Il Giglio. di Eikochan (/viewuser.php?uid=25453)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno di scuola. ***
Capitolo 2: *** Roses Cafè. ***
Capitolo 3: *** The Party. ***
Capitolo 4: *** Maledetti mandarini! ***
Capitolo 5: *** Qual'è la scelta giusta? ***
Capitolo 6: *** Mamma ***
Capitolo 7: *** 'Perfortuna c'erano loro' ***
Capitolo 8: *** Perchè lo amo. ***
Capitolo 9: *** Si avvicinano tempi duri ***
Capitolo 10: *** Perfetta. ***
Capitolo 1 *** Primo giorno di scuola. ***
PRIMO
GIORNO DI SCUOLA.
Ino Yamanaka, anche detta Il Giglio, entrò spavalda e
padrona dal cancello della scuola.
Guardò male due secondine che erano all’interno
del cortile e che, sotto lo
sguardo di fuoco della ragazza, si apprestarono subito ad uscire. Il Giglio era il capo delle Flo, il
gruppo di ragazze “in” che dominava sulla Konoha
High School; e bene o male tutta
la scuola era ai suoi piedi: dettava ordini e regole ed era rispettata
da
tutti.
Velocemente si diresse
verso il muretto delle Flo, saltò su
con agilità degna di un’atleta e getto la sua
Camel Light con un lancio
perfetto che andò a posarsi ai piedi di Temari no Sabaku,
altra componente del
gruppo e che ora la guardava con due occhi cerchiati seppur nascosti dal trucco perfetto.
“Hei Tem. Devi
ancora riprenderti dalla balla di ieri sera?”
rise, apostrofandola Ino.
“Ino..
zitta!”Decisamente la voce da morta ne testimoniava
lo stato catatonico.
“Dov’è
Karin? Fra cinque minuti suona la campana di inizio
anno e dobbiamo esaminare le nuove
“reclute”!” piagnucolando si
appoggiò alla
spalle dell’amica.
Tutti gli anni
all’inizio dell’anno le Flo avevano il
compito di guardare e esaminare i nuovi studenti di prima e i nuovi
arrivati.
Ed era per questo che nessuno entrava dal cancello prima di loro.
Trafelata, ma comunque
elegante, arrivò anche Karin.
Erano belle, le Flo, non
c’è che dire; Ino era la classica
bellezza: bionda e occhi azzurri, fisico da modella e temperamento
impulsivo;
Temari possedeva quella bellezza selvaggia e indomabile che intimoriva
e al
contempo incantava, mentre Karin era bella, ma non nel modo
tradizionale..
semplicemente colpiva, con i lunghi capelli rossi come il fuoco e gli
occhi
scuri celati da un paio di occhiali che le davano un’aria
intellettuale che
poco si sposavano con la reale sagacità e ferocia del suo
carattere.
“Sempre in
ritardo te!”
Temari in modalità
“post-ubriacatura” era davvero insopportabile.
“Ma taci
teppista! Quanti te ne sei portati a letto ieri
sera?!” Karin, se voleva, ti sapeva uccidere a parole.
“Cosa stai
insinuando?” l’altra alzò la voce per
sovrastare
il baccano della campanella.
“Tappatevi
quella boccaccia, inizia il nostro compito!”
Se il Giglio parlava
bisogna ascoltarlo, sempre e comunque..
era la prima regola non convenzionata della Konoha High School, e cosi
le altre
smisero subito di litigare.
“Temari allora
sei riuscita a informarti?”
“Certo, ieri
sera sono riuscita a strappare il registro dei
nuovi arrivati dall’ ex-rappresentate di istituto,
naturalmente grazie a tutto
il mio charme” Prese a sventolare un quaderno nero, lanciando
un’aria di sfida
alla rossa.
“Perfetto
Tem.”
Gli studenti iniziarono a
riversarsi nel cortile, e tutti
salutarono rispettosamente le Flo.
“Guardate la
Hyuuga. A messo su due tette cosi, e dire che a
giugno dell’anno scorso era ancora una bambina
timida.” Karin, da sempre
invidiosa delle tette altrui, subito notò la moretta
dall’incarnato pallido e
le fece segno di avvicinarsi mentre sussurrava alle altre:
“vediamo se con le
tette è aumentata pure la sua timidezza.”
“Hei Hyuuga.
Come stai? Ti vedo bene..” sorrise Karin, con
un sorriso volto a metterla in imbarazzo.
“B-bene, voi?
Co.. comunque graz-ie.” Ino sorrise, di certo
era ancora timida come l’anno scorso e non offriva niente che
potesse
concederle le grazie del Giglio. “Bene.. ora sciò,
via!” e le fece segno di
allontanarsi, mentre la mora abbassava il capo tornando nella marmaglia
di
gente.
“Karin, te
l’ha mai detto nessuno che sei una stronza?” Tem
tornò alla carica.
“Si in tanti. Ma
almeno io non sono stata espulsa da
quattordici scuole.” Il sorriso che le allargo il volto fu
più o meno una
mazzata all’ego della biondina che ora la guardava omicida.
“Vuoi
partecipare in prima persona alla mia quindicesima
espulsoria?”
“Tem.. azzardati
e ti sbatto fuori dalle Flo.” Ino non era
decisamente di buon umore quel giorno. “Piuttosto dimmi chi
è quella con i
capelli rosa.”
Ino stava indicando una
ragazza che spiccava tra la folla
per i capelli rosa e gli occhi verdi, era una nuova arrivata di sicuro.
Le
altre due la guardarono, scoppiando bellamente a ridere: insomma chi
mai poteva
colorarsi i capelli di quel colore?! Tem, con le lacrime agli occhi dal
ridere,
iniziò a sfogliare il libricino alla ricerca della sua foto,
e infine la trovo.
“Allora: si
chiama Sakura Haruno. Ha la tua stessa età, Ino,
e viene da un’altra regione, era la più brava
della sua scuola e vive nella via
qua dietro.”
“Mmm..
interessante!” Ino pregustava già sentore di
“nuova
vittima delle Flo”
Stava per chiamarla li a
farci due chiacchiere, quando suonò
la campanella e le Flo si divisero.. ognuna nella sua classe.
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“Ragazzi. Non
sedetevi, rimanete per un attimo in piedi.” A
parlare era stato il professore della prima ora.
Non si può dire
che il professor Hatake fosse brutto, anzi;
aveva capelli stranamente argentei per la sua giovane età ma
gli donavano
parecchio. Aveva stupito tutti il primo giorno di scuola della prima
superiore
affermando di voler essere chiamato per nome: “prof.
Kakashi” era il suo motto
e la sua regola. Ma nonostante le sue stranezze era davvero un ottimo
insegnate.
“Dato che
l’anno scorso ci avete fatto penare per la
questione dei posti, abbiamo deciso che quest’anno li avremmo
scelti noi
professori la disposizione dei banchi e cosi.. ecco qua la nuova
disposizione scelta
e approvata dal Consiglio di Classe!”
Le proteste degli
studenti, aspre e urlate, furono subito
zittite dall’unico occhio visibile del professor Kakashi.
“E’
inutile che vi lamentiate.. l’avete voluto voi. Allora
iniziamo.. Sakura Haruno e Sasuke Uchiha sarete in ultima fila vicino
alla
finestra”
La rosa e il moro si
accomodarono, lei con un sorriso che
avrebbe illuminato la notte e lui, bè.. con la solita
espressione indifferente
stampata in viso.
“Dopo, sempre in
ultima fila, abbiamo
Kiba e Sabaku no Gaara”
Kiba era un ragazzo
estroverso e strafottente, che aveva la
dote della sincerità: ti sbatteva in faccia tutto quello che
pensava, senza
preoccuparsi.
Gaara invece era il
fratello di Temari. Come a lei i soldi
gli uscivano dalle orecchie ed era famoso per la sua
irritabilità e per la sua
poca pazienza: come non detto quel giorno aveva un occhio nero e un
taglio sul
sopracciglio sinistro.
“.. mentre
vicino a loro. “ continuò il professore
“abbiamo
Yamanaka e Nara.”
Subito Ino fece scattare
la mano in alto.
“No, mi scusi
prof. Kakashi” il disgusto dipinto in volto
“ma stare in banco con un nerd mi rovina la
reputazione!”
“Tranquilla
Yamanaka. Sarà un piacere ignorarti!” e si
sedette mentre lei, sempre disgustata e ora pure arrabbiata, prendeva
la sedia
e la spostava il più lontano possibile dal suo nuovo
compagno di banco.
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Ora
di pranzo.
La mensa era il luogo per
eccellenza della gerarchia sociale
di cui l’istituto “vantava”.
Al centro esatto della
mensa vi era, naturalmente, il tavolo
delle Flo; a pochi era permesso di pranzare li, passava di mano in mano
alle
discendenti delle Flo, senza che nessuno che non fosse
“in” e riconosciuto come
tale dal Giglio vi si potesse sedersi.
Temari,
attraversò la mensa e si sedette impaziente al
tavolo, sbattendo il vassoio sul freddo legno.
“Ragazze! Ho una
notizia bella e una brutta. Quale volete
sentire prima?”
“Quella
brutta” dissero unisono Ino e Karin, ridendo.
“Allora…
la Disco Lips quest’anno non ci fa affittare la sala perché
questo sabato fanno l’apertura.”
Alzò gli occhi al cielo. “Però, mi
è venuta un’idea… mio padre non vive
più con
noi, dato che ora sono maggiorenne ha colto l’occasione per
defilarsi e
lasciare me a controllare Gaara e Kankuro, quindi villa Sabaku
è tutta per noi!”
“Woo! Per una
volta la fai giusta Tem!” esultò
Karin.
“Perfetto
Tem.” Approvò invece Ino.
Detto questo Karin
spostò il suo vassoio e salì in piedi sul
tavolo.
“Ascoltate
gente. Sabato sera ci sarà l’annuale
“Party di
inizio anno”. Non tutti saranno invitati ma se voi sarete tra
i fortunati
troverete l’invito nel vostro armadietto entro
giovedì, quindi non prendete
impegni!” Finì il suo discorso con un sorriso e si
risedette tranquilla.
Proprio in quel momento
Ino incrociò lo sguardo di
Shikamaru, che guardandola negli occhi sbuffò e poso,
annoiato, la testa sul tavolo.
Nessuna della parole di Karin era arrivate alle sue orecchie.. o
meglio, se ne
fregava altamente. No, quel ragazzino non poteva passarla liscia, Ino
si
ripromise che lo avrebbe fatto piangere, implorando perdono: nessuno
prendeva
per il culo le Flo.
SPAZIO AUTRICE.
Si, lo so di fan fiction
scolastiche
su Naruto ce ne sono a frotte.
Ma spero che questa sia
originale e diversa dalle altre, e che vi abbiamo un minimo
incuriosito.
Bè
insomma… seguitela!
A e, inutile dirlo, i
commenti
sono MOLTO graditi.
Eiko.
|
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Capitolo 2 *** Roses Cafè. ***
Roses
Cafè.
Roses Cafè. Il
luogo di ritrovo degli studenti della Konoha
High School, il bar più costoso e rinomato di tutta la
città.
Ino e Karin erano sedute su un tavolino sotto la veranda e
si godevano gli ultimi sprazzi di bel tempo; Temari sarebbe arrivata a
momenti
per discutere della festa di sabato.
Ino aspirò il fumo, intossicandosi i polmoni di catrame, e
sbrasò(₁)
nel portacenere di vetro già
pieno di Camel Light.
“Hai portato la lista, Ka?” chiese alla rossa.
“Certo Ino. C’è tutta la scuola,
comprese le nuove reclute”
“Perfetto.”
Karin si sporse per prendere il pacchetto che la bionda
aveva lasciato sul tavolo: aveva finito le sigarette. “..e
compratele le
sigarette! O sei una barbona?” sbottò il Giglio
ridendo e in trenta secondi
fece sparire il pacchetto infilandolo nella borsetta Louis Vuitton.
“Cazzo, a dispetto dei tuoi biondi capelli sei davvero una
strega!”
L’occhiata che Ino le lanciò bastava
più di mille insulti e
subito Karin, a malincuore si zittì, posticipando la sua
vendetta ad un futuro
non molto lontano.
“Eccomi ragazze. Scusate per il ritardo ma Kankuro mi ha
rubato l’auto da sotto il naso e sono dovuta venire con i
mezzi pubblici.”
Storse il naso e si sedette.
“Non preoccuparti!”
“Allora..” Karin prese in mano la lista e lesse il
primo
nome “Aburame Shino”
“E chi sarebbe?”chiese Temari frugando nella borsa
di Ino e
poco dopo trovò il pacchetto di sigarette che la bionda
aveva nascosto e se ne
prese due, Ino non glielo impedì come aveva fatto con Karin.
Temari era l’unica
a cui Ino non faceva critiche piccate: certo il Giglio sarebbe stata in
grado
di rovinarle la reputazione in trenta secondi, ma Temari le avrebbe
spaccato il
naso con un destro preciso e potente per poi andare in un'altra
città con i
soldi del paparino e ricominciare una nuova vita da Vip.
Presa nelle sue considerazioni non si era accorta della voce
di Karin che la chiamava.
“Ino? Ino.. mi stai ascoltando?”
“Si, ma non urlare cosi! Stai un po’
tranquilla… di che
stavate parlando?” si rivolse poi a Temari.
“Non sappiamo chi è Shino Aburame” e
rise insieme a Karin.
“Mmm… “ Si arrotolò una
ciocca di biondi capelli, pensando prima
di rispondere “penso sia quello che ha sempre gli occhiali da
sole.. con la
passione per gli insetti”
“Terrificante.”
“Lui è fuori.” Il Giglio aveva deciso.
Ino si girò verso Karin. “E Deidara lo invitiamo,
no?”
“Certo. Sabato sera sarà la sera in cui finalmente
entrerò
nel suo cuore.. che lo voglia o no!” e scoppiò a
ridere, ancora convinta di
quella frase, che orami ripeteva come un mantra ogni volta che lo
vedeva. Sei
mesi che si conoscevano e lui si divertiva con il pallido corpo della
rossa.. e
sei mesi che lei era convinta che “la volta dopo sarebbe
riuscita a farlo suo”.
“Aha. Si lo dici ogni volta.. vediamo se questa è
la volta
buona.” L’apostrofò Temari, continuando
imperterrita la lista.
“Nara Shikamaru” lesse la Sabaku.
“Assolutamente no!” saltò su Ino, un
espressione cattiva
dipinta sul viso.
“Ok, Ino!” Le due la guardavano stupite
“Non lo invitiamo se
ti crea tanto scompiglio”. Poi Karin rise “Comunque
è bello vederti tanto
infervorata per un ragazzo!”
“Stai zitta rossa o te la faccio pagare.” E
pescò un'altra
sigaretta dalla borsa: quel nome era bastato per farle saltare i nervi.
Ino pescò il
cellulare dalla borsetta, lesse il messaggio e
si rivolse alle altre.
“Kiba e Juugo arrivano tra dieci minuti”
"Viene anche Kankuro a dare una mano per la spesa, come indennizzo
per avermi fregato la macchina..” Temari era sadica quando
voleva.. e lo sapeva
meglio di tutti suo fratello.
Dieci minuti dopo arrivarono i tre ragazzi.
Kiba si avvicinò a Ino e si sporse a dargli un bacio,
vicino, troppo vicino, alle labbra.
“Ciao bionda.” Sorrise con quelle labbra
strafottenti e poi
si rivolse alle altre “Salve anche a voi!”
Juugo sorrise mansueto. “Dateci pure la lista! Provvediamo
noi alla spesa”
“Tieni allora!” Karin gli sbattè la
lista in pancia,
nervosa.
“Temari, la macchina la prendo io anche per
tornare.” E sventolando
le chiavi della mini corse via seguito dagli altri uomini, si fa per
dire,
mentre Temari infuriata si alzava rovesciando la sedia su cui era
seduta e
partendo all’inseguimento del fratello.
Karin e Ino si guardarono, sconsolate. Con i fratelli Sabaku
finiva sempre così.
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E sabato arrivò.
Mancavano due ore all’inizio del party e a casa di Temari
erano in corso i preparativi con le Flo più Kiba e Juugo,
che avevano portato
la spesa di alcolici.
“Che ne dite?” Ino si girò a prendere i
due vestiti posati
sul letto di Temari. “Quello rosa..” e
alzò un vestito di media lunghezza, rosa
pallido e con due spalline sottili oro. “..oppure quello
nero?” e alzò l’altro,
un vestito cortissimo che finiva a palloncino.
“Secondo me quello nero” disse Karin.
“Io invece dico quello rosa” ribattè
Temari.
“Io invece dico che vado a prendere le sigarette al
tabacchino di fronte” Juugo si alzò, non avrebbe
sopportato la prova vestiti
per più di mezzo secondo e si fiondò alla porta,
prima che Kiba lo fermasse.
“Dai provali.. vediamo quale ti sta meglio.”
“Si. Mi sa che è la cosa migliore..”
acconsentì Ino e,
incurante di Kiba, si tolse dapprima la maglietta e inseguito i jeans
che
caddero leggeri sul pavimento: infondo Kiba era stato il suo ragazzo
l’anno
scorso e insieme avevano condiviso le loro prime esperienze e
l’aveva già vista
in intimo. Orami non si preoccupava più, ma forse non
sarebbe stata cosi sicura
dei suoi pensieri se avesse visto l’espressione di Kiba.
Il moro guardò le curve candide della bionda, si
soffermò
sul profilo dei fianchi stretti e si morse, piano, il labbro inferiore.
Dio, se
era bella Ino: sembrava una dea nella luce rossa che entrava dalla
finestra. Ma
subito la seta rosa del vestito corse a coprire la pelle del Giglio, impedendone la visione al
ragazzo.
“Vado in bagno” annunciò avviandosi nel
corridoio.
Entrato si avvicinò allo specchio e si guardo: il leggero
rossore che, sfumato, compariva dal colletto su per il collo lo
preoccupò. Aprì
l’acqua e si bagnò la faccia prima di tornare
dalle ragazze che ora erano
passate a scegliere il vestito per Temari mentre Ino sorrideva a Kiba
nel suo
vestito rosa.
SPAZIO AUTRICE.
Capitolo corto come
intermezzo
tra il primo giorno di scuola e la festa.
Qua vediamo un Kiba
piuttosto
strano, che gli starà succedendo?
E capiamo un po’
meglio le
relazioni d’amicizia del team delle Flo.
Spero vi sia piaciuto.
(:
Eiko.
|
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Capitolo 3 *** The Party. ***
PICCOLA
NOTA: avverto
che in questo capitolo e nella storia più in generale sono
presenti un po’ di
parolacce. Avverto poiché non tutti le sopportano in una ff.
In ogni caso ho
cercato di non esagerare.
The
party.
La musica a palla che
proveniva dal dj che mixava i brani al
massimo volume le intontiva le orecchie e la mente: la festa era
già iniziata
da un’ora ma non tutti erano ancora arrivati. Vide Kankuro e
Temari che
litigavano a bordo piscina, chissà che aveva combinato sta
volta il fratellino
della Sabaku. Passò vicino a loro allo scopo di portarsi via
Tem in modo da
evitare che quei due, con le loro urla che di li a poco sarebbero
divampate,
rovinassero la festa.
"Gaara non può andare avanti cosi..” Temari
sembrava sul
punto delle lacrime. E non era un cosa che accadeva cosi spesso.
Alla fine Ino decise di non intromettersi: era una questione
di famiglia e tale doveva rimanere.
Scorse dall’altra parte del giardino il fratello Sabaku
argomento
della discussione. Se ne stava seduto solo sotto un cedro;
evidentemente
durante l’estate era riuscito, in qualche modo, a farsi fare
un tatuaggio:
sulla fronte stava per l’appunto tatuato
l’ideogramma significante “amore”;
strano disegno per un tipo come Gaara. Proprio sotto l’occhio
destro aveva un
profondo graffio da poco cicatrizzato.
“Ciao..” si sedette accanto a lui, piegando il
vestito
firmato in modo da non sgualcirlo.
“Mmm..” grugnì
il
rosso, in segno di saluto.
“Ti si sei fatto un tatuaggio, alla fine?” gli
sorrise,
amichevole.
“Si..” loquace come sempre il ragazzo, non
c’è che dire.
“E come l’hanno presa Tem e tuo padre?”
“Tem mi ha sbattuto fuori casa per tre giorni urlando che
ero un coglione, papà ancora non l’ha visto. E
presumo che per un po’ di tempo
non lo vedrà.”
E alle parole del ragazzo si rattristo.
Ino conosceva la disastrata situazione della famiglia
Sabaku: la madre era morta di parto, dando alla luce Gaara; il padre
invece,
ricco imprenditore, era sempre in giro per il mondo a soggiornare nelle
sue
molte ville in compagnia delle sue altrettante amanti e Temari, ben
presto, si
era presa a carico, senza averne scelta, tutta la famiglia: si
comportava come
un madre con Kankuro e Gaara, un madre molto incazzosa e irritabile, ma
faceva
del suo meglio. Gaara invece, che Ino sospettava si rimproverasse della
morte
della madre, viveva come un teppista peggiore di Temari; non
c’era giorno che
non riportasse qualche ferita o qualche notte che tornasse ad ore
decenti, anzi
a volte nemmeno tornava; frequentava gente molto più grande
di lui e
assolutamente poco raccomandabile. A nulla erano valse le sfuriate, i
rimproveri e le lamentele di Temari.. Gaara era tutto sua sorella:
orgoglioso,
forte, indipendente e totalmente indifferente agli obblighi a cui la
gente
incessantemente lo obbligava.
“Bè, in ogni caso ti sta davvero bene.”
Sorrise guardando la
folla, scorgendo all’improvviso una chioma castana che si
allontanava nella
folla. Balzò in piedi e saluto Gaara “Comunque ci
sentiamo, ciao ciao.” E sparì
nella folla.
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Karin prese il
Cosmopolitan che il barman le aveva appena
passato, strizzandole l’occhio; si girò di scatto
muovendo i lunghi capelli.
Ma dove diavolo era finito Deidara?! Si guardò intorno
nervosa e vide Neji guardare da lontano la cuginetta Hinata che era
caduta
proprio tra le braccia del “suo” Naruto, che per
tenerla in piedi l’aveva
afferrata in un abbraccio stritolante; di certo era meglio che quel
baka
lasciasse andare Hinata al più presto se voleva tenersi le
braccia attaccate al
corpo: Neji lo stava guardando gelido, con un’occhiata degna
del peggior
serial-killer.
All’improvviso, proprio dietro le spalle di Neji, scorse dei
famigliari occhioni azzurro cielo: finalmente quel cretino era arrivato!
Finì il cocktail in un lungo sorso e si avviò al
centro della
pista, dove Deidara cercava di evitare le primine che in preda alle
intemperie
degli ormoni gli si strisciavano addosso come animali in calore.
Arrivò di
fronte al ragazzo e scansando via una moretta particolarmente
insistente gli si
piantò davanti, le mani sui fianchi e l’aria
minacciosa negli occhi scuri.
“Alla buon ora Deidara!”
“Minchia. Nemmeno ciao? Sono appena arrivato e già
rompi i
coglioni!”
“Senti biondino! Abbassa le arie ca..” ma non
finì la frase.
Le labbra morbide del ragazzo si erano posate sulle sue in
un bacio che diventava di secondo in secondo sempre più
travolgente,; restarano
cosi, senza prendere aria, finché la rossa non si stacco per
riprendere fiato.
“Noi.. dobbiamo parlare” lo guardò, in
segno di sfida.
E lo trascinò via, verso la camera di Temari.
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Ino, veloce nella folla,
spinse via Hinata che finì, rossa
di vergogna, contro Naruto.
Per fortuna i tacchi le alzavano la sua, già alta, statura e
in quel modo riusciva a scorgere le teste delle persone: non
fù difficile
trovare una testa mora con una coda alta somigliante ad un ananas, si
stava
dirigendo verso una poltroncina in prossimità della piscina;
lo raggiunse in
trenta secondi e afferandolo per un braccio lo costrinse a girarsi.
“Che cazzo ci fai te qua?” domandò con
la voce più velenosa
che conosceva.
“Mi ha trascinato qui Choji e poi che ti stupisci?
Da’altra
parte sono stato invitato anche io alla tua seccante festa.”
E tirò fuori dalla
tasca un invito rosa, uguale a quelli che avevano scritto loro tre
giorni
prima.
In un movimento fulmineo di unghie fresche di manicure Ino
gli strappò l’invito e lesse: era senza dubbio
identico a quello che aveva
creato Tem e c’era proprio scritto “Nara
Shikamaru” ma la scrittura non era ne
di Temari ne di Karin. Chi mai le aveva fatto un affronto del genere?
Appena lo
avesse saputo.. stropicciò il foglietto con tutta la forza
che aveva.
“Bè questo invito non è autentico. Non
so chi l’abbia fatto
ma non è stato scritto da nessuna delle Flo.”
Glielo ridiede, sbattendoglielo
contro gli addominali scolpiti. “Quindi ora puoi anche
andartene” e fece per
girarsi.
“Con molto piacere. Questa festa è davvero una
noia.. ah! E
attenta a non inciampare nel tuo ego mentre te ne vai”
“E tu attento a non addormentarti per strada.. sarebbe un vero peccato che un serial killer ti
usasse come prossima vittima.”
E con un gesto eloquente, che lo invitava ad andare in un
preciso posto, si allontanò inghiottita dalla folla.
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Si avvicinò al
fratello, infuriata come mai prima.
“Da questo momento in poi non uscirai più di casa
senza il
mio permesso, e avrai la possibilità di uscire per conto tuo
solamente per
andare a scuola!”
L’altro alzò gli occhi azzurri… e
spenti.
“Come se potessi realmente impedirmelo…”
“Gaara ti avverto che..” ma quello non
l’ascoltava nemmeno
più, aveva acchiappato al volo Matsuri e ora se la stava
trascinando via dando
le spalle alla sorella maggiore.
Temari, il fumo che per poco non le usciva da sotto gli
inseparabili codini, si allontanò ancora più
arrabbiata di prima. E, procedendo
alla carica, come un treno in corsa, andò a cozzare contro
un ragazzo dall’aria
annoiata e un po’ strafottente.
“Eh che palle! Ma nessuna delle Flo è abbastanza intelligente da guardare dove
va?”
Shikamaru si stava
rialzando dal pavimento appiccicaticcio su cui era caduto.
“Stai insinuando che sarei stupida?”
“Oh.. io non insinuo niente.” Sorrise,
sottointendendo il
reale significato delle parole.
“Ah si? E tu insinua questo..” e gli tiro un
sinistro in
piena faccia, facendogli uscire sangue dal naso.
“Ma sei scema per caso?” parlava sputacchiando il
suo stesso
sangue.
L’altra, rinsavita dal suo raptus omicida, guardava stupita
il sangue che scendeva fiotti.
“Oddio scusa! Ero nervosa e i miei istinti da (ex) teppista
hanno avuto la meglio.”
Temari prese un fazzolettino dalla borsa e glielo porse.
“Vieni
in cucina dai, che ti do una sistemata.”
E senza dire nient’altro lo prese per mano e se lo trascino
in cucina.
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Chiuse con un scatto la
porta dietro di se e si girò verso
Deidara.
Lacrime salate scendevano dagli occhi, ribelli, non dovevano
cadere. Maledizione!
Le lacrime sono roba da poppanti.. e lei non era una
poppante. Lei era forte, lei non doveva piangere.
Abbassò gli occhi in modo che la frangia, veloce, andasse a
coprirle gli occhi lucidi e ne impedisse la visione a.. lui.
Eppure non era stata abbastanza pronta. Lui aveva visto tutto
e ora le stava alzando il mento con le lunghe dita, affusolate ma forti.
“Che cazzo piangi?” la sua voce era.. irritata.
Come poteva essere irritato, lei stava piangendo, per la
miseria! Non voleva essere compatita ma non si meritava nemmeno la sua
rabbia.
“Sei proprio uno stronzo!”
Ma lui, senza ascoltarla, si butto sulle sue labbra rosse
come sangue, rosse come il cuore, rosse come una rosa senza spine. E
lei
ricambiò, incapace di liberarsi dalla sua ossessione. Non
importa quanto una
cosa faccia male.. a volte rinunciare ad essa fa ancora più
male.
E allora, tra le lacrime che ancora scendevano dagli occhi,
e tra la passione che la mano posata sul basso ventre le dava, disse
quelle
parole che pensava da mesi e che mai era riuscita a dire.
“Ti amo”
Debole sussurro che riuscì a bloccare il ragazzo. Lei
alzò
lo sguardo mentre lui apriva gli occhi.
La smorfia di.. rabbia? Possibile che fosse rabbia quella
che faceva stringere incredibilmente gli occhi del ragazzo in sottili
fessure?
Non lo seppe mai.
Ed il biondo ritorno alla sua occupazione, con più foga,
più
passione. E lei si dedico alla sua droga personale, mentre lo spingeva
sul
letto.. trovando di nuovo quella forza selvaggia che l’aveva
sempre contraddistinta.
Karin non piangeva. E ancora più importante, Karin non
doveva
amare nessuno.
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Ino afferrò al
volo un cocktail indefinito e borbottando
scorse Kiba spaparanzato sulla sdraio vicino al soggiorno.
“Quel Nara maledetto.. me la pagherà o se me la
pagherà!”
Sempre borbottando si sedette accanto a lui, accarezzando
distrattamente Akamaru.
“Che ti ha fatto Shika?”
“Maledettissimo cretino!” si girò verso
Kiba, gli occhi di
fuoco. “E’ venuto alla festa con un invito falso e
mi ha praticamente detto che
sono una viziata, egoista e egocentrica!”
Il moro non resistette e immaginandosi a cosa andava
incontro, scoppiò a ridere, nella sua tipica risata che
sembra un latrato.
“Grande Shika. Non gliene frega proprio niente delle
persone.. se deve dire una cosa, la dice!”
Si disse tra se e sé. Poi un leggero bruciore gli pervase la
guancia: Ino gli aveva tirato uno schiaffo secco in piena guancia.
“Mamma mia! Non è mica la prima volta che ti
insultano Ino!”
Akamaru si alzò sulle zampe leccandogli la guancia rossa.
“Come mai ti importa
tanto del suo giudizio?”
“Non me ne porta un cavolo del suo giudizio!” e,
prendendo
un altro cocktail, si allontanò digrignando i denti fra se e
sé.
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“Merda. Che
male! Hai un sinistro assassino, bionda!” si
teneva il naso dolorante.
“Anni e anni di risse per strada.” Sorrise Temari,
appoggiandogli delicatamente il ghiaccio sul naso.(*)
“Comunque tu saresti?”
chiese poi.
“Shikamaru Nara, piacere” e gli porse la mano
libera.
La bionda scoppiò a ridere fortissimo. “Allora tu
saresti
Nara? Quello che Ino non ha voluto a tutti i costi alla
festa?” si teneva la
pancia.
“Quella strega bionda…”
digrignò i denti.
“Ahah.. in ogni caso che ci fai qui?”
“Qualcuno deve avermi mandato un falso invito e il mio
migliore amico mi ci ha trascinato..” si strinse nelle spalle.
“Comunque piacere, io sono Temari no Sabaku.” e
rispose alla
stretta di mano del moro.
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Kiba stava guardando la
sua migliore amica che, con il
quinto cocktail in mano, si stava divertendo con il terzo fortunato
della
serata.
A un certo punto il ragazzo, alto con capelli castani e gli
occhi verdi, iniziò a salire con la mano su per la coscia di
Ino.
Cosa voleva fare quel bamboccio?!
In trenta secondi, quasi si fosse teletrasportato, fu al
fianco del ragazzo che spinse via.
“Cosa credi di fare?” ringhiò, come
Akamaru, sempre al suo
fianco.
“Eh dai! Non dirmi che non hai mai voluto fare un giro con
il Giglio. Sarebbe
popolarità
assoluta.”
“Io non ho bisogno di ricorrere a stupidi giochetti come
approfittarne
quando è ubriaca.”
Poi senza un’altra parola la prese per il fianco e la
portò
via.
Incrociò Shikamaru che gli chiese dove fosse Choji e
sbrigativo
gli rispose: aveva una “cosa” da portare in salvo.
Conosceva abbastanza bene casa Sabaku e in poco tempo trovò
la camera di Kankuro: posò delicatamente Ino sul letto e si
sdraio al suo
fianco, coprendo se stesso e la ragazza con la coperta.
Ino russava placida accanto al suo petto e lui si rilassò,
le bacio la fronte e ascoltando il respiro della ragazza si
addormentò. Kankuro
non si sarebbe di certo arrabbiato per l’usurpazione della
sua camera. O almeno
lo sperava.
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Guardò l’orologio della cucina: segnava
le tre e un quarto
di notte.
“E’ meglio che vada a cercare Choji”
disse Shikamaru,
avviandosi in salone.
“Vengo con te. Tanto non ho nulla da fare.”
Entrarono insieme nel salone praticamente vuoto, erano
andati via quasi tutti e guardandosi in giro non scorse da nessuna
parte la
vasta mole di Choji, che, con l’aiuto di suo padre, aveva il
compito di
riportarlo a casa.
Kiba, con al fianco una Ino visibilmente ubriaca, passò li
di fianco.
“Choji mi ha detto di dirti che una biondina l’ha
invitato
nel suo appartamento e che gli dispiace ma è un occasione da
non perdere.” Disse
sbrigativo, sparendo mezzo secondo dopo.
“Grazie Kiba..” poi si girò sussurrando
“Merda.”
La bionda che lo accompagnava, e che aveva degnato l’amica
di un solo sguardo, lo guardò divertita.
“Che problema c’è? Stai a dormire
qua..” rise.
E alla fine non è che avesse molta scelta, Shikamaru, e cosi
accettò l’invito sentendosi profondamente
ipocrita; lui che aveva sempre
criticato quelle tre sciocche ragazze per la loro stupidità
ora si ritrovava ad
essere ospitato in camera di una di queste. Bah.. o dormiva con lei o
dormiva
per strada. Non ebbe indecisioni su quale fosse la scelta migliore:
probabilmente era troppo stanco solo per scendere in strada. E cosi si
avviò, strisciando
i piedi, dietro Temari.
“Questa è camera mia.” Disse
l’altra aprendo di poco la
porta, e richiudendola subito dopo vedendo cosa stava succedendo dentro.
“Direi che la mia stanza è occupata.. maledetta
Karin!” e
poi scoppiò a ridere.
Doveva immaginarsela una fine del genere con quei due.. era
già tanto che non si fossero dedicati al loro
“allenamento fisico” nel bel
mezzo del soggiorno.
La camera di Gaara era accanto alla sua ed era,
fortunatamente, vuota. Solo che il letto era uno solo.
“Dovremmo dormire insieme.. a quanto pare” disse
Shikamaru.
“Bè, sappi che se mi stupri il mio paparino
è capace di
spillarti anche i bottoni delle mutande!”
E con quella, presumibilmente scherzosa, minaccia si sdraio
sul letto con vicino Shikamaru.
Il ragazzo, che aveva la dote innata di addormentarsi
dovunque, in meno di un minuto russava già.
Allora alzò gli occhi azzurri verso le labbra dolci del
ragazzo, che buffamente erano aperte in una piccola o.
E rise tra se e se, prima di addormentarsi con il profumo
agrumato del ragazzo sotto il naso.
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̧,.-~*'
Una piccola scossa le
disturbo il sonno. Stinse gli occhi e
tentò di tornare a dormire. Ma subito una più
forte la costrinse, nolente, ad
aprire gli occhi. Deidara la guardava scocciato.
“Ti volevo solo avvisare che ora me ne vado. Domani sera
parto.. vado in guerra e tornerò probabilmente fra un
anno.”
Lo disse con una leggerezza assurda. Sembrava avesse parlato
del tempo invece che del suo futuro.
Deidara faceva parte dell’esercito. Era uno dei migliori
soldati esperti in tema di bombe e proprio per questo, gli venivano
affidati
compiti superiore a quelli degli altri compagni.(1) Karin lo sapeva che
prima o
poi sarebbe successo, che la guerra lo avrebbe chiamato tra le sue
file. Lo guardò,
imponendosi e riuscendo, a non piangere.
“Almeno sta notte rimani al mio fianco.” Disse
solamente
quella frase.
Deidara si guardò intorno, cercando una via di fuga da
quella situazione. Non ne trovò.
“Va bene.” E si sdraio di nuovo.
Accanto a lui la rossa fece lo stesso. Poco dopo dormiva.
E in silenzio il biondo si vestì e prese le sue cose,
sparendo dalla porta.
Al mattino la rossa si rese conto che non l’avrebbe rivisto
per almeno un anno e nascose la testa sotto il cuscino per impedire
alla sua
debolezza di manifestarsi , capricciosa e inopportuna.
SPAZIO
AUTRICE.
Un nuovo capitolo finito!!
Devo dire che questo mi è
piaciuto un sacco scriverlo e che, incredibile per una come me,
l’ho finito in
un solo pomeriggio.
In questo capitolo ho fatto degli accenni Naru/Hina e Matsu/Gaara, solo
per sfizio personale e per
rendere un po’ più dettagliata la descrizione
della festa. *.*
Ah e spero sia arrivato il concetto delle Flo: un pò
più umane di come le abbiamo conosciute fin'ora.
NOTE: (*) hem! Diciamo
che non sono pratica di pugni in faccia e non so davvero se il ghiaccio
serva a
qualcosa o se si metta in questi casi. Prendetelo come una
verità che l’autrice
sente di possedere ù.u
(1)
Dio! Non sono
nemmeno un esperta in guerra e soldati. Prendete per come vengono
queste
informazioni/supposizioni.. ._.°
RISPONDIAMO AI COMMENTI:
o meglio alla mia unica
commentatrice.. ç.ç
Meg89: intanto
grazie davvero dei complimenti sulla scrittura. Mi hanno davvero fatto
piacere.. (si del tipo leggo la storia 20 volte prima di pubblicarla ma
praticamente sempre mi sfugge qualcosa).
Mi ha fatto piacere soprattutto perché
considero la mia scritto un po’ troppo da
“sceneggiatura” e mi fa piacere che
qualcuno l’apprezzi (:
In secondo luogo la critica sui
contenuti: non preoccuparti non mi sono offesa! Ma ci tenevo a
precisare che
era mia reale intenzione dipingerle come snob, antipatiche,
superficiali e
somiglianti alle protagoniste dei telefilm americani. Dovevano essere
sciocche
e frivole perché all’inizio di questa storia loro
sono realmente cosi ma
durante il corso dell’anno incontreranno nuovi amici e nuove
situazione che le
porteranno a rivedere il loro carattere sia in bene che in male.. e andranno a scoprire il
vero significato
delle cose (detto cosi sembra una cosa tipo:”nuovo
messia” ma non è questo il
senso.. solo che ora come ora sono incapace di esprimermi al meglio).
In ogni caso fammi sapere, se e
quando, continuerai la storia se ti farò cambiare idea o
rimarrai della tua
convinzione.
Thanks per la recensione con le
critiche bene accette.
E ooooooooooooooooooora.
Bè, direi: fatemi sapere com’è
questo capitolo.
Perché mi sto demoralizzando
abbastanza per la mancanza di commenti.
ç.ç
Eiko.
|
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Capitolo 4 *** Maledetti mandarini! ***
MALEDETTI
MANDARINI!
La campanella della
ricreazione era appena suonata. Temari,
pacchetto di sigarette in tasca, si avviò per
l’affollato corridoio alla
ricerca della 4-S. Naturalmente al suo passaggio tutti si spostavano,
sorrise
sentendosi un po’ Mosè in mezzo al mar Rosso,
salutò un paio di persone e
arrivò di fronte alla classe di Ino.
Dentro c’erano solo Shikamaru, Ino e Naruto; si
fermò sulla
soglia.
“Ino.. vieni giù a fumare con me?” le
urlò dalla porta “Da
sola mi deprimo…” aggiunse
a mo’ di spiegazione.
Gli occhi azzurri di Ino si alzarono dal foglio su cui stava
febbrilmente scrivendo e con un gesto eloquente le fece segno di
avvicinarsi.
“Tem.. non posso devo copiare ancora i compiti di matematica
e Shikamaru non me li vuole dare!”
Classico da Ino: aveva già sette materie insufficienti.*
Poi sottovoce, attenta a non farsi sentire chiese un favore
all’amica.
“Ti prego, porta via quel altro” indicò
Shikamaru che
sonnecchiava con la testa sul banco “che mentre lui se ne sta
fuori io gli
copio i compiti e poi rimetto tutto al suo posto. Non se ne
accorgerà mai.”
Temari sbuffò. Toccava sempre a lei il lavoro sporco.
“Shikamaru. Hai una sigaretta?”
“Si, ma non per questo te la offro, Sabaku.” Gli
rispose, la
testa appoggiata sul banco.
“Dai Nara. Vieni anche tu a fumare che mi deprimo se
no!”
E fece gli occhi dolci; certo Nara era uno scansafatiche
alla decima potenza ma alla fine preferiva una sigaretta con la Sabaku
piuttosto che stare a sentire gli urli isterici dell’altra
bionda: Ino.
“E va bene, sei una seccatura però!”
“Lo so” e facendogli la linguaccia lo prese per il
polso
trascinandoselo fuori dalla classe, mentre l’amica si tuffava
sul quaderno di
Shikamaru.
Poco più tardi erano seduti su una panchina, il sole
temperato striava i capelli biondi di Temari con dei riflessi dorati,
Shikamaru
si perse in quei fili d’oro e si ritrovò a
fissarli, incantato.
“Che c’è?” sorrise la bionda.
“Niente niente..” subito distolse lo sguardo
rivolgendo la
sua attenzione alle poche nuvole che adornavano il cielo: era troppo
sereno per
lui.
All’improvviso passò un gruppo di ragazzine e
Temari, veloce
come il vento, tolse il suo sincero sorriso per cambiarlo con
un’espressione di
indifferenza e superbia.
“Perché fai cosi?” Shikamaru socchiuse
un occhio e guardò in
faccia la ragazza.
“Cosi come?”
“Quando arriva qualcuno metti subito una maschera di
superbia e strafottenza che viene voglia di cancellarla con la
candeggina.”
Rise di quella metafora cosi strana ma efficace, poi si
rabbuiò per un attimo.
“Vedi, io sono una Flo. E le Flo sono altezzose, superbe e
indifferenti,
è lo stereotipo delle regine della scuola e noi
accontentiamo ciò che gli altri
si aspettano da noi. Vedi, in ogni organizzazione,
c’è bisogno di capi che
comandino, è una condizione intrinseca della
società.. e nella Konoha High
School quelle siamo noi. E se questo cambiasse verrebbe fuori il caos
primordiale.”
“Ma che senso ha far finta di essere stronza e superba se in
verità non sei te!” Davvero Shikamaru non capiva,
alla faccia della sua
intelligenza, quella era davvero una contraddizione che non riusciva a
capire.
“E’ il prezzo da pagare per essere una
Flo.”
“E a che scopo essere una Flo?”
“Bè..” ci pensò un
po’ su. “Insomma le Flo sono l’emblema
della bellezza, dello status sociale e la maggiore aspirazione di ogni
ragazzina, e in fin dei conti, sei onorata di essere stata scelta tra
tante.
Vedi io sono entrata a far parte delle Flo in seconda superiore, mi ha
scelta
Hana Inuzuka, l’ex-Giglio, senza che io mi fossi proposta.
Avevo quattordici
anni, era un grandissimo onore e me ne andavo in giro tronfia per i
corridoi,
già assaporavo l’idea di essere la prossima
Giglio” sorrise rivangando i
ricordi passati.
Stava per aggiungere qualcos’altro ma suonò la
campanella, e
velocemente si alzò.
“Ciao Shika. Ci vediamo.” E scappò via,
veloce come la luce.
Il moro chiuse di nuovo gli occhi e si rilassò cinque minuti
prima di seguire i passi della Sabaku. Di una cosa era certo: non
avrebbe mai
capito le donne.
'*·~-. ̧ ̧,.-~*' ̄
̈'*·~-.
̧
̧,.-~*'
Arrancava nel vicolo buio
maledicendo la sua degenera madre.
Ancora sentiva le sue urla nelle orecchie.
“Shikamaruu! Vai a prendere il latte.. e veloce!”.
Inutili
le sue proteste; si era convinta di fare un dolce per
l’indomani e le mancava
il latte cosi ora si ritrovava, con una fame da lupi, a camminare per i
vicolini bui alle dieci di sera. L’avrebbe denunciata a chi
di dovere, poco ma
sicuro: era sfruttamento di minori questo!
La sua pancia brontolò; si ricordò dei mandarini
che aveva
preso e si auto convinse che sua madre non si sarebbe arrabbiata se ne
avesse
mangiato uno.
Svoltò a destra; la scorciatoia che passava per
l’ospedale
avrebbe accorciato la strada di cinque minuti buoni, tirò
fuori la retina
contenente gli agrumi e l’aprì, incautamente. In
meno di mezzo secondo
l’asfalto introno era ricoperto di mandarini rotolanti.
“Maledizione!” iniziò a recuperarne
più ne poteva; li
raccolse quasi tutti tranne un paio, finiti irreparabilmente in una
macchia
d’olio.
Non ne poteva più di quel giorno, si stropicciò
gli occhi..
rischiava di addormentarsi a momenti. Un pensiero dettato dalla
stanchezza gli
attraversò la mente: forse poteva introdursi
nell’ospedale, fingersi malato e
rimanere il a dormicchiare. Si voltò a guardare il piazzale
dell’edificio,
forse in un inconscio tentativo di realizzare la sua stupida idea.
Notò una ragazza che parlava conciata al cellulare, sotto la
luce del neon; la riconobbe subito, i biondi capelli raccolti in
quattro buffi
codini erano riconoscibili ovunque. Indeciso sul da farsi la
guardò da lontano,
sembrava davvero scazzata e probabilmente era meglio lasciarla in pace;
aveva
una vaga idea di com’era Temari da nervosa..sentiva ancora
male al naso,
ripensandoci. Stava per andarsene quando vide la ragazza spegnere il
cellulare,
fermarsi mezzo secondo e lanciarlo per terra con una forza impensabile.
L’apparecchi si ruppe in mille pezzi spargendo pezzi di vetro
e metallo da
tutte le parti.
Vedendo l’esplosione di ira della bionda Shikamaru fece
davvero per andarsene ma poi si accorse che Temari si era accucciata
per terra,
la testa rivolta all’asfalto e le spalle che tremavano
leggermente: stava
piangendo.
Non poteva ignorarla, non si spiegò il perché, ma
sentì il
bisogno di andare li: era troppo buono probabilmente, si disse.
In ogni caso riprese in mano la borsa della spesa e si
affrettò a raggiungere la ragazza, che non si era ancora
accorta della sua
presenza.
“Temari!” la chiamò; non voleva di certo
spaventarla
comparendo alle sue spalle.
Come se una scossa l’avesse colpita si alzo in piedi, si
asciugo gli occhi velocemente e senza farsi vedere e si
girò, mettendo su la
solita aria da dura.
“Ciao Shika.” Il suo aspetto da
“Flo” era però rovinato
dagli occhi rossi.
“Stai bene? Che è successo?”
“Niente.” Rispose velocemente, troppo velocemente
perché non
fosse una bugia.
“E cosa ci fai all’ospedale? Un giro
turistico?” sarcastico.
Troppo sarcastico.
La ragazza si guardò intorno, in un comportamento
tipico di chi si
sentiva con le spalle
al muro; lo guardò negli occhi e subito abbassò i
suoi, mentre le lacrime che
prima tentava di reprimere scendevano più incontrollabili
che mai.
“I-io . .e cco..” le
stille
salate le inondavano gli occhi e più si ripeteva che era una
stupida, che
piangere in pubblico, per di più davanti a un ragazzo era la
cosa peggiore da
fare, e più le lacrime scendevano rabbiose e sconsolate
sulla pelle liscia.
Shikamaru guardò quella ragazza piegata sotto il peso di
cose più grandi di lei, che gli piangeva davanti agli occhi.
Gli si strinse il
cuore.
“Vieni dai. Andiamo a prendere un caffè e poi mi
spieghi”.
Poco dopo erano seduti sulle sedie della sala d’attesa,
Temari si era calmata.
“Ora mi dici che succede?”
“Bè ecco. Diciamo che Gaara è rimasto
coinvolto in una rissa
con dei tipi tremendi e è caduto, o meglio lo hanno spinto,
ed ha sbattuto la
testa conto un muretto. Deve ancora svegliarsi.”
Shikamaru la guardò: suo fratello era addormentato in una
camera d’ospedale dopo aver sbattuto la testa, ci credeva che
stava male!
“Ma Kankuro?”
“ Kankuro è fuori città con dei suoi
amici, e non gli
prendere il cellulare. Ho provato a chiamare anche Ino ma non ha
risposto
nemmeno ai messaggi.” E notò che la voce era
diventata improvvisamente più
tagliente. “Karin è andata a passare il weekend
nel suo paese natale, a trovare
sua nonna, e non riesce a tornare prima di domani mattina.”
“Ah.. La prossima volta chiamami senza problemi, sperando
ovviamente che non ci sia una prossima volta.”
Parlò senza pensarci, prima di
rendersene conto.
La Sabaku lo guardò storto, un sorriso malizioso mischiato a
un occhiata sorpresa.
“Insomma.. a questo punto possiamo dirci amici no?”
aggrappandosi
agli specchi sentì il caldo fluire sul collo e per distrarre
la ragazza disse
la prima cosa che pensava.
“Con chi parlavi al telefono prima, comunque?”
Brutto argomento evidentemente: la bionda aveva abbassato
gli occhi di nuovo.
“Mio padre.” Disse in un appena udibile sussurro.
“L’ho
chiamato per dirgli di Gaara e pensavo venisse a trovarlo dato che si
trova
appena fuori città ma evidentemente ha troppo da fare con le
sue amanti per
preoccuparsi di suo figlio. Ha detto che non c’era bisogno
che venisse, che
potevo cavarmela benissimo da sola.”
Finì il suo discorso adirato e, senza pensarci,
appoggiò la
testa sulla spalla del moro guardando il vuoto con occhi vacui.
In quel momento il cellulare di Shikamaru prese a suonare,
diffondendo nella sala silenziosa un musica rock a tutto vuole, subito
rispose:
non voleva che lo cacciassero.
“Pronto mamma?”
“Dove ti sei cacciato, figlio disgraziato!”
l’urlo di sua
madre arrivò alle orecchie della Sabaku che rise tra se e
sé.
“Mamma, torno a casa tardi. Sono con una mia amica.”
“Se per le cinque non sei a casa ti diseredo. E vedi di non
farmi diventare nonna con la tua amichetta capito?!” e
sbattè giù il telefono
mentre Shikamaru arrossiva fino alla punta delle orecchie. Ora Temari
rideva
apertamente.
Il moro la guardò negli occhi e scoppiò a ridere
pure lui.
Si ripresero cinque minuti dopo, tornando seri mentre
un’infermiera avanzava a passettini veloci e ticchettanti nel
corridoio.
“Signorina Sabaku?” si rivolse a Temari con aria
professionale e distaccata, mentre la ragazza tratteneva il respiro.
“Lieta di
informarla che suo fratello si è finalmente svegliato e che
gli esami non hanno
rivelato danni gravi, però dovrà restare sotto
osservazione per una o due
settimane.”
“Grazie.” Disse semplicemente, riprendendo a
respirare.
“posso vederlo?”
“Certo signorina.” E si alzò mentre
Temari la seguiva.
Shikamaru restò seduto.
“Vieni o ti devo mettere un razzo nel …”
si fermò lasciando
sottintendere la frase.
“Ma dai è una questione di famiglia.”
Protestò il moro.
“Mi sentirei meglio se venissi con me.” Lo
guardò con quegli
occhi azzurri.
“E va bene.” Rassegnato la segui verso la stanza
del
fratello.
NOTE AUTRICE:
Povero Gaara
ç.ç
Insomma piccolo capitolo
incentrato sul rapporto Temari e Shikamaru; anche se devo ancora vedere
se
diventerà realmente una Shika/Tem.. ho in mente altre
avventure per questi due.
(:
(*)
diciamo che in questo
frangente Ino ha preso spunto da me.. sigh. Già sette
materie!
RISPONDIAMO ALLE RECENSIONI:
Meg 89: no certo che
una tua nuova recensione non mi dispiace, i consigli sono sempre ben
accetti
*.*
Accidenti.. maledette sviste xD
ecco cosa succede ad aggiornare la sera tardi da stanchi ..
Comunque si come ho accennato
Ino, Temari e Karin hanno tutta una loro introspezione che nei primi
tre
capitoli ho lasciato MOOOLTO superficiale perché, appunto,
volevo svilupparla
nel corso della storia.. in quanto per me le persone non sono sempre
quello che
fanno vedere agli altri.
La Deidara/Karin… si, non è una
coppia che ho visto spesso nel sito, ma io non li vedrei male assieme ^^ anche se lui fa il
bastardo. Stupido
bombarolo xD ma no dai poverino! >.>
Comunque spero che anche questo
capitolo ti sia piaciuto, non succedono molte cose in se, mi serviva
per
approfondire un po’ Temari.
Baci Eiko.
Sarataverna: ma
grazie dei complimenti cara ^^ mi fa piacere che ti piaccia (uh! Giochi
di
parole!), continua a seguire e fammi sapere se ti piace anche questo
capitolo
(: Eiko.
Hachi92: Allora
diciamo che, come risposto
nella recensione del capitolo prima a Meg89, Ino e
le altre sono volutamente descritte cosi, o
meglio chiarisco: i primi capitoli sono incentrati su un introspezione
molto superficiale
dei
personaggi che verranno poi
approfonditi nel corso della storia. I primi capitolo descrivono come
loro si
comportano con gli altri, essendo Flo, ma soprattutto come gli altri le
percepiscono.
Comunque mi potresti dire dove
vedi gli elementi riguardanti il modo narutiano? Penso di essermeli
persi per
strada (in caso chiedo amabilmente scusa)… comunque si
è una AU come è
specificato nelle note ed è pure OOC in quanto Ino non
è cosi nel manga,
naturalmente; come non lo sono né Temari né
Karin, essendo AU ho voluto
cambiare i caratteri, ma come già detto
l’introspezione dei personaggi, le
motivazione che li portano a compiere determinati atti saranno
descritte più
avanti: fa parte della storia.
PS: insomma dai, non è che Ino si
è spogliata davanti a Kiba del tutto.. semplicemente si
è cambiata velocemente
d’abito; Ino e Kiba sono stati ex e lui sa tutto di lei, e
l’ha anche vista in
condizioni più intime diciamo. Non lo vedo proprio come un
comportamento da
sgualdrina.
Ah e io non ho nulla
contro le biondi- occhi azzurri.. anzi, pagherei per avere capelli
biondi e
occhi azzurri e un fisico come Ino, e non le considero affatto
sgualdrine di
classe C.
Il nome “Giglio” è stato dato nel
corso degli anni a queste regini e per tradizione si
“tramanda”, diciamo.. il
Giglio sotto intende la “posizione di prestigio”
possiamo dire del capo delle
Flo.
Comunque se ne hai voglia segui
la ff in quanto si evolverà il comportamento di Ino, tuo
personaggio preferito,
e delle altre (non dimentichiamocele se no si offendono).
Eiko.
Ringrazio anche midnightx5
per avere messo la storia nei preferiti ^^.
Alla
prossima!
Eiko.
|
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Capitolo 5 *** Qual'è la scelta giusta? ***
ATTENZIONE: Da
qui in poi Ino si comporterà da
“bastarda”, niente di cosi grave ma avviso lo
stesso in quanto, essendo il personaggio preferito di alcune persone,
esse/i
potrebbero rimanerci “male” per questa mia
caratterizzazione. Se in ogni caso
voleste comunque continuare a leggere siete ben accettate. Baci Eiko.
Qual
è la
scelta giusta?
Casa
di Karin.
“Come sta tuo fratello?” chiese distrattamente Ino
all’altra
bionda.
Temari le lanciò un occhiata fugace di irritazione prima di
risponderle.
“Meglio. E’ appena tornato a casa. Grazie per
l’interessamento.”
Sulle labbra un sorriso finto; come se volesse vedere se Ino si
sentisse un
minimo in colpa per il disinteressamento dei giorni prima.
“Scusa, sai, se non sono riuscita a venire
all’ospedale. Avevo
un impegno inderogabile, tesoro.”
Che scuse finte. Lo si vedeva lontano un miglio; i suoi
occhi era ancora tutti impegnati alla cura della sua manicure e lo
disse con un
tono di voce cosi piatto e inespressivo: sembrava un commento sul tempo.
Temari le piantò gli occhi verdi in faccia, ma lei fece
finta di nulla e continuò a ciarlare di qualche argomento
frivolo; quanto le
avrebbe spaccato quel delicato nasino che si ritrovava?
La trattenne il rumore della boccetta di smalto rosso che si
rovesciava a terra e la vista di Karin che si precipitava fuori dalla
porta.
Incuriosita ma soprattutto preoccupata seguì
l’amica e la
aspettò fuori dal bagno.
“Karin.” Non ottenne risposta.
“KARIN! Va tutto bene?” da dentro si
sentì il rumore di un
conato di vomito.
Dopo poco il rumore dell’acqua che scorreva e infine la
rossa aprì la porta: aveva un colorito pallido, quasi
verdognolo, e due pesanti
occhiaie intorno agli occhi. Non era un belvedere.
“Scusa Tem. E’ da un po’ di giorni che
non mi sento bene;
penso sia un virus intestinale.”
“Non preoccuparti tesoro. Ma ti converrebbe startene un
po’ a
casa a riposare, altrimenti peggiora!”
“Ma va e viene. In pochi giorni mi
passerà” sorrise Karin
all’amica preoccupata.
Poi si sdraiò sul letto e Temari sul pavimento di fronte e
prese a sfogliare una rivista scema per ragazze.
“Come va con Deidara, Ka?” chiese Ino.
“E’ partito.. come vuoi che vada?”
rispose sprezzante la
rossa.
“E che cazzo ne so io?” disse la bionda platino.
“Ve lo detto praticamente cinquanta volte!”
“Ah ecco! Ti rendi conto da sola di quanto sei
petulante.”
La rossa fece per aprire la bocca.
“Dai, calmate le acque ragazze…”
soggiunse Temari per poi
bloccarsi improvvisamente come colta da un’idea fulminante:
la rivista aperta sulle
ginocchia e gli occhi fissi sull’articolo che trattava, gli
occhi verdi
spalancati e la bocca socchiusa in una piccola o. Trenta secondi
però era già
operativa e guardava negli occhi la rossa con occhi preoccupati e
imploranti.
“Ti prego Karin… ti
prego. Dimmi che questo mese ti sono venute le
mestruazioni.”
La rossa ci penso su.
“In verità ho un ritardo di una settimana. Ma non
sono mai
puntuale.” Disse semplicemente.
Ma ora Temari la guardava davvero preoccupata, poi prese il
giornale dalle ginocchia e lo distese aperto in mezzo alla stanza.
AIUTO! SONO INCINTA.
Dieci
semplici sintomi di una possibile gravidanza.(*)
Karin guardò sconvolta il pezzo e non dava segni di
riprendersi.
No! Era impossibile: lei incinta? No, erano solo semplici
coincidenze. La sua mente lavora febbrile alla ricerca di un solo punto
che
smentisse la teoria dell’amica.
Poi sentì il calore di due braccia che la stringevano
all’altezza
del collo: Temari l’aveva abbracciata.
“Dai tesoro. Riprenditi. Non sappiamo ancora se sia vero o
no.”
Le sorrise, un po’ forzatamente ma fece del suo meglio.
“Per esserne sicuri ci vuole solo…” ma
non finì la frase e
sparì in un fruscio di biondi capelli dall’uscio
della porta.
Tornò dieci minuti dopo con in mano una scatoletta
azzurrina: “test di gravidanza” recitava la
confezione; la mise in mano alla
rossa, che non voleva dare segni di ripresa, poi le prese la mano e la
portò in
bagno.
Si chiuse la porta alle spalle e lasciò l’amica
dentro.
“Dai Karin!” la incitò poi da fuori.
Cinque minuti dopo la rossa aprì la porta, con gli occhi
lucidi: non stava piangendo, nonostante ne avesse una voglia matta di
farlo. Temari
intuì il risultato solo guardando l’espressione
dell’amica, ma ne ebbe la
conferma leggendo il risultato che, nero su bianco, stava scritto su
quel
dannato affare.
“Come faccio ora?” chiese la rossa
all’amica.
“Non lo so, tesoro. Vieni di là che ora sistemiamo
tutto.”
O meglio Temari tentava di convincersene. Erano incappate in
un bel disastro.
Ino sentendo i passi alzò gli occhi dal giornale.
“Allora…?”
“Incita” rispose debolmente la rossa.
“Merda!”
L’unica parola appropriata in quella situazione.
Intanto Temari si era seduto sul letto e con un braccio
cingeva le spalle dell’amica.
“E’ di Deidara vero?” chiese Ino.
“S-si. E’ da mesi che vado solo con lui.”
Era già tanto che Karin rispondesse, molte altre ragazze
della sua età sarebbero già scoppiate in pianti,
imprecazioni e altre scenate:
ma che la rossa avesse le palle Ino e Temari lo sapevano già
da tempo.
“E che hai intenzione di fare?”
“Non lo so.” Disse semplicemente, racchiudendo
dentro quelle
tre semplici parole tutta la sua disperazione e il suo disorientamento.
̄ ̈'*·~-.
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̧,.-~*' ̄
̈'*·~-.
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̧,.-~*
Ino se ne era andata
già da tempo; dalla finestra entrava la
luce rossa del tramonto.
Karin guardava, sdraiata sul letto, il soffitto.
“Rimango con te stanotte, va bene?” disse
improvvisamente
Temari.
“Certo piccola… anzi grazie!. Sei davvero
un’amica. Come
farei senza di te?”
La bionda sorrise, dandole un bacino sul naso.
“Vado ad avvisare Kankuro che dovrà arrangiarsi
per oggi,
sperando che non dia fuoco alla cucina.”
Alzò gli occhi e uscì sul balcone, cogliendo
l’occasione per
fumarsi una sigaretta.
Intanto Karin si alzò dalla sua postazione e si
avviò allo
specchio e si alzò la maglietta azzurra guardandosi la
pancia ancora piatta.
Che avrebbe fatto ora?
Dentro di lei si stava formando una nuova vita con i geni
suoi e di Deidara, l’uomo che lei amava ma che non amava lei.
A quel pensiero
la sua mente fù invasa dall’immagine di un
piccolino con i capelli rosso fuoco
e gli occhioni azzurri che sorrideva tenero. Automaticamente sorrise
anche lei,
e non si accorse nemmeno dell’amica che le era arrivata alle
spalle e che ora la
abbracciava con una mano posata sulla sua che accarezzava la pelle
liscia della
pancia.
“Ce la faremo. Insieme” e le sorrise nello
specchio,
guardando l’amica con gli occhi lucidi.
Allungò la mano
e spense la luce della abat-jour.
Nel buio della notte alzò di nuovo gli occhi verso il
soffitto, guardando l’elaborato motivo che la luce della luna
creava.
Poi parlò.
“Sai Temari? Non so davvero cosa fare. Mi domando cosa
farebbe una persona ferma e decisa in questa situazione, cosa farebbe
una
persona sicura di sé come dovrebbe essere un capo, una
persona come quella che
ho sempre cercato di essere: un leader che tutti amino e al contempo
rispettino.
E ora mi rendo conto che non lo sono mai stata; a parte la mia
stronzaggine e
il mio non avere peli sulla lingua. Io non sono una persona decisa,
sono fin
troppo istintiva e non ragiono mai: seguo il mio cuore; una persona
dedita al
comando non dovrebbe essere guidata dai sentimenti ma ragionare su
fatti e
emozioni, e lavorarci su, non farsi soggiogare da essi.”
Guardava in alto per evitare che le lacrime cadessero lungo
le guancie.
“Mi sono resa conto che non sarò mai quella che
cerco di
essere. Che stupida ad avere sprecato tutto questo tempo.”
Temari durante il discorso si era voltata verso l’amica, e ne
guardava il profilo del volto: regolare e leggermente rigido.
“Sai cosa ho imparato da poco tempo a questa
parte?” sorrise
leggermente. “Dobbiamo imparare che
non potremmo mai essere uguali ad una persona, perché ognuno
è diverso a modo
suo. Tu sei speciale proprio perché sei cosi: sprezzante,
nervosa e schietta,
seppure dolce e indifesa nei momenti che richiedono ... feroce nei
momenti di
debolezza ma pur sempre unica e speciale ai miei occhi; non dovresti
cercare di
essere diversa da quello che sei. La spontaneità
è uno dei maggiori pregi dell’uomo
e noi, ora, dobbiamo cercare di essere meno artificiose e
più naturali.”
Si guardarono.
“Hai ragione.” Asserì la rossa. Per poi
continuare il
discorso.
“In ogni caso non so se tenerlo o no. Tenerlo
significherebbe dare vita al figlio mio e di un uomo che ho amato con
tutto il
cuore ma che lui non mi ha mai amato; si Temari” disse
rivolta all’espressione
dell’amica “ ho sempre saputo che non mi amava,
nonostante la mia ostinazione a
tentare di conquistarlo e a convincermi che mi amava; guardare negli
occhi mio
figlio potrebbe ricordarmi per sempre di questa ferita non ancora
cicatrizzata.
Abortire significherebbe stroncare la vita del mio
bambino, derivato dal mio amore verso una parte importante
della mia vita: l’unico uomo che ho amato. Sarebbe come
rinunciare a una
parte di me. E davvero.. non so cosa
fare. Qual è la decisione giusta?”
Si voltò verso l’amica, guardandola negli occhi
verdi.
“La decisione giusta non esiste. Esiste solo quella che ti
farebbe stare meglio; ma non posso dartela io, è un qualcosa
che devi sentirti
dentro. Io posso solo dirti che ti starò vicina in ogni
caso: se vorrai tenerlo
ti aiuterò a fargli da baby-sitter, sarò la sua
“zietta”, ti starò accanto
quando partorirai e quando lo crescerai.. ti aiuterò a farlo
diventare isterico
e manesco come la sottoscritta” e accennò a una
lieve risata. “ma se invece
deciderai di non tenerlo allora verrò con te
all’ospedale quando abortirai, ti
starò accanto prima, durante e dopo e non ti
criticherò mai.. qualunque scelta
dovessi fare.”
La rossa sorrise della prova di amicizia che Temari le stava
dando.
“Grazie Temari.”
E l’abbracciò. Si addormentarono cosi, una vicina
all’altra,
a dimostrare che la loro amicizia non era solo a parole.
̄'*·~-. ̧
̧,.-~*' ̄
̈'*·~-.
̧
̧,.-~*
Sentì il tonfo di una tazzina che cadeva: si
svegliò di
soprassalto, aprendo di scatto gli occhi per poi richiuderli un secondo
dopo. Grugnì,
rigirandosi tra le lenzuola. Poi gli avvenimenti del giorno scorso le
piombarono addosso come un masso. Si sedette velocemente ed ebbe un
capogiro:
troppo veloce, maledizione!
Si ricordò dell’amica e non vedendola nel letto
intuì che
fosse nella cucina… in quanto si sentivano preoccupanti
rumori.
Si infilò le ciabatte e si avviò alla fonte del
trambusto.
“Buongiorno Karin.”
L’amica la accolse con un sorriso, mentre si adoperava ai
fornelli. La rossa si buttò su una sedia e la
salutò, in uno stato ancora
catatonico. Poi gettò un occhiata al tavolo e si
svegliò improvvisamente.
“Cosa sono questi?” chiese a Temari, alzando un
libro che
recitava “Maternità: istruzioni per
l’uso”.
“Stamattina mi sono svegliata presto e ho deciso di fare un
salto in libreria. Potrebbero essere utili, no?”
La rossa posò il volume indecisa se ridere, o tirarglielo
addosso.
Alla fine borbottando un “lasciamo stare”
afferrò la tazza
di latte che le porgeva la bionda e ne sorseggiò un
po’ mentre guardava la
bionda affaccendarsi tra uno scaffale e l’altro, neanche
fosse una domestica. La
vide alzarsi in punta di piedi e prendere le sigarette posate sulla
mensola e
la bottiglia di wisky che stava accanto.
“Hei! Che stai facendo?” la rossa poggiò
la tazza, stizzita.
“Ti prendo le sigarette e l’alcol. Non puoi
più né fumare e né
bere ora che sei incita e ti tolgo le tentazioni.”
“Già. Mi ero già
dimenticata.” E riprese in mano la tazza.
Mentre Temari rideva guardando l’espressione di Karin alla
vista delle sue amate sigarette requisite dall’amica-padrona.
SPAZIO AUTRICE
Aggiornatoooo *.*
Wa. (: in un mega impeto di
ispirazione ho scritto questo capitolo di getto e spero sia venuto
bene.
COLPO DI SCENA! Karin incinta.
Chissà come finirà.
In ogni caso volevo precisare
una cosa: non essendo informata su maternità e derivati non
so se è possibile
che le nausee vengano dopo due - tre settimane. Se ho fatto una
terribile castronata
chiedo umilmente perdono ç.ç
Note
autrice.
(*) Che fantasiaaaaa che ho! ._.
in ogni caso è un genere su “Top Girl” e
derivati vari.
Rispondiamo
alle recensioni ^^
Sarataverna:
ecco
arrivato il nuovo capitolo *.* ti piace? In
ogni caso ad essere sinceri non so nemmeno
io se sarà una Shika/Tem o una Shika/Ino. Vado a momenti
essendo una mosca
grigia. (: in ogni caso spero che continuerai a seguire. Baci Eiko.
Meg89:
maledetti
punti di sospensione! Sono un mio assoluto punto debole.. non so da
dove è nata,
ma ho questa mania di mettere solo due puntini di sospensioni, ad
esempio in
msn e derivati, che ormai lo faccio inconsapevolmente.. e cosi tanti mi
sfuggono quando scrivo ff ç.ç
Rimedierò! (:
Detto questo Ino sarà un po’ più
difficile da far redimere, se si può dire, in quanto la sua assoluta
testardaggine
la porta a rimanere sulle sue idee.. quindi per un po’
aspettati una Ino ancora
bastardella, diciamo. Mentre Temari e Karin avranno un po’ di
rivoluzione
caratteriale. (:
Spero che questo capitolo ti sia
piaciuto.
Baci Eiko.
Ringrazio
anche chi ha messo nei preferiti: Elisa, midnightx5 e ShikaTema76. Ringrazio
anche Only_Me che
l'ha messa nei preferiti. E anche chi legge
senza commentare >.<.
Eiko
|
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Capitolo 6 *** Mamma ***
Mamma.
L’acqua calda le
scorreva lungo la pelle, veloci gocce che
si davano la lotta, tracciando i pallidi lineamenti del seno e della
pancia,
per poi scomparire. La pancia era ancora piatta e magra, come sempre,
chissà
quanto ci sarebbe voluto perché iniziasse a vedersi. A quel
punto cosa avrebbe
fatto? Cosa avrebbe detto tutta la scuola? Era un lago di squali la
Konoha High
School, e ora come ora, si sentiva come un piccolo pesce rosso pronto
per
essere sbranato.
Chiuse l’acqua e si avvolse nell’asciugamano. Si
asciugò i
capelli rossi come il sangue, o meglio come il fuoco.
Ma poi, alla fine, a chi importava di quella gente? Li,
sempre strafatti e ubriachi, in giro con minigonne le ragazze, con
della coca
in tasca i ragazzi; pensano di conoscere la vita e la
maturità. Anche lei era
cosi, se ne rendeva conto. Che stupida.
Sentiva di essere arrivata ad un bivio; non era semplice,
non come i soliti dilemmi: quanto scenderebbe la mia reputazione se mi
scopassi
questo? Stasera si va a un rave o in discoteca? Mi faccio, o non mi
faccio? No, questa
decisione era
complicata, troppo complicata. Ne andava del suo futuro. E non riusciva
a
mettere in ordine le idee.
Si spogliò e diede un occhiata allo specchio. Che fatica
vedersi un’ipotetica pancia.
Iniziò a vestirsi. E che cazzo! Chi era lei per decidere di
uccidere un suo ipotetico figlio? In fondo problemi economici non ne
aveva,
ricca com’era, per il futuro non sapeva cosa fare..aveva
intenzione di fare
l’università per fare piacere a sua nonna. Non
aveva idee per il suo futuro, e
non sentiva il peso per quelle uscite, che una volta mamma, non avrebbe
potuto
più fare. Niente più feste, niente più
ritorni a casa strafatta e ubriaca,
niente più cazzate in giro alle quattro di mattina con gli
amici e le amiche.
Sentiva che poteva farne a meno.
Si infilò il cappotto e prese lo zaino.
Aveva deciso: si sentiva pronta per fare da madre.
'*·~-. ̧ ̧,.-~*' ̄ ̈'*·~-. ̧ ̧,.-~*'
Suonò il
campanello di casa Sabaku.
La porta si spalancò e uscì Gaara, con un
evidente livido
sulla tempia e con dietro Matsuri vestita, per modo di dire, con una
minigonna
che le arrivava appena a coprire il sedere e un chiodo di pelle nero.
La guardò
salire sulla moto tentando invano di coprirsi le gambe; se la ricordava
solo
un’ anno prima, quando aveva la passione per il rosa ed era
ancora una
ragazzina innocente in cerca del principe azzurro. Alla fine la vita
“vera” aveva
rovinato anche lei, o meglio alla fine la sua insana cotta per Gaara
l’aveva
rovinata, riducendola a una sottospecie di puttanella personale del
Sabaku. A
quel pensiero le si strinse il cuore, le ricordava lei con Deidara.
Decise di
non giudicarla mai più.
A distoglierla dai suoi pensieri arrivò Temari, sorridente e
con i codini all’aria. Solo a vederla ridere, abbracciandola,
si sentì meglio.
“Vieni dentro!” la prese per mano, trascinandola
verso la
cucina.
Mise a cuocere del caffè, mentre Karin beveva del latte e
leggeva il giornale.
“Ho visto uscire Matsuri.” Disse la rossa alzando
gli occhi
dall’oroscopo che stava leggendo.
“Si. Dio santo, un giorno le parlerò. Se le sue
amiche non
le fanno aprire gli occhi, voglio apriglieli io.”
“Non so quanto ti convenga. A parte che Gaara ti
ammazzerebbe se gli togliessi il suo “divertimento”
ma soprattutto lei non ti
ascolterebbe, anzi. Penso sia meglio lasciare che le cose facciano il
suo
corso, Matsuri è una ragazza piuttosto intelligente.. prima
o poi si renderà
conto di quello che sta facendo a se stessa.”
In quel momento Kankuro entrò in cucina, e si
appropriò del
caffè della sorella.
“Se Gaara si ostina ancora a invitare quella ragazza se la
vedrà con me!” disse sconsolato, sedendosi accanto
alla sorella. “Non sono
riuscito a dormire con tutto il rumore che facevano.”
Temari scoppiò a ridere.
“Ci crederò quando lo vedrò!”
lo canzonò, scherzosamente.
Era da un po’ di tempo che le cose tra lei e il fratello
andavano bene. E si vedeva che la bionda era super contenta. Mancava
solo di
riallacciare i rapporti con il fratello minore, il che era ancora
più arduo.
“Bè, ragazze, vi saluto. Io vado a scuola, con la
mia nuova
auto fiammante” Rise Kankuro “ricordati di chiudere
quando esci!”
“E quando mai mi sono dimenticata?!” e gli
tirò dietro la
ciabatta fucsia, forse un po’ troppo violentemente.
Poi tornarono a questioni serie.
Karin posò la tazza sul tavolo.
“Temari, ho deciso di tenerlo.”
La bionda si girò, avvicinandosi all’amica.
“Ne sei davvero sicura?”
“Si”
“E allora sono davvero contenta per te. Sinceramente speravo
che lo tenessi.” E la abbracciò calorosamente.
“Ora devo solo dirlo alla nonna.” Si
mordicchiò l’unghia del
pollice. “Non penso la prenderà bene.”
“Ma si dai!” la incoraggiò la bionda
“Abbiamo un po’ di
tempo prima che inizi la scuola, vuoi chiamarla adesso? O aspetti dopo
scuola?”
“Adesso. Via il dente, via il dolore!”
Prese il cellulare e uscì sul balcone.
Temari iniziò a lavare la caffetteria, gettò un
occhiata
all’orologio, avevano ancora dieci minuti prima di partire.
All’improvviso fece
un salto di un metro e lasciò cadere il bicchiere che stava
lavando. L’urlo di
Karin l’aveva spaventata a morte.
“Che cazzo!” la voce, infuriata e molto
più acuta del
solito, trapassava il vetro ed arrivava chiara alle orecchie della
bionda.
“No! Ho detto che non cambio idea! Nemmeno per sogno.. puoi
dire quello che vuoi, ormai ho deciso”
Un momento di silenzio, poi di nuovo urla.
“Bè, e non pagarmi più
l’affitto. Sai che me ne frega.”
Riprese fiato.
“Non rompere il cazzo. Ciao!”
E chiuse bruscamente il telefono, colta da un’ improvviso
attacco di tosse, si piego in due.
“Karin! Va tutto bene?”
“Si. Scusa, mi è venuto un conato di vomito.. ma
era un
falso allarme. Tutto a posto!”
La bionda tirò un sospiro di sollievo. Ci teneva davvero
alla salute dell’amica e anche se capiva anche lei che ogni
tanto esagerava,
non riusciva a non preoccuparsi.
“Non dovresti innervosirti cosi tanto.”
“Non trattarmi come un’invalida, Tem!”
“Scusa hai ragione.” Sorrise l’amica.
“Comunque che ti ha
detto tua nonna?”
“Non la presa bene.
Come ti avevo predetto” sbuffò,
scherzosamente, in direzione del’amica.
“In ogni caso ha detto che non mi pagherà
più l’affitto. È una bella merda,
perché di soldi ne avrò.. ma se mi
dovrò pure pagare l’appartamento, non so
come farò. Non ho nemmeno un lavoro!”
Chiuse gli occhi, sconsolata.
“Bè,vieni a stare qui, no?”
“Tem! Non potrei mai! Dai cavolo, io non ho soldi per
pagare.”
“Ma non importa. Tanto qua ci viviamo già in tre,
una in più
non fa differenza. Di posto ce né!”
“Non lo so, mi scazza.” Cavolo, una cosa era
passare una
settimana insieme, un’altra era andare a vivere da lei.
“Dai. Solo fin quando non troverai un lavoro. E comunque non
mi devi ripagare.. mi basta sapere che tu per me l’avresti
fatto!” la rassicurò
Temari; ed era davvero sincera, non le pesava per niente che
l’amica andasse a
vivere da lei.
“Ci penserò!”
“Dai, andiamo a scuola, se no arriviamo in
ritardo.”
'*·~-. ̧ ̧,.-~*' ̄ ̈'*·~-. ̧ ̧,.-~*'
La mini cooper di proprietà Sabaku
entrò, con un accenno di
sgommata, nel cortile della scuola.
“Che abbiamo la prima ora?”
“Educazione Fisica.” Rispose la bionda, spegnendo
la radio.
“Mmm.. non mi sento molto bene. Mi sa che sta volta
passo!”
“Vedi te. Tanto la professoressa Anko non ti dirà
nulla se
per una volta salti!” aprì la macchina.
“Io vado però! Ho saltato davvero troppe
lezioni..”
“Ok. A dopo Tem!”
“A dopo!”
Erano solo cinque minuti che stava in macchina ed era già
annoiata, cosi prese il giaccone dal sedile posteriore e
uscì nell’aria fredda
di inizio novembre. Poco lontano c’era una panchina
sgangherata, illuminata,
stranamente, dal sole; decise di sedersi.. almeno per riscaldarsi un
pochino.
Chiuse gli occhi, lasciando vagare i pensieri più disparati
quando un leggero pugnetto la colpi in testa.
“Ahia.” Dischiuse un occhio cercando di vedere chi
l’aveva
aggredita, in controluce.
“Dai.. delicata! Non ti avrò mica fatto
male?!” la canzonò
Seigetsu.
Sbuffò, mentre l’altro prendeva posto accanto a
lei.
“Non dovresti essere a ginnastica?”
“No. Ieri mi sono stirato un muscolo, nuotando. Questa volta
passo.” Poi rise. “Poi a me non serve fare
ginnastica extra! Sono già figo di
mio”
Scoppiò a ridere, seguito da Karin.
“Se lo dici te!”
“Te come mai non sei a ginnastica?”
“Non sto molto bene.” Rispose vaga la rossa.
“Bè.. torna a casa no? Se non stai
bene..”
“Naa. Posso resistere.” Gli sorrise la rossa.
“In ogni caso sabato faccio la festa al Haiku Pub. Se vuoi
venire sei la benvenuta, insieme alle altre Flo, ovviamente”
“Si. Penso proprio che verrò.”
“Allora io vado. Ci vediamo.” Si chinò a
baciare la rossa
sulle guancie. Poi prese in spalla lo zaino e si avviò verso
la scuola.
Karin rimase ancora un po’ al sole tiepido, poi prese la
borsa
e seguì Seigetsu dentro a scuola
'*·~-. ̧ ̧,.-~*' ̄ ̈'*·~-. ̧ ̧,.-~*'
Shikamaru stava cercando
un posto tranquillo dove fumare,
decise di nascondersi nello stretto vicolo che correva tra
l’edificio
scolastico e il muro che delimitava il territorio della scuola; i
professori non
sarebbero mai venuti a controllare lì. Tirò fuori
dalla tasca l’accendino e
fece per accendere la sigaretta, ma in quel momento si sentì
leggermente tirare
per i capelli e gli stessi, due secondi dopo, gli erano finiti in
faccia,
sciolti. Alzò lo sguardo; chi era quel disgraziato che gli
aveva tolto
l’elastico?
Sul muretto, seduta all’amazzone, stava Temari, che ora se
la rideva spudoratamente.
“Lo sai che sei strano con i capelli sciolti?” gli
disse.
“Dovevo aspettarmi te dietro questo agguato.”
Sbuffò,
saltando anche lui sul muretto accanto alla bionda. “Che
palle. Ora mi farò una
coda di merda perché non ho lo specchio.”
Strappò di mano l’elastico a Temari, che ancora
rideva, e si
legò i capelli alla bene e meglio. Poi si girò
verso di lei, che appena lo
guardò scoppiò a ridere ancora più
forte.
“Dai valà. Lascia fare a me, voi uomini non potete
superarci
in fatto di capelli.” Poi legò i capelli del moro
decentemente.
“Comunque che ci fai qui? Oltre ad aspettare me per un
agguato.”
“Niente, volevo stare un po’ in pace. E godermi il
sole.”
Gli sorrise.
“Anche io. Purtroppo ti ho incontrato.”
“Dai! Sei una sega!!” un brivido di freddo le
percorse la
schiena; aveva avuto la malsana idea di uscire senza giubbotto e ora,
nonostante il sole, soffiava un venticello gelido che le entrava fino
nelle
ossa.
“Hai freddo?” a Shikamaru non era sfuggito il
brivido di
freddo.
“Un pochino.” Si strinse nelle spalle.
“Sei proprio furba.. uscire in magliettina. Non siamo mica
ad agosto, sai?” poi si tolse il suo giubbotto e lo passo
alla bionda. “Tieni
se no ti ammali, e poi me la meni che non mi sono comportato da
uomo.”
“Grazie.” Sussurrò, stupita. Non se lo
aspettava. Poi gli
sorrise, non il solito sorriso sarcastico e freddo.. di quelli che
sembrano
significare: “sorrido giusto per farti un piacere.”
No, quello che le era
spuntato sulle labbra era una vero sorriso, che le illuminava gli occhi
verdi.
“Vedi.. hai un bel sorriso. Perché non sorridi mai
cosi?”
Si fermò. Bella domanda, nessuno gliel’aveva mai
chiesto e
lei di conseguenza non ci aveva mai ragionato su.
"Per abitudine, penso”
Shikamaru non le rispose e lei si appoggiò alla sua spalla
chiudendo gli occhi.
La guardò, i capelli biondi erano somiglianti al grano e le
palpebre tremavano leggermente, nascondendo gli occhi verdi e limpidi.
Si, era
bella; peccato per quel suo caratteraccio.
Poi, preso da un’idea assurda alzò lentamente il
braccio,
cercando di non farsi vedere o sentire da Temari le tolse un’
elastico dei
codini e, saltando giù dal muretto, inziò a
scappare.
“Ma. .cosa?” si era praticamente addormentata.
“Shikaa..
maledetto! Torna subito qua.” poi saltò a sua
volta per terra e iniziò a
rincorrerlo. Lo raggiunse un paio di minuti dopo e con un placcaggio lo
spinse
per terra, finendo sopra di lui. Lo vide arrossire leggermente per la
posizione.
“Cos’è? Fai il timido ora?”
scherzò lei, senza però
muoversi.
“Sai.. è un po’ equivoco.” Si
giustificò il moro.
Temari non volevo però spostarsi, stava cosi bene. Senza
pensarci si chinò e sfiorò le labbra di
Shikamaru, in un accenno di bacio..
stava per approfondire ma suonò la campanella. Come colta da
una scossa si alzò
in piedi in meno di un secondo. Poi lo aiutò
l’altro a rialzarsi. Il tutto
senza dire un parola.
“Bè..” cominciò.
“Devo andare. Ci vediamo.” E gli passò
il
giubbotto.
“Ci vediamo” disse semplicemente lui, praticamente
in stato
confusionale.
E si diressero, senza girarsi, in due direzioni diverse.
SPAZIO DELL’AUTRICE
– che è risorta
dalle ceneri-
Alla fine sono tornata..
Nuovo capitolo. Come vi sembra?
Che dolci Shika e Tem.. ma come si evolverà la cosa?
E come finirà il compleanno di Seigetsu?!
Nel prossimo capitolo :D
Baci. Eiko
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Capitolo 7 *** 'Perfortuna c'erano loro' ***
Quanto era bella casa
Sabaku, si fermo a contemplarla: alta
tre piani e rivestita di legno come una tipica abitazione giapponese,
aveva un
immenso giardino attorno. Stava fuori dalla periferia di Tokyo, vicino
ad uno
degli spazio verdi della città.
“Dai, entra!” la spintonò dolcemente
Temari “ti faccio
vedere la camera.”
Entro trascinandosi la valigia di Louis Vuitton appresso,
mentre Kankuro, che per un giorno era stato adibito a facchino,
trasportava
altre quattro valigie firmate.
Al pianerottolo del primo piano scorsero Matsuri che usciva
dal bagno con una maglietta di Gaara addosso.
“Non dovrebbe essere a scuola?!”
sussurrò la rossa
all’orecchio dell’amica.
“Non so. Di certo io non sono sua madre. Per me
può fare
quello che vuole.”
“Comunque questa è la tua stanza.”
Aggiunse dopo due secondi
aprendo la seconda porta a destra del bagno.
La stanza era grande e spaziosa, un letto matrimoniale era
appoggiato sul muro opposto alla finestra mentre a lato stava un enorme
armadio
nero.
“Splendida. Grazie di tutto Tem”
“Di niente.” E la abbagliò con il suo
splendido sorriso.
“Ma secondo te
ha i genitori, noi sappiamo chi?!”
Domenica pomeriggio, Temari seduta con i piedi sulla sedia
di fronte dava sfogo alla sua inclinazione per i gossip. Karin le dava
corda,
giusto per ammazzare il tempo.
“Forse no.”
“Mi piacerebbe fare qualcosa per..”
La tiritera sul passato di Matsuri fu stoppata dal suono
stridulo del campanello.
“Vado a vedere chi è.”
Si alzò dalla sedia, e sistemandosi meglio i capelli biondi,
si apprestò ad aprire la porta.
Dalla cucina arrivò la voce stridula di una ben nota
persona.
“Allora, qualcuno in questa casa può spiegarmi
perché cazzo
ho passato mezz’ora a suonare al campanello di casa di Karin,
per poi scoprire,
dal vicino di casa, stufo del campanello, che l’appartamento
era stato lasciato
il giorno prima!”
“Ino.. abbiamo provato ad avvisarti ma non hai risposto a
nemmeno una delle nostre chiamate. Karin è qui in ogni
caso.. e ti spiegherà
lei i dettagli della situazione.”
Pochi secondi dopo le due bionde erano sulla soglia della
cucina.
“Spiegami Karin. E vedi di essere convincente.”
Che altro poteva fare? Le spiegò tutto.
“Hai deciso di rovinarti la vita quindi?!” se ne
usci la
bionda alla fine del racconto.
“Cosa scusa?!”
“Un bambino. A diciassette anni. Futuro rovinato.
Reputazione rovinata. Non ti rendi conto di quello che diranno gli
altri su di
te? Quello che diranno su di noi? Le Flo non saranno rovinate per colpa
tua.”
“Ma sei scema?” le chiese la rossa prima di essere
interrotta
dall’amica, mentre le lacrime le rigavano il viso.
“Ma cosa diavolo ti salta in mente? Ti sei fusa il cervello?
Ti pare un cosa da dire?”
“Bè è vero. Se questa cosa
inizierà a danneggiare quello per
cui ho lottato da una vita, Karin sarà fuori.”
Mezzo secondo dopo Ino era senza fiato, mezzo mentre
indietro mentre di fronte Temari con il pugno alzato era pronta ad
assestargli
un altro colpo al torace.
“Ferme! Ma siete cretine?” Karin corse ad aiutarle,
ma
poteva fare ben poco per fermarle da sola.
“Kankuro! Vieni a darmi una mano!!”
Ma non fu necessario. Ino, con la solita classe, si sistemò
gli occhiali da sole e sparì con un fruscio dalla cucina.
“Mi sa proprio che siamo fuori.”
L’intera
scuola era in subbuglio, nessuno capiva cosa stesse
succedendo. Ino era seduta da sola al tavolo delle Flo,
dov’erano finiti gli altri due membri delle
Flo? Quella mattina a scuola non erano state viste insieme nemmeno una
volta,
erano addirittura arrivate a scuola sparate. Ino, con dieci minuti di
anticipo,
era scesa dalla Mercedes nera che ogni giorno l’accompagnava
a scuola; Temari e
Karin invece erano arrivate in ritardo di cinque minuti, la prima con
una
faccia scura degna delle sue giornate peggiori, la seconda si guardava
intorno
furtiva con un maxi maglione informe che la copriva fino alle cosce
che, per
quanto possa sembrare orrendo, addosso a lei stava d’incanto.
“Perché non stanno pranzando tutte
assieme?” al tavolo delle
pettegole Sakura Haruno stava tenendo banco e nonostante tutti i suoi
informatori,
era a corto di pettegolezzi pure lei.
Intanto dall’altro lato della mensa Ino tagliava con
precisione maniacale le fette di melone che si era permessa per quel
pranzo.
Non era preoccupata, aveva il suo piano; era stata tutto il pomeriggio
a rimuginare
su quale fosse la punizione peggiore per quelle sciocche. E alla fine
era
arrivata alla sua personale conclusione, qual’era la cosa
peggiore che potesse
capitare in una scuola come la Konoha High School? Semplice:
l’umiliazione
pubblica. E lei era un genio in questo.
In quel momento entrarono Karin e Temari, l’occasione
perfetta.
Scostò rumorosamente la sedia, e fece per alzarsi in piedi
ma Temari fu veloce e in meno di trenta secondi era in piedi sul tavolo
dei
secchioni.
“Vi annuncio che Karin ed io ci siamo sollevate dal gruppo
delle Flo. Penso che il Giglio” pronunciò il suo
nome con sarcasmo “inizierà
nuove audizioni. Grazie per l’attenzione.”
Quella maledetta! Ora il suo piano andava a rotoli, non
poteva più dire che Karin era incinta.. si sarebbe capito
subito che cercava di
arrampicarsi sui vetri. L’avevano incastrata.
Si alzò e lanciando il piatto nel cestino uscì a
testa alta
dalle porte a vetri della mensa, sotto gli occhi di tutti.
Ora era caccia grossa alla scoperta del motivo della rottura.
Sakura già stava sguinzagliando le sottoposte per ottenere
informazioni.
Erano passati diversi giorni dall’annuncio ma le acque non
si erano calmate, ed era arrivato sabato. Il che significava che la
sera ci
sarebbe stata la festa di Seigetsu.
“Che scatole. Non ho voglia di andare alla festa.”
“Gliel’hai promesso, Karin. E poi lo sai che sei
una delle
sue amiche più care, anche se tu con lui sei abbastanza
stronza.”
“E va bene. Vengo.” Rassegnata aprì
l’armadio.
“Mi impresi questo vestito?” Temari aveva tirato
fuori dal
mucchio caotico di abiti un minidress rosso fuoco, con le bordature di
pizzo
nero.
“Ok. Sputa il rospo.. chi vuoi conquistare sta
volta?”
Cazzo. Era proprio la sua migliore amica, non poteva
nasconderle niente.
“Dai Tem. Ti conosco ormai.”
“Okok. Te lo dico.” Le sorrise mentre se lo
provava.
“Shikamaru Nara.”
“Chi scusa?” si girò confusa.
“Dai, quello con il codino in testa, con gli occhi marroni
scuri.”
“Quello?!” scoppiò a ridere.
“Cos’hai da ridere?”
“Niente, scusa.” La rossa rimise a posto un vestito
fucsia,
troppo stretto per i suoi gusti. “E’ che non mi
sembrava il tuo genere. Ci si
innamora sempre delle persone meno ovvie.”
“Innamorata?” la bionda la guardo con gli occhioni
verdi
spalancati. “Non dire cazzate. Io non mi innamoro.. sono gli
altri che si
innamorano di me.”
Ci fu un minuto di silenzio.
“In ogni caso ti sta bene quel vestito.” Si rivolse
alla
rossa che aveva un vestito azzurro di satin.
Casa Seigetsu era a soli dieci minuti di camminata dalla
proprietà dei Sabaku. Era strutturata su di un unico piano,
bassa e circondata
da un’immensa piscina. La musica house rimbombava e si
sentiva fin dall’inizio
della via. La festa era iniziata da un pezzo e quasi tutta la scuola si
era
riunita lì.
All’entrata trovarono Kabuto che vendette
a Temari qualche pasticca. Per la gente che
stava dentro quella maledetta casa non era niente di strano, roba da
tutti i
sabati sera.
“Passami la bottiglietta d’acqua.” Karin
gliela passò
distrattamente, troppo concentrata sui danni che Ino poteva fare a
quella
festa.
Arrivarono in prossimità della piscina dove Temari
trovò Tenten
e partirono alla volta degli alcolici.
“Hei, tesoro!”
Si girò, Seigetsu era di fronte a lei, con il suo solito
sorriso.
“Come stai?” gli domandò.
“Dai abbastanza, te?”
“Tutto a posto. Spero che ti diverta.”
“Grazie, ci vediamo dopo!”
E le diede un bacio sul naso, come faceva ogni volta da
quattro anni a quella parte.
Mezz’ora dopo rincontrò Temari, totalmente
sballata, che
gironzolava ridendo senza metà con una bottiglia di Jack
Daniels in mano.
“Smettila Temari. Ora esageri.” Le
strappò di mano la
bottiglia.
“Che stronza.” Le rispose l’altra e senza
dire altro se ne
andò. Ormai Karin la conosceva.
Senza rendersene conto la bionda si trovò sul retro del
giardino, praticamente vuoto tranne che per un ragazzo seduto sulla
panchina
più lontana dalla festa. Anche da ubriaca lo riconobbe. Era
Shikamaru.
“Ciao Shika.” E ridendo si sedette vicino a lui.
“Ciao Tem.”
“Lo sai che stai bene con la camicia.” Le
sfuggì dalla
bocca, ma non si diede molta pena. Diceva sempre quello che pensava
quando non
era sana.
“Sicura di star bene?” Shikamaru la guardava
piuttosto
dubbioso.
Per tutta risposta la bionda scoppiò a ridere.
“Sei proprio fatta. Comunque anche tu sei molta
carina.” Le
disse mentre lo sguardo cadeva sulla profonda scollatura del vestito,
che
lasciava intravedere il reggiseno di pizzo della ragazza. Il suo amico
laggiù
iniziò a risvegliarsi.
Per tutta risposta Temari si girò e lo baciò
d’impeto. Non
aveva niente a che fare con l’altro bacio, era
tutt’altro che casto e puro, le
lingue si cercavano e giocavano a rincorrersi. Temari si mise sopra lui.
“Cosa stai facendo?” biascicò il moro.
“Non lo capisci da te? Zitto e continua.”
Il moro iniziò a baciarli il collo lasciandosi andare alle
sensazioni, infondo Temari le piaceva un sacco: non sarebbe riuscito a
resistere.
“Spostiamoci da qui.”
Shikamaru la prese di peso e la trascinò dietro i cespugli
ben curati, nascondendoli alla vista. Nessuno dei due si era accorto
del
fruscio alle loro spalle.
Erano
le tre di notte, e praticamente tutti erano ubriachi.
C’era chi dormiva distrattamente sulle sdraio, chi si
rintanava nelle camere da
letto con i partner della nottata, e chi ballava in soggiorno troppo
frastornato per capire dove fosse. Karin si era tolta gli stiletto neri
e ora
era seduta a bordo piscina con i piedi a penzoloni
nell’acqua. Stanca dalla
serata iniziò a vagare con il pensiero, conosceva Seigetsu
da anni.. erano
stati migliori amici fin dalle elementari e si erano persi con
l’inizio delle
superiori. Aveva passato cosi tanti pomeriggi con lui, in quella
piscina a
giocare e scherzare. Bei tempi. E, come sempre, quando parli del
diavolo (o in
questo caso, pensi) spuntano le corna.
“Ciao rossa.”
“Come va?” gli sorrise. Era relativamente sano,
almeno
rispetto allo standard degli altri.
“Tutto bene, te?”
“Bene, non hai bevuto?” gli chiese dubbioso.
“Na. Non ne avevo voglia stasera.”
Il nuotatore prese fuori una sigarette e gli porse il
pacchetto. “Vuoi?”
“No, grazie.”
La guardò come si guarda un qualcosa di non ben definito.
“Sicura di star bene? Mi sta facendo preoccupare.”
Le
squadrò di nuovo. “Sei ancora la Karin che alle
feste beveva una bottiglia
vodka intera e poi si dimenava sul tavolo nel tentativo di compiere uno
spogliarello?! Sei la stessa che si è buttata in acqua
rischiando di annegare
nella mia piscina? Sei la stessa che a quest’ora solitamente
si rifugiava nel
primo posto appartato con Deidara?!”
“No. Non sono più io, mi dispiace.”
“Che ti è successo?” la
guardò, questa volta dritta negli
occhi. Riusciva a leggerle dentro, lui.
La vide cambiare direzione con lo sguardo, scrutare l’acqua
scura, tornare a guardarlo negli occhi e poi abbassarli. Colse un
fremito nella
mano che aveva posata sulla gamba, vicino alla pancia.
All’improvviso lo colse
un lampo, niente cicche, niente alcol, niente cazzate, il litigo con
Ino, il
trasferimento di casa. Capì.
“Sei incinta?”
“Che cazzo..” guardò di nuovo la
piscina. “Si.”
Sentì un fruscio, Seigetsu si era alzato in piedi e si stava
allontanando piuttosto scombussolato. Lo guardò dirigersi
verso il giardino sul
retro. Fanculo, sapeva che sarebbe andata cosi, si sdraiò e
chiuse gli occhi.
Che cazzo.
No. Era un incubo. Quella
testa di cazzo di Deidara l’aveva
messa incinta. Non era vero, non doveva
essere vero. L’amava troppo. Come poteva essere legata in
questo modo
all’essere più viscido della terra. Merda. Si
sedette sul erba bagnata, la
testa girava vorticosamente.
Chissà come si sentiva. Ino che l’aveva sbattuta
fuori dalle
Flo, la nonna che le aveva voltato le spalle, e ora lui se ne era
andato come
un coglione lasciandola là da sola. Si costrinse a tornare
indietro. Non si
meritava un trattamento del genere. E inoltre doveva come minimo capire
le
dinamiche. Fanculo. Se lo avesse avuto davanti l’avrebbe
ammazzato con le
proprie mani quel biondino.
“Scusami Karin.”
Seigetsu era tornato, le si era seduto vicino e ora la
guardava.
“Non preoccuparti.” Gli fece un mezzo sorriso.
“Non voglio giudicarti come tutti gli altri,
sono o non sono il tuo migliore amico?” le
rivolse un mezzo sorriso di risposta. “Deidara lo
sa?”
“No. E’ partito in missione e non sarà
di ritorno molto
presto, anche se è meglio cosi.. perché so che mi
direbbe di arrangiarmi.”
“Merda. Ecco perché stai da Temari..” la
guardò, pensieroso.
“Ehggià. Nonna mi ha tagliato i fondi e Ino ci ha
sbattuto
fuori dalle Flo perché pensa che stia facendo una
cazzata..”
Sconsolato si accinse a farle la domanda che tanto temeva,
anche se sapeva già la risposta.
“Hai deciso di tenerlo deduco..”
“Già.” Rispose semplicemente la rossa.
Bene, pensò Seigetsu, con questo tutte le sue speranze
svanirono in un fumo tossico. Non sarebbe più potuto
succedere niente tra loro
due.
In quel momento Temari si avvicinò barcollando alla piscina,
il vestito tutto scomposto e con i capelli all’aria.
“Kaaaaaarin!” inziò a chiamare,
avvicinandosi fino al bordo.
Malferma sui tacchi fece per sedersi ma perse l’equilibrio
finendo in acqua, trascinando con se la rossa, che ora sputava acqua
tossicchiando.
La risata di Seigetsu la raggiunse nella confusione e iniziò
a schizzargli, il ragazzo d’altro canto si tuffò
in piscina iniziò a schizzare
dappertutto. E alla fine scoppiarono tutti e tre a ridere, in un impeto
di
allegria che sollevò il cuore di Karin.
Perfortuna c’erano loro.
Si aggiorno questa storia
un po’ alla cavolo.
(:E non
è un bel comportamento.. vabbè dai!
Baci Eiko.
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Capitolo 8 *** Perchè lo amo. ***
PERCHE' LO AMO.
“Temari, vedi di
sbrigarti” Karin era sulla porta, e
aspettava pazientemente la padrona di casa.. che come al solito era in
ritardo.
Si sistemò allo specchio i capelli legati in una coda e si
ripassò la matita
nera sopra gli occhi. Dal piano di sopra venne l’urlo,
tremendamente potente
per una persona sveglia da dieci minuti, che presagiva lo scoppio di
un’altra
lite famigliare.
“Gaara, alzati dal letto. C’è la
scuola!”
“Non rompermi i coglioni. Io non ci vado.”
Fù la risposta
del rosso.
“No, tu ci vai. Perché te lo dico IO. E
sarà meglio che
anche Matsuri vada!”
“Vai a quel paese!”
E poi furono solo urla indistinte.
La rossa si stava mettendo il rossetto quando nel riflesso
dello specchio comparve la figura di Kankuro che le sorrideva.
“Direi che possiamo aspettare in macchina, tutte queste urla
di prima mattina mi fanno venire un mal di testa assurdo.”
“Accetto volentieri.”
Presero le chiavi della Mini e scesero in garage.
Cinque minuti dopo un’adirata e senza voce Temari si
posiziono sul sedile posteriore e poterono partire. Com’era
da aspettarsi
arrivarono in ritardo.
Temari e Karin stavano correndo verso l’entrata della scuola
quando una scena ghiacciò il sangue nelle vene alla
biondina: Shikamaru, seduto
su una panchina a fumarsi una sigaretta, ascoltava assorto il monologo
di Ino,
che appena le vide mise su il suo solito sorrisetto da bastarda e si
sedette
vicino al moro con fare provocante. Ci stava provando spudoratamente.
“Io la uccido quella troia.”
“Temari ti prego, non fare risse all’interno della
scuola.
Vieni.” E la trascinò di peso in bagno.
“Quella puttana! Mi ha visto sabato con Shikamaru, e ora
vuole farmela pagare per l’altro giorno! Lo ha sempre
disprezzato.. e ora cosa
fa? Ci prova spudoratamente. Ma questa non la passa liscia, non sta
volta..
quella stronza ipocrita, cretina.. “ E andò avanti
cosi per cinque minuti buoni
e quando ebbe finito tutto il repertorio di insulti Karin si
azzardò a parlare.
“Dai non preoccuparti, Shikamaru mi sembra abbastanza
intelligente da non farsi abbindolare cosi facilmente.”
“Sembra.. gli uomini però il cervello lo hanno in
mezzo alle
gambe .”
E con questa massima agguantò la borsa che aveva lasciato
sul lavandino e salutando la rossa prese la direzione verso
l’aula di inglese.
La
mensa era stipata di studenti e il baccano era tremendo.
Karin e Temari erano in fila per prendere il cibo, erano riuscite a
passare
metà fila facendo gli occhi dolci a un primino poco sveglio.
“Patatine fritte o torta al cioccolato?”
“Temari, cosa ti importa di cosa mangi? Orami sei fuori
dalle Flo.. non devi più temere di oltrepassare la terribile
soglia dei
cinquanta chili.”
“Si ma io voglio mantenere la mia smagliante forma
fisica.”
Piagnucolò l’altra.
“Non temere, fra qualche mese sembrerai un grissino in
confronto
alla sottoscritta.” La rassicurò la rossa,
abbassando la voce.
Si diressero verso il loro tavolo; ora che erano state
cacciate dalle Flo avevano dovuto trovarsi un altro tavolo a cui
sedersi ma
erano comunque riuscite ad accaparrarsi uno dei posti migliori, quello
che dava
sull’entrata della mensa e al contempo aveva
un’ampia visuale su tutto il
locale. Arrivarono e videro che era stato occupato da due ragazzine,
che a
quanto ricordava Karin erano del secondo anno.. strano avrebbero dovuto
sapere
come andavano le cose, non erano novelline. Nonostante tutto erano
ancora
considerate delle potenze all’interno della scuola.
“Avete tempo dieci secondi per alzarvi dal nostro posto, o
assaggerete la mia furia.” Minacciò Temari.
“Conviene ascoltarla sapete.” Rincarò la
dose la rossa con
un sorrisino sadico.
Le due ragazzine, tremando dalla testa ai piedi, presero il
vassoio e si apprestarono a sgombrare il tavolo.
Proprio in quel momento videro che a tutta la scena aveva
assistito Shikamaru, il quale sbuffò e lanciò
alle due uno sguardo di disgusto
prima di girare i tacchi e andarsene. Fu chiamato da Ino e si fermo a
parlare
con lei. Temari invece osservava la scena con gli occhi stretti a
fessure e la
mano che stringeva il succo di frutta, tanto da farlo trasbordare dalla
cannuccia. Karin glielo fece notare e le diede il tovagliolo.
“Senti Tem, mi puoi spiegare che è successo
precisamente con
Shikamaru?”
“Niente, sabato abbiamo fatto sesso.”
“Come?” Karin la guardò, non tanto per
il fatto in sé,
quanto perché lo disse con una nota di rabbia nella voce.
“Non me l’avevi
detto..”
“Non mi sembrava importante. Non ha significato
niente..” e
senza guardarla negli occhi si alzò in piedi e
svuotò il vassoio nel cestino li
vicino. “Mi è passata la fame, mi sa che non sto
tanto bene.. ci vediamo dopo!”
e senza guardare negli occhi la rossa partì alla volta del
cortile.
Karin invece continuò a mangiare l’insalata mista
che aveva
nel piatto e a pensare a come l’amica aveva reagito alla
vista del moro con
Ino. Persa com’era nei suoi pensieri non si era accorta che
Seigetsu si era
avvicinato e alzò lo sguardo solo quanto sbatte il vassoio
sulla plastica
scheggiata del tavolo.
“Posso sedermi qui o mi cacci?” la
canzonò
“Dai cretino!” gli sorrise.
“Come
va?”
“Tutto bene dai, niente di nuovo. Te?”
“Tutto a posto.” Si mangiucchiò
svogliato una carota e poi
si girò verso la rossa “Pomeriggio mi accompagni a
fare shopping, mi serve una
bastarda critica per andare sul sicuro..”
La mensa si riempì della sua risata cristallina che
annullava qualunque altro suono, o almeno questo alle orecchie del
ragazzo.
“Guarda che se mi sfotti cosi ti consiglio male, vedrai poi
come ti prendono per il culo domani..”
“Non ne saresti capace!”
“Vuoi realmente sfidarmi?”
“No. Ricorda che ti conosco bene Karin!” e con
questa
affermazione si guadagno una linguaccia dalla rossa.
“Facciamo per le cinque ok? Prima devo andare a fare una
visita..”
“Perfetto. Ci troviamo al solito posto.” E la
salutò con un
bacio sulla guancia.
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“Karin, guarda
il blog Di Jilo.” Le urlò Tem dal bagno.
La rossa aprì internet e digito il sito di quello che era il
blog più famoso sulla scuola di Konoha. Era gestito dal
gruppetto di Sakura,
sapeva sempre tutti gli ultimi pettegolezzi ed era seguito
dall’intera scuola.
Se comparivi su un post il giorno dopo eri una celebrità,
sia nel bene che nel
male. Karin e Temari c’erano finite cosi tante volte che
neanche loro ricordavano
quante.
“Ok, aperto.” Annunciò Karin alla bionda
che in quel momento
usciva dal bagno in una nuvola di vapore e profumo.
“Cosa c’è scritto?”
“Naturalmente in prima pagina c’è una
supposizione su Ino e
Shikamaru, non siamo le uniche ad averlo notato.” Disse e
prese a scorrere
velocemente la pagina in cerca della notizia successiva, notando che
Temari si
era rabbuiata.
“C’è tuo fratello.” E prese a
leggere ad alta voce: “Gaara e
Matsuri sono stati visti (ancora) amoreggiare dietro al capanno degli
attrezzi.” E sotto una foto, debitamente sfuocata, di una
Matsuri con il
vestito tirato un po’ troppo su, appoggiata al muro, che
baciava appasionatamente
il più piccolo dei Sabaku.
“Mi piacerebbe farle capire che cosi facendo
l’etichetta di
“ragazza facile” non gliela toglie
nessuno.” Commentò Temari che si era
avvicinata anche lei allo schermo. “E le etichette sono
difficili di togliere.”
Karin andò alla notizia successiva e si bloccò.
C’era la
foto, scattata il giorno prima nella piscina della scuola, di lei che
usciva
dalla vasca in costume e a lettere cubitali recitava:
“L’ex Flo rossa ingrassa
a vista d’occhio. Si sa, quando si abbandona il posto di
più popolare della
scuola, il conforto nel cibo è praticamente un
obbligo.”
Dopo un lungo momento Temari ruppe il silenzio.
“Non ci badare. Sono quelle quattro sceme che sono solo
invidiose.”
Nonostante fosse stata su quel blog con pettegolezzi ben
peggiori, come quando avevano pubblicato una foto di lei, ubriaca, nel
mezzo di
uno spogliarello alla festa di Kiba o quando qualcuno le aveva
hackerato il
cellulare e aveva pubblicato i messaggini
“osé” che inviava a Deidara, quel
post la urtava profondamente. Non sapeva nemmeno lei perché
ma era quasi
sull’orlo delle lacrime. Per impedirsi di pensare
andò a prendere da bere in
cucina mentre l’amica finiva di vestirsi. Stava attraversando
il corridoio,
verso le scale, quando a metà corridoio vide Matsuri che
piangeva seduta
davanti alla porta di Gaara. Aveva solo una maglietta lunga come
vestito.
“Cosa ci fai qua, fuori vestita cosi?”
“Ho litigato con Gaara” le spiegò tra le
lacrime. “ E questo
STRONZO non vuole farmi entrare a farmi prendere i miei
vestiti!” disse urlando
alla parolaccia in modo che il rosso sentisse.
Da dentro la stanza giunse la voce del ragazzo che urlava di
rimando.
“Non entri più in camera mia, cretina!”
Matsuri prese a piangere ancora più forte.
“Gaara, questo era davvero inappropriato!”
urlò Karin e poi
prese per un braccio la ragazzina facendola alzare.
“Vieni giù con me in cucina, va. Dai che
risolviamo la
cosa.”
Matsuri era seduta con le testa appoggiata sulle ginocchia
piegate, di fronte a Karin stava mettendo a bollire l’acqua
per fare un po’ di
tè. La ragazza si era un po’ tranquillizzata e
quindi la rossa si azzardò a
domandargli una cosa che le premeva sapere da tempo.
“Perché continui ad assecondare Gaara anche se
è uno stronzo
e ti tratta male?”
“Perché lo amo.” Rispose semplicemente.
Alla rossa si strinse il cuore, le ricordava troppo lei solo
un paio di mesi fa. Sorseggiò il suo tè verde e
poi continuò.
“Ti parlo per esperienza. Lui non ti merita, lo vedi? Sei
una ragazza bellissima. Potresti avere chiunque e lo sai. Se una
persona ti
tratta cosi non merita il tuo amore. Pensaci. Se vuoi il mio consiglio,
lascialo. Disintossicati, perché continuare cosi non ti
porterà da nessuna
parte. Non è facile, ma secondo me è la cosa
più giusta da fare.” Le sorrise,
non voleva che un’altra ragazza si trovasse nella sua stessa,
triste,
situazione.
“Grazie Karin.”
All’improvviso sentirono sbattere la porta di ingresso e
sentirono il rombo della moto di Gaara che si allontanava.
“Vado a vedere se ha lasciato la porta aperta.”
Commentò
Matsuri e si avviò su per le scale. Venti minuti dopo era di
nuovo in cucina,
con il suo zaino pieno dei vestiti e delle cose che aveva lasciato
nella stanza
di Gaara. Si avvicinò e abbraccio Karin, che
ricambiò l’abbraccio. In quel
momento entrò Temari.
“Mi sono persa qualcosa?”
“Lascia stare.” Le disse la rossa mentre Matsuri,
una volta
salutata la padrona di casa, si avviava all’entrata.
************************************
“Ho preso un
otto di matematica, non so nemmeno io come ho
fatto!” annunciò una ridente Karin
all’amica, sedendosi al solito tavolo in
mensa. Nel mentre entrò Ino, mano nella mano con Shikamaru
che si girò a darle
un bacio. Temari sbattè il pugno sul tavolo.
“Non ho fame, vado a fare un giro.” Prese il
vassoio e si
avviò a buttare quello che restava nel cestino, passando
davanti a Ino.
“Troia.” Le disse, in un sussurrò ben
udibile.
“Scusa come mi hai chiamato?” Ino si
girò, mulinando i
lunghi capelli splendenti.
“Con il tuo vero nome.” Le rispose
l’altra, sorridendo
minacciosamente.
“Senti, sfigata, taci che senza di me non saresti niente!
Senza
io che ti ho fatto entrare nelle Flo saresti una teppista emarginata
con i piercing
in ogni punto della faccia, è grazie a me se adesso sei come
sei.”
“Ma non farmi ridere, è quello che sei. Fino a
ieri davi
dello sfigato a quello che ora è il tuo ragazzo, e sai
perché? Perché sei un
invidiosa.”
“Solo perché te lo sei portato a letto non
significa che sia
tuo, significa solo che sei una puttanella!”
Il livello delle urla ora era altissimo e tutti si stava
godendo la scena, Karin invece si alzò e si
avvicinò all’amica che aveva alzato
il palmo della mano e ora lo stava scagliando con la forza massima che
aveva
nelle braccia contro la guancia della bionda. Un rumore secco e
inconfondibile
risuonò nella mensa, Temari le aveva dato una sberla
talmente forte da farle
girare la testa. Ino d’altro canto si girò con
l’odio negli occhi, mentre la
guancia diventava rapidamente rossa e il sangue le colava dal naso e
caricò il
braccio per dare un pugno alla bionda. In meno di un secondo era
scoppiata una
rissa epica. Karin fece gli ultimi passi verso l’amica e la
bloccò mentre
Seigetsu, che si era avvicinato anche lui, le bloccava le braccia che
mulinavano ancora verso “”il Giglio” che
era tenuto fermo invece da Shikamaru.
Con un fatica immane Seigetsu e Karin riuscirono a trascinarla fuori
portata.
Avevano quasi raggiunto la porta quando la voce di Ino, alta
e ben scandita, li urlò dietro.
“Si andatevene pure, te e quella stupida della tua amica che
si è fatta mettere incinta da uno a cui non gliene frega
niente di lei.”
Sembrò che il gelo si propagasse nella mensa. Si erano
zittiti
tutti e fissavano Karin intensamente: Ino, con un’espressione
di sadica
soddisfazione, Sakura e le sue adepte con fare avido e il resto della
mensa
semplicemente curioso e anche piuttosto scioccato.
E
cosi il segreto di Karin è di dominio pubblico. Come
reagirà la rossa? Scopritelo nella prossima puntata :D
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Capitolo 9 *** Si avvicinano tempi duri ***
SI
AVVICINANO TEMPI DURI
Si
raccolse i capelli, si girò verso lo specchio e si scruto
attentamente. Tolse
l’elastico e i capelli scivolarono dolcemente sopra le
spalle, come una cascata
di
acqua rosso sangue. Ancora scontenta si guardò allo
specchio, quello era il
giorno dell’apocalisse e doveva essere tremendamente perfetta
quando la morte
sociale l’avrebbe investita in pieno con la forza di un
uragano.
Per la
prima volta da tempi assai remoti era lei a essere in ritardo e Temari
a
chiamarla.
“Arrivo!”
Alla fine
aveva optato per i capelli sciolti, un paio di semplici ballerine nere,
leggins
grigi e un maglione nero. Il trucco era perfetto.
“Oh,
eccoti! Stavo per chiamare i soccorsi!” la accolse Temari.
“Per una
volta che sono io in ritardo invece che te!”
“Kankuro
è già in macchina, ci sta aspettando di
sotto.”
Man a
mano che vedeva il profilo dell’edifico scolastico farsi
più vicino la forza
pian piano l’abbandonava. Perché era finita in
questa situazione?
Scesero
dalla macchina e Temari le diede la mano in segno di sostegno, la rossa
le
sorrise come ringraziamento, aveva la bocca asciutta e non riusciva a
spiccicare parola. Poi tutti e due si avviarono verso il portone
d’entrata.
Come c’era da aspettarsi tutti si girarono a guardarla: era
decisamente la
camminata dell’infamia. Si costrinse a non piangere, al suo
fianco Temari le
strinse la mano per darle coraggio.
Fino al
giorno prima appena entrata a scuola veniva accolta dai saluti di quasi
tutta
la scuola, la guardavano con ammirazione e timore, la lasciavano
passare nel
corridoio affollato, ora invece nessuno la salutava più,
tutti la guardavano ma
non più con timore, bensì leggeva nei loro volti
la curiosità, la condanna e a
volte anche la soddisfazione per la sua caduta. Aveva perso tutto.
Assorta in
quei pensieri quasi si spaventò quando il volte sorridente
di Seigetsu le si
parò davanti.
“Heilà
Rossa.!” la salutò amichevolmente mentre il
pubblico intorno non si perdeva un
solo secondo della scena.
“Ciao
Seigetsu!” gli sorrise lei, mentre lui si avvicinava per
abbracciarla.
E poi
tutti e tre, seguiti dai bisbigli delle altre persone, si avviarono
nelle
rispettive classi. Temari si diresse verso l’ala ovest della
scuola, Karin e
Seigetsu che erano in classe assieme, si avviarono invece verso
l’ala nord.
La
lezione di matematica quel giorno era ancora più noiosa del
solito e per
passare il tempo Karin esaminò il resto dei suoi compagni di
classe.
Nell’angolino più nascosto c’era quella
pettegola di Sakura che guardava
adorante il suo tenebroso compagno di classe, chiamato anche Sasuke, che invece al contrario non
degnava di uno
sguardo la ragazza. Poco più in là vide Ino
baciare Shikamaru e poi sorridergli
maliziosamente; quello che la sorprese di più
però fu notare l’espressione di
Kiba alla vista del bacio, che era seduto precisamente dietro Ino, gli
si
leggeva lo sconforto in ogni muscolo del viso.
Si girò e
sussurrò a Seigetsu, che era il suo compagno di banco, di
guardare Kiba.
L’altro
si girò e guardò il suo amico.
“Eh si!
Mi sa che è ancora cotto della Yamanaka.”
“Povero.
Mi dispiace per lui: sembra il ritratto
dell’infelicità.”
Ci fu un
attimo di silenzio in cui entrambi si persero nei loro ragionamenti ,
poi Karin
riprese.
“Perché
deve essere tutto cosi complicato? Cioè sarebbe stato
perfetto se Kiba e Ino
stessero insieme, cosi Temari potrebbe avere qualche
possibilità con Shikamaru?
Non va mai come dovrebbe…”
“A Temari
piace Shikamaru?!” disse l’altro sconvolto.
“Oh
merda. Mi è sfuggito dalla bocca… ti prego non
dire niente a Tem!”
“Tranquilla.
Non lo dico a nessuno..”
“Grazie
Seigetsu. So che di te mi posso sempre fidare.” e diede un
bacio sulla guancia
al ragazzo come segno d’affetto.
-.-.-.-.-.-..-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Temari
stava camminando distrattamente verso l’aula di Karin quando
nella folla vide
una chioma famigliare. Shikamaru si stava chinando, naturalmente
sbuffando, per
raccogliere un libro che gli era caduto; senza pensarci Temari si
avvicinò e
prima che quest’ultimo raccogliesse il testo lo pesto con il
tacco dodici
costringendo il moro ad alzare lo sguardo.
“Oh, ciao
Temari.”
“Senti ci
sono un po’ di cose che ti devo dire.” disse
l’altra minacciosa. Shikamaru si
alzò di malavoglia, pentendosi di non essere rimasto a casa
a dormire, visto la
piega che stava prendendo la giornata.
“Ah..
dimmi”
“Cosa ci
trovi in Ino? Perché stai con lei? E non vedi che ti sta
solo usando per farmi
incazzare dopo la rissa?”e senza lasciargli il tempo per
rispondere continuò
infervorata “Dio, Shikamaru pensavo che tu fossi una persona
intelligente..
forse l’unico uomo in tutta questa scuola ad avere un minimo
di intuito e di
cervello! Mi vergogno anche solo ad aver pensato
che tu non fossi un totale idiota! E considera questa
l’ultima parola che ti
rivolgerò nella vita… uno dei più
grandi abbagli della mia vita!” e arrabbiata
se ne andò in un lampo, non senza sfogare la sua rabbia
spintonando una primina
che si era azzardata a guardarla troppo a lungo.
Il moro
era rimasto immobile a osservare la
ragazza che pian piano veniva inghiottita dalla folla di studenti.
Stava
cercando di auto-convincersi che in fondo non era rimasto molto colpito
dalle
parola della Sabaku; nonostante il suo impegno però
passò le altre cinque ore
di scuola a rimuginare su quello che gli aveva detto.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-..-.-.-.
“Grazie
mille per il passaggio Seigetsu.” lo ringraziò
Karin.
“Figurati,
Kankuro e Temari si sono dovuti fermare di più e non era il
caso di farti
andare da sola, tanto io sono sulla strada.”
“Senti,
ti va un tè? Cosi mi fai compagnia, non mi piace rimanere a
casa da sola.”
“Se non è
un problema accetto volentieri.”
“Su
allora, andiamo!”
L’acqua
aveva appena iniziato a bollire e Karin la stava versando nelle tazze
quando
con la furia di un tifone irruppe nella stanza Gaara che, arrabbiato,
visto si
scagliò contro di lei.
“Come ti
viene in mente di parlare con Matsuri!? Non farle il lavaggio del
cervello..
lei deve continuare a venirmi dietro”
“Io non
le ho fatto nessun lavaggio di cervello, l’ho semplicemente fatta ragionare su
ciò che già pensava.”
disse la rossa tranquillamente, mentre metteva le bustine di te verde
nelle
tazze.
“Sei
capace di farti gli affari tuoi, zoccola?”
“Datti
una calmata Gaara.. perché sei cosi agitato? Puoi trovarne
quante ne vuoi fuori
di ragazze come Matsuri! O forse vuoi lei?” ma la sua
risposta fù coperta da
Seigetsu che esclamava: “Come l’hai
chiamata,scusa?!”
“Puttana!
Come vuoi chiamare una che si è fatta mettere incinta da un
uomo che non si è
fatto più vedere e con cui non è mai stata
assieme? Io la chiamo puttana!” rispose
il rosso strafottente, ignorando Karin.
“Ritira
subito quello che hai detto se vuoi trovarti ancora tutti gli arti
attaccati al
resto del corpo.” gli rispose l’altro, alzandosi
dalla sedia e avvicinandosi al
più piccolo dei fratelli Sabaku, lo superava di dieci
centimetri buoni, ma
Gaara era molto più muscolo di Seigetsu.
“Non mi
fai paura.”
“Nemmeno
te, Gaara.”
Di sicuro
sarebbe scoppiata una rissa epica se in quel momento Seigetsu non si
fosse
accorto che Karin stava silenziosamente piangendo sulla sua tazza di
tè verde:
le lacrime le scivolavano dagli occhi scuri e rossi scorrevano veloci
sulle
guancie per poi cadere nella bevanda che teneva tra le mani.
Improvvisamente si
girò verso il rosso e gli disse semplicemente:
“La
risolviamo un altro giorno” poi si diresse verso
l’amica che era scossa da
tremori, mentre Gaara usciva dalla cucina sbattendo la porta. Il
ragazzo prese
il tè dalle mani della ragazza e lo posò sul
tavolo, prima di girarsi e
abbracciare Karin.
“Gaara ha
ragione.” disse tra i singhiozzi la rossa.
“Non è
vero, tu sei una persona specialissima che per amore è stata
costretta a
portare un peso più grande di sé. Non devi in
nessun modo vergognarti, anzi sei
una persona coraggiosa a voler portare a termine quello che, per
sbaglio, è
successo.”
“Grazie.”
lo ringraziò la ragazza, senza però smettere di
piangere.
“Penso
che tu abbia bisogni di riposo. Dov’è la tua
stanza?” e guidato da Karin entrò
nella camera della ragazza. Questa si sdraiò sul letto e lui
fece per andarsene
quando venne bloccato.
“Mi fai
compagnia per piacere? Non riesco a tranquillizzarmi se non ci
sei.”
“Ok, va
bene.” e si accoccolò vicino a lei, che poso la
sua testa rosso fuoco sul suo
petto. Poi chiuse gli occhi, cercando di calmarsi; intanto Seigetsu le
accarezzava la testa con dolcezza. Due minuti dopo la rossa sia
addormentò e il
ragazzo si perse a guardarla dormire , poi la stanchezza prese il
sopravvento e
si addormento accanto a lei.
Hola
gente :D
Si lo avrete capito da soli che questa storia viene aggiornata
tipo una volta ogni sei mesi ma che non viene lasciata stare. Spero che
il
capitolo vi sia piaciuto.. fatemi sapere in un commento se si o se no.
E se vi
va venite a leggere l’altra storia che sto portando avanti: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=681698&i=1
E’
una
storia originale :D
Un beso, Eiko chan!
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Capitolo 10 *** Perfetta. ***
PERFETTA:
La luce
del mattino entrò prepotente dalla finestre e
andò a colpire gli occhi chiusi
della bionda, lentamente questa aprì i grandi occhi azzurro
chiaro e si volse a
leggere l’ora sulla radiosveglia.
7.29.
Giusto un minuto prima della sveglia: era in perfetto orario; la
disattivò e,
prima di alzarsi, si stropicciò ancora un po’ gli
occhi assonati. Si tolse il
pigiama e si apprestò a indossare i vestiti che aveva
preparato in perfetto
ordine la sera prima. Quando ebbe indossato anche il maglioncino di
cashmere
viola, andò in bagno e, una volta di ritorno, pettinata,
profumata e truccata
si girò a guardarsi nel grande specchio appeso alla parete
sinistra. Analizzò
la sua figura e una volta soddisfatta sorrise alla sua immagine
riflessa: era
semplicemente perfetta, come lo era sempre del resto: era, o non era,
Ino
Yamanaka?
Prima di
scendere al piano di sotto diede un’occhiata alla foto di
famiglia sulla
scrivania: risaliva a cinque anni fa, suo padre, che era la copia
maschile
della ragazza, e sua madre, una donna dai lineamenti duri e dallo
sguardo
severo, che la abbracciavano.
Il primo
ricordo che conservava Ino risaliva all’incarica a quando
aveva l’età di tre
anni: sua madre, ignorando la giovane età della figlia, si
era rivolta a
quest’ultima con un discorso forse troppo articolato per una
bambina cosi
piccola. Si ricordava che stava piangendo perché una
amichetta le aveva
lanciato la bambola di pezza nella sabbiera e poi era scoppiata a
ridere, prima
di fuggire; la madre, vedendola in lacrime, si era inginocchiata e le
aveva
fatto un discorso che Ino ricordava a memoria: “Ino, esistono
due persone al
mondo: i deboli e i potenti. I deboli piangono e languono nella loro
disperazione, comandati a bacchetta dai potenti. I potenti, al
contrario, non
piangono ed hanno tutto in pungo, è per questo che devi
diventare una donna
potente. Quando crescerai ricordati di coltivare la bellezza naturale
che hai,
sarà un’arma importante in futuro, e sviluppa
anche l’astuzia e la furbizia..
oltre che la retorica. Con queste quattro qualità non potrai
che diventare una
donna potente e popolare e fare così fieri i tuoi genitori.
Ricordati che
quello che conta nella vita è diventare una persona
importante, la popolarità
ed il potere sono tutto, ricordati le tre P: potere,
popolarità e perfezione.”
Si ricordava che la guardò, perplessa, senza afferrare il
senso delle parole;
l’unica cosa che aveva capito era che non doveva piangere,
però memorizzò lo
stesso il discorso parola per parola.. l’aveva scritto su un
pezzo di carta che
conservava accuratamente sulla scrivania. Una volta diventata
più grande
afferrò il concetto e si ripropose di far fieri suoi
genitori; aveva progettato
nei minimi dettagli un futuro grandioso: era, infatti,
dall’età di otto anni
che aspirava a diventare Primo ministro del Giappone, e la sua ascesa
al
successo e al potere stava dando buoni frutti; non era un caso se era
il Giglio
della scuola, se quello che diceva era legge e quello che indossava era
moda,
non era un caso che tutti la temessero e la rispettassero, non erano un
caso
tutti i privilegi che questo comportava. Erano tutti merito della sua
bravura ed
erano passaggi fondamentali del suo piano per il futuro.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
“Perennemente
in ritardo! Mi spieghi, Temari, perché non riusciamo mai
arrivare in orario?!”
ansimò Karin, correndo sui tacchi bassi verso
l’entrata della scuola.
“Perché
il karma è un fottuto stronzo e se la prende sempre e solo
con noi!” le disse
di rimando la bionda, che non era nemmeno un po’ provata
dalla corsa, mentre si
sistemava la gonna a tubino che le era salita un po’ troppo
durante la folle
corsa.
Ora
stavano appoggiate allo stipite della porta a riprendere fiato, o
meglio Karin
a respirare pesantemente cercando di tranquillizzarsi, mentre Temari si
dava
un’ultima occhiata al vetro a specchio della porta.
“Ci
vediamo a pranzo, tesoro.” le sorrise la Sabaku prima di
dirigersi verso la
propria aula.
“Ho preso
8 di matematica, ci credi?” esultò la rossa.
“Quanto
hai pagato la prof?”
“Non
credi mai nelle mie capacità, Temari!”
L’interpellata
scoppiò a ridere, facendo girare più di
metà corridoio “Ma cosa dici, Karin? Io
lo so che sei un genio in fondo.. molto in fondo”
Bisticciando
amichevolmente si avviarono a pranzo; nella calca dell’una i
corridoi erano
impossibili da percorrere e si veniva spintonati da una parte
all’altra. Ad un
certo punto Karin venne urtata da una ragazzina.
“Guarda
dove metti i piedi, puttana obesa!” la insultò, a
voce alta, quella.
“Scusa
cosa hai detto?” Ma l’altra era già
sparita nella folla e Karin sentì le
lacrime salire e minacciare di trasbordare; volendo evitare una scenata
in
pubblico si avviò mogia in bagno dove scacciò in
malo modo due primine, in modo
da piangere con tranquillità.
“Hei,
Karin!” la bionda, che non l’aveva seguita subito
ma piuttosto era andata a
scovare quale era il nome della ragazzina impudente, era entrata in
quel
momento in bagno e aveva messo il cartello guasto in modo da non essere
disturbate
“Non piangere.”
“E cosa
dovrei fare? Hai sentito come mi ha chiamato quella mocciosa?! Fino a
una
settimana fa’ si sarebbe sognata di farlo!”
“Non
farti toccare da una cosa cosi, tu sei Karin, una delle leggende delle
Flo!
Come può una sciocca ragazzina a metterti k.o?”
“Ma non
capisci Tem? Non è quello il punto, la verità
è che avevo tutto quello che
volevo e potevo; e poi è sparito in un secondo. Ho perso
tutto; ho perso Ino e
ho perso le Flo, ho perso la reputazione e il mio charme, ho perso la
nonna e
ho perso i soldi, ho perso il fisico e ho perso il rispetto”
fece un sospiro “ho
perso anche Deidara… non che quello fosse mai stato mio ma
quando verrà a
sapere di tutto questo casino non
mi
vorrà più parlare.”
singhiozzò la rossa, sconsolata.
“C’è una
cosa che non hai perso…” le sorrise Tem.
“Sarà anche poco ma… non hai perso
me.”
“E
nemmeno me.” aggiunse Suigetsu, comparso di fianco
all’amica. “Scusate ho
origliato tutta la conversazione.” si scusò poi,
mostrando il suo solito
sorrisino da dolce canaglia.
L’altra
si aprì in un sorriso sincero, asciugandosi le lacrime e la
matita nera che
colava.
“Grazie.
I migliori amici che si possano avere..” e li
abbracciò tutti e due.
“Comunque
se vuoi vado a picchiarla..” aggiunse, seria, Temari.
“Non
serve grazie.. poi se ti beccano è la volta buona che
finisci pure in carcere.”
“E chi
vuoi che mi becchi? Non sono mica una novellina” si finse
offesa la bionda,
mentre passava sotto il braccio di Suigetsu che aveva aperto la porta
alle due
ragazze.₁
Nonostante
il divieto di Karin, Temari aveva indagato e aveva scoperto che la
ragazzina si
chiamava Moe Tsukina, che aveva quindici anni appena compiuti e
soprattutto che
era la figlia del dirigente della filiale dell’impresa di suo
padre: non poteva
capitarle fortuna maggiore. Quindi a fine scuola lasciò
Karin con una scusa e si
appostò nel vicoletto che portava a casa della ragazza, a
quell’ora non c’era
nessuno in giro e non rischiava quindi testimoni scomodi. Ad un certo
punto Moe
comparve da dietro l’angolo e la bionda le si
avvicinò minacciosa.
“Cosa hai
detto oggi alla mia amica?” le sussurrò malevola
in faccia. La poveretta stava
tremando come una foglia: incontrare Sabaku no Temari incazzata nera in
un
vicolo deserto non poteva che essere una brutta cosa.
Nonostante
tutto però cercò di tenere un minimo di contegno.
“Solo la
verità”
“Per me
la verità è che, qui, l’unica puttana
sei tu. E non me ne andrei in giro a dire
alle altre ‘obesa’ quando si è alti
nemmeno un metro e sessanta e si ha un culo
che ha le dimensioni di una portaerei.” E fece per andarsene,
ma, sentendo
sospirare di sollievo l’altra, capì di non aver
impartito poi una lezione cosi
profonda, quindi si girò e carico il pungo allenato che si
abbatté con
precisione sulla faccia acneica della Tsukina.
“La
prossima volta che tocchi di nuovo la mia amica non sarà
solo uno il pugno che
riceverai. Da domani non parlare ne tanto meno sparlarle alle spalle di
Karin, non
azzardarti nemmeno a guardarla negli
occhi, siamo intesi?” Le minacce e i pugni erano la
specialità della bionda. “E
tu lo sai vero che io vengo a sapere tutto, no?” aggiunse
poi, affabile, prima
di recuperare la borsa e andarsene con tranquillità dalla
parte opposta. Era
andato tutto secondo i piani: la Tsukina era terrorizzata, nessun
testimone
scomodo aveva fatto la sua comparsa e non rischiava nessuna denuncia
poiché di
sicuro il dirigente di una filiale non avrebbe mai denunciato la figlia
del capo
di tutta l’impresa.. non se voleva tenersi la sua comoda
sedia sotto il culo.
Soddisfatta per la vendetta ottenuta si fermò ad un chiosco
di gelati e si
permise un piccolo strappo alla regola prendendosi un cono con doppio
cioccolato.
SPAZIO
AUTRICE:
Questo capitolo breve (non linciatemi :D ) è in maggior
parte
Ino-centric.. mi ero accorta che la stavate tutti odiando e non mi
sembrava
giusto che mentre Karin e Temari stessero facendo un percorso verso la
maturazione Ino restasse sempre la stessa. Cosi ho colto
l’occasione per
spiegare l’infanzia della biondina e in parte dare una
motivazione al suo
comportamento.
Alla prossima (spero di riuscire ad aumentare di frequenza
gli
aggiornamenti.. hem ^///^)
₁:
Ma che cavaliere Suigetsu! :D
Un
beso, Eikochan.
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