Make It Better

di Mari Ace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Match ***
Capitolo 2: *** Hate ***
Capitolo 3: *** Purple ***
Capitolo 4: *** Pressure ***



Capitolo 1
*** Match ***


Le regole sono semplici…
Basta rispettarle.

 Las Vegas, Ore 00.07, Camera d’albergo di un Hotel.
 
“Lo avete individuato?”
“Non ancora, ma ci riusciremo. Dopotutto…fino ad adesso non l’abbiamo mai delusa, capo.”
“Forse…”
“Che cosa vuol dire?”
“Niente. Voglio un lavoro ben fatto.”
“Stia tranquilla. Non se ne pentirà. Glielo prometto…”
 
Las Vegas, Ore 01.55, Casinò Royal.
 
Figure eleganti, vestite a sera ridevano, si divertivano.
Ma per quanto ancora?
 
Pettinatura da punk, si aggiustò la giacca nera rivolgendosi alla sua signora.
“Mmm… c’è l’imbarazzo della scelta. Quale gioco d’azzardo scegliamo per divertirci un po’?”
Uno chignon da cui ricadevano ciuffi viola mossi e ribelli ad incorniciare il viso apparentemente innocente e quegli occhi azzurri che lui trovava “d’angelo”.
Vestita di tutto punto, nel suo abito bianco ricoperto appena di lustrini e di un velo sul corpetto che lasciava intravedere la sua figura e le sue forme pronunciate. Era peccaminoso solo guardarla.
“Mi va bene tutto.”
Bevve lentamente dal calice che aveva in mano, contenente del vino rosso, il suo preferito, mentre si muoveva sinuosamente tra i tavoli.
Il ragazzo aveva già capito le sue intenzioni. La camera d’albergo e quel vestito.
Alcune volte non la riconosceva neanche ma, come ripeteva lui stesso, tutti hanno un lato perverso che preme per uscire. Il bello sta nel liberarlo dalle catene.
Fosse stato per lui l’avrebbe presa e sbattuta su uno dei tavoli scandalizzando la gente che stava lì. Non sopportava quel tipo di persone con la puzza sotto il naso.
La seguì silenziosamente facendosi strada tra le sedie che erano d’intralcio nel suo cammino.
La ragazza si fermò ad un tavolo. Roulette Russa.
“Sei impazzita? Questi non si fermano finché non muoiono tutti!”
Non si era seduto. Due erano le cose più importanti per lui: la vita e quella ragazza, che di sicuro era uscita fuori di senno.
“Ma io non ci voglio giocare. Voglio assistere.”
La guardò alzando un sopracciglio.
“Chi sei tu, un alieno? Dove hai messo mia moglie?”
Rise di gusto rigirandosi il calice nella mano fasciata dal guanto, bianco come il vestito.
“Okay, il gioco è durato anche troppo.”
Si alzò e lo guardò con aria beffarda.
Quella, di sicuro, non era Fuyuka.
Semplici gesti sugli occhi e sui capelli e si ritrovò davanti una persona totalmente diversa.
Capelli neri come la pece ed occhi gialli come quelli di un serpente.
“Ti sei divertito, Akio-kun?”
“Sei una stupida… Suzuka.”
“Lo stupido sei tu avresti dovuto capirlo che ero io. La tua sorellina ha ben più forme della tua cara mogliettina apatica ed insignificante.”
Si tolse anche il vestito rivelandone un altro ancor più corto e nero ed ancor meno coprente.
“Se fosse stata apatica ed insignificante non l’avrei mai sposata”
Ghignò. Sapeva che la risposta avrebbe infuriato la ragazza che aveva davanti.
“Se vuoi sapere dov’è la tua amata Fuyuka non ti resta che giocare.”
Perse un battito. Era combattuto tra la vita e sua moglie; non esisteva niente di peggio.
“Accetto”
Era sicuro di sé. O, almeno, era quello che voleva darle a vedere. Non avrebbe mai ceduto, non proprio sotto le sue torture e lei… lei lo sapeva bene.
Era a conoscenza di tutto ciò che lo riguardava. Una malattia, ecco che cos’era.
Fin da piccola lo aveva sempre desiderato e non lo aveva neanche mai considerato un fratello, solo un oggetto di piacere. Voleva vendicarsi, senza neanche sapere per cosa, esattamente.
Forse per averla “tradita” con quella sottospecie di manico da scopa.
Forse perché lui non aveva mai ricambiato i suoi sentimenti.
O forse… forse per la semplice soddisfazione di vederlo soffrire davanti ai suoi occhi.
Troppe volte aveva sofferto guardando suo fratello. In molte tappe della sua vita.
Quando si era allontanato da lei. Quando era diventato un teppista. Quando si era fidanzato con Fuyuka… La scintilla scattò non appena a casa arrivò l’invito per le sue nozze.
Lo aveva inciso nella mente. Lo aveva strappato in mille pezzi per godersi anche solo il rumore di quella carta che si lacerava sotto le sue dita.
Con il passare del tempo quello era diventato il suo semplice divertimento. Godere sotto le sofferenze delle persone che le avevano fatto del male.
In quel piccolo antro della sua casa. Quello più buio e fitto si potevano sentire chiaramente i lamenti strazianti di quelle stesse persone.
Le piaceva. Appagava e riempiva il vuoto che aveva dentro da una vita. Ma non del tutto.
L’unica cosa, l’unico uomo che poteva farlo era suo fratello. Era Akio Fudou.
Ora, quel sentimento, non sapeva neanche descriverlo.
Rabbia mista a gioia. Odio misto ad amore. Rancore misto ad affetto.
Era un’aurora boreale di tutti i sentimenti e le emozioni esistenti in natura.
Prese la pistola e la mise sul tavolo. Il suo ruolo sembrava essere quello del giudice.
“Fate il vostro gioco”
Ghignò e si leccò le labbra, sembrava volesse assaporare la morte.
Ma lei lo voleva vivo.
Girò la pistola finché si fermò proprio su di lui.
Iniziarono a comparire i sudori freddi. Esitò a toccarla.
“Cosa c’è, hai paura, fratellino?”
Si maledì di aver scelto come viaggio d’anniversario proprio Chicago. E di non aver dato ascolto, come sempre, a sua moglie.
Non rispose. Prese la pistola cercando di tremare il meno possibile e la puntò alla tempia.
Chiuse gli occhi premendo lentamente il grilletto fino a che dalla canna uscirono tanti coriandoli colorati ed, in mezzo a quelli, un fogliettino con scritto “Bang!”.
Tutti, a quel tavolo, si misero a ridere. Tutti tranne lui. Quello non era uno scherzo, sapeva bene che era un avvertimento. Come sapeva delle ossessioni e degli “hobbies” di sua sorella.
Aveva sempre avuto paura di lei. Le era stato sempre lontano anche se non lo voleva dare a vedere.
I loro genitori l’avevano nascosta e, a tratti, quasi segregata in casa. E forse quello l’aveva fatta peggiorare di più. Fin da piccola si divertiva a far del male agli altri.
Nelle lezioni di chimica si offriva sempre lei quando si doveva dissezionare qualche animale.
“Dimmi dov’è Fuyuka.”
Risoluto. Voleva farle paura solo con la voce, ma non ci riuscì.
Il suo cuore continuava a battere all’impazzata. Quella ragazza… poteva farle del male. Poteva far del male a entrambi.
 


~~~~~~~ 
 
 
*si sente male* *non sa perché ma doveva scrivere qualcosa di horror*
Macciaooooooo!! :DD
Ed eccoci al prologo ù w ù
So cosa state pensando… ma DOVEVO farlo! Naturalmente non la leggerà nessuno ma… abbiate pietà! ç u ç
In questi giorni ho bisogno di qualcosa che mi smuova un po’ e non potevo non scrivere questa fic! *^^^^*
Spero qualcuno la legga, almeno… anche uno soltanto! ^^”
E quell’uno commenti, please! :°D
 
Al prossimo capitolo della mia ennesima fic! :°D
 
P.S: spero che la posizione centrale non vi disturbasse nella lettura, ma sentivo che veniva meglio in questo modo! ^ u ^

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Capitolo 2
*** Hate ***


Sorrise a quelle parole. Non sembrava per niente impaurita.
"Perché dirtelo soltanto? Non vuoi vederlo con i tuoi occhi?"
La guardò con diffidenza.
"E questo significa venire a casa tua?"
"Ma come siamo perspicaci…!"
Rise. Rise di gusto. Ma quella risata spaccava le vene.
"Mi diverto. Tanto."
Si avvicinò alla sua sedia chinandosi e baciandolo. Sembrava volesse fargli sentire la lingua in gola.
Si staccò e avvicinò le labbra ad un suo orecchio.
"Come mai mi lasci fare? Vuoi per caso mettere le corna alla tua mogliettina?"
"Ti lascio fare perché mi sei indifferente."
Le unghie laccate nere della ragazza premevano sul suo collo, affondando nella pelle sottile.
Si sentiva mancare l’aria.
"Vuoi uccidermi? Senza farmi soffrire prima, com’è di tuo solito con le vittime?"
Lo disse tutto d’un fiato. Le dita affusolate premevano sulla sua giugulare ma, pian piano, allentarono la presa.
Portò una mano sul collo leso facendo una smorfia di dolore.
"Sei cattivo. Ed io che ho mantenuto la verginità solo per te…"
Sussurrò ad un palmo dal suo viso.
"Pft. Ci crederò solo quando mi fornirai le prove. Un tipetto come te avrà già soddisfatto tutte le sue voglie."
Aveva la battuta pronta ad ogni frase della sorella. Ma per quanto sarebbe stato così?
Avrebbe giurato di sentire dietro di sè un vento freddo che gli stava congelando la schiena, percossa da brividi di paura.
Lui che, di paura, non ne aveva mai avuta se non in quel momento.
Quella che aveva davanti era una ragazza che non si fermava davanti a niente. Neanche a delle urla di dolore. Anzi, proprio quelle la spingevano ad andare avanti, a spingersi oltre, fino AL punto, quando li osservava agonizzanti.
"Se non ci credi perché non la prendi tu, la mia purezza? Qui, adesso?"
Si sedette sul bordo di quel tavolino allargando le gambe.
La gente non si scomodò a guardare, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Sorrise abbassandosi la patta dei pantaloni.
La ragazza, intanto, si pregustava già la scena ed il piacere che avrebbe provato al solo essere toccata.
Lui, dal suo canto, ci credeva, alla verginità della sorella.
Ma, per una volta, voleva essere lui lo stronzo nei suoi confronti, anche se era sicuro che ne avrebbe pagato le conseguenze.
Si mosse rapido penetrandola in un sol colpo, dopo averle scostato le mutandine.
Uscì subito. Aveva avuto la soddisfazione di vedere un’espressione di dolore sul suo volto.
La stessa che avrebbe avuto lui non appena avrebbe visto Fuyuka.
Poteva anche solo immaginare in che stato potesse essere.
Ma… era valsa veramente la pena ripagarla con la stessa moneta?
Dopotutto, era sua sorella. Nonostante la sua mentalità, per certi versi malata, lei gli voleva bene.
Si sentì un vigliacco. Sentì di essere caduto al suo livello.
Non appena vide il sangue che si propagava sulla stoffa verde del tavolo si rese veramente conto di ciò che aveva fatto. Era come lei? In quel momento si sentiva come se avesse compiuto le sue stesse azioni.
Si riaccasciò sulla sedia con gli occhi ancora sgranati.
Vide la sofferenza disegnarsi sul viso di Suzuka e, di certo, non era solo sofferenza fisica.
"Onii-chan… tu mi odi?"
Lei, nonostante le sue perverse idee, si era mantenuta candida per tutto quel tempo, solo per Akio, anche se sapeva che non l’amava.
Gliel’aveva portata via con così tanta violenza. La sua stessa violenza.
"Mi hai fatto del male… per lei? Solo per Fuyuka?"
La sua voce aveva perso totalmente quella malizia, quella cattiveria, quella malignità che erano nascoste, solitamente, nel suo tono.
Adesso c’era paura, tristezza e afflizione. Sentimenti che lei aveva provato solo in segreto, solo quando era sola poteva manifestarli, piangere, disperarsi. Sola, nella sua cameretta da, apparente, brava bambina, quello che i loro genitori volevano far vedere.
Non aveva il coraggio di risponderle. Non aveva il coraggio di tirare fuori quel sentimento, quella voglia di potere che aveva sempre avuto e che aveva assopito da tempo.
"Perché lo hai fatto? Hai preferito far del male a tua sorella per una stupida donna?"
"Lei non è una stupida donna! Sparisci dalla mia vita! Perché ti ostini a ricomparire sempre?!"
Urlò. Allora, la gente, venne attirata, da quelle urla.
Si alzò di scatto facendo strisciare violentemente la sedia sul pavimento di marmo bianco.
La lasciò lì. Con lo sguardo color del sole sul pavimento. Quello stesso color del sole, si stava sbiadendo dal dolore. Quel dolore era ritornato. Era proprio lui, quello che l’aveva accompagnata per tutta la vita. Quello che aveva gravato sulle sue spalle e che aveva sempre nascosto sotto la propria perfidia.
Lui, ritornò alla camera d’albergo e non crebbe a ciò che trovò davanti.
"Tesoro, come mai quella faccia? Non mi dire che hai perso i soldi!"
"F-Fuyuka, sei… sei tutta intera? Non ti hanno fatto niente?"
La ragazza lo guardò storto.
"Akio, ti senti bene? Io sono sempre stata qui"

 "Onii-chan… tu mi odi?"

 ~~~~~~

 AnColo dell’AutriciA:

Capitolo un po’ spintarello xD E un po’ corto D: Ma fa niente… no? È per la sàspans (??) :DD
Non pensate che sia finita qui! Ah, no! Muahahahahah
No, la Gouezel non farà ancora la sua apparizione! Ù w Ù
Spero di avervi addolcito di più la figura di Suzuka perché… beh… SPOILER! Ù u Ù Non si può dire! :°P
Addddddoro Suzuka <3 E addddddoro aver scritto su di lei in quest’altro capitolo! Ù u Ù
Poi saprete il perché Ù u Ù Eeeeeh, che ve devo dì? Se no non c’è sàspans (??) ° u °
Vabbeh, vi lascio se no v’incuriosisco ancora di più (??) A u A …..chi prendo in giro, io non riesco ad incuriosire nessuno ° u °
Comunque…. Q-q-quante recensioniiii ç u ç *muore di felicità*
E dire che sta storia la tenevo nascosta D: Sì, dovevo sfogarmi un po’ sulla Fuyudou la prima volta che li "misi insieme" ma scrissi due righe e lasciai perdere e, naturalmente, non mi venne in mente di pubblicarla ° u °""
Ma adesso che so che piace a qualcuno sta benedetta coppia e, soprattutto, ci sono tantissime fan art *sclera* ho deciso di resuscitarla (??) e di continuarla, pubblicandola! :DD
Alur, siccome io posso stare solo dalle 23/23:30 a mezzanotte che poi scadono gli MB, non vorrei rischiare di non riuscire a rispondere a tutte le recensioni, quindi rispondo qui:

@_Ohanax2_: Nicciaaaaaaaaa *O* *coffa*Fuyukanonèpoicosìpoverina*coffa* Sono contenta ti piaccia anche questa fic e spero che il capitolo ti abbia messo più sàspans (??) Ù u Ù Sì, perché sta fic, senza sàspans (??) non può sopravvivere Ù u Ù

@MiCHIGAN: Chaaaaaaaaaaaaaaa *O* Così mi lusinghi troppo però! D: xDDD
Cioè, non avevi voglia di recensire oggi, ma questa fic sì? O u O *suicid* Comunque, non so se ti piacciono i Paramore ma il prossimo capitolo sarà sulla canzone "Pressure" *^* Ed ho una mezza idea ma proprio mezza, perché al momento ho idee solo per due strofette, di fare una song fic con "The Only Exception" sempre sulla Fuyudou, così, per riempire la sezione di fic su questa coppia D: Sto rompendo troppo eh? D: Dimmelo quando ti scocci, che la smetto (??) ° u °

@_MELiSSiNA_: Melyyyyyyyyyyyyyyyy *O* Io non faccio MAI errori di grammatica Ù u Ù No, scherzo, ne faccio anch’io è che poi rileggo ciò che ho scritto e questo giova x°D
Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo ° u ° (anch’io odio Haruna e Fuyuka, ma, quest’ultima, mi piace solo se sta con Fudou, l’altra… boh? L’altra mi sembra troppo oca < u <)

@sweet_ice: Macciaooooooooo ^O^ Marts ° u ° Adoro marte * u * Che c’entra? Niente, sono ciarlatrice di professione ° u ° Faccio gara ai vecchi ° u °
Comunque, sei vestita come meeee ^O^ Fosse per me uscirei vestita come sto in casa ma già mi ridono tutti dietro normalmente, quindi evito ° u ° Felice che ti piaccia la fic :DD Ho aggiornato presto ù3ù

In poche parole, grazie a tutte per aver recensito e spero mi farete sapere se vi è piaciuto anche questo capitolo! ^O^

Al prossimo capitolo della mia ennesima fic! :°D

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Capitolo 3
*** Purple ***


 

Si accasciò sul divano con lo sguardo perso nel vuoto.
“Akio, mi dici cosa ti prende?”
La ragazza affondò un dito nella guancia del marito, con fare ingenuo.
“Niente”
Non voleva dire altro. Aveva la sola intenzione di lavare via di dosso quella serata.
Prese delicatamente una mano della consorte e l’attirò a sé posandole un bacio sulle labbra.
“Non me la racconti giusta, sei troppo dolce”
Ridacchiò.
“Ho incontrato mia sorella”
L’espressione felice e serena di Fuyuka non mutò. Voleva molto bene a quella ragazza. Dopotutto era sua cognata.
“Ah, sì? Come sta?”
Lui la guardò. Sul suo volto si poteva leggere più di un’emozione. Sofferenza, mestizia, amarezza… non si capiva bene cosa provasse. Solo Fuyuka lo poteva comprendere.
“Cos’è successo?”
Passarono minuti di silenzio. Solo sguardi. Quando venne a mancare anche quel contatto visivo, riprese a parlare.
“Ci dobbiamo dire tutto…”
Non ebbe neanche il tempo di terminare la frase, che lui si alzò dirigendosi verso la stanza da letto.
“Non mi va”
Ricomparve appoggiato allo stipite, sapendo di non averle dato una spiegazione giusta.
“Davvero, ne parliamo un altro giorno. Sono stanco.”
La giovane donna annuì sorridendo.
“Non ti preoccupare, c’è tempo”
Rimase sul divano, a contemplare il tavolino da salotto. Sapeva che era successo qualcosa. Akio non si era mai comportato in quel modo, quando si trattava di Suzuka.
Sospirò andando in camera, ma non lo trovò.
Chiuse la porta e sentì delle braccia avvolgerle la vita e, subito dopo, delle labbra calde poggiarsi sul suo collo e lambirlo procurandole dei piccoli gemiti di piacere, che sembravano sussurri.
“Non eri stanco?”
Non le rispose. La girò verso di sé e la baciò, mentre Fuyuka notava pian piano che lui era già a petto nudo.
Prese a mordergli piano le labbra facendolo indietreggiare, fino a quando fu completamente appoggiato alla porta.
“Ti disturba così tanto il letto?”
Ridacchiò, ma si fermò subito rabbrividendo al contatto delle sue piccole dita sulla pelle nuda.
Nonostante fosse passato tanto tempo, anche quelle semplici effusioni sapevano far scattare in lui qualcosa che non sapeva descrivere.
Dalle labbra socchiuse della moglie parti un risolino, mentre, con la lingua, scendeva lungo il suo collo. Solo lui poteva sapere quanto ci sapesse fare la sua “capelli viola”.
La chiamava così quando erano ancora adolescenti e non stavano insieme. Era un nomignolo affettuoso che usava sempre.
Neanche il tempo di riprendersi da quei ricordi, si ritrovarono già uno sopra l’altra, nel letto. Affondava sempre con più veemenza dentro di lei.
Non erano coperti. Non c’era nessuna vergogna, quello non era solo sesso. In quei rapporti che tutti definivano un tabù c’era un immenso amore.
La guardava negli occhi, cercando di notare ogni sua piccola smorfia di piacere. Le mani posate sui suoi fianchi asciutti mentre il bacino andava avanti e indietro e le gambe di lei non potevano fare a meno di avvinghiarsi attorno.
Inarcò la schiena socchiudendo le labbra e lasciando andare un grido strozzato. Si accasciò sul letto mentre le gocce di sudore solcavano la sua fronte. Il volto sereno, senza dolore, senza dispiacere. Si girò su un fianco permettendo all’amato di stringerla a sé.
Adorava le coccole e adorava quando gliele faceva lui. Si sentiva l’unica al mondo a poter sentire le sue mani sul corpo. Aveva il potere di farla addormentare in poco tempo.
E così fu. Si appisolò attanagliandolo come fosse un peluche, sotto quelle carezze che solo lui poteva regalarle.
La mattina successiva, si svegliò dopo di lui. Notò che il suo posto era freddo e vuoto.
Si sedette sul bordo del letto accorgendosi di avere, addosso, una camicia due volte più grande di lei.
Si alzò stropicciandosi gli occhi.
“Buongiorno, bell’addormentata”
Comparve solo la testa, da uno spiraglio della porta.
“Buongiorno…”
Rispose di rimando con la bocca ancora impastata dal sonno.
“Vieni a fare colazione… capelli viola!”


 
~~~~~~
 
 
AnColo dell’AutriciA:
 
:D :D :D :D :D :D :D
Non dico niente, v’è piaciuto il capitolo? ° u °
Fudou: Meno male che non dicevi niente… -/////- Ma perché mi devi sempre mettere in situazioni imbarazzanti? -//////-
Perché ti piace A u A
Fudou: U-usoda… -///////-
Eeeeh, usoda usoda ù w ù Io non dico mai bugie! A u A
Fudou: -/////- *va a suicidarsi ad Hinamizawa*
Hinamizawaaaaaaaaaa *^^^^^* Portami con teeeeeeeeeeeee *^^^^^*
Okay, basta ° u °
Rispondiamo alle recensioni ù w ù
 
@MICHiGAN: Chaaaaaaaaaaaaaaaaa T u T *carezz* Ti faccio venir voglia di scrivere? D: Io pensavo di far venir voglia di cancellarsi da EFP ° u °
Comunque, purtroppo ho fatto male i conti e “Pressure” ci sarà al prossimo capitolo, non ho potuto non farli… ehm… combaciare (??)  ° u ° Cioè… *scatta foto compromettenti* Eeeeek A u A
*guarda le foto* Apperò ° u ° È Ronco ° u ° (??)
Fudou: -//////-
Sei tornato vivo da Hinamizawa? ° u ° *dà premio*
Fudou: U-usoda… -///////-
Sei fissato, però eh ° u °
Vabbeh, come sempre vi do il mio saluto speciale (??) ° u °
 
Al prossimo capitolo… della mia ennesima fic! :°D

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Capitolo 4
*** Pressure ***


 Tell me where our time went
And if It was time well spent
Just don't let me fall asleep

Feeling empty again
Cause I fear I might brake
And I fear I can't take it
Tonight I'll lie awake
Feeling empty, I can

 

Faceva male. Il cuore mi faceva male più del mio imene, strappato con violenza.
Non ti ho fatto mai del male, neanche quando eravamo piccoli. Ora dimmi… mi odi?
Mi odi per cosa? Per ciò che provo costantemente per te?
Sai già che non le avrei fatto del male. Nonostante abbia preso il mio posto al tuo fianco, le voglio bene. È stata come una seconda sorella per me.
Era simile a lei. Così differenti, ma, allo stesso tempo, così uguali.
Uguale a Risako. La nostra sorella maggiore.
Eri affezionato a lei. Tanto che, quando morì d’incidente stradale per venire a portarmi a casa, mi accusasti di averla uccisa. Io, ero rimasta illesa mentre lei perse la vita.
Tutti cominciarono a chiamarmi “Diavolo” ed io accettavo i loro nomignoli perché, dentro di me, sentivo che avevano ragione. Mi accusavo io stessa, anche se avevo poco più di sette anni.
Mi sentivo in colpa, tremendamente in colpa.

 
Feel the pressure
It's getting closer now
We're better off without you
I can feel the pressure
It's getting closer now
We're better off without you


 

Sentivo quella pressione salirmi addosso e strangolarmi. Mi mancava l’aria, quando ero circondata dalla gente. Sapevo che quella gente mi odiava.
Ci trasferimmo e tu non mi parlasti più, perché la causa di quel trasloco ero io e ciò che pensava la gente di me.
“Perché non sono morta io?” mi chiedevo.
Odiavo quella cameretta. Odiavo il rosa. Troppo candido, troppo da femmina.
Allora, una volta, mentre mangiavamo…
“Forse stavate meglio senza di me”
Pensavo che la mia esistenza fosse inutile. Nessuno mi voleva bene.
Mi chiesi se forse Dio, aveva fatto succedere quello, per punirmi del sentimento che provavo per mio fratello, quello era incesto. Per me era incesto anche solo pensarlo, innocentemente.
Cambiai il mio carattere, cambiai tutto di me. Ormai, neanche io sopportavo quella stupida bambina.
 

Now that I'm losing hope
And there's nothing else to show
For all of the days that we spent
Carried away from home
Some things I'll never know
And I had to let them go
I'm sitting all alone
Feeling empty, I can

 

Diventai perversa, maligna. Almeno, avrebbero avuto un buon motivo per odiarmi.
Avevo perso la speranza di piacere a qualcuno.
Non avevo amiche, non sopportavano i miei modi di fare.
Avevano paura di me. Ed io ero quasi orgogliosa di quello.
Ed ora, sono seduta tutta sola, sulle scale davanti al portone del mio appartamento, ascoltando questa stupida canzone deprimente.
Mi brucia la vagina, ma cerco di non farci caso.
Chiudo gli occhi cercando di sentire meglio la canzone e di pensare ad altro.
In questo momento, non mi viene in mente nient’altro se non il mio passanto.
La pecora nera. Colei che non faceva niente di buono.
E, intanto, subivo quelle violenze psicologiche, senza dire niente.

 

Feel the pressure
It's getting closer now
We're better off without you
I can feel the pressure
It's getting closer now
We're better off without you

 
Mi chiedevo, dentro di me, se mai avrebbero smesso.
Avevo voglia di fargli smettere con le mie mani.
Il primo uomo su cui scatenai le mie voglie perverse fu il preside.
Odiavo tutto di lui. I suoi baffi, i suoi lineamenti, la sua voce.
Mi urtava anche il solo guardarlo.
Non mi scoprì nessuno. O meglio, la mia famiglia lo sapeva, ma non lo disse ad anima viva.
Mi rinchiusero in casa usando come scusa quella di una malattia infettiva.
Mentre mi compravano bambole e peluches per calmare la mia sete, non mi accorgevo che quell’essere rinchiusa in casa peggiorava la mia situazione, anche se mi faceva sentire meglio, lontana dagli occhi altrui.
 

Some things I'll never know and I had to let them go
Some things I'll never know
And I had to let them go
I'm sitting all alone
Feeling empty

 
Ti ho visto andare via di casa, in silenzio, dopo il fallimento di nostro padre.
Mi salutasti sorridendo appena, ma falsamente.
Mi odiavi ancora, anche se era passato tanto tempo da quell’incidente, lo sentivo, lo sapevo, anche se non volevi dirlo, non volevi ammettere di odiare la tua sorellina.
Invece io ti amavo. Erano due sentimenti così contrastanti…
Ti lasciai andare via, senza poter fare niente. Senza poterti dire “Addio”.
Il mondo mi crollava addosso, un’altra volta.
Come un vetro fragile.
Ed io non dicevo niente.
Nessuno poteva capirmi.
Quel mondo mi detestava.
Ed io continuavo a sentirmi vuota.
 

I can feel the pressure
It's getting closer now
We're better off without you
Feel the pressure
It's getting closer now
You're better off without me

 
Sento ancora quella pressione.
Mi strangola ogni giorno, appena mi svegliò.
Appena metto i piedi a terra, tutte le mattine, un peso sulle mie spalle mi fa quasi cadere.
Mi fa cadere giù. Per terra. Sul pavimento bianco della mia casa, in contrasto con la mia anima.
Mi sveglio e la sento arrivare. Sento che sale sul letto e viene a stringermi lo stomaco.
Stavo meglio senza di lei.
Di sicuro, l’hai sempre sentita anche tu, la pressione.
Sai come ti attanaglia lo stomaco.
Sai come ci si deve convivere.
Dimmi, Akio-kun… la senti anche adesso, la pressione, vero?


 
~~~~~~
 
 
AnColo dell’AutriciA:
 
Suzukaaaaaaaaaaa ç u ç Okay, amo questo personaggio, punto. Odiatemi pure, ma lo amo punto e basta.
È più forte di me, sa darmi più emozioni di Fuyuka D: E dire che l’ho solo inventato invece mi ci sto realmente affezionando, santapolentavalsugana (??) ç u ç
Comunque Ù u Ù Sono diventata una fan dei Paramore da un anno O u O Devo dire che le loro canzoni mi piacciono tantissimo e m’ispirano altrettanto e poi quando le traduci hanno senso! Ò u Ò
A parte questo, non ho messo la traduzione perché veniva male, se la volete potete sempre cercarla su google :D
 
@sweet_ice: Sono proprio felice che ti sia piaciuto il capitolo precedente ç u ç E sono felice di non aver fatto la scena troppo volgare D: Era quello il mio intento *^* Una cosa zzozzomantica (??) ° u °
Spero ti piaccia anche questo capitolo * - *
 
A Cha ho già risposto ieri! Ù u Ù
Tutti: Capitan Ovvio -__-
Fufu ° u °
 
Al prossimo capitolo… della mia ennesima fic! :°D

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