Il Giglio.

di Eikochan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno di scuola. ***
Capitolo 2: *** Roses Cafè. ***
Capitolo 3: *** The Party. ***
Capitolo 4: *** Maledetti mandarini! ***
Capitolo 5: *** Qual'è la scelta giusta? ***
Capitolo 6: *** Mamma ***
Capitolo 7: *** 'Perfortuna c'erano loro' ***
Capitolo 8: *** Perchè lo amo. ***
Capitolo 9: *** Si avvicinano tempi duri ***
Capitolo 10: *** Perfetta. ***



Capitolo 1
*** Primo giorno di scuola. ***


PRIMO GIORNO DI SCUOLA.

 

 

 

Ino Yamanaka, anche detta Il Giglio, entrò spavalda e padrona dal cancello della scuola. Guardò male due secondine che erano all’interno del cortile e che, sotto lo sguardo di fuoco della ragazza, si apprestarono subito ad uscire. Il Giglio era il capo delle Flo, il gruppo di ragazze “in” che dominava sulla Konoha High School; e bene o male tutta la scuola era ai suoi piedi: dettava ordini e regole ed era rispettata da tutti.

Velocemente si diresse verso il muretto delle Flo, saltò su con agilità degna di un’atleta e getto la sua Camel Light con un lancio perfetto che andò a posarsi ai piedi di Temari no Sabaku, altra componente del gruppo e che ora la guardava con due occhi cerchiati seppur nascosti dal  trucco perfetto.

“Hei Tem. Devi ancora riprenderti dalla balla di ieri sera?” rise, apostrofandola Ino.

“Ino.. zitta!”Decisamente la voce da morta ne testimoniava lo stato catatonico.

“Dov’è Karin? Fra cinque minuti suona la campana di inizio anno e dobbiamo esaminare le nuove “reclute”!” piagnucolando si appoggiò alla spalle dell’amica.

Tutti gli anni all’inizio dell’anno le Flo avevano il compito di guardare e esaminare i nuovi studenti di prima e i nuovi arrivati. Ed era per questo che nessuno entrava dal cancello prima di loro.

Trafelata, ma comunque elegante, arrivò anche Karin.

Erano belle, le Flo, non c’è che dire; Ino era la classica bellezza: bionda e occhi azzurri, fisico da modella e temperamento impulsivo; Temari possedeva quella bellezza selvaggia e indomabile che intimoriva e al contempo incantava, mentre Karin era bella, ma non nel modo tradizionale.. semplicemente colpiva, con i lunghi capelli rossi come il fuoco e gli occhi scuri celati da un paio di occhiali che le davano un’aria intellettuale che poco si sposavano con la reale sagacità e ferocia del suo carattere.

“Sempre in ritardo te!”  Temari in modalità “post-ubriacatura” era davvero insopportabile.

“Ma taci teppista! Quanti te ne sei portati a letto ieri sera?!” Karin, se voleva, ti sapeva uccidere a parole.

“Cosa stai insinuando?” l’altra alzò la voce per sovrastare il baccano della campanella.

“Tappatevi quella boccaccia, inizia il nostro compito!”

Se il Giglio parlava bisogna ascoltarlo, sempre e comunque.. era la prima regola non convenzionata della Konoha High School, e cosi le altre smisero subito di litigare.

“Temari allora sei riuscita a informarti?”

“Certo, ieri sera sono riuscita a strappare il registro dei nuovi arrivati dall’ ex-rappresentate di istituto, naturalmente grazie a tutto il mio charme” Prese a sventolare un quaderno nero, lanciando un’aria di sfida alla rossa.

“Perfetto Tem.”

 

Gli studenti iniziarono a riversarsi nel cortile, e tutti salutarono rispettosamente le Flo.

“Guardate la Hyuuga. A messo su due tette cosi, e dire che a giugno dell’anno scorso era ancora una bambina timida.” Karin, da sempre invidiosa delle tette altrui, subito notò la moretta dall’incarnato pallido e le fece segno di avvicinarsi mentre sussurrava alle altre: “vediamo se con le tette è aumentata pure la sua timidezza.”

“Hei Hyuuga. Come stai? Ti vedo bene..” sorrise Karin, con un sorriso volto a metterla in imbarazzo.

“B-bene, voi? Co.. comunque graz-ie.” Ino sorrise, di certo era ancora timida come l’anno scorso e non offriva niente che potesse concederle le grazie del Giglio. “Bene.. ora sciò, via!” e le fece segno di allontanarsi, mentre la mora abbassava il capo tornando nella marmaglia di gente.

“Karin, te l’ha mai detto nessuno che sei una stronza?” Tem tornò alla carica.

“Si in tanti. Ma almeno io non sono stata espulsa da quattordici scuole.” Il sorriso che le allargo il volto fu più o meno una mazzata all’ego della biondina che ora la guardava omicida.

“Vuoi partecipare in prima persona alla mia quindicesima espulsoria?”

“Tem.. azzardati e ti sbatto fuori dalle Flo.” Ino non era decisamente di buon umore quel giorno. “Piuttosto dimmi chi è quella con i capelli rosa.”

Ino stava indicando una ragazza che spiccava tra la folla per i capelli rosa e gli occhi verdi, era una nuova arrivata di sicuro. Le altre due la guardarono, scoppiando bellamente a ridere: insomma chi mai poteva colorarsi i capelli di quel colore?! Tem, con le lacrime agli occhi dal ridere, iniziò a sfogliare il libricino alla ricerca della sua foto, e infine la trovo.

“Allora: si chiama Sakura Haruno. Ha la tua stessa età, Ino, e viene da un’altra regione, era la più brava della sua scuola e vive nella via qua dietro.”

“Mmm.. interessante!” Ino pregustava già sentore di “nuova vittima delle Flo”

Stava per chiamarla li a farci due chiacchiere, quando suonò la campanella e le Flo si divisero.. ognuna nella sua classe.

 

 

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“Ragazzi. Non sedetevi, rimanete per un attimo in piedi.” A parlare era stato il professore della prima ora.

Non si può dire che il professor Hatake fosse brutto, anzi; aveva capelli stranamente argentei per la sua giovane età ma gli donavano parecchio. Aveva stupito tutti il primo giorno di scuola della prima superiore affermando di voler essere chiamato per nome: “prof. Kakashi” era il suo motto e la sua regola. Ma nonostante le sue stranezze era davvero un ottimo insegnate.

“Dato che l’anno scorso ci avete fatto penare per la questione dei posti, abbiamo deciso che quest’anno li avremmo scelti noi professori la disposizione dei banchi e cosi.. ecco qua la nuova disposizione scelta e approvata dal Consiglio di Classe!”

Le proteste degli studenti, aspre e urlate, furono subito zittite dall’unico occhio visibile del professor Kakashi.

“E’ inutile che vi lamentiate.. l’avete voluto voi. Allora iniziamo.. Sakura Haruno e Sasuke Uchiha sarete in ultima fila vicino alla finestra”

La rosa e il moro si accomodarono, lei con un sorriso che avrebbe illuminato la notte e lui, bè.. con la solita espressione indifferente stampata in viso.

“Dopo, sempre in ultima fila,  abbiamo Kiba e Sabaku no Gaara”

Kiba era un ragazzo estroverso e strafottente, che aveva la dote della sincerità: ti sbatteva in faccia tutto quello che pensava, senza preoccuparsi.

Gaara invece era il fratello di Temari. Come a lei i soldi gli uscivano dalle orecchie ed era famoso per la sua irritabilità e per la sua poca pazienza: come non detto quel giorno aveva un occhio nero e un taglio sul sopracciglio sinistro.

“.. mentre vicino a loro. “ continuò il professore “abbiamo Yamanaka e Nara.”

Subito Ino fece scattare la mano in alto.

“No, mi scusi prof. Kakashi” il disgusto dipinto in volto “ma stare in banco con un nerd mi rovina la reputazione!”

“Tranquilla Yamanaka. Sarà un piacere ignorarti!” e si sedette mentre lei, sempre disgustata e ora pure arrabbiata, prendeva la sedia e la spostava il più lontano possibile dal suo nuovo compagno di banco.

 

 

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Ora di pranzo.

La mensa era il luogo per eccellenza della gerarchia sociale di cui l’istituto “vantava”.

Al centro esatto della mensa vi era, naturalmente, il tavolo delle Flo; a pochi era permesso di pranzare li, passava di mano in mano alle discendenti delle Flo, senza che nessuno che non fosse “in” e riconosciuto come tale dal Giglio vi si potesse sedersi.

Temari, attraversò la mensa e si sedette impaziente al tavolo, sbattendo il vassoio sul freddo legno.

“Ragazze! Ho una notizia bella e una brutta. Quale volete sentire prima?”

“Quella brutta” dissero unisono Ino e Karin, ridendo.

“Allora… la Disco Lips quest’anno non ci fa affittare  la sala perché questo sabato fanno l’apertura.” Alzò gli occhi al cielo. “Però, mi è venuta un’idea… mio padre non vive più con noi, dato che ora sono maggiorenne ha colto l’occasione per defilarsi e lasciare me a controllare Gaara e Kankuro, quindi villa Sabaku è tutta per noi!”

“Woo! Per una volta la fai giusta Tem!”  esultò Karin.

“Perfetto Tem.” Approvò invece Ino.

Detto questo Karin spostò il suo vassoio e salì in piedi sul tavolo.

“Ascoltate gente. Sabato sera ci sarà l’annuale “Party di inizio anno”. Non tutti saranno invitati ma se voi sarete tra i fortunati troverete l’invito nel vostro armadietto entro giovedì, quindi non prendete impegni!” Finì il suo discorso con un sorriso e si risedette tranquilla.

Proprio in quel momento Ino incrociò lo sguardo di Shikamaru, che guardandola negli occhi sbuffò e poso, annoiato, la testa sul tavolo. Nessuna della parole di Karin era arrivate alle sue orecchie.. o meglio, se ne fregava altamente. No, quel ragazzino non poteva passarla liscia, Ino si ripromise che lo avrebbe fatto piangere, implorando perdono: nessuno prendeva per il culo le Flo.

 

 

 

SPAZIO AUTRICE.

Si, lo so di fan fiction scolastiche su Naruto ce ne sono a frotte.

Ma spero che questa sia originale e diversa dalle altre, e che vi abbiamo un minimo incuriosito.

Bè insomma… seguitela!

A e, inutile dirlo, i commenti sono MOLTO graditi.

 

Eiko.

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Capitolo 2
*** Roses Cafè. ***


Roses Cafè.

 

 

Roses Cafè. Il luogo di ritrovo degli studenti della Konoha High School, il bar più costoso e rinomato di tutta la città.
Ino e Karin erano sedute su un tavolino sotto la veranda e si godevano gli ultimi sprazzi di bel tempo; Temari sarebbe arrivata a momenti per discutere della festa di sabato.
Ino aspirò il fumo, intossicandosi i polmoni di catrame, e sbrasò(₁) nel portacenere di vetro già pieno di Camel Light.
“Hai portato la lista, Ka?” chiese alla rossa.
“Certo Ino. C’è tutta la scuola, comprese le nuove reclute”
“Perfetto.”
Karin si sporse per prendere il pacchetto che la bionda aveva lasciato sul tavolo: aveva finito le sigarette. “..e compratele le sigarette! O sei una barbona?” sbottò il Giglio ridendo e in trenta secondi fece sparire il pacchetto infilandolo nella borsetta Louis Vuitton.
“Cazzo, a dispetto dei tuoi biondi capelli sei davvero una strega!”
L’occhiata che Ino le lanciò bastava più di mille insulti e subito Karin, a malincuore si zittì, posticipando la sua vendetta ad un futuro non molto lontano.
“Eccomi ragazze. Scusate per il ritardo ma Kankuro mi ha rubato l’auto da sotto il naso e sono dovuta venire con i mezzi pubblici.” Storse il naso e si sedette.
“Non preoccuparti!”
“Allora..” Karin prese in mano la lista e lesse il primo nome “Aburame Shino”
“E chi sarebbe?”chiese Temari frugando nella borsa di Ino e poco dopo trovò il pacchetto di sigarette che la bionda aveva nascosto e se ne prese due, Ino non glielo impedì come aveva fatto con Karin. Temari era l’unica a cui Ino non faceva critiche piccate: certo il Giglio sarebbe stata in grado di rovinarle la reputazione in trenta secondi, ma Temari le avrebbe spaccato il naso con un destro preciso e potente per poi andare in un'altra città con i soldi del paparino e ricominciare una nuova vita da Vip.
Presa nelle sue considerazioni non si era accorta della voce di Karin che la chiamava.
“Ino? Ino.. mi stai ascoltando?”
“Si, ma non urlare cosi! Stai un po’ tranquilla… di che stavate parlando?” si rivolse poi a Temari.
“Non sappiamo chi è Shino Aburame” e rise insieme a Karin.
“Mmm… “ Si arrotolò una ciocca di biondi capelli, pensando prima di rispondere “penso sia quello che ha sempre gli occhiali da sole.. con la passione per gli insetti”
“Terrificante.”
“Lui è fuori.” Il Giglio aveva deciso.
Ino si girò verso Karin. “E Deidara lo invitiamo, no?”
“Certo. Sabato sera sarà la sera in cui finalmente entrerò nel suo cuore.. che lo voglia o no!” e scoppiò a ridere, ancora convinta di quella frase, che orami ripeteva come un mantra ogni volta che lo vedeva. Sei mesi che si conoscevano e lui si divertiva con il pallido corpo della rossa.. e sei mesi che lei era convinta che “la volta dopo sarebbe riuscita a farlo suo”.
“Aha. Si lo dici ogni volta.. vediamo se questa è la volta buona.” L’apostrofò Temari, continuando imperterrita la lista.
“Nara Shikamaru” lesse la Sabaku.
“Assolutamente no!” saltò su Ino, un espressione cattiva dipinta sul viso.
“Ok, Ino!” Le due la guardavano stupite “Non lo invitiamo se ti crea tanto scompiglio”. Poi Karin rise “Comunque è bello vederti tanto infervorata per un ragazzo!” 
“Stai zitta rossa o te la faccio pagare.” E pescò un'altra sigaretta dalla borsa: quel nome era bastato per farle saltare i nervi.


Ino pescò il cellulare dalla borsetta, lesse il messaggio e si rivolse alle altre.
“Kiba e Juugo arrivano tra dieci minuti”
"Viene anche Kankuro a dare una mano per la spesa, come indennizzo per avermi fregato la macchina..” Temari era sadica quando voleva.. e lo sapeva meglio di tutti suo fratello.
Dieci minuti dopo arrivarono i tre ragazzi.
Kiba si avvicinò a Ino e si sporse a dargli un bacio, vicino, troppo vicino, alle labbra.
“Ciao bionda.” Sorrise con quelle labbra strafottenti e poi si rivolse alle altre “Salve anche a voi!”
Juugo sorrise mansueto. “Dateci pure la lista! Provvediamo noi alla spesa”
“Tieni allora!” Karin gli sbattè la lista in pancia, nervosa.
“Temari, la macchina la prendo io anche per tornare.” E sventolando le chiavi della mini corse via seguito dagli altri uomini, si fa per dire, mentre Temari infuriata si alzava rovesciando la sedia su cui era seduta e partendo all’inseguimento del fratello.
Karin e Ino si guardarono, sconsolate. Con i fratelli Sabaku finiva sempre così.


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E sabato arrivò.
Mancavano due ore all’inizio del party e a casa di Temari erano in corso i preparativi con le Flo più Kiba e Juugo, che avevano portato la spesa di alcolici.
“Che ne dite?” Ino si girò a prendere i due vestiti posati sul letto di Temari. “Quello rosa..” e alzò un vestito di media lunghezza, rosa pallido e con due spalline sottili oro. “..oppure quello nero?” e alzò l’altro, un vestito cortissimo che finiva a palloncino.
“Secondo me quello nero” disse Karin.
“Io invece dico quello rosa” ribattè Temari.
“Io invece dico che vado a prendere le sigarette al tabacchino di fronte” Juugo si alzò, non avrebbe sopportato la prova vestiti per più di mezzo secondo e si fiondò alla porta, prima che Kiba lo fermasse.
“Dai provali.. vediamo quale ti sta meglio.”
“Si. Mi sa che è la cosa migliore..” acconsentì Ino e, incurante di Kiba, si tolse dapprima la maglietta e inseguito i jeans che caddero leggeri sul pavimento: infondo Kiba era stato il suo ragazzo l’anno scorso e insieme avevano condiviso le loro prime esperienze e l’aveva già vista in intimo. Orami non si preoccupava più, ma forse non sarebbe stata cosi sicura dei suoi pensieri se avesse visto l’espressione di Kiba.
Il moro guardò le curve candide della bionda, si soffermò sul profilo dei fianchi stretti e si morse, piano, il labbro inferiore. Dio, se era bella Ino: sembrava una dea nella luce rossa che entrava dalla finestra. Ma subito la seta rosa del vestito corse a coprire la pelle del Giglio, impedendone la visione al ragazzo.
“Vado in bagno” annunciò avviandosi nel corridoio.
Entrato si avvicinò allo specchio e si guardo: il leggero rossore che, sfumato, compariva dal colletto su per il collo lo preoccupò. Aprì l’acqua e si bagnò la faccia prima di tornare dalle ragazze che ora erano passate a scegliere il vestito per Temari mentre Ino sorrideva a Kiba nel suo vestito rosa.

 

SPAZIO AUTRICE.

Capitolo corto come intermezzo tra il primo giorno di scuola e la festa.

Qua vediamo un Kiba piuttosto strano, che gli starà succedendo?

E capiamo un po’ meglio le relazioni d’amicizia del team delle Flo.

Spero vi sia piaciuto.

(:

Eiko.

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Capitolo 3
*** The Party. ***


PICCOLA NOTA: avverto che in questo capitolo e nella storia più in generale sono presenti un po’ di parolacce. Avverto poiché non tutti le sopportano in una ff. In ogni caso ho cercato di non esagerare.

 

The party.

 

 

La musica a palla che proveniva dal dj che mixava i brani al massimo volume le intontiva le orecchie e la mente: la festa era già iniziata da un’ora ma non tutti erano ancora arrivati. Vide Kankuro e Temari che litigavano a bordo piscina, chissà che aveva combinato sta volta il fratellino della Sabaku. Passò vicino a loro allo scopo di portarsi via Tem in modo da evitare che quei due, con le loro urla che di li a poco sarebbero divampate, rovinassero la festa.
"Gaara non può andare avanti cosi..” Temari sembrava sul punto delle lacrime. E non era un cosa che accadeva cosi spesso.
Alla fine Ino decise di non intromettersi: era una questione di famiglia e tale doveva rimanere.
Scorse dall’altra parte del giardino il fratello Sabaku argomento della discussione. Se ne stava seduto solo sotto un cedro; evidentemente durante l’estate era riuscito, in qualche modo, a farsi fare un tatuaggio: sulla fronte stava per l’appunto tatuato l’ideogramma significante “amore”; strano disegno per un tipo come Gaara. Proprio sotto l’occhio destro aveva un profondo graffio da poco cicatrizzato.
“Ciao..” si sedette accanto a lui, piegando il vestito firmato in modo da non sgualcirlo.
“Mmm..”  grugnì il rosso, in segno di saluto.
“Ti si sei fatto un tatuaggio, alla fine?” gli sorrise, amichevole.
“Si..” loquace come sempre il ragazzo, non c’è che dire.
“E come l’hanno presa Tem e tuo padre?”
“Tem mi ha sbattuto fuori casa per tre giorni urlando che ero un coglione, papà ancora non l’ha visto. E presumo che per un po’ di tempo non lo vedrà.”
E alle parole del ragazzo si rattristo.
Ino conosceva la disastrata situazione della famiglia Sabaku: la madre era morta di parto, dando alla luce Gaara; il padre invece, ricco imprenditore, era sempre in giro per il mondo a soggiornare nelle sue molte ville in compagnia delle sue altrettante amanti e Temari, ben presto, si era presa a carico, senza averne scelta, tutta la famiglia: si comportava come un madre con Kankuro e Gaara, un madre molto incazzosa e irritabile, ma faceva del suo meglio. Gaara invece, che Ino sospettava si rimproverasse della morte della madre, viveva come un teppista peggiore di Temari; non c’era giorno che non riportasse qualche ferita o qualche notte che tornasse ad ore decenti, anzi a volte nemmeno tornava; frequentava gente molto più grande di lui e assolutamente poco raccomandabile. A nulla erano valse le sfuriate, i rimproveri e le lamentele di Temari.. Gaara era tutto sua sorella: orgoglioso, forte, indipendente e totalmente indifferente agli obblighi a cui la gente incessantemente lo obbligava.
“Bè, in ogni caso ti sta davvero bene.” Sorrise guardando la folla, scorgendo all’improvviso una chioma castana che si allontanava nella folla. Balzò in piedi e saluto Gaara “Comunque ci sentiamo, ciao ciao.” E sparì nella folla.

 

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Karin prese il Cosmopolitan che il barman le aveva appena passato, strizzandole l’occhio; si girò di scatto muovendo i lunghi capelli.
Ma dove diavolo era finito Deidara?! Si guardò intorno nervosa e vide Neji guardare da lontano la cuginetta Hinata che era caduta proprio tra le braccia del “suo” Naruto, che per tenerla in piedi l’aveva afferrata in un abbraccio stritolante; di certo era meglio che quel baka lasciasse andare Hinata al più presto se voleva tenersi le braccia attaccate al corpo: Neji lo stava guardando gelido, con un’occhiata degna del peggior serial-killer.
All’improvviso, proprio dietro le spalle di Neji, scorse dei famigliari occhioni azzurro cielo: finalmente quel cretino era arrivato!
Finì il cocktail in un lungo sorso e si avviò al centro della pista, dove Deidara cercava di evitare le primine che in preda alle intemperie degli ormoni gli si strisciavano addosso come animali in calore. Arrivò di fronte al ragazzo e scansando via una moretta particolarmente insistente gli si piantò davanti, le mani sui fianchi e l’aria minacciosa negli occhi scuri.
“Alla buon ora Deidara!”
“Minchia. Nemmeno ciao? Sono appena arrivato e già rompi i coglioni!”
“Senti biondino! Abbassa le arie ca..” ma non finì la frase.
Le labbra morbide del ragazzo si erano posate sulle sue in un bacio che diventava di secondo in secondo sempre più travolgente,; restarano cosi, senza prendere aria, finché la rossa non si stacco per riprendere fiato.
“Noi.. dobbiamo parlare” lo guardò, in segno di sfida.
E lo trascinò via, verso la camera di Temari.

 

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Ino, veloce nella folla, spinse via Hinata che finì, rossa di vergogna, contro Naruto.
Per fortuna i tacchi le alzavano la sua, già alta, statura e in quel modo riusciva a scorgere le teste delle persone: non fù difficile trovare una testa mora con una coda alta somigliante ad un ananas, si stava dirigendo verso una poltroncina in prossimità della piscina; lo raggiunse in trenta secondi e afferandolo per un braccio lo costrinse a girarsi.
“Che cazzo ci fai te qua?” domandò con la voce più velenosa che conosceva.
“Mi ha trascinato qui Choji e poi che ti stupisci? Da’altra parte sono stato invitato anche io alla tua seccante festa.” E tirò fuori dalla tasca un invito rosa, uguale a quelli che avevano scritto loro tre giorni prima.
In un movimento fulmineo di unghie fresche di manicure Ino gli strappò l’invito e lesse: era senza dubbio identico a quello che aveva creato Tem e c’era proprio scritto “Nara Shikamaru” ma la scrittura non era ne di Temari ne di Karin. Chi mai le aveva fatto un affronto del genere? Appena lo avesse saputo.. stropicciò il foglietto con tutta la forza che aveva.
“Bè questo invito non è autentico. Non so chi l’abbia fatto ma non è stato scritto da nessuna delle Flo.” Glielo ridiede, sbattendoglielo contro gli addominali scolpiti. “Quindi ora puoi anche andartene” e fece per girarsi.
“Con molto piacere. Questa festa è davvero una noia.. ah! E attenta a non inciampare nel tuo ego mentre te ne vai”
“E tu attento a non addormentarti per strada.. sarebbe un vero peccato che un serial killer ti usasse come prossima vittima.”
E con un gesto eloquente, che lo invitava ad andare in un preciso posto, si allontanò inghiottita dalla folla.

 

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Si avvicinò al fratello, infuriata come mai prima.
“Da questo momento in poi non uscirai più di casa senza il mio permesso, e avrai la possibilità di uscire per conto tuo solamente per andare a scuola!”
L’altro alzò gli occhi azzurri… e spenti.
“Come se potessi realmente impedirmelo…”
“Gaara ti avverto che..” ma quello non l’ascoltava nemmeno più, aveva acchiappato al volo Matsuri e ora se la stava trascinando via dando le spalle alla sorella maggiore.
Temari, il fumo che per poco non le usciva da sotto gli inseparabili codini, si allontanò ancora più arrabbiata di prima. E, procedendo alla carica, come un treno in corsa, andò a cozzare contro un ragazzo dall’aria annoiata e un po’ strafottente.
“Eh che palle! Ma nessuna delle Flo è abbastanza intelligente da guardare dove va?”
Shikamaru si stava rialzando dal pavimento appiccicaticcio su cui era caduto.
“Stai insinuando che sarei stupida?”
“Oh.. io non insinuo niente.” Sorrise, sottointendendo il reale significato delle parole.
“Ah si? E tu insinua questo..” e gli tiro un sinistro in piena faccia, facendogli uscire sangue dal naso.
“Ma sei scema per caso?” parlava sputacchiando il suo stesso sangue.
L’altra, rinsavita dal suo raptus omicida, guardava stupita il sangue che scendeva fiotti.
“Oddio scusa! Ero nervosa e i miei istinti da (ex) teppista hanno avuto la meglio.”
Temari prese un fazzolettino dalla borsa e glielo porse. “Vieni in cucina dai, che ti do una sistemata.”
E senza dire nient’altro lo prese per mano e se lo trascino in cucina.

 

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Chiuse con un scatto la porta dietro di se e si girò verso Deidara.
Lacrime salate scendevano dagli occhi, ribelli, non dovevano cadere. Maledizione!
Le lacrime sono roba da poppanti.. e lei non era una poppante. Lei era forte, lei non doveva piangere.
Abbassò gli occhi in modo che la frangia, veloce, andasse a coprirle gli occhi lucidi e ne impedisse la visione a.. lui.
Eppure non era stata abbastanza pronta. Lui aveva visto tutto e ora le stava alzando il mento con le lunghe dita, affusolate ma forti.
“Che cazzo piangi?” la sua voce era.. irritata.
Come poteva essere irritato, lei stava piangendo, per la miseria! Non voleva essere compatita ma non si meritava nemmeno la sua rabbia.
“Sei proprio uno stronzo!”
Ma lui, senza ascoltarla, si butto sulle sue labbra rosse come sangue, rosse come il cuore, rosse come una rosa senza spine. E lei ricambiò, incapace di liberarsi dalla sua ossessione. Non importa quanto una cosa faccia male.. a volte rinunciare ad essa fa ancora più male.
E allora, tra le lacrime che ancora scendevano dagli occhi, e tra la passione che la mano posata sul basso ventre le dava, disse quelle parole che pensava da mesi e che mai era riuscita a dire.
“Ti amo”
Debole sussurro che riuscì a bloccare il ragazzo. Lei alzò lo sguardo mentre lui apriva gli occhi.
La smorfia di.. rabbia? Possibile che fosse rabbia quella che faceva stringere incredibilmente gli occhi del ragazzo in sottili fessure?
Non lo seppe mai.
Ed il biondo ritorno alla sua occupazione, con più foga, più passione. E lei si dedico alla sua droga personale, mentre lo spingeva sul letto.. trovando di nuovo quella forza selvaggia che l’aveva sempre contraddistinta.
Karin non piangeva. E ancora più importante, Karin non doveva amare nessuno.

 

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Ino afferrò al volo un cocktail indefinito e borbottando scorse Kiba spaparanzato sulla sdraio vicino al soggiorno.
“Quel Nara maledetto.. me la pagherà o se me la pagherà!”
Sempre borbottando si sedette accanto a lui, accarezzando distrattamente Akamaru.
“Che ti ha fatto Shika?”
“Maledettissimo cretino!” si girò verso Kiba, gli occhi di fuoco. “E’ venuto alla festa con un invito falso e mi ha praticamente detto che sono una viziata, egoista e egocentrica!”
Il moro non resistette e immaginandosi a cosa andava incontro, scoppiò a ridere, nella sua tipica risata che sembra un latrato.
“Grande Shika. Non gliene frega proprio niente delle persone.. se deve dire una cosa, la dice!”
Si disse tra se e sé. Poi un leggero bruciore gli pervase la guancia: Ino gli aveva tirato uno schiaffo secco in piena guancia.
“Mamma mia! Non è mica la prima volta che ti insultano Ino!” Akamaru si alzò sulle zampe leccandogli la guancia rossa. “Come mai ti importa tanto del suo giudizio?”
“Non me ne porta un cavolo del suo giudizio!” e, prendendo un altro cocktail, si allontanò digrignando i denti fra se e sé.

 

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“Merda. Che male! Hai un sinistro assassino, bionda!” si teneva il naso dolorante.
“Anni e anni di risse per strada.” Sorrise Temari, appoggiandogli delicatamente il ghiaccio sul naso.(*)
“Comunque tu saresti?”  chiese poi.
“Shikamaru Nara, piacere” e gli porse la mano libera.
La bionda scoppiò a ridere fortissimo. “Allora tu saresti Nara? Quello che Ino non ha voluto a tutti i costi alla festa?” si teneva la pancia.
“Quella strega bionda…” digrignò i denti.
“Ahah.. in ogni caso che ci fai qui?”
“Qualcuno deve avermi mandato un falso invito e il mio migliore amico mi ci ha trascinato..” si strinse nelle spalle.
“Comunque piacere, io sono Temari no Sabaku.” e rispose alla stretta di mano del moro.

 

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Kiba stava guardando la sua migliore amica che, con il quinto cocktail in mano, si stava divertendo con il terzo fortunato della serata.
A un certo punto il ragazzo, alto con capelli castani e gli occhi verdi, iniziò a salire con la mano su per la coscia di Ino.
Cosa voleva fare quel bamboccio?!
In trenta secondi, quasi si fosse teletrasportato, fu al fianco del ragazzo che spinse via.
“Cosa credi di fare?” ringhiò, come Akamaru, sempre al suo fianco.
“Eh dai! Non dirmi che non hai mai voluto fare un giro con il Giglio. Sarebbe popolarità assoluta.”
“Io non ho bisogno di ricorrere a stupidi giochetti come approfittarne quando è ubriaca.”
Poi senza un’altra parola la prese per il fianco e la portò via.
Incrociò Shikamaru che gli chiese dove fosse Choji e sbrigativo gli rispose: aveva una “cosa” da portare in salvo.
Conosceva abbastanza bene casa Sabaku e in poco tempo trovò la camera di Kankuro: posò delicatamente Ino sul letto e si sdraio al suo fianco, coprendo se stesso e la ragazza con la coperta.
Ino russava placida accanto al suo petto e lui si rilassò, le bacio la fronte e ascoltando il respiro della ragazza si addormentò. Kankuro non si sarebbe di certo arrabbiato per l’usurpazione della sua camera. O almeno lo sperava.

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Guardò l’orologio della cucina: segnava le tre e un quarto di notte.
“E’ meglio che vada a cercare Choji” disse Shikamaru, avviandosi in salone.
“Vengo con te. Tanto non ho nulla da fare.”
Entrarono insieme nel salone praticamente vuoto, erano andati via quasi tutti e guardandosi in giro non scorse da nessuna parte la vasta mole di Choji, che, con l’aiuto di suo padre, aveva il compito di riportarlo a casa.
Kiba, con al fianco una Ino visibilmente ubriaca, passò li di fianco.
“Choji mi ha detto di dirti che una biondina l’ha invitato nel suo appartamento e che gli dispiace ma è un occasione da non perdere.” Disse sbrigativo, sparendo mezzo secondo dopo.
“Grazie Kiba..” poi si girò sussurrando “Merda.”
La bionda che lo accompagnava, e che aveva degnato l’amica di un solo sguardo, lo guardò divertita.
“Che problema c’è? Stai a dormire qua..” rise.
E alla fine non è che avesse molta scelta, Shikamaru, e cosi accettò l’invito sentendosi profondamente ipocrita; lui che aveva sempre criticato quelle tre sciocche ragazze per la loro stupidità ora si ritrovava ad essere ospitato in camera di una di queste. Bah.. o dormiva con lei o dormiva per strada. Non ebbe indecisioni su quale fosse la scelta migliore: probabilmente era troppo stanco solo per scendere in strada. E cosi si avviò, strisciando i piedi, dietro Temari.
“Questa è camera mia.” Disse l’altra aprendo di poco la porta, e richiudendola subito dopo vedendo cosa stava succedendo dentro.
“Direi che la mia stanza è occupata.. maledetta Karin!” e poi scoppiò a ridere.
Doveva immaginarsela una fine del genere con quei due.. era già tanto che non si fossero dedicati al loro “allenamento fisico” nel bel mezzo del soggiorno.
La camera di Gaara era accanto alla sua ed era, fortunatamente, vuota. Solo che il letto era uno solo.
“Dovremmo dormire insieme.. a quanto pare” disse Shikamaru.
“Bè, sappi che se mi stupri il mio paparino è capace di spillarti anche i bottoni delle mutande!”
E con quella, presumibilmente scherzosa, minaccia si sdraio sul letto con vicino Shikamaru.
Il ragazzo, che aveva la dote innata di addormentarsi dovunque, in meno di un minuto russava già.
Allora alzò gli occhi azzurri verso le labbra dolci del ragazzo, che buffamente erano aperte in una piccola o.
E rise tra se e se, prima di addormentarsi con il profumo agrumato del ragazzo sotto il naso.

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Una piccola scossa le disturbo il sonno. Stinse gli occhi e tentò di tornare a dormire. Ma subito una più forte la costrinse, nolente, ad aprire gli occhi. Deidara la guardava scocciato.
“Ti volevo solo avvisare che ora me ne vado. Domani sera parto.. vado in guerra e tornerò probabilmente fra un anno.”
Lo disse con una leggerezza assurda. Sembrava avesse parlato del tempo invece che del suo futuro.
Deidara faceva parte dell’esercito. Era uno dei migliori soldati esperti in tema di bombe e proprio per questo, gli venivano affidati compiti superiore a quelli degli altri compagni.(1) Karin lo sapeva che prima o poi sarebbe successo, che la guerra lo avrebbe chiamato tra le sue file. Lo guardò, imponendosi e riuscendo, a non piangere.
“Almeno sta notte rimani al mio fianco.” Disse solamente quella frase.
Deidara si guardò intorno, cercando una via di fuga da quella situazione. Non ne trovò.
“Va bene.” E si sdraio di nuovo.
Accanto a lui la rossa fece lo stesso. Poco dopo dormiva.
E in silenzio il biondo si vestì e prese le sue cose, sparendo dalla porta.
Al mattino la rossa si rese conto che non l’avrebbe rivisto per almeno un anno e nascose la testa sotto il cuscino per impedire alla sua debolezza di manifestarsi , capricciosa e inopportuna.

 

 

SPAZIO AUTRICE.

Un nuovo capitolo finito!!
Devo dire che questo mi è piaciuto un sacco scriverlo e che, incredibile per una come me, l’ho finito in un solo pomeriggio.
In questo capitolo ho fatto degli accenni Naru/Hina e Matsu/Gaara, solo per sfizio personale e per rendere un po’ più dettagliata la descrizione della festa. *.*
Ah e spero sia arrivato il concetto delle Flo: un pò più umane di come le abbiamo conosciute fin'ora.

NOTE: (*) hem! Diciamo che non sono pratica di pugni in faccia e non so davvero se il ghiaccio serva a qualcosa o se si metta in questi casi. Prendetelo come una verità che l’autrice sente di possedere ù.u

(1)   Dio! Non sono nemmeno un esperta in guerra e soldati. Prendete per come vengono queste informazioni/supposizioni.. ._.°

 

RISPONDIAMO AI COMMENTI:

o meglio alla mia unica commentatrice.. ç.ç

 

Meg89: intanto grazie davvero dei complimenti sulla scrittura. Mi hanno davvero fatto piacere.. (si del tipo leggo la storia 20 volte prima di pubblicarla ma praticamente sempre mi sfugge qualcosa).
Mi ha fatto piacere soprattutto perché considero la mia scritto un po’ troppo da “sceneggiatura” e mi fa piacere che qualcuno l’apprezzi (:
In secondo luogo la critica sui contenuti: non preoccuparti non mi sono offesa! Ma ci tenevo a precisare che era mia reale intenzione dipingerle come snob, antipatiche, superficiali e somiglianti alle protagoniste dei telefilm americani. Dovevano essere sciocche e frivole perché all’inizio di questa storia loro sono realmente cosi ma durante il corso dell’anno incontreranno nuovi amici e nuove situazione che le porteranno a rivedere il loro carattere sia in bene che in male..  e andranno a scoprire il vero significato delle cose (detto cosi sembra una cosa tipo:”nuovo messia” ma non è questo il senso.. solo che ora come ora sono incapace di esprimermi al meglio).
In ogni caso fammi sapere, se e quando, continuerai la storia se ti farò cambiare idea o rimarrai della tua convinzione.
Thanks per la recensione con le critiche bene accette.


E ooooooooooooooooooora.
Bè, direi: fatemi sapere com’è questo capitolo.
Perché mi sto demoralizzando abbastanza per la mancanza di commenti.
ç.ç

Eiko.

 

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Capitolo 4
*** Maledetti mandarini! ***


MALEDETTI MANDARINI!

 

La campanella della ricreazione era appena suonata. Temari, pacchetto di sigarette in tasca, si avviò per l’affollato corridoio alla ricerca della 4-S. Naturalmente al suo passaggio tutti si spostavano, sorrise sentendosi un po’ Mosè in mezzo al mar Rosso, salutò un paio di persone e arrivò di fronte alla classe di Ino.
Dentro c’erano solo Shikamaru, Ino e Naruto; si fermò sulla soglia.
“Ino.. vieni giù a fumare con me?” le urlò dalla porta “Da sola mi deprimo…”  aggiunse a mo’ di spiegazione.
Gli occhi azzurri di Ino si alzarono dal foglio su cui stava febbrilmente scrivendo e con un gesto eloquente le fece segno di avvicinarsi.
“Tem.. non posso devo copiare ancora i compiti di matematica e Shikamaru non me li vuole dare!”
Classico da Ino: aveva già sette materie insufficienti.*  
Poi sottovoce, attenta a non farsi sentire chiese un favore all’amica.
“Ti prego, porta via quel altro” indicò Shikamaru che sonnecchiava con la testa sul banco “che mentre lui se ne sta fuori io gli copio i compiti e poi rimetto tutto al suo posto. Non se ne accorgerà mai.”
Temari sbuffò. Toccava sempre a lei il lavoro sporco.
“Shikamaru. Hai una sigaretta?”
“Si, ma non per questo te la offro, Sabaku.” Gli rispose, la testa appoggiata sul banco.
“Dai Nara. Vieni anche tu a fumare che mi deprimo se no!”
E fece gli occhi dolci; certo Nara era uno scansafatiche alla decima potenza ma alla fine preferiva una sigaretta con la Sabaku piuttosto che stare a sentire gli urli isterici dell’altra bionda: Ino.
“E va bene, sei una seccatura però!”
“Lo so” e facendogli la linguaccia lo prese per il polso trascinandoselo fuori dalla classe, mentre l’amica si tuffava sul quaderno di Shikamaru.

 
Poco più tardi erano seduti su una panchina, il sole temperato striava i capelli biondi di Temari con dei riflessi dorati, Shikamaru si perse in quei fili d’oro e si ritrovò a fissarli, incantato.
“Che c’è?” sorrise la bionda.
“Niente niente..” subito distolse lo sguardo rivolgendo la sua attenzione alle poche nuvole che adornavano il cielo: era troppo sereno per lui.
All’improvviso passò un gruppo di ragazzine e Temari, veloce come il vento, tolse il suo sincero sorriso per cambiarlo con un’espressione di indifferenza e superbia.
“Perché fai cosi?” Shikamaru socchiuse un occhio e guardò in faccia la ragazza.
“Cosi come?”
“Quando arriva qualcuno metti subito una maschera di superbia e strafottenza che viene voglia di cancellarla con la candeggina.”
Rise di quella metafora cosi strana ma efficace, poi si rabbuiò per un attimo.
“Vedi, io sono una Flo. E le Flo sono altezzose, superbe e indifferenti, è lo stereotipo delle regine della scuola e noi accontentiamo ciò che gli altri si aspettano da noi. Vedi, in ogni organizzazione, c’è bisogno di capi che comandino, è una condizione intrinseca della società.. e nella Konoha High School quelle siamo noi. E se questo cambiasse verrebbe fuori il caos primordiale.”
“Ma che senso ha far finta di essere stronza e superba se in verità non sei te!” Davvero Shikamaru non capiva, alla faccia della sua intelligenza, quella era davvero una contraddizione che non riusciva a capire.
“E’ il prezzo da pagare per essere una Flo.”
“E a che scopo essere una Flo?”
“Bè..” ci pensò un po’ su. “Insomma le Flo sono l’emblema della bellezza, dello status sociale e la maggiore aspirazione di ogni ragazzina, e in fin dei conti, sei onorata di essere stata scelta tra tante. Vedi io sono entrata a far parte delle Flo in seconda superiore, mi ha scelta Hana Inuzuka, l’ex-Giglio, senza che io mi fossi proposta. Avevo quattordici anni, era un grandissimo onore e me ne andavo in giro tronfia per i corridoi, già assaporavo l’idea di essere la prossima Giglio” sorrise rivangando i ricordi passati.
Stava per aggiungere qualcos’altro ma suonò la campanella, e velocemente si alzò.
“Ciao Shika. Ci vediamo.” E scappò via, veloce come la luce.
Il moro chiuse di nuovo gli occhi e si rilassò cinque minuti prima di seguire i passi della Sabaku. Di una cosa era certo: non avrebbe mai capito le donne.

 

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Arrancava nel vicolo buio maledicendo la sua degenera madre. Ancora sentiva le sue urla nelle orecchie.
“Shikamaruu! Vai a prendere il latte.. e veloce!”. Inutili le sue proteste; si era convinta di fare un dolce per l’indomani e le mancava il latte cosi ora si ritrovava, con una fame da lupi, a camminare per i vicolini bui alle dieci di sera. L’avrebbe denunciata a chi di dovere, poco ma sicuro: era sfruttamento di minori questo! 
La sua pancia brontolò; si ricordò dei mandarini che aveva preso e si auto convinse che sua madre non si sarebbe arrabbiata se ne avesse mangiato uno.
Svoltò a destra; la scorciatoia che passava per l’ospedale avrebbe accorciato la strada di cinque minuti buoni, tirò fuori la retina contenente gli agrumi e l’aprì, incautamente. In meno di mezzo secondo l’asfalto introno era ricoperto di mandarini rotolanti.
“Maledizione!” iniziò a recuperarne più ne poteva; li raccolse quasi tutti tranne un paio, finiti irreparabilmente in una macchia d’olio.
Non ne poteva più di quel giorno, si stropicciò gli occhi.. rischiava di addormentarsi a momenti. Un pensiero dettato dalla stanchezza gli attraversò la mente: forse poteva introdursi nell’ospedale, fingersi malato e rimanere il a dormicchiare. Si voltò a guardare il piazzale dell’edificio, forse in un inconscio tentativo di realizzare la sua stupida idea.
Notò una ragazza che parlava conciata al cellulare, sotto la luce del neon; la riconobbe subito, i biondi capelli raccolti in quattro buffi codini erano riconoscibili ovunque. Indeciso sul da farsi la guardò da lontano, sembrava davvero scazzata e probabilmente era meglio lasciarla in pace; aveva una vaga idea di com’era Temari da nervosa..sentiva ancora male al naso, ripensandoci. Stava per andarsene quando vide la ragazza spegnere il cellulare, fermarsi mezzo secondo e lanciarlo per terra con una forza impensabile. L’apparecchi si ruppe in mille pezzi spargendo pezzi di vetro e metallo da tutte le parti.
Vedendo l’esplosione di ira della bionda Shikamaru fece davvero per andarsene ma poi si accorse che Temari si era accucciata per terra, la testa rivolta all’asfalto e le spalle che tremavano leggermente: stava piangendo.
Non poteva ignorarla, non si spiegò il perché, ma sentì il bisogno di andare li: era troppo buono probabilmente, si disse.
In ogni caso riprese in mano la borsa della spesa e si affrettò a raggiungere la ragazza, che non si era ancora accorta della sua presenza.
“Temari!” la chiamò; non voleva di certo spaventarla comparendo alle sue spalle.
Come se una scossa l’avesse colpita si alzo in piedi, si asciugo gli occhi velocemente e senza farsi vedere e si girò, mettendo su la solita aria da dura.
“Ciao Shika.” Il suo aspetto da “Flo” era però rovinato dagli occhi rossi.
“Stai bene? Che è successo?”
“Niente.” Rispose velocemente, troppo velocemente perché non fosse una bugia.
“E cosa ci fai all’ospedale? Un giro turistico?” sarcastico. Troppo sarcastico.
La ragazza si guardò intorno, in un comportamento tipico  di chi si sentiva con le spalle al muro; lo guardò negli occhi e subito abbassò i suoi, mentre le lacrime che prima tentava di reprimere scendevano più incontrollabili che mai.
“I-io . .e cco..”  le stille salate le inondavano gli occhi e più si ripeteva che era una stupida, che piangere in pubblico, per di più davanti a un ragazzo era la cosa peggiore da fare, e più le lacrime scendevano rabbiose e sconsolate sulla pelle liscia.
Shikamaru guardò quella ragazza piegata sotto il peso di cose più grandi di lei, che gli piangeva davanti agli occhi. Gli si strinse il cuore.
“Vieni dai. Andiamo a prendere un caffè e poi mi spieghi”.

 
Poco dopo erano seduti sulle sedie della sala d’attesa, Temari si era calmata.
“Ora mi dici che succede?”
“Bè ecco. Diciamo che Gaara è rimasto coinvolto in una rissa con dei tipi tremendi e è caduto, o meglio lo hanno spinto, ed ha sbattuto la testa conto un muretto. Deve ancora svegliarsi.”
Shikamaru la guardò: suo fratello era addormentato in una camera d’ospedale dopo aver sbattuto la testa, ci credeva che stava male!
“Ma Kankuro?”
“ Kankuro è fuori città con dei suoi amici, e non gli prendere il cellulare. Ho provato a chiamare anche Ino ma non ha risposto nemmeno ai messaggi.” E notò che la voce era diventata improvvisamente più tagliente. “Karin è andata a passare il weekend nel suo paese natale, a trovare sua nonna, e non riesce a tornare prima di domani mattina.”
“Ah.. La prossima volta chiamami senza problemi, sperando ovviamente che non ci sia una prossima volta.” Parlò senza pensarci, prima di rendersene conto.
La Sabaku lo guardò storto, un sorriso malizioso mischiato a un occhiata sorpresa.
“Insomma.. a questo punto possiamo dirci amici no?” aggrappandosi agli specchi sentì il caldo fluire sul collo e per distrarre la ragazza disse la prima cosa che pensava.
“Con chi parlavi al telefono prima, comunque?”
Brutto argomento evidentemente: la bionda aveva abbassato gli occhi di nuovo.
“Mio padre.” Disse in un appena udibile sussurro. “L’ho chiamato per dirgli di Gaara e pensavo venisse a trovarlo dato che si trova appena fuori città ma evidentemente ha troppo da fare con le sue amanti per preoccuparsi di suo figlio. Ha detto che non c’era bisogno che venisse, che potevo cavarmela benissimo da sola.”
Finì il suo discorso adirato e, senza pensarci, appoggiò la testa sulla spalla del moro guardando il vuoto con occhi vacui.
In quel momento il cellulare di Shikamaru prese a suonare, diffondendo nella sala silenziosa un musica rock a tutto vuole, subito rispose: non voleva che lo cacciassero.
“Pronto mamma?”
“Dove ti sei cacciato, figlio disgraziato!” l’urlo di sua madre arrivò alle orecchie della Sabaku che rise tra se e sé.
“Mamma, torno a casa tardi. Sono con una mia amica.”
“Se per le cinque non sei a casa ti diseredo. E vedi di non farmi diventare nonna con la tua amichetta capito?!” e sbattè giù il telefono mentre Shikamaru arrossiva fino alla punta delle orecchie. Ora Temari rideva apertamente.
Il moro la guardò negli occhi e scoppiò a ridere pure lui.
Si ripresero cinque minuti dopo, tornando seri mentre un’infermiera avanzava a passettini veloci e ticchettanti nel corridoio.
“Signorina Sabaku?” si rivolse a Temari con aria professionale e distaccata, mentre la ragazza tratteneva il respiro. “Lieta di informarla che suo fratello si è finalmente svegliato e che gli esami non hanno rivelato danni gravi, però dovrà restare sotto osservazione per una o due settimane.”
“Grazie.” Disse semplicemente, riprendendo a respirare. “posso vederlo?”
“Certo signorina.” E si alzò mentre Temari la seguiva. Shikamaru restò seduto.
“Vieni o ti devo mettere un razzo nel …” si fermò lasciando sottintendere la frase.
“Ma dai è una questione di famiglia.” Protestò il moro.
“Mi sentirei meglio se venissi con me.” Lo guardò con quegli occhi azzurri.
“E va bene.” Rassegnato la segui verso la stanza del fratello.

 

 

NOTE AUTRICE:

Povero Gaara ç.ç
Insomma piccolo capitolo incentrato sul rapporto Temari e Shikamaru; anche se devo ancora vedere se diventerà realmente una Shika/Tem.. ho in mente altre avventure per questi due. (:

 (*) diciamo che in questo frangente Ino ha preso spunto da me.. sigh. Già sette materie!

 

RISPONDIAMO ALLE RECENSIONI:

Meg 89: no certo che una tua nuova recensione non mi dispiace, i consigli sono sempre ben accetti *.*
Accidenti.. maledette sviste xD ecco cosa succede ad aggiornare la sera tardi da stanchi ..
Comunque si come ho accennato Ino, Temari e Karin hanno tutta una loro introspezione che nei primi tre capitoli ho lasciato MOOOLTO superficiale perché, appunto, volevo svilupparla nel corso della storia.. in quanto per me le persone non sono sempre quello che fanno vedere agli altri.
La Deidara/Karin… si, non è una coppia che ho visto spesso nel sito, ma io non li vedrei male assieme  ^^ anche se lui fa il bastardo. Stupido bombarolo xD ma no dai poverino! >.>
Comunque spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, non succedono molte cose in se, mi serviva per approfondire un po’ Temari.
Baci Eiko.

Sarataverna: ma grazie dei complimenti cara ^^ mi fa piacere che ti piaccia (uh! Giochi di parole!), continua a seguire e fammi sapere se ti piace anche questo capitolo (:  Eiko.

Hachi92: Allora diciamo che, come risposto nella recensione del capitolo prima a Meg89, Ino e  le altre sono volutamente descritte cosi, o meglio chiarisco: i primi capitoli sono incentrati su un introspezione molto superficiale  dei personaggi che verranno poi approfonditi nel corso della storia. I primi capitolo descrivono come loro si comportano con gli altri, essendo Flo, ma soprattutto come gli altri le percepiscono.
Comunque mi potresti dire dove vedi gli elementi riguardanti il modo narutiano? Penso di essermeli persi per strada (in caso chiedo amabilmente scusa)… comunque si è una AU come è specificato nelle note ed è pure OOC in quanto Ino non è cosi nel manga, naturalmente; come non lo sono né Temari né Karin, essendo AU ho voluto cambiare i caratteri, ma come già detto l’introspezione dei personaggi, le motivazione che li portano a compiere determinati atti saranno descritte più avanti: fa parte della storia.
PS: insomma dai, non è che Ino si è spogliata davanti a Kiba del tutto.. semplicemente si è cambiata velocemente d’abito; Ino e Kiba sono stati ex e lui sa tutto di lei, e l’ha anche vista in condizioni più intime diciamo. Non lo vedo proprio come un comportamento da sgualdrina.
Ah e io non ho nulla contro le biondi- occhi azzurri.. anzi, pagherei per avere capelli biondi e occhi azzurri e un fisico come Ino, e non le considero affatto sgualdrine di classe C.
Il nome “Giglio” è stato dato nel corso degli anni a queste regini e per tradizione si “tramanda”, diciamo.. il Giglio sotto intende la “posizione di prestigio” possiamo dire del capo delle Flo.
Comunque se ne hai voglia segui la ff in quanto si evolverà il comportamento di Ino, tuo personaggio preferito, e delle altre (non dimentichiamocele se no si offendono).
Eiko.

 
Ringrazio anche midnightx5 per avere messo la storia nei preferiti ^^.

 
Alla prossima!

Eiko.

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Capitolo 5
*** Qual'è la scelta giusta? ***


ATTENZIONE: Da qui in poi Ino si comporterà da “bastarda”, niente di cosi grave ma avviso lo stesso in quanto, essendo il personaggio preferito di alcune persone, esse/i potrebbero rimanerci “male” per questa mia caratterizzazione. Se in ogni caso voleste comunque continuare a leggere siete ben accettate. Baci Eiko.

 

 

Qual è la scelta giusta?

 

 

Casa di Karin.
“Come sta tuo fratello?” chiese distrattamente Ino all’altra bionda.
Temari le lanciò un occhiata fugace di irritazione prima di risponderle.
“Meglio. E’ appena tornato a casa. Grazie per l’interessamento.” Sulle labbra un sorriso finto; come se volesse vedere se Ino si sentisse un minimo in colpa per il disinteressamento dei giorni prima.
“Scusa, sai, se non sono riuscita a venire all’ospedale. Avevo un impegno inderogabile, tesoro.”
Che scuse finte. Lo si vedeva lontano un miglio; i suoi occhi era ancora tutti impegnati alla cura della sua manicure e lo disse con un tono di voce cosi piatto e inespressivo: sembrava un commento sul tempo.
Temari le piantò gli occhi verdi in faccia, ma lei fece finta di nulla e continuò a ciarlare di qualche argomento frivolo; quanto le avrebbe spaccato quel delicato nasino che si ritrovava?
La trattenne il rumore della boccetta di smalto rosso che si rovesciava a terra e la vista di Karin che si precipitava fuori dalla porta.
Incuriosita ma soprattutto preoccupata seguì l’amica e la aspettò fuori dal bagno.
“Karin.” Non ottenne risposta.
“KARIN! Va tutto bene?” da dentro si sentì il rumore di un conato di vomito.
Dopo poco il rumore dell’acqua che scorreva e infine la rossa aprì la porta: aveva un colorito pallido, quasi verdognolo, e due pesanti occhiaie intorno agli occhi. Non era un belvedere.
“Scusa Tem. E’ da un po’ di giorni che non mi sento bene; penso sia un virus intestinale.”
“Non preoccuparti tesoro. Ma ti converrebbe startene un po’ a casa a riposare, altrimenti peggiora!”
“Ma va e viene. In pochi giorni mi passerà” sorrise Karin all’amica preoccupata.
Poi si sdraiò sul letto e Temari sul pavimento di fronte e prese a sfogliare una rivista scema per ragazze.
“Come va con Deidara, Ka?” chiese Ino.
“E’ partito.. come vuoi che vada?” rispose sprezzante la rossa.
“E che cazzo ne so io?” disse la bionda platino.
“Ve lo detto praticamente cinquanta volte!”
“Ah ecco! Ti rendi conto da sola di quanto sei petulante.”
La rossa fece per aprire la bocca.
“Dai, calmate le acque ragazze…” soggiunse Temari per poi bloccarsi improvvisamente come colta da un’idea fulminante: la rivista aperta sulle ginocchia e gli occhi fissi sull’articolo che trattava, gli occhi verdi spalancati e la bocca socchiusa in una piccola o. Trenta secondi però era già operativa e guardava negli occhi la rossa con occhi preoccupati e imploranti.
“Ti prego Karin… ti prego. Dimmi che questo mese ti sono venute le mestruazioni.”
La rossa ci penso su.
“In verità ho un ritardo di una settimana. Ma non sono mai puntuale.” Disse semplicemente.
Ma ora Temari la guardava davvero preoccupata, poi prese il giornale dalle ginocchia e lo distese aperto in mezzo alla stanza.

 


 

AIUTO! SONO INCINTA.

Dieci semplici sintomi di una possibile gravidanza.(*)

 

 
Karin guardò sconvolta il pezzo e non dava segni di riprendersi.
No! Era impossibile: lei incinta? No, erano solo semplici coincidenze. La sua mente lavora febbrile alla ricerca di un solo punto che smentisse la teoria dell’amica.
Poi sentì il calore di due braccia che la stringevano all’altezza del collo: Temari l’aveva abbracciata.
“Dai tesoro. Riprenditi. Non sappiamo ancora se sia vero o no.”
Le sorrise, un po’ forzatamente ma fece del suo meglio.
“Per esserne sicuri ci vuole solo…” ma non finì la frase e sparì in un fruscio di biondi capelli dall’uscio della porta.

 
Tornò dieci minuti dopo con in mano una scatoletta azzurrina: “test di gravidanza” recitava la confezione; la mise in mano alla rossa, che non voleva dare segni di ripresa, poi le prese la mano e la portò in bagno.
Si chiuse la porta alle spalle e lasciò l’amica dentro.
“Dai Karin!” la incitò poi da fuori.
Cinque minuti dopo la rossa aprì la porta, con gli occhi lucidi: non stava piangendo, nonostante ne avesse una voglia matta di farlo. Temari intuì il risultato solo guardando l’espressione dell’amica, ma ne ebbe la conferma leggendo il risultato che, nero su bianco, stava scritto su quel dannato affare.
“Come faccio ora?” chiese la rossa all’amica.
“Non lo so, tesoro. Vieni di là che ora sistemiamo tutto.”
O meglio Temari tentava di convincersene. Erano incappate in un bel disastro.
Ino sentendo i passi alzò gli occhi dal giornale.
“Allora…?”
“Incita” rispose debolmente la rossa.
“Merda!”
L’unica parola appropriata in quella situazione.
Intanto Temari si era seduto sul letto e con un braccio cingeva le spalle dell’amica.
“E’ di Deidara vero?” chiese Ino.
“S-si. E’ da mesi che vado solo con lui.”
Era già tanto che Karin rispondesse, molte altre ragazze della sua età sarebbero già scoppiate in pianti, imprecazioni e altre scenate: ma che la rossa avesse le palle Ino e Temari lo sapevano già da tempo.
“E che hai intenzione di fare?”
“Non lo so.” Disse semplicemente, racchiudendo dentro quelle tre semplici parole tutta la sua disperazione e il suo disorientamento.

̄ ̈'*·~-. ̧ ̧,.-~*' ̄ ̈'*·~-. ̧ ̧,.-~*

 

Ino se ne era andata già da tempo; dalla finestra entrava la luce rossa del tramonto.
Karin guardava, sdraiata sul letto, il soffitto.
“Rimango con te stanotte, va bene?” disse improvvisamente Temari.
“Certo piccola… anzi grazie!. Sei davvero un’amica. Come farei senza di te?”
La bionda sorrise, dandole un bacino sul naso.
“Vado ad avvisare Kankuro che dovrà arrangiarsi per oggi, sperando che non dia fuoco alla cucina.”
Alzò gli occhi e uscì sul balcone, cogliendo l’occasione per fumarsi una sigaretta.
Intanto Karin si alzò dalla sua postazione e si avviò allo specchio e si alzò la maglietta azzurra guardandosi la pancia ancora piatta.
Che avrebbe fatto ora?
Dentro di lei si stava formando una nuova vita con i geni suoi e di Deidara, l’uomo che lei amava ma che non amava lei. A quel pensiero la sua mente fù invasa dall’immagine di un piccolino con i capelli rosso fuoco e gli occhioni azzurri che sorrideva tenero. Automaticamente sorrise anche lei, e non si accorse nemmeno dell’amica che le era arrivata alle spalle e che ora la abbracciava con una mano posata sulla sua che accarezzava la pelle liscia della pancia.
“Ce la faremo. Insieme” e le sorrise nello specchio, guardando l’amica con gli occhi lucidi.

  

Allungò la mano e spense la luce della abat-jour.
Nel buio della notte alzò di nuovo gli occhi verso il soffitto, guardando l’elaborato motivo che la luce della luna creava.
Poi parlò.
“Sai Temari? Non so davvero cosa fare. Mi domando cosa farebbe una persona ferma e decisa in questa situazione, cosa farebbe una persona sicura di sé come dovrebbe essere un capo, una persona come quella che ho sempre cercato di essere: un leader che tutti amino e al contempo rispettino. E ora mi rendo conto che non lo sono mai stata; a parte la mia stronzaggine e il mio non avere peli sulla lingua. Io non sono una persona decisa, sono fin troppo istintiva e non ragiono mai: seguo il mio cuore; una persona dedita al comando non dovrebbe essere guidata dai sentimenti ma ragionare su fatti e emozioni, e lavorarci su, non farsi soggiogare da essi.”
Guardava in alto per evitare che le lacrime cadessero lungo le guancie.
“Mi sono resa conto che non sarò mai quella che cerco di essere. Che stupida ad avere sprecato tutto questo tempo.”
Temari durante il discorso si era voltata verso l’amica, e ne guardava il profilo del volto: regolare e leggermente rigido.
“Sai cosa ho imparato da poco tempo a questa parte?”  sorrise leggermente. “Dobbiamo imparare che non potremmo mai essere uguali ad una persona, perché ognuno è diverso a modo suo. Tu sei speciale proprio perché sei cosi: sprezzante, nervosa e schietta, seppure dolce e indifesa nei momenti che richiedono ... feroce nei momenti di debolezza ma pur sempre unica e speciale ai miei occhi; non dovresti cercare di essere diversa da quello che sei. La spontaneità è uno dei maggiori pregi dell’uomo e noi, ora, dobbiamo cercare di essere meno artificiose e più naturali.”
Si guardarono.
“Hai ragione.” Asserì la rossa. Per poi continuare il discorso.
“In ogni caso non so se tenerlo o no. Tenerlo significherebbe dare vita al figlio mio e di un uomo che ho amato con tutto il cuore ma che lui non mi ha mai amato; si Temari” disse rivolta all’espressione dell’amica “ ho sempre saputo che non mi amava, nonostante la mia ostinazione a tentare di conquistarlo e a convincermi che mi amava; guardare negli occhi mio figlio potrebbe ricordarmi per sempre di questa ferita non ancora cicatrizzata. Abortire significherebbe stroncare la vita del mio bambino, derivato dal mio amore verso una parte importante della mia vita: l’unico uomo che ho amato. Sarebbe come rinunciare  a una parte di me. E davvero.. non so cosa fare. Qual è la decisione giusta?”
Si voltò verso l’amica, guardandola negli occhi verdi.
“La decisione giusta non esiste. Esiste solo quella che ti farebbe stare meglio; ma non posso dartela io, è un qualcosa che devi sentirti dentro. Io posso solo dirti che ti starò vicina in ogni caso: se vorrai tenerlo ti aiuterò a fargli da baby-sitter, sarò la sua “zietta”, ti starò accanto quando partorirai e quando lo crescerai.. ti aiuterò a farlo diventare isterico e manesco come la sottoscritta” e accennò a una lieve risata. “ma se invece deciderai di non tenerlo allora verrò con te all’ospedale quando abortirai, ti starò accanto prima, durante e dopo e non ti criticherò mai.. qualunque scelta dovessi fare.”
La rossa sorrise della prova di amicizia che Temari le stava dando.
“Grazie Temari.”
E l’abbracciò. Si addormentarono cosi, una vicina all’altra, a dimostrare che la loro amicizia non era solo a parole.

̄'*·~-. ̧ ̧,.-~*' ̄ ̈'*·~-. ̧ ̧,.-~*

 
Sentì il tonfo di una tazzina che cadeva: si svegliò di soprassalto, aprendo di scatto gli occhi per poi richiuderli un secondo dopo. Grugnì, rigirandosi tra le lenzuola. Poi gli avvenimenti del giorno scorso le piombarono addosso come un masso. Si sedette velocemente ed ebbe un capogiro: troppo veloce, maledizione!
Si ricordò dell’amica e non vedendola nel letto intuì che fosse nella cucina… in quanto si sentivano preoccupanti rumori.
Si infilò le ciabatte e si avviò alla fonte del trambusto.
“Buongiorno Karin.”
L’amica la accolse con un sorriso, mentre si adoperava ai fornelli. La rossa si buttò su una sedia e la salutò, in uno stato ancora catatonico. Poi gettò un occhiata al tavolo e si svegliò improvvisamente.
“Cosa sono questi?” chiese a Temari, alzando un libro che recitava “Maternità: istruzioni per l’uso”.
“Stamattina mi sono svegliata presto e ho deciso di fare un salto in libreria. Potrebbero essere utili, no?”
La rossa posò il volume indecisa se ridere, o tirarglielo addosso.
Alla fine borbottando un “lasciamo stare” afferrò la tazza di latte che le porgeva la bionda e ne sorseggiò un po’ mentre guardava la bionda affaccendarsi tra uno scaffale e l’altro, neanche fosse una domestica. La vide alzarsi in punta di piedi e prendere le sigarette posate sulla mensola e la bottiglia di wisky che stava accanto.
“Hei! Che stai facendo?” la rossa poggiò la tazza, stizzita.
“Ti prendo le sigarette e l’alcol. Non puoi più né fumare e né bere ora che sei incita e ti tolgo le tentazioni.”  
“Già. Mi ero già dimenticata.” E riprese in mano la tazza.
Mentre Temari rideva guardando l’espressione di Karin alla vista delle sue amate sigarette requisite dall’amica-padrona.

 

SPAZIO AUTRICE

Aggiornatoooo *.*
Wa. (: in un mega impeto di ispirazione ho scritto questo capitolo di getto e spero sia venuto bene.
COLPO DI SCENA! Karin incinta. Chissà come finirà.
In ogni caso volevo precisare una cosa: non essendo informata su maternità e derivati non so se è possibile che le nausee vengano dopo due - tre settimane. Se ho fatto una terribile castronata chiedo umilmente perdono ç.ç

 Note autrice.
(*) Che fantasiaaaaa che ho! ._. in ogni caso è un genere su “Top Girl” e derivati vari.

 Rispondiamo alle recensioni ^^

 Sarataverna: ecco arrivato il nuovo capitolo *.* ti piace?  In ogni caso ad essere sinceri non so nemmeno io se sarà una Shika/Tem o una Shika/Ino. Vado a momenti essendo una mosca grigia. (: in ogni caso spero che continuerai a seguire. Baci Eiko.

 Meg89: maledetti punti di sospensione! Sono un mio assoluto punto debole.. non so da dove è nata, ma ho questa mania di mettere solo due puntini di sospensioni, ad esempio in msn e derivati, che ormai lo faccio inconsapevolmente.. e cosi tanti mi sfuggono quando scrivo ff ç.ç Rimedierò! (:
Detto questo Ino sarà un po’ più difficile da far redimere, se si può dire, in quanto la sua assoluta testardaggine la porta a rimanere sulle sue idee.. quindi per un po’ aspettati una Ino ancora bastardella, diciamo. Mentre Temari e Karin avranno un po’ di rivoluzione caratteriale. (:
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto.
Baci Eiko.

 Ringrazio anche chi ha messo nei preferiti: Elisa, midnightx5 e ShikaTema76. Ringrazio anche Only_Me che l'ha messa nei preferiti. E anche chi legge
senza commentare >.<. 

Eiko 



 

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Capitolo 6
*** Mamma ***


Mamma.

L’acqua calda le scorreva lungo la pelle, veloci gocce che si davano la lotta, tracciando i pallidi lineamenti del seno e della pancia, per poi scomparire. La pancia era ancora piatta e magra, come sempre, chissà quanto ci sarebbe voluto perché iniziasse a vedersi. A quel punto cosa avrebbe fatto? Cosa avrebbe detto tutta la scuola? Era un lago di squali la Konoha High School, e ora come ora, si sentiva come un piccolo pesce rosso pronto per essere sbranato.
Chiuse l’acqua e si avvolse nell’asciugamano. Si asciugò i capelli rossi come il sangue, o meglio come il fuoco.
Ma poi, alla fine, a chi importava di quella gente? Li, sempre strafatti e ubriachi, in giro con minigonne le ragazze, con della coca in tasca i ragazzi; pensano di conoscere la vita e la maturità. Anche lei era cosi, se ne rendeva conto. Che stupida.
Sentiva di essere arrivata ad un bivio; non era semplice, non come i soliti dilemmi: quanto scenderebbe la mia reputazione se mi scopassi questo? Stasera si va a un rave o in discoteca? Mi faccio, o non mi faccio?  No, questa decisione era complicata, troppo complicata. Ne andava del suo futuro. E non riusciva a mettere in ordine le idee.
Si spogliò e diede un occhiata allo specchio. Che fatica vedersi un’ipotetica pancia.
Iniziò a vestirsi. E che cazzo! Chi era lei per decidere di uccidere un suo ipotetico figlio? In fondo problemi economici non ne aveva, ricca com’era, per il futuro non sapeva cosa fare..aveva intenzione di fare l’università per fare piacere a sua nonna. Non aveva idee per il suo futuro, e non sentiva il peso per quelle uscite, che una volta mamma, non avrebbe potuto più fare. Niente più feste, niente più ritorni a casa strafatta e ubriaca, niente più cazzate in giro alle quattro di mattina con gli amici e le amiche. Sentiva che poteva farne a meno.
Si infilò il cappotto e prese lo zaino.
Aveva deciso: si sentiva pronta per fare da madre.

'*·~-. ̧ ̧,.-~*' ̄ ̈'*·~-. ̧ ̧,.-~*'

Suonò il campanello di casa Sabaku.
La porta si spalancò e uscì Gaara, con un evidente livido sulla tempia e con dietro Matsuri vestita, per modo di dire, con una minigonna che le arrivava appena a coprire il sedere e un chiodo di pelle nero. La guardò salire sulla moto tentando invano di coprirsi le gambe; se la ricordava solo un’ anno prima, quando aveva la passione per il rosa ed era ancora una ragazzina innocente in cerca del principe azzurro. Alla fine la vita “vera” aveva rovinato anche lei, o meglio alla fine la sua insana cotta per Gaara l’aveva rovinata, riducendola a una sottospecie di puttanella personale del Sabaku. A quel pensiero le si strinse il cuore, le ricordava lei con Deidara. Decise di non giudicarla mai più.
A distoglierla dai suoi pensieri arrivò Temari, sorridente e con i codini all’aria. Solo a vederla ridere, abbracciandola, si sentì meglio.
“Vieni dentro!” la prese per mano, trascinandola verso la cucina.
Mise a cuocere del caffè, mentre Karin beveva del latte e leggeva il giornale.
“Ho visto uscire Matsuri.” Disse la rossa alzando gli occhi dall’oroscopo che stava leggendo.
“Si. Dio santo, un giorno le parlerò. Se le sue amiche non le fanno aprire gli occhi, voglio apriglieli io.”
“Non so quanto ti convenga. A parte che Gaara ti ammazzerebbe se gli togliessi il suo “divertimento” ma soprattutto lei non ti ascolterebbe, anzi. Penso sia meglio lasciare che le cose facciano il suo corso, Matsuri è una ragazza piuttosto intelligente.. prima o poi si renderà conto di quello che sta facendo a se stessa.”
In quel momento Kankuro entrò in cucina, e si appropriò del caffè della sorella.
“Se Gaara si ostina ancora a invitare quella ragazza se la vedrà con me!” disse sconsolato, sedendosi accanto alla sorella. “Non sono riuscito a dormire con tutto il rumore che facevano.”
Temari scoppiò a ridere.
“Ci crederò quando lo vedrò!” lo canzonò, scherzosamente.
Era da un po’ di tempo che le cose tra lei e il fratello andavano bene. E si vedeva che la bionda era super contenta. Mancava solo di riallacciare i rapporti con il fratello minore, il che era ancora più arduo.
“Bè, ragazze, vi saluto. Io vado a scuola, con la mia nuova auto fiammante” Rise Kankuro “ricordati di chiudere quando esci!”
“E quando mai mi sono dimenticata?!” e gli tirò dietro la ciabatta fucsia, forse un po’ troppo violentemente.
Poi tornarono a questioni serie.
Karin posò la tazza sul tavolo.
“Temari, ho deciso di tenerlo.”
La bionda si girò, avvicinandosi all’amica.
“Ne sei davvero sicura?”
“Si”
“E allora sono davvero contenta per te. Sinceramente speravo che lo tenessi.” E la abbracciò calorosamente.
“Ora devo solo dirlo alla nonna.” Si mordicchiò l’unghia del pollice. “Non penso la prenderà bene.”
“Ma si dai!” la incoraggiò la bionda “Abbiamo un po’ di tempo prima che inizi la scuola, vuoi chiamarla adesso? O aspetti dopo scuola?”
“Adesso. Via il dente, via il dolore!”
Prese il cellulare e uscì sul balcone.

 
Temari iniziò a lavare la caffetteria, gettò un occhiata all’orologio, avevano ancora dieci minuti prima di partire. All’improvviso fece un salto di un metro e lasciò cadere il bicchiere che stava lavando. L’urlo di Karin l’aveva spaventata a morte.
“Che cazzo!” la voce, infuriata e molto più acuta del solito, trapassava il vetro ed arrivava chiara alle orecchie della bionda.
“No! Ho detto che non cambio idea! Nemmeno per sogno.. puoi dire quello che vuoi, ormai ho deciso”
Un momento di silenzio, poi di nuovo urla.
“Bè, e non pagarmi più l’affitto. Sai che me ne frega.” Riprese fiato.
“Non rompere il cazzo. Ciao!”
E chiuse bruscamente il telefono, colta da un’ improvviso attacco di tosse, si piego in due.
“Karin! Va tutto bene?”
“Si. Scusa, mi è venuto un conato di vomito.. ma era un falso allarme. Tutto a posto!”
La bionda tirò un sospiro di sollievo. Ci teneva davvero alla salute dell’amica e anche se capiva anche lei che ogni tanto esagerava, non riusciva a non preoccuparsi.
“Non dovresti innervosirti cosi tanto.”
“Non trattarmi come un’invalida, Tem!”
“Scusa hai ragione.” Sorrise l’amica. “Comunque che ti ha detto tua nonna?”
“Non la presa bene.  Come ti avevo predetto” sbuffò, scherzosamente, in direzione del’amica. “In ogni caso ha detto che non mi pagherà più l’affitto. È una bella merda, perché di soldi ne avrò.. ma se mi dovrò pure pagare l’appartamento, non so come farò. Non ho nemmeno un lavoro!”
Chiuse gli occhi, sconsolata.
“Bè,vieni a stare qui, no?”
“Tem! Non potrei mai! Dai cavolo, io non ho soldi per pagare.”
“Ma non importa. Tanto qua ci viviamo già in tre, una in più non fa differenza. Di posto ce né!”
“Non lo so, mi scazza.” Cavolo, una cosa era passare una settimana insieme, un’altra era andare a vivere da lei.
“Dai. Solo fin quando non troverai un lavoro. E comunque non mi devi ripagare.. mi basta sapere che tu per me l’avresti fatto!” la rassicurò Temari; ed era davvero sincera, non le pesava per niente che l’amica andasse a vivere da lei.
“Ci penserò!”
“Dai, andiamo a scuola, se no arriviamo in ritardo.”

 

 '*·~-. ̧ ̧,.-~*' ̄ ̈'*·~-. ̧ ̧,.-~*'


La mini cooper di proprietà Sabaku entrò, con un accenno di sgommata, nel cortile della scuola.
“Che abbiamo la prima ora?”
“Educazione Fisica.” Rispose la bionda, spegnendo la radio.
“Mmm.. non mi sento molto bene. Mi sa che sta volta passo!”
“Vedi te. Tanto la professoressa Anko non ti dirà nulla se per una volta salti!” aprì la macchina.
“Io vado però! Ho saltato davvero troppe lezioni..”  
“Ok. A dopo Tem!”
“A dopo!”

 
Erano solo cinque minuti che stava in macchina ed era già annoiata, cosi prese il giaccone dal sedile posteriore e uscì nell’aria fredda di inizio novembre. Poco lontano c’era una panchina sgangherata, illuminata, stranamente, dal sole; decise di sedersi.. almeno per riscaldarsi un pochino.
Chiuse gli occhi, lasciando vagare i pensieri più disparati quando un leggero pugnetto la colpi in testa.
“Ahia.” Dischiuse un occhio cercando di vedere chi l’aveva aggredita, in controluce.
“Dai.. delicata! Non ti avrò mica fatto male?!” la canzonò Seigetsu.
Sbuffò, mentre l’altro prendeva posto accanto a lei.
“Non dovresti essere a ginnastica?”
“No. Ieri mi sono stirato un muscolo, nuotando. Questa volta passo.” Poi rise. “Poi a me non serve fare ginnastica extra! Sono già figo di mio”
Scoppiò a ridere, seguito da Karin.
“Se lo dici te!”
“Te come mai non sei a ginnastica?”
“Non sto molto bene.” Rispose vaga la rossa.
“Bè.. torna a casa no? Se non stai bene..”
“Naa. Posso resistere.” Gli sorrise la rossa.
“In ogni caso sabato faccio la festa al Haiku Pub. Se vuoi venire sei la benvenuta, insieme alle altre Flo, ovviamente”
“Si. Penso proprio che verrò.”
“Allora io vado. Ci vediamo.” Si chinò a baciare la rossa sulle guancie. Poi prese in spalla lo zaino e si avviò verso la scuola.
Karin rimase ancora un po’ al sole tiepido, poi prese la borsa e seguì Seigetsu dentro a scuola

 

'*·~-. ̧ ̧,.-~*' ̄ ̈'*·~-. ̧ ̧,.-~*'

 

Shikamaru stava cercando un posto tranquillo dove fumare, decise di nascondersi nello stretto vicolo che correva tra l’edificio scolastico e il muro che delimitava il territorio della scuola; i professori non sarebbero mai venuti a controllare lì. Tirò fuori dalla tasca l’accendino e fece per accendere la sigaretta, ma in quel momento si sentì leggermente tirare per i capelli e gli stessi, due secondi dopo, gli erano finiti in faccia, sciolti. Alzò lo sguardo; chi era quel disgraziato che gli aveva tolto l’elastico?
Sul muretto, seduta all’amazzone, stava Temari, che ora se la rideva spudoratamente.
“Lo sai che sei strano con i capelli sciolti?” gli disse.
“Dovevo aspettarmi te dietro questo agguato.” Sbuffò, saltando anche lui sul muretto accanto alla bionda. “Che palle. Ora mi farò una coda di merda perché non ho lo specchio.”
Strappò di mano l’elastico a Temari, che ancora rideva, e si legò i capelli alla bene e meglio. Poi si girò verso di lei, che appena lo guardò scoppiò a ridere ancora più forte.
“Dai valà. Lascia fare a me, voi uomini non potete superarci in fatto di capelli.” Poi legò i capelli del moro decentemente.
“Comunque che ci fai qui? Oltre ad aspettare me per un agguato.”
“Niente, volevo stare un po’ in pace. E godermi il sole.” Gli sorrise.
“Anche io. Purtroppo ti ho incontrato.”
“Dai! Sei una sega!!” un brivido di freddo le percorse la schiena; aveva avuto la malsana idea di uscire senza giubbotto e ora, nonostante il sole, soffiava un venticello gelido che le entrava fino nelle ossa.
“Hai freddo?” a Shikamaru non era sfuggito il brivido di freddo.
“Un pochino.” Si strinse nelle spalle.
“Sei proprio furba.. uscire in magliettina. Non siamo mica ad agosto, sai?” poi si tolse il suo giubbotto e lo passo alla bionda. “Tieni se no ti ammali, e poi me la meni che non mi sono comportato da uomo.”
“Grazie.” Sussurrò, stupita. Non se lo aspettava. Poi gli sorrise, non il solito sorriso sarcastico e freddo.. di quelli che sembrano significare: “sorrido giusto per farti un piacere.” No, quello che le era spuntato sulle labbra era una vero sorriso, che le illuminava gli occhi verdi.
“Vedi.. hai un bel sorriso. Perché non sorridi mai cosi?”
Si fermò. Bella domanda, nessuno gliel’aveva mai chiesto e lei di conseguenza non ci aveva mai ragionato su.
"Per abitudine, penso”
Shikamaru non le rispose e lei si appoggiò alla sua spalla chiudendo gli occhi.
La guardò, i capelli biondi erano somiglianti al grano e le palpebre tremavano leggermente, nascondendo gli occhi verdi e limpidi. Si, era bella; peccato per quel suo caratteraccio.
Poi, preso da un’idea assurda alzò lentamente il braccio, cercando di non farsi vedere o sentire da Temari le tolse un’ elastico dei codini e, saltando giù dal muretto, inziò a scappare.
“Ma. .cosa?” si era praticamente addormentata. “Shikaa.. maledetto! Torna subito qua.” poi saltò a sua volta per terra e iniziò a rincorrerlo. Lo raggiunse un paio di minuti dopo e con un placcaggio lo spinse per terra, finendo sopra di lui. Lo vide arrossire leggermente per la posizione.
“Cos’è? Fai il timido ora?” scherzò lei, senza però muoversi.
“Sai.. è un po’ equivoco.” Si giustificò il moro.
Temari non volevo però spostarsi, stava cosi bene. Senza pensarci si chinò e sfiorò le labbra di Shikamaru, in un accenno di bacio.. stava per approfondire ma suonò la campanella. Come colta da una scossa si alzò in piedi in meno di un secondo. Poi lo aiutò l’altro a rialzarsi. Il tutto senza dire un parola.
“Bè..” cominciò. “Devo andare. Ci vediamo.” E gli passò il giubbotto.
“Ci vediamo” disse semplicemente lui, praticamente in stato confusionale.
E si diressero, senza girarsi, in due direzioni diverse.

 

 

SPAZIO DELL’AUTRICE – che è risorta dalle ceneri-

 

Alla fine sono tornata..
Nuovo capitolo. Come vi sembra?

 
Che dolci Shika e Tem.. ma come si evolverà la cosa?
E come finirà il compleanno di Seigetsu?!
Nel prossimo capitolo :D

 

Baci. Eiko

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Capitolo 7
*** 'Perfortuna c'erano loro' ***


Quanto era bella casa Sabaku, si fermo a contemplarla: alta tre piani e rivestita di legno come una tipica abitazione giapponese, aveva un immenso giardino attorno. Stava fuori dalla periferia di Tokyo, vicino ad uno degli spazio verdi della città.
“Dai, entra!” la spintonò dolcemente Temari “ti faccio vedere la camera.”
Entro trascinandosi la valigia di Louis Vuitton appresso, mentre Kankuro, che per un giorno era stato adibito a facchino, trasportava altre quattro valigie firmate.
Al pianerottolo del primo piano scorsero Matsuri che usciva dal bagno con una maglietta di Gaara addosso.
“Non dovrebbe essere a scuola?!” sussurrò la rossa all’orecchio dell’amica.
“Non so. Di certo io non sono sua madre. Per me può fare quello che vuole.”
“Comunque questa è la tua stanza.” Aggiunse dopo due secondi aprendo la seconda porta a destra del bagno.
La stanza era grande e spaziosa, un letto matrimoniale era appoggiato sul muro opposto alla finestra mentre a lato stava un enorme armadio nero.
“Splendida. Grazie di tutto Tem”
“Di niente.” E la abbagliò con il suo splendido sorriso.

 

“Ma secondo te ha i genitori, noi sappiamo chi?!”
Domenica pomeriggio, Temari seduta con i piedi sulla sedia di fronte dava sfogo alla sua inclinazione per i gossip. Karin le dava corda, giusto per ammazzare il tempo.
“Forse no.”
“Mi piacerebbe fare qualcosa per..”
La tiritera sul passato di Matsuri fu stoppata dal suono stridulo del campanello.
“Vado a vedere chi è.”
Si alzò dalla sedia, e sistemandosi meglio i capelli biondi, si apprestò ad aprire la porta.
Dalla cucina arrivò la voce stridula di una ben nota persona.
“Allora, qualcuno in questa casa può spiegarmi perché cazzo ho passato mezz’ora a suonare al campanello di casa di Karin, per poi scoprire, dal vicino di casa, stufo del campanello, che l’appartamento era stato lasciato il giorno prima!”
“Ino.. abbiamo provato ad avvisarti ma non hai risposto a nemmeno una delle nostre chiamate. Karin è qui in ogni caso.. e ti spiegherà lei i dettagli della situazione.”
Pochi secondi dopo le due bionde erano sulla soglia della cucina.
“Spiegami Karin. E vedi di essere convincente.”
Che altro poteva fare? Le spiegò tutto.
“Hai deciso di rovinarti la vita quindi?!” se ne usci la bionda alla fine del racconto.
“Cosa scusa?!”
“Un bambino. A diciassette anni. Futuro rovinato. Reputazione rovinata. Non ti rendi conto di quello che diranno gli altri su di te? Quello che diranno su di noi? Le Flo non saranno rovinate per colpa tua.”
“Ma sei scema?” le chiese la rossa prima di essere interrotta dall’amica, mentre le lacrime le rigavano il viso.
“Ma cosa diavolo ti salta in mente? Ti sei fusa il cervello? Ti pare un cosa da dire?” 
“Bè è vero. Se questa cosa inizierà a danneggiare quello per cui ho lottato da una vita, Karin sarà fuori.” 
Mezzo secondo dopo Ino era senza fiato, mezzo mentre indietro mentre di fronte Temari con il pugno alzato era pronta ad assestargli un altro colpo al torace.
“Ferme! Ma siete cretine?” Karin corse ad aiutarle, ma poteva fare ben poco per fermarle da sola.
“Kankuro! Vieni a darmi una mano!!”
Ma non fu necessario. Ino, con la solita classe, si sistemò gli occhiali da sole e sparì con un fruscio dalla cucina.
“Mi sa proprio che siamo fuori.”

 

 L’intera scuola era in subbuglio, nessuno capiva cosa stesse succedendo. Ino era seduta da sola al tavolo delle Flo,  dov’erano finiti gli altri due membri delle Flo? Quella mattina a scuola non erano state viste insieme nemmeno una volta, erano addirittura arrivate a scuola sparate. Ino, con dieci minuti di anticipo, era scesa dalla Mercedes nera che ogni giorno l’accompagnava a scuola; Temari e Karin invece erano arrivate in ritardo di cinque minuti, la prima con una faccia scura degna delle sue giornate peggiori, la seconda si guardava intorno furtiva con un maxi maglione informe che la copriva fino alle cosce che, per quanto possa sembrare orrendo, addosso a lei stava d’incanto.
“Perché non stanno pranzando tutte assieme?” al tavolo delle pettegole Sakura Haruno stava tenendo banco e nonostante tutti i suoi informatori, era a corto di pettegolezzi pure lei.
Intanto dall’altro lato della mensa Ino tagliava con precisione maniacale le fette di melone che si era permessa per quel pranzo. Non era preoccupata, aveva il suo piano; era stata tutto il pomeriggio a rimuginare su quale fosse la punizione peggiore per quelle sciocche. E alla fine era arrivata alla sua personale conclusione, qual’era la cosa peggiore che potesse capitare in una scuola come la Konoha High School? Semplice: l’umiliazione pubblica. E lei era un genio in questo.
In quel momento entrarono Karin e Temari, l’occasione perfetta.
Scostò rumorosamente la sedia, e fece per alzarsi in piedi ma Temari fu veloce e in meno di trenta secondi era in piedi sul tavolo dei secchioni.
“Vi annuncio che Karin ed io ci siamo sollevate dal gruppo delle Flo. Penso che il Giglio” pronunciò il suo nome con sarcasmo “inizierà nuove audizioni. Grazie per l’attenzione.”
Quella maledetta! Ora il suo piano andava a rotoli, non poteva più dire che Karin era incinta.. si sarebbe capito subito che cercava di arrampicarsi sui vetri. L’avevano incastrata.
Si alzò e lanciando il piatto nel cestino uscì a testa alta dalle porte a vetri della mensa, sotto gli occhi di tutti.
Ora era caccia grossa alla scoperta del motivo della rottura. Sakura già stava sguinzagliando le sottoposte per ottenere informazioni.

 
Erano passati diversi giorni dall’annuncio ma le acque non si erano calmate, ed era arrivato sabato. Il che significava che la sera ci sarebbe stata la festa di Seigetsu.
“Che scatole. Non ho voglia di andare alla festa.”
“Gliel’hai promesso, Karin. E poi lo sai che sei una delle sue amiche più care, anche se tu con lui sei abbastanza stronza.”
“E va bene. Vengo.” Rassegnata aprì l’armadio.
“Mi impresi questo vestito?” Temari aveva tirato fuori dal mucchio caotico di abiti un minidress rosso fuoco, con le bordature di pizzo nero.
“Ok. Sputa il rospo.. chi vuoi conquistare sta volta?”
Cazzo. Era proprio la sua migliore amica, non poteva nasconderle niente.
“Dai Tem. Ti conosco ormai.”
“Okok. Te lo dico.” Le sorrise mentre se lo provava. “Shikamaru Nara.”
“Chi scusa?” si girò confusa.
“Dai, quello con il codino in testa, con gli occhi marroni scuri.”
“Quello?!” scoppiò a ridere.
“Cos’hai da ridere?”
“Niente, scusa.” La rossa rimise a posto un vestito fucsia, troppo stretto per i suoi gusti. “E’ che non mi sembrava il tuo genere. Ci si innamora sempre delle persone meno ovvie.”
“Innamorata?” la bionda la guardo con gli occhioni verdi spalancati. “Non dire cazzate. Io non mi innamoro.. sono gli altri che si innamorano di me.”
Ci fu un minuto di silenzio.
“In ogni caso ti sta bene quel vestito.” Si rivolse alla rossa che aveva un vestito azzurro di satin.

 
Casa Seigetsu era a soli dieci minuti di camminata dalla proprietà dei Sabaku. Era strutturata su di un unico piano, bassa e circondata da un’immensa piscina. La musica house rimbombava e si sentiva fin dall’inizio della via. La festa era iniziata da un pezzo e quasi tutta la scuola si era riunita lì.
All’entrata trovarono Kabuto che vendette  a Temari qualche pasticca. Per la gente che stava dentro quella maledetta casa non era niente di strano, roba da tutti i sabati sera.
“Passami la bottiglietta d’acqua.” Karin gliela passò distrattamente, troppo concentrata sui danni che Ino poteva fare a quella festa.
Arrivarono in prossimità della piscina dove Temari trovò Tenten e partirono alla volta degli alcolici.
“Hei, tesoro!”
Si girò, Seigetsu era di fronte a lei, con il suo solito sorriso.
“Come stai?” gli domandò.
“Dai abbastanza, te?”
“Tutto a posto. Spero che ti diverta.”
“Grazie, ci vediamo dopo!”
E le diede un bacio sul naso, come faceva ogni volta da quattro anni a quella parte.

 
Mezz’ora dopo rincontrò Temari, totalmente sballata, che gironzolava ridendo senza metà con una bottiglia di Jack Daniels in mano.
“Smettila Temari. Ora esageri.” Le strappò di mano la bottiglia.
“Che stronza.” Le rispose l’altra e senza dire altro se ne andò. Ormai Karin la conosceva. 
Senza rendersene conto la bionda si trovò sul retro del giardino, praticamente vuoto tranne che per un ragazzo seduto sulla panchina più lontana dalla festa. Anche da ubriaca lo riconobbe. Era Shikamaru.
“Ciao Shika.” E ridendo si sedette vicino a lui.
“Ciao Tem.”
“Lo sai che stai bene con la camicia.” Le sfuggì dalla bocca, ma non si diede molta pena. Diceva sempre quello che pensava quando non era sana.
“Sicura di star bene?” Shikamaru la guardava piuttosto dubbioso.
Per tutta risposta la bionda scoppiò a ridere.
“Sei proprio fatta. Comunque anche tu sei molta carina.” Le disse mentre lo sguardo cadeva sulla profonda scollatura del vestito, che lasciava intravedere il reggiseno di pizzo della ragazza. Il suo amico laggiù iniziò a risvegliarsi.
Per tutta risposta Temari si girò e lo baciò d’impeto. Non aveva niente a che fare con l’altro bacio, era tutt’altro che casto e puro, le lingue si cercavano e giocavano a rincorrersi. Temari si mise sopra lui.
“Cosa stai facendo?” biascicò il moro.
“Non lo capisci da te? Zitto e continua.”  
Il moro iniziò a baciarli il collo lasciandosi andare alle sensazioni, infondo Temari le piaceva un sacco: non sarebbe riuscito a resistere.
“Spostiamoci da qui.”
Shikamaru la prese di peso e la trascinò dietro i cespugli ben curati, nascondendoli alla vista. Nessuno dei due si era accorto del fruscio alle loro spalle.

 

 Erano le tre di notte, e praticamente tutti erano ubriachi. C’era chi dormiva distrattamente sulle sdraio, chi si rintanava nelle camere da letto con i partner della nottata, e chi ballava in soggiorno troppo frastornato per capire dove fosse. Karin si era tolta gli stiletto neri e ora era seduta a bordo piscina con i piedi a penzoloni nell’acqua. Stanca dalla serata iniziò a vagare con il pensiero, conosceva Seigetsu da anni.. erano stati migliori amici fin dalle elementari e si erano persi con l’inizio delle superiori. Aveva passato cosi tanti pomeriggi con lui, in quella piscina a giocare e scherzare. Bei tempi. E, come sempre, quando parli del diavolo (o in questo caso, pensi) spuntano le corna.
“Ciao rossa.”
“Come va?” gli sorrise. Era relativamente sano, almeno rispetto allo standard degli altri.
“Tutto bene, te?”
“Bene, non hai bevuto?” gli chiese dubbioso.
“Na. Non ne avevo voglia stasera.”
Il nuotatore prese fuori una sigarette e gli porse il pacchetto. “Vuoi?”
“No, grazie.”
La guardò come si guarda un qualcosa di non ben definito.
“Sicura di star bene? Mi sta facendo preoccupare.” Le squadrò di nuovo. “Sei ancora la Karin che alle feste beveva una bottiglia vodka intera e poi si dimenava sul tavolo nel tentativo di compiere uno spogliarello?! Sei la stessa che si è buttata in acqua rischiando di annegare nella mia piscina? Sei la stessa che a quest’ora solitamente si rifugiava nel primo posto appartato con Deidara?!”
“No. Non sono più io, mi dispiace.”
“Che ti è successo?” la guardò, questa volta dritta negli occhi. Riusciva a leggerle dentro, lui.
La vide cambiare direzione con lo sguardo, scrutare l’acqua scura, tornare a guardarlo negli occhi e poi abbassarli. Colse un fremito nella mano che aveva posata sulla gamba, vicino alla pancia. All’improvviso lo colse un lampo, niente cicche, niente alcol, niente cazzate, il litigo con Ino, il trasferimento di casa. Capì.
“Sei incinta?”
“Che cazzo..” guardò di nuovo la piscina. “Si.”
Sentì un fruscio, Seigetsu si era alzato in piedi e si stava allontanando piuttosto scombussolato. Lo guardò dirigersi verso il giardino sul retro. Fanculo, sapeva che sarebbe andata cosi, si sdraiò e chiuse gli occhi. Che cazzo.

 

No. Era un incubo. Quella testa di cazzo di Deidara l’aveva messa incinta. Non era vero, non doveva essere vero. L’amava troppo. Come poteva essere legata in questo modo all’essere più viscido della terra. Merda. Si sedette sul erba bagnata, la testa girava vorticosamente.
Chissà come si sentiva. Ino che l’aveva sbattuta fuori dalle Flo, la nonna che le aveva voltato le spalle, e ora lui se ne era andato come un coglione lasciandola là da sola. Si costrinse a tornare indietro. Non si meritava un trattamento del genere. E inoltre doveva come minimo capire le dinamiche. Fanculo. Se lo avesse avuto davanti l’avrebbe ammazzato con le proprie mani quel biondino.

 
“Scusami Karin.”
Seigetsu era tornato, le si era seduto vicino e ora la guardava.
“Non preoccuparti.” Gli fece un mezzo sorriso.
“Non voglio giudicarti come tutti gli altri,  sono o non sono il tuo migliore amico?” le rivolse un mezzo sorriso di risposta. “Deidara lo sa?”
“No. E’ partito in missione e non sarà di ritorno molto presto, anche se è meglio cosi.. perché so che mi direbbe di arrangiarmi.”
“Merda. Ecco perché stai da Temari..” la guardò, pensieroso.
“Ehggià. Nonna mi ha tagliato i fondi e Ino ci ha sbattuto fuori dalle Flo perché pensa che stia facendo una cazzata..”
Sconsolato si accinse a farle la domanda che tanto temeva, anche se sapeva già la risposta.
“Hai deciso di tenerlo deduco..”
“Già.” Rispose semplicemente la rossa.
Bene, pensò Seigetsu, con questo tutte le sue speranze svanirono in un fumo tossico. Non sarebbe più potuto succedere niente tra loro due.
In quel momento Temari si avvicinò barcollando alla piscina, il vestito tutto scomposto e con i capelli all’aria.
“Kaaaaaarin!” inziò a chiamare, avvicinandosi fino al bordo.
Malferma sui tacchi fece per sedersi ma perse l’equilibrio finendo in acqua, trascinando con se la rossa, che ora sputava acqua tossicchiando.
La risata di Seigetsu la raggiunse nella confusione e iniziò a schizzargli, il ragazzo d’altro canto si tuffò in piscina iniziò a schizzare dappertutto. E alla fine scoppiarono tutti e tre a ridere, in un impeto di allegria che sollevò il cuore di Karin.
Perfortuna c’erano loro.

 

Si aggiorno questa storia un po’ alla cavolo.
(:E non è un bel comportamento.. vabbè dai!
Baci Eiko.

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Capitolo 8
*** Perchè lo amo. ***


PERCHE' LO AMO.

“Temari, vedi di sbrigarti” Karin era sulla porta, e aspettava pazientemente la padrona di casa.. che come al solito era in ritardo. Si sistemò allo specchio i capelli legati in una coda e si ripassò la matita nera sopra gli occhi. Dal piano di sopra venne l’urlo, tremendamente potente per una persona sveglia da dieci minuti, che presagiva lo scoppio di un’altra lite famigliare.
“Gaara, alzati dal letto. C’è la scuola!”
“Non rompermi i coglioni. Io non ci vado.” Fù la risposta del rosso.
“No, tu ci vai. Perché te lo dico IO. E sarà meglio che anche Matsuri vada!”
“Vai a quel paese!”
E poi furono solo urla indistinte.
La rossa si stava mettendo il rossetto quando nel riflesso dello specchio comparve la figura di Kankuro che le sorrideva.
“Direi che possiamo aspettare in macchina, tutte queste urla di prima mattina mi fanno venire un mal di testa assurdo.”
“Accetto volentieri.”  Presero le chiavi della Mini e scesero in garage.
Cinque minuti dopo un’adirata e senza voce Temari si posiziono sul sedile posteriore e poterono partire. Com’era da aspettarsi arrivarono in ritardo.
Temari e Karin stavano correndo verso l’entrata della scuola quando una scena ghiacciò il sangue nelle vene alla biondina: Shikamaru, seduto su una panchina a fumarsi una sigaretta, ascoltava assorto il monologo di Ino, che appena le vide mise su il suo solito sorrisetto da bastarda e si sedette vicino al moro con fare provocante. Ci stava provando spudoratamente.
“Io la uccido quella troia.”
“Temari ti prego, non fare risse all’interno della scuola. Vieni.” E la trascinò di peso in bagno.
“Quella puttana! Mi ha visto sabato con Shikamaru, e ora vuole farmela pagare per l’altro giorno! Lo ha sempre disprezzato.. e ora cosa fa? Ci prova spudoratamente. Ma questa non la passa liscia, non sta volta.. quella stronza ipocrita, cretina.. “ E andò avanti cosi per cinque minuti buoni e quando ebbe finito tutto il repertorio di insulti Karin si azzardò a parlare.
“Dai non preoccuparti, Shikamaru mi sembra abbastanza intelligente da non farsi abbindolare cosi facilmente.”
“Sembra.. gli uomini però il cervello lo hanno in mezzo alle gambe .”
E con questa massima agguantò la borsa che aveva lasciato sul lavandino e salutando la rossa prese la direzione verso l’aula di inglese.

 

 La mensa era stipata di studenti e il baccano era tremendo. Karin e Temari erano in fila per prendere il cibo, erano riuscite a passare metà fila facendo gli occhi dolci a un primino poco sveglio.
“Patatine fritte o torta al cioccolato?”
“Temari, cosa ti importa di cosa mangi? Orami sei fuori dalle Flo.. non devi più temere di oltrepassare la terribile soglia dei cinquanta chili.”
“Si ma io voglio mantenere la mia smagliante forma fisica.” Piagnucolò l’altra.
“Non temere, fra qualche mese sembrerai un grissino in confronto alla sottoscritta.” La rassicurò la rossa, abbassando la voce.
Si diressero verso il loro tavolo; ora che erano state cacciate dalle Flo avevano dovuto trovarsi un altro tavolo a cui sedersi ma erano comunque riuscite ad accaparrarsi uno dei posti migliori, quello che dava sull’entrata della mensa e al contempo aveva un’ampia visuale su tutto il locale. Arrivarono e videro che era stato occupato da due ragazzine, che a quanto ricordava Karin erano del secondo anno.. strano avrebbero dovuto sapere come andavano le cose, non erano novelline. Nonostante tutto erano ancora considerate delle potenze all’interno della scuola.
“Avete tempo dieci secondi per alzarvi dal nostro posto, o assaggerete la mia furia.” Minacciò Temari.
“Conviene ascoltarla sapete.” Rincarò la dose la rossa con un sorrisino sadico.
Le due ragazzine, tremando dalla testa ai piedi, presero il vassoio e si apprestarono a sgombrare il tavolo.
Proprio in quel momento videro che a tutta la scena aveva assistito Shikamaru, il quale sbuffò e lanciò alle due uno sguardo di disgusto prima di girare i tacchi e andarsene. Fu chiamato da Ino e si fermo a parlare con lei. Temari invece osservava la scena con gli occhi stretti a fessure e la mano che stringeva il succo di frutta, tanto da farlo trasbordare dalla cannuccia. Karin glielo fece notare e le diede il tovagliolo.
“Senti Tem, mi puoi spiegare che è successo precisamente con Shikamaru?”
“Niente, sabato abbiamo fatto sesso.”
“Come?” Karin la guardò, non tanto per il fatto in sé, quanto perché lo disse con una nota di rabbia nella voce. “Non me l’avevi detto..”
“Non mi sembrava importante. Non ha significato niente..” e senza guardarla negli occhi si alzò in piedi e svuotò il vassoio nel cestino li vicino. “Mi è passata la fame, mi sa che non sto tanto bene.. ci vediamo dopo!” e senza guardare negli occhi la rossa partì alla volta del cortile.
Karin invece continuò a mangiare l’insalata mista che aveva nel piatto e a pensare a come l’amica aveva reagito alla vista del moro con Ino. Persa com’era nei suoi pensieri non si era accorta che Seigetsu si era avvicinato e alzò lo sguardo solo quanto sbatte il vassoio sulla plastica scheggiata del tavolo.
“Posso sedermi qui o mi cacci?” la canzonò
“Dai cretino!” gli sorrise.

“Come va?”
“Tutto bene dai, niente di nuovo. Te?”
“Tutto a posto.” Si mangiucchiò svogliato una carota e poi si girò verso la rossa “Pomeriggio mi accompagni a fare shopping, mi serve una bastarda critica per andare sul sicuro..”
La mensa si riempì della sua risata cristallina che annullava qualunque altro suono, o almeno questo alle orecchie del ragazzo.
“Guarda che se mi sfotti cosi ti consiglio male, vedrai poi come ti prendono per il culo domani..”
“Non ne saresti capace!”
“Vuoi realmente sfidarmi?”
“No. Ricorda che ti conosco bene Karin!” e con questa affermazione si guadagno una linguaccia dalla rossa.
“Facciamo per le cinque ok? Prima devo andare a fare una visita..”
“Perfetto. Ci troviamo al solito posto.” E la salutò con un bacio sulla guancia.

 

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“Karin, guarda il blog Di Jilo.” Le urlò Tem dal bagno.
La rossa aprì internet e digito il sito di quello che era il blog più famoso sulla scuola di Konoha. Era gestito dal gruppetto di Sakura, sapeva sempre tutti gli ultimi pettegolezzi ed era seguito dall’intera scuola. Se comparivi su un post il giorno dopo eri una celebrità, sia nel bene che nel male. Karin e Temari c’erano finite cosi tante volte che neanche loro ricordavano quante.
“Ok, aperto.” Annunciò Karin alla bionda che in quel momento usciva dal bagno in una nuvola di vapore e profumo.
“Cosa c’è scritto?”
“Naturalmente in prima pagina c’è una supposizione su Ino e Shikamaru, non siamo le uniche ad averlo notato.” Disse e prese a scorrere velocemente la pagina in cerca della notizia successiva, notando che Temari si era rabbuiata.
“C’è tuo fratello.” E prese a leggere ad alta voce: “Gaara e Matsuri sono stati visti (ancora) amoreggiare dietro al capanno degli attrezzi.” E sotto una foto, debitamente sfuocata, di una Matsuri con il vestito tirato un po’ troppo su, appoggiata al muro, che baciava appasionatamente il più piccolo dei Sabaku.
“Mi piacerebbe farle capire che cosi facendo l’etichetta di “ragazza facile” non gliela toglie nessuno.” Commentò Temari che si era avvicinata anche lei allo schermo. “E le etichette sono difficili di togliere.”
Karin andò alla notizia successiva e si bloccò. C’era la foto, scattata il giorno prima nella piscina della scuola, di lei che usciva dalla vasca in costume e a lettere cubitali recitava: “L’ex Flo rossa ingrassa a vista d’occhio. Si sa, quando si abbandona il posto di più popolare della scuola, il conforto nel cibo è praticamente un obbligo.”
Dopo un lungo momento Temari ruppe il silenzio.
“Non ci badare. Sono quelle quattro sceme che sono solo invidiose.”
Nonostante fosse stata su quel blog con pettegolezzi ben peggiori, come quando avevano pubblicato una foto di lei, ubriaca, nel mezzo di uno spogliarello alla festa di Kiba o quando qualcuno le aveva hackerato il cellulare e aveva pubblicato i messaggini “osé” che inviava a Deidara, quel post la urtava profondamente. Non sapeva nemmeno lei perché ma era quasi sull’orlo delle lacrime. Per impedirsi di pensare andò a prendere da bere in cucina mentre l’amica finiva di vestirsi. Stava attraversando il corridoio, verso le scale, quando a metà corridoio vide Matsuri che piangeva seduta davanti alla porta di Gaara. Aveva solo una maglietta lunga come vestito.
“Cosa ci fai qua, fuori vestita cosi?”
“Ho litigato con Gaara” le spiegò tra le lacrime. “ E questo STRONZO non vuole farmi entrare a farmi prendere i miei vestiti!” disse urlando alla parolaccia in modo che il rosso sentisse.
Da dentro la stanza giunse la voce del ragazzo che urlava di rimando.
“Non entri più in camera mia, cretina!”
Matsuri prese a piangere ancora più forte.
“Gaara, questo era davvero inappropriato!” urlò Karin e poi prese per un braccio la ragazzina facendola alzare.
“Vieni giù con me in cucina, va. Dai che risolviamo la cosa.”

 
Matsuri era seduta con le testa appoggiata sulle ginocchia piegate, di fronte a Karin stava mettendo a bollire l’acqua per fare un po’ di tè. La ragazza si era un po’ tranquillizzata e quindi la rossa si azzardò a domandargli una cosa che le premeva sapere da tempo.
“Perché continui ad assecondare Gaara anche se è uno stronzo e ti tratta male?”
“Perché lo amo.” Rispose semplicemente.
Alla rossa si strinse il cuore, le ricordava troppo lei solo un paio di mesi fa. Sorseggiò il suo tè verde e poi continuò.
“Ti parlo per esperienza. Lui non ti merita, lo vedi? Sei una ragazza bellissima. Potresti avere chiunque e lo sai. Se una persona ti tratta cosi non merita il tuo amore. Pensaci. Se vuoi il mio consiglio, lascialo. Disintossicati, perché continuare cosi non ti porterà da nessuna parte. Non è facile, ma secondo me è la cosa più giusta da fare.” Le sorrise, non voleva che un’altra ragazza si trovasse nella sua stessa, triste, situazione.
“Grazie Karin.”
All’improvviso sentirono sbattere la porta di ingresso e sentirono il rombo della moto di Gaara che si allontanava.
“Vado a vedere se ha lasciato la porta aperta.” Commentò Matsuri e si avviò su per le scale. Venti minuti dopo era di nuovo in cucina, con il suo zaino pieno dei vestiti e delle cose che aveva lasciato nella stanza di Gaara. Si avvicinò e abbraccio Karin, che ricambiò l’abbraccio. In quel momento entrò Temari.
“Mi sono persa qualcosa?”
“Lascia stare.” Le disse la rossa mentre Matsuri, una volta salutata la padrona di casa, si avviava all’entrata. 

 

************************************

“Ho preso un otto di matematica, non so nemmeno io come ho fatto!” annunciò una ridente Karin all’amica, sedendosi al solito tavolo in mensa. Nel mentre entrò Ino, mano nella mano con Shikamaru che si girò a darle un bacio. Temari sbattè il pugno sul tavolo.
“Non ho fame, vado a fare un giro.” Prese il vassoio e si avviò a buttare quello che restava nel cestino, passando davanti a Ino. “Troia.” Le disse, in un sussurrò ben udibile.
“Scusa come mi hai chiamato?” Ino si girò, mulinando i lunghi capelli splendenti.
“Con il tuo vero nome.” Le rispose l’altra, sorridendo minacciosamente.
“Senti, sfigata, taci che senza di me non saresti niente! Senza io che ti ho fatto entrare nelle Flo saresti una teppista emarginata con i piercing in ogni punto della faccia, è grazie a me se adesso sei come sei.”
“Ma non farmi ridere, è quello che sei. Fino a ieri davi dello sfigato a quello che ora è il tuo ragazzo, e sai perché? Perché sei un invidiosa.”
“Solo perché te lo sei portato a letto non significa che sia tuo, significa solo che sei una puttanella!”
Il livello delle urla ora era altissimo e tutti si stava godendo la scena, Karin invece si alzò e si avvicinò all’amica che aveva alzato il palmo della mano e ora lo stava scagliando con la forza massima che aveva nelle braccia contro la guancia della bionda. Un rumore secco e inconfondibile risuonò nella mensa, Temari le aveva dato una sberla talmente forte da farle girare la testa. Ino d’altro canto si girò con l’odio negli occhi, mentre la guancia diventava rapidamente rossa e il sangue le colava dal naso e caricò il braccio per dare un pugno alla bionda. In meno di un secondo era scoppiata una rissa epica. Karin fece gli ultimi passi verso l’amica e la bloccò mentre Seigetsu, che si era avvicinato anche lui, le bloccava le braccia che mulinavano ancora verso “”il Giglio” che era tenuto fermo invece da Shikamaru. Con un fatica immane Seigetsu e Karin riuscirono a trascinarla fuori portata.
Avevano quasi raggiunto la porta quando la voce di Ino, alta e ben scandita, li urlò dietro.
“Si andatevene pure, te e quella stupida della tua amica che si è fatta mettere incinta da uno a cui non gliene frega niente di lei.”
Sembrò che il gelo si propagasse nella mensa. Si erano zittiti tutti e fissavano Karin intensamente: Ino, con un’espressione di sadica soddisfazione, Sakura e le sue adepte con fare avido e il resto della mensa semplicemente curioso e anche piuttosto scioccato.

E cosi il segreto di Karin è di dominio pubblico. Come reagirà la rossa? Scopritelo nella prossima puntata :D

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Capitolo 9
*** Si avvicinano tempi duri ***


SI AVVICINANO TEMPI DURI

 

 Si raccolse i capelli, si girò verso lo specchio e si scruto attentamente. Tolse l’elastico e i capelli scivolarono dolcemente sopra le spalle, come una cascata di
acqua rosso sangue. Ancora scontenta si guardò allo specchio, quello era il giorno dell’apocalisse e doveva essere tremendamente perfetta quando la morte sociale l’avrebbe investita in pieno con la forza di un uragano.
Per la prima volta da tempi assai remoti era lei a essere in ritardo e Temari a chiamarla.
“Arrivo!”
Alla fine aveva optato per i capelli sciolti, un paio di semplici ballerine nere, leggins grigi e un maglione nero. Il trucco era perfetto.
“Oh, eccoti! Stavo per chiamare i soccorsi!” la accolse Temari.
“Per una volta che sono io in ritardo invece che te!”
“Kankuro è già in macchina, ci sta aspettando di sotto.”
Man a mano che vedeva il profilo dell’edifico scolastico farsi più vicino la forza pian piano l’abbandonava. Perché era finita in questa situazione?

 

Scesero dalla macchina e Temari le diede la mano in segno di sostegno, la rossa le sorrise come ringraziamento, aveva la bocca asciutta e non riusciva a spiccicare parola. Poi tutti e due si avviarono verso il portone d’entrata. Come c’era da aspettarsi tutti si girarono a guardarla: era decisamente la camminata dell’infamia. Si costrinse a non piangere, al suo fianco Temari le strinse la mano per darle coraggio.
Fino al giorno prima appena entrata a scuola veniva accolta dai saluti di quasi tutta la scuola, la guardavano con ammirazione e timore, la lasciavano passare nel corridoio affollato, ora invece nessuno la salutava più, tutti la guardavano ma non più con timore, bensì leggeva nei loro volti la curiosità, la condanna e a volte anche la soddisfazione per la sua caduta. Aveva perso tutto. Assorta in quei pensieri quasi si spaventò quando il volte sorridente di Seigetsu le si parò davanti.
“Heilà Rossa.!” la salutò amichevolmente mentre il pubblico intorno non si perdeva un solo secondo della scena.
“Ciao Seigetsu!” gli sorrise lei, mentre lui si avvicinava per abbracciarla.
E poi tutti e tre, seguiti dai bisbigli delle altre persone, si avviarono nelle rispettive classi. Temari si diresse verso l’ala ovest della scuola, Karin e Seigetsu che erano in classe assieme, si avviarono invece verso l’ala nord.

 
La lezione di matematica quel giorno era ancora più noiosa del solito e per passare il tempo Karin esaminò il resto dei suoi compagni di classe. Nell’angolino più nascosto c’era quella pettegola di Sakura che guardava adorante il suo tenebroso compagno di classe, chiamato anche Sasuke,  che invece al contrario non degnava di uno sguardo la ragazza. Poco più in là vide Ino baciare Shikamaru e poi sorridergli maliziosamente; quello che la sorprese di più però fu notare l’espressione di Kiba alla vista del bacio, che era seduto precisamente dietro Ino, gli si leggeva lo sconforto in ogni muscolo del viso.
Si girò e sussurrò a Seigetsu, che era il suo compagno di banco, di guardare Kiba.
L’altro si girò e guardò il suo amico.
“Eh si! Mi sa che è ancora cotto della Yamanaka.”
“Povero. Mi dispiace per lui: sembra il ritratto dell’infelicità.”
Ci fu un attimo di silenzio in cui entrambi si persero nei loro ragionamenti , poi Karin riprese.
“Perché deve essere tutto cosi complicato? Cioè sarebbe stato perfetto se Kiba e Ino stessero insieme, cosi Temari potrebbe avere qualche possibilità con Shikamaru? Non va mai come dovrebbe…”
“A Temari piace Shikamaru?!” disse l’altro sconvolto.
“Oh merda. Mi è sfuggito dalla bocca… ti prego non dire niente a Tem!”
“Tranquilla. Non lo dico a nessuno..”
“Grazie Seigetsu. So che di te mi posso sempre fidare.” e diede un bacio sulla guancia al ragazzo come segno d’affetto.

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 Temari stava camminando distrattamente verso l’aula di Karin quando nella folla vide una chioma famigliare. Shikamaru si stava chinando, naturalmente sbuffando, per raccogliere un libro che gli era caduto; senza pensarci Temari si avvicinò e prima che quest’ultimo raccogliesse il testo lo pesto con il tacco dodici costringendo il moro ad alzare lo sguardo.
“Oh, ciao Temari.”
“Senti ci sono un po’ di cose che ti devo dire.” disse l’altra minacciosa. Shikamaru si alzò di malavoglia, pentendosi di non essere rimasto a casa a dormire, visto la piega che stava prendendo la giornata.
“Ah.. dimmi”
“Cosa ci trovi in Ino? Perché stai con lei? E non vedi che ti sta solo usando per farmi incazzare dopo la rissa?”e senza lasciargli il tempo per rispondere continuò infervorata “Dio, Shikamaru pensavo che tu fossi una persona intelligente.. forse l’unico uomo in tutta questa scuola ad avere un minimo di intuito e di cervello! Mi vergogno anche solo ad aver pensato che tu non fossi un totale idiota! E considera questa l’ultima parola che ti rivolgerò nella vita… uno dei più grandi abbagli della mia vita!” e arrabbiata se ne andò in un lampo, non senza sfogare la sua rabbia spintonando una primina che si era azzardata a guardarla troppo a lungo.
Il moro era rimasto immobile a osservare  la ragazza che pian piano veniva inghiottita dalla folla di studenti. Stava cercando di auto-convincersi che in fondo non era rimasto molto colpito dalle parola della Sabaku; nonostante il suo impegno però passò le altre cinque ore di scuola a rimuginare su quello che gli aveva detto.

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 “Grazie mille per il passaggio Seigetsu.” lo ringraziò Karin.
“Figurati, Kankuro e Temari si sono dovuti fermare di più e non era il caso di farti andare da sola, tanto io sono sulla strada.”
“Senti, ti va un tè? Cosi mi fai compagnia, non mi piace rimanere a casa da sola.”
“Se non è un problema accetto volentieri.”
“Su allora, andiamo!”

 L’acqua aveva appena iniziato a bollire e Karin la stava versando nelle tazze quando con la furia di un tifone irruppe nella stanza Gaara che, arrabbiato, visto si scagliò contro di lei.
“Come ti viene in mente di parlare con Matsuri!? Non farle il lavaggio del cervello.. lei deve continuare a venirmi dietro”
“Io non le ho fatto nessun lavaggio di cervello, l’ho semplicemente  fatta ragionare su ciò che già pensava.” disse la rossa tranquillamente, mentre metteva le bustine di te verde nelle tazze.
“Sei capace di farti gli affari tuoi, zoccola?”
“Datti una calmata Gaara.. perché sei cosi agitato? Puoi trovarne quante ne vuoi fuori di ragazze come Matsuri! O forse vuoi lei?” ma la sua risposta fù coperta da Seigetsu che esclamava: “Come l’hai chiamata,scusa?!”
“Puttana! Come vuoi chiamare una che si è fatta mettere incinta da un uomo che non si è fatto più vedere e con cui non è mai stata assieme? Io la chiamo puttana!” rispose il rosso strafottente, ignorando Karin.
“Ritira subito quello che hai detto se vuoi trovarti ancora tutti gli arti attaccati al resto del corpo.” gli rispose l’altro, alzandosi dalla sedia e avvicinandosi al più piccolo dei fratelli Sabaku, lo superava di dieci centimetri buoni, ma Gaara era molto più muscolo di Seigetsu.
“Non mi fai paura.”
“Nemmeno te, Gaara.”
Di sicuro sarebbe scoppiata una rissa epica se in quel momento Seigetsu non si fosse accorto che Karin stava silenziosamente piangendo sulla sua tazza di tè verde: le lacrime le scivolavano dagli occhi scuri e rossi scorrevano veloci sulle guancie per poi cadere nella bevanda che teneva tra le mani. Improvvisamente si girò verso il rosso e gli disse semplicemente:
“La risolviamo un altro giorno” poi si diresse verso l’amica che era scossa da tremori, mentre Gaara usciva dalla cucina sbattendo la porta. Il ragazzo prese il tè dalle mani della ragazza e lo posò sul tavolo, prima di girarsi e abbracciare Karin.
“Gaara ha ragione.” disse tra i singhiozzi la rossa.
“Non è vero, tu sei una persona specialissima che per amore è stata costretta a portare un peso più grande di sé. Non devi in nessun modo vergognarti, anzi sei una persona coraggiosa a voler portare a termine quello che, per sbaglio, è successo.”
“Grazie.” lo ringraziò la ragazza, senza però smettere di piangere.
“Penso che tu abbia bisogni di riposo. Dov’è la tua stanza?” e guidato da Karin entrò nella camera della ragazza. Questa si sdraiò sul letto e lui fece per andarsene quando venne bloccato.
“Mi fai compagnia per piacere? Non riesco a tranquillizzarmi se non ci sei.”
“Ok, va bene.” e si accoccolò vicino a lei, che poso la sua testa rosso fuoco sul suo petto. Poi chiuse gli occhi, cercando di calmarsi; intanto Seigetsu le accarezzava la testa con dolcezza. Due minuti dopo la rossa sia addormentò e il ragazzo si perse a guardarla dormire , poi la stanchezza prese il sopravvento e si addormento accanto a lei.

 

Hola gente :D
Si lo avrete capito da soli che questa storia viene aggiornata tipo una volta ogni sei mesi ma che non viene lasciata stare. Spero che il capitolo vi sia piaciuto.. fatemi sapere in un commento se si o se no. E se vi va venite a leggere l’altra storia che sto portando avanti:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=681698&i=1 E’ una storia originale :D
Un beso, Eiko chan!

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Capitolo 10
*** Perfetta. ***


PERFETTA:

 

La luce del mattino entrò prepotente dalla finestre e andò a colpire gli occhi chiusi della bionda, lentamente questa aprì i grandi occhi azzurro chiaro e si volse a leggere l’ora sulla radiosveglia.
7.29. Giusto un minuto prima della sveglia: era in perfetto orario; la disattivò e, prima di alzarsi, si stropicciò ancora un po’ gli occhi assonati. Si tolse il pigiama e si apprestò a indossare i vestiti che aveva preparato in perfetto ordine la sera prima. Quando ebbe indossato anche il maglioncino di cashmere viola, andò in bagno e, una volta di ritorno, pettinata, profumata e truccata si girò a guardarsi nel grande specchio appeso alla parete sinistra. Analizzò la sua figura e una volta soddisfatta sorrise alla sua immagine riflessa: era semplicemente perfetta, come lo era sempre del resto: era, o non era, Ino Yamanaka?
Prima di scendere al piano di sotto diede un’occhiata alla foto di famiglia sulla scrivania: risaliva a cinque anni fa, suo padre, che era la copia maschile della ragazza, e sua madre, una donna dai lineamenti duri e dallo sguardo severo, che la abbracciavano.
Il primo ricordo che conservava Ino risaliva all’incarica a quando aveva l’età di tre anni: sua madre, ignorando la giovane età della figlia, si era rivolta a quest’ultima con un discorso forse troppo articolato per una bambina cosi piccola. Si ricordava che stava piangendo perché una amichetta le aveva lanciato la bambola di pezza nella sabbiera e poi era scoppiata a ridere, prima di fuggire; la madre, vedendola in lacrime, si era inginocchiata e le aveva fatto un discorso che Ino ricordava a memoria: “Ino, esistono due persone al mondo: i deboli e i potenti. I deboli piangono e languono nella loro disperazione, comandati a bacchetta dai potenti. I potenti, al contrario, non piangono ed hanno tutto in pungo, è per questo che devi diventare una donna potente. Quando crescerai ricordati di coltivare la bellezza naturale che hai, sarà un’arma importante in futuro, e sviluppa anche l’astuzia e la furbizia.. oltre che la retorica. Con queste quattro qualità non potrai che diventare una donna potente e popolare e fare così fieri i tuoi genitori. Ricordati che quello che conta nella vita è diventare una persona importante, la popolarità ed il potere sono tutto, ricordati le tre P: potere, popolarità e perfezione.” Si ricordava che la guardò, perplessa, senza afferrare il senso delle parole; l’unica cosa che aveva capito era che non doveva piangere, però memorizzò lo stesso il discorso parola per parola.. l’aveva scritto su un pezzo di carta che conservava accuratamente sulla scrivania. Una volta diventata più grande afferrò il concetto e si ripropose di far fieri suoi genitori; aveva progettato nei minimi dettagli un futuro grandioso: era, infatti, dall’età di otto anni che aspirava a diventare Primo ministro del Giappone, e la sua ascesa al successo e al potere stava dando buoni frutti; non era un caso se era il Giglio della scuola, se quello che diceva era legge e quello che indossava era moda, non era un caso che tutti la temessero e la rispettassero, non erano un caso tutti i privilegi che questo comportava. Erano tutti merito della sua bravura ed erano passaggi fondamentali del suo piano per il futuro.

 
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

“Perennemente in ritardo! Mi spieghi, Temari, perché non riusciamo mai arrivare in orario?!” ansimò Karin, correndo sui tacchi bassi verso l’entrata della scuola.
“Perché il karma è un fottuto stronzo e se la prende sempre e solo con noi!” le disse di rimando la bionda, che non era nemmeno un po’ provata dalla corsa, mentre si sistemava la gonna a tubino che le era salita un po’ troppo durante la folle corsa.
Ora stavano appoggiate allo stipite della porta a riprendere fiato, o meglio Karin a respirare pesantemente cercando di tranquillizzarsi, mentre Temari si dava un’ultima occhiata al vetro a specchio della porta.
“Ci vediamo a pranzo, tesoro.” le sorrise la Sabaku prima di dirigersi verso la propria aula.

 

 
“Ho preso 8 di matematica, ci credi?” esultò la rossa.
“Quanto hai pagato la prof?”
“Non credi mai nelle mie capacità, Temari!”
L’interpellata scoppiò a ridere, facendo girare più di metà corridoio “Ma cosa dici, Karin? Io lo so che sei un genio in fondo.. molto in fondo”
Bisticciando amichevolmente si avviarono a pranzo; nella calca dell’una i corridoi erano impossibili da percorrere e si veniva spintonati da una parte all’altra. Ad un certo punto Karin venne urtata da una ragazzina.
“Guarda dove metti i piedi, puttana obesa!” la insultò, a voce alta, quella.
“Scusa cosa hai detto?” Ma l’altra era già sparita nella folla e Karin sentì le lacrime salire e minacciare di trasbordare; volendo evitare una scenata in pubblico si avviò mogia in bagno dove scacciò in malo modo due primine, in modo da piangere con tranquillità.
“Hei, Karin!” la bionda, che non l’aveva seguita subito ma piuttosto era andata a scovare quale era il nome della ragazzina impudente, era entrata in quel momento in bagno e aveva messo il cartello guasto in modo da non essere disturbate “Non piangere.”
“E cosa dovrei fare? Hai sentito come mi ha chiamato quella mocciosa?! Fino a una settimana fa’ si sarebbe sognata di farlo!”
“Non farti toccare da una cosa cosi, tu sei Karin, una delle leggende delle Flo! Come può una sciocca ragazzina a metterti k.o?”
“Ma non capisci Tem? Non è quello il punto, la verità è che avevo tutto quello che volevo e potevo; e poi è sparito in un secondo. Ho perso tutto; ho perso Ino e ho perso le Flo, ho perso la reputazione e il mio charme, ho perso la nonna e ho perso i soldi, ho perso il fisico e ho perso il rispetto” fece un sospiro “ho perso anche Deidara… non che quello fosse mai stato mio ma quando verrà a sapere di tutto questo casino non mi vorrà più parlare.” singhiozzò la rossa, sconsolata.
“C’è una cosa che non hai perso…” le sorrise Tem. “Sarà anche poco ma… non hai perso me.”
“E nemmeno me.” aggiunse Suigetsu, comparso di fianco all’amica. “Scusate ho origliato tutta la conversazione.” si scusò poi, mostrando il suo solito sorrisino da dolce canaglia.
L’altra si aprì in un sorriso sincero, asciugandosi le lacrime e la matita nera che colava.
“Grazie. I migliori amici che si possano avere..” e li abbracciò tutti e due.
“Comunque se vuoi vado a picchiarla..” aggiunse, seria, Temari.
“Non serve grazie.. poi se ti beccano è la volta buona che finisci pure in carcere.”
“E chi vuoi che mi becchi? Non sono mica una novellina” si finse offesa la bionda, mentre passava sotto il braccio di Suigetsu che aveva aperto la porta alle due ragazze.₁

 
Nonostante il divieto di Karin, Temari aveva indagato e aveva scoperto che la ragazzina si chiamava Moe Tsukina, che aveva quindici anni appena compiuti e soprattutto che era la figlia del dirigente della filiale dell’impresa di suo padre: non poteva capitarle fortuna maggiore. Quindi a fine scuola lasciò Karin con una scusa e si appostò nel vicoletto che portava a casa della ragazza, a quell’ora non c’era nessuno in giro e non rischiava quindi testimoni scomodi. Ad un certo punto Moe comparve da dietro l’angolo e la bionda le si avvicinò minacciosa.
“Cosa hai detto oggi alla mia amica?” le sussurrò malevola in faccia. La poveretta stava tremando come una foglia: incontrare Sabaku no Temari incazzata nera in un vicolo deserto non poteva che essere una brutta cosa.
Nonostante tutto però cercò di tenere un minimo di contegno.
“Solo la verità”
“Per me la verità è che, qui, l’unica puttana sei tu. E non me ne andrei in giro a dire alle altre ‘obesa’ quando si è alti nemmeno un metro e sessanta e si ha un culo che ha le dimensioni di una portaerei.” E fece per andarsene, ma, sentendo sospirare di sollievo l’altra, capì di non aver impartito poi una lezione cosi profonda, quindi si girò e carico il pungo allenato che si abbatté con precisione sulla faccia acneica della Tsukina.
“La prossima volta che tocchi di nuovo la mia amica non sarà solo uno il pugno che riceverai. Da domani non parlare ne tanto meno sparlarle alle spalle di Karin,  non azzardarti nemmeno a guardarla negli occhi, siamo intesi?” Le minacce e i pugni erano la specialità della bionda. “E tu lo sai vero che io vengo a sapere tutto, no?” aggiunse poi, affabile, prima di recuperare la borsa e andarsene con tranquillità dalla parte opposta. Era andato tutto secondo i piani: la Tsukina era terrorizzata, nessun testimone scomodo aveva fatto la sua comparsa e non rischiava nessuna denuncia poiché di sicuro il dirigente di una filiale non avrebbe mai denunciato la figlia del capo di tutta l’impresa.. non se voleva tenersi la sua comoda sedia sotto il culo. Soddisfatta per la vendetta ottenuta si fermò ad un chiosco di gelati e si permise un piccolo strappo alla regola prendendosi un cono con doppio cioccolato.

 
SPAZIO AUTRICE:
Questo capitolo breve (non linciatemi :D ) è in maggior parte Ino-centric.. mi ero accorta che la stavate tutti odiando e non mi sembrava giusto che mentre Karin e Temari stessero facendo un percorso verso la maturazione Ino restasse sempre la stessa. Cosi ho colto l’occasione per spiegare l’infanzia della biondina e in parte dare una motivazione al suo comportamento.
Alla prossima (spero di riuscire ad aumentare di frequenza gli aggiornamenti.. hem ^///^)

₁: Ma che cavaliere Suigetsu! :D
Un beso, Eikochan.
 

 

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