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di white_shadows
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pregnancy ***
Capitolo 2: *** Anniversary ***
Capitolo 3: *** Parenting ***



Capitolo 1
*** Pregnancy ***


Ran Mouri si sfiorò il ventre con apprensione

Ran Mouri si sfiorò il ventre con apprensione. Le dolorose fitte che la attanagliavano, le avevano imposto di fermarsi.

Si era agitata tutto il giorno in ufficio, e ora, stesa sul divano del salotto, rimpiangeva di aver corso tra un fax e l’altro nel vano tentativo di far arrivare tutti i vari documenti in orario.

Era passata una settimana dal test che aveva fatto a casa di Kazuha. Shinichi, ovviamente, non sapeva nulla.

L’improvvisa voglia di cioccolatini la costrinse a distendere le sopracciglia finora aggrottate per scrutare attentamente la cartellina che teneva avanti a sé. Si alzò lentamente e si avviò verso un mobile dove riponeva tutte le fantasie gastronomiche regalatele dai clienti per cui lavorava. Si ritrovò a spizzicare i cioccolatini di un’assurda scatola a forma di cuore di un ventenne particolarmente farfallone che si era ritrovata a difendere in tribunale per una patente tolta a causa di guida per alcolismo. Sorrise: Shinichi era stato una giornata irritato per quell’assurdo regalo.

Doveva dirglielo. Doveva.

Eppure, l’averci litigato furiosamente, quella mattina, non l’aiutò granché a cercare una soluzione a quello che, oggettivamente, per ogni donna è un problema.

D’altronde, quello scemo di suo marito non dormiva a casa da due notti ormai e il motivo era sempre ed esclusivamente un caso.

Dopo averle giurato sincerità e disponibilità, si ritrovava nella stessa situazione di sei anni prima: ci mancava solo che tornasse a casa alto poco più di un metro.

Mentre assaporava lentamente un cioccolatino al rhum, sentì la serratura della porta scattare e si affrettò a posare la scatola scarlatta sul tavolino davanti alla TV.

Controllò velocemente i vestiti: a parte gli shorts decisamente troppo corti e la maglietta troppo scollata, non aveva macchie di cioccolata. Un passo avanti.

- Sono a casa!-

La voce suadente di un ventitreenne riecheggiò tra le mura dell’appartamento:- Ran?-

Un viso stanco, affaticato, eppure così terribilmente affascinante si affacciò al salotto.

In giacca e cravatta, Shinichi si era appoggiato al muro con le braccia conserte e un’aria sensuale.

- Ancora arrabbiata?- chiese, tra il dolce e il divertito.

Ran girò di scatto il viso e portò il naso all’insù: era davvero stanca di fargliele passare tutte, e poi la gravidanza la rendeva capricciosa.

- Andiamo! Sai che non avevo scelta…- aggiunse con poca convinzione, ripensando a Megure che gli aveva suggerito di tornarsene a casa, la sera prima.

- Figurati! Dove vai tu, muoiono dozzine di persone…- esclamò irata Ran, continuando a evitare il suo sguardo.

Shinichi le si sedette accanto:- Perché mi hai chiamato?- chiese serio: se c’era una cosa che Ran non faceva era contattarlo per scemenze:- Cosa mi devi dire?-

- Lascia stare, non sono in vena.- lo liquidò offesa.

Shinichi alzò un sopracciglio e la guardò malizioso. La fissò per circa cinque secondi, sorridendo, poi le si mise dietro con un movimento velocissimo e le iniziò a baciare il collo.

- Beh…- continuò, carezzandole contemporaneamente i fianchi:-…sicura?-

Ran lo lasciò fare: in fondo erano due giorni che non lo vedeva.

Shinichi la fece lentamente scendere lunga distesa, cominciando a baciarle il viso:- Mi sei mancata, sai?-

- Ah, si?-. Il sarcasmo si tagliava a fette.

- Da morire…- le sussurrò in un orecchio. E Ran ci ricascò per l’ennesima volta.

 

Si svegliò al leggero movimento del corpo accanto a lei. Era nella sua camera e anche Shinichi doveva essersi appena svegliato.

Lo guardò assonnata, scrutando i suoi pettorali nudi: bello, non c’è che dire.

Shinichi la ispezionava sorridendo, giocando con una lunga ciocca dei suoi capelli corvini.

- Ora hai voglia di parlarne?-

Il volto di Ran si fece di nuovo serio, si mise a sedere sul letto, mantenendo con una mano le lenzuola al petto.

- Aspetto un bambino.- sputò pragmatica.

Basta scappare.

Shinichi sgranò gli occhi e Ran, come se le stessero per dare un pugno, li strizzò: ecco, pensò, non lo voleva.

- MA È GRANDIOSO!- urlò Shinichi, balzando a sedere, sorridendo felice:- Un bambino! Un bambino mio e tuo!-

Stavolta fu il turno di Ran di sgranare gli occhi:- Ti fa… ti fa piacere?- balbettò, titubante e incredula.

- Un bambino!- ripeté:- Tutto nostro! Ma ti rendi conto?- poi si rabbuiò di botto:- Perché è mio, vero?-

Ran non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. Poi lo baciò, sbilanciandolo e facendolo ricadere sul letto, lei sopra di lui.

- No, è del dottore Araide!- rise, continuando a baciarlo. 

 

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Capitolo 2
*** Anniversary ***


Questo capitolo è per i fan della coppia Heiji/Kazuha, che, devo dire, ha sempre affascinato molto anche me

Questo capitolo è per i fan della coppia Heiji/Kazuha, che, devo dire, ha sempre affascinato molto anche me.

Spero di essere stata abbastanza tempestiva nell’aggiornamento, d’altra parte anch’io non vedevo l’ora!

 

 

 

Kazuha Toyama spalancò la dispensa e la fissò intensamente: biscotti.

Afferrò velocemente una scatola blu e fece sbattere le due ante bianche della credenza.

Poi si avviò lentamente verso il divano e, agguantati tre frollini al cacao, ci si stese a pancia in giù. Masticò rabbiosamente per circa cinque minuti, dopodiché accese il televisore.

Perché, si chiedeva irata, doveva sempre finire in quello stato ogni volta che litigava con quello stupido?

Kazuha poggiò stancamente la scatola di biscotti, si mise supina e poi appoggiò il dorso della mano sulla fronte.

Perché si era scordato del loro anniversario, quel grandissimo idiota di un detective?

Due anni. Erano sposati da due anni e lui già si scordava l’anniversario di matrimonio.

Andiamo bene… pensò stanca.

E pensare che aveva persino comprato quel completino intimo merlettato che le aveva consigliato Ran! E da una settimana, per giunta!

Inoltre, essendo una persona molto emotiva, dopo aver litigato per mezz’ora al telefono, aveva passato l’intera giornata all’ospedale totalmente svagata, scambiando le cartelle dei pazienti o scordandosi i sintomi che le avevano appena descritto.

No, doveva decisamente cambiare registro.

Guardò l’orologio e si alzò di scatto. Le sei e mezzo.

Stava arrivando.

Kazuha ripulì il divano dalle briciole e si avviò in camera da letto.

Dopo essersi sfilata la maglietta per farsi un bagno (non aveva granché voglia di farsi trovare ad aspettarlo), fissò per qualche secondo il reggiseno nero tutto ricamato che indossava e sospirò.

Si fece un bagno veloce ma alquanto rilassante, di quelli che riposano ma non addormentano, e poi si avvolse nell’asciugamano. Mentre si pettinava accuratamente i capelli, aprì la porta e subito ebbe l’improvvisa voglia di tornare in bagno e chiudercisi dentro a chiave.

Un Heiji in giacca e cravatta con un ghigno preoccupante stampato in faccia e il reggiseno di Kazuha in mano, si stendeva lì, davanti a lei, in tutto il suo fascino.

Heiji la squadrò da capo a piedi e poi fischiò, mentre Kazuha arrossiva e si stringeva meglio in quell’asciugamano striminzito che le lasciava tutte le gambe scoperte.

- E questo cos’è?- chiese maliziosamente Heiji, mostrandole il reggiseno. Kazuha gli si avvicinò velocemente e cercò di strapparglielo di mano, senza però riuscirci. L’unica cosa in cui riuscì fu farsi scendere ancora di più la parte superiore dell’asciugamano.

Dopo esserselo risistemato addosso, fissò Heiji con odio, assottigliando gli occhi e mordendosi il labbro inferiore, poi si girò e fece per avviarsi di nuovo al bagno, ma una mano le bloccò in una morsa ferrea il polso: Heiji l’aveva fermata.

- Guarda che ti ho già visto nuda…- le mormorò sensualmente in un orecchio.

Kazuha alzò il braccio per dargli un possente schiaffo, ma la mano fu nuovamente fermata con prontezza.

I due si guardarono intensamente, poi Heiji alzò un sopracciglio e la baciò.

Appassionatamente, come se non la vedesse da mesi.

Kazuha si sentì divorare le labbra e provò una sensazione di bruciore per tutto il corpo.

E anche se si diede mentalmente della stupida per aver ceduto, come sempre, così facilmente, non poté non notare come quel bacio profumasse di amore.

Caddero delicatamente sul letto, continuando a baciarsi.

Kazuha si rese conto della loro posizione solo quando avvertì la pressione del suo corpo sul proprio.

- In realtà…- sussurrò improvvisamente Heiji, mentre scendeva a baciarle il collo:- Me lo ricordavo benissimo il nostro anniversario…-.

Kazuha riaprì immediatamente gli occhi che finora aveva tenuti chiusi e lo guardò a metà tra l’interrogativo e il furioso.

- Ma avevo voglia di farti arrabbiare…- le bisbigliò in un orecchio, mentre si slacciava frettolosamente la cravatta:- … sai, per poter fare pace dopo…-

Kazuha gli sorrise e poi catturò di nuovo le sue labbra.

Era felice.

 

Kazuha strizzò gli occhi e poi provò a riaprirli lentamente: il fascio di luce bianca la stava letteralmente accecando.

Fece mente locale di dove si trovava e, quando ne fu abbastanza sicura, sorrise.

Heiji non l’aveva voluta svegliare. Non lo faceva mai in realtà, dopo le loro notti romantiche.

Kazuha sorrise di nuovo e si mise a sedere sul materasso, poi cercò un indumento qualunque, se l’infilò e si alzò dal letto.

Per abitudine portò una mano indietro, a tastare il comodino sul quale avrebbe trovato l’orologio, senza bisogno di girarsi. Ma quando avvertì una sensazione piuttosto insolita sotto le dita, fu costretta a girarsi: una scatoletta bordeaux si ergeva sul legno scuro del suo comò.

Kazuha la prese e, dopo essersela rigirata un paio di volte tra le dita, l’aprì.

Una splendida catenina d’argento con un ciondolo dalla forma astratta luccicava su un cuscinetto di velluto.

In fondo non era poi così stupido il suo Heiji.

 

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Capitolo 3
*** Parenting ***


Ultimo capitolo e in realtà il primo che ho scritto: sulla coppia Aoko/Kaito, su cui si scrive davvero poco

Ultimo capitolo e in realtà il primo che ho scritto: sulla coppia Aoko/Kaito, su cui si scrive davvero poco.

Grazie per le recensioni, e un grazie particolare a Shine_ che è stata talmente premurosa da commentare anche il capitolo Anniversary.

Spero quest’ultima parte piaccia, anche perché è quella che preferisco.

 

white_shadows

 

 

Aoko Nakamori controllò lo stufato per l’ennesima volta, poi assaggiò con un cucchiaino il sugo e infine sorrise soddisfatta.

- Okaasan*! Ho fame!-

Una vocina femminile proveniente dalla sala da pranzo la chiamò impazientemente.

- È pronto, Manami-chan.- rispose dolcemente Aoko, infilandosi le presine e sollevando la pentola.

In sala da pranzo, seduta sulla sedia più piccola, un cucchiaio sollevato a mezz’aria stretto nel pugno destro, la attendeva una bambina dai corti capelli corvini, gli occhi a mandorla e un delizioso naso all’insù.

Adorabile, pensò distrattamente Aoko, guardandole il sorrisone stampato in faccia.

Ed effettivamente la bambina, di appena quattro anni, era decisamente carina.

- Che hai fatto oggi a scuola?- la interrogò Aoko mentre le faceva la porzione:- Ti sei divertita?-

- Akito-kun mi ha regalato questa!- esclamò concitata Manami, mostrandole una gomma colorata di blu, rosso e verde:- Ma non dirlo a otousan**, perché si arrabbia…- aggiunse tristemente, infilandosi impacciata in bocca una cucchiaiata di stufato.

È geloso di Akki il papà, eh? Ridacchiò tra sé e sé Aoko. 

Il rumore della porta che si apriva, fece raddrizzare immediatamente le due donne di casa.

- Otousan!- gridò entusiasta la bimba, facendo cadere rumorosamente il cucchiaio nel piatto e scendendo immediatamente dalla sedia per poi scomparire nell’ingresso:- Otousan!-

Pochi secondi dopo un uomo alto, dai capelli nerissimi e parecchio scompigliati fece il suo ingresso nella sala da pranzo, portando in braccio una Manami al settimo cielo: indossava un elegante smoking bianco da spettacolo e pareva parecchio stanco, nonostante stesse giocherellando animatamente con la bambina. Era sui venticinque anni e aveva un’aria sbarazzina e particolarmente attraente.

- Dovevi venire al colloquio con il maestro di Manami, Kaito.- ricordò seccata Aoko, appena ebbe lasciato la bambina, mettendosi a braccia conserte e guardandolo con aria di sfida.

- Ho fatto tardi con le prove generali dello spettacolo e…-

Ma Aoko lo zittì girando la testa dall’altra parte, con faccia offesa.               

Manami finì velocemente lo stufato e poi iniziò la sua mostra serale di tutti i disegni fatti quel giorno a scuola.

Aoko e Kaito terminarono la cena durante l’esposizione di una ventina di origami e poi si trasferirono nel salotto, con una saltellante Manami che stringeva le mani di entrambi i genitori, dondolandone le braccia.

- È ora di andare a nanna…- mormorò Aoko in un momento di pausa della bimba:- È tardi, Manami-chan.- aggiunse, issandosela in braccio.

Tornò dopo circa un quarto d’ora in salotto, dove Kaito aveva acceso la televisione.

Aoko si rimise a braccia conserte e, dopo aver avuto la sua attenzione (immediata, s’intende), inarcò un sopracciglio.

- Oh, andiamo! Manami è alla materna! Il massimo che ti può aver detto è che abbia sbagliato il pisolino!- riuscì a biascicare in propria difesa Kaito.

Pausa.

Aoko scivolò verso il divano e si sedette accanto a lui, in silenzio.

- Peccato, è stato interessante, sai…- mormorò, avvicinandosi sensualmente:- Il maestro di Manami-chan ha la nostra età e andava alla privata vicino il nostro liceo…- continuò:- Ed èestremamente carino…- sussurrò infine nel suo orecchio.

Kaito spense immediatamente il televisore:- Carino?- ripeté, incatenando lo sguardo a quello della moglie.

Aoko annuì e, nel momento esatto in cui lo fece, si ritrovò stesa sul divano, la testa sul bracciolo e il corpo di Kaito premuto contro il suo.

- E, dimmi…- le sussurrò nell’orecchio:- Eri vestita così quando sei andata al… “colloquio”?- le domandò, cominciando a baciarle il collo.

Aoko annuì di nuovo, arrogantemente, poi chiuse gli occhi e rilassò i muscoli:- Allora devo dedurre che ci abbia provato spudoratamente, il maestro…- aggiunse Kaito, dopo averle baciato con fervore la bocca, accennando alla gonna:- È decisamente troppo corta.- commentò piano, passando lentamente una mano sotto la stoffa e cominciando ad accarezzarle la coscia.

- Geloso?- riuscì a ribattere Aoko, inebriata dalla pressione dei loro corpi.

- Da morire…- rispose Kaito, baciandola di nuovo. Poi scese con le labbra al colletto della camicetta e sbottonò i primi bottoni.

- Okaasan… Otousan…-

Il mormorio indistinguibile della bimba dal caschetto nero, proveniente dalla cameretta da letto, destò immediatamente l’atmosfera ormai calda del salotto.

Kaito fermò all’istante le mani e si tirò indietro, Aoko si riabbottonò velocemente la camicetta e poi scattò insù.

- Okaasan… Otousan…- ripeté la stessa flebile voce di prima.

I due si catapultarono nella cameretta.

- Manami-chan, che c’è?- chiese dolcemente Kaito, vedendo gli occhi lucidi della bimba.

- Non riesco a dormire…- mormorò quella:- Ho paura…-

- E di che?-

- Del mostro!- esclamò Manami, saltando su a sedere:- Yuki-chan mi ha raccontato una storia di paura.- confessò.

Kaito si sedette sul bordo del letto dalle lenzuola colorate e scompigliò affettuosamente la frangetta della bimba:- Non esistono. I mostri sono solo le tue paure e io…- Kaito avvicinò le mani che teneva giunte, al viso della bambina:- Avrei una cosa per te…- continuò:- Un compagno per il buio che ti spaventa tanto…-. Batté le mani e fece apparire un orsacchiotto di pezza.

- Wow, Otousan!- gridò entusiasta Manami, afferrando avida il giocattolo:- Grazie!- esclamò, baciando il padre sulla guancia.

Kaito sorrise e rimase a fissare incantato la bimba che decideva che nome dare all’orso di pezza, poi si alzò e le scompigliò di nuovo i capelli:- Ora dormi.- ordinò dolcemente.

Aoko si avvicinò per rimboccarle le coperte e le scoccò un bacio sulla fronte:- Dormi Manami-chan…-.

I due lasciarono la stanza solo quando la bambina si fu addormentata.

Poi Aoko fissò sorridente Kaito:- Che padre premuroso!- esclamò intenerita, a bassa voce.

Kaito arrossì appena.

- Manami-chan ha detto che sei anche geloso dei suoi amici maschi…- aggiunse, ridendo sommessamente:- Non sarà un po’ presto?-

- Smettila!- ordinò Kaito, sempre più imbarazzato.

Si avviarono in camera continuando a battibeccare, con particolari frecciate dalla parte femminile.

- Beh, dormiamo.- affermò Aoko sulla soglia della porta, stiracchiando le braccia dietro la schiena.

Kaito la bloccò da dietro e le passò una mano sotto la camicetta, slacciandole il reggiseno.

- Non ho intenzione di lasciare a metà un lavoro cominciato…- le sussurrò, mostrandole il reggiseno che le aveva appena sfilato.

- “Lavoro”?- mormorò Aoko a occhi chiusi, lasciandosi baciare di nuovo il collo.

- L’ho sempre detto che sei una tipa impegnativa…- commentò lui, prima di portarla sul letto e spegnere la luce.  

Lui la spogliò con affanno, lei gli sbottonò la camicia.

- Ti amo…- mormorò Aoko, mentre Kaito le baciava i seni.

Con un movimento sensuale, le accarezzò la coscia e le afferrò il merletto delle mutandine. Poi sfilò irruentemente gli slip e come un assetato nel deserto che trova una sorgente, le afferrò con i denti il capezzolo destro, facendola sussultare e inarcare, in un gemito di piacere.

Entrò in lei. Gli ansimi e le spinte ben assestate cadenzarono l’atmosfera calda della stanza. Kaito soffocò un grido di Aoko, baciandola con foga.

 

 

- Sveglia!-

Un allegro bisbiglio la destò dolcemente: un Kaito in boxer cercava distrattamente la camicia, mentre si passava una mano tra i capelli.

- Che ore sono?- chiese Aoko, con la voce impastata.

- Le sei e mezza: tra mezz’ora Manami si sveglia.-

L’informazione la mise immediatamente sull’attenti: non poteva certo farsi trovare nuda dalla bambina. Subito si infilò una maglietta abbastanza larga e dei pantaloncini a mo’ di pigiama, tanto per poter preparare la colazione.

- Caffè?- chiese, sulla soglia della porta.

- Ok…-

Guardarla armeggiare tra i fornelli, in quella tenuta da casa arrangiata e la spalla destra nuda, lo rese irrequieto, come se non ci avesse appena passato una notte. D'altronde, era ancora nell’età in cui il sesso si trovava ossessivamente tra i suoi pensieri.

Kaito la abbracciò da dietro, impossibilitandola al movimento, e le baciò il collo, esattamente sotto l’attaccatura dei capelli.

- Sai che sei bellissima quando dormi?-

Aoko si liberò della presa e si girò, intrecciando le braccia dietro al collo di Kaito:- E tu uno schifoso…- mormorò baciandolo:- Io ero arrabbiata con te, ricordi? Riesce sempre a rigirartela, in un modo o nell’altro…- continuò, mordendogli il labbro inferiore.

- Okaasan… Otousan…-

Manami-chan apparve sulla soglia della porta della cucina, strofinandosi gli occhi col pugnetto sinistro e tenendo teneramente per mano con la destra, l’orsacchiotto.

Aoko e Kaito si allontanarono con un balzo quasi comico, arrossendo.

Aoko si schiarì la voce, e si appiattì la maglietta:- Buongiorno, Manami-chan.-

- ‘giorno…- salutò anche Kaito, fingendo di controllare il caffè e grattandosi la nuca.

- Bo-o-ngiorno…- sbadigliò la bimba.

- Dormito bene?-

- Mmh…- Manami sembrò ponderare la risposta:- Spostavano i mobili, i vicini?- chiese candidamente.

 

 

*Okaasan = mamma, in giapponese

** Otousan = papà, sempre in giapponese

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