I FIORI DEL MALE

di Vivien L
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte prima/seconda ***
Capitolo 2: *** Parte terza ***
Capitolo 3: *** Parte quarta ***
Capitolo 4: *** Parte quinta ***
Capitolo 5: *** Parte sesta ***
Capitolo 6: *** Special ***



Capitolo 1
*** Parte prima/seconda ***


I FIORI DEL MALE
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  Note:questo missing moment è collocato cinque anni prima di "Parole D'amore", ossia nel periodo in cui Bella aspettava Amy.





Parte prima
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  Il dolce baluginio di un caldo raggio di luce solare mi ferì violentemente gli occhi, costringendomi ad abbassare lo sguardo. Sospirai, mentre sentivo la leggera brezza primaverile solleticarmi il volto, insinuarsi fra i miei capelli, trainata dalla dolce fragranza di fresia che saturava l'aria, carica di tensione e aspettativa. Edward mi strinse con forza la mano, sfiorandomi dolcemente il ventre rigonfio con un bacio, e le mie gote si imporporarono di un pudico rossore.

Ridacchiò, accarezzandomi i capelli, lo sguardo luminoso, le labbra piegate in un sorriso estatico.

-Sai che quando arrossisci diventi ancora più bella?- mormorò, suadente, e io alzai gli occhi al cielo, lanciandogli un occhiata esasperata.

-Sai che stai diventando incredibilmente smielato, Cullen?- scherzai, e il suo sguardo divenne serio, senza però perdere la luce ardente che albergava nei suoi occhi verdi e penetranti.

-Spiritosa- rimbeccò, fingendosi irritato, e io appoggiai il capo sul suo petto, respirando il suo profumo dolce, fruttato, sconvolgente nell'intensa scarica di emozioni che mi donava sentire il suo corpo caldo e marmoreo accostato al mio.

-Mmm...forse è Amy che, avendo ereditato la tua vena ironica, mi fa parlare in questo modo- una fragorosa risata fuoriuscì dalle sue labbra rosse e carnose, e Edward mi prese il volto fra le mani, costringendomi ad incrociare il suo volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile, gli occhi stravolti dalla felicità.

Mi accarezzò il ventre, e un leggero brivido d'eccitazione mi sconvolse il corpo.

-Eh già, sono certo che ti sbagli- affermò sicuro, baciandomi la fronte, per poi sussurrare, ad un centimentro dalle mie labbra - Sono sicuro che questa bimba sarà uguale alla sua mamma...- i miei occhi si posarono insistentemente sulle sue labbra, piegate in un sorriso estasiato, e il desiderio si impossessò del mio cuore e della mia anima, lacerando la mia razionalità. Anche lui sembrò provare le mie stesse sensazioni; il suo sguardo si scurì, e un leggero tremore emozionato avvolse le sue mani, placidamente posate ai lati del mio volto. Ci avvicinammo, esitanti, ma una voce ironica e suadente interruppe il nostro idillio.

-Ma guarda i nostri piccioncini...appartatevi se proprio non riuscite a resistere, no?- sbottò Emmett, sorridendo mellifluo. Si avvicinò a me, accarezzandomi teneramente i capelli, e io ridacchiai, stringendomi con più forza al petto di mio marito.

-Lasciali stare, scimmione- sibilò Rose, sbucando dalla porta della cucina...quel giorno eravamo andati a trovare la coppietta a casa loro, considerando il fatto che Emmett e Rosalie convivevano ormai da più di sei mesi e che quest'ultima spesso insisteva per ospitare me e Edward. Le divergenze dovute al divorzio di mio marito con Rosalie, avvenuto più di tre anni prima, sembravano essersi appianate e Rose aveva comunque deciso di continuare a far parte della famiglia Cullen, instaurando una relazione con il fratello di Edward e accompagnandomi nella gravidanza.

Rose sorrise, avvicinandosi a me e porgendomi una tazza fumante di cioccolata calda; a quella vista Edward ridacchiò, avvolgendomi la vita con un braccio e baciandomi i capelli...negli ultimi tempi avevo sviluppato una forte predilezione per il cioccolato, e tutti ne erano al corrente, compresa quella che era ormai divenuta la mia migliore amica.

-Grazie- pigolai contenta, afferrando la tazza e portandomela alle labbra.

Lei rise, una risata acuta, esaltata, che stranamente fece salire un violento brivido d'inquietuine lungo la mia spina dorsale.

-Figurati- sibilò, ironica e sfacciata -amo prendermi cura della mia nuova sorellina-

Le sue parole sembravano tanto una minaccia, ma rimossi subito quell'increscioso pensiero: Rosalie era una mia amica, la donna migliore che avessi mai potuto incontrare, e quelle mie ipotesi furono confermate dallo sguardo estasiato che mi rivolse pochi attimi dopo.

Sorrisi, appoggiandomi al petto di Edward e continuando a bere la mia cioccolata.

Era questa la mia vita, ormai: un uomo che mi amava, una famiglia fantastica e degli amici fedeli...e non avrei potuto esser più felice di così.

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Villa Cullen, poche ore dopo
 

 

-Amore, hai finito?- la voce di Edward mi giunse ovattata alle orecchie, penetrandomi la mente, sconvolgendo la mia razionalità.

Sussultai, impietrita, e un singhiozzo disperato fuoriuscì dalle mie labbra, saturando l'aria, carica di tensione e aspettativa. Mi appoggiai alla piccola porta in faggio del bagno, stremata, inorridita da ciò che i miei occhi stavano vedendo.

-Bella, c'è qualcosa che non va?- una fitta improvvisa al basso ventre mi fece contrarre la schiena in una morsa dolorosa. Annaspai in cerca d'aria, tramortita, e la mia voce, quando parlai, sembrò cristallizzarsi nell'improvviso silenzio della notte, irreversibile come il peggiore dei tormenti.

-Edward...aiutami- fu tutto ciò che dissi, prima che il nulla si impossessasse del mio cuore e della mia anima.

Ai miei piedi una pozza scura lacerava il pudico candore del lineolum del pavimento.

Sangue.
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 Parte seconda
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Note: Questo è uno dei missing moment che ho precedentemente inviato alle lettrici che recensivano "Parole D'amore" Mi sono veduta costretta a postarlo perchè mi sarà fondamentale nel prossimo capitolo in cui, se non si avrà letto questa shot, la comprensione della dinamica degli eventi risulterà molto confusonaria. Il prossimo capitolo, infatti, sarà l'ultimo, in cui ci sarà la famosa e tanto sospirata resa dei conti...tutte le carte verranno scoperte, e anche i pensieri più segreti dei nostri protagonisti.
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Questo missing moment è ambientato nell'intermezzo fra "I giorni dell'abbandono" e "Parole D'amore", nel periodo in cui Bella aspettava Mark.
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 Rosalie
 


Un caldo raggio di luce solare mi ferì violentemente gli occhi, costringendomi ad abbassare lo sguardo. Sospirai, stringendo con più forza una mano di Emmett fra le mie, e il calore della sua pelle adamantina sembrò inciendiarmi l'anima. Pigiai con delicatezza il piccolo campanello in ottone di Villa Cullen, e alcuni secondi dopo la porta si spalancò, rivelando la figura sorridente di Isabella.

I suoi occhi erano illuminati da una gioia profonda, le labbra piegate in un sorriso dolcissimo, le guance colorate da un pudico rossore, che donava al suo pallido volto un candore e una purezza inestimabili.

Involontariamente, un sorriso estasiato comparì sul mio viso, quando le sue braccia delicate si ancorarono alle mie spalle.

-Sono felice di vederti, Rose- mormorò, sincera, e una strana sensazione di calore sembrò  propagarsi nel mio cuore.

...è' possibile amare a tal punto la donna che ha apparentemente distrutto la mia intera esistenza?

La risposta alla mia domanda la scorsi nel suo sguardo cristallino, illuminato da un fervore destabilizzante...nonostante avessi lottato con tutta me stessa per odiare tutto ciò che la sua comparsa nella mia vita aveva rappresentato per il mio futuro, avevo presto compreso che non avrei mai potuto accanirmi contro di lei: Isabella era creatura troppo pura, fragile e delicata, per potersi davvero meritare il mio rancore.

-Ne siamo molto felici anche noi, Bella- sussurrai in risposta, lanciando un'occhiata adorante al mio compagno, e soltanto in quel momento notai la postura rigida che aveva assunto, e lo strano tormento che aveva ottenebrato i suoi occhi scuri e penetranti. Il suo volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile, era innaturalmente statico e fisso sull' esile figura di Isabella: le labbra piegate in un sorriso estasiato, le mani strette a pugno, che si erano improvvisamente scostate dalle mie, lo sguardo lacerato da un bagliore sconosciuto, che fece salire un violento brivido d'inquietidine lungo la spina dorsale. Incuriosita dal suo strano comportamento, sfiorai con una mano la sua schiena, richiamandolo alla realtà.

-Emmett?- mormorai, intimorita, e lui scosse il capo,rivolgendomi uno sguardo spaesato.

-Si, certo- affermò, la voce arrochita dalla sorpresa, ma all'improvviso un sorriso luminoso piegò le sue labbra rosee e carnose. Si scostò dal mio abbraccio, ignorando platealmente la mia presenza e avvicinandosi a mia cognata.

-Come stai, Bella?- sussurrò, afferrandola per la vita e stringendola in un abbraccio delicato. Uno strano senso d'inquietudine si propagò nel mio animo quando una sua mano si accostò a una guancia della donna, lambendola delicatamente.

Isabella arrossì, sorridendo dolcemente.

-Stiamo benissimo, entrambi- si sfiorò il ventre pronunciato con adorazione, per poi tornare a guardarmi, e nei suoi occhi potei scorgere tutto l'affetto che provava nei miei confronti.

Un risolino acuto mi riscosse dal vortice caotico dei miei pensieri, costringendomi a voltare il capo di scatto.

Edward era placidamente accasciato sull'imponente divano del soggiorno, e uno scintillio estasiato illuminava i suoi occhi chiari e luminosi. Fra le braccia stringeva la piccola Emily che, il volto sorridente e l'espressione serena, batteva allegramente le manine, aggrappandosi al petto del papà e riempendo il suo pallido volto di tanti piccoli baci.

Notando il mio sguardo fisso sulla sua figura Edward si alzò, caricandosi la figlia sulle spalle e avvicinandosi a noi.

-Come va, ragazzi?- mormorò, ridacchiando e accarezzando la testolina mora della sua bambina.

Sorrisi...grazie alla sua nuova famiglia Edward sembrava un uomo totalmente diverso dal ragazzo che avevo sposato tanti anni fa: nonostante avesse sempre ammesso l'amore che aveva un tempo provato nei miei confronti, nel corso del nostro matrimonio non lo avevo mai visto così sereno...come se tutta la sua forza consistesse nel sentimento che nutriva per sua moglie e per i suoi bambini. Avvolse Isabella fra le sue braccia, afferrandola per la vita e baciandole i capelli, e un bagliore sconosciuto ottenebrò il suo sguardo cristallino. Nello stesso istante, sentii il corpo di Emmett irrigidirsi, e le sue mani stringersi a pugno.

-Ma che ci fate ancora lì fuori?-cincischiò la donna, sorridendo dolcemente - Venite, ho preparato il tuo piatto preferito, Rose!-

Sul mio volto si dipinse una falsa maschera di terrore -Mi odi così tanto?- sussurrai, e una risata delicata abbandonò le sue labbra.

Arrossì - Non cucino poi così male...- mormorò, abbassando lo sguardo, e Edward sorrise, stringendola con più forza per la vita e baciandole una spalla, lasciata scoperta da un modesto abito in sangallo bianco.

-Non ne sarei così sicuro- borbottò quest'ultimo, e Bella gli lanciò un'occhiata omicida, suscitando l'ilarità generale.

E in quell'impalpabile velo di felicità che era sceso su di noi, non mi accorsi neanche dello strano silenzio che aveva assunto Emmett...un silenzio teso, carico di presagi, che in futuro si sarebbe rivelato portatore delle più atroci sofferenze.

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-Allora Rose, come va al lavoro?- mormorò Bella, giocherellando con la sua porzione di ravioli. Edward le lanciò un'occhiataccia.

-Bella, smettila di fare l'impicciona e mangia, per favore!- scherzò, ma nel suo tono scorsi un velo d'ansia che mi incuriosì. Notando la sorpresa impressa a fuoco nei lineamenti del mio volto, Isabella si apprestò a spiegare, alzando gli occhi al cielo.

-Edward è convinto che io non mi nutra abbastanza...-

-Non ne sono convinto, Bella! E' stato il dottore a dire che...-la interruppe Edward, ma la ragazza sibilò, irritata:

-Oh,per l'amor del cielo, non sono anoressica! Soltanto, non puoi obbligarmi ad ingurgitare cibo a macchinetta! Di questo passo diventerò una mongolfiera...-

-Non dire sciocchezze, Bella! Sei in perfetta forma...-

-Ha ragione Edward- intervenne Emmett con voce profonda, squadrandola intensamente, e un bagliore sconosciuto ottenebrò il suo sguardo cristallino. Prese fiato, per poi continuare -Devi mangiare, Bella...il piccolino ha bisogno di crescere- un pudico rossore si impadronì del volto della donna, ma il sorriso implorante che le rivolse il mio fidanzato la convinse a seguire il suo suggerimento. Sbuffando impercettibilmente, si portò alle labbra una forchettata di pasta, e una strana ansia si impossessò del mio cuore quando scorsi gli occhi di Emmett seguire febbrilmente ogni suo gesto, incantato dalle movenze sensuali di lei.

Bella rivolse un'occhiataccia a Edward.

-Contento?- sbottò, e lui sorrise, baciandole teneramente i capelli.

-Adesso si- mormorò soave, guardandola intensamente, e il silenzio si cristallizzò nell'aria, irreversibile come il peggiore dei tormenti, lacerato all'improvviso dalla voce dolce di Isabella, lo sguardo illuminato da un bagliore improvviso.

-Idea!- trillò, lanciandomi un'occhiata felice, e io aggrottai la fronte, incuriosita - Perchè non vi fermate a dormire qui, questa notte?- senza aspettare alcuna risposta, continuò - Così domattina potremmo andare tutti insieme a comprare la culla per Mark!- rivolse uno sguardo amorevole a suo marito - Edward me l'ha promesso. ma sarebbe fantastico se veniste anche voi!- sentii Emmett al mio fianco irrigidirsi, e io voltai il capo di scatto.

-Che ne dici?- sussurrai, implorante, e lui scosse il capo, le labbra piegate in una smorfia impercettibile -Non so...- mormorò, ma all'occhiata speranzosa di Isabella ogni sua difesa sembrò sgretolarsi nel nulla.

- Se questo ti fa felice, per me va bene-la sua voce era intrisa di livore. Bella gli sorrise, grata, e nello sguardo di Emmett scorsi una luce di pura adorazione che fece contrarre il mio stomaco in una morsa dolorosa.

Uno strana sensazione si affacciò nei miei pensieri, lacerando ogni fibra del mio essere...sensazione amplificata dal sorriso esaltato che il mio uomo rivolse alla donna che aveva irreversibilmente distrutto il mio matrimonio, portandomi via tutto ciò per cui avevo lottato in passato.

...e quello fu il primo di una serie di eventi che mi trascinarono in un limbo in cui odio e sofferenza si erano impossessati della mia vita, inghiottendomi nella più assoluta oscurità.

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Afferrai con impazienza il piccolo asciugamano in velcro che giaceva abbandonato sul letto della stanza degli ospiti,incamminandomi velocemente verso la porta che si affacciava al corridoio di Villa Cullen: era quasi ora di andare a letto, ma mi ero all'improvviso resa conto che avevo dimenticato di chiedere ad Isabella se aveva degli indumenti per la notte da prestarmi. Varcai la soglia, affrettandomi a raggiungerla nella stanza di Amy: sicuramente stava tentando di farla addormentare, dato che spesso si era lamentata con me del fatto che la piccola avesse difficoltà a prender sonno.

Dalle risatine infantili mi penetrarono la mente, trainate dalla voce dolce e cristallina di Bella.

-Amy, amore, smettila di agitarti! Fai la nanna, su!- sorrisi: quella piccola peste doveva davvero essere difficile da tenere a bada. Un caldo raggio di luce artificiale filtrava delicatamente dall'uscio socchiuso della stanza, segno che la bimba quella sera proprio non ne voleva sapere di addormentarsi. Scuotendo il capo, mi avvicinai alla piccola porta in faggio, ma un'ombra scura attirò la mia attenzione, costringendomi ad arrestare i miei passi, spaesata.

All'improvviso successe.

Il mio cuore sembrò accelerare il suo lento intercedere quando scorsi l'alta e imponente figura di Emmett placidamente addossata all'uscio della piccola stanzetta, le mani strette a pugno, l'espressione imperturbabile, velata da una sofferenza talmente acuta da sfigurare il suo pallido volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile.

Il dolore si impossessò del mio animo quando la mia mente elaborò il reale significato di ciò che si era così violentemente parato dinnanzi ai miei occhi: Emmett la stava spiando.

E il mio cuore si frantumò definitivamente in mille pezzi quando scorsi una pallida lacrima lambire delicatamente le sue gote, le labbra piegate in una smorfia tormentata.

Improvvisamente, il significato di ogni gesto, ogni sguardo, ogni parola che l'uomo di cui mi ero così impetuosamente innamorata aveva rivolto ad Isabella acquistò un nuovo, sconvolgente significato.

E il nulla della mia disperazione mi inghiottì, trascinandomi nell'infinito limbo della mia opprimente solitudine.

Di nuovo.
  

 

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Capitolo 2
*** Parte terza ***


 

 I fiori del male
Parte terza
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 Note: questo missing moment è collocato fra il terzo e il quarto capitolo de "I Giorni dell'Abbandono".
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Enrico Caruso, Mi par d'udire ancora

 

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Nitimur in vetitum semper cupimusque negata

-Ovidio-*

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Emmett

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Il dolce baluginio di un caldo raggio di luce solare mi ferì violentemente gli occhi, costringendomi ad abbassare lo sguardo.

Sospirai, torcendo nervosamente il piccolo ciondolo dorato che stringevo fra le mani, lanciando un'occhiata esasperata verso le sponde occidentali della sala, dove scorsi mio fratello afferrare un piccolo bicchiere di scotch e portarselo alle labbra con una lentezza quasi esasperante.

-Non posso più vivere in questo modo...non ce la faccio- si prese il capo fra le mani, gemendo silenziosamente, ed un sospiro sconfortato abbandonò le mie labbra.

-Non so cosa dirti, Edward...sei sicuro di ciò che stai facendo?-

Edward alzò il capo di scatto, fulminandomi con i suoi occhi chiari e luminosi, e un violento brivido d'inquietudine risalì lungo la mia spina dorsale.

Sbattè il bicchiere sull'imponente tavolo del soggiorno, sbuffando rumorosamente e passandosi una mano fra i capelli, esasperato.

Non sembrava neanche più l'uomo calmo e posato che avevo conosciuto fino a pochi mesi prima, ma un estraneo che si era impossessato del corpo e dell'anima di mio fratello, assumendone il pieno controllo.

Una creatura divorata dall'amore, annichilita dalla passione verso una donna che non avrebbe mai, mai potuto avere, il suo cuore e la sua mente si stavano lentamente logorando, cancellando anche l'ultimo barlume di razionalità che imperversava nella sua vita.

-Emmett- ringhiò, infervorato; la sua voce era intrisa di livore - Dannazione, se ne fossi sicuro in questo momento sarei qui a torturarmi in questo modo?- prese fiato, scosso, per poi continuare - la situazione con Rosalie si sta facendo sempre più critica.Ha capito, Emmett...ha capito tutto. Sa che non l'amo più, sa che quando facciamo l'amore non faccio altro che pensare ad Isabella- quando pronunciò il suo nome, una luce estasiata brillò nel suo sguardo...una luce che mi costrinse ad abbassare il capo, perchè non riuscivo a concepire, ma soprattutto ad accettare, l'amore che scorgevo animare i suoi occhi chiari e penetranti.

Non adesso, non ancora.

Non lei, semplicemente.

-Non ce la faccio più, Emmett. Amavo Rosalie, l'amavo con tutto me stesso, ma adesso sento che il mio cuore non gli appartiene più...-

-Come sta Bella?- mormorai, interrompendo il suo discorso, e lui si passò una mano fra i capelli, esasperato.

Aggrottò la fronte.

-Male...non riesce a riprendersi dall'abbandono di quel bastardo- sputò quelle parole con rabbia, ed io sobbalzai, sorpreso.

Strinse i pugni - Vorrei soltanto poterlo guardare in faccia un' ultima volta...vorrei ucciderlo, farlo pagare per tutto il male che le ha fatto-

-Lei non vorrebbe questo- lo interruppi, piccato, e lui sospirò.

-No- convenne, lanciandomi un'occhiata rassegnata - non lo vorrebbe...ma non riesco a sopportare di vederla ridursi in quello stato. Isabella è così fragile, Emmett...basterebbe un niente per distruggerla-

-Ed è per questo che la ami- sussurrai, e lui sorrise amaramente.

-No...non è questo il motivo. Emmett, quando l'ho conosciuta, l'ho odiata proprio per questa sua eccessiva fragilità: è sempre stata una ragazza molto docile, mansueta...caratteristiche, queste, che non mi hanno mai attratto in una donna. Ma lei...lei non è soltanto questo- prese fiato - Bella ha un animo tremendamente puro e sincero, Emmett...sarebbe disposta a sacrificare tutto per le persone che ama..qualsiasi cosa. Ed io non ho mai conosciuto gioia più grande del prendermi cura di lei.-

- Questo però non risolverà i tuoi problemi, Edward- presi fiato, tentando ancora una volta di dissuadere mio fratello dal distruggere la sua vita...e la mia.

-Non pensi a Rosalie?- mormorai, e lui strinse i pugni - non pensi al dolore che le stai causando con questo tuo comportamento? Lei ti ama, Edward, e non merita questo-

-Lo so, ma non mi importa!- ribattè, infervorato, passandosi una mano fra i capelli...sembrava disperato; i suoi occhi ardevano di un parossismo che mi destabilizzò.

Alzò lo sguardo, illuminato da una luce sofferente - Io so che Rosalie mi ama,credimi, ma non posso più vivere in questo modo. Sono mesi che lotto contro l'amore che provo per Bella.Emmett, sento che non posso vivere senza di lei...non più- aggrottò la fronte, alzandosi e raccattando frettolosamente il suo cappotto.

Si diresse verso l'ingresso, ed io lo seguii, afferrandolo per le spalle e costringendolo a voltarsi.

-Che vuoi fare?- ringhiai, e lui sospirò, crucciato.

-Vado da Bella...devo sapere come sta. E questa sera andrò anche da Rosalie...devo mettere in chiaro la situazione una volta per tutte,Emmett.Bella sarà mia, nessuno mi impedirà di averla...neanche Rosalie Hale-

-Vuoi farlo davvero, Edward?- urlai, sconvolto, e nel suo sguardo comparve un fervore sconosciuto, destabilizzante.

-Si, Emmett.Voglio dirle addio, e voglio farlo adesso- mormorò sicuro, per poi continuare - la donna che amo non è più Rosalie...è ad Isabella che appartiene la mia anima, ormai. E voglio potermi costruire una vita con lei-

Quelle parole, pronunciate con tanto amore e devozione, sembrarono corrodere il mio cuore sanguinante, e l'eco del dolore che provai in quel momento mi gettò in un baratro da cui difficilmente sarei riuscito a risalire.

 


Sabato 24 Ottobre 2004, quattro anni dopo

 

Le note soavi di un pianoforte in lontananza si diradarono nell'aria, penetrandomi la mente.

Sospirai,afferrando il piccolo bicchiere di Black Commons e portandomelo alle labbra. Una risata dolce e cristallina mi riscosse dal vortice caotico dei miei pensieri, costringendomi a voltare il capo di scatto.

In quel momento la vidi, bellissima nel suo abito bianco dalle tinte slabrate, che illuminava il suo pallido volto dalla bellezza eterea, irraggiungibile, facendolo brillare di una luce nuova ed ammaliante, i lunghi capelli scuri che le ricadevano in morbidi boccoli lungo le esili spalle, gli occhi languidi e sinceri carichi di tenerezza.

Isabella accarezzò con dolcezza la piccola protuberanza che spiccava sul suo ventre, e le braccia calde e protettive di Edward la strinsero con amore, lo sguardo chiaro e cristallino illuminato da una luce ardente...sembrava stordito dalla felicità.

Ero alla festa organizzata da mio fratello per celebrare il loro terzo anno di matrimonio...un anno segnato dalla gioia del loro amore, dalla sconfinata felicità che aveva sancito la loro unione, e tutto ciò che ero in grado di fare, in quel momento, era crogiolarmi nella mia solitudine, annegando le mie frustrazioni nell'alcol e nella noia che aveva ormai avvolto la mia intera esistenza.

Sospirai, e fu allora che una voce dolce e cristallina si insinuò nel vortice dei miei pensieri tormentati.

-Sono molto carini insieme, vero?- voltai il capo di scatto, scontrandomi con gli occhi azzurri e penetranti di Rosalie Hale.

-Già...- mormorai, laconico, e lei sorrise; un sorriso amaro, memore del dolore che doveva aver rappresentato, per lei, presenziare al lieto evento.

-Un barbon, per favore- mormorò poi in direzione del barista, accomodandosi al mio fianco e rivolgendomi un'occhiata penetrante.

-Come va, Rose?- sussurrai, e lei abbassò il capo, facendosi scudo con i capelli per tentare di celarmi la sua espressione.

-Potrebbe andare meglio...- rispose, ed io sospirai, afferrando ancora una volta il mio bicchiere e portandomelo alle labbra.

-Si, anche per me- mormorai, e lei sorrise, lo sguardo carico di malinconia.

Avevo sempre ammirato Rosalie Hale: era una donna forte, che sapeva cosa voleva dalla vita, e che faceva di tutto per ottenerlo...il mio esatto opposto, in pratica.

Eppure, nel suo sorriso luminoso mi sembrò di scorgere una scintilla di tenerezza che mi destabilizzò: come faceva ad essere felice se a pochi metri da lei l'uomo che aveva amato più della sua stessa esistenza osservava con occhi innamorati un'altra donna, accarezzando con dolcezza il figlio che portava in grembo?

E in quel sorriso...in quello sorriso scorsi tanto, troppo amore represso, un sentimento che conoscevo bene, e che forse, ero pronto per donare a qualcun altro...o forse no.
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*Tendiamo sempre a ciò che è vietato, e bramiamo ciò che ci viene negato
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Alcuni li hanno già letti, altri invece no...continuerò a pubblicare i missing-moment di "Parole D'amore" e de "I Giorni dell'abbandono" e, se volete, ne creerò anche di nuovi. Proponete ciò che vi farebbe più piacere leggere, ed io proverò ad accontentarvi. :) Un bacio, E.


eT  

 

Tendiamo sempre a ciò che è vietato e bramiamo ciò che ci viene negato.

 

Tendiamo sempre a ciò che è vietato e bramiamo ciò che ci viene negato.

 

Tendiamo sempre a ciò che è vietato e bramiamo ciò che ci viene negato.

 

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Capitolo 3
*** Parte quarta ***


 

I fiori del male
parte quarta



Note: questo missing moment è ambientato tre anni dopo la fine di Parole D'amore.







 

-Papà, no! Non lo voglio, non mi piace il cioccolato!-

Questa caratteristica di Emily -il fatto che non le piacciano i dolci al cioccolato- mi ha sempre incuriosita. Io e Edward adoriamo letteralmente qualsiasi cosa che contenga questo ingrediente, e così anche Mark, che è sempre andato in visibilio di fronte alle mie famose crepes alla nutella. Quasi avesse avvertito il corso che hanno preso i miei pensieri, mio figlio inizia a battere le mani, entusiasta, spalancando gli occhioni castani e agitando le manine verso Edward, che oggi ha deciso di prendersi una pausa dal lavoro e di imparare a cucinare. Uno sforzo notevole da parte sua, considerando che, prima che ci incontrassimo, i suoi pranzi erano costituiti da un panino al volo e cibi pre-confezionati. Neanche Rosalie -il suo nome mi causa una fitta allo stomaco che tento di ignorare- sapeva cucinare, e questo spiega tutto sulle dubbie abitudini alimentari di mio marito.

-Emily, sta' buona- borbotta Edward, pensieroso, soppesando silenziosamente una confezione mezza piena di farina.

-Basteranno trecento grammi, Bella?-

Mi sfioro il ventre gonfio con una mano, facendo una smorfia quando sento i piedi di mio figlio premere sulla mia pancia. Sono al sesto mese di gravidanza, e io ed Edward abbiamo saputo da poco che la creatura che porto in grembo è un altro maschietto. Inutile dire che lui è stato felicissimo quando gli ho comunicato che la nostra famiglia si sarebbe presto allargata, e che mi ha affiancato passo passo durante il difficile periodo della gestazione, in cui gli sbalzi di umore, le nausee mattutine, le improbabili voglie -Dio solo sa come Edward abbia fatto a recuperare una vaschetta di fragole fresche nel bel mezzo dell'inverno- mi rendevano a dir poco insopportabile.

-No, non mi piacciono-

-Zitta!- urla Mark, sull'orlo delle lacrime. Emily stringe la mascella, e le sue guance avvampano. Questa caratteristica l'ha sicuramente ereditata da me... peccato che io sia molto più brava di lei nel controllare i miei eccessi di rabbia.

E infatti, poco dopo le sue manine afferrano una ciocca di capelli di Mark, tirandogliela con forza, e mio figlio scoppia a piangere, strillando una sequela di epiteti davvero poco carini in direzione della sorella.

-Stupida, stuuuuupida!-

-Mamma, senti cosa mi dice!-

-No mamma, mi ha tirato i capelli! Diglielo che è cattiva! Mostro!-

Alzo gli occhi al cielo, premendo sui braccioli del divano e tentando di sollevarmi, nonostante la poca agevolezza di movimento che la gravidanza implica. Sono sempre stata piuttosto minuta e, di conseguenza, il mio ventre gonfio inizia a notarsi sin dai primi mesi della gestazione, facendomi diventare ancora più goffa del solito.

In quel momento Edward si volta, e i suoi occhi incontrano i miei, facendomi rabbrividire di piacere. Il desiderio che intravedo nel suo sguardo mi fa avvampare, ma mi sento segretamente compiaciuta dal fatto che, nonostante i miei chili di troppo e il mio aspetto scarruffato, mio marito continui a sentirsi attratto da me.

Nel suo viso passa un lampo di nervosismo. E' sempre stato così, con lui, sin da quando aspettavo Emily: durante la gravidanza diventa ancora più protettivo del solito, quasi maniacale nelle sue innumerevoli premure e nelle attenzioni che mi dedica. Non posso pretendere di cambiare anche questo lato del suo carattere, nonostante lui stesso sia consapevole che, a volte, la sua protettività è davvero eccessiva.

- Bella, sta' giù- ordina, risoluto, per poi rivolgersi ai bambini - Mark, smettila di infastidire tua madre: non vedi che è stanca?Emily- il suo tono s'indurisce, ed è strano sentirlo parlare a sua figlia in maniera così severa, considerando che neanche l'abitudine di accontentare tutti i suoi capricci è scomparsa - Non ti piace il cioccolato, okay. Ti ho già promesso che ti preparo la torta alle fragole - Emily inizia a saltellare, contenta, ma lui frena subito il suo entusiasmo - Ma se ti azzardi un'altra volta a tirare i capelli a tuo fratello...- e a quel punto s' interrompe, lanciandomi un'occhiata smarrita. Gli faccio un cenno col capo, e lui sospira profondamente: sembra sofferente di fronte all'idea di infliggere una punizione alla sua adorata figlia femmina, che ama più di qualsiasi altra cosa al mondo e che, fino a qualche tempo prima, non avrebbe mai osato contraddire. Ma questa è una delle condizioni che gli ho imposto quando ho deciso di tornare a vivere con lui, quasi tre anni prima: avrebbe dovuto cercare di essere un po' più severo con i bambini.

-Io...non ti faccio vedere i cartoni per una settimana-

Scuoto la testa, rassegnata, e i suoi occhi si accendono di una scintilla implorante.

-Non la spaventerai mai in questo modo- sussurro a bassa voce, facendomi sentire soltanto da lui -Emily odia i cartoni: li trova noiosi-

Edward prende un respiro profondo -Ok...non ti porto più al parco-

Emily rimane impassibile, incrociando le braccine al petto, e un sorriso furbo gli illumina il viso. Edward mi guarda, disperato, ed io rido leggermente di fronte alla sua espressione smarrita.

-Le bambole- mimo le parole con le labbra, e lui stringe i pugni. Mi si avvicina, chinandosi verso di me e permettendomi di respirare il suo profumo.

-Non possiamo toglierle le bambole, sono tutta la sua vita!- esclama, profondamente turbato di fronte a quella prospettiva.

Scuoto il capo, risoluta -Fai il tuo dovere, Edward- cerco di mostrarmi impassibile , e lui affloscia le spalle, rassegnato.

-Bene- dice, serrando la mascella, offeso -Molto bene- torna a rivolgersi a nostra figlia -Emily, se continui a dar fastidio a tuo fratello io...- esita, prende fiato, sospira -Io...-

-Forza, Edward- lo incito, tentando di non scoppiare a ridergli in faccia. Raddrizza la schiena, imperturbabile -Io non ti compro quella bambola che ti piace tanto...com'è che si chiama?-

-Tanya- gli suggerisco, divertita, e lui annuisce fieramente.

-Tanya, sì- gonfia il petto, inorgoglito -Non ti compro più Tanya-

Gli occhi di Emily si spalancano, increduli e sgomenti, riempendosi di lacrime.

Il viso di Edward si incupisce, e dalle sue labbra serrate capisco che sta lottando per non cedere alla tentazione di prenderla in braccio e rassicurarla.

-Su questo è uguale a te- mi rimprovera, quando la bambina scoppia in un pianto convulso e gli rivolge uno sguardo da cucciolo bastonato.

-Io non sono così capricciosa, e neanche Mark lo è- rispondo stizzita, incrociando le braccia al petto -E' colpa tua se Emily è venuta su così viziata-

-Non intendevo questo- precisa, impettito, chinandosi su di me e prendendomi il viso fra le mani. I suo occhi brillano d'amore e ammirazione. Mi lascia un dolce bacio sulle labbra, un altro e un altro ancora -E' solo che anche tu l'hai sempre vinta, esattamente come lei-

-E' diverso- rimbecco -Io non ti chiedo chissà cosa-

Un suo sopracciglio svetta verso l'alto -Ah no?- sussurra divertito -E quella volta che hai voluto fare un pic-nic a metà Dicembre, e quando siamo tornati a casa avevi trentotto di febbre?-

-Trentasette e mezzo- specifico, avvampando di vergogna. Sorride.

-Beh, non cambia poi molto. Perché non parliamo della volta in cui mi hai costretto a donare tutti i nostri abiti ad un'organizzazione no profit di cui si è poi scoperto che i fondatori rivendevano i vestiti all'asta, depositando tutto il ricavato nei loro conti in banca?-

-Ed io come facevo a saperlo?!- sibilo indignata, e un lampo ironico gli attraversa lo sguardo. Scoppia in una risata cristallina, contagiando anche me.

-All'epoca ci eravamo appena sposati- sussurro, perdendomi nei miei pensieri, ignorando il pianto convulso di nostra figlia, i singhiozzi soffocati di Mark e lo strano odore che proviene dalla cucina -Erano proprio bei tempi, quelli-

Il viso di Edward si tende; sembra strano, turbato, e un'ombra di panico compare sul suo viso, oscurando la sua bellezza -Adesso non lo sono? Non sei felice, Bella?- la voce gli trema, e so che i fantasmi del passato sono tornati a tormentarlo. Nonostante i nostri problemi si siano risolti, nonostante il nostro amore, dopo tutte le incomprensioni, i litigi, le delusioni e i tradimenti, sia rinato più forte di prima, sono consapevole che Edward è ancora terrorizzato dall'ipotesi che io decida di lasciarlo. Ancora una volta.

Scuoto il capo, e il mio cuore si riempe di tenerezza di fronte alla sua espressione smarrita -I giorni dell'abbandono sono finiti, Edward- sussurro, raccogliendo le sue mani fra le mie e portandomele al viso. Mi accarezza le guance, le palpebre abbassate, la punta del naso, ridiscendendo sulle mie labbra e sfiorandole dolcemente. Mi sento fremere dal desiderio, e lui se ne accorge, perché un lampo di eccitazione illumina il suo sguardo.

-Ti amo- continuo, sicura delle mie parole - E sono qui, con te. Non ti lascerò più. Mai più-

Fa per rispondere, e un sorriso splendente modella la sua bocca, ma in quel momento un urletto strozzato ci riscuote e, voltando il capo di scatto, mi accorgo che Mark indica inorridito la porta della cucina, gemendo silenziosamente.

Un'espressione sgomenta si fa strada sul viso di Edward.

-Oddio, la torta!-

 

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Questo missing moment è un inedito, fresco fresco di Word. Ho voluto tratteggiare la vita quotidiana di Edward e Bella dopo ciò che è accaduto in Parole d'amore. Questa Bella è un personaggio estremamente dolce, materno, e Edward è un uomo dedito alla famiglia e agli affetti, di conseguenza ho immaginato che, dopo Emily e Mark, potessero starci benissimo degli altri bambini. I vostri suggerimenti sono stati molto validi, e li prenderò di certo in considerazione per i futuri missing moment. Ringrazio Eliza1755, LindaWinchesterCullen, Bellsmarie80 e  Mara71 per aver commentato lo scorso aggiornamento. Continuate a suggerire, a proporre e ancora a suggerire, perchè ogni tanto mi prendono i lampi di ispirazione, e con le vostre idee ho già la strada spianata per metà nello scrivere nuove shot. Spero che il missing moment vi sia piaciuto...fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacio, Eli.

 

Ps: non so se alcune di voi si ricordano della bambola Tanya, molto simile alla Barbie ma ancora più pacchiana XD (le chiome cotonate erano il massimo della sua espressività ù.ù). Se non ve la ricordate,eccone una: Tanya

 

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Capitolo 4
*** Parte quinta ***




I fiori del male
parte quinta
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Note: questo missing moment è ambientato durante il terzo capitolo de I giorni dell'abbandono.

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Ho visto anche la neve sciogliersi di colpo e ora lo so, ti amo
Ho chiesto fin troppo ed ora lo ammetto
Mi asciugherò di colpo e poi sarò contento di nuovo
Scolpiscono un cuore di piombo
Ci sono cose che pesano, pesano, pesano
Ci sono cose che schiacciano

 

 

 

- E così Jessica ha lasciato il lavoro ed è fuggita con Mike? - mi stringo nelle spalle, sorseggiando lentamente il mio caffè e rannicchiandomi nella coperta di lana a righe bianche e blu. Prendo un respiro profondo: il profumo di Edward mi sferza le narici, facendomi sorridere amaramente. E' così dolce, delicato, familiare...assolutamente perfetto. E tuttavia non è il profumo adatto a me. E' un altro odore che al momento agogno sentire, un odore diverso, più deciso e aromatico, che sa di amore e rimpianto e nostalgia. Sospiro, ignorando la fitta di dolore che mi attraversa il petto.

- Già. Non mi ha neanche salutata - Renèe tace, pensierosa, per poi scoppiare in una risatina divertita.

- Beh, l'ho sempre detto che quella ragazza è un po' strana - annuisco sommessamente, anche se so che mia madre non riesce a vedermi. Jessica è sempre stata una donna difficile da capire: spigliata e vivace, non ha mai esitato a buttarsi in nuovi progetti e il suo ottimismo le ha sempre permesso di vivere giorno per giorno con il sorriso di chi sa che qualcosa di meraviglioso l'attende dietro l'angolo, e aspetta soltanto di essere scoperto. Ma non avrei mai immaginato che potesse commettere una simile follia: fuggire con il suo ragazzo storico, Mike, senza un centesimo in tasca e come unico appoggio la stabilità economica del suo fidanzato. Io non riuscirei mai a comportarmi come lei: chi vorrebbe dipendere totalmente da un uomo senza essere concretamente in grado di provvedere al proprio futuro?

Ma anche tu sei dipendente, Bella. Non economicamente, non per questioni che riguardano il denaro, ma Edward è diventato una certezza sempre più fondamentale nella tua vita, e il solo pensiero di perderlo ti distrugge.

Scuoto il capo.

Lancio un'occhiata distratta al piccolo orologio posto sulla mensola del caminetto, che segna le undici e venti. Strano che Edward non sia ancora arrivato. Mi aveva promesso che avremmo cenato insieme. Aveva detto che avrebbe portato il vino, e gli ho addirittura cucinato il suo piatto preferito. So che Edward è un uomo impegnato. So che ha una moglie di cui prendersi cura e un'azienda da mandare avanti, e tuttavia il pensiero che si sia dimenticato di me mi fa salire un brivido lungo la schiena. Scrollo le spalle, ripetendomi che Edward non ha nessun obbligo nei miei confronti.

Devo imparare a convivere con la mia solitudine. Devo riuscire a trovare la forza di camminare sulle mie gambe e di muovere i primi passi verso una vita senza Jacob. Facile a dirsi, ma la pratica è un po' più complessa della teoria.

In ogni caso, questa sera non ho nulla da fare -che novità!- e crogiolarmi in questi tristi pensieri non ha senso. Guarderò un film, sgranocchierò qualche manciata di patatine e cercherò di non lanciare ogni cinque minuti sguardi speranzosi verso la porta. Edward ha le chiavi; se non si è scordato di venire a trovarmi, potrà benissimo entrare senza il mio beneplacito. Sospiro.

- Mamma, ora devo lasciarti - Renèe esita; sembra titubante, come se le parole non ne volessero sapere di uscire dalla sua bocca. Sento il suo respiro accelerare: è in ansia per qualcosa, anche se non ne capisco il motivo.

- Tu come stai, Bella? - sputa tutto d'un fiato, facendomi sobbalzare per quell'inattesa domanda. Io e mia madre non parliamo spesso. Il nostro margine di conversazione si limita a frivoli pettegolezzi e notizie generali sui nostri rispettivi lavori. La mia timidezza e la sua eccessiva esuberanza non sono due elementi ben congeniati, ecco.

- Io... - gli occhi mi si riempono di lacrime. E' sempre la stessa storia, ogni volta che qualcuno mi porge una simile domanda. Perchè so che non merito che gli altri si interessino di me. Cosa potrebbero trovarci di interessante in una ragazzina sciatta e senza alcuna attrattiva? Isabella Swan: la persona più ordinaria della terra. Jacob lo ha capito dopo quattro lunghi anni di relazione; mio padre cerca di nascondere il disinteresse che prova nei confronti della mia vita, ma non potrebbe mai riuscirci agli occhi della sua stessa figlia. Edward se ne accorgerà presto, ne sono più che sicura.

- E' tutto okay, mamma - continuo a fatica, stringendo i denti e serrando i pugni nel tentativo di non esplodere in uno dei miei patetici pianti a dirotto - Sto bene. Va tutto bene - ripeto, ma lei non sembra convinta.

- Ne sei certa? - un respiro profondo, e poi: - Ti sento un po' giù di morale ultimamente -

Faccio per rispondere che non c'è niente che non va -il solito monologo: va tutto a meraviglia, sono solo un po' stressata dal lavoro, il mio capo non mi da' tregua (questa scusa ho smesso di usarla da un pezzo) eccetera, eccetera-, quando la porta d'entrata si spalanca di colpo, e dall'uscio socchiuso fa capolino un Edward dall'espressione a dir poco sconvolta.

- Mamma, devo andare - mormoro assente e, senza neanche salutarla spengo il telefono e lo lascio cadere sul divano, sbalordita.

- Che cosa... - ho paura di pronunciare quelle parole, e tuttavia mi costringo a farlo - Cosa è successo? -

Un lungo, interminabile istante di silenzio, e poi: - Ci sono andato a letto, Bella - scuote il capo, annichilito dalle sue stesse parole. Percorre il piccolo soggiorno con un'ampia falcata, raggiungendomi e sedendosi ai miei piedi. Raccoglie le mie mani fra le sue - Sono andato a letto con Rosalie - il senso di colpa che leggo nel suo sguardo mi fa rabbrividire. Non posso negare che la sua confessione mi abbia causato uno strano senso d'angoscia che, in ogni caso, cerco subito di cancellare, perché so che Edward è un uomo sposato e che non ha alcun obbligo nei miei confronti.

So che mi lascerà sola, prima o poi. So che mi abbandonerà per tornare dall'amore della sua vita. Anche lui. Ancora una volta.

Mi chiudo in un diplomatico silenzio, e Edward poggia il capo sulle mie gambe. Mi si stringe il cuore nel vederlo così disperato, come se mi avesse fatto un torto irreparabile e meritasse la gogna per questo.

- Va tutto bene, Edw... -

- No che non va tutto bene, Bella - scuote la testa - Non avrei dovuto farlo - la voce gli trema. Mi bacia le mani una, due, tre volte, ed io non so cosa pensare di fronte alla sua espressione tormentata - Mi spiace così tanto. Lei era lì ed urlava e mi accusava di averla tradita, ed io non ho potuto fare a meno di arrabbiarmi. Una discussione tira l'altra, e ho deciso di accontentarla solo per levarmela di torno -

- Non dire così, Edward - le lacrime mi bruciano gli occhi. Trattengo il respiro - E' tua moglie - dico impassibile - E' la donna che hai sposato, ed è giusto che... -

-Non che non è giusto- mi interrompe irato - Non lo è - i suoi occhi sembrano volermi trafiggere l'anima. Sono così tristi, così addolorati che non riesco a non provare tenerezza vedendo il suo viso pallido e scavato preda di un incomprensibile rimorso - Non la amo, Isabella - la voce gli trema - Non sono mai andato a letto con una donna che non amo -

La sua rivelazione mi sconvolge. Non pensavo che Edward Cullen fosse un uomo così devoto ai sentimenti. Eppure, osservando la sua espressione bruciante, gli occhi innamorati -perchè sì, i suoi occhi bruciano di amore e devozione, nonostante io non riesca ancora ad ammetterlo- non posso che maledirmi per avere anche solo potuto pensare che Edward potesse essere una persona gelida e immorale.

Come lo spieghi il suo comportamento nei tuoi confronti prima che succedesse tutto questo, Bella? La sua freddezza, la sua costante rigidità?

Scuoto il capo, il cuore oppresso da un macigno quasi insostenibile. Quasi, perchè al suo fianco -al fianco di Edward- tutto prende improvvisamente forma e vita e colore, e le giornate non sembrano più così buie, le notti non più spaventose e qualunque cosa ha un aspetto completamente diverso, in qualche modo migliore.

Come farò quando anche lui deciderà di andarsene?

Edward deve essersi accorto del fatto che sono sbiancata, perchè le sue mani mi stringono le guance, dolci e appassionate.

- Mi spiace, Bella. Davvero. Giuro che non farò mai più una cosa del genere. Giuro che da adesso in poi cercherò di evitarla in tutti i modi. Se soltanto tu... -

- Edward... -

-Perchè non usciamo allo scoperto? Perchè non...- quando nota il mio sguardo sconcertato -di che cosa sta parlando?- si zittisce, turbato dalle sue stesse parole.

Mi affretto a precisare, impassibile - Io e te non siamo nulla, Edward. Non c'è bisogno che usciamo allo scoperto - sposto gli occhi verso le finestre, stringendomi nella coperta, e uno strano senso di amarezza mi invade - E' solo un breve periodo, giusto? Quando mi passerà, quando finalmente starò meglio potrai liberarti di me -

Fa per replicare, e so cosa ha intenzione di dire, ma il mio cipiglio deciso glie lo impedisce. Tace, e uno strano silenzio scende su di noi.

- Bene - dice infine, imperturbabile. Per una attimo mi sembra tornato l'Edward di un tempo - Benissimo - ripete, alzandosi e allontanandosi da me. Sorride rassegnato - Hai ragione, Bella - una pausa, e poi: - Io e te non siamo niente -

E a nulla valgono i miei tentativi di farlo tornare indietro, chiamando ripetutamente il suo nome a voce alta e mortificata. Edward si chiude la porta d'entrata alle spalle, e il silenzio che questa volta mi circonda è quasi insopportabile. Mi sento così sola che le lacrime lottano per traboccare dai miei occhi, ma riesco ad impedirmi di scoppiare in singhiozzi, finchè non mi getto sul materasso del letto della mia camera. L'assenza di Edward si fa sempre più intollerabile, e il pianto a lungo trattenuto esplode in tutta la sua potenza.

Quella stessa notte un paio di braccia familiari mi avvolgono, e delle labbra conosciute si accostano ai miei capelli, lambendoli dolcemente.

- Non posso resistere ancora, Bella. Mi spiace, ma questa volta non l'avrai vinta tu -

Il giorno dopo Edward è piombato nella mia camera, e tra le mani stringeva un foglio di carta ormai sgualcito dal troppo nervosismo. E forse anche dall'incertezza. Quei fogli avrebbero dato inizio alla nostra nuova vita insieme.

I giorni dell'abbandono sono finiti. Lasciando spazio a una nuova alba, a nuove Parole d'amore.

Edward aveva deciso di chiedere il divorzio.

 

 

 

 

 

Oh no, cresco eppure m'abbasso, chilometri in giù, chilometri più in giù
Colpiscono un cuore di piombo
Ci sono cose che pesano, pesano, pesano
Ci sono cose che schiacciano
Colpiscono un cuore di piombo
Ci sono cose che pesano.

 

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Nuovo missing, e questa volta devo ringraziare MaTiSsE (alias Valentina) per avermi ispirata con la sua insana (proprio come la mia ù.ù) passione per i Verdena, che con le loro canzoni ( in particolare Nel cortile, brano da cui sono tratte le parti scritte in grassetto) hanno dato vita a questo capitolo. Che ne pensate? Posso andare avanti a scrivere e postare gli altri o vi siete già stufate? In ogni caso, spero che questa shot vi sia piaciuta e ringrazio Nick81, Sayuri_88, baby2080, Eliza1755 e Linda Winchester Cullen per aver commentato lo scorso missing moment. Avete qualche proposta per il prossimo? Un bacio, Eli.  

 



 

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Capitolo 5
*** Parte sesta ***




I fiori del male
parte sesta
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Note: questo missing moment è ambientato tre anni dopo la fine di Parole D'amore.

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C'è una prova molto semplice per vedere se una lettera è bella. Se leggendola ci sembra di sentir parlare chi l'ha scritta, vuol dire che lo è.

(A.C. Benson)

 

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Caro Jacob,

ti scrivo questa lettera per aggiornarti sulle ultime novità. Mi sento però in dovere di esprimerti prima di tutto il mio più sincero rammarico per quanto è recentemente accaduto a te e Elizabeth. La perdita di una creatura innocente è sempre molto traumatica per dei genitori attenti e premurosi come voi certamente sarete; tuttavia, mi permetto di sperare che questa dolorosa esperienza non metta in ombra il vostro amore e la vostra reciproca fiducia, che in questi anni di convivenza non sono mai venuti a mancare. Mi auguro che il piccolo Jared stia bene; fate di lui la vostra forza e il vostro sostegno, perchè niente potrà mai eguagliare l'amore di una madre per il suo bambino, e sono certa che Lizzie, in questo momento abbia soltanto bisogno di avere vicini gli uomini della sua vita. Tornando a noi, devo ammettere che questo si sta rivelando uno dei periodi più frenetici del mio matrimonio. Quando Edward ha saputo che la famiglia si sarebbe presto allargata è quasi impazzito dalla gioia. Ha iniziato a blaterare di passeggini e pappette, ha contattato un'agenzia immobiliare e vuole a tutti i costi comperare una casa più grande. Avremo bisogno di spazio; questa è stata la sua giustificazione, e ho il fermo sospetto che la sua euforia sarà parecchio difficile da contenere. Ieri abbiamo fatto la prima ecografia, ma non sappiamo ancora con certezza quale sarà il sesso del bambino. Edward vorrebbe tanto avere un'altra femmina; Emily sta crescendo molto velocemente, e spesso sorprendo mio marito ad osservarla con lo sguardo malinconico di chi si rende conto che la sua principessa è ormai una piccola donna. La vizia in maniera vergognosa, sai? Nonostante la sua promessa di diventare un padre più severo e autoritario, non riesce a negarle niente e ho il timore che l'adolescenza di Emily, con dei simili presupposti, sarà parecchio tempestosa. Mark è diventato un ometto: piange raramente, ed è molto meno viziato di sua sorella. Non sta mai fermo, e spesso sfugge al mio controllo iniziando a correre dappertutto. Ho perso il conto di quanti oggetti abbia trovato in frantumi dopo il passaggio dell' "uragano Mark", come Edward lo ha soprannominato . E' inoltre follemente innamorato di suo padre, e in lui rivedo l'Edward bambino di cui tutti mi hanno sempre parlato: vivace, spigliato e niente affatto silenzioso. Una piccola peste, insomma. Al contrario di quanto si possa pensare, però, tutti lo adorano e sua nonna stravede per lui. In questi mesi ho avuto modo di frequentare una Esme molto diversa da quella che conoscevo un tempo. E' comunque altezzosa e egocentrica fino all'esasperazione, ma è come se il suo rancore fosse completamente scemato facendo spazio al desiderio di essere riaccolta nella famiglia di suo figlio, costruendo un rapporto di reciproco rispetto anche e soprattutto nei miei confronti. Non fraintendermi: non potrei mai perdonarla per tutto il male che ci ha fatto, e spesso mi sorprendo a pensare che permetterle di passare del tempo con i bambini si rivelerà un imperdonabile errore di cui in futuro potrei pentirmi. Tuttavia, se c'è una cosa che la vita mi ha insegnato, questa è il fatto che tutti sbagliamo, ma ciò che davvero conta è il redimersi e il cercare di porre riparo ai propri errori. Esme ci sta provando: chi sono io per negarle questa possibilità? Edward non ne è affatto felice: le rivolge a mala pena la parola, e quando lo fa usa un tono talmente brusco che farebbe arretrare persino un serial killer. Ma per una volta ho deciso di sfruttare il mio potere su di lui, certa che con il passare del tempo questo sacrificio darà i suoi buoni frutti. Nella tua ultima mi chiedevi come stesse mia madre: la perdita di nonna Marie l'ha visibilmente scossa, ma la vita continua e mio padre si è rivelato molto premuroso nei suoi confronti e, cosa ancora più importante, questo dolore ha contribuito a riavvicinarli e a sciogliere il gelo che si era creato nel loro matrimonio. La loro ultima visita risale a parecchi mesi prima, ed erano quasi due anni che Emily e Mark non vedevano i nonni materni. Persino la mia piccola saputella si è intimidita di fronte al faccione burbero di Charlie, ma la bambola nuova che le hanno regalato ha notevolmente contribuito a farla sciogliere e, alla resa dei conti, è tornata la bambina vivace e spigliata di sempre. Per quanto riguarda me e Edward, posso sinceramente affermare che questi sono stati i giorni più meravigliosi del nostro matrimonio, se non ci fosse stata l'ombra di Rosalie ad oscurare il nostro amore. La vado a trovare spesso, sai? Le sue condizioni sono stabili, e lo staff di psicologi a cui è stata affidata sono tutti molto validi e preparati. Ciò che davvero le manca, però, è il calore di una famiglia che si prenda cura di lei e che le faccia capire che, nonostante tutto, non sarà mai sola. Tuttavia, nessuno di noi può farle una simile promessa: Edward si rifiuta anche solo di pronunciare il suo nome, e Esme ha il fermo terrore che, riavvicinandosi a lei, possa guadagnarsi il mio rancore e soprattutto quello di suo figlio. I genitori di Rose sono entrambi persone molto fredde e impegnate: sono rari i momenti che si concedono per andarla a trovare, e ancora non mi spiego come possa una madre di famiglia essere così indifferente al dolore di una creatura sangue del suo sangue. I miei bambini non subiranno mai un simile trattamento: la paura di non essere una buona madre non è, nonostante tutto, scomparsa, ma Edward continua ad essere un fermo sostegno e, ogni volta che i dubbi si fanno strada nella mia mente, la sua presenza mi ricorda che ciò che davvero conta è che Emily e Mark capiscano quanto li amiamo e che daremmo la vita per loro. La nostra casa è ormai diventata un campo di battaglia: mi conosci da tempo, Jacob, e sai che sono una risparmiatrice convinta. Tuttavia, Edward non si è lasciato scoraggiare dal mio scetticismo e ha iniziato a trascinarmi in giro per centri commerciali, sfoderando la sua letale carta di credito e costringendomi quasi ad anticipare gli acquisti per il nascituro. Le mie prediche sul fatto che in soffitta abbiamo conservato la maggior parte dei ninnoli di Mark e Emily -passeggini, copertine, biberon e persino quegli adorabili bavaglini a forma di orsetto che Esme ci regalò quando Emily compì il suo primo mese di vita- non sono servite a nulla. E' stato tutto fiato sprecato: Edward vuole il meglio per nostro figlio e, a sua detta, il meglio è avere una camera piena di giocattoli nuovi. Nonostante tutto, mio marito continua ad essere una persona molto materialista. Questo è uno dei pochi difetti che più detesto del suo carattere, ma sappiamo entrambi che nessuno è perfetto e Edward ha più volte dimostrato di essere un uomo devoto alla famiglia e agli affetti. Una settimana fa mi ha finalmente presentato Alice Brandon, la sua migliore amica -nonchè socia in affari-, che ha vissuto a Parigi per più di otto anni. E' tornata a Seattle con il suo attuale fidanzato, tale Jasper Hale, e ho molto apprezzato la sua esuberanza e il suo spiccato senso dell'umorismo. Appena mi ha vista mi è praticamente saltata addosso stritolandomi in un abbraccio affettuoso, dopodichè ha iniziato a sproloquiare su quante volte Edward abbia tessuto le mie lodi intimandomi di non farlo soffrire perchè, in caso contrario, mi avrebbe letteralmente staccato la testa dal corpo. In quel momento mi sono sentita davvero terrorizzata, ma la risata di mio marito mi ha fatto capire che Alice è soltanto una gran burlona. Giusto ieri abbiamo avuto l'occasione di scambiare quattro chiacchiere io e lei soltanto, e Alice mi ha confessato che non ha mai visto il suo migliore amico così felice come lo è con me e con i nostri bambini. Lo ha addirittura paragonato all'Edward del suo precedente matrimonio, sussurrando con voce cospiratoria che la differenza le è subito saltata all'occhio: non le è sfuggito con quanto amore e devozione Edward mi guardi, e mi ha promesso che diventeremo ottime amiche e che, per mia somma sfortuna, mi trascinerà in giro per negozi alla disparata ricerca di tutine e bavaglini nuovi. Come se l'esuberanza di Edward non fosse abbastanza. Per quanto riguarda quest'ultimo, un paio di settimane fa ha avvertito degli strani dolori alla schiena. Inutile dire che mi sono preoccupata tantissimo. Non è più un ragazzino, fra pochi mesi compirà quarant'anni e tuttavia continua a comportarsi come se ne avesse venti di meno, sfacchinando tutto il giorno tra casa e lavoro e non concedendosi neanche un istante di riposo. Il dottore mi ha assicurata che Edward non ha nulla di grave; è soltanto l'età che inizia a farsi sentire, e soprattutto il fatto che quelle due piccole pesti sono parecchio difficili da gestire, ma io continuo ad essere ansiosa e non lo perdo un attimo di vista. Nonostante queste piccole difficoltà, il nostro amore aumenta giorno dopo giorno e mai come oggi ringrazio il cielo di avermi fatto conoscere un uomo meraviglioso come lui. Ma ora devo lasciarti, Edward mi sta chiamando. Le grida di Emily si potrebbero sentire a chilometri di distanza e, come ogni volta, Mark non perde occasione di stuzzicare sua sorella. Già mi immagino la scena, ancor prima di vederla: lei che gli tira i capelli e lui che risponde scalciando e urlandole improperi che ancora non sono riuscita a capire chi gli abbia insegnato. Adesso devo proprio andare: il mio tempo è scaduto, e quei due piccoli mostriciattoli iniziano ad agitarsi un po' troppo per i miei gusti.

Sinceramente tua,

Bella.

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Questo è uno degli ultimi missing moment che scrivo di questa storia. Ne sono previsti altri due, dopodichè l'avventura de "I giorni dell'abbandono" si potrà finalmente dichiarare conclusa. E' passato quasi un anno da quando pubblicai il primo capitolo, ed è inutile dire che ho amato questa fanfiction più di tutte le altre che ho ideato. Il fatto che ne abbia scritte ben tre serie la dice lunga, no? Come dite? Sono sbadigli quelli che sento? XD. Ci sono cinque persone che hanno avuto il coraggio di continuare a sostenermi in questa avventura: a queste cinque persone mando tutta la mia gratitudine e il mio affetto più sincero. Mi spiace che gli altri lettori abbiano smesso di seguirmi, ma in questo periodo ho imparato che il detto "meglio pochi ma buoni" è molto più valido di quanto si creda. E quindi grazie, grazie, grazie. Grazie per avermi sostenuta, incoraggiata e per avere apprezzato questi brevi stralci di vita quotidiana dei nostri Edward e Bella. Un bacio, Elisa. 

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Capitolo 6
*** Special ***








I giorni dell'abbandono

Special





Devo reimparare il passo tranquillo di chi crede di sapere dove sta andando e perché. Un sussulto di gioia, una fitta di dolore, un piacere intenso, vene che pulsano sotto la pelle, non c'è nient'altro di vero da raccontare.

Sento Edward accigliarsi.
"Che libro stupido" dice, facendo un sospiro e rigirandosi pigramente, trascinandomi con sé. Mi scosta una ciocca di capelli dal viso, sdraiandomi sul materasso e portandosi sopra di me. Le mie proteste lo fanno sorridere. Mi stampa un bacio sulla fronte, uno di quei baci appiccicosi che io odio. Non sono una persona particolarmente espansiva, le effusioni non rientrano nella mia natura schiva e introversa.
Mi passo una mano sulla striscia di pelle in cui le sue labbra si sono posate, schifata.
Edward ride.
"Vipera" borbotta a mezza voce. Arriccio il naso, rigirandomi il libro fra le mani e sventolandoglielo davanti agli occhi, che si socchiudono in un'espressione enigmatica.
"Perché non mi leggi qualcosa?" la mia sembra più una minaccia che una richiesta. Sghignazza, i miei ordini lo fanno sempre ridere. La mia piccola dispotica, mi chiama, e io m'infurio perché non è affatto vero che sono dispotica. Solo, l'esperienza mi ha insegnato che gli uomini vanno tenuti al guinzaglio, un po' come i cani.
Fa una smorfia "Non mi piace leggere, lo sai"
"Non è vero" lo accuso imbronciata "Non ti piace leggere i miei libri. Quando si tratta dei tuoi amati saggi di economia ti entusiasmi come un bambino il giorno di Natale"
"Sono un commercialista" sottolinea l'ovvio, e poi: "A proposito di Natale, mancano pochi giorni"
"Lo so"
"Beh" alza le spalle, imbarazzato. Dolce, meraviglioso Edward, con le sue insicurezze e i suoi dubbi, col suo desiderio di farmi felice...
...vorrei tanto poterlo essere, davvero. Vorrei essere felice e dimenticare. Dimenticare Jacob, il mio amore per lui, il suo abbandono, la rabbia, il rancore, la disperazione. Vorrei dimenticare anche il fatto che Edward ha una moglie che lo aspetta e che non tollererà a lungo questa situazione. Quale moglie lo farebbe?
Se fossi la moglie di Edward... mi sorprendo a pensare. Arrossisco, e i suoi occhi lampeggiano. Adora quando le mie guance si colorano di rosso. Dice che sembro una bambina. In effetti, in confronto a lui lo sono.
"Sei vecchio" lo prendo in giro, tentando di cambiare argomento. Ma Edward non cede. Si acciglia, mi conosce troppo bene, sa che non voglio fare progetti.  La mia vita era piena di progetti, prima che Jacob se ne andasse. Avremmo dovuto sposarci, e io sarei stata una compagna perfetta. Gli avrei dato dei figli e avrei lasciato il lavoro, come lui voleva.
Renèe ha sempre criticato il mio modo di vedere il matrimonio: sostiene che le donne dovrebbero essere più fiere, più indipendenti. Io sono troppo docile, troppo arrendevole...
"Bella. Isabella"
Edward mi prende il viso fra le mani. Lo bacia, le sue labbra sono calde, morbide e profumate, sanno di vaniglia e tabacco e gelsomino, odorano del fruscio di lenzuola di seta, di pane appena sfornato, di vita di tutti i giorni.
"Sai che dovresti smettere di fumare, vero?"
"E tu dovresti smetterla di distrarmi con i tuoi commenti velenosi" esclama irritato, ma poi si calma. Il lampo d'inquietudine che mi ha attraversato lo sguardo dev'essere stato abbastanza eloquente. D'altronde Edward mi ha sempre fatto un po' paura, con quel suo atteggiamento dispotico e irritante, con l'aura di potere che sembra circondarlo, la mascella volitiva che si tende quando è contrariato.
"Scusa" dice prendendo un respiro profondo "Non volevo..."
"Non preoccuparti" lo tranquillizzo, ma lui scuote il capo.
"Sai che stiamo tergiversando, vero?"
"Sì" rido "Perché avevi promesso che mi avresti letto questo libro" gli sventolo sotto il naso una copia de I giorni dell'abbandono, un romanzo che ho pescato in una bancarella di Rotterdam Square. L'ho pagato quattro dollari, il massimo che mi possa permettere con i pochi spiccioli che mi sono avanzati. Sono sei mesi che non lavoro. Ora come ora, non sento il bisogno di tornare in ufficio. Il solo pensiero mi fa rabbrividire. Ho bisogno di ritrovare me stessa, di costruirmi una dimensione mentale in cui Jacob non sia un tassello fondamentale del puzzle. Il problema è che la presenza di Edward m' impedisce di essere indipendente come vorrei. Non perché non apprezzi il suo sostegno, ma perché presto anche lui dovrà tornare alla sua vita, ai suoi affetti, alla sua troppo tollerante moglie, al suo lavoro, e io non potrò essere tanto egoista da chiedergli di restare.
Scuoto il capo, Edward ride.
"E' un'ora che ti parlo, Bella. Hai ascoltato almeno una parola di ciò che ho detto?"
Avvampo.
Sospira, un guizzo ironico gli attraversa gli occhi.
"A quanto pare no" sbuffa "Bene, allora. Stavo dicendo che mancano pochi giorni a Natale e non sei ancora voluta scendere a fare un po' di spese. Le donne amano lo shopping. La mia migliore amica -non la conosci, te la presenterò presto- è una specie di maniaca compulsiva: compra tutto ciò che le capita a tiro, preferirebbe farsi impiccare piuttosto che rinunciare a un paio di Jimmy Choo. Allora, che ne dici?"
Il suo sguardo è così speranzoso, le labbra atteggiate in un sorriso d'intesa. Sbianco, e lui s'incupisce.
"Edward..."
"Devi uscire, Bella. Stare chiusa in casa non ti fa bene. Credimi, lo so"
"Lo sai?"
Volta il viso "Mia moglie..." pronunciare quelle parole sembra costargli una fatica incredibile "Mia moglie soffre di depressione. Alterna momenti di calma ad altri in cui si chiude in se stessa e..."
"Tua moglie" ribatto amaramente "Sono queste le paroline magiche, Edward. Tua. Moglie" mi scosto. Quando lo vedo protendere le braccia verso di me, cercando di riacciuffarmi, mi lascio rotolare sul materasso e atterro agilmente sulla polverosa moquette del pavimento. Beh, più o meno agilmente. Mugugno, massaggiandomi il ginocchio dolorante, guardandolo con atteggiamento di sfida.
"Vai da Rosalie, io starò bene"
"Bella..."
"Bella di qua, Bella di là" lo prendo in giro sghignazzando compiaciuta "Edward, ho dieci anni in meno di te eppure capisco che non è questo il tuo posto. Devi fare il tuo dovere di uomo, di marito e di capo. Il tuo dovere di uomo consiste nell'essere leale nei confronti di una promessa che hai stretto davanti agli occhi di Dio. Il tuo dovere di marito lo farai tornando dalla tua Rosalie e prendendoti cura di lei, invece che di una scapestrata segretaria che soffre di attacchi isterici" sento l'amarezza riempirmi il petto, ma faccio finta di nulla. Non è questo il momento di crollare. Mancano tre giorni a Natale, e per allora Edward se ne sarà andato. Mi sentirò soffocare dalla solitudine, ma almeno potrò sfogare tutte le mie lacrime. Con un sospiro tremulo continuo: "Il tuo dovere di capo consiste nel non intrattenere alcun tipo di relazione con una dipendente"
"Stai scherzando, vero?" la sua voce diventa ansiosa; poi, arrabbiata. Trabocca d'ira, e ha assunto quella nota autoritaria che, quando lavoravo per lui, mi faceva quasi scoppiare a piangere ogni volta che m'impartiva un ordine. "Se pensi che ti lascerò sola proprio a Natale..."
"Odio il Natale, lo sai. Mia nonna è morta il giorno di Natale, e io..."
"Queste stronzate rifilale a C'è posta per te, Isabella Swan" tuona infuriato "Sai bene che..."
"Devi tornare da Rosalie. Lei ha bisogno di te, Edward. Lo sai tu, lo so io, lo sanno tutti"
"Perché ti ostini a non vedere?" stringe i pugni "L'unica cosa che voglio è stare con te"
Le sue parole mi fanno barcollare. Ha commesso un grave errore dicendomi quelle cose. Quando se ne accorge, si affretta ad aggiungere, concitato:
"Come amico, naturalmente. Starò con te in qualsiasi modo tu voglia"
Un velo d'imbarazzo scende su di noi. La luce nuda e cruda dei suoi occhi, quel disperato bisogno che sembra nutrire nei miei confronti, una malsana dipendenza che non sono capace di guarire. Non ne sono mai stata capace, perché ne sono vittima anch'io.
"Tutto questo mi spaventa, Edward. Tu mi spaventi" dico, e lui sussulta. Le sue labbra si piegano in una smorfia indecifrabile.
Siamo sempre allo stesso punto, Edward e io. Lui mi rincorre, io cerco di sfuggirgli. Quando crede di avermi acciuffata mi divincolo e lo respingo, lo ferisco con i miei rifiuti, lo umilio con la mia indifferenza.

"Tu hai bisogno di me" ribatte "Te lo farò capire, Bella. Arriverà il giorno in cui non farai altro che pregare per avermi al tuo fianco"
Quella minaccia si sarebbe rivelata concreta, ma io ancora non lo sapevo.






Una minaccia seguita da un lungo, interminabile silenzio. Da parte di entrambi. Lui se n'è andato, è tornato da sua moglie. Io sono tornata a dormire da sola, senza il torpore dei nostri corpi abbracciati. Lui avrà baciato la sua bella Rosalie, le avrà sussurrato che l'ama, avranno riso,  avranno fatto shopping natalizio e magari  organizzato una festa di Natale. Io ho passato il tempo guardando C'è posta per te, ricordando con rimpianto le sue prese in giro, il lampo d'ironia che gli attraversava gli occhi quando accendevo il televisore. Ho mangiato carne in scatola comprata nel discount sulla tredicesima strada, ho versato fiumi di lacrime amare, mi sono rosicchiata le unghie, ho telefonato a mia madre, ho sfogliato le foto di me e Jacob in vacanza. La vigilia di Natale è arrivata, non ho cucinato, non mi sono truccata, ho affittato Lo schiaccianoci e mi sono preparata una tazza di cioccolata calda.

Penso a Edward, lo immagino davanti al camino della sua grande casa di campagna. Posso quasi vederlo raccogliere le mani di sua moglie fra le sue, e sorrido. Un sorriso acquoso, inondato di lacrime. Prendo la mia copia spiegazzata de I giorni dell'abbandono,  torno al punto in cui io
e Edward
eravamo arrivati .

Devo reimparare il passo tranquillo di chi crede di sapere dove sta andando e perché. Un sussulto di gioia, una fitta di dolore, un piacere intenso, vene che pulsano sotto la pelle, non c'è nient'altro di vero da raccontare.


Sospiro. Sono così diversa da Olga, la protagonista del libro. Lei non accetta compromessi, non più, non dopo tutto quello che ha passato. Io sono il suo esatto opposto. Vendo i miei sentimenti, li camuffo, a volte fingo di non provarne. Impersono un ruolo che non mi appartiene. Non amo Edward, ma non riesco a lasciarlo andare. Lo illudo, facendogli immaginare che un giorno ricambierò il suo affetto. Accetto i suoi baci, le sue carezze, le sue promesse. Le accolgo con gioia, perché la consapevolezza di non essere sola mi conforta, m'impedisce di lasciarmi inghiottire dal nulla, di confondermi fra le ombre. Ho fatto lo stesso con Jacob: quante volte, pur di averlo al mio fianco, ho finto di essere qualcuno che non ero? Ero disposta a tutto pur di tenerlo con me, ma lui si è stancato delle mie bugie. E adesso non c'è più.

Le mani iniziano a tremarmi. Sento un attacco di panico incombere su di me. I pensieri vorticano furiosi nella mia mente. Sto per implodere. Inizio a strisciare sul pavimento, mi sento un verme, una creatura meschina, indegna di esistere, di respirare. E' forse questo il motivo per cui l'aria inizia a mancarmi? Non riesco a incamerare ossigeno. Il tempo passa; ore, giorni o minuti, chi può davvero saperlo?
Non io, ma Edward sì.
Sono le sue mani che incontro quando cerco di sollevarmi. E' il suo sorriso che vedo quando il velo di lacrime si asciuga. Sono i suoi occhi preoccupati che lampeggiano nei miei quando alzo lo sguardo.
E' mezzanotte, dicono i suoi occhi, la mezzanotte di un Natale fantastico che sono venuto a passare con te. Ho tante cose da dirti, amore mio. Tante cose da dimostrarti.  Dammi la mano e seguimi, non te ne pentirai.
Ammucchiati sul pavimento, un piccolo cumulo di regali che prima non c'erano. E' stato Edward a portarli. Immergo lo sguardo nel suo, ancora una volta.
Vieni con me, continuano a urlare i suoi occhi. Caldi. Luminosi. Imploranti. Vieni con me, ti farò scoprire la gioia di essere amata, amata davvero. In questa meravigliosa notte di Natale.
Per una volta ascolto il mio istinto. Prendo un respiro profondo, appoggio le mani sulle sue e mi lascio trascinare. Venti minuti dopo, camminiamo per le strade innevate di Seattle. Le dita intrecciate, i visi sorridenti, insieme. 










Avevo promesso che sarei tornata anche con questa raccolta, ed eccomi qui. Il prossimo missing moment sarà il penultimo, credo, e poi ne posterò un altro che concluderà definitivamente la serie "I giorni dell'abbandono". Avrei dovuto pubblicare questo m.m a Natale, ma le lettrici che mi seguono su facebook mi hanno convinta a postarlo adesso. Consideratelo un regalo anticipato. Chissà, magari ne scriverò un altro a sfondo natalizio, ma non ne sono sicura. In ogni caso, spero che vi sia piaciuto :):) Ringrazio, ovviamente, le sei persone che hanno commentato lo scorso aggiornamento,  e vi saluto sperando di risentirci presto. Un bacio, Elisa.


Note: 1) Il libro "I giorni dell'abbandono" come di certo saprete esiste davvero. L'autrice è Elena Ferrante, ed è grazie a lei se questa serie esiste, nonostante nel corso dei mesi mi sia discostata molto dal progetto iniziale, che in principio coincideva con la trama del suo libro.
2) La frase scritta in grassetto è anch'essa, come il titolo, presa in prestito dall'omonimo libro. 

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