Love is on its way.

di itsfedej
(/viewuser.php?uid=151987)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New life. ***
Capitolo 2: *** I am what I am. ***
Capitolo 3: *** What's this feeling? ***
Capitolo 4: *** Stay. ***
Capitolo 5: *** You are beautiful. ***
Capitolo 6: *** What the fuck? ***
Capitolo 7: *** Wrong. ***
Capitolo 8: *** I care about you. ***
Capitolo 9: *** Surprise! ***
Capitolo 10: *** Introducing me. ***
Capitolo 11: *** Go away! ***
Capitolo 12: *** I'm worried. ***
Capitolo 13: *** Together ***
Capitolo 14: *** Liar. ***
Capitolo 15: *** First time. ***
Capitolo 16: *** Prince Charming. ***
Capitolo 17: *** Fix a heart. ***
Capitolo 18: *** Revenge. ***
Capitolo 19: *** Tell me why. ***
Capitolo 20: *** I love you. ***



Capitolo 1
*** New life. ***


Buonasera!
Premetto che ho appena iniziato questa fanfiction ma ho ispirazione quindi ho deciso di pubblicarla!
Se non vi piacerà la cancellerò, spero il contrario però :D
Buona lettura xx




Odiavo gli aeroporti. Erano sempre pieni di gente felice che viaggiava per il mondo, solo o con il proprio partner, oppure c’erano lavoratori con la loro valigetta pronti per partire sperando di trovare un ambiente di lavoro migliore.
Io invece ero triste e frustrata dal momento che papà mi aveva trascinato fin qui e mi aveva obbligato a preparare una stupida valigia e a salutare tutti i miei amici. Cosa gli era passato per la mente?

«Tesoro, lo faccio anche per il tuo bene» era stata l’unica cosa che mi aveva detto prima di entrare nella sua camera e uscirne un paio di ore dopo con una valigia che per poco non scoppiava da quanta roba ci aveva messo dentro.

Mi fece segno di raggiungerlo al check-in e con un muso che mi arrivava ai piedi presi la mia roba e appena mi avvicinai scoprii finalmente dove eravamo diretti: Los Angeles.

«Dico, sei impazzito? Io non ci vengo!» urlai buttando la valigia per terra e facendo girare diverse persone ficcanaso.

«Te l’ho già detto Terri, non discutiamo qui, non mi sembra il caso!» mi rispose facendo un sorrisetto e guardò le persone per farle tranquillizzare.

«Non mi interessa! Tu non mi hai proprio detto niente, lo sai? Perché dovrei venire a Los Angeles con te? Ho dovuto lasciare tutti i miei amici sperando che fosse stata solo una vacanza. Lo è vero?» chiesi sperando in una risposta esauriente.

«Hai combinato non pochi casini qui e poi ho ricevuto una proposta di trasferimento. Problemi più trasferimento è uguale a: ti porto con me!»

«E non me lo potevi dire prima?» inarcai le sopracciglia «Scusa un attimo… Quindi mi vuoi dire che non sarà solo una vacanza?»

«Sorpresa! Ci trasferiamo, ho già trovato una villetta carinissima vicino alla costa.» disse entusiasta.

Lo volevo ammazzare! Non risposi neanche a causa del nervoso che mi stava salendo e le lacrime che stavano per scendere. Non era una tipa di quelle che piangeva sempre ma questa era una situazione diversa.
Presi il mio iPhone dalla borsa e mi misi ad ascoltare la musica, papà fece il check- in e ci sedemmo in attesa del nostro volo.
Los Angeles? Cosa aveva di diverso da Miami? C’era il mare, c’erano i ragazzi che andavano in giro senza maglietta e puttanelle che correvano dietro loro. Non cambiava assolutamente niente!

Per tutto il viaggio non rivolsi la parola a papà che ogni tanto mi guardava con la coda dell’occhio. Infondo a lui cosa importava di me? Bastava che avesse il lavoro e tutto il resto non contava.

«Tesoro io non vorrei sconvolgerti ancora di più la giornata, ma ora arriveremo e saranno le otto del mattino quindi da bravo genitore che sono, ho deciso che ti accompagnerò direttamente a scuola per il tuo primo giorno!» esclamò sorridendo.

«Cosa hai detto? No prego, fai pure eh. Non chiedermi cosa ne penso!» dissi alzando il tono della voce, «Mi hai rovinato la vita. Lo sai questo?» sapevo di averlo ferito ma non potevo tenermi tutto dentro.

Arrivammo e fuori c’era già un taxi che ci aspettava. Caricammo le valigie e un quarto d’ora dopo eravamo già davanti alla mia nuova scuola. Mi auto convincevo che sarebbe andato tutto bene.
Scesi dalla macchina senza neanche salutare e feci un sospiro di sollievo vedendo che dopotutto non era tanto diversa dalla scuola di Miami. C’erano le cheerleader che facevano le oche dietro i giocatori di basket, i secchioni seduti sulle panchine con un libro aperto davanti e le persone normali che chiacchieravano fregandosene di cosa succedeva nel frattempo.

Cercai l’entrata e come inizio non c’era male: andai addosso ad una persona.
«Scusa, colpa mia.» dissi subito, prima che la ragazza dai capelli biondi alzasse la testa per vedere chi le era venuta addosso, «Oh non ti preoccupare, è tutto apposto. Ma… non ti ho mai visto da queste parti, sei nuova?» chiese. «Già, sono appena arrivata a Los Angeles e mio padre ha avuto la brillante idea di farmi andare subito a scuola. Non è dolcissimo?» esclamai cercando di sottolineare il tono sarcastico nella mia voce.

Lei sorrise e raccolse i libri che le erano caduti al momento dello scontro. «Comunque io sono Jessica ma chiamami Jess!» mi diede la mano, «Piacere, io mi chiamo Terri» strinsi la sua mano e le sorrisi.

Nel corridoio passavano tantissime persone, non pensavo che una scuola potesse avere così tanti studenti.

Jessica scrocchiò le dita davanti alla mia faccia per farmi ritornare al presente. «Se hai bisogno di aiuto dimmi pure, sono del quarto anno e posso aiutarti» sorrise di nuovo.

«Per ora vorrei solo andare in segreteria a vedere in che classe sono e se mi danno la lista dei libri in modo che se domani dovessimo scontrarci di nuovo anche io dovrò abbassarmi per raccoglierli» dissi ridendo. Però mi fermai subito dopo che il mio sguardo era caduto su un ragazzo, forse il ragazzo più bello che io abbia mai visto. Si avvicinò a Jessica e le diede un bacio sulla guancia, «Hey, nuovi arrivi?» chiese facendomi l’occhiolino. Jessica mi prese sotto braccio «Joseph, lei è Terri!»

«Piacere» disse avvicinandosi e dando anche a me un bacio sulla guancia.

«Piacere mio, Joseph!» dissi.

«Ehm sì, chiamami Joe però che senò mi fai sentire vecchio!» esclamò e ridemmo tutti e tre.
Lo guardai dalla testa ai piedi, era davvero un bel ragazzo. Occhi marroni, barbetta sul viso, capelli a spazzola e vestiva alla moda.

Dopo averlo salutato, Jessica mi prese e mi trascinò fino alla segreteria.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I am what I am. ***


Buonasera bellezze!
Siccome ho visto che almeno tre persone hanno recensito il capitolo precedente ho deciso di pubblicare anche il secondo capitolo (:
Grazie a tutte xx



Suonò la campanella e tutti corsero fuori dalla classe. Jessica aveva detto che le avrebbe fatto piacere passare un po’ di tempo con me così mi diede appuntamento davanti al mio armadietto.

«Eccomi» dissi con una faccia poco convinta dal momento che non era sola. Con lei c’era un ragazzo, credo della nostra età più o meno, riccio e con gli occhi marroni.

«Terri, lui è il mio fidanzato, Nick!» disse girando lo sguardo verso il ragazzo che le sorrise. Nick si avvicinò a me e mi diede un bacio sulla guancia. Mi piaceva questa usanza!

«Piacere riccio!» dissi scherzando e lui mi sorrise. Era come se l’avessi già visto da qualche parte ma non ricordavo precisamente dove, anche perché ero appena arrivata a Los Angeles.

Jessica prese i soldi dall’armadietto accanto al mio e andammo al bar nel piano inferiore, ci sedemmo e lei ordinò un caffè.

«Ah Terri ti ricordi il ragazzo che ti ho presentato prima? E’ il fratello di Nick, ha un anno in più di noi.» disse.
Ecco dove l’avevo già visto, dissi tra me e me.

«In effetti avete una certa somiglianza» dissi, «Bhe, ovviamente io sono più intelligente e anche il più simpatico, ma so che non l’avresti mai detto perché sembro un morto che cammina!» rispose e scoppiai a ridere.

«Ed è anche il ragazzo più dolce del mondo» aggiunse subito dopo Jessica.
Nick le sfiorò le labbra e in quel preciso istante mi accorsi che forse ero di troppo. Così li salutai e tornai davanti al mio armadietto che era il posto più sicuro che avevo trovato quella mattina.

Non mi sentivo a mio agio, stavo dicendo tante di quelle cose a papà nella mia testa che se le avesse sapute mi avrebbe sbattuto fuori di casa. Anzi, sarebbe stato anche meglio, me ne sarei tornata a Miami.

I miei pensieri furono interrotti da Joe, «Hey, pensierosa?» chiese, «Sì, ma mi passa subito, non ti preoccupare» esclamai guardando quanto erano belli i suoi occhi e il suo sorriso.

«Come mai ti sei trasferita?» domandò e non mi sembrava il caso di rispondergli male, infondo era stato gentile con me. «Colpa di mio padre, ma anche colpa mia.» risposi sperando che non mi chiedesse di più. «Cos’hai combinato?» ecco, lo sapevo.

Niente di speciale, diciamo che non sono una brava ragazza.» esclamai con un sorrisetto.

Mi accorsi che Nick e Jess si stavano dirigendo verso di noi e mi girai subito per aprire il mio armadietto.
«Hey, voi due!» disse Jess mentre Nick salutava con una pacca sulla spalla suo fratello.

«Stavate già flirtando?» chiese il riccio e io spalancai gli occhi.

«N-no, stavamo semplicemente parlando!» dissi agitata perché avevo gli occhi dei ragazzi addosso.

«Bene» si intromise Jessica, «Ho deciso che siccome la scuola è appena iniziata e tu sei nuova, stasera siete invitati a casa mia» concluse sorridendo.

«Festa?» chiesi eccitata, adoravo festeggiare a casa di altra gente, potevo fare quello che volevo.

«Mmmh no, una semplice cena tra nuovi amici, vero Joseph?»

«Verissimo» rispose determinato.

Jessica prese la mano di Nicholas e in quell’istante suonò la campanella. Salutai i ragazzi e rientrai in quella che doveva essere la mia nuova classe. Avevo chimica e la cosa non mi rallegrava neanche un minimo.

Presi il bigliettino che papà mi aveva lasciato prima che entrassi a scuola che mi indicava dove era la nostra nuova casa. Mi accorsi che non era molto lontana così decisi di fare due passi a piedi.

Quando tornai a casa papà non c’era. Sul tavolo aveva lasciato un post-it con scritto “Tesoro sono andato ad una riunione di lavoro, non so a che ora torno, ordina una pizza se ti va”. Era sempre il solito!

Mi guardai intorno: la casa era completamente vuota, a parte la cucina con l’isolotto e un mobile in salone. Salii al piano di sopra e c’erano quattro stanze. Una era il bagno, l’altra la camera di papà e poi c’era uno studio e la mia camera. Aprii la porta e appena entrai mi trovai in un mondo completamente diverso. Pareti dipinte di rosa, un letto a baldacchino e un lampadario giallo.

Feci un sospiro e poi urlai. Che diamine era quella schifezza? Odiavo il rosa, il letto a baldacchino, il pavimento, ODIAVO TUTTO.

Presi l’iPhone e mandai un messaggio a papà: “Preferisco dormire sotto un ponte piuttosto che dormire nella camera di Barbie. Eh approposito, stasera vado a mangiare a casa di un’amica”.

Scesi di nuovo al piano di sotto e cercai qualcosa di decente da mettere quella sera: un paio di jeans attillati, una t-shirt, una felpona e converse.
Presi le chiavi di scorta e mi diressi verso casa di Jessica.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** What's this feeling? ***


Ho appena finito il capitolo e ho deciso di postarlo subito.
Mi scuso già per la schifezza qui sotto ma non ho tanta ispirazione, spero vi piaccia lo stesso xx



Mi fermai un secondo davanti casa di Jessica, era uno spettacolo. Una villetta con i mattoni a vista con un giardino enorme; scommettevo che dietro c’era anche la piscina. Il vialetto per arrivare alla porta era ornato di fiori ai lati, era davvero magnifico.

Quando entrai Nick e Joe erano già arrivati e stavano aiutando Jessica a cucinare.

«Hey!» dissi attirando la loro attenzione.

Joe venne verso di me e mi diede un bacio sulla guancia. Avevo già detto che amavo questa “usanza”?

«Ciao bellezza, appoggia pure sul divano e raggiungici in cucina, stiamo pasticciando un po’» disse Jessica ridendo e alzando le mani che erano piene di impasto.

«Cosa state cercando di fare?»

«Pizza!» intervenne Nick entusiasta, anche se il risultato non sembrava quello aspettato.

Entrai in cucina e trovai un grembiule, lo indossai e presi un po’ di farina.

«Come pensate di preparare una pizza senza farina? Fate fare a me!» dissi spingendo Joe con il fianco.

Lui prese la busta di farina che avevo in mano e me la buttò addosso.

«Sai fare di meglio?» chiese sorridendo, Nick e Jessica si guardarono increduli.

«Vuoi la guerra, Jonas?»presi tutto il sacchetto e glielo rovesciai sulla testa.

Lui mi prese per i fianchi e mi portò dall’altra parte della cucina, aprii il primo armadietto e tirò fuori un barattolo di cacao che subito dopo finì sulla mia testa. Scoppiai a ridere e mi leccai il cacao che era finito sulla mia faccia.

«Jess, prendi questa!» urlai lanciandole un uovo che avevo trovato sul bancone.
L’uovo si spiaccicò su tutti i capelli e scoppiò a ridere. Nick cercava di attraversare la cucina per andare in salone senza essere sporcato ma Joe gli tirò tutti i pomodori addosso.

«Joe, questa me la paghi!» disse ridendo mentre cercava di ripulirsi il maglione.
 
Qualche minuto dopo ci ritrovammo a ripulire tutto perché la madre di Jessica sarebbe tornata a casa la mattina dopo e sicuramente dopo aver lavorato tutto il giorno sarebbe stata stanca per pulire tutto quel casino.
 
«Qualcuno prenoti la pizza!» urlai avvicinandomi a Joe che stava guardando la televisione.

«Passa, chiamo io!» mi disse alzando la testa e sorridendomi.
 
Mi piaceva stare con loro, erano davvero molto simpatici e aperti. Nick stava raccontando del vecchio campionato di basket che avevano vinto davanti alla sua pizza ai quattro formaggi. Io e Joe avevamo preso una margherita e Jessica una con il salame.
A Miami non ero abituata a mangiare pizza, in spiaggia mangiavo quello che c’era, alle feste bevevo e me ne fregavo di mangiare.
 
«Comunque ci devi ancora dire perché sei qui.» esclamò Nick.

«Non sono stata una brava studentessa e neanche una buona figlia ma con il fatto che papà è sempre a lavoro quest’ultima cosa non conta molto nel nostro trasferimento.» 

«E si può sapere cosa facevi?» chiese Joe prendendo un pezzo di pizza.

«Dai Joe, lasciala stare, magari ha bisogno di un po’ di tempo.» intervenne Jessica.

«L’anno scorso sono andata a scuola solo per vedere il mio ragazzo e per le feste. Non ho mai fatto una verifica o un’interrogazione. Le saltavo tutte perché ovviamente ero troppo impegnata a stare in spiaggia con i miei amici che facevano ogni giorno una festa. Era la mia vita, a me piaceva così ma papà ha avuto il trasferimento e ha voluto portare anche me. Tutto qui.» dissi facendo l’occhiolino a Joe.

Ci fu un momento di silenzio, avevo gli occhi di tutti addosso.

«Bhe, qui noi siamo normali. Però Joe ha saltato spesso la scuola per una ragazza o per delle feste!» fu Nick a parlare.

Joe gli tirò una gomitata, «Stupido! Non credergli…»
Scoppiai a ridere e appena finimmo di mangiare ci sedemmo a guarda un po’ di televisione.
 
«Ho un’idea!» saltai sul divano e Joe che stava per addormentarsi aprii gli occhi.

«Che?» chiede Jessica che era sdraiata sul petto di Nick.

«Mio papà è un simpaticone e mi ha fatto trovare una camera tutta rosa. Io odio il rosa. Vi va di venire a dipingerla e a scegliere dei nuovi mobili?» chiesi.

«Wow, sì!» disse Jessica entusiasta e anche se gli altri due non risposero ero sicura che avrebbero accettato.
 
La serata era andata meglio di quanto avevo previsto. Mi alzai dal divano e vidi che Nick e Jessica si erano addormentati. Cercai di camminare senza far rumore e mi avviai verso la porta.

«Dove vai?» chiese Joe, riuscivo a vedere solo il suo profilo illuminato dalla luce della luna.

«A casa» dissi sottovoce.

«Tutta sola, a quest’ora? Ti accompagno io.»

«Guarda che sono grande e vaccinata, posso farcela anche da sola» risposi con un tono di acidità.

«Smettila e vieni!» Joe prese le chiavi della macchina e ci avviammo.
 
Per tutto il viaggio non volò una mosca. Joe era concentrato a guardare la strada e io cercavo di non guardarlo.

Quando arrivammo lo salutai con un bacio sulla guancia «Grazie Jonas, buonanotte!»

Presi le chiavi di casa ma non feci in tempo a metterle nella serratura che Joe mi abbracciò da dietro.
Mi fece girare su me stessa finchè non ci trovammo faccia a faccia. Sì avvicinò e mi baciò. Un bacio strano, non so di che sentimenti era bagnato. Non avevo mai provato quella cosa.

Sapevo solo che dopo che si era staccato da me mi sentivo una ragazza nuova. 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Stay. ***


Buonasera! Sono sempre a postare eh?
Spero che questo capitolo non sia tanto noioso, ringrazio tutte quelle che recensiscono (:
Buona lettura xx



Quando mi svegliai il mondo mi sembrava più bello.
Il bacio della sera prima mi aveva decisamente scombussolato. Avevo baciato tanti ragazzi, ma veramente TANTI eppure nessuno era stato come quello di Joe.
Forse perché non me lo aspettavo? Non lo sapevo.
 
Scesi in cucina e papà stava preparando la colazione, «Buongiorno tesoro, latte?» chiese subito con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

«Caffè… e che succede?» chiesi perché non lo vedevo spesso così solare.

«Ieri alla riunione è andata benissimo, mi hanno nominato come il dentista più bravo dell’America»

«Wow, complimenti. Se mai un giorno avrò problemi ti verrò a chiamare» dissi sarcastica.

Lui fece la faccia seria. «Ieri sera dove sei stata?»

«A casa di amici.» risposi seccata.

«Di nuovo in giro ad ubriacarti? Pensavo che una volta arrivati qui avresti smesso.»

«Il lupo perde il pelo, non il vizio. In ogni caso non ho bevuto, mi sottovaluti sempre!» alzai la voce.

Prese la sua tazza e la portò il sala senza dire una parola di più. Perché doveva già rompere di prima mattina?

Mi vestì in fretta e uscì di casa. Ero fortunata ad abitare vicino alla scuola dal momento che papà non mi accompagnava a scuola e non voleva comprarmi una macchina.

Sentì un suono di clacson. «Con questo passo non arrivi neanche per la seconda ora!» disse Jessica dentro il suo bellissimo maggiolone decappottabile grigio.

«Allora, mi daresti un passaggio?»

«Sali sciocca!» disse facendomi segno con l’occhiolino.
 
Entrai e partimmo subito.

«Ieri sera sono scappata senza salutarvi, ma stavate dormendo così bene che mi dispiaceva svegliarvi.»

«Non ti preoccupare. Ma sei tornata da sola?» chiese, mancava poco ed eravamo arrivate.

«Bhe, Joe mi ha accompagnato e…» dissi sorridendo.

Lei si fermò subito e si girò verso di me, «e cosa?»

«E… ci siamo baciati. Ma così, non so perché, ma è successo.» dissi alzando le spalle.

Jessica iniziò a saltare nella macchina: «Oddio oddio oddio oddio e com’è stato?» chiese poi.

«Joe è un bel ragazzo e bacia bene!» dissi senza lasciarla sulle spine.

«Amo Nicholas con tutto il cuore ma Joe è sempre il più bello.» disse a bassa voce.

La guardai male ma lei mi tirò una pacca sulla spalla. «Non ti preoccupare, non te lo rubo!»

«Ma…»

Non feci in tempo a finire che Jessica parcheggiò la macchina, vicino a quella del suo ragazzo, e c’era anche Joe ad aspettarci. Cosa dovevo fare? Lo salutavo con un bacio, aspettavo lui, non salutavo proprio?

Scesi dalla macchina e Joe mi raggiunse.
«Ciao bellezza, dormito bene?» mi diede un bacio sulla guancia. Mi ero solo illusa.

«Abbastanza anche se il risveglio è stato traumatico.»

«Il risveglio è sempre traumatico, soprattutto quando sai che hai cinque ore di lezione!» intervenne Nick.

Entrammo e la campanella suonò.

Vi chiederete cosa ho fatto per tutte e cinque le ore? Ho pensato a Joe. Non era da me pensare ad un ragazzo così spesso. Di solito andavo in spiaggia e il primo che trovavo me lo facevo e poi finiva lì.

Perché Joseph mi aveva baciata? Non doveva farlo.
 
All’uscita Jessica si offrì di riaccompagnarmi a casa. «Ti prometto che mi comprerò una macchina.» dissi sarcastica mentre vedevo i ragazzi avvicinarsi.

«Terri ma l’idea di rifare la tua camera?» chiese Nick dando un bacio a stampo a Jessica.

«Oh sì, giusto. Oggi avete da fare? Vi porto in un negozio di mobili carinissimo che ho visto quando sono uscita dall’aeroporto!» dissi entusiasta.

I ragazzi annuirono e l’appuntamento era per quel pomeriggio.

Tornai a casa, mangiai una mela e andai in doccia.
 
Perché ero indecisa anche su quello che avrei indossato per andare a comprare dei stupidi mobili per la mia stupida camera? Se fossi stata a Miami sarei uscita in tuta.
Aprì l’armadio e trovai una gonna di jeans carina. Mi vestì in fretta e dopo qualche secondo sentì il clacson di una macchina sotto casa. Scesi e c’era un suv nero, bellissimo. Joe era al volante e Nick e Jessica erano seduti dietro di lui. Sorrisi ed entrai in macchina.
 
«Dimmi tu dove dobbiamo andare!» disse Joe che aveva un’aria felice.

«Allora, sempre dritto, alla seconda giri a destra e poi giri subito a sinistra. Dovrebbe essere sulla nostra sinistra il negozio, speriamo.» dissi un po’ preoccupata, non ero brava con le strade.
 
Joe seguì le mie indicazioni e ci trovammo davanti ad un negozio con l’insegna rossa. Annuì e cercammo un parcheggio.
«Al mio tre entriamo. Prendete quello che volete. Non mi piace il rosa e vorrei qualcosa di moderno. Spendete quanto volete perché tanto paga papà» feci l’occhiolino.
 
1, 2, 3… Corremmo dentro e ci dividemmo: Nick e Jessica, Joe ed io.
 
«Terri, per il bacio…» iniziò e gli misi la mano sulla bocca per zittirlo.

«Non ti preoccupare, sono abituata a questo genere di cose, cerchiamo qualcosa per la mia camera come…amici.» dissi anche se non ero tanto convinta. Non volevo essere solo una sua amica.
 
Lui annuì e iniziammo dai letti. Questo no, quest’altro è troppo basso, questo è troppo marrone, questo è troppo alto, questo ha i disegni sul bordo…

«Facciamo notte?» chiese Joe sbuffando anche se sapevo che stava scherzando.

«Shhhh» lo zittì.

C’era una delle canzoni più belle che rimbombava in quel negozio.

«La conosci?» chiesi saltellando davanti a lui.

«Ovvio. Paradise dei Coldplay?»

Gli presi la mano e ci nascondemmo dietro degli scatoloni. Prese un pezzo di legno e lo usò come microfono: «When she was just a girl, he expected the world, but it flew away from her reach, so she ran away in her sleep!»

Iniziammo a cantare e per fortuna nessuno ci vide.
 
«She dreamed of para-para-paradise» continuai, poi mi avvicinai e lo baciai.

Non mi importava nulla di quello che provava lui, se gli piacevo o no, io ero felice così.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** You are beautiful. ***


Salve bellezze, mi dispiace postarlo ora dopo tanto tempo ma non avevo molta ispirazione :/
Perciò spero che non sia un capitolo troppo noioso, cercherò di rifarmi prossimamente xx



Raggiungemmo Nick e Jessica nel reparto dei cuscini, «Trovato qualcosa?» chiesi.

«Mmm abbiamo trovato una lampada carinissima e una scrivania niente male» disse facendomi l’occhiolino.

Guardai Joe con la coda dell’occhio e vidi che stava dicendo qualcosa a Nick.

«Vabbè noi abbiamo trovato un letto quindi direi che con i mobili siamo apposto ora. Che facciamo?» chiesi e Joe si riavvicinò.

«Possiamo iniziare a pitturare la camera?» propose.

Eravamo tutti d’accordo, il colore era un verde acqua e l’avevo già preso con papà il giorno prima.
Andammo tutti a casa mia e ovviamente papà non c’era. Trovai sempre il solito bigliettino dove si scusava dicendo che aveva tanto da fare. Perché le altre cose erano sempre più importanti di me?
 
«Ragazzi fate come se foste a casa vostra, appoggiate la roba dove volete e raggiungetemi in camera.»
 
Salii le scali e trovai la mia camera vuota, faceva quasi effetto. Dormivo da un paio di giorni sul divano dal momento che papà aveva svuotato tutto. Presi i pennelli vicino al davanzale della finestra e li appoggiai vicino al barattolo di vernice.
 
«Terri domani abbiamo il test di matematica!» entrò Jessica urlando.

Mi voltai con gli occhi spalancati «Che cosa?»

«Già, io devo studiare quindi prima di cena devo scappare!» disse.

«Me n’ero completamente dimenticata. Se prendo un brutto voto sono fottuta, non posso iniziare male.»

Sospirai e anche Joe e Nick entrarono.

«Terri ti posso aiutare io, sono abbastanza bravo in matematica» disse Joe che quasi sicuramente aveva ascoltato la mia conversazione con Jessica.

Mi si illuminarono gli occhi, «Mi aiuteresti davvero? Te ne sarei grata a vita!» risposi entusiasta.

Lui annuii e Nick insieme a Jessica si guardò intorno per trovare un punto da cui cominciare.

«Nick e Jessica, fate la parete di destra mentre io e Joe facciamo quella di sinistra!»

«Terri hai dei cd?» chiese Nick sorridendo.

La mia mente si fermò un attimo su quel bellissimo sorriso. Dio, ma Jessica si era mai accorta di quella meraviglia? Illuminava tutto e per quanto Joe potesse essere carino e gentile, Nick aveva qualcosa che mi attirava.

«Terri?!» Nick agitò la sua mano davanti la mia faccia.

«Ehm sì, se guardi in quei scatoloni dovresti trovare qualcosa!» risposi tornando al presente.

Vidi Nick che si dirigeva verso l’entrata della camera, proprio dove gli avevo indicato. Joe si avvicinò e mi diede un bacio sul collo.
Dannazione, perché faceva così? Mi complicava solo le cose.

Mi girai e gli sorrisi, «Dobbiamo parlare.»

«Di cosa?» bisbigliò nel mio orecchio.

«Di questo.» dissi a bassa voce per non farmi sentire da Jessica e Nick che stavano cercando ancora i cd.

«Terri non c’è niente di cui parlare o chiarire!» rispose Joe, forse un po’ scocciato per quello che gli avevo detto.

Mi girai e gli diedi un bacio a stampo prima che Nick si avvicinasse di nuovo.

«Questo!» disse sventolando il cd dei Queen e lo mise nel registratore.
 
«Iniziamo?» urlò Jessica.

Ci preparammo subito con i pennelli in mano e appena partì la prima canzone iniziammo ad imbiancare.

Guardavo Joe che era di fianco a me che mi sorrideva e ridevo, felice di essere lì con le persone che mi avevano accettato subito dal primo momento. Mi voltai e c’erano Jessica e Nick che si tiravano il colore sulla faccia e sui vestiti, erano una coppia molto affiatata. Non feci in tempo a girarmi di nuovo che mi arrivò una pennellata sulla fronte.

«JOSEPH JONAS, che diamine ti è preso?» dissi ridendo.

«Ti sei dimenticata il mio secondo nome, Adam.» aggiunse.

«Allora, JOSEPH ADAM JONAS, sei forse impazzito?» chiesi prendendo altro colore dal barattolo.

«Non ci provare Terri!» disse prendendomi in braccio in modo che non potessi ricambiare il suo gesto.

«Mettimi subito giù!» gli ordinai ma non riuscivo a smettere di ridere.

Quando mi fece scendere prese di nuovo il pennello e mi colorò il naso. «Sei bellissima.»

«Non dire cazzate, Jonas!» dissi prendendo fiato.
 
Continuammo a “dipingere” la camera finchè papà non torno.

«Terri sono a casa!» sentii una voce che proveniva dalla cucina.

«Oddio è papà! Se ci becca tutti colorati ci ammazza!» dissi cercando di mettere velocemente apposto.

Sentii i suoi passi avvicinarsi sempre di più alla camera e…

«Che cosa sta succedendo?» disse appena entrò in quella che doveva essere la mia camera ma che sembrava una stalla.

Perché nei film la figlia riusciva a mettere tu
tto apposto prima che il padre arrivasse? Nella realtà non succedeva mai.

«Ho invitato i miei amici per imbiancare la mia camera!» dissi con un tono di terrore.

«Aaaaaaaah e non me li presenti?» rispose entusiasta.

Che cosaaaaaaaaaaaaaaaaa? Da quando era diventato così carino e dolce con i miei amici?

«Okay, lui è Joe ed è fratello di Nick che è fidanzato con Jessica!»

«Sì, ho capito tutto! Vabbè ragazzi, buon lavoro, io vado a farmi una doccia. Rimanete per cena?»

«Solo Joe, mi aiuta in matematica.» dissi prima che qualcuno potesse rispondere.

Quando uscì dalla stanza tirai un sospiro di sollievo.

«Mi dispiace, mio padre è un po’ così, ci farete l’abitudine.»

«Ma è simpatico! L’avessi io un padre così…» intervenne Jessica.

Avevo capito che c’era qualcosa che non andava e cambiai subito argomento.

«Cinque minuti e poi mettiamo apposto, per oggi direi che abbiamo fatto abbastanza!» sorrisi

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** What the fuck? ***


Sto postando prima del previsto solo perchè una persona importante me l'ha chiesto!
Questo capitolo può sembrare corto ma è pieno di sorprese, spero vi piaccia xx



Jessica e Nick erano andati via prima di cena, come avevano detto.

Papà era stato così gentile con loro, non l’avevo mai visto così. Di solito a Miami quando mi veniva a prendere su qualche spiaggia urlava dietro a tutti quelli che erano presenti dandogli la colpa del fatto che ero ubriaca fradicia.

«Piaciuta la cena?» aveva chiesto qualche minuto dopo aver finito di cenare a Joe.

Aveva preparato velocemente un piatto di pasta, la più buona di tutte oserei. Era bravo in cucina anche se non molto spesso poteva vantarsi di questa cosa visto che non c’era mai a casa.

«Una delle migliori, signor Evans!» rispose il ragazzo più bello del mondo che era seduto vicino a me.

Mi alzai da tavola e presi i piatti per metterli nella lavastoviglie.

«Bene papà, noi andiamo a studiare.» dissi prendendo la mano di Joe e trascinandolo in mansarda.

«Non sapevo avessi anche una mansarda!» aveva commentato Joe.

«Oh sì, ma sono tante le cose che non hai ancora visto qui…»

Presi la chiave che era appoggiata su un tavolino vicino alle scale e mi diressi verso una porta alla nostra destra.

«Qui c’è una camera!» dissi entusiasta ridendo.

«Bha, io pensavo chissà che cosa!» disse sorridendo «E perché dormi sul divano se qui c’è una camera arredata?» domandò. Era molto curioso.

«Chi lo sa! Forse perché qui sopra fa troppo caldo o troppo freddo oppure perché ho paura oppure…» non mi fece finire che mi bloccò.

«Ho capito bene? Tu hai paura di dormire da sola qui sopra?»

«E anche se fosse?» chiesi appoggiando la testa sulla mia spalla per nascondere il viso.

«Niente, anche io ho paura del buio.» disse e scoppiai a ridere.

«Seriamente Joseph? Seriamente?»

Prese il mio libro di matematica e lo aprì scrutando attentamente le prime pagine.

«Odi la matematica, vero?» chiese poi.

«Che domande, a chi piace?»

«A me, non è tanto male, quando capisci gli esercizi.» esclamò prendendo una penna.

«Ecco il punto! Siccome sono negata negli esercizi automaticamente mi fa schifo!»

Mi avvicinai di più a lui con la sedia in modo da poter capire meglio quello che stava per spiegarmi.

Direi che era il professore di matematica più sexy che avessi mai visto.

«Dai, iniziamo con questo, non è difficile!» disse indicandomi il primo esercizio della pagina.

Cercai di stare attenta a quello che mi diceva anche se era abbastanza difficile dal momento che mi perdevo in ogni cosa: le sue mani, il suo sorriso, la sua voce, il suo profumo…

Che diamine mi succedeva? Non era mica il primo ragazzo con cui avevo a che fare!

«Terri, mi stai ascoltando?» scrocchiò le dita davanti alla mia faccia.

«Sì certo, ho capito proprio tutto. Potrei farli anche ad occhi chiusi, sai?» dissi sarcastica.

«Non sei simpatica. Domani avrai il compito e io mi sentirò in colpa se non prenderai un bel voto, quindi concentrati per qualche oretta così prima capisci e prima finiamo!»

Annuii e questa volta cercai di non pensare a quanto fosse attraente.  La matematica sembrava anche più facile spiegata da lui.

«Si è fatto tardi» disse guardando l’orologio, «Facciamo quest’ultimo esercizio e poi basta!»

Gli ultimi esercizi mi erano venuti tutti giusti quindi speravo in una sufficienza al compito del giorno dopo. Misi a posto il libro e poi tornai da Joe.

«Grazie mille, ti devo un favore!» iniziai.

Joe mi prese la mano e mi fece alzare dalla sedia. Spense la luce, non sapevo neanche io cosa stesse facendo o cosa stavo facendo io, seguivo soltanto lui.

Mi sfiorò le labbra, risposi al bacio e qualche minuto dopo ci trovammo sdraiati sul famoso letto di quella mansarda. Era più morbido di quanto mi ricordassi e non avrei mai pensato che sarei stata lì sopra con una delle persone più belle, interiormente e esteriormente, che avessi mai conosciuto.

In effetti non conoscevo benissimo Joe, non mi aveva mai parlato della sua vita, ma penso che dopo quello che stava succedendo le cose sarebbero cambiate.

Gli sbottonai pian piano la camicia anche se la mia intenzione era strappargliela per non perdere tempo. Iniziò a baciarmi il collo e girai lo sguardo per vedere che ore erano: 23.35!
Mi tolse la felpa e poi la maglia, rimasi in reggiseno e continuavamo a baciarci, ormai sembravamo una cosa sola.

Si tolse la cintura e il quell’istante suonò il cellulare.

«Sì?» rispose sorridendomi. «Ah, capisco, arrivo subito!»

Prese la camicia da terra e si sistemò in fretta, mi diede la mano e mi fece alzare dal letto.

«Devo scappare, domani ti racconto, scusami.» disse dandomi un bacio a stampo
.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Wrong. ***


Posto questo capitolo in onore della bellissima e nuovissima canzone dei Jonas che aspettavamo da tempo!
Spero vi piaccia anche se mi è venuto un po' corto ç_ç
Buona lettura e grazie a chi la legge xx


Passai tutta la notte a rigirami nel letto. Non riuscivo a chiudere occhi ed ero rimasta in mansarda. Cosa diamine gli aveva preso? Cosa c’era più importante di quello che stavamo per fare? Dannazione, sapevo di non avere una buona reputazione ma quella volta l’avrei ritenuta come la prima volta, perché sarebbe stata bellissima e intensa.

Guardai l’iPhone che era appoggiato sul cuscino ma non era arrivato neanche un messaggio. Chiudevo gli occhi e mi trovato la scena di Joe che rispondeva al cellulare.

La sveglia suonò. Era già mattina?

Mi alzai e scesi a prendere qualcosa da mettermi nell’armadio; papà stava ancora dormendo così andai in cucina e presi un bicchiere di succo.

«Dio mio, cosa ti è successo?» chiese Jessica vedendomi arrivare.

«Perché?»

«Hai delle occhiaie che ti arrivano ai piedi. Nottata con Joe?» chiese facendomi l’occhiolino.

«Domanda di riserva?»

«Cos’è successo?» domandò ma vidi Joe che entrava a scuola e lo rincorsi.

Va bene che la scuola era grande ma non era possibile che era già sparito. Mi guardai intorno e lo vidi vicino al suo armadietto.

«Joe!» urlai andando verso di lui ma corse nei bagni dei ragazzi.

Che diavolo gli succedeva?

Uscii di nuovo e trovai Nick insieme a Jessica.

«Ma sai cos’ha tuo fratello?»

«Ehm, no.» disse secco, sapevo che c’era qualcosa che non mi volevano dire.

Sbuffai e li salutai per entrare a scuola di nuovo e iniziare quella che sarebbe stata una delle giornate più pesanti della mia vita.

Le ore non passavano mai. Da quella di chimica a quella di tecnica e infine quella di matematica. Il mio pensiero andava sempre su Joe e il suo maledetto telefono.

La campanella suonò.

«Terri, oggi hai impegni?» incontrai Jessica davanti l’armadietto.

«No, perché?» sorrisi.

«Ti va di uscire un po’? Magari possiamo approfondire la nostra amicizia…»

«D’accordo. Mi vieni a prendere tu?» chiesi e lei annuì.
 
Vidi Joe da lontano e cercai di fermarlo ma corse verso la macchina e partì come un razzo.

Chi lo capiva era bravo!

Tornai a casa a piedi, ormai ci ero quasi abituata. Avevo più volte chiesto a papà una santa macchina così non gli avrei più rotto ma continuava a dire che potevo girare con i mezzi.

«Ciao pà, tutto bene?» dissi chiudendomi la porta alle spalle.

«Abbastanza. Ieri sera il tuo amico è rimasto a dormire?» chiese e mi bloccai.

«Ehm no, però abbiamo finito tardi…»

Presi la borsa e salii in camera velocemente prima che potesse fare altre domande. Il mio cellulare non dava segni di vita, o meglio, era Joe che non li dava.

La notte prima mi aveva lasciato per una telefonata, a scuola non si fermava quando lo chiamavo, mi evitava e sapendo fare 2+2 direi che mi odiava proprio. Solo che non capivo il perché…

«Hai provato a parlargli?» chiese Jessica; eravamo dentro starbucks.

«Certo che ho provato! Ma scappa oppure sparisce nel nulla…»

«Potrei provare a parlargli ma, non so.» disse, poi fermò un cameriere per ordinare.

Presi un caffè e un muffin al cioccolato.
«No, forse è meglio che gli parlo io. Però devi aiutarmi a beccarlo!»

«Anche Nick faceva così all’inizio, sarà un vizio di famiglia!» disse ma cambiai subito discorso.

«Perché l’altro giorno hai detto che sono fortunata ad avere un papà così?»

Jessica morse il suo muffin al cioccolato bianco e fece un sospiro.

«Perché tu hai un padre. Il mio se n’è andato, non so come e perché, so solo che mi ha abbandonato senza che mia madre sapesse il motivo. Non ho neanche mai provato a cercarlo, è un uomo spregevole per quello che ha fatto e non lo perdonerò mai.» concluse e aveva quasi le lacrime agli occhi.

Mi alzai e l’abbracciai. Non avevo mai fatto così con un’amica perché forse non ne avevo mai avuta una così.

Restammo lì ancora per un po’ e poi tornammo a casa e trovai un messaggio di Joe.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** I care about you. ***


Ed ecco il nuovo capitolo che tanti mi hanno chiesto. Auguri a tutti buone feste e spero abbiate passato un Natale fantastico!
Grazie ancora a tutte quelle che recensiscono la mia fan fiction xx



“Scusami, possiamo vederci? Ti devo parlare”
era il messaggio di Joe. Non gli risposi, dovevo lasciarlo sulle spine come aveva fatto lui con me per tutto questo tempo.

La domenica mattina mi svegliai, finalmente ero nella mia camera. Dopo quello che era successo, solo Jessica e Nick mi avevano aiutato a finire di imbiancarla ed era venuta decisamente bene. Poi papà mi aveva aiutata a mettere a posto i mobili ed era quasi perfetta.

«Che fai oggi?» mi aveva chiesto a colazione.

«Devo fare una cosa, però credo di tornare per cena!» risposi e addentai la brioche al cioccolato.

Salii in bagno e mi sistemai i capelli, era quasi ora di andare a casa del “nemico”. Non mi interessava neanche di vestirmi bene, gli avrei fatto passare i cinque minuti più brutti della sua vita. Jessica aveva ragione, dovevo parlargli al più presto.

Chiusi la porta alle mie spalle e mi incamminai verso casa Jonas. Avevo l’iPod nelle orecchie, il cielo era limpido per essere una domenica di pieno autunno.

Bussai alla porta e dopo qualche minuto Joe venne ad aprirmi. «Guarda chi si rivede, Joseph!» dissi scazzata.

Mi fece entrare e mi accomodai sul divano per sembrare calma, ma ero sicura che qualche secondo dopo gli avrei messo le mani addosso.

«Ti ho chiamata per dirti quello che è successo, in verità è un segreto ma non posso non darti delle spiegazioni!»

«Un segreto? Chi ti scopi? Una professoressa? Jessica magari?» i miei nervi stavano per scoppiare.

«Calma, io non mi porto a letto proprio nessuno!»

«Eh infatti, ho visto!» dissi riferendomi a quello che era successo la notte scorsa.

«Ti ho dovuta lasciare perché una persona aveva bisogno di me,» iniziò «Ed è una persona importante quindi non potevo assolutamente dirle di no.»

«Certo, hai detto di no a me, però!» esclamai sempre più scazzata di prima.

«Terri chiudi quella maledetta bocca, diamine! E’ una cosa importante, posso?» annui e rimasi ad ascoltarlo.

«Danielle, la moglie di mio fratello Kevin, è incinta! Quella sera è stata poco bene e -»

«E tuo fratello non poteva assisterla?» chiesi facendo la lagna.

Mi fulminò «E io dovevo aiutarla, perché è una fottuta sorpresa che deve fare al marito e nessuno doveva saperlo, tranne io. Capisci? Non potevo lasciarla sola!» concluse e abbassai lo sguardo.

«Sarei voluto rimanere tutta la notte ma ha avuto un’urgenza ed ero l’unica persona che poteva aiutarla. Mi capisci?»

«Ora come sta?» alzai di nuovo la testa e lo guardai in faccia, cosa che non avevo fatto da quando avevo messo piede in quella casa.

«Benone, domani dovrebbe dire la grande sorpresa durante la cena di famiglia, sai, ogni tanto la facciamo!»

«Già, beato te che ce l’hai una famiglia!» dissi a bassa voce e lui si avvicinò di più a me.

Lo sapevo, dovevo sbraitare, urlare, ucciderlo con le parole, invece ora mi trovavo a due millimetri da lui e sarebbe andata a finire con un bacio. Mi sfiorò le labbra e ci cascai in pieno. Gli accarezzai i capelli, sentivo il suo profumo e il battito del suo cuore. Mi staccai e mi alzai dal divano di colpo.

«Ora devo andare, ci vediamo!»

«Terri aspetta!» si alzò anche lui e mi raggiunse davanti alla porta. «Domani ti va di venire alla grande cena? Mi farebbe molto piacere presentarti la mia famiglia.»

Io, cena, famiglia, casa Jonas? Non era possibile.

«Dici seriamente?» avevo gli occhi che mi brillavano. Lui annuì e lo abbracciai, più forte che potevo. «Molto volentieri» lo baciai a stampo e scappai fuori dalla porta.

Una volta arrivata a casa, quasi ancora con le lacrime agli occhi, chiamai Jessica.
«Hey, com’è andata con Joe?» chiese;

«Bha, benino, benone, bene, benissimo! Jess, mi ha invitato alla cena con la sua famiglia. Sono al settimo cielo!» dissi velocemente senza neanche prendere fiato.

«Fantastico, allora ci vediamo lì! Mi devi dire qualcos’altro?» domandò dubbiosa.

«Ci possiamo vedere? Ti devo raccontare un paio di cose, non so a chi dirle!»

«Va bene, tra dieci minuti a casa mia?» chiese e accettai, chiusi la telefonata e lasciai un bigliettino sul tavolo della cucina prima di uscire e andare a casa di quella che era ormai una mia amica.

«Oh eccoti!» disse Jessica sulla porta d’entrata di casa sua; effettivamente ci avevo messo quasi venti minuti!

Andammo in camera sua e mi buttai stanchissima sul suo letto.

«Aaaaaaaallora?» domandò entusiasta Jessica buttandosi anche lei sul letto.

«Bhe, oltre al fatto che mi ha baciata, che mi ha invitato alla cena e che mi ha di nuovo baciata, c’è un segreto che mi ha detto ma che non posso dirti visto che domani sarai anche tu a casa Jonas!» risi.

«Cosa? Dovrei aspettare fino a domani? Che stronza!» disse dandomi una spinta.

Mi rialzai e incrociai le gambe. «Jess, io ho paura.»

«Di cosa?»

«Non ho mai conosciuto la famiglia di un ragazzo. Andiamo, me li facevo sulla spiaggia e finiva lì. E non ho mai avuto una vera famiglia, non so come comportarmi, che dire, rovinerò tutto!» dissi e mi abbracciò.

«Sii te stessa, andrà tutto bene, non farti queste paranoie! Anche se conosci Joe da poco, questo è il segno che lui ci tiene davvero a te.» le diedi un bacio sulla guancia e cercai di farmi entrare quelle parole nella testa, non c’era cosa più giusta di essere se stessi in ogni circostanza.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Surprise! ***


Oh finalmente riesco a postare! Siete aumentate nelle recensione e vi ringrazio tutte <3
Spero vi piaccia questo capitolo, mi è venuto abbastanza bene! 
Buona lettura xx



La mattina seguente fu una giornata come  tutte le altre: mi alzai, feci colazione e andai a scuola a piedi. Papà non lo vedevo da quasi un giorno, aveva detto che sarebbe tornato quella sera ma io avevo da fare e non avevo nessuna intenzione di non partecipare alla cena di famiglia a casa Jonas solo perché lui si era deciso a tornare a casa.
Passai la maggior parte del tempo con Joe a scuola, gironzolavamo per i corridoi durante gli intervalli e durante la pausa pranzo, ci dividevamo solo per le lezioni. Quel ragazzo diventava sempre più importante e non vedevo l’ora di conoscere anche la sua meravigliosa, così aveva detto Jessica, famiglia.

«Hey dolcezza, vieni a fare shopping con me questo pomeriggio?» apparve Jessica all’uscita.

«Mmmh, tempismo perfetto! Stavo giusto venendoti a cercare, non ho nulla da mettermi, sono tu mi potevi aiutare. Mi passi a prendere?»

«Ti devo passare a prendere? Pensavo che tuo p-» Jess non riuscì a finire la frase a causa del colpo che le diede Joe. Mi girai e lo fulminai.

«Ma sei pazzo?» chiesi e Jessica disse di no con la testa.

«Poi capirai» rispose Joe prendendomi la mano. Salutammo Jessica e Nick e ci incamminammo verso la sua macchina.

«Prego eh, prendimi pure in ostaggio. Non mi avevi chiesto se volevo un passaggio!» dissi acida.

«Perché la mia ragazza dovrebbe andare a casa con la sua amica se ci sono io che ho la macchina?» esclamò e mi fermai in mezzo al parcheggio.

Cosa aveva detto? Ragazza? A me? Io la sua ragazza? Mi ero persa qualcosa?

«Ah, adesso hai anche deciso che sono la tua r-ragazza, bravo» dissi ridendo e dandogli una spinta.

Lui mi abbracciò da dietro, «Proviamo così, lo so che sto correndo un po’ quindi facciamo che ci stiamo solo frequentando» mi sussurrò all’orecchio.

Mi girai e lo guardai negli occhi, «D’accordo. Non vedo l’ora di stasera!» e gli diedi un bacio a stampo.

Entrammo in macchina e mi portò a casa. Quando entrai, mi accorsi che papà era già tornato.

«Oh, la mia piccola bambina. Com’è andata?» disse venendomi incontro.

«Cosa ti sei fumato? Per tua informazione, ho quasi 18 anni. E da quando ti interessa cosa faccio?»

«Sei sempre mia figlia, non dovresti trattarmi così, abbassa la cresta!» disse alzando la voce.

«Ah ma allora te lo ricordi chi sono! Sì, sono tua figlia, non mi degli mai di parola, sei sempre via per quel maledetto lavoro e se non te ne sei ancora accorto mi hai rovinato la vita!» risposi e salii in camera sbattendo forte la porta. Non scesi neanche per pranzare, aspettai direttamente Jessica.

“Scendi, sono arrivata!”lessi il messaggio e scesi, anche se con la voglia sotto i piedi.

Papà era in giardino, guarda caso, sicuramente si doveva intromettere o stava origliando. Aprii la porta e mi trovai davanti un maggiolone grigio metallizzato. Papà si avvicinò a me e mi mise una mano sulla spalla.

«E poi dici che non penso mai a te…»

«Credi che con questo ti farai perdonare? Se non te lo chiedevo fino allo sfinimento non me l’avresti mai comprata, quindi, ciao pà, stasera non ci sono a cena!» dissi e raggiunsi Jessica.

Ero felice, anche di più. Finalmente avevo una macchina tutta mia, ma lui mi irritava comunque, in ogni caso. Salii in macchina con Jessica e partimmo per un pazzo shopping!

Entrammo in ogni singolo negozio, provammo di tutto ma alla fine Jessica scelse un vestito corto fin sopra il ginocchio, color panna; io mi provai un vestito più corto di quello di Jess color smeraldo e lo comprai immediatamente. Tornammo a casa e ci preparammo per la serata.

«Sei pronta ad entrare?» mi chiese Jessica; eravamo fuori casa Jonas.

«Suona il campanello, dai, mi metti ansia!» risposi e fece quello che le avevo detto.

Nick ci venne ad aprire, baciò Jessica e mi diede un bacio sulla guancia. Joe era dietro di lui e mi prese la mano, mi portò in una stanza enorme che credo fosse il salone. A tavola c’erano già tutti: i genitori e il resto della famiglia.

«Buonasera!» dissi facendo un accenno con la mano.

«Lei è Terri» esclamò presentandomi, poi si avvicinò a quelli che dovevano essere i suoi genitori. «Lei è mia madre, Denise e lui è mio padre, Paul.» mi avvicinai e diedi loro la mano.

Mi sentivo un po’ in imbarazzo. Poi si avvicinò ad un ragazzone riccio, sicuramente suo fratello, «Lui è Kevin, il maggiore. E lei è Danielle, sua moglie!» concluse facendomi l’occhiolino, forse per farmi ricordare quella Danielle di cui avevamo parlato. Infine mi presentò il fratello minore, Frankie, e finalmente ci sedemmo a tavola.

Danielle si alzò di scatto, quando ormai tutti ci eravamo seduti, «Vi devo annunciare una cosa, prima di cenare.» iniziò «Nessuno sa niente, eccetto Joe che mi ha aiutato l’altro giorno per un problema ma ora è tutto apposto, sono…incinta!» concluse e Kevin si alzò ad abbracciarla, quasi con le lacrime agli occhi. I signori Jonas si avvicinarono a Danielle e a loro figlio per congratularsi. 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Introducing me. ***


Ed ecco un altro capitolo. Spero non sia tanto noioso, ma dovevo per forza farvi conoscere un po' i personaggi.
Buona lettura e grazie a tutte quelle che recensiscono xx



La serata si concluse nel migliore dei modi. Dopo la super notizia che aveva dato Danielle, iniziammo a mangiare e i signori Jonas erano davvero delle brave persone; avevano detto che avrebbero fatto altre cene del genere e che sarei stata sicuramente ospite. Erano adorabili, tutta la famiglia lo era. Frankie era un bambino dolcissimo e mi ero offerta anche a fargli da baby sitter se sarebbe servito.

Joe si offrì di accompagnarmi a casa, visto che ero andata insieme a Jessica con la sua macchina e sicuramente lei sarebbe rimasta a dormire lì oppure avrebbe comunque avuto altri programmi con Nick.

«Allora, sali?» chiesi appena arrivati fuori casa mia.

Joe scese dalla macchina, «Ma tuo padre è in casa?»

«Certo, ma è chiuso in camera mia ed ha un sonno molto pesante, non lo svegli neanche con le cannonate.»

Chiuse la macchina ed entrammo, appoggiai la borsa e il cappotto sul divano, lo stesso fece Joe. Non avevo acceso le luci, mi girai e gli stampai un bacio sulle labbra. Mi prese la mano e mi portò su in camera. Accesi la luce.

«No, dai! Hai rovinato tutto!» esclamò facendo il muso.

«Come faccio a mettermi il pigiama con la luce spenta?» chiesi.

Sapevo che voleva fare qualcos’altro, ma non mi sembrava il caso con mio padre che si sarebbe svegliato sentendo dei rumori insoliti.

Joe si buttò sul letto, «E io cosa mi metto?»

«Ah, per me puoi pure dormire in mutande!» esclamai sorridendo.

«Vieni qui» disse dolcemente Joe e mi sdraiai vicino a lui.

«Avevo pensato che magari, siccome ci stiamo frequentando, dobbiamo sapere tutto o quasi l’uno dell’altro, non pensi?»
Lui fece sì con la testa e mi abbracciò. «Chi inizia?» mi guardò, «D’accordo, inizio io. Cosa vuoi sapere?»

«Un po’ tutto, del tuo passato…» sorrisi anche se il passato delle persone la maggior parte delle volte mi faceva un po’ paura.

«Allora, la mia famiglia la conosci già. Sono stato bocciato in terza superiore, purtroppo, per colpa di una professoressa stronza; non ho mai fatto uso di droga, ma me ne hanno offerta davvero tanta. Mi piace bere, questo è il guaio, e certe volte mio fratello mi deve venire a prendere ovunque perché non sono neanche in grado di guidare» in quel momento scoppiai a ridere.

«Non reggi un po’ di alcool?» domandai ancora ridendo.

«Senti, se ti bevi più di tre bicchieri di vodka voglio vedere se reggi!» lo feci andare avanti annuendo, «Mmmh, vediamo un po’… ho avuto taaaaante ragazze, sono un ruba cuori.» concluse la frase e gli diedi una spinta con il gomito.

«Maddai Joseph, non dire cazzate! Sì, se un bel ragazzo, ma addirittura un ruba cuori…» si avvicinò e iniziò a farmi il solletico.

«Sono serio!» disse mentre ancora ridevo a causa del solletico, «Cos’altro vuoi sapere?» domandò.

«Devi dirmi qualcos’altro? Senò inizio io!» mi fece segno di iniziare. «Dunque, non ho avuto una bella infanzia, i miei genitori si sono separati quando ero piccolissima, forse avevo 4 anni, e poi mia madre…ecco, è morta.» dissi e Joe si girò verso di me ma non disse niente. Alzai le spalle, come per dire “capita” anche se ci stavo malissimo. Papà diceva che era stata colpa sua, della droga, ed era per questo che l’aveva lasciata. Ma io ero troppo piccola per capire, per supplicare mamma di restare con me.

«Mi dispiace, non lo sapevo.» fu l’unica cosa che riuscì a dire Joe, ed ero felice di averglielo raccontato.

«Ormai mi sono abituata, non ti preoccupare. Che altro vuoi sapere?»

«Se vuoi continuare, senò fa niente, dormiamo.» la buttò lì, evidentemente l’aveva colpito quella storia.

«Dai Joe, non ti preoccupare, davvero.» gli sorrisi «Vediamo un po’, oltre alle cose che facevo a scuola che già sai, ero invitata ad ogni singola festa sulla spiaggia e non. Mi divertivo un casino anche se le mie amiche dicevano che dovevo smetterla, io mi divertivo e quindi lo facevo!» conclusi.

«Ti manca Miami?»

«Da morire, ma Los Angeles sta iniziando a piacermi!» dissi e Joe mi diede un bacio sulla fronte.

Restammo a parlare un altro po’, poi ci addormentammo abbracciati. 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Go away! ***


Secondo capitolo che posto nella stessa giornata! Siete contente?
Bene, vorrei ringraziarvi una ad una per le recensione, è davvero importante per me il vostro parere :D
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento e non troppo noioso!
Buon 2012 in anticipo xx



La mattina seguente mi svegliai e cercai di scendere dal letto senza dar fastidio a Joe. Dovevo assolutamente vedere se papà era già uscito, in modo da non fargli scoprire che Joe era rimasto a dormire. Certo, non avevamo fatto nulla, ma lui non poteva saperlo.

Scesi le scale in punta di piedi e mi accorsi che era nel soggiorno a guardare la tv. Sobbalzai, Joe mi abbracciò da dietro e iniziò a baciarmi il collo.

«Joe, non qui!» dissi e lo spinsi in camera.

«Tuo padre non deve andare a lavorare?» chiese grattandosi nervosamente la testa.

«Sì, ma di certo non alle 5 del mattino!» esclamai infastidita.

Joe si sedette di nuovo sul letto e mi guardò, «Che facciamo?»

«Aspettiamo…»

Dopo più di tre quarti d’ora, papà uscì di casa e finalmente potemmo scendere a fare colazione.

«Sembriamo sposati!» disse Joe e mi girai per fulminarlo.

«Io non mi sposerò» esclamai prendendo le tazzine dal ripiano della cucina.

«Come no?»

«Bhe, se deve finire come i miei, direi che è meglio se sto sola.»

«Ti immagini se poi cambi idea e mi sposi?»

«Signorino, chi ha detto che voglio sposarti?» mi prese per i fianchi e mi avvicinò a lui. Sentivo il suo respiro sul mio viso, era una sensazione bellissima. Gli saltai in braccio e iniziammo a baciarci come non avevamo mai fatto. Le nostre lingue quasi si divertivano, gli tirai su la maglia e lui fece lo stesso con la mia. Il cellulare mi avvisò che era arrivato un messaggio.

Ero sfigata eh? Ogni volta che la faccenda diventava interessante, suonava il cellulare!

«Terri, la prossima volta lasciamo i cellulari in camera!» disse un po’ irritato.

«E’ Jessica, ha detto di passare a prenderla perché la sua macchina è a secco!» risposi, poi mi misi a ridere per quello che aveva detto Joe.

Mi vestii e uscimmo, passammo come sempre tutta la giornata insieme e poi Joe mi accompagnò a casa. Dopo avermi lasciato un bacio a stampo, scesi ed entrai in casa dove papà era già tornato, cosa molto strana.

«Già a casa?» chiesi aprendo la porta della cucina.

«Non c’era tanto lavoro oggi.» rispose e pensai che non era aria, così salii in camera e mi misi ad ascoltare un po’ di musica.

Il mio pensiero era fisso su Joe: le sue labbra, il suo profumo, le cose che mi diceva, mi facevano impazzire. Il problema era che non avevo mai provato queste emozioni e un po’ avevo paura di rimanere fregata oppure di innamorarmi.

Entrai in bagno per farmi una doccia e notai le cicatrici sui polsi. Li nascosi subito dietro la schiena, mi ricordavano momenti passati che forse, speriamo, un giorno, avrei dimenticato definitivamente.

Entrai in doccia, mi rilassava particolarmente. Quando uscii però trovai un reggiseno appoggiato al lavandino che prima non avevo notato. Era di pizzo e io non li indossavo. Mi vestii in fretta e scesi subito.

«Che diavolo è questo?» chiesi a papà mostrandogli cosa avevo trovato.

«Tesoro, è tuo!» rispose, ma si vedeva che era sotto pressione.

«Mi dispiace contraddirti, ma se fosse stato mio non te l’avrei neanche chiesto!» alzai il tono della voce.

«Di chi potrebbe essere?»

«Cazzo, dimmelo tu!» mi avvicinai e gli diedi il reggiseno. «Ti è familiare vero?»

«No.» diede una risposta secca.

«Dimmelo!»

«Okay, è di una…collega!»

«Di una cosa? Che cosa papà? Collega? Mi stai dicendo che invece di andare a lavora ti scopavi una collega? Mi stai dicendo questo?» avevo quasi le lacrime agli occhi per il nervoso.

«E pure se fosse? Sono adulto e vaccinato!» rispose con prepotenza.

«Non me ne fotte un cazzo che sei adulto, capito? Mi hai portato fin qui perché scoparti quella sciacquetta?»

«Non ti permettere!»

«Io mi permetto invece! Mi hai trascinato qui, ho dovuto lasciare la mia vita a Miami, i miei amici, tutto per te e tu mi ripaghi così? Tornavi a casa tardi per andare a letto con questa “collega”, vero?»

Annuì.

«Bene, bravo, complimenti. Ti daranno il premio per il padre peggiore e per l’uomo più stronzo dell’anno. Vuoi un applauso adesso?» non riuscii più a trattenere le lacrime.
La cosa che mi dava più rabbia era che lui stava lì, zitto, senza commentare, senza darmi uno striscio di spiegazione. Avevo dormito notte intere senza di lui, avevo trovato miliardi di bigliettini con scritto che doveva lavorare fino a tardi ma evidentemente c’era qualcuno più importante di me.

Feci per andarmene ma lui mi prese per il braccio, «Dove credi di andare?»

«Lontano da te! Mi fai schifo, schifo!» gli urlai in faccia.

«Mi dispiace, io ho cercato di dirtelo…»

«Ah, hai cercato anche di dirmelo? Non ti è bastato lasciare la mamma senza aiutarla ad uscire da quella situazione? Ora sono orfana, senza neanche più un padre perché tu mi fai schifo! Hai preferito un’altra a tua figlia, lo capisci? Come dovrei sentirmi?» feci mollare la presa del braccio e gli chiusi la porta della cucina in faccia.

Corsi su in camera mia, composi il primo numero di cellulare e mandai un messaggio: “Joe, ho bisogno di parlarti, troviamoci al parco davanti scuola”

Ancora con le lacrime che mi graffiavano il viso, cercai le chiavi della macchina e uscii in fretta, papà non cercò neanche di fermarmi.

Salii in macchina, partii a tutta velocità, accesi una sigaretta e… 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** I'm worried. ***


Lo so, ora mi direte che ho rotto perchè ho postato tanto ma non vi preoccupate che dopo questo aspetterò un paio di giorni.
Mi è venuto un po' corto ma spero non sia noioso!
Buon 2012 ancora, vi auguro un anno pieno di gioia xx



NARRA JOE;

Arrivai al parco davanti la scuola, esattamente dove mi aveva dato appuntamento Terri. Non c’era ancora nessuno così mi sedetti su una panchina sotto l’ulivo ad aspettare.
Un quarto d’ora dopo non arrivava ancora, così le mandai un messaggio: “Dove sei? Io ti sto aspettando qui!”  ma non mi arrivò risposta. Chiamai anche Jessica, ma neanche lei l’aveva sentita.

Mi squillò il cellulare, «Buongiorno, lei è il signor Joseph Jonas?» domandò una donna.

«Sì, perché?» il cuore iniziò a battermi forte.

«Conosce la signorina Terri Evans?» chiese e boom, sentì le mani iniziare a sudare.

«Sì, cos’è successo? Qualcosa di grave?»

«Aveva lei negli ultimi numeri e sì, la stiamo portando in ospedale perché ha fatto un incidente.»

Cosa aveva detto? Incidente? La mia Terri?

«Scusi? Può ripetere?» esclamai pensando di aver sentito male.

«La signorina Evans ha fatto un incidente, può raggiungerci in ospedale?»

Annuii e chiusi la telefonata, ero sicuro però che la donna dall’altra parte della cornetta non avesse sentito la mia risposta. Presi immediatamente le chiavi della macchina e saltai su guidando fino in ospedale.

Entrai, le pareti tutte bianche, i dottori con il camice mi mettevano ancora più ansia. Mi avvicinai al bancone dove c’era una dottoressa con i capelli color nocciola: «Buongiorno, sa dirmi in che stanza è la signorina Evans?» chiesi e la donna controllò su un enorme libro con la copertina blu.

«Sì, l’hanno appena portata in ospedale ma è in sala operatoria. Lei è un parente?»

«No, però s-» non mi fece concludere la frase che intervenì, «Allora non posso dirle niente. Lei può avvisare un genitore? Abbiamo bisogno di informazioni riguardo la signorina!».

Mi voltai e ancora più preoccupato di prima mi andai a sedere nella sala d’aspetto e cercai di rintracciare Nick e Jessica.

“Corri subito in ospedale, Terri ha avuto un incidente” mandai loro lo stesso messaggio anche se ero sicuro fossero insieme da qualche parte.

Mi giravo i pollici nervosamente, nessuno ancora era arrivato e non sapevo come avvisare il padre di Terri. Mi alzai ma la situazione non cambiò: facevo avanti e indietro, tanto che un dottore mi mandò a prendere un po’ d’aria perché davo ‘fastidio’.

«Cos’è successo?» vidi Jessica corrermi incontro.

«Non ho capito niente, so solo che ha avuto un incidente. Devo avvisare il padre ma non so come!» mi misi le mani nei capelli.

«Tu vai a casa sua, io resto qui e ti avviso se ci sono novità!» mi tranquillizzò e corsi verso la macchina.

Cosa avrei detto al padre? Mi avrebbe riconosciuto? Non sapevo cosa dirgli.

Bussai, «Salve, sono Joe, si ricorda di me?» dissi tutto d’un fiato.

Lui annuii ma non mi fece entrare. «Guarda che Terri non è in casa, è uscita!» disse con un tono arrabbiato ma anche molto nervoso.

«Lo so, il problema è che…Terri ha avuto un incidente! Hanno chiamato me perché era l’ultimo numero che aveva contattato ma mi sembrava giusto venirla ad avvisare. In ospedale hanno bisogno di alcune informazioni e vogliono parlare con un genitore…»

Il padre spalancò gli occhi e prese le chiavi della macchina, «Dimmi la strada, immediatamente!»

«Salga sulla mia macchina, facciamo in fretta!» dissi e partimmo subito verso l’ospedale.

Al bancone c’era ancora la donna di prima e mi accorsi che anche mio fratello era arrivato. Jessica era preoccupata, si vedeva dalla sua espressione.

Restammo lì fino a sera, il padre aveva visto Terri e gli avevano detto che non era tanto grave e fortunatamente si era rotta solo due costole e aveva fratturato il braccio sinistro; però dovevano tenerla sotto controllo a causa del lieve trauma cranico.

«Posso vederla?» domandai al padre e lui mi mandò a chiederlo ad un dottore che era vicino alla porta dove era ricoverata Terri.

«Scusi, posso vedere la signorina Evans?» il dottore aprì la porta e mise dentro la testa.

«Sì, però sta ancora dormendo.» disse ed entrai.

Nella stanza era sola, fortunatamente. C’era una sedia e l’avvicinai al letto. Era bellissima anche in quel letto con la flebo attaccata al braccio e piena di fasciature.
Chissà se mi sentiva; se gli avessi detto che da quando l’ho conosciuta non smetto di pensare a lei; se gli avessi detto che era una ragazza fortissima, che era la ragazza che tutti avrebbero voluto al loro fianco. Le presi la mano sperando si svegliasse ma non lo fece. Mi avvicinai per darle un bacio sulla fronte, poi restai a guardarla.

Rimasi lì per un po’ di tempo, poi Jessica mi diede il cambio. 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Together ***


Buoooonasera bellezze, tutto bene?
Posto questo capitolo, ma fa schifo, già ve lo dico D:
Solo che mi servono capitoli prima di uewhguw sorpresa u.u
Grazie a tutte quelle che recensiscono xx



Joe passò un sacco di tempo con me in ospedale. Lo stesso fecero anche Jessica e Nick che mi raccontarono anche come e dove si erano conosciuti. Avevano una bella storia alle spalle, erano molto fortunati ad essersi incontrati ed innamorati. Nick aveva sempre quella faccia da angelo e quel sorriso che emanava una gioia incredibile.

Rimasi in ospedale per una settimana, i dottori volevano avermi sotto controllo. Joe aveva detto che il giorno dell’incidente non ne volevo sapere di svegliarmi, ma aprii gli occhi il giorno dopo.

Papà non si faceva vivo, o almeno, io non riuscivo mai a vederlo o a parlargli. Jessica lo vedeva arrivare la sera tardi ma non si faceva vivo nella camera. Forse era meglio così, non lo volevo vedere. Infatti, Jessica mi aveva invitato a stare a casa sua per un po’, almeno finchè non si sarebbe sistemato tutto con papà.

«Oggi vengo verso le 11, poi ti dimettono» disse Joe baciandomi.

«Ti aspetto» chiusi la telefonata e preparai la borsa.

Mi venne a prendere e mi portò in un bar.

«Come ti senti?» chiese poi.

«Sollevata, finalmente sono uscita da quel maledetto posto.»

«Allora, finalmente vuoi dirmi cos’è successo?»

Mi corrugai la fronte, «Ho litigato con papà!» esclamai bevendo un sorso di cappuccino.

«Questo l’avevo capito, ma perché?»

«Faceva sesso con una sua collega, a mia insaputa, mentre io pensavo stesse lavorando per arrivare a fine mese. Mi ha mentito e trascinato fin qui solo per vederla. Chissà come si sono conosciuti…» raccontai quello che era successo con un tono schifato, schifato da quello che aveva fatto.

«Ah.» fu l’unico suono che Joe emise.

«Già.» risposi finendo il mio cappuccino e rimasi a fissarlo mentre beveva il suo. Era dannatamente bello ed era stato con me tutta la settimana, non l’avrei mai ringraziato abbastanza.

«Ora dove andiamo?» chiesi curiosa.

«Ti porto a casa mia, ti va? Mamma voleva vederti e magari possiamo guardare un film» disse e feci di sì con la testa.

Casa Jonas mi piaceva sempre di più. Denise era una donna simpaticissima e molto disponibile, la mamma che non ho mai avuto. Quando entrammo, un cagnolone mi venne incontro. Mi abbassai per accarezzarlo, «E’ tuo?» domandai rivolto a Joe.

«Sì, si chiama Winston, è il cane più bello del mondo, vero?» si abbassò anche lui e lo accarezzò.

Entrai in cucina dove c’era Denise e salutai, «Salve signora Jonas, tutto bene?»

Lei si girò e quasi mi fulminò: «No, devi chiamarmi Denise! Senò mi fai sentire vecchia!» disse e scoppiammo a ridere.

«Allora va bene, come stai Denise?» riformulai la domanda.

«Benone, tu? Mi dispiace non aver avuto neanche un secondo per venire in ospedale.»

«Ah non ti preoccupare, fortunatamente c’era Joe.» sorrisi «E Jess con Nick» aggiunsi poi.

Rimanemmo un po’ a parlare e poi Joe mi accompagnò a casa. Aveva detto che mi vedeva stanca e che avremmo visto il film un altro giorno perché dovevo assolutamente riposarmi.

«Meno male che ci sei tu.» dissi, lui si avvicinò e mi diede un lungo bacio, poi scesi dalla macchina e bussai alla porta di casa di Jessica.

«Che ci fai qui?» dissi appena mi trovai Nick davanti.

«Buonasera anche a te Terri» disse sorridendo, «Sono rimasto un po’ con Jessica, ora è sotto la doccia.» chiuse la porta e ci sedemmo sul divano.

«Ci hai fatto prendere un bello spavento, sai?» esclamò.

Wow, era protettivo. Ma era di Jessica, quindi off limits.

«Scusa, è che non ragionavo proprio, papà mi ha fatto imbestialire» risposi e sentii Jessica uscire dal bagno. Scese e corse ad abbracciarmi.

«Allora, come ti senti?»

«Bene e mi dispiace essere d’intralcio stasera, ma Joe mi ha obbligata a risposarmi…»

«Fa sempre così, credo faccia parte del suo carattere!» intervenne Nick.

Jessica appoggiò la testa sulla spalla di Nick e in quel momento decisi di alzarmi, salutarli e salire in camera per dare il meno fastidio possibile.

Mi sdraiai sul letto di Jessica, aveva detto che avrebbe dormito per terra oppure nella stanza dei suoi dal momento che erano partiti. Mi sentivo al sicuro, almeno lì dentro.

Sentivo Joe sempre più vicino, mi faceva bene parlare con lui ed era un ragazzo dolcissimo. Non sapevo se fosse amore o una semplice amicizia, ma speravo tanto nella prima opzione, sapevo che era quello giusto, sapevo che non avrebbe mai tradito quello che c’era tra di noi.

Conoscevo già abbastanza persone che l’avevano fatto…

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Liar. ***


State recensendo in tantissime e io non riesco a smetterla di scrivere, quindi, posto sempre u.u
Non abituatevi troppo perchè con l'inizio della scuola riuscirò a postare una volta a settimana, forse D:
Spero vi piaccia questo capitolo xx



Quando tornai a scuola qualcosa era cambiato. O meglio, la gente continuava a fissarmi e il problema era che non sapevo il perché.

Quella che doveva essere la capo cheerleader si avvicinò a me, mentre io ero al mio armadietto a prendere il libro dell’ora successiva, e mi sussurrò: «Ti hamessa incinta? Fatti forza, non sei l’unica.»

Mi girai con gli occhi spalancati, «Che cosa? Scusa, ripeti!»

«Parlo di Joe, ti ha messa incinta? Sei stata assente per una settimana perché sei incinta?» domandò e rimasi a bocca aperta.

«Scusa eh, ma chi avrebbe detto questa cazzata?»

«Girano queste voci e siccome non è la prima volta, pensavo fosse vero!»

«Cosa non è la prima volta?» iniziai ad alterarmi.

«Del fatto che Joe Jonas ha messo incinta già un’altra ragazza e non è finita molto bene…» concluse e chiusi rumorosamente l’armadietto per poi girarmi e andarmene senza neanche risponderle.

Stava dicendo seriamente? Joe, ragazza incinta, finita male?

Dovevo assolutamente parlare con Joe ed ero sicura che avremmo finito col litigare.

All’uscita lo vidi avviarsi verso la macchina; quel giorno sarei dovuta tornare direttamente a casa con Jessica. Urlai il suo nome per bloccarlo e lui si girò.

«Ciao dolcezza» si avvicinò per darmi un bacio ma io mi allontanai.

«Che succede?» chiese dopo il gesto che avevo appena fatto.

«Dobbiamo parlare, subito!» risposi; poi mandai un messaggio a Jessica, che non era ancora arrivata nel parcheggio, con scritto che avevo avuto un impegno all’ultimo momento.

Salii in macchina di Joe e lui partì.

«Chi hai messo incinta?»

Uscì dal parcheggio della scuola e si diresse chissà dove.

«Cos’hai detto?» chiese, come se veramente non avesse sentito.

«Chi hai messo incinta, Joseph!?» ripetei con un tono di voce più alto.

«Sei forse impazzita?» domandò a sua volta, intanto mi accorsi che stava andando verso la spiaggia.

«Ti prego, basta cazzate, dimmi chi cazzo hai messo incinta!»

«Chi te l’ha detto?»

«Mary, la capo cheerleader…ora, parla!» dissi con le lacrime agli occhi.

«Non è come pensi, è una lunga storia!»

«Avanti, ho tutta la giornata!»

«Ma non è importante.»

«Sì che lo è, devo sapere se sono circondata da stronzi oppure sono io il problema!»

«E’ successo due anni fa» iniziò, «Ero in terza superiore e lei era in quinta. Durante una festa, mi sembra quella di metà anno, andammo a letto insieme e rimase incinta. solo che i genitori erano quasi assenti e andiamo, io avevo solo 17 anni e non avrei potuto fare il padre…»

Rimasi ad ascoltare, con le mani che mi tremavano e il cuore che batteva forte.

«Mamma e papà non sanno nulla» continuò, «Lisa decise di abortire e io non potevo che essere d’accordo anche se stavo “uccidendo” mio figlio.» concluse e non riuscii a dire nulla.

Scesi dalla macchina e lasciai dentro la mia borsa.

«Terri vieni qui!» urlò Joe ma non mi voltai neanche.

Mi avvicinai al mare che era freddissimo data la stagione. Mi sedetti sulla sabbia in riva, le onde gelate mi bagnavano i piedi e le lacrime iniziarono a scendermi.

Sentii Joe avvicinarsi ma lo bloccai subito. «Vattene immediatamente!» urlai.

«Terri aspetta, ora è tutto finito!» disse ma non gli credetti.

«Non mi fido più di te, non mi fido più di nessuno! Sparisci.»

«Lasciami finire!» esclamò e non gli risposi.

Si sedette vicino a me ma io mi allontanai. Fece un respiro e iniziò, di nuovo: «Poi, dopo aver abortito, confessò di essere andata a letto con un altro ragazzo qualche giorno dopo e il figlio era suo. Suo, capito? Non era mio, Terri! Ti devi fidare di me.»

Mi voltai a guardarlo. Mi stava prendendo per il culo? Non poteva dirmelo prima?

Restava il fatto che non me lo aveva raccontato subito. «Perché me lo dici solo ora?»

«Perché è una storia che tendo a dimenticare e tralasciare, non penso sia così importante!»

«Dannazione, sì che lo è! Credi che io sia scema? Se credi questo allora prendi la tua macchina e vattene al diavolo, per sempre!»

Lui si avvicinò a me, questa volta non mi allontanai. Mi accarezzò i capelli, non sapevo perché glielo stessi permettendo.

«Io non ti volevo ferire, anzi, è proprio l’ultima cosa che voglio fare» ammise.

Non risposi. Forse ero delusa da quello che aveva fatto ma non potevo non perdonarlo. Era così dannatamente difficile pensare che persona sarei stata senza di lui, ora che l’avevo conosciuto a fondo.

Restammo tutta la notte sulla spiaggia, insieme.



Questa fan fiction è preferita da 4 persone, ricordata da 1 e seguita da 8 - grazie infinite <3

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** First time. ***


Salve! Avete visto? Ho fatto passare un po' di tempo dall'ultima volta che ho postato perchè 1. non avevo ispirazione e 2. non avevo tempo!
Comunque spero che questo capitolo vi piaccia xx
(ps: è un po' lunghino ç__ç)



Quando tornai a casa di Jessica, ormai quasi mattina, le raccontai quello che era successo. Un po’ me la presi perché anche lei sapeva di questa storia e non me l’aveva raccontata, ma alla fine lasciai perdere perché era finita nel migliore dei modi e dovevo esserne anche felice. Con Joe parlammo un po’ del nostro futuro. Ormai lui era prossimo ad andare al college e doveva ancora scegliere così mi elencò un paio di università dove sarebbe voluto andare a studiare. Tra queste c’era la Columbia a New York o Yale.
 
«Tanto ho ancora un po’ di tempo per decidere» aveva detto per poi alzarsi e riaccompagnarmi a casa.

Il giorno dopo a scuola fu un delirio: non riuscivo neanche a mantenermi in piedi. Avevo delle occhiaie che toccavano terra e una faccia assonnata tanto che mi addormentai sul banco durante l’ora di biologia.

«Signorina Evans!» urlò la professoressa battendo forte la mano sulla cattedra.

Alzai la testa dal banco e rimasi a fissarla, incazzata del fatto che mi avesse svegliato anche se quello non era il posto migliore dove potersi addormentare.

«Vada a darsi una rinfrescata!» disse sempre con quel tono di voce e uscii dalla classe.

I corridoi erano pieni di studenti, e la domanda mi venne spontanea: ma in questa maledetta scuola non si fa lezione?

Andai in bagno per bagnarmi un po’ la faccia nella speranza di risvegliarmi un po’ e quando stavo per uscire, la capo cheerleader, quella antipatica che mi aveva raccontato della storia di Joe, mi fermò e mi diede un foglietto color arancione: «Hey Terri, sei invitata alla mia festa stasera. Mi raccomando, vestiti sexy!» disse e mi fece l’occhiolino.

Lessi il foglietto con calma mentre mi diressi di nuovo in classe.

Sarei dovuta andare a quella festa? Joe sicuramente mi avrebbe quasi obbligata. Il problema è che le feste tiravano fuori il peggio di me. Bevevo, perché mi piaceva farlo, e sarei arrivata a farmi qualcuno che non fosse Joe. Magari Nick, ma poi Jessica mi avrebbe tagliato a pezzettini e mi avrebbe gettato in mare.

«Ciao tesoro» incontrai Jessica all’uscita della scuola, «Stasera ci sarai alla festa?» chiese.

Tadan! «Credo di sì, ma magari Joe non vuole andarci e preferisce rimanere a casa a guardare un film»

Qualcuno mi abbracciò da dietro e sobbalzai, «Chi preferisce andare guardare un film ad andare ad una festa?» domandò, sicuramente aveva origliato la mia conversazione con Jess.

«Ehm, avevo pensato che magari non ti piacciono le feste.» esclamai speranzosa.

«Che cosa? Scherzi? Ci andiamo subito, e ti vengo a prendere alle 7!» concluse e poi mi lasciò un bacio sulla guancia prima di salire in macchina e tornare a casa.

Nick non si era fatto vedere e Jessica non mi aveva ancora detto niente, forse era successo qualcosa?

«Ma Nick?» chiesi una volta entrate in macchina.

«Bho, ha detto che non si sentiva molto bene ed è rimasto a casa. Dopo vado a trovarlo per invitarlo anche alla festa di stasera!» rispose e partì.

Passai tutto il pomeriggio a cercare una scusa per non andarci. Però arrivate le 6 mi convinsi che sarebbe stato bello conoscere nuova gente, così iniziai a prepararmi.

Alle 7 in punto, preciso come un orologio svizzero, Joe venne a prendermi. Quando aprii la porta lo trovai a bocca aperta.

«Cosa c’è?» chiesi spaventata.

«Sei bellissima!» disse.

Indossavo un vestitino corto fin sopra le ginocchia, color rosso accesso e un paio di ballerine.

Quando arrivammo alla festa adocchiai già il tavolo con gli alcolici. Mary stava già ballando con un miliardo e mezzo di ragazzi intorno a lei ed era rimasta in reggiseno e in mutande. Vidi in lontananza anche Jessica e Nick che si baciavano e Joe mi prese la mano.

«Vuoi qualcosa da bere?» chiese quasi urlando a causa della musica ad alto volume.

Joseph, mi stai invitando a nozze! Cambia domanda!

«Ehm, magari più tardi» dissi cercando di allontanare quel pensiero dalla sua testa.

Andammo un po’ a ballare poi decisi che qualche bicchierino di vodka non mi avrebbero messa a K.O. Quando mi avvicinai al tavolo c’era un ragazzo ubriaco fradicio che cercò di baciarmi. Mi allontanai ma lui mi seguiva. Cercavo Joe con gli occhi e non riuscivo ad aprire bocca per chiedere aiuto. Il ragazzo mi prese la mano e poi mi avvicinò ancora a lui per baciarmi il collo.

«Che cazzo stai facendo!?» fortunatamente Joe arrivò al momento giusto. Diede un pugno al ragazzo e mi abbracciò.

«Andiamocene!» urlò e mi trascinò fino alla macchina. Le gambe mi tremavano, non mi era mai successa una cosa del genere.

«Stai bene?» chiese e poi partì.

Arrivammo a casa Jonas, non avevo la più pallida idea di cosa ci facevo lì.

«Perché siamo qui? Io sto a casa di Jess, ricordi?» chiesi e lui chiuse la macchina.

«Certo la stasera dormi qui, ho deciso!» disse e mi prese la mano.

Dentro non c’era nessuno. Le opzioni potevano essere due: o i genitori erano usciti o stavano già dormendo.

«Apri il mio armadio e mettiti qualcosa, dovrei avere qualche maglia lunga» disse sorridendo.

Cercai qualcosa da mettermi ma lui si mise davanti e iniziò a baciarmi il collo fino ad arrivare al seno. Poi le nostre labbra si incontrarono e le nostre lingue iniziarono a giocare.

Mi spinse verso destra e inciampai cadendo sul letto. Mi guardò e si girò per spegnere il telefono, almeno questa volta nessuno avrebbe disturbato. Cercò la zip per togliermi il vestito e quando ci riuscì lo buttò dietro alle sue spalle; io iniziai a slacciargli la camicia e arrivai ai jeans e in poco tempo rimanemmo in biancheria intima. Mi baciò il collo fino ad arrivare all’ombelico e poi tornò alle mie labbra. Dopo poco anche la biancheria sparì e sentii la sua presenza.

Ero sicura che quello non era semplice sesso occasionale, ma amore, amore puro.



Questa fanfiction è preferita da 7 persone, ricordata da 1 e seguita da 8 - GRAZIE DI CUORE ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Prince Charming. ***


Salve! Non vorrei rovinarvi i piani ma questa fan fiction sta quasi per finire ):
Spero che questo capitolo non sia noioso, e se lo è, mi scuso ma non ho avuto molto tempo per scriverlo D:
Siete arrivate a recensire in 11 per capitolo, questo mi rallegra <3
Buona lettura xx



Mi svegliai. Avevo la testa appoggiata al petto nudo di Joe, e c’era solo un lenzuolo che mi copriva. Alzai leggermente la testa e mi accorsi che Joe stava ancora dormendo. Rimasi a guardarlo: era perfetto, e dopo quella notte ne ero ancora più certa.

Stavo forse pensando ad alta voce?

Joe si girò e mi sorrise: «Buongiorno meraviglia!»

Mi avvicinai per baciarlo, non volevo più staccarmi. «Buongiorno anche a te!» sorrisi.

«Okay» si tirò su e si mise seduto, «E’ stato fantastico!» esclamò e mi abbracciò dandomi un bacio sulla fronte.

Gli sorrisi, pensavo la stessa identica cosa. «Anche per me, non ci sono parole per descriverlo!» dissi.

Si girò per prendere il cellulare, non sapevamo neanche che ora era. Mi alzai dal letto e raccolsi la mia biancheria sparsa per tutta la camera e la ri-indossai. Cercai anche la mia borsa, il cellulare doveva essere sicuramente lì dentro.

«Jessica mi ha mandato un messaggio!» esclamò Joe e iniziò a leggermelo: «Ho litigato con Nick. Voi dove siete? Ho bisogno di un passaggio perché sono ubriaca fradicia»

Spalancai gli occhi. Quando presi l’iPhone lessi lo stesso messaggio.

«Dannazione, non l’avevo sentito!» dissi vestendomi velocemente anche se erano solo le 6 del mattino.

«Bhe, meno male…» disse Joe e mi abbracciò da dietro.

Mi voltai, avevo il vestito in mano giusto perché me lo stavo mettendo e lo buttò per terra.

«Joseeeeeeeeeeeph» cercai di usare un tono preoccupato ma continuava a baciarmi il collo e mi faceva il solletico.

«Dai, Jessica starà bene e sono solo le 6 del mattino…Sai questo che vuol dire?» domandò.

«No, che vuol dire?»

«Che abbiamo più di un’ora ancora, e in un’ora si fanno molte cose…» finì la frase e mi buttò sul letto.
 

***

Mi guardai allora specchio che c’era nel suo bagno. Sì, lui aveva un bagno tutto suo e io no. Com’era possibile?

«Joseph! Vieni subito!» urlai.

«Dimmi!» entrò in bagno e si mise di fianco a me.

«Guarda questo succhiotto! E’ grande come una casa!» dissi spingendolo con il fianco.

«Fondotinta?» chiese tirando fuori un correttore dal cassetto.

«Perché tu hai un fondotinta nel cassetto del tuo bagno?» domani sconvolta.

«Per queste occasioni» disse facendomi l’occhiolino, poi uscì dalla stanza.

Mi preparai e intanto continuavo a chiamare Jessica, ma mi dava sempre la segreteria. In effetti ero un po’ preoccupata, anche del fatto che neanche Nick era tornato a casa.

Quando arrivammo a scuola non vidi né la macchina di Jessica né quella di Nick.

«Si saranno presi a mazzate?» domandai con un filo di sarcasmo nel mio tono.

«Non credo…» disse Joe guardandosi in giro.

Vidi persino Mary davanti all’entrata, ma era con i suoi soliti amici giocatori di basket.

«Io direi che li andiamo a cercare, vero?» chiesi e Joe annuì.

Intanto che Joe usciva dal parcheggio della scuola, provai a chiamare Jessica. Non rispose e così chiamai Nick.

«Il telefono di tuoi fratello squilla…» dissi e Joe si fermò.

TU TU TU TU,ah dannazione Nicholas, rispondi!

«Pronto?» rispose con una voce assonnata.
«Dove sei?» domandai subito.
«In macchina…Credo di essermi addormentato qui dentro. Jessica è con te?»
«No, non riusciamo a trovarla. Ci dici precisamente dove sei?» chiesi mentre Joe mi fissava.
«Mmmmh, vicino alla spiaggia perché sento il rumore del mare!»

Feci segno a Joe e ripartì subito, poi chiusi la telefonata e cercai di chiamare di nuovo Jessica ma il suo telefono non dava segni di vita.

Quando arrivammo sulla spiaggia vidi subito la macchina di Nick e ordinai a Joe di andare a cercare Jessica sulla spiaggia, neanche lei doveva essere lontana.

Mi avvicinai alla macchina di Nick ed entrai.

«Cosa diavolo è successo?» domandai e mi accorsi che si era riaddormentato.

«Ma che ne so, era tutta bevuta!» rispose strofinandosi gli occhi.

Come poteva essere così dannatamente sexy anche se sembrava uno straccio?

Scossi la testa per allontanare quel pensiero.

«Non hai idea di dove possa essere?»

«No, è scappata come una furia. Diceva cose a vanvera, non mi ricordo nulla!» disse.

Restammo in macchina, io ovviamente guardavo fuori dal finestrino per evitare altri viaggioni che mi avrebbero solo danneggiato.

Mi arrivò un messaggio da Joe: “Ho trovato Jess, è sulla spiaggia, raggiungetemi” scendemmo e lo raggiungemmo.

«Jess!» urlai e le corsi incontro abbracciandola. «Mi hai fatto perdere 20 anni!» dissi e lei si mise a ridere.

«Scusami, è che quel coglione del mio ex fidanzato mi ha fatto imbestialire!» esclamò.

Joe ed io restammo a fissarla, poi apparve Nick da dietro la macchina.

«Ex fidanzato?» chiese.

«Sì. Lo capisci che non ti amo più? Non ti amo più, basta!» rispose.

Restai a bocca aperta.

«Cosa ti ho fatto?»

«Lo so che non provi neanche tu più niente per me, quindi smettila di fare questa scenetta!» esclamò.

Io non avevo cambiato espressione della faccia e a quanto pare neanche Joe.

«D’accordo, stare con te iniziava a darmi suoi nervi, ti rendi conto di essere egoista?» domandò Nick e presi la mano di Joe per allontanarci, erano nel pieno della discussione.

Qualche momento dopo Jessica urlò il mio nome: «Tu, sei una stronza! Sei arrivata e bella bella e sei entrata nelle nostre vite come se niente fosse! Sveglia, questa non è Miami e tu non sei la principessa sul pisello!» esclamò, ero paralizzata. «E il tuo nuovo principe azzurro, dovrebbe essere il mio!» concluse.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Fix a heart. ***


Ciao bellezze! Come promesso ecco un nuovo capitolo :D
(mi scuso se ci ho messo un po' ma la scuola mi sta già uccidendo)
Spero che vi piaccia e che non sia troppo noioso .-.
Per chi me l'ha chiesto: mancano 2/3 capitoli (:
Buona lettura e grazie a chi recensisce xx



Sapete quando vi sentite una nullità, sentite di essere stati presi in giro per tanto, troppo tempo? Così mi sentivo in quel momento mentre guardavo Jessica negli occhi. Sembrava che la scena andasse a rallentatore, tranne la sua voce che rimbombava nella mia testa. Joe mi prese il braccio e mi portò vicino a lui, come segno di protezione. Volevo parlare, dirle qualcosa, dirle che io non avevo proprio fatto niente e che quella che aveva sbagliato era proprio lei. Eravamo tutti scioccati, tutti con la bocca aperta, e io volevo solo scappare e tornare a Miami; anzi, se ne avessi avuto la forza sarei andata anche a piedi. Mi aveva completamente spiazzato, non me l’aspettavo da lei.

Joe mi portò a casa sua ma mi chiusi in camera e ci restai fino ad ora di pranzo. Quando Denise mi chiamò perché era pronta la cena mi ci vollero dieci minuti per aprire la porta.

«Tesoro tutto bene?» chiese e scoppiai a piangere.

«Fa nulla, non mangio, scusatemi…» dissi e corsi di sopra.

In effetti era molto strano, non piangevo spesso, non mi piaceva farlo. Oppure, non volevo sembrare debole di fronte ad altre persone. Avevo un carattere piuttosto forte e lo sapevo però ora mi ero stancata di dover sopportare tutto questo.

Scesi, «Eccomi, avevo bisogno di riprendermi» avevo detto, anche se non andava per niente bene.

Dormii accanto a Joe; non aveva ancora aperto bocca sull’argomento e non sapevo se mi facesse piacere oppure se avrei preferito una sua opinione.

Il giorno dopo restai a casa, ovviamente, e cercai un volo per Miami. I miei piani erano semplici: comprare il biglietto, tornare a casa di nascosto senza farmi beccare da papà e partire senza salutare. Tanto chi avrebbe sentito la mia mancanza? Neanche Joe, forse.

«Ascolta, ne vuoi parlare?» chiese appena tornato da scuola.

«Tu che ne dici?» domandai.

«Non lo so, non riesco a capirti se continui a piangere e a star zitta!»

«Scusami se la mia vita sta andando a puttane, scusami tanto!» dissi alzandomi dal divano ma lui mi bloccò prendendomi per il braccio e facendomi cadere di nuovo sul divano.

«Hai ragione, mi dispiace. Se vuoi parlarne sai che io ci sono.» esclamò e mi diede un bacio a stampo.

Mi appoggiai alla sua spalla, guardammo un film insieme finchè non tornò anche Nick a casa.

«Hey, stai tu con Terri stasera? Ho promesso a Frankie di portarlo a cena fuori e poi al cinema!»

«Certo!» aveva risposto Nick tutto contento.

Non sapevo se era una bella cosa, insomma, dato l'effetto che mi faceva quel ragazzo.

I signori Jonas uscirono, dovevano andare a casa di Danielle e Kevin per aiutarli in alcuni lavori in casa e sarebbero rimasti a mangiare lì.

Preparammo insieme la cena: «Dopotutto non sei così male, Jonas!» dissi.

«Ah, pensavi questo di me?» mi fece il solletico. Lo stavo aiutando a tagliare i pomodorini.

«No, pensavo proprio a quello che veramente sei, sai…il mio sesto senso» lui scoppiò a ridere.

Nicholas, non puoi lontanamente sapere quello che pensavo di te!

Quando ci mettemmo a tavola mi accorsi di aver fatto un bel lavoro: la pasta olio e pomodorini era squisita, meglio di quella che preparava sempre papà quando ero triste.

«Come stai?» domandò.

«Non sto. Tu?»

«Lo stesso. Mi dispiace per quello che ti ha detto, non era in lei…» disse, come se volesse farmi cambiare idea sul conto di Jessica.

«No, era proprio il lei. Ha detto quello che pensava, purtroppo.» ammisi.

Venne a sedersi vicino a me e mi abbracciò. Sentivo il suo profumo che si mischiava al profumo dei pomodorini che stavamo mangiando, la cosa mi faceva ridere.

«Grazie!» gli dissi.

«E di che?»

«Di questo. Anzi sai una cosa? Mi è dispiaciuto non aver avuto la possibilità di conoscerti.»

«Abbiamo ancora tutta una vita davanti» disse un po’ stranito dalla situazione.

«No» dissi alzandomi dalla sedia e andando in salone, «Domani mattina, all’alba, parto.»

«Cosa?» domandò Nick alzandosi di scatto dalla sedia e raggiungendomi.

«Sì, qui ormai non ho più niente.» risposi anche se sapevo benissimo che avrei sofferto ancora di più lontana da Joe.

«Hai Joe! E puoi farti tanti amici. Hai anche me, Terri!»

«Se non è andata con Jessica che era una ragazza semplice, come faccio con gli altri? Stavo bene a Miami ed è lì che tornerò.» gli risposi.

Ci sedemmo sul divano. «Sei sicura di quello che vuoi fare?»

«Sicurissima.» risposi secca.

Parlammo per tutta la serata; in tv non facevano nessun bel film così noleggiò un film: “neverland”

«Perché un film triste?» domandò.

«Perché è il mio film preferito con il mio attore preferito!» risposi sorridendo.

Ero sicura che non saremmo riusciti a guardarlo tutto perché ci saremmo addormentati.

Tutto d’un tratto Nick spegne la televisione e si avvicina. Mi prende il viso e rimane a fissarmi negli occhi. Si avvicina di più, fino a sfiorarmi le labbra e ad assaporare il momento. Poi mi bacia, ma si allontana subito. Io mi avvicino e questa volta lo bacio per prima. Forse era sbagliato ma mi andava di farlo. Mi misi a cavalcioni sopra di lui e iniziò a togliermi la maglia.

«Okay scusami, non posso!» dissi alzandomi e prendendo la maglia per terra.

«Lo so, scusami tu» disse sorridendo.

Come se niente fosse tornammo a guardare il film, ma mi addormentai.
 
Parla Nick;
Mi voltai e mi accorsi che stava dormendo. La presi in braccio cercando di non farla svegliare e la portai in camera mia.

Letto o poltrona? Diamine, sono un galant’uomo quindi l’appoggio sul letto.

Era lì, bellissima, che dormiva. Mi appoggiai anche io accanto a lei e mi addormentai.
 
Parla Joe;
La serata con Frankie era stata fantastica. Speravo solo che Terri si stesse divertendo, almeno un po’, con mio fratello.

Quando tornammo a casa non li trovai. Frankie salì al piano di sopra e dopo avermi dato la buona notte si chiuse dentro. Guardai in salone ma non c’erano neanche lì. Salii in camera mia ma non c’era anima viva.

Ultima opzione: camera di Nicholas.
Aprii la porta e li vedi lì: sdraiati, uno accanto all’altro. Le mani divennero freddissime e il cuore batteva forte. Non ci potevo credere, la mia Terri nel suo letto.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Revenge. ***


Scusate scusate scusate e scusate! Lo so, mi odierete perchè posto solo ora il capitolo ma ho avuto un sacco da fare ):
Spero comunque che vi piaccia, e purtroppo questa fan fiction volge alla fine!
Grazie mille ancora e sempre a quelle che recensiscono xx



Vidi una luce provenire dalla porta, speravo fosse Joe. Alzai la testa e vidi la sua figura davanti alla porta. Mi alzai dal letto e mi accorsi che Nick si era sdraiato accanto a me.

«Ciao tesoro, com’è andata con Frankie?» chiesi avvicinandomi per baciarlo.

Lui si allontanò. «Cosa ci fai tu nel letto di mio fratello?» alzò la voce.

Guardai nella camera sperando che Nick non stesse ascoltando questa conversazione: «A cosa stai pensando? No Joe, non abbiamo fatto nulla!» dissi.

«E perché dovrei crederti?»

«Perché sì, non è successo nulla. Hai visto anche tu, sono vestita e non ho i capelli disordinati» cercai di trovare qualunque particolare che gli avrebbe fatto capire che non ero andata a letto con suo fratello.

«Come no, facile così!» esclamò.

«Ma hai bevuto? Frankie dov’è?» domandai.

«Cazzo Terri, smettila di fare quella che non capisce nulla! Sei andata a letto con mio fratello!»

«Ma non è vero, dannazione!» urlai.

«Mi hai tradito…» disse a bassa voce, sconvolto.

«Ma se non siamo neanche fidanzati!» gli risposi.

Evidentemente quello fu la goccia che fece traboccare il vaso. Nick si alzò e cercò di convincere Joe che non era successo niente, anche se c’era stato un bacio. Volevo picchiarmi per quello che avevo fatto, ero spregevole. Avevo fatto soffrire anche Joe, mi ci voleva un premio.

«FUORI DA QUESTA CASA, ORA!» urlò e rimasi a guardarlo con la coperta sulle spalle.

Cosa aveva detto? Dovevo uscire dalla sua casa? Mi stava cacciando?

Rimasi quasi immobile ma Joe mi prese il braccio e mi trascinò giù, vicino alla porta.

«Non farti più vedere.» disse, aprì la porta e mi chiuse fuori.

Fantastico, era quasi notte fonda, avevo litigato con Joe e Jessica e non potevo tornare a casa perché mio padre mi odiava a morte. Cosa dovevo fare?

Mi incamminai fino a casa e decisi di parlare con papà. Infondo era anche la sua vita, io di certo non potevo impedirgli di vedersi con una donna. Avrei preso l’abitudine, come le persone normali.

Bussai alla porta. Nessuna risposta. Riprovai. Ancora niente. Suonai il campanello, quello lo avrebbe sentito sicuramente.

«Terri!» esclamò aprendo la porta. Si avvicinò e mi abbracciò.

«Mi dispiace. Ho sbagliato. Questa è anche la tua vita, ma io non chiedevo niente, lo volevo solo sapere. Voglio vederti felice, tutto qui. Ora, posso tornare a casa?» domandai.

Lui mi prese il viso tra le mani, «Non devi neanche chiederlo. Ho sbagliato, hai ragione. Questa è casa tua, puoi venirci quando vuoi.» disse e mi fece entrare.

Passammo tutta la serata a parlare, lui mi raccontò di questa amante, di come l’aveva conosciuta e poi fu il mio turno: iniziai dalla scenata che mi aveva fatto Jessica alla ipotetica fine di amicizia o amore che c’era tra me e Joe. Mi rassicurò, dicendomi che sarebbe andato tutto bene, ma non ci credevo.
 
Narra Joe;
«Ora mi devi dire che cazzo ci facevi con Terri nel tuo letto!» urlai sperando che Frankie, nell’altra stanza, non stesse ascoltando la conversazione.

«Ti ho detto niente! Niente Joe! Perché non mi credi?» domandò.

La tentazione di tirargli un pugno in mezzo alla fronte era tanta, ma davvero tanta.

«Non mi fido di te. Lo capisci? Lei era diversa dalle altre, tu rovini sempre tutto!» ormai eravamo nel pieno della litigata, quasi mi venivano le lacrime agli occhi.

«E allora fai come cazzo credi! Lo vuoi sapere? Lei mi ha baciata.» ammise.

L’aveva ammesso, un bacio c’era stato. E io sapevo un bacio a cosa portava. Bacio -> sesso.
Sapete quando vi cade addosso il mondo? Ecco, mi sentivo proprio così.

Senza neanche rispondergli, presi il giubbino che avevo lasciato sul divano e chiusi rumorosamente la porta dietro le mie spalle. Era notte, faceva un freddo pazzesco, dove sarei potuto andare?

Le parole di Nick rimbombavano nella mia mente, sentivo che sarei scoppiato. Entrai in macchina e senza neanche pensarci due volte mi diressi verso casa di Jessica.

Bussai alla porta e mi venne ad aprire. «Hey, che ci fai qui a quest’ora?» chiese.

Entrai, senza rispondere. Mi tolsi la giacca sotto lo sguardo preoccupato di Jessica e quando mi girai le stampai un bel bacio sulle labbra. Perché non sentivo i fuochi d’artificio che sentivo con Terri?

Iniziai a far diventare quel bacio più passionale. La portai su, sicuro che fosse sola in casa. Sulle scale iniziai a togliergli la maglia, poi il reggiseno. Poi entrammo in camera e la feci mia, ma con tanto odio e tanta rabbia.

Quando mi svegliai, mi accorsi che era successo davvero. Pensavo fosse stato solo un sogno. E se Nick aveva detto la verità? Solo un bacio.
Mi sentivo un completo idiota. Jessica stava dormendo; mi alzai e mi vestii, in preda al panico per quello che avevo fatto e non sapevo come rimediare.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Tell me why. ***


SCUSATEMI. SCUSATEMI. SCUSATEMI.
Dovete sapere che mi si è rotto il pc e non riuscivo ad aggiornare!
Spero non vi siate stancate nel frattempo, ecco il nuovo capitolo: 



Mi svegliai insieme a papà sul divano.
Rimasi a fissare il soffitto. Ora che ci ripensavo, Joe aveva per caso bevuto? Non mi sembra di aver fatto qualcosa involontariamente senza accorgermene la notte scorsa.
 
«Esco» esclamai mentre papà preparava la colazione.

«Non mangi?» chiese subito lui.

«Mmmh no, non ne ho tanta voglia.»

Presi le chiavi della macchina e diedi un bacio a papà.
Ero diretta a casa di Jessica. Sì, quella stronza. Che poi, ormai era diventata la mia migliore amica.
Mi veniva quasi da vomitare a ripensare a quella sera. Come poteva cancellarsi tutto in meno di tre secondi con due parole messe insieme?

Bussai alla porta, non ero sicura di quello che volevo dirle.

Joe aprì la porta. Il mio cuore smise di battere per un secondo.

«C-che ci fai qui?» domandai. Avevo le mani sudate.

«Potrei farti la stessa domanda.» rispose in difesa.

«Sì ma te l’ho fatta prima io quindi rispondi, per favore.»

«Non sono obbligato.»

«Invece sì perché noi siamo fidanzati.» dissi e subito dopo mi morsi le labbra. Mi voltai decisa a tornare in macchina, ero troppo imbarazzata. Joe mi prese per il braccio e mi fece voltare.

«Cosa?» chiese, come se non avesse sentito.

«Niente, mollami Joe!» urlai e Jessica ci raggiunse alla porta.

Avrebbe fatto una bella apparizione se fosse stata vestita. Se avesse addosso mutande, reggiseno e una stupida tuta. Invece c’era solo un lenzuolo. E dato che sono scema ma fino ad un certo punto capii come stavano andando le cose. Io mi ero fermata ad un bacio, lui era andato oltre.

Ero rimasta davanti alla porta con la bocca aperta. Ero quasi sicura che mi stavano guardando male anche se ero io quella che avrei dovuto ucciderli.

«Terri, mi dispiace.» azzardò Joe.

Scossi la testa, «Complimenti.» dissi con le lacrime agli occhi.

Mi voltai ed andai in macchina, questa volta senza essere presa per un braccio da Joe.

«Terri aspetta, ti prego!» urlò quello che doveva essere la persona più bella del mondo.

«Joseph, lasciami stare. Vattene, non farti più vedere. Io non ho fatto nulla con tuo fratello, tu invece te la sei scopata! Mi fai schifo, sei uno stronzo.» urlai sperando che Jessica avesse sentito e si stesse sentendo un minimo in colpa.

«Ti posso spiegare!» riprovò Joe.

«No, sparisci.» urlai ed entrai in macchina.

Appena misi piede in casa corsi in camera a fare la valigia. Sarei tornata a New York oppure sarei andata da qualche altra parte dove nessuno poteva trovarmi. Sempre se qualcuno mi avrebbe cercata.

Papà continuava a farmi domande e io continuavo a non rispondergli.
«Portami all’aeroporto.» esclamai. Erano quasi le 10 di sera e il volo era previsto a mezzanotte in punto. Così nessuno avrebbe fatto scenate all’aeroporto.
 
Narra Joe;
Avevo una strada sensazione. Dopo aver visto Terri partire in quarta portai dentro Jessica e le raccontai come stavano davvero le cose: io volevo Terri e solo lei. Le raccontai di quello che avevo visto e lei capì al volo il perché avevamo passato la notte insieme.

Tornai subito dopo a casa e chiesi scusa a Nick. Mi aveva raccontato come erano andate le cose e come lei si era tirata subito indietro.

Dannazione.

Presi carta e penna e iniziai a scrivere una lettera:
 

Cara Terri, prima di leggere quello che vorrei dirti e che non sono mai riuscito a dimostrarti, vorrei farti presente che non ho mai scritto una lettera per una ragazza. Anzi, non ho mai scritto una lettera e basta. Mi dispiace aver combinato questo casino. Per me non ha significato nulla una serata con Jessica. È stato solo sesso. Già, lo so che tutti dicono così e che evidentemente l’hai già sentito dire da qualche tuo ex ma è così. Non c’erano sentimenti, sono rabbia. Sai cosa ho provato quando ti ho vista che dormivi nel letto di mio fratello? Okay forse lo puoi capire. Ma volevo spaccare qualcosa e mi sono subito rifugiato tra le braccia di Jessica. Perdonami, te ne prego. Perdonami Terri, io non volevo ferirti.
Ora ti dico una cosa che ho sempre detto ma non ho mai davvero provato fino ad ora: IO TI AMO.
Ti prego perdonami,
tuo Joseph.

Mentre scrivevo mi arrivò un messaggio: “Terri sta per prendere un aereo per New York, se ci tieni a lei corri subito qui”. Era il padre!

Cazzo, dovevo correre.

Saltai in macchina e mi fiondai all’aeroporto. C’era un casino di gente, non riuscivo a vederla. Poi eccola, seduta lì che aspettava con ansia il suo volo. Mi avvicinai correndo, con la paura che potesse alzarsi prima del mio arrivo. Si voltò immediatamente e scoppiò a piangere.

«Terri, non partire!»

«Ti ho detto che te ne devi andare, lasciami in pace!» disse e una donna all’altoparlante chiamò il suo volo. Tirai fuori subito la lettera e gliela porsi.

«Addio.» esclamò e rimasi immobile a guardarla allontanarsi. 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** I love you. ***


ULTIMO CAPITO DI QUESTA FAN FICTION! Ci credete? Mi mancheranno tanto questi personaggi.
Intanto però, sto scrivendo un'altra fan fiction e se volete leggerla la trovate qui --> 
http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=960148
Buona lettura xx

Continuavo a camminare senza guardare indietro. Joe era ancora lì e sapevo che se mi sarei girata avrei subito cambiato idea.

Presi il posto accanto al finestrino, l’unico ancora libero. Accanto a me si misero una coppia con il loro bambino che continuava a farmi facce strane. Neanche a lui piaceva stare lì.

Quando l’aereo decollò, presi dalla borsa la lettera di Joe con l’intenzione di strapparla, ma la curiosità era troppa. L’aprii e iniziai a leggerla.

Tempo tre minuti ed ero completamente in lacrime. Non sapevo se era perché stavo lasciando Los Angeles e stavo tornando a New York, se era per quello che mi aveva fatto Jessica o se era perché stavo lasciando la persona che amavo davvero. Poi capii che era un po’ per tutto.
Scorrendo la lettera arrivai alle tre parole scritte in grande:  IO TI AMO. Sentii i brividi, il cuore iniziò a battere fortissimo e dovetti perfino alzarmi per prendere aria. Lo so, tante volte me l’avevano detto, ma detto da lui era diverso.

Arrivammo a  New York e subito andai a comprare un biglietto per tornare a Los Angeles. Cose da pazzi, quasi nove ore per arrivare lì e ora dovevo farmene altre nove per tornare indietro.
 
Narra Joe;
Facevo quasi ridere. L’avevo fatta partire, non sapevo neanche quando avrei potuto rivederla. Tutto questo perché ero uno stupido ragazzo senza palle. E tutti lo erano stati con lei. Mentre io volevo essere diverso.
Ne avevo avute tante di ragazze e non mi ero mai comportato così: se partivano o mi lasciavano non facevo storie e non piangevo sul latte versato. Ma con la mia Terri non doveva essere così.
 
3 ore dopo…
 
Mi svegliai e guardai l’ora, era tardissimo! Mi ero addormentato e avevo dimenticato il mio obbiettivo. Presi i soldi guadagnati quell’estate e corsi all’aeroporto. Dovevo portarla a casa a Los Angeles, vicino a me.
 
«Mi dispiace avvisarla del fatto che non ci saranno voli per New York fino a domattina.» disse una donna sulla cinquantina dietro il bancone.

«Non potete fare un’eccezione?» dissi senza pensare.

«Signore, non scherzi. Non ci saranno voli per New York stasera.» rispose acida.

Mi misi la testa in pace e aspettai tutta la notte nell’aeroporto.
 
Narra Terri;
Ero distrutta. Non riuscivo più a stare in piedi. Quelle diciotto ore di viaggio mi avevano completamente uccisa. Arrivai di nuovo all’aeroporto di Los Angeles e ritirai le valigie. Non avevo avvisato papà del mio arrivo, prima sarei dovuta correre a casa di Joe per dirgli come stavano le cose.

Mi sedetti sui sedili della sala degli arrivi e partenze e chiamai la mia amica per avvisarla che non sarei più andata.

«Ho cambiato idea ma ti prometto che verrò a trovarti.» dissi con un sorriso sulla faccia.

Ad un certo punto un ragazzo chiamò la mia attenzione toccandomi la spalla. Mi volta.

Joe.

«Terri? Sei tu?» chiese Joe con aria assonnata.

Mi alzai e andai dall’altra parte dei sedili. Lui si alzò e mi prese in braccio facendomi girare.

«Scusami, mi devi perdonare. Ho fatto una cazzata, la più grande della mia vita. Non voglio perderti quindi per favore non partire. Resta qui, con me, per sempre.» disse lui con le lacrime agli occhi.

Mi mise giù. «Non ti lascerò per nessuna ragione al mondo!» mi avvicinai e gli stampai un bacio sulle labbra.

«Ti amo, Terri. Più di ogni altra cosa al mondo.»

«Ti amo anche io, Joseph.»
Restammo tutta la notte insieme, avevo quasi dimenticato quanto fosse tutto così passionale ed emozionante. Mi aveva cambiato la vita, completamente. Ora questo lo avrei chiamato solo sesso, mentre era puro amore.
 
Epilogo;
La storia tra me e Joe andò avanti nel modo migliore di tutti. Papà si sposò con quella sua collega, Emily ed erano felici. Con Jessica, bhe, avevamo fatto una mezza pace ma non era più come prima. Uscivamo ma finiva lì.
Le persone cambiano e le promesse si spezzano. Però quando ami una persona, riesci a perdonarla. 


VORREI RINGRAZIARVI UNA AD UNA. Siete state tutte fantastiche e vi ringrazio infinitamente per aver letto e recensito questa fan fiction!
Spero che anche voi possiate trovare una persona bella come Joe e che siate felici.

Kisses from Federica (itsfedej on twitter)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=871289