QueenWeek

di MrBadCath
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Bella Addormentata nel Bosco ***
Capitolo 2: *** Biancaneve e i sette Nani ***
Capitolo 3: *** Pinocchio ***
Capitolo 4: *** Twilight ***
Capitolo 5: *** Porcahontas ***
Capitolo 6: *** John Potter e il Prigioniero del Garden Lodge ***
Capitolo 7: *** Cappuccetto rosso ***



Capitolo 1
*** La Bella Addormentata nel Bosco ***



Il Re e la Regina di un lontano Regno desiderarono per molti anni di ricevere dal cielo un erede al trono.
Quando finalmente la Regina diede alla luce una piccola pargoletta, (con una spiccata peluria su petto e viso, ma tutti si ostinavano a non sottolinearlo), una grande festa fu organizzata.
Dopo la venuta del Re Elton e del Principe David, il promesso Sposo della Principessa, ci fu quella delle ammirevoli fate: Brianette, Johnnina e Rogerenne.
Ognuna di esse donò alla piccola Freddie un dono: il canto, la bellezza...
Prima di poter ricevere il terzo e ultimo dono, la strega più temibile arrivò improvvisamente:
MrBadCath. (dopotutto il nome parla da solo)
«La principessa, in vero, crescerà in grazia e bellezza. Amata da tutti coloro che la circondano. Ma... prima che il sole tramonti sul suo sedicesimo compleanno, ella si pungerà il dito con il fuso di un arcolaio e morrà!» dopo aver pronunciato teatralmente queste parole, la strega scomparve, avvolta dalle fiamme dell'inferno, anzi, di Made in Hell.
Le magie di MrBadCath erano potentissime, perché animate da quell'odio che soltanto i cattivi possono provare, così, i fatini decisero di usare l'ultimo dono per salvare, almeno in parte, la vita dell'erede al trono.
«Principessina, se la triste profezia si avverasse, bimba mia, non per questo morirai ma nel sonno cadrà e il tuo sonno cesserà se il tuo amor ti bacerà, sia questo il più fulgido dei tuoi doni: che la speranza mai ti abbandoni» Rogerenne, (o Roger, a seconda se la mattina si era fatto la barba/tinta o meno), pronunciò queste parole con una sigaretta al posto della bacchetta, così fu costretto a ripetere l'incantesimo per una seconda volta.

Avvolta in un abito, con una rosa incastonata fra le mani, ubicata nella torre più alta e fredda del castello, Freddie aspettava. I capelli corti e neri brillavano tutti i giorni alle undici, quando il sole filtrava dalla finestra e si posava sul suo viso, su cui, curati meticolosamente, si ergevano dei baffi neri e voluminosi. Proprio sotto di essi, il Principe David, dopo aver sconfitto MrBadCath (come ancora non ci è noto), poggiò le proprie labbra.
«Cazzo, hai l'alito di uno zombie, Principessa!»
«Senti, questa bara, o letto... O quel che è, mi ha distrutto la schiena, vedi di non distruggermi le p...»
«Io e te dobbiamo stare insieme per tutta la vita, quindi vedi di andare in cucina e farmi un panino.»
Quello che il Principe non si aspettava era che la sua sposa, che dovrebbe essere stata una donna capace di tutto, non era neanche buona a bollire un uovo.


Il copyright della trama originale è di Charles Perrault.

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Capitolo 2
*** Biancaneve e i sette Nani ***



Si scambiarono uno sguardo intristito.
Effettivamente andava tolto.
Il cartello con scritto 'casa dei sette nani' era piuttosto fuori luogo, oramai. Sì, c'erano dei nani. Cath era uno di quelli. Bassa, col profilo piuttosto goffo e l'aria di un vero brontolo. MrB., beh, neanche lei era troppo alta, e così anche Midori: dopotutto erano due cuccioli. Poi iniziavano i problemi: partendo da un batterista biondo occhi azzurri e continuando due bassisti, di cui uno un po' stempiato, si arrivava a nientepopòdimenoche Brian May, il chitarrista, tutto tranne che un nano.
«Questa scritta deve sparire.» asserì il ricciolo, contrariato, e Staffell gli diede man forte.
«Sì, ma come facciamo a toglierla?» domandò Taylor «Quell'idiota integrale della Cath lo ha verniciato con inchiostro indelebile, dovremmo estirpare il palo da terra...»
«Stavi dicendo?» domandò la sopracitata ragazza, anzi, la nana, appena giunta sulla porta.
«Io? Ricordavo agli altri quanto sia forte il sentimento che mi lega a te e a questo bellissimo cartello, che fa parte del nostro patrimonio storico e culturale...»
«E l'idiota sarebbe lei?» chiese indecisa MrB. «Insomma che stiamo aspettando tutti qui? Abbiamo un funerale, oggi.»
In effetti era così.
I nani avevano ospitato per un po' di tempo una graziosa, per così dire, fanciulla, ma per una serie di circostanze quali ad esempio che la casa dei sette nani era piuttosto una casa di piacere, che una piccola costruzione dentro un fungo (modello Puffi) come si è soliti immaginare, la sfortunata ospite aveva contratto l'aids ed era morta nell'arco di pochi giorni.
«Si è fatto tutti i sette nani, che si aspettava? Tutti quei rapporti a rischio...» commentò May con disapprovazione.
«Te l'ho detto, per me gliel'ha attaccato Cath...» confabulò Deacon, che ancora non aveva parlato, stupendo tutta la platea «Alla fin fine è quella che ha due figlie sulle spalle e più esperienza di tutti noi.»
«Ma quando mai...» rise MrB.
«Un po' di rispetto, c'è un morto!» batté i piedi Midori
«Ha ragione» commentò Taylor, sistemando gli occhiali da sole sul naso con modestia.
La fanciulla riposava in una specie di bara di cristallo che i nani avevano comprato su Ebay e che si erano fatti mandare appositamente dai Nani dalla Giamaica. La morte sembrava non aver avuto il sopravvento sulla sua bellezza: i denti un po' torti, i baffi, la tutina da scena ancora tutta attillata.
«Brian, tu sei il più anziano di noi... e anche il più alto. Se vuoi dire due parole...»
Ma da quella via, proprio da quella via, spuntò un prode cavaliere a bordo di un cavallo bianco, insomma, tutto infighettato... e già dopo questo Cath, MrB. e Midori avevano visto in lui una preda da divorare. Quando il gentiluomo scese da cavallo si ricredettero subito.
«No, grazie, non si compra niente» disse prevenuto Taylor, esaminando con rancore l'espressione e gli abiti da kebabbaro che contraddistinguevano il nostro nobile principe.
«Non volevo vendervi niente, sono qui perché ho sentito di una principessa addormentata di un sonno profondo che verrà destata da un prode cavaliere, che poi sarei io. Il mio nome è Hutton, Jim Hutton...»
«Sì, come no, e io sono Tim Staffell, quello che ha scritto il Soundtrack del Trenino Thomas» commentò sarcastico il bassista più anziano.
«Papà, tu sei Tim Staffell, e hai realmente scritto il Soundtrack del Trenino Thomas» commentò Midori, passandogli una mano sulla spalla.
«Lo so, lo so» sbuffò lui.
«Ma sei sicuro che lo vuoi baciare?» domandò MrB., poi precisò «Voglio dire: è morto.»
«Farò un tentativo:» spiegò «prima di oggi ho baciato la testa di Santa Caterina da Siena, la mummia di Tutankhamon e non vi dico neanche quanti ranocchi. Quindi mi sento pronto.»
«Contento te...»
La principessa sdraiata nella sua meravigliosa lettiga (ma no, chiamiamola pure con il suo nome, nella sua meravigliosa bara) di cristallo sembrava avvolta in uno stato di morte più simile a quello della famosa Giulietta, del famoso Romeo, del famoso Shakespeare. Le labbra non avevano ancora perso il loro color rosa maialino e benché meno i baffi la loro tinta pece. Freddie, la dama più bella del reame, giaceva, beh, non molto immobile per la verità.
«Si sta... oh mio Dio, si sta succhiando...» esclamò Cath, sconvolta, coprendo gli occhi delle sue due figlie «Si sta succhiando il pollice! Mi ci è voluta una vita per farle smettere, speriamo che non riprendano con questa brutta abitudine...»
Il temerario Jim, forte delle sue esperienze con mummie e rospi, si fece coraggio ed estrasse il pollice dalla bocca di Freddie. Quindi sfiorò le sue labbra con le sue e la principessa si svegliò di soprassalto.
«Oddio, non facciamo scherzi, chi è questo? Altro giro altra corsa?» gridò il frontman, facendo ribaltare il suo contenitore e lui al suo interno
«Freddie, va tutto bene, sei solo morto, poi ti abbiamo messo in questo fantastico sarcofago, è arrivato il kebabbaro, ti ha baciato e d'improvviso sei resuscitato, allora hai pensato bene di distruggere la tua bara che avevamo ordinato su Ebay... ed eccoci qui» riepilogo Taylor.
«Se ti pare poco...»
«No, non dico questo... solo che ora ci starebbe bene un vissero tutti felici e contenti.»

Il copyright della trama originale è dei Fratelli Grimm.

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Capitolo 3
*** Pinocchio ***


“Ti chiamerò Pinocchio!”.

Con la frenesia che appartiene solo a chi brama di vedere la propria opera completa, Mastro Johnetto scolpì l'angolo della bocca nel legno che stava modellando come della creta con i suoi attrezzi da falegname.

Il burattino cacciò fuor di sé una splendida voce aprendo la bocca inaspettatamente, siccome secondo la logica dell'ebanista il legno non era vivo: “DIROLELELEEE”.

Lo ripeté una seconda volta.

“Suvvia figliolo, non mi fare addolorare appena costruito!” il Mastro si passò una mano sulla fronte, togliendo uno strato fino di segatura.

La sua preghiera, purtroppo, non fu ascoltata.

Dal primo giorno in cui il pupazzo fu dotato di gambe su cui muoversi, non ne fece una giusta, si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, con la persona sbagliata!

Dapprima intralciò la strada di un brutto ceffo, un certo Norman Sheffield che si faceva chiamare “Mangiafuoco” nel night club in cui lavorava, per strane pratiche che amava eseguire, (alle autrici di questa storia poco chiare). Successivamente con il gatto (a lui i gatti piacevano, ma quello... Proprio no!) e la volpe, che gli fregarono tutti i soldi.  


Pinocchio non si era impegnato affinché le sorti e quelle del su' babbo migliorassero, purtroppo non poteva contare sulle sue doti teatrali per guadagnare qualche quattrino... Una parte del suo corpo, ogni qual volta usciva una bugia dalle labbra, si allungava.

E a lui lungo lungo non piaceva per niente!

Perché oltre ad attirare sguardi indiscreti, era terribilmente scomodo.

La fata Biondina, offesa di ricevere poche attenzioni e stanca delle menzogne di Pinocchio (avrebbe approfittato volentieri dell'effetto che avevano su di lui, se non fosse stata innamorata della sua vicina di casa, secondo la leggenda, Megan Fox).

Il burattino promise alla Fata Biondina che non avrebbe più mentito, guardandola con i suoi occhi neri e profondi, più adatti a un bambino vero che a lui

Lei, tenendo in mano due bacchette di noce, perché una, secondo lei, era troppo retrò, lo perdonò, sottolineando che sarebbe stata l'ultima volta.


Ma, si sa, la tentazione e l'incoscienza, nell'età puerile sono più forti della ragione, così Pinocchio fu persuaso dagli amici a marinare la scuola, ma a seguito di una bravata fu inseguito dal temibile “Death on Four Legs” il cane poliziotto (e antidroga, sfortunatamente per il burattino), più feroce e veloce del mondo delle fiabe.

Nonostante questo quadrupede fosse così ben dotato nella corsa, non sapeva nuotare: per poco non affogò quando Pinocchio si buttò nell'acqua. Il burattino, armato di buon cuore, lo portò fino a riva; sappiamo tutti che se il legno non galleggiasse, il piccolo ragazzo sarebbe sul fondo assieme alla sabbia.

Tempo dopo, quando Pinocchio cominciò a studiare seriamente e diventò il primo della classe, la fata Biondina, fiera di lui, organizzò una colazione coi fiocchi con le sue due bacchette di noce americano, a cui il suo diletto avrebbe potuto invitare chi meglio credeva.

Secondo Lucignolo, uno degli invitati, era molto più interessante andare a visitare Il Paese dei Finocchi, riuscì a convincere il festeggiato. Lì, dopo aver giocato... Va be', diciamo così, il burattino tornò dalla Fata Biondina, chiedendo l'ennesima volta ennesimo perdono. Gli fu concesso.

Un'altra volta sbagliò, ma non si trovò delle orecchie da ciuco sul capo: cadde in mare aperto e un pesce pecora lo inghiottì, quello fu il peggiore dei mali. Sarebbe potuto rimanere incastrato fra i suoi lunghi e ricci capelli o poteva essere aspirato dal suo enorme naso, che puntualmente creava disagi ai pirati, perché le loro navi venivano inghiottite dai disastrosi maremoti dovuti agli starnuti, più frequenti nei periodi freddi.

Quando fu dentro l'enorme pesce, Pinocchio si guardò attorno, vide qualcosa di inaspettato...

“Babbino mio!” esclamò gioioso, saltando in braccio al vecchio Johnnetto

Io non capisco perché devo fare sempre la parte del vecchio! Io in questo tribute nemmeno ci volevo stare!” pensò adirato il bassista/falegname, “Oh, figlio mio, come mi sei mancato!” esclamò.

Successivamente, un po' perché il legno non era ben digeribile, un po' perché Johnnetto non rientrava nella data di scadenza, il temibile pesce pecora si sentì male e li fece uscire.

Il dove e il come non sono ancora chiari... Beata ignoranza.

Però, padre e figlio, tornarono a casa mano nella mano.

Il burattino cominciò a lavorare sodo per far sì che il suo malato e vecchio padre potesse almeno far colazione la mattina.

 

Il vassoio cadde a terra rumorosamente, il rame si lamentò, e, se Pinocchio non fosse stato esterrefatto com'era, si sarebbe spaventato talmente l'impatto era stato fragoroso.

Prima le unghie, poi i polpastrelli; i piedi, le caviglie; gli occhi e il viso: la Fata Biondina aveva mantenuto la promessa che gli aveva fatto!

“Babbo! Babbino!”

Ma che vuole mo' sto regazzino? Io nun ce la posso fa!” pensò scocciato il falegname, con un accento romano piuttosto strano. Quando guardò il suo figliolo in carne e ossa, si commosse e lo abbracciò più stretto di quanto avesse mai fatto in vita sua.

“Babbino ora che sono un bambino vero non stringermi così tanto, oppure mi rompi qualche osso!”.
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La storia appartiene a Carlo Collodi, a lui tutti i diritti.

 

 

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Capitolo 4
*** Twilight ***



Il suo nome era Freddie, Freddie Mercury, e si era da poco trasferito dal caldo oriente nella città più piovosa e umida del Regno Unito: Londra.
Qui, inserito nella nuova scuola, subito si era fatto dei nuovi fantastici amici: Jim Hutton e Padme.
E proprio questo intrigante quanto inquietante triangolo sedeva quel giorno proprio a quel tavolo di quella mensa, quando una carovana di individui affascinanti sfilò per il corridoio come sulla passerella di una sfilata di moda.
«Chi sono loro?» Freddie non riuscì a trattenersi dall'indicare le figure merDavigliose che stavano varcando la porta della mensa con fare principesco.
«Quelli?» domandò Jim «C'hai gli occhi buoni amico, quelli sono i Queen, i figli adottivi del Dottor May e della sua consorte Cath» spiegò.
«Oddio, ma dici il May, May? Cioè proprio quel chitarrista di quel gruppo che andava fortissimo negli anni...»
«No» lo interruppe Padme «I Queen-May, è il loro cognome, sai, tutti abbiamo un cognome, da queste parti. Tu un cognome ce l'hai?»
«Sì, Mercury.»
«Bene.»
Tornarono a sbavare sui fighi che si stavano presentando nel corridoio: la prima era una biondona con un paio di tacchi da capogiro e il portamento di una fotomodella.
«Vedi quella? Quella è MrB.. Sta con John, il tipo basso, un po' stempiato...»
Li guardarono passare riuscendo a fatica a tenere la bocca chiusa.
«Quella invece è Midori. Lei è strana per davvero...»
«Perché?»
«Voglio dire, ma hai visto con chi sta? Quello con quella divisa a Madonnina pentita, Tim, e in effetti ha pure l'aria di uno in agonia...»
Ci fu un momento di silenzio, poi una serie di sospiri iniziò a riempire la mensa.
«E lui? Lui chi è?»
Il più figo dei fighi in una tenuta davvero da sbavarci sopra per tutto il resto della propria vita varcò la porta seguendo l'ultima coppia appena entrata. Era biondo, slanciato, con un fisico da paura, gli occhi azzurri, e a dirla tutta, pareva che brillasse alla luce del sole.
«Lui è Roger Taylor in Queen, ma non ci perdere tempo, a quanto pare nessuna di noi gli va a genio...»
«Forse perché non è frocio come te...»

Freddie e Roger, come nelle migliori storie d’amore, si innamorarono subito. Niente poteva arginare il sentimento che li legava... fino a che il cantante non si accorse che qualcosa nel batterista proprio non andava.
«Tu sei un vampiro» lo accusò un giorno, mentre facevano una romantica passeggiata.
«Io?» fece il finto tonto il biondastro.
«O comunque qualcosa di poco umano...» si corresse l’orientale, comprendendo che la sua accusa poteva suonare leggermente fuori contesto.
«E da cosa lo avresti dedotto?»
«Mi hai portato a passeggio in un cimitero! Le cartine delle tue sigarette anziché essere intrise di catrame come tutte le altre... sono intrise di sangue. Le tue bacchette per suonare la batteria sono fatte di ossa umane! Potrei andare avanti per ore...»
«No, io sono un vampiro vegetariano! Seguo la dieta del Dottor May!*»

E tutto andò avanti per il meglio, fino a che ovviamente non comparve lui... era una bella giornata e visto che non c’erano tuoni, lampi, o cose simili tutta la famiglia Queen-May decise di andare a registrare qualcosa in studio, portandosi dietro la sua mascotte, vale a dire Freddie. Anche perché con il tempo si erano accorti a malincuore che Tim era davvero il peggior cantante che avrebbero potuto trovare e lo rimpiazzarono con il suddetto orientale con l’aria affascinante.
«Sloggiate, è arrivato David Bowie, quello famoso» si intromise il portiere.
David entrò nella stanza e con i suoi occhi un attimino terrificanti rivelò la sua vera natura: anche lui era un vampiro (tantantan!).
Roger fu costretto a portare via il suo amato Freddie che, con la sua voce, aveva fatto innamorare David Bowie! Così, saliti a bordo della sua potente auto a tre ruote, si ripromise di proteggerlo fino ai confini del mondo. Ma Roger non era l’unico ad avere un potere speciale (sì, pareva che il biondo potesse far innamorare di sé tutte le donne del mondo solo guardandole. Ci sono varie versioni di questo potere ma non voglio entrare nel dettaglio). David era dotato infatti di una vista bionica e riuscì a rintracciare la coppietta che si era rifugiata a Monaco.
Dopo una lotta terribile e sanguinosa, soprattutto sanguinosa, Freddie ahimè si ferì mortalmente con una scheggia di vetro contaminata e contrasse una tremenda malattia, altrimenti detta nel gergo vampiresco il ‘fuoco’.
Percosso da forti tremiti e rendendosi conto di diventare ogni momento più vigoroso e robusto si ritrovò tra le braccia di Roger, che gli disse:
«Ti succhierò via il veleno...»
E lui prontamente rispose:
«No!»
Così Freddie divenne immortale e lui e tutti i suoi fan vissero felici e contenti, ovviamente per sempre.


*Brian è veramente vegetariano.
Padme e Midori non mi appartengono (o almeno credo, chiedete a loro nel caso di dubbi).
La storia originale è Copyright di Stephenie Meyer.

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Capitolo 5
*** Porcahontas ***



“Salve, sono il fantastico Roger Taylor, questa sera, quella di Santo Stefano, (o meglio, quella dopo), vi racconterò una storia magica, d'amore, lotta, e... Ma parliamo di me. Sono nato a King's Lynn il 26 luglio del 1949...”
I cameraman dietro alle loro macchine si agitarono, sottovoce suggerirono, “La storia... LA STORIA!”.
“Bene... Nel lontano...1607, dopo un tortuoso viaggio, gli inglesi giunsero nella terra lontana che cercavano: la volevano governare, sfruttare, disboscare.
La Virginia.
Black Queen, un dei governatori dell'Inghilterra, dopo numerosi fallimenti, finanziò il viaggio al fine di raggiungere lo splendore di una volta. Nell'equipaggio che egli stesso aveva allestito, (cercando nei peggiori gay club della periferia londinese), vi era il valorosissimo, quanto effemminato, Jim Hutton; egli, più che essere alto, biondo era...Era...
Insomma, non si sa perché MrBadCath non ci ha messo un ganzo alto un metro e novanta con gli addominali scolpiti.
A Porcahontas non andavano mai bene le decisioni del padre: cominciando dal nome, di fatti, quando raggiunse una notorietà musicale non irrilevante, cambiò il suo nome in Freddie Mercury.
“Io non la sposerò, padre...” affermò toccandosi i baffi, guardava con gli occhi neri l'uomo stempiato dai capelli ricci che gli aveva donato la vita
“Tua mamma avrebbe voluto che la sposassi...”, John pensò
“Ancora una volta sono qui a fare il vecchio di merda... MRBADCATH ME LA PAGHI PRIMA O POI!”
“Ma... Mary è così... E a me piacciono...”.
Lì la conversazione finì.
Cantando e ballando, la bella Porcahontas, nel suo vestito decorato di frange, si recò a chiedere consiglio alla sua nonna salice, si addentrò nella sua chioma riccia e lunga , poi la saluto sorridendo.
“Un sogno... è un po' che ne faccio uno sempre uguale, nonna”
“Sogno? Di che si tratta?”
“Baguette. Baguette piene di maionese. Quando le mordo... Loro...” fece una pausa, l'anziano albero capì al volo
“Senti la brezza, inspirala, ascoltala, vivila”.
Così Porcahontas risalì l'albero, stringendo nei pugni la chioma riccia e lunga fra le mani, facendo poi forza, in cuor suo, la nonna la malediceva con tanto amore.
“La vedo! La vedo!”
Una maestosa nave si avvicinava, lentamente.
Rimase lì a guardare, quando, però, uno dell'equipaggio, Jim, per puro caso, risalì, tutt'altro che agilmente, la chioma dell'albero, Porcahontas indietreggiò e si nascose come poté.
L'inglese osserva il resto dell'equipaggio attraccare, pensando “Che pacchia, non mi hanno visto sal...”
“Hutton! Baffuto buono a nulla, vieni qui!” era la voce iraconda del governatore, che sicuramente aveva bisogno del suo aiuto.
Dopo la canzone del cattivo, la presentazione dei due personaggi principali, che, come è ovvio, si sposeranno e procreeranno fino alla nausea, la loro canzone e il primo bacio, la fine ormai è imminente.
“Devi scegliere, Hutton! O la patria, o la morte!” Black Queen dimenava i pugni, arrabbiato all'idea che uno dei suoi uomini potesse tradirlo per aggregarsi a dei selvaggi
“Preferisco morire, se la patria è rappresentata da un governatore come lei”
“Va bene, l'hai voluto tu!” lo sguardo rabbioso si poteva notare dietro il mirino del fucile, puntò la canna verso Jim e sparò.
Mary stringeva i pugni, e, nonostante in cuor suo odiasse Jim, dopo aver visto la scena della sua morte, si sentì in colpa, urlò al governatore “Voi! Voi non avrete le nostre terre! I selvaggi non siamo noi, siete voi, che invadete i nostri territori e poi li uccidete !”.
A mo' di conversione dell'Innominato, Black Queen sentì qualcosa muoversi dentro di sé: “no, no, mettete giù i fucili, loro...Lei”.
Si avvicinò alla bionda e la baciò.
“NO! JIM NO!” Porcahontas piangeva sul petto dell'uomo che ama, guardò verso il cielo, come se quella distesa limpida e blu potesse donare il suo aiuto in qualche modo.
Sopraggiunse una brezza leggera, briosa.
“Senti la brezza, ascoltala, vivila”.
Porcahontas cominciò a cantare una dolce melodia, che come le lacrime di Fanny, la fenice di Albus Silente, richiuse la ferita di Jim, lentamente aprì gli occhi.
La Virginia non fu colonizzata, eccetto per una cosa: vennero messi in commercio certi cosi tondi e neri, con degli aggeggi da cui usciva della musica. Vinili e giradischi, così li avevano chiamati.








Le autrici si scusano per il ritardo e sperano che vi sia piaciuto questo nuovo capitolo ispirato a una donna su cui sono state create moltissime storie.

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Capitolo 6
*** John Potter e il Prigioniero del Garden Lodge ***



John Potter e il Prigioniero del Garden Lodge

Non c’era niente di strano nello scoprire dell’esistenza di una scuola di magia in questo mondo, a Montreaux. La cosa strana era sapere chi ci abitava dentro. C’erano vari tipi di creature, per la maggior parte maghi, o così dicono.
La preside dell’istituto era una tipa stramba, aveva una cascata di riccioli scuri e la barba lunga e bianca (?). L’abbigliamento era un misto punk-rock con un tocco di metal nel rossetto nero. Al suo passaggio a lunghe e sconnesse falcate per i corridoi della scuola, tutti gli studenti erano costretti a porgerle i loro omaggi inchinandosi e dicendo ‘Ave Preside Padme’ (altrimenti Padme li colpiva con la maledizione Crucio). La sua fedele assistente, la Cath, insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, portava i capelli a caschetto (piuttosto unti, per la verità, l’unica cosa oscura da cui avrebbe dovuto proteggere i suoi studenti era proprio quella) e pareva sentimentalmente impegnata con il professore di Pozioni.
«Professor May, ma come faccio a farmi una pozione per ricostruirmi le unghie? Perché mi se ne è spezzata una e domani devo dare un concerto nella Stanza delle Necessità» domandò il diligente studente John, seduto al suo posto tra i suoi fedeli amici, il mezzo sangue, anzi (come abbiamo scoperto in uno degli episodi precedenti), il succhia-sangue Roger, e la bella Midori, erede dello squattrinato Tim Staffell, caduto in disgrazia qualche anno prima.
«L’unica cosa che puoi fare è prendere e buttarti giù da quella finestra, fortuna nostra, però» rispose educatamente il professore, che aveva una laurea magistrale in Pozionologia applicata con tanto di master e chi più ne ha più ne metta e quindi dopo aver passato 679023789 anni a studiare non aveva voglia di tramandare il suo sapere a un qualsiasi studente. Detto questo l’uomo con il lungo scroscio di riccioli corvini e lunghi, e un naso, aquilino tale da farlo sembrare un avvoltoio, uscì e lasciò la classe in balia di se stessa.
«Potter, te la sistemo io l’unghia!» si avvicinò con aria provocatoria una specie di biondina tutto fare che alcuni, nelle sezioni slash di Harry Potter su efp, sostenevano avere una storia con lui.
«No, guarda MrB., vado a farmi fare la manicure dalla Professoressa Starinlove...»
«Appunto. Non c’è da fidarsi di lei, l’ultima volta che mi ha fatto un incantesimo per rifarmi la tinta ne sono uscito coi capelli verdi.» commentò pieno di astio l’amico platinato di John, Roger.
«E vogliamo parlare di me? Adesso sono diventata rossa!» si lamentò Midori, che l’unica cosa che aveva ereditato dal padre era una criniera castana, e l’aveva da poco persa per colpa delle pessime abilità di MrB.
Così il gruppo di tre amici andò dalla professoressa Starinlove a far sistemare l’unghia a John.
La trovarono in riunione con il Professor May e la professoressa Cath (che evidentemente un cognome non ce l’aveva). Stavano discutendo di qualcosa di apparentemente serio. Ovviamente John, Roger e Midori si appostarono a origliare il tutto.
«Ma la notizia è confermata?» domandò la più giovane dei tre.
«Certo, Freddie è evaso dalla prigione di massima sicurezza del Garden Lodge e adesso sta cercando John. Sappiamo tutti perché vuole trovarlo...»
Ci fu un momento di silenzio. Il giovane bassista sentì le sue gambe tremare.
«È ovvio, sappiamo tutti che Freddie era uno strenuo seguace di MrBadCath. Vuole ucciderti, John.» sentenziò Roger, serio.
«Non dire quel nome ad alta voce!» lo bacchettò Midori, rifilandogli una sberla dietro la nuca.
La Cath si sedette sulla poltrona della professoressa Starinlove e iniziò a mangiare i cioccolatini e le caramelle al centro del tavolino e proprio in quel momento la suddetta professoressa ebbe una visione.
«Tre. Tre verranno chiamati all’appello stanotte. Un chitarrista. Un batterista. Un bassista. Il seguace delle oscure signore li convocherà e loro risponderanno tutti all’appello. Il luogo sarà la Stamberga Strillante.» Starinlove pronunciò queste parole con solenne austerità.
«Dai, cavolo, la Stamberga Strillante no, stasera dovevo vedermici con Brian. Vabeh, cambieremo luogo, non è vero caro?»
«Forse non hai capito che anche Brian è stato convocato dalle Oscure Signore» precisò Starinlove.
«E hai intenzione di andarci?» domandò isterica.
«Beh... se gli manca un chitarrista...»
«Che oltraggio!»

I tre prescelti si ritrovarono tutti alla porta della Stamberga Strillante. Freddie aveva lanciato il suo richiamo e le pareti in legno della casa tremavano dei suoi soavi gridolini.
«Chi l’avrebbe mai detto che lei, il Professor May, era un chitarrista...» borbottò Roger.
«Zitto e andiamo...»
«Scusate eh, ma io non è che abbia molta voglia di venire... voglio dire: Freddie è un seguace di MrBadCath, vuole uccidermi... perché dovrei venire?» protestò John, con le giuste ragioni. «La verità è che... Freddie...» esordì Brian.

[Fine primo tempo.]
[Intervallo.]
Midori: Professoressa da quel che ho capito anche lei è rimasta senza compagnia stasera. Che ne dice di andare a vederci un film al cinema?
Starinlove: Sì, stavo giusto pensando di andare a vedere Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban... direi di chiedere anche alla Cath se vuole venire perché pare sia stata scaricata...
[Fine Intervallo.]
[Inizio secondo tempo.]

«Freddie cosa?» domandò John.
«Sì, ragazzi, Freddie... Freddie in realtà è il cantante della nostra band.» terminò la sua frase con certezza.
Fu proprio in quel momento che Roger, esposto alla luce della luna (?) divenne quello che era in realtà: un vampiro. Ma questo lo sapevamo di già. Allora assunse dimensioni enormi e iniziò a distruggere tutto.
Freddie, disturbato durante i suoi gorgheggi di prova, si affacciò alla finestra e vide ciò che stava succedendo. Allora balzò in groppa a Roger e i due iniziarono a darsele di santa ragione: ovviamente Freddie ebbe la peggio. Come se non bastasse arrivarono anche i Dissennatori, inviati da Cath in aiuto a Brian (anche se noi tutti ignoriamo come essi potessero essere effettivamente d’aiuto).
«Oh no! Con il bacio del Dissennatore Freddie morirà!» esclamò Midori, la saccente del gruppo.
«Scusa ma te cosa ci fai qui?» domandò John, leggermente preoccupato.
«Eh, sai, stavamo tornando dal cinema...»
«Via su, non me ne frega niente, dimmi come posso salvare Freddie!»
«Ma non voleva ucciderti?» temporeggiò Starinlove.
«Volete che muoia?»
«Devi usare il tuo patronus!»
E allora John lo fece. Estrasse la sua bacchetta magica (ho detto la bacchetta, non fraintendete) ed evocò il suo patronus, che era una lucertola, salvando Freddie dal bacio dei Dissennatori. Freddie sopravvisse alla nottata e vissero tutti felici e contenti.

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Capitolo 7
*** Cappuccetto rosso ***



Sarebbe stata una bellissima giornata per dormire e riposarsi, se la mamma non avesse svegliato il giovane Freddie, per gli amici ‘cappuccetto rosso’ visto che aveva preso l’abitudine di presentarsi sul palco con una specie di mantello rosso che non s’era capito bene da dove fosse stato riesumato.
«Su, devi andare dalla nonna: si è di nuovo ammalata. Le devi portare questo cestino con tutti gli spartiti...» spiegò la donna.
«Quella maledetta vecchia rachitica si ammala due volte al giorno... ma andrò.» si lamentò il cantante.
E allora il giovane Freddie si avviò per la strada. Siccome aveva una certa fretta, anziché prendere la sicura via che passava dalla città, decise di prendere la scorciatoia che attraversava il bosco.
(Pessima idea, Freddie, davvero pessima idea...)
Mentre passeggiava incontrò un personaggio piuttosto bizzarro. Sembrava l’incrocio tra un pinguino alto un metro e novantacinque e una pecora nera. Veramente strano...
«Ciao, caro ragazzetto baffuto. Dove vai di bello?»
-Ma saranno anche affari miei?- pensò Freddie, ma rispose:
«Vado da quella vecchia bacucca di mia nonna, si è ammalata, la rachitica, e a me tocca portarle gli spartiti perché se ne sta tutta da sola nel bosco e quindi se non glieli porto io non glieli porta nessuno...»
«Ah, ho capito, molto interessante...» sogghignò il losco figuro, sfregandosi le mani con soddisfazione. Aveva da poco iniziato la sua dieta vegetariana, quindi poteva permettersi qualche strappo alla regola.

Quando Freddie arrivò dalla nonna, trovò che in lei c’era qualcosa di veramente familiare.
«Che avete tutti da guardare?» domandò John Deacon, sequestrato in un angolo di quella che un tempo era stata casa sua.
La donna se ne stava a letto con un naso particolarmente adunco, una serie di bigodini in testa e una vestaglia rosa.
«N-nonna...» balbettò il giovane cantante «ma che capelli tinti che hai!»
«È per... rimorchiare meglio bambino mio!»
«Aaaaaah. Eh, però... che piedoni grandi che hai!»
«Ma no, sono il mio nuovo mirabolante paio di pantofole rosa a forma di coniglio!»
«Aaaaaah. Nonna, ma che unghie lunghe che hai!» esclamò sconvolto, guardando le protuberanze che si emanavano dalle mani della ‘donna’.
«Per sventrarti meglio!!!!»
E dopo quest’ultima affermazione la feroce creatura consumò il suo secondo pasto della giornata.

Passava di lì un bel principe azzurro, anzi, un cacciatore, scusate.
Notò che l’abitazione della vecchia signora era vuota e si insospettì nel vedere il solitamente scheletrico pinguino cannibale con le forme di una balena, sollazzarsi al sole.
«Bri, ma, dì a me, ti sei sbranato la nonna?» disse, minacciandolo con una delle sue bacchette.
«Ti pare? Lo sai che sono diventato vegetariano!»
Allora con un gesto sconvolgentemente sensuale, Roger sbottonò il frac all’amico e da lì uscirono ‘cappuccetto rosso’ e la sua Johnnonna.
E vissero tutti, per sempre, felici e contenti.


In questa fiction ho voluto un po’ giocare con i travestimenti dei nostri eroi, invertendoli, mischiandoli a piacimento. Spero che vi sia piaciuta.
Vorrei ricordare ancora una volta che Brian è davvero vegetariano ahah.
Scusate il ritardo. Colpa di Cath.
Grazie per averci seguito. Prometto che presto risponderò a tutte le vostre recensioni (che si accumulano *what a shame*)!
C.

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