La Soluzione Secondo Navarro Adam

di Faddo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1: Gennaio, L'Inizio della Rivoluzione ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2: I Giorni della Merla ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3: Notti Senza Sonno ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4: Vortice di San Valentino ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1: Gennaio, L'Inizio della Rivoluzione ***


LA SOLUZIONE SECONDO NAVARRO ADAM

N.B: La storia racconta dei fatti successivi ad una Fiction che ho scritto quest'estate, si prega di leggere "La Vita Secondo Adam Navarro" per capirci di più. Ma la trama è comunque strutturata per permettere anche ai neo lettori di capirci qualcosa di questo racconto.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=723374&i=1


















CAPITOLO 1: Gennaio, L'inizio della Rivoluzione.

Erano appena finite le vacanze di Natale, e oggi ricominciava il mio lavoro da insegnante, ovviamente la sera prima nel mio appartamento da solo ho in un certo senso festeggiato la fine delle vacanze, per esser precisi, ho bevuto birra fino a notte fonda guardandomi un film in solitudine nel mio freddo appartamento.
Sono Navarro Adam, un professore di psicologia al liceo Alfieri, da sempre son stato un uomo dai bruschi modi e dalla parlantina offensiva, violenta, diciamo semplicemente che sono un cinico.
 Arrivato ai 40 anni la mia vita stava lentamente rinascendo, provavo sensazione positive ma nel contempo mantenevo il mio modo di fare e la mia rabbia quotidiana oltre che lo stress.
Tutto stava diventando sempre più rosa e fiori, fino a quando all'improvviso senza neanche un preavviso tutto questo si è completamente sgretolato.
Per farvi un riassunto: prima ero un adulto che aveva tutto, amici, lavoro, e una stupenda fidanzata, ora mi ritrovo con meno amici della quale uno è morto, l'altro se n'è andato e tra quei rimanenti ormai tira un brutta aria e il clima è diventato quasi irrespirabile al bar che frequento quotidianamente a colazione e pranzo. L'unica cosa positiva che mi era rimasta era il lavoro, almeno lì avevo il rispetto dei miei alunni, ma anche in questo campo si stanno venendo a creare dei problemi, difatti, una delle mie alunne è incinta e da quando l'ho aiutata a capire bene cosa fare e come fare con un consulto brevissimo, quasi un couseling comunissimo per molti psicologi, ha cominciato a trattarmi come una sua guida per superare i suoi problemi, mi fa domande su domande  e mi cerca perfino a casa e telefono per farmi queste domande.
Tutti questi sono i grandi problemi che stanno affliggendo la mia nuova vita, ma il più grande ora come ora era la separazione da Railey, la mia incredibile ex-fidanzata, separati da poco per forze maggiori, o quasi, e per di più ora mi ritrovo con una donna affascinante dal comportamento ammirabile che prova qualcosa per me, ma io la rispetto troppo e ho timore di lei in un certo senso.
Stava tutto degenerando troppo in fretta, difatti per gran parte delle vacanze mi son rintanato in casa senza aver troppi contatti col mondo esterno; però oggi ricominciava la scuola, e così in quel freddo  9 Gennaio 2012 appena mi alzai dal letto subendo l'incredibile escursione termiche che c'è tra letto caldo e casa fredda, capii che non poteva andare avanti così per molto, in pochi giorni di isolamento mi stavo riducendo ad un barbone, il frigo era pieno di schifezze e non mangiavo un pasto sano da due settimane, ho aumentato il consumo di alcol e fumo, ho festeggiato solo capodanno insieme agli "amici" del Bar da Rinos perchè Eveline, la propietaria e barista, mi aveva invitato ad una cena, che tutto sommato è stata anche tranquilla, poi c'è anche il brutto fatto che mi lavavo molto poco, infine come ciliegina sulla torta indosso gli stessi vestiti per casa da quando le vacanze son cominciate.
Dovevo reagire, dovevo trovare una soluzione a tutto questo, e così dopo essermi fatto una lunga doccia, mi vesti con il mio solito modo molto strano, ovvero: camicia, giacca marrone con toppe sui goiti, blue jeans e scarpe sportive; presi le chiavi, il telefono e il portafoglio ed ecco che varcai la soglia di casa intento a scatenare una rivoluzione all'interno del mio piccolo cerchio chiamato vita.

Appena fuori per strada tornai a respirare l'aria ostile ma soffice dell'inverno, le strade di Selice erano ancora innevate, sembrava che quest'anno la neve non si decidesse a sciogliersi e sparire, anzi, appena sembrava finito tornava una nevicata, subito mi diressi al bar per far colazione nella speranza di trovare il minor numero di gente possibile, dovevo cominciare la rivoluzione, ma farla tutta in un colpo non sarebbe servito a niente e l'attuale clima conflittuale era la situazione perfetta per prender caso per caso e riallacciare il tutto.
Appena entrai nel bar, c'erano solo Kirk, il chitarrista e custode del condominio dove abito, mio amico sin dall'adolescenza; invece dietro al bancone c'era Eveline che con aria spensierata stava pulendo dei bicchieri per rimetterli sulla credenza, lei era la barista ci siamo conosciuti per caso in questo stesso bar.

"Adam: salve a tutti"
Kirk ed Eveline, un po' apatici, dissero:
"Kirk: ciao Adam"
"Eveline: heila..."
Dovevo ammettere che il clima era davvero asfisiante, ero entrato e già ero indeciso se sedermi o meno.
Mi venne una mezza idea di scappare, ma Eveline dimostrò di non esser cambiata, e questo mi diede coraggio:
"Eveline: hey non fissare il locale, altrimenti ti verrà il dubbio su cosa faccia più schifo secondo te tra l'aspetto del locale e ciò che si serve, vieni a sederti e prendi qualcosa dai..."
Con uno slancio non molto rapido mi sedetti sulla solita poltroncina girevole davanti al bancone, poggiai il mio cappotto su uno dei divanetti dei tavoli che erano sempre vuoti e infine per concludere il mio rituale quotidiano mi accesi un cigarillos e presi un giornale cominciando da subito a lamentarmi per quello che trovavo scritto:
"Adam: oh...fantastico, sentite un po' qua, stanno facendo una riforma alle pensioni, certo è di questo che il paese ha bisogno...riforme sulle pensioni, che diavolo volete dai vecchi loro hanno già costruito il futuro date una mano prima ai giovani, loro son in vera difficoltà non i vecchi e il loro amico mietitore con la quale vanno a giocare a carte al bar"
"Eveline: sai hai davvero ragione..."
Questa frase mi lasciò sbigottito, Eveline non era mai d'accordo con quello che pensavo e appena mi lamentavo di qualcosa lei era la prima a izzarsi contro di me e rispondere in modo ironico e sarcastico, a quanto pare la sua situazione difficile con Eric la stava definitivamente trasformando in una donna buona?
"Adam: come scusa? Sei d'accordo con me?"
"Kirk: voi due che la pensate allo stesso modo...io torno in condominio, ho da sturare il cesso del violinista della 5-E, ci vediamo"
Kirk se ne uscì senza nemmeno venir salutato in quanto la situazione che si era creata tra me ed Eveline ci aveva drasticamente distratto, ma lei abilmente una volta uscito Kirk rispose ricreando la normalità:
"Eveline: mi pare ovvio che i giovani siano in una situazione disperata se come insegnanti a scuola si ritrovano gente come te"
"Adam: io invece ci credo che il settore della ristorazione sta subendo una profonda crisi se ogni cuoco è come te" dissi concludendo con un profondo tiro del mio cigarillos.
Eveline, taciturna e non sapendo come rispondere mi disse solo:
"Eveline: ti preparo il caffè e ti porto la brioche subito"
"Adam: così va meglio, grazie"
Tornai a leggere il giornale in santa pace fino a quando non vidi, quasi miracolosamente, arrivarmi il solito pessimo caffè e la solita pessima brioche di sempre; mentre sorseggiavo il primo e mordevo il secondo chiesi ad Eveline:
"Adam: a proposito, con Eric come vanno le cose? Sai è da molto che non vengo più qua, che mi son perso?"
Di fronte a questa domanda credevo che Eveline avrebbe potuto reagire male ed incazzarsi ma invece appena finito di parlare lei si girò a me e si mise a ridere continuando dicendo:
"Eveline: è solo questione di tempo prima che capisca, no? Te invece perchè sei scomparso per tutto questo tempo?"
Devo ammettere che qui ero io quello colto impreparato, non potevo dire la verità ad Eveline, ci avrei rimesso la faccia e non potevo nemmeno dire cosa volevo fare realmente, non potevo rivelare tutto subito così, siamo al primo giorno della rivoluzione e di tempo ce ne vorrà, così una volta ritrovata la calma e la stabilità risposi:
"Adam: son stato a trovare mio padre...ho passato le vacanze con lui a Torino"
"Eveline: ma tuo padre non abitava a Roma?"
"Adam: e te queste cose come le sai?"
"Eveline: come sarebbe a dire come le so, ogni mattina vieni qua, prendi il tuo dannato caffè ti lamenti di qualcosa e poi vai al lavoro o torni a casa, ho imparato molte cose di te in questi anni e tutto perchè parli troppo"
"Adam: comunque sì è vero abita a Roma..."
Eveline soreseggiando un po' del suo stesso caffè che si era appena versata in una tazza mi chiese con aria superba:
"Eveline: e allora perchè hai detto Torino?"
"Adam: perchè io son stato a Torino con mio padre, sai a volte la gente viaggia, so che ti sembra strano viaggiare sapendo quanto prendi al mese"
Dopo questa affermazione pungente diedi l'ultimo sorso al caffè e l'ultimo morso alla brioche per poi lasciare sul bancone i soliti 2 euro e prendermi il resto di 10 centesimi salutando Eveline in maniera distaccata come sempre:
"Adam: ci vediamo Eveline"
"Eveline: ci vediamo a pranzo Adam"
"Adam: sempre che l'ufficio d'igene non ti faccia chiudere il posto stamattina..."

A quel punto ero di nuovo solo e immerso nei miei pensieri, il cammino per scuola era leggeremente meno lungo di quello da casa al bar.
Arrivato al solito incrocio stradale dove di solito al ritorno dalla giornata lavorativa incontravo Demetria, un'altra cliente fissa del bar, anche lei l'ho conosciuta grazie alla mia assidua frequentazione del Rinos, lavora in banca come segretaria; solo che quel giorno era strano perchè mi ero accorto che avevano dipinto i contorni delle strisce pedonali e parte dell'asfalto circostante alle strisce, di un blu acceso. Di fronte a tutto queto non potei non sorridere, questo perchè, per uno strano motivo la gente da più attenzione alla precedenza ai pedoni che camminano sulle strisce quando queste son ben dipinte e visibili, quindi ora la gente a quell'incrocio non doveva più aspettare il momento buono per attraversare, ed ecco che subito partii convinto senza quasi neanche guardare se una macchina stava passando.
Passata la prima corsia, tutto apposto la macchina si era fermata, ma nella seconda beccai l'imbecille che per poco non mi tirava sotto e che mi urlò:
"Autista: hey che fai vecchio barbone?"
Era un uomo davvero malconcio e io gli risposi a tono:
"Adam: vado al lavoro! Sai ancora cosa sia un lavoro specie di senzatetto?"
La macchina parti in quarta, e l'uomo ignorò le mie accuse.
Arrivato a scuola notai che appena prima dell'entrata tirava un aria strana, c'era pochissima gente, anzi quasi non ce n'era.
Continuai senza preoccupazioni a camminare per il vialetto che anticipava l'edificio scolastico quando ad un certo punto notai che c'era del movimento tra i cespugli ai lati, ma era troppo tardi per poter far qualcosa, improvvisamente si alzarono gli alunni della 2^E che mi bombardarono con le palle di neve e io non potei far altro che subire e coprirmi il volto con la mia borsa 24ore.
"Cresta da Gallo: meno uno presto ragazzi, scappiamo"
Subito nella fretta dopo essermi ripreso dall'assalto con uno scatto rapido riuscì a prendere la vittima più facile da catturare, ovvero Scienziato Mancato.
Dopo una breve corsa ecco che con il braccio afferrai la sua spalla e lo bloccai.
"Adam: preso!"
Subito lui mi guardò un po' intimorito e disse subito:
"Scienziato Mancato: non è stata una mia idea, ok è stato un mio consiglio scegliere come postazione tattica questi cespugli, ma per il resto non c'entro io!"
"Adam: e sentiamo, di chi è la colpa?"
Ci fu un attimo di silenzio finchè Scienziato Mancato vuotò il sacco dicendo:
"Scienziato Mancato: ma come...non ha sentito parlare della giornata degli scherzi al prof?"
"Adam: che diavolo è..."
"Scienziato Mancato: l'ultima idea del Preside Berry? In pratica oggi gli alunni sono autorizzati a fare un solo scherzo ai professori delle loro classi e lei è stato selezionato per il bombardamento di neve"
"Adam: ma cos'ha quel bastardo di Berry in testa...senti, ok accetto lo scherzo, ma credetemi, io torno sempre indietro le cose, quindi preparatevi, e ora fila in classe che è anche tardi e tra un po' suona".
Appena entrato a scuola insieme a Scienziato Mancato notai qualche altra vittima degli scherzi, come il miglior insegnante di matematica che si ritrovava la valigetta svolazzante a mezz'aria che avevano preso gli alunni con una canna da pesca, il prof di ginnastica che puzzava di carne ed era inseguito da due cani di media taglia e per finire avevamo la prof di italiano più timida e carina dell'istituto che si ritrovava sommersa di poesie d'amore recitate dai suoi alunni a squarciagola, non sapevo se ad esser rosso era il suo giubbotto o la sua faccia.
Entrato in classe notai che non mi aspettava niente di strano, infatti ripensandoci Scienziato Mancato mi aveva detto che era concesso solo uno scherzo ad ogni professore e non di più; incominciavo a credere che il preside Berry si impegnasse per non fare il suo lavoro in maniera decente.
Ora che le vacanze di Natale era finito ci stava bene un discorso di qualunque tipo ai miei alunni:
"Adam: bene, eccoci tornati dal periodo di gran consumismo, e di assunzione eccessiva di dolci, nonostante tutto vedo che avete mantenuto la linea tutti, soprattutto te Lipidi, cioè volevo dire, Kevin Jekel, scusa è l'abitudine; comunque, sappiate che ho in mente di farvi una bella verifica di riepilogo di tutto ciò che abbiamo fatto nel primo quadrimestre e indovinate quando ve la farò? No, non parlate, ve lo dico io, dopodomani ragazzi, e mi aspetto che gli insufficenti facciano del loro meglio per rimediare mi riferisco soprattutto a te Cresta da Gallo, ma in generale tutt voi; bene e ora che vi ho detto questo, indovinate che si fa? Voglio che tutti voi mi diate quel tema che vi ho chiesto di scrivere per le vacanze, chi non l'ha portato si prepari al peggio!"
Subito notai una mano alzata, era quella di Ellie Shelter, ovvero la ragazza che più mi stava addosso e mi infastidiva
"Ellie: prof, guardi che Mercoledì abbiamo già la verifica di Biologia"
"Adam: benvenuti alla seconda liceo, dove sarete schiavizzati per puro piacere dei professori, scherzi a parte,  giovani miei nella vita vi ritroverete a fare cose in minor tempo più complesse di due verifiche in un giorno, quindi meno piagnistei più teste sui libri questi due giorni, chiaro?! E guai se scopro che avete fatto spostare la verifica di Biologia perchè rimanderò quella di psicologia nello stesso giorno in cui l'avrete fatta spostare!"
Ci fu un boato di lamentele generali, io non badandoci cominciai col segnare gli assenti e notai che l'unica assente era Fiona Debelli, la ragazza incinta che mi rompeva per aiutarla nella sua gravidanza psicologicamente, forse aveva degli esami da fare o forse i suoi l'avranno uccisa quando hanno scoperto il tutto.
Ad un certo punto però guardando meglio la classe notai una cosa strana, difatti dietro Cresta da Gallo c'era un banco in più, un banco da tre con una nuova persona, un ragazzo minuto, dai capelli biondi ricci e alti, solo a guardarlo sembrava un ragazzo davvero a posto, forse un genio o solo uno spavaldo idiota, ma come ogni professore mi sembrava giusto chiedere:
"Adam: aspetta e tu chi diavolo sei la infondo? Un viso nuovo?"
L'alunno che era in terza fila si alzò e disse:
"Alunno: sì, sono nuovo, il mio nome e George Jei, vengo dalla 2^T ho chiesto di fare il cambio di sezione perchè lo scientifico mi aveva stufato, tutti troppo spocchiosi e ho voluto provare a venire qui a fare psicologia" disse con tono molto calmo, onesto e a testa alta.
In un primo momento mi aveva impressionato questo nuovo alunno e dopo aver mollato una risata istintiva dissi:
"Adam: che tipo interessante, hai visto Scienziato Mancato, perchè non prendi esempio da lui e non decidi una volta per tutte di andartene allo scientifico; sai caro George, qui vige una regola nella mia classe, ovvero che do i soprannomi ai miei alunni in base a qualche episodio d'inizio percorso scolastico che mi è rimasto impresso o per una loro caratteristica che si nota facilmente, questo soprannome verrà tolto solo quando qualcuno fa qualcosa di considerevole ai miei occhi, in quei casi smetterò di chiamare il suddetto col soprannome scelto e userò il nome di battesimo e cognome, quindi per ora preparati perchè non sarai George durante le mie ore ma bensì...Fiero! Ti chiamerò così!"
Fiero dopo aver sentito il soprannome si sedette e disse:
"Fiero: e chissenefrega a me basta che ci capiamo no?"
Questo ragazzo aveva un atteggiamento che mi piaceva, non volevo ancora dargli il nome, preferivo stuzzicarlo un po' per vedere le sue potenzialità.
Restava il fatto che come alunno nuovo però non poteva inserirsi così a suo piacimento, infatti subito indicandolo di nuovo gli chiesi:
"Adam: aspetta Fiero, lo sai che dovrai fare degli esami di recupero su tutto il programma svolto dalla prima fino ad oggi di psicologia?"
"Fiero: lo so già, mi hanno avvertito, quel ragazzo laggiù di cui non ricordo il nome è stato così gentile da avermeli passati durante le vacanze" disse indicando Gerrinton.
Da quanto avevo capito quei due si conoscevano già ed era probabile che fosse stato Gerrinton a consigliarli di venire qua nella sezione E.
"Adam: ottimo allora a fine Gennaio ti farò la verifica di recupero, vedi di prepararti per bene e di non presentarti il giorno della verifica senza sapere nemmeno cosa sia la psicologia o dovrò farti dei corsi io stesso per farti recuperare tutto il programma e la cosa mi darebbe fastidio"
La prima ora si concluse con il ritiro dei compiti per le vacanze e uno dei miei soliti saluti intimidatori
"Adam: ci vediamo Mercoledì col girone infernale di verifiche!"
Avevo un ora buca poi sarei dovuto andare in 1^C per due ore.
Passai nell'aula insegnanti per lasciare giù il testo di seconda e prendere quello di prima, una volta fatto lo scambio chiusi il mio cassetto e guardando alla mia destra notai che sul cassetto di Railey c'era ancora la sua etichetta col nome "Railey Acrington" in un nano secondo la mia mente fu riempita delle immagini dei momenti passati con lei in questa scuola e in questa stessa aula, il tutto fu fermato da Eric che vedendomi da dietro mi mise una mano sulla spalla e tutto allegro mi salutò.
Eric Linderson era un insegnante di psicologia come me, eravamo gli unici due nell'istituto, aveva la mia stessa età, un fisico da uomo abbastanza ateltico nonostante facesse una vita sedentaria, sempre ordinato nella cura del suo aspetto; dotato di una bassa autostima, divorziato, attualmente ha una storia con Eveline, la barista, relazione che però sta crollando dopo che Eric ci ha ripensato riguado il matrimonio con lei, spesso è bamboccione, infatti si nota come sia un uomo tra i limiti dell'intelligenza e dell'idiozia.
"Eric: heilà Adam, passato delle belle vacanze?"
"Adam: no, son rimasto chiuso in casa ad annoiarmi, te che hai fatto?"
"Eric: son andato in vacanza in montagna per una settimana con alcuni colleghi professori, organizzava il tutto il prof. Hendel"
"Adam: cosa? Da un lato non mi stupisco, credo sia l'unico insegnante di religione che di religioso non ha niente, impreca, va alla feste a basi di alcolici, fuma più di me, eppure è un credente, quell'uomo non capisco se ha capito tutto della vita o è solo un controsenso generato dalla follia sociale degli ultimi anni"
 "Eric: no in un certo senso riesce a collegare le due cose, questo lo puoi capire solo dopo che l'hai sentito recitare un intera messa a mezzanotte in casa dopo che si è ubriacato, credimi se fossi venuto avresti capito"
Ad entrambi scappò spontanea una risata pensando alla scena.
Eric dopo aver preso i libri stava per andarsene, quando però lo fermai e gli chiesi:
"Adam: e dimmi...alla fine con Eveline?"
Eric rimase pietrificato davanti a questa domanda, non sapeva se rispondere mentendo, dire la verità o non dire proprio niente, alla fine però mi disse solo:
"Eric: non la vedo da un bel po' "
Detto questo se ne andò a far lezione e io rimasi da solo a pensare a come cavolo potevo far riconciliare due parti che non volevano proprio comunicare, ma tutti questi miei pensieri furono interrotti da un'idea geniale, ma che non c'entarva niente con Eric ed Eveline che mi era venuta in mente, e così subito chiedendo al professor Bedwin, uno dei professori di scienze esperto in meteorologia, che per caso era lì vicino a me chiesi:
"Adam: hei, Bedwin, dimmi  per quanto durerà ancora questa neve?"
Bedwin alzando lo sguardo e sistemandosi gli occhiali mi disse con voce un po' rauca
"Bedwin: l'altro ieri mi son interessato al problema mentre ero a letto e parlando con un mio amico all'aeronautica è venuto fuori che viste le temperature che rimarranno costanti per un bel'po e la nube che sta colpendo tutto il nord Italia, direi che per ancora una settimana ci sarà neve in pianura e tra un paio di giorni è prevista un'altra nevicata pesante"
"Adam: grazie mille, propro quello che speravo di sentire"
Detto questo, mi riposai in sala professori cullandomi tra i pensieri di cosa avrei fatto finite le due ore, quando il tutto fu fermato da uno studente che in fretta e furia mise 10 euro sul bancone a me e a Bedwin oltre che lasciare una borsa sotto il tavolo.
Presi i 10 euri sia io che lui e guardandoli c'era un post it con scritto:
"Dite di no se entra un professore disperato"
non capendone il senso preciso misi i 10 euro in tasca come l'altro professore aveva fatto e tornai al mio riposo.
Stavo per andare alle macchinette a prendermi un caffè, visto che mancavano pochi minuti al suono della campanella, quando in sala insegnanti entrò un professore che ci chiese urlando:
"Professore: avete visto un portatile?"
Senza che lui potesse aggiungere altro io capi la situazione precedente e chiesi:
"Adam: vittima della giornata degli scherzi ai prof?"
"Professore: sì!"
"Adam: mi spiace, non ho visto il tuo portatile"
Mi sentivo un bastardo a fare questo, sia perchè stavo dando corda a quello psicopatico di Berry e sia perchè stavo facendo la cosa sbagliata, ma dovevo ammettere che quell'alunno sapeva fare affari e sapeva corrompere con motivi e prezzi giusti, chissà forse in futuro potrebbe diventare un grande politico.
Preso il caffè stavo per entrare in 1^C quando le parole di Scienziato Mancato che mi disse all'entrata a scuola mi fecero pensare ad una cosa
"Adam: aspetta...gli alunni possono fare un solo scherzo ad un loro prof, ma questo non vuol dire che due classi diverse con un prof in comune non possano fare due scherzi diversi anche se uno l'ha già fatto"
Notai che la porta della classe era socchiusa e dentro c'era un grande silenzio se non per qualche risata di sottofondo e qualche soffuso:
"ssh zitti! Sta arrivando preparatevi"
Di solito quando doveva arrivare un professore non si chiudevano le porte, si lasciavano sempre aperte tutti lo facevano, questo mi fece pensare che era una trappola volevano tendermi uno dei più classici scherzi mai esistiti, così subito vidi che fuori dall'aula c'era un portaombrelli con dentro due ombrelli, subito ne presi uno ed entrato in classe con l'ombrello aperto mi cadde addosso un sacchetto pieno d'acqua che non mi bagno per niente visto che sopra di me c'era l'ombrello e dissi facendo finta di niente:
"Adam: buongiorno! Come avete passato le vacanze sfaticati?"
Gli alunni erano rimasti impietriti e non sapevano che dire.
Alla fine delle due ore ero finalmente libero, potevo uscire un'ora prima visto che non avevo altro da fare, e ne approfittai per fare una cosa che mi sembrava la più giusta da fare quel giorno.
Mi diressi sotto la tettoia nel cortile più ad ovest della scuola dove tutti parcheggiavano le bici, e io conoscendo bene i miei alunni sapevo che tutti i maschi della 2^E venivano a scuola in bici e le parcheggivano tutte vicine.
"Adam: pff...lucchetti con i numeri, mi stanno prendendo in giro così è troppo facile"
Subito con grande abiltà in meno di pochi minuti.
"Eric: eccomi qua, hai già fatto?"
"Adam: sì, fin troppo facile, individuarle, e ancora più semplice togleire i lucchetti"
Finite le due ore ero passato per la classe dove insegnava Eric e gli avevo chiesto una mano per un piccolo lavoro che gli spiegai sottovoce in fretta e furia, siccome so che era venuto in macchina e che la sua macchina era spaziosa sapevo che poteva darmi una mano.
"Eric: sei sicuro di volerlo fare?"
"Adam: al massimo se qualche genitore si lamenterà dirò che mi hanno bombardato di palle di neve e che in certi casi il fine giustifica i mezzi e che occhio per occhio dente per dente è giusto finchè non ci si rimettono veramente gli occhi e i denti"
Caricammo le sei biciclette dentro la macchina di Eric e due sopra tenute con i tiranti e andammo al parco pubblico non molto lontano dalla scuola.
Parcheggiata fuori la macchina portammo tutte e sei le bici in un luogo e con due pale che prendemmo passando per casa di Eric cominciando a spalare un bel po' di neve su una collinetta nascosta del parco dove non ci andava quasi nessuno di solito.
Dopo aver spalato un bel po di neve, piazzammo le biciclette sulla distesa di erba che avevamo scoperto, le legammo per bene con i loro stessi lucchetti,  però combinandoli, cioè senza legare la bici con lo stesso lucchetto del propietario.
Finito il lavoro coprimmo le bici con la neve.
"Eric: tu sei pazzo, sei un folle, finirai nei guai per questo, io non ti ho aiutato"
"Adam: te lo ripeto stai calmo"
dissi accendendomi un cigarillos.
"Adam: e poi tanto i miei alunni non sono stupidi e non sono così sadico da farle sparire e basta, son talmente sadico da aver lasciato un biglietto al posto delle bici con delle indicazioni"
"Eric: geniale, diabolico e Navarresco"
"Adam: puoi dirlo forte, io ora vado a pranzare, vieni?"
"Eric: no, non voglio metter piede al Rinos"
"Adam: ho capito, ci vediamo"
A Quanto pare la situazione più ostica ora come ora era quelle tra Eveline ed Eric le altre avrebbero potuto aspettare.

"Ai miei cari alunni della 2^E

Ho nascosto le vostre bici,  non mi dilungherò: sono sotto la neve da qualche parte a Selice, in un luogo aperto al pubblico e dove si vede benissimo il mutare delle stagioni.
Baci, Prof. Adam Navarro

P.S. Buona ricerca!

P.P.S Benvenuti al giorno personale degli scherzi agli alunni maschi della 2^E creato da Adam Navarro.

P.P.P.S Se non si fosse capito è per il bombardamento di neve che ho ricevuto stamattina, bastardi seguaci del vecchio Berry!"





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"Note dell'Autore: A chi seguiva la mia fiction già da prima e sta guardando questo messaggio, e inoltre, si ricordava che avevo parlato del 25 dicembre come data di ritorno di Adam... !!!!I LIED!!!
Adam non ha mai avuto un preciso ritorno, in realtà se non l'avessi messo oggi avrei potuto metterlo anche a Gennaio, o due settimane dopo la fine del primo racconto, o il prossimo anno anche, la data è sempre stata puramente casuale, ho messo il 25 di dicembre tanto per far scena e per farmi figo...ahahahah, beh ora sapete che Adam è tornato.
Vi dico subito che non prometto una uscita regolare dei capitoli come ho fatto quest'estate per vari miei problemi tra imepgni e problemi di idee.
Questo secondo racconto è molto delicato da fare e mi ci vorrà tanto tempo anche per fare un solo capitolo. Gustatevi al meglio quello che potrete gustarv e non vi lamentate grazie!.


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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2: I Giorni della Merla ***


CAPITOLO 2: I Giorni della Merla

Erano passate due settimane da quando erano finite le vacanze di natale e ormai Gennaio giungeva al termine.
Eravamo giunti ai giorni della merla quelli più freddi dell'anno e nella mia stanza ovviamente il riscaldamento aveva smesso di funzionare per mia solita sfortuna.
Quello era il mio giorno libero e dopo pranzo era venuto Kirk a riparare il guasto, io me ne stavo sul divano a leggermi un libro mentre Kirk tentava di sistemare il termo, purtroppo per me una delle cose che gli riusciva peggio era riparare proprio questi.
Ad un certo punto Kirk stanco del lavoro, ovviamente non ancora concluso, mi chiese:
"Kirk: Adam, toglimi una curiosità"
Io ascoltandolo ma continuando a concentrarmi sulla lettura del libro dissi:
"Adam: sì, dimmi..."
"Kirk: durante questa settimana sei venuto poche volte a pranzare al Rinos"
"Adam: beh diciamo che ho deciso di cominciare a mangiare un po' più sano"
"Kirk: già forse, ma guarda caso ogni volta che c'è Layla te non ci sei mai e quando lei non c'è eccoti apparire"
Questa sua affermazione mi rese teso come non mai, aveva beccato un punto debole, nessuno sapeva ancora del bacio che Layla mi diede il giorno dopo che la mia relazione con Railey finì, e da quel giorno son sempre riuscito ad evitare Layla con uno stratagemma, ovvero io sapendo che per i suoi orari di lavoro arrivava sempre prima di me, appena io raggiungevo il bar mi affacciavo di nascosto alla porta in vetro che mi permetteva di vedere chi c'era dentro, anche se la porta aveva i vetri oscurati, un po' di natura e un po' per lo sporco intravedevo la lunga chioma bionda della figlia di Ronald ed ecco che quello era il momento opportuno per scappare e andare a mangiare a casa o da qualche altra parte.
Prontamente risposi chiedendogli:
"Adam: e questo che dovrebbe significare scusa?"
"Kirk: niente era una mia osservazione, anche se devo dire che mi ha molto insospettito"
"Adam: non dire cavolate, non è successo niente tra me e Layla, rilassati"
In quell'istante non mi ero accorto di cosa avevo detto, forse un uomo dal quoziente intellettivo come quello di Kirk non avrebbe mai notato questo mio errore, ma se fossi così sarei fregato e avrei dovuto vuotare il sacco visto che non sono bravo a improvvisare storie di finzione.
Dopo qualche secondo Kirk mi disse:
"Kirk: ok ho capito"
Quella risposta era un po' vuota e mi lasciava qualche dubbio, ma di per sè si mi fece capire che Kirk non aveva notato il mio errore, meno male non si era accorto che accennavo a un conflitto con Layla.
Kirk continuò il suo lavoro indisturbato, ad un certo punto il mio cellulare squillò svogliatamente lo presi e risposi alla chiamata, sapevo già chi era e quando lei chiamava ripensavo che avevo fatto uno degli errori più grandi che ogni psicologo possa fare, lasciare numeri di telefono o indirizzi e-mail o di casa a pazienti con certi di tipi di problemi.
Fiona Debelli è una mia alunna della classe 2^E, la ragazza più affiscinante della classe, corteggiata da molti, e abbastanza diligente nello studio, insomma una persona modello, però la sua vita è stata stravolta quando ha scoperto di esser incinta, ma non era solo incinta, essendo adolescente e ritrovandosi sulle spalle un carico ed un fardello troppo grande da portare per una come lei era diventata una insicura cronica a tal punto che avevo perso ogni spirito d'iniziativa ma appena io diventai qualcosa di simile al suo bastone da passeggio ecco che cominciò ad abusare dei miei consigli e della mia "pazienza".
Con calma premetti il bottone verde ed ecco che la voce preoccupata di Fiona mi arrivò all'orecchio:
"Fiona: professore, ho un problema"
"Adam: riguarda ciò che hanno detto i tuoi?"
"Fiona: no"
"Adam: ciò che ha detto il tuo ragazzo?"
"Fiona: nemmeno"
A quel punto sbuffando e mettendomi una mano sui capelli chiesi:
"Adam: che diavolo hai combinato?"
"Fiona: non voglio parlarne al telefono, la prego incontriamoci fuori"
"Adam: scusami ma non posso ho in casa il tecn..."
fui interrotto da Fiona che alzando un po' il tono e cominciando con le sue solite suppliche infinite disse:
"Fiona: la prego, lei mi deve aiutare mi sto cacciando in un mare di guai!"
"Adam: ho capito, arrivo, ci incontriamo al parco"
La cosa più irritante di tutto quello che stava succedendo non era tanto il fatto in sè o il supporto psicologico che dovevo dare, ma più che altro erano gli incontri esterni all'aria aperta di pomeriggio che mi chiedeva ogni settimana, mi faceva apparire come un pedofilo, almeno ai miei occhi, anche sè alla fine non credo che per forza un adulto e una ragazza insieme in una panchina debbano per forza esser legati da una relazione di tipo amorosa-sessuale, almeno spero che agli occhi degli altri non sia così.
Presi la mia giacca e ancora prima di poter uscire Kirk mi disse:
"Kirk: che succede?"
"Adam: un giorno ti racconterò diciamo che è una ragazza alla quale faccio terapia"
"Kirk: una ragazza? E vi incontrate fuori?"
"Adam: questo è quello che vuole lei"
"Kirk: terapia eh?...non pensavo che dopo l'addio a Railey tu potessi ridurti così"
"Adam: cosa vorresti dire?" dissi con un tono molto vicino all'ira
"Kirk: dico che non mi sarei mai immaginato che dopo esserti mollato con Railey ti risaresti tuffato nella mischia, con una minorenne oltretutto" concluse Kirk ridendo io invece un po' per l'ira e un po' per la giornata cominciata storta diedi un calcio nello stinco di Kirk e lui dopo essersi ripreso dalla botta mi disse:
"Kirk: ahià, perchè?"
"Adam: scherzare va bene, ma c'è un limite che non puoi passare; oltre quel limite c'è solo questo Kirk, pedate. Tante pedate!"
Uscì dalla porta guardando in faccia Kirk e dicendogli:
"Adam: spero per te che al mio ritorno il lavoro sia finito o ruberò la stufetta che hai nella tua stanza nel condominio, intesi?"
Kirk non emise un suono tornò solo a lavorare al mio termo.
Appena uscì fuori di casa il sole stava già quasi per tramontare, ero tutto ben imbottito tra giubbotto sciarpa e guanti, le temperature scendevano sotto lo zero di almeno cinque o sei gradi e ripeto che era solo pomeriggio, tutto questo freddo era dovuto probabilmente ai venti dal nord che arrivavano, anche se c'erano ferddi peggiori come quello dentro di me, fino ad un anno e mezzo sentivo freddo come oggi, ma da quando ho cominciato a riempirmi di cose belle attorno sentivo riscaldarmi, un po' come una stufa a legna, senza legna resta solo un pezzo di metallo freddoloso, ma appena ci butti la legna e gli dai fuoco ecco che comincia a sentire calore e a diffonderlo, ma poi quando qualcuno spegne quel fuoco anche se c'è la legna dentro la stufa torna dentro e anche se provi a riaccendere la legna capisci che l'acqua l'ha resa impossibile da accendere; a quel punto la legna va buttata e se ne mette di nuova per tornare a creare calore. Però, io non volevo buttare via questa legna, volevo asciugarla e poi riaccenderla.
Arrivato al parco i lampioni cominciarono ad accendersi in tutta la città creando un atmosfera molto notturna nonostante ci fosse ancora il tramonto.
Dopo qualche passo trovai la panchina dove Fiona stava seduta aspettandomi impazientemente.
 Appena mi vide subito alzò la mano un po' nervosa e io di rimando la guardai e sospirando mi avvicinai e le chiesi:
"Adam: cosa succede questa volta?"
"Fiona: ho bisogno assolutamente di parlare"
"Adam: questo me l'hai già detto ma se era una roba tanto lieve me l'avresti detta al telefono, sii chiara e dimmi tutto dai"
Fiona prese fiato e dopo meno di due secondi cominciò a parlare:
"Fiona: è già passato un mese si ricorda dei miei progressi, ho già parlato con i miei genitori, con il ragazzo e ho già fatto le visite?"
"Adam: si mi ricordo"
"Fiona: ecco diciamo che le ho mentito"
"Adam: ovvero?" cominciando a sentire il mio tipico alterarmi per ogni cosa sempre più vicino
"Fiona: per farla breve i miei genitori non lo sanno, al mio ragazzo gliel'ho nascosto nonostante lui stesso fosse preoccupato che mi sia successo qualcosa, soprattutto in classe anche se dimostra distacco appena ne trova l'occasione continuava a mandarmi bigliettini chiedendomi della mia situazione non reggevo più dopo meno di una settimana ed infine la visita non l'ho ancora fatta, non posso farla da sola!" concluse sconsolata
Stavo per dire qualcosa ma le sue parole ad una attenta analisi mentale mi fece saltare in mente qualcosa, c'era un dettaglio strano e una volta realizzato mi fu spontaneo chiedere:
"Adam: come? Aspetta! Bigliettini? Ma allora il padre è uno dei miei alunni della tua classe?"
Fiona si accorse di aver parlato troppo e a quel punto diventando completamente rossa disse:
"Fiona: beh...sì"
Stavo per chiedere chi fosse però ripensai a quando per la prima volta si confidò con qualcuno e mi disse di esser incinta, in quell'occasione però si rifiuto categoricamente di dirmi chi fosse, addirittura arrabbiandosi, forse già questa ammissione, seppur involontaria, poteva considerarsi un passo in avanti? Fatto sta che prendendo coscienza di quel giorno decisi che era meglio non chiederle chi fosse ma lasciare che il tempo facesse il suo corso.
Qualcosa dovevo pure dire a Fiona per convincerla a parlare con i suoi genitori e a quel punto mi venne in mente un metodo semplice e logico.
"Adam: ok capisco la tua situazione, ma ora, dimmi un po', così facendo cosa hai ottenuto?"
"Fiona: beh, che i miei non mi hanno sgridato e il padre non si è incazzato"
"Adam: ah quindi tu credi che se lo dicessi questo accadrebbe?"
"Fiona: sì..."
"Adam: cosa te lo fa pensare?"
"Fiona: non lo so" disse concludendo in maniera quasi rattristita
"Adam: non c'è motivo per la quale questo accada, ora supponi che questo non accada, cosa pensi possa accadere?"
"Fiona: che i miei genitori e il mio ragazzo facciano di tutto per portare avanti questa gravidanza forse?"
"Adam: giusto, e questo ti piacerebbe?"
"Fiona: beh, probabilmente sì"
"Adam: perfetto, ora immagina invece cosa accadrebbe se continuassi su questa strada"
Fiona ci riflette un attimo, ma io subito interrompendo il suo pensare le dissi:
"Adam: dillo di getto senza rimuginarci troppo sopra"
"Fiona: beh, arriverei ad un punto nella quale la mia gravidanza è ben visibile, i miei si arrabbierebbero, il mio fidanzato si arrabbierebbe"
"Adam: sbaglio o questo è proprio quello che volevi evitare?"
Fiona ripensò a tutto il ragionamento fatto e notò che non faceva una piega a quel punto spalancando gli occhi mi disse:
"Fiona: è vero, ma...come glielo dico?"
A quel punto mollai una risatina spontanea e risposi:
"Adam: credimi, non ci sarai mai un momento perfetto, dillo e basta, ti consiglio con i tuoi a tavola, mentre con il tuo ragazzo, chiamalo fuori come hai fatto oggi con me, ma devi farlo prima che sia troppo tardi, se lo fai il prima possibile ci sono molte probabilità che quello che vorresti ottenere ovvero la felicità di tutti e questi ultimi che ti aiutino a portar avanti questa gravidanza, Fiona, onestamente non so quanto queste parole possano averti colpito, ma se ho fatto centro son sicuro che entro due o tre giorni avrai qualcosa di nuovo da dirmi"
Fiona mi guardò e mi sorrise dicendo:
"Fiona: lo spero, professore"
"Adam: bene io ora devo andare, ho da fare la spesa ci vediamo Fiona, vedi di farti vedere domani a scuola che interrogo qualcuno e magari se hai fatto la brava potrei non chiamarti...o forse no...chissà..."
Mi lasciai dietro Fiona che andò dall'altra parte del parco mentre io dirigendomi di nuovo verso la via di casa feci un salto al supermercato dove lavorava Gaetano.
Gaetano è il gestore di un minimarket più che di un vero e proprio supermercato, però i suoi prezzi erano onesti e la qualità dei prodotti quasi sempre accertata; lui è di origini meridionali, è un uomo sulla quarantina non troppo sveglio ma nemmeno rimbecillito, molto gioviale con i clienti ed è uno alla quale piace trovare novità; affiancato a lui nella gestione di questo locale c'è un giovane sulla trentina di nome Robert, lui è molto serrato, non parla molto, ma quando parla si può catalogare come un pignolo che ti riempie di domande, serio e diligente nel suo lavoro, si occupa dei salumi e dei formaggi oltre alle pulizie in rare occasioni, rare perchè raramente il locale veniva pulito.
Entrato dentro, subito fui accolto dalla solita gioia di Gaetano:
"Gaetano: we signor Navarre"
Dettaglio relativamente importante, confondeva spesso Navarro con Navarre, non ho mai capito perchè
"Adam: si pronuncia Navarro...comunque come vanno qua le cose Gaetano?"
"Gaetano: bene bene, voi?"
"Adam: bene, non c'è male" ad un certo punto prima di avvicinarmi di un solo passo verso gli scaffali sentii una puzza strana, come di vernice e subito chiesi:
"Adam: cos'è questo odore?"
"Gaetano: cosa?"
"Adam: sembra vernice"
"Gateno: ah ma questo è perchè ho dipinto oggi"
"Adam: cosa i tristi muri verdi?"
"Gaetano: no no, ho fatto una insegna, ce l'ho dietro il bancone, volete vederla?"
Ero lì e ad esser onesto non avevo tanta fretta come avevo detto a Fiona di tornarmene a casa per farmi gli affari miei, quindi dissi molto gentilmente:
"Adam: perchè no, fa vedere son curioso"
Mentre camminavamo verso il bancone dove lo teneva Gaetano mi disse:
"Gaetano: ho cominciato a farlo perchè parlando con Robert ci siamo detti, che il nostro supermercato aveva solo il nome dell'azienda, ovvero"
Quando Gaetano disse il nome dell'azienda mi venne da starnutire e non sentì niente
"Gaetano: salute"
"Adam: grazie"
"Gaetano: comunque, dicevo, e quindi ci siamo detti, perchè non dare un nome anche al supermercato? Ed ecco che è venuta fuori questa fantastica insegna che ora ti mostro"
Arrivati al bancone andammo dietro e mi fece vedere il cartellone da mettere fuori in alto: era completamente verde con varie sfumature che facevano delle onde, c'era a destra in grande la scritta stampata dell'azienda, e poi la scritta "Supermercato Donati Gaetano"
Alla vista di quel cartellone abbastanza squallido ero indeciso se esser ipocrita e dirgli che era bellissimo o dirgli la verità e dire che non aveva molto senso, ma alla fine siccome non mi pareva giusto scatenare una guerra di opinioni per una roba del genere dissi a Gaetano dandogli una amichevole botta sulla spalla, cosa che non facevo mai:
"Adam: bel lavoro Gaetano"
"Gaetano: grazie Signor. Navarre"
"Adam: si dice Navarro"
"Gaetano: adesso basta aspettare che la vernice si asciughi"
"Adam: allora per domani sarà bello e pronto, beh ora vado a fare i miei acquisti"
Andai in giro per i vari scaffali e preso tutto l'occorrente, ovvero quel poco che mi serviva, andai a pagare il tutto in cassa.
Pagato e ottenuto il resto uscì dal minimarket salutai Gaetano che contraccambiò dandomi il solito saluto che riecheggiava per mezza via e con il nome sbagliato.
Appena uscì fuori incontrai Robert che trasportava su un carrello molte scatole, appena mi vide subito mi disse:
"Robert: ciao Adam"
"Adam: heilà Robert"
"Robert: tutto apposto?"
"Adam: sì dai, te?"
"Robert: io bene, ti vedo un po' stanco"
Sentivo che da qui partivano le domande, ma non si poteva non rispondere in quanto si sarebbe apparsi come dei maleducati, e farsi nemico Robert non era una buona idea.
"Adam: no, non sono molto stanco"
"Robert: ma quindi non sei molto stanco, ma sei comunque stanco?"
"Adam: no diciamo che sono tra l'attivo e l'addormentato"
"Robert: ma più attivo o più addormentato"
"Adam: tendo verso la stanchezza"
"Robert: cosa hai fatto per stancarti così tanto?"
"Adam: niente di che ho fatto una passeggiata al parco"
"Robert: da solo?"
"Adam: sì, camminato molto"
"Robert: capisco..." sembrava che il tornado di domande fosse finito, a quel punto Robert se ne tornò dentro con le scatole, ma proprio mentre lo stava facendo gli chiesi:
"Adam: hei, ma cosa c'è dentro quelle scatole?"
"Robert: un carico di latte che è arrivato in ritardo oggi, perchè ti interessa?"
"Adam: no niente era così tanto per chiedere"
"Robert: oh perchè hai voglia di fare quattro chiacchiere?"
"Adam: no ero solo curioso, ora devo andare, ci vediamo Robert"
Meno male che son riuscito a chiudere in fretta questa discussione si rischiava di degenerare in nuove infinite domande.
Tornato a casa subito misi in ordine gli alimenti che avevo comprato, notai che il frigo era come sempre vuoto e mi ero preso in ultima per fare la spesa, a volte ci rimanevo male quanto guardando il frigo capivo che se avessi fatto qualcosa da mangiare probabilmetne avrei mangiato mezzo etto di pasta quasi scaduta con tonno capperi e da bere una birra, però bene o male quando faceva quella poca spesa che mi bastava potevo almeno permettermi di aggiungerci il formaggio, un piatto di insalata e dell'acqua in bottiglia.
Appena finito di sistemare il tutto dal bango si sentì il rumore dello sciacquone e dal bagno uscì fuori Kirk che pulendosi le mani col suo canovaccio che si portava dietro da quando stava ancora lavorando al termo disse:
"Kirk: oh, sei tornato di già?"
"Adam: come sarebbe a dire di già, son stato via quasi due ore"
Kirk sorpreso disse:
"Kirk: ah sì? No è che quando fai dei lavori ben fatti il tempo tende a scorrere più in fretta del solito"
Subito mostrando un sorriso, seppure lieve dissi:
"Adam: oh, ma allora hai finito il lavoro, finalmente il termo funziona?"
"Kirk: io l'ho riparato, ho finito 2 minuti fa, non l'ho ancora provato a far partire, ma credimi ho la sensazione che va che è una meraviglia"
"Adam: beh scopriamolo"
Subito sia io che Kirk ci avvicinammo un po' ansiosi verso questo termo che mi aveva fatto dannare il freddo di questi ultimi due giorni di Gennaio e a Kirk aveva fatto perdere un pomeriggio.
Stavamo per farlo partire quando squillò il mio telefono.
"Kirk: no dai rispondi dopo!"
"Adam: so che c'è di mezzo l'emozione del lavoro finito, anche io son ansioso, ma e se fosse importante?"
"Kirk: beh, chi è?"
Guardai il numero sullo schermo del telefono e vidi che era Paul
"Adam: è Paul..."
"Kirk: dai rispondi che così apriamo sto termo"
Premetti il tasto verde e appoggiai l'appercchio vicino all'orecchio e dissi:
"Adam: sì pronto!"
"Paul: Auguri Adam, buon compleanno!"
Ci fu un attimo di silenzio, non sapevo cosa dire, qualcuno si era ricordato che oggi era il mio compleanno, se non fosse per un dettaglio lieve:
"Adam: guarda che io compio gli anni in Ottobre"
"Paul: ah...scusa, che figura di merda, scusa Adam, non volevo comunque...beh auguri nel senso che spero ti vada tutto bene"
Lui fu il primo a interrompere la chiamata.
Kirk curioso mi chiese:
"Kirk: che cosa voleva?"
"Adam: niente, è solo il solito imbecille, apriamo sto ter..."
Le mie parole furono interrotte da un'altra chiamata, questa volta era Eric, furioso premettei il tasto verde e dissi:
"Adam: Pronto sono Adam"
"Eric: sì salve, vorrei ordinare una pizza viennese, d'asporto, se la portate voi come al solito è meglio"
A quel punto alzando la voce dissi:
"Adam: Eric ma sei impazzito?! Ho detto pronto sono Adam come faccio a essere una pizzeria"
"Eric: oh scusa è che nella rubrica dopo il tuo numero c'è quello della pizzeria dove di solito ordino la pizza, ho sbagliato numero scusa"
"Adam: deficente" misi giù la chiamata, ma subito dopo il telefono suonò di nuovo
"Adam: eh no! Ma questa è una congiura o cosa?" presi il cellulare ma vidi che non c'era nessuna chiamata in arrivo.
"Kirk: oh scusa è il mio"
Prima che potesse rispondere, presi il telefono di Kirk e staccai la batteria buttando il tutto sul divano.
"Kirk: hey ma che cazzo fai?" disse Kirk un po' arrabbiato
"Adam: ok, ora basta distrazioni, vediamo sto gran lavoro e poi vediamo se ti sei meritato la mancia!"
Girai la valvola per regolare la temperatura, ma era bloccata immisi un po' di forza
"Adam questa cazzo di manovella non vuole girarsi, porca vacca!"
Continuai a usare un po' di forza, non troppa, quella giusta via per sbloccarla, ma a gran sorpresa si staccò non solo la valvola ma pure il tappo dietro e l'acqua del termo mi schizzò addosso sulla mia camicia.
Subito Kirk chiuse il flusso d'acqua e un po' imbarazzato disse:
"Kirk: mi sà che ho sbagliato qualcosa"
"Adam: no tranquillo fa niente dai"
"Kirk: sul serio?"
"Adam: sì è tutto a posto, alla fine è colpa mia no?"
"Kirk: già forse lo è, non ho fatto niente di sbagliato"
Ci fu un attimo di silenzio e io guardando con occhi molto fermi e decisi Kirk dissi:
"Adam: dammi la tua stufa prima che la smetta di esser sarcastico"
"Kirk: sì te la vado a prendere subito"
Mi distesi sul divano mentre aspettavo il ritorno di Kirk e mi accorsi che in quel giorno non avevo ancora fumato un solo cigarillos, così ne presi uno e me lo accesi.
"Adam: e pensare che alla fine non sento nemmeno molto il freddo che fa in casa"
conclusi ridendo mentre facevo il primo tiro del cigarillos.


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"Note dell'Autore:
Dopo più di un mese mi faccio vivo con un altro capitolo del seguito di Adam, perchè così tanto tempo? beh mi son accorto che ho cominciato una seconda serie con poche idee ancora in piedi, e siccome non mi andava di partire con idee iniziali che poi mi avrebbero solo complicato mi son detto: "Caro Faddo, rallenta, prenditi il tempo che ti serve e scriviti ogni idea per guidare la storia come vuoi tu senza intoppi" infatti è quello che ho fatto quindi sappiate che PROBABILMENTE (sottolineate questa parola) ora i capitoli si accelereranno di un po' però i primi per me son sempre i più lenti perchè son decisivi per i capitoli successivi.
Ho già in mente cosa far accadere, vi assicuro scene molto belle, ma il problema sono i primi capitoli che van lenti per me, mi spiace non so cos'altro dirvi.
Beh anche se in ritardo auguri di Natale e buon 2012, sempre se vi interessano sti auguri fatti da un autore squattrinato che scrive per passione verso un personaggio che rappresenta le sue frustrazioni per il futuro!"
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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3: Notti Senza Sonno ***


"Massime di Adam: Essere o non essere, questo dilemma non mi riguarda, io vivo bene così!"


CAPITOLO 3: Notti Senza Sonno


Di notte è veramente piacevole lasciarsi trastullare da immagini mentali che si formano dal nulla nell'attesa di entrare nella fase Rem, peccato che per vari motivi spesso si finisce per passare le intere notti visualizzando certe immagini, questo sempre a causa di un male, interiore,  hai mangiato pesante,  hai un rimorso per qualcosa che non hai fatto o fatto nella giornata, oppure è colpa della caffeina, ma quando tutto ciò non è interiore c'è sempre qualcosa al di fuori di te che ti tormenta e non ti lascia dormire.
Quella notte non mi era possibile addormentarmi, non era fisiologico il malessere, era proprio esterno, ma addirittura esterno dalla mia stanza, infatti fuori dalla mia camera in un vicolo ci stavano dei gatti randagi che di notte avevano deciso tutti di riunirsi sotto la mia finestra a sfogare i loro malesseri con verso per molti dolci e soavi, ma a me apparivano tristi e sofferenti.
Nel buio più totale cercavo di addormentarmi eliminando dalla testa il suono dei gatti, rimboccandomi le coperte e cercando di stare più al caldo o facendo sprofondare le orecchie nel cuscino, ma niente da fare, il loro miagolare lamentoso si faceva più forte più cercavo di toglierlo dalla mia testa.
Ormai la mia pazienza si stava per esaurire, ma anzichè cercare di reprimerla decisi di sfogarla prima che il vaso traboccasse, così, scendo dal letto sollevando le coperte e uno strato di miliardi di acari, avanzo minaccioso verso la finestra e mi metto a fissare i gatti, fino a quando trovate le parole in testa urlai contro i gatti:
"Adam: hey voi, smettetla di miagolare, voi domani non andate a lavorare, e comunque non intenerite nessuno con quei miagolii stonati, disarmonici e a ritmi incomprensibili"
Prima di chiudere dalla finestra sentii una voce sopra di me che disse:
"???: Navarro, pezzo di idiota, pensa a dormire"
Era l'inquilino che abitava sopra di me, si chiamava Harper, un disoccupato di mezz'età alla quale piaceva farsi gli affari del vicinato ad ogni ora.
"Adam: Harper, come sempre a spiare cosa fanno gli altri? Oppure eri sveglio a quest'ora per compilare l'ennesimo curriculum vitae che verrà scartato dall'ennisima agenzia di produttori di carta?"
"Harper: per tua informazione non riesco a dormire nemmeno io per colpa dei gatti ma non ne sto facendo una tragedia come te, più ci pensi più non dormirai, e comunque per tua informazione ci sono un sacco di agenzie dove mi accetterebbero se solo ci andassi"
"Adam: si certo come no chi vuoi che si metta a cercare un panzone di cinquantenne che ha vissuto per vent'anni con due lavori part-time mentre si faceva inviare una bustarella da sua madre per sopravvivere,  credimi la gente sarebbe disposta a pagarti pur di non farti metter mano in un qualunque impiego"
"Harprer: ok, senti andiamo a dormire tutti e due e non ne riparliamo, che altrimenti svegliamo anche gli altri a furia di urlare di notte"
"Adam: sì certo rintanati nel tuo buco, topo, e comunque non finisce qua, continuerà questa storia alla prossima riunione condominiale!"
Tornai dentro la mia camera, chiusi la finestra e tra me e me dissi:
"Adam: maledetto Harprer, ne son sicuro aspettava solo che diventassi furibondo e che mi lanciassi contro quei gatti"
Alla fine mi ributtai nel letto, ma addormentarmi mi fu difficile a tal punto che presi sonno verso le due di mattina.
Il giorno dopo non ero al massimo della forma, dopo essermi vestito, mi diressi al bar da Rinos per uno o due caffè e il solito croissant.
Arrivato nei dintorni già cominciai a cercare di preparare una spiegazione a questa mia brutta cera.
Attraversata la porta mi ritrovai catapultato dentro il solito bar; quel giorno c'erano Kirk, Demetria ed Eveline.
"Demetria: Ciao Adam"
Demetria è una delle clienti abituali del bar, una donna che si avvicina alla quarantina, aveva sempre i capelli marroni sciolti e indossava abiti casual che non erano incentrati nel risaltare il suo fisico, per lo meno questo quando non era al lavoro, altrimenti era sempre una mezza via tra l'elegenza e la semplcità; spesso riservata ma non per questo introversa, di lei noi tutti non ne sapevamo moltissimo apparte qualche hobby e il lavoro che faceva, lavorava in banca per esser precisi; la incontro spesso nel tragitto bar scuola ad un incrocio piuttosto trafficato nelle ore di punta.
"Kirk: heilà Adam"
"Eveline: eccoti qua Adam, prendi il solito?"
"Adam: salve gente, sì prendo il solito, ma oggi doppia razione di caffè, ho passato una nottataccia"
Presi il giornale e subito cominciai a leggere le notizie meno interessanti per annoiarmi subito e poi cercare quelle migliori e più interessanti in modo tale da apprezzare il quotidiano.
Kirk subito fu il primo a interessarsi del perchè avevo questo aspetto tremendo quel giorno:
"Kirk: Adam che ti è successo, non hai un bell'aspetto"
"Adam: sì, lo so, ho passato una notte insonne"
"Eveline: come mai?"
"Adam: ero sovrappensiero si vede"
"Kirk: pensavi a Railey?"
"Adam: non tirar fuori ancora quell'argomento, ho già passato il periodo depressivo dopo una separazione, e l'ho passato due volte, con la stessa persona poi"
Calò un breve silenzio, ovviamente tutti si aspettavano che io dicessi le reali motivazioni, era ovvio che stavo mentendo, la stanchezza non aveva favorito la credibilità della bugia e Demetria fu la prima a dire:
"Demetria: quindi cosa ti ha tenuto sveglio in realtà?"
"Adam: niente ero solo sovrappensiero, sul serio"
"Demetria: non ti crede nessuno"
"Adam: e te che ne sai di cosa vuol dire esser sovrappensiero scusa?"
Un altro silenzio fece congelare il bar, fino a quando Eveline chiese:
"Eveline: quindi cosa ti ha tenuto per davvero sveglio tutta la notte?"
Avevo capito che in effetti era troppo evidente che mentissi, quindi era meglio metter in tavola le carte e farla finita fin da subito:
"Adam: gatti"
"Eveline: oh no ho un brutto presentimento"
"Adam: gatti randagi, stupidi gatti randagi, son tre giorni che si mettono di notte a cantare sotto la mia finestra, non esiste un servizio di accalappia gatti che me li rimuova dalle palel una volta per tutte? Ste creaturine passano tutta la notte a cercar di infastidirmi fino a quando non li darò del cibo, quanto può esser disperato un animale pur di aver qualcosa da metter sotto i denti?"
Kirk sorseggiò il suo caffè e poi mi chiese un po' sorpreso
"Kirk: aspetta, eri tu che a mezzanotte circa ti sei messo a urlare contro quei gatti?"
"Adam: sì, e non me ne pento"
Tutti nel bar si misero a ridere di gusto e io irritato mi accesi un cigarillos e dissi:
"Adam: sì, sì, bravi, ridete bastardi, intanto voi questa notte avete dormito tranquillamente io no"
"Eveline: sei veramente una persona fuori dal comune, credevo che dopo quella volta che ti sei incazzato contro quel bambino di un anno non potessi scender più in basso"
"Adam: oh e che vuoi, stavo mangiando tranquillamente il mio pranzo e questa neo mamma vuole far mangiare in questo posto un bambino, il problema era come mangiava, ti giuro era disgustoso"
"Kirk: mi ricordo quella scena urlasti contro il bambino frasi veramente poco gradevoli, la madre offesa prese il bambino si alzò per andarsene e ti diede del figlio di puttana, come dimenticarsi certi giorni"
"Adam: ogni cosa la faccio con una motivazione valida"
"Demetria: solo te potevi urlare contro dei gatti"
A quel punto diedi in escandescenza una seconda volta e dissi:
"Adam: oh al diavolo, mi avete stufato, fatemi bere il mio caffè, mangiare quello che devo mangiare e fatemi andare al lavoro, vengo qui per questo, non per sentire giudicati i miei valori e le mie credenze!"
Un terzo freddo silenziò fece rabbrividdire il bar, ma non contento aggiunsi:
"Adam: e comunque pure oggi il giornale fa schifo!"
Finita la colazione al bar, mi incamminai verso scuola.
Eravamo appena entrati nel ultimo periodo freddo dell'anno, Febbraio, il gelo di Gennaio però non sembrava mollare la presa e si vedeva la gente girare con gli stessi identici abiti del mese scorso, piumoni giganti con sciarpe in lana e cappelli che coprono fino all'orecchio, e la gente continuava ad apparire come delle enormi bambole imbottite. Le strade apparivano secche e cupe, l'erba coperta da un delicato manto di brina croccante e gli alberi avevano al massimo una foglia che era resistita a  tutto il vento e le pioggie autunnali; mi son sempre chiesto come mai ci sono delle singole foglie che spesso resistono negli alberi fino anche a primavera o estate.
Arrivato a scuola avevo la prima ora con la 2^E, quel giorno c'era compito in classe.
Entrai in classe prima del suono della campana per fare uno scherzetto ai miei cari alunni
"Adam: Buongiorno, scusate lascio qua le borse, spero non vi disturbino"
Mancavano cinque minuti al suono della campana e mancavano pochissimi studenti in classe, prima di uscire per andare a fare le fotocopie del compito mi diressi verso un paio di banchi sospetti, per esser precisi verso quello di Cresta da Gallo.
"Adam: heilà, Crestina, cosa scrivi di bello?"
Subito Cresta da Gallo divenne rosso in volto, non sapeva cosa dire, l'avevo beccato inflagrante mentre scriveva sul banco delle robe riguardo il compito
"Adam: vuoi che ti detti il resto di quello che scrivi oppure ti decidi a cancellarlo, avanti!"
"Cresta da Gallo: Sì prof. "
Quando rialzai lo sguardo dal suo banco notai che c'erano altre persone della classe intente a cancellare roba sul banco per paura di esser beccati da me.
A quel punto uscii dalla classe per andare a fare le fotocopie del compito, compito che era su un argomento molto semplice, ma per i miei ragazzi forse questo sarebbe stato il compito più difficile dell'anno; dite che quello che dico sia senza senso?
Non esattamente, torniamo indietro di un paio di giorni.
In 2^C avevo finito di fare il compito, era ricreazione, quando notai che un ragazzo della C e della E stavano chiacchierando in segreto, dissi ad Eric che era vicino a me di passare vicino ai due ragazzi e di origliare cosa stavano dicendo, questo non lo feci con intenti maligni, o non del tutto, ma avevo già sospetti che ci fosse un passaggio di domande da una classe all'altra, soprattutto dai voti che erano normali e crescenti da una classe all'altra in base a chi faceva per primo il compito.
Eric quel giorno passando vicino ai  due si mostrò imperturbabile e riusci ad origliare alla perfezione quello che si stavano dicendo.
Tornato da me mi disse che i miei sospetti erano ben fondati e che scambi di domande c'erano stati per davvero, così io furibondo decisi di non accanirmi con i miei soliti monologhi alla classe ma giocai in modo perfido e subdolo; ovvero cambiai il maggior numero possibile di domande.
Così eccomi qua in segreteria a fare le fotocopie del vero compito che si preannunciava come un genocidio.
Rientrato in classe trovai i banchi tutti ben divisi come ogni professore desidererebbe vederli durante le verifiche.
Distribui fila per fila i compiti e diedi il via scrivendo come sempre l'ora di scadenza sulla lavagna: 9.10.
 Ed ecco che improvvisamente la classe fu tempestata dal suono di penne che scrivono, fogli che si girano, sedie che scricchiolano, colpi di tosse e penne che cancellano violentemente errori a volte banali; tutto questo è quello che c'è durante un compito, ma stranamente quel giorno c'era un silenzio tombale e solo poche penne scrivevano.
Dalla cattedra mi misi ad osservare qualche alunno dal volto stravolto, quando mi accorsi che c'erano tanti sguardi di alunni fermi rivolti verso di me, come per insultarmi io non dissi niente li guardai e non feci altro che sorridere con un ghigno maligno.
La campanella delle 9.10 suonò e io ritirai i compiti con un sorriso divertito sul volto, soprattutto quando notai qualche foglio in bianco e poche risposte.
Prima di uscire dalla classe notai che il clima stava per diventare esageratamente nervoso e stava per scoppiare qualche crisi di pianto nelle ragazze più sensibili al rendimento scolastico, ma a volte più preoccupate di cosa i genitori avrebbero mai potuto dire, e tra quelle c'era Fiona, la ragazza incinta, non mi pareva il caso di preoccuparla ancora di più; io fin dall'inizio sapevo sarebbe finita così, ma son pur sempre un professore umano, sotto sotto, così richiamai l'attenzione, cosa che mi fu facile visto il silenzio e dissi:
"Adam: il compito lo rifaremo Giovedì, questi non li valuterò, ma guai a voi se becco ancora scambi di domande tra voi e la C, intesi?"
Qualche ragazzo della classe diede un accenno di comprensione e io me ne uscì dalla classe lasciando qualche speranza, nessuno pianse, nessuno sorrise, solo un profondo silenzo di riflessione per i miei alunni.
Mentre stavo per andare in sala insegnanti sfoglia i compiti e vidi che solo cinque alunni avevano risposto a tutte le domande; tra questi c'era pure il nuovo alunno, Fiero, come l'avevo soprannominato io.
Per i corridoi incontrai Eric che si stava prendendo un caffè, anche lui come me aveva la seconda ora libera, così decidemmo di farci quattro chiacchiere.
"Eric: ciao Adam, come va?"
"Adam: così, così, non ho dormito tanto"
"Eric: come mai?
"Adam: gatti"
"Eric: miagolano sotto la tua finestra?"
"Adam: esatto, son tre giorni che continuano a far così sti gatti"
"Eric: e cosa hai intenzione di fare?"
"Adam: non ne ho alcuna idea, ieri ho provato a urargli contro ma sembra non aver funzionato, in compenso ho svegliato il vicinato"
"Eric: tipico di te, come quella volta del bambino al bar da Rinos"
"Adam: oh al diavolo, non tirare fuori pure te quella storia, accidenti a voi, ma cosa avete tutti quanti, non siete mai stati sgridati da vostro padre?"
Eric si mise a ridere e mi diede una bella manata sulla spalla.
Il suo volto cambiò all'improvviso e mi chiese:
"Eric: ed Eveline?"
"Adam: sta bene, non sta soffrendo, per lo meno non lo dimostra ma credimi dentro di sè si vede lontano un chilometro che ne soffre molto, sta diventando anche un po' sbadata"
"Eric: in che senso?"
"Adam: ieri ha rotto due bicchieri per errore nel giro di dieci minuti o meno"
"Eric: tutto qui?"
"Adam: no, è diventata pure più lenta a farmi da mangiare, più del solito intendo, inoltre credimi sembra quasi diventata meno acida nell'insultarmi, sta perdendo le forze e scivolando lentamente verso una depressione, bel lavoro"
"Eric: io, non so che fare, mi dispiace per lei ma non so che fare"
"Adam: devi solo prenderti le tue responsabilità prima che sia troppo tardi"
"Eric: non so che fare per prendermi le mie responsabilità, la fai facile te Adam"
Quella conversazione stava per farmi diventare nervoso, non solo non sapeva alzare il culo e fare ciò che era giusto fare per lui, per Eveline e per i loro sentimenti, ma ha pure osato dirmi che stavo trattando la cosa in maniera facile nonostante son stato il primo che con Railey affrontò un grande cambiamento come il convivere insieme, cosa che Eric sapeva mi spaventava moltissimo; così prima di dare un pugno in faccia ad Eric mi alzai e dissi:
"Adam: sei un bambinone perso"
A fine giornata mi diressi verso il Rinos per pranzo, e come al solito feci il mio rituale, ovvero controllare se dentro il bar c'era Layla, però quando arrivai notai che alla porta c'era qualcuno che sbirciava, e a mia grande sorpresa, era Paul.
"Adam: Paul?"
"Paul: Adam?"
Paul è uno dei miei vecchi amici d'infanzia, suonavamo insieme in una band, lui era il secondo chitarrista, uno veramente bravo, andava in giro con un taglio un po' alla Beatles, camica a quadri e maglione, una barba sempre ben rasata che mostravano un volto dai tratti a volte un po' giovanile nonostante fosse di due anni più vecchio di me.
Paul se n'era andato da Selice all'età di 28 anni per inseguire il suo sogno di Rockstar che non aveva trovato con la prima band, ma che trovò con un gruppi di nome Jack's Tree.
Dopo un concerto a Peronedo decise di ritirarsi da questa vita, che per 14 anni l'ha fatto vivere sulla cresta dell'onda e circondato da piaceri non da ricco sfondato ma nemmeno da borghese, per ritornare a una vita comune nella sua città natale, con alcuni dei vecchi amici. Tornato qui si è preso una cotta per una delle mie amiche del Rinos, Demetria, quella che lavora in banca; tra i due c'è stata una intesa reciproca soprattutto dopo le vacanze estive che però si è conclusa con un rifiuto di Demetria dopo la dichiarazione di Paul durante l'autunno da poco passato.
"Adam: che stai facendo, scusa?"
"Paul: niente stavo solo..." io interrompendolo dissi:
"Adam: sbirciando per vedere se c'era Demetria vero?"
"Paul: sì..."
"Adam: se c'è Demetria non hai il coraggio di entrare perchè non sapresi cosa fare, come guardarla e cosa dirle?"
"Paul: sì..."
Ci si potrebbe aspettare che ora mi mettessi a rimproverare Paul per il suo comportamento, ma niente affatto, lo comprendevo pienamente e gli dissi:
"Adam: tranquillo, ti capisco, vieni a casa mia, ti preparo il pranzo"
Paul però dubbioso chiese:
"Paul: perchè? Te vai pure a pranzare, no?"
"Adam: sto cercando di esser gentile con te, vieni dai"
"Paul: ok"
In verità in quella situazione non potevo controllare, come faceva Paul, per vedere se dentro c'era Layla o meno, se l'avessi fatto Paul sarebbe diventato ancora più sospettoso e a quel punto sarebbero stati guai per me, nessuno doveva sapere del bacio di Layla.
"Paul: io prima vado a casa che lascio giù una roba ti raggiungo subito tu intanto vai"
Arrivato a casa, misi il giubbotto sulla poltrona e subito cominciai a tirar fuori le pentole per fare qualcosa da mangiare.
Appena finito subito mi ricordai che dovevo fare una cosa che mi era venuta in mente strada facendo verso casa, ovvero decisi di chiamare la sede del comune per trovare una soluzione per sti gatti.
Presi il telefono e una volta composto il numero attesi qualche secondo fino a quando non mi rispose qualcuno, chiesi informazioni a riguardo e subito mi fecero collegare con il servizio della protezione civile.
"???: pronto?"
"Adam: si pronto, mi chiamo Navarro Adam, abito nel blocco di appartamenti vicino alla stazione, via Meduno 21"
"???: Sì mi dica pure"
"Adam: io ho un problema grave, di notte ci sono dei gatti randagi sotto la mia finestra che continuano tutta la notte a miagolare disturbando me e il vicinato, posson esser rimossi e spediti in qualche centro accoglienza felino o che ne sò in una pellicceria"
"???: mmm vedrò di farle sapere"
Stava per mettere giù il telefono ma io subito alterandomi dissi:
"Adam: no, non ci provi, conosco il vostro linguaggio comune di voi impiegati in comune, vi faremo sapere vuol dire tra un anno o forse mai, mi dica ora cosa si può fare o cosa ha intenzione di fare"
"???: signor Navarro, glielò dirò chiaro e tondo fin da subito, non credo si possa far molto, mi informerò ma non le garantisco niente"
"Adam: ho capito, grazie vedo che alla fine l'onestà è una cosa che tutti sanno, arrivederci"
Chiusa la chiamata dissi tra me e me:
"Adam: che banda di cretini..."
A quel punto suonò il campanello, era Paul, gli aprì la porta e dopo esserci salutati, subito si fiondò a metter la giacca sulla poltrona, di seguito si distese sul divano.
Gli chiesi:
"Adam: cosa vuoi che ti faccia?"
Dopo neanche una decina di secondi passati a pensare Paul mi disse con voce pacata:
"Paul: pasta con sugo e tonno mi va benissimo"
"Adam: va bene vada per quella"
Mentre io stavo mettendo l'acqua e accendendo il fuoco Paul non diceva una parola mi appariva sovrappensiero, come molte altre persone che mi circondavano in quel periodo.
Ad un certo punto quando aveva appena messo l'acqua a bollire Paul aprì bocca e disse:
"Paul: senti Adam..."
Io però lo ignorai perchè un problema più grande mi affliggeva.
"Adam: cazzo, ho finito il tonno, che ore sono Paul?"
"Paul: sono le 14.27, perchè?"
"Adam: vado un attimo da Gaetano"
"Paul: ma è chiuso a questa ora il suo negozio"
"Adam: sì, ma lui non va mai a casa per pranzo sta lì a non far niente e a guardarsi la TV in magazzino fino all'ora di riapertura"
"Paul: e tu come lo sai?"
"Adam: una volta mi invitò a pranzo da lui, mi aspettavo che andassimo a casa sua, invece siamo rimasti tutto il pomeriggio in magazzino a mangiare, ridere e giocare a carte"
"Paul: ah..."
"Adam: torno subito, ok? Tu sta qua e controlla quando l'acqua bolle, ok?"
Uscii di casa e mi diressi da Gaetano.
Giunto sul retro del negozio bussai alla porta, Gaetano mi sentii subito e mi aprì.
"Gaetano: we, buongiorno signor.Navarre, come se la passa?"
"Adam: bene Gaetano, ho due favori da chiederti, la prima è che mi serve del tonno in scatola la seconda è che tu ti ricordi che si dice Navarro, non Navarre"
Gaetano mi guardò storto e mi disse:
"Gaetano: tonno? A quest'ora? Vostra moglie è incinta e ha le voglie?"
"Adam: no, non sono sposato, sì mi serve a quest'ora e...in un certo senso ho una persona a casa che ha le voglie, o per lo meno credo, ho un anima in pena e voglio che almeno si tiri un po' sù di morale concedendogli quello che vuole, comprendimi"
"Gaetano: vabbuò, entra dai"
Andai diretto di corsa  verso gli scaffali presi la scatoletta di tonno, lasciai 2 euro in mano a Gaetano e dissi:
"Adam: tienti il resto"
"Gateno: ma mancano 76 centisimi"
"Adam: allora fammi credito, tanto domani pomeriggio son qui a far la spesa"
"Gaetano: ma che credito e credito, te li regalo non son mica un morto de fame"
"Adam: no dai, sai che ci tengo a queste cose, sai bene ch..." Gaetano mi interruppe e disse:
"Gaetano: sì, sì, vabbe, vabbe, tornatene a casa sù, non star in pena per 76 centisimi, sei un amico per me, te li regalerei anche subito!"
"Adam: ho capito, grazie, ci vediamo"
"Gaetano: arrivederci signor.Navarre"
Stavo tornando a casa quando mentre ero fuori incontrai Robert che portava uno scatolone in mano.
"Adam: ciao Robert"
"Robert: ciao Adam"
"Adam: come va?"
"Robert: come va cosa?"
"Adam: la giornata..."
"Robert: ah, non molto bene"
"Adam: cosa è successo?"
"Robert: questo scatolone...contiene del latte che è andato a male, non è scaduto, ma la fabbrica ha detto che non ci vuole risarcire in quanto non ne sono responsabili, colpa della compagnia di trasporti, così ora lo vado a buttare"
"Adam:capisco, dallo a me sto latte lo vado a buttar via io che son per strada verso i cassonetti"
Robert guardandomi incredulo disse:
"Robert: sul serio? Grazie mille Adam, ma come mai lo fai?"
"Adam: oggi son in vena di gentilezze"
"Robert: perchè?"
"Adam: ho avuto una bella giornata"
"Robert: in che senso?"
"Adam: son di fretta scusa, ti racconterò un altro giorno"
Robert sapeva sempre come far annoiare la gente, con un bel terzo grado che richiede risposte complete, che non trovano mai la pienezza assoluta.
Tornando verso casa con lo scatolone in mano passai vicino ai bidoni e dissi tra me e me:
"Adam: col cavolo che li butto..."
Tornato a casa trovai Paul sul divano che sonnecchiava con la pentola che bolliva, subito appoggiai per terra lo scatolone e mi fiondai verso la pentola.
Paul sentendomi correre verso la pentola si svegliò e mi chiese:
"Paul: sei già tornato?"
"Adam: che vuol dire che son già tornato, ti avevo detto di tener d'occhio la pentola"
"Paul: scusa mi son addormentato, comunque trovato il tonno?"
"Adam: sì"
Paul si ridistese sul divano mentre io cominciavo a preparare il sugo con il tonno per condire la pasta che avevo appena buttato dentro la pentola; fino a quando notando lo scatolone in entrata mi chiese:
"Paul: e quello?"
"Adam: niente che ti riguardi"
Quando il pranzo fu pronto mangiammo insieme a tavola e avemmo pure discussione per chiacchierare.
"Paul: Adam"
"Adam: sì?"
"Paul: io...che cosa devo fare con Demetria?"
"Adam: mi sa che ti sei dichiarato troppo presto"
"Paul: siete stati te ed Eric a dirmi che dovevo fare così!"
"Adam: sì ma non sono uno psicologo dell'amore io"
"Paul: e quindi che cosa dovrei fare?"
"Adam: beh..."
Mi presi una pausa di riflessione masticando un buon boccone di pasta, pasta che mi era riuscita stranamente buona questa volta, e dissi:
"Adam: secondo me ti ha solo messo alla prova con quel no, voleva vedere quanto sei serio a riguardo, quindi la cosa migliore non è scappare, io direi che devi mostrarti imperturbabile al suo rifiuto e andare come ogni giorno al Rinos a colazione o a pranzo, se la incontri, salutala sorridente, e cerca di mostrarti più sicuro di te di tanto in tanto, non ho mai visto nessuno conquistare una donna con la pietà".
"Paul: già lo penso anche io, ma cosa devo dire se lei tirerà fuori la questione della dichiarazione?"
"Adam: non lo farà e se lo farà ricordati che la prima regola è apparire imperturbabili"
"Paul: ok, ho capito"
Entrambi tornammo a mangiare silenziosi fino a quando non mi disse:
"Paul: grazie Adam"
"Adam: figurati son tuo amico è il minimo che possa fare"
Finito il pranzo Paul decise di tornare a casa e io rimasi da solo a casa assolto nei pensieri.
Alla fine arrivò la mia quarta notte insonne, i gatti continuavano a miagolare, non sapevo più che fare ormai, quella notte però non mi arrabbiai, decisi di uscire di casa, ma prima di farlo presi due cose che mi sarebbero tornate utile.
Uscito di casa andai nel vicolo, i gatti sembrarono felici di vedermi, forse era finalmente la resa dei conti, il loro piano per rubare cibo ai condomi aveva funzionato e così fu.
Misi per terra due ciotole, e ci versai dentro del latte per questi gatti, alla fine era inutile arrabbiarsi contro degli animali di strada, così forse accontentare le loro richieste li avrebbe fatti sparire.
Una volta finito di versare il latte subito i gatti si buttarono a berlo.
"Adam: spero vi piaccia e che vi sazzi, se non vi basterà...ho altre 30 o 40 confezioni in casa"
Dissi tenendo sotto la giacca uno dei cartoni di latte che avevo preso dalla scatola che avevo portato a casa dal negozio di Gaetano.

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"Note dell'Autore:  Tre capitoli in Tre mesi, tutto combacia...spero.
Comunque, non denunciate Adam alla protezione animali, vi ricordo che è un personaggio di fantasia con lo scopo di far riflettere la gente e farci sorridere.
Visto che è da un po' che non mi faccio vivo con un capitolo di Adam vi dirò qualcosa che mi è successo:
Ho fame, ecco è tutto, beh ci vediamo al prossimo capitolo!"
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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4: Vortice di San Valentino ***


"Massime di Adam: Ogni Lasciata è Persa...questo è il motto del perdente"

CAPITOLO 4: Vortice di San Valentino


Era un giorno qualunque di Febbraio, quella mattina mi stavo dirigendo verso il Rinos, l'aria aveva un odore strano, un odore che non sentivo da un po' di mesi.

Mentre camminavo vedevo gente che si baciava, che si teneva per mano già di prima mattina; uno spettacolo strano ai miei occhi, era San Valentino, ma non me n'ero ancora accorto, forse ero troppo assonnato, in tutti i sensi, per capire cosa succedeva.

"Adam: ma che cos'ha la gente oggi, non vedevo tanti svitati che amoreggiavano all'aria aperta da quando la cometa di Halley passò per l'atmosfera nel 1986, ora che ci penso era pure febbraio, magari è già tornata e non me ne sono nemmeno accorto"

Ad un certo punto una vecchietta dietro di me che a quanto pare aveva ascoltato interessata mi disse:

"Vecchietta: scusi, signore, sta parlando con me?"

"Adam: no, accidenti a lei, guardi che parlare da solo non è reato"

Dopo quella risposta un po' sgarbata mi svoltai a destra per entrare nel soltio bar.+

"Adam: giorno feccia"

Nessuno mi salutò c'erano solo Kirk, Paul e una donna che chiacchierava vicino a Kirk.

"Adam: ho detto giorno..."

"Paul: heilà Adam"

Kirk distogliendo per due secondi lo sguardo dalla donna mi disse:

"Adam: oh ciao Adam"

Kirk non fece in tempo a presentarmi la donna che subito quella disse:

"???: Beh, Kirk devo andare al lavoro, ci vediamo"

I due si salutarono, nello stesso momento Eveline venne fuori dalla cucina e disse:
"Eveline: ciao Adam"

"Adam: ciao Eveline, prendo il solito caffè, ma niente brioche oggi non ho fame"

"Eveline: incredibile, già prendo pochi soldi, senza la tua brioche mattutina come potrò mantenere le spese alimentari..."

"Adam: fa poco la spiristosa che già un euro per le brioche come le fai te è un prezzo da denuncia"

Presi il giornale mentre gli altri risero per la mia battuta, quando ad un certo punto misi via il giornale senza nemmeno aprirlo, in quella giornata forse era meglio se non leggessi il giornale, così decisi di farmi quattro chiacchiere con i miei amici per raccontare l'episodio spaventoso che avevo visto stamattina.

Mi accesi un cigarillos feci due tiri e poi soffiando fuori il fumo dissi:

"Adam: non crederete a quale spettacolo madre natura mi ha messo davanti già alle

7 e 15 di mattina, un formicaio di persone che si muovevano per le vie della città mostrandosi in atti di effusioni amorosi, tra coccole, baci, abbracci ma meno male avranno tenuto il meglio per la serata, non riesco a capire da quando tutto questo è diventato così pubblico quando io ero giovane c'era più rispetto della privacy personale, tra un po' anche le donne per bene andranno avanti con i capezzoli scoperti e nessuno dirà niente, come se perdesse il senso del pudore e del teniamo il meglio per pochi"

Di fronte a questa mia affermazione la prima a metter bocca fu Eveline che mi chiese:

"Eveline: ma di che accidenti stai parlando"

Stavo per dire qualcosa quando Paul mi disse:

"Paul: oh no, non ci credo questa cosa era già capitata quando avevi 17 anni, ti era già successo a quell'epoca credevo che ti fosse passata quell'amnesia da San Valentino"

A quel punto una lampadina mi si accese e il mio sugardo ricadde sull'unico calendario che aveva Eveline nel bar e lessi la data 14/02/12, era San Valentino e non me n'ero nemmeno accorto.

Paul si riferiva all'episodio di quando andando a prove a piedi insieme a lui rimasi stupito nel vedere la gente che si scambiava gesti gentili e amorosi in pubblico anche in piena piazza quando di solito queste cose si facevano nei due parchi di Selice più nascosti e in riva al fiume.

"Adam: cosa? San Valentino? Oh merda, no, questa festa, non di nuovo, perchè deve venire ogni anno? Non può essere una festa che viene solo negli anni bisestili?"

"Kirk: questo è un anno bisestile"

"Adam: oh merda...comunque, sì odio San Valentino, mi conoscete da anni e non credo ci sia niente di cui stupirsi"

"Eveline: non c'è niente di cui stupirsi soprattutto perchè come ogni anno farai il solito monologo identico su cosa ne pensi di San Valentino"

"Adam: non sono così ripetitivo e poi scusami se mi piace ricordare alla gente che San Valentino è un complotto dei soliti venditori di cioccolato, fiorai e gioiellieri; uno sfruttamento emozionale disumano, quindi non è nemmeno una festa, onestamente penso che il comune dovrebbe smetterla di incitare i negozianti a prendere iniziative strane e ambigue, mi son rotto le scatole di questo complotto di San Valentino"

Eveline sbuffando e servendomi il caffè disse ansimando:

"Eveline: e alla fine pure quest'anno hai fatto il solito monologo"

Paul dubbioso chiese:

"Paul: ma l'anno scorso non l'ha fatto"

Kirk prontamente rispose ridendo:

"Kirk: l'anno scorso non era single"

"Adam: che vorresti dire scusa?"

"Kirk: dico che l'anno scorso avevi Railey e non ti sei lamentato di San Valentino, quest'anno sei tornato single e San Valentino lo odi di nuovo"

"Adam: che cosa cazzo vorresti dire scusa?"

"Kirk: voglio solo dire che sei il tipico ipocrità di San Valentino"

"Adam: si già forse hai ragione, forse...devo solo starmene zitto, piuttosto dimmi chi era quella che è uscita qualche minuto fa?"

Kirk tutto contento sia per avermi messo con le spalle al muro sia per il suo ultimo successo con le donne disse:

"Kirk: si chiama Sophie, l'ho conosciuta lo scorso sabato in un bar e in un certo senso tra noi è scattata una certa scintilla, sai..."

Kirk stava per continuare quando all'improvviso Paul si alzò e andò di corsa fuori disse solo:

"Paul: cazzo, sono in ritardo, scusate devo andare"

"Eveline: ma che avrà da fare così presto?"

"Adam: e che te ne frega non è mica tuo figlio, continua Kirk"

Kirk un po' imbarazzato disse:

"Kirk: beh sai...è da un po' di anni che non ho in un certo senso una...vera relazione con una donna e beh Adam tu sei mio amico da molto tempo, volevo chiederti...cosa te ne pare di Sophie?"

Quell'immagine da buon amico che si era fatto Kirk mi riportava indietro nel tempo, ma malinconia a parte, dare giudizi sulla ragazza di un amico non è mai cosa facile, non so perchè ma in quel giorno non avevo proprio voglia di esser onesto, un po' perchè Kirk ultimamente mi stuzzicava con la storia della separazione da Railey e un po' perchè era San Valentino.

"Adam: beh, devo dire che è un bel gesto da parte tua uscire con quella ragazza, credo che sia davvero contenta"

Kirk si ammutolì per un paio di secondi e mi chiese:
"Kirk: i...in che senso, scusa, ha qualcosa che non va?"

"Adam: dico solo che è un bel gesto da parte tua uscire con lei"

La mia frase aveva centrato il bersaglio, un pizzico di bugia e di bastardaggine avevano mandato in confusione Kirk.

"Kirk: Eveline, che sta dicendo Adam?"

"Eveline: ma niente, figurati, Sophie è una ragazza carina"

"Kirk: carina? Oh no questo è uno dei modi di dire di voi donne quando ne vedete una brutta che sta insieme ad un vostro amico"

"Adam: oh andiamo è San Valentino è normale questo genere di cose e poi son orgoglioso di te, hai fatto davvero una buona azione, io ora vi lascio devo andare a scuola"

Spensi il cigarillos sul posacenere e mi alzai finendo di sorseggiare il caffè

"Adam: ci vediamo a pranzo"

Arrivato a Scuola l'ambiente non era tanto diverso dalle strade, mentre camminavo una coppia che passeggiava sul vialetto per uscire dalla scuola mi venne addosso per errore, guardai il ragazzo con uno sguardo davvero cattivo e lui subito abbassando lo sguardo si diresse insieme alla sua metà dove stavano andando e mentre camminavo verso l'edificio dissi tra me e me:

"Adam: tanto si molleranno prima di pasqua..."

In sala insegnanti sembrava l'unico posto neutro dalla malattia di San Valentino.

Appoggiai la 24 ore pesante per lasciare un paio di testi di libri di psicologia che mi servivano per gli alunni di seconda, ora dovevo dirigermi in prima.

L'ora in 1^C durò più del solito, a quanto pare l'amore non era molto diffuso all'interno delle classi ma forse fuori.

La seconda ora mi diressi verso la 2^E mi aspettava un'ora non molto intensa da quella parte.

Appena entrai in classe notai che l'atmosfera era normalissima pure in quella classe; erano tutti presenti, abbastanza normale quando riconsegni una verifica con il voto e tutti son curiosi di sapere come è andata.

Prima di arrivare nella classe passai per l'aula insegnanti e presi quei libri che mi servivano, avevano un utilizzo didattico per quel giorno.

"Adam: buongiorno ragazzi, e il primo che osa augurarmi san valentino tornerà in classe per santo stefano dopo aver fatto la maratona di londra, son di pessimo umore oggi, ma comunque per chiunque me lo chiedesse, sì, ho portato i compiti e gli ho corretti, devo dire..." presi una pausa per pensare come giudicare in generale i compiti e l'unica parola che mi venne in mente fu:

"Adam: regolari" e aggiunsi:

"Adam: nessuna insufficienza e questo è strano, ma allo stesso mi fa felice, vuol dire che state imparando qualcosa, finalmente"

Nella classe cominciò un tumulto di voci sussurrate che nell'insieme facevano davvero un rumore fastidioso, così presi il pacco di compiti e sbattendolo con violenza sul tavolo dissi:

"Adam: silenzio, ora passerò banco per banco a dare il compito e griderò ad alta voce il voto, così perchè mi va e perchè voglio che questo risultato vi rimanga ben impresso nella mente e non solo a voi ma pure ai vostri compagni in modo tale che prima di pensare di abbassare la guardia ci pensiate due volte, forse per voi non ha senso, ma chi è laureato in psicologia qua? Non voi"

Non ci fu alcuna obiezione, la classe appariva tranquilla.

Ero in piedi e comincio la consegna:

"Adam: Ferrovia"

Subito la solita ragazzina un po' indecisa prese il compito e io urlai:

"Adam: otto, brava; poi abbiamo, Otaku"

Mi avvicinai al suo banco e diedi il compito, la faccia della ragazza scoppiò in un urlo di gioia:

"Otaku: Yatta!"

e io urlai a voce più alta

"Adam: nove e mezzo; ora c'è la nostra ficcanaso, Behemounth Sarah"

Diedi il compito e successivamente urlai:

"Adam: sette più; passiamo adesso ad un fanciullo, Patata!"

Subito lui emettendo uno dei suoi soliti strazzi annoiati mi fece cenno di dove fosse

"Patata: eh? Sì son qui"

io dandogli il compito urlai:

"Adam: sette"

Di seguito c'era Fiona in quei giorni fu sempre presente a scuola, mi disse che alla fine ne aveva parlato del suo problema con i genitori e pure con il ragazzo e sembra che seppur tutto sembrasse strano a tutti pian piano ognuno sta facendo il proprio per dare una mano, ma mi ha aggiunto una postilla negativa, ovvero che tutti fan qualcosa tranne il ragazzo in questione; non mi ha ancora detto il nome, so solo che è uno dei ragazzi in questa classe, ma appena lo becco si sarebbe dovuto subire un bel dialogo, non tanto per quello che ha fatto, ma per cosa sta facendo dopo quello che ha fatto; noto che nessuno dei ragazzi ha particolari contatti con le ragazze, così il piccolo inseminatore si nasconde per la paura di esser scoperto, quando già tutta la classe ormai ha saputo la situazione dopo poco che Fiona ne ha parlato con i genitori e addirittura il caso sta per diventare di dominio pubblico visto che le voci volano in fretta.

Passai per dare il compito a Fiona quando vidi che stava con la faccia dentro lo zaino e dissi:

"Adam: Fiona, il tuo compito...Fiona" non sembrava rispondere, ad un certo punto alzò la testa e dalla sua bocca partì un lieve spruzzo di vomito che per poco non prese le mie scarpe, stavo per fare qualcosa quando da uno dei primi banchi si alzò una persona, era un ragazzo, chiunque fosse stato di sicuro preso dai sensi di colpa si era alzato per aiutare l'amata e a quel punto ecco che a tutti fu chiaro chi fosse quel ragazzo, questo fu un colpo di scena non solo per me ma per tutta l'intera classe che non si sarebbe mai immaginata un intreccio simile che fosse sfociato addirittura nel sesso.

"Micheal: Fiona, Fiona non ancora, andiamo in bagno vieni, ti porto io"

Micheal era il vero nome di Scienziato Mancato, nessuno poteva crederci che alla fine il playboy che era riuscito a conquistare la donna della classe fosse in realtà Scienziato Mancato, solo io ero al corrente che fosse un ragazzo della classe, Fiona mi disse che non aveva accennato di nessun ragazzo con nessuna amica che pure lei aveva preferito mantenere il segreto, ma dopo di questa scena era ormai chiaro a tutti cosa stava succedendo.

Fiona e Micheal uscirono di classe senza dire niente, coperti da un silenzio che si era creato in classe.

A quel punto in classe tutti rimasero in silenzio senza saper cosa dire; io invece indisturbato continuai la mia lezione.

Dopo aver finito di consegnare i compiti dovetti spiegare una cosa agli alunni.

"Adam: ragazzi, tornate qua, occhi a me grazie..."

Quando l'attenzione era tornata su di me finalmente, cominciai a spiegare il capitolo successivo o per lo meno come avremmo trattato gli argomenti.

Presi i libri che avevo e tenendolo in mano dissi:

"Adam: questi son cinque libri, della quale quattro sono di Freud e uno tratta riguardo Freud in generale, ho scelto dei libri non semplicissimi e nemmeno lunghissimi a mio parere, voglio che cinque di voi si prendano un libro a testa, che lo leggano e che fra due settimane sappiano esplicare alla classe quello che hanno imparato leggendo questi libri in questo modo, non sarò io a spiegare Freud ma sarete voi; il perchè faccio questo? Prima cosa, voglio provare un nuovo metodo d'insegnamento e siccome non ho molte classi voi siete gli sfortunati prediletti, seconda cosa voglio mettervi alla prova e vedere le vostre capacità, raccomando questo compito a chi vuole intraprendere un futuro in campo psicologico, o psicanalitoco ma anche a chi si sente molto interessato all'argomento, non dovete scegliere ora i candidati fatemeli sapere entro la fine della settimana possibilmente"

Dopo di questo mio monologo sui compiti per casa mi misi sulla cattedra ad accogliere le richieste di spiegazioni sul compito, tutto col compito di distrarre la classe da ciò che era accaduto precedentemente.

Suonata la campanella nè Fiona nè Scienziato Mancato erano ancora rientrati, così dovetti rimandare il discorso per Scienziato Mancato ad un altro giorno; così mi diressi in tutta tranquillità nell'altra prima dove mi aspettavano due ore.

Finita la giornata scolastica decisi di passare a pranzare al bar, però appena fuori scuola ricominciò la malattia di san valentino tra gli studenti ed erano baci e abbracci ad ogni angolo di strada in quel quartiere.

In quella giornata ero talmente pensieroso che non feci nemmeno il solito rituale di guardare dalla porta se ci fosse Layla o meno al Rinos, e quel giorno quella distrazione mi costò caro.

"Adam: buongiorno gente, o forse dovrei dire malgiorno; cavolo che scene disgustose che ci sono per stra...." c'erano seduti Paul, Layla e Kirk che stavano mangiando e subito Kirk mi guardò e mi incitò a stare zitto con il calssico gesto del dito indice posto davanti alla bocca che in quel momento stava masticando un pezzo di un buon tramezzino pomodoro e mozzarella.

Non fui subito scosso dalla presenza di Layla perchè sembra che ci fosse qualcos'altro di preoccupante che bolliva in pentola, infatti dalla cucina si sentirono delle risate che provenivano da Eveline e da un uomo; ero sul punto di chiedere sotto voce cosa stesse succedendo a Kirk, ma non ce ne fu il bisogno. Dalla porta uscì un uomo dai capelli neri scuri ben curati, barba appena appena folta e un fisico mediocre che sembrava aver tinto di gioia il volto di Eveline con uno sguardo dei suoi occhi verdi e del suo sorriso da falso macho che disse:

"???: perfetto, allora ci vediamo sabato, ti passo a prendere io"

"Eveline: sì, perfetto, ci vediamo"

"???: ciao cara, ciao anche a voi"

"Kirk: ciao"

"Paul: ciao"

"Layla: ci vediamo"

L'unica che non lo salutò fui io che subito dubbioso chiesi:

"Adam: chi diavolo era quello scusate?"

Prese parola Eveline che subito disse:

"Eveline: quello è il mio nuovo ragazzo"

"Adam: no non lo è"

"Eveline: cosa?"

"Layla: ehi ciao Adam"

"Adam: sì, ciao Layla, senti vieni in cucina ti devo parlare a quanto pare."

Subito andai dietro il bancone e spinsi per la schiena Eveline in cucina per parlare in privato.

"Eveline: che cosa vuoi Navarro"

"Adam: dico solo che Eric è il tuo ragazzo lui è solo un rimpiazzo, ci scommetto che si è fatto avanti con lo stesso fare con la quale ti ha salutato, intendo dire come uno sciupafemmine, andiamo è come te prima che tu conoscessi Eric si vede lontano un miglio e te stai con lui solo perchè sai che avrai una relazione breve ma abbastanza lunga per far ingelosire quello stupido di Eric"

"Eveline: esatto è uno stupido per questo l'ho mollato per un ragazzo con le palle come Jospeh, tu mi spieghi perchè ogni cosa che ti accade intorno hai bisogno di risolverla, credi che con le tue belle parole rivelatorie farai star meglio la gente, ma sei uno psicologo o l'uccello del mal augurio"

"Adam: son psicologo e so che questa difesa aggressiva e di direzione opposta al discorso che stiamo facendo è solo una via per poterti difendere dalle mie accuse perchè sai che sono vere ma te non sai accettarle, guarda che si capisce che ami ancora Eric e che..."

A quel punto Eveline non si capisce per cosa lo fece ma mi disse urlando:

"Eveline: ora basta Adam, sta zitto lasciami in pace, vattene!"

"Adam: cosa? Solo perchè ti do una mano ora mi cacci vai, già non guadagni molto se mi cacci pure via perderai solo soldi"

"Eveline: mi hai stufato te e il tuo modo di fare da superman che vuole risolvere ogni cosa, vattene dal mio bar"

A quel punto incazzato uscì dalla cucina e mi diressi verso la porta dicendo

"Adam: se proprio lo vuoi sapere mi preoccupo per te perchè sei mia amica nonostante tutte le cose cattive e pungenti che ti dico ogni giorno, ci tengo a te e so cosa provi per davvero visto che ti conosco da più tempo dei tuoi ex ragazzi, di Eric e di questo Joseph, puoi mentire a tutti loro ma non a me, sei come un libro per me, e non uno di quei testi complicati di psicanalisi, ma un fumetto di topolino da quanto ti conosoco bene, non dimenticarti chi c'è stato ed ha fatto molto e chi essendoci non ha fatto niente solo per paura di esser giudicato"

"Eveline: che diavolo dovrebbe significare"

"Adam: che qua dentro sono, son sempre stato e sarò sempre l'unico che ha le palle di dirti le cose così come stanno senza censure o mezze vie, se non sai apprezzare questo allora non sai apprezzare nemmeno me come persona e io reciprocamente non rispetterò te per quello che sei, umana, e nonostante io ti capisca e cerchi di aiutare sembra che non te ne importi niente anche se un aiuto è quello che di cui hai bisogno proprio ora"

Detto questo calò un silenzio nel bar e io me ne uscì senza aggiungere una parola.

Tornato a casa presi la posta dalla buca delle lettere in entrata nel condominio, salite le scale arrivai alla porta del mio appartamento nel secondo piano e subito appena entrato buttai la giacca e le lettere sul divano, fatto sta che una delle lettere atterrando male cadde a terra e la raccolsi subito, era una lettera arrivata da Milano, appena vidi il nome di quella città mi si rizzarono i capelli dal brivido.

La aprì subito e vidi che era un biglietto di san valentino, con scritto "Buon San Valentino da chi ti pensa non solo in un giorno ma tutti i giorni"

la cosa che più mi lasciò pensieroso fu la scritta alla fine:

"con affetto, Railey"

Fui stupito da due cose: la prima era come nonostante avessi cercato di far capire a Railey che fosse finita che la odi ancora per ciò che mi fece in tribunale anni fa, lei anche se distante chilometri da me mi pensava ancora come io facevo ogni giorno, ma sapevo bene, spero quanto lei, che era solo un periodo di transizione prima di ricominciare una nuova vita, la seconda cosa che mi colpì era come le poste avessero potuto consegnarlo con una precisione così incredibile.

Railey mi pensava ancora e questo mi fece pensare se fosse davvero solo un periodo di passaggio prima della prossima relazione o fosse il segnale che quel dicembre e quel sogno non sarebbero mai dovuti arrivare?

I pensieri mi confondevano solo le idee che erano mirate ad aiutare ai miei amici e gente attorno nei loro problemi, stavo aiutando loro, sì, ma son davvero in grado di aiutarli se prima non avrò risolto i miei di problemi? Può un malato davvero curare tutti gli altri malati? No e di sicuro stavo dimenticando una cosa, che l'uomo è egocentrico per natura e ch quindi sta sopra gli altri; quindi come avrei potuto cominciare a trovare la soluzione per tutto scavando dal basso come stavo facendo ora? Dovevo cominciare dall'alto a scavare e questo mi fece capire che dovevo prima risolvere i miei problemi, i miei dubbi e poi pensare agli altri.

Sentii il campanello suonare e subito temetti il peggio visto che oggi avevo reincontrato l'unica persona che non volevo rivedere.

Aprì la porta con calma e vidi che era Kirk, subito lo feci accomodare e lui senza entrare mi chiese solo:

"Kirk: ok Adam, niente scherzi, ora sii onesto"

"Adam: di che diavolo stai parlando?"

"Kirk: sai bene di cosa parlo"

"Adam: no affatto, se magari parlassi potrei capire"

Kirk guardò in basso, prese fiato e rialzato lo sguardo mi chiese:

"Kirk: è davvero così brutta Sophie?"

"Adam: no non dico che sia brutta ma alla fine se piace a te basta e avanza"

Kirk mi guardò negli occhi e disse:

"Kirk: al diavolo non ti chiederò più un opinione su queste cose"

Stava per andarsene quando io dal porta gli dissi:

"Adam: però sai son contento sia stato un flirt facile, sì insomma immagino non avevi neanche molti rivali pretendenti"

Kirk dal corridoio mi urlò:

"Kirk: brucerai all'inferno Adam!"

"Adam: sì me lo dicono in tanti"

Credevo che le visite oggi fossero finite, ma non feci nemmeno in tempo di ributtarmi sul divano che il campanello suonò ancora.

Fu a quel punto che il diavolo venne chiamato e spuntarono le corna.

Suonò il campanello della porta una seconda volta io mi avvicinai e chiesi:

"Adam: chi è?"

"Layla: son io, Layla"

"Adam: ah sì...un attimo"

Il momento peggiore nella quale la bionda potesse farsi vedere era questo, non sapevo cosa fare o cosa dirle, però scappare da lei non avrebbe risolto niente, dovevo agire come un uomo.

Aperta la porta accolsi Layla senza sorrisi o lacrime con il mio solito volto apatico e da intellettuale.

"Adam: dimmi pure"

"Layla: avevo bisogno di parlarti"

La feci accomodare sul divano e le chiesi:

"Adam: ti va qualcosa da bere?"

"Layla: prendo un po' d'acqua"

Aperto il frigo lo fissai per qualche secondo e dissi:

"Adam: ti va bene anche di rubinetto vero?"

"Layla: sì"

"Adam: oh perfetto"

Presi due bicchieri e li riempì d'acqua fresca dal rubinetto, portati i bicchieri sul tavolino in salotto, subito ne bevetti un sorso piccolo, così fece Layla, di seguito cercai di farle sputare il rospo e chiesi:

"Adam: beh dimmi pure cosa devi dirmi"

"Layla: volevo parlarti di quello che è successo oggi al bar, nel senso...sei stato incredibile a mio parere hai fatto benissimo a voler aiutare Eveline non capisco come mai abbia reagito così, ma lei si comporta sempre così?"

"Adam: no, son rimasto stupito pure io ad esser onesto"

Layla non aveva altro da dire apparentemente così si guardò intornoe notando la posta disse:

"Layla: un biglietto?"

Stava per prendere il biglietto che mi ha inviato Railey, era stato rimesso dentro la busta ma un angolo sporgente del biglietto fece capire a Layla cosa fosse quell'oggetto e io prendendolo di scatto alzandomi dalla poltrona dissi:

"Adam: sì è un biglietto che mi ha inviato un mio ex-collega che ora lavora a Milano"

"Layla: un professore?"

"Adam: sì, un professore"

"Layla: non pensavo che i professori inviassero biglietti di San Valentino ai colleghi, non è che è gay"

A quel punto era chiaro che Layla avesse capito cosa fosse e chi l'avesse mandato e io subito tornando serio le dissi:

"Adam: senti, ho capito per cosa sei qui, e onestamente non mi va molto di affrontare questo discorso"

Lei intuendo di cosa stessi parlando disse:

"Layla: è stato il bacio più bello della mia vita Adam"

"Adam: esattamente di questo parlo, cosa diavolo ti è saltato in testa in quel momento? Ero fisicamente e psicologicamente distrutto per l'addio a Railey, perchè l'hai fatto mi hai solo creato più confusione e allontanato ancora di più dal mondo che si stava costruendo felicemente attorno a me"

"Layla: ne sei sicuro?"

"Adam: che vuoi dire?"

"Layla: eri davvero felice e il mondo attorno a te stava diventando davvero così bello come sembrava?"

A quel punto Layla si alzò e venne verso di me che ero in piedi vicino alla scrivania dove avevo appena nascosto il biglietto.

"Adam: non capisco di cosa tu parli"

A quel punto Layla molto vicina a me disse:

"Layla: sai, Adam, io ti amo, ma non è da poco tempo, è da anni che ti amo"

Quella frase mi lasciò completamente spiazzato, conoscevo Layla da pochi mesi, come poteva amarmi da molti anni, quello che diceva non aveva senso

"Adam: che...che vuol dire anni? Ci conosciamo da pochi mesi"

"Layla: oh sì probabile, ma io ti conosco da moltissimi anni già da quando eri giovane e vivevi alla Sunflower, anche se tu probabilmente non mi avrai mai visto dato che vivevo con mia madre e non con mio padre dopo il loro divorzio."

"Adam: continuo a non capire...c...cerca di esser più chiara"

Layla sbuffò e disse:

"Layla: mio padre mi raccontava sempre di te, vari annedoti su di te, mi raccontava di quanto fossi impegnato con la tua band, dei tuoi bei momenti con Railey, di come nonostante fossi giovane cercavi di aiutare tutti quanti come un vero altruista ma nonsotante tutto ti comportassi come un vero vecchio burbero già a diciott'anni"

Ci mettemmo a ridere tutti e due e io dissi:

"Adam: divenni così a circa 14 anni per esser onesto"

"Layla: mi raccontò di quando la tua band fallì per la morte di un certo Richard"

"Adam: Roger"

"Layla: mi raccontava di quando finisti in prigione e tutte le persone di voltarono le spalle, di quando tu non firmasti la petizione per non far distruggere la Sunflower e ottenni una volta fuori dalla prigione come compenso dal comune questo appartamento, rimasi basita quando seppi che non ti eri opposta a questo contratto fuorviante proposto dal comune, inoltre mi raccontò di come una volta fuori tu non tenesti più contatti con i tuoi vecchi amici tranne che con mio padre, di come hai studiato sodo a Padova psicologia, dei tuoi anni alle elementari, dei tuoi nuovi amici al bar, di tutte le tue battute ciniche più sagaci, di tutte le tue lotte per aiutare i tuoi amici, di tutto insomma..."

"Adam: Layla..."

"Layla: com'è possibile non amare una persona tanto ricca ma tanto stupida da non accorgersi quanto sia ricca? Queste parole non ti ricordano niente? Non sembrano vagamente tutto quello che ti diceva Ronald?"

In effetti una frase simile fu pronunciata da Ronald più volte quando fui tentennante quando mi ritrovai a decidere cosa fare e come comportarmi con Railey.

Layla scoppiò a pinagere e si inginocchio a terra, subito la aiutai a rialzare, appena mi accorsi che quello che diceva era vero, ovvero che io non sono solo quella persona cinica e burbera ovvero povera come mi definisco, ma son ricco interiormente senza nemmeno accorgermente, fu proprio lo stesso istante nella quale lei si buttò al mio collo e mi baciò una seconda volta.

Non so perchè ma non me la sentii di respingerla, in quel momento lei mi piaceva, in quel momento nella mia mente avevo solo la faccia di Layla, una donna molto simile a suo padre, una donna forte, allegra anche nella tristezza, ma vederla piangere mi fece capire quanto lei forse mi amasse realmente, anche più di Railey che solo per quei secondi del bacio scomparse dalla mia mente.

Quel San Valentino pazzo si sarebbe concluso con un bacio?

No.

Lei mi prese per la camicia e continuando a baciarmi mi spine in camera dove mi buttò sul letto.

A quel punto lei buttandosi sopra le mie gambe mi tolse la camicia e io feci la stessa cosa a lei; baci di sfuggita scappavano tra bottone e bottone, la passione sembrava averci travolte e la ragione fu messa in un angolo a guardare.

Ritrovatici nudi sul letto ecco che cominciò quella strana follia chiamata sesso.

Layla e Railey sono le uniche donne con la quale abbia mai avuto un rapporto, ma cambiare da Railey a Layla mi fece capire come il sesso fosse diverso nei suoi vari aspetti.

Il mio bacino sembrava muoversi da solo e mentre lei sembrava cominciare a sentire l'eccitazione salire e salire come in un vortice che parte dal basso e va verso la cima, pure i suoi movimenti si fecero più strani più scombinati incomprensibili e selvaggi, creando una strana magia nell'aria.

Il tatto dei nostri corpi nudi non aiutava di certo quel vortice a calmarsi anzi secondo per secondo più la pelle si sfiorava più sembrava che quel vortice di follia e passione ci travolgesse rendendoci le più amabili bestie di quel mondo.

A Layla sembrava piacere ogni cosa che facessi con lei da toccarle il seno, da baciarla in varie parti del corpo addirittura sfiorarla con un dito e infine pure solo guardandola.

Furono ore di baci, parole sconce, e gemiti che si prolungarono per quasi un'ora.

Non credevo che potessi resistere a uno sforzo del genere e nemmeno lei.

Il tutto si concluso con un quarto schizzo di gioia che sembrava liberare tutti i miei problemi, tutti i mali pensieri e le preoccupazioni del giorno, ma in un certo senso anche della vita.

Completamente disfatti lei fu la prima che, nonostante fosse pieno pomeriggio, si buttò sul letto e si addormento dopo una sfaticata del genere.

Il sesso con Layla era qualcosa di diverso era qualcosa di magico e infinito dove il dolore fisico e la stanchezza scompaiono, dove l'impossibile diventava possibile e dove io mi ero sentito bene come non mai.

Solo quando lei si buttò sul cuscino mi resi conto di ciò che avevo fatto e di ciò che era successo e la felicità si trasformo nel suo contrario.

Nudo, mi alzai dal letto e venni colpito a tre dei miei cinque sensi, il naso sentì l'odore del sesso nella stanza, la vista vide il disordine, i nostri vestiti scombinati per terra e il tatto mi fece sentire il calore creatosi nella stanza.

Subito andai in cucina presi un cigarillos e accendendomelo sul divano, mi misi una mano tra i capelli e dissi con tono arrendevole:

"Adam: oh merda....".



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Note dell'Autore: Il capitolo è arrivato in ritardo per un puro problema di decisione sugli eventi che avrei fatto avvenire, come vedete è tutto ABBASTANZA ben pensato ci ho impiegato un po' per penarci ma volevo tirar fuori una svolta importante a questo seguito già dal quarto capitolo.
"Abbiamo avuto il piacere di analizzare i vari problemi che circondano Adam? ora vediamo cosa fargli fare" mi son detto, e con questo pensiero ecco che Adam e Layla l'hanno fatto in un puro vortice di follia irragionevole.
Beh, detto questo ci vediamo al prossimo capitolo, altri colpi di scena ci aspettano nel capitolo successivo e nei prossimi a venire. "


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