali si sedettero accanto all’amica, offrendole un sostanzioso gelato alla fragola.

“ Grazie ragazze!” rispose gentile, anche se aveva un velo di tristezza nella voce.

“ Allora?” domandò ancora Lucy.

Levy sospirò: “ Gajeel si è comportato in modo strano prima: mi stava spalmando la crema sulla schiena, poi all’improvviso si è alzato ed è corso in acqua, dicendo che voleva fare un bagno!”

Le due si guardarono, prima di scoppiarle a ridere un faccia.

“ Che avete da ridere?” domando perplessa.

“ Oh, Levy! Probabilmente si è solo sentito a disagio!” spiegò Lucy.

“ Come a disagio?”

“ Forse, ora che siete fidanzati, si vergogna a toccarti, o roba simile!” dichiarò Erza, sdraiandosi sull’asciugamano.

“ Bhe, se è così è davvero uno stupido” disse, voltandosi a guardarlo, ora che stava uscendo dall’acqua, “ perché dovrebbe sentirsi a disagio per…”

Levy non riuscì a concludere la frase: il suo sguardo si era bloccato su Gajeel.

Il ragazzo stava venendo verso di lei, strizzandosi i lunghi capelli corvini per asciugarli; il fisico era decisamente messo in risalto dalle gocce d’acqua e dal sole che ci batteva contro: non si era mai accorta di quanto fosse ben fatto.

Si alzò di scatto.

“ Vado a prendere un gelato!” disse in fine, dimentica del fatto che gliene avevano appena portato uno.

Voltandosi rapidamente e dando le spalle al ragazzo, si diresse in tutta fretta al bar dietro di loro.

“ Non dovrebbe sentirsi a disagio, eh?” dichiarò la bionda maliziosa, prima di dare un morso al gelato che teneva in mano.

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Passeggio per tutto il lido almeno un paio di volte, con la sola compagnia dei suoi pensieri: insomma, ora lei a Gajeel erano fidanzati e, dopo parecchi casini, potevano stare insieme semplicemente, nel modo più naturale possibile; che cosa c’era che non andava? Ogni volta che lo guardava si sentiva un fuoco dentro e sentiva ogni parte del suo corpo tremare pericolosamente.

Dirigendosi verso il limite della spiaggia, Levy si sedette su un gruppo di scogli piatti affacciati sul mare: bagnata di tanto in tanto dagli spruzzi delle onde, che battevano sulle rocce, la ragazza sospirò vistosamente.

Rimase li per circa venti minuti, fino a quando non vide i colori del cielo diventare più caldi, quindi decise che era ora di tornare dagli altri.

Camminando per la spiaggia deserta, la ragazza vide qualcuno in lontananza che le veniva in contro: forse era Lucy, preoccupata del fatto che non era più tornata dal bar, dopo che era corsa via come un coniglio in trappola; oppure…

“ Ma tu guarda, cosa ci fa una bella ragazza come te in giro da sola?”

Non era la sua amica e neanche la persona che più di tutte avrebbe voluto vedere: due ragazzi, uno più alto dell’altro, la guardavano con occhi semichiusi e le bocche tirate in uno strano sorriso.

“ Non lo sai che è pericoloso andarsene in giro senza accompagnatore?” disse quello più basso.

“ Lasciatemi in pace!” rispose acida

“ Oh, quanto astio,” fece l’altro, “ perché non vieni con noi? Ti faremo un po’ di compagnia!” disse in fine, poggiandole una mano sulla spalla.

“ Vi ho detto di lasciarmi in pace!” tuonò, tirando uno schiaffo a quello che la bloccava.

Cavolo! Aveva affrontato Laxus e la sua pistola: questi due erano niente a confronto.

Dovette tuttavia cambiare opinione quando, battendo forte la testa, si ritrovò scaraventata a terra, con il ragazzo che la teneva ferma per i polsi, mentre l’altro ridacchiava.

“ Mi piacciono le ragazze che si fanno desiderare!” disse, prima di leccarle l’orecchio.

“ Mollami, razza di verme!” urlò Levy dimenandosi.

Fu in quel momento che sentì un colpo sordo provenire dalle spalle dell’aggressore e, subito dopo, il ragazzo basso cadere a terra!

“ Ehi, tu!”

Una voce profonda la scosse, così come anche il  ragazzo sopra di lei; quest’ultimo si senti prendere per il collo della maglietta, incapace di difendersi in alcun modo.

Costretto a voltare la testa, si trovò davanti il volto scuro e accigliato di Gajeel, decisamente incazzato.

Sbiancò all’istante.

“ Che credevi di fare alla mia ragazza, eh!?”

“ N-niente signore, davvero…n-ninete!”

“ Allora ti consiglio di sparire, se non vuoi finire come il tuo amico li!” disse, ammiccando al ragazzo a terra, privo di sensi.

“ C-certo signore…come desidera signore!” disse, prima di dileguarsi più veloce della luce.

Levy trasse un respiro di sollievo, mentre il moro le si avvicinava.

“ Grazie Gajeel! non sai quanto sia felice di vederti” disse lei, sorridendogli.

“ Cavolo! Si può sapere cosa credevi di fare!? perché sei andata in giro da sola senza avvertire nessuno? Eravamo tutti preoccupati!” rispose il ragazzo con astio,chinandosi verso di lei.

“Mi dispiace tanto!” disse, abbassando la testa.

Gajeel non poté fare a meno di sentirsi in colpa per averla aggredita in quel modo, però…era davvero preoccupato, dannatamente preoccupato.

Si sentiva uno sfigato, ma non poteva farne a meno: dopo la disavventura con Laxus, aveva paura che potesse accaderle qualcosa del genere un’altra volta, considerati tutti i nemici che aveva!

“ Dai non importa!” disse impacciato, poggiandole una mano sulla nuca.

“ Gajeel,” la ragazza alzò la testa, “ quello che ci sta succedendo è…strano!” concluse poi, arrossendo vistosamente.

Lui non disse nulla, si limitò a portare la mano lungo il fianco e a guardarla dritta negli occhi: quegli occhi che più di una volta lo avevano perforato fin dentro l’anima, che sapevano capirlo e renderlo vulnerabile.

Dal suo silenzio, Levy riuscì a capire che anche lui stava avendo i suoi stessi pensieri o che, come minimo, riusciva a capirla; tuttavia, conoscendo il carattere del ragazzo, si aspettava che negasse tutto e chiudesse il discorso con uno dei suoi soliti grugniti.

Invece, le prese il viso tra le mani e la fissò più intensamente negli occhi: i suoi occhi verdi che bruciavano, al contatto del fuoco che ardeva nello sguardo del ragazzo.

“ Levy,” fece, avvicinandosi sempre di più al viso della ragazza, “ sei troppo importante per me, perché io possa anche solo pensare di prenderti in questo modo!”

Le venne da piangere: forse non erano le parole più romantiche che avesse mai sentito tuttavia, le regalarono una gioia indescrivibile, tanto da farle distogliere lo sguardo, imbarazzata dal tanto candore che le stavano trasmettendo.

A quella scena, Gajeel non poté fare a meno di avvampare come non mai: lasciò il viso di lei, per portare le braccia ad incrociarsi sul petto.

Girò il viso dall’altra parte, pregando che Levy non avesse notato il color porpora che dominava ora il suo viso: “ Spero di essere stato chiaro, gamberetto!” disse poi.

Lei annui, prendendo una ciocca dei suoi capelli corvini per rigirarsela delicatamente tra le dita.

Ciò che seguì quel gesto fu scontato: la ragazza lo costrinse a girarsi, tirandogli delicatamente i capelli, cercando di non fargli male; si appoggio dolcemente a lui, alzandosi sulle punte, in modo da arrivare alle labbra del moro.

Il ragazzo si chinò piano su di lei, prendendole i fianchi ed azzerando del tutto la distanza che li separava: un bacio morbido, dolce, ma allo stesso tempo passionale e deciso; le loro lingue si cercarono, si incrociarono, senza dare il tempo a nessuno dei due di respirare.

Levy adorava baciare Gajeel: non le era mai successo con nessun’altro e sperava fosse per sempre così.

Il ragazzo le mise le mani tra i capelli, testandone la morbidezza, mentre lei gli accarezzava il collo possente: quando poi il bisogno d’aria fu impellente, i due si separarono, rimanendo comunque così,  abbracciati.

La ragazza gli diede un ultimo, piccolo e veloce bacio sulle labbra, come a lasciare una delicata firma indelebile: lo lasciò andare e si sentì prendere per mano.

“ Andiamo!” disse il moro, prima di voltarsi.

Levy lo seguì saltellando, stringendo ancora di più la sua grande mano nella sua.

Camminarono a lungo, prima di vedere l’uscita del lido, che li avrebbe condotti ai camerini e poi alla fermata dell’autobus: si cambiarono in fretta, pronti per tornare a casa.

“ Levy-chan!”

Si sentì chiamare da una voce squillante e allegra, che non sentiva da anni ma che, allo stesso tempo, le era incredibilmente familiare.

Si voltò: “ Juvia!”

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OK…questo capitolo lo detesto con tutta me stessa!! Dovevo aggiornare lo so( anzi scusate per il ritardo), ma non avevo idea di che cosa scrivere e, quando poi mi è venuta l’illuminazione, si è rivelata un fiasco totale.

Coraggio, fatevi sotto con gli insulti…non abbiate pietà!!

Va bhe, va bhe…come avete potuto notare alla fine, sto per introdurre la nostra cara Juvia che ho intenzione di imparentare con Levy( tipo cugina, o roba simile)…ci saranno guai? Cerrrrrrto…per il nostro Gray però!!

Bene, grazie a tutti quelli che recensiranno e che non hanno sfasciato il computer in preda al disgusto!!

Un bacione e…alla prossima<3<3

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Capitolo 14
*** Per quella tua timidezza! ***


programma tutor 14

“ Levy-chan!”

Si sentì chiamare da una voce squillante e allegra, che non sentiva da anni ma che, allo stesso tempo, le era incredibilmente familiare.

Si voltò: “ Juvia!”

Non fece in tempo a dire altro, chi si sentì prendere al collo e buttare a terra dall’eccessiva esuberanza della ragazza, con un Gajeel estremamente sconvolto, tanto da farsi comparire un gocciolone dietro la testa!

“ Levy-chaaaaan! Sei proprio tu!” disse, strusciandosi addosso alla mal capitata.

“ S-si sono io, Juvia!!”rispose imbarazzata, tentando di rialzarsi.

Juvia mollò la presa, tirandosi in piedi e portandosi dietro l’amica , prendendola per il polso: seguì qualche secondo di silenzio tra le due, mentre Levy si risistemava il vestito; alzò lo sguardo verso quella che stava di fronte a lei: “ Juviaaaaa!” urlò, prima di abbracciarle le spalle!

Il moro sospirò, spalmandosi una mano sulla faccia!

“ Non ci posso credere, che cosa ci fai qui?” chiese, scostandosi.

“Il papà di Juvia è appena tornato a casa, così, visto che è un evento raro, la mamma ha pensato di passare almeno il week-end tutti insieme: le è venuto in mente di venire qui,visto che erano anni che non usavamo la casa!”

“ Cavoli, gli zii sono qui?” chiese Levy.

“ Sono appena tornati a casa; Juvia li stava per raggiungere quando ti ha vista!” rispose lei, sorridendo vistosamente e chiudendo i pugni in aria.

Stava per riaprire bocca quando notò una figura sconosciuta alle spalle dell’amica: “ Ehm, Levy…” fece, ammiccando in quella direzione.

La ragazza si voltò: “ Oh, giusto! Juvia, lui e Gajeel; Gajeel, questa è mia cugina Juvia!” affermò, spostando la mano da una parte e dall’altra, indicando prima uno poi l’altra.

“ P-piacere…” rispose lei, leggermente impacciata, allungando la mano.

Il ragazzo si limitò ad annuire e a spostare lo sguardo su quello della sua ragazza: avrebbe dovuto saperlo che non sopportava proprio il fatto di stringere le mani degli altri; la trovava una cosa stupida e lo aveva fatto solo con quel perdente di Jet perché non aveva altra scelta!

Nonostante un velo di disagio si fosse dipinto sul volto della nuova venuta, guardare il viso sorridente e tranquillo della cugina, fece pensare a Juvia che fosse una cosa normale.

“ S-siete fidanzati?” domandò poi, con un leggero rossore.

“ Si!” rispose candida Levy, suscitando un leggere spostamento del moro che, pur di sembrare impassibile, incrociò le braccia e alzò lo sguardo al celo, al fine di evitare eccessive perdite di sangue dal naso.

“ Siete venuti qui per u-un appuntamento?”

“ Bhe…una specie!” dichiarò, ricordandosi la comitiva che si portavano appresso, “ siamo qui con degli amici!”

“ Oh, gli amici di Levy!” sentenziò sognante, provando ad immaginarsi che genere di persone frequentasse la sua adorata cugina.

“ A proposito,” intervenne Gajeel, “ non dovremmo sbrigarci a raggiungerli!”

“ E’ vero!” ammise la piccola ragazza, abbassando lo sguardo.

Erano anni che non vedeva Juvia e le sarebbe piaciuto passare un po’ di tempo con lei, soprattutto per il fatto che abitavano in due città diverse, lontane centinaia di chilometri l’una dall’altra.

“ Perché non rimate qui?” propose la cugina, rivolta ai due, “ la casa di Juvia è grande, ci staremo tutti, anche i tuoi amici!”

“ Ma…non vorrei che disturbassero!” affermò Levy, convinta della sua obbiezione.

“ Non preoccuparti, anche mamma e papà saranno felicissimi di vederti e poi…a-a Juvia piacerebbe passare un po’ di tempo con te!” disse.

Levy si intenerì: quella ragazza era talmente timida e impacciata, che probabilmente aveva fatto una gran fatica a manifestare così apertamente i suoi sentimenti; era sempre stato così, anche da piccole.

“ D’accordo!” disse decisa, mentre il moro la guardava esterrefatto, “Noi raggiungiamo gli altri e li avvisiamo della tua proposta! Tu avviati e di agli zii che stiamo arrivando, ok?” concluse.

La ragazza annuì, per poi salutare in fretta e dileguarsi di corsa.

“ Che stai cercando di fare?” chiese il ragazzo, dopo qualche secondo di silenzio, mentre Levy osservava la strada lungo la quale Juvia era sparita.

“ Sono dodici anni che non la vedo, Gajeel! voglio passare un giorno insieme a lei!” fece, voltandosi e iniziando a camminare.

Gajeel la seguì: “ D-dodici anni!?” chiese allibito.

“ Quando eravamo piccole giocavamo sempre insieme,sia perché eravamo cugine, sia perché eravamo vicine di casa! Suo padre viaggiava molto per lavoro e, prima che iniziassero le elementari, lei e tutta la sua famiglia si dovette trasferire!” alzò lo sguardo verso il cielo, “ all’inizio ci tenevamo in contatto con delle lettere e delle telefonate, ma col passare degli anni, ci siamo allontanate!” nel dire ciò, una certa tristezza le sporcò il volto.

“ Ho visto mia zia e mio zio al funerale dei miei genitori,” riprese dopo poco, “ma di lei neanche l’ombra! Mia zia sosteneva che era per il fatto che avesse paura di vedermi, e che non avesse la minima idea di come comportarsi in una situazione del genere!”

“ In effetti mi sembra abbastanza strana!” sbottò Gajeel.

“ Non è strana, è solo molto riservata!” disse lei acida, alzando un dito di rimprovero verso il ragazzo.

Lui annui: “ E perché parla in terza persona?” chiese, alzando un sopracciglio.

“ Questo davvero non te lo so dire!” rispose, ridacchiando sommessamente, “ Lo ha sempre fatto e, con gli anni, ci si fa l’abitudine!” concluse.

Prima che il moro potesse aggiungere una qualsiasi altra parola, entrambi si sentirono chiamare a distanza da tutti i loro amici, già da tempo in loro attesa.

“ Era ora, cavoli!” borbottò Natsu, rialzandosi dalla banchina sulla quale si era sdraiato.

“ Scusateci, siamo stati trattenuti!” rispose la ragazza, grattandosi la nuca.

“Bhe, ora che siete qui,” proferì Erza prendendo in spalla il suo zaino, “ possiamo anche andare!”

“ Un momento!” le fece subito eco Levy.

Tutti quanti si voltarono, ormai in procinto di raggiungere il pullman in lontananza.

“ Io e Gajeel abbiamo incontrato mia cugina, mentre uscivamo dal lido!”

Sguardi interrogativi si posarono su di lei: “ erano anni che non la vedevo e così anche per lei, quindi, per stare un po’ insieme e per conoscervi, ci ha proposto di passare a casa sua la notte e di stare qui anche domani!” concluse, con un enorme sorriso a scaldarle il volto.

Gli occhi che fino a quel momento erano rimasti fissi su di lei, si spostarono con rapidità quasi irreale su Gajeel: il ragazzo li passò in rassegna uno ad uno, sospirando in fine e scuotendo leggermente la testa.

“ Ma Levy, sei sicura che veda bene?” chiese dubbiosa Lucy.

“ Lei dice che di posto a casa loro ce n’è più che a sufficienza!”

Un boato riempì il parcheggio.

“ Vuoi dire che è una specie di miliardaria!?” chiese eccitato Gray.

“ Avrà sicuramente una casa da sballo!” commentò il rosato.

“ Si, una casa da veri uomini!” fece eco Elfman, per poi beccarsi un paio di scappellotti dagli altri due ragazzi.

“ Bhe, i miei zii sono abbastanza benestanti e, in effetti, hanno parecchie proprietà,” disse la ragazza timidamente, “ ma in questa non ci sono mai stata!”

“ Aspetta, quante case ha?” chiese Gajeel, torcendo la testa verso di lei.

“ Vediamo, ne ha una in montagna, una in città, la tenuta di campagna, l’appartamento in-.”

“ Ma è allucinante!” strillò di nuovo Natsu, stringendo le mani di Levy nelle sue, mentre quest’ultima lo guardava sorpresa.

“ Stai al tuo posto, tu!” sibilò il moro, prendendolo per il collo della maglietta.

“ Andiamo, andiamo, andiamo!” ripetevano cantilenando Gray ed Elfman, roteando sul posto a braccetto.

“ Ragazzi smettetela! Non siate cafoni!” protestò la rossa, fulminando entrambi con lo sguardo.

“ Erza ha ragione, questa è pura maleducazione!” le diede corda la bionda.

“ Non è un problema,” si intromise Levy, “ i miei zii sono persone molto gentili, così come mia cugina!”

Dopo qualche minuto speso a discutere e dopo parecchi scappellotti, finalmente la comitiva si decise ad accettare la proposta.

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“ Che tipo è tua cugina?” chiese curiosa Lucy, mentre camminavano verso l’indirizzo che Juvia aveva dato alla cugina.

“ E’ una ragazza molto dolce e gentile, parecchio timida, ma davvero una brava persona!”

“ E i tuoi zii?” chiese Erza avvicinandosi.

“ Bhe, sono persone molto impegnate con il lavoro, ma davvero disponibili!” rispose la ragazza.

E lo erano per davvero! Dopo la morte dei suoi genitori, si erano subito proposti di prendersi cura di lei e di suo fratello, nonostante gli impegni e già tre figli a cui badare (di cui due già lavoratori e sposati): loro avevano rifiutato,sia perché troppo legati alla casa dove erano cresciuti, sia perché, in cuor loro, sapevano quanti sacrifici avrebbero dovuto fare! A quel tempo Yosuke aveva ventiquattro anni e, abbandonata l’università, si era messo a lavorare, con la promessa che non avrebbe fatto mancare nulla alla sua adorata sorellina e che non sarebbe mai dipeso dai suoi zii.

Suo zio Hector, il fratello di sua madre, aveva però insistito affinché contassero sempre su di loro, in caso di necessità.

“ Ehi, Levy!” la voce di Gray la riportò alla realtà.

“ Dimmi Gray!”

“ Come hai detto che si chiama tua cugina?”

“ Oh, hai ragione!” disse lei quasi con rammarico, “ Si chiama Juvia, Juvia Loxar!”

“ Quindi la parentela è da parte di tua madre!” affermò allegro Natsu, facendo sbucare la testa da dietro le spalle dell’albino.

La ragazza assentì.

Il moro stava per aprire la bocca e chiedere altro, ma dovette lasciarla in sospeso quando, quasi come un sogno ad occhi aperti, si parò davanti a loro l’enorme villa dei Loxar.

Un wow generale fece ridacchiare di gusto Levy che, nonostante non avesse mai visto la casa estiva dei suoi zii, conosceva bene il lusso a cui erano abituati.

“ Coraggio, andiamo!” disse decisa, prima di allungare il passo al di là della strada.

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Era già quasi ora di cena quando la ciurmaglia suonò il campanello, in attesa di entrare in quella reggia da capogiro.

Aprì loro un signore altro, sulla cinquantina, con un vistoso smoking nero: aveva occhi piccoli e scuri, un naso leggermente aquilino e il mento pronunciato, il tutto incorniciato da ispidi capelli brizzolati.

“ Desiderano?” chiese piano.

Per poco a Natsu non scappò una risata, vista la pomposità che si presentava davanti, alla quale non era per niente abituato.

“ S-salve, sono Levy McGarden e saremmo-.”

“ Oh certo,” la interruppe l’uomo, “ i signori vi attendono!” detto questo, lasciò libero il passaggio e fece loro segno di seguirli.

Lucy tirò un leggero sbuffo sulla testa del rosato, nel tentativo di sgridarlo il più silenziosamente possibile.

I sette percorsero un lungo corridoio, prima di essere introdotti in un luminoso soggiorno: la stanza era davvero grande, con una serie di preziosi arazzi e dipinti appesi alle pareti; al centro vi erano un largo divano imbottito e ricamato a mano color panna,e quattro poltrone dello stesso material disposte tutt’intorno, con un ampio tavolino di vetro a concludere il quadro.

Il maggiordomo chiese loro di attendere un attimo e, non appena fu uscito, fu il caos generale.

“ Sembra di essere tornati nell’ottocento!” commentò sognante Lucy.

“ E’ davvero bellissimo qui!” le fece eco Erza.

“ Che fico, che ficooo! Ogni vero uomo che si rispetti abiterebbe in una casa simile!” sentenziò Elfman.

“ Chissà la cena…” disse estasiato il rosato.

“ R-ragazzi…” tentò di calmarli, inutilmente, la piccola blu.

“ Sono completamente pazzi!” commentò a bruciapelo Gajeel, mentre poggiava un braccio sulla testa di Levy.

La manfrina degli ospiti fu interrotta quando sentirono la porta aprirsi. Entrarono uno dopo l’altro lo zio, la zia e Juvia.

Quest’ultima rimase al quanto scossa dalla presenza di così tante persone tutte in una volta e, preso un profondo respiro, si avvicinò sorridendo, suscitando un leggero smarrimento da parte di tutti i ragazzi, fatta eccezione per Gajeel.

Levy corse velocemente a salutare lo zio Hector e la zia Elisabeth, chiedendo perdono per il disturbo e assicurando che nessuno di loro avrebbe causato problemi: non diedero gran ché peso alle parole della nipote e, dopo essersi presentati ai suoi amici e aver ricevuto da parte loro un inchino e un nome, si spostarono nella stanza accanto, aspettandoli per la cena.

Così, rimasti soli, Levy presentò alla cucina i suoi amici: “ ragazzi, questa è mia cugina Juvia!” disse allegra.

“J-Juvia è felice di conoscervi!” rispose lei timidamente, abbassando lo sguardo.

“ Loro sono Lucy,” la bionda le strinse la mano sorridendo, “ Erza,” così fece anche la rossa, “ Natsu,” che rispose con un sonoro yo, “ Elfman,” che si inchinò a baciarle la mano, “ Gajeel che hai già conosciuto,” il quale assentì in silenzio, “ e Gray!” che come ultimo le sorrise, porgendole la mano.

“ D-direi che possiamo andare!” assentì sbrigativa, prima di voltarsi verso la sala da pranzo, seguita a ruota da tutti, ormai affamati, vista l’ora.

Tuttavia, Gray rimase impalato, con ancora la mano stesa davanti a lui e la bocca semi-aperta per la sorpresa: perché aveva sorriso e stretto la mano a tutti( va bhe, Gajeel no), tranne che a lui?

“ Non le piaaaci!” lo canzonò il rosato, prima di dileguarsi oltre la porta, evitando un pugno in piena faccia.

La cosa non quadrava: cos’è, forse aveva la faccia da stronzo? Non riusciva davvero a capire che cosa avesse potuto mai fare per assicurarsi l’antipatia di una ragazza appena conosciuta!

Aveva sempre avuto successo con le donne. Molto più di Natsu, o di qualsiasi altro nella scuola.

Come mai allora, era stata così schiva con lui? Levy lo aveva detto che era timida, ma con gli altri si era sforzata; perché con lui era stato diverso?

Si tormentò per tutta la cena, mentre osservava Juvia con astio, cercando di carpire in qualche modo i pensieri che l’avevano animata, mentre si era rifiutata, volontariamente, di stringergli la mano.

E così fu anche dopo, mentre chiacchieravano tutti insieme seduti sul balcone: timidamente la vedeva rispondere alle domande di tutti, meno che alle sue; si accorse che, addirittura, non osava guardarlo negli occhi e, nonostante il suo sguardo ( ormai da allucinato), fosse costantemente fisso su di lei, non azzardava a muoversi.

Quando poi alla sera, steso sul letto, non riuscì a prendere sonno, animato dai suoi pensiero, decise che sarebbe stato saggio fare un giro e prendere un po’ d’aria.

Facendo piano per non svegliare Natsu, il moro uscì nei buoi corridoi di quel palazzo, alla disperata ricerca di un bagno.

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“ Cavolo!” borbottò,“ Questi corridoi si assomigliano tutti!”

Fatto ancora qualche giro alla ceca, il ragazzo si accorse di essere ritornato al punto di partenza, cioè al corridoio dove si trovavano le due stanze che avevano offerto a loro ragazzi.

Facendo saltare lo sguardo prima avanti, poi alle sue spalle, il ragazzo sospirò, arrendendosi all’evidenza che non aveva la più pallida idea di dove andare.

Finché, quasi come un fantasma, non intravide in lontananza la fonte dei suoi tormenti notturni!

“ Juvia!” la chiamò  piano, cercando di non svegliare mezza casa.

La ragazza sobbalzò per la sorpresa, voltando lo sguardo in direzione della voce: una smorfia di terrore le si disegnò sul volto, vedendolo arrivare.

Tentò di andarsene in fretta, ma si sentì prendere per il polso.

Sentendola gemere, Gray mollò la presa, scusandosi per i suoi modi così bruschi e improvvisi.

“ Ascolta io…” tentò di dire il ragazzo.

“ S-scusami, ma Juvia vorrebbe a-andare a dormire!” disse, puntando lo sguardo a terra.

Questo era veramente troppo!

“ Io davvero non capisco!” questa volta il tono del moro era leggermente più alto, “ perché ti comporti così solamente con me?”

la ragazza alzò lo sguardo verso quello di lui, spaventata e decisamente imbarazzata.

Per la prima volta, Gray poté notale il colore blu indaco dei suoi occhi, e non solo: prima non se ne era accorto, perché preso dai suoi dilemmi, ma Juvia era davvero graziosa.

Aveva i capelli corti fino alle spalle, leggermente mossi sulle punte, e una frangetta che andava a decorarle il viso in modo incantevole: in più, con quegli occhi spaventati, le guance color porpora e il viso illuminato dalla luna che penetrava dalla finestra, il ragazzo constatò che non solo era graziosa, ma decisamente molto bella.

In silenzio, ancora attendeva una risposta.

“ Perché fai così? Forse, non ti piaccio per niente?” domandò alzando ancora la voce.

Lei non rispose, ma si limitò a distogliere lo sguardo.

“ Allora?” questa volta urlò, prendendola la spalla.

Per tutta risposta, la ragazza gemette rumorosamente, per poi scostarsi e correre via urlando per tutto il corridoi.

“ Aspetta!!” gridò allora di rimando il ragazzo che, però, fu fermato dall’improvviso spalancarsi di due porte.

Natsu alla sua desta, Elfman e Gajeel alla su sinistra, con un paio di cuscini per ciascuno, lo guardavano con rabbia, seppur intontiti dall’ora tarda.

“ No…d-dai ragazzi non-.”

Fu interrottò da una raffica di cuscini.

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Correndo verso la sua stanza, Juvia aveva il cuore che le batteva a mille, il fiato corto e le gote in fiamme.

Una volta raggiunta la porta, si fermò un attimo per riprendersi, constatando che le gambe avevano iniziato a tremarle, così come le mani.

Lo sapeva, lo sapeva benissimo che così con poteva comportarsi, ma davvero non riusciva a farci niente: era sempre stato così quando si trattava di ragazzi e, più in particolare, con quelli che le piacevano.

Ogni volta che li sentiva parlare, o li guardava dritti negli occhi, perdeva ogni controllo e reagiva di conseguenza.

Con Gray era stata la stessa cosa: quando Levy glielo aveva presentato, il suo cuore aveva perso un battito e la sua mente era esplosa; e infatti, aveva fatto esattamente come tutte le altre volte, ovvero si era intimidita e aveva perso ogni lucidità.

Col tempo, aveva imparato a stare a debita distanza dai ragazzi che davvero sentiva di amare, a far finta che quasi non ci fossero, per evitare scene come quella a cui, purtroppo, aveva assistito il povero Gray.

Stava per girare la maniglia ed entrare quando, lo sentì di nuovo.

“ Juvia, aspetta!!”

Si voltò: l’aveva seguita? Nonostante gli avesse urlato in faccia, e lo avesse trattato come un maniaco, l’aveva seguita?

“ Io…volevo…volevo chiederti scusa!” disse ansimando.

“ P-perché Gray sta chiedendo scusa a J-Juvia?” domando, tornando a guardare il pomello.

“ Volevo scusarmi per il modo in cui mi sono comportato prima, non dovevo aggredirti a quel modo!” rispose, poggiando una mano dietro la nuca e arrossendo.

“ N-non devi…” disse piano lei.

“ Invece si che devo,” disse, “ non avevo il diritto di accusarti a quel modo di una cosa così stupida!” concluse con foga.

La ragazza si irrigidì: non doveva, lui non doveva chiederle scusa, era lei che…

“ P-perdonami!” disse in un sussurro.

“ Come?”

“ Non è colpa tua, é…è Juvia che deve c-chiedere scusa per come si è comportata! Tu piaci a Juvia, per questo Juvia non voleva stare vicino a te!” tuonò.

L’aveva detto tutto d’un fiato, senza pensarci troppo, con le lacrime che avevano iniziato, inevitabilmente, a bagnarle il viso ormai paonazzo.

Quando poi si rese conto di aver urlato qualcosa di così imbarazzante, si tappò rapida la bocca con entrambe le mani, senza muovere di un solo millimetro il suo sguardo, ancora fisso sulla maniglia.

“ I-io ti…piaccio?”

E di nuovo, la sola risposta che ebbe fu un acuto grido da parte della ragazza, mentre si allontanava correndo.

Il moro rimase fisso per qualche attimo, senza avere la forza di muovere un muscolo, o di emettere alcun tipo di suono: aveva appena detto che…che le piaceva?

Improvvisamente, sentì di nuovo un tonfo provenire da entrambe le parti dello stretto corridoio: Levy da una parte e Lucy ed Erza dall’altra, con un bicchiere d’acqua in mano ad ognuna, lo guardavano nervose.

“ M-mi disp-.”

Fu interrotto da una doccia ghiacciata.

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Bene, bene, bene…questo capitolo è decisamente più lungo di quanto mi aspettassi!!

E va bhe, sono fatti vostri!! Muahahahahahahahah…cmq, come avete potuto notare, in questo capitolo ho aggiunto qualche particolare sulla storia di Levy, tirando in ballo zii e cugini immaginari; ho reso la nostra Juvia un pochiiiiiino diversa dal normale, sia come persona, sia nei confronti di Gray che, in questo caso, si vede costretto ad intervenire!! Povero caro *W*

Inoltre, me la sono immaginata con i capelli corti, così come ce li aveva appena entrata a Fairy Tail…non so, mi sembrava più carina.

In fine, vi mando un bacione e ringrazio di cuore tutti quelli che mi seguono! Siete davvero preziosi e mi commuovo sempre tanto quando vedo aumentare il numero di chi segue le mie storie TT^TT

Potete lasciare un commento se vi va, giusto per farmi sapere che cosa ne pensate!!

Uno smack, Kuro_rin.

p.s ringrazio tanto Mokona_( spero sia giusto il nome) che non credevo apprezzasse tanto le mie storie e che,devo dirlo, è una grandissima scrittrice!

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Capitolo 15
*** Alla fine io e te! ***


programma tutor 15

L’indomani fu abbastanza scontato per tutti che la giornata si sarebbe passata al mare!

“ Non capisco perché tutto il lavoro devo farlo io!” protestò Natsu, nel tentativo di trasportare ombrelloni e sdraio.

“Perché sei il più piccolo, ecco perché!” si affretto a rispondere Gajeel, non senza uno scappellotto sulla testa del rosato.

“ Ma non è giusto!” urlò, nonostante il suo interlocutore se ne fosse bello che andato.

 “Gray!” chiamò, rivolto all’amico, “ vieni a darmi uno mano, razza di sfaticato!”

Il ragazzo non rispose: aveva lo sguardo ( e soprattutto il pensiero) rivolto verso altro; neanche si accorse delle urla e dei richiami dell’amico.

“ Ohi, ma mi stai ascoltando!” fece di nuovo, questa volta avvicinandosi.

Niente.

Il moro sembrava tutt’altro che presente: “ SVEGLIA!” tuonò Natsu nell’orecchio dell’amico.

Gray si ridestò completamente dai suoi pensieri, anche perché non avrebbe potuto fare altrimenti, visto l’acuto gemito che gli aveva appena perforato la scatola cranica: “ Natsu! Sei completamente impazzito!” si lamentò, massaggiandosi il lobo.

“ Sembravi un autistico!” rispose, corrugando la fronte.

“ Ma che stai dicendo!? Non mi rompere e muoviti a mettere giù le cose!” disse spiccio, prima di voltarsi e andarsene,  lasciando il rosato a metà tra il sorpreso e il nervoso, visto che più che ricevere ordini, quella mattina, non aveva fatto altro.

Nel frattempo, più lontano, sul bagnasciuga, Levy, Erza , Lucy e Juvia passeggiavano tranquillamente, rinfrescate dalla limpida acqua che bagnava loro i piedi e dal leggero venticello che faceva vorticare lentamente la sabbia: chiacchieravano del più e del meno, ridendo allegramente e godendo del dolce tepore del sole.

“ Allora Juvia, si può sapere che cosa è successo ieri sera?” chiese Levy preoccupata.

“ Già, ti abbiamo sentita urlare e, quando siamo uscite, abbiamo visto Gray!” le fece eco la rossa.

“ E lo abbiamo riempito di acqua!” ridacchiò la bionda, ricordandosi la faccia dell’amico, quando le aveva pregate di non farlo.

“ B-bhe, a Juvia non va molto di raccontarlo!” rispose, rossa d’imbarazzo.

“ Ti ha detto qualcosa di strano?” chiese la blu, rincarando la dose.

La cugina scosse la testa in silenzio: “ Gray non ha detto nulla di strano a Juvia, semmai…” si interruppe, fermandosi all’improvviso e abbassando il volto nel tentativo di nascondere l’imbarazzo, al ricordo della sera prima.

“ S-scusate ragazze, ma Juvia deve correre a prendere un cappello! Il sole non piace molto a Juvia!” rispose, rialzando il volto e mostrando un sorriso decisamente forzato, cosa che non sfuggì alla piccola Levy.

Detto questo, si voltò e corse verso il punto dove Natsu, borbottando e imprecando sommessamente, aveva sistemato tutte le loro cose.

“ Che stranezza!” disse dubbiosa Lucy, mentre la blu, sospirando, guardava la cugina correre via.

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“ Ehi stronzetto!”

Gray si voltò: “ Che vuoi?” chiese brusco, prima di ribattere la palla ad Elfman.

“ Si può sapere che cos’era quella reazione di prima?” disse acido il rosato.

“ Prima quando?” chiese vago di rimando.

“ E’ inutile che fai il finto tonto! Allora?”

Il ragazzo non rispose, ma si limitò a fermare la palla arrivatagli da Gajeel e a schiaffarla in faccia a Natsu, sotto lo sguardo esterrefatto degli altri due giocatori.

“ GRAY, DANNATO!” tuonò il ragazzo, emergendo dall’acqua, rosso di rabbia.

“ Ti ho già detto che non devi rompermi!” fece, prima di voltarsi e dirigersi verso la spiaggia.

Natsu non sapeva davvero farsi i fatti suoi!

 Il moro era sovrappensiero dalla sera prima: si chiedeva come fosse possibile che una ragazza prima si dichiarasse, e poi corresse via urlando; non era possibile una cosa del genere o,quanto meno, non era normale.

Aveva capito che Juvia era timida e che lo aveva trattato male tutto il giorno prima perché si sentiva a disagio, ma ora era un’altra cosa: insomma, non doveva cercare di stare insieme a lui, di essere gentile?

Per quel che si ricordava, le ragazze di solito facevano così quando avevano una cotta per lui: perché con lei era diverso? Iniziava a pensare che, forse, non conosceva così tanti bene la mente femminile, come invece andava in giro a decantare da anni

Quella ragazza gli interessava? Non era sicuro.

L’unica cosa che sapeva per certo, era che sentiva l’irrefrenabile impulso di vederla, di sentire di nuovo la sua voce, di vedere di nuovo quei suoi bellissimi occhi azzurri.

Alzando lo sguardo, si accorse che la fonte dei suoi tormenti era accovacciata sotto l’ombrellone, nel tentativo di cercare qualcosa nel marasma causato da Natsu.

“ Juvia!” la chiamò, senza riflettere.

La ragazza, che nel frattempo si era alzata dalla sua posizione, si voltò di scatto, trovandosi davanti un Gray sorridente che la salutava,correndo verso di lei: una scena insopportabile.

Passando in rassegna una serie di colorazioni che andavano dal bianco pallido al rosso intenso, Juvia si portò il cappello di paglia ( che era riuscita miracolosamente a trovare) vicino al petto, aprendo leggermente la bocca.

Il moro, che percepiva come se qualcosa di irrimediabile stesse per accadere, si fermò subito, abbassando lentamente il braccio e cambiando espressione.

I suoi sospetti si rivelarono fondati.

La ragazza emise un leggero grido, prima di voltarsi di scatto e correre via, esattamente come la notte precedente.

“ A-aspetta, Juvia!” urlò invano il ragazzo; ora mai era sparita!

Sospirando vistosamente, strinse i pugni, deciso a mettere in chiaro una volta per tutte quell’assurda situazione.

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Possibile che dovesse sempre finire in questo modo?

Non voleva esser cattiva con Gray, ma, visti gli avvenimenti della sera prima, la situazione era notevolmente peggiorata: ora, non solo si stava comportando male come al solito, quando si trattava di ragazzi che le piacevano, ma il ragazzo in questione sapeva tutto!

Certo non sarebbe mai stata in grado di parlare con lui normalmente, neanche volendo.

Fermando la sua corsa, si diresse verso il bar della spiaggia, sperando che un gelato avrebbe potuto tranquillizzarla un attimo: arrivata davanti al bancone si accorse con rammarico che il borsellino si trovava sotto l’ombrellone.

Sospirò: di tornare indietro non se ne parlava nemmeno; cosa avrebbe fatto se avesse incontrato di nuovo Gray?

Voltandosi per tornare indietro, andò a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.

“ C-chiedo sc-.”

“ Ehi!” una voce familiare la interruppe,“ Se non hai soldi te lo posso offrire io un bel gelato!” disse il moro gentile.

“ G-Gray!” sussurrò, rossa dalla testa ai piedi.

“ Così parliamo un po’!” disse poi, con un tono decisamente più serio.

“ A-ah, s-scusa ma Juvia non…” tentò di dire, abbassando il viso.

 “ Qual’é il problema?”

“ I-io…” balbettò nervosa.

“ Senti, io non voglio metterti a disagio, ma mi piacerebbe davvero tanto…parlare con te!” fece lui, massaggiandosi nervoso il collo.

La ragazza si rialzò: non poteva essere vero che, dopo il modo in cui si era comportata la sera prima, non avesse schifo di lei.

Sentì il suo cuore battere ancora più velocemente, sentì le sue guancie farsi più calde e il suo respiro più affannoso; i suoi occhi iniziarono a pizzicarle, a gonfiarsi e sentiva che non sarebbe riuscita più a trattenersi.

“ Accetti?” chiese il ragazzo in trepida attesa, mentre poggiò delicatamente una mano sulla spalla della ragazza di fronte a lui.

A quel gesto, Juvia sentì le sue gambe iniziare a tremarle, la gola farsi sempre più asciutta: non ce la faceva, doveva allontanarsi.

“ NO!” tuonò, scostandosi dal tocco del ragazzo e abbassando ancora una volta gli occhi.

“ Ma…” il ragazzo non fece in tempo a fermarla.

Iniziò a correre ancora più veloce,ancora più forte, nel disperato tentativo di scappare il più lontano possibile da quei suoi sentimenti.

Ormai, incapace di contenerle, le lacrime avevano preso a rigarle le guancie, giù fino al collo.

Sentiva il petto e le gambe dolerle,ma, tutto sommato, niente era peggio che il dolore di non riuscire a stare di fronte a se stessa.

Era stata dannatamente egoista, pensando solo alla sua paura, al suoi disagio e non a quello che, con molta probabilità, aveva creato anche al ragazzo che le piaceva.

Perché doveva essere così debole, così…strana?

Fermandosi quando si accorse di non riuscire più a proseguire, inarcò la schiena, poggiando le mani sulle cosce e respirando nervosamente: sentiva le lacrime e il sudore arrivarle fino al petto.

Deglutì un paio di volte, abbassandosi del tutto e poggiando le ginocchia sulla calda sabbia.

“ Juvia!”

La ragazza, sentendosi chiamare, alzò gli occhi, per trovarsi davanti lo sguardo preoccupato di Levy, appoggiata al braccio del fidanzato.

“ Tutto bene?” chiese.

“ Oh…s-si, Juvia sta benissimo!” rispose, alzandosi in piedi, “ Juvia stava facendo una passeggiata e un po’ di sabbia le è entrato negli occhi, tutto qui!”

“ Ju-.”

“ Non preoccuparti, Juvia non vuole disturbarti se sei insieme a Gajeel!” la interruppe, sventolandosi una mano davanti alla faccia.

“ Juvia vuole camminare ancora un po’, quindi andate pure, Juvia vi raggiungerà!” disse, prima di sorpassarli e trottare via.

La blu strinse più saldamente il braccio del moro, gesto che al ragazzo non passò inosservato: ruotò di poco lo sguardo verso il viso di Levy, trovandola turbata e fissa verso il punto dove avevano visto correre via la cugina.

“ Preoccupata, gamberetto?” chiese.

“ Si, decisamente! Inoltre, credo c’entri qualcosa Gray!” disse, incrociando dubbiosa le braccia.

“ Gray!?”

“ Si, insomma…ieri sera abbiamo sentito Juvia urlare e, quando siamo uscite in corridoio, c’era lui!” spiegò.

“ Non mi dire!” rispose il moro, facendosi scendere un paio di gocce di sudore dalla fronte; la ragazza alzò lo sguardo verso di lui, interrogativa.

“ La stessa scena è capitata anche a noi:” iniziò a raccontare, mentre sul volto di Levy si dipingeva del più sincero stupore, “ abbiamo sentito la voce di Gray e poi qualcuno ha urlato! Quando siamo usciti lo abbiamo trovato immobile in mezzo al corridoio e, siccome eravamo incazzati neri, lo abbiamo preso a cuscinate!” concluse, mettendo un certo non so che di compiaciuto nell’ultima parte del racconto.  

“ E non avete pensato che ci potesse essere qualcuno con lui!?” domandò esasperata.

“ Natsu aveva detto che, molto probabilmente, aveva visto un ragno!” disse sbrigativo.

“ Un…ragno?”

Vedendo il proprio ragazzo alzare le spalle, capì che, probabilmente, non era la persona migliore a cui esporre certi problemi; portando di nuovo lo sguardo nella direzione dove aveva visto sparire Juvia, la piccola blu sospirò ancora.

Forse Gajeel non era il massimo in certi affari di cuore ( basti vedere che casini ha dovuto far passare a Levy, per decidersi a confessarsi), ma di certo capiva quando c’era qualcosa che turbava la ragazza: “ Puoi andare se vuoi!” disse, non dopo un lunga pausa.

La ragazza si voltò: “ Come?”

“ So che sei preoccupata per lei quindi…puoi andare!” disse, smorzando l’effetto pappamolle con una smorfia.

“ D-Dici sul serio!?” chiese, quasi incredula; sapeva quanta fatica facessero a rimanere da soli e, ora che finalmente il moro era riuscito ad agguantarla e trascinarsela via, non avrebbe mai creduto che potesse dirle di andarsene con tanta tranquillità.

Anche se Levy sapeva che non era per niente tranquillo.

Ringraziandolo con un leggero bacio sulla guancia e un enorme sorriso, la ragazza di voltò, intenta a raggiungere la cugina e capire una volta per tutte cosa fosse successo.

Il ragazzo, dal canto suo, leggermente arrossato da quel pegno di gratitudine, infilate le mani nelle tasche del costume e tirato qualche calcio alla sabbia, se ne andò via borbottando.

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Levy non aveva la più pallida idea di dove si fosse cacciata Juvia, sapeva solo che doveva assolutamente trovarla: guardò in ogni dove, in ogni angolo della spiaggia, senza mai trovarla.

Sembrava sparita.

Al suo posto però, in lontananza, seduto in riva al mare, scorse l’altro capo di quel filo interminabile di dubbi e domande; accelerando il passo, si avvicinò spedita, indecisa se strangolarlo o poggiargli una mano sulla spalla in segno di amicizia.

Optò per la prima.

“ Razza di pervertito, che cavolo hai fatto a Juvia!? Se provi anche solo a farla soffrire, giuro che verrò a cercarti!” urlò, prendendolo per il collo e scuotendolo convulsamente.

“ L-Levy asp-.” tentò di dire.

“E’ inutile che cerchi di negare, l’abbiamo sentita urlare…” disse ancora, aumentando la stretta, “ brutto nudista sciupa ragazze!!” tuonò poi, mantenendo comunque salda la presa attorno al collo del ragazzo.

“ A-Aspetta…p-posso spiegare…ah!”

La ragazza lo lasciò andare: “ Sarà meglio per te!” concluse, mettendosi seduta a gambe incrociate, pronta ad ascoltarlo.

Gray le raccontò la vicenda per filo e per segno, dalla cena, alla serata sul balcone: le raccontò come mai aveva urlato, di quello che si erano detti e della sua insolita dichiarazione.

Le raccontò anche di quella mattina in spiaggia e dei tentativi che aveva fatto per parlare con lei, andati tutti miseramente in fumo.

“ Io davvero non so che cosa fare!” disse sconsolato.

“ Juvia non è una ragazza facile da prendere, te ne sarai accorto!” rispose Levy.

“ Si, decisamente! Tu,” fece, guardandola negli occhi, “ cosa mi consigli di fare?”

“ Bhe, immagino che l’unico modo che tu abbia per farti ascoltare, sia costringerla!” rispose candida.

“ Huh!?” rispose, alzando un sopracciglio.

“ Juvia è sempre stata così: quando ha paura, o non vuole affrontare la verità, scappa! Non devi permetterglielo!” disse decisa.

Il ragazzo annuì.

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“ Ma dove sono Gray e Juvia?” chiese Lucy, non vedendoli al tavolo.

“ Immagino che quel pervertito ci stia provando!” commentò Natsu, ingurgitando una quantità improponibile di cibo.

“ Questo non è da uomini!” disse Elfman, scuotendo la testa.

Mentre parlavano, Gajeel cercò lo sguardo della fidanzata, la quale rispose con tenero sorriso e un movimento della testa in direzione del molo.

E proprio su quel molo, con lo sguardo perso verso l’orizzonte, se ne stava seduta Juvia: non poteva fare a meno di sospirare e pensare a lui; se solo fosse stata meno strana, probabilmente ora Gray non la odierebbe così tanto.

Sentendo poi rumore di passi sul legno del molo, la ragazza si voltò di scatto: non si accorse minimamente di cosa l’avesse colpita, sembrava un fulmine, ma, riscossa dalla sorpresa, si rese conto di trovarsi bloccata in un salvagente, incapace di muoversi.

“ M-Ma cosa...”

“ Così ora non potrai più scappare!”

Voltandosi, trovò il volto di Gray vicino al suo, pericolosamente vicino: sentì la sua calda mano posarsi sulla sua guancia e asciugarle le lacrime che, involontariamente, avevano iniziato a scenderle dagli occhi.

“ Come puoi…fare questo a Juvia?” domandò, sentendo le lacrime farsi sempre più pesanti.

Il moro non rispose: avvicinandosi ancora di più alla ragazza, posò le sue labbra su quelle tremanti di lei, assaporandone la morbidezza e il sapore; non fu un bacio passionale, focoso, le loro lingue non si toccarono nemmeno, ma da quel semplice e puro gesto si potevano percepire tutti i sentimenti del ragazzo.

Staccandosi da lei, il moro poggiò la testa sulla sua spalla: ne constatò la dolcezza accarezzandola con il naso, per poi rimanere semplicemente li, avvolto dal suo profumo e in pace con i suoi sensi.

“ G-Gray…” con il corpo che le tremava, Juvia non riuscì a proferire parola.

Sentiva come se il cuore le stesse per esplodere: mai, mai nessun ragazzo si era dato tanta pena per lei; finivano tutti per lasciarla perdere, ma Gray…Gray era diverso da tutti gli altri e questo lo sapeva.

“ Grazie!” fu tutto quello che la sua mente le permise di dire, prima di far scendere, per la quarta volta quel giorno, dolci lacrime, che andarono a bagnarle completamente il viso.

Rialzandosi dalla sua posizione, il moro le sorrise, ricevendone un altro in cambio: il primo e più bello che la ragazza gli avesse mai regalato.

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“ Muoviti Gray, o ti lasciamo qui!” sbuffò Natsu, con un piede già sull’autobus diretto alla stazione.

Il ragazzo non lo calcolò minimamente: “ Ti prometto che ti scriverò tutti i giorni!” disse, prendendo le mani di Juvia tra le sue.

“ Mh, Juvia farà lo stesso!” rispose, con un largo sorriso.

“ Ah e…mi dispiace per la storia del salvagente, ma era l’unico modo per non farti scappare!” ridacchiò.

“ Non preoccuparti anzi, Juvia ti ringrazia!”

“ B-Bhe allora…” iniziò a dire impacciato, avvicinandosi.

“ Uh Gray, dacci dentro!” gli urlò il rosato, affacciatosi dal finestrino.

“ Dai piccoletto, un vero bacio da vero uomo!” gli fece eco Elfman.

“ Nah ragazzi, non ne è in grado!” commentò Gajeel.

 “ Smettetela!” tuonò, voltandosi verso di loro dello stesso colore del pomodoro.

“ Uh Uh guardate, è diventato tutto rosso!”

“ Oh povero piccolo Gray, ti stiamo mettendo in imbarazzo!?”

“ Non fare la checchina, baciala!”

E così continuarono, sghignazzando come degli idioti, tappandosi la bocca solo dopo una sonora sgridata e un ben piazzato scappellotto da parte delle ragazze.

Voltandosi di nuovo verso Juvia, ringhiò sommessamente, tentando di nascondere il profondo rossore che gli si era dipinto in faccia.

“ Gray…” pronunciando delicatamente il suo  nome, la ragazza gli prese il volto tra le mani e lo baciò, come ultimo saluto.

Affacciandosi un’ultima volta dall’autobus, il moro salutò la ragazza, promettendo a se stesso che avrebbe fatto qualsiasi cosa per starle vicino.

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Oh, ce l’ho fatta finalmente!

Allora, con questo capitolo si conclude la sezione estiva della storia e di conseguenza, il prossimo sarà di nuovo a scuola con il nostri Levy e Gajeel intenti a portare avanti la loro relazione.

Insomma, com’è che noi siamo sui libri da due mesi e loro invece se la spassano al mare?! Non va certo bene!!

Ah e mi scuso per il terribile OOC di Gray, ma è un personaggio che non conosci benissimo, quindi perdonatemi!

Bene, ringrazio ancora una volta tutti quelli che mi seguono e che lasceranno un piccolo commento a questo capitolo!

Grazie di cuore<3<3<3

Kuro_rin

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Capitolo 16
*** 15 Novembre ***


programma tutor 16

Quella mattina Levy si era svegliata più faticosamente del solito: era una persona che rimaneva in piedi anche tutta la notte se doveva finire di studiare, ma non aveva mai avuto problemi ad alzarsi per andare a scuola; eppure quella mattina si sentiva le gambe come pietre.

Decise di non prendere i mezzi, ma di avviarsi a piedi: appena fuori dal cancelletto di casa mandò un messaggio a Gajeel e partì.

Non ricordava che la strada fosse così lunga; ad un certo punto ebbe quasi paura di essersi persa: eppure quella camminata le serviva proprio, giusto per refrigerare la mente ed allineare bene i pensieri. Quello era un pessimo periodo per lei.

Una volta raggiunta la scuola, dovette correre in classe visto che era ormai suonata anche la seconda campanella: fece in tempo a salutare di sfuggita il proprio ragazzo, che a sua volta stava entrando in classe, e precipitarsi nella sua.

Una volta entrata, le venne quasi da piangere, letto quello che c’era scritto, a caratteri cubitali, sulla lavagna: 14-15-16-17 NOVEMBRE GITA DELLE CLASSI TERZE.

Non ci voleva credere.

“ Ehi Levy hai visto?” Lucy le si precipitò addosso, “ andiamo in gita scolastica, bello vero?” concluse ridacchiando.

L’azzurra rispose con un debole sorriso, mentre constatava con amarezza che effettivamente non era un brutto sogno; tutta la classe era in fermento per l’evento: Gray e Natsu saltellavano come matti per tutta l’aula, Elfman batteva cinque a chiunque gli si presentasse davanti e, per finire in bellezza, Jet e Droy continuavano a ripetere che non vedevano l’ora di passare del tempo insieme alla loro amata Levy.

La ragazza dal canto suo, continuava ad immaginarsi da un’altra parte e si figurava in mente mille scuse da tirar fuori per non dover partecipare; come se non bastasse, il clima generale non le rendeva certo la vita facile.

Sospirò sconsolata e si sedette al proprio posto, da dove non si schiodò fino alla fine della mattinata.

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“ Si può sapere che hai?” chiese il moro.

Anche dopo scuola Levy volle tornar a casa a piedi, ma questa volta Gajeel si era impuntato per accompagnarla, nonostante la ragazza avesse protestato: non era colpa sua, anzi era contenta di stare con lui, ma voleva rimanere da sola.

Comunque sia, durante tutto il tragitto non aprì bocca se non per sospirare e mugugnare, fino a quando il moro, perso ogni grammo di pazienza, non era sbottato.

“ Eh?” fece lei, guardandolo spaesata.

“ Non fare la finta tonta con me! Per tutta la strada non hai fatto altro che sospirare! Allora, che ti prende?” chiese di nuovo, alzando un sopracciglio di dissenso.

“ Non ho niente, davvero!” tentò di mentire lei, con un leggero sorriso.

Il ragazzo la squadrò per qualche secondo: “ non ti credo!”

L’azzurra sobbalzò a quell’affermazione: era il suo ragazzo, era Gajeel, forse se lo sarebbe dovuto aspettare, eppure davvero non poteva credere che la conoscesse fino al punto di capire quando mentiva; nemmeno Lucy se n’era accorta.

“ Davvero Gajeel, sto bene!” disse sventolando una mano, “ sono solo un po’ stanca!”

Detto ciò, afferrò prontamente il cancelletto, quasi come ancora di salvezza( meno male che erano già arrivati a casa!) e lo aprì. Prima di richiuderlo, si girò di nuovo: “ Grazie Gajeel, per avermi accompagnata a casa!” disse, arrossendo un po’.

Il moro sbuffo, visto che non era servito a molto, considerato che non era riuscito a capire cos’avesse la sua ragazza; tuttavia dovette ricredersi quando, avvicinandosi piano, Levy gli diede un piccolo bacio sulle labbra.

“ A domani!” disse, prima di scomparire dentro casa.

Maledizione! Pensò il moro una volta ripreso a camminare, paonazzo fino alla punta dei capelli.

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“ Gita scolastica, eh?”

“ Non ci voglio andare, Yosuke!” disse la ragazza gonfiando le guancie.

“ Capisco benissimo Levy, ma non credo sia giusto!” rispose serio il fratello.

“ Ma…”

“ Levy ascoltami,” disse, poggiando sul tavolo le posate che aveva in mano e guardandola, “ so quanto siano difficili da sopportare questi giorni, lo capisco benissimo, è così anche per me! Ma devi fare i conti con te stessa Levy, non possiamo continuare a vivere nel passato!”

La ragazza sgranò gli occhi: quelle parole le suonarono estremamente familiari! Certo, d’altra parte era stata proprio lei a dirle, quella volta, a Gajeel. Abbassò la sguardo e rimase in silenzio.

Quel pomeriggi non riuscì fare nulla: cancellò dalla mente ogni pensiero, si mise la musica nelle orecchie e rimase li, stesa sul letto; continuava a ricevere messaggi da parte di Lucy che le chiedeva pareri su cosa mettere in valigia.

Solo verso sera tardi si decise a tirar fuori la borsa e iniziare a riempirla: non era ancora certa se andare o meno, ma sentiva che Yosuke aveva ragione…doveva fare i conti anche con se stessa.

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E così, il 14 Novembre, le classi terze erano pronte per partire: l’aria era fredda e il cielo terso, i ragazzi si affrettavano a salire sui pullman, divisi per sezione.

“ Sono così emozionata Levy, tu no?” chiese la bionda, saltellando sul sedile.

“ Oh, certo!” rispose, mentre sistemava la valigia, sorridendo all’amica.

Levy era stranamente serena quella mattina: sapeva che sarebbe stata dura lontana da casa, lontana da Yosuke, ma se lo doveva, se lo doveva per quei tre anni precedenti.

Dopo tre ore di viaggio deliranti, vista la compagnia che si portava dietro, Levy, così come Lucy, scesero dal pullman stordite come non mai, maledicendo ad uno ad uno i loro compagni di classe: “ Giuro che se ne avrò la possibilità, ucciderò Natsu con le mie mani!” ringhiò la bionda.

Come darle torto!

La destinazione della gita era una piccola località di montagna, chiamata Whitehead, caratteristica per i suoi borghi storici e la vista mozzafiato sulla valle sottostante: li si respirava tutta un’altra aria. L’azzurra corse verso Gajeel, chiedendogli com’era andato il viaggio e se voleva andare con lei al belvedere.

Il moro la seguì senza esitazioni: il fatto che si fossero messi insieme era ormai noto a tutti, eppure c’era ancora qualcuno che rimaneva sorpreso quando li vedeva insieme. Due persona così tanto diverse, come facevano a piacersi?

“ Mi sembra che tu stia meglio!” disse il moro, mentre tornavano indietro.

“ Già, ma vedremo domani!” rispose lei guardando il cielo.

“ Domani?” chiese il moro perplesso; tuttavia lei aveva già raggiunto la sua classe.

“ Ma che cavolo sta succedendo!!” ringhiò il moro,spaventando un ragazzo accanto a lui.

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Passata la notte, il primo giorno consisteva nel visitare il centro storico della città, con il castello, il palazzo reale e i giardini.

In tutto questo, Gajeel non riusciva a togliersi dalla mente le parole della ragazza: vedremo domani! Il che significata oggi… “ Ma che diavolo succede!” brontolò.

Le classi visitavano le antichità una alla volta e, di conseguenza, il moro non avrebbe visto Levy fino a sera: che cosa voleva dire? Che cosa sarebbe successo oggi? Forse si stava facendo troppi problemi, d’altra parte capiva lui stesso che non sempre coglieva appieno le frasi dell’azzurra.

Eppure aveva la strana sensazione che non fosse nulla di buono.

Durante tutta la giornata ci ragionò su, senza risultato! Arrivata la sera, non poté più trattenersi e, dopo una doccia veloce, si precipitò in sala da pranzo: Levy era già seduta al tavolo con le sue compagne di classe.

Tuttavia, ella, accortasi di lui, l’aveva salutato da lontano con un dolce sorriso: questo significava che non doveva preoccuparsi? Non ne era così sicuro!

“ Ehi Gajeel!” si sentì chiamare.

“ Vieni a sederti con noi!” lo intimò Natsu, in ginocchio sulla sedia.

Sbirciando un ultima volta il tavolo di Levy, si sedette con i ragazzi.

Neanche il cibo, però, era riuscito a placare i suoi dubbi: aveva mangiato poco niente, cosa assai rara da parte sua!

“ Gajeel tutto bene?” gli chiese Gray, posando il cellulare sul tavolo( dopo aver probabilmente scritto a Juvia!).

“ No, non proprio!” borbottò, appoggiandosi col gomito al tavolo.

“ Chfe sfhuccedfe?” chiese Natsu, mostrando una raccapricciante scena di se mentre mangia.

“ Credo che Levy abbia qualcosa che non va, ma non vuole dirmelo!”

“ Cosa credi che sia?” chiese il rosato, una volta mandato giù il boccone.

“ Non so, ma sicuramente qualcosa di serio!”

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Devi aspettare che sia lei a parlarti, non pressarla!

Le parole di Gray continuarono a ronzargli per la testa tutta la notte: questo, aggiunto al fatto che il suo compagno di stanza russava, lo costrinsero ad alzarsi e ad uscire.

L’aria gelida gli penetrava fin dentro le ossa, ma almeno gli schiariva le idee.

Andò spedito sul balcone sul retro dell’albergo: fu enormemente sorpreso quando, avvolta dalle coperte e rannicchiata su una sdraio, trovò la causa dei suoi problemi!

Si avvicinò cauto alla ragazza: “ Che cosa ci fai qui?”

Levy sobbalzò, riconoscendo la voce del moro! Si voltò sbalordita e ansiosa al tempo stesso.

“ G-Gajeel!”

Lui continuava a guardarla: “ B-Bhe, p-potrei farti la stessa domanda!” lo additò in fine.

“ Il mio compagno di camera russa!” rispose secco.

“ Oh!” disse lei sconsolata…chissà perché aveva creduto che lo avrebbe messo in difficoltà.

“ Tu invece?”

Lei sospirò, arresasi al fatto che non poteva più mentirgli: “Vedi,” alzò lo sguardo malinconico verso il cielo stellato, “ oggi è l’anniversario della morte dei miei genitori!”

“ Cosa!?” fece lui, cambiando completamente espressione.

“ Sono già passati tre anni, non riesco a crederci!” disse, con un velo di tristezza nella voce.

Gajeel si sedette di fronte a lei: “ Non ne sapevo nulla!”

“ Non devi preoccupartene, non volevo lo sapessi! Perdonami se questi giorni sono stata così distante, ma tu riuscivi a leggere il mio sguardo e non potevo fingere che andasse tutto bene!” disse guardandolo.

“ Io ci ho provato Gajeel…ci ho provato sul serio,” riprese poi tra i singhiozzi, “ ho provato a stare davanti alla realtà di questi giorni, ho provato a fare i conti con me stessa, come aveva detto Yosuke, ma…non ce la faccio!” concluse, scoppiando a piangere.

“ Loro mi mancano così tanto!” le lacrime le scendevano calde sul viso e il suo corpo tremava.

Gajeel la guardava: le poggiò una mano sulla testa, mentre con l’altra le asciugava le lacrime dai teneri occhi verdi. “ Tuo fratello ha ragione, non continuare a guardarti indietro in questo modo! Tu stessa l’hai detto; vale per tutti e non per te?”

“ M-Ma…”

“ Capisco benissimo la tua tristezza, Levy, ma che cosa rimane dei tuoi genitori? Non il ricordo, giusto? Non si può vivere di soli ricordi, perché altrimenti si muore dentro…quindi cosa resta?” le chiese serio.

La ragazza lo guardò dritto nei suoi occhi color rubino: “ Cosa rimane, Gajeel?”

“ Un amore infinito!” concluse con quel suo solito ghigno, ma che alla ragazza parve rassicurante e amorevole.

Sorrise e lo abbracciò forte: “ Si, hai ragione!”

Era vero, il moro comprendeva bene cosa volesse dire sentire la mancanza di qualcuno, vivere sentendo un enorme vuoto nel proprio cuore; lui stesso aveva perso i suoi genitori tanto, tanto tempo fa.

Prendendole la mano, rientrarono in albergo.

Per i successivi due giorni, l’azzurra si sentì estremamente leggera e grata, di avere accanto qualcuno come Gajeel che, nonostante il suo pessimo carattere, sapeva sempre come farla smettere di piangere.

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“ Yosuke io esco!”

Presa sotto braccio la borsa di scuola, aprì la porta e si avviò verso la fermata dell’autobus.

Mentre aspettava, le si fermò davanti una macchina scura: il finestrino si abbassò mostrando alla ragazza un uomo sulla quarantina, ben vestito con capelli lisci e neri, occhi color perla e con uno strano sorriso.

“ Levy Mcgarden? Chiese.

“ S-Si?” rispose lei tirandosi un po’ indietro, visti i suoi precedenti.

“ Molto piacere, mi chiamo Jamie Redfox!”

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Capitolo aggiornatoooooo! Incredibile, mi sembra passata un’eternità!

Bene bene bene…mi scuso per il ritardo, so che molti di voi mi credevano morta! Vi piacerebbe vero? comunque sia, il capitolo non è un gran che, lo devo ammettere, ma volevo iniziare a mettere a nudo il passato dei due ragazzi, così da iniziare la seconda parte della storia. Non preoccupatevi, spiegherò meglio altre cose più avanti.

E…colpo di scena! Chi è l’uomo che si è presentato a Levy?? Vi do una dritta: non è il padre! Bene, aspetto i vostri commenti, i vostri saluti per la mia resurrezione e alla prossima! Baci, Kuro_rin

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