Revolution of life

di mischiri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I battiti del cuore ***
Capitolo 2: *** "Alla Bastiglia!!!" ***
Capitolo 3: *** Risveglio ***
Capitolo 4: *** Pensieri e piani ***
Capitolo 5: *** Incontri ***
Capitolo 6: *** "Partenze..." ***



Capitolo 1
*** I battiti del cuore ***


Revolution of life Capitolo I

Capitolo I
I battiti del cuore”

13 luglio 1789

Bang

Bang

Due spari si susseguirono veloci nel tramonto di Parigi. Oscar rilassò la schiena e sospirò sollevata. “Un altro nemico è caduto sotto i colpi della rivoluzione” pensò contrita. Sporse la testa dal vicolo,trattenendo i suoi uomini con la mano sinistra sollevata. La via era deserta e la Senna scorreva placida di fronte a loro. Dovevano nascondersi nel canale sottostante alla loro posizione per avere una minima speranza di raggiungere Bernard e i rinforzi dall'altra parte dell'isolato.
Il vento soffiò impetuoso,portando sulla sua scia urla disperate di feriti e prigionieri.
Oscar abbassò il braccio e si allontanò dalla parete,precedendo la sua misera truppa.
Nessuno interruppe la loro avanzata. “Che strano... come mai è tutto deserto? Pensavo volessero presidiare tutte le zone di collegamento tra gli isolati di Parigi...”
I suoi pensieri vennero interrotti da una stretta familiare al braccio. Andrè la osservò ammirato con l'occhio verde sbiadito: stava facendo uno sforzo immane per la sua vista,ma nonostante questo le era sempre accanto,pronto a fare di tutto per lei.
Oscar rispose alla leggera effusione stringendogli la mano con la propria. Era cambiato tutto tra loro. Il loro amore era esploso in tutta la sua forza e né la Rivoluzione né la morte avrebbero potuto separarli. Peccato che Oscar se ne fosse resa conto troppo tardi: se fosse stata consapevole del sentimento che li univa sarebbe scappata insieme a lui da parecchio tempo, lontana dalla Francia e da suo padre.
Un rumore sospetto la riportò alla realtà.
Erano scesi nel canale indisturbati,percorrendolo fino alla fine.
Solo quattro gradini e un altro vicolo li separavano dal loro obiettivo.

Tlack

Oscar udì distintamente il suono di un fucile che veniva ricaricato. Qualcuno si stava preparando al fuoco. Alzò lo sguardo e il cuore si bloccò impietrito. Di fronte a lei una guardia imperiale si preparava a sparare. Con uno scatto fulmineo Oscar estrasse la pistola

Bang

Bang

Il nemico cadde in acqua di fronte ai suoi occhi. Oscar si guardò confusa il petto,aspettandosi di vedere una macchia rossa allargarsi sulla giacca,ma non c'era nulla.
La guardia aveva mancato il bersaglio.

Oh no!!! Comandante!! Comandante!! Andrè è ferito!! E' ferito!!” l'urlo di Alain riecheggiò nel silenzio generale.
Oscar si voltò incapace di formulare alcun pensiero e vide Andrè con una mano sul petto sanguinante e le gambe tremanti muoversi barcollando verso di lei,protendendo un braccio “O..scar” sussurrò flebile prima di cadere a terra svenuto.
Il biondo comandante sentì il cuore che si lacerava nel petto “Andrè!!! Andrè!!” urlò,avvicinandosi al corpo agonizzante del suo uomo.
Gli spostò la mano insanguinata per esaminare la ferita, per poi voltarlo ed osservare la schiena.

Non c'è foro d'uscita...” sussurrò Alain disperato,concretizzando tutte le sue paure.
Dobbiamo muoverci... dobbiamo andare da Bernard!! Lì lo salveranno!! Presto andiamo!!!” esclamò Oscar concitata,sollevando di peso Andrè dal selciato.
Alain cercò di trattenerla per un braccio “Ma comandante...”
Oscar gli lanciò uno sguardo omicida e con la mano libera gli strinse il bavero della camicia consunta e sporca “Ho detto di andare soldato!!!”
L'altro la osservò con affetto e compassione,contrastando senza difficoltà la sua debole stretta e mettendo un braccio intorno alla vita di Andrè.

Almeno lasciate che lo porti io. Non ce la fareste a trascinarlo fin laggiù.”
Gli occhi azzurri di Oscar si riempiono di lacrime silenziose,mentre a malincuore si staccava dal corpo ferito del compagno. “Si... hai ragione.”
Velocemente salì gli scalini e guidò i suoi uomini lungo gli oscuri vicoli della città.
Vide altre due guardie pattugliare la zona e riuscì a liberarsi di loro senza difficoltà.
L'ira e la disperazione le sorreggevano il braccio tremante,impedendole di sbagliare un colpo.
In pochi minuti arrivarono in una piccola piazza presidiata dai ribelli. Su un cumulo di sedie e mobili rotti Bernard Chatelet attendeva il loro arrivo,abbracciando un fucile.

Oscar!! Oscar!!” esclamò felice non appena li vide sbucare dalla stradina laterale.
I seguaci di Bernard uscirono dai loro nascondigli e si avvicinarono festanti,pronti ad accogliere le truppe ribelli. Ma la supplica di Oscar raggelò il sangue di tutti i presenti. “Bernard! Bernard! Andrè è ferito!! Abbiamo bisogno di un medico!!! E' molto grave!”
Il giovane giornalista lanciò uno sguardo spaventato al corpo esanime di Andrè ed esclamò “Avete sentito ragazzi?? Chi di voi è un medico? Abbiamo bisogno di aiuto per un figlio della Rivoluzione!!! Forza!!!”
Immediatamente alcuni dei presenti avanzarono tra la folla

Io sono un medico!”
Anche io!!”
Vi aiuterò io!!”
Alain adagiò il corpo di Andrè su una lettiga,permettendo ai volontari di circondarlo e di esaminare la ferita da vicino.
Oscar,in disparte,osservava la scena svuotata di ogni pensiero e sentimento.
Una leggera carezza sul braccio la destò dall'oblio. I suoi tristi occhi azzurri incontrarono quelli di Rosalie,che silenziosa al suo fianco la osservava preoccupata.

Comandante Oscar... come state? Siete ferito anche voi?”
Oscar scosse la testa,sospirando “Il mio corpo sta bene Rosalie,ma il cuore sanguina copiosamente. E' spezzato...”
La giovane le strinse la vita in un tenero abbraccio,mentre lacrime silenziose le rigavano le guance rosate “Povero Andrè... ma non preoccupatevi comandante. Si salverà, deve salvarsi... per voi...”
Quelle parole accorate ruppero il velo di freddezza di Oscar,che disperata e bisognosa di affetto si abbandonò disperata alla stretta della ragazza.

Ti prego Rosalie non te ne andare. Non credo di poter resistere a tutto questo da sola. Ho bisogno di qualcuno vicino a me.” Rosalie annuì e circondò con le esili braccia le larghe spalle dell'altra. “Non preoccupatevi comandante. Non voglio andarmene. Rimarrò sempre con voi...” sussurrò gentilmente nel tentativo di rassicurarla.
Comandante... comandante” la voce di un uomo interruppe il loro contatto.
Oscar a malincuore si staccò dal caldo e sicuro abbraccio di Rosalie e si voltò,riconoscendo di fronte a lei uno dei medici volontari. Aveva le mani sporche di sangue,le maniche arrotolate fino al gomito,la fronte sudata e lo sguardo spento. Prima di parlare sospirò pesantemente,chiudendo leggermente le palpebre. “Mi dispiace,ma gli rimane molto poco da vivere. Abbiamo tentato di medicare la ferita,ma ha perso molto sangue e il suo fisico era già debilitato. Non possiamo fare altro per lui. Venga con me”
Rosalie le strinse di nuovo i fianchi con un braccio e insieme seguirono l'uomo fino all'improvvisata lettiga che giaceva poco lontano.
Andrè aveva l'occhio verde sano socchiuso e respirava affannosamente.
Oscar silenziosa si inginocchiò vicino a lui e gli prese una mano tra le sue.
Il giovane la guardò pieno d'amore “Oscar... ma dov'eri? Non sono riuscito a vederti”
La donna deglutì e si sforzò di sorridere “Oh lo sai... Alain è un testone. Ho dovuto dare ordini per domani. Sai che vuole fare sempre di testa sua... Abbiamo avuto una piccola discussione...” Ma le lacrime che cominciarono a rigarle copiosamente il volto tradirono le sue parole. Il giovane la guardò per un attimo confuso,prima che una terribile consapevolezza gli invadesse il cuore

Oscar... perchè piangi?? Sto forse per morire? No.. non è possibile... non ora... non sarebbe giusto. Solo ora abbiamo scoperto il nostro amore... non posso accettare un destino così crudele...”
Andrè... ascoltami. Tu non morirai. Non puoi morire. Appena starai meglio ce ne andremo da Parigi. Andremo ad Arras e lì ci sposeremo in una piccola chiesa. Lontano dalla Rivoluzione,lontano dalla guerra e dalla morte. Che ne dici?”
Andrè cercò di sorridere,cullandosi nell'immagine che si era formata vivida nella sua mente. “Oh... sarebbe meraviglioso... Non sai quanto ho desiderato che accadesse...”
Oscar gli accarezzò piano i capelli, incapace di fermare il tremito della sua mano “Perdonami Andrè... perdonami se ti ho fatto soffrire tanto. Non meritavi tutto ciò che ti ho causato. Se solo avessi capito le cose prima.... tutto questo non sarebbe mai successo... Mi dispiace...”
Andrè sollevò piano il braccio e le accarezzò una guancia “Oscar non è colpa tua. Non preoccuparti. Io ti avrei aspettato ancora a lungo,lo sai... Perchè.. io... ti..”
Non potè continuare. Il braccio ricadde piano e la mano stretta tra quella di Oscar si rilassò. La donna osservò muta il corpo del suo compagno ormai privo di vita. L'occhio verde ormai spento,la labbra pallide,il petto freddo. Strinse con forza i pugni e urlò. Urlò la sua disperazione,la sua ira,il suo amore spezzato troppo in fretta,urlò la sua solitudine. Urlò il suo nome prima di accasciarsi esausta al suolo.
Alain e Rosalie le si avvicinarono piano e presala delicatamente in braccio la portano lontano dalla folla. Il giovane soldato aveva il viso spento e le labbra arrossate dopo averle morse più volte per trattenere le lacrime che prepotenti volevano sgorgargli dagli occhi. “Rosalie ti occuperai tu di lei? Io devo andare dai miei compagni... Andrè era un vero amico per tutti noi. Hanno bisogno di me...”
Rosalie annuì singhiozzando rumorosamente. “Vai Alain. Rimango qui con lei. Per una volta è Oscar che ha bisogno di me,non il contrario.”
Il giovane si allontanò, mentre Rosalie si preoccupò di avvolgere il corpo del biondo comandante in una calda coperta.

Non ti abbandonerò Oscar. Sai che non posso farlo... Il mio sentimento per te è forte come il primo giorno... Anche se tu stai soffrendo enormemente per Andrè,io non posso fare a meno di amare te... Voglio molto bene a Bernard,ma quando ti guardo e quando sei vicina a me... Tutto sparisce... come la prima volta che ti ho visto...”

Il silenzio di Parigi venne spezzato da un grido accorato.
Fermate la carrozza vi prego!! Fermatevi!!”
Oscar e Andrè si guardarono incuriositi e confusi.

Cocchiere ferma” ordinò il comandante,aprendo leggermente lo sportellino della vettura. Una fanciulla dai grandi occhi azzurri le rivolse uno sguardo implorante
Vi prego...vi prego signore... compratemi per una notte!!” esclamò tutto d'un fiato,nascondendo il volto tra le mani per la vergogna.
Una fragorosa risata la costrinse a risollevare il volto,facendole incontrare il luminoso sguardo di un giovane che rideva fragorosamente,battendosi una mano sulla coscia.

Mi dispiace deluderti,ma non potremmo combinare molto. Guardami bene... io sono una donna...”
Rosalie si coprì la bocca con le mani in un impeto di stupore: una donna vestita da soldato!!!

E' così bella...” pensò sognante,osservando la perfezione dei lineamenti e la lucentezza dell'uniforme.
Andrè hai con te del denaro? Io non ne ho...” chiese Oscar rivolgendosi al ragazzo nascosto alle sue spalle,che teneva lo sguardo fisso sul tetto della vettura per cercare di contenere le risate in ogni modo.
Si... dovrei avere qualche moneta...” mormorò il giovane,frugando nelle tasche. Dopo qualche minuto ne estrasse finalmente una “Ho solo questa...” mormorò a mò di scusa.
Oscar annuì e la porse a Rosalie, che era rimasta a terra immobile, persa nella contemplazione dell'altra.

Come ti chiami?” le domandò gentile
Ehm.... io sono... Rosalie” rispose la fanciulla balbettando,mentre il viso le si colorava di un bel rosso cremisi
Oscar sorrise,sporgendosi dalla vettura e stringendole un poco la mano

Che nome carino... Rosalie.... Mi raccomando non fare più una cosa del genere.... Buonanotte” Poi rivolgendosi al cocchiere ordinò di ripartire.
La carrozza si allontanò silenziosa lungo la Senna,perdendosi nelle flebili luci della città. Rosalie prese a correre e seguì per qualche metro la vettura “Aspettate!! Chi siete??”
Ma non ottiene risposta. Si fermò ansante e osservò da vicino la moneta:era una libbra d'oro

Una libbra??? Una libbra d'oro!!! Non ne avevo mai vista una!!” mormorò entusiasta,lasciandosi cullare dal ricordo del biondo militare appena incontrato.
E' la donna più bella che io abbia mai visto... Non la dimenticherò mai... E un giorno le ricambierò il favore...”

Le voci concitate intorno a lei dissolsero il ricordo.
Rosalie scosse leggermente la testa e si asciugò le lacrime con il palmo di una mano.
Quei ricordi erano sempre stati belli da rivivere. Belli,ma al tempo stesso molto dolorosi. Oscar riposava ancora,persa nell'oblio del suo dolore.
Rosalie la osservò,saggiando la morbidezza dei suoi capelli biondi con una dolce carezza. Quante volte quella donna l'aveva protetta,quante volte l'aveva aiutata e quante volte aveva raccolto le sue lacrime. “Per me sei come una sorellina...” le aveva sempre ripetuto.

Già una sorellina.... solo e soltanto una sorellina... non sono nulla di più per te...” mormorò rassegnata.
Oscar si girò nel sonno e socchiuse piano gli occhi “Rosalie.. sei tu?”
La giovane,rossa in volto, si affrettò a ritirare la mano dal viso dell'altra

Si comandante.. sono io...”
Gli occhi di Oscar si riempirono nuovamente di lacrime “Non era un incubo vero??? E' successo davvero... E' morto davvero...”
Rosalie trattenne a stento un singhiozzo “Si... è vero” riuscì a dire tra un singulto e l'altro.
Oscar si sollevò piano da terra e le porse la coperta “Grazie per avermi tenuto compagnia...” e si allontanò.
Rosalie confusa la seguì “Ma comandante dove andate ora? Dovreste ripo...”

Vado da lui” la interruppe l'altra, camminando velocemente verso il centro della piazza. Si fermò vicino ad un gruppo di ragazzi e uno di loro si offrì di accompagnarla dove il corpo di Andrè era stato adagiato.
Era in una piccola chiesa non molto lontano. Il giovane soldato era circondato da mazzolini di fiori, gli unici che Alain era riuscito a trovare in così breve tempo.
Arrivati lì,il suo accompagnatore si congedò,lasciandola finalmente da sola con i suoi pensieri. Oscar sospirando attraversò il portone di legno e si inginocchiò vicino alla misera panca che ospitava il cadavere.
Fuori il sole rosso tramontava e il fumo ingombrava il cielo di Parigi.
Rosalie si sedette su uno dei gradini antistante alla chiesetta,attendendo pazientemente che Oscar uscisse.
Dopo pochi minuti la raggiunse Bernard, stravolto per la fatica e sconvolto per il dolore “Rosalie!! Ti ho cercato dappertutto!! Ma che ci fai qui???” le domandò preoccupato.
La fanciulla appoggiò il viso al palmo della mano,impedendo alle lacrime di scendere lungo il collo “Louis si era offerto di accompagnare Oscar da Andrè e io li ho seguiti. Bernard... come è potuto accadere?? Perchè proprio Andrè???”
Il giovane sollevò le spalle sconsolato,sedendosi accanto a lei

Io... non lo so... Non voglio ancora crederci... Ma di una cosa sono sicuro... Andrè è morto da vero figlio di Francia! E' e sarà sempre uno di noi... Lui ed Oscar sono gli amici più cari e fedeli che abbiamo... Non dimenticarlo mai Rosalie...” mormorò abbracciandole la vita. Rimasero per qualche minuto in silenzio.
Io devo andare... sicuramente i ragazzi si staranno chiedendo che fine ho fatto. Tu rimani ancora qui?”
Rosalie annuì e si volse verso il portone della chiesa. Spiò all'interno e vide Oscar ancora ferma e immobile vicino al corpo.

Non posso abbandonarla. Rimarrò qui con lei fino alla fine.”
Bernard imbracciò il fucile e scese i bianchi gradini per poi voltarsi di nuovo indietro “Mi raccomando state attente. Vi aspettiamo al solito posto...”
Rosalie guardò il suo fidanzato allontanarsi nel buio del vicolo. "Oh Bernard... se solo sapessi quello che nascondo nel cuore... è così difficile a volte stare al tuo fianco.. sentire le tue carezze sulla mia pelle e desiderare che le tue mani siano quelle di un'altra persona..."
Un rumore di passi alle sue spalle la destò dall'oblio dei suoi pensieri.
Oscar camminava lentamente, il viso pallido come quello di un fantasma, le labbra grigie e le spalle curve. Era come se un enorme peso invisibile la schiacciasse,affaticandola e rendendola sempre più debole.
"Rosalie.. cosa ci fai qui? Pensavo fossi rimasta in piazza..."
sussurrò la donna, sedendosi al suo fianco su un gradino.
"No monsieur Oscar.. vi ho seguito fin qui. Non potevo certo lasciarvi solo.. questa chiesa è così triste oggi per tutti noi, ma soprattutto per voi.."
"Già... soprattutto per me... per me! Che non sono riuscita a rendermi conto del suo sentimento! Per me che sono stata cieca, egoista e non so che altro! Per me! Per me che non faccio che pensare a me stessa, trascinando gli altri dietro di me! Per me..."
Rosalie si morse il labbro inferiore per trattenere le lacrime, ma non osò fiatare di fronte a quello sfogo. Percepiva l'immenso dolore della donna seduta al suo fianco e sapeva che parlare in quel modo l'avrebbe tranquillizzata almeno un pò.
Oscar rimase con il fiato mozzo, i suoi occhi guizzavano da una parte all'altra nervosamente. Non si era mai sentita così vuota in tutta la sua vita. Si passò le mani sul viso nel tentativo di allentare il bruciore dei suoi occhi stanchi ed arrossati per le troppe lacrime non versate.
Una leggera carezza sul braccio le fece risollevare lo sguardo e voltare il viso alla sua sinistra. Rosalie le sorrideva gentile e i suoi grandi occhi azzurri erano velati di lacrime. Oscar le sorrise e la abbracciò, sorprendendola per quella spontaneità.
"Scusami Rosalie, non volevo urlare in quel modo... Ma tutto quello che ho detto è vero... e la morte di Andrè non ha fatto che dimostrarlo...sono solo una e.."
"NO!" esclamò Rosalie con forza interrompendola e staccandosi dall'abbraccio per poterla guardare negli occhi.
"Voi non siete un'egoista.. non lo siete mai stata e non lo sarete mai! Non vi permetterò di ripeterlo nè di pensarlo! Voi siete la persona più buona, gentile e altruista che io abbia mai incontrato nella mia vita. Chi altri avrebbe fatto per me tutto quello che avete fatto voi? Mi avete accolto in casa vostra, mi avete educato, mi avete dato una casa, un letto caldo e comodo, mi avete donato la felicità.. nonostante io avessi tentato di uccidere vostra madre!! Mi avete dato un libbra d'oro la sera che ci siamo incontrate per la prima volta! Non lo rammentate?"
Lo sguardo di Oscar si addolcì "Certo che me ne rammento. Tu avevi fermato la mia carrozza e mi avevi pregato di comprarti per una notte... Eri così giovane, così ingenua.. sembravi un pulcino appena uscito dal suo ovetto. Come potevo abbandonarti su quel lurido marciapiede? Se avessi saputo come sarebbero andate le cose, avrei aiutato anche tua madre e forse lei non sarebbe scomparsa così presto..."
"E questi vi sembrano forse i desideri di una persona egoista? Io non credo.. voi siete speciale monsieur Oscar, per tutti.."
Rosalie deglutì e si morse il labbro prima di continuare "e... e.. soprattutto per me.."
Oscar sorrise,accarezzandole piano la testa "Sei sempre stata molto gentile Rosalie. La gentilezza è una virtù che ti ha sempre contraddistinto. A differenza di tutte le altre persone che ho conosciuto,forse tu sei l'unica che non ha mai perso la purezza dello spirito. Come ci riesci? Sembra che nessun sentimento cattivo possa attecchire nel tuo cuore... è una cosa che mi ha sempre sorpreso di te.. piccola, eppure così forte."
Rosalie abbassò gli occhi e appoggiò le braccia al ventre, nel tentativo di calmare i battiti assordanti del suo cuore. Lo sguardo intenso di Oscar era insostenibile per lei. Ogni volta che le era così vicina il suo cervello si annebbiava e tutto il suo corpo sembrava impazzire. Nulla aveva più importanza e Bernard non era che un ricordo sbiadito nei meandri della sua ragione.
Il movimento improvviso di Oscar la fece sobbalzare. La donna si era alzata in piedi di scatto e aveva portato la mano al fianco, immobile come una statua ascoltava.
"Cosa c'è monsieur Oscar?" domandò Rosalie confusa,notando l'improvviso cambiamento dell'altra.
Oscar scosse la testa e appoggiò un indice affusolato alle labbra. Poi le tese la mano e la invitò ad alzarsi.La giovane obbedì e si ritrovò stretta tra le sue braccia.
"Ma monsieur Oscar cosa?"
"Shhh Rosalie.." le sussurrò la donna, spiando la piazza antistante la chiesa da sopra la sua spalla "Sento che sta arrivando qualcuno.. dobbiamo andarcene!"
Velocemente scesero i gradini e imboccarono una stradina laterale. Il lezzo dei cadaveri e della sporcizia giunse prepotentemente alle loro narici, costringendole a coprirsi il viso con un braccio. Avanzarono ancora senza che nessuno le incrociasse: sembrava che i combattimenti fossero finiti.. Non si udiva più nemmeno il rombo dei cannoni. Il sole era sparito all'orizzonte e la luna nascente si faceva strada tra le nuvole. Non erano molto lontano dalla loro destinazione: di sera i ribelli compagni di Bernard si riunivano in una cantina non distante dalla Senna. Per delle persone inesperte era il luogo ideale nel quale nascondersi, discutere e difendersi da eventuali attacchi. Oscar invece l'aveva sempre reputato pericoloso.
"Non dovreste stare qui Bernard" gli aveva detto quando aveva visto lo scantinato per la prima volta "se vi attaccano in massa siete spacciati. Non ci sono vie di fuga... è.. un buco! E' una trappola per topi!"
Ma del resto non potevano ottenere niente di meglio, considerando la miseria che regnava sovrana a Parigi. E fino a quel momento nessuno li aveva mai trovati..
Si fermarono un attimo per riprendere fiato e per assicurarsi che nessuno le stesse seguendo. Rosalie soprattutto aveva il fiato corto dopo aver sostenuto le lunghe falcate del comandante. Oscar si guardò intorno e notò una targa quasi del tutto annerita dal fumo e dalla sporcizia alla sua destra. Con qualche difficoltà riuscì a leggere il nome della strada nella quale si trovavano "Rue des boucheries (nota 1)" mormorò a bassa voce.
Massaggiandosi la radice del naso riflettè sul percorso più rapido che avrebbero dovuto percorrere per arrivare sane e salve alla meta.
"Rosalie.. il rifugio è a Rue Victor se non mi sbaglio.. giusto?"
La giovane annuì "Si.. non è molto distante da qui monsieur Oscar.. dobbiamo attraversare solo un altro paio di strade e saremmo arrivate."
"Mmm arrivate a Rue de l'harpe non ci resta che tagliare per Rue des Noyers e.." ma un rumore non molto distante la interruppe.
Due uomini avanzavano barcollando verso di loro visibilmente ubriachi, imbracciavano due fucili malandati e tracannavano vino da una bottiglia che uno di loro portava in una sacca. Rosalie le si affiancò tremante, incapace di formulare un solo pensiero. Il biondo comandante osservò la strada alle sue spalle: tornare indietro era assolutamente inutile e folle; per evitare due ubriachi avrebbero potuto incontrare un intero plotone di guardie reali. Tuttavia avanzando verso i due avrebbero corso egualmente dei rischi: non potevano sapere come avrebbero reagito vedendo Oscar in divisa. Ubriachi com'erano avrebbero sparato a qualunque cosa fatta di tessuto e adornata con spalline e medaglie. "Signor Oscar.. cosa facciamo?" le sussurrò Rosalie spaventata, mentre i due uomini si avvicinavano sempre di più.
"Vieni con me! Non fiatare e fa tutto quello che ti dirò va bene?"
Stringendo una mano intorno al suo polso,la trascinò lontano dalla strada e le appoggiò le spalle alla parete di un palazzo malandato alla loro sinistra.
"Ora abbracciami e fa silenzio... se tutto va bene ci supereranno senza accorgersi di nulla.."
La giovane obbedì e sollevandosi sulle punte strinse le esili braccia intorno alle spalle dell'altra. Le sue guance si infiammarono quando Oscar le posò le mani sui fianchi e appoggiò la fronte alla sua, quasi annullando la distanza tra i loro visi e facendo aumentare a dimisura i battiti del suo piccolo cuore innamorato. Ormai gli ubriachi erano dietro di loro. Fu il più alto e presumibilmente il più sveglio dei due,a giudicare dalla sua espressione furbesca,a notarle. Diede un colpetto all'amico al suo fianco e entrambi iniziarono a ridacchiare. Lasciarono la strada e si fermarono a pochi passi da loro sul marciapiede.
Il più basso diede una pacca sul braccio di Oscar e sorridendo disse "Ehi amico hic.. perchè non.. hic.. vai a casa??? Eh?? Hic.. non vogliamo certo vedere le tue... hic.. cose private...qui in strada.."
Oscar sospirò e rispose con voce inespressiva senza voltarsi verso di loro "Hai proprio ragione amico.. ora me ne vado e porto la mia fidanzata con me."
"Ehi hic.. ma perchè non ci guardi in faccia? Ci consideri brutti forse?" domandò il più alto irritato e afferrata la spalla di Oscar la spinse, costringendola a voltarsi.
"Carina hic.. la tua fidanzata..." esclamò il più basso "Hai visto Antoine? Sembra proprio un angioletto!"
Ma il più alto non rispose. La divisa di Oscar aveva catturato la sua attenzione "Ma tu!! Ma tu sei un soldato!! Pierre!! E' un soldato!"
Solo in quel momento il più basso si rese conto della situazione e squadrò Oscar con occhi di fuoco "Hai ragione Antoine!! E' un soldato!!! Cospira contro di noi! Uccidiamolo!"
"Ma no... cosa dite??? Oscar è un soldato della Rivoluzione!! E' dalla nostra parte!!" tentò di spiegare Rosalie frapponendosi tra Oscar e i due.
"Non esistono soldati della Rivoluzione, angioletto! Chiunque abbia spalline e medaglie è un cane della puttana austriaca (nota 2)! E tutti i cani dell'austriaca sono nostri nemici!"
Oscar serrò i pugni nel tentativo di placare la rabbia: nonostante tutto nutriva un profondo affetto per la Regina e quegli epiteti scurrili la irritavano terribilmente.
"Sentite.. io non sto dalla parte della Regina! Conosco Bernard.. Bernard Chatelet!" esclamò nervosamente.
Antoine sputò per terra "Ah! Pensi di essere furbo? Tutti a Parigi conoscono Bernard e Robespierre!"
"Già! E' vero!" gli fece eco Pierre, puntando il fucile nella sua direzione.
"Pierre sparagli!" ordinò Antoine.
"Rosalie!!! SPOSTATI!!!" ruggì Oscar.

Bang

"Maledetto!!! Mi ha colpito!!! Antoine!!! Mi ha ferito!!! La mia mano!! La mia mano sanguina!!!"
Rosalie si voltò di scatto e prima che potesse formulare un pensiero si sentì trascinare lontano dal marciapiede. Oscar correva a perdifiato,mentre lei cercava di tenere il passo, evitando di incespicare nelle buche e nei fossi che i bombardamenti avevano provocato sul selciato.
Si fermarono solo quando giunsero a Rue des Noyers.
Rosalie si nascose sotto un porticato e si accasciò al suolo, il cuore le batteva per la paura e per lo sforzo appena compiuto. Oscar rimase in piedi,ansante e spiava la strada dal buio del loro nascondiglio.
"E' stato.. piuttosto.. faticoso... non è vero monsieur Oscar?" domandò la giovane, asciugandosi il sudore dalla fronte con il dorso della mano.
"Decisamente si... e ora.... dobbiamo.. muoverci.. di nuovo.. non possiamo rimanere a lungo nello stesso posto."
"Monsieur Oscar.. cosa avete? Vi sentite male?" chiese Rosalie preoccupata.
Oscar tremava dalla testa ai piedi, la mano destra stringeva convulsamente la pistola, e il viso sembrava ancora più pallido di prima.
Rosalie le sfiorò l'altra mano che stava inerte lungo il fianco:era gelata.
"Ma monsieur Oscar.. voi state male! Siete gelato e state tremando!!!"
Oscar non rispose, limitandosi ad appoggiare le spalle alla parete. Continuava a boccheggiare come se le mancasse l'aria per respirare.
"Tranquilla Rosalie... ora mi passa.."
Si voltò e appoggiò la fronte alla fredda parete di marmo per ricevere un pò di sollievo. Sollevò il braccio destro e appoggiò il palmo della mano alle labbra.
Rosalie si sollevò di scatto. "Monsieur Oscar... cosa" ma la sua domanda rimase incompiuta.
Una tosse cavernosa ruppe il silenzio intorno a loro,scuotendo l'esile fisico della donna di fronte a lei. Oscar tossiva sempre di più e cercava di ridurre il tremito che le scuoteva le membra piantando i piedi al suolo e facendo forza sulla fronte e sul braccio appoggiati alla parete.
"OSCAR!" gridò Rosalie sempre più spaventata quando intravide la mano dell'altra macchiata di sangue.
Non sapendo che fare la abbracciò da dietro e prese ad accarezzarle il petto, sperando di alleviare con un pò di calore i suoi tremiti.
Dopo qualche minuto la crisi passò e Rosalie sentì il corpo di Oscar farsi più pesante tra le sue braccia.
Il biondo comandante si accasciò al suolo privo di sensi, le labbra livide e la fronte bollente.
"Oscar!! Oscar!!" chiamò Rosalie,scuotendola piano per le spalle.
Oscar aprì piano gli occhi e si guardò confusamente intorno.
"Monsieur Oscar!! Siete vivo!!"
"Rosalie.. Sta tranquilla.. è solo questione di minuti... è una crisi passeggera..."
La ragazza non ebbe il coraggio di replicare nulla e si limitò ad annuire,stringendole le braccia intorno alle spalle "Non vi preoccupate monsieur Oscar.. resterò qui con voi.. appena vi sentirete meglio andremo via. Siamo arrivate ormai...".
Nessuna delle due parlò per qualche minuto. La quiete della notte era intervallata solo dai loro respiri e da qualche gemito lontano.
Fu Oscar a interrompere il silenzio "Nemmeno Andrè lo sapeva Rosalie.. Nessuno lo sa.. l'ho scoperto da poco. Non ho voluto dirlo nè a lui nè a te per non farvi preoccupare.. ho visto il dottore la settimana scorsa e devo dire che non mi ha dato una buona notizia. Se continuo così credo che non vedrò la fine dell'autunno..."
Rosalie non rispose, calde lacrime le scendevano lungo le guance, raccogliendosi sul mento e scivolando sul collo candido.
"Su sbrighiamoci e andiamo. Non possiamo restare qui ancora oltre!" esclamò Oscar sciogliendosi dall'abbraccio e rialzandosi.
Rosalie si asciugò velocemente le lacrime e abbassò il volto,mentre l'altra estraeva la spada lucente pronta a difendersi da eventuali attacchi.
Raggiunsero senza intoppi Rue Victor, imboccarono un altro vicolo e scesero una rampa di scale seminascosta. I gradini conducevano ad una piccola porta di legno scuro.
Rosalie bussò quattro volte a intervalli regolari.
"Di che colore è il tuo fazzoletto?" domandò imperiosa una voce dall'interno
"Blu, bianco e rosso!" rispose Rosalie sicura.
La porta si aprì di poco,permettendo ad un uomo di sbirciare fuori.
"Ah sei tu Rosalie! E anche voi comandante Oscar!" esclamò Alain sollevato,spalancando l'uscio.
"Eravamo preoccupati! Tra poco avremmo organizzato una squadra per venire a cercarvi!"
"Abbiamo avuto un contrattempo..." rispose Oscar inespressiva, allontanandosi dalla porta e dirigendosi verso il camino acceso.
Allungò le braccia verso le fiamme e rabbrividì di piacere per il tepore che le scaldò le falangi.
Alain e Rosalie rimasero fermi ad osservarla.
"Come sta?" domandò il soldato
"E' disperata..." sussurrò Rosalie "non lo dà a vedere, ma sta soffrendo terribilmente. Io lo percepisco..."
Alain annuì gravemente "Anche per noi è stato un colpo durissimo. Sono riuscito a confortare un pò i ragazzi, ma come posso farlo se io stesso piango per lui? Oggi ho perso un fratello.."
"E io un caro amico..."
L'arrivo di Bernard interruppe la loro conversazione "Rosalie!!! Sei tornata!! E Oscar?? Dov'è?"
Alain indicò con un cenno del capo la donna appoggiata al camino.
"Rosalie perchè ci avete messo tanto? Dove eravate finite?"
"Abbiamo avuto un contrattempo Bernard.. due ubriachi armati hanno scambiato il signor Oscar per un soldato reale..."
"Per un soldato reale?" domandarono Alain e Bernard all'unisono
"Ma erano ciechi? Lo sanno tutti che la Guardia Nazionale è passata dalle parte dei ribelli!!" esclamò Alain infuriato
"Non tutti Alain.. solo il mio gruppo vi conosce e si fida di voi, ma molti altri che combattono da soli no... Appena vedono un'uniforme non guardano in faccia nessuno. Sparano senza pensare a nulla.. Per questo devono essere controllati... la fiamma della Rivoluzione ha trasformato la maggior parte di noi in belve feroci e questo non fa bene alla nostra causa. Li conoscevi Rosalie?"
La ragazza scosse la testa "No.. ma si chiamavano Pierre e Antoine. Il primo era basso e robusto e il secondo era più alto."
"Non preoccuparti Bernard li riconosceresti subito.. Uno porterà una vistosa benda al braccio sinistro per un bel pò... gli ho sparato per evitare che mi uccidesse o che colpisse Rosalie.." Oscar si era avvicinata e aveva udito uno stralcio della loro conversazione.
"Non erano dei tuoi.. questo è poco ma sicuro"
Bernard annuì pensieroso "Tuttavia questo non mi fa sentire più sicuro... dovremmo collaborare tutti per ottenere la libertà! Se restiamo divisi,non riusciremo a resistere a lungo. I soldati reali sono sempre più numerosi e ogni giorno aumentano...saranno più di ventimila oramai! La maggior parte di loro sono stranieri, inviati dalle altre famiglie regnanti preoccupate per quello che potrà accadere all'Europa se i figli della Rivoluzione ottenessero ciò che tutti noi speriamo."
"Perchè non organizziamo un incontro con gli altri rivoluzionari?? Come è successo il 20 giugno! Non vi ricordate? Erano tutti nella Sala della Pallacorda (nota 3)! Tutti hanno giurato di combattere finchè la Costituzione non fosse stata stabilita, rispettando il diritto di tutti i cittadini alla libertà e all'uguaglianza!!"
Oscar sorrise alla determinazione di Alain "Purtroppo non è così semplice. Dopo il giuramento si sono formati vari gruppi e ognuno di loro ha un piccolo leader. Ogni giorno ci sono degli attacchi, ma quasi nessuno di essi è pianificato."
"E' vero. Oggi per esempio gli artigiani hanno cominciato a distruggere gli uffici daziari e molti hanno saccheggiato i depositi, credendo di trovare viveri e vettovaglie. Sono rimasti delusi e molti di loro sono morti invano." aggiunse Bernard, allontanandosi un poco e camminando avanti e indietro pensieroso.
"L'unico modo è parlare con Robespierre. E' lui leader indiscusso della Rivoluzione. Io conto poco e niente... ma lui.. lui è un mito, un idolo per tutti. Dobbiamo decidere cosa fare, discuterne con lui e agire una volta per tutte."
Oscar annuì e avanzò di qualche passo,accostandosi a Bernard "Tu ti fidi di Robespierre?" sussurrò
Bernard la guardò sorpreso "Ma cosa dici Oscar? Certo che mi fido di Robespierre! E' lui l'anima della Rivoluzione!"
Oscar si massaggiò la tempia pensierosa e scosse la testa "Se lo dici tu, allora mi fido anche io. Beh ora vado a riposarmi un pò, il ritorno al rifugio è stato molto più movimentato del previsto. Ci vediamo domani mattina..." e si allontanò, sistemandosi seduta in un angolino vicino al caminetto.
Alain e Rosalie la raggiunsero dopo qualche minuto.
"Avete ordini per noi comandante?" domandò il ragazzo
"No Alain.. siete stremati. Oggi è stato un giorno terribile per tutti noi. Andate tutti a riposarvi. Ci vediamo domani mattina."
Alain annuì e fece per andarsene "Comandante... lui sarebbe molto fiero di voi. Non dimenticatelo mai.." aggiunse senza voltarsi.
Oscar distolse lo sguardo, puntandolo sulle fiamme danzanti del camino. Si limitò ad alzare le spalle e a piegare una gamba verso il petto con un mugugno.
Rosalie rimase ad osservarla in silenzio per qualche secondo "Avete fame monsieur Oscar? Non possiamo offrirvi molto, ma posso vedere se riesco a trovare qualcosa in magazzino."
"Non ho fame Rosalie. Sono solo stanca... molto stanca.. stanca di tutto.."
"Ma monsieur Oscar.. nelle vostre condizioni.."
Lo sguardo infuriato e raggelante di Oscar la fece tacere.
La giovane abbassò la testa "Mi dispiace.. non volevo offendervi. Non dirò niente a nessuno se è questo quello che volete. Vi lascio solo, se avete bisogno di qualcosa io sono nell'altra stanza."
Oscar la osservò allontanarsi, ma non disse nulla per fermarla. Si sentiva in colpa per la sua reazione eccessiva, in fin dei conti Rosalie si stava solo preoccupando per lei. "Sei stata un'idiota a dirglielo..." pensò affranta. Ma del resto che altro avrebbe potuto fare? Come avrebbe potuto spiegare quella crisi di tosse improvvisa e così violenta? Rosalie non era una stupida, aveva visto il sangue fuoriuscire dalle sue labbra e macchiarle il palmo della mano. Mentire sarebbe stato del tutto inutile.
Lei stessa non sapeva perchè aveva tenuto quella sconvolgente notizia per sè.
Subito le balenò alla mente l'immagine di Andrè: se il ragazzo avesse saputo cosa le stava accadendo l'avrebbe portata via di peso da Parigi. Quel pensiero le spezzò il cuore: se solo avesse parlato prima! Avrebbero potuto abbandonare Parigi quando le cose erano ancora relativamente tranquille, lei sarebbe stata meglio e lui non sarebbe morto... E invece non aveva detto nulla, non aveva parlato. Aveva tenuto tutto dentro di sè. Per quale motivo?
La sua mente sapeva la risposta "Per il tuo orgoglio. Per il desiderio di combattere fino alla morte per ciò che ritieni giusto. Perchè nonostante tutti i tuoi sforzi, tu sei un soldato Oscar. Tuo padre aveva ragione, tu hai una spada e non un fiore nel cuore. Sei destinata a lottare, a sacrificare tutte le tue energie."
Portò anche l'altra gamba al petto e si piegò abbracciandosi le ginocchia. La sua coscienza non era mai stata una interlocutrice confortante...
Il ticchettio di un vecchio orologio impolverato appoggiato sulla mensola del camino battè undici volte le ore.
"E' già così tardi? Il tempo vola... anche troppo per i miei gusti...".
Distese le gambe e si appoggiò alla parete fredda rabbrividendo. Avrebbe tanto desiderato un cuscino per poter appoggiare il collo, ma era inutile domandare a Rosalie se ne avesse uno, era già tanto che avessero un tetto sulla testa. Inconsapevolmente pensò alla sua enorme villa, alle stanze ben arredate, al lusso che vi regnava e al fatto che per lei tutto quello che possedeva non aveva mai avuto importanza.
Pensò a suo padre, lo immaginò in piedi, immobile come una sentinella vicino alle grandi vetrate del suo studio, intento a esaminare tutto il paesaggio circostante.
Il suo sguardo freddo e grigio, che non si era mai addolcito nè ammorbidito, avrebbe osservato le foglie, gli alberi, le fontane del giardino...forse avrebbe pensato a lei, alla figlia che l'aveva tradito e umiliato, a colei che aveva rifiutato il suo titolo, aveva abbandonato i sovrani che aveva giurato di proteggere e aveva dichiarato amore ad un plebeo, nipote di una vecchia governante.
Forse si sarebbe pentito anche lui delle sue scelte e delle sue decisioni... In quel momento Oscar si sentì più simile a lui di quanto avesse mai immaginato.
Aveva sempre pensato di essere diversa, di essere migliore di lui e delle sue paranoie. Si sbagliava, in realtà erano uguali. Pronti a combattere per l'onore e per quello in cui ritenevano giusto,sacrificando coloro che li circondavano.
Suo padre, François Augustin Reynier, aveva sacrificato lei, la sua ultima figlia per l'onore della famiglia Jarjeyes.
Lei, Oscar François, aveva sacrificato colui che l'aveva amata per ottenere la libertà.
Scosse nuovamente la testa per scacciare quei dolorosi pensieri. Socchiuse gli occhi, sperando che la stanchezza l'avrebbe cullata tra le sue braccia, concedendole un pò di riposo. Ma continuamente le immagini del giorno appena trascorso si susseguivano veloci l'una dopo l'altra, turbandola sempre di più.
Rassegnata, riaprì gli occhi e si guardò intorno. Il grande stanzone nel quale si trovava era quasi del tutto ingombro di pagliericci e letti di fortuna. Molti degli amici di Bernard dormivano, altri sussurravano piano parole incomprensibili,dettate dal vino e dalla stanchezza. Alain e i ragazzi si erano sistemati nell'angolo più lontano e russavano come campane. Bernard e Rosalie erano nell'altra stanza. L'orologio battè nuovamente l'ora: erano le undici e un quarto.
Silenziosamente Oscar si alzò e si allontanò dal suo giaciglio. Nessuno le prestò attenzione nè cercò di fermarla.
Si avvicinò alla porta e la aprì: il ribelle che doveva sorvegliare l'entrata era profondamente addormentato,abbracciato ad una bottiglia di rum scadente.
In un attimo fu fuori e si allontanò a grandi passi nel silenzio della notte.

In quel momento nell'altra stanza
Rosalie mordicchiava silenziosamente il tozzo di pane duro che aveva trovato nel magazzino. Bernard parlava infervorato,mentre lei si limitava ad annuire distrattamente. Non aveva capito nulla di quello che il suo fidanzato le stava dicendo.
Finalmente il ragazzo si fermò per riprendere fiato e prese ad osservarla. Notando la sua espressione persa e triste, le accarezzò piano una guancia.
Rosalie si scosse con un fremito e gli rivolse uno sguardo gentile "Scusa Bernard.. ero sovrappensiero. Dicevi?"
Bernard le diede un leggero bacio sulla fronte "Niente di importante non preoccuparti. Sei strana stasera, c'è qualcosa che ti turba? E' da quando sei tornata con Oscar che non dici nulla..."
Rosalie non rispose. Si alzò dalla sedia,avvolse quello che rimaneva del pane in un fazzoletto e lo ripose con cura nella credenza polverosa di fronte a lei.
Bernard la imitò e le si avvicinò abbracciandola da dietro "Ti sei spaventata per quei due ubriachi? Oppure stai pensando ad Andrè?"
"Entrambe le cose" mentì la ragazza, sciogliendosi dall'abbraccio e ritornando a sedersi al tavolo. Aprì il cassetto, prese ago e filo e cominciò a cucire.
Doveva rammendare i calzini per tutti. Bernard sembrò accontentarsi della risposta e riprese il discorso lasciato a metà.
Ma ancora una volta Rosalie non lo ascoltava: persa tra le trame della stoffa, la sua mente vagava lontano da quella stanza. Il suo cuore non aveva pensieri che per quello era successo poco tempo prima. Oscar che la abbracciava, Oscar che la osservava intensamente, Oscar che tossiva e le rivelava il suo segreto...
"Ahia!" esclamò dolorosamente, interrompendo ancora una volta la raffica di parole del fidanzato.
"Che c'è?" domandò Bernard,sollevando lo sguardo dalle carte che ingombravano il tavolo: stava terminando un discorso che avrebbe dovuto recitare il giorno successivo se non fosse riuscito a trovare Robespierre.
"Nulla.. nulla.. mi sono punta con l'ago tutto qui.." mormorò Rosalie, succhiandosi appena il dito medio della mano sinistra (nota 4).
Bernard aggrottò la fronte sorpreso "Tu che ti pungi mentre cuci? E' come dire che gli asini volano... Impossibile! Sarà la stanchezza...Perchè non vai a riposare? Io ne ho ancora per un pò.. vai su.. è stata una giornata difficile per tutti noi."
Rosalie sospirò e si alzò in piedi "Effettivamente sono stanca.. va bene allora buonanotte Bernard."
Fece il giro del tavolo e si piegò verso di lui,dandogli un leggero bacio sulla fronte "Non fare tardi mi raccomando"
"Sta tranquilla. Appena avrò finito, verrò di là. Buonanotte."
Rosalie annuì e dopo aver posato il lavoro di cucito sul tavolo si allontanò, chiudendosi la porta alle spalle.
Rimase qualche minuto in silenzio, nel buio del corridoio, appoggiata con la schiena alla parete.
Sentiva il ronzio della monotona voce di Bernard attraverso la porta di legno. Non sapeva cosa fare. Avrebbe dovuto dirgli di Oscar e della sua cattiva condizione di salute? Bernard si fidava di lei, voleva che lei fosse il comandante dell'esercito rivoluzionario... ma come avrebbe potuto resistere in quelle condizioni?
"Io devo dirglielo... è meglio per lei..." non aveva fatto che ripetersi quella sera, ma il ricordo dello sguardo furente dell'altra le aveva impedito di farlo.
Sospirando,si staccò dal muro e prese a camminare lentamente per il corridoio, dirigendosi verso la grande stanza illuminata dal camino.
Il russare continuo di Alain e dei soldati fu il primo rumore che le sue orecchie percepirono.
Non potè fare a meno di sorridere,osservando il gruppetto di ragazzi addormentati in uniforme intorno ad Alain,sdraiato in mezzo a loro:era come vedere un padre circondato da tutti i suoi figli. Volse lo sguardo verso il caminetto e si stupì quando si accorse che l'angolo in cui Oscar si era sistemata era vuoto. Incuriosita, cominciò a camminare per la stanza in punta di piedi,attenta a non calpestare nessuno.
"Ma dov'è andata??" pensò affranta quando ebbe esaminato anche l'ultimo letto senza riuscire a trovarla. Lanciò un rapido sguardo alla porta e notò che la luce della luna penetrava nella stanza. “La porta è socchiusa!! Perchè mai Oscar è uscita a quest'ora della notte??? E se le fosse successo qualcosa?”
Il rintocco dell'orologio la fece sobbalzare: erano le undici e mezza.
Si voltò indietro e guardò indecisa il corridoio buio che conduceva alla cucina
"Bernard ha detto che sarebbe stato impegnato ancora un pò... Devo andare a cercarla..." pensò risoluta e si avvicinò piano alla porta. Attenta a non svegliare il guardiano, aprì silenziosamente l'uscio,socchiudendolo poi alle sue spalle senza farlo cigolare. Risalì la scalinata di pietra, mentre il fresco vento notturno la investiva, provocandole un leggero brivido lungo la schiena.
Giunta all'inizio di Rue Victor si fermò indecisa, volgendo il capo a destra e a sinistra. "Dove potrà mai essere? Non può essere tornata in chiesa.. è troppo lontano.. e allora?"
Decise di svoltare a sinistra e di recarsi verso la Senna: che si fosse fermata a guardare il fiume?

Mi piace molto guardare l'acqua sin da quando sono bambina. Ogni volta che sono nervosa, arrabbiata, delusa, vado a vedere l'acqua. E' l'unico modo che ho per trovare un pò di serenità... Chissa perchè..”
Forse perchè l'acqua sembra sempre così tranquilla... anche se c'è una tempesta, sotto le onde regnano il sereno e il silenzio. Non è vero monsieur Oscar?”
"Si Rosalie hai ragione.. Ma anche l'acqua ha i suoi segreti. Se lanci un sasso nel fiume, l'acqua si increspa, poi le onde si fermano e tutto sembra essere tornato come prima,ma non è così. Quel sasso è rimasto sul fondo anche se nascosto negli abissi..
(nota 5)

Il ricordo le investì vivido la mente. Era il suo primo pomeriggio trascorso ad Arras e lei ed Oscar si erano fermate sulla spiaggia a guardare le onde infrangersi sulla costa,chiaccherando spensierate,inconsapevoli di tutto quello che sarebbe accaduto dopo qualche tempo.
Finalmente l'odore del fiume le colpì le narici. Rapidamente si avvicinò alla balaustra di pietra e piegò la testa verso il basso: la Senna scorreva placidamente, silenziosa e maestosa come sempre. La rivoluzione non l'aveva intaccata, solo i detriti che ogni tanto erano visibili tra i flutti testimoniavano quanto era capitato in quei giorni tremendi. Bottiglie vuote, qualche fucile spezzato e un paio di cesti rotti.... ecco cosa aveva ereditato il fiume dalla Rivoluzione.
Un rumore non molto lontano attrasse la sua attenzione. Oltrepassò l'angolo e il cuore le balzò in petto.
Oscar sedeva sul muricciolo del ponte, le spalle appoggiate alla colonna e le gambe distese. Il viso rivolto verso il basso e lo sguardo perso nei ricordi.
"Monsieur Oscar!" esclamò Rosalie felice correndo verso di lei.
La donna si voltò e la osservò sorpresa, sollevando il sopracciglio sinistro "E tu che ci fai qui?" domandò perplessa
Rosalie deglutì e prese a tormentarsi il labbro inferiore con i denti "Ecco... io... io stavo andando a dormire, volevo vedere come stavate, ma non vi ho trovato. Mi sono preoccupata e sono uscita."
Oscar sorrise e le accarezzò piano la testa "Uscire da sola a quest'ora è pericoloso Rosalie. Non avresti dovuto farlo... io sono venuta qui perchè.."
"Perchè guardare l'acqua è l'unico modo che avete per trovare un pò di serenità, lo so." la precedette l'altra. "Me lo ricordo... il nostro primo pomeriggio ad Arras.."
Oscar la guardò con affetto "Come eravamo spensierate all'epoca.. se solo avessimo saputo tutto quello che stava per succedere... avremmo potuto cambiare molte cose brutte..."
"Non possiamo prevedere tutto monsieur Oscar.. forse solo il buon Dio può farlo.. Ma noi? Noi certamente no."
Oscar la osservò per qualche secondo in silenzio
"Vieni qui.." disse tendendole la mano "in questo punto c'è una vista magnifica.. sembra che il fiume avanzando ti abbracci con le sue onde.."
Rosalie deglutì nervosa, spostando rapidamente lo sguardo dalla mano tesa di fronte a lei al sottile davanzale di pietra sul quale avrebbe dovuto appoggiarsi.
"Stai tranquilla, ti tengo io. Non puoi cadere." la rassicurò Oscar, intuendo il motivo della sua preoccupazione.
La ragazza annuì e stretta la mano dell'altra si arrampicò, posizionandosi al centro della balaustra con le gambe penzoloni,mentre Oscar piegava le sue per farle spazio. Gli occhi di Rosalie brillarono di meraviglia: la Senna si era trasformata in un gigantesco mare, mentre loro assomigliavano a due naufraghi seduti su una piccola isola di pietra avvolta dalle onde.
"Avevate ragione monsieur Oscar.. Sembra che la Senna stia per avvolgerci un attimo prima di attraversare il ponte... Non l'avevo mai vista da qui.."
Oscar annuì e piegò la testa di lato , rimanendo ad osservare il profilo dell'altra illuminato dalla luna. Rosalie era cresciuta da quando l'aveva accolta in casa e con il passare del tempo era diventata ancora più bella: nemmeno la Rivoluzione era riuscita a macchiare la sua anima angelica.
"Hai ancora paura Rosalie?" chiese gentilmente, avvertendo un tremito attraversare la piccola mano stretta intorno alla sua.
"No... ho un pò di freddo" ammise la giovane arrossendo, senza rivolgerle lo sguardo.
"Vieni allora.." disse Oscar e presala per il polso la girò. Appoggiò la schiena alla colonna, distese le gambe e cinse il ventre di Rosalie con le braccia, facendole appoggiare la testa e le spalle al suo petto.
"Stai meglio così?" le sussurrò all'orecchio.
"Si.. grazie" rispose la ragazza, socchiudendo gli occhi e facendosi cullare dal respiro dell'altra. Con un sospiro raccolse tutto il suo coraggio e intrecciò le dita di una mano con quella dell'altra mollemente appoggiata alla sua veste.
Oscar non si mosse, assecondando il suo gesto.
"Ora mi sento protetta.." sussurrò Rosalie e si addormentò.
Oscar sorrise, ascoltando il respiro della ragazza farsi più pesante: in quel momento anche lei si sentiva insolitamente tranquilla. La disperazione e la paura che aveva provato quel giorno sembravano essersi dissolti nel nulla e per un attimo pensò di essere tra le braccia di Andrè lontano da tutto e da tutti, come se nulla fosse accaduto.
Chiuse gli occhi e la stanchezza della giornata la investì,trascinandola finalmente in un sonno profondo.

Ed ora spazio alle note!!!

Nota 1: Rue de Boucheries. Poichè la storia è ambientata nel 1789 non potevo certo inserire le strade della Parigi moderna! Difatti Rue de Boucheries, come tutte le strade che nomino nel capitolo, è il nome originale dell'epoca! Cercando su internet, ho avuto la fortuna di trovare una mappa della Parigi rivoluzionaria! Per cui semmai doveste andare a Parigi, non chiedete di Rue de Boucheries e affini, perchè non sono sicura che esistano ancora!!!

Nota 2: Puttana austriaca. Era l'epiteto con cui usualmente i ribelli apostrofavano Maria Antonietta. Sin da quando era giunta in Francia nel 1770, ben pochi sopportavano hce fosse straniera e la sua relazione con Fersen,ormai nota a tutti, non era che motivo di sdegno e di derisione da parte dei cittadini.

Nota 3: Sala della Pallacorda. Il 20 giugno 1789 il Re ordinò la chiusura della sala dove si riuniva abitualmente l'Assemblea Nazionale con il pretesto di cominciare dei lavori di manutenzione. I deputati allora, su proposta di Joseph-Ignace Guillotin, decisero di spostarsi nella vicina Sala della Pallacorda (sport molto in voga all'epoca) e lì giurarono di non separarsi in nessun caso e di riunirsi ovunque le circostanze lo avrebbero richiesto, finchè la Costituzione francese non fosse stata stabilita e affermata su solide fondamenta!

Nota 4: Dito medio della mano sinistra. Poichè sono amante dei dettagli, ma non so nemmeno rammendare un calzino, ho chiesto aiuto a mamma. Ora lei quando mi ha risposto era un pò distratta, ma spero che mi abbia dato la risposta esatta!

Nota 5: Scena del sasso. Ecco questo si che si chiama Cross-over! haha in effetti la scena è tratta dalla prima serie di Xena principessa guerriera da un dialogo tra Xena e Gabrielle!



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Capitolo 2
*** "Alla Bastiglia!!!" ***


Eccomi qui!! Sì, sì, lo so... Chiunque sano di mente mi guarderebbe in cagnesco e mi direbbe: "Ti sembra il caso di aggiornare a distanza di QUATTRO ANNI?" Avete ragione, non ho scuse, a parte il fatto che l'ispirazione era perduta e sono sempre costantemente persa dietro i libri universitari... Comunque.... Il vento della rivoluzione ha ripreso a soffiare e sono in un periodo di ispirazione incredibile, per cui.. Rieccomi.. Spero che la mia storia possa continuare a piacervi! Premetto che non sempre nel corso dei capitoli rispetterò la scansione cronologica della Rivoluzione Francese o l'andamento degli eventi: pertanto ci saranno fatti che avranno esiti, cause o protagonisti completamente o leggermente diversi da quanto si legge sui libri di storia!! Detto questo, buona lettura e recensite, mi raccomando!!

 

Il mattino seguente

Il sole spuntava lentamente dall'orizzonte, illuminando con i suoi raggi ancora obliqui la città addormentata. I flutti della Senna risplendevano e parevano oro fuso che silenziosamente si dirigeva verso il mare.

Rosalie si riscosse piano dal sonno profondo in cui era caduta. Sbattè più volte le palpebre e si riparò gli occhi con il palmo di una mano,sebbene la luce fosse ancora piuttosto debole e fioca. Si mise a sedere e si stiracchiò silenziosamente, godendosi la piacevole sensazione delle vertebre che schioccavano rilassate lungo la schiena.

Si voltò e la visione che si presentò ai suoi occhi quasi la fece svenire dall'emozione.

Parzialmente illuminato dai raggi dell'astro splendente, il volto di Oscar era ancora perso nel sonno, l'espressione finalmente rilassata e serena; la bocca socchiusa a mo di sorriso faceva intravedere i denti dritti e bianchissimi.

Rosalie si riscosse con un tremito da quel lungo momento di contemplazione e tentò di scendere dalla balaustra che l'aveva ospitata fino a quel momento.

Una leggera presa intorno alla gonna attirò la sua attenzione: la mano di Oscar era saldamente ancorata alla stoffa del suo semplice vestito azzurro,quasi a impedirle di allontanarsi. La ragazza sorrise e scuotendo leggermente la testa, strattonò piano le pieghe dell'abito nel tentativo di divincolarsi dalla stretta.

Il tentativo non sortì l'effetto sperato: le dita di Oscar si serrarono ancora di più intorno alla gonna, solleticando involontariamente la pelle della coscia avvolta dal tessuto. Rosalie arrossì nervosa e si guardò intorno: non c'era nessuno nei paraggi.

Devo tornare al rifugio. Se Bernard non è ancora venuto a cercarmi significa che non si è accorto di nulla... devo riuscire ad essere lì prima che lui scopra della mia fuga. Tra poco si sveglieranno anche Alain e gli altri.. Ah.. se solo potessi rimanere in questa posizione per sempre...”

Si voltò nuovamente e sentì le guance avvampare ancor di più.

Aprì la bocca, ma dalle sue labbra non uscì alcun suono. Sospirò, maledicendo la sua timidezza e prese un profondo respiro. Riaprì le labbra, ma di nuovo non ebbe il coraggio di dire nulla. Un lampo malizioso attraversò per un momento i suoi occhi azzurri ancora persi nella contemplazione dell'altra, che era così beatamente addormentata da non potersi accorgere di nulla.

Rosalie sorrise e delicatamente riappoggiò la schiena al petto di Oscar come aveva fatto la notte precedente. Dalla sua posizione poteva vedere il mento e il collo candidi a poca distanza dal suo naso. Il cuore le martellava in petto, mentre il respiro le era diventato più pesante. Fremente per l'emozione e il timore di essere scoperta, allungò il viso e depositò un bacio leggero alla base del mento.

Oscar non si svegliò né si mosse. Rosalie sospirò di nuovo e allungò il volto, sfiorando prima la mandibola e poi la guancia sinistra,solleticandola appena.

Come il suo corpo volesse inconsciamente rispondere alla dolce effusione, Oscar si mosse, voltando leggermente la testa verso di lei e appoggiando la guancia alla colonna di pietra, le labbra a poca distanza da quelle della ragazza.

Rosalie per poco non svenne per l'imbarazzo “E ora come faccio?” pensò nervosa, arrovellandosi la mente nel tentativo di trovare una via di fuga da quella situazione.

Ma mentre il suo cervello cercava disperatamente una soluzione, il suo cuore la spingeva ancora verso quel volto angelico.

Non se ne accorgerebbe nemmeno... e se invece si svegliasse? Cosa mai potrei dirle? Oscar perdonami ma ti ho baciato perchè sono innamorata di te...”

Scosse la testa e si diede della stupida: non avrebbe mai potuto ammettere i suoi sentimenti.

Distese un braccio e con la mano accarezzò piano la guancia dell'altra,che sembrava aver ripreso un po' di colore rispetto alla sera precedente. Il ricordo della tosse cavernosa le attraversò rapido la mente, facendola rabbrividire. Passò delicatamente la mano intorno all'orecchio di Oscar, saggiando la morbidezza delle sue ciocche bionde. Non avrebbe mai potuto sopportare la sua morte e se le fosse capitato qualcosa, Rosalie era certa di quello che sarebbe accaduto: si sarebbe lasciata morire anche lei.

Rosalie...” sussurrò Oscar con la voce impastata dal sonno

La ragazza ritrasse velocemente la mano dalla sua guancia e la posò sulla fredda pietra del ponte “Si, monsieur Oscar sono io.. dovremmo andare. Il sole ormai è sorto e se non torniamo al rifugio, Bernard si spaventerà. Solitamente è molto mattiniero, non escludo che sia già in piedi pronto a venirci a cercare...”

Oscar non rispose. Aprì piano le palpebre, strofinandosele con il palmo della mano sinistra. L'azzurro profondo dei suoi occhi sembrava un abisso oscuro e senza fondo: nessuna luce li animava. Il risveglio le aveva sbattuto in faccia la realtà, senza che lei potesse opporre la minima resistenza.

Che giorno è oggi?” domandò inespressiva.

Rosalie aggrottò la fronte pensierosa “Il 14 luglio monsieur Oscar. Perchè?”

Oscar sollevò le spalle “Un giorno come tanti... o forse no?”

Rosalie non seppe cosa rispondere e si mise a sedere.

Oscar in quel momento notò la sua mano stretta intorno alla gonna della più piccola

Scusami Rosalie.. credo di non aver fatto dei bei sogni stanotte” mormorò, facendo scorrere le dita lungo la stoffa morbida in una leggera carezza.

Rosalie tremò appena “S..spero che la mia gonna vi sia stata d'aiuto..” disse,cercando di regolare il tremore della propria voce, mentre scendeva dal parapetto.

Oscar sorrise, portando le gambe al petto e stiracchiandosi, facendo scricchiolare le vertebre e il collo. “Chi può dirlo? E' possibile” esclamò, scendendo a sua volta dal ponte con una smorfia. Le gambe erano intorpidite e le formicolavano per il peso che avevano sostenuto per tutta la notte.

E tu? Hai dormito bene?” domandò gentilmente, incamminandosi verso il rifugio.

Rosalie si affrettò a seguirla “Si, anche se...”

Anche se?” domandò Oscar incuriosita

Ecco... credo di aver sognato Andrè monsieur Oscar.”

La donna si irrigidì sensibilmente “Capisco...” mormorò, tenendo lo sguardo fisso di fronte a sé.

Rimasero in silenzio per il breve tratto di strada che le separava dalla porta

sotterranea. Il fatto che fosse ancora socchiusa tranquillizzò non poco Rosalie, che piano spinse il battente ed aprì l'uscio, cercando di fare il minimo rumore.

Una presa ferrea intorno al suo polso la inchiodò sul posto, impedendole di avanzare.

Aspetta Rosalie, non entrare” sussurrò Oscar con voce flebile e tremante.

Rosalie si voltò e non si stupì vedendo le lacrime che sgorgavano copiose dagli occhi della donna di fronte a lei. Oscar si sedette sul gradino,nascondendosi il volto tra le mani. “Non credo di potercela fare... Alain, i ragazzi, questo posto... non fanno altro che ricordarmi lui... lo vedo in tutto quello che mi circonda. Come posso essere una guida, se non posso nemmeno orizzontare me stessa?”

Rosalie si sentì stringere il cuore per la tristezza. Si sedette al suo fianco e le prese una mano tra le sue. “Monsieur Oscar.. so che in questo momento vi sentite perso, vi sentite come se la vita non fosse più degna di essere vissuta. Ma dovete trovare la forza di reagire... lui non vorrebbe vedervi in questo stato. Vorrebbe vedervi fiero e coraggioso come sempre, pronto a combattere per quello in cui credete! So che è difficile, so che la disperazione vi sta attanagliando il cuore, ma dovete reagire! Reagite per voi stessa, reagite per lui! Combattete insieme a noi per la nostra Francia!”

Oscar la guardò impressionata e per la seconda volta percepì la grande forza d'animo che quella ragazza nascondeva dietro la sua profonda timidezza.

Le accarezzò la fronte e annuì: aveva ragione, doveva cercare di mettere da parte il dolore e la disperazione che le straziavano il cuore. Da lei dipendevano le vite di molte persone e non poteva permettere che la sua tristezza e le sue paure le attanagliassero la mente.

Hai ragione Rosalie... Il mio destino è combattere al vostro fianco fino alla morte!”

Rosalie la guardò orgogliosa e stringendole la mano, si alzò in piedi.

Allora andiamo?” propose,aspettando pazientemente la sua risposta.

Oscar le lanciò uno sguardo scintillante “Certo... andiamo!”

 

Rifugio, qualche minuto prima

Un brivido di freddo gli percorse rapido la schiena,destandolo dal sonno profondo in cui era caduto. Confusamente si guardò intorno, riconoscendo sotto la moltitudine di incartamenti il tavolo della cucina che aveva usato come letto per tutta la notte.

La candela smozzicata e oramai spenta. Sbadigliò sonoramente e si mise a sedere, distendendo le braccia dietro il collo. Si grattò piano il mento e si alzò, strofinandosi gli occhi cisposi per il sonno. Immaginò che fosse mattina e aprì la porta, dirigendosi nell'altra stanza. Il piccolo orologio di legno sul camino battè le ore: erano le sei e mezzo. Ancora barcollante Bernard si guardò intorno, osservando i visi dei suoi compagni addormentati. In punta di piedi attraversò la stanza e si diresse verso il suo giaciglio, desideroso di svegliare Rosalie. Scostò le tende che separavano la minuscola stanza dal resto della cantina e a stento trattenne un gridolino. Il letto era vuoto e perfettamente sistemato, come se nessuno ci avesse dormito. Nervoso, ritornò sui suoi passi e guardò l'angolo vicino al camino: come sospettava era vuoto.

Il cuore gli sprofondò nel petto e un sentimento che non aveva mai provato fino a quel momento lo colse con tutta la sua forza: la gelosia.

Guardò e riguardò più volte intorno a lui, ma non c'era traccia di nessuna delle due. Mancava Oscar e insieme a lei anche Rosalie.

Siamo alle solite... possibile che debbano sempre sparire? Mi chiedo dove si vadano a cacciare ogni volta! Come possono essere tanto avventate? E Rosalie poi! Non era mai uscita dal rifugio senza di me!!!” pensò nervoso,dirigendosi verso la porta.

Era socchiusa e il guardiano ancora profondamente addormentato.

Michel!!! Michel!!” chiamò Bernard spazientito. Il ragazzo non rispose, limitandosi a russare ancora più forte.

Rum...” sussurrò arrabbiato, notando la bottiglia scura nelle braccia dell'altro.

Scosse la testa e aprì la porta, salendo velocemente le scale. Si voltò a destra e a sinistra, ma non vide nessuno nei paraggi.

E ora dove saranno??” si chiese arrabbiato, mentre si incamminava sul retro del palazzo e saliva la scala di pietra che conduceva al tetto. Da lì avrebbe sicuramente avuto una visuale migliore.

Appoggiatosi al parapetto, si godette il tepore del caldo sole estivo. I suoi occhi scuri vagavano qua e là tra le strade e i vicoli deserti. Era stupendo osservare Parigi a quell'ora: non sembrava l'arena dei combattimenti e delle stragi che la animavano da qualche tempo, ma la città che era sempre stata, silenziosa la mattina, vivace il giorno e scalmanata la notte.

Sospirò sonoramente, stringendo le esili dita intorno alla sottile stoffa dei pantaloni lisi e malandati. Percepiva che qualcosa di immensamente importante gli sfuggiva, si sentiva, senza sapere né come né perché, come uno spettatore, fermo e immobile in attesa del finale a sorpresa dello spettacolo che si stava svolgendo di fronte a lui.. Uno spettacolo che aveva come protagoniste assolute Oscar e la sua rosalie.. Sua.. Incredibile come in quel momento quell'aggettivo stonasse nella sua mente se collegato all'esile fanciulla bionda. Bernard la amava, l'aveva amata dal primo momento in cui l'aveva vista, ma lei..? Lei lo amava quanto lui amava lei..? Scosse la testa, imbarazzato e arrabbiato per quegli strani pensieri che per la prima volta gli riempivano la mente. Sembrava tutto così strano e così ovvio in quel momento, esattamente come era strana e ovvia la pace che regnava in quella città spaccata dal dolore e dalla fame. Sollevò lo sguardo e suo malgrado sospirò di sollievo quando vide Oscar e rosalie avvicinarsi. Camminavano svelte, la più alta davanti alla più piccola e nulla di importante sembrava essere accaduto. Eppure.. Eppure c'era ancora qualcosa che stonava in quel quadretto così innocente..
In lontananza una porta si aprì e si richiuse, annunciandogli il rientro delle due donne. Bernard prese un profondo respiro e si voltò, scendendo in fretta i gradini di pietra. Gli bastò una sola occhiata per individuare Oscar e Rosalie in piedi, lontano dai compagni addormentati. La sua fidanzata stava salutando Oscar, a giudicare dai suoi gesti e l'altra, solitamente impettita e austera, sorrideva come mai aveva sorriso. Bernard si morse il labbro inferiore, impedendosi di gridare e silenziosamente si avvicinò ad entrambe, facendo un cenno per attirare l'attenzione di Oscar. La donna sollevò sorpresa entrambe le sopracciglia, prima di annuire e far voltare rosalie verso di lui. La fanciulla aveva un'espressione colpevole sul volto, accentuata dal rossore delle guance e dalla lucentezza dei grandi occhi azzurri. Non disse nulla, limitandosi ad incamminarsi con attenzione tra i corpi addormentati e a precedere Bernard lungo il corridoio e fino alla cucina. Il ragazzo seguì i suoi passi e con lui, in un silenzio di tomba, Oscar stessa. Fu proprio lei, una volta entrata nella stanza spoglia, a prendere la parola per prima "Bernard.. Prima che tu possa sgridare rosalie per essere uscita senza dirti niente, voglio chiarire che non è colpa sua, ma mia..." 

Il moro scosse la testa, sollevando il braccio per interromperla, lo sguardo fisso su rosalie "quante volte ti ho detto di non uscire da sola?"

"Tante volte.." Rispose la giovane con voce tremante

"E quante volte hai trasgredito a questa regola..?" Domandò ancora Bernard, richiudendosi in fretta la porta alle spalle, per evitare che la sua voce, insolitamente alta, svegliasse gli altri.

"Mai fino a ieri.." Ammise rosalie, le mani che si tormentavano il vestito all'altezza del grembo.

"Esatto.. Mai.. Vorrei proprio capire cosa ti è passato per la mente ieri notte.. Hai idea di cosa poteva capitarti..? Sei stata una stupida!"

"Adesso basta, Bernard, mi sembra di aver già chiarito che la colpa è solo mia.." Intervenne Oscar, irritata dalla piega che aveva preso la conversazione. Bernard sorrise sornione e sollevò di nuovo il braccio, puntando l'indice contro il soldato.

"È soprattutto con te che sono arrabbiato infatti.. So quanto sia difficile per te questo momento, credimi, lo so.. Ieri tutti noi abbiamo perso un amico, un fratello e un compagno d'arme eccezionale, ma non possiamo permettere al dolore di schiacciarci. Tu sei un soldato, Oscar, anzi, sei un comandante e come tale dovresti comportarti. Eppure sembra che la morte di Andre ti abbia reso incapace di distinguere le cose.. Pensi che lui sarebbe felice di vederti in questo stato..? Il dolore ti ha ottenebrato la mente, non te ne rendi conto?"

"Smettila Bernard!" La voce sottile di rosalie si erse imperiosa, mentre le fanciulla si spostava, posizionandosi di fronte ad Oscar "come puoi parlarle così..? Non hai un cuore?"

"E' proprio perché ho un cuore che le sto parlando in questo modo!" Ribattè Bernard tagliente, senza distogliere lo sguardo da quello freddo e altero di Oscar "io ho puntato tutto su di te.. Ho scommesso sulla tua saggezza e sulle tue capacità, nonostante molti inizialmente vedessero di cattivo auspicio l'aiuto di un ex comandate delle guardie reali, per di più donna. Ho messo in discussione la mia posizione, la mia credibilità per te, perché credevo di poterti affidare i miei compagni in battaglia, perché pensavo che ti saresti ersa tra la polvere e le fiamme e ci avresti condotto verso la vittoria! Ma da come ti stai comportando, da come, senza battere ciglio, hai messo in pericolo te stessa e la mia fidanzata, nonostante quanto sia accaduto ieri ad Andrè e a voi stesse, ebbene.. Ebbene forse dovrei dubitare delle mie sensazioni e scegliere qualcun altro al tuo posto.."

Un silenzio di ghiaccio scese tra di loro, interrotto solo dal soffiare del vento mattutino che sbatteva un'imposta lontana.

Oscar era immobile, gli occhi socchiusi e lo sguardo indecifrabile

"Se le cose stanno così.." Si limitò a dire, dando loro le spalle e lasciando la stanza senza degnarli di uno sguardo. 

Bernard sbuffò, portandosi una mano tra i capelli e sedendosi al polveroso tavolo ricoperto di pergamene.

Rosalie lo guardava con una strana espressione di rimprovero, un'espressione che mai il ragazzo aveva visto dipinta sul suo viso angelico.

"Ti rendi conto di quello che hai fatto? Sei stato un mostro!" Commentò la giovane, mentre lacrime di rabbia le scorrevano lungo le guance. Come aveva potuto Bernard, il ragazzo che si era sempre contraddistinto tra i rivoluzionari per il suo carattere dolce e gentile, essere così cattivo?

"Io.. Io non volevo essere così duro, ma l'ho fatto per lei.. E anche per te!"

"Per me..?" ripetè confusa Rosalie, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano

"Devi smetterla di seguire Oscar in tutto quello che fa e che dice.. L'hai sempre fatto e questo non ti fa bene.. Dovresti essere tu a guidarla in questo momento difficile e a mostrarle il giusto cammino, non il contrario. Da quando è tornata sembri aver dimenticato per cosa stiamo combattendo.. Oscar non è l'unica ad aver subito lutti a causa della rivoluzione.. Non serve che ti rammenti tutta la sofferenza di cui siamo stati testimoni.."

"La rammento perfettamente infatti, ma io.." Cominciò rosalie, senza tuttavia sapere come continuare. Cosa avrebbe potuto dire del resto..? Che da quando Oscar aveva deciso di combattere al loro fianco, per lei tutto era tornato come un tempo..? Che avrebbe potuto sopportare la caduta della Francia e la loro disfatta, ma mai e poi mai la sofferenza o la morte del suo unico amore..? Che la amava in maniera tale che sarebbe fuggita con lei, abbandonando tutto e tutti, qualora lei glielo avesse chiesto..? A lungo aveva creduto di poter seppellire quel sentimento che nutriva per il comandante e per un periodo di tempo sotto certi aspetti ci era riuscita , illudendosi di aver trovato in Bernard quello che Oscar mai avrebbe potuto darle.. Che amara illusione la sua! Era bastato uno sguardo per cambiare tutto ed annullare quanto accaduto fino a quel momento.

 

Rosalie! Rosalie! Dove sei?” la voce squillante di Bernard fece sollevare di scatto lo sguardo alla fanciulla, intenta a fasciare il braccio di Auguste, il più piccolo membro del loro gruppo ribelle, ferito il giorno prima da una scheggia di legno.

Sono qui Bernard, ho appena finito di sistemare la benda ad Auguste!” rispose Rosalie, asciugandosi le esili dita sporche di sangue sull'ormai lercio grembiule che portava. Il giovane le si avvicinò, una pergamena arrotolata in mano e una pistola nell'altra “Molto bene, mi serve che porti questa lettera a Victor, è in Rue de la libertè, dunque non molto distante da qui..” La fanciulla sorrise e annuì, prendendo la lettera e incamminandosi in fretta attraverso i mobili rotti che costituivano la loro trincea. Avevano deciso di erigerla lì, in Rue Jacques, una via abbastanza larga e lunga, vicina a quella in cui si trovava il loro rifugio, proprio con l'intento di bloccare qualunque avanzata nemica verso il loro quartier generale e poter controllare meglio la zona circostante. Rimasta sola, Rosalie affrettò il passo, stringendo nervosamente la lettera al petto. Qualunque rumore, seppur insignificante, era capace di farla sobbalzare quanto un colpo di cannone.

La ragazza emise un sospiro, socchiudendo gli occhi e imponendosi di essere coraggiosa. Del resto aveva già compiuto commissioni simili a quella, cosa mai poteva andare storto in quell'occasione..? Ma non ebbe nemmeno il tempo di terminare quel pensiero che un rumore di zoccoli attirò la sua attenzione. Dovevano essere diversi cavalieri, a giudicare dall'intensità del suono e lei non conosceva altri cavalieri che non fossero soldati e non conosceva altri soldati che non fossero nemici. Si guardò disperatamente intorno, certa che avrebbe attirato la loro attenzione se fosse rimasta ferma in mezzo alla strada con una lettera tra le mani, ma non c'era alcun rifugio disponibile. Avrebbe dovuto tornare indietro..?

No, non poteva, altrimenti avrebbe condotto i nemici nella trincea!
E allora..? Cosa fare..? “Buon Dio aiutami!” pensò disperatamente Rosalie, mentre la luce del sole illuminava il gruppo in avvicinamento,costituito da soldati smagriti, che indossavano una divisa blu notte ed erano guidati da un'esile figura bionda.

Fu in quel momento che il cuore della fanciulla si sciolse e lacrime di felicità le rigarono le guance: avrebbe riconosciuto quella donna, impettita e altera ovunque... Era Oscar, la sua Oscar!!
“Comandante!! Comandante Oscar!!” gridò, incurante del fatto che avrebbe potuto essere sentita da chiunque, lanciandosi verso il cavallo candido come la neve.

Oscar, dal canto suo, sollevò il sopracciglio sinistro sentendosi chiamare, sorridendo felice non appena riconobbe la fanciulla che correva e agitava il braccio sopra la bionda nuca. “Rosalie!” esclamò, scendendo in tutta fretta da cavallo e accogliendo l'altra tra le braccia. La giovane si strinse a lei, nascondendo il viso nel suo petto e mormorando parole confuse e spezzate.

Cosa ci fai qui, Rosalie..? Stai bene, non è vero?” le domandò gentilmente Oscar, facendole sollevare il viso umido a causa delle lacrime.

Oh monsieur Oscar, come sono felice di vedervi! Sì, sto bene.. Sono con Bernard, abbiamo eretto una trincea a Rue de Jacques e ho una lettera importante da consegnare a Rue de la libertè al nostro amico Victor!”

Ma sentitela.. Si è trasformata in una vera ribelle!” una dolce voce maschile attirò l'attenzione di Rosalie, facendole voltare il viso verso destra
“Andrè! Ci sei anche tu!” commentò la giovane e il ragazzo ridacchiò, annuendo “Sai bene che dove c'è la mia Oscar ci sono anche io..”
“La mia Oscar..?” ripetè Rosalie, confusa per il tono intimo usato dall'amico e spostò lo sguardo su Oscar, che, in silenzio, teneva gli occhi bassi, le gote insolitamente rosse e un sorriso felice ad incresparle le labbra.
“Lui.. Lui si è dichiarato e lei ha accettato dunque..?” pensò Rosalie, stringendo convulsamente la lettera che ancora teneva in mano. Possibile che fosse accaduto davvero..? Deglutì, incapace di fare altro se non annuire: era così bella Oscar in quel momento, così felice, così.. innamorata..? Il cuore di Rosalie ebbe un tremito e qualcosa si spezzò dentro di lei. Se da una parte era contenta di sapere Oscar finalmente in pace con se stessa, dall'altra il suo amore, mai sopito, si ribellava a quella triste realtà. Perchè Oscar si era innamorata di Andrè e non di lei..? Perchè aveva scelto lui come suo compagno di vita..? Perchè...

Ma la voce di Oscar, tornata altera e pratica come sempre, le impedì di porsi altre domande“Una trincea.. Dunque state combattendo.. Dammi la lettera Rosalie, Alain la porterà a Victor a nome di Bernard.. Accompagnaci da lui, abbiamo deciso di combattere dalla parte dei ribelli e di portare la libertà nella nostra amata Francia!”

“Rosalie! Rosalie! Mi stai ascoltando??”

Rosalie ritornò bruscamente alla realtà, sbattendo con forza le palpebre e rivolgendo uno sguardo istupidito a Bernard, che, rialzatosi in piedi, si era avvicinato a lei e la osservava stupito e perplesso.

Io.. Io devo andare.. Scusami..” si limitò a dire la ragazza, fuggendo nella stanza adiacente e chiudendosi la porta alle spalle.

Aveva disperatamente bisogno di parlare con Oscar, di rassicurarla, di dirle che tutto sarebbe andato bene e che Bernard aveva parlato senza pensare a causa del nervosismo e del dispiacere. Si incamminò dunque lungo il corridoio e quando vide Oscar parlare con Alain, sveglio e in piedi vicino alla porta, sospirò di sollievo, stringendo le mani lungo i fianchi per darsi coraggio.
“Monsieur Oscar, monsieur Oscar!” mormorò per evitare di svegliare gli uomini ancora addormentati, facendo voltare la donna verso di lei.

Alain annuì e con un cenno del capo salutò Rosalie, prima di inforcare la porta d'ingresso insieme agli altri soldati, che ancora traballavano a causa del sonno.

Cosa succede Rosalie..?” domandò Oscar con voce più fredda di quanto in realtà volesse. La fanciulla si morse il labbro, spaesata a causa del tono così distaccato dell'altra, ma decise ugualmente di parlarle, troppo spaventata dalla discussione appena avvenuta. “Ecco, monsieur Oscar io volevo.. Volevo parlare con voi di quanto appena successo con Bernard.. Lui.. Lui non voleva dire quelle cose, lo sapete, non è vero..? Lui ha solo..”
“Lui ha solo ragione, Rosalie..” la interruppe Oscar, un sorriso triste a curvarle le labbra “Bernard ha ragione, non c'è altro che io possa dire. Ieri notte mi sono comportata da egoista, sono uscita dal rifugio in piena notte senza pensare a quello che poteva succedermi e, soprattutto, senza pensare che con il mio comportamento avrei potuto mettere in pericolo altre persone e te prima degli altri..”
“Ma io..” tentò Rosalie, prima che l'altra la interrompesse nuovamente
“Lo so, Rosalie, so che mi avresti seguito in ogni caso, ma questa non può essere una giustificazione. Non lo è per me, come non può esserlo per Bernard.. Adesso perdonami, ma devo andare..” concluse Oscar, allungando le braccia verso uno dei giacigli e indossando un mantello di panno scuro che Alain le aveva rimediato.

Dove.. Dove volete andare..?” le domandò Rosalie spaventata, afferrandola per un polso “Non.. non potete andare via.. Noi.. Noi abbiamo bisogno di voi.. Io.. Io ho bisogno di voi! Vi ho appena ritrovato!”
Le lacrime scendevano ormai implacabili lungo il viso della giovane, la quale, incapace di fare altro, abbassò lo sguardo, rafforzando la presa intorno alla stoffa dorata della manica della divisa. Oscar sorrise intenerita e le poggiò l'indice sotto il mento, costringendola a risollevare lo sguardo “Non piangere Rosalie.. Io.. Io devo trovare la mia strada.. Devo scegliere quello che è meglio per me, ma non posso farlo a discapito della vostra vita. Alain e gli altri ragazzi resteranno con voi, siete la loro famiglia e loro non hanno un altro posto dove andare. In quanto a me.. Andrò in chiesa stamattina e insieme a loro darò l'ultimo saluto ad Andrè, prima di decidere cosa fare.. Tornerò sicuramente più tardi, se non per rimanere, almeno.. almeno per salutarti un'ultima volta..”

Un'ultima volta..?” ripetè Rosalie trasognata, mentre il cuore minacciava di esploderle nel petto.

Oscar non rispose, limitandosi ad annuire e a divincolarsi dalla sua presa.

Saluta Bernard da parte mia e ringrazialo per le sue parole sincere, sono state capaci di aprirmi gli occhi” furono le sue ultime parole, prima di aprire la porta e svanire nella luce del splendente sole estivo.

 

Più tardi, chiesa di San Germain de Pres

Oscar sedeva in silenzio in una delle ultime panche disposte lungo la navata centrale.
Tutto, oramai, era finito. Il funerale, intimo e semplice come Andrè avrebbe voluto, era giunto al termine, lasciando null'altro che un enorme vuoto dentro di lei.

La vita ancora una volta si dimostrava ironica fino alla fine: lei, malata di tisi, era viva, Andrè, invece, era morto per un colpo destinato alla donna amata.

Oscar sospirò, massaggiandosi la radice del naso e coprendosi gli occhi con il palmo della mano. Perchè non era morta anche lei..? Perchè era destinata a sopportare tutta quella sofferenza..? Non sarebbe stato più semplice morire al suo posto e dimenticarsi di tutto..? Si morse il labbro, nell'estremo tentativo di impedire ad altre lacrime di scenderle lungo le guance. “Mi hai lasciata da sola, Andrè, dopo avermi promesso che saresti rimasto al mio fianco per sempre. Ora.. Ora sei partito per Arras e mi hai lasciata qui, piena di ricordi...”

La pioggia picchiettava imperterrita contro la finestra da tutta la notte.. Oscar sollevò lo sguardo dal volume, puntandolo contro il cielo scuro, ricco di pesanti nuvoloni neri.

Non accenna a smettere, non è vero, Oscar..?”

Evidentemente no, Andrè..” Andrè sospirò, avvicinandosi alla finestra, lo sguardo guercio fisso davanti a sé“Il cielo assomiglia a Parigi, non ti pare..? Così scuro e nuvoloso, riversa tutta la sua rabbia sulla terra, usando l'acqua come arma..”
Oscar non disse nulla, chiudendo il volume e appoggiandolo al tavolino al suo fianco. “Preferirei non parlare di queste cose, almeno nelle poche volte in cui sono a casa..”
“Eppure sai qual è la verità, purché, come tutti, cerchi di ignorarla..”
“Io non ignoro nulla.. Sono semplicemente stanca, mi chiedo perché tu non riesca a capirlo..”
Andrè scrollò le spalle, voltando appena il viso per poterla guardare con l'unico occhio sano

Hai ragione Oscar, ti chiedo di perdonarmi..” continuò con lo stesso tono dolce, mettendosi le mani in tasca

Ti dirò solo un'altra cosa e poi non ti disturberò più..”
“Sarebbe..?” ribattè Oscar, irritata per l'impudenza dell'amico
“Se sarò io a morire per primo, voglio essere sepolto ad Arras, sulla collina più alta dalla quale guardavamo il mare..”
“Tu hai sempre voglia di scherzare, Andrè.. Mi è sembrato di averti detto che non mi piace parlare di queste cose. Sei forse sordo..?”

Andrè non disse nulla, voltandosi completamente verso di lei e passandosi una mano tra i corti capelli scuri.

"Come vedi, sei tu a non voler capire purtroppo.."

 

I ricordi si dissolsero, interrotti dal suono del martello e dei chiodi sul legno. Oscar risollevo' lo sguardo e si alzò in piedi, avvicinandosi a rapidi passi alla semplice bara che ingombrava la parte più larga del transetto.

"Comandante, è tutto pronto.." mormorò Alain con una voce triste e spenta che mai gli era appartenuta.

Ti ringrazio, Alain.. Sei riuscito a trovare qualcuno per il viaggio..?”
Il soldato annuì e con un cenno del capo indicò il portone principale della chiesa, accanto al quale stava un uomo, magrissimo e sbilenco.

E' un brav'uomo, un vero francese.. Si chiama Reneé, ha una gamba di legno ed è senza un occhio, ma ha un cuore d'oro. Non può combattere a causa della sua invalidità, però si è offerto volontario non appena ha saputo di Andrè..”

Oscar sospirò, appoggiandosi una mano al petto adornato di medaglie

Dagli questa allora..” sussurrò, strappandosi una croce dorata e porgendola ad uno stupefatto Alain

Digli di mostrarla alle guardie che eventualmente incontrerà per la strada e di dire a chiunque gli domanderà dove è diretto che sta conducendo a casa il nipote del generale de Jarjeyes.. La medaglia e il nome di mio padre saranno un lasciapassare sufficiente..”
“Ma comandante..”

Fa come ti ho detto Alain, niente discussioni”

Il ragazzo battè i tacchi e si allontanò, sistemandosi accanto agli altri soldati della guardia nazionale. All'unisono i giovani tirarono la bara sulle proprie spalle e si diressero all'esterno, lasciando Oscar da sola nel freddo della navata di pietra. La donna tirò indietro il capo, sospirando pesantemente e come un fantasma seguì il passo dei propri commilitoni, fermandosi sulla soglia nel momento esatto in cui il feretro, deposto su un carretto sgangherato, partì, pronto a lasciarsi alle spalle Parigi e le sue sofferenze.

Lente, le lacrime cominciarono a scendere lungo le guance di Oscar, raccogliendosi alla base del mento affusolato. Non c'era altro da fare per lei, nulla se non la disperazione dell'ultimo, tremendo saluto. Non aveva avuto nemmeno la forza di dargli un'ultima carezza, né di parlare alla bara come erano solite fare le vedove. Sì, perché in quel momento lei, la donna soldato, come tale si sentiva, una vedova, persa nel dolore della morte del proprio compagno.

Un'improvvisa raffica di vento sferzò la piazza, mentre il carretto, ormai divenuto un piccolo puntino scuro, svaniva definitivamente tra le vie stranamente silenziose.

Poco distante da lei Alain si asciugava il viso nel fazzoletto rosso che portava sempre al collo e gli altri commilitoni, solitamente così giovali e chiassosi, stavano in rigoroso silenzio, istupiditi da quanto appena accaduto

Cosa avrebbero fatto senza Andrè..?

Era quella la silenziosa domanda che serpeggiava nelle menti disperate di tutti, un quesito al quale, in quel momento, nessuno pareva trovare risposta.

Oscar rabbrividì, stringendosi nel mantello e, scese le scale, si avvicinò allo sparuto gruppetto, strettosi intorno alla figura svettante di Alain.

Cosa facciamo, comandante..? Ritorniamo al rifugio?”

Oscar non rispose, mordendosi nervosamente il labbro.

Adesso che il funerale era terminato e che la salma di Andrè aveva cominciato il suo lungo viaggio, era giunto per lei il momento di decidere.

Aveva promesso a Rosalie che sarebbe comunque ritornata da lei, ma poi..?

Cosa avrebbe fatto..? Sarebbe rimasta a combattere o sarebbe andata incontro ad un diverso destino..?
“Alain io..” cominciò la donna, ma un grido improvviso li fece sobbalzare

Bernard e Robespierre si sono incontrati! Bernard e Robespierre si sono incontrati!” urlava un giovane, correndo a perdifiato attraverso la piazza

Progettano di attaccare la Bastiglia!! Dobbiamo andare tutti alla Bastiglia!!”

Oscar e Alain si lanciarono uno sguardo teso.

Attaccare la Bastiglia voleva dire una sola cosa: dichiarare definitivamente guerra ai sovrani.. (nota 1)

Comandante...”

Non dire altro Alain.. Sbrigatevi, dobbiamo andare da Bernard..”

Nello stesso momento, rue Montmatre, rifugio ribelle

Era da diverso tempo ormai che Bernard parlava, gettando ogni tanto lo sguardo sugli incartamenti poggiati davanti a lui sul tavolo di legno scuro.

In religioso silenzio, Robespierre e tutti i leader dei gruppi rivoluzionari ascoltavano il suo discorso, portato avanti con voce ferma e sicura.

L'idea che il giovane giornalista esponeva con tanta foga era semplice quanto efficace: come i sovrani disponevano di un esercito, così i ribelli avrebbero dovuto unire le forze e formare un'armata, la quale, seppur meno numerosa e peggio equipaggiata, sarebbe stato in grado di usare un fucile e adempiere agli ordini.

Solo agendo in questo modo potremmo evitare altre morti inutili! A che pro combattere disuniti..? Non riusciremmo mai a vincere e non faremmo altro che perdere uomini e mezzi! L'assalto fallito agli uffici daziari è solo uno dei numerosi esempi..”

Rosalie, seduta in un angolo della sala, sospirò pesantemente, rigirando tra le mani la penna d'oca. Pur essendo consapevole di stare assistendo ad una delle riunioni più importanti dopo quella della Sala della Pallacorda, non faceva altro che distrarsi, lanciando di sottecchi sguardi alla finestra alla sua sinistra. La sua presenza, in realtà, era più necessaria di quanto sembrasse: su espressa richiesta di Bernard, infatti, la giovane era stata autorizzata a partecipare a tutti gli incontri, persino i più intimi e segreti, con l'incarico di verbalizzare quanto discusso e deciso.

Era una delle poche ribelli a saper leggere e scrivere fluentemente, senza contare il fatto che, essendo la fidanzata di Bernard, era considerata da tutti i rivoluzionari una persona dell'assoluta onestà morale e intellettuale.

Rosalie aveva sempre preso molto sul serio quel ruolo, si era sempre sentita lusingata e onorata dell'importanza che, attraverso Bernard, le era stata riconosciuta, eppure in quell'occasione tutto quello che riusciva a fare era pensare ad Oscar e alle ultime parole che si erano scambiate.

Non osava immaginare quale sarebbe stata la sua reazione qualora il comandante, ferito nell'orgoglio dalle franche parole di Bernard, avesse deciso di lasciarli, ritirandosi ad Arras o in un qualunque altro luogo lontano da Parigi.

E' impossibile che decida di andar via.. Lei.. Lei non lo farebbe mai, soprattutto non in un momento così disperato. Lei.. non mi abbandonerebbe.. Eppure.. Eppure quelle sue parole.. quel suo sguardo.. Oh Oscar, se solo potessi aiutarti.. Se solo potessi alleviare le tue sofferenze in qualche modo.. Se solo.. Se solo potessi amarti come vorrei, io..”

Insomma Bernard taglia corto!” l'esclamazione di uno dei leader quasi la fece cadere dalla sedia. “Si può sapere come pensi di organizzare un esercito se non hai nessuno a cui affidarlo?”

Calmati, Arnò, non c'è bisogno di scaldarsi..” intervenne Robespierre pacatamente, i polpastrelli congiunti davanti al viso “In effetti, mio caro Bernard, devi ammettere che il nostro focoso Arnò ha centrato il punto debole della tua proposta. Per formare un esercito, servono soldati e un comandante. Ora, i soldati li abbiamo, ma in quanto ai comandanti...”

Potremmo chiedere a Saint Just!” esclamò uno dei presenti, battendo il palmo della mano sul tavolo

Assolutamente no.. L'abilità nel travestimento di Saint Just ci è indispensabile altrove, non possiamo sacrificarlo in battaglia!” ribattè Robespierre con tono aspro, suscitando delle risatine beffarde da parte degli astanti, consapevoli del particolare legame che univa il leader indiscusso della rivoluzione al famosissimo angelo della morte (nota 1).

C'è anche chi parla di un certo Napoleone Bonaparte.. Era nella batteria dei cannoni in Ausonia!”

Nemmeno lui è disponibile.. Ha approfittato di una licenza del re per andare in Corsica.. E' nato lì e si occuperà del movimento rivoluzionario dell'isola! (nota 3)”

Robespierre sospirò, sollevando il braccio destro per prendere la parola

Come vedi, Bernard, non c'è nessuno che possa occupare il posto che desideri.. Pertanto non abbiamo altra scelta che rigettare la tua..”

Ci sarebbe il comandante Oscar!” la voce squillante di Rosalie non ebbe difficoltà ad imporsi su quella melliflua di Robespierre.

Il comandante Oscar..? Quella donna..? Oscar François de Jarjeyes..?” ripetè Arnò, storcendo le labbra carnose e sollevando le sopracciglia “Non mi farei comandare da una donna nemmeno se fosse l'ultimo soldato rimasto in Francia!”

Ma voi non capite, Oscar ha tradito la sua famiglia, ha tradito i sovrani per passare dalla nostra parte! Ha combattuto a lungo e ha dimostrato in ogni occasione la sua arguzia e le sue capacità!” insistette la ragazza, sollevandosi in piedi ed avvicinandosi al tavolo scuro “Bernard stesso...”

Oh.. Bernard condivide il tuo pensiero, quindi..?” interloquì Robespierre, interrompendola e puntando il suo sguardo freddo sul giornalista.

Il ragazzo deglutì e per la prima volta parve perdere quella sicurezza che l'aveva contraddistinto durante tutto il discorso. In un altro momento, sarebbe stato lui stesso a proporre il nome di Oscar, ma dopo la discussione che avevano avuto quella mattina, non era certo di quale sarebbe stata la decisione del comandante: che figura avrebbe fatto se avesse raccomandato lei e poi lei avesse comunicato che voleva andarsene..?

Io...” balbettò Bernard, ma le urla degli altri coprirono la sua voce tremante.

Pensate forse che una donna potrebbe guidare un esercito nell'assalto alla Bastiglia? E' una follia!” esclamò Arnò, sollevandosi in piedi.

E cosa dovremmo fare, secondo te..? Meglio una donna esperta che un contadino sdentato!”

Che razza di idee! Quale uomo e quale donna si getterebbe volontariamente in un impresa del genere..? Nessuno vorrà farlo, è questo il problema della nostra Rivoluzione, mancano le iniziative!!!” commentò un altro, un certo Gilbert, sbattendo il bastone da passeggio contro il fondo del tavolo

Ma cosa dici? Dovresti essere cacciato da questa stanza solo per quello che hai detto! Andiamo da quella donna e vediamo cosa risponde!! Io sono sicuro che fuggirà a gambe levate, esattamente come tutti i suoi simili!” gli fece eco Arnò, mentre Robespierre rimaneva ad osservarli sorridendo sornione.

Io non fuggirò da nessuna parte, anzi, sono pronta a guidare il vostro esercito per liberare la Francia, chiunque sarà il nostro nemico!”

La porta d'ingresso si spalancò, rivelando sulla soglia Oscar in tutto lo splendore della sua divisa.

Rosalie spalancò le labbra e così tutti i presenti, raggelati dal tono imperioso con cui la donna aveva pronunciato quelle parole.

Ordunque.. Siete voi la famosa donna soldato.. Molto interessante..” Robespierre fu il primo a prendere la parola, alzandosi in piedi e avviandosi verso il centro della stanza.

Sono io. E voi dovete essere Robespierre.. (nota 4)” commentò di rimando Oscar, rispondendo allo sguardo dell'uomo con un altro altrettanto altero.

Bernard ci stava parlando della sua proposta di creare un esercito rivoluzionario che sarà chiamato a compiere un impresa storica, la conquista della Bastiglia... Voi, comandante, cosa rispondete..? Pensate di essere all'altezza della situazione?”

Il comandante piegò le labbra in un sorriso sghembo, allungando il braccio verso Robespierre e osservandolo con occhi scintillanti “Sono sempre stata all'altezza della situazione e lo sarò ancora, se voi mi darete la fiducia che merito.”

Seguirono degli istanti di silenzio teso, nei quali nessuno osò fiatare. Gli sguardi di tutti, da quello focoso di Arnò a quello terrorizzato di Rosalie, erano puntati sulle due figure immobili come statue al centro della sala.

E sia... Sarete voi, dunque, comandante Oscar a guidare i nostri uomini nell'impresa del secolo.. Del resto sapete il fatto vostro e oggettivamente non avrei nessuno più qualificato di voi come alternativa.”

La mano di Robespierre si strinse intorno a quella sottile di Oscar e i presenti, loro malgrado, si lasciarono andare ad un applauso.

Per quanto fosse una donna, era certo che Oscar fosse il soldato più coraggioso che tutti loro avessero mai visto.

 

Plaze de la bastille, tramonto

La guida di Oscar diede immediatamente i suoi frutti.

La mattina stessa dell'incontro con Robespierre, infatti, il biondo comandante era stato protagonista della prima vera vittoria rivoluzionaria, guidando i suoi nuovi uomini all'hotel del invalides e compiendo una vera e propria razzia: più di ventottomila fucili furono trafugati, insieme a cannoni, munizioni (nota 5) e viveri in gran quantità. Galvanizzati dall'inaspettato successo, i francesi cominciavano a credere in loro stessi e nella possibilità di riuscire in un'impresa alla quale chiunque, dal più piccolo al più anziano, pensava trepidante.

Sarebbero morti? Non lo sapevano, né volevano pensarci, perché qualunque cosa fosse accaduta, essi sarebbero stati ricordati in eterno come degli eroi.

Oscar sospirò e si massaggiò la radice del naso, le spalle appoggiate al muro di pietra, mentre Alain e gli altri trasportavano nello squallido vicolo in cui si erano appostati l'ultimo cannone disponibile.

"Abbiamo finito comandante, attendiamo soltanto il vostro segnale"

Oscar annuì, sollevando il viso e puntando lo sguardo verso i torroni che svettavano al di sopra dei tetti delle case. La bastiglia si ergeva a poca distanza da loro, silenziosa e ignara di quello che di lì a poco sarebbe successo..

Molto bene Alain.. Vado a controllare le ultime cose e poi.. Poi potremo andare incontro al nostro destino..”

Il soldato le lanciò uno sguardo enigmatico, calcandosi il berretto sulla nuca e allungando il collo verso il castello di fronte a loro

Siamo francesi, capitano, siamo dei veri francesi e combattiamo per una giusta causa.. Non saremo noi a morire, non oggi..”

Oscar non rispose, limitandosi a stringergli per un attimo la spalla muscolosa, prima di tornare sui propri passi e svoltare l'angolo.

Non molto distante dalla loro postazione, Rosalie e Bernard avevano organizzato un altro rifugio di fortuna, attrezzandolo con bende e lettighe in vista dell'imminente battaglia. Rosalie in particolare si era occupata di curare ogni minimo dettaglio, nonostante la sua mente e il suo cuore fossero in tumulto: se da una parte, infatti, era orgogliosa di Oscar, del suo coraggio, della sua vittoria e della stima che molti avevano già cominciato a nutrire per lei, al tempo stesso era angosciata e tremendamente preoccupata per quello che di lì a poco sarebbe accaduto.

Tutti sapevano che l'assalto alla Bastiglia avrebbe sancito il destino dei rivoluzionari, spingendoli verso il baratro della disfatta oppure indirizzandoli verso un nuovo futuro e ben pochi, tralasciando i giovani combattenti infervorati, credevano davvero in una vittoria. Molti parlavano di suicidio di massa, altri sussurravano di follia e i più colti non disdegnavano di equiparare l'attacco alla Bastiglia alla battaglia delle Termopili (nota 6), durante la quale Leonida e i suoi intrepidi spartani avevano trovato la morte.

Rosalie aveva rabbrividito nell'udire quei discorsi: ricordava perfettamente le illustrazioni dei libri di storia greca, che con tanta passione aveva studiato a villa Jarjayes e il solo pensiero che Oscar avrebbe potuto vestire i panni di Leonida la faceva tremare. Per di più, qualora le fosse successo qualcosa, sarebbe stata solo colpa sua: chi altri, se non lei, aveva suggerito il nome di Oscar come comandante del neonato esercito rivoluzionario?

Quella terribile consapevolezza, accompagnata da un pesantissimo senso di colpa, aveva ottenebrato il cuore della ragazza per tutto il giorno e non faceva che peggiorare con il passare delle ore. Se solo avesse potuto parlarle, dirle...

Cosa potrei dirle in fin dei conti..? Che ho detto il suo nome presa dall'entusiasmo di difendere il suo onore, senza pensare alle conseguenze del mio gesto..? Penserebbe che sono una stupida e avrebbe ragione, tremendamente ragione.. Cosa accadrà al tramonto..? Avrà paura..? Mi odierà per averla costretta a combattere..?”

Rosalie, abbiamo bisogno di altre bende, puoi andare fuori a prenderle..?” le chiese Bernard dall'altro lato della stanza, costringendola a ritornare nel mondo reale.

Arrivano subito!” disse la ragazza meccanicamente, scendendo le scale di legno e fermandosi sulla soglia a contemplare il sole morente.

Era giunta l'ora, dunque..?

Eccoti, Rosalie.. Ti stavo cercando..”

La giovane si voltò di scatto, riconoscendo in quella voce gentile la sua Oscar

Comandante Oscar, voi...”

Possiamo parlare un momento..?”

Rosalie annuì, recuperando in fretta il cesto con le bende e affidandolo alle cure di una delle donne di passaggio con l'incarico di portarlo a Bernard.

Venite con me, qui.. qui potremo parlare tranquillamente..” balbettò, scortando Oscar in un altro vicoletto scuro e solitario.

Il soldato la seguì, posizionandosi di fronte a lei non appena si furono fermate

Sono venuta a salutarti..” cominciò Oscar, regalandole un sorriso che voleva essere rassicurante

Salutarmi..?” ripetè stupidamente la giovane, tormentandosi le mani all'altezza del ventre.

Oscar sospirò, prendendole inaspettatamente la mano e stringendola con forza

Sai che non ti ho mai mentito, Rosalie e soprattutto adesso non voglio farlo.. Io..” si interruppe per un istante, lo sguardo più scuro e intenso che mai “Io non so davvero quale sarà l'esito di questa battaglia. La Bastiglia non è protetta come un tempo, questo è certo, ma rimane pur sempre una fortezza e noi.. noi rimaniamo sempre un esercito esiguo, con più speranze che risorse..”

Ma comandante voi..”

No, Rosalie, ti prego, lasciami finire.. La mia guida ha giovato a questi uomini e a queste donne, non c'è dubbio, però.. Però questo per la prima volta potrebbe non bastare.. Voglio solo che tu sappia che ho vissuto la mia vita come ho voluto, che non rinnego nulla di ciò che ho detto e fatto in passato.. Voglio.. Voglio che tu possa ricordarmi come una donna determinata, forte e felice e non come il fantasma che dalla morte di Andrè ha agito e pensato al mio posto.. Tu sei stata l'unica in grado di confortarmi e di farmi ritornare come ero un tempo e per questo ti ringrazio dal profondo del cuore..”

Fece un'altra pausa, durante la quale i loro sguardi si incatenarono l'uno all'altro, due azzurri così diversi, eppure così simili tra di loro.

Oscar sorrise, un sorriso triste, ma al tempo stesso sereno, come quei sorrisi che sempre l'avevano caratterizzata, le dita ancora intrecciate a quelle della giovane.

Ho paura, Oscar..” disse Rosalie, cercando disperatamente di trattenere le lacrime e il soldato scosse appena la testa, tirandola a sé e stringendola forte tra le braccia esili

Anche io, Rosalie..” mormorò, le labbra appoggiate al suo orecchio “Ma combatterò ugualmente, perché questo è il mio destino. Sono nata comandante e morirò comandante, lottando finché avrò fiato in corpo. Sei stata una delle persone più importanti della mia vita e l'unica che mi dispiacerebbe lasciare, qualora..”

No, vi prego, non ditelo..” la stretta della ragazza si fece più intensa, mentre la sua fronte carezzava piano il morbido tessuto blu della divisa.

Oscar annuì, baciandole prima la guancia e poi la fronte, rese bollenti dall'emozione del momento.

Allora.. arrivederci piccolina..” mormorò, dandole le spalle e cominciando ad avviarsi

No, vi prego, aspettate!” la richiamò Rosalie, correndo verso di lei e afferrandole il polso con forza.

Oscar la squadrò perplessa, ma l'altra le sorrise, portando le mani al collo e slacciandosi una sottile catenina d'oro, ornata da un crocifisso altrettanto minuto

Questa collana è l'unica cosa che mi rimane di mia madre.. Nonostante fossimo tanto povere, non l'abbiamo mai impegnata, né venduta.. Lei.. Lei diceva sempre che era il suo portafortuna ed è stato così anche per me... Vi prego, monsieur Oscar..” la sua voce tremava dall'emozione esattamente come le sue mani, mentre chiudevano la collanina nel palmo dell'altra “Tenetela sempre con voi, vi proteggerà!”

Oscar richiuse il pugno, annuendo, uno sguardo indecifrabile sul volto magro

Ti ringrazio Rosalie,..” mormorò, allungando il viso e depositando un altro bacio sulla guancia della giovane, prima di allontanarsi definitivamente lungo il corridoio illuminato dai raggi del sole color del sangue.

Rosalie si strinse nelle spalle, rimanendo ad osservarla finché fu visibile, un puntino lontano destinato ad affrontare le fiamme della battaglia

Signore mio, ti supplico... Falla tornare da me sana e salva..”

 

Nota 1: La Bastiglia

La Bastiglia fu una fortezza eretta a Parigi per volontà di Carlo V di Francia tra il 1367 e il 1382 per rafforzare le mura orientali della città, e a difesa della Porte St-Antoine. Assaltata il 14 luglio 1789 per rubarne le armi e liberare i prigionieri, fu poi lentamente demolita per recuperarne materiali edili. Era alta 24 metri (come un palazzo di 7 piani ai nostri giorni), aveva pianta rettangolare, otto torri, due cortili interni detti Cortile grande e Cortile del pozzo, ed era circondata da un fossato alimentato dalla Senna vicina, sicché vi si accedeva solo tramite ponte levatoio.

Nel XVII secolo, con Richelieu, divenne prigione di stato dove custodire le vittime delle lettres de cachet, e vi furono rinchiusi celebri personaggi: tra gli altri, "Maschera di ferro" (presunto fratello gemello di Luigi XIV), Voltaire nel 1717, il Marchese de Sade, Cagliostro, Fouquet, Mirabeau. Va detto che la prigionia degli aristocratici era condotta in ambienti e con stili di vita (servitù, alimentazione, spazi) molto meno inospitali di quelli destinati ai detenuti comuni.

Fu assaltata il 14 luglio 1789 per rubarne le armi e liberare i prigionieri.

Nota 2

Non mi dilungo sulla biografia di Robespierre e Saint Just, perchè conto di descriverli nel dettaglio nei prossimi capitoli.

Dico solo che c'è una leggenda metropolitana circa una loro presunta storia d'amore e io ho pensato di trarre spunto da questo per creare una coppia nella mia storia.. Una coppia che darà parecchio filo da torcere ai nostri eroi!!!

Nota 3 Napoleone va in corsica

Allo scoppio della rivoluzione nel 1789, Napoleone, ventenne e ormai ufficiale del re Luigi XVI, riuscì a ottenere una lunga licenza grazie alla quale poté ritornare al sicuro in Corsica. Una volta stabilitosi qui si unì al movimento rivoluzionario dell'isola assumendo il grado di tenente colonnello della Guardia Nazionale.

Nota 4 Oscar non conosce Robespierre

Sì, lo so, Oscar conosce Robespierre! Chi se lo dimentica quel ragazzetto che beveva alla taverna di Arras nell'episodio 13..? Oppure quel giovane che leggeva il discorso all'incoronazione dei sovrani? Ebbene, ho pensato che ai fini dei miei piani diabolici che, ovviamente, NON svelerò, sarebbe stato più intrigante se non si fossero conosciuti.. Quindi aspettate e vedrete!

Nota 5 Assalto all'hotel de invalides

L'Hôtel national des Invalides è un grande complesso di edifici del classicismo barocco francese costruito nel XVII secolo a Parigi allo scopo di ospitare soldati invalidi. La cupola, tutta dorata, è stata costruita per la cappella privata di Luigi XIV, e ospita oggi al suo interno la tomba di Napoleone.

Fu assalito la mattina del 14 luglio dai rivoluzionari, che rubarono più di ventottomila fucili e qualche cannone. Nella realtà non trovarono polvere da sparo, ma nella mia storia gli ho voluto facilitare le cose :3

Nota 6 Battaglia delle Termopili

La battaglia delle Termopili fu combattuta dalle città-Stato greche, unite in un'alleanza e guidate dal re di Sparta Leonida I e dall'impero persiano governato da Serse I. Si svolse in tre giorni, durante la seconda invasione persiana della Grecia, nell'agosto o nel settembre del 480 a.C. presso lo stretto passaggio delle Termopili ("Le porte calde") contemporaneamente alla battaglia navale di Capo Artemisio.

L'ho citata in questa occasione per rimarcare la difficile impresa in cui si imbarcarono i francesi: come i trecento spartani si ersero contro le migliaia di persiani, perendo dal primo all'ultimo, così i francesi si armarono con quel poco che avevano e combatterono impavidi per conquistare la fortezza.

Ovviamente, per rendere le cose più tragiche, ho pensato bene di accomunare Oscar a Leonida, il re spartano che guidò il proprio esercito nell'impresa e perì lui stesso, rimanendo impresso nella storia per il suo coraggio.

 

 

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Capitolo 3
*** Risveglio ***


Capitolo III Risveglio

Ciao a tutti ragazzi!! Spero abbiate trascorso un buon Natale :3 Rieccomi qui con il terzo capitolo :3 Il quarto è già completato, ma aspetterò di aver scritto una parte del quinto prima di inserirlo :3 No, non sono crudele, lo faccio per gestire al meglio i tempi u.u Non vi dico nulla su questo capitolo, anche perchè credo che il titolo sia piuttosto esplicativo :3 Mi limito a rinnovare l'avviso che ho inserito nel capitolo precedente: non rispetterò sempre le cause, i protagonisti e gli esiti degli eventi storici o di quello che succede nel manga/anime; a seconda delle occasioni, dunque, potrete trovare situazioni che ho adattato alle mie idee :3 Ringrazio tutti coloro che hanno letto e hanno recensito il secondo capitolo, spero farete ugualmente con questo! Buona lettura a tutti e un Felice Anno Nuovo!!

La mattina del 14 luglio 1789, come ogni giornata, la Bastiglia aveva salutato Parigi, ricoprendo la parte orientale della città con la propria ombra, inconsapevole di quello che sarebbe accaduto di lì a poche ore.

La fortezza, eretta nel lontano 1367 su richiesta del re Carlo V per rappresentare la sempiterna potenza della monarchia, si stagliava maestosa sulla capitale francese come un vulcano in attesa di esplodere; chiunque la osservasse non poteva fare a meno di provare una sorta di timore reverenziale di fronte alle sue otto torri, rese inaccessibili dal profondo fossato e presidiate, un tempo, da numerosissime guardie.

Con il trascorrere degli anni, tuttavia, la struttura aveva perso progressivamente la sua importanza pratica e in quel periodo era arrivata ad ospitare solo sette prigionieri e trentadue guardie svizzere addestrate per l'occasione.

Oscar aveva appreso quella notizia con sollievo, sebbene la posizione e le caratteristiche della prigione la preoccupassero non poco.

Chiunque avesse anche una minima esperienza militare, avrebbe capito che espugnare la Bastiglia non sarebbe stata assolutamente un'impresa facile né dall'esito scontato. Per questo il biondo comandante aveva trascorso gran parte della giornata a studiare mappe su mappe e a discutere con chiunque potesse consigliarla al meglio circa la strategia da attuare. Alla fine tutti sembrarono trovarsi d'accordo su una cosa: il punto di forza della Bastiglia, il ponte levatoio, rappresentava anche il suo tallone d'achille.

"È l'unico modo per entrare ed è l'unico modo per uscire.." la voce tranquilla di Oscar si erse senza difficoltà nel silenzio del vicolo nel quale, lei, Alain e gli altri ragazzi, seduti sui cannoni appena trafugati, si godevano qualche minuto di riposo a seguito del fortunato assalto all'hotel de l'invalides.

"Non abbiamo altra possibilità che bombardarli con i cannoni, finché non li costringeremo a capitolare.. Ci disporremo in modo tale da non renderci troppo visibili e colpiremo al tramonto, così da usare l'imbrunire a nostro vantaggio.. Se riusciremo nel nostro intento e non sprecheremo colpi, per non morire come topi in trappola non avranno altra scelta che abbassare il ponte e..."

"E quando lo faranno, li distruggeremo!" esclamò alain sollevando il braccio e suscitando applausi e ovazioni.


Oscar emise un sospiro, il pugno destro stretto intorno alla collanina di rosalie e lo sguardo fiero. Davanti a lei i suoi giovani commilitoni sfilavano in silenzio, nonostante il pesante carico dei cannoni, seguiti da uomini e donne di tutte le età, armati di fucili e pistole. L'esercito rivoluzionario avanzava coraggiosamente verso il proprio destino sanguinoso, la testa alta e i visi alteri.

Il comandante provò un moto di orgoglio per quei cittadini, pronti a sacrificare la propria vita per quello in cui credevano e per la prima volta sentì sulle spalle il peso di una responsabilità più grande di lei: non era come comandare le guardie reali, non era come proteggere i sovrani, era qualcosa di più, qualcosa di viscerale, che la colpiva nel profondo del cuore. Sapeva che quegli uomini e quelle donne non si sarebbero mai arresi, sapeva che avrebbero lottato finché avrebbero avuto fiato in corpo, sapeva che, seppur diversi gli uni dagli altri per carattere e cultura, erano uguali ed erano come lei: erano francesi e quel giorno non c'era altro che contasse..

Attese che anche l'ultimo uomo fosse passato, prima di slacciarsi il mantello e depositarlo su una cassa rotta al suo fianco, indossando poi la collanina di rosalie: la sensazione del metallo freddo contro la propria pelle calda la fece rabbrividire per un istante e sorridere inconsciamente al ricordo della fanciulla che aveva appena salutato e che l'aspettava, in trepidante attesa, nel rifugio poco lontano.

Farò di tutto per tornare, Rosalie, te lo prometto..” sussurrò Oscar, voltandosi per un attimo dietro di lei, per poi puntare lo sguardo verso gli uomini che la attendevano nella piazza. Il comandante si diresse in fretta nella loro direzione e, posizionatosi di fronte a loro, aprì le braccia, guardandoli negli occhi.

Quest'oggi noi combattiamo per la libertà.. Non abbiamo paura della morte, della sofferenza o della prigionia... Quest'oggi combattiamo per poter tornare a vivere, a sorridere, a mangiare e ad amare.. Quest'oggi combattiamo perché siamo uomini e donne liberi, perché abbiamo il diritto di vivere come crediamo giusto.. Quest'oggi combattiamo perché siamo francesi e nessuno, nessuno mai ci piegherà contro il nostro volere!”

Un coro di grida e di applausi seguì le sue parole e, sulla scia del vento serale, si sollevò, disperdendosi tra i vicoli della città.

Oscar si voltò, estraendo la spada e puntandola contro il torrione principale della fortezza. Un colpo di fucile fu sparato in lontananza e tutti compresero che la Bastiglia, chiamata alle armi, accettava la sfida, pronta a scacciare i nemici invasori.

Attaccate i torrioni, colpite le feritoie, senza paura né rimorso!” gridò Oscar, abbassando il braccio libero e piantando i piedi a terra.

I cannoni rivoluzionari risposero al suo grido con un altro attento potente, riversando i propri colpi contro le secolari pietre, che cadevano, come fuscelli al vento, facendo crollare stanze e celle.

Oscar si spostava continuamente, osservando con occhio esperto la traiettoria dei cannoni, incitando chiunque tremasse e nascondendosi non appena il suono dei fucili annunciava la risposta nemica. I primi rivoluzionari caddero e con la loro morte crebbe la rabbia della ribellione. Quegli uomini erano caduti per far vivere gli altri, erano degli eroi e in quanto tali la loro morte non avrebbe dovuto essere vana.

Alain! Punta alla torre est! Punta alla torre est!!” esclamò Oscar, correndo verso il giovane e puntando la spada verso l'obiettivo “Dobbiamo abbatterla ad ogni costo!”

Il soldato annuì, facendo forza con le braccia muscolose e spostando la bocca del cannone nella direzione indicatagli. Sparò e la torre, colpita al cuore, si contorse su se stessa, crollando e trascinando con sé buona parte delle mura orientali.

I rivoluzionari gridarono, altri agitarono le braccia di fronte alla prova della loro forza, ripetendo le loro esclamazioni ad ogni torre caduta.

La strategia di Oscar sembrava funzionare senza intoppi e i colpi di fucile e di cannone delle guardie carcerarie, disorientate dal fumo, dall'imbrunire e dalle posizioni irregolari che il comandate ribelle aveva predisposto, erano poco efficaci.

Le forze francesi sembravano inarrestabili e la Bastiglia, incredula, osservava la sua disfatta avvicinarsi.

Ne manca solo una!! Ne manca solo una!!” esclamarono i ribelli, quando anche la settima torre crollò su se stessa, vomitando fiamme e urla di corpi morenti.

Oscar si concesse un attimo di riposo, mentre il suo cervello lavorava febbrilmente: mancava così poco alla vittoria che quasi stentava a crederci.

Puntate tutti i cannoni sull'ultima torre!!” gridò, posizionandosi in fretta di fronte alla linea più avanzata dei cannoni, la spada che, luminosa nonostante l'oscurità impellente, si ergeva sulla bionda nuca.

Ci fu un attimo di inspiegabile immobilità, durante il quale Oscar, quasi attratta dalla luna appena visibile, spostò lo sguardo, puntandolo contro l'astro nascente.

Quell'attimo fu fatale.

Con le ultime forze disponibili, i soldati della Bastiglia, consapevoli della loro imminente disfatta, spararono in direzione del capitano ribelle.

Oscar si piegò su se stessa, un dolore fitto e tremendo al petto e alla spalla e cadde all'indietro, depositandosi a terra come una farfalla su di un fiore.

Poco prima, rifugio

Rosalie camminava avanti e indietro da diverso tempo ormai, incurante del fatto che presto o tardi avrebbe potuto creare un solco nel pavimento ligneo.

Da quando Oscar se n'era andata, non era stata in grado di concentrarsi su nient'altro che non fosse la sua sorte.

Reazione comprensibilissima la sua, considerando che era in gioco la vita di numerosissimi ribelli, se, ovviamente, a scaturirla non fosse tanto il terrore della disfatta, quanto la paura della morte del suo amore.

Fortunatamente Bernard non c'era; nonostante il programmato assalto al quale avrebbe voluto partecipare, infatti, era stato chiamato da Robespierre per decidere cosa sarebbe accaduto qualora l'attacco, come molti purtroppo prevedevano, non sarebbe andato a buon fine.

Rosalie l'aveva salutato in fretta con un fugace bacio sulla guancia e con la promessa di non muoversi dal rifugio per nessuna ragione al mondo.

La ragazza, suo malgrado, stava facendo tutto il possibile per tenere fede alla parola data, ma i minuti trascorrevano e lei diventava sempre più inquieta.

Non si erano ancora uditi i colpi dei cannoni, né gli spari dei fucili: perchè l'assalto non era ancora cominciato? Forse i ribelli avevano cambiato idea..? Forse Oscar si era resa conto dell'impossibilità del loro progetto?
Per quanto Rosalie volesse con tutta se stessa credere a quella possibilità, in cuor suo sapeva che Oscar non si sarebbe mai tirata indietro, per quanto difficile e impossibile fosse la vittoria.

Non era questo, del resto, uno dei motivi per cui tutti la stimavano e la amavano?

Era un'amazzone, un leone fiero e indomito, che niente e nessuno poteva piegare.

Il piccolo orologio polveroso battè le ore e nel silenzio della casa, che pure era ingombra di persone, Rosalie tremò. Troppo era trascorso dalla sua separazione con Oscar, o almeno così le sembrava, e nulla ancora era accaduto.

Ma perché non attaccano..? Cosa succede..?” mormorò una donna poco distante, concretizzando i dubbi della giovane.

Rosalie le lanciò uno sguardo confuso e si morse il labbro. Non poteva restare in quella casa ancora lungo, no, doveva andare da lei, doveva andare da Oscar...

Sorda ai richiami dei presenti, quindi, inforcò la porta e corse lungo il selciato rovinato in direzione del vicolo nel quale i ribelli avevano depositato i cannoni. Giunta lì, però, con sua enorme sorpresa scoprì che non c'era più nessuno e che i cannoni, a giudicare dalle orme che avevano lasciato nel terreno fangoso, erano stati spostati nella piazza. Si portò le mani alle labbra e a perdifiato corse ancora, incurante del pericolo e per poco non rischiò di inciampare nella scatola sulla quale, abbandonato, giaceva il mantello di Oscar. La giovane spalancò gli occhi alla vista del tessuto scuro e lo afferrò tra le dita, stringendolo al petto per poter sentire il profumo dell'altra. In quell'esatto momento i cannoni rivoluzionari spararono e Rosalie, posizionatasi alla fine del vicolo, sollevò lo sguardo.

Vide Oscar correre a perdifiato, vide le torri cadere, i ribelli morire e gridare: ad ogni colpo i suoi occhi guizzavano da una parte all'altra, il cuore le si stringeva in una morsa d'acciaio e i polmoni si bloccavano, riprendendo a funzionare non appena l'esile figura del biondo comandante ricompariva attraverso il fumo e la polvere.

Stavano combattendo da tanto ormai e nonostante la strenua resistenza della fortezza i francesi continuavano a lottare, instancabili, urlando della loro libertà e del loro coraggio.

Oscar.. sei straordinaria..” pensava Rosalie, osservando con occhi famelici ogni gesto della donna soldato “E' solo grazie a te se oggi vinceremo.. Tu.. Tu ci hai dato la forza di combattere, tu.. Tu ci stai conducendo alla vittoria.. Tu..”

Ma i suoi pensieri furono bruscamente interrotti da un innaturale silenzio, quello stesso silenzio che aveva stupito anche Oscar e l'aveva portata ad osservare la luna. Rosalie, come tutti, rimase immobile, lo sguardo fisso davanti a sé, finché

Bang

Bang

Due colpi di fucile sferzarono l'aria.

Rosalie allungò il collo, gli occhi socchiusi per lo sforzo di distinguere le figure nonostante la foschia e si sentì morire non appena vide Oscar piegarsi su se stessa e cadere all'indietro.

OSCAR!!!!” gridò disperata, le mani premute contro le labbra spalancate dal terrore.

I soldati francesi ulularono di rabbia e la folla sembrò contorcersi su se stessa, mentre i commilitoni di Oscar si stringevano intorno al corpo del loro comandante, agitando le braccia e gridando parole incomprensibili.

Era tutto finito, dunque..?

Rosalie scosse la testa, nascondendo il viso nei palmi, incapace di provare altro sentimento che non fossero angoscia e dolore.

Oscar.. Oscar..” si ripeteva imperterrita, quasi come se il nome dell'altra fosse una roccia a cui aggrapparsi e lei un naufrago disperso tra le onde.

Rosalie!! Rosalie!! Rosalie!!” sollevò di scatto la nuca non appena si sentì chiamare.

Oscar?” disse stupidamente, aspettandosi di vedere l'altra sorriderle e correre verso di lei attraverso il fumo.

Rosalie!! Rosalie!! E' ferita, aiutami!” la voce di Alain, insolitamente acuta, la riportò bruscamente alla realtà.

Non è morta.. Non è morta!” pensò la ragazza sollevata e per un lungo momento il dolore acuto che provava nel cuore si attenuò, sostituito da una flebile speranza:

speranza che, però, svanì come un fuoco fatuo non appena il giovane le si affiancò.

Il corpo di Oscar sembrava quasi sparire tra le braccia muscolose di Alain. La donna boccheggiava, nell'estremo tentativo di recuperare quanta più aria possibile, mentre il sangue sgorgava a fiotti dalla spalla e dal petto, sporcandole la divisa e i pantaloni.

Oscar..” ripetè Rosalie trasognata, mentre le gambe minacciavano di cederle.

Fu Alain a prendere il controllo della situazione, scuotendole la spalla con la mano libera e costringendola a guardarlo

Dobbiamo portarla al rifugio, non abbiamo un istante da perdere!”

Rosalie non se lo fece ripetere due volte e come un fulmine ripercorse il vicolo e la strada silenziosa.

Alain.. Alain mettimi giù, sono stanca, sono tanto stanca..”

Rosalie dovette fare ricorso al tutto il suo autocontrollo per non voltarsi indietro: quella voce flebile, roca e fragile non poteva essere la voce della sua Oscar!

State tranquilla, comandante.. Siamo quasi arrivati, non arrendetevi..”

mormorò il soldato, affrettando il passo ed aprendo la porta dell'edificio malandato con un calcio.

Un medico, per carità, un medico! Il comandante Oscar è ferito!!” gridò Rosalie richiudendosi la porta alle spalle.

Uno scalpiccio di piedi annunciò l'arrivo di due uomini, uno più robusto e uno magrissimo, il volto pallido e teso

Il comandante Oscar? Presto, venite di qua!” esclamarono all'unisono, indicando il tavolo di legno posto al centro della stanza adiacente.

Respira ancora...”

Sta perdendo molto sangue, ci servono gli strumenti chirurgici!”

Cosa fai lì, Rosalie...? Vieni qui subito, abbiamo bisogno del tuo aiuto!”

La ragazza, che si era appoggiata al muro per evitare che le gambe le cedessero , trasalì, mentre le lacrime le pungevano le palpebre.

Io.. Io..” balbettò spaventata, gli occhi fissi sul profilo incosciente di Oscar.

Devi reagire, Rosalie! Non farti piegare dalla paura!”

Alain si era posizionato di fronte a lei e aveva cominciato a scuoterle con forza le spalle “Oscar ha bisogno di te, non lo capisci?”

Lei.. ha bisogno di me...?”

Ha bisogno di te ora più che mai, la affido a te..”

Affidarla a me..? E tu..? Tu cosa farai..?”

Alain strinse gli occhi, mordendo con forza la pagliuzza che teneva sempre stretta tra le labbra

Io gliela farò pagare a quei bastardi.. Manca solo una torre ormai e poi la Bastiglia sarà nostra.. Mi hanno portato via Andrè, non faranno lo stesso con Oscar!”

Rosalie!! Presto!!” la voce dei dottori si era fatta più insistente e acuta

Va ora.. Ci vediamo più tardi..” disse Alain, abbracciandola fugacemente, prima di inforcare la porta e correre via, diretto verso la battaglia.

Strade di Parigi, circa un mese dopo

Una figura incappucciata camminava spedita tra le strade silenziose, un sacchetto in una mano e un pugnale nell'altra, lo sguardo circospetto e le orecchie tese ad ogni rumore. Dopo la presa della Bastiglia Parigi era diventata ancora più pericolosa per i suoi cittadini, che temevano ritorsioni inaspettate da parte dei militari stanziati in ogni angolo della città e tutti, volenti o nolenti, si erano adeguati a quella situazione: le donne, gli anziani, perfino i bambini avevano imparato a difendersi, a diffidare dagli estranei. I francesi, un tempo giovali e allegri, si erano trasformati in un popolo chiuso e diffidente, che arrancava giorno dopo giorno, inseguendo la speranza, mai abbandonata, di un futuro migliore per tutti.

L'ombra attraversò altri due vicoli prima di fermarsi di fronte ad una porta di legno scuro, alla quale bussò in modo da comporre una strana melodia, sospirando sollevata quando una voce gentile la invitò ad entrare.

Rosalie! Eccoti finalmente! Stavo cominciando a preoccuparmi!” esclamò Alain, mentre il viso angelico della fanciulla compariva da sotto il cappuccio.

Lo so, Alain, ma sono stata trattenuta.. E' diventato impossibile trovare da mangiare..” spiegò la ragazza, sorridendo per la frenesia con cui il giovane aveva preso il sacchetto che ella teneva in mano.

Un fischio di approvazione riempì il silenzio della stanza silenziosa e illuminata da poche candele.

Pane e formaggio?? Ma così mi vizi!!” commentò Alain, ignorando volutamente lo strato di muffa che ricopriva il formaggio e la durezza del pane.

Rosalie scosse la testa divertita, sistemando con cura il mantello intorno al braccio “Bernard..?”

Non è ancora tornato.. Evidentemente la riunione è durata più del previsto..” rispose Alain con la bocca piena, la barba ormai cresciuta e incolta ricca di briciole.

Capisco.. E lei, invece..? Come sta?”

Lo sguardo di Alain si addolcì “Lei sta come sempre.. Sono andata a controllarla giusto pochi minuti fa..”

Rosalie annuì con un sospiro, incamminandosi verso le scale alla sua destra con passo pesante. Quanto tempo era trascorso e quanto poco era cambiato..?

Giunta alla porta in fondo alla corridoio, si morse il labbro e la aprì senza fare rumore, rivelando un ambiente spoglio,illuminato da un mozzicone di candela.

Ciao Oscar..” sussurrò, rivolta alla donna che, incosciente, era sdraiata sul letto posto al centro della stanza.

La giovane si sedette accanto a lei, stringendole forte una mano tra le sue, le lacrime che lente, scorrevano lungo le guance.

Oggi sono stata più fortunata del previsto, lo sai..? Ho trovato da mangiare per tutti e ho portato ad Alain la sua cena preferita..”

La sua voce dolce riempiva la camera, accompagnata dai lievi respiri del comandante addormentato.

Rosalie allungò il braccio libero, sistemandole una ciocca bionda dietro l'orecchio e accarezzandole piano una guancia.

Perchè non ti svegli, Oscar..? Cosa ti impedisce di tornare da noi..?” sussurrò, appoggiando la fronte alla spalla dell'altra e socchiudendo gli occhi umidi.


Abbiamo fatto tutto quanto in nostro potere, non ci rimane altro che pregare..” sentenziò il dottore, asciugandosi la fronte madida di sudore.

Vivrà, dottore, non è vero..?”

Rosalie, ti prego..” l'uomo scosse la testa, ripulendo gli strumenti e risistemandoli in una borsa di cuoio nera.

La fanciulla annuì, le labbra strette per impedire ad altre lacrime di scenderle lungo le guance.

Era l'alba e la Bastiglia era caduta.

I francesi, uniti come mai, erano riusciti nell'intento, penetrando nella fortezza e saccheggiandola delle armi, delle munizioni e dei viveri che essa conteneva.

L'umore di tutti era alle stelle: uomini e donne si riversavano in strada, ubriachi o sobri, cantando e gridando, come se la guerra fosse già vinta e la Rivoluzione terminata.

Lei, invece, non si sentiva francese in quel momento, o meglio, guardava tutto e tutti con un innaturale distacco.

A che pro ridere, festeggiare, cantare e ballare..?

Lei, quella notte, rischiava di perdere tutto ciò per cui valeva la pena vivere.

Quando si risveglierà?” la sua voce risuonò forte quanto un tuono nella stanza silenziosa, nella quale, oltre a lei, erano rimasti solo il medico e il fedele Alain.

Non possiamo saperlo.. Può essere domani, come tra un anno..”

Alain sospirò, stringendo le dita intorno al consunto berretto

Ce la farà Rosalie, vedrai.. Oscar si salverà..”


Era passato un mese da allora.

Un mese durante il quale Rosalie si era presa cura del comandante Oscar come mai aveva fatto in vita sua.

Ogni sera, quando tornava al rifugio, dopo aver sbrigato tutti i compiti che le erano stati assegnati, la fanciulla si sedeva accanto alla donna e le parlava per ore e ore, come se l'altra potesse essere in grado di sentirla e risponderle.

Chiunque conoscesse Rosalie non poteva fare a meno di sospirare nel vedere con quanta devozione la ragazza pettinasse, lavasse e curasse quel corpo immobile e rigido, reso ancor più esile e pallido dalla lunga degenza.

Ogni giorno poteva essere l'ultimo, eppure nulla sembrava scoraggiare Rosalie.

Oscar si risveglierà, ne sono certa..” diceva a tutti coloro che le chiedevano notizie del comandante..

E se qualcuno si mostrava scettico o perplesso, la fanciulla scuoteva la testa, stringeva le labbra e aggiungeva con tono duro “Non conosci Oscar come la conosco io. Lei non si arrenderà mai..”

Se però la sua caparbietà e la sua fedeltà erano fonte di compassione per gli amici, tali sentimenti non facevano che suscitare la malcelata rabbia di Bernard.

Il ragazzo, che si era mostrato comprensivo e gentile quando Rosalie gli aveva comunicato la sua intenzione di tenere Oscar vicina e di curarla quotidianamente, aveva cominciato a mostrarsi sempre più nervoso nell'ultimo periodo. Quasi fosse divenuto consapevole che mai, nemmeno se fosse stato ferito a morte lui stesso, avrebbe ricevuto dalla sua fidanzata quelle attenzioni e quelle premure che la giovane riservava solo al colonnello, era molto cambiato e pochi vedevano in lui il giornalista allegro e comprensivo dei primi giorni della rivoluzione.

Bernard era diventato scortese e scostante e, a partire dalla vittoria del 14 luglio, si era avvicinato sempre di più a Robespierre e a Saint Just, condividendo con loro idee e progetti che, un tempo, lui stesso avrebbe giudicato riprovevoli.

C'era chi diceva che i tre si riunivano ogni notte per discutere circa l'instaurazione di un nuovo regime politico, che li avrebbe posti a capo di tutto, mentre altri giuravano di aver visto Bernard e Saint Just trucidare senza pietà nobili disarmati e guardie ferite.

Così, il fatto che quella stessa sera, il giovane fosse ritornato poco prima dell'alba, senza che nessuno sapesse di preciso dove fosse stato, non fu causa di stupore.

Si può sapere dove sei stato..?” biascicò un traballante Alain, svegliato di soprassalto dall'arrivo di Bernard.

In giro.. Piuttosto, Rosalie è rincasata?”

Certo che è rincasata, credo sia al piano di sopra, deve essersi di nuovo addormentata accanto ad Oscar, perché qui non è venuta a dormire..”

Come volevasi dimostrare..” mormorò Bernard tra i denti, togliendosi nervosamente il cappotto logoro e salendo di malavoglia le scale.

Ogni mattina, o quasi, era costretto a sopportare la vista della propria ragazza stretta al corpo incosciente del comandante.

Quando capitava, si fermava in un angolo della stanza, i pugni stretti lungo i fianchi, incapace di fare altro che non fosse osservare le due donne.

Era dunque vero quello che aveva pensato sin dall'arrivo di Oscar?

Aveva cercato in tutti i modi di allontanare dalla propria mente quei sospetti, quei dubbi, eppure.. eppure essi si ripresentavano ogni momento, più forti di prima.

Cosa avrebbe dovuto fare..? Avrebbe dovuto parlare con Rosalie..? Tante volte, mosso dalla rabbia, parole cattive gli avevano lambito le labbra, ma aveva sempre trovato il modo di ricacciarle indietro, in virtù del sentimento, che nonostante tutto lo univa alla ragazza.

Quella mattina, però, si sentiva particolarmente stanco e ben poco incline ad accettare le solite scuse che gli venivano profilate da Rosalie ogni volta che veniva colta con le mani nel sacco.

Rosalie, è mattina.. Alzati di lì” la sua voce scortese e insolitamente rude, ebbe il potere di far svegliare la giovane di soprassalto.

Bernard! Ma quando sei tornato..? Io..”

Tu non ti sei accorta di niente, come al solito.. Stai sempre chiusa qui dentro, di cosa mai potresti accorgerti?” ribattè il giovane, immobile sulla soglia.

La fanciulla sospirò e a fatica si allontanò da Oscar, i cui lineamenti, illuminati dal sole nascente, le parevano addirittura più belli del solito.

Perdonami, Bernard.. Io.. io sono tornata con la cena per Alain e.. Ero così stanca che..”

Ti prego, non rifilarmi sempre le solite scuse..” la interruppe bruscamente Bernard, avvicinandosi a rapidi passi “Sono stufo di questa situazione.. Tutto questo deve finire, che ti piaccia o no!”

Finire..? Cosa vuol dire finire..?” ripetè Rosalie, spaventata dallo sguardo furioso del fidanzato.

Che io e te ce ne andremo di qua. Alain si occuperà di Oscar e quando non potrà farlo lui ci penserà qualcun altro..”

Quella sentenza fu come una pugnalata al cuore per Rosalie: andare via...? E dove..? E soprattutto.. Quanto lontano..?

Io non voglio andare via..” mormorò la ragazza, distogliendo lo sguardo da quello del fidanzato.

Tu andrai dove ti dico io.. E non farmi essere cattivo, lo sai che non lo sono.. Sei tu che mi hai portato a questo.. Tu e i tuoi comportamenti privi di logica! Non senti quello che mormorano tutti? Pensi davvero che io possa sopportare questa situazione ancora a lungo? Sono lo zimbello dei rivoluzionari che dovrei guidare verso la vittoria!”

Bernard sollevò le braccia, scuotendo la testa, il fiato corto e gli occhi infervorati

Tu non hai idea di cosa sto passando io in questo momento.. Passi le tue giornate qui a vegliare una donna che forse non si sveglierà mai.. Hai mai pensato a quello che provo io..? Hai mai pensato che il tuo comportamento mi faceva soffrire..? Sei la mia fidanzata, eppure preferisci un corpo addormentato a me..”

Bernard..” tentò Rosalie, allungando una mano per toccare la sua

Cerca di capire.. Io..”

Tu cosa?” ripetè il giovane, scostandosi da lei come se si fosse scottato

Rosalie sospirò, mordendosi il labbro inferiore, indecisa su come continuare

Lo vedi..? Non sai cosa dirmi, perché tu stessa sai che ho ragione.. Perchè allora non parli con franchezza una buona volta e mi dici quello che ti passa per la testa?”

Non ho niente da dirti se non che non ti seguirò. Oscar non mi hai mai abbandonato e io non abbandonerò lei, dovesse essere l'ultima cosa che faccio”

Bernard ridacchiò, una risata che non aveva nulla di ilare

Tu sei pazza, capito? Pazza!” esclamò, avvicinandosi di scatto e stringendo con forza i polsi della fidanzata

Cosa fai, Bernard, sei impazzito? Mi fai male!!” si agitò Rosalie spaventata

Il ragazzo ghignò, una luce folle ad animare gli occhi azzurri solitamente così tranquilli.

Io..? Farti male..? E tu invece..? Pensi di farmi del bene? Io ti amo, Rosalie, perché l'hai dimenticato? Cosa ti fa agire in questo modo?? Io non capisco!!”

Ti ho detto di lasciarmi!! Vattene via!!” urlò Rosalie, tentando di divincolarsi dalla presa ferrea dell'uomo.

Ma che succede? Ehi amico, sei impazzito? Lasciala subito!” la voce tonante di Alain, giunto in fretta e furia a causa del trambusto, si impose su quelle degli altri.

Bernard abbassò lo sguardo, lasciando la presa sui polsi della giovane, mentre un profondo senso di colpa lo investiva.

Non si era mai comportato in quel modo in vita sua..

Io.. Mi dispiace..” sussurrò, voltandosi verso la porta e inforcandola di corsa.

Rosalie, stai bene?” domandò Alain, avvicinandosi alla fanciulla.

Rosalie annuì, massaggiandosi i polsi con le dita esili “Sta tranquillo Alain, lui..” cominciò, ma un rumore proveniente dalle sue spalle la costrinse a bloccarsi.

Oscar emise un debole lamento e per la prima volta le sue gambe si mossero impercettibilmente sotto il lenzuolo.

Oscar...” sussurrò Rosalie, precipitandosi al suo fianco, mentre il cuore minacciava di esploderle nel petto.

Lentamente, quasi fossero pesanti come macigni, le palpebre del comandante si aprirono, rivelando il loro azzurro profondo

Ro.. Rosalie.. Rosalie, sei tu..?” mormorò il colonnello e la fanciulla annuì, fiondandosi sulle spalle della donna per potersi abbandonare ad un pianto liberatore.

Comandante.. E' un miracolo!” esclamò Alain, altrettanto commosso e Oscar sorrise, rivolgendo al soldato uno sguardo affettuoso

Che barba lunga che hai Alain, sembri quasi.. un montanaro..”

Il ragazzo ridacchiò, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano callosa

Siamo stati così in pena per voi, comandante.. La nostra Rosalie è rimasta a vegliare su di voi ogni sera..”

Oscar sorrise intenerita, spostando lo sguardo su Rosalie.

Avrebbe voluto sollevare il braccio, accarezzare la guancia dell'altra e asciugarle le lacrime, ma si rese conto di non essere nemmeno in grado di muovere le dita della mano destra. I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa e per il terrore. Cosa era successo al suo arto..? Perchè non rispondeva ai suoi comandi..?

Il mio braccio..” sussurrò con voce flebile, mordendosi il labbro a causa del formicolio che aveva cominciato a pizzicarle la pelle della mano rigida.

Alle sue parole, Rosalie sollevò il volto, asciugandosi le lacrime, mentre un sorriso dolce le curvava finalmente le labbra

Non preoccupatevi, monsieur Oscar.. Siete riuscita a sconfiggere la morte, presto riuscirete a muovere di nuovo il braccio, ne sono sicura..”

Oscar annuì, facendosi forza sulla mano sana per mettersi seduta, lo sguardo chiaro rivolto verso la finestra.

La Bastiglia...”

E' caduta, comandante.. L'abbiamo espugnata durante la notte e l'abbiamo saccheggiata..” rispose prontamente Alain, incurvando le labbra in un sorriso orgoglioso

Oscar sospirò, indecisa se essere sollevata o dispiaciuta: da una parte la vittoria avrebbe sicuramente fatto bene all'umore dei ribelli, ma dall'altra avrebbe rappresentato una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti dei sovrani.

Parigi è molto cambiata, non è vero..?”

Alain e Rosalie non risposero, limitandosi a scambiarsi un'occhiata

Voi non dovete pensare a nulla, monsieur Oscar, solo a guarire..” le dita della giovane si strinsero intorno a quelle della donna “Mi prenderò cura di voi, giorno dopo giorno e quando starete di nuovo bene, potrete condurci una volta per tutte alla vittoria, esattamente come avete fatto un mese fa”

Oscar rivolse alla giovane uno sguardo affettuoso: era addirittura trascorso un mese da quando era stata ferita..? Un mese durante il quale Rosalie si era presa cura di lei con fedeltà e devozione? In quel momento sentì un profondo moto di gratitudine e d'affetto nei confronti di quella piccola, coraggiosa ragazza.


Se fossi stato un uomo, ti avrei sposato subito, Rosalie.. Se fossi stato un uomo, quante sofferenze avrei evitato..”


Quel ricordo le attraversò la mente con la velocità di un fulmine.

Possibile che.. Possibile che quella ragazza nutrisse per lei quel sentimento, così simile all'amore, che più volte le aveva dimostrato..?

Sarà meglio avvisare Bernard del fatto che state meglio, comandante..” disse Alain, catalizzando su di lui l'attenzione della donna.

Oscar annuì in silenzio, lo sguardo reso perplesso da quei pensieri improvvisi, che si univano a formare trame inaspettate.

Adesso sdraiatevi, monsieur Oscar e riposate.. Io andrò a prendervi da mangiare in cucina..” continuò Rosalie, facendo una lieve pressione sulla spalla di Oscar affinché si sdraiasse. La donna ubbidì, sistemandosi come meglio poteva nel letto insolitamente morbido. “Tornerò appena possibile, ve lo prometto..” la salutò Rosalie con un sorriso gentile, chiudendo la porta della stanza.

Rimasta sola, Oscar sospirò, gli occhi socchiusi per cercare di calmare il turbinio di pensieri che le invadevano la mente, susseguendosi senza freni o inibizioni.

Fu proprio in quel momento, mentre ancora si domandava cosa la piccola Rosalie nutrisse nei suoi riguardi che si rese conto di una terribile e tremenda verità: da quando si era svegliata, non aveva pensato nemmeno una volta al suo povero Andrè...

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Capitolo 4
*** Pensieri e piani ***


Revolution of life Capitolo IV Ciao a tutti! Scusate se pubblico solo ora, ma devo ammettere di aver avuto un rapporto conflittuale con questo capitolo! Alcune parti le ho scritte, cancellate e riscritte finchè non mi sono piaciute e io stessa l'ho riletto parecchie volte per lo stesso motivo xd In più volevo andare avanti con il quinto per non lasciarvi troppo tempo a bocca asciutta.. Spero comunque che vi piaccia come vi sono piaciuti i capitoli precedenti! Buona lettura e, mi raccomando, recensite!

Ps. Le scritte in grassetto blu rappresentano la coscienza di Oscar.. E' un esperimento che ho voluto fare e che mi è sembrato adatto alla circostanza.. Fatemi sapere che ne pensate :3 Di nuovo buona lettura e a presto!!!

Capitolo IV

Pensieri e piani..”


Nei pressi di Rue de temple, alba

Maximilien robespierre si svegliò la mattina del 7 ottobre 1789 con un solo obiettivo: dare alla rivoluzione quella marcia in più che ancora era mancata. Era diverso tempo che pensava e ripensava a cosa avrebbe potuto fare per attuare il suo progetto, noto solo ai suoi più fidati amici, ed era giunto ad un'unica conclusione: doveva eliminare una volta per tutte i ribelli suoi rivali e, cosa ancora più importante, doveva togliere di mezzo i sovrani.

"Max.. È presto.." La voce impastata del giovane sdraiato al suo fianco lo fece sorridere..

"Non lo sai che il mattino ha l'oro in bocca?" Ribattè maximilien, alzandosi in piedi e stiracchiandosi.

Saint just mugugnò, coprendosi i lunghi capelli biondi con il cuscino "io so solo che ho sonno e voglio dormire ancora un po'" si lamentò, la voce soffocata a causa della stoffa.

Il moro non rispose, limitandosi a scuotere la testa e ad aprire le imposte polverose. Parigi era tranquilla e le strade, solitamente già animate, erano sgombre e silenziose.

"È così strano vedere Parigi tranquilla a quest'ora" mormorò, ricevendo per tutta risposta un mugugno infastidito dall'altro, ormai rassegnatosi a non poter prendere sonno.

"Lo sai perché è silenziosa.. Le donne si sono prese una giornata di riposo dopo la marcia di ieri.. Sono riuscite a fare una cosa che dubitavo sarebbe riuscita a fare persino un esercito.."

Robespierre si voltò, incontrando lo sguardo chiaro di Saint just con il proprio "cacciare i sovrani da Versailles.." Disse semplicemente e l'altro annuì "e trascinarli in quella topaia del palazzo delle tuleries.. Sarà venuto un infarto alla nostra cara regina!! Avrei tanto voluto godermi lo spettacolo di quella schizzinosa circondata da ragnatele e muffa!"

Robespierre scrollò le spalle, facendo scrocchiare il collo "la giornata di ieri è stata importante quasi quanto il 14 luglio, ma non è ancora abbastanza.."

"Senti max, io credo che.."

"Per piacere, non voglio riprendere la discussione che abbiamo fatto ieri, sai bene come la penso e sai anche che non c'è altra via.. Faremo come dico io"

Saint just sollevò entrambe le mani, scuotendo leggermente la testa "e come pensi di cavartela..? Il popolo non desidera la morte dei sovrani, quanto è successo ieri lo dimostra pienamente e per quanto riguarda quel gruppo di ribelli.. Sono troppo rispettati e osannati per quello che sono riusciti a fare il 14 luglio.. Da quando Oscar si è risvegliata.."

Robespierre sbuffò, battendo nervosamente il piede a terra "quella donna.. Non si fa altro che parlare di lei e della sua abilità.. Persino con un braccio fuori uso e con il fisico debilitato riesce a guidare i suoi uomini senza sbagliare un colpo.. Mi chiedo davvero come possa essere così fortunata.."

"Senza contare che lo sanno tutti che non ti può soffrire..." Le labbra di Saint just si piegarono in un ghigno divertito "per cui, come vedi, il tuo progetto è press'appoco inattuabile, dovresti fartene una ragione e puntare il tuo sguardo altrove.."

"Io non mi arrenderò.. La Francia.. La Francia necessita di libertà, ma la Repubblica la getterebbe nel caos, ha bisogno di una guida solida, ma la monarchia ha dimostrato di non essere all'altezza della situazione.."

"È necessario voltare finalmente pagina ed adottare un regime nuovo.." Ripetè meccanicamente Saint just interrompendolo "lo hai ripetuto miliardi di volte, ma io continuo a non vedere una via d'uscita.. Non possiamo di certo andare dai francesi e dire loro che il grande robespierre, il paladino degli oppressi, sta sfruttando la rivoluzione per poter salire al potere, non trovi?"

Robespierre lo fulminò con lo sguardo prima di dargli le spalle "è per questo che devo togliere di mezzo quella donna e i sovrani.. Senza di loro, avrò la possibilità di ottenere il potere che desidero e senza di lei i ribelli sarebbero finalmente uniti sotto la mia guida.."

Saint just annuì, giocherellando con il pugnale che teneva sempre sotto il cuscino

"se i sovrani fuggissero, sarebbe tutto più facile.." Mormorò e a quelle parole robespierre si illuminò "che cosa hai detto?"

"Che sarebbe tutto più facile se i sovrani fuggissero.. Ma.." Ripetè Saint just perplesso, mentre robespierre tirava indietro la testa e scoppiava a ridere "ma certo! Perché non ci ho pensato prima? Sono stato un idiota! È un'idea geniale!"

"Potresti, di grazia, spiegarmi di che stai parlando?"

"I sovrani fuggiranno.. E saremo noi a dargli la possibilità di farlo.."

Saint just spalancò le labbra, fissando con evidente confusione l'uomo di fronte a sè "far fuggire i sovrani..? E come pensi di riuscirci..? È pura follia! E poi, qualora ci riuscissi, che cosa mai potresti ottenere..?"

"Più di quanto immagini.. L'hai detto tu stesso che il popolo non desidera la morte dei sovrani, ma questo solo perché è mancata l'occasione per renderli pericolosi agli occhi di tutti.. Saremo noi a renderli tali.. Pensa la sfiducia e la rabbia del popolo quando scoprirà che il proprio sovrano è fuggito dalla propria terra per rifugiarsi in austria e chiedere al cognato di invadere la Francia per sedare con la forza la ribellione.. Non ci farebbero davvero una bella figura.."

"Credo di cominciare a capire.." Mormorò Saint just lentamente "vuoi convincerli a fuggire per screditarli agli occhi della popolazione.."

Robespierre annuì soddisfatto, gli occhi luminosi e brillanti "esattamente.."

"Ma.. Come riuscirai a convincerli..? Insomma.. Non sono fuggiti fino ad ora.. Cosa ti fa credere che lo faranno quando vuoi tu?"

Robespierre rimase qualche secondo in silenzio, prima di schioccare le dita e battere soddisfatto il pugno sul palmo "perché non saremo noi a convincerli, ma qualcun altro molto, molto più adatto..."


Rifugio ribelle, tarda sera

Ancora una volta monsieur Oscar, provate di nuovo con calma” la voce dolce di Rosalie riempì la stanza silenziosa.

Oscar sospirò, puntando lo sguardo azzurro sul proprio braccio destro, appoggiato sul rude tavolo di legno. Si morse il labbro inferiore e si concentrò al massimo sulle esili dita, nell'estremo tentativo di sollevare la mano irrigidita, ma non ottenne altro che un impercettibile movimento del pollice e dell'indice.

E' inutile! Non funziona!”

Monsieur Oscar vi prego, ne abbiamo già parlato..” tentò Rosalie, appoggiando le dita della mano libera su quella rigida del comandante.

Oscar sbuffò, distogliendo lo sguardo da lei e puntandolo contro il caminetto acceso.

Perchè non guardiamo in faccia la realtà, Rosalie? Sappiamo entrambe che il mio braccio non tornerà più quello di una volta.. E io.. Io mi sono stancata di stare qui sera dopo sera in attesa di un risultato che mai arriverà!”

La fanciulla sospirò, rafforzando la presa sulla mano di Oscar “Dovete pazientare, il dottore ha detto..”

Sono stufa dei dottori!” proruppe Oscar, alzandosi in piedi di scatto e trascinando con sé il braccio offeso.

Rosalie rimase in silenzio, puntando lo sguardo, deluso e ferito, sulle proprie cosce coperte dal sottile tessuto azzurro.

Oscar la guardò mortificata e sospirò a sua volta, massaggiandosi la nuca con il palmo della mano sana “Ti prego di perdonarmi, Rosalie.. In questi giorni..”

So come vi sentite, comandante.. Siete nervosa a causa del comportamento dei ribelli amici di Robespierre e temete per le sorti della nostra rivoluzione perché non vi fidate né di lui, né di Saint Just...”

Oscar rivolse alla ragazza uno sguardo ammirato e annuì, sedendosi nuovamente accanto a lei “E' vero, è così.. Da quando ho ripreso conoscenza, non ho potuto fare a meno di sospettare di Robespierre.. Le sue idee di uguaglianza e di fraternità mi pare corrispondano poco alle sue azioni.. Non l'ho mai visto fare davvero qualcosa per migliorare le sorti del popolo. Paradossalmente la situazione non è molto cambiata nonostante la rivoluzione e quanto successo ieri non fa altro che confermare le mie teorie. Le donne sono andate sino a Versailles perché non hanno ancora il pane per sfamare i loro figli.. Dov'è, dunque, il cambiamento di cui Robespierre aveva tanto parlato? Dov'è la libertà, se i francesi sono ancora costretti a morire di fame?”

Avete ragione, comandante.. La situazione che si è venuta a creare continua ad essere difficile per tutti, ma io so quanto vi impegnate.. Pur non potendo combattere, guidate i vostri ragazzi verso la vittoria, organizzate missioni per trovare viveri, vesti e tutto ciò che serve alle persone più povere.. Siete voi il leader del nostro gruppo e noi seguiremo le vostre idee, non quelle di Robespierre.. E' solo e soltanto di voi che ci fidiamo.. Io per prima vi seguirei anche in capo al mondo..”

Lo sguardo di Oscar si raddolcì e un sorriso abbozzato comparve sulle sue labbra, mentre sollevava la mano sana e sfiorava la guancia dell'altra in una leggera carezza “E' così confortante parlare con te.. Sei l'unica in grado di calmarmi..”

Rosalie arrossì e scosse la testa, alzandosi in piedi in tutta fretta “Sarà.. Sarà meglio andare a controllare che la vostra stanza si sia riscaldata.. E' sempre così fredda..” disse brevemente, dirigendosi verso le scale a passo svelto.

Rimasta sola, Oscar sospirò, massaggiandosi lievemente la radice del naso.

Da quando le cose tra lei e Rosalie erano diventate così complicate?

Da quando doveva soppesare ogni parola ed ogni gesto..?

Cosa avrebbe dovuto fare o dire..?

E soprattutto, cosa pensava Rosalie di quella situazione assurda e che cosa provava?


Lei ti ama, Oscar, non è davvero difficile capirlo.. Ma tu..? Tu che cosa provi..? Sei solo grata delle sue attenzioni e della sua dedizione oppure.. Oppure provi per lei qualcosa che non avevi considerato..? Pensaci.. Hai mai provato per Andrè quel sentimento di profonda tenerezza che provi ogni volta che Rosalie ti sorride? Hai mai sentito il cuore palpitare così spesso..? Hai mai guardato Andrè come hai guardato lei quella notte?”


Sparate! Sparate!”

Oscar si svegliò di soprassalto, gli occhi sbarrati e il respiro affannoso, mentre le immagini della battaglia del 14 luglio le percorrevano la mente, vivide e chiare.

Era trascorsa già una settimana da quando si era risvegliata, eppure ogni notte quell'incubo la tormentava, impedendole di riposare serenamente.

Sospirò, socchiudendo le palpebre e coprendole con il palmo della mano, nell'estremo tentativo di dare un po' di sollievo ai suoi polmoni stanchi.

Non preoccuparti, Rosalie, sto bene.. E' stato solo il solito incubo..” mormorò, voltando il viso di lato per rassicurare la giovane, che ormai era solita dormire accanto a lei.

Rosalie però non c'era e solo il silenzio pesante della stanza fece eco alle sue parole.

Rosalie?” domandò la donna confusa da quell'insolita assenza.

Perchè Rosalie non era a dormire accanto a lei come ogni notte?

Possibile che fosse accaduto qualcosa?

Preoccupata, Oscar si alzò e in punta di piedi uscì dalla stanza.

Rosalie..?” tentò di nuovo, ma la sua voce fu completamente sovrastata dal russare di Alain, proveniente dal piano di sotto.

Oscar sorrise divertita per un istante e lentamente riprese a camminare, il braccio che scorreva lungo la parete per non inciampare nell'oscurità.

Fu una luce appena accennata a focalizzare la sua attenzione su una delle ultime stanze del corridoio.

Rosalie..?” sussurrò la donna per l'ennesima volta non appena fu sulla soglia, appoggiando il palmo alla porta socchiusa e sbirciando all'interno.

Rosalie le dava le spalle e, lentamente, si stava spogliando del suo logoro abito azzurro. La sua pelle candida quasi brillava alla luce della luna e i suoi capelli biondi, insolitamente sciolti e raccolti su una spalla, parevano fatti di oro puro: era talmente bella da sembrare un angelo.

Oscar spalancò le labbra a quella visione e, incapace di fare altro, rimase a guardare l'altra sistemarsi in un catino pieno d'acqua, strofinarsi lentamente prima le braccia, poi la schiena e infine il petto, rivelando il profilo appena accennato del seno...


Oscar chiuse gli occhi, mentre quelle immagini, che si erano impresse a fuoco nella sua mente e nel suo cuore, sembravano schiacciarle il cervello in una morsa d'acciaio. Sì, era tutto vero. Da quella notte non era più riuscita a guardare Rosalie come prima, non era più riuscita a considerarla come una sorellina o come un cucciolo sperduto desideroso di affetto. Quella notte per la prima volta aveva visto in lei una donna,

una donna bellissima, che si era dimostrata indomita, saggia, coraggiosa e capace di starle accanto, di lottare contro ogni avversità, di consigliarla e di guidarla nonostante le difficoltà apparentemente insormontabili.

Da quella notte sono così confusa..”

Tu non sei confusa, fai solo finta di esserlo per non affrontare la realtà.. Perchè per una volta non ascolti quello che ti suggerisce il cuore..? Hai sempre fatto ciò che era giusto fare, Oscar, ma mai quello che desideravi fare.. la voce della sua coscienza fu, come sempre, implacabile e tagliente

No.. Non sono sicura.. Io..”

Tu sei sicura Oscar, perché continui a mentire a te stessa..? Cerchi di comportarti come sempre, ma i tuoi sguardi ti tradiscono, così come i tuoi atteggiamenti.. Lei stessa si è resa conto della differenza.. Perchè non la smetti? Non ti rendi conto che non fai altro che farla soffrire?

Io non voglio farla soffrire... Io voglio..” ma i suoi pensieri furono bruscamente interrotti da un insistente bussare.

Oscar puntò in fretta lo sguardo verso la porta, irrigidendosi di colpo, la mano sana pronta a serrarsi intorno all'elsa della spada, sempre appesa al suo fianco.

Chi poteva essere a quell'ora della sera?

Il bussare si ripetè, diventando più frenetico “Comandante Oscar, aprite, ho necessario bisogno di parlarvi!” esclamò un uomo, la voce forte e impostata.

Oscar spalancò gli occhi perplessa e in silenzio si diresse verso la porta, aprendone solo uno spiraglio.

Finalmente siete arrivata! Forza, spostatevi, ho delle notizie importanti da riferirvi!”


Pochi minuti prima nell'altra stanza

Rosalie non rallentò il passo finché non fu al sicuro al piano superiore, la porta della stanza ben chiusa alle sue spalle.

Perchè..?” era l'unica cosa a cui riusciva a pensare, cercando disperatamente di trattenere le lacrime che premevano per scenderle lungo le guance.

Si avvicinò lentamente al letto e stando attenta a non disfarlo, vi si sdraiò, nascondendo la testa nel cuscino per poter inspirare al meglio il profumo della donna che, in quel momento come sempre, la stava facendo impazzire.

Per quanto si sforzasse, per quanto cercasse di non pensare a lei, per quanto evitasse con tutta se stessa di fissarla, di sfiorarla, si struggeva, giorno dopo giorno, a causa di quel sentimento che sembrava consumarla dall'interno senza alcuna pietà.

Ed Oscar..? Cosa faceva Oscar..? Forse il comportamento dell'altra non l'aveva mai messa così tanto in confusione: a volte le pareva vicina come non mai, altre volte era fredda e distaccata, quasi come se non si conoscessero per niente.

Eppure.. Eppure Rosalie la conosceva, la conosceva più di quanto la conoscessero gli altri, la conosceva più di quanto la conosceva Andrè. Già.. Andrè.. Oscar non parlava molto di lui da quando si era risvegliata ormai e se inizialmente Rosalie aveva attribuito quell'atteggiamento ad un desiderio di rivalsa, ad una voglia di voltare pagina una volta per tutte, non sapeva davvero che pensare quando l'altra, talvolta,

la paragonava lui, mostrando persino di preferirla al ricordo del suo compagno.

Lei.. lo dice per gentilezza.. Solo per gentilezza..” si ripeteva Rosalie, cercando di inculcarsi quel concetto nel cervello e nel cuore, ma invano.

Ogni volta che Oscar le rivolgeva un complimento, ogni volta che le stringeva la mano, Rosalie sperava ardentemente di sentirle dire “Ho capito di provare qualcosa per te..” oppure “Le cose sono cambiate per me, Rosalie..”

Ma sarebbe davvero arrivato un momento come quello?

Che le cose si fossero evolute, tra di loro, in realtà era chiaro e lampante agli occhi della giovane. Lei ed il comandante trascorrevano ogni momento possibile della giornata insieme, scherzavano, chiacchieravano, si confidavano pensieri e paure e proprio in quelle occasioni, da qualche tempo, la donna sembrava sempre essere sul punto di dire qualcosa, un qualcosa che però le moriva in gola, rimanendo racchiusa dentro di lei, quasi fosse troppo terribile da confessare.

A rendere la situazione ancor più imbarazzante, poi, pensava l'assenza di Bernard e Alain, partiti per la zona rurale di Parigi con l'intento di trovare viveri e compagni d'arme.


Dove andate di bello?” Rosalie sorrise a Bernard e Alain, indaffarati a preparare delle sacche di fortuna

Oscar ci ha dato un compito importante.. Andiamo nelle campagne, io e alcuni ragazzi fidati ci occuperemo di trovare il cibo e Bernard parlerà ai contadini per convincerli a combattere al nostro fianco per il bene di tutti!”

Alain, controllati! Sembri un bambino davanti ad un negozio di dolci!” esclamò Bernard, mentre un sorriso divertito gli incurvava le labbra.

Il soldato rise e con un cenno di saluto rivolto a Rosalie uscì.

Bernard, sta attento, per favore..”

Il ragazzo sospirò, indossando la sacca e stringendo a sé la ragazza

Tu sta attenta.. Non fare niente che non faresti di solito.. E..”

E...?”

Bernard la guardò per un lungo attimo, gli occhi tristi e lo sguardo cupo

Niente, lascia stare..”


Il ricordo dello sguardo di Bernard non faceva che tormentare Rosalie.

Da quando Oscar si era risvegliata, non avevano più avuto né il tempo, né il modo di chiarire le cose tra di loro e, se da una parte Rosalie non aveva di certo il coraggio di affrontare l'argomento, dall'altra Bernard non sembrava mai pensare due volte la stessa cosa. La amava ancora? E se l'amava, aveva deciso di non dare peso ai suoi dubbi e ai suoi sospetti?

Perchè doveva essere tutto così difficile..?

Perchè quella situazione si era ingarbugliata sino a quel punto?

Lei amava Oscar, Bernard amava lei e Oscar..?

Oscar chi amava?

E se... E se Oscar si comportasse in modo così strano perché ha capito di provare qualcosa per me..? Se si fosse resa conto, in qualche modo, di ricambiare il mio amore..? Lei sa che io la amo, l'ha sempre saputo.. Quindi.. Potrebbe essere confusa su quello che prova? Potrebbe essere per questo motivo che non parla più di Andrè..? Potrebbe essere per questo che, a volte, mi guarda come mai mi ha guardato, come se volesse scavarmi l'anima e il cuore..?”

Rosalie scosse la testa, imponendosi di non fantasticare eccessivamente e strinse la stoffa del cuscino tra le dita

Oscar.. Oscar.. Oscar.. Perchè non mi dici cosa si nasconde dentro il tuo cuore..?”


"Devi sapere che Oscar è in tutto e per tutto come un ragazzo.. Poverina, è stata allevata come tale del resto e, a parte che nel lavoro, non ha nulla dell'acume di noi donne, soprattutto quando si tratta di affetto!! Non bisogna mai aspettare che sia lei a fare la prima mossa, anzi.. al contrario!!

Si deve sempre fare in modo di portarla sulla giusta strada, perché lei, pur comprendendo quale sia il proprio sentimento, non sa mai né come, né quando esprimerlo! E' fatta così, rapida con la spada, ma lenta con le parole!”


In quel momento il ricordo di quello che, in una fredda sera d'inverno, la nonna di Andrè le aveva confidato davanti al camino di villa Jarjeyes, la colpì con la potenza di un tuono. “Se davvero la nonna di Andrè avesse avuto ragione..? Se davvero Oscar non fosse in grado di esprimere i suoi sentimenti..? Questo.. questo significa forse che devo essere io ad espormi per prima..? Che devo essere io ad andare da lei e dirle tutto, senza alcuna paura..?”

Era un'idea folle,terribile, ma al tempo stesso capace di farla sorridere: c'era davvero una possibilità per lei, c'era davvero una speranza?

Io.. io devo dirglielo.. Devo dirglielo costi quel che costi, anche se...”

Ma i suoi pensieri furono bruscamente interrotti da un impetuoso bussare, che la costrinse a mettersi seduta sul letto. Chi mai poteva essere a quell'ora..? Di certo non bernard o alain, che sarebbero rimasti fuori città ancora per qualche giorno, stando agli accordi, e allora..? Desiderosa di capire cosa stava capitando, Rosalie uscì dalla stanza e in punta di piedi, quasi temesse di essere vista o scoperta, camminò lungo il corridoio, fermandosi sul bordo del primo gradino, le dita strette sul corrimano e le orecchie tese.


Nello stesso momento

Robespierre, voi qui!” proruppe Oscar, incapace di contenersi.

L'uomo piegò le labbra in un sorriso accennato, appoggiando l'indice sulla bocca ed entrando in fretta nella stanza spoglia.

Non c'è un momento da perdere, capitano.. Siamo solo noi due..?”

Sì.. Solo noi due..”

Molto bene.. Ascoltatemi allora.. Mi sono giunte delle voci molto preoccupanti riguardanti i sovrani..”

Voci di che genere..?” domandò Oscar circospetta

Voci di omicidio.. C'è qualcuno che progetta la loro morte e non dubito che presto riuscirà nell'intento..”

Oscar scosse la testa, la mano sinistra stretta sull'elsa della spada

E' impossibile.. Nonostante la rivoluzione il popolo non ha mai mostrato l'intenzione di voler far del male al re e alla regina, lo sapete bene..”

Volete dire che lo sapevo bene.. Purtroppo non tutti seguono i nostri ideali, comandante. Io e voi ci stiamo battendo per la libertà, sappiamo come raggiungere i nostri obiettivi senza spargere del sangue inutilmente, ma.. ma non tutti sono del nostro stesso parere.. Per molti, il re e la regina, seppur decaduti, rappresentano il simbolo della loro miseria, la causa della loro triste vita..”

Cosa pensate di fare, dunque..?? Consentirete a queste persone di agire..?”

Robespierre ridacchiò, sedendosi sulla sedia alla sua destra

Mi credete davvero così meschino? Mi sembra di aver appena detto che non approvo certi metodi..”

E allora perché siete qui..? Non riesco a capire..” ribattè Oscar sospettosa

Sono qui perché ho intenzione di farvi un'offerta..” rispose Robespierre con voce suadente, mentre un sorrisetto sornione compariva sulle sue labbra

Vi ascolto..”

Dovete andare al palazzo delle Tuleries e dire alla regina di fuggire da Parigi. Non c'è altro modo, per loro, di salvarsi..”

Oscar spalancò gli occhi e sollevò il braccio sano “Scappare da Parigi? Siete forse impazzito? Se il re e la regina fuggissero, il popolo inneggerebbe al tradimento e allora davvero la loro vita sarà in pericolo!”

Voi non capite, comandante.. Se i sovrani non scappano, sono morti.. E se i sovrani muoiono, anche la Francia è morta.. Cosa pensate che farebbe il fratello della Regina e con lui tutte le potenze europee che adesso guardano con terrore alla nostra azione? La morte dei sovrani sarebbe per loro l'occasione perfetta per invadere la Francia e ucciderci tutti.. Siamo ribelli, dunque colpevoli..”

Oscar si morse il labbro, sedendosi a sua volta e fissando il proprio sguardo su quello più chiaro di Robespierre.

E dove potrebbero mai andare..? Chiunque li riconoscerebbe.. Nessun luogo è sicuro per loro..”

Questo, comandante, non è esatto.. Conosco un paesino, non molto lontano da Parigi, che fa al caso nostro e un amico fidato che si è offerto di accompagnare i sovrani.. Tuttavia..”

Tuttavia..?” ripetè Oscar socchiudendo le palpebre

Tuttavia il re e la regina avranno bisogno di qualcuno che li guidi fino al punto di incontro, qualcuno di cui si fidano, nonostante tutto quello che è successo, qualcuno che sappia difenderli.. Qualcuno come voi, comandante.. La regina non si farebbe accompagnare da altri in un viaggio così periglioso, lo sapete anche voi..”

Io...? Ma.. Il mio braccio..”

Non dovete temere nulla.. Se tutto va come penso, non avrete nemmeno bisogno di sfoderare la spada..” sussurrò Robespierre con voce suadente, lanciando un rapido sguardo alla mano di Oscar rimasta inerme lungo il fianco.

Il biondo comandante annuì lentamente, distogliendo lo sguardo dall'uomo e puntandolo per un lungo momento sulle fiamme danzanti del camino.

Per quanto odiasse ammetterlo, Robespierre aveva ragione da vendere e lei non aveva altra scelta che accettare: per quanto appartenessero a due fazioni diverse, nutriva ancora un profondo affetto per la regina e, se avesse potuto, avrebbe ancora combattuto per difendere la sua vita e la sua famiglia.

Accetto..” la sua voce pacata rimbombò nella stanza con la forza di un cannone.

Robespierre battè le mani soddisfatto e si alzò in piedi “Sapevo che potevo contare su di voi.. L'incontro con la regina deve avvenire domani.. Non abbiamo un minuto da perdere.. Entro domani sera avrete tutti i documenti necessari per passare attraverso i posti di blocchi e i travestimenti adatti a voi e alla famiglia reale..”

Vedo che vi siete organizzato bene.. Da quanto sapete del pericolo che minaccia i sovrani?” lo sguardo di Oscar si fece più attento, pronto a cogliere ogni possibile sfumatura negli occhi dell'altro

Da abbastanza.. Ma sono venuto da voi solo nel momento in cui ho avuto la certezza che quanto udito corrispondeva a verità.. In ogni caso, adesso vi saluto comandante.. Ho ancora molte cose da fare e il vostro incontro con il mio amico è fissato per dopodomani..” Robespierre si alzò in piedi, abbassò appena il capo e le diede le spalle, volgendosi verso la porta

Un'ultima cosa, Robespierre..” lo richiamò Oscar, costringendolo a voltarsi

Mmm...?”

Non ho ancora capito voi cosa ci guadagnate.. E non ditemi che fate tutto questo solo per onestà morale, perché non ci credo..”

Robespierre sogghignò “Diciamo pure che lo faccio per guadagnarmi la vostra fiducia” mormorò e con un altro cenno del capo, andò via, richiudendosi la porta alle spalle.

Oscar sospirò, sollevandosi in piedi ed avvicinandosi a rapidi passi al camino.

Far fuggire i sovrani.. Davvero potrebbe essere una soluzione..? Davvero Robespierre dice il vero..? Certamente potrebbe essere tutta una sua macchinazione, tuttavia.. Tuttavia non sono nella posizione di poter rischiare.. Il destino dell'intera Francia potrebbe dipendere dalla mia decisione.. Non mi sono tirata indietro il 14 luglio e non mi tirerò indietro adesso..”

Un rumore di passi affrettati interruppe quel flusso continuo di pensieri.

Oscar sollevò lo sguardo, incontrando gli azzurri occhi lucidi di Rosalie

E' vero..? Ditelo, monsieur Oscar, è vero?” domandò la fanciulla, la voce tremante

Cosa è vero, Rosalie? Non capisco di cosa stai parlando...” rispose la donna, cercando di assumere un tono distaccato.

E' vero che domani andrete a parlare con la Regina e che la aiuterete a fuggire?”

Oscar distolse lo sguardo, puntandolo sulle fiamme danzanti del camino

Vedo che hai origliato la nostra conversazione..”

Sì, lo confesso, ho origliato e sono qui per impedirvi di fare ciò che avete intenzione di fare..”

Non puoi impedirmelo, così come non hai potuto impedirmi di combattere il 14 luglio.. Si tratta della Francia e la Regina.. la Regina, nonostante tutto, è mia amica.. Non ho altra scelta che intervenire e nulla di quello che dirai potrà convincermi del contrario..”

Rosalie si morse il labbro inferiore e allungò il braccio, toccando la spalla della donna con la punta delle esili dita “E non pensate.. a cosa vi potrebbe accadere..? Avete il braccio ancora fuori uso e siete da sola.. Non avete con voi Alain e di certo non coinvolgerete nessuno dei ragazzi della guardia nazionale perché temete per la loro vita e la loro reputazione.. Siete la prima a diffidare di Robespierre, perché adesso eseguite i suoi ordini? Potrebbe essere una trappola!”

So perfettamente che potrebbe essere una trappola, ma non ho scelta!” ribattè Oscar punta sul vivo “Pensi che potrei sopportare in futuro di aver condannato il mio paese e la mia regina alla disfatta perché mi sono tirata indietro..?”

La mia regina..” ripetè Rosalie, gli occhi socchiusi nell'estremo tentativo di trattenere le lacrime di delusione “lei non è più la vostra regina, come non è la regina di nessuno.. Voi non le dovete nulla!! Lei.. Lei..”

Lei rimarrà sempre la mia regina e rimarrà sempre mia amica nonostante tutto!” gridò Oscar, mentre un attacco di tosse la coglieva a causa dello sforzo.

Monsieur Oscar!” esclamò Rosalie, riavvicinandosi a lei, ma la donna la scacciò con un gesto della mano, recuperando il logoro fazzoletto e premendolo sulle labbra.

Monsieur Oscar..” disse la fanciulla con un filo di voce, prima di fuggire su per le scale, le lacrime che le scorrevano senza freni lungo le guance.

E' stata tutta un'illusione.. Solo una splendida illusione!! Lei.. Lei non mi ama, non mi ha mai amato e io non sono altro che una stupida sognatrice!! Lei ha sempre pensato solo e soltanto alla Regina e le cose non sono cambiate!”


Johann Sebastian Bach nacque a Eisenach, in Turingia, allora parte del Sacro Romano Impero, nel 1685, dalla famiglia di musicisti tedeschi più nota ai suoi tempi, al punto che il cognome "Bach" nelle città della Turingia era diventato sinonimo di "musicista"” la voce dolce e profonda di Oscar rimbombava nel silenzio della sua stanza. Era ormai scesa la notte e lei e Rosalie erano impegnate a studiare i personaggi più influenti della musica barocca.

Ha una faccia buffa per essere un compositore così importante..” commentò Rosalie con un sorriso, indicando il viso paffuto ritratto sulla pagina.

E' quello che ho sempre pensato anche io!” confermò Oscar ridacchiando e voltando pagina.

Comandante Oscar! Comandante Oscar!” il richiamo insistente del suo maggiordomo, unito ad un forte bussare alla porta, interruppe quel momento di ilarità.

Entrate, cosa succede?”

L'uomo non se lo fece ripetere due volte, precipitandosi nella stanza, il respiro affannoso e la fronte sudata “La Regina.. La Regina vi chiama con urgenza a palazzo, deve essere successo qualcosa di grave!”

La regina, dite? Preparate subito la mia carrozza!!” esclamò Oscar, tirandosi in piedi e indossando la giacca rossa adagiata sul manichino alle sue spalle.

Rosalie osservò i suoi movimenti con espressione ferita, le mani strette intorno alla stoffa del vestito rosa “Non andate..”

Come dici, Rosalie?” la voce distratta di Oscar, intenta a sistemarsi la spada sul fianco, fu tutto quello che riuscì ad ottenere

Non andate, comandante.. Avevate promesso che avremmo studiato insieme stasera..”

Oscar sollevò il viso e le lanciò uno sguardo enigmatico “Hai ragione, Rosalie, ma come vedi c'è stato un imprevisto.. Studieremo insieme domani sera.. Devo andare dalla mia Regina quando mi chiama..”

La mia regina..” ripetè Rosalie, scuotendo la testa “Ebbene, la vostra Regina non ha il diritto di costringervi a infrangere le promesse! Dite sempre che ogni promessa è un debito, perché per la Regina non vale questa regola?”

Adesso basta, Rosalie, stai dicendo delle cose assurde e prive di senso.. Smettila di comportarti come una bambina capricciosa e riprendi a studiare Bach.. Domani mi dirai tutto quello che hai imparato..”


Il ricordo di quella sera così lontana non fece altro che far aumentare la sua disperazione. La regina era sempre venuta prima di lei e nemmeno la rivoluzione del popolo francese era riuscita a cambiare quella triste realtà. Lei era seconda, lei sarebbe sempre stata seconda rispetto a quella donna bellissima, che si era dimostrata coraggiosa come una leonessa di fronte al suo triste destino.

Ho trovato la risposta che cercavo.. Se Oscar ha mai amato una donna, quella donna non sono e non sarò mai io..”

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Capitolo 5
*** Incontri ***


Revolution of life Capitolo V

Ciao a tutti! Lo so, lo so, come al solito sono in enorme ritardo, ma purtroppo mi conoscete e sapete quanto l'università mi tolga tempo -_- senza contare che, dopo una sessione estiva super impegnativa, è giunta l'estate e con lei "millemila" impegni! Pertanto eccomi solo adesso con questo quinto capitolo, corposo e spero di vostro gradimento, come i precedenti. Ho solo alcuni avvisi da fare, tanto per non perdere le care, vecchie abitudini: per prima cosa rinnovo l'avviso circa il fatto che, per esigenze narrative, non potrò sempre rispettare le date e le circostanze storiche realmente avvenute, come spiegherò meglio nella nota 2 di questo capitolo; secondariamente annuncio che, per eguali esigenze narrative e anche per motivi di antipatia personale (che non sto qui a raccontare) il personaggio del conte di Fersen non sarà assolutamente presente nella mia storia. Considerando che in questo capitolo arriva Maria Antonietta, ho pensato fosse giusto specificarlo, poichè ho immaginato che qualcuno, non vedendo un minimo accenno alla loro storia, sarebbe giustamente rimasto perplesso! Spero che non sia causa di fastidio per nessuno, considerando che la storia non subirà alcun nocumento! Detto questo, buona lettura a tutti e, mi raccomando, recensite!

Ps. Un saluto particolare ad abnormalsoul17, nella speranza che il suo "refresh" possa riguardare anche questo nuovo capitolo e tutti quelli che verranno!

Capitolo V

Incontri”

Maria Antonietta d'Asburgo Lorena camminava inquieta per la stanza, le spalle coperte da una stoffa leggera e le mani strette all'altezza del grembo.

Come era potuto accadere tutto quello che fino a quel momento era successo?

Come poteva la famiglia reale più importante d'Europa essere divenuta ostaggio del suo stesso popolo?

Sebbene da quando la rivoluzione era incominciata avesse più volte ripercorso mentalmente i lunghi anni trascorsi alla reggia di Versailles, non era mai riuscita a capire come la sua vita ricca di lussi regali e sfrenati si fosse improvvisamente trasformata in un inferno denso di dubbi e preoccupazioni.

Dapprima gli Stati Generali, poi la presa della Bastiglia, infine.. infine la loro cacciata dalla reggia soltanto due giorni prima, il 6 ottobre di quel maledetto 1789.


Maestà!! Maestà è terribile!!” l'urlo della sua cameriera l'aveva fatta svegliare di soprassalto alle luci dell'alba.

Cosa sta succedendo? Parlate!”

Le donne.. le donne stanno cercando di entrare a palazzo.. Sembrano migliaia e spingono contro i cancelli principali reclamando cibo per i figli affamati!”

E le guardie..”

Le guardie non riescono a respingerle, presto dovete..”

Un urlo agghiacciante riecheggiò tra i corridoi lussureggianti, facendole sobbalzare.

Andate a prendere i bambini, dobbiamo metterli in salvo!” ordinò imperiosa, indossando il primo vestito disponibile e legandosi i capelli alla bell'e meglio.

La cameriera annuì, fuggendo lungo il corridoio, seguita pochi minuti dopo dalla regina stessa, lo sguardo azzurro che guizzava da una parte all'altra.

Cosa le sarebbe accaduto? Cosa sarebbe successo a suo marito e ai suoi figli?

Quei timori le facevano tremare il cuore, impedendole di pensare lucidamente.

Dove doveva andare e cosa doveva fare? Non ne aveva idea, ma di certo avrebbe dovuto trovare suo marito.

Percorse innumerevoli corridoi, ricchi di nobili dai capelli arruffati e totalmente sguarniti di guardie, probabilmente impegnate a rendere sicuro il palazzo.

Se solo ci fosse stata Oscar...

La regina sospirò, mentre il pensiero del biondo comandante le sfiorava la mente.

Non importava quanto le cose andassero male, quando pensava a lei pareva sempre che le cose migliorassero.. Oscar avrebbe di certo saputo cosa fare e li avrebbe protetti a costo della propria vita.

Eppure Oscar non c'era e lei si sentiva sola e sperduta come non mai.

Maestà! Maestà!” si sentiva chiamare da mille voci, ma non rispondeva a nessuno, troppo occupata a correre senza avere una meta precisa.

Finalmente, dopo quelli che le erano parsi secoli, vide la porta di legno chiaro dello studio del marito e la inforcò, precipitandosi nella stanza.

Luigi XVI sedeva in un angolo, le mani a coprire gli occhi, circondato dai suoi consiglieri pallidi come cenci.

Si può sapere cosa state facendo voi tutti, chiusi qui dentro?” esclamò la regina con voce sprezzante “Non vi rendete conto di cosa sta succedendo? Dobbiamo trovare una soluzione, le donne...”

Le donne sono riuscite a sfondare i cancelli.. Gran parte delle nostre forze è dislocata a Parigi a causa della ribellione e gli uomini rimasti sono insufficienti per placare la loro furia.. Hanno fucili e forconi e occhi indemoniati a causa della miseria e della fame.. Siamo stati sconfitti ormai..”

La regina strabuzzò gli occhi, incapace di credere alle parole sommesse del marito

Volete forse dirmi che il più grande palazzo d'Europa è caduto senza nemmeno cercare di difendersi?”

Maestà, noi non abbiamo più la forza di combattere, come ha detto il sovrano..”

Tacete! Tacete tutti!” Maria Antonietta scosse la testa, lo sguardo fiero e risoluto

E' colpa vostra, è solo colpa vostra e della vostra inettitudine nel dar consigli! Avreste dovuto guidarci e aiutarci, invece non avete fatto altro che arricchirvi alle nostre spalle! Voi..” si morse il labbro inferiore con forza, nell'estremo tentativo di ricacciare indietro le lacrime.

Antonietta, ascoltami..” la voce pacata del marito attirò la sua attenzione: mai si era rivolto a lei con tanta dolcezza e familiarità.

Siamo stati sconfitti dal nostro popolo, ma non per questo abbiamo perduto il nostro onore e la nostra dignità. La storia è costellata di monarchi che coraggiosamente hanno affrontato la disfatta ed essi sono ricordati forse con maggior onore rispetto ai sovrani vittoriosi. Non ci piegheremo di fronte al destino avverso, ma lo affronteremo come abbiamo affrontato tutto ciò che questo triste periodo ci ha riservato..”

Maria Antonietta annuì mestamente, rapita da quelle parole così sagge.

Se solo suo marito si fosse dimostrato più coraggioso e avveduto prima di quel giorno, se solo lei stessa non fosse stata così ingenua!

Un vociare denso ed improvviso, unito ad urla e a spari, penetrò nella stanza attraverso la finestra aperta.

Vogliamo la regina!! La regina al balcone!!” gridavano le donne sprezzanti sotto una cortina di pioggia incessante.

Sono qui.. Sono qui!”

Oh buon Dio, moriremo tutti!!”

La stanza fu letteralmente presa d'assalto da uomini e donne di ogni rango, i quali, del tutto dimentichi dell'etichetta, si pigiarono gli uni sugli altri, circondando i sovrani e i ministri attoniti: tra di loro, impassibile nonostante il panico generale, stava il marchese La Fayette (nota 1), l'eroe francese della rivoluzione americana.

Maestà, mi permetto di consigliarvi di fare ciò che le donne vi chiedono..” mormorò mestamente, attirando lo sguardo adirato di tutti i presenti.

Siete impazzito? Non appena la vedranno, spareranno e la uccideranno.. Maestà non andate!”

Se uscite, vi faranno del male, rimanete con noi!”

Maria Antonietta sospirò, lo sguardo fisso di fronte a sé.

Non disse nulla, limitandosi ad avviarsi passo dopo passo verso il balcone.

Eccola!! E' lei!!”

E' la regina!!”

Alla sua vista subito il popolo si infiammò e le urla ripresero più forti di prima.

Maledetta, è tutta colpa tua!!”

Stiamo morendo di fame a differenza tua e dei tuoi nobili!”

I tuoi figli non sono malnutriti e malati come i nostri, sarai punita per questo!”

Sparatele senza pietà!”

Torturatela!”

Maria Antonietta sollevò per un istante il viso, mentre le gocce di pioggia le bagnavano le vesti riccamente decorate, prima di piegare le ginocchia di fronte a quella folla indemoniata.

Nitida nella sua mente si formò l'immagine di sua madre, fiera e altera

Anche nei momenti più bui, Antonietta, ricorda sempre che sei figlia di re.

Sei un'Asburgo e nessuno è più testardo e fiero di noi.. Non dimenticare mai le tue origini, comportati sempre come una regina e vedrai che chiunque, austriaco o meno, riconoscerà il tuo ardore e ti rispetterà..”

Le urla si acquietarono, gli spari cessarono e di fronte all'umiltà di quel gesto le donne rimasero in silenzio, gli sguardi attoniti e le labbra dischiuse.

Dove si era mai vista una regina tanto coraggiosa da inginocchiarsi davanti ai suoi sudditi?

Chi aveva mai veduto un sovrano francese riconoscere la superiorità del proprio popolo?


Maria Antonietta rabbrividì, come se le gocce di pioggia stessero ancora scivolando lungo il suo collo candido.

Erano passati solo due giorni da allora, eppure si sentiva vecchia, debole e spaurita.

A nulla era servito il suo gesto audace, se non a mutare l'originario proposito dei francesi: i sovrani non sarebbero stati uccisi, ma tratti come ostaggio insieme ai loro figli a Parigi, nel fatiscente palazzo delle Tuleires.

Quando erano arrivati lì, scortati come i peggiori criminali, lei stessa non aveva potuto fare a meno di rabbrividire: ragnatele ad ogni angolo, topi che rosicchiavano il mobilio, stanze umide ed oscure, questa sarebbe stata la loro casa sin quando i ribelli non avrebbero deciso altrimenti.

Possibile che non ci fosse una via d'uscita?

Possibile che il loro destino fosse già segnato?

Possibile che quella situazione di disagio non fosse altro che una preparazione a qualcosa di ancora peggiore..?

Antonietta scosse la testa, imponendosi di non lavorare troppo di fantasia e di concentrarsi sul momento attuale, già di per sé assurdo e difficile.

Lentamente, passo dopo passo, si spostò verso l'unico specchio integro che si trovava nella piccola stanza che fungeva da camera matrimoniale.

Si specchiò per minuti interminabili, osservando ogni più piccola ruga o deformazione della pelle. Negli ultimi mesi si era smagrita, i suoi invidiatissimi occhi azzurri erano diventati scialbi e spenti e i suoi capelli.. I suoi capelli si erano schiariti al punto tale da diventare bianchi come quelli di una attempata.

Si portò una mano alla tempia, tastando le ciocche deboli e sottili, mentre lacrime di frustrazione le pungevano le palpebre.

Cosa avrebbe detto sua madre se l'avesse vista in quello stato?

Un soffuso bussare alla porta la distrasse, costringendola a voltare il viso verso destra

Avanti..” sussurrò incuriosita, lanciando uno sguardo severo all'esile cameriera che era comparsa sulla soglia

Mi perdoni, vostra Maestà, ma.. ma c'è una visita per voi..”

Una visita..? Per me..?” la regina non potè nascondere la sua perplessità

Chi può mai essere a quest'ora del mattino..?”

La cameriera sorrise, cercando di soffocare un risolino divertito dietro il palmo della mano “Non crederete ai vostri occhi quando la vedrete.. Lei.. Lei vi aspetta nel salone principale.. Dovete venire immediatamente, mi ha fatto capire che ha molta fretta..”

Lei..?” ripetè la regina sempre più confusa, mentre lanciava uno sguardo al marito profondamente addormentato.

Vengo subito, solo un momento..” mormorò, raddrizzando le spalle e sistemando per quanto possibile le pieghe dell'unico vestito che ormai possedeva, come se si trovasse ancora a Versailles in procinto di partecipare ad un ballo.

Andiamo, sono pronta...”


Nello stesso momento, salone principale

Oscar sbuffò e strinse le spalle nel mantello sbiadito nell'estremo tentativo di placare il freddo, i capelli biondi che rilucevano a causa della pallida luce che filtrava dalla finestra alla sua sinistra.

Era sgattaiolata come un ladro fuori dal rifugio prima dell'alba e aveva raggiunto a piedi il malandato palazzo delle Tulieries senza farsi vedere da nessuno, in particolar modo da Rosalie.

Il suo cuore si strinse al pensiero della ragazza: non l'aveva più vista da quando avevano discusso e lei stessa non era andata a dormire al piano di sopra per evitare di litigare ulteriormente. Sapeva che non sarebbe riuscita a convincerla dei suoi buoni propositi e a dimostrarle che la sua scelta era dettata, oltre che dall'amicizia, dalla responsabilità che portava sulle proprie esili spalle. I ribelli contavano su di lei, quantomeno gli amici di Alain e di Bernard e in quanto loro guida aveva il dovere di fare quanto tutto il possibile per dare una mano, esattamente come in occasione della battaglia del 14 luglio.

Perchè mai Rosalie non capiva quanto fosse necessario salvare la regina?

Perchè si rifiutava di guardare in faccia la realtà?

Era forse gelosa del suo affetto nei confronti della regina?

Non ho mai amato la regina Maria Antonietta e ho sempre guardato a lei come un'amica.. Ma come faccio a spiegarlo a Rosalie..? Se cominciassi a fare certi discorsi, la metterei solo in imbarazzo, perché le dimostrerei che ho capito quali sono i suoi sentimenti.. E se lei sapesse che io so, ebbene.. Ebbene probabilmente capirebbe che io stessa ho capito di nutrire qualcosa per lei..”

Sospirò sconfortata, passeggiando per la stanza polverosa, il rumore dei tacchi degli stivali che echeggiava in ogni angolo.

Se solo avesse avuto più tempo, se solo fosse stata più esperta..

Se solo avesse avuto il coraggio di guardarla negli occhi e di dirle tutto quello che celava nel suo cuore.. Aveva tentato tante volte nell'ultima settimana, ma invano..

Se non ci era riuscita sino a quel momento, forse non ci sarebbe riuscita per tutta la vita. Del resto, che futuro avrebbero potuto avere loro due insieme..? Unioni come quelle non erano di certo accettate dalla società del loro tempo e, soprattutto, a complicare le cose c'era Bernard: forse Rosalie amava anche lui..? Oppure aveva creduto di amarlo, esattamente come lei aveva creduto di amare Andrè..?

Incredibile come ai suoi occhi quella situazione fosse complicata quasi quanto la ribellione stessa..

Oscar scosse la testa e si morse il labbro inferiore, imponendosi di scacciare quei pensieri e di concentrarsi sull'incontro imminente.

Non poteva negare di essere emozionata e, sotto certi aspetti, intimorita dalla reazione che la regina avrebbe avuto nel vederla.

Si erano separate con dolore, mentre le lacrime bagnavano le guance di entrambe e i loro cuori sanguinavano per il dispiacere, eppure.. eppure chi le dava la certezza che la regina non l'avrebbe scacciata..?

Di certo era stata informata del fatto che lei, la sua più fidata amica, aveva guidato la prima vera battaglia della Rivoluzione Francese.

Forse pensava che era morta o forse aveva sperato che morisse..?

E anche se non l'avesse scacciata, cosa avrebbe fatto se la regina avesse rifiutato la sua proposta..?

Robespierre non sembrava aver messo in conto una simile problematica, ma lei conosceva sin troppo la regina e il suo carattere impetuoso: sarebbe rimasta a Parigi anche a costo della vita se avesse ritenuto infamante o oltraggioso fuggire.

Forse mi sto preoccupando troppo.. La situazione è diventata insostenibile e la regina non metterebbe mai in pericolo i suoi figli.. Devo cercare di essere convincente il più possibile e non me ne andrò di qui finché...”

Un rumore di passi interruppe i suoi pensieri, costringendola a voltarsi verso il corridoio alle sue spalle.

Oscar raddrizzò il busto e strinse i pugni lungo i fianchi, il cuore che le batteva all'impazzata nel petto. Maria Antonietta avanzava verso di lei, bellissima e altera come un tempo.

I miei omaggi, maestà..” disse solennemente, piegando il capo e congiungendo i tacchi degli stivali.

Oscar..? Oscar siete davvero voi..?” la voce tremante della regina le fece sollevare lo sguardo.

Sì, maestà.. sono io..”

Maria Antonietta si portò le mani alle labbra, mentre lacrime di felicità le inumidivano le guance e corse verso di lei, stringendola a sé e nascondendo il viso nel suo petto.

Oscar non disse nulla, limitandosi a ricambiare l'abbraccio, la mano sana che accarezzava appena la schiena dell'altra.

Mi avevano detto che vi avevano ucciso il 14 luglio.. Come.. come fate ad essere qui?”

Mi hanno ferita, maestà e sono rimasta priva di sensi per lungo tempo..”

Sono così felice.. Voi.. Voi mi siete mancata tanto Oscar..”

Lo so, maestà.. Anche voi.. Nonostante le nostre strade si siano divise, non vi ho mai dimenticato e mai potrò farlo..”

Maria Antonietta risollevò lo sguardo, puntandolo in quello altrettanto emozionato di Oscar.

Il biondo comandante sembrava più serio e invecchiato ai suoi occhi, quasi come se un peso gravoso le curvasse le spalle.

Perchè siete qui..? E' molto pericoloso per voi... Se i ribelli vi trovano, vi considereranno una traditrice e vi uccideranno.”

Oscar scosse la testa, sciogliendo l'abbraccio e facendo un passo indietro

Non preoccupatevi per me maestà, in realtà sono qui perché devo farvi una proposta importante, dalla quale dipende il destino della Francia intera..”

Maria Antonietta piegò il capo di lato, gli occhi socchiusi in un'espressione perplessa “Vi ascolto..”

Dovete fuggire dal palazzo, maestà.. Ho ragione di credere che la vostra vita e quella della vostra famiglia sia in pericolo..”

In pericolo...? Ma i ribelli..”

I ribelli non sono tutti uguali maestà.. Molti vedono ancora in voi la causa delle loro miserie e la vostra caduta non è sufficiente per colmare il loro rancore. La rivoluzione per queste persone significa una sola cosa: Repubblica e morte degli antichi sovrani..”

Maria Antonietta si portò una mano alla tempia e si sedette sull'unica poltrona presente nella stanza “Io.. Io temevo che prima o poi una cosa del genere sarebbe accaduta.. Però.. Speravo che il mio gesto... Due giorni fa mi sono inginocchiata davanti a loro!! Ho piegato il capo di fronte alle donne affamate... Non è forse una dimostrazione di umiltà..? Mi hanno acclamato in quell'occasione.. Mi hanno applaudito.. E ora.. ora vogliono uccidermi? Io non capisco.. Non sono più niente.. Mi hanno tolto tutto.. Perchè vogliono strapparmi via l'unica cosa che mi è rimasta? Cosa dirò ai miei figli..? Sono così piccoli, loro non hanno colpe..”

E' per questo motivo che dovete venire via con me.. Vi porterò in un posto sicuro e vi proteggerò, come sempre ho fatto... Fidatevi di me, maestà..”

Certe cose.. Certe cose non cambiano mai, non è vero, Oscar..? Sapevo che il nostro non era un addio... Sapevo che nonostante tutto voi sareste venuta da me a salvarmi..”

Oscar sorrise e si avvicinò a lei, stringendole una spalla con la mano “Voi sarete sempre la mia regina, non importa quello che accade.. Sono stata vostra amica in passato e lo sarò anche adesso, sebbene abbia deciso di intraprendere un diverso cammino..”

Un cammino forse ancora più difficile del mio..” mormorò la regina, puntando poi lo sguardo su quello più scuro dell'altra “Ditemi, Oscar, provate mai nostalgia del passato..? Pensate mai a quando eravamo ragazze e passeggiavamo nel parco della reggia, inconsapevoli di tutto quello che sarebbe successo..? Io sì.. Penso a quando ero ancora bella, a quando ero davvero giovane..”

Voi siete ancora bella, maestà e siete ancora giovane..”

No.. Non lo sono più, Oscar.. Avete veduto il mio viso..? Avete veduto le mie mani..? Avete veduto...” Maria Antonietta si portò una mano ai capelli schiariti, prima di scoppiare in lacrime, gli occhi nascosti dietro le esili dita.

Oscar non disse nulla, limitandosi a stringere le braccia intorno a lei.

Sì, aveva visto il suo viso stanco e tirato, aveva visto le sue mani poco curate e i suoi capelli talmente chiari da sembrare bianchi, ma la trovava ancora bella come quando l'aveva vista per la prima volta sulle sponde del fiume Reno.

Lei stessa, forse, non era diventata più vecchia..?

Lei stessa, forse, non era riuscita a tornare da una morte certa..?

Il tempo non è trascorso solo per voi, maestà.. E' trascorso per tutti e tutti abbiamo sofferto per un motivo o per un altro.. Ma voi avete sempre avuto coraggio e forza d'animo per affrontare ogni difficoltà, ce la farete anche adesso..”

Oh Oscar.. Prego affinché abbiate ragione.. Oggi stesso parlerò con mio marito, potete star certa che non si opporrà..”

Molto bene.. Deve essere stanotte.. Verrò a piedi e insieme raggiungeremo la carrozza che avrò preparato per voi..”

A piedi..? Ma le guardie..”

Le guardie non saranno un problema, non temete.. Voi pensate solo a stare pronti e a partire al momento opportuno..”

La regina annuì e si alzò in piedi, lo sguardo nuovamente fiero e altero

E sia.. Faremo come dite, Oscar e vi seguiremo, fiduciosi, come abbiamo sempre fatto..”

Vi ringrazio Maestà.. Ora debbo lasciarvi, ma tornerò stanotte, non temete..”

rispose Oscar con un sorriso, piegando il capo in un cenno di saluto e dirigendosi verso il portone.

Oscar..?”

Sì, maestà...?”

Vi aspetterò con ansia e vi seguirò fino in capo al mondo...” (nota 2)


Rifugio dei ribelli, poco tempo prima


Oscar io.. io ti amo Oscar. Ti ho sempre amata e sempre ti amerò!” la sua voce tremava per l'emozione e il suo cuore, il suo cuore batteva tanto forte da sembrare sul punto di esplodere.

Oscar non disse nulla, limitandosi a scuotere la testa e a darle le spalle

Oscar! Oscar! Perchè non rispondi? Tu.. Tu non mi ami?”

Rosalie serrò una mano intorno al suo polso e la costrinse a girarsi

Amarti..?” Oscar scoppiò a ridere, scrollando la mano in modo da liberarsi dalla sua stretta “Io amo solo la mia regina e tu sei soltanto un intralcio alla mia felicità!”


NO!” il grido soffocato di Rosalie riecheggiò con forza nella stanza silenziosa.

Era a letto e a giudicare dalla pallida luce che penetrava dalle finestre doveva appena essere sorto il sole.

La ragazza sospirò, portandosi le mani alle guance per asciugare le lacrime che, copiose, le inumidivano la pelle.

Era stato soltanto un sogno, eppure, eppure le era parso terribilmente reale.

E' dunque questa la realtà..? Davvero Oscar mi risponderebbe in quel modo se le confessassi il mio amore..?”

Scosse la testa, cercando di scacciare dalla mente quei brutti pensieri e di concentrarsi sulla lunga e intensa giornata che la attendeva.

Voltò lentamente il viso e di nuovo le lacrime minacciarono di bagnarle le guance alla vista delle coperte perfettamente lisce.

Oscar non era salita a dormire, dunque.

Era talmente arrabbiata con lei da essere rimasta da sola tutta la notte al piano di sotto?

Era ancora convinta dei suoi propositi? Sarebbe andata dalla Regina, oppure era rinsavita e aveva deciso di cambiare strategia..?

Lei.. Lei deve aver compreso quanto quel piano sia assurdo e folle..

Lei deve aver fiutato il pericolo.. Lei..”

Un terrore improvviso e pungente le scosse le viscere, costringendola ad alzarsi e a correre a piedi nudi al piano di sotto nonostante il freddo.

Monsiuer Oscar!! Monsieur Oscar!!” chiamò, gli occhi che andavano da una parte all'altra della misera casa. “Oscar!!” tentò ancora, ma solo un silenzio assordante le rispose.

Rosalie sospirò mestamente e passo dopo passo si avvicinò al tavolo di legno, appoggiandosi ai gomiti e nascondendo la testa tra le braccia.

Perchè Oscar..? Perchè ti comporti così..?”

La delusione e il dolore le facevano bruciare il petto, mentre calde lacrime le scendevano lungo le guance già arrossate.

Sei fuggita nel cuore della notte pur di andare da lei.. Sei andata via senza dirmi una parola, nonostante la nostra discussione. Tu.. Tu non hai pensato ad altri che a lei..

Di nuovo, tra me e lei, hai scelto lei, come hai sempre fatto in passato.. Ma se è sempre stato così, se l'ho sempre saputo, perché fa ancora così male..? Perchè questo dolore mi scuote il cuore..? Sei scappata come un prigioniero fugge dalla sua cella.. E' così che ti senti, tra queste mura..? Ti senti soffocare..? Sono io che ti soffoco con il mio amore..? Sei sempre stata così gentile con me, così premurosa eppure.. Eppure per lei mi hai lasciato qui.. Mi hai abbandonato senza che io potessi fare nulla per impedirtelo.. Tornerai, Oscar..? Oppure rimarrai con lei e ti dimenticherai di me..?

Chissà cosa ti ha detto quando ti ha visto.. Ti ha stretto a sé..? Ha affondato il viso nel tuo petto..? E tu..? Tu l'hai abbracciata..? Le hai detto che l'hai sempre amata e che nonostante la rivoluzione sei pronta a morire per lei..? State ridendo di me adesso? State progettando il vostro futuro felice..?”

Si morse il labbro inferiore con forza e strinse i pugni.

Una gelosia mai provata le faceva tremare le braccia.

Perchè tutte le persone che amava di più la abbandonavano miseramente?

Prima sua sorella, poi sua madre e adesso.. adesso Oscar..

Era così stupida, così priva di importanza...? Era colpa sua..?

Sono solo una ragazzina timida e insignificante, questa è la verità.

Non sono mai stata bella, né coraggiosa. Non sono mai stata come mia sorella, non sono mai stata come la regina.. Io... Io non sono nessuno!”

Si alzò in piedi con così tanta foga da far cadere la sedia sul pavimento polveroso.

Rosalie piegò la testa all'indietro, prima di sospirare e piegarsi sulle ginocchia.

Quella sedia era la preferita di Oscar, sebbene fosse la più scomoda tra tutte.

Carezzò lentamente il legno schiarito dal trascorrere del tempo, quasi fosse porcellana finissima e sorrise appena, risollevando l'oggetto per rimetterlo al suo posto.

Per quanto potesse essere arrabbiata, per quanto Oscar potesse essere testarda e cieca, lei la amava disperatamente e avrebbe continuato ad amarla finché avesse avuto vita in corpo.

Non c'era altro scopo per lei. Era nata per amarla e sarebbe morta amandola.

Un improvviso rumore sulla soglia la fece sobbalzare.

Erano passi, leggeri, ma sempre e comunque passi.

Era Oscar..?

Rosalie si strinse nello scialle lacero che le cingeva la vita e silenziosamente arretrò fino alla parete alle sue spalle, resa buia dal sole ancora nascente.

La porta si aprì lentamente, facendo intravedere il profilo smagrito e slanciato di Oscar, avvolta nel suo consunto mantello scuro.

La donna si strinse nelle spalle e senza nemmeno spogliarsi si sistemò sulla sua sedia, allungando le gambe come faceva ogni volta.

Rosalie avanzò di un passo, il cuore che le batteva furiosamente nel petto.

Cosa avrebbe dovuto dirle?

Cosa avrebbe dovuto fare?

Era arrabbiata con lei, ma così sollevata di vederla da sentirsi confusa e stordita.

Non se n'era andata dunque.. E forse.. Forse non era nemmeno andata a trovare la Regina. Forse era andata solo a fare una passeggiata e la sua fantasia le aveva fatto immaginare cose terribili che mai erano accadute.

Monsieur Oscar..” la sua voce era sottile quanto quella di un pulcino.

Sei tu, Rosalie..?” domandò Oscar senza spostarsi, limitandosi a farle un cenno con la mano sana.

La giovane fece un profondo respiro e le si avvicinò, ricacciando indietro le lacrime che le pungevano le palpebre.

Oscar era terribilmente pallida e teneva gli occhi fissi davanti a sé, persa tra i suoi pensieri.

Avete fatto una passeggiata con questo freddo? Sapete bene che non dovete uscire tanto presto. Non fa bene ai vostri polmoni..” Rosalie le sistemò meglio la poca stoffa libera del mantello sul petto e le portò una mano alla fronte.

Potevate prendervi un malanno e nelle vostre condizioni..”

Non sono andata a fare una passeggiata, Rosalie. Sono andata al palazzo delle Tuileries e ho parlato con la Regina del piano di Robespierre. Partiremo stanotte.”

Rosalie ritrasse in fretta la mano dalla pelle liscia dell'altra e se la strinse al petto, quasi volesse con quel gesto frenare la delusione cocente che di nuovo le scuoteva le viscere.

Voi.. Voi siete andata da lei.. Quando?” le domandò, pur conoscendo perfettamente la risposta.

Sono uscita prima dell'alba, approfittando del fatto che stessi dormendo.

Mi dispiace aver agito in questo modo, Rosalie, ma sapevo che se te lo avessi detto non avremmo fatto altro che litigare come ieri sera.”

Potevate almeno fare un tentativo, non credete? Mi trattate sempre come una bambina, ma io.. Io non sono una bambina..”

Rosalie, ma cosa stai dicendo..? Io non ho mai..”

Voi.. Voi non fate altro che prendermi in giro.. Siete sempre gentile, premurosa, ma non fate altro che fingere! Fingete di ascoltarmi, fingete di volermi bene!”

Oscar la guardò sconvolta e serrò le labbra in un'espressione di rabbia repressa

Di cosa stai parlando? Sei forse impazzita?”

Rosalie scosse la testa, socchiudendo gli occhi per sbarrare il passo alle lacrime imminenti

Io mi prodigo per voi. Io mi prendo cura di voi, della vostra malattia, del vostro braccio e voi.. voi alla prima occasione correte incontro al pericolo!”

Ti ho già spiegato il motivo della mia scelta, se solo...”

Se solo voi mi ascoltaste! Ma voi non mi ascoltate, non ascoltate nessun altro! Voi.. Voi volete solo proteggere la regina, l'avete sempre voluto e continuerete a volerlo, non importa quanto vi costerebbe, non importa quanto ancora io discuta.

Avete deciso di gettare la vostra vita dopo che un miracolo ve l'ha restituita! Siete scampata a morte certa, per andare incontro ad una nuova morte, nonostante tutto quello che ho fatto per voi! Siete un'egoista, siete..”

Ma le lacrime le impedirono di continuare. Si portò il viso tra le mani e sarebbe fuggita al piano di sopra come la notte precedente se Oscar non le avesse stretto le esili dita intorno al polso.

Smettila.. Smettila, Rosalie..” la sua voce era pacata come al solito e la dolcezza aveva preso il posto della rabbia.

Si alzò in piedi lentamente e piegò il braccio, facendo accostare la ragazza al suo petto.

Perdonami se con il mio comportamento ti ho fatto soffrire, non era mia intenzione farti del male..” sussurrò, lasciandole il polso e portando il palmo della mano sulla sua schiena “Qui non si tratta né di me, né di te, né della regina, Rosalie. Si tratta della Francia intera, della nostra patria.. E io non posso tirarmi indietro. Sono stata educata da mio padre come un soldato e gli ho giurato che mi sarei sempre comportata con onore. Non posso comportarmi diversamente, mi conosci..”

Le sue lunghe dita si mossero in una lieve carezza e Rosalie rabbrividì, appoggiando la fronte al petto forte dell'altra.

Voi siete sempre stata così coraggiosa, mentre io ho sempre tanta paura. Non potete capire quanto io tema per voi. Se voi moriste, io..”

Rosalie si morse il labbro inferiore, senza avere l'ardire di continuare o di sollevare lo sguardo.

Sei tu la più coraggiosa tra noi due, Rosalie, su questo non c'è alcun dubbio. Non avrei mai potuto fare molte delle cose che tu hai fatto e continui a fare. E' grazie a te se ho ancora la forza di lottare.. A volte mi sento così stanca, Rosalie, ma poi ti guardo, vedo la tua gioia di vivere, la speranza con la quale guardi al futuro e sento di poter rivivere ancora una volta anche io. Non c'è altro, nella mia vita, che mi dia tanta forza quanto te..”

Rosalie sollevò lentamente lo sguardo, trovando quello gentile e luminoso di Oscar.

Voi dite cose che nessuno mi ha mai detto..” mormorò Rosalie, il rosso delle guance che si mescolava alle lacrime argentee.

Forse perché nessuno ti conosce come ti conosco io..” sussurrò Oscar con lo stesso tono, raccogliendo l'ennesima lacrima con il pollice.

Rosalie non rispose, limitandosi a guardare quegli occhi azzurri, così simili eppure allo stesso tempo incredibilmente diversi dai suoi.

Non andare Oscar. Ti prego.. Resta qui, con me..” le sue labbra si mossero senza che la mente potesse controllarle.

Oscar le accarezzò piano la guancia e le rivolse un sorriso indecifrabile

Lo sai che devo, Rosalie. Così.. Sarà tutto più difficile.. Se solo tu sapessi..”

Cosa..? Cosa devi dirmi Oscar..?” continuò la fanciulla, incapace di contenersi, dimentica di qualunque prudenza.

Nulla.. Solo..” Oscar si interruppe per un lungo momento, apparentemente indecisa su cosa dire. “Chiudi bene la porta, stanotte devo partire e tu rimarrai da sola. Non voglio che ti accada niente. Lascerò dei ragazzi a guardia della casa..” disse infine, distogliendo lo sguardo, pronta ad allontanarsi.

Ma la stretta di Rosalie intorno al suo polso, inaspettatamente ferrea, le impedì di muoversi “Non fuggi mai da nulla Oscar, eppure adesso stai fuggendo da me. Perchè..? Io non riesco a capire..”

Oscar scosse la testa, limitandosi a sorriderle “Sei la persona più importante per me, Rosalie, non c'è altro che tu debba sapere.. Ora scusami, ma devo andare. Robespierre deve essere informato della decisione della regina e abbiamo molto da organizzare. Tornerò presto, non temere.”

Rosalie allentò la presa e in silenzio vide l'altra inforcare la porta e svanire nella nebbia mattutina,lasciandola, per l'ennesima volta, sola con i suoi pensieri.


Ed eccoci giunti all'angolo delle note!!

Nota 1: Il marchese Marie-Joseph Paul Yves Roch Gilbert du Motier de La Fayette è passato alla storia come uno dei più importanti militari e politici francesi del suo tempo.
Dapprima protagonista della rivoluzione americana, durante la quale si distinse per le sue eccezionali abilità militari e per il coraggio incrollabile, ricoprì un ruolo fondamentale soprattutto nella prima fase della rivoluzione francese: fu difatti eletto comandante della guardia nazionale per acclamazione popolare e cercò in tutti i modi di orientare la rivoluzione in senso moderato e monarchico-costituzionale, al fine di salvare la monarchia. Fu lui a suggerire alla regina di uscire sul balcone per farsi vedere dalle donne e fu sempre lui a ordinare ai propri uomini di sparare sulla folla, radunat
asi nel campo di Marte per richiedere l'abolizione della monarchia. L'episodio, in occasione del quale morirono 50 persone e che segnò la frattura definitiva dei rapporti tra rivoluzionari moderati e giacobini, è ricordata ancora oggi come "Massacro del campo di Marte."
Dopo essersi trasferito in Belgio e aver trascorso numerosi anni prigioniero tra l'Austria e la Prussia, si dedicò nuovamente alla politica francese come deputato durante il periodo della Restaurazione, diventando nuovamente comandante della guardia nazionale nel 1830. Morì nel 1834 e fu considerato il primo "eroe dei due mondi" della storia.

Nota 2:  Fuga di Varennes. Nella storia reale, la fuga di Varennes avvenne tra il 20 e il 21 giugno del 1791. Fu lo stesso Luigi XVI ad organizzare l'operazione, alla quale stava pensando da diverso tempo e che ancora non aveva attuato per paura di una guerra civile, a causa di due fattori fondamentali: la morte di Mirabeau, "l'oratore del popolo", che aveva sempre cercato di mediare tra i rivoluzionari e i sovrani e le Pasque incostituzionali, espressione con cui si ricorda quanto avvenuto il 17 e il 18 aprile del 1791, quando il popolo francese, venuto a conoscenza che il sovrano, il 17 aprile, in occasione della domenica delle palme si era rifiutato di prendere la comunione, bloccò la partenza della famiglia reale, diretta a Saint-Cloud per trascorrere la settimana sante e la costrinse a tornare a piedi al palazzo delle Tuileries. Organizzatori dell'operazione insieme al sovrano furono, tra i tanti, lo stesso Hans Axel di Fersen e il conte de Mercy, (che conoscete sicuramente se avete visto l'anime). Il piano consisteva sostanzialmente nel fingere che Maria Antonietta fosse la baronessa Korf, vedova di un colonnello russo che si stava recando con i suoi due figli e il suo seguito a Francoforte e raggiungere così la piazzaforte monarchica di Montmeady, dalla quale il re sperava di guidare una controrivulzione.
Fu però lo stesso Marchese de La Fayette, scoperto l'accaduto (si dice perchè l'itinerario scelto era quello seguito da tutti i nobili per lasciare la Francia e per la scelta della regina Maria Antonietta di Fersen e di altri conosciutisissimi monarchici come seguito) ad arrestare i sovrani a Varennes e a riportarli a Parigi.
Fu proprio questo episodio, probabilmente più di altri, a determinare nei francesi il desiderio di instaurare una volta per tutta la Repubblica.


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Capitolo 6
*** "Partenze..." ***


Revolution of life Capitolo VI

Ciao a tutti! :3 Rieccomi con un nuovo capitolo corposo! Mi scuso in anticipo se troverete alcune frasi in caratteri più piccoli, ma non ho capito cosa è preso all'html e per quanto lo correggo ritorna uguale a prima <.< Comunque.. Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite e le preferite e soprattutto invito abnormal a leggere attentamente per capire in che cosa sono stata da lei ispirata! Buona lettura a tutti e, mi raccomando, recensite!!!

Capitolo VI

"Partenze..."

Palazzo delle Tuileries

Maria Antonietta avanzava in fretta lungo il corridoio tetro e freddo, mentre il cuore le batteva forte nel petto e la mente cavalcava selvaggia.

Finalmente la buona sorte sembrava essersi ricordata di loro, finalmente uno spiraglio di luce, seppur fioco, era comparso davanti a lei, riscaldandola con i suoi raggi.

Era tutto reale, o forse si trattava di un magnifico sogno da cui si sarebbe risvegliata improvvisamente?

Inforcò senza la minima esitazione la porta della stanza da letto e, incurante del marito addormentato, spalancò le tende consunte, dirigendosi a rapidi passi davanti allo specchio sporco.

Un sorriso felice le adornava le labbra, formando quella fossetta che tanto le piaceva e che un tempo era invidiata da ogni dama di corte.

Siamo salvi, lo so.. Deve essere così.. Lei.. Lei ci salverà, come sempre ha fatto.. Oh sono così felice.. Così felice..”

Lacrime trasparenti cominciarono a scenderle lungo le guance, ben presto coperte dalle dita pallide.

Da quanto non si sentiva così?

Le pareva di essere tornata di nuovo giovane, di nuovo bambina.

Si sentiva come quando rincorreva le farfalle nei giardini di Schonbrunn, come quando nel lontano 1770, giunta finalmente in Francia, aveva visto una figura longilinea cavalcare accanto alla sua carrozza ed era rimasta incantata a guardarla...


Clop, Clop, Clop

Il passo regolare del cavallo era come una ninna nanna selvaggia che le accarezzava le orecchie. Era giunta da poco in quella terra straniera, ma già si era innamorata di quel paesaggio, a tratti brullo, a tratti verdeggiante, che circondava la sontuosa carrozza che la trasportava.

Non era tuttavia il paesaggio ad attirarla maggiormente, quanto un soldato, un meraviglioso soldato dai lunghi capelli dorati e dallo sguardo azzurro come il cielo primaverile.

Era rimasta tutto il tempo ad osservarlo, godendo della grazia e dell'eleganza dei suoi movimenti, della serietà della sua espressione, dei giochi di luce che i raggi del sole creavano illuminando le sue medaglie.

Ne aveva così tante, eppure pareva così giovane!

Vostra Altezza, siete piuttosto silenziosa, non è da voi..”

La voce gentile della sua accompagnatrice le giunse alle orecchie come se provenisse da un altro mondo.

Io.. Oh.. Mi dispiace.. Devo essermi distratta..”

Stavate osservando il capitano Oscar, non è vero? E' così tremendamente affascinante..”

La donna si lasciò andare ad un sospiro estatico, al quale Maria Antonietta non potè fare a meno di unirsi

Avete ragione.. Non ho mai visto un ragazzo così bello e delicato al tempo stesso..”

Un ragazzo.. vostra Altezza?” la dama scosse appena la testa, prima di abbandonarsi ad una risata, a stento contenuta dall'elegante quanto laborioso ventaglio. “Allora non sapete.. Il comandante Oscar è una donna! E' stata allevata da suo padre, il generale De Jarjayes, come un ragazzo ed ora è il comandante delle guardie reali. Si occuperà personalmente della vostra sicurezza, come siete fortunata! Non sapete cosa darei per poterla avere intorno tutto il tempo!”

Maria Antonietta spalancò le labbra a quelle parole e si portò una mano alla guancia color pesca “Una donna, dite..? Che delusione..”


Il russare rumoroso del marito la riportò bruscamente alla realtà.

Ricordava ancora quell'emozione, quella sensazione che le aveva fatto contrarre lo stomaco, quel giorno, e che la prendeva ogni volta che vedeva Oscar.

Nulla era cambiato nonostante gli anni trascorsi, anzi... l'affetto che nutriva nei confronti del capitano era aumentato a dismisura, alimentato dalla sua gentilezza, dalla sua devozione e dalla sua lealtà.

Quanto aveva sofferto quando si erano separate, quanto aveva sofferto quando le avevano confidato la notizia della sua morte.

E quanto era felice in quel momento, nonostante la difficile situazione in cui si trovava!

Oscar.. Quante altre volte mi salverai la vita? Quanto ancora dovrò ringraziarti? Quanto forte ancora batterà il mio cuore alla tua vista? Stamane mi hai sorriso, come mi sorridevi una volta, incurante dei miei capelli, delle mie mani.. Mi hai stretto con forza e io mi sono aggrappata a te come il naufrago alla sua zattera.. Oh Oscar.. Non sai quanto significa averti rivisto.. E' stato come una ventata di giovinezza, un'immersione nei nostri ricordi.. E' stato come tornare a Versailles, nella sala da ballo, e danzare sulle note del Minuetto di Boccherini. Ricordi quanto ci piaceva?

Era la nostra musica preferita...”

Un altro russare la fece sobbalzare, quasi fosse stata una ladra colta sul punto di rubare un gioiello.

Maria Antonietta si portò una mano al petto e con un respiro profondo cercò di calmare gli emozionati battiti del proprio cuore, imponendosi di concentrarsi su quanto era necessario fare in quel momento: svegliare suo marito e informarlo di tutto.

Luigi.. Luigi! Svegliati, Luigi!” esclamò con voce perentoria, avvicinandosi in fretta al letto.

Il lucchetto è troppo spesso, mastro fabbro, non vedete..?” bofonchiò il marito per tutta risposta.

Luigi! Insomma!!” esclamò ancora Maria Antonietta, cercando di sovrastare il rumore assordante e cominciando a scuotere il marito per le spalle senza la minima grazia.

A quel gesto, il pover'uomo scattò a sedere, gli occhi ancora semichiusi e i capelli arruffati

Antonietta! Cosa succede?”

Ho una splendida notizia da darti.. Una notizia magnifica..”

Hai ricevuto una lettera da tuo fratello?” tentò lui speranzoso, piegando poi le labbra in una smorfia di disappunto quando lei scosse la testa

No, ma una notizia altrettanto importante.. Oscar.. Oscar è venuta qui!”

Oscar...? Il comandante.. Oscar..?” ripetè il marito sconvolto, mentre le labbra si piegavano per la seconda volta, assumendo un'espressione perplessa.

Lei è viva! E ha organizzato la nostra fuga! Partiremo stanotte con i bambini e ci salveremo da questo inferno!!”

Fuga..? Stanotte? Ma di cosa stai parlando? Sei impazzita? Non possiamo fuggire.. Il popolo..”

Il popolo vuole la nostra morte, Luigi.. La nostra sconfitta non ha placato l'anima dei rivoltosi più agguerriti... Oscar...”

E non hai pensato nemmeno un istante che potrebbe essere una trappola?” la interruppe lui con voce tagliente, mozzandole il respiro.

Una trappola? Ma cosa stai dicendo, Luigi?”

Mi sembra di ricordare che il comandante Oscar ci ha tradito ed è passata dalla parte dei ribelli. Non ricordi forse che la Bastiglia è caduta grazie alla sua azione? E ora mi chiedi di seguire il suo consiglio e di fuggire dalla mia città come un codardo? Tu forse hai dimenticato il suo gesto disonorevole, ebbene, io no! Noi non ci muoveremo da qui, nemmeno se il fantasma del mio caro nonno comparisse davanti a noi!”

Maria Antonietta scosse la testa, le mani prese da un fremito incontrollabile

No.. No Luigi, tu non capisci.. Lei.. Lei è sempre stata mia amica. Lei è mia amica.. Non mi farebbe mai del male..”

Lei ti ha già fatto del male, Antonietta.. Ci ha abbandonato nel momento del maggior bisogno e ora ritorna con chissà quali oscuri propositi! Potrebbe essere agli ordini di Robespierre, non ci hai pensato? Forse vuole consegnarci direttamente ai ribelli..”

Tu vaneggi.. Lei non farebbe mai..”

SEI TU CHE VANEGGI!” urlò Luigi, facendo rimbombare la voce nella piccola stanza.

Maria Antonietta rabbrividì e indietreggiò di un passo. Non aveva mai visto il marito così risoluto, né l'aveva mai udito alzare la voce contro di lei o contro chiunque.

Antonietta, ti prego, non capisci che è una follia..? Se pure Oscar ha davvero intenzione di salvarci, come pensi che riuscirà nel suo intento? Parigi è controllata, i confini sono controllati..”

Io mi fido di lei come di nessun altro.. Lei salverà le nostre vite e con esse quelle dei nostri figli.. Non pensi a loro? Sono spaventati, terrorizzati e io non resterò con le mani in mano, aspettando che quelle bestie me li strappino via! Io devo proteggerli e se questo significa abbandonare quel briciolo di dignità che mi è rimasta, ebbene.. Lo farò senza rimorsi, né rimpianti, perché mia madre l'avrebbe fatto per me..”

Luigi XVI sospirò, alzandosi dal letto e raggiungendo la moglie che intanto si era voltata di spalle

Per i nostri figli..?” domandò con voce sottile

Per i nostri figli, Luigi.. Te lo chiedo in nome dell'amore accecante che nutro per loro.. Non voglio rivivere quello che ho vissuto con Louis Joseph..”

L'uomo si irrigidì al ricordo del figlioletto morto e sentì dissolvere dentro di sé anche il più piccolo impeto battagliero.

E sia.. Ci fideremo di lei ancora una volta, ma sia chiaro.. E' solo per la vita di Maria Teresa e di Louis Charles, non per altri motivi..”

Maria Antonietta si voltò parzialmente, gli occhi resi lucidi dalle lacrime imminenti “Grazie.. Non te ne pentirai, te lo prometto. Lei.. lei ci salverà ancora una volta come ha fatto in passato..”

Luigi XVI sospirò, scuotendo leggermente la testa “Prego che accada, altrimenti non ci sarà più nulla a salvarci dalla morte..”


Base ribelle
Robespierre guardava i fatiscenti palazzi di Parigi in perfetto silenzio, le mani conserte dietro la schiena e lo sguardo rilassato.
Era in trepidante attesa, certo che prima o poi Oscar si sarebbe fatta viva per annunciargli la riuscita della prima parte del suo piano.
Curioso quanto fosse stato facile portarla dalla sua parte.

Era bastato parlare della Francia e della morte presunta dei sovrani per convincerla.. Non era affatto la persona che i ribelli avevano idealizzato e inneggiato.

Era debole e i deboli non avevano posto nella società florida e forte che sarebbe nata sotto la sua guida.
Aveva bisogno di uomini e donne senza scrupoli, pronti a sacrificare tutto e tutti pur di andare avanti. Aveva bisogno di gente come lui, capaci di scavalcare persino il proprio sangue o i propri amici pur di emergere.
Nessuno avrebbe scommesso su di lui un tempo, eppure eccolo lì, il leader della rivoluzione, il padrone assoluto di Parigi.
"Robespierre! Robespierre!" Una voce concitata lo distrasse dai suoi pensieri.
"Cosa succede, Michel?"
"Il comandate Oscar è qui e chiede di vederti.."
Robespierre mascherò abilmente il suo ghigno dietro un'espressione falsamente incuriosita e fece cenno all'uomo di farla entrare.
Oscar inforcò la soglia senza cerimonie, squadrandolo con sguardo freddo prima di chiudersi la porta alle spalle.
"Ebbene comandante?"
"La regina ha accettato. Stanotte saranno pronti a partire."
Robespierre le rivolse un sorriso soddisfatto e battè appena le mani "Eccellente, davvero eccellente comandante. Sapevo di poter contare su di voi. Ordunque è tutto sistemato, non vi resta che aspettare la notte e recarvi lì. Riceverete mie istruzioni.."
"Un momento, prego, robespierre" Oscar lo interruppe con voce risoluta "ho accettato di portare a termine questa missione, è vero, ma questo non mi rende uno dei vostri galoppini. Voi mi direte tutto adesso. Non sono abituata ad agire senza avere prima un piano ben congegnato."
Robespierre sorrise "molto bene allora, comandante. Se è questo che desiderate.." Si spostò di lato, appoggiando i polpastrelli al tavolo alla sua destra e dispiegò una mappa
"Questa è Parigi, come vedete.. E qui.. Abbiamo Meux (nota 1). Qui vi aspetterà Jacques, il mio contatto, che prenderà i sovrani e li porterà a Varennes, dove rimarranno nascosti finché non si calmeranno le acque."
Oscar rimase qualche momento in silenzio
"E per quanto riguarda le guardie delle Tuileries...?"
"Non saranno un problema. Li conosco personalmente, non vi fermeranno. Ubbidiscono ai miei ordini. Questi sono i vostri documenti di viaggio" aprì un cassetto ed estrasse alcune pergamene.
"Vi fingerete il cocchiere della famiglia Korf. Non temete, la vera baronessa Korf si è trasferita oramai da diverso tempo in Russia per motivi economici e nessuno si ricorda più né di lei, né della sua famiglia, Avete degli abiti da adattare per l'occasione?"
Oscar annuì distrattamente, le dita che si muovevano lungo la mappa fino a fermarsi su una piccola macchia d'inchiostro
"Questa è una foresta, non è vero?"
Robespierre allungò il collo e annuì "non molto estesa, né intricata da quanto ricordo, conosco quelle zone personalmente.."
"Non mi piace.. Le foreste sono dei luoghi insidiosi, soprattutto in certe occasioni. Non c'è un percorso alternativo..?" Socchiuse gli occhi e una piccola strada attirò la sua attenzione "ecco.. Passeremo di qui, è molto più pianeggiante ed adatto ad un viaggio in carrozza."
Robespierre le rivolse un sorriso "come preferite, comandante. Siete voi lo stratega tra di noi.."
Oscar lo guardò per un lungo istante, per poi afferrare le pergamene e dirigersi verso l'uscita
"Voi.. Avete pensato a cosa fare qualora venissimo scoperti?" Domandò appena prima di aprire la porta
"Andrà tutto bene, comandante, glielo assicuro. E qualora accadesse qualcosa, parlerò io al popolo e gli spiegherò cosa è accaduto. Non avete da temere nulla né per voi, né per la regina.. So che le siete molto affezionata e che fareste di tutto per aiutarla, non è vero?"
Oscar si voltò e lo fulminò con lo sguardo "sono una persona leale, robespierre, lo sono sempre stata e sempre lo sarò.."
"Abbiamo un'altra cosa in comune allora, capitano. Prima o poi vi fiderete di me, ve lo assicuro. Vi sto rendendo un enorme servigio.."
"Lo spero, robespierre, altrimenti sarò pronta ad agire di conseguenza e non sarebbe piacevole."
Robespierre sogghignò e le fece un cenno di saluto con il capo, guardandola finché non svanì dietro la porta di legno scuro.
"Hai sentito tutto?" Mormorò poi, voltando il viso verso la libreria alla sua destra.
Si sentì un leggero schiocco e il mobile si spostò, svelando la figura minuta di

Saint-just.
"Naturalmente.. Dobbiamo modificare il piano?"
"Non molto.. La foresta era il punto perfetto per il nostro assalto e lì i ragazzi avrebbero potuto cavarsela anche da soli. Ma adesso.. devi partire anche tu e occuparti della questione..".
Saint-just portò indietro la testa e scoppiò a ridere "finalmente un po' di azione!" esclamò, estraendo un pugnale dalla cintura e cominciando a giocherellarci
"Devi ucciderla, hai capito? È un'occasione perfetta e non deve essere sprecata. Lei è sola, senza Bernard né alain e ha il braccio fuori uso. Non puoi fallire.."
Saint-just sorrise e gli si avvicinò, accarezzandogli piano una guancia "max.. Io sono il tuo angelo della morte.. Sono nato per uccidere chiunque tu voglia.."
Robespierre socchiuse appena gli occhi e coprì la mano pallida dell'altro con la propria, più grande e forte "ho la massima fiducia in te, infatti. Presto, insieme saremo i re indiscussi di questa città e della Francia intera.."
Saint-just annuì e poggiò le proprie labbra su quelle dell'altro in un rapido bacio.
Robespierre assecondò quell'effusione per un lungo momento, prima di allontanarsi leggermente "devi andare, hai molte cose da fare prima di partire.."
Saint-just mugolò appena, dirigendosi nuovamente verso il nascondiglio nella libreria.
Aveva già messo un piede all'interno, quando si voltò verso robespierre "max.."
"Mmm..?"
"Sta attento.."
Robespierre annuì rassicurante e quando la libreria si richiuse, sussurrò

"sta tu attento piuttosto, angelo mio... Va e torna vincitore.."


Rifugio dei ribelli


Non c'era altro rumore nella stanza fiocamente illuminata se non quello della corsa dell'ago attraverso la stoffa.
Rosalie sedeva su una delle polverose sedie di legno accanto al tavolo, intenta a rammendare uno dei calzini di Bernard

Come sei brava a cucire mamma!" La voce entusiasta della bambina fece piegare le labbra sottili di Nicole in un luminoso sorriso.
"Appena sarai più grande, lo insegnerò anche a te, piccolina mia.."
"Ma io sono grande mamma, guarda!" La bambina si sistemò in piedi sulla sedia e allungò le braccia verso l'alto "non vedi come sono alta?"
Il sorriso di Nicole si trasformò in una risata alla vista della figlia e della sua espressione risoluta "sei davvero un gigante! Ma vedi, rosalie, per certe cose serve esperienza, pazienza e tanta buona volontà.."
"Ma tu dici sempre che io sono la bambina più votenterosa del quartiere!"
"Volenterosa, Rosalie.." La corresse con un sorriso Nicole, guadagnandosi uno sguardo imbronciato.
"Votenterosa sì, come ho detto io!" Insistè rosalie, sistemando le manine sul tavolo scheggiato "se mi insegni, mamma, ti aiuterò e non dovrai sempre fare tardi la sera! Lo so che rimani sveglia per poter cucire sempre e comprare tante cose buone per me e Jeanne. Non voglio che ti stanchi tanto!"
Nicole rivolse un sorriso affettuoso alla bambina e le accarezzò piano una guancia "come farei senza la tua bontà, piccola rosalie? Vieni qui allora, ti faccio vedere.."
Spostò leggermente la stoffa e riprese a cucire più lentamente, in modo che la bambina potesse osservare i suoi movimenti "prima su, poi giù.. Prima su e poi giù. Prima su e poi giù e il buchetto non c'è più!" Canticchiò, facendo battere le mani alla piccola rosalie, che subito ripetè felice
"Prima su e poi giù, prima su e poi giù, prima su e poi giù e il buchetto non c'è più!"

Rosalie si riscosse da quei felici ricordi a malincuore.
Quanto tempo era trascorso da quei giorni difficili, ma che a lei parevano così spensierati?
Quanto tempo era trascorso dall'ultima volta che aveva abbracciato sua madre?
La figura dell'esile e al tempo stesso battagliera donna comparve vivida davanti ai suoi occhi, rendendoli immediatamente lucidi.
"Mi manchi così tanto, mamma. Soprattutto in momenti come questi. Tu sapresti consigliarmi e dirmi ciò che è meglio per me. Mi abbracceresti e io mi nasconderei nel tuo petto per dimenticare ogni tristezza.. Oh mamma, se solo potessi confidare a qualcuno i tormenti del mio cuore.. Ho così tanta paura.. Per Oscar, per me, per il nostro futuro, per questo domani così incerto e terribile!! Sono così confusa, così preoccupata.. Chissà cosa penseresti di me.. Avevi così tanti progetti.. Sognavi che sarei diventata una persona importante, che avrei sposato un uomo buono e gentile quando mi fossi innamorata.. Oh mamma.. Adesso sono innamorata come mai pensavo di esserlo, ma di lei.. Di lei che quando mi guarda mi fa impazzire..

Di lei che riempie ogni mio singolo pensiero, ogni mia emozione.. Di lei così sfuggente e così misteriosa. Di lei che è fuggita via senza avere il coraggio di sostenere il mio sguardo. Non era mai accaduto prima... Cosa voleva dirmi e cosa ha tenuto celato nel suo cuore? I suoi occhi, seppur per un breve momento, mi hanno parlato. Ho visto la luce, la fiamma che li animavano.. Se solo potessi essere certa, se solo potessi essere sicura che ciò che ho visto è ciò che è e non ciò che il mio cuore spera che sia.. Mi ero ripromessa di espormi, di dirle tutto ciò che provo per lei, ma

è inutile.. Ho troppa paura, troppa paura di sbagliare, troppa paura di stare vivendo un'illusione, troppa paura di perderla... Se solo fossi più coraggiosa, se solo fossi più simile a te, mamma.. Tu eri così forte, mentre io così debole.. Non so fare altro che piangere.. Non sono stata nemmeno capace di convincerla a non partire stanotte.. Già, stanotte.. Se solo ci penso tremo di terrore.. Come potrà affrontare un così grande pericolo..? È sola, è ferita.. Cosa accadrebbe se la attaccassero? No, non posso pensarci, non posso accettarlo.. Io.. Io devo fare qualcosa.. Io.. Io.. Io devo andare con lei! Sì, non c'è altro modo.. Partirò anch'io.. Non mi importa cosa mi dirà, non mi importa se si arrabbierà.. Io devo farlo.. Devo aiutarla.. In un modo o nell'altro.."
Il grattare della porta la fece sobbalzare e per poco l'ago non le punse il dito.
Oscar entrò stancamente in casa, quasi trascinando i piedi, il viso più pallido che mai.
"Ciao rosalie.." mormorò, rivolgendole un sorriso.
"Monsieur Oscar! Per fortuna siete già tornata a casa! Temevo che Robespierre vi trattenesse troppo a lungo! Avete bisogno di riposo, nelle vostre condizioni.."
"Mi sento bene, rosalie, non temere.. Devo solo.. Riposare un po'.." ebbe solo il tempo di rispondere Oscar prima di barcollare sul posto.
"Monsieur Oscar!” esclamò Rosalie preoccupata, affrettandosi ad affiancarla e ad accompagnarla verso la sua sedia.

Tremava di freddo e, con enorme probabilità, aveva anche la febbre.

Non dovete assolutamente muovervi.. Siete già così debole e ora tremate.. Non potete partire, non stanotte, bisogna avvisare gli altri, il piano..”

Il piano non verrà modificato e io partirò stanotte..” la voce di Oscar era gelida quasi quanto le dita che si erano strette intorno al polso di Rosalie in una morsa glaciale.

Non avremo un'altra possibilità e non sarà un po' di freddo a fermarmi..”

Rosalie scosse lentamente la testa, agitando la mano per liberarsi dalla stretta dell'altra.

Consentitemi perlomeno di prepararvi qualcosa di caldo o gelerete su quella sedia” mormorò, dandole le spalle e dirigendosi dall'altro lato della stanza.

Oscar sospirò, massaggiandosi lentamente la radice del naso, mentre un rauco colpo di tosse le piegava le spalle.

Si sentiva malissimo, era vero, ma non poteva tirarsi indietro, non dopo essere riuscita a convincere la regina, non dopo aver organizzato ogni cosa.

Allungò le gambe per dare un po' di sollievo alla sua schiena dolorante e socchiuse gli occhi, cullata dai rumori soffusi che Rosalie stava producendo.


Faceva freddo, tanto freddo e la neve, nonostante avesse già coperto il paesaggio circostante, continuava a cadere.

Oscar strinse le spalle nel sottile mantello e si guardò intorno.

Non c'era nulla, tranne lei e la neve.

Cos'era quel posto? E, soprattutto, perché si trovava lì?

Non ricordava nemmeno come vi fosse arrivata.

Era sul punto di iniziare a camminare, quanto meno per scaldarsi i piedi intirizziti, quando un urlo soffocato, proveniente dalle sue spalle, attirò la sua attenzione.

Oscar si voltò in fretta, appena in tempo per vedere due figure poco distanti, una più alta dell'altra, che sembravano discutere animatamente.

Chi erano..? Perchè erano in quel posto dimenticato?

Monsieur Oscar!!” il grido terrorizzato della più piccola ebbe il potere di paralizzarle il cuore.

Rosalie.. Solo Rosalie la chiamava in quel modo..

Rosalie! Rosalie!”

Oscar scattò in una folle corsa, totalmente dimentica del freddo pungente,il cuore che le batteva furiosamente nel petto.

Oscar!” gridò nuovamente Rosalie, mentre l'altra figura la afferrava per i polsi e li teneva sollevati davanti a sé.

Non toccarla! Lasciala stare!” ringhiò Oscar furiosa, accelerando l'andatura.

Erano così vicini, eppure sembravano tanto distanti..

Chi sei? Abbi il coraggio di mostrarti!”

La figura sconosciuta scosse lentamente la testa e altrettanto lentamente sollevò il capo.

Portava una maschera, una maschera inquietante: aveva il fondo grigio e su di esso era dipinta un'espressione talmente innaturale da far tremare Oscar di paura.

Chi.. Chi sei tu..?”


Monsieur Oscar! Monsieur Oscar!” la voce dolce di Rosalie le parve potente quanto un tuono.

Rosalie!” esclamò trasognata, rabbrividendo sulla sedia e agitandosi appena.

Perdonatemi se vi ho svegliata, ma è un peccato farlo raffreddare..”

Oscar allungò il collo curiosa e alla vista del liquido ambrato non potè fare a meno di spalancare gli occhi.

Non posso crederci.. E' quello che penso io..?”

Rosalie sorrise e annuì contenta “E' thè.. Ero sicura di farvi felice..”

Oscar lo afferrò immediatamente, portando la tazza vicino al viso per godere di quell'odore forte che da troppo tempo non percepiva.

Come hai fatto a trovarlo? E' rarissimo di questi tempi..”

E' stato il destino a volerlo.. Una signora me l'ha regalato per ringraziarmi di averla aiutata a curare il suo bimbo malato. Penso che fosse la cosa più preziosa che possedesse..”

Oscar le sorrise, prima di assaporare la bevanda e socchiudere gli occhi

Non ricordo nemmeno l'ultima volta che l'ho bevuto.. Non sai quanto mi hai reso felice..”

Ne ero certa.. So quanto vi piace. Vi sentite meglio?”

Mi sento rinata, è diverso.. Ne vuoi un po' anche tu?”

Rosalie annuì e, allungate le mani, si beò della leggera carezza che le regalarono le dita di Oscar nel passarle la tazza.

Rimasero qualche minuto in silenzio, Oscar con gli occhi socchiusi e un sorriso accennato e Rosalie che beveva, godendosi la vista dell'altra finalmente tranquilla.

Fu proprio lei a rompere la calma della stanza.

Ho preso una decisione, monsieur Oscar..”

Una decisione..? Riguardo a cosa..?”

Stanotte verrò con voi e vi accompagnerò per tutto il viaggio..”

A quelle parole il sorriso di Oscar svanì, sostituito da un'espressione di pura disapprovazione

E' fuori discussione. Tu rimarrai qui al rifugio e alcuni ragazzi guarderanno la casa. Mi sembrava di essere stata chiara.”

Lo siete stata, infatti, ma io non sono affatto d'accordo.”

Non sei d'accordo? E pensi che io sia d'accordo a farti venire con me?”

Non importa, perché verrò ugualmente, anche a costo di attaccarmi alle vostre caviglie..”

Oscar scosse la testa e si sollevò in piedi “Tu non verrai, è troppo pericoloso e io non permetterò che tu..”

Io verrò, perché non posso sopportare il pensiero di perdervi ancora!”

l'urlo di Rosalie riempì la stanza intera, facendola poi ripiombare in un silenzio assordante.

Rosalie...”

"No! Non dite altro! Nulla di quello che direte mi potrà convincere del contrario!"

"Ma non pensi ai rischi? Non posso permettere che ti accada qualcosa, non lo capisci?"

Rosalie a quella frase sollevò il capo, gli occhi lucidi di lacrime e di determinazione "se non mi portate con voi, morirò di paura al pensiero che possa capitarvi qualcosa. Siete già morta una volta, non posso sopportare che accada ancora.."

Oscar non disse nulla, ma voltò il viso, incapace di sostenere lo sguardo risoluto dell'altra.

Perché? Perché le stava chiedendo una cosa così difficile?

E perché lei non riusciva ad imporsi davanti a quegli occhi?

Il cuore le batteva talmente forte da farle male e le mani le tremavano per l'emozione. Non doveva voltarsi, non doveva guardarla, altrimenti, sapeva, lei avrebbe letto nei suoi occhi tutto l'amore che a stento il suo cuore stava cercando di trattenere.

"Monsieur Oscar.." La leggera carezza che rosalie le deposito' sul polso non fece altro che aumentare i suoi brividi.

"Vi prego.."

"E sia.. Ma sappi che se lo faccio è solo perché non posso sopportare di farti soffrire." mormorò Oscar senza voltarsi, agitando appena la mano per liberarsi dalla presa dell'altra.

Rosalie non rispose, mentre un sorriso felice le incurvava le labbra.

"Monsieur oscar, io.." cominciò, ma la voce secca e quasi aspra di Oscar

la interruppe bruscamente "Sbrighiamoci, c'è molto da preparare e ben poco

tempo da gestire.."

Place de le Revolution, quella notte

Il palazzo delle Tuileries si stagliava imponente e silenzioso di fronte a lei.

Non c'era nulla, in quella calma apparente, che lasciava presagire quello che di lì a poco sarebbe avvenuto.

Mancava poco, ormai, all'ora stabilita e Oscar si stupiva di essere riuscita a preparare tutto in tempo.

Mentre Rosalie si era occupata di trovare degli abiti consoni al loro travestimento, infatti, lei aveva trascorso gran parte del pomeriggio nei pressi del palazzo delle Tuilereis, per studiare con minuzia i movimenti delle guardie all'interno dei giardini.

Con suo enorme sollievo aveva scoperto che si muovevano in gruppi di due o di tre, compiendo costantemente lo stesso giro intorno al perimetro della struttura, per poi aprirsi ad arco in prossimità della fontana principale e tornare sui loro passi.

Con la giusta tempistica e una buona dose di fortuna sarebbe riuscita ad entrare nel palazzo senza farsi vedere da nessuno.

Sebbene Robespierre le avesse assicurato che le guardie non avrebbero osato contravvenire ai suoi ordini, infatti, Oscar si fidava ben poco delle sue parole.


Sarò io ad entrare nel palazzo di nascosto, mentre tu mi aspetterai con la carrozza nel luogo stabilito, uno degli uomini di Robespierre ti accompagnerà a destinazione..”

Entrare nel palazzo di nascosto? Ma, Monsieur Oscar, non capisco.. Che bisogno c'è di entrare di nascosto quando le guardie non faranno alcuna opposizione..? L'ha detto lui stesso che...”

Non mi fido di quello che dice quell'uomo. Avrò accettato la missione, ma non sono stupida al punto tale da prendere per oro colato ogni sua parola, Rosalie..

Svelta, preparati e recati in Rue de l'Universitè. In base agli accordi ti staranno già aspettando..”


L'espressione coraggiosa che Rosalie le aveva rivolto si mostrava ancora vivida di fronte ai suoi occhi stanchi.

Rosalie.. Così piccola e fragile, eppure così risoluta e determinata.. A volte credo di conoscerti, altre volte mi rendo conto di non conoscerti affatto.. Se penso a com'eri quando sei giunta al mio palazzo e a come sei diventata quasi non ci credo.. Sei cresciuta così tanto che quasi mi spaventi.. Non avrei mai, mai voluto portarti con me.. Tremo solo al pensiero di quello che potrebbe capitarti, ma al tempo stesso so che avrei sofferto enormemente sapendoti lontana da me.. Mai come stanotte credo di aver bisogno della tua forza..”

In lontananza un campanile battè le ore.

Mezzanotte meno un quarto, è il momento..”

Oscar raddrizzò le spalle e, dopo essersi sistemata meglio il cappuccio sul capo, silenziosa come un'ombra uscì dal cantuccio nel quale era rimasta nascosta, dirigendosi in fretta verso la propria destinazione.


Palazzo delle Tuileries, camera da letto

Maria Antonietta sedeva davanti al solito specchio, all'apparenza calma e tranquilla più delle altre sere.

Il suo cuore, tuttavia, fremeva di eccitazione al pensiero che di lì a poco Oscar sarebbe arrivata per condurli verso la libertà e la salvezza.

Oh Oscar.. Non sai quanto desidero vederti adesso.. Sono così felice, ma allo stesso tempo così preoccupata. Andrà tutto bene, non è vero..? Oh.. ma certo che andrà tutto bene se ci sei tu accanto a noi.. Oscar, oh Oscar.. Quando arriverai..? Non attendo altri che te, seduta in questa fredda stanza..”

Inconsapevolmente, le esili dita della mano destra corsero verso la manica sinistra dell'abito ormai consunto e ne estrassero una piuma, una singola piuma bianca che ancora riluceva, perfetta nella sua semplicità, alla luce della candela ormai morente.

Maria Antonietta sorrise, avvicinando la piuma al volto e socchiudendo gli occhi, mentre il ricordo del giorno felice in cui aveva preso quel piccolo oggetto, le pervadeva l'anima.


Buon compleanno, maestà!"
"Tanti cari auguri, vostra altezza!"
Quelle esclamazioni avevano riempito i lunghi corridoi della reggia sin dalla mattina presto, riempiendo di gioia il cuore di Maria Antonietta.
Era il 2 novembre ed era il suo compleanno.
Lo aspettava da più di una settimana ormai e giorno dopo giorno aveva vessato suo marito per scoprire in anticipo quali regali avrebbe ricevuto e quali sorprese sarebbero state organizzate
in suo onore. Era riuscita a scoprire quasi tutto ciò che desiderava, visto che il pover'uomo, suo malgrado, aveva dovuto gettare la spugna e raccontarle quello che sapeva del ballo, dei fuochi d'artificio e dei musici che sarebbero giunti direttamente dall'Italia solo per lei, tuttavia..

Tuttavia c'era qualcosa di quel giorno che ancora non conosceva e moriva dalla voglia di scoprire.
Sebbene fosse ormai giunta la sera, infatti, ancora non sapeva quale sarebbe stato il regalo di Oscar.. Il biondo comandante l'aveva ormai abituata al fatto di ricevere un piccolo pensiero da parte sua in occasione del suo compleanno. Non erano regali costosi, né fastosi, ovviamente, ma preziosi e riservati come lei: dei dolcetti fatti in casa dalla nonna di andré, dei ricami creati da madame de jarjayes e una volta un libro di poesie talmente bello da aver catturato persino lei che mai aveva amato la lettura.
"Avete visto il comandante Oscar quest 'oggi?" la sua voce ruppe il silenzio della stanza, facendo trasalire la cameriera che la stava aiutando negli ultimi preparativi per il ballo imminente.
"No, altezza, ma ho sentito dire che è stata molto occupata per la parata che si terrà domani in onore delle vostre maestà.."
"Capisco.. Molto bene, qui abbiamo finito. Puoi andare.."
"Sì maestà.." Mormorò la giovane, congedandosi con un inchino
Maria Antonietta sospiro' e lentamente si alzò in piedi, dirigendosi con calma attraverso il corridoio che portava al salone degli specchi, un solo pensiero a riempirle la mente "Oscar non ha trovato nemmeno il tempo di farmi gli auguri..

Non era mai capitato prima.."
Incredibile come quella semplice constatazione le avesse tolto l'entusiasmo che solitamente l'accompagnava prima di ogni ballo.
"Sua altezza reale, la regina Maria Antonietta!"

La voce del ciambellano la fece sobbalzare, mentre la calda luce dei lampadari di cristallo la costringeva a socchiudere gli occhi
"Altezza reale.."
"Vostra grazia.."
"I nostri migliori auguri.."
Maria Antonietta si premurò di regalare un sorriso ad ognuno di quei visi adoranti prima di lasciarsi andare ad un sospiro: sempre le stesse frasi, sempre le stesse facce, sempre la stessa routine.

"Forse non è stata poi una buona idea farmi raccontare ogni cosa da Luigi.. Per colpa della mia curiosità non avrò alcuna sorpresa stasera.." pensò delusa, avvicinandosi all'enorme buffet di fronte a lei.
Fu un improvviso brusio alle sue spalle però ad attirare la sua attenzione.
Incuriosita, si voltò immediatamente e quello che vide le fece battere il cuore

per l'emozione.

Non molto distante da lei, bellissima ed altera, se ne stava Oscar in alta uniforme:
il tessuto bianco le aderiva perfettamente al corpo esile e longilineo, facendo risaltare le spalle larghe, mentre i capelli biondi parevano fatti di oro puro paragonati all'argento delle medaglie.

Maria Antonietta spalancò le labbra e le mani le tremarono tanto da far oscillare pericolosamente il bicchiere di finissimo cristallo colmo di vino.

Oscar la stava osservando, il solito sorriso tranquillo ad incorniciarle le labbra.

Da quando i suoi occhi erano diventati così magnetici..?

Da quando il suo viso era divenuto così perfetto da sembrare irreale..?

Stava forse sognando o era tutto vero?

I miei omaggi, vostra Maestà. Vi porgo i miei più sinceri e affettuosi auguri di un felice compleanno.” la voce seria ed impostata di Oscar, inginocchiata di fronte a lei, la riportò bruscamente alla realtà.

Maria Antonietta le sorrise, iniziando a sventolare il ventaglio per calmare l'inspiegabile quanto irrefrenabile tremore alle mani

Comandante Oscar, finalmente vi vedo e per giunta in alta uniforme! Temevo vi foste dimenticato di me, non siete venuto a salutarmi stamane come vostra abitudine. Attendevo con ansia i vostri auguri..”

E il mio regalo, presumo..” aggiunse Oscar scherzosamente, facendo ridacchiare l'altra.

Precisamente, comandante. Devo dedurre che la sorpresa che ho provato vedendovi qui per danzare possa essere considerato un regalo sufficiente?”

Non esattamente, vostra Altezza. Vedete, se sono qui stasera è solo ed esclusivamente per una ragione..”

Non mi dite.. Avete già scelto la fortunata dama che vi accompagnerà nelle danze?”

Naturalmente, maestà... Quella dama.. siete voi..”

Per un attimo tutto intorno a lei svanì.

Voleva.. Voleva danzare con lei..? Era questo, dunque, il suo regalo?

Mi concedereste l'onore di danzare con me..?”

Maria Antonietta non rispose, limitandosi ad osservare la mano guantata dell'altra allungarsi verso di lei, le guance rosse come due ciliegie.

Io.. Io ne sarei enormemente felice..”


I ricordi svanirono così come erano giunti.

Era stata una serata magica, talmente indimenticabile da rimanere indelebile nella sua mente. Aveva danzato con Oscar per tutto il tempo, si era stretta a lei come mai era successo, l'aveva guardata negli occhi così a lungo da aver imparato a memoria ogni sfumatura di quel meraviglioso blu e alla fine della festa, senza nemmeno sapere cosa stava facendo, le aveva rubato quella piuma dal cappello, quella stessa medesima piuma che in quel momento stava stringendo al petto come il tesoro più prezioso che possedeva.

Antonietta.. Antonietta!” la voce ovattata di suo marito, proveniente dall'altra stanza, la fece rabbrividire, costringendola a riporre in fretta il piccolo oggetto

Cosa succede, Luigi?”

Antonietta, sbrigati, Oscar è qui, è ora!”


Nota 1: Meux. Come ho già spiegato nel capitolo precedente, non ho rispettato i reali eventi storici legati alla fuga di Varennes. Difatti la città di Meux era effettivamente presente nel tragitto originale, ma non so se mai si sono fermati lì xD Senza contare poi che nella mia storia Varennes è la meta finale, mentre nella storia la loro destinazione era Montmeady e l'episodio è noto come fuga di Varennes semplicemente perché i sovrani furono catturati a Varennes!

Per ulteriori delucidazioni, vi invito a leggere la nota 2 del capitolo 5!

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