La magia del Natale

di angelad
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** è quasi Natale....... ***
Capitolo 2: *** Scende la neve.... ***
Capitolo 3: *** Il piano ha inizio... ***
Capitolo 4: *** La vigilia di Natale ***
Capitolo 5: *** Buon Natale Kate ***
Capitolo 6: *** Buon Natale amore mio ***



Capitolo 1
*** è quasi Natale....... ***


 Mancavano pochi giorni al Natale, New York si era vestita a festa da tempo. Le strade brulicavano di luci e di colori nuovi, tipici di questo periodo dell’anno.  Le persone si accalcavano nei negozi per ultimare gli acquisti, creando negli occhi di chi li osservava una divertente sensazione di marasma.

Castle si guardava intorno felice: amava comprare i regali, amava i sorriso di Alexis quando scorgeva il suo sotto l’albero, amava stare con lei e sua madre a spacchettare per tutta la mattina del 25, amava i canti, amava….
Insomma, amava il Natale!

Fischiettando un allegro motivetto terminò i suoi acquisti con il braccialetto per sua figlia e si diresse soddisfatto verso casa.

Improvvisamente si rese conto di non aver comprato un regalo per Kate.

Sospirò profondamente, non sapeva proprio come regalarle, non adesso almeno.

Fosse stato l’anno scorso non avrebbe avuto dubbi, non sarebbe stato attanagliato da tutta questa indecisione, ma ora era diverso.
Ormai le aveva confidato i suoi sentimenti, anche se Kate non li ricordava.

Qualcosa in lui era cambiato lo stesso, non si sarebbe mai accontentato di una sciarpa o di un’agenda. Il suo dono per lei doveva essere qualcosa di speciale.

Ma cosa?

Passò davanti a tantissime vetrine, ma nulla gli sembrò adatto. Certo le avrebbe regalato il mondo intero e la sua vita, se solo lei avesse voluto.

“Tutto bene signore? È da alcuni minuti che ha lo sguardo perso nel vuoto davanti a questa vetrina”.

Un uomo anziano dalla barba bianca lo distolse dai suoi pensieri.

“Si, grazie. Sto bene.. stavo solo riflettendo su una questione importante”.

L’uomo sorrise: “E’ sempre complicato donare la cosa giusta alla persona che si ama”.

Castle sorrise a sua volta: “E’ così evidente che sono in difficoltà?”

“Sì, direi di sì… - disse ridacchiando l’uomo- non si preoccupi, però, le donne fanno sempre le difficili,ma sono sempre entusiaste di tutto ciò che si dona loro, l’importante  è che sia fatta col cuore”.

Quello è già suo da tempo pensò lo scrittore, si limitò a dire: “E’ complicato…”, ma venne interrotto: “Nulla è complicato signore. Basta volerlo con tutta la propria anima e la soluzione si trova sempre. Sia se stesso, usi il suo lato migliore. O più semplicemente pensi a quella donna e faccia ciò che il suo cuore le dice. Non importa se le sembrerà folle ed insensato, lo faccia. Vedrà che non se ne pentirà”.

 “Essere me stesso ed essere un po’ folle? Direi che non avrò nessun problema! Sa, ho già qualche idea in testa.. Grazie dell’aiuto amico!” disse Rick stringendo vigorosamente la mano dello sconosciuto.

“Di niente, spero che la magia del Natale l’aiuti a fare un buon lavoro”.

“Sicuramente!! Deve farlo!” disse Castle agitando la mano in segno di saluto mentre si incamminava nella via. Si era già voltato quando udì la voce dell’uomo alle sue spalle: “Hei Rick, Buon Natale!”.

Si girò di scatto nel sentir pronunciare il suo nome, ma nella direzione in cui aveva lasciato il vecchio non c’era nessuno. L’uomo era sparito.

Nello stesso momento dal cielo incominciò a scendere una leggera neve.

*********************************************************************************

Al  distretto regnava la noia. Nessun omicidio, perfino i criminali dovevano aver preso alla lettera la famosa citazione “A Natale si è tutti più buoni”.

Beckett era immersa nelle scartoffie arretrate di almeno tre mesi e si sentiva come se fosse braccata in un girone dell’inferno. La Gates era di cattivo umore, si era sfogata su di lei e l’aveva costretta alla parte più noiosa ed inutile del suo lavoro di detective.

Aveva usato testuali parole: “Beckett lei è sempre in ritardo con i fascicoli, mi chiedo cosa diavolo faccia per l’intera giornata”.

Kate avrebbe voluto risponderle- bracco i criminali e chiudo più casi di tutto il distretto messo insieme-, ma, dopo aver contato fino a dieci, si era limitata a rispondere: “Mi metto subito in pari signore, mi dispiace”.

Non aveva voglia di discutere con il capo, non era dell’umore giusto. Dopo due ore passate al computer incominciò a guardare l’orologio con una certa insistenza in trepidante attesa che il turno finisse. Non che a casa avesse di meglio da fare, ma si sarebbe rilassata leggendo un buon libro.

A proposito di libri, dov’era finito il suo scrittore?

Le aveva inviato un sms la mattina dicendo che sarebbe arrivato tardi, perché doveva sbrigare delle commissioni, ma non si era ancora visto.

Avrà sicuramente sentito puzza di scartoffie e si è dato alla macchia- pensò la donna con un sorriso- ha un radar speciale per questo.

Non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, ma Castle le mancava. La sua presenza le avrebbe reso di sicuro la giornata meno noiosa: le avrebbe portato il caffè, l’avrebbe irritata continuando a chiederle come mai il telefono non squillasse (neanche fosse colpa sua) e avrebbe esposto a tutti una delle sue stravaganti teorie al riguardo. Nell’istante in cui lei lo avesse fissato col suo famoso sguardo di rimprovero avrebbe taciuto e si sarebbe messo a giocare con i suoi elefanti sulla scrivania.

Kate ridacchiò sotto i baffi al solo pensiero, Castle sapeva essere speciale.

“Hei Becks, a che punto sei coi regali di Natale?” -gli urlò Esposito dalla sua scrivania-  ci hai già comprato qualcosa?”

“Tranquillo Esposito, stavo giusto pensando di mettermi in malattia e di “regalare” a te e al tuo compare un bel doppio turno alla vigilia, con i miei più cari auguri!”.

“Non ti facevo così perfida Becks, ci spezzeresti il cuore così? Sai che non possiamo resistere neanche un giorno senza di te!” scherzò Ryan.

“Cavolo bro, ti stai davvero trasformando in Castle junior. Solo lui non riesce a vivere senza Beckett”.

Di tutta risposta una pallina di carta gli atterrò sul viso.

“Chi non riesce a vivere senza Beckett?” ripeté una voce incuriosita alle loro spalle.

“Nessuno!” tuonò la donna andando verso Castle. “E’ l’ora di arrivare? Sapevo che dovevi far spese, avrai depredato tutta la 5th Avenue, col tempo che ci hai messo. Potevi almeno avvertirmi dell’ulteriore ritardo”.

“Wow Kate Beckett preoccupata per me.. devo ammettere che sono emozionato, non capita spesso”.

“Smettila, non ero minimamente preoccupata per te!” sentenziò voltandogli le spalle per ritornare alla sua scrivania.

“Lo era, lo era” sussurrarono in coro Ryan ed Esposito e Castle alzò il pollice con aria trionfante.

Kate si stava avvolgendo nel suo cappotto pronta per uscire.

“Bene detective, dove si va?” chiese Rick avvicinandosi a lei.

“Io vado a casa Castle, il mio turno è finito e ho bisogno di riposare”.

“E’ un peccato, perché ero venuto solo per invitarti a mangiare qualcosa, per farmi perdonare”..

“No Castle, davvero sono stanca. Oggi…”

“Se vuoi raccontarmi la tua giornata lo farai solo davanti a un piatto caldo. Dai, per favore, fallo per me.. è quasi Natale..”.

Kate non riuscì a resistere a quello sguardo, non poteva.

“Ok hai vinto. Solo un hot dog, poi me ne vado” disse la donna prendendo il braccio che lo scrittore le offriva.

“Tutto quello che vuole, mia signora!”.

“Castle!?!”

Disse: “Ok, scusa”, ma pensò: “Ah che donna”.

 

Angolo mio... so che è presto per il Natale, ma non ho saputo resistere all'idea di scrivere un racconitino ambientato in questo periodo dell'anno, che io adoro! Se volete lasciare il vostro commento vi sarei grata. Grazie, Anny

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Capitolo 2
*** Scende la neve.... ***


 “Guarda come nevica, maledizione- sbuffò Kate avvicinandosi al vetro- io odio la neve, proprio non la sopporto!”.

“Perché? È arrivata al momento giusto, invece. Non ci pensi? Avremo un Natale innevato, fantastico”.

La donna si ritrovò suo malgrado a sorridere, quell’uomo sapeva trovare il lato romantico in tutto. Lei no, lei voleva solo la realtà, non riusciva più a fantasticare. Non da quel giorno quando i suoi sogni di ragazzina si erano infranti e niente e nessuno sarebbe più riuscito a ridarle. Aveva smesso di sognare da tempo. Quella polvere bianca per lei era solo sinonimo di disagio e di freddo. Rick, invece, vedeva un buon auspicio, un motivo per essere felici.

Erano proprio il giorno e la notte.

Castle la riportò alla realtà sfiorandole una mano: “Hei, a cosa stai pensando?”.

“A niente, Castle” mentì e rimase in silenzio.

Lo scrittore la guardò: aveva un terribile sguardo malinconico mentre osservava la strada coprirsi di bianco.

Odiava vederla così perché non sapeva come comportarsi: se si arrabbiava la prendeva in giro, se era felice e scherzava si divertiva con lei, ma se nei suoi occhi appariva quel velo aveva imparato che Kate era ripiombata in quel luogo inaccessibile e segreto dove teneva nascosti i suoi dolori e le sue paure.

Avrebbe voluto abbracciarla, stringerla a sé per farle capire che non era sola, che lui era lì per lei, ora e sempre, ma non poteva.

Non poteva perché avrebbe rotto il precario equilibrio che reggeva il loro rapporto, un’amicizia che non era più tale, ma un amore non ancora sbocciato.

“Come ben sai, oggi sono andato alla ricerca dei regali Natale. È stata una giornata faticosa? Entrare ed uscire dai negozi con pacchi, pacchetti e pacchettini è stressante. Non so come facciate voi donne in questo periodo a essere così attive...”

“Non sono la persona giusta con cui parlarne Castle, non sono una fan dello shopping. Dovresti aver imparato che non amo particolarmente  il Natale, per me è solo una giornata da passare con mio padre, per stare un po’ insieme. Naturalmente puoi stare tranquillo, il tuo regalo è già al sicuro nel mio armadio. Un pensiero per te non può mancare”.

“Davvero?” sorrise Castle.

-certo sei sempre il primo e l’unico a cui penso-, ma rispose solo “Davvero” sorridendogli a sua volta.

Uscirono dal locale e un vento gelido li fece rabbrividire.

“Caspita si è attaccata per bene, sarà meglio che non muova l’auto e vada a casa a piedi, tanto non è molto distante da qui” sentenziò Kate.

“Naturalmente ti accompagno” disse l’uomo prendendola a braccetto per la seconda volta in una giornata. 

Camminarono in silenzio fianco a fianco finchè non giunsero davanti al portone del palazzo dove viveva Beckett.
Alcuni bambini avevano improvvisato una battaglia a palle di neve: erano molto agitati e  così presi dal gioco da non accorgersi della coppia che stava sopraggiungendo. I due finirono, involontariamente nel fuoco incrociato e furono ricoperti di neve in men che non si dica.  I ragazzini, accortisi tardi del guaio combinato, si scusarono e in fretta e furia sparirono nel palazzo.

“Accidenti sono fradicia” piagnucolò la donna, ma quando si girò verso Rick per vedere come fosse conciato, notò che il suo sguardo non prometteva nulla di buono. Lo vide accovacciarsi a terra e raccogliere un po’ di neve, modellarla fino a formare una pallina.

“Non oserai, Castle”…

“Tanto sei già bagnata e ho intenzione di sfruttare a pieno la situazione. Sarà divertente!”

“Devo ricordarti che porto una pistola?”

“No, lo so- disse facendo saltare la pallina da una mano all’altra- puoi anche arrestarmi dopo, ma ora preparati a difenderti, sono un campione a questo gioco”.

“Castle avanti, non fare il bambino. Siamo davanti al mio palazzo, qui mi conos…”.

Non poté finire la frase perché una pallina le sfiorò la spalla, mentre una seconda le colpì la gamba.

Kate restò immobile per un attimo, non ci  credeva, l’aveva fatto davvero. “Ok, vuoi la guerra? E guerra sia!”e lanciò verso lo scrittore un po’ di neve, che scansò con ottimi riflessi.

“Sei scarsa detective, non riesci neanche a colpirmi. Meno male che spari meglio di come giochi, altrimenti saresti già senza lavoro” e lanciò di nuovo a segno.

La donna non si lasciò intimidire e scansò un altro attacco. Finalmente lo colpì, poi si avvicinò di più a lui, per avere una visuale migliore, ma scivolò e si ritrovò distesa a terra.

Castle andò velocemente verso di lei, perché non si era rialzata. Le si inginocchiò accanto e chiese: “Ti sei fatta male?”.

Per risposta ottenne un’onda anomala di neve su tutto il viso e sull’addome: “Tana per Rick! Stavolta ti ho fregato saputello!”. Kate rise di gusto, cercò di alzarsi per sfuggire alla sua contromossa, ma non ci riuscì.

Rick la teneva per un braccio e la attirò verso di se.

“Sei tremenda detective.. ora io che dovrei fare? Devi darmi un buon motivo, perché ti lasci andare e per non affogarti in questo bel mucchietto di neve” la minacciò sorridendo.

“Perché sono una signora e tu sei un gentiluomo mio caro” scherzò Beckett.

I loro occhi si incontrarono in quel preciso istante. L’uomo sentì una scarica elettrica, mentre si immergeva in quel verde magnetico e il cuore gli si gonfiò di gioia: finalmente l’unico sentimento che trapelava da esso era la felicità, della malinconia non c’era ombra.

 L’aiutò ad alzarsi e le pulì il colletto del cappotto: “ok, ok hai vinto tu, mi dichiaro sconfitto. Posso andare a casa a leccarmi le ferite ora. È stata una bella esperienza, ammettilo. Ti sei divertita e non odi più la neve come prima”.

“lo ammetto, mi sono divertita. Questo, però, non cambia molto le cose, la neve resta una scocciatura. Sai che non credo alle magie”

“Uffa Kate, non cambierai mai! Ci vediamo domani!”

“ Mai, mai e poi mai- scherzò- Notte Castle” ed entrò dentro al portone.

L’uomo la guardò sparire da davanti i suoi occhi e dentro di se pensò: “o no Kate, stai sbagliando. Questo Natale sarà magico, lo so. Che ti piaccia o no ci cambierà entrambi. Ci renderà migliori”.

********************************************************************************
Non appena ebbe chiuso il portone dietro alle sue spalle, Kate non poté far a meno di socchiudere gli occhi e di sospirare. Si era comportata come una ragazzina di dieci anni, ma era felice, tremendamente felice. Non ricordava da quanto tempo non si sentiva così libera.

“Signorina scusi se mi intrometto, ma se non si cambia subito, prenderà un malanno”.

Una vecchina stava scendendo le scale, proprio davanti al lei.

“Ho visto lei e il suo fidanzato divertirsi parecchio là fuori, era proprio una scena spassosa”.

-perfetto l’occhio del grande fratello ci stava guardando, allegria- “Non è il mio fidanzato”.

“Tesoro, ti prego. Sarò vecchia e forse anche un po’ decrepita, ma per ora ci vedo benissimo. So ancora riconoscere l’amore”.

“Guardi si sta sbagliando, è solo un amico, dico sul serio”.

“Ragazza mia, il suo sguardo fisso sui tuoi occhi era tutt’altro che “amichevole”. Fidati lo hai messo al tappeto”.

-ha proprio visto tutto allora.. come ho fatto a cacciarmi in questa situazione? Non ho nessuna intenzione di parlare di Castle con una perfetta sconosciuta- pensò Kate, ma la vecchietta non si diede per vinta.

“Però non capisco una cosa: se lui è pazzo di te, e tu sei pazza di lui, si vede cara non fare quella faccia, perché non l’hai invitato a salire?”.

“Perché non stiamo insieme e lui doveva ritornare a casa dalla sua famiglia” provò a rispondere Kate, ma l’anziana non l’ascoltava e continuò il suo monologo: “quindi qualcosa vi blocca.. non posso credere che sia lui il problema, visto che ti avrebbe baciato là fuori, quindi sei tu.. Cosa c’è che non va tesoro?”

“Signora ascolti..” sussurrò sconsolata

“Lasciati dare un consiglio da qualcuno più vecchio di te. In alcune situazioni bisogna spegnere la coscienza, la razionalità e lasciarsi trasportare dai sentimenti e dall’amore. Non si deve riflettere troppo su cosa potrebbe andare storto e, no tesoro non lo devi neanche pensare, tutti abbiamo diritto ad avere una famiglia, anche tu. La magia delle cose è tutta qui: saper aprire il proprio cuore alle persone care e vedere cosa ci riserva il futuro. E credimi, il tuo futuro è sicuramente roseo”.

Kate era scettica: “Sarebbe bello, ma io non credo alla magia”.

“Sei giovane e probabilmente sei ferita. Siamo quasi a Natale e questo in teoria è il periodo più magico dell’anno. Vedrai, quando meno te l’aspetti, essa si abbatterà su di te come un uragano e quando ti troverai faccia a faccia con lei non potrai ignorarla. Ti ricorderai delle mie parole e saprai che quello che hai deciso in quell’istante, sarà la cosa giusta da fare. Ti ho trattenuto fin troppo. A volte una vecchia signora sola come me ha bisogno di parlare con qualcuno, scusami se sono stata troppo invadente”.

La giovane donna si intenerì sentendo queste parole e, nonostante fosse stata in imbarazzo per tutta la conversazione, salutò gentilmente l’anziana e salì la prima rampa di scale.

Aveva appena girato l’angolo quando sentì dire: “Kate, se non dovessimo vederci più, Buon Natale!”.

Ritornò immediatamente sui suoi passi, ma la donnina era sparita.

Chi diavolo era? Come faceva a conoscere il suo nome?


Angolo mio 2 la vendetta...
visto che stasera mi annoio, ho deciso di pubblicare anche questo capitolo... credo che cominci a notarsi la mia follia...
Ringrazio già chi vorrà lasciare un commento...

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Capitolo 3
*** Il piano ha inizio... ***


 Il 23 dicembre era finalmente giunto. Castle era indaffarato e molto più eccentrico del solito. Aveva proibito a chiunque l’accesso al suo studio e al suo computer, usciva dalla stanza solo per mangiare e per dormire.

Non andava al distretto da qualche giorno, Beckett non l’aveva più chiamato, vista la mancanza di casi degni di nota, e lui non sentiva la necessità d’infastidirla anche solo con la sua presenza. Si sentivano per sms, così almeno diceva lui, ma le donne di casa Castle incominciavano a preoccuparsi.

“Non è da lui, non si è mai comportato in questa maniera da quando la conosce” disse Alexis guardando tristemente la porta chiusa.

“Hai ragione mia cara, qualcosa non va. Si chiudeva là dentro solo quando aveva il blocco dello scrittore, ora non ce l’ha. Ha appena finito il terzo romanzo su Nikki Heat, ha la sua musa…”rispose Martha.

“Non avrà mica litigato con lei?!?” esclamò improvvisamente Alexis.

“Spero col cuore di no, altrimenti avremmo un Natale terribile. Non mi ha detto niente, con me ne avrebbe sicuramente parlato”.

Non aveva nemmeno finito la frase che la porta si spalancò di colpo e Rick apparve sulla soglia visibilmente entusiasta.

“Mie signore, ho finito! Il mio lungo, estenuante, storico e, lasciatemelo dire, magnifico lavoro è concluso!! Sono pronto per la fase due, quella più complicata dal punto di vista organizzativo. Infatti sto per uscire, devo andare a far spese, devo comprare un albero, anzi no due.. uno per noi e uno per...”

“Richard, frena! Calma... dove stai andando? Cosa stai blaterando?” chiese stupita sua madre.

“Sì papà la nonna hai ragione. Non riusciamo a seguirti. Non capiamo che stai dicendo. E detto tra noi, sei inquietante..” continuò Alexis “dove vorresti mettere due alberi?”

“Non voglio mettere due alberi in casa tesoro, non preoccuparti. Cioè uno è per noi, l’altro fa parte del mio piano”…

“Quale piano?” chiese Martha con una punta di terrore, conoscendo “le fantastiche idee” di suo figlio.

“Beh diciamo che è un segreto, ma se tutto va come previsto, ci saranno novità molto presto. Bellissime novità! Mi hanno detto di essere me stesso, di far ciò che mi dice il cuore? Ok lo farò, non ho paura!” esclamò Castle.

“Potrei sapere chi ha avuto la brillante idea di dirti una cosa del genere Richard?”

“Un vecchietto mamma, uno che ho conosciuto per strada. Un tipo a posto”.

“Fammi capire. Basi “il tuo grandioso piano” su un consiglio di uno sconosciuto?”

“Sì”.

La donna alzò gli occhi al cielo, suo figlio non sarebbe mai cresciuto.

“Hei tu, chiunque tu sia, vattene dal corpo di mio padre!” disse preoccupata Alexis.

“Tesoro stai tranquilla va tutto bene. Non sono mai stato più sicuro di quello che faccio da molto tempo. Fidati, sto solo preparando un regalo”.

“Chiuso nel tuo studio?” puntualizzò Martha.

“Certo, ho scritto una storia speciale e segreta. Quindi non dovete curiosare, mentre io non ci sono. Ora vado, o mi chiuderanno i negozi”.

Prese il giaccone sul divano e si diresse verso la porta. Quando  varcò la soglia, si girò e disse: “E non aspettatemi per cena, devo parlare con una persona stasera. Alexis ti prometto che domani facciamo l’albero e sistemiamo i nostri regali, d’accordo? A dopo, vi voglio bene”.

Le due donne erano basite.

“Un racconto? E per chi?” mormorò incredula Alexis.

“Beh possiamo scoprirlo, lui non c’è, il computer è acceso.. diamo solo un’occhiatina” mormorò maliziosa Martha.

“Nonna, non posso crederci! Ci ha chiesto di non farlo.. non tradirò la sua fiduc..”. Il suo cellulare trillò.

Era un messaggio di suo padre: “Il file si chiama Xmas, rimane nella mia cartella racconti. Mamma so che l’idea è stata tua e che Alexis ha cercato di fermarti, ma prima che mi distruggiate il portatile, ho pensato d’intervenire. Leggetelo e, quando torno a casa voglio sapere che ne pensate. Acqua in bocca con chiunque”.

Entrambe scoppiarono in una risata e dissero: “Che cosa stiamo aspettando?”.

***********************************************************************

Kate e Lanie uscirono dal distretto insieme. Lanie doveva finire di ritirare alcuni regali e stava cercando di convincere l’amica ad accompagnarla.

“Su Kate, non fare quella faccia, consideralo una buona azione verso l’umanità. Mi manca solo un regalo e poi potremo andare a mangiare qualcosa alla Vecchia Tana”.

“Mi piace passare del tempo con te lo sai, ma domani arriva mio padre, ho una casa in condizioni pietose, sembra ci sia passato un uragano e dovrei pulire. Facciamo un’altra volta”.

“Kate Beckett ti rendi conto che la tua vita sociale è un totale disastro? Sei tutta casa- lavoro, lavoro-casa! Dovresti trovarti un hobby”.

“Ce l’ho un hobby, leggere” la schernì l’amica.

“Sei irrecuperabile Kate! Hai sentito Castle in questi giorni?”

“Si Lanie! Mi manda messaggi ogni giorno, ma non può venire al 12esimo perché è molto impegnato. Verrà passate le feste”.

“E tu come l’hai presa?” domandò maliziosamente.

“ Bene, perché me lo chiedi?” disse guardandola con aria stupita.

“Perché ti conosco e so che ti manca. Ti dirò di più, perché non vai da lui domani con la scusa di portargli il regalo e così te lo ammiri un po’?.

Mentre parlava il telefono del medico legale squillò e la ragazza lesse l’sms appena arrivato.

“Tutto bene?” chiese Kate.

“Si tutto bene, anzi no. Devo rientrare, sono arrivati dei risultati che devo assolutamente  visionare. Insomma devo andare.. mi dispiace abbandonarti qui tesoro”.

“Tranquilla. Non ti ricordi che ho delle faccende domestiche da sbrigare? Vai pure” e salutò l’amica.

 Kate rise tra sé e sé, Lanie non sapeva proprio raccontare le bugie.

 Si vedeva lontano un miglio che aveva mentito. Probabilmente era Esposito, quei due non la raccontavano a nessuno, anche se dicevano di essersi lasciati.

Attraversò la strada ed entrò in una caffetteria. Aveva voglia di una bella cioccolata ricaricante prima di avventurarsi in un pomeriggio di pulizie. Si accomodò nel primo tavolino libero e, dopo aver fatto la sua ordinazione, si sciolse i capelli che le ricaddero fluenti sulle spalle.

Lasciò scorrere i suoi pensieri..

Doveva chiamarlo o no?

-sì, ho voglia di sentirlo.. no, no, no ha da fare, non mi cerca, quindi non gli manco neppure. Sembrerei una stupida, non ho motivo di telefonargli… Lanie, mannaggia a te e alle tue idee.. in effetti chiedergli se domani è a casa per poter portare il regalo, non è un pensiero malvagio.. ho deciso, lo chiamo”.

Prese il suo cellulare e compose il numero. Il telefono squillava libero, ma dall’altra parte non rispondeva nessuno. La donna stava per riagganciare quando udì la voce squillante dell’uomo.

“Ciao detective! Non vorrai mica dirmi che devo accorrere su qualche scena del crimine proprio ora, vero?”.

“No Castle, niente omicidi”. –avevo solo il bisogno di sentire la tua voce- “Volevo sapere se domani pomeriggio potevamo incontraci. Desideravo darti il tuo regalo”. Parlò tutto d’un fiato, mentre le sue guance si tingevano di rosso. Meno male che non poteva vederla.

“Mi hai battuto sul tempo Kate! Stavo per telefonarti io. Ho bisogno di un piacere enorme da te”.

“Un piacere? Dai, spara. Se posso molto volentieri”.

“Devi insegnarmi a pattinare. Avanti, so che sei capace, me lo hai detto tu l’anno scorso”.

Per un attimo le si gelò il sangue nelle vene. Non aveva più messo i pattini ai piedi da quel Natale, dall’ultimo Natale che aveva veramente festeggiato.

Udendo il suo silenzio Rick parlò: “Kate sei ancora lì? Ti prego, ho promesso ad Alexis che il giorno di Natale l’avrei accompagnata, ma me n’ero dimenticato. Non so neanche stare in piedi, mi devi solo insegnare i primi rudimenti, cioè non cadere e muovermi. Non ti ruberò tutto il giorno, parola di scout”.

“Castle, non ho i pattini a New York, sono rimasti a casa di mio padre..”.

“Quello non è un problema, ti porto quelli di Alexis, avete lo stesso numero! Allora mi aiuti?”.

Kate rimase per qualche secondo in silenzio poi, sorprendendo anche se stessa, rispose: “Va bene. Voglio che tu lo sappia: sono molto fuori allenamento”.

“Ti ho mai detto che sei fantastica? Andrai benissimo! A domani allora. Grazie infinite”.

“Di niente, Castle” e riagganciò. Si passò una mano tra i capelli e si chiese perché mai avesse accettato. La risposta fu subito evidente: per Castle avrebbe fatto qualsiasi cosa.
 

Castle chiuse la comunicazione soddisfatto: “Anche la seconda parte del piano è andata”. La persona accanto a lui sorrise.




ANGOLO MIO

Scusate il ritardo... Ecco il terzo capitolo del mio raccontino.. speriamo vi piaccia, è un capitolo "intermedio", mi serve per unire l'inizio con la fine, infatti non succede granchè...
ringrazio la mia sorellina per averlo letto e avermi dato l'ok, ora aspetto le vostre recensioni. Grazie a tutti!!

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Capitolo 4
*** La vigilia di Natale ***


 Kate era appoggiata alla staccionata che delimitava il laghetto. Castle le aveva detto di aspettarla direttamente a Central Park, così non avrebbero destato i sospetti di sua figlia.
 


Non indossava abiti particolarmente pesanti ed incominciava ad avere freddo. Lo scrittore era in ritardo.

Stava per controllare per la centesima volta l’orologio, quando lo vide arrivare di corsa molto trafelato: “Ti chiedo umile perdono, mia madre non mi lasciava uscire di casa. Voleva che appendessi ancora delle decorazioni. Ti garantisco che siamo forniti quasi quanto un negozio di soli oggetti natalizi..”

Kate rise: “Non importa Castle, purtroppo l’unico a rimetterci sarai tu, ho il tempo contato, oggi arriva mio padre in città e devo andarlo a prendere alla stazione. Quindi sbrighiamoci, passami i pattini così li posso indossare” e andò a sedersi su una panchina.

L’uomo si mise accanto a lei e le passò un vecchio modello di pattini bianchi. Kate li osservò per un attimo ed esclamò: “Castle, ma sono praticamente identici ai miei! Questo modello è quasi introvabile ormai! Come ha fatto Alexis a procurarsene un paio?”.

Castle senza troppa convinzione rispose: “Non ne ho la minima idea, sono un regalo di mia madre. Su dai andiamo, sono un pessimo alunno e ho bisogno di una lezione coi fiocchi” e si diresse verso il ghiaccio tenendosi con forza alle protezioni.

La donna si allacciò l’ultima stringa e con un rapido balzo aveva raggiunto l’uomo: “Ascolta, ti dispiace se faccio un giro di pista per sciogliere un poco i muscoli? Tra due minuti sono da te. Non muoverti”.

“Dove vuoi che vada? Tutt’al più mi troverai seduto per terra. Non mi lasciare troppo qui per favore”.

Kate ammiccò.

Rick la guardò allontanarsi da lui.

Era meravigliosa, ogni suo movimento era fatto con grazia ed eleganza, ogni muscolo del suo corpo le rispondeva perfettamente, era padrona della situazione. Pensò che se solo avesse voluto avrebbe potuto diventare una campionessa. Era assolutamente perfetta.

“Eccomi, sono stata via molto?”

“Lo sai che sei bravissima?”

“Non adularmi.. e non cercare di corrompermi, sarò un’insegnate molto severa! Non sono così brava come mi descrivi, semplicemente pattinare mi piaceva molto e mi applico, diciamo così”.

-lo so che l’adoravi, per questo ti ho portata qui- pensò l’uomo.

“Castle avanti dammi le mani!”.
L’uomo obbedì e posò le sue grosse mani in quelle minute di lei. Rick gliele strinse e incominciò ad avanzare molto piano spostando un piede alla volta. In realtà era più giusto dire che Kate lo stava tirando lontano dalle protezioni. La donna aveva incominciato a spiegargli i primi rudimenti del pattinaggio, ma l’uomo non recepiva un granché. Era troppo concentrato sul calore dell’intreccio delle loro dita per riuscire a prestare attenzione. Improvvisamente l’equilibrio venne a mancare e si ritrovò disteso sul ghiaccio. Che male….

La donna si era scansata appena in tempo per non finire a terra con lui. Non riuscì a trattenere una risata: “Cominciamo bene Castle!” e lo aiutò a rimettersi in piedi.

L’uomo si aggrappò ai suoi fianchi: “Non lasciarmi mai più, non voglio avere ulteriori contatti con questa lastra bianca.. Stasera avrò un livido enorme”.

“E’ il minimo che può succederti! Ok ora io aumento la velocità, tu ti tieni alle mie mani o alle mie spalle, come preferisci e vediamo se riesci a mantenere l’equilibrio”.

“Aumentare la velocità? Non scherzare, vuoi uccidermi? Cosa ti ho fatto di male?”.

Kate non gli presto attenzione ed iniziò a muoversi all’indietro, mantenendo lo sguardo fisso su di lui.

Si stava impegnando, non c’è che dire. Era goffo e legnoso, ma ce la stava mettendo proprio tutta. Provò a curvare e lui riuscì a starle dietro. Era troppo divertente vedere la sua espressione preoccupata e determinata in contemporanea..

Pensò d’aver fatto proprio bene ad accettare quell’invito.

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Una coppia d’anziani seduti su una panchina poco distante si stava godendo la scena. Nascosti in mezzo alle altre persone non potevano essere visti dall’uomo e dalla donna.

“Stanno andando bene, non credi?” affermò lei.

“Lui è un po’ rigido, ma è  bravino per essere la prima lezione” rispose lui.

“Non stavo parlando del pattinaggio, parlavo di “loro due”. Del loro rapporto”.

“Ah quello? Io direi che non ci saranno problemi. Lui ha capito ciò che deve fare per conquistarla. Lei stavolta seguirà il cuore, ne sono certo”.

“Quindi possiamo tornare a casa?”.

“Direi proprio di sì”.

Magicamente la panchina restò vuota.

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 La lezione durò ancora un bel po’ durante la quale Rick cadde, riuscendo a trascinarsi Kate dietro ben due volte, si rialzò, si massaggiò le parti doloranti che stavano aumentando progressivamente. Tutto sotto gli occhi divertiti della donna.

Quando venne il momento di separarsi, erano dispiaciuti di dover smettere.
Mentre Kate si stava togliendo i pattini Rick le si sedette accanto fino a far toccare le loro spalle; posò una mano sulla gamba della donna e disse: “Grazie davvero. Sei stata gentile, mi hai salvato da una brutta figura”.

“Questo è ancora tutto da vedere, hai ancora dei seri problemi a restare in piedi”, lo scherni mentre appoggiava la mano su quella di lui.

Si girò verso l’uomo e gli confessò: “Sono io che ti devo ringraziare, ho passato un bel pomeriggio. La miglior vigilia di Natale da molti anni a questa parte. Sei riuscito a coinvolgermi e sai che non è facile”.

L’uomo non rispose, ma le diede un piccolo bacio sulla guancia. “Sono felice di esserti stato utile” e sorrise.

Kate si allungò verso la sua borsa e ne estrasse un pacchetto variopinto e glielo porse. “Tieni Rick, è solo un pensiero. Spero che ti piaccia”.

–è fatto con tutto il mio cuore- pensò.    

“Grazie detective, non dovevi disturbarti. Il mio è.. oh no! No, non dirmelo. Cavolo… non è possibile, l’ho dimenticato a casa! Perdonami, ma nella fretta lo devo aver lasciato sul tavolo.. che figura!” sentenziò lo scrittore.

La donna scoppiò in una risata fragorosa: “Castle sei un caso senza speranza! Non preoccuparti, me lo porterai al distretto al rientro dalle feste. Non è così importante”.

“Scherzi? Domani è Natale..”

“Infatti. Domani ti rilasserai e starai con la tua famiglia. Non pensare al mio regalo, lo apriremo insieme il 27. Sarà buffo, ma divertente”.

“Non sei arrabbiata?”

“Assolutamente no. Oggi sono stata bene, lo considero già un dono da parte tua. Mamma mia, ma è tardissimo, mio padre sarà già in stazione ad aspettarmi. Devo andare. Grazie ancora Castle” e si alzò in piedi.

“Grazie a te Kate. Buon Natale!” e l’abbracciò.

La donna rimase stupita per qualche secondo, poi rispose al suo abbraccio.

“Buon Natale a te scrittore!”.

Si salutarono e la giovane donna si diresse verso l’uscita di Central Park, ignorando che quella splendida giornata non era ancora finita.

***********************************************************************
Fermò l’auto proprio davanti al portone del suo palazzo. Scese e aiutò il padre a scaricare la sua valigia.

“Vedo che oggi sei di buon umore Katie, ne sono felice” disse Jim prendendo alcune borse piene di regali che aveva portato da casa.

“Si papà non mi posso lamentare. Oggi sono andata a pattinare dopo tanto tempo che non lo facevo. Devo ammettere di essere stata proprio bene, non mi ricordavo quasi più cosa volesse dire”.

Jim sorrise nel vedere la figlia così serena. Era proprio una bella visione.

“Papà, scusa, ma per chi sono tutti questi regali? Non credo siano tutti per me” chiese curiosa Kate.

“Infatti non sono tutti per te tesoro. La maggior parte sì, naturalmente. Qui c’è un pensierino anche per Lanie...”.

“Ok papà, ho capito. Hai portato un “pensierino” a tutti.  Tieni un secondo la valigia, mentre cerco le chiavi di casa? Eccole.. ti avviso, questa sera ce ne stiamo insieme sul divano a chiacchierare.
Dobbiamo raccontarci un po’ di cose”.

Infilò la chiave nella toppa, fece girare la serratura finchè la porta non si aprì. Kate rimase immobile sull’uscio. 

Non poteva credere a ciò che stava vedendo. Era pietrificata.

Guardò nel corridoio, per assicurarsi di non aver sbagliato appartamento. No, era proprio il suo.

Fece un passo in avanti, ma dovette fermarsi per la seconda volta.

Si passò una mano sugli occhi credendo di sognare.

Davanti a lei stava lo spettacolo più bello che riuscisse a ricordare.




Angolo mio

Per farmi perdonare vi pubblico anche il quarto... è quasi finito, il prossimo è l'ultimo, ma ci vorrà ancora un po' di tempo...

fatemi sapere che pensate, graaaazieeee

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Capitolo 5
*** Buon Natale Kate ***


Il suo appartamento brulicava di luci e di colori.

Ghirlande e festoni variopinti ornavano ogni mobile, candele rosse e bianche erano accese ordinatamente sul camino, sui vetri delle finestre erano state applicate decorazioni a tema, da un simpatico Babbo Natale intento a leggere su una sedia a dondolo ai fiocchi di neve.

Il tavolo della cucina era fasciato da una splendida tovaglia rossa ricamata con un motivo geometrico dorato e sopra era appoggiata una composizione di agrifoglio a forma di corona con all’interno un angelo di cera.

Bastava guardarsi intorno per scoprire qualcosa di nuovo, ma ciò che la colpì di più, lasciandola letteralmente senza fiato, era il magnifico albero di Natale che svettava in mezzo alla sala.
Era enorme, grande quasi quanto essa, tutto adornato con decorazioni bianche, le sue preferite. Le luci lo rivestivano completamente, ma avvicinandosi, Kate notò una marea diversa d’ornamenti: palline di ogni forma, stelle, angeli, regali, cristalli.. Non mancava proprio nulla, era come nelle favole. Quella, però, era la realtà e Kate stentava ancora a crederci. Rimaneva immobile davanti ad esso senza riuscire ad emettere suono.

Una mano si posò sulla sua spalla: “Ti piace tesoro?”.

La donna riuscì a rompere il silenzio: “E’ magnifico” rispose, ma dovette interrompersi perché si rese conto d’avere la voce rotta dalla commozione.

“Ci tiene da morire a te, lo sai vero?”.

Kate annuì.

Il padre continuò: “Guarda lassù tesoro- indicando la punta dell’albero- la riconosci?”.

La giovane donna sobbalzò: “La mia stella, quella che mi avevate regalato tu e la mamma. Come ha fatto ad arrivare qui? Era a casa”.

“Lo so, infatti gliel’ho data io. Ero stufo di vederla chiusa in quella scatola”.

“Tu sapevi di tutto questo?” disse Kate guardandosi in giro.

“Sì tesoro. Ieri è venuto a trovarmi, doveva parlarmi. Voleva sapere cosa ti piaceva del Natale, quand’eri bambina. Voleva farti una sorpresa. In realtà mi sono limitato a dargli la mia copia delle chiavi di casa tua, aveva già preparato tutto senza sbagliare una virgola. Ti conosce ormai quasi meglio di me, forse quasi più di te stessa”.

L’uomo sorrise e le accarezzò il viso.

“Credo che quella busta sul tavolo sia per te. Io scendo un momento al bar qui sotto, ho improvvisamente voglia di un caffè” e, preso il cappotto, lasciò la giovane donna sola con i suoi pensieri.

Kate si avvicinò al tavolino e prese in mano la busta dove la scrittura inconfondibile di Rick aveva scritto “Per Kate”.

La strinse al petto per qualche secondo e si abbandonò sul divano. Le luci dell’albero le illuminavano il viso. Fece un profondo respiro e la aprì.

“Ciao Kate. Quest’anno ho decisamente esagerato, lo so. Volevo farti un regalo speciale  ed ho avuto quest’idea. Spero ti piaccia! È solo per portarti un po’ di gioia in questo giorno così speciale, per farti assaporare di nuovo il Natale. Quando dici di non amarlo, non ti  credo. So che non è vero, ma capisco che, in questi giorni, il tuo dolore si accentui e che ti faccia soffrire. Volevo fare qualcosa per te, spero di esserci riuscito. Dovresti ringraziare in seguito anche la “manovalanza”, cioè Esposito, Ryan e Lanie, che, mentre io mi assicuravo di tenerti lontana da casa con una fantomatica lezione di pattinaggio, hanno montato, sotto mie precise direttive, tutto questo. Un’ultima cosa: sotto l’albero troverai qualcos’altro per te. Tantissimi auguri di Buon Natale.
                                                                           Richard                                       “

 
Un sorriso le illuminò il viso, questa volta Rick aveva colpito nel segno. Rise al pensiero di Ryan ed Esposito che trasportavano quell’albero gigante su dalle scale, con Lanie che, avendo preso possesso della situazione, impartiva ordini ai due malcapitati.

Era felice, finalmente aveva capito di non essere sola, i suoi amici le volevano bene davvero.

E Rick?

Beh Rick la amava e lei lo sapeva, lo aveva sempre ricordato. Era un uomo veramente unico, non avrebbe mai trovato nessun altro che la capisse e la rispettasse quanto lui. Doveva chiamarlo, ma prima, decise di vedere cosa si nascondesse sotto l’albero.

Si accucciò ai suoi piedi e, ben nascosto tra i rami, trovò un grosso pacco rosso con un fiocco dorato. Scartò il pacchetto e all’interno trovò una specie di libro con un post it attaccato e una seconda scatola incartata. Dopo averla appoggiata sul divano, lesse ciò che c’era scritto sul foglietto.

“Sorpresa numero 2! Questo è il tuo regalo, quello vero. Ho scritto una storia per te e vorrei che la leggessi prima di aprire il pacchetto più piccolo. Non barare!”.

Non aveva nessuna intenzione di farlo. Tirò su le gambe e si rannicchiò tra lo schienale e il bracciolo del divano e aprì il libro, il suo libro.

L’aveva scritto solo per lei. Era decisamente emozionata. Inizio a leggere:

“Questa è la storia di uno scrittore..”.

Si fermò immediatamente, le mancava l’aria per respirare.

Aveva scritto “quella storia”?

Aveva veramente scritto la loro storia?

Cercò di calmarsi e continuò.

“Questa è la storia di uno scrittore. Uno scrittore pazzo ed egocentrico, divenuto famoso per i suoi gialli, quasi tutti best seller. Viveva in un lussuoso appartamento a New York insieme alla sua bellissima figlia e ad una madre un po’ ingombrante. Era ricco, spensierato, donnaiolo e poco affidabile. Il classico adulto-bambino che si rifiutava di crescere, un eterno Peter Pan.

Un giorno, colto dalla noia e per far impazzire la sua seconda ex moglie-manager, decise di uccidere il suo personaggio di spicco e di terminare così la sagra che aveva consolidato il suo successo mondiale.

Alla presentazione di quest’ultimo libro, tutto procedeva con il solito rituale: autografi, foto e belle ragazze, tutte per lui. Stava per andarsene quando sentì alle spalle una voce femminile che lo chiamava. Pensando di trovarsi davanti una delle sue fan sfoggiò il più stupido dei sorrisi. Davanti a lui, però, si trovava una poliziotta, una detective della omicidi; aveva bisogno di alcuni chiarimenti su un suo libro, poiché l’omicida si era ispirato ad esso per commettere il delitto. Aveva bisogno d’entrare nella testa dell’assassino.

Lo scrittore decise di collaborare con lei, di aiutarla a risolvere il caso.

Quella donna era tutta d’un pezzo, non amava le scorciatoie e si capiva benissimo che non aveva preso in simpatia lo scrittore. La sua presenza lo irritava e, per questo, lui si divertiva ancora di più.

Risolto il caso, l’uomo ebbe l’ispirazione per un nuovo personaggio per i suoi romanzi: la detective dura, ma astuta. Chiese al suo amico sindaco di “intercedere” per lui presso i superiori della donna, voleva vederla lavorare sul campo, voleva conoscerla meglio. Quella donna lo aveva decisamente colpito.

Non poteva nemmeno lontanamente immaginare d’aver preso in quell’istante la miglior decisione della sua vita, quella che avrebbe cambiato il suo futuro.

La loro convivenza iniziò tra alti e bassi. Lui prese l’abitudine di portarle il caffè al mattino per cercare di essere galante; la donna, al contrario, cercava di mantenere le distanze, ma poco a poco iniziò a rilassarsi. Continuò  ad irritarsi ad alcune azioni dell’uomo, ma ormai si vedeva che stava recitando una parte,  in realtà si divertiva.

Il tempo passava i due iniziarono  a scoprirsi a vicenda: lei era una sua fan, aveva letto tutti i suoi libri, voleva sposarsi una volta sola nella vita, possibilmente con l’uomo giusto ed era molto diversa da come si mostrava.

Aveva un grande cuore, sapeva sempre quali parole usare con i parenti delle vittime, possedeva un’umanità straordinaria.

Lo scrittore si chiedeva perché una donna così bella (perché era straordinariamente bella) avesse deciso di fare il detective e non un lavoro diverso. Un giorno notò al suo polso un orologio da uomo e, mentre seguivano un caso che sembrava toccarla molto, le chiese cosa fosse accaduto a suo padre, perché portasse il suo orologio. Lei non rispose subito, ma a indagine conclusa, gli raccontò il suo più grande dolore.

La madre era stata assassinata, nessuno aveva mai trovato il colpevole, non aveva avuto giustizia, per questo era diventata un poliziotto. Aveva dovuto superare un bruttissimo periodo, il padre aveva iniziato a bere, ma era riuscita ad aiutarlo. L’orologio e la catenina, che portava sempre al collo, le ricordavano ciò che aveva perso e ciò che aveva salvato.

L’uomo capì in quell’istante che la donna non era dura come sembrava, era ferita, mutilata nell’animo. Mentre parlava i suoi occhi si erano tinti di una tristezza infinita, ma la dolcezza delle sue parole era palpabile. L’uomo si chiese per molto tempo perché avesse condiviso con lui quelle emozioni così intime, senza mai  trovare una risposta soddisfacente.

Da quel giorno si unirono sempre di più, divennero amici. Ridevano, scherzavano, ma soprattutto, si prendevano in giro.

Quante volte lui la provocava, faceva battute stupide per ricevere da lei le sue famose occhiatacce che amava così tanto! Dal canto suo lei non si faceva pregare: lo chiamò gattino per un’intera giornata, perché lui odiava essere soprannominato così, svitò le viti della sua sedia e fece “esplodere” la macchina del caffè per solo convincerlo di essere stato veramente maledetto da una mummia! Lui non se la prese, vederla ridere era bellissimo.

Lavorare con lei, però,  gli insegnò cosa fosse veramente la vita, quanto dolore c’era nel mondo e quanto lui fosse fortunato. Lo aiutò a crescere.

Un giorno il caso di sua madre fece di nuovo capolino nella sua vita. Riuscirono a trovare l’uomo che materialmente aveva commesso l’omicidio. Questi le confessò di essere stato assoldato da qualcuno di estremamente potente. La detective fu costretta ad ucciderlo prima che potesse rivelare il nome, per salvare il suo partner tenuto in ostaggio. L’uomo si sentì terribilmente in colpa per quanto era accaduto, voleva lasciare il distretto. Fu la donna a convincerlo a restare, spiegandogli che aveva bisogno di lui, aveva bisogno della sua allegria e sentenziò che  quel verme lo avrebbero preso insieme.

Erano sempre più uniti, si completavano a vicenda. Agli occhi di tutti erano una bella coppia, tanto da far sospettare che tra loro non ci fosse solo un’ amicizia. E, in parte era vero, perché a poco a poco i loro sentimenti mutarono, ma entrambi non volevano rendersene conto.

Lo scrittore incominciò a capire che la detective stava diventando qualcosa di più, quando la sua vita fu minacciata da un serial killer. Quell’uomo riuscì perfino a far esplodere la sua casa, mentre lei era all’interno. La paura d’averla persa lo uccise per qualche minuto, ma quando riuscì a sfondare la porta e a constatare che era viva e stava bene, ritornò a vivere.

Incominciò a chiedersi cosa fosse quel nodo alla stomaco ogni volta che incontrava il suo sguardo, perché al mattino, appena sveglio, accendeva il cellulare aspettando una sua chiamata. Nonostante tutto non riuscì a dichiararsi, anzi fece di peggio, decise di tornare con la sua ex moglie e di lasciare il distretto per l’estate. Lei in quel periodo usciva con un altro ragazzo, pensò che non fosse interessata a lui. Non poteva sapere che lei aveva rotto quella relazione.

Quando in autunno ritornò a New York per presentare il suo nuovo libro, trovò la detective molto arrabbiata con lui. Non ne capiva il motivo, ma non aveva intenzione di lasciare che lei lo estromettesse dalla sua vita. Scommisero per il suo rientro in squadra, riuscì a vincere  (almeno così la donna gli fece credere) e divenne nuovamente il suo partner.

Tutto ricominciò come prima: il caffè, le battute, i casi, la loro amicizia. La doccia fredda per lo scrittore arrivò quando scoprì la presenza di un dottore- motociclista nella vita della detective.

Rivederla aveva riacceso quella miccia interiore che aveva cercato di sopire e quel ragazzo era davvero una scocciatura.

Per fortuna dello scrittore, il dottore aveva lo straordinario talento di sparire dalla vita della donna nei momenti “giusti”, cioè quando la detective aveva bisogno di un sostegno, la lasciava sempre sola e lui cercò di approfittarne.

Le indagini sul caso di sua madre ebbero una seconda svolta quando il detective, che aveva investigato su di esso, venne assassinato davanti ai loro occhi. La donna mostrò il suo lato più fragile e lo scrittore le restò accanto, anche quando  fu estromessa dalle indagini.. L’aiutò a ricercare la verità per conto suo e promise a se stesso che l’avrebbe protetto a costo della sua vita.

Ormai non poteva più negarlo, non andava al distretto per scrivere i suoi libri, andava lì solo per lei, per poterla “vivere”. La sua “musa” era diventata il suo unico desiderio.

E quella sera, in quel vicolo, quando dovevano salvare i colleghi della donna creando un diversivo, un bacio gli sembrò l’unica idea possibile. Doveva essere “un bacio sotto copertura”, ma non fu così per nessuno dei due. Quando le loro labbra di toccarono dentro all’uomo si irradiò un grande fuoco e il cuore incominciò a battergli sempre più forte. La strinse a sé ancora di più e sperò che quell’istante durasse per sempre. Quando si staccarono l’uomo capì di non aver mai baciato prima di allora.

Entrarono nel palazzo e lo scrittore si ferì una mano prendendo a pugni quel maledetto cecchino che voleva ucciderla. Nell’ambulanza mentre lei lo ringraziò per averle guardato le spalle, lui riuscì a dire solo “always”.

Per sempre.

Sì, lui era lì per lei per sempre, non l’avrebbe mai lasciata sola..

Non erano più amici e lo sapevano entrambi. Un amico non è geloso e un’amica non sorride compiaciuta ed onorata di tale sentimento. La conferma fu l’ “always” che lei pronunciò in quell’occasione. Forse  lei provava gli stessi sentimenti.

Le loro emozioni crescevano di giorno in giorno, di ora in ora. Solo la maledetta paura di rovinare tutto li bloccava:  non erano pronti.

Il destino, però, non aveva ancora smesso di scombussolare le loro vite. La tragedia incombeva sulle loro teste.
Il mandante dell’omicidio della madre ricattava il suo capitano, l’uomo che la detective considerava il suo secondo padre.
 Per proteggerla, per impedire che fosse uccisa le aveva mentito per molto anni: non le aveva mia detto di essere implicato.  
La situazione precipitò: quell’omicida aveva decretato la morte della donna. Nel disperato tentativo di salvarla per l’ultima volta, il capitano la attirò in un hanger per parlarle. Le raccontò una parte di verità e la usò come esca per i sicari. Quando questi arrivarono, però, la donna fu portata via dallo scrittore sotto ordine del poliziotto. Aveva deciso di sacrificarsi per lei. La dovette portare via di peso, mentre la donna si dimenava straziata dal dolore, non poteva sopportare ciò che stava accadendo. Non poteva essere vero. Lo scrittore la tenne stretta a sé e avrebbe fatto qualunque per alleviare la sua sofferenza, per non vederla piangere così.

Il giorno del funerale del capitano fu il giorno più difficile della loro vita. La giovane donna stava tenendo un discorso di commiato e ripeté una frase dettale dall’uomo qualche sera prima per incoraggiarla: “ Alla fine, la miglior cosa che si possa sperare è trovare un posto dove prendere posizione. E si è molto fortunati se si trova qualcuno che voglia stare con noi”. Lo guardò. Quello sguardo valse per lo scrittore più di mille discorsi, capì che ormai erano sulla stessa lunghezza d’onda. Erano complici, era lui che lei voleva al suo fianco.

Uno strano luccichio, proveniente da dietro una lapide, attirò la sua attenzione: capì, ci mise un secondo. Si lanciò di scatto nella direzione della donna e le si buttò addosso, ma arrivò troppo tardi. Il proiettile aveva già colpito il suo corpo. Fu invaso dal terrore quando sentì il calore del suo sangue e vide il viso della donna contrarsi in un’espressione di stupore e di dolore. Le mise una mano sotto la testa in modo da poterla guardare negli occhi, in quegli splendidi occhi verdi che si stavano spegnendo. La supplicò di restare con lui, di non abbandonarlo.

No, non era giusto, non poteva andarsene in quel momento, non doveva morire. Avevano tutta la vita davanti a loro, dovevano dirsi ancora tante cose. Fu in quell’istante che riuscì a pronunciare le parole più importanti della sua esistenza. Quella frase uscì dalla sua bocca carica di ogni tipo di emozione: rabbia, paura, sconcerto, tristezza, ma soprattutto amore.

Quel “ti amo” era solo amore, tutto l’amore che lo scrittore portava nel cuore.
 
 
Ebbene sì, lo ammetto Kate Beckett, io ti amo.

Ti amo profondamente con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima. Ho creduto di morire anch’io quel giorno, quando hai chiuso i tuoi occhi tra le mie braccia.  So che hai udito quelle parole, so che te lo ricordi. So che mi ami, ormai ti conosco, so decifrare i tuoi pensieri, le espressioni del tuo viso..”


Kate si fermò. Non riusciva ad andare avanti. Le lacrime inondavano il suo volto, non ricordava nemmeno precisamente in quale punto della storia avesse iniziato a piangere. Quel pianto era liberatorio, era felicità, era gioia. Come un’onda stava portando via ogni sua paura, il muro dentro di lei era crollato.

Sì lo amava, Rick aveva ragione.

“Smettiamola di aspettare, diamoci una possibilità. La meritiamo, abbiamo diritto ad essere felici. Non ho paura del futuro, non più. Ho capito che il nostro amore non può finire, noi siamo destinati a stare insieme.
Io, però, non posso scrivere il finale di questa storia, puoi farlo solamente tu.

Apri il secondo pacchetto e, dopo averlo fatto, leggi l’ultima pagina”.

 
La donna ubbidì e scartò il regalo. Si trovò tra le mani un portagioie di legno finemente decorato con due rose e sopra era stato inciso il suo nome. Notò che aveva una serratura ed era chiuso; non poteva aprirlo, senza la chiave che non riusciva a trovare. Decise di tornare a leggere.

“Ora dovresti avere in mano un portagioie, o meglio uno scrigno.

 Se il libro, metaforicamente parlando, simboleggia me, sono uno scrittore e ho messo in quel testo tutti i miei sentimenti, quest’oggetto rappresenta te.

Uno scrigno dev’essere bello, deve attirare l’attenzione, ma, nello stesso tempo, deve essere resistente per poter proteggere ciò che è contenuto al suo interno. Tu sei esattamente così: esternamente, per chi non ti conosce, appari bellissima, ma dura, resistente come l’acciaio. Ti sei costruita addosso questa corazza per nascondere la cosa più importante che possiedi: la tua anima, tanto ferita in passato. Fai uscire la vera Kate solo quando ti senti al sicuro, quando non sei spaventata. Io quella Kate l’ho vista, l’ho vissuta, me ne sono innamorato e ormai  non riesco più a farne a meno. Senza falsa modestia sono l’unico a saper tirar fuori il meglio di te, mi hai dato la chiave per entrare nel tuo cuore ed ora voglio farlo per tutta la vita.

Non smetterò mai di ripeterlo: io ti amo Kate, ti amo tanto.

                                                                                        Rick

Ps. Credo di possedere un’altra chiave che  potrebbe esserti utile. Avvicinati alla finestra e guarda fuori”.


Lo vide. Era in strada ad aspettarla. In mano aveva un piccolo oggetto.

Improvvisamente si ricordò le parole di quella vecchietta: “Vedrai che quando meno te lo aspetti, la magia si abbatterà su di te e, quando ti troverai faccia a faccia con lei, non potrai ignorarla”.

Kate pensò che avesse ragione: quella sera era accaduto sicuramente qualcosa di speciale, qualcosa di magico..
Non poteva ignorare ciò che il cuore di Rick le aveva detto, né ciò che il suo stava gridando.

Uscì dalla porta e corse da lui.

 

 

Angolo mio.
Scusate il ritardo, ma c’è voluto più tempo a scrivere questo capitolo. E’ lungo lo so, ma avevo tante idee e ho faticato a metterle giù. Il racconto non è ancora finito, lo scrigno di Kate deve essere aperto. Fatemi sapere cosa ne pensate! Grazie a tutti

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Capitolo 6
*** Buon Natale amore mio ***


 Era molto tempo ormai che aspettava e Rick incominciava a non sentire più le mani e i piedi dal freddo, ma quando la vide uscire dal portone, capì che quell’attesa non era stata vana.

Non indossava il cappotto, aveva ancora i pantaloni del pomeriggio,  un maglioncino bianco e aveva in mano il suo scrigno.

Vide subito che aveva pianto, che era emozionata.
Fece un passo verso di lei, ma non riuscì  a percorrere molta strada, perché Kate lo aveva già raggiunto e si era buttata nelle sue braccia. Aveva appoggiato la testa contro il suo petto e lo stringeva forte. Contraccambiò l’abbraccio e le diede un bacio tra i capelli. La sentì singhiozzare e le accarezzò ritmicamente la schiena finchè la donna non si calmò e, staccatosi da lui, lo guardò negli occhi.

“Hei detective, hai gli occhi rossi!” scherzò Rick.

“Già, è colpa di uno scrittore. Mi ha fatto decisamente commuovere” replicò lei sorridendo. Improvvisamente, però, si fece seria e, non abbandonando il loro contatto visivo disse: “Grazie, davvero. E’ il regalo di Natale più bello che abbia mai ricevuto. Tu sei completamente pazzo”.

“Di te sicuramente e.. “

Kate lo bloccò, mettendogli un dito sulle labbra: “Lo so, la tua storia mi ha rivelato ciò che provi e cosa sono per te. Ora, però, lascia parlare me. Hai ragione quando dici che ho paura e mi nascondo. Ho costruito quel muro, perché non amo il mio lato vulnerabile. Dalla morte di mia madre ho dovuto tirar fuori solo la mia forza, la mia grinta per riuscire a sopravvivere, tanto ero distrutta. Sono diventata l’agente Katherine Beckett e credevo di aver nascosto per sempre la Kate del passato.

Un giorno, però, sei arrivato tu. Non so ancora come hai fatto, ma hai risvegliato il mio cuore. Stando insieme a te sono tornata a ridere, a scherzare, ad essere me stessa. A desiderare qualcosa di diverso dalla vita, di riuscire finalmente a cambiare.

Non riuscivo, però, a trovare il coraggio e, ogni volta che cercavo d’alzare la testa, la vita cercava di annientarmi di nuovo.

Nonostante tutto c’eri sempre tu a rimettermi in piedi quando ti accorgevi che vacillavo. Ho cominciato a desiderarti al mio fianco, ad innamorarmi di te senza rendermene conto. Il disagio dentro di me, però, non era sparito: più i miei sentimenti erano intensi, più il mio istinto mi diceva “scappa”. Pensavo che ti meritassi di meglio, qualcuno meno complicato di me. Qualcuno che ti rendesse felice.

Mi allontanavo, ma mi mancavi troppo e tornavo indietro.

A mio modo, nonostante i mille dubbi nel mio cervello, sono sempre tornata da te.

Tu mi hai aspettato con pazienza e fiducia e oggi mi hai regalato tutto questo. Non puoi nemmeno lontanamente immaginare ciò che ho provato mentre leggevo le tue parole, quanto fossi felice. Quella terribile barriera per te non esiste più. Sì, Rick hai le chiavi del mio cuore e della mia anima, le avrai per sempre, nonostante qualunque difficoltà ci si parerà davanti.

So di non poter cancellare con un colpo di spugna tutti i fantasmi del mio passato, ma se mi dovessi di nuovo perdere nel buio, tu sarai sempre la mia luce. Ora so che posso farcela.

Mi hai chiesto di scrivere il finale della tua storia, ma non posso farlo.

La nostra storia non è finita, è appena incominciata e noi dobbiamo scriverne i capitoli insieme, giorno per giorno”.

Si fermò per un secondo e posò la sua mano sul viso di lui e accarezzandolo gli sussurrò: “Ti amo da morire, Richard Castle”.

A quelle parole Rick la rapì di nuovo tra le sue braccia e posò le sue labbra su quelle di Kate.

In principio fu un bacio dolce e romantico, poi la passione repressa per molti anni divampò per trasformarlo in quanto di più emozionante e passionale possa esistere al mondo: un bacio di vero amore.

Quando si staccarono per riprendere fiato, non riuscivano quasi a credere che il loro sogno fosse divenuto realtà.

Restarono a guardarsi per un istante rapiti dalle loro emozioni, poi Rick ruppe il silenzio: “Dobbiamo fare ancora una cosa Kate. Te ne sei dimenticata? Dobbiamo guardare cosa contiene lo scrigno. Dove lo hai posato?”.

La donna si guardò i piedi: “Credo in terra. Dovevo abbracciarti subito e devo averlo lasciato qui”.

“Per terra?! Oddio, solo tu puoi fare certe cose Kate”, disse l’uomo preoccupato, scuotendo la testa.

“Preferivi non ti baciassi? Dovevo avere le mani libere per stringerti” puntualizzò la giovane donna.

“Ok, ok hai ragione, come sempre del resto” sospirò Rick.

Kate sorrise, riuscivano a battibeccare in qualunque situazione, lo trovò romantico. Intanto l’uomo estraeva una piccola chiave dalla tasca della giacca.

“Credo che sia arrivato il momento, che ne dici? Lo vuoi aprire da sola o lo facciamo insieme?”

“Insieme Rick” e si appoggiò all’uomo.

Rick inserì la chiave nella serratura e la fece scattare. Kate, invece, lo aprì, ma, nonostante le tante emozioni e sorprese di quella sera, non era preparata a quello che vide. Si portò la mano alla bocca e si voltò stupita per guardare in faccia l’uomo. Lui sorrise compiaciuto ed estrasse dal portagioie una splendida fede in oro bianco, nella quale erano incastonate cinque piccole pietre di differenti colori.

Mostrandola alla donna disse: “Ora viene la parte più importante di questa serata. Essendo un uomo all’antica, per certi aspetti, ieri non sono andato a casa di tuo padre solo per avere un complice per il mio piano. Sono stato da lui per chiedergli qualcosa di molto più importante. Quando ho intavolato il discorso e gli ho mostrato l’anello, mi ha bloccato subito, mi ha semplicemente detto: “Sei l’unico che può far ritornare il sorriso sul viso di mia figlia. Hai la mia benedizione per qualunque cosa tu voglia fare. Puoi contare su di me”. Non mi aspettavo una reazione così entusiasta, ma mi ha rassicurato. Ti desidero veramente tanto e, ora che sei mia, non voglio più lasciarti scappare.

Come puoi notare, questo non è un anello di fidanzamento tradizionale. L’ho fatto fare per te. Solo per te. Per questo ha cinque pietre e non una sola, ognuna ha un proprio significato, direttamente collegato sia a te sia a me.

Il diamante centrale rappresenta il nostro amore. Puro e resistente come solo questa pietra può essere, non intaccabile dallo scorrere del tempo.

A sinistra di esso ci sono uno smeraldo e un rubino. Lo smeraldo, oltre a riflettere il colore dei tuoi occhi, rappresenta la forza d’animo, il rubino invece la vitalità, l’energia e il coraggio. Sono tutte caratteristiche fondamentali della tua personalità Kate, le qualità che mi hanno colpito di te, quando ci siamo conosciuti.

Sono il nostro punto di partenza.

Le ultime due pietre sono uno zaffiro e un’acquamarina. Esse sono sinonimi di tranquillità, di serenità e di pace: ciò che io voglio donarti con la nostra vita insieme.

Simboleggiano il nostro futuro.”

Prese la mano di lei tra le sue e continuò: “Dopo il nostro bacio sotto copertura, ho capito che un giorno sarebbe arrivato questo momento. Lo sentivo nell’anima. Avevo capito che per tutta la vita avevo cercato solo te. Ora sono qui, davanti a te ed iniziano a mancarmi le parole, ma forse sono superflue.

 Quindi sarò breve.

Ti sto chiedendo di rendermi l’uomo più felice del mondo accettando di sposarmi. Non solo: vorrei che tu continuassi ad essere la mia unica amica, la mia musa, la mia confidente, la mia parte razionale che mi rimette in carreggiata quando esagero. Insomma, la parte mancante del mio essere.

Vuoi diventare tutta la mia vita, Kate Beckett?”.

La donna stava piangendo di nuovo, in fondo al cuore anche lei aspettava questo momento da molto tempo. 

Non appena riuscì a riprendersi dall’emozione, mentre lo guardava negli occhi, rispose: “Always”.

Rick le prese la mano sinistra e, con un gesto dolcissimo, infilò l’anello nel suo anulare. Si portò la mano alla bocca e le baciò il dito, dove ora stava l’anello.   

Kate, invece, fece passare le braccia dietro la testa dell’uomo e lo baciò con trasporto.

Si accorsero solo dopo che aveva iniziato a nevicare.

“Guarda Rick, nevica” disse la donna..

“Già.. sembra che il cielo voglia benedire la nostra unione”. Rise, Kate lo imitò.

“Sai una cosa Rick? Mi piace questa neve, e, devo ricredermi. La magia del Natale esiste davvero. Me lo hai dimostrato, dovevo solo incontrarla al momento giusto. È sempre stata accanto a me, ma non me ne ero mai resa conto”.


“Sono felice che tu lo abbia capito, tesoro. Ora rientriamo, devi prenderti un cappotto o ti verrà un malanno. Dobbiamo raggiungere il locale dove tutti i nostri cari ci stanno aspettando” disse l’uomo prendendola per mano.

“Sai che se entriamo ora nel mio appartamento, non te ne lascerò uscire tanto facilmente?” sottolineò maliziosa Kate.

“Detective, questo da lei non me lo aspettavo!?”

“Non vuole cogliere l’occasione scrittore?”

Rick fece finta di essere titubante per una decina di secondi, poi rispose: “Sai che ti dico? Gli altri aspetteranno! Minuto più, minuto meno cosa vuoi che cambi!” rispose l’uomo spingendola nel portone.

Improvvisamente si fermò: “ Kate, mi sono dimenticato di dirti un’ultima cosa”.

“Cosa?”

“Buon Natale!!” disse sorridendo Rick.

“Buon Natale a te, amore mio”.

E, finalmente, insieme sparirono nel palazzo.

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Nello stesso momento, in un posto freddo e lontano...

“Ragazzi, è uscita! Finalmente! Vediamo che succede adesso” disse una piccola elfa vestita di verde.

“Ragazzi per favore lasciate loro un po’ di intimità, non so se sarebbero contenti di sapere di essere spiati in un momento del genere”.

Babbo Natale, seduto sulla sua morbida poltrona, guardava la scena divertito. Tutti i suoi piccoli aiutanti si erano radunati intorno ad una sfera di cristallo che proiettava le immagini direttamente da New York.

“Babbo Natale, non possiamo resistere. Sono quattro anni che cerchiamo di confezionare questo regalo e non ci siamo mai riusciti! Questi due sono veramente tosti! Ora che siete intervenuti direttamente voi, le cose sembrano andare per il verso giusto!” rispose piccata un’altra elfa.

“Tesoro hanno ragione, anch’io sono curiosa di sapere come finirà. Cioè voglio scoprire i dettagli.. cosa hai consigliato a quell’uomo?” disse la signora Natale sedendosi accanto a lui.

“Solo di fare ciò che gli suggeriva il cuore, niente di più. Il resto lo ha fatto lui, il ragazzo ha sicuramente fantasia. Spero solo che tu abbia fatto un buon lavoro con lei”.

“Considerando che lo sta abbracciando quasi togliendogli il respiro, direi di sì” rispose maliziosa la donna.

“Silenzio! Non riusciamo a capire che si stanno dicendo! E.. cavolo si baciano già.. wow!!”  urlarono in coro i piccoli aiutanti applaudendo.

“Te l’avevo detto che ormai erano pronti! Sono proprio carini insieme!”. Sentenziò soddisfatta la signora Natale

“Bene ora che è tutto sistemato, potete andare a prepararmi la slitta? Ho del lavoro da fare stanotte! E sono già in ritardo” chiese Babbo Natale.

“Non ancora, babbo. Stanno aprendo il portagioie.. Non vorrai mica farci perdere la sorpresa! Mamma mia che bello!! Un anello favoloso, mi sto per commuovere!” disse un’elfetta tirando su di naso.

“Io l’ho già fatto!” rispose un’altra.

“Posso dire di non aver mai visto una coppia così bella?” disse un’altra ancora.

Babbo Natale sospirò, il suo ritardo era destinato ad aumentare.

“Babbo Natale, guarda!!! Si baciano di nuovo! Le ha chiesto di sposarlo, dai manda giù un po’ di neve. Non sarà riso, ma è ben augurante allo stesso modo! Daiiii!”.

“Va bene, va bene eccola”. Babbo Natale si avvicinò alla sfera e con un cenno della mano, fece apparire nella sfera tanti pallini bianchi, provocando una vera nevicata in città.

“Ora però, lasciamoli alla loro vita.  Su forza, andate a prepararmi le renne. Sarà una lunga nottata! Tutti al lavoro, forza”.

Uscirono tutti dalla stanza felici e gioiosi.

La signora Natale si avvicinò al marito: “Lo sai che sono orgogliosa di te? L’amore è il dono più grande che si possa avere, sei stato molto generoso con loro”.

“Beh entrambi lo meritavano, giusto?”.

La signora Natale sorrise.

Babbo Natale si preparò a partire: “E’ quasi mezzanotte!! Mi sembra il momento più indicato per gridare al mondo intero Oh Oh Oh Buon Natale!!!!”.
 
 
 
Angolino mio!
Ecco la conclusione della mia piccola “fatica”, spero vi piaccia. Ho tirato fuori tutto il mio lato romantico in questa storia e questo, a mio modesto parere, era l’unico finale possibile. Spero di non deludervi.
Grazie infinite e tutti coloro che hanno recensito e che lo faranno, siete fantastici!
Grazie per tutte le belle parole che mi avete scritto!
Mi unisco a Babbo Natale e vi auguro un grandissimo Natale, pieno di gioia e di desideri realizzati! Auguri a tutti! Un bacione Annalisa.  

 


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