La Soluzione Secondo Navarro Adam di Faddo (/viewuser.php?uid=101218)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1: Gennaio, L'Inizio della Rivoluzione ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2: I Giorni della Merla ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3: Notti Senza Sonno ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4: Vortice di San Valentino ***
Capitolo 1 *** CAPITOLO 1: Gennaio, L'Inizio della Rivoluzione ***
LA
SOLUZIONE SECONDO NAVARRO ADAM
N.B: La storia racconta dei fatti successivi ad una Fiction che ho scritto quest'estate, si prega di leggere "La Vita Secondo Adam Navarro" per capirci di più.
Ma la trama è comunque strutturata per permettere anche ai neo lettori di capirci qualcosa di questo racconto.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=723374&i=1
CAPITOLO 1: Gennaio,
L'inizio della Rivoluzione.
Erano appena finite le vacanze di Natale, e oggi ricominciava il mio
lavoro da insegnante, ovviamente la sera prima nel mio appartamento da
solo ho in un certo senso festeggiato la fine delle vacanze, per esser
precisi, ho bevuto birra fino a notte fonda guardandomi un film in
solitudine nel mio freddo appartamento.
Sono Navarro Adam, un professore di psicologia al liceo Alfieri, da
sempre son stato un uomo dai bruschi modi e dalla parlantina offensiva,
violenta, diciamo semplicemente che sono un cinico.
Arrivato ai 40 anni la mia vita stava lentamente rinascendo,
provavo sensazione positive ma nel contempo mantenevo il mio modo di
fare e la mia rabbia quotidiana oltre che lo stress.
Tutto stava diventando sempre più rosa e fiori, fino a
quando all'improvviso senza neanche un preavviso tutto questo si
è completamente sgretolato.
Per farvi un riassunto: prima ero un adulto che aveva tutto, amici,
lavoro, e una stupenda fidanzata, ora mi ritrovo con meno amici della
quale uno è morto, l'altro se n'è andato e tra
quei rimanenti ormai tira un brutta aria e il clima è
diventato quasi irrespirabile al bar che frequento quotidianamente a
colazione e pranzo. L'unica cosa positiva che mi era rimasta era il
lavoro, almeno lì avevo il rispetto dei miei alunni, ma
anche in questo campo si stanno venendo a creare dei problemi, difatti,
una delle mie alunne è incinta e da quando l'ho aiutata a
capire bene cosa fare e come fare con un consulto brevissimo, quasi un
couseling comunissimo per molti psicologi, ha cominciato a trattarmi
come una sua guida per superare i suoi problemi, mi fa domande su
domande e mi cerca perfino a casa e telefono per farmi queste
domande.
Tutti questi sono i grandi problemi che stanno affliggendo la mia nuova
vita, ma il più grande ora come ora era la separazione da
Railey, la mia incredibile ex-fidanzata, separati da poco per forze
maggiori, o quasi, e per di più ora mi ritrovo con una donna
affascinante dal comportamento ammirabile che prova qualcosa per me, ma
io la rispetto troppo e ho timore di lei in un certo senso.
Stava tutto degenerando troppo in fretta, difatti per gran parte delle
vacanze mi son rintanato in casa senza aver troppi contatti col mondo
esterno; però oggi ricominciava la scuola, e così
in quel freddo 9 Gennaio 2012 appena mi alzai dal letto
subendo l'incredibile escursione termiche che c'è tra letto
caldo e casa fredda, capii che non poteva andare avanti così
per molto, in pochi giorni di isolamento mi stavo riducendo ad un
barbone, il frigo era pieno di schifezze e non mangiavo un pasto sano
da due settimane, ho aumentato il consumo di alcol e fumo, ho
festeggiato solo capodanno insieme agli "amici" del Bar da Rinos
perchè Eveline, la propietaria e barista, mi aveva invitato
ad una cena, che tutto sommato è stata anche tranquilla, poi
c'è anche il brutto fatto che mi lavavo molto poco, infine
come ciliegina sulla torta indosso gli stessi vestiti per casa da
quando le vacanze son cominciate.
Dovevo reagire, dovevo trovare una soluzione a tutto questo, e
così dopo essermi fatto una lunga doccia, mi vesti con il
mio solito modo molto strano, ovvero: camicia, giacca marrone con toppe
sui goiti, blue jeans e scarpe sportive; presi le chiavi, il telefono e
il portafoglio ed ecco che varcai la soglia di casa intento a scatenare
una rivoluzione all'interno del mio piccolo cerchio chiamato vita.
Appena fuori per strada tornai a respirare l'aria ostile ma soffice
dell'inverno, le strade di Selice erano ancora innevate, sembrava che
quest'anno la neve non si decidesse a sciogliersi e sparire, anzi,
appena sembrava finito tornava una nevicata, subito mi diressi al bar
per far colazione nella speranza di trovare il minor numero di gente
possibile, dovevo cominciare la rivoluzione, ma farla tutta in un colpo
non sarebbe servito a niente e l'attuale clima conflittuale era la
situazione perfetta per prender caso per caso e riallacciare il tutto.
Appena entrai nel bar, c'erano solo Kirk, il chitarrista e custode del
condominio dove abito, mio amico sin dall'adolescenza; invece dietro al
bancone c'era Eveline che con aria spensierata stava pulendo dei
bicchieri per rimetterli sulla credenza, lei era la barista ci siamo
conosciuti per caso in questo stesso bar.
"Adam: salve a tutti"
Kirk ed Eveline, un po' apatici, dissero:
"Kirk: ciao Adam"
"Eveline: heila..."
Dovevo ammettere che il clima era davvero asfisiante, ero entrato e
già ero indeciso se sedermi o meno.
Mi venne una mezza idea di scappare, ma Eveline dimostrò di
non esser cambiata, e questo mi diede coraggio:
"Eveline: hey non fissare il locale, altrimenti ti verrà il
dubbio su cosa faccia più schifo secondo te tra l'aspetto
del locale e ciò che si serve, vieni a sederti e prendi
qualcosa dai..."
Con uno slancio non molto rapido mi sedetti sulla solita poltroncina
girevole davanti al bancone, poggiai il mio cappotto su uno dei
divanetti dei tavoli che erano sempre vuoti e infine per concludere il
mio rituale quotidiano mi accesi un cigarillos e presi un giornale
cominciando da subito a lamentarmi per quello che trovavo scritto:
"Adam: oh...fantastico, sentite un po' qua, stanno facendo una riforma
alle pensioni, certo è di questo che il paese ha
bisogno...riforme sulle pensioni, che diavolo volete dai vecchi loro
hanno già costruito il futuro date una mano prima ai
giovani, loro son in vera difficoltà non i vecchi e il loro
amico mietitore con la quale vanno a giocare a carte al bar"
"Eveline: sai hai davvero ragione..."
Questa frase mi lasciò sbigottito, Eveline non era mai
d'accordo con quello che pensavo e appena mi lamentavo di qualcosa lei
era la prima a izzarsi contro di me e rispondere in modo ironico e
sarcastico, a quanto pare la sua situazione difficile con Eric la stava
definitivamente trasformando in una donna buona?
"Adam: come scusa? Sei d'accordo con me?"
"Kirk: voi due che la pensate allo stesso modo...io torno in
condominio, ho da sturare il cesso del violinista della 5-E, ci vediamo"
Kirk se ne uscì senza nemmeno venir salutato in quanto la
situazione che si era creata tra me ed Eveline ci aveva drasticamente
distratto, ma lei abilmente una volta uscito Kirk rispose ricreando la
normalità:
"Eveline: mi pare ovvio che i giovani siano in una situazione disperata se
come insegnanti a scuola si ritrovano gente come te"
"Adam: io invece ci credo che il settore della ristorazione sta
subendo una profonda crisi se ogni cuoco è come te" dissi
concludendo con un profondo tiro del mio cigarillos.
Eveline, taciturna e non sapendo come rispondere mi disse solo:
"Eveline: ti preparo il caffè e ti porto la brioche subito"
"Adam: così va meglio, grazie"
Tornai a leggere il giornale in santa pace fino a quando non vidi,
quasi miracolosamente, arrivarmi il solito pessimo caffè e
la solita pessima brioche di sempre; mentre sorseggiavo il primo e
mordevo il secondo chiesi ad Eveline:
"Adam: a proposito, con Eric come vanno le cose? Sai è da
molto che non vengo più qua, che mi son perso?"
Di fronte a questa domanda credevo che Eveline avrebbe potuto reagire
male ed incazzarsi ma invece appena finito di parlare lei si
girò a me e si mise a ridere continuando dicendo:
"Eveline: è solo questione di tempo prima che capisca, no?
Te invece perchè sei scomparso per tutto questo tempo?"
Devo ammettere che qui ero io quello colto impreparato, non potevo dire
la verità ad Eveline, ci avrei rimesso la faccia e non
potevo nemmeno dire cosa volevo fare realmente, non potevo rivelare
tutto subito così, siamo al primo giorno della rivoluzione e
di tempo ce ne vorrà, così una volta ritrovata la
calma e la stabilità risposi:
"Adam: son stato a trovare mio padre...ho passato le vacanze con lui a
Torino"
"Eveline: ma tuo padre non abitava a Roma?"
"Adam: e te queste cose come le sai?"
"Eveline: come sarebbe a dire come le so, ogni mattina vieni qua,
prendi il tuo dannato caffè ti lamenti di qualcosa e poi vai
al lavoro o torni a casa, ho imparato molte cose di te in questi anni e
tutto perchè parli troppo"
"Adam: comunque sì è vero abita a Roma..."
Eveline soreseggiando un po' del suo stesso caffè che si era
appena versata in una tazza mi chiese con aria superba:
"Eveline: e allora perchè hai detto Torino?"
"Adam: perchè io son stato a Torino con mio padre, sai a
volte la gente viaggia, so che ti sembra strano viaggiare sapendo
quanto prendi al mese"
Dopo questa affermazione pungente diedi l'ultimo sorso al
caffè e l'ultimo morso alla brioche per poi lasciare sul
bancone i soliti 2 euro e prendermi il resto di 10 centesimi salutando
Eveline in maniera distaccata come sempre:
"Adam: ci vediamo Eveline"
"Eveline: ci vediamo a pranzo Adam"
"Adam: sempre che l'ufficio d'igene non ti faccia chiudere il posto
stamattina..."
A quel punto ero di nuovo solo e immerso nei miei pensieri, il cammino
per scuola era leggeremente meno lungo di quello da casa al bar.
Arrivato al solito incrocio stradale dove di solito al ritorno dalla
giornata lavorativa incontravo Demetria, un'altra cliente fissa del
bar, anche lei l'ho conosciuta grazie alla mia assidua frequentazione
del Rinos, lavora in banca come segretaria; solo che quel giorno era
strano perchè mi ero accorto che avevano dipinto i contorni
delle strisce pedonali e parte dell'asfalto circostante alle strisce,
di un blu acceso. Di fronte a tutto queto non potei non sorridere,
questo perchè, per uno strano motivo la gente da
più attenzione alla precedenza ai pedoni che camminano sulle
strisce quando queste son ben dipinte e visibili, quindi ora la gente a
quell'incrocio non doveva più aspettare il momento buono per
attraversare, ed ecco che subito partii convinto senza quasi neanche
guardare se una macchina stava passando.
Passata la prima corsia, tutto apposto la macchina si era fermata, ma
nella seconda beccai l'imbecille che per poco non mi tirava sotto e che
mi urlò:
"Autista: hey che fai vecchio barbone?"
Era un uomo davvero malconcio e io gli risposi a tono:
"Adam: vado al lavoro! Sai ancora cosa sia un lavoro specie di
senzatetto?"
La macchina parti in quarta, e l'uomo ignorò le mie accuse.
Arrivato a scuola notai che appena prima dell'entrata tirava un aria
strana, c'era pochissima gente, anzi quasi non ce n'era.
Continuai senza preoccupazioni a camminare per il vialetto che
anticipava l'edificio scolastico quando ad un certo punto notai che
c'era del movimento tra i cespugli ai lati, ma era troppo tardi per
poter far qualcosa, improvvisamente si alzarono gli alunni della 2^E
che mi bombardarono con le palle di neve e io non potei far altro che
subire e coprirmi il volto con la mia borsa 24ore.
"Cresta da Gallo: meno uno presto ragazzi, scappiamo"
Subito nella fretta dopo essermi ripreso dall'assalto con uno scatto
rapido riuscì a prendere la vittima più facile da
catturare, ovvero Scienziato Mancato.
Dopo una breve corsa ecco che con il braccio afferrai la sua spalla e
lo bloccai.
"Adam: preso!"
Subito lui mi guardò un po' intimorito e disse subito:
"Scienziato Mancato: non è stata una mia idea, ok
è stato un mio consiglio scegliere come postazione tattica
questi cespugli, ma per il resto non c'entro io!"
"Adam: e sentiamo, di chi è la colpa?"
Ci fu un attimo di silenzio finchè Scienziato Mancato
vuotò il sacco dicendo:
"Scienziato Mancato: ma come...non ha sentito parlare della giornata
degli scherzi al prof?"
"Adam: che diavolo è..."
"Scienziato Mancato: l'ultima idea del Preside Berry? In pratica oggi
gli alunni sono autorizzati a fare un solo scherzo ai professori delle
loro classi e lei è stato selezionato per il bombardamento
di neve"
"Adam: ma cos'ha quel bastardo di Berry in testa...senti, ok accetto lo
scherzo, ma credetemi, io torno sempre indietro le cose, quindi
preparatevi, e ora fila in classe che è anche tardi e tra un
po' suona".
Appena entrato a scuola insieme a Scienziato Mancato notai qualche
altra vittima degli scherzi, come il miglior insegnante di matematica
che si ritrovava la valigetta svolazzante a mezz'aria che avevano preso
gli alunni con una canna da pesca, il prof di ginnastica che puzzava di
carne ed era inseguito da due cani di media taglia e per finire avevamo
la prof di italiano più timida e carina dell'istituto che si
ritrovava sommersa di poesie d'amore recitate dai suoi alunni a
squarciagola, non sapevo se ad esser rosso era il suo giubbotto o la
sua faccia.
Entrato in classe notai che non mi aspettava niente di strano, infatti
ripensandoci Scienziato Mancato mi aveva detto che era concesso solo
uno scherzo ad ogni professore e non di più; incominciavo a
credere che il preside Berry si impegnasse per non fare il suo lavoro
in maniera decente.
Ora che le vacanze di Natale era finito ci stava bene un discorso di
qualunque tipo ai miei alunni:
"Adam: bene, eccoci tornati dal periodo di gran consumismo, e di
assunzione eccessiva di dolci, nonostante tutto vedo che avete
mantenuto la linea tutti, soprattutto te Lipidi, cioè volevo
dire, Kevin Jekel, scusa è l'abitudine; comunque, sappiate
che ho in mente di farvi una bella verifica di riepilogo di tutto
ciò che abbiamo fatto nel primo quadrimestre e indovinate
quando ve la farò? No, non parlate, ve lo dico io,
dopodomani ragazzi, e mi aspetto che gli insufficenti facciano del loro
meglio per rimediare mi riferisco soprattutto a te Cresta da Gallo, ma
in generale tutt voi; bene e ora che vi ho detto questo, indovinate che
si fa? Voglio che tutti voi mi diate quel tema che vi ho chiesto di
scrivere per le vacanze, chi non l'ha portato si prepari al peggio!"
Subito notai una mano alzata, era quella di Ellie Shelter, ovvero la
ragazza che più mi stava addosso e mi infastidiva
"Ellie: prof, guardi che Mercoledì abbiamo già la
verifica di Biologia"
"Adam: benvenuti alla seconda liceo, dove sarete schiavizzati per puro
piacere dei professori, scherzi a parte, giovani miei nella
vita vi ritroverete a fare cose in minor tempo più complesse
di due verifiche in un giorno, quindi meno piagnistei più
teste sui libri questi due giorni, chiaro?! E guai se scopro che avete
fatto spostare la verifica di Biologia perchè
rimanderò quella di psicologia nello stesso giorno in cui
l'avrete fatta spostare!"
Ci fu un boato di lamentele generali, io non badandoci cominciai col
segnare gli assenti e notai che l'unica assente era Fiona Debelli, la
ragazza incinta che mi rompeva per aiutarla nella sua gravidanza
psicologicamente, forse aveva degli esami da fare o forse i suoi
l'avranno uccisa quando hanno scoperto il tutto.
Ad un certo punto però guardando meglio la classe notai una
cosa strana, difatti dietro Cresta da Gallo c'era un banco in
più, un banco da tre con una nuova persona, un ragazzo
minuto, dai capelli biondi ricci e alti, solo a guardarlo sembrava un
ragazzo davvero a posto, forse un genio o solo uno spavaldo idiota, ma
come ogni professore mi sembrava giusto chiedere:
"Adam: aspetta e tu chi diavolo sei la infondo? Un viso nuovo?"
L'alunno che era in terza fila si alzò e disse:
"Alunno: sì, sono nuovo, il mio nome e George Jei, vengo
dalla 2^T ho chiesto di fare il cambio di sezione perchè lo
scientifico mi aveva stufato, tutti troppo spocchiosi e ho voluto
provare a venire qui a fare psicologia" disse con tono molto calmo,
onesto e a testa alta.
In un primo momento mi aveva impressionato questo nuovo alunno e dopo
aver mollato una risata istintiva dissi:
"Adam: che tipo interessante, hai visto Scienziato Mancato,
perchè non prendi esempio da lui e non decidi una volta per
tutte di andartene allo scientifico; sai caro George, qui vige una
regola nella mia classe, ovvero che do i soprannomi ai miei alunni in
base a qualche episodio d'inizio percorso scolastico che mi
è rimasto impresso o per una loro caratteristica che si nota
facilmente, questo soprannome verrà tolto solo quando
qualcuno fa qualcosa di considerevole ai miei occhi, in quei casi
smetterò di chiamare il suddetto col soprannome scelto e
userò il nome di battesimo e cognome, quindi per ora
preparati perchè non sarai George durante le mie ore ma
bensì...Fiero! Ti chiamerò così!"
Fiero dopo aver sentito il soprannome si sedette e disse:
"Fiero: e chissenefrega a me basta che ci capiamo no?"
Questo ragazzo aveva un atteggiamento che mi piaceva, non volevo ancora
dargli il nome, preferivo stuzzicarlo un po' per vedere le sue
potenzialità.
Restava il fatto che come alunno nuovo però non poteva
inserirsi così a suo piacimento, infatti subito indicandolo
di nuovo gli chiesi:
"Adam: aspetta Fiero, lo sai che dovrai fare degli esami di recupero su
tutto il programma svolto dalla prima fino ad oggi di psicologia?"
"Fiero: lo so già, mi hanno avvertito, quel ragazzo
laggiù di cui non ricordo il nome è stato
così gentile da avermeli passati durante le vacanze" disse
indicando Gerrinton.
Da quanto avevo capito quei due si conoscevano già ed era
probabile che fosse stato Gerrinton a consigliarli di venire qua nella
sezione E.
"Adam: ottimo allora a fine Gennaio ti farò la verifica di
recupero, vedi di prepararti per bene e di non presentarti il giorno
della verifica senza sapere nemmeno cosa sia la psicologia o
dovrò farti dei corsi io stesso per farti recuperare tutto
il programma e la cosa mi darebbe fastidio"
La prima ora si concluse con il ritiro dei compiti per le vacanze e uno
dei miei soliti saluti intimidatori
"Adam: ci vediamo Mercoledì col girone infernale di
verifiche!"
Avevo un ora buca poi sarei dovuto andare in 1^C per due ore.
Passai nell'aula insegnanti per lasciare giù il testo di
seconda e prendere quello di prima, una volta fatto lo scambio chiusi
il mio cassetto e guardando alla mia destra notai che sul cassetto di
Railey c'era ancora la sua etichetta col nome "Railey Acrington" in un
nano secondo la mia mente fu riempita delle immagini dei momenti
passati con lei in questa scuola e in questa stessa aula, il tutto fu
fermato da Eric che vedendomi da dietro mi mise una mano sulla spalla e
tutto allegro mi salutò.
Eric Linderson era un insegnante di psicologia come me, eravamo gli
unici due nell'istituto, aveva la mia stessa età, un fisico
da uomo abbastanza ateltico nonostante facesse una vita sedentaria,
sempre ordinato nella cura del suo aspetto; dotato di una bassa
autostima, divorziato, attualmente ha una storia con Eveline, la
barista, relazione che però sta crollando dopo che Eric ci
ha ripensato riguado il matrimonio con lei, spesso è
bamboccione, infatti si nota come sia un uomo tra i limiti
dell'intelligenza e dell'idiozia.
"Eric: heilà Adam, passato delle belle vacanze?"
"Adam: no, son rimasto chiuso in casa ad annoiarmi, te che hai fatto?"
"Eric: son andato in vacanza in montagna per una settimana con alcuni
colleghi professori, organizzava il tutto il prof. Hendel"
"Adam: cosa? Da un lato non mi stupisco, credo sia l'unico insegnante
di religione che di religioso non ha niente, impreca, va alla feste a
basi di alcolici, fuma più di me, eppure è un
credente, quell'uomo non capisco se ha capito tutto della vita o
è solo un controsenso generato dalla follia sociale degli
ultimi anni"
"Eric: no in un certo senso riesce a collegare le due cose,
questo lo puoi capire solo dopo che l'hai sentito recitare un intera
messa a mezzanotte in casa dopo che si è ubriacato, credimi
se fossi venuto avresti capito"
Ad entrambi scappò spontanea una risata pensando alla scena.
Eric dopo aver preso i libri stava per andarsene, quando
però lo fermai e gli chiesi:
"Adam: e dimmi...alla fine con Eveline?"
Eric rimase pietrificato davanti a questa domanda, non sapeva se
rispondere mentendo, dire la verità o non dire proprio
niente, alla fine però mi disse solo:
"Eric: non la vedo da un bel po' "
Detto questo se ne andò a far lezione e io rimasi da solo a
pensare a come cavolo potevo far riconciliare due parti che non
volevano proprio comunicare, ma tutti questi miei pensieri furono
interrotti da un'idea geniale, ma che non c'entarva niente con Eric ed
Eveline che mi era venuta in mente, e così subito chiedendo
al professor Bedwin, uno dei professori di scienze esperto in
meteorologia, che per caso era lì vicino a me chiesi:
"Adam: hei, Bedwin, dimmi per quanto durerà ancora
questa neve?"
Bedwin alzando lo sguardo e sistemandosi gli occhiali mi disse con voce
un po' rauca
"Bedwin: l'altro ieri mi son interessato al problema mentre ero a letto
e parlando con un mio amico all'aeronautica è venuto fuori
che viste le temperature che rimarranno costanti per un bel'po e la
nube che sta colpendo tutto il nord Italia, direi che per ancora una
settimana ci sarà neve in pianura e tra un paio di giorni
è prevista un'altra nevicata pesante"
"Adam: grazie mille, propro quello che speravo di sentire"
Detto questo, mi riposai in sala professori cullandomi tra i pensieri
di cosa avrei fatto finite le due ore, quando il tutto fu fermato da
uno studente che in fretta e furia mise 10 euro sul bancone a me e a
Bedwin oltre che lasciare una borsa sotto il tavolo.
Presi i 10 euri sia io che lui e guardandoli c'era un post it con
scritto:
"Dite di no se entra un professore disperato"
non capendone il senso preciso misi i 10 euro in tasca come l'altro
professore aveva fatto e tornai al mio riposo.
Stavo per andare alle macchinette a prendermi un caffè,
visto che mancavano pochi minuti al suono della campanella, quando in
sala insegnanti entrò un professore che ci chiese urlando:
"Professore: avete visto un portatile?"
Senza che lui potesse aggiungere altro io capi la situazione precedente
e chiesi:
"Adam: vittima della giornata degli scherzi ai prof?"
"Professore: sì!"
"Adam: mi spiace, non ho visto il tuo portatile"
Mi sentivo un bastardo a fare questo, sia perchè stavo dando
corda a quello psicopatico di Berry e sia perchè stavo
facendo la cosa sbagliata, ma dovevo ammettere che quell'alunno sapeva
fare affari e sapeva corrompere con motivi e prezzi giusti,
chissà forse in futuro potrebbe diventare un grande politico.
Preso il caffè stavo per entrare in 1^C quando le parole di
Scienziato Mancato che mi disse all'entrata a scuola mi fecero pensare
ad una cosa
"Adam: aspetta...gli alunni possono fare un solo scherzo ad un loro
prof, ma questo non vuol dire che due classi diverse con un prof in
comune non possano fare due scherzi diversi anche se uno l'ha
già fatto"
Notai che la porta della classe era socchiusa e dentro c'era un grande
silenzio se non per qualche risata di sottofondo e qualche soffuso:
"ssh zitti! Sta arrivando preparatevi"
Di solito quando doveva arrivare un professore non si chiudevano le
porte, si lasciavano sempre aperte tutti lo facevano, questo mi fece
pensare che era una trappola volevano tendermi uno dei più
classici scherzi mai esistiti, così subito vidi che fuori
dall'aula c'era un portaombrelli con dentro due ombrelli, subito ne
presi uno ed entrato in classe con l'ombrello aperto mi cadde addosso
un sacchetto pieno d'acqua che non mi bagno per niente visto che sopra
di me c'era l'ombrello e dissi facendo finta di niente:
"Adam: buongiorno! Come avete passato le vacanze sfaticati?"
Gli alunni erano rimasti impietriti e non sapevano che dire.
Alla fine delle due ore ero finalmente libero, potevo uscire un'ora
prima visto che non avevo altro da fare, e ne approfittai per fare una
cosa che mi sembrava la più giusta da fare quel giorno.
Mi diressi sotto la tettoia nel cortile più ad ovest della
scuola dove tutti parcheggiavano le bici, e io conoscendo bene i miei
alunni sapevo che tutti i maschi della 2^E venivano a scuola in bici e
le parcheggivano tutte vicine.
"Adam: pff...lucchetti con i numeri, mi stanno prendendo in giro
così è troppo facile"
Subito con grande abiltà in meno di pochi minuti.
"Eric: eccomi qua, hai già fatto?"
"Adam: sì, fin troppo facile, individuarle, e ancora
più semplice togleire i lucchetti"
Finite le due ore ero passato per la classe dove insegnava Eric e gli
avevo chiesto una mano per un piccolo lavoro che gli spiegai sottovoce
in fretta e furia, siccome so che era venuto in macchina e che la sua
macchina era spaziosa sapevo che poteva darmi una mano.
"Eric: sei sicuro di volerlo fare?"
"Adam: al massimo se qualche genitore si lamenterà
dirò che mi hanno bombardato di palle di neve e che in certi
casi il fine giustifica i mezzi e che occhio per occhio dente per dente
è giusto finchè non ci si rimettono veramente gli
occhi e i denti"
Caricammo le sei biciclette dentro la macchina di Eric e due sopra
tenute con i tiranti e andammo al parco pubblico non molto lontano
dalla scuola.
Parcheggiata fuori la macchina portammo tutte e sei le bici in un luogo
e con due pale che prendemmo passando per casa di Eric cominciando a
spalare un bel po' di neve su una collinetta nascosta del parco dove
non ci andava quasi nessuno di solito.
Dopo aver spalato un bel po di neve, piazzammo le biciclette sulla
distesa di erba che avevamo scoperto, le legammo per bene con i loro
stessi lucchetti, però combinandoli,
cioè senza legare la bici con lo stesso lucchetto del
propietario.
Finito il lavoro coprimmo le bici con la neve.
"Eric: tu sei pazzo, sei un folle, finirai nei guai per questo, io non
ti ho aiutato"
"Adam: te lo ripeto stai calmo"
dissi accendendomi un cigarillos.
"Adam: e poi tanto i miei alunni non sono stupidi e non sono
così sadico da farle sparire e basta, son talmente sadico da
aver lasciato un biglietto al posto delle bici con delle indicazioni"
"Eric: geniale, diabolico e Navarresco"
"Adam: puoi dirlo forte, io ora vado a pranzare, vieni?"
"Eric: no, non voglio metter piede al Rinos"
"Adam: ho capito, ci vediamo"
A Quanto pare la situazione più ostica ora come ora era
quelle tra Eveline ed Eric le altre avrebbero potuto aspettare.
"Ai miei cari alunni della 2^E
Ho nascosto le vostre bici, non mi dilungherò:
sono sotto la neve da qualche parte a Selice, in un luogo aperto al
pubblico e dove si vede benissimo il mutare delle stagioni.
Baci, Prof. Adam Navarro
P.S. Buona ricerca!
P.P.S Benvenuti al giorno personale degli scherzi agli alunni maschi
della 2^E creato da Adam Navarro.
P.P.P.S Se non si fosse capito è per il bombardamento di
neve che ho ricevuto stamattina, bastardi seguaci del vecchio Berry!"
|-----------------------------------|
"Note dell'Autore:
A chi seguiva la mia fiction già da prima e sta guardando questo messaggio, e inoltre, si ricordava che avevo parlato del 25 dicembre come data di ritorno di Adam... !!!!I LIED!!!
Adam non ha mai avuto un preciso ritorno, in realtà se non l'avessi messo oggi avrei potuto metterlo anche a Gennaio, o due settimane dopo la fine del primo racconto, o il prossimo anno anche, la data è sempre stata puramente casuale, ho messo il 25 di dicembre tanto per far scena e per farmi figo...ahahahah, beh ora sapete che Adam è tornato.
Vi dico subito che non prometto una uscita regolare dei capitoli come ho fatto quest'estate per vari miei problemi tra imepgni e problemi di idee.
Questo secondo racconto è molto delicato da fare e mi ci vorrà tanto tempo anche per fare un solo capitolo.
Gustatevi al meglio quello che potrete gustarv e non vi lamentate grazie!.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** CAPITOLO 2: I Giorni della Merla ***
CAPITOLO 2: I Giorni
della Merla
Erano passate due settimane da quando erano finite le vacanze di natale
e ormai Gennaio giungeva al termine.
Eravamo giunti ai giorni della merla quelli più freddi
dell'anno e nella mia stanza ovviamente il riscaldamento aveva smesso
di funzionare per mia solita sfortuna.
Quello era il mio giorno libero e dopo pranzo era venuto Kirk a
riparare il guasto, io me ne stavo sul divano a leggermi un libro
mentre Kirk tentava di sistemare il termo, purtroppo per me una delle
cose che gli riusciva peggio era riparare proprio questi.
Ad un certo punto Kirk stanco del lavoro, ovviamente non ancora
concluso, mi chiese:
"Kirk: Adam, toglimi una curiosità"
Io ascoltandolo ma continuando a concentrarmi sulla lettura del libro
dissi:
"Adam: sì, dimmi..."
"Kirk: durante questa settimana sei venuto poche volte a pranzare al
Rinos"
"Adam: beh diciamo che ho deciso di cominciare a mangiare un po'
più sano"
"Kirk: già forse, ma guarda caso ogni volta che
c'è Layla te non ci sei mai e quando lei non c'è
eccoti apparire"
Questa sua affermazione mi rese teso come non mai, aveva beccato un
punto debole, nessuno sapeva ancora del bacio che Layla mi diede il
giorno dopo che la mia relazione con Railey finì, e da quel
giorno son sempre riuscito ad evitare Layla con uno stratagemma, ovvero
io sapendo che per i suoi orari di lavoro arrivava sempre prima di me,
appena io raggiungevo il bar mi affacciavo di nascosto alla porta in
vetro che mi permetteva di vedere chi c'era dentro, anche se la porta
aveva i vetri oscurati, un po' di natura e un po' per lo sporco
intravedevo la lunga chioma bionda della figlia di Ronald ed ecco che
quello era il momento opportuno per scappare e andare a mangiare a casa
o da qualche altra parte.
Prontamente risposi chiedendogli:
"Adam: e questo che dovrebbe significare scusa?"
"Kirk: niente era una mia osservazione, anche se devo dire che mi ha
molto insospettito"
"Adam: non dire cavolate, non è successo niente tra me e
Layla, rilassati"
In quell'istante non mi ero accorto di cosa avevo detto, forse un uomo
dal quoziente intellettivo come quello di Kirk non avrebbe mai notato
questo mio errore, ma se fossi così sarei fregato e avrei
dovuto vuotare il sacco visto che non sono bravo a improvvisare storie
di finzione.
Dopo qualche secondo Kirk mi disse:
"Kirk: ok ho capito"
Quella risposta era un po' vuota e mi lasciava qualche dubbio, ma di
per sè si mi fece capire che Kirk non aveva notato il mio
errore, meno male non si era accorto che accennavo a un conflitto con
Layla.
Kirk continuò il suo lavoro indisturbato, ad un certo punto
il mio cellulare squillò svogliatamente lo presi e risposi
alla chiamata, sapevo già chi era e quando lei chiamava
ripensavo che avevo fatto uno degli errori più grandi che
ogni psicologo possa fare, lasciare numeri di telefono o indirizzi
e-mail o di casa a pazienti con certi di tipi di problemi.
Fiona Debelli è una mia alunna della classe 2^E, la ragazza
più affiscinante della classe, corteggiata da molti, e
abbastanza diligente nello studio, insomma una persona modello,
però la sua vita è stata stravolta quando ha
scoperto di esser incinta, ma non era solo incinta, essendo adolescente
e ritrovandosi sulle spalle un carico ed un fardello troppo grande da
portare per una come lei era diventata una insicura cronica a tal punto
che avevo perso ogni spirito d'iniziativa ma appena io diventai
qualcosa di simile al suo bastone da passeggio ecco che
cominciò ad abusare dei miei consigli e della mia "pazienza".
Con calma premetti il bottone verde ed ecco che la voce preoccupata di
Fiona mi arrivò all'orecchio:
"Fiona: professore, ho un problema"
"Adam: riguarda ciò che hanno detto i tuoi?"
"Fiona: no"
"Adam: ciò che ha detto il tuo ragazzo?"
"Fiona: nemmeno"
A quel punto sbuffando e mettendomi una mano sui capelli chiesi:
"Adam: che diavolo hai combinato?"
"Fiona: non voglio parlarne al telefono, la prego incontriamoci fuori"
"Adam: scusami ma non posso ho in casa il tecn..."
fui interrotto da Fiona che alzando un po' il tono e cominciando con le
sue solite suppliche infinite disse:
"Fiona: la prego, lei mi deve aiutare mi sto cacciando in un mare di
guai!"
"Adam: ho capito, arrivo, ci incontriamo al parco"
La cosa più irritante di tutto quello che stava succedendo
non era tanto il fatto in sè o il supporto psicologico che
dovevo dare, ma più che altro erano gli incontri esterni
all'aria aperta di pomeriggio che mi chiedeva ogni settimana, mi faceva
apparire come un pedofilo, almeno ai miei occhi, anche sè
alla fine non credo che per forza un adulto e una ragazza insieme in
una panchina debbano per forza esser legati da una relazione di tipo
amorosa-sessuale, almeno spero che agli occhi degli altri non sia
così.
Presi la mia giacca e ancora prima di poter uscire Kirk mi disse:
"Kirk: che succede?"
"Adam: un giorno ti racconterò diciamo che è una
ragazza alla quale faccio terapia"
"Kirk: una ragazza? E vi incontrate fuori?"
"Adam: questo è quello che vuole lei"
"Kirk: terapia eh?...non pensavo che dopo l'addio a Railey tu potessi
ridurti così"
"Adam: cosa vorresti dire?" dissi con un tono molto vicino all'ira
"Kirk: dico che non mi sarei mai immaginato che dopo esserti mollato
con Railey ti risaresti tuffato nella mischia, con una minorenne
oltretutto" concluse Kirk ridendo io invece un po' per l'ira e un po'
per la giornata cominciata storta diedi un calcio nello stinco di Kirk
e lui dopo essersi ripreso dalla botta mi disse:
"Kirk: ahià, perchè?"
"Adam: scherzare va bene, ma c'è un limite che non puoi
passare; oltre quel limite c'è solo questo Kirk, pedate.
Tante pedate!"
Uscì dalla porta guardando in faccia Kirk e dicendogli:
"Adam: spero per te che al mio ritorno il lavoro sia finito o
ruberò la stufetta che hai nella tua stanza nel condominio,
intesi?"
Kirk non emise un suono tornò solo a lavorare al mio termo.
Appena uscì fuori di casa il sole stava già quasi
per tramontare, ero tutto ben imbottito tra giubbotto sciarpa e guanti,
le temperature scendevano sotto lo zero di almeno cinque o sei gradi e
ripeto che era solo pomeriggio, tutto questo freddo era dovuto
probabilmente ai venti dal nord che arrivavano, anche se c'erano ferddi
peggiori come quello dentro di me, fino ad un anno e mezzo sentivo
freddo come oggi, ma da quando ho cominciato a riempirmi di cose belle
attorno sentivo riscaldarmi, un po' come una stufa a legna, senza legna
resta solo un pezzo di metallo freddoloso, ma appena ci butti la legna
e gli dai fuoco ecco che comincia a sentire calore e a diffonderlo, ma
poi quando qualcuno spegne quel fuoco anche se c'è la legna
dentro la stufa torna dentro e anche se provi a riaccendere la legna
capisci che l'acqua l'ha resa impossibile da accendere; a quel punto la
legna va buttata e se ne mette di nuova per tornare a creare calore.
Però, io non volevo buttare via questa legna, volevo
asciugarla e poi riaccenderla.
Arrivato al parco i lampioni cominciarono ad accendersi in tutta la
città creando un atmosfera molto notturna nonostante ci
fosse ancora il tramonto.
Dopo qualche passo trovai la panchina dove Fiona stava seduta
aspettandomi impazientemente.
Appena mi vide subito alzò la mano un po' nervosa
e io di rimando la guardai e sospirando mi avvicinai e le chiesi:
"Adam: cosa succede questa volta?"
"Fiona: ho bisogno assolutamente di parlare"
"Adam: questo me l'hai già detto ma se era una roba tanto
lieve me l'avresti detta al telefono, sii chiara e dimmi tutto dai"
Fiona prese fiato e dopo meno di due secondi cominciò a
parlare:
"Fiona: è già passato un mese si ricorda dei miei
progressi, ho già parlato con i miei genitori, con il
ragazzo e ho già fatto le visite?"
"Adam: si mi ricordo"
"Fiona: ecco diciamo che le ho mentito"
"Adam: ovvero?" cominciando a sentire il mio tipico alterarmi per ogni
cosa sempre più vicino
"Fiona: per farla breve i miei genitori non lo sanno, al mio ragazzo
gliel'ho nascosto nonostante lui stesso fosse preoccupato che mi sia
successo qualcosa, soprattutto in classe anche se dimostra distacco
appena ne trova l'occasione continuava a mandarmi bigliettini
chiedendomi della mia situazione non reggevo più dopo meno
di una settimana ed infine la visita non l'ho ancora fatta, non posso
farla da sola!" concluse sconsolata
Stavo per dire qualcosa ma le sue parole ad una attenta analisi mentale
mi fece saltare in mente qualcosa, c'era un dettaglio strano e una
volta realizzato mi fu spontaneo chiedere:
"Adam: come? Aspetta! Bigliettini? Ma allora il padre è uno
dei miei alunni della tua classe?"
Fiona si accorse di aver parlato troppo e a quel punto diventando
completamente rossa disse:
"Fiona: beh...sì"
Stavo per chiedere chi fosse però ripensai a quando per la
prima volta si confidò con qualcuno e mi disse di esser
incinta, in quell'occasione però si rifiuto categoricamente
di dirmi chi fosse, addirittura arrabbiandosi, forse già
questa ammissione, seppur involontaria, poteva considerarsi un passo in
avanti? Fatto sta che prendendo coscienza di quel giorno decisi che era
meglio non chiederle chi fosse ma lasciare che il tempo facesse il suo
corso.
Qualcosa dovevo pure dire a Fiona per convincerla a parlare con i suoi
genitori e a quel punto mi venne in mente un metodo semplice e logico.
"Adam: ok capisco la tua situazione, ma ora, dimmi un po',
così facendo cosa hai ottenuto?"
"Fiona: beh, che i miei non mi hanno sgridato e il padre non si
è incazzato"
"Adam: ah quindi tu credi che se lo dicessi questo accadrebbe?"
"Fiona: sì..."
"Adam: cosa te lo fa pensare?"
"Fiona: non lo so" disse concludendo in maniera quasi rattristita
"Adam: non c'è motivo per la quale questo accada, ora
supponi che questo non accada, cosa pensi possa accadere?"
"Fiona: che i miei genitori e il mio ragazzo facciano di tutto per
portare avanti questa gravidanza forse?"
"Adam: giusto, e questo ti piacerebbe?"
"Fiona: beh, probabilmente sì"
"Adam: perfetto, ora immagina invece cosa accadrebbe se continuassi su
questa strada"
Fiona ci riflette un attimo, ma io subito interrompendo il suo pensare
le dissi:
"Adam: dillo di getto senza rimuginarci troppo sopra"
"Fiona: beh, arriverei ad un punto nella quale la mia gravidanza
è ben visibile, i miei si arrabbierebbero, il mio fidanzato
si arrabbierebbe"
"Adam: sbaglio o questo è proprio quello che volevi evitare?"
Fiona ripensò a tutto il ragionamento fatto e
notò che non faceva una piega a quel punto spalancando gli
occhi mi disse:
"Fiona: è vero, ma...come glielo dico?"
A quel punto mollai una risatina spontanea e risposi:
"Adam: credimi, non ci sarai mai un momento perfetto, dillo e basta, ti
consiglio con i tuoi a tavola, mentre con il tuo ragazzo, chiamalo
fuori come hai fatto oggi con me, ma devi farlo prima che sia troppo
tardi, se lo fai il prima possibile ci sono molte
probabilità che quello che vorresti ottenere ovvero la
felicità di tutti e questi ultimi che ti aiutino a portar
avanti questa gravidanza, Fiona, onestamente non so quanto queste
parole possano averti colpito, ma se ho fatto centro son sicuro che
entro due o tre giorni avrai qualcosa di nuovo da dirmi"
Fiona mi guardò e mi sorrise dicendo:
"Fiona: lo spero, professore"
"Adam: bene io ora devo andare, ho da fare la spesa ci vediamo Fiona,
vedi di farti vedere domani a scuola che interrogo qualcuno e magari se
hai fatto la brava potrei non chiamarti...o forse
no...chissà..."
Mi lasciai dietro Fiona che andò dall'altra parte del parco
mentre io dirigendomi di nuovo verso la via di casa feci un salto al
supermercato dove lavorava Gaetano.
Gaetano è il gestore di un minimarket più che di
un vero e proprio supermercato, però i suoi prezzi erano
onesti e la qualità dei prodotti quasi sempre accertata; lui
è di origini meridionali, è un uomo sulla
quarantina non troppo sveglio ma nemmeno rimbecillito, molto gioviale
con i clienti ed è uno alla quale piace trovare
novità; affiancato a lui nella gestione di questo locale
c'è un giovane sulla trentina di nome Robert, lui
è molto serrato, non parla molto, ma quando parla si
può catalogare come un pignolo che ti riempie di domande,
serio e diligente nel suo lavoro, si occupa dei salumi e dei formaggi
oltre alle pulizie in rare occasioni, rare perchè raramente
il locale veniva pulito.
Entrato dentro, subito fui accolto dalla solita gioia di Gaetano:
"Gaetano: we signor Navarre"
Dettaglio relativamente importante, confondeva spesso Navarro con
Navarre, non ho mai capito perchè
"Adam: si pronuncia Navarro...comunque come vanno qua le cose Gaetano?"
"Gaetano: bene bene, voi?"
"Adam: bene, non c'è male" ad un certo punto prima di
avvicinarmi di un solo passo verso gli scaffali sentii una puzza
strana, come di vernice e subito chiesi:
"Adam: cos'è questo odore?"
"Gaetano: cosa?"
"Adam: sembra vernice"
"Gateno: ah ma questo è perchè ho dipinto oggi"
"Adam: cosa i tristi muri verdi?"
"Gaetano: no no, ho fatto una insegna, ce l'ho dietro il bancone,
volete vederla?"
Ero lì e ad esser onesto non avevo tanta fretta come avevo
detto a Fiona di tornarmene a casa per farmi gli affari miei, quindi
dissi molto gentilmente:
"Adam: perchè no, fa vedere son curioso"
Mentre camminavamo verso il bancone dove lo teneva Gaetano mi disse:
"Gaetano: ho cominciato a farlo perchè parlando con Robert
ci siamo detti, che il nostro supermercato aveva solo il nome
dell'azienda, ovvero"
Quando Gaetano disse il nome dell'azienda mi venne da starnutire e non
sentì niente
"Gaetano: salute"
"Adam: grazie"
"Gaetano: comunque, dicevo, e quindi ci siamo detti, perchè
non dare un nome anche al supermercato? Ed ecco che è venuta
fuori questa fantastica insegna che ora ti mostro"
Arrivati al bancone andammo dietro e mi fece vedere il cartellone da
mettere fuori in alto: era completamente verde con varie sfumature che
facevano delle onde, c'era a destra in grande la scritta stampata
dell'azienda, e poi la scritta "Supermercato Donati Gaetano"
Alla vista di quel cartellone abbastanza squallido ero indeciso se
esser ipocrita e dirgli che era bellissimo o dirgli la
verità e dire che non aveva molto senso, ma alla fine
siccome non mi pareva giusto scatenare una guerra di opinioni per una
roba del genere dissi a Gaetano dandogli una amichevole botta sulla
spalla, cosa che non facevo mai:
"Adam: bel lavoro Gaetano"
"Gaetano: grazie Signor. Navarre"
"Adam: si dice Navarro"
"Gaetano: adesso basta aspettare che la vernice si asciughi"
"Adam: allora per domani sarà bello e pronto, beh ora vado a
fare i miei acquisti"
Andai in giro per i vari scaffali e preso tutto l'occorrente, ovvero
quel poco che mi serviva, andai a pagare il tutto in cassa.
Pagato e ottenuto il resto uscì dal minimarket salutai
Gaetano che contraccambiò dandomi il solito saluto che
riecheggiava per mezza via e con il nome sbagliato.
Appena uscì fuori incontrai Robert che trasportava su un
carrello molte scatole, appena mi vide subito mi disse:
"Robert: ciao Adam"
"Adam: heilà Robert"
"Robert: tutto apposto?"
"Adam: sì dai, te?"
"Robert: io bene, ti vedo un po' stanco"
Sentivo che da qui partivano le domande, ma non si poteva non
rispondere in quanto si sarebbe apparsi come dei maleducati, e farsi
nemico Robert non era una buona idea.
"Adam: no, non sono molto stanco"
"Robert: ma quindi non sei molto stanco, ma sei comunque stanco?"
"Adam: no diciamo che sono tra l'attivo e l'addormentato"
"Robert: ma più attivo o più addormentato"
"Adam: tendo verso la stanchezza"
"Robert: cosa hai fatto per stancarti così tanto?"
"Adam: niente di che ho fatto una passeggiata al parco"
"Robert: da solo?"
"Adam: sì, camminato molto"
"Robert: capisco..." sembrava che il tornado di domande fosse finito, a
quel punto Robert se ne tornò dentro con le scatole, ma
proprio mentre lo stava facendo gli chiesi:
"Adam: hei, ma cosa c'è dentro quelle scatole?"
"Robert: un carico di latte che è arrivato in ritardo oggi,
perchè ti interessa?"
"Adam: no niente era così tanto per chiedere"
"Robert: oh perchè hai voglia di fare quattro chiacchiere?"
"Adam: no ero solo curioso, ora devo andare, ci vediamo Robert"
Meno male che son riuscito a chiudere in fretta questa discussione si
rischiava di degenerare in nuove infinite domande.
Tornato a casa subito misi in ordine gli alimenti che avevo comprato,
notai che il frigo era come sempre vuoto e mi ero preso in ultima per
fare la spesa, a volte ci rimanevo male quanto guardando il frigo
capivo che se avessi fatto qualcosa da mangiare probabilmetne avrei
mangiato mezzo etto di pasta quasi scaduta con tonno capperi e da bere
una birra, però bene o male quando faceva quella poca spesa
che mi bastava potevo almeno permettermi di aggiungerci il formaggio,
un piatto di insalata e dell'acqua in bottiglia.
Appena finito di sistemare il tutto dal bango si sentì il
rumore dello sciacquone e dal bagno uscì fuori Kirk che
pulendosi le mani col suo canovaccio che si portava dietro da quando
stava ancora lavorando al termo disse:
"Kirk: oh, sei tornato di già?"
"Adam: come sarebbe a dire di già, son stato via quasi due
ore"
Kirk sorpreso disse:
"Kirk: ah sì? No è che quando fai dei lavori ben
fatti il tempo tende a scorrere più in fretta del solito"
Subito mostrando un sorriso, seppure lieve dissi:
"Adam: oh, ma allora hai finito il lavoro, finalmente il termo
funziona?"
"Kirk: io l'ho riparato, ho finito 2 minuti fa, non l'ho ancora provato
a far partire, ma credimi ho la sensazione che va che è una
meraviglia"
"Adam: beh scopriamolo"
Subito sia io che Kirk ci avvicinammo un po' ansiosi verso questo termo
che mi aveva fatto dannare il freddo di questi ultimi due giorni di
Gennaio e a Kirk aveva fatto perdere un pomeriggio.
Stavamo per farlo partire quando squillò il mio telefono.
"Kirk: no dai rispondi dopo!"
"Adam: so che c'è di mezzo l'emozione del lavoro finito,
anche io son ansioso, ma e se fosse importante?"
"Kirk: beh, chi è?"
Guardai il numero sullo schermo del telefono e vidi che era Paul
"Adam: è Paul..."
"Kirk: dai rispondi che così apriamo sto termo"
Premetti il tasto verde e appoggiai l'appercchio vicino all'orecchio e
dissi:
"Adam: sì pronto!"
"Paul: Auguri Adam, buon compleanno!"
Ci fu un attimo di silenzio, non sapevo cosa dire, qualcuno si era
ricordato che oggi era il mio compleanno, se non fosse per un dettaglio
lieve:
"Adam: guarda che io compio gli anni in Ottobre"
"Paul: ah...scusa, che figura di merda, scusa Adam, non volevo
comunque...beh auguri nel senso che spero ti vada tutto bene"
Lui fu il primo a interrompere la chiamata.
Kirk curioso mi chiese:
"Kirk: che cosa voleva?"
"Adam: niente, è solo il solito imbecille, apriamo sto
ter..."
Le mie parole furono interrotte da un'altra chiamata, questa volta era
Eric, furioso premettei il tasto verde e dissi:
"Adam: Pronto sono Adam"
"Eric: sì salve, vorrei ordinare una pizza viennese,
d'asporto, se la portate voi come al solito è meglio"
A quel punto alzando la voce dissi:
"Adam: Eric ma sei impazzito?! Ho detto pronto sono Adam come faccio a
essere una pizzeria"
"Eric: oh scusa è che nella rubrica dopo il tuo numero
c'è quello della pizzeria dove di solito ordino la pizza, ho
sbagliato numero scusa"
"Adam: deficente" misi giù la chiamata, ma subito dopo il
telefono suonò di nuovo
"Adam: eh no! Ma questa è una congiura o cosa?" presi il
cellulare ma vidi che non c'era nessuna chiamata in arrivo.
"Kirk: oh scusa è il mio"
Prima che potesse rispondere, presi il telefono di Kirk e staccai la
batteria buttando il tutto sul divano.
"Kirk: hey ma che cazzo fai?" disse Kirk un po' arrabbiato
"Adam: ok, ora basta distrazioni, vediamo sto gran lavoro e poi vediamo
se ti sei meritato la mancia!"
Girai la valvola per regolare la temperatura, ma era bloccata immisi un
po' di forza
"Adam questa cazzo di manovella non vuole girarsi, porca vacca!"
Continuai a usare un po' di forza, non troppa, quella giusta via per
sbloccarla, ma a gran sorpresa si staccò non solo la valvola
ma pure il tappo dietro e l'acqua del termo mi schizzò
addosso sulla mia camicia.
Subito Kirk chiuse il flusso d'acqua e un po' imbarazzato disse:
"Kirk: mi sà che ho sbagliato qualcosa"
"Adam: no tranquillo fa niente dai"
"Kirk: sul serio?"
"Adam: sì è tutto a posto, alla fine è
colpa mia no?"
"Kirk: già forse lo è, non ho fatto niente di
sbagliato"
Ci fu un attimo di silenzio e io guardando con occhi molto fermi e
decisi Kirk dissi:
"Adam: dammi la tua stufa prima che la smetta di esser sarcastico"
"Kirk: sì te la vado a prendere subito"
Mi distesi sul divano mentre aspettavo il ritorno di Kirk e mi accorsi
che in quel giorno non avevo ancora fumato un solo cigarillos,
così ne presi uno e me lo accesi.
"Adam: e pensare che alla fine non sento nemmeno molto il freddo che fa
in casa"
conclusi ridendo mentre facevo il primo tiro del cigarillos.
|-------------------------------------|
"Note dell'Autore: Dopo più di un mese mi
faccio vivo con un altro capitolo del seguito di Adam,
perchè così tanto tempo? beh mi son accorto che
ho cominciato una seconda serie con poche idee ancora in piedi, e
siccome non mi andava di partire con idee iniziali che poi mi avrebbero
solo complicato mi son detto: "Caro Faddo, rallenta, prenditi il tempo
che ti serve e scriviti ogni idea per guidare la storia come vuoi tu
senza intoppi" infatti è quello che ho fatto quindi sappiate
che PROBABILMENTE (sottolineate questa parola) ora i capitoli si
accelereranno di un po' però i primi per me son sempre i
più lenti perchè son decisivi per i capitoli
successivi.
Ho già in mente cosa far accadere, vi assicuro scene molto
belle, ma il problema sono i primi capitoli che van lenti per me, mi
spiace non so cos'altro dirvi.
Beh anche se in ritardo auguri di Natale e buon 2012, sempre se vi
interessano sti auguri fatti da un autore squattrinato che scrive per
passione verso un personaggio che rappresenta le sue frustrazioni per
il futuro!"
|-------------------------------|
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** CAPITOLO 3: Notti Senza Sonno ***
"Massime di Adam: Essere
o non essere, questo dilemma non mi riguarda, io vivo bene
così!"
CAPITOLO 3: Notti Senza Sonno
Di notte è veramente piacevole lasciarsi trastullare da
immagini mentali che si formano dal nulla nell'attesa di entrare nella
fase Rem, peccato che per vari motivi spesso si finisce per passare le
intere notti visualizzando certe immagini, questo sempre a causa di un
male, interiore, hai mangiato pesante, hai un
rimorso per qualcosa che non hai fatto o fatto nella giornata, oppure
è colpa della caffeina, ma quando tutto ciò non
è interiore c'è sempre qualcosa al di fuori di te
che ti tormenta e non ti lascia dormire.
Quella notte non mi era possibile addormentarmi, non era fisiologico il
malessere, era proprio esterno, ma addirittura esterno dalla mia
stanza, infatti fuori dalla mia camera in un vicolo ci stavano dei
gatti randagi che di notte avevano deciso tutti di riunirsi sotto la
mia finestra a sfogare i loro malesseri con verso per molti dolci e
soavi, ma a me apparivano tristi e sofferenti.
Nel buio più totale cercavo di addormentarmi eliminando
dalla testa il suono dei gatti, rimboccandomi le coperte e cercando di
stare più al caldo o facendo sprofondare le orecchie nel
cuscino, ma niente da fare, il loro miagolare lamentoso si faceva
più forte più cercavo di toglierlo dalla mia
testa.
Ormai la mia pazienza si stava per esaurire, ma anzichè
cercare di reprimerla decisi di sfogarla prima che il vaso traboccasse,
così, scendo dal letto sollevando le coperte e uno strato di
miliardi di acari, avanzo minaccioso verso la finestra e mi metto a
fissare i gatti, fino a quando trovate le parole in testa urlai contro
i gatti:
"Adam: hey voi, smettetla di miagolare, voi domani non andate a
lavorare, e comunque non intenerite nessuno con quei miagolii stonati,
disarmonici e a ritmi incomprensibili"
Prima di chiudere dalla finestra sentii una voce sopra di me che disse:
"???: Navarro, pezzo di idiota, pensa a dormire"
Era l'inquilino che abitava sopra di me, si chiamava Harper, un
disoccupato di mezz'età alla quale piaceva farsi gli affari
del vicinato ad ogni ora.
"Adam: Harper, come sempre a spiare cosa fanno gli altri? Oppure eri
sveglio a quest'ora per compilare l'ennesimo curriculum vitae che
verrà scartato dall'ennisima agenzia di produttori di carta?"
"Harper: per tua informazione non riesco a dormire nemmeno io per colpa
dei gatti ma non ne sto facendo una tragedia come te, più ci
pensi più non dormirai, e comunque per tua informazione ci
sono un sacco di agenzie dove mi accetterebbero se solo ci andassi"
"Adam: si certo come no chi vuoi che si metta a cercare un panzone di
cinquantenne che ha vissuto per vent'anni con due lavori part-time
mentre si faceva inviare una bustarella da sua madre per
sopravvivere, credimi la gente sarebbe disposta a pagarti pur
di non farti metter mano in un qualunque impiego"
"Harprer: ok, senti andiamo a dormire tutti e due e non ne riparliamo,
che altrimenti svegliamo anche gli altri a furia di urlare di notte"
"Adam: sì certo rintanati nel tuo buco, topo, e comunque non
finisce qua, continuerà questa storia alla prossima riunione
condominiale!"
Tornai dentro la mia camera, chiusi la finestra e tra me e me dissi:
"Adam: maledetto Harprer, ne son sicuro aspettava solo che diventassi
furibondo e che mi lanciassi contro quei gatti"
Alla fine mi ributtai nel letto, ma addormentarmi mi fu difficile a tal
punto che presi sonno verso le due di mattina.
Il giorno dopo non ero al massimo della forma, dopo essermi vestito, mi
diressi al bar da Rinos per uno o due caffè e il solito
croissant.
Arrivato nei dintorni già cominciai a cercare di preparare
una spiegazione a questa mia brutta cera.
Attraversata la porta mi ritrovai catapultato dentro il solito bar;
quel giorno c'erano Kirk, Demetria ed Eveline.
"Demetria: Ciao Adam"
Demetria è una delle clienti abituali del bar, una donna che
si avvicina alla quarantina, aveva sempre i capelli marroni sciolti e
indossava abiti casual che non erano incentrati nel risaltare il suo
fisico, per lo meno questo quando non era al lavoro, altrimenti era
sempre una mezza via tra l'elegenza e la semplcità; spesso
riservata ma non per questo introversa, di lei noi tutti non ne
sapevamo moltissimo apparte qualche hobby e il lavoro che faceva,
lavorava in banca per esser precisi; la incontro spesso nel tragitto
bar scuola ad un incrocio piuttosto trafficato nelle ore di punta.
"Kirk: heilà Adam"
"Eveline: eccoti qua Adam, prendi il solito?"
"Adam: salve gente, sì prendo il solito, ma oggi doppia
razione di caffè, ho passato una nottataccia"
Presi il giornale e subito cominciai a leggere le notizie meno
interessanti per annoiarmi subito e poi cercare quelle migliori e
più interessanti in modo tale da apprezzare il quotidiano.
Kirk subito fu il primo a interessarsi del perchè avevo
questo aspetto tremendo quel giorno:
"Kirk: Adam che ti è successo, non hai un bell'aspetto"
"Adam: sì, lo so, ho passato una notte insonne"
"Eveline: come mai?"
"Adam: ero sovrappensiero si vede"
"Kirk: pensavi a Railey?"
"Adam: non tirar fuori ancora quell'argomento, ho già
passato il periodo depressivo dopo una separazione, e l'ho passato due
volte, con la stessa persona poi"
Calò un breve silenzio, ovviamente tutti si aspettavano che
io dicessi le reali motivazioni, era ovvio che stavo mentendo, la
stanchezza non aveva favorito la credibilità della bugia e
Demetria fu la prima a dire:
"Demetria: quindi cosa ti ha tenuto sveglio in realtà?"
"Adam: niente ero solo sovrappensiero, sul serio"
"Demetria: non ti crede nessuno"
"Adam: e te che ne sai di cosa vuol dire esser sovrappensiero scusa?"
Un altro silenzio fece congelare il bar, fino a quando Eveline chiese:
"Eveline: quindi cosa ti ha tenuto per davvero sveglio tutta la notte?"
Avevo capito che in effetti era troppo evidente che mentissi, quindi
era meglio metter in tavola le carte e farla finita fin da subito:
"Adam: gatti"
"Eveline: oh no ho un brutto presentimento"
"Adam: gatti randagi, stupidi gatti randagi, son tre giorni che si
mettono di notte a cantare sotto la mia finestra, non esiste un
servizio di accalappia gatti che me li rimuova dalle palel una volta
per tutte? Ste creaturine passano tutta la notte a cercar di
infastidirmi fino a quando non li darò del cibo, quanto
può esser disperato un animale pur di aver qualcosa da
metter sotto i denti?"
Kirk sorseggiò il suo caffè e poi mi chiese un
po' sorpreso
"Kirk: aspetta, eri tu che a mezzanotte circa ti sei messo a urlare
contro quei gatti?"
"Adam: sì, e non me ne pento"
Tutti nel bar si misero a ridere di gusto e io irritato mi accesi un
cigarillos e dissi:
"Adam: sì, sì, bravi, ridete bastardi, intanto
voi questa notte avete dormito tranquillamente io no"
"Eveline: sei veramente una persona fuori dal comune, credevo che dopo
quella volta che ti sei incazzato contro quel bambino di un anno non
potessi scender più in basso"
"Adam: oh e che vuoi, stavo mangiando tranquillamente il mio pranzo e
questa neo mamma vuole far mangiare in questo posto un bambino, il
problema era come mangiava, ti giuro era disgustoso"
"Kirk: mi ricordo quella scena urlasti contro il bambino frasi
veramente poco gradevoli, la madre offesa prese il bambino si
alzò per andarsene e ti diede del figlio di puttana, come
dimenticarsi certi giorni"
"Adam: ogni cosa la faccio con una motivazione valida"
"Demetria: solo te potevi urlare contro dei gatti"
A quel punto diedi in escandescenza una seconda volta e dissi:
"Adam: oh al diavolo, mi avete stufato, fatemi bere il mio
caffè, mangiare quello che devo mangiare e fatemi andare al
lavoro, vengo qui per questo, non per sentire giudicati i miei valori e
le mie credenze!"
Un terzo freddo silenziò fece rabbrividdire il bar, ma non
contento aggiunsi:
"Adam: e comunque pure oggi il giornale fa schifo!"
Finita la colazione al bar, mi incamminai verso scuola.
Eravamo appena entrati nel ultimo periodo freddo dell'anno, Febbraio,
il gelo di Gennaio però non sembrava mollare la presa e si
vedeva la gente girare con gli stessi identici abiti del mese scorso,
piumoni giganti con sciarpe in lana e cappelli che coprono fino
all'orecchio, e la gente continuava ad apparire come delle enormi
bambole imbottite. Le strade apparivano secche e cupe, l'erba coperta
da un delicato manto di brina croccante e gli alberi avevano al massimo
una foglia che era resistita a tutto il vento e le pioggie
autunnali; mi son sempre chiesto come mai ci sono delle singole foglie
che spesso resistono negli alberi fino anche a primavera o estate.
Arrivato a scuola avevo la prima ora con la 2^E, quel giorno c'era
compito in classe.
Entrai in classe prima del suono della campana per fare uno scherzetto
ai miei cari alunni
"Adam: Buongiorno, scusate lascio qua le borse, spero non vi disturbino"
Mancavano cinque minuti al suono della campana e mancavano pochissimi
studenti in classe, prima di uscire per andare a fare le fotocopie del
compito mi diressi verso un paio di banchi sospetti, per esser precisi
verso quello di Cresta da Gallo.
"Adam: heilà, Crestina, cosa scrivi di bello?"
Subito Cresta da Gallo divenne rosso in volto, non sapeva cosa dire,
l'avevo beccato inflagrante mentre scriveva sul banco delle robe
riguardo il compito
"Adam: vuoi che ti detti il resto di quello che scrivi oppure ti decidi
a cancellarlo, avanti!"
"Cresta da Gallo: Sì prof. "
Quando rialzai lo sguardo dal suo banco notai che c'erano altre persone
della classe intente a cancellare roba sul banco per paura di esser
beccati da me.
A quel punto uscii dalla classe per andare a fare le fotocopie del
compito, compito che era su un argomento molto semplice, ma per i miei
ragazzi forse questo sarebbe stato il compito più difficile
dell'anno; dite che quello che dico sia senza senso?
Non esattamente, torniamo indietro di un paio di giorni.
In 2^C avevo finito di fare il compito, era ricreazione, quando notai
che un ragazzo della C e della E stavano chiacchierando in segreto,
dissi ad Eric che era vicino a me di passare vicino ai due ragazzi e di
origliare cosa stavano dicendo, questo non lo feci con intenti maligni,
o non del tutto, ma avevo già sospetti che ci fosse un
passaggio di domande da una classe all'altra, soprattutto dai voti che
erano normali e crescenti da una classe all'altra in base a chi faceva
per primo il compito.
Eric quel giorno passando vicino ai due si mostrò
imperturbabile e riusci ad origliare alla perfezione quello che si
stavano dicendo.
Tornato da me mi disse che i miei sospetti erano ben fondati e che
scambi di domande c'erano stati per davvero, così io
furibondo decisi di non accanirmi con i miei soliti monologhi alla
classe ma giocai in modo perfido e subdolo; ovvero cambiai il maggior
numero possibile di domande.
Così eccomi qua in segreteria a fare le fotocopie del vero
compito che si preannunciava come un genocidio.
Rientrato in classe trovai i banchi tutti ben divisi come ogni
professore desidererebbe vederli durante le verifiche.
Distribui fila per fila i compiti e diedi il via scrivendo come sempre
l'ora di scadenza sulla lavagna: 9.10.
Ed ecco che improvvisamente la classe fu tempestata dal suono
di penne che scrivono, fogli che si girano, sedie che scricchiolano,
colpi di tosse e penne che cancellano violentemente errori a volte
banali; tutto questo è quello che c'è durante un
compito, ma stranamente quel giorno c'era un silenzio tombale e solo
poche penne scrivevano.
Dalla cattedra mi misi ad osservare qualche alunno dal volto stravolto,
quando mi accorsi che c'erano tanti sguardi di alunni fermi rivolti
verso di me, come per insultarmi io non dissi niente li guardai e non
feci altro che sorridere con un ghigno maligno.
La campanella delle 9.10 suonò e io ritirai i compiti con un
sorriso divertito sul volto, soprattutto quando notai qualche foglio in
bianco e poche risposte.
Prima di uscire dalla classe notai che il clima stava per diventare
esageratamente nervoso e stava per scoppiare qualche crisi di pianto
nelle ragazze più sensibili al rendimento scolastico, ma a
volte più preoccupate di cosa i genitori avrebbero mai
potuto dire, e tra quelle c'era Fiona, la ragazza incinta, non mi
pareva il caso di preoccuparla ancora di più; io fin
dall'inizio sapevo sarebbe finita così, ma son pur sempre un
professore umano, sotto sotto, così richiamai l'attenzione,
cosa che mi fu facile visto il silenzio e dissi:
"Adam: il compito lo rifaremo Giovedì, questi non li
valuterò, ma guai a voi se becco ancora scambi di domande
tra voi e la C, intesi?"
Qualche ragazzo della classe diede un accenno di comprensione e io me
ne uscì dalla classe lasciando qualche speranza, nessuno
pianse, nessuno sorrise, solo un profondo silenzo di riflessione per i
miei alunni.
Mentre stavo per andare in sala insegnanti sfoglia i compiti e vidi che
solo cinque alunni avevano risposto a tutte le domande; tra questi
c'era pure il nuovo alunno, Fiero, come l'avevo soprannominato io.
Per i corridoi incontrai Eric che si stava prendendo un
caffè, anche lui come me aveva la seconda ora libera,
così decidemmo di farci quattro chiacchiere.
"Eric: ciao Adam, come va?"
"Adam: così, così, non ho dormito tanto"
"Eric: come mai?
"Adam: gatti"
"Eric: miagolano sotto la tua finestra?"
"Adam: esatto, son tre giorni che continuano a far così sti
gatti"
"Eric: e cosa hai intenzione di fare?"
"Adam: non ne ho alcuna idea, ieri ho provato a urargli contro ma
sembra non aver funzionato, in compenso ho svegliato il vicinato"
"Eric: tipico di te, come quella volta del bambino al bar da Rinos"
"Adam: oh al diavolo, non tirare fuori pure te quella storia, accidenti
a voi, ma cosa avete tutti quanti, non siete mai stati sgridati da
vostro padre?"
Eric si mise a ridere e mi diede una bella manata sulla spalla.
Il suo volto cambiò all'improvviso e mi chiese:
"Eric: ed Eveline?"
"Adam: sta bene, non sta soffrendo, per lo meno non lo dimostra ma
credimi dentro di sè si vede lontano un chilometro che ne
soffre molto, sta diventando anche un po' sbadata"
"Eric: in che senso?"
"Adam: ieri ha rotto due bicchieri per errore nel giro di dieci minuti
o meno"
"Eric: tutto qui?"
"Adam: no, è diventata pure più lenta a farmi da
mangiare, più del solito intendo, inoltre credimi sembra
quasi diventata meno acida nell'insultarmi, sta perdendo le forze e
scivolando lentamente verso una depressione, bel lavoro"
"Eric: io, non so che fare, mi dispiace per lei ma non so che fare"
"Adam: devi solo prenderti le tue responsabilità prima che
sia troppo tardi"
"Eric: non so che fare per prendermi le mie responsabilità,
la fai facile te Adam"
Quella conversazione stava per farmi diventare nervoso, non solo non
sapeva alzare il culo e fare ciò che era giusto fare per
lui, per Eveline e per i loro sentimenti, ma ha pure osato dirmi che
stavo trattando la cosa in maniera facile nonostante son stato il primo
che con Railey affrontò un grande cambiamento come il
convivere insieme, cosa che Eric sapeva mi spaventava moltissimo;
così prima di dare un pugno in faccia ad Eric mi alzai e
dissi:
"Adam: sei un bambinone perso"
A fine giornata mi diressi verso il Rinos per pranzo, e come al solito
feci il mio rituale, ovvero controllare se dentro il bar c'era Layla,
però quando arrivai notai che alla porta c'era qualcuno che
sbirciava, e a mia grande sorpresa, era Paul.
"Adam: Paul?"
"Paul: Adam?"
Paul è uno dei miei vecchi amici d'infanzia, suonavamo
insieme in una band, lui era il secondo chitarrista, uno veramente
bravo, andava in giro con un taglio un po' alla Beatles, camica a
quadri e maglione, una barba sempre ben rasata che mostravano un volto
dai tratti a volte un po' giovanile nonostante fosse di due anni
più vecchio di me.
Paul se n'era andato da Selice all'età di 28 anni per
inseguire il suo sogno di Rockstar che non aveva trovato con la prima
band, ma che trovò con un gruppi di nome Jack's Tree.
Dopo un concerto a Peronedo decise di ritirarsi da questa vita, che per
14 anni l'ha fatto vivere sulla cresta dell'onda e circondato da
piaceri non da ricco sfondato ma nemmeno da borghese, per ritornare a
una vita comune nella sua città natale, con alcuni dei
vecchi amici. Tornato qui si è preso una cotta per una delle
mie amiche del Rinos, Demetria, quella che lavora in banca; tra i due
c'è stata una intesa reciproca soprattutto dopo le vacanze
estive che però si è conclusa con un rifiuto di
Demetria dopo la dichiarazione di Paul durante l'autunno da poco
passato.
"Adam: che stai facendo, scusa?"
"Paul: niente stavo solo..." io interrompendolo dissi:
"Adam: sbirciando per vedere se c'era Demetria vero?"
"Paul: sì..."
"Adam: se c'è Demetria non hai il coraggio di entrare
perchè non sapresi cosa fare, come guardarla e cosa dirle?"
"Paul: sì..."
Ci si potrebbe aspettare che ora mi mettessi a rimproverare Paul per il
suo comportamento, ma niente affatto, lo comprendevo pienamente e gli
dissi:
"Adam: tranquillo, ti capisco, vieni a casa mia, ti preparo il pranzo"
Paul però dubbioso chiese:
"Paul: perchè? Te vai pure a pranzare, no?"
"Adam: sto cercando di esser gentile con te, vieni dai"
"Paul: ok"
In verità in quella situazione non potevo controllare, come
faceva Paul, per vedere se dentro c'era Layla o meno, se l'avessi fatto
Paul sarebbe diventato ancora più sospettoso e a quel punto
sarebbero stati guai per me, nessuno doveva sapere del bacio di Layla.
"Paul: io prima vado a casa che lascio giù una roba ti
raggiungo subito tu intanto vai"
Arrivato a casa, misi il giubbotto sulla poltrona e subito cominciai a
tirar fuori le pentole per fare qualcosa da mangiare.
Appena finito subito mi ricordai che dovevo fare una cosa che mi era
venuta in mente strada facendo verso casa, ovvero decisi di chiamare la
sede del comune per trovare una soluzione per sti gatti.
Presi il telefono e una volta composto il numero attesi qualche secondo
fino a quando non mi rispose qualcuno, chiesi informazioni a riguardo e
subito mi fecero collegare con il servizio della protezione civile.
"???: pronto?"
"Adam: si pronto, mi chiamo Navarro Adam, abito nel blocco di
appartamenti vicino alla stazione, via Meduno 21"
"???: Sì mi dica pure"
"Adam: io ho un problema grave, di notte ci sono dei gatti randagi
sotto la mia finestra che continuano tutta la notte a miagolare
disturbando me e il vicinato, posson esser rimossi e spediti in qualche
centro accoglienza felino o che ne sò in una pellicceria"
"???: mmm vedrò di farle sapere"
Stava per mettere giù il telefono ma io subito alterandomi
dissi:
"Adam: no, non ci provi, conosco il vostro linguaggio comune di voi
impiegati in comune, vi faremo sapere vuol dire tra un anno o forse
mai, mi dica ora cosa si può fare o cosa ha intenzione di
fare"
"???: signor Navarro, glielò dirò chiaro e tondo
fin da subito, non credo si possa far molto, mi informerò ma
non le garantisco niente"
"Adam: ho capito, grazie vedo che alla fine l'onestà
è una cosa che tutti sanno, arrivederci"
Chiusa la chiamata dissi tra me e me:
"Adam: che banda di cretini..."
A quel punto suonò il campanello, era Paul, gli
aprì la porta e dopo esserci salutati, subito si
fiondò a metter la giacca sulla poltrona, di seguito si
distese sul divano.
Gli chiesi:
"Adam: cosa vuoi che ti faccia?"
Dopo neanche una decina di secondi passati a pensare Paul mi disse con
voce pacata:
"Paul: pasta con sugo e tonno mi va benissimo"
"Adam: va bene vada per quella"
Mentre io stavo mettendo l'acqua e accendendo il fuoco Paul non diceva
una parola mi appariva sovrappensiero, come molte altre persone che mi
circondavano in quel periodo.
Ad un certo punto quando aveva appena messo l'acqua a bollire Paul
aprì bocca e disse:
"Paul: senti Adam..."
Io però lo ignorai perchè un problema
più grande mi affliggeva.
"Adam: cazzo, ho finito il tonno, che ore sono Paul?"
"Paul: sono le 14.27, perchè?"
"Adam: vado un attimo da Gaetano"
"Paul: ma è chiuso a questa ora il suo negozio"
"Adam: sì, ma lui non va mai a casa per pranzo sta
lì a non far niente e a guardarsi la TV in magazzino fino
all'ora di riapertura"
"Paul: e tu come lo sai?"
"Adam: una volta mi invitò a pranzo da lui, mi aspettavo che
andassimo a casa sua, invece siamo rimasti tutto il pomeriggio in
magazzino a mangiare, ridere e giocare a carte"
"Paul: ah..."
"Adam: torno subito, ok? Tu sta qua e controlla quando l'acqua bolle,
ok?"
Uscii di casa e mi diressi da Gaetano.
Giunto sul retro del negozio bussai alla porta, Gaetano mi sentii
subito e mi aprì.
"Gaetano: we, buongiorno signor.Navarre, come se la passa?"
"Adam: bene Gaetano, ho due favori da chiederti, la prima è
che mi serve del tonno in scatola la seconda è che tu ti
ricordi che si dice Navarro, non Navarre"
Gaetano mi guardò storto e mi disse:
"Gaetano: tonno? A quest'ora? Vostra moglie è incinta e ha
le voglie?"
"Adam: no, non sono sposato, sì mi serve a quest'ora e...in
un certo senso ho una persona a casa che ha le voglie, o per lo meno
credo, ho un anima in pena e voglio che almeno si tiri un po'
sù di morale concedendogli quello che vuole, comprendimi"
"Gaetano: vabbuò, entra dai"
Andai diretto di corsa verso gli scaffali presi la scatoletta
di tonno, lasciai 2 euro in mano a Gaetano e dissi:
"Adam: tienti il resto"
"Gateno: ma mancano 76 centisimi"
"Adam: allora fammi credito, tanto domani pomeriggio son qui a far la
spesa"
"Gaetano: ma che credito e credito, te li regalo non son mica un morto
de fame"
"Adam: no dai, sai che ci tengo a queste cose, sai bene ch..." Gaetano
mi interruppe e disse:
"Gaetano: sì, sì, vabbe, vabbe, tornatene a casa
sù, non star in pena per 76 centisimi, sei un amico per me,
te li regalerei anche subito!"
"Adam: ho capito, grazie, ci vediamo"
"Gaetano: arrivederci signor.Navarre"
Stavo tornando a casa quando mentre ero fuori incontrai Robert che
portava uno scatolone in mano.
"Adam: ciao Robert"
"Robert: ciao Adam"
"Adam: come va?"
"Robert: come va cosa?"
"Adam: la giornata..."
"Robert: ah, non molto bene"
"Adam: cosa è successo?"
"Robert: questo scatolone...contiene del latte che è andato
a male, non è scaduto, ma la fabbrica ha detto che non ci
vuole risarcire in quanto non ne sono responsabili, colpa della
compagnia di trasporti, così ora lo vado a buttare"
"Adam:capisco, dallo a me sto latte lo vado a buttar via io che son per
strada verso i cassonetti"
Robert guardandomi incredulo disse:
"Robert: sul serio? Grazie mille Adam, ma come mai lo fai?"
"Adam: oggi son in vena di gentilezze"
"Robert: perchè?"
"Adam: ho avuto una bella giornata"
"Robert: in che senso?"
"Adam: son di fretta scusa, ti racconterò un altro giorno"
Robert sapeva sempre come far annoiare la gente, con un bel terzo grado
che richiede risposte complete, che non trovano mai la pienezza
assoluta.
Tornando verso casa con lo scatolone in mano passai vicino ai bidoni e
dissi tra me e me:
"Adam: col cavolo che li butto..."
Tornato a casa trovai Paul sul divano che sonnecchiava con la pentola
che bolliva, subito appoggiai per terra lo scatolone e mi fiondai verso
la pentola.
Paul sentendomi correre verso la pentola si svegliò e mi
chiese:
"Paul: sei già tornato?"
"Adam: che vuol dire che son già tornato, ti avevo detto di
tener d'occhio la pentola"
"Paul: scusa mi son addormentato, comunque trovato il tonno?"
"Adam: sì"
Paul si ridistese sul divano mentre io cominciavo a preparare il sugo
con il tonno per condire la pasta che avevo appena buttato dentro la
pentola; fino a quando notando lo scatolone in entrata mi chiese:
"Paul: e quello?"
"Adam: niente che ti riguardi"
Quando il pranzo fu pronto mangiammo insieme a tavola e avemmo pure
discussione per chiacchierare.
"Paul: Adam"
"Adam: sì?"
"Paul: io...che cosa devo fare con Demetria?"
"Adam: mi sa che ti sei dichiarato troppo presto"
"Paul: siete stati te ed Eric a dirmi che dovevo fare così!"
"Adam: sì ma non sono uno psicologo dell'amore io"
"Paul: e quindi che cosa dovrei fare?"
"Adam: beh..."
Mi presi una pausa di riflessione masticando un buon boccone di pasta,
pasta che mi era riuscita stranamente buona questa volta, e dissi:
"Adam: secondo me ti ha solo messo alla prova con quel no, voleva
vedere quanto sei serio a riguardo, quindi la cosa migliore non
è scappare, io direi che devi mostrarti imperturbabile al
suo rifiuto e andare come ogni giorno al Rinos a colazione o a pranzo,
se la incontri, salutala sorridente, e cerca di mostrarti
più sicuro di te di tanto in tanto, non ho mai visto nessuno
conquistare una donna con la pietà".
"Paul: già lo penso anche io, ma cosa devo dire se lei
tirerà fuori la questione della dichiarazione?"
"Adam: non lo farà e se lo farà ricordati che la
prima regola è apparire imperturbabili"
"Paul: ok, ho capito"
Entrambi tornammo a mangiare silenziosi fino a quando non mi disse:
"Paul: grazie Adam"
"Adam: figurati son tuo amico è il minimo che possa fare"
Finito il pranzo Paul decise di tornare a casa e io rimasi da solo a
casa assolto nei pensieri.
Alla fine arrivò la mia quarta notte insonne, i gatti
continuavano a miagolare, non sapevo più che fare ormai,
quella notte però non mi arrabbiai, decisi di uscire di
casa, ma prima di farlo presi due cose che mi sarebbero tornate utile.
Uscito di casa andai nel vicolo, i gatti sembrarono felici di vedermi,
forse era finalmente la resa dei conti, il loro piano per rubare cibo
ai condomi aveva funzionato e così fu.
Misi per terra due ciotole, e ci versai dentro del latte per questi
gatti, alla fine era inutile arrabbiarsi contro degli animali di
strada, così forse accontentare le loro richieste li avrebbe
fatti sparire.
Una volta finito di versare il latte subito i gatti si buttarono a
berlo.
"Adam: spero vi piaccia e che vi sazzi, se non vi
basterà...ho altre 30 o 40 confezioni in casa"
Dissi tenendo sotto la giacca uno dei cartoni di latte che avevo preso
dalla scatola che avevo portato a casa dal negozio di Gaetano.
-----------------------------------------------
"Note dell'Autore:
Tre capitoli in Tre mesi, tutto
combacia...spero.
Comunque, non denunciate Adam alla protezione animali, vi ricordo che
è un personaggio di fantasia con lo scopo di far riflettere
la gente e farci sorridere.
Visto che è da un po' che non mi faccio vivo con un capitolo
di Adam vi dirò qualcosa che mi è successo:
Ho fame, ecco è tutto, beh ci vediamo al prossimo capitolo!"
----------------------------------------------
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** CAPITOLO 4: Vortice di San Valentino ***
"Massime di Adam: Ogni Lasciata è
Persa...questo è il motto del perdente"
CAPITOLO 4:
Vortice di San Valentino
Era un giorno
qualunque di Febbraio, quella mattina mi stavo dirigendo verso il
Rinos, l'aria aveva un odore strano, un odore che non sentivo da un
po' di mesi.
Mentre
camminavo vedevo gente che si baciava, che si teneva per mano
già di
prima mattina; uno spettacolo strano ai miei occhi, era San
Valentino, ma non me n'ero ancora accorto, forse ero troppo
assonnato, in tutti i sensi, per capire cosa succedeva.
"Adam: ma
che cos'ha la gente oggi, non vedevo tanti svitati che amoreggiavano
all'aria aperta da quando la cometa di Halley passò per
l'atmosfera
nel 1986, ora che ci penso era pure febbraio, magari è
già tornata
e non me ne sono nemmeno accorto"
Ad un certo
punto una vecchietta dietro di me che a quanto pare aveva ascoltato
interessata mi disse:
"Vecchietta:
scusi, signore, sta parlando con me?"
"Adam: no,
accidenti a lei, guardi che parlare da solo non è reato"
Dopo quella
risposta un po' sgarbata mi svoltai a destra per entrare nel soltio
bar.+
"Adam:
giorno feccia"
Nessuno mi
salutò c'erano solo Kirk, Paul e una donna che chiacchierava
vicino
a Kirk.
"Adam: ho
detto giorno..."
"Paul:
heilà Adam"
Kirk
distogliendo per due secondi lo sguardo dalla donna mi disse:
"Adam: oh
ciao Adam"
Kirk non fece
in tempo a presentarmi la donna che subito quella disse:
"???: Beh,
Kirk devo andare al lavoro, ci vediamo"
I due si
salutarono, nello stesso momento Eveline venne fuori dalla cucina e
disse:
"Eveline: ciao Adam"
"Adam:
ciao Eveline, prendo il solito caffè, ma niente brioche oggi
non ho
fame"
"Eveline:
incredibile, già prendo pochi soldi, senza la tua brioche
mattutina
come potrò mantenere le spese alimentari..."
"Adam: fa
poco la spiristosa che già un euro per le brioche come le
fai te è
un prezzo da denuncia"
Presi il
giornale mentre gli altri risero per la mia battuta, quando ad un
certo punto misi via il giornale senza nemmeno aprirlo, in quella
giornata forse era meglio se non leggessi il giornale, così
decisi
di farmi quattro chiacchiere con i miei amici per raccontare
l'episodio spaventoso che avevo visto stamattina.
Mi accesi un
cigarillos feci due tiri e poi soffiando fuori il fumo dissi:
"Adam: non
crederete a quale spettacolo madre natura mi ha messo davanti
già
alle
7 e 15 di
mattina, un formicaio di persone che si muovevano per le vie della
città mostrandosi in atti di effusioni amorosi, tra coccole,
baci,
abbracci ma meno male avranno tenuto il meglio per la serata, non
riesco a capire da quando tutto questo è diventato
così pubblico
quando io ero giovane c'era più rispetto della privacy
personale,
tra un po' anche le donne per bene andranno avanti con i capezzoli
scoperti e nessuno dirà niente, come se perdesse il senso
del pudore
e del teniamo il meglio per pochi"
Di fronte a
questa mia affermazione la prima a metter bocca fu Eveline che mi
chiese:
"Eveline:
ma di che accidenti stai parlando"
Stavo per dire
qualcosa quando Paul mi disse:
"Paul: oh
no, non ci credo questa cosa era già capitata quando avevi
17 anni,
ti era già successo a quell'epoca credevo che ti fosse
passata
quell'amnesia da San Valentino"
A quel punto
una lampadina mi si accese e il mio sugardo ricadde sull'unico
calendario che aveva Eveline nel bar e lessi la data 14/02/12, era
San Valentino e non me n'ero nemmeno accorto.
Paul si
riferiva all'episodio di quando andando a prove a piedi insieme a lui
rimasi stupito nel vedere la gente che si scambiava gesti gentili e
amorosi in pubblico anche in piena piazza quando di solito queste
cose si facevano nei due parchi di Selice più nascosti e in
riva al
fiume.
"Adam:
cosa? San Valentino? Oh merda, no, questa festa, non di nuovo,
perchè
deve venire ogni anno? Non può essere una festa che viene
solo negli
anni bisestili?"
"Kirk:
questo è un anno bisestile"
"Adam: oh
merda...comunque, sì odio San Valentino, mi conoscete da
anni e non
credo ci sia niente di cui stupirsi"
"Eveline:
non c'è niente di cui stupirsi soprattutto perchè
come ogni anno
farai il solito monologo identico su cosa ne pensi di San Valentino"
"Adam: non
sono così ripetitivo e poi scusami se mi piace ricordare
alla gente
che San Valentino è un complotto dei soliti venditori di
cioccolato,
fiorai e gioiellieri; uno sfruttamento emozionale disumano, quindi
non è nemmeno una festa, onestamente penso che il comune
dovrebbe
smetterla di incitare i negozianti a prendere iniziative strane e
ambigue, mi son rotto le scatole di questo complotto di San
Valentino"
Eveline
sbuffando e servendomi il caffè disse ansimando:
"Eveline:
e alla fine pure quest'anno hai fatto il solito monologo"
Paul dubbioso
chiese:
"Paul: ma
l'anno scorso non l'ha fatto"
Kirk
prontamente rispose ridendo:
"Kirk:
l'anno scorso non era single"
"Adam: che
vorresti dire scusa?"
"Kirk:
dico che l'anno scorso avevi Railey e non ti sei lamentato di San
Valentino, quest'anno sei tornato single e San Valentino lo odi di
nuovo"
"Adam: che
cosa cazzo vorresti dire scusa?"
"Kirk:
voglio solo dire che sei il tipico ipocrità di San Valentino"
"Adam: si
già forse hai ragione, forse...devo solo starmene zitto,
piuttosto
dimmi chi era quella che è uscita qualche minuto fa?"
Kirk tutto
contento sia per avermi messo con le spalle al muro sia per il suo
ultimo successo con le donne disse:
"Kirk: si
chiama Sophie, l'ho conosciuta lo scorso sabato in un bar e in un
certo senso tra noi è scattata una certa scintilla, sai..."
Kirk stava per
continuare quando all'improvviso Paul si alzò e
andò di corsa fuori
disse solo:
"Paul:
cazzo, sono in ritardo, scusate devo andare"
"Eveline:
ma che avrà da fare così presto?"
"Adam: e
che te ne frega non è mica tuo figlio, continua Kirk"
Kirk un po'
imbarazzato disse:
"Kirk: beh
sai...è da un po' di anni che non ho in un certo senso
una...vera
relazione con una donna e beh Adam tu sei mio amico da molto tempo,
volevo chiederti...cosa te ne pare di Sophie?"
Quell'immagine
da buon amico che si era fatto Kirk mi riportava indietro nel tempo,
ma malinconia a parte, dare giudizi sulla ragazza di un amico non
è
mai cosa facile, non so perchè ma in quel giorno non avevo
proprio
voglia di esser onesto, un po' perchè Kirk ultimamente mi
stuzzicava
con la storia della separazione da Railey e un po' perchè
era San
Valentino.
"Adam:
beh, devo dire che è un bel gesto da parte tua uscire con
quella
ragazza, credo che sia davvero contenta"
Kirk si
ammutolì per un paio di secondi e mi chiese:
"Kirk: i...in
che senso, scusa, ha qualcosa che non va?"
"Adam:
dico solo che è un bel gesto da parte tua uscire con lei"
La mia frase
aveva centrato il bersaglio, un pizzico di bugia e di bastardaggine
avevano mandato in confusione Kirk.
"Kirk:
Eveline, che sta dicendo Adam?"
"Eveline:
ma niente, figurati, Sophie è una ragazza carina"
"Kirk:
carina? Oh no questo è uno dei modi di dire di voi donne
quando ne
vedete una brutta che sta insieme ad un vostro amico"
"Adam: oh
andiamo è San Valentino è normale questo genere
di cose e poi son
orgoglioso di te, hai fatto davvero una buona azione, io ora vi
lascio devo andare a scuola"
Spensi il
cigarillos sul posacenere e mi alzai finendo di sorseggiare il
caffè
"Adam: ci
vediamo a pranzo"
Arrivato a
Scuola l'ambiente non era tanto diverso dalle strade, mentre
camminavo una coppia che passeggiava sul vialetto per uscire dalla
scuola mi venne addosso per errore, guardai il ragazzo con uno
sguardo davvero cattivo e lui subito abbassando lo sguardo si diresse
insieme alla sua metà dove stavano andando e mentre
camminavo verso
l'edificio dissi tra me e me:
"Adam:
tanto si molleranno prima di pasqua..."
In sala
insegnanti sembrava l'unico posto neutro dalla malattia di San
Valentino.
Appoggiai la 24
ore pesante per lasciare un paio di testi di libri di psicologia che
mi servivano per gli alunni di seconda, ora dovevo dirigermi in
prima.
L'ora in 1^C
durò più del solito, a quanto pare l'amore non
era molto diffuso
all'interno delle classi ma forse fuori.
La seconda ora
mi diressi verso la 2^E mi aspettava un'ora non molto intensa da
quella parte.
Appena entrai
in classe notai che l'atmosfera era normalissima pure in quella
classe; erano tutti presenti, abbastanza normale quando riconsegni
una verifica con il voto e tutti son curiosi di sapere come
è
andata.
Prima di
arrivare nella classe passai per l'aula insegnanti e presi quei libri
che mi servivano, avevano un utilizzo didattico per quel giorno.
"Adam:
buongiorno ragazzi, e il primo che osa augurarmi san valentino
tornerà in classe per santo stefano dopo aver fatto la
maratona di
londra, son di pessimo umore oggi, ma comunque per chiunque me lo
chiedesse, sì, ho portato i compiti e gli ho corretti, devo
dire..."
presi una pausa per pensare come giudicare in generale i compiti e
l'unica parola che mi venne in mente fu:
"Adam:
regolari" e aggiunsi:
"Adam:
nessuna insufficienza e questo è strano, ma allo stesso mi
fa
felice, vuol dire che state imparando qualcosa, finalmente"
Nella classe
cominciò un tumulto di voci sussurrate che nell'insieme
facevano
davvero un rumore fastidioso, così presi il pacco di compiti
e
sbattendolo con violenza sul tavolo dissi:
"Adam:
silenzio, ora passerò banco per banco a dare il compito e
griderò
ad alta voce il voto, così perchè mi va e
perchè voglio che questo
risultato vi rimanga ben impresso nella mente e non solo a voi ma
pure ai vostri compagni in modo tale che prima di pensare di
abbassare la guardia ci pensiate due volte, forse per voi non ha
senso, ma chi è laureato in psicologia qua? Non voi"
Non ci fu
alcuna obiezione, la classe appariva tranquilla.
Ero in piedi e
comincio la consegna:
"Adam:
Ferrovia"
Subito la
solita ragazzina un po' indecisa prese il compito e io urlai:
"Adam:
otto, brava; poi abbiamo, Otaku"
Mi avvicinai al
suo banco e diedi il compito, la faccia della ragazza
scoppiò in un
urlo di gioia:
"Otaku:
Yatta!"
e io urlai a
voce più alta
"Adam:
nove e mezzo; ora c'è la nostra ficcanaso, Behemounth Sarah"
Diedi il
compito e successivamente urlai:
"Adam:
sette più; passiamo adesso ad un fanciullo, Patata!"
Subito lui
emettendo uno dei suoi soliti strazzi annoiati mi fece cenno di dove
fosse
"Patata:
eh? Sì son qui"
io dandogli il
compito urlai:
"Adam:
sette"
Di seguito
c'era Fiona in quei giorni fu sempre presente a scuola, mi disse che
alla fine ne aveva parlato del suo problema con i genitori e pure con
il ragazzo e sembra che seppur tutto sembrasse strano a tutti pian
piano ognuno sta facendo il proprio per dare una mano, ma mi ha
aggiunto una postilla negativa, ovvero che tutti fan qualcosa tranne
il ragazzo in questione; non mi ha ancora detto il nome, so solo che
è uno dei ragazzi in questa classe, ma appena lo becco si
sarebbe
dovuto subire un bel dialogo, non tanto per quello che ha fatto, ma
per cosa sta facendo dopo quello che ha fatto; noto che nessuno dei
ragazzi ha particolari contatti con le ragazze, così il
piccolo
inseminatore si nasconde per la paura di esser scoperto, quando
già
tutta la classe ormai ha saputo la situazione dopo poco che Fiona ne
ha parlato con i genitori e addirittura il caso sta per diventare di
dominio pubblico visto che le voci volano in fretta.
Passai per dare
il compito a Fiona quando vidi che stava con la faccia dentro lo
zaino e dissi:
"Adam:
Fiona, il tuo compito...Fiona" non sembrava rispondere, ad un
certo punto alzò la testa e dalla sua bocca partì
un lieve spruzzo
di vomito che per poco non prese le mie scarpe, stavo per fare
qualcosa quando da uno dei primi banchi si alzò una persona,
era un
ragazzo, chiunque fosse stato di sicuro preso dai sensi di colpa si
era alzato per aiutare l'amata e a quel punto ecco che a tutti fu
chiaro chi fosse quel ragazzo, questo fu un colpo di scena non solo
per me ma per tutta l'intera classe che non si sarebbe mai immaginata
un intreccio simile che fosse sfociato addirittura nel sesso.
"Micheal:
Fiona, Fiona non ancora, andiamo in bagno vieni, ti porto io"
Micheal era il
vero nome di Scienziato Mancato, nessuno poteva crederci che alla
fine il playboy che era riuscito a conquistare la donna della classe
fosse in realtà Scienziato Mancato, solo io ero al corrente
che
fosse un ragazzo della classe, Fiona mi disse che non aveva accennato
di nessun ragazzo con nessuna amica che pure lei aveva preferito
mantenere il segreto, ma dopo di questa scena era ormai chiaro a
tutti cosa stava succedendo.
Fiona e Micheal
uscirono di classe senza dire niente, coperti da un silenzio che si
era creato in classe.
A quel punto in
classe tutti rimasero in silenzio senza saper cosa dire; io invece
indisturbato continuai la mia lezione.
Dopo aver
finito di consegnare i compiti dovetti spiegare una cosa agli alunni.
"Adam:
ragazzi, tornate qua, occhi a me grazie..."
Quando
l'attenzione era tornata su di me finalmente, cominciai a spiegare il
capitolo successivo o per lo meno come avremmo trattato gli
argomenti.
Presi i libri
che avevo e tenendolo in mano dissi:
"Adam:
questi son cinque libri, della quale quattro sono di Freud e uno
tratta riguardo Freud in generale, ho scelto dei libri non
semplicissimi e nemmeno lunghissimi a mio parere, voglio che cinque
di voi si prendano un libro a testa, che lo leggano e che fra due
settimane sappiano esplicare alla classe quello che hanno imparato
leggendo questi libri in questo modo, non sarò io a spiegare
Freud
ma sarete voi; il perchè faccio questo? Prima cosa, voglio
provare
un nuovo metodo d'insegnamento e siccome non ho molte classi voi
siete gli sfortunati prediletti, seconda cosa voglio mettervi alla
prova e vedere le vostre capacità, raccomando questo compito
a chi
vuole intraprendere un futuro in campo psicologico, o psicanalitoco
ma anche a chi si sente molto interessato all'argomento, non dovete
scegliere ora i candidati fatemeli sapere entro la fine della
settimana possibilmente"
Dopo di questo
mio monologo sui compiti per casa mi misi sulla cattedra ad
accogliere le richieste di spiegazioni sul compito, tutto col compito
di distrarre la classe da ciò che era accaduto
precedentemente.
Suonata la
campanella nè Fiona nè Scienziato Mancato erano
ancora rientrati,
così dovetti rimandare il discorso per Scienziato Mancato ad
un
altro giorno; così mi diressi in tutta
tranquillità nell'altra
prima dove mi aspettavano due ore.
Finita la
giornata scolastica decisi di passare a pranzare al bar,
però appena
fuori scuola ricominciò la malattia di san valentino tra gli
studenti ed erano baci e abbracci ad ogni angolo di strada in quel
quartiere.
In quella
giornata ero talmente pensieroso che non feci nemmeno il solito
rituale di guardare dalla porta se ci fosse Layla o meno al Rinos, e
quel giorno quella distrazione mi costò caro.
"Adam:
buongiorno gente, o forse dovrei dire malgiorno; cavolo che scene
disgustose che ci sono per stra...." c'erano seduti Paul, Layla
e Kirk che stavano mangiando e subito Kirk mi guardò e mi
incitò a
stare zitto con il calssico gesto del dito indice posto davanti alla
bocca che in quel momento stava masticando un pezzo di un buon
tramezzino pomodoro e mozzarella.
Non fui subito
scosso dalla presenza di Layla perchè sembra che ci fosse
qualcos'altro di preoccupante che bolliva in pentola, infatti dalla
cucina si sentirono delle risate che provenivano da Eveline e da un
uomo; ero sul punto di chiedere sotto voce cosa stesse succedendo a
Kirk, ma non ce ne fu il bisogno. Dalla porta uscì un uomo
dai
capelli neri scuri ben curati, barba appena appena folta e un fisico
mediocre che sembrava aver tinto di gioia il volto di Eveline con uno
sguardo dei suoi occhi verdi e del suo sorriso da falso macho che
disse:
"???:
perfetto, allora ci vediamo sabato, ti passo a prendere io"
"Eveline:
sì, perfetto, ci vediamo"
"???: ciao
cara, ciao anche a voi"
"Kirk:
ciao"
"Paul:
ciao"
"Layla: ci
vediamo"
L'unica che non
lo salutò fui io che subito dubbioso chiesi:
"Adam: chi
diavolo era quello scusate?"
Prese parola
Eveline che subito disse:
"Eveline:
quello è il mio nuovo ragazzo"
"Adam: no
non lo è"
"Eveline:
cosa?"
"Layla:
ehi ciao Adam"
"Adam: sì,
ciao Layla, senti vieni in cucina ti devo parlare a quanto pare."
Subito andai
dietro il bancone e spinsi per la schiena Eveline in cucina per
parlare in privato.
"Eveline:
che cosa vuoi Navarro"
"Adam:
dico solo che Eric è il tuo ragazzo lui è solo un
rimpiazzo, ci
scommetto che si è fatto avanti con lo stesso fare con la
quale ti
ha salutato, intendo dire come uno sciupafemmine, andiamo è
come te
prima che tu conoscessi Eric si vede lontano un miglio e te stai con
lui solo perchè sai che avrai una relazione breve ma
abbastanza
lunga per far ingelosire quello stupido di Eric"
"Eveline:
esatto è uno stupido per questo l'ho mollato per un ragazzo
con le
palle come Jospeh, tu mi spieghi perchè ogni cosa che ti
accade
intorno hai bisogno di risolverla, credi che con le tue belle parole
rivelatorie farai star meglio la gente, ma sei uno psicologo o
l'uccello del mal augurio"
"Adam: son
psicologo e so che questa difesa aggressiva e di direzione opposta al
discorso che stiamo facendo è solo una via per poterti
difendere
dalle mie accuse perchè sai che sono vere ma te non sai
accettarle,
guarda che si capisce che ami ancora Eric e che..."
A quel punto
Eveline non si capisce per cosa lo fece ma mi disse urlando:
"Eveline:
ora basta Adam, sta zitto lasciami in pace, vattene!"
"Adam:
cosa? Solo perchè ti do una mano ora mi cacci vai,
già non guadagni
molto se mi cacci pure via perderai solo soldi"
"Eveline:
mi hai stufato te e il tuo modo di fare da superman che vuole
risolvere ogni cosa, vattene dal mio bar"
A quel punto
incazzato uscì dalla cucina e mi diressi verso la porta
dicendo
"Adam: se
proprio lo vuoi sapere mi preoccupo per te perchè sei mia
amica
nonostante tutte le cose cattive e pungenti che ti dico ogni giorno,
ci tengo a te e so cosa provi per davvero visto che ti conosco da
più
tempo dei tuoi ex ragazzi, di Eric e di questo Joseph, puoi mentire a
tutti loro ma non a me, sei come un libro per me, e non uno di quei
testi complicati di psicanalisi, ma un fumetto di topolino da quanto
ti conosoco bene, non dimenticarti chi c'è stato ed ha fatto
molto e
chi essendoci non ha fatto niente solo per paura di esser giudicato"
"Eveline:
che diavolo dovrebbe significare"
"Adam: che
qua dentro sono, son sempre stato e sarò sempre l'unico che
ha le
palle di dirti le cose così come stanno senza censure o
mezze vie,
se non sai apprezzare questo allora non sai apprezzare nemmeno me
come persona e io reciprocamente non rispetterò te per
quello che
sei, umana, e nonostante io ti capisca e cerchi di aiutare sembra che
non te ne importi niente anche se un aiuto è quello che di
cui hai
bisogno proprio ora"
Detto questo
calò un silenzio nel bar e io me ne uscì senza
aggiungere una
parola.
Tornato a casa
presi la posta dalla buca delle lettere in entrata nel condominio,
salite le scale arrivai alla porta del mio appartamento nel secondo
piano e subito appena entrato buttai la giacca e le lettere sul
divano, fatto sta che una delle lettere atterrando male cadde a terra
e la raccolsi subito, era una lettera arrivata da Milano, appena vidi
il nome di quella città mi si rizzarono i capelli dal
brivido.
La aprì subito
e vidi che era un biglietto di san valentino, con scritto "Buon
San Valentino da chi ti pensa non solo in un giorno ma tutti i
giorni"
la cosa che più
mi lasciò pensieroso fu la scritta alla fine:
"con
affetto, Railey"
Fui stupito da
due cose: la prima era come nonostante avessi cercato di far capire a
Railey che fosse finita che la odi ancora per ciò che mi
fece in
tribunale anni fa, lei anche se distante chilometri da me mi pensava
ancora come io facevo ogni giorno, ma sapevo bene, spero quanto lei,
che era solo un periodo di transizione prima di ricominciare una
nuova vita, la seconda cosa che mi colpì era come le poste
avessero
potuto consegnarlo con una precisione così incredibile.
Railey mi
pensava ancora e questo mi fece pensare se fosse davvero solo un
periodo di passaggio prima della prossima relazione o fosse il
segnale che quel dicembre e quel sogno non sarebbero mai dovuti
arrivare?
I pensieri mi
confondevano solo le idee che erano mirate ad aiutare ai miei amici e
gente attorno nei loro problemi, stavo aiutando loro, sì, ma
son
davvero in grado di aiutarli se prima non avrò risolto i
miei di
problemi? Può un malato davvero curare tutti gli altri
malati? No e
di sicuro stavo dimenticando una cosa, che l'uomo è
egocentrico per
natura e ch quindi sta sopra gli altri; quindi come avrei potuto
cominciare a trovare la soluzione per tutto scavando dal basso come
stavo facendo ora? Dovevo cominciare dall'alto a scavare e questo mi
fece capire che dovevo prima risolvere i miei problemi, i miei dubbi
e poi pensare agli altri.
Sentii il
campanello suonare e subito temetti il peggio visto che oggi avevo
reincontrato l'unica persona che non volevo rivedere.
Aprì la porta
con calma e vidi che era Kirk, subito lo feci accomodare e lui senza
entrare mi chiese solo:
"Kirk: ok
Adam, niente scherzi, ora sii onesto"
"Adam: di
che diavolo stai parlando?"
"Kirk: sai
bene di cosa parlo"
"Adam: no
affatto, se magari parlassi potrei capire"
Kirk guardò in
basso, prese fiato e rialzato lo sguardo mi chiese:
"Kirk: è
davvero così brutta Sophie?"
"Adam: no
non dico che sia brutta ma alla fine se piace a te basta e avanza"
Kirk mi guardò
negli occhi e disse:
"Kirk: al
diavolo non ti chiederò più un opinione su queste
cose"
Stava per
andarsene quando io dal porta gli dissi:
"Adam:
però sai son contento sia stato un flirt facile,
sì insomma
immagino non avevi neanche molti rivali pretendenti"
Kirk dal
corridoio mi urlò:
"Kirk:
brucerai all'inferno Adam!"
"Adam: sì
me lo dicono in tanti"
Credevo che le
visite oggi fossero finite, ma non feci nemmeno in tempo di
ributtarmi sul divano che il campanello suonò ancora.
Fu a quel punto
che il diavolo venne chiamato e spuntarono le corna.
Suonò il
campanello della porta una seconda volta io mi avvicinai e chiesi:
"Adam: chi
è?"
"Layla:
son io, Layla"
"Adam: ah
sì...un attimo"
Il momento
peggiore nella quale la bionda potesse farsi vedere era questo, non
sapevo cosa fare o cosa dirle, però scappare da lei non
avrebbe
risolto niente, dovevo agire come un uomo.
Aperta la porta
accolsi Layla senza sorrisi o lacrime con il mio solito volto apatico
e da intellettuale.
"Adam:
dimmi pure"
"Layla:
avevo bisogno di parlarti"
La feci
accomodare sul divano e le chiesi:
"Adam: ti
va qualcosa da bere?"
"Layla:
prendo un po' d'acqua"
Aperto il frigo
lo fissai per qualche secondo e dissi:
"Adam: ti
va bene anche di rubinetto vero?"
"Layla:
sì"
"Adam: oh
perfetto"
Presi due
bicchieri e li riempì d'acqua fresca dal rubinetto, portati
i
bicchieri sul tavolino in salotto, subito ne bevetti un sorso
piccolo, così fece Layla, di seguito cercai di farle sputare
il
rospo e chiesi:
"Adam: beh
dimmi pure cosa devi dirmi"
"Layla:
volevo parlarti di quello che è successo oggi al bar, nel
senso...sei stato incredibile a mio parere hai fatto benissimo a
voler aiutare Eveline non capisco come mai abbia reagito
così, ma
lei si comporta sempre così?"
"Adam: no,
son rimasto stupito pure io ad esser onesto"
Layla non aveva
altro da dire apparentemente così si guardò
intornoe notando la
posta disse:
"Layla: un
biglietto?"
Stava per
prendere il biglietto che mi ha inviato Railey, era stato rimesso
dentro la busta ma un angolo sporgente del biglietto fece capire a
Layla cosa fosse quell'oggetto e io prendendolo di scatto alzandomi
dalla poltrona dissi:
"Adam: sì
è un biglietto che mi ha inviato un mio ex-collega che ora
lavora a
Milano"
"Layla: un
professore?"
"Adam: sì,
un professore"
"Layla:
non pensavo che i professori inviassero biglietti di San Valentino ai
colleghi, non è che è gay"
A quel punto
era chiaro che Layla avesse capito cosa fosse e chi l'avesse mandato
e io subito tornando serio le dissi:
"Adam:
senti, ho capito per cosa sei qui, e onestamente non mi va molto di
affrontare questo discorso"
Lei intuendo di
cosa stessi parlando disse:
"Layla: è
stato il bacio più bello della mia vita Adam"
"Adam:
esattamente di questo parlo, cosa diavolo ti è saltato in
testa in
quel momento? Ero fisicamente e psicologicamente distrutto per
l'addio a Railey, perchè l'hai fatto mi hai solo creato
più
confusione e allontanato ancora di più dal mondo che si
stava
costruendo felicemente attorno a me"
"Layla: ne
sei sicuro?"
"Adam: che
vuoi dire?"
"Layla:
eri davvero felice e il mondo attorno a te stava diventando davvero
così bello come sembrava?"
A quel punto
Layla si alzò e venne verso di me che ero in piedi vicino
alla
scrivania dove avevo appena nascosto il biglietto.
"Adam: non
capisco di cosa tu parli"
A quel punto
Layla molto vicina a me disse:
"Layla:
sai, Adam, io ti amo, ma non è da poco tempo, è
da anni che ti amo"
Quella frase mi
lasciò completamente spiazzato, conoscevo Layla da pochi
mesi, come
poteva amarmi da molti anni, quello che diceva non aveva senso
"Adam:
che...che vuol dire anni? Ci conosciamo da pochi mesi"
"Layla: oh
sì probabile, ma io ti conosco da moltissimi anni
già da quando eri
giovane e vivevi alla Sunflower, anche se tu probabilmente non mi
avrai mai visto dato che vivevo con mia madre e non con mio padre
dopo il loro divorzio."
"Adam:
continuo a non capire...c...cerca di esser più chiara"
Layla sbuffò e
disse:
"Layla:
mio padre mi raccontava sempre di te, vari annedoti su di te, mi
raccontava di quanto fossi impegnato con la tua band, dei tuoi bei
momenti con Railey, di come nonostante fossi giovane cercavi di
aiutare tutti quanti come un vero altruista ma nonsotante tutto ti
comportassi come un vero vecchio burbero già a diciott'anni"
Ci mettemmo a
ridere tutti e due e io dissi:
"Adam:
divenni così a circa 14 anni per esser onesto"
"Layla: mi
raccontò di quando la tua band fallì per la morte
di un certo
Richard"
"Adam:
Roger"
"Layla: mi
raccontava di quando finisti in prigione e tutte le persone di
voltarono le spalle, di quando tu non firmasti la petizione per non
far distruggere la Sunflower e ottenni una volta fuori dalla prigione
come compenso dal comune questo appartamento, rimasi basita quando
seppi che non ti eri opposta a questo contratto fuorviante proposto
dal comune, inoltre mi raccontò di come una volta fuori tu
non
tenesti più contatti con i tuoi vecchi amici tranne che con
mio
padre, di come hai studiato sodo a Padova psicologia, dei tuoi anni
alle elementari, dei tuoi nuovi amici al bar, di tutte le tue battute
ciniche più sagaci, di tutte le tue lotte per aiutare i tuoi
amici,
di tutto insomma..."
"Adam:
Layla..."
"Layla:
com'è possibile non amare una persona tanto ricca ma tanto
stupida
da non accorgersi quanto sia ricca? Queste parole non ti ricordano
niente? Non sembrano vagamente tutto quello che ti diceva Ronald?"
In effetti una
frase simile fu pronunciata da Ronald più volte quando fui
tentennante quando mi ritrovai a decidere cosa fare e come
comportarmi con Railey.
Layla scoppiò
a pinagere e si inginocchio a terra, subito la aiutai a rialzare,
appena mi accorsi che quello che diceva era vero, ovvero che io non
sono solo quella persona cinica e burbera ovvero povera come mi
definisco, ma son ricco interiormente senza nemmeno accorgermente, fu
proprio lo stesso istante nella quale lei si buttò al mio
collo e mi
baciò una seconda volta.
Non so perchè
ma non me la sentii di respingerla, in quel momento lei mi piaceva,
in quel momento nella mia mente avevo solo la faccia di Layla, una
donna molto simile a suo padre, una donna forte, allegra anche nella
tristezza, ma vederla piangere mi fece capire quanto lei forse mi
amasse realmente, anche più di Railey che solo per quei
secondi del
bacio scomparse dalla mia mente.
Quel San
Valentino pazzo si sarebbe concluso con un bacio?
No.
Lei mi prese
per la camicia e continuando a baciarmi mi spine in camera dove mi
buttò sul letto.
A quel punto
lei buttandosi sopra le mie gambe mi tolse la camicia e io feci la
stessa cosa a lei; baci di sfuggita scappavano tra bottone e bottone,
la passione sembrava averci travolte e la ragione fu messa in un
angolo a guardare.
Ritrovatici
nudi sul letto ecco che cominciò quella strana follia
chiamata
sesso.
Layla e Railey
sono le uniche donne con la quale abbia mai avuto un rapporto, ma
cambiare da Railey a Layla mi fece capire come il sesso fosse diverso
nei suoi vari aspetti.
Il mio bacino
sembrava muoversi da solo e mentre lei sembrava cominciare a sentire
l'eccitazione salire e salire come in un vortice che parte dal basso
e va verso la cima, pure i suoi movimenti si fecero più
strani più
scombinati incomprensibili e selvaggi, creando una strana magia
nell'aria.
Il tatto dei
nostri corpi nudi non aiutava di certo quel vortice a calmarsi anzi
secondo per secondo più la pelle si sfiorava più
sembrava che quel
vortice di follia e passione ci travolgesse rendendoci le
più
amabili bestie di quel mondo.
A Layla
sembrava piacere ogni cosa che facessi con lei da toccarle il seno,
da baciarla in varie parti del corpo addirittura sfiorarla con un
dito e infine pure solo guardandola.
Furono ore di
baci, parole sconce, e gemiti che si prolungarono per quasi un'ora.
Non credevo che
potessi resistere a uno sforzo del genere e nemmeno lei.
Il tutto si
concluso con un quarto schizzo di gioia che sembrava liberare tutti i
miei problemi, tutti i mali pensieri e le preoccupazioni del giorno,
ma in un certo senso anche della vita.
Completamente
disfatti lei fu la prima che, nonostante fosse pieno pomeriggio, si
buttò sul letto e si addormento dopo una sfaticata del
genere.
Il sesso con
Layla era qualcosa di diverso era qualcosa di magico e infinito dove
il dolore fisico e la stanchezza scompaiono, dove l'impossibile
diventava possibile e dove io mi ero sentito bene come non mai.
Solo quando lei
si buttò sul cuscino mi resi conto di ciò che
avevo fatto e di ciò
che era successo e la felicità si trasformo nel suo
contrario.
Nudo, mi alzai
dal letto e venni colpito a tre dei miei cinque sensi, il naso
sentì
l'odore del sesso nella stanza, la vista vide il disordine, i nostri
vestiti scombinati per terra e il tatto mi fece sentire il calore
creatosi nella stanza.
Subito andai in
cucina presi un cigarillos e accendendomelo sul divano, mi misi una
mano tra i capelli e dissi con tono arrendevole:
"Adam: oh
merda....".
|-------------------------------------------------|
Note dell'Autore: Il capitolo è arrivato in ritardo per un puro problema di decisione sugli eventi che avrei fatto avvenire, come vedete è tutto ABBASTANZA ben pensato ci ho impiegato un po' per penarci ma volevo tirar fuori una svolta importante a questo seguito già dal quarto capitolo.
"Abbiamo avuto il piacere di analizzare i vari problemi che circondano Adam? ora vediamo cosa fargli fare" mi son detto, e con questo pensiero ecco che Adam e Layla l'hanno fatto in un puro vortice di follia irragionevole.
Beh, detto questo ci vediamo al prossimo capitolo, altri colpi di scena ci aspettano nel capitolo successivo e nei prossimi a venire. "
|-----------------------------------------------| |
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=871711
|