Ain't no mountain high enough

di KatiePeanut88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II. ***
Capitolo 3: *** Capitolo III. ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV. ***
Capitolo 5: *** Capitolo V. ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


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2 mesi o giù di lì.

Per la detective erano stati lunghissimi. 
Sessanta giorni che erano sembrati sessant’ anni. 

Non riuscire a muoversi per quasi un mese era stato inconcepibile per lei, sempre così attiva e dinamica.. Straordinaria, a quanto dicevano i medici, era la sua capacità di ripresa. Beckett, in tutto il piano della rianimazione dell’ ospedale, era definita con diversi nomignoli: "La donna d’acciaio", "Wonder Woman", "Speedy Gonzales", "Elastic Girl". 

Kate, ad ogni affermazione dei dottori, roteava gli occhi come solo lei sapeva fare, abbozzava un sorriso e fissava la finestra. Avrebbe davvero voluto uscire di lì. Era terribilmente snervante non poter respirare aria diversa, non riuscire a fare le cose che lei normalmente reputava banali. Nulla era semplice, persino le cose più comuni, nel suo stato, le diventavano estremamente pesanti e difficili.

La sua regola, quella che si era posta dopo tutto quello che le era successo, era: Non ti arrendere, persisti nel tuo obiettivo. E Kate era cocciuta. Continuava a dire alle infermiere che poteva pettinarsi da sola, oppure che avrebbe mangiato da sola la gelatina di frutta. Oramai le attività più insolite erano queste comprese la lettura dei giornali o lo zapping con il telecomando. L'importante era tenere la mente occupata.

Katherine Beckett non voleva l’aiuto di nessuno. Solitaria e tenace non lasciava trasparire una smorfia di dolore davanti a suo padre, non si lasciava sfuggire un gemito di sofferenza in presenza dei suoi amici.

Ad un occhio sensibile questi erano tutti segnali di quanto lei soffrisse e di quanto non volesse far preoccupare i suoi cari. 

A quell’occhio attento si spezzava il cuore nel vederla così fragile ma coraggiosa nel voler apparire ancora la Kate Beckett che tutti conoscevano.

Allo stesso occhio premuroso, quella donna in quel lettino non emanava forza quanto tenerezza.

Sì, perché Kate, così esile, così impaurita, non lo era mai stata.

Sto bene, quante volte ve lo devo dire?” ripeteva come un mantra.

Continuare a dire quella frase forse avrebbe potuto convincere gli altri. E per adesso le bastava.

Non voleva essere più un problema.

Desiderava essere trasparente. Tratteneva il respiro in presenza dei ragazzi per non fare troppo rumore. Si faceva piccola piccola in quella barella per cercare di non dare fastidio, si sentiva ingombrante.

La sua capacità di dividere in scomparti razionali le sue emozioni era incredibile. Da una parte il lavoro, dall’altra le risate, da una parte la serietà professionale, dall’altra la famiglia. Da un lato il bianco, dall’altro il nero. Da una parte il giusto, dall’altra lo sbagliato. Per lei, era così..

Non aveva ancora trovato qualcuno che le facesse vedere quante sfumature si stava perdendo nel suo viaggio.
No, in verità aveva incontrato quel qualcuno: semplicemente lei si limitava a due possibilità, non aveva bisogno di distrazioni. Doveva recuperare le sue forze fisiche. Come se poi il vero problema fosse il suo corpo.

Si sentiva soffocare. Più cercava di rimanere impassibile a tutto quello che stava vivendo più si sentiva avvampare quando pensava a quel maledetto giorno.

Tutto ricominciava all’infinito.

Il calore del proiettile dentro di lei, l’odore acre del suo stesso sangue. Nelle orecchie quelle parole. Quel fruscio di sentimenti sussurrati ma che rimbombano nel suo cuore come se fossero stati urlati a squarciagola.

Deve essere distaccata. Deve impedire all’unica persona che ha quel potere, di farle calare le barriere che con fatica si è costruita in tutto questo tempo. Non è aridità d’animo.

Semplicemente è sopravvivenza.


*** *** ***

Tre settimane dopo la dimissione dall’ospedale tutto era sfocato.

Kate cercava disperatamente di mettere tutto in ordine. Nella valigia, nell’armadietto, persino sul bancone dell’accettazione mentre stava firmando i fogli del rilascio. Impilava le cartelle secondo un ordine di grandezza che si era prestabilita. 
Almeno così, ad un occhio scrupoloso, sembrava. 

I ragazzi avevano accompagnato Lanie e la detective a casa di quest’ultima . Dopo averle aiutate con i bagagli le salutarono dal finestrino della macchina.

Chiamateci, per qualsiasi cosa…” disse Ryan con uno sguardo preoccupato

Basta un fischio e arriviamo a sirene spiegate..” Esposito rincarò la dose.

Sì, chi sei? Flash.. Tranquilli, ce la caveremo alla grande vero baby? Ah no aspetta, forse Javi potresti andare a comprarci della Vodka, credo che avremmo bisogno di Vodka e di altri super-al…” il discorso di Lanie, mentre gli occhi del suo ragazzo stavano uscendo letteralmente dalle orbite, finì bruscamente.

Ciao Esposito, ciao Ryan. Vi chiamo domani mattina! Va tutto bene! Non preoccupatevi .” Cominciava a diventare un ritornello questa frase.

Le due amiche si incamminarono verso l’ingresso del palazzo. Kate fece strada verso l’ascensore e si affrettò a premere il pulsante di chiamata.

Mi sento in colpa. Non dovresti stare con me. Non ho bisogno della baby sitter Lanie. Mi basta che mi aiuti un attimo a portare la valigia e i sacchetti, e poi puoi tornare da Esposito. Davvero…! Io sto bene..” Ecco, ancora quella vocina che le diceva “Statemi lontano” Le porte dell’ascensore si aprirono.

Ma cosa ti viene in mente ora?? Lo sai quando è l’ultima volta che siamo state insieme io e te per una vera serata tra donne?”

Mmmmm”

Ecco, appunto!” incalzò la Parrish.

Lanie, io non voglio......”

......Essere un disturbo! Sì, me lo hai ripetuto circa 36 volte in macchina! Francamente qui chi mi disturba non sei tu tesoro! Hai visto come ci ha squadrate quello lì….?”

Chi?” chiese Kate.

Quello lì, vicino al corridoio. Alto, jeans scuri, senza maglietta.”

Senza maglietta??” La voce della detective salì di qualche tono.

Particolare che ho notato, già, già ” concluse Lanie facendole l'occhiolino.

Ah, è il vicino del secondo piano.”disse Kate atona dopo aver capito a chi si stava riferendo la sua amica.  .

Ah ah, allora l’hai visto pure tu! Pensavo fosse una visione.”

Lanie!!”

Sono solo una buona osservatrice! Oltre a sapere che ha degli addominali fantastici, sappiamo anche il suo nome?”

No. La smetti?"chiese Beckett sbuffando.

No, hai ragione. Che cosa ce ne importa del nome.. Non andiamo su queste sottigliezze noi…”

Ora potresti per cortesia farla finita?” Kate sapeva del grandioso modo che aveva Lanie per riempire i silenzi e cambiare argomento. Ma questo soggetto la infastidiva leggermente ora.

Mmmmm, certo, tu lo puoi vedere tutti i giorni!”

Oh ma sentila!!”

Lanie sorrise. Un po’ di tensione se ne era andata.

Le porte dell’ascensore si aprirono nuovamente al piano di Beckett.

Eccoci arrivate.

Il cuore le batteva fortissimo. Aveva paura. Aveva il terrore di trovare qualcosa di diverso.

Kate continuava a fissare la porta del suo appartamento.

Ehm, dolcezza, io sto tenendo un sacchetto della spesa e la tua valigia. Capisco che tu abbia bisogno di due minuti per riprenderti ma non possiamo farlo dentro casa, così io mi sgravo di tutti questi pesi?”

In men che non si dica Beckett estrasse la chiave dalla giacca, la infilò nella toppa della serratura e la girò. Aprì la porta, forse troppo piano. Lanie sfiorò la spalla contusa di Kate e diede uno spintone alla porta per aprirla totalmente.

La detective si aggirò nell’ingresso, guardandolo come se fossero anni che non lo vedeva.

C’è un profumo diverso. Lo senti?” chiese Beckett alla sua amica.

No, non saprei...” Lanie cominciò ad annusare l’aria in modo un po’ troppo eclatante “ No, nessuno strano odore.”

Tu dici? Questo è gelsomino? Io non uso il gelsomino. Mai usato né per deodorare ambienti, né per pulire pavimenti. E comunque è da quasi un mese che non metto piede qui ed è tutto pulitissimo, e sembra di stare in una serra?”

Ah, sì.. Forse sono stati dei vandali… Mentre passavano sono rimasti scioccati dal tuo arredamento cheap and chic ed hanno pensato di venirti incontro dandoti una spolverata un po’ qui e un po’ là! Che gentil uomini questi ladri newyorkesi, eh?!” mentre le usciva questa frase dalla bocca, Lanie avrebbe voluto strangolarsi.

Lanie!!”

Non è colpa mia…” Questa discussione non avrebbe avuto risvolti positivi, pensò. “ Io gli ho detto che non ti avrebbe fatto piacere, che l’avresti presa come un’ invasione della tua privacy… Gliel’ho ripetuto un sacco di volte ma è testardo. No aspetta, testardo non è l’aggettivo che volevo usare.. Quello che volevo invece è in….”

In..credibilmente ottuso! Secondo te è sordo? No perché quando gli hai specificato in 10 lingue diverse che non lo volevo tra i piedi, credi non ti abbia sentito?” Era furiosa.

Come hai fatto a capire di chi stavo parlando?”

Silenzio. No, in verità la stava incenerendo con gli occhi.

Tesoro, non mi ha detto : Sai, ho l’intenzione di entrare in casa di Beckett e di fracassare tutto quello che trovo a portata di mano. Mi impresteresti le chiavi di casa sua? Oppure: Lanie potresti darmi le chiavi dell’appartamento di Beckett, vorrei farle una sorpresa, vorrei dare fuoco ad ogni cosa così quando torna trova un cumulo di cenere ad aspettarla a braccia aperte…!”

Riprese fiato, ora stava agitando le mani in aria.. e quando Lanie Parrish iniziava a farlo non era un buon segno…poi continuò: “ Mi ha detto: Lanie, ho pensato che forse potremmo dare una ripulita all’appartamento di Kate..Togliere la polvere e lavare magari il bagno? La cucina, ecco potremmo riempire il frigorifero…” Questo mi ha detto. Non mi ha minacciato con un coltello, non mi è sembrato armato di cattive intenzioni Kate! Si è semplicemente offerto di farmi un favore, di farti un favore. Tutto qui. Però se ti dà fastidio ora chiamo il vicino del secondo piano, che mi sembra ci abbia squadrate troppo nell’ascensore, gli chiedo se mi impresta un po’ della sua polvere ed un po’ della sua immondizia. Tu mi aiuti a sporcare di nuovo i pavimenti, io svuoto di nuovo il frigo. E siamo a posto. Partiamo da zero. Ti va? Gli vado a citofonare?” il tono dell’arringa della dottoressa calò.

La detective rimase immobile. In silenzio. Al centro dell’ ingresso.

Non fece né un passo avanti, né un passo indietro. Lì ferma. In bilico.

Allora …? Ci sei …?” la risvegliò la patologa.

No, lascia stare...”

Ah, peccato… Pensavo quasi di averti convinta. Ci saremmo divertite!

Almeno, io con il tuo vicino, mi sarei divertita…”

Lanie??!! Ti prego! L’ultima volta che ho controllato avevi una storia con un mio collega ? Giusto?”

Mmm,” sbuffa “ sì detective, confermo la sua supposizione. Mi rilascia ora o sono in arresto per 'Battutetroppopromisque'?”

Divertente, davvero…” Beckett abbozzò un mezzo sorriso.

Ohi dolcezza, quello l’ho visto. Era un quarto di un sorriso di quella ragazza che conoscevo. Hai presente? Quella brunetta…”

Sì, va beneeee, hai reso l’idea…” La detective cominciò ad occupare più spazio nel piccolo appartamento. Si tolse con delicatezza la giacca. Lo sgomento iniziale lasciò spazio ad una sorta di miscuglio di emozioni che prontamente vennero tutte accorpate nell’insieme ‘Sentimenti’. Chiusi. Sigillati.

Si girò verso l’amica “Che dici se me ne vado un secondo in camera, così disfo la borsa, mi metto qualcosa di comodo e poi ti do una mano?”

Vai pure tesoro, non devi chiedermi il permesso…Tu puoi fare tutto quello che ti senti.. Basta che rimani obiettiva e riconosci i tuoi limiti. Non fare troppi sforzi, e se hai bisogno di me, caccia un urlo…”

Lanie, non devo correre la maratona. Ed ho disdetto i salti con l’asta proprio poco fa. Per cui stai serena!”

Oh, meglio per me allora..” E si guardarono. La dottoressa strizzò l’occhio a Kate. Per un secondo tutto sembrò tornato come era prima.

La detective con il sorriso. Lanie che fa qualche battutina per tirarle su il morale.

Entrata in camera sua, Kate si sentì rigenerata e protetta da quelle quattro mura che tenevano al sicuro anche il suo cuore.

Tutto era in ordine, almeno lì. I cuscini avorio erano al centro esatto del letto. Il copriletto color lavanda non aveva una grinza. La lampada era sul lato sinistro del comodino.

Tutto era perfettamente a posto.

Sì, tutto era decisamente troppo in ordine.

Si voltò per cercare il portagioie dei suoi genitori, sul casettone e...








Cantuccio mio:
Eccoci qui.
Allora.......

Questa storia nacque in una notte buia e tempestosa di tanti  anni orsono... no, scherzi a parte ( o apparte?), l'ho scritta a giugno. Poi per traversie varie non l'ho postata prima.

Saranno più capitoli questa volta, e aggiornerò una volta alla settimana.

La narrazione prende l'avvio dall'inizio della 4 stagione quindi ci sono possibili spoiler. io per coerenza  ho segnato dall'inizio  spoiler generali. 

Grazie come sempre a tutte voi che leggete, a tutte voi che recensite, a tutte voi che mi inserite negli autori preferiti, nelle sotrie ricordate seguite e preferite. Grazie.

Un grazie al mio monolocale. Che te lo dico a fa'? Grazie, sempre. 

Grazie a tersicore150187 per tutti gli incoraggiamenti, le note e le pressioni psicologiche ;)

GRAZIE a tutte coloro che stanno dall'altra parte del muro. 

A presto..

RM :)

PS: dal prossimo capitolo cambierò il mio nickname che diventerà KatiePeanut88.




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Capitolo 2
*** Capitolo II. ***


ra



"Si ama solo ciò che non si possiede del tutto. M. Proust"



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***Flash back.***

Tu forse non hai capito, hai frainteso, e comunque questo non è né il luogo né il momen.....”

Io avrei frainteso Castle? Sentiamo...prima mi dici che non sono mai presente nella vita di Kate, poi che adesso sono ansioso ma quando c'è davvero bisogno di me io non sono con lei.”

Io non ho detto....possiamo spostarci....”

Oh sì Castle, tu hai proprio detto questo! Sai che io sono un medico?! E che se non sono venuto alla funzione di quel Capitano era perché stavo lavorando? Stavo salvando delle vite, io! Hai presente?? Credi che se avessi potuto non sarei stato vicino alla donna che amo?” 

Una fitta.

Esatto” pensò Rick. Il problema non si poneva. Josh non era con Kate quando quel maledetto proiettile le si era conficcato nel petto. Josh non c'era. Rick sì. Era Rick che la guardava mentre le si chiudevano gli occhi stancamente. Josh non c'era. Era una semplice constatazione. 

Ho solo detto che sicuramente avresti potuto aiutare, e che se ci fossi stato sapresti cosa è successo, senza chiedere 10 versioni diverse ad ognuno di noi e senza indagare sul lavoro dei paramedici che sono stati davvero veloci:: se non ci fossero stati loro...” le parole si fermarono. 

Ogni volta Rick riviveva tutto, all'infinito. 

Erano notti che non riusciva a chiudere occhio. Il peso del corpo di Kate, il suono che fece mentre cadeva a terra. Il suo respiro che si affievoliva pian piano.

E lui che le sussurava quelle parole, come se solo quelle potessero bastarle per tornare da lui.

Un brivido gli percorse la schiena. Le mani gli tremarono. 

Josh lo guardò. Era come se i pensieri di Castle fossero proiettati su un maxi-schermo nel corridoio dell'ospedale.

Ho provato a salvarla, ma...”

Sei arrivato tardi Castle. Io l'ho salvata. Io l'ho operata. Visto, è finito tutto come doveva finire! Non trovi? Il fidanzato che salva la sua ragazza in sala operatoria. Magari potrebbero farci un servizio alla televisione, sarebbe una buona pubblicità per l'ospedale!” disse ironico il dottore.

Ma cosa stai...?” la rabbia di Rick era aumentata alle stelle.

Sto solo dicendo che ho rimediato io a tutto. Ho risolto io “il caso “ mentre con l’indice e il medio di entrambe le mani apostrofava l’ultima parola

Rick non rispose. Guardò Josh negli occhi, senza proferire parola. 

Ah, ecco! È questo il problema? Il tuo problema, Mister Egoismo, è che IO ho salvato la vita di Kate, e tu no. Tranquillo Cowboy, anche se oggi non sei tu l'eroe del giorno, non preoccuparti, non appena si sveglia le dico che le hai tenuto la mano in ambulanza per tutto il tragit....”

Un tonfo spesso. Uno schiocco. Come quando un secchio pieno d'acqua si rovescia.

Fu tutto velocissimo.

Un dolore lancinante si irradiò dal polso al braccio dello scrittore. 

Josh si voltò massaggiandosi la guancia.

"Ma porca .. ma c'ha la mascella di piombo?" Fu il primo pensiero di Castle.

Il secondo pensiero fu invece "Non ci vedo niente, ho la testa che mi scoppia." Josh gli aveva sferrato un pugno in un occhio, aprendogli il sopracciglio sinistro.

Stai lontano da lei, non è di tua proprietà!” gli urlò il medico.

Kate non è di proprietà di nessuno, imbecille!”

Un altro pugno. Non riusciva a capire dove. Tutto gli faceva male tranne il piede destro. Forse era stato proprio il piede destro ad essere colpito. Boh, non era importante.

Cosa, ti da fastidio che tu non possa possederla, dottore?”

Castle, finiscila o ti sbriciolo...!”

Esposito e Ryan arrivarono attirati più che altro dal volume della discussione in atto. 

Dopo aver separato i due pugili improvvisati, Espo si voltò verso all'amico “Ecco Kev, ti avevo detto che non dovevamo lasciarlo da solo!”

Non era da solo, ci sarebbe dovuta essere Lanie con lui!”rispose l'irlandese.

Dai avanti, colpiscimi, fai vedere ai tuoi amichetti quanto sei uomo, così poi potrai andare da Kate e dirle....” Josh stava incitando Rick alla rissa.

Ok, adesso basta. Calmatevi tutti e due. Siete entrambi nervosi, tutti quanti lo siamo. Ma comportarsi come dei bambini non risolverà le cose. “ Esposito guardò Castle e gli sussurrò “Yo bro, ti ha conciato male!” Rick non rispose.

Ryan allontanò Josh, che si incamminò dall'altra parte del corridoio.


Non è niente.” rispose Rick, continuando a toccarsi la parte lacerata. “Voi state qui con Kate, nel caso in cui si svegli. Se succede qualcosa, chiamatemi ok? Io vado a cercare un'infermiera.”

Tranquillo, c'è Lanie insieme a lei. Dai che ti accompagno.” Gli disse di rimando Ryan

No, ragazzi, sto bene. Ho bisogno di stare un attimo da solo. Ci ritroviamo tra un paio d'ore! Ok?”

Vai tranquillo Castle, la teniamo sotto controllo noi. Ora vatti a sistemare che se Beckett ti vede così, ti sfascia l'altro occhio! ”

Già, Kate non avrebbe dovuto sapere di questo sgradevole siparietto. Kate...Quanto è che non pensava a lei? 10 minuti? Ecco, erano bastati per fare un gran bel casino!

Doveva ricordare a Beckett che davvero lui non era Chuck Norris. Il dolore al polso era pulsante e continuo. Si incamminò in uno dei cento corridoi di quell'ospedale che oramai cominciava a conoscere a memoria. Si affacciò all'infermeria: 

Salve, buongiorno, mi servirebbe che qualcuno mi rimetta a posto.....” il cuore, pensò.

Nella camera di Kate, Lanie si era parata dalla porta, come per attutire tutti i suoni che provenivano dall'esterno. 

La donna sul lettino era sotto shock. Aveva sentito tutto. Dai commenti sprezzanti di Josh ai tonfi dei colpi. 

Tesoro, esco un secondo, vado a vedere cosa sta succedendo...”

Non voglio che si avvicinino più a me. Non voglio vederli, né sentirli mai più. Hai capito Lanie?” 

Le parole che aveva sentito le avevano fatto più male di cento pugni.

***fine flash back

Cantuccio mio:

Buona sera atutte quante!

Ecco il secondo capitolo di questa storia... 

Non c'è molto da dire: questo flashback mi serve per far capire che sta succedendo ...

Un grazie al mio monolocale, che anche se in minifont è riuscita a trovare un modo per leggere, grazie.

Un grazie a voi che state leggendo e a chi ha lasciato un commento.


Non vi interesserà, ma io domani parto e me ne vado a festeggiare Halloween con una parte di Family in una regione denominata Abruzzo... Non so che cosa ne uscirà, spero di non andare in overdose di divertimento, perchè potrei non riprendermi presto... Twitteremo come delle folli, se twitter collaborerà...


PS
Il mio nickname, come vedete , non è cambiato... Spero che l'amministrazione di EFP veda e provveda...

un bacio
a presto,
RM   ( futura  
KatiePeanut88 )


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Capitolo 3
*** Capitolo III. ***








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"Ci vuole più coraggio per dimenticare, che per ricordare." S. Kierkegaard



..tulipani. 

Uno splendido vaso di cristallo sovrastava lo specchio sul cassettone di legno. Lei non aveva vasi di cristallo.

L'ansia la assalì sino a quasi urlare: “Lanie!!”

Arrivo tesoro, che c'è ?” quando la dottoressa piombò in camera, trafelata non capì immediatamente quale fosse il problema “Stai bene?”

Togli quei fiori, per favore.” Kate era appoggiata con una mano all'armadio e dava le spalle al vaso.

Quali fi...” Lanie si voltò e vide. “Oh ma che belli! Sono meravigliosi, guarda che col..”

Lanie!Ti prego, puoi toglierli senza fare commenti e portarli via?”

Ma cosa sono? Gerani?” la donna sussurrava e con calcolata lentezza stava prendendo il contenitore di cristallo tra le mani.

Non sono gerani, sono tulipani. Tulipani screziati.” ora la voce della detective la stava tradendo.

Aaaaahhhh. Rilassati, vedi, sto trasportando questi ORRIBILI tulipani SCABRATI fuori dalla tua camera. Ok? Chissà chissà però chi li avrà messi qui!? Che inopportuno! Li porterò al nostro famoso vicino del secondo piano....” cinguettò sibillina Lanie, mentre usciva dalla stanza socchiudendo dolcemente la porta con il piede.

Il profumo era ancora nella stanza. Era troppo forte. Kate si sentiva soffocare, quei boccioli colorati la stavano aggredendo.

Potevano dei fiori assalire qualcuno? Sembrava di sì.

Li mandava Rick. Non c’erano dubbi.


Con Josh, dopo la chiacchierata non amichevole, Kate aveva deciso di scrivere la parola FINE a quella rel….quella cosa che avevano insieme, qualsiasi cosa fosse.

Io per te sono rimasto, ho rinunciato al mio lavoro per cosa?”

Una semplice frase era rimasta impressa nella sua mente. Non tanto Josh, il suo sorriso, i suoi modi gentili, i suoi baci. No. L’unica cosa che si ricordava di lui erano quelle parole e quello sguardo insignificante.

Probabilmente ora stava aiutando dei bambini dall’altra parte del mondo. Probabilmente invece di commiserarsi e cercare di rimettere insieme i cocci sparsi della sua vita, Josh ora stava salvando vite umane. Sì, tante.

Forse sarebbe bastato se avesse salvato la vita di una sola persona. 

Ma questo il dottore non poteva farlo. A Kate non serviva qualcuno che salvasse il suo corpo. A lei serviva uno che fosse in grado di salvare la sua anima dal buio in cui voleva stare. 

Grandioso Josh, credi che mi rinfaccerai la tua scelta a vita? Ogni volta che litigheremo tirerai fuori questa storia, vero?”gli aveva ringhiato.

Avrebbe voluto spingerlo via, dalla camera, dalla sua esistenza.

Lanie aveva avuto ragione. Aveva fatto bene a chiarirsi con lui. Oddio, più che altro aveva fatto chiarezza dentro di sè. Aveva capito una cosa semplicissima: Josh non era fatto per lei. O lei non era fatta per Josh. Una cosa era lampante: per loro due nessuna canzone aveva un senso, Kate non sarebbe mai stata pronta per tuffarsi in una relazione profonda con Josh. Lui non sarebbe mai stato disposto a stare insieme a Kate al suo fianco. Né ora, né tra un mese, né tra un anno. Erano forse troppo simili, o forse troppo diversi. Cercare una motivazione non era fondamentale. Era finita. 

Ora doveva liberare la mente e concentrarsi per ritrovare dei motivi per i quali valesse la pena allontanarsi dalle ombre che vedeva intorno.

E i tulipani le davano fastidio. 

Dolcezza…”

In tutto questo Kate non si era accorta che Lanie era tornata nella camera.

Ohi!” disse stremata Kate “Non mi guardare così. Sto bene.”

Sì…” Lanie abbassò lo sguardo. "Vieni a mangiare? Mi aiuti a cucinare qualcosina?"

Pensavo andassimo tutte a casa dal vicino del 2 piano!?”disse Beckett per cercare di smorzare la pesantezza del momento.

Ah ah! Lo vedi che sei tremenda!!”

Dai scherzo! Che prepariamo di buono?”

Dopo la cena le due donne si rannicchiarono sul divano, ognuna con un barattolo di gelato tra le mani.

Ok, programmino di stasera?”chiese Kate con un sorriso sulle labbra. Si era rilassata un pochino, forse per la cena, forse per la birra, comunque sembrava meno tesa e nervosa di qualche ora prima.

Divano, gelato, film, e se non ci basta ho comprato una bottiglia di Vodka, ma acqua in bocca con Espo…”mentre lo diceva bisbigliava come se qualcuno potesse sentirla.

Lanie, sono ancora in convalescenza! Non posso.”

Kate, sono un medico, se ti dico che puoi fare uno strappo alla regola!”

Ah beh, se è la dottoressa che me lo assicura! No perché pensavo che fosse la mia amica.....sai, tende a non essere proprio obiettiva.” 

No, no, è la dottoressa Parrish, tranquilla! ” Lanie le strizzò l’occhio.

Che hai preso al noleggio?”domandò la detective.

Sorpresa!! Credo che ti piacerà perché se non ricordo male è uno dei tuoi film preferiti”

Lanie inserì il DVD nel lettore. 

Il titolo comparve a lettere cubitali sullo schermo.

Ta daaa!! Il pianeta proibito!!!! Eh, ti ho stupita?!! Me lo sono ricordata, tutte le volte che hai cercato di portar....!”

Kate aveva gli occhi lucidi. 

Incredibile. Più cercava di non pensarci più tutto la riportava da lui. 

Castle…” sussurrò Beckett.

Non riuscì a continuare. 

Le parole le morirono così sulla bocca. 

Si torturava il labbro inferiore. Un nodo alla gola si formò quasi istantaneamente.

Era la prima volta che nominava il nome del suo partner dal giorno in cui aveva chiesto all’amica di non farlo avvicinare al lei. Non aveva voluto rivolgergli una sola parola. Non si azzardò a guardarlo negli occhi il giorno della dimissione dall’ospedale. 

Lui, d’altra parte, aveva ascoltato il volere di Kate. Certo, la detective si era stupita in un primo momento del fatto che quell’uomo, lo stesso che non rispettava mai nessun divieto o ammonimento, questa volta non avesse cercato di mettersi in contatto con lei.

Forse Lanie gli aveva raccontato che, dalla camera, Kate aveva sentito tutto.

Forse Castle aveva immaginato come la detective si fosse potuta sentire. Sicuramente Rick lo aveva capito, era una delle persone più sensibili che avesse mai conosciuto. 

Era stato tutto strano. 

Lanie aveva convinto Kate a parlare con Josh. Ma per quanto riguardava Castle, nemmeno Jim riuscì a smuoverla. 

Nessuno capiva perché Beckett lo avesse allontanato così . Sì, un conto era essere infuriate, già… ma in fondo Castle non aveva fatto nulla per meritarsi quell’affronto. Le parole che aveva pronunciato quella maledetta sera non erano state né offensive né irrispettose. 

Lanie, non so cosa fare..”

Kate, ascolta. Ora sei stanchissima. Quindi non so se…”

Io devo proteggerlo!” La voce strozzata e le lacrime che le rigavano il volto la rendevano troppo vulnerabile.

Tesoro…” Lanie si avvicinò a Beckett e provò a tranquillizzarla.

Tu non capisci! Lui non è come sembra Lanie! Alexis... e i fiori…poi lui mi guarda…. E Josh…”

Ok, ora non riesco a seguirti…”

Prese un bel respiro, un altro ancora; si asciugò le lacrime inutilmente perché altre le scesero subito dopo bagnandole le guance.

Ha una figlia, capisci?” e si fermò.

Sì, lo capisco che abbia una figlia?!” Lanie aveva già intuito tutto, ma voleva mantenersi sul vago per cercare di far sfogare Kate.

Bene, tu lo capisci ma lui no! Perché lui non lo capisce Lanie? Perché non ci pensa alle cose, perché deve agire sempre senza pensare come un bambino dell’asilo? Perché, ogni volta che ce l’ho vicino lui rischia la vita? Perché continua a farlo, perché non realizza che mi deve stare lontano? Ti rendi conto che avrebbe potuto morire quel dannatissimo giorno? E poi fare a pugni con Josh!? Con Josh?! Ma cosa c’entra lui?”

Ehm…. È …Era il tuo fidan……?!”stava per ricordarle Lanie ma Kate la interruppe bruscamente.

Ma cosa c’entra tra me e Castle? Perché si deve impicciare di cose che non gli riguardano! Una persona normale avrebbe capito dopo le prime volte in cui rischi la vita di starmi lontano, no?! E se fosse successo qualcosa a lui? Ci hai pensato? Io ci penso sempre, Lanie! Tutte le notti non riesco a dormire. Mi vedo davanti a sua figlia e a sua madre mentre devo dire loro che Castle è morto per colpa mia!” Stava tremando, oramai stava piangendo, completamente senza difese. 

Tu lo stai allontanando perché ….” Lanie capì tutto subito. Era veloce e perspicace in queste cose. Aveva intuito che tra la detective e lo scrittore sarebbe nato qualcosa il giorno stesso del loro primo incontro di tre anni prima.

Devi parlargli Kate, devi spiegargli perché non lo vuoi più vedere.”

Allora non mi stai a sentire nemmeno tu??!! Io non…” 

No, ascoltami tesoro. Se fosse successo qualcosa, se davvero fosse successo qualcosa a Castle quel giorno, e tu non avessi avuto la possibilità di dirgli nulla? Come ti saresti sentita ?

Devi spiegargli, devi dirgli quello che hai detto a me Kate, dovete chiarirvi. Lui è l’unico che può aiutarti a stare meglio, è completamente inutile che io faccia finta di niente, e che eviti di usare tutte le parole che possono ricollegarti a lui come penna, libro scrittore, infantile, crisi isterica sorriso, occhi, sedere,........ 

Lanie!”

“…no era per dire! Potrei anche usare pugni, o caffè! Ma sai quanto è difficile chiedere un caffè a Javier in tua presenza? Cioè, sembra di giocare a quel gioco del Taboo. Hai presente : Baby, mi porteresti una tazza di quel liquido che adoro e prendo la mattina appena sveglia, che mi fa eccitare e non dormire e del quale non posso vivere senza..?”

Kate la stava guardando, il suo sopracciglio sinistro era salito in modo vertiginoso.

No, ok, mi stai guardando come Javi. Vedi, mi fai dire..!” Scoppiarono in una risata entrambe.

Ascoltami, prenditi il tuo tempo. Però promettimi che gli parlerai. ”

Non cambio decisione, io…”

Non ho detto che devi cambiare decisione, ho solo detto che vorrei che tu gli spiegassi il motivo per cui hai preso questa schifezza..ehm volevo dire...cosa!"

OK…” sbadigliò Kate. Era stravolta, gli occhi gonfi e arrossati. Decise di andare a letto, sperando di riuscire riposare. Si alzò dal divano e si incamminò verso la camera.

Aspetta dolcezza!” la fermò Lanie. La donna andò sopra il soppalco. Nel scendere le scale aveva in mano il vaso di tulipani.

Kate roteò gli occhi. “Non roteare gli occhi a me, carina!?”le disse di getto la dottoressa.

Ti avevo detto di buttarli o mi sbaglio?! Perché nessuno mi ascolta!?”

Mi dispiace dissentire mia cara detective ma lei, cito testualmente.. ” si mise in posa con il vaso tra le mani volendo imitare Beckett “ ...mi ha detto: Puoi togliere quei fiori?”

Kate la stava ad ascoltare e intanto sorrideva impaziente.

Togliere non è sinonimo di buttare. Io li ho tolti come mi ha detto, li ho tolti dalla sua camera e li ho spostati portandoli sul soppalco. Ma temo che stiano meglio nella sua stanza. Boh, sarà il colore?!”

Seh, sarààà??”

Già.....”mentre parlavano, erano entrate nella camera e Lanie aveva sistemato il vaso nell’originale postazione. “Vedi, sono perfetti! E' come se fosse stata la stanza ad essere disegnata a posta per questi fiori!”

Ola la… ma che poesia! “

Che ci posso fare, Sono su di giri! ”

Calma i motori! .Non ti ho detto...."

Sì, lo so! Ma il fatto che tu stia prendendo in considerazione remota la possibilità di parlargli è già tanto…” Lanie sapeva che una volta incontratisi, quei due si sarebbero chiariti. E Kate avrebbe cambiato idea. Era naturale. Era fisiologico. Era l’unica cosa giusta che poteva accadere.

Ok, come dici tu?!”

Notte tesoro.”

Notte Lanie, grazie!”

Di cosa!? Hai fatto tutto tu??!! Ci sentiamo domani mattina? Facciamo colazione insieme?”

Certo! Fammi uno squillo quando arrivi a casa, ok!?”

Tranquilla, buona notte.”

Notte. Ah…!”

Tirati la porta appresso mentre esci….” Mimò il tono di Kate “Sì…ciaoooo!!”

Silenzio. Ora Beckett era da sola. Pace e calma. Non sentiva angoscia o ansia. Forse sarebbe riuscita a dormire stanotte. Era davvero stanchissima. 

Si sdraiò solo un attimo per riprendere le forze. Lo sguardo andò a poggiarsi sul cassettone.

Lanie aveva ragione. Erano perfetti.

Kate si domandò se Castle sapesse quale fosse il significato del tulipano screziato. 

Sì, probabilmente sì. Se c’era una cosa che adorava di quell’uomo era che in ogni gesto rivolto a lei poteva sempre scorgere quel qualcosa che li legava ad un livello più intimo.

Un sorriso sincero le si dipinse sul volto.

Per la prima volta da quando venne ricoverata, riuscì a dormire. Non ebbe nessun incubo. 

Anzi sognò..Sognò di essere in mezzo ad un campo…di … tulipani….



Tulipano screziato. 
Questo fiore in particolare simboleggia l’amicizia e l' amore. IL fiore che rappresenta il vero amore infatti non è la rosa ma il tulipano. “Perfetto per dire che amate e amerete per sempre.”

Cantuccio  mio:

Rieccomi.

Dopo 3 giorni di frenesia connectica in famiglia nella patria dei confetti, sono tornata.

Nulla dire, la storia va avanti... Castle non c'è ancora, o meglio....c'è sempre ma non fisicamente..

Grazie alla Muusa splendida che mi ha corretto i refusi "geraniosi".

Questo capitolo è stato pubblicato senza l'appoggio morale del mio Monolocale perchè il raffreddore e l'areosol sono già snervanti e intasanti, ci manco io con questa roba... rimettiti presto.  :*

Un grazie a tutte voi che state leggendo e a chi ha recensito.

Un grazie per esserci all' OFD. 

RM

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Capitolo 4
*** Capitolo IV. ***








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Ama la verità, ma perdona l'errore.” Voltaire.



Al suo risveglio, la prima cosa che vide Kate furono i fiori.

Aveva dormito? Pareva di sì. Si sentiva ristorata ed era una sensazione strana, ma piacevole.

Si alzò.

Da quando era stata ricoverata, il suo orario interno non era più così preciso. Andava a letto presto e si svegliava ad intervalli regolari. Non riusciva a chiudere gli occhi per più di tre ore consecutive e quando la mattina sarebbe dovuta essere riposata, si sentiva ancora più stanca della notte precedente. 

Suo padre le aveva detto di prendere dei sonniferi ma lei non credeva di averne bisogno. 

Non erano dei calmanti che le servivano. 

Andò in bagno per farsi una doccia. Uscì dalla cabina, la pelle si era colorata tutta di un rosa salmone e benché stravolta, era riuscita a riprendersi da tutta la serata precedente. Si vestì facendo attenzione a non compiere movimenti azzardati e dopo essersi messa un velo di trucco uscì di casa.


Doveva farlo. Assolutamente. 


Si sentiva stracolma di cosa da dire. Come un lavandino otturato. Doveva assolutamente liberarsi da quel macigno che aveva in gola.

Prese l’ascensore. Il cellulare squillò in borsa. Erano più o meno due mesi che non sentiva la sua suoneria. 

Pregò che ci fosse un cadavere. Poi le venne in mente che il distretto non avrebbe potuto chiamare, ancora per una settimana lei era agli “arresti domiciliari”, o almeno era così che si sentiva.

Rispose senza guardare lo schermo del telefono. Sperava , desiderava che fosse lui.

Beckett” era tutto straordinariamente normale.

Buon giorno detective.”

Kate guardò il cellulare un paio di volte. La voce non le era affatto familiare. No, non era lui.

Buon giorno, parlo con…?”

Salve, sono il Capitano Gates.”

Mi scusi…??.. Non sen…” La comunicazione si interruppe. 

All’ arrivo al piano terra dell’ascensore le porte si aprirono. 

Beckett guardava stranita l’oggetto tra le mani come se stesse prendendo fuoco.

Una mano?” una voce maschile le chiese.

Eh? Cosa? Scusi…” Disse confusamente la donna mentre usciva dalla cabina. “No, no grazie ehm…”

Salve, mi presento, sono Jasper Field“

Il vicino del 2° piano.”concluse la detective. Lui le porse la mano e lei gliela strinse. Poi scoppiò a ridere. “No, mi scusi, non volevo riderle in faccia! Io sono…”

Beckett, il tuo nome è scritto sul citofono!” le fece l’occhiolino

Già” un silenzio calò nell’atrio del condominio.

Poi il telefonino della donna incominciò a squillare di nuovo.

Scusi ma dovrei…”

Oh, non preoccuparti, per qualsiasi cosa comunque sai dove sono! Sale, zucchero, un aiuto se si rompesse qualcosa…”

Terzo squillo. Quarto squillo. “OH, grazie. Mi scusi ma ora dovrei andare. Arrivederci!”

Ciao..!”

Si allontanò e uscì dal portone.

Beckett”rispose al cellulare. "Salvata da un telefonino" pensò.

Era l’ora dolcezza! Dormivi? Ti ho svegliata?”

Buon giorno Lanie! No, non mi hai svegliata. Sto uscendo di casa ora. Eri tu prima in ascensore?

Cosa? In ascensore? Dove stai andando?”

Già…prima…prima che quello del 2 piano …Sto andando….”

Tesoro, io non so di cosa tu stia parlando! Oddio, hai una commozione cerebrale, sei caduta? Il vicino del 2 piano, ma cosa…?”

No! Mi hanno chiamato mentre ero in ascensore, ma probabilmente non c’era linea e la comunicazione si è interrotta…”

E cosa c’entra il fusto senza maglietta?”Lanie stava già formulando mille ipotesi per cercare di placare la sua curiosità.

Quale fusto senza maglietta?”una voce fuori campo fece sorridere Kate che la riconobbe subito.

Javi, quante volte ti ho detto che non devi origliare le conversazioni che ho al telefono?”

Chica non stavo affatto origliando! Sono qui a meno di 3 centimetri, non è origliare, anche se mi tappass…..”

Ragazzi! Tutto ok? Starei ore ad ascoltarvi mentre bisticciate ma sto cercando di fermare un taxi e se …”

Kate, no! Non osare riagganciare! Hai capito?! Voglio i dettagli."

Uff! Jasper Fields. Occhiolino. Mi ha dato del tu dopo 1 minuto che ci siamo presentati.”rispose la detective con tono lamentoso.

Quindi l’abbiamo già cancellato dalla lista?”Disse Lanie sbuffando.

Quale lista?” chiese Esposito

Ma la smetti!Oh… Tesoro non posso parlare, c’è qualcuno qui che fa fatica a capire cosa voglia dire “Non impicciarsi” Ci vediamo alle 9.30 per colazione.Preparati all’interrogatorio?”

Perfetto, mandami un messaggio per dirmi il posto!”

Sarà fatto detective.”

Ciao, salutami Espo!” E terminò la chiamata.

Salita sul taxi, istruì il conducente sulla destinazione. 


________


Arrivati signora. Sono 15 $ e 39 cents. “

Grazie.”rispose Kate, pagò e uscì dalla macchina.

L’aria frizzante della prima mattina la rinvigoriva .

Si avvicinò al cancello di ingresso del Woodlands Cemetery.

Quella sensazione di benessere che aveva provato la mattina appena sveglia, la abbandonò istantaneamente.

Forse non era stata una grandiosa idea.

No. Non fu affatto una grandiosa idea.

Raggiunse a fatica la lapide.

Si fermò come se i suoi piedi e le sue gambe fossero bloccati da cubi di cemento. 

Il telefonino squillò. Questa volta lo spense.

Non riusciva a parlare. Tutte le sensazioni che aveva ermeticamente chiuso esplosero dentro e fuori di lei come una bomba. Aveva mille cose da dire. Ma dalla sua bocca non uscì nulla se non un gemito.

Non era pronta. 

To a beloved father and husband.

R.I.P.

Roy Captain Montgomery

22.11.1953 – 13.05.2011.

Era troppo presto.

Rivisse tutto quanto. Il colpo, la musica, il pianto della moglie del Capitano, lo sguardo di Castle, lo sparo, il dolore, “I love you…Stay with me..” 

Si accasciò per terra. 

Le lacrime ormai non smettevano di scenderle dagli occhi.

C’erano pochi fiori ai piedi della stele. Un mazzo di zinnie*, delle margherite**,  delle rose ***. 

Le parole di Lanie le risuonarono nella mente . “E se….”

Non aveva potuto salutare Montgmery, non sarebbe mai stata pronta per farlo. L’aveva perdonato. Quell’angoscia e quella tensione nell’hangar di un mese fa diventarono esasperanti.

Someone willing to stand by your side…

Avrebbe davvero voluto che Castle fosse lì con lei. Ora. Non avrebbe dovuto dire niente. Solo essere lì. 

Si riprese a fatica. Sfiorò la pietra fredda e passò le dita più e più volte sul nome inciso sulla lapide. “I’m sorry..”

Solo questo riuscì a dire.

Stemperò le parole nell’aria come se prendessero il volo e potessero raggiungere il Capitano, ovunque egli fosse. Poche parole ma cariche di significato. 

Rimase ancora lì per un po’. Da sola. Stava raccogliendo tutti i pensieri e tentava disperatamente di fare ordine dopo quello sconquasso emotivo.

La ferita sul petto aveva smesso di pulsare. Grazie al cielo.

Dopo un po’ di tempo, si sentì meglio. Come se quest' incontro, inevitabile prima o poi, avesse prodotto un effetto doloroso al momento ma benefico per il futuro. Un primo piccolo passo per iniziare a camminare in avanti.

Ad un ignaro passante quella donna avrebbe potuto sembrare affranta per la perdita presumibile di un caro.

Ad un occhio accurato, invece, quella esile figura appariva come una donna che aveva vissuto in pochi anni troppo dolore ma che stava dimostrando, ancora una volta, la sua innata forza a superare le avversità.

Quell’occhio vigile non smise di seguirla da lontano. Avrebbe voluto sostenerla, offrirle un braccio per rialzarsi. Ma sapeva che non era il momento. Sperava d’altronde che ci sarebbe stata, prima o poi, un’altra occasione. 

Simbologia:

*Zinnia: significano "piango la tua assenza".




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**Margherite: simboleggiano la semplicità .




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**Rose bianche: simbolo di unità.




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Cantuccio mio:

Buona sera a tutte...

Pubblico e vi dirò che spero di avere un'illuminazio su come andare avanti... :) è tutto in testa, un po' shakerato... devo solo riuscire a far venire fuori un'idea sensata...

Grazie a chi sta leggendo. Grazie a coloro che stanno recensendo... :)

Un saluto al mio monolocale, unica  e insostituibile.
un grazie alla Family, sempre presente..

A presto (spero)
RM :)

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Capitolo 5
*** Capitolo V. ***




Riacceso il cellulare ricevette due messaggi.
Il primo era una chiamata persa dal distretto. Richiamerò dopo, si disse.
Il secondo era da Lanie:
# Cafè du Pris Bistrot, 54th EASTCllinwood Deatails hon ;)
Kate sorrise, e scrisse all’amica:
* Gr8 Gimme 20mins. Luv xxx K
Per fortuna il Cafè che aveva scelto Lanie era raggiungibile anche a piedi. Beckett ora aveva bisogno di camminare. Doveva metabolizzare quello che era appena successo.
E pensare che quando era ragazzina le dicevano in continuazione “Kate, pensa prima di agire! Non puoi sempre fare tutto quello che ti salta per la testa!” oppure “Hai pensato alle conseguenze delle tue azioni?”.
Era una testa calda, o forse solo un’adolescente come tante, che si sente padrone del mondo e non accetta nessun consiglio.
Ora invece non faceva altro che razionalizzare, pensare a tutto ciò che poteva accadere dopo, al perché stava facendo quella cosa, al motivo che la spingeva a comportarsi come faceva.
Quante cose erano cambiate da quel periodo per lei, la ragazza solare, vivace, allegra, a tratti anticonvenzionale, ma proprio per questo speciale. Le mancava sentirsi speciale per qualcuno.

________


Arrivata al bistrot, intravide Lanie dalla vetrata


Guardò per un attimo in alto. Si passò una mano sul cuore, sopra l’anello di sua madre. Inspirò. Poi entrò nel locale.

Lanie la vide subito e le fece un cenno.

“Ehi dolcezza” si alzò per abbracciare la detective.
“Ciao Lanie!”
“Allora? Tutto bene? Dove te ne sei andata così presto stamattina?” le chiese la dottoressa.
“Al cimitero, da Montgomery”
Gli occhi spalancati dell’amica rimasero fissi su di lei e per poco non sputò tutto ciò che aveva in bocca.
Kate chiamò la cameriera e ordinò un succo di frutta.
“Lanie, stai bene?”
“Cos…. Ma … tu.,…. “balbettava. Che succedeva, l’aveva presa in contropiede. “Un succo di frutta? Ma da quando bevi il succo di frutta alla mattina? Niente caffè?”
“No, sono in riab ….”
“Oh smettila ti prego con questa cosa della riabilitazione! Il caffè lo puoi bere, non c’è mica nulla di male” disse Lanie.
“Non riesco.” Si girò da una parte, e si mise a guardare i passanti, dall’altro lato della finestra. Gente sconosciuta, che ora sembrava molto più interessante del discorso in cui si stava imbarcando con Lanie.
Si voltò di nuovo verso l’amica. “Non ha più lo stesso sapore. “ La Parrish colse una leggera frustrazione nella voce di Beckett. Alzò le sopracciglia come a dire “Ma non mi dire!?”
“Hai presente quando da piccola mangiavi i marshmellow del campo estivo. Beh, quando torni a casa provi a rifarli, ma non hanno lo stesso sapore. Non è il marshmallow..è..”
“..è chi lo porta.” concluse la frase Lanie.
Il telefono squillò. Beckett rispose con la mente assente.
"Beckett"
"Sì, pronto, sono il Capitano Gates. L'ho chiamata poco fa ma evidentemente è caduta la linea."
Silenzio. Kate non riusciva ad articolare suoni comprensibili. Guardò Lanie con gli occhi sbarrati.
"Mi sente detective?"
"Si" .
"Bene, oggi c'è la riassegnazione dei ruoli, ci sarà una piccola riunione al distretto e sarebbe utile che lei fosse presente."
Beckett non poté parlare. Provò, si impegnò, ma nulla. Annuì e balbettò "Sì, ci sarò"
"Bene, allora alle 11.00. Arrivederci "
Kate guardò il telefono. Lanie percepì un tremolio alla mano della detective.
"Kate..."
Beckett uscì più in fretta che poté dal locale, in preda ad una crisi di panico. Si appoggiò alla vetrata e piano piano si lasciò scivolare giù, sfinita..
Lanie la ritrovò pochi minuti dopo seduta per terra, con il mento appoggiato sulle ginocchia, le gambe raccolte al petto.
La dottoressa si accucciò e la guardò: "Tesoro andiamo a casa, forza, per oggi credo tu abbia fatto abbastanza"
"Non sono pronta" Kate sentenziò e scosse la testa.
"Sì che lo sei..."
"No! Lo psicologo mi ha dato il permesso di riprendere servizio ma io non sono pronta. Se sapessero che ho avuto questa crisi di panico? Cosa dici? Mi darebbero il permesso di prendere un'arma? "


La Parrish non rispose subito. Doveva usare poche parole, ma efficaci.


“Kate, respira...respiri lunghi e lenti..é solo un momento, ora passa, vedrai...” Lanie guadava la sua amica e si sentiva impotente: non poter aiutare qualcuno a cui tieni è una delle cose più difficili da sopportare.
“Ora tu ti alzi, bellezza, ti riprendi, andiamo a fare un po' di shopping pazzo e forsennato, e poi andiamo alla riunione al distretto. E non mi dire che non ne hai voglia perchè si farà a modo mio. Su, forza...” e aiutò Beckett a rialzarsi.




#Kate


Durante il tragitto in macchina, Kate pensò a mille cose: era agitata per il rientro al distretto, non sapeva come comportarsi con la Gates, non sapeva cosa dire se “lo” avesse visto …


Quando la detective fece il suo ingresso al 12th Lanie era lì, dalle porte dell'ascensore ad aspettarla.
“Ciao baby, tutto ok?”
“Sì, tutto ok..” rispose Kate alla sua amica.
“Yo Beckett, sei venuta alla fine!”
“ E certo Espo, Lanie non riusciva più a sopportarti!”
Ryan sorrise. Tutti quanti stavano tentando di comportarsi nel modo più normale possibile.


"No, no Sign.Giudice, non credo sia il caso."
Una voce nuova intrigò Beckett.
"Buongiorno detective, la sua fama la precede!" Il capitano Gates si avvicinò.
La giovane donna cercò di carpire più informazioni possibili dalla stretta di mano forte e decisa, dallo sguardo autoritario.
"Buongiorno Signora"
"Mi chiami Capitano. Si accomodi la riunione inizierà fra poco." E detto questo la Gates sparì dalla visuale della detective che si girò verso Esposito e Ryan i quali non si fecero pregare per un commento: " É terribile Beckett! É dispotica, non lascia spazio ad inventiva personale, è da un mese che ci fa riempire scartoffie..!"
"Ok, non preoccupatevi, le parlerò io.."
Il nuovo capitano rientrò nella saletta e tutti quanti presero i propri posti a sedere.


Kate rimase in piedi, in fondo alla sala.
"Perfetto, possiamo iniziare. Allora, come tutti saprete da oggi avviene l' inserimento ufficiale della mia figura professionale al distretto in qualità di nuovo Capitano. Inoltre la detective Beckett è tornata e benchè non rientrerà subito al comando della squadra, è comunque un piacere accoglierla di nuovo tra di noi.”


Sentendo quelle parole Kate ringraziò abbozzando un sorriso e si interrogò mentalmente su quanto sarebbe durato il periodo di scartoffie.
Ryan si voltò e le disse: “ Non so quando ti libererai della tua scrivania Becks”
“Nemmeno io.” rispose lei preoccupata.


Era strano. Voleva tornare a lavorare e nello stesso tempo credeva di non riuscire a mantenere la situazione sotto controllo. Stava bene. Eppure.... Si sentiva tranquilla. Ma....
Ma forse sentiva di non essere più la Kate di prima.


In una manciata di secondi un profumo inconfondibile la avvolse. Istintivamente si voltò.
Ed eccolo.
Dopo mesi. Ecco Rick. Castle. Dopo due mesi spesi a cercare di cancellarlo, eccolo a pochi metri.
Kate lo osservò attentamente: lo scrittore stava gesticolando, agitando le mani in modo buffo mentre parlava al cellulare.
“ No, no tranquilla, ho tutto scritto...nella mia mente.. Sì. Sì....Ascolta, arrivo! Temporeggia, so che ce la puoi fare Gina!”


Ah, stava parlando forse del libro? Sì..Probabile.
Non appena Castle terminò la conversazione, Kate si girò di nuovo e provò a riportare l'attenzione alla riunione. Stava provando a calmarsi pensando che di lì a poco Rick le sarebbe venuto vicino..... Ma aspettò. La riunione finì. Quando Kate si volse, dietro a sè non trovò nessuno, ma intravide sul suo tavolo il bicchiere del caffè. Il suo caffè.




#Rick


Rick entrò al distretto sapendo bene che Beckett sarebbe venuta alla riunione.
Aveva chiesto alla Gates di poter essere esentato dal presenziare alla riunione, ma in fondo sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare questa situazione, avrebbe dovuto confrontarsi con lei, con Kate.
In tutti quei mesi l'aveva osservata da lontano. Poche volte. Per caso. Forse il destino. Forse solo coincidenze. Fortunate coincidenze.
Non appena le porte dell'ascensore si aprirono, Castle indivduò subito la figura della sua detective: in piedi, appoggiata allo stipite della porta.
Rivederla, così bella, così semplicemente Kate, così in disparte, gli fece più male del previsto.
Si bloccò, come se ogni suo movimento avesse potuto rompere quel fragile equilibrio.
Scattarle una foto non sarebbe bastato per immortalare la sua bellezza, ma lo fece lo stesso.
“Come stai? Anche tu qui? Tutto bene? Fa freddo eh? “ Iniziare una conversazione non gli era mai sembrato così difficile.
Il telefono glì squillò.
“ No, no tranquilla, ho tutto scritto...nella mia mente.. Sì...Sì....Ascolta, arrivo! Temporeggia, so che ce la puoi fare Gina!”
Si tolse la giacca, era un poco agitato.


Doveva tentare un approccio leggero, scherzoso. No forse era meglio un deciso ed incisivo “Ciao Kate! Ti ho pensato in questi mesi, avrei voluto chiamarti ma... Ma... “
Niente. Il cellulare squillò di nuovo.
Rispose: “ Castle. Sì, Gina, ho capito! Mmm, ok, arrivo!”


E come era arrivato, se ne andò, lasciando il caffè sulla scrivania di Kate.







Cantuccio mio:
Mi scuso per il ritardo... Ma davvero questa parte mi ha dato qualche problema...
Ullallà. Dopo vari stenti e infiniti travagli, questo capitolo è venuto alla luce.
Ci stiamo avvicinando al momento fatidico. Abbiate fede. o Angol , dipende dai punti di vista... ok. Sclero finito

Detto ciò, un grazie come sempre a tutte quante. Tutte.
Grazie al mio monolocale che mi ha consigliato e mi ispira per scrivere ancora. prendetevela con lei.

Un saluto,
RM :)

ps: il giorno di aggiornamento da ora sarà il venerdì. :) quindi a venerdì prossimo.
xxx

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