Frammenti di luna

di LonelyWriter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Medicina ***
Capitolo 2: *** L'incidente ***
Capitolo 3: *** Impossibile ***
Capitolo 4: *** Trasformazione ***



Capitolo 1
*** Medicina ***


Una sveglia elettronica segnava le 6:15. Un trillo monótono si disperse nell’aria per alcuni secondi, prima di essere messo a tacere da una mano assonnata. Henry Bouldmire si alzó dal letto, dirigendosi barcollante al bagno. Si mise sotto la doccia e aprí l’acqua. Un getto gelato lo sveglió del tutto. Alcuni secondi dopo incominció a scendere l’acqua calda. Una combinazione perfetta per svegliarsi. Il vapore copriva i vetri e gli specchi della stanza. Henry aveva una vita tutta programmata dai genitori. Senza nemmeno sapere i suoi gusti lo avevano iscritto alla facoltá di medicina, che aveva terminato ai 24 anni con buoni voti. Ora, a un anno di distanza, laureato in medicina, lavorava come infermiere specializzato nell’ospedale centrale della cittá. Stava preparandose a diventare chirurgo e solo allora i suoi sarebbero stati contenti. Peró a Henry piaceva fare l’infermiere, studiare medicina e tutto il resto. Cosi per lui non era tanto male la sua vita attuale. Accese la macchina del caffé e attese, mangiando un cornetto. Respiró l’aria fresca del mattino. Guardó il suo Swatch da 300 dollari, regalo di laurea dei suoi: le 6 e 55. Ora di uscire. Henry era un ragazzo in salute, come infermiere si preoccupava della sua salute e sapeva come farlo. Aveva un buon fisico, non molto curato, ma in forma. Non gli piaceva andare in palestra. Chiuse la porta del appartamento 36 e scese le scale rapidamente. Henry viveva in un piccolo condominio non distante dal centro. Aveva un appartamento piccolo, ma raffinato e ben fatto, e non gli mancava spazio. Si mise il casco e montó sul 225 che possedeva da quasi 4 anni. Per la sua carriera a chirurgo i suoi gli avevano promesso un’auto. Era ben amato dai suoi, madre direttora scolastica e padre avvocato, spendevano i loro risparmi nella carriera del figlio. Posteggió dietro l’ospedale ed entró, passando il suo cartellino nella macchina che segnava le entrate e uscite del personale. Negli spogliatoi Salutó Joe, un grande amico da quando lavorava lí.
-“É gia tornato Mike dalle vacanze?”-
-“No mancano due giorni, il maledetto ha chiamato oggi per vantarsi delle sue ferie di maggio.”-
-“Haha sempre il solito, ci vediamo Joe.”-
Uscí diretto al suo studio di attesa. La segretaria, una donna noiosa e insofferente lo avvisó:
-“Ci sono giá quattro persone.”- disse con voce monotona.
-“Sí Emma va bene, sto andando.”- le rispose roteando gli occhi.
Per primo passó un uomo un poco sovrappeso, un poco calvo e tutto rosso vivo, con un bambino di otto anni a lato.
-“Buongiorno qual’e`il problema?”-
L’uomo salutó e si tolse la camicia inominciando a spiegare.
-“Sono appena tornato dalla mia vacanza al mare, ho viaggiato sulla mia barca con mio figlio.”-
-“Vedo. E senza camicia o crema solare, perché...il tumore alla pelle va di moda vero?”-
-“Non é la scottatura che mi preoccupa”- continua l’uomo terminando di svestirsi –“sono questi.”-
Cosi dicendo indica alcuni pallini di pelle di varia dimensione ancora bianchi sulla pancia.
-“Oh! Si capisco!”- dice Henry abbassandosi verso il bambino.
-“Tuo padre va in barca. Si porta dietro delle bottiglie di vetro dal collo largo e marroni?”-
-“Si”- dice timido il bambino.
-“E poi si addormenta al sole?”-
Il ragazzino annuisce.
-“Allora... mi devi dare il.. dollaro e trentasei che tieni in tasca.”-
Il bambino stupefatto tira fuori dalla tasca il corrispondente valore. Henry mise le monete sulla pancia dell’uomo, facendo corrispondere i pallini come dimensione alle monetine.
-“Faccia piu attenzione a non scottarsi la prossima volta.”-
Salutó mentre il padre si allontanava borbottando con il piccolo.
Una voce femminile lo chiamó dell’altra stanza. Era Lucy la infermiera che lavorava con lui. Era una bella ragazza, bruna, con occhi color verde sbiadito. Il giorno prima l’aveva finalmente invitata a uscire.
-“Ho pensato al tuo invito.”-

AAh una nuova storia che sto creando! Sperimao mi riesca bene, questo é il cappy introduttivo!

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Capitolo 2
*** L'incidente ***


Sorrise, vedendo il volto di Lucy, che sorridente stava di fronte a lui.
-“Ho pensato al tuo invito. Stasera non ho impegni. Ci vediamo all’Arco iris alle nove d’accordo?”-
-“Si! Fantastico! Cioé, bene allora. Ci vediamo lá..”-
Lucy sorrise e tornó al suo lavoro. Rientrando al suo studio Henry si lasció sfuggire un gesto di vittoria, felice per il suo successo.
La giornata passava lenta, e Henry non vedeva l’ora di tornare a casa e prepararsi a uscire con Lucy. Le piaceva davvero quella ragazza. Dopo infermiera pensava di convertirsi in ginecologa, stava ancora terminando gli studi.
Henry arrivó a casa rompendo qualche limite di velocitá, impaziente di arrivare all’appuntamento. Tiró fuori le chiavi per aprire la porta, ma si accorse che giá era aperta. Entró silenziosamente per vedere chi era entrato. In cucina trovó sua sorella preparandosi un toast.
-“Anna! Non dovresti entrare in casa mia senza dirmelo, mi fai prendere un colpo!”-
-“Scusa fratellino, ma non vengo quasi mai a salutarti e ho pensato di fare un salto. Per caso non ti da piacere vedermi?”- disse facendo una smorfia triste.
 
Anna era la sorella maggiore di Henry, al contrario di lui aveva avuto le scelte di vita completamente libere, perché suo padre voleva un maschio ed era uscita prima una femmina. Aveva 31 anni, sei piú di lui, e aveva fatto carrirera nell’ambito poliziesco, arrivando a essere investigatrice privata, e sperava di ricevere una promozione in qualche anno. Lavorava sodo ed era amata da tutti, e con la sua strana combinazione di capelli neri e occhi azzurri, Henry si chiedeva come non aveva giá un fidanzato. Al collegio aveva sempre avuto qualche pretendente, ma ora era troppo occupata col lavoro e non dava importanza a queste cose.
 
-“No, no sicuro mi rende felice che mi passi a trovare a volte. Solo che oggi tengo un appuntamento alle nove con una bella signorina e sono gia le otto meno un quarto, mi devo fare la doccia e prepararmi per bene. Cosí che per favore...”-
-“Uao finalmente esci con Lucy! Pensavo te ne fossi dimenticato! Bhe visto che arrivo in un momento cosí inopportuno me ne vado, peró torneró domani, mi son presa una paio di giorni liberi, ero un po’ stressata.”-
-“Dovresti smettere di spiare la mia vita privata! Comunque si per favore, ci vediamo domani Anna, mi raccomando non lavorare troppo.”-
Si congedó dandole un bacio sulla guancia e si diresse alla doccia.
 
Era una serata speciale e gli dispiaceva un po’ mandare via sua sorella, ma in fondo domani aveva il giorno libero lei e lui avrebbe avuto la serata libera. Si asciugó per bene e si mise un paio di jeans un po’ poco stirati e una camicia nera con bordini interni viola scuro, la sua preferita. Gli piaceva il nero. Si mise una maglia nera con bordi dorati e astratti grigi sul petto, un paio di scarpe bianche e rosse dal collo alto e una dose moderata di un profumo leggero e piacevole, che sapeva a vestiti puliti. Uscí fischiettando di casa e inforcó la moto.
 
Conduceva tranquillo sulla principale diretto in centro, al ristorante di lusso Arco iris, quando la macchina davanti a lui sembró ricevere un colpo laterale da qualcosa di invisibile, come se un’altra macchina l’avesse tamponata. Sgommó bruscamente e si mise orizzontalmente. Henry ricevette un scarica di adrenalina. La macchina girata andava dritto contro a lui. Sterzó lateralmente piegandosi al messimo, ma la coda della moto colpí il paraurti della macchina, facendolo volare ad alcuni metri di distanza. Rotoló per alcuni metri e sentí un dolore acuto alla gamba e un bruciore sul braccio destro. La macchina si capovolse in un fosso e la moto continuó per diversi metri rotolando e andando in pezzi. Era a pochi metri dalla macchina e solo i suoi pronti riflessi gli avevano permesso di non spappolarsi sulla sua fiancata. L’auto non era molto danneggiata, dal lato dove vedeva lui, ma i vetri erano colorati di un rosso intenso e liquido. Preoccupato e dolorante di avvicinó strsciando all’auto. Lui stava bene, solo qualche brutto graffio sul braccio, raschiato sull’asfalto e una gamba che sembrava solo slogata. Peró quello che vide l’interno dell’auto lo fece stare male davvero.

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Capitolo 3
*** Impossibile ***


Vomitó un poco. Piú per la sorpresa che per quello che vide. In fondo voleva fare il chirurgo. Rimase alcuni minuti immobile, pietrificato. Ancora non era passata nessun’altra auto. La strada era poco utilizzata, nonostante fosse la principale, la cittá dopotutto era piccola e soprattutto di notte non ci passava nessuno. Si rialzó. Doveva mettersi a posto la gamba. Saltellando sulla gamba sinistra prese la rincorsa e si scontró contro l’auto mezzo rovesciato. Con un dolore allucinante la gamba rientró al suo corretto luogo. Henry sbuffó dolorante e strinse i denti forte. Pochi secondi e il dolore cominció a passare. Tutto bene, si tastó, la gamba ora stava bene e a parte qualche bruciatura, aveva un costola leggermente fratturata, ma non faceva molto male. Tornó a fissare la sua attenzione sul sicuramente cadavere dentro all’auto. A parte la quantitá di sangue incredibile, il corpo dell’uomo era mutilato quasi per completo. Sembrava come se tasportasse un carico di coltelli e spade e l’incidente avesse spedito il carico su di lui. Ma l’auto solo aveva un finestrino rotto e il parabrezza solo era tutto crepato e mezzo staccato, ma il collante aveva fatto il suo dovere, mantenendolo unito. Allora come aveva fatto il tipo dentro a ridursi cosi? All’improvviso l’auto si mosse e si capovolse dal suo lato. Henry appena fece in tempo a spostarsi per non essere schiacciato.
-“Diamine!”- Esclama. Probabilmente era in equilibrio precario e i suoi movimenti l’avevano fatta cadere.
Fece il giro dell’auto e vide la fiancata dove l’auto sembrava essere stata colpita. Presentava un buco della dimensione di un frigorifero, che aveva arrancato per completo la portiera anteriore. Sembrava fosse stata colpita da uno sparo di un cannone. Peró lui non aveva visto niente del genere e dentro l’auto non c’era null’altro che un tipo che sembrava essere stato sbranato da un orso. Era completamente a brandelli, gli mancava un braccio e la testa rimaneva appesa per poco. Gli interni dell’auto erano tutti a brandelli, strappati e divelti. Ma gli avevano sparato una carica di lame? L’ambiente puzzava incredibilmente. Improvvisamente l’odore si fece differente. Adesso predominava uno strano odore a cane bagnato. Sentí un rumore dietro di lui. Una specie di rombo di motore, ma profondo e stranamente vicino. Forse una moto, un Ducati bello grosso. Si giró per vedere arrivare il soccorritore, ma vide tutto il contrario.
 
Vide solo una macchia nera di pelo, che gli copriva il campo visivo. Alzó la testa, per vedere che alla sommitá della massa pelosa stava una testa di lupo con occhi gialli brillanti che lo fissó per un momento, prima di attaccarlo. Tentó di girarsi mentre pensava a mille cose, e il suo corpo stremato gli diede un’altra dose di adrenalina. Vide la vita passargli davanti e in un frazione di secondo si chiese: Da quando i lupi sono grandi come orsi e stanno su sue zampe? Usciró vivo di qui? Andró in cielo o sottoterra?
Poi vide rosso. Il lupo lo colpí alla schiena lacerandogli la pelle e i muscoli dalle spalle al coccige. Cadde a terra senza nemmeno sentire il dolore, troppo grande per essere trasmesso tutto in una volta. Il cervello liberó tutta l’endorfina che aveva, tappandogli i nervi, tanto che gli si offuscó la vista. Stava aspettando il colpo finale quando una sirena di polizia suonó nell’aria e il lupo scomparve nei campi di grano laterali. La pattuglia si era fermata dove era la moto, una decina di metri da lui, per vedere le il conducente era lí. Henry sentiva poco del suo corpo, ma il dolore era passato del tutto. Anzi si sentiva bene. Si guardó le spalle. Aveva un morso terribile sulla spalla e vedeva l’inizio della lacerazione sulla schiena. Si alzó in piedi e si nascose nel campo di grano. Vedeva tutto colorato di rosso, forse era sangue sugli occhi. Non sapeva quel che faceva ma sentiva l’istinto do nascondersi. Correndo nel campo di grano, come se non fosse ferito, sentí le sirene in lontananza dei soccorsi. A un cero punto tornó il dolore, ma era interno. Cadde e incominció a raggomitolarsi e a convulsare.

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Capitolo 4
*** Trasformazione ***


Convulsava violentemente e sentiva che il suo corpo stava per esplodere e gli bruciava tutto, principalmente la spalla. Da lí usciva un secrezione bianca e schiumosa, simile a bava. Le sue ossa scricchiolavano e parevano rompersi tutte in un colpo. Sentiva crescere qualcosa dentro di lui. Le ossa si spaccavano e si riunivano e crescevano, modificando la sua struttura ossea. I muscoli presero a crescere di colpo e un pelo nero incominció ad allungarsi da tutti i suoi pori. Non capiva niente, non si rendeva conto di quello che passava. Henry era semi-cosciente e solo sentiva dolore, ed era tanto che lo rendeva cieco. Dopo alcuni minuti di dolore indescrivibile tutto cessó di colpo. Rimase disteso a terra alcuni minuti, respirando profondamente, provato per la esperienza appena passata.
 Aveva i nervi a pezzi. Aveva appena passato il momento peggiore della sua vita. Ora si sentiva strano, ma non gli faceva male nulla. Henry si alzó dal suolo, e guardando a terra si accorse di stare piú in alto del solito. I suoi pantaloni erano tutti strappati, e le sue gambe erano grosse e pelose. Le sue mani presentavano artigli grossi e avorei. Rimase a fissarsi per un po’ poi incredulo provó a muoversi. I suoi piedi, o meglio, ora erano zampe, avevano una buona presa sul terreno e si muoveva velocemente anche solo camminando. Era stabile e sentiva il rumore dei suoi passi perfettamente. Con un suono pulito e preciso. In lontananza udiva leggermente le voci degli uomini di soccorso, giunti sul luogo dell’incidente, eppure era giá almeno a duecento metri di distanza. Poi si accorse che c’era luce, forse era giá giorno. No, non c’era il sole, peró vedeva molto bene e chiaro, quasi fosse giorno. Tutti i suoi sensi erano come aumentati. Doveva trovare qualcosa per vedere la sua immagine.
 Cominció a correre, ma si fermó quasi subito, sorpreso dalla velocitá. Con uno scatto degno di un proiettile aveva raggiunto la velocitá di un auto in pochi secondi. Riprese a correre, veloce, velocissimo, gli piaceva. Poteva anche saltare. Saltó alto, tanto che pensó fratturarsi qualcosa atterrando, ma le possenti gambe attutirono l’urto con facilitá.
 Trovó una baracca abbandonata, al limitare del campo di grano. Era in rovina e c’erano alcuni vetri rotti a terra. Cercó di vedere il suo riflesso in quelli. Era orribile. Vide un volto di un lupo, molto grande e con zanne e denti lucenti. Vide nel riflesso il gemello del lupo che lo attaccó. Era un lupo mannaro? Ma queste cose solo esistevano nelle fiabe. Era totalmente fuori dalla logica, dalla scienza, da qualsiasi cosa. Eppure si guardava nel riflesso e poteva notare i potenti muscoli sotto la folta pelliccia dura e ruvida. Si sedette. Non poteva crederlo. Era diventato una creatura mitologica, uno scherzo della natura. Un mostro. Tutta la sua vita era andata perduta, Lucy, la sua famiglia, il suo lavoro e le sue speranze. Aveva passato una vita volta al successo scolastico e lavorativo, volta a un lavoro ben pagato e non pesante. Aveva votato la sua vita a essere sano, in forma e a concentrarsi sul suo successo. E cosa aveva ottenuto? Diventare un mostro. Tutto era perduto.
O forse no. I lupi mannari tornano umani no? Di giorno e si trasformano solo con la luna piena. Peró non c’era luna piena quella notte. Ma in che pensava? In storielle per bambini? Nei film di Steven Spilberg? Era nella vita reale. Sperava che tutto passasse. Magari era uno stupido incubo e realmente si trovava svenuto in mezzo alla strada o in una barella diretto all’ospedale, circondato da paramedici che facevano del loro meglio per aiutarlo.
Si mise nella baracca sperando che fosse tutto un sogno e si addormentó.

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