Harry Potter e l'Ordine della Pernice

di Lizzyluna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Recupero ***
Capitolo 2: *** Riunione ***
Capitolo 3: *** Rivelazione ***
Capitolo 4: *** Ricerca ***
Capitolo 5: *** Rifornimenti ***
Capitolo 6: *** Rischio! ***
Capitolo 7: *** Resistenza ***
Capitolo 8: *** Riscossa ***
Capitolo 9: *** Riposo (forse...) ***



Capitolo 1
*** Recupero ***


14/3/2011: per festeggiare la prossima conclusione, vi offro un'ideale colonna sonora:
1)Resonance (Soul Eater opening) - TM Revolution
2)Pretty Fly (for a white guy) - The Offspring
3)Thriller - Michael Jackson
4)Gotta Feeling - Black Eyed Peas
Benvenuti (o bentornati) e buona lettura.



Harry Potter e l’Ordine della Pernice

1-Recupero

Era una tranquilla sera d’estate a Little Whinging; le stelle brillavano nel cielo sereno e la luna rischiarava dolcemente il paesaggio. Nelle loro graziose casette le famiglie guardavano la televisione, oppure sedevano in giardino a bere tè freddo e chiacchierare con i vicini. I bambini giocavano a palla o a nascondino, rintanandosi nelle siepi odorose di lavanda e rosmarino e soffocando le risate con le mani sporche di terra, mentre i più grandi sognavano le praterie del West cavalcando le loro biciclette. Nell’aria c’era un profumo di menta e geranio, misto a quello delle mille candele alla citronella che bruciavano sui davanzali, e un leggero venticello coronava la pace e la dolcezza di una serata perfetta.
Nessuno sospettava che in un vicolo poco lontano si stava consumando una tragedia.

Harry arretrò fino a trovarsi con le spalle al muro. I Dissennatori, cinque in tutto, si avvicinavano minacciosi, senza lasciargli una via di scampo…e lui, da vero imbecille, aveva lasciato a casa la bacchetta.
Le tenebrose guardie di Azkaban avanzavano, risucchiando la luce e la gioia e lasciando solo vuoto e freddo; Harry chiuse gli occhi, aspettando la fine. “Mamma, papà, Sirius…sto arrivando!” pensò. “Ron, Hermione …perdonatemi!”
Ormai lo avevano circondato…gli erano addosso…
Expecto Patronum!” gridò qualcuno alla sua destra. Ci fu un lampo argentato…e una tigre dai denti a sciabola balzò nel vicolo, attaccando e disperdendo i suoi aggressori. Un istante dopo, davanti agli occhi stupefatti del ragazzo comparve una figura incappucciata in sella ad una Vespa 50 Special verde pisello.
“Presto, Harry, salta su!” lo esortò il suo salvatore. Il giovane mago non se lo fece ripetere due volte; quando fu a bordo, l’uomo misterioso si guardò intorno. “Bene, via libera. Pronti…VIAAA”. Con un rombo assordante la Vespa partì; Harry, aggrappato al mantello del guidatore, si abbandonò al sollievo per lo scampato pericolo, chiedendosi chi fosse il mago a cui doveva la vita (e anche quanto avrebbe resistito il suo malridotto mezzo di trasporto: certo, con i Dissennatori alle calcagna non era il caso di fare troppo gli schizzinosi, però…).
La motoretta filava via per le stradine silenziose di Little Whinging, facendo un fracasso infernale: la gente, spaventata, si affrettava a chiudere le finestre e i cani più feroci e sanguinari del quartiere, nemici giurati dei motociclisti, si barricavano nelle cucce con le zampe sulle orecchie.
In quanto a Harry...beh, il giovane Potter non era certo una persona ingrata, ma dopo che il suo salvatore ebbe bruciato tre semafori rossi, sradicato una staccionata, diserbato un giardino, attraversato una siepe spinosa, devastato un’aiuola spartitraffico e schivato per un pelo una panchina, il tutto in cinque minuti di viaggio, si ritrovò a pensare con una certa nostalgia a zia Petunia e alla sua pasta con i cavoli. “Signore!” pensava, “Se esco vivo da questa giornata, farò amicizia con Tiger e Goyle! Regalerò dei fiori a Millicent Bulstrode! Uscirò a cena con Bellatrix! Sposerò Malfoy...beh, adesso non esageriamo!”.
Sbandando e rombando il trabiccolo lasciò il centro abitato per sfrecciare attraverso la campagna; finalmente, dopo venti minuti di terrore, l’uomo incappucciato si fermò davanti ad un casolare diroccato. Harry smontò con un lieve senso di nausea…e fu allora che notò un particolare che, nella confusione della fuga, gli era sfuggito: colui che l’aveva tolto dalle grinfie dei Dissennatori aveva una mano d’argento. Era Peter Minus.

“Minus...maledetto!”
Harry arretrò, tremante di rabbia, e s’infilò la mano in tasca (ricordandosi un secondo più tardi che la bacchetta era rimasta sul comodino), con Peter che cercava inutilmente di calmarlo. “Harry...Harry, non voglio farti del male, lascia che ti spieghi!”
“Tu...tu hai f-fatto uccidere i miei g-genitori e hai il coraggio di...”
“La mia parola non vale più nulla, ormai!” lo interruppe l’uomo con un sorriso di scusa. “Lo so, sono un traditore e ogni mia dichiarazione di pentimento è un insulto a coloro che sono morti, tuttavia ti giuro che...ah, eccolo che arriva!”. Harry guardò la strada e vide un individuo, anche lui incappucciato, che avanzava a fatica su una bicicletta scassata e cigolante. Sul portapacchi arrugginito erano impilati in equilibrio precario il suo baule, la sua Firebolt e la gabbia di Edvige.
“Maledetti Babbani!” imprecò il ciclista scendendo dal suo mezzo ed abbassando il cavalletto(la pila di bagagli oscillò pericolosamente durante la manovra), “Quel ragazzino era così pieno di lardo che per poco lo Schiantesimo non è rimbalzato contro di me!”. Harry sentì la mano gelida del terrore che gli stringeva lo stomaco: era la voce di Piton.

Paralizzato, il ragazzo rimase a bocca aperta, mentre Piton continuava a parlare come se niente fosse. “Per la veste di Morgana, quei Dursley sono davvero mostruosi! Quasi quasi compatisco Potter...anni e anni in mezzo a gente del genere, non c’è da meravigliarsi se è un disadattato! La signora è una pessima cuoca, ho mangiato uno dei suoi biscotti prima di uscire...un’esperienza orribile, che non auguro a nessuno. Dove sono gli altri?”.
“Uccidetemi!” esclamò Harry. I due uomini lo guardarono, poi si scambiarono un’occhiata perplessa. “Uccidetemi” ripeté il piccolo mago, “siete qui per questo, no? Avanti, ammazzatemi e fatela finita!”.
“Forse non hai afferrato il concetto, Potter!” rispose Piton freddamente. “Non sono venuto fin qui su questo rottame solo per ucciderti. E a proposito, Potter, sei un demente! Come hai potuto essere così sciocco da scordarti la bacchetta?” e così dicendo la estrasse dal mantello e gliela ficcò in tasca.
“Harry, fidati!” insistette Minus, “Siamo qui per proteggerti! Noi e un’altra persona!”.
Harry sorrise senza allegria. “Ah, davvero? Ma vi prego, ditemi: chi è il terzo paladino? Voldemort? Draco Malfoy? Gazza? Sauron? Darth Vader? Jason di Venerdì 13? Aspetta, adesso ci sono, è Jack lo Squartato...”
“Yu-huuuu!” lo interruppe una voce familiare. “Come va, ragazzi?”. La nuova arrivata era una donna bassa e grassa, con un vestito rosa carico di pizzi, merletti e perline e un cappello stracolmo di fiori finti e fiocchetti; avanzava lungo la strada spingendo una carrozzina azzurra e agitando allegramente la mano in segno di saluto. Harry sentì il suo cuore fermarsi...per la quarta volta in quel giorno maledetto: era la Umbridge.

“Vi prego...ditemi che è un brutto sogno!” gemette il ragazzo, mentre l’ex preside di Hogwarts raggiungeva Piton e Minus con il sorriso di una maestrina delle elementari al primo giorno di scuola.
“Petey, Sevy, vi sono mancata? Scusate il ritardo, ma ho trovato un cappellino che dovevo assolutamente comprare...guardate che meraviglia! Non è bellissima questa rosa di stoffa?” e ficcò l’orrendo copricapo sotto il naso di un esterrefatto professor Piton.
“Stupendo, Dolores, ma...la missione? È andato tutto bene?” chiese ansioso Peter.
“Perfettamente, nessuno mi ha notata...ma ditemi: lui dov’è?”
“Dietro di te, Dolores!” la informò Piton, mentre Harry scagliava disperatamente un incantesimo Riddikulus dopo l’altro cercando di passare inosservato. La donna si volse subito verso di lui, con un sorriso ancora più largo. “Oh, Harry caaaro! Che piacere vederti!” cinguettò, “Abbiamo avuto i nostri brutti momenti, non è vero? Ma adesso è tutto passato e sono sicura che diventeremo grandi amici!”.
In cuor suo Harry ne dubitava fortemente, ma decise di tenere per sé le proprie convinzioni. “Lo spero anch’io, signora Umbridge!” rispose educatamente.
“Signora Umbridge...come sei formale, chiamami Dolly! Sei tra amici...e ne hai bisogno, povero tesoro, dopo tutto quello che hai passato! Ma ora” proseguì la Umbridge avvicinandosi a Minus e Piton, “penseremo noi a proteggerti!”
“Noi, gli HARRY’S ANGELS!” gridarono tutti insieme. Harry non sapeva se ridere o piangere.
La situazione era chiara: era finito chissà come nelle mani di una banda di pazzi fanatici e la sola consolazione, se di consolazione si poteva parlare, era che Piton mostrava la sua stessa mancanza di entusiasmo...quindi almeno lui era ancora sano di mente. Sentendosi a disagio spostò l’attenzione sull’unico oggetto degno di nota, cioè la carrozzina. “Ottima copertura, vero?” commentò distrattamente la Umbridge quando se ne accorse, “L’ideale quando devi fare da palo e sei circondato da Babbani...distoglie l’attenzione ed è un ottimo contenitore per le emergenze!” e tolse la copertina ricamata. Sotto, insieme ad un bambolotto incredibilmente realistico, c’era una scorta di Caccabombe.
Suo malgrado Harry sorrise.


Sono in un periodo creativo, quindi ho sistemato questo capitolo a cui stavo lavorando da un paio di mesi(ma senza trascurare le altre storie, che dovrei riuscire ad aggiornare prima di andare in vacanza). Per i titoli dei capitoli mi sono ispirata al mio scrittore preferito, Stephen King, precisamente alla serie “La Torre Nera”. Spero che il tutto sia uscito bene.

Ah, dimenticavo: per il povero Harry le (brutte) sorprese non sono finite...

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Capitolo 2
*** Riunione ***


2-Riunione

“Fatemi capire!” esclamò Harry. Si trovava all’interno del casolare, in un salottino pericolante ma ordinato e arredato con gusto. “Improvvisamente vi è venuta una crisi di coscienza e avete deciso di aiutarmi?”
“Ancora non ti fidi, Harry?” chiese Minus addolorato “So che tu e il professor Piton vi siete lasciati in modo un po’...ehm, burrascoso...”
“Ma nooo!” ribatté Harry ironicamente “Ha solo provocato la morte dei miei genitori, del mio padrino e di Silente, perché dovrei avercela con lui?”
“Comunque” continuò Peter imbarazzato, “non si è trattato proprio di una crisi di coscienza. Vedi, Harry, per convincermi a seguirlo il Signore Oscuro ha fatto leva sui miei sentimenti peggiori: invidia, orgoglio, sete di vendetta e desiderio di dominio. Mi ha fatto credere che avrei avuto potere e benefici unendomi ai Mangiamorte...ma non credo che cantare la ninna nanna alle piante carnivore di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sia un incarico di prestigio, correggimi se sbaglio!”. L’uomo sospirò, rigirando la bacchetta tra le dita ossute. “Poi una notte ho sognato Sirius e tuo padre che ridevano a crepapelle e ho deciso che era ora di cambiare aria!”.
Dolores Umbridge si morse le labbra, pensierosa. “Una vera donna sa riconoscere i propri errori, Harry. Io...io ne ho commessi tanti, ma il peggiore è stato quello di dare ascolto a quel cialtrone logorroico con un kiwi in testa e quando finalmente ho aperto gli occhi ho deciso di riparare i danni.”
Harry rise, divertito dall’azzeccata descrizione di Caramell, poi si volse verso Piton, in attesa. “Beh, che c’è da guardare?” abbaiò il professore, “Mi sono stufato di essere comandato a bacchetta da uno che ha paura del buio, ecco tutto!”. “Vol...cioè, Voi-Sapete-Chi ha paura del buio?” chiese Harry sbalordito.
“Come, non lo sapevi?” rispose brusco Piton. “Se avessi visto il casino che ha scatenato quando quel burlone di Lucius gli ha spento la lucetta...”. Poi, vedendo che Harry lo fissava dubbioso, esplose. “Che ti aspettavi, Potter? Credevi forse che mi sarei buttato in ginocchio confessando il mio amore eterno per tua madre? Bene, se è così ti sbagli di grosso! L’unica persona che abbia mai amato è stato Ron Weasley, quando la sua bacchetta ha conciato per le feste quell’incapace di Allock!”.
Per la prima volta Harry provò un briciolo di simpatia per l’insegnante di Pozioni.
Dopo un attimo di silenzio Peter si schiarì la voce e continuò: “Dunque, come dicevo abbiamo tutti deciso di cambiare la nostra vita, consacrandola alla lotta contro l’Oscuro e i suoi seguaci. Quando ci siamo incontrati -per puro caso- alla Testa di Porco abbiamo pensato di unire le nostre capacità e dedicarci alla più nobile delle missioni...quella di proteggerti, Harry. In poco tempo siamo riusciti ad organizzarci come una vera squadra e ci siamo messi al lavoro, sorvegliandoti discretamente e tenendo d’occhio i Mangiamorte per anticipare le loro mosse. Così, quando le nostre...ehm...microspie ci hanno rivelato che era in programma un attacco...”
Microspie?!” esclamò Harry incredulo.
“Esatto, Potter!” confermò Piton beffardo. “Microspie!”, ed estrasse dalla tasca alcuni fili color carne che il ragazzo riconobbe subito: Orecchie Oblunghe.
“Gran bella cosa la tecnologia moderna, Potter!” commentò soavemente Piton. “Dovresti provarle...ma qualcosa mi dice che l’hai già fatto!”.
Harry pensò a Magie Sinister e al numero 12 di Grimmauld Place ed arrossì imbarazzato.
“Quando abbiamo saputo dell’attacco” riprese Minus, “abbiamo deciso di anticipare i Mangiamorte e prelevarti da casa tua. Abbiamo avuto solo un giorno e una notte per prepararci, ma eravamo tranquilli: secondo la nostra consulente astrale questo sarebbe stato un giorno fortunato”
“Meno male!” commentò Harry, che nel cosiddetto “giorno fortunato” ci aveva quasi rimesso la pelle(e non una volta sola). “Per curiosità, chi è la consulente?”
“La professoressa Cooman, naturalmente; è la miglior Veggente sul mercato. Così abbiamo dato il via all’Operazione Recupero...”
“Veramente, secondo il piano noi avremmo dovuto far saltare la corrente elettrica in tutto il quartiere e presentarci a casa dei tuoi zii travestiti da elettricisti” precisò la Umbridge.
“Saremmo saliti in camera tua con una scusa” continuò Minus, “poi io ti avrei aiutato a fare i bagagli- è la mia specialità- e avrei miniaturizzato te e il baule, chiudendo il tutto nella mia valigetta...”
“Ti avremmo fatto un Incantesimo Testabolla” intervenne ancora la Umbridge, “non siamo così sprovveduti!”
“Dopodichè avremmo raggiunto il professor Piton, che doveva fare, come si dice, il “palo”...”
“...travestito da donna!” mugugnò Piton.
“Coraggio, Severus, eri perfetto per la parte...e poi temevamo che a contatto con i Babbani avresti perso il controllo, come in effetti è successo.”
“Quei Dursley mi hanno scambiato per Renato Zero!” ringhiò il professore. “Non sono mai stato tanto insultato in vita mia!”
“Comunque, avremmo recuperato i mezzi e poi via a tutta velocità. Purtroppo i Dissennatori hanno anticipato l’assalto e questo ha scombinato i nostri piani; io sono corso ad aiutarti e Dolores è rimasta indietro a guardarmi le spalle, mentre Severus andava a prendere le tue cose. In ogni caso il risultato non cambia: i Mangiamorte entreranno in casa e troveranno solo...”
“...i tuoi zii ed il tuo ingombrante cugino Schiantati e appesi al soffitto!” completò Piton con evidente soddisfazione.
Harry fissò la parete di fronte, pensieroso. “Un bel piano!” commentò. “Un’idea geniale...ma perché tanta fatica? Potevate entrare e chiedere, zio Vernon sarebbe stato più che felice di liberarsi di me!”(“...e di voi!” aggiunse mentalmente).
“Ci avevamo pensato!” replicò Piton. “Ma lui ha preferito qualcosa di più...spettacolare!”
“Lui chi?” chiese Harry stupito.
Lui!” risposero in coro i tre adulti indicando la porta: sulla soglia si era appena Materializzato un mago di bell’aspetto, con una criniera di riccioli biondi e un mantello azzurro ricamato in oro.
“Harry!” disse il nuovo arrivato. “Che piacere! Le nostre strade s’incrociano di nuovo, ragazzo!”
“Pro...professor Allock! Lei qui? Ma...ma non era al San Mungo?” esclamò Harry orripilato. “Sorpreso, eh? Scommetto che non ti aspettavi un simile piacere così presto! Mi avevano dato per spacciato...ma al giorno d’oggi la medicina fa miracoli! Ho riacquistato parte della mia memoria, abbastanza da ricordare che un ex allievo aveva estremo bisogno del mio talento, dunque eccomi qui! Io e te faremo grandi cose, lo sento!”.
Ci fu un lieve tonfo: Harry era svenuto.

Ed ecco la brutta sorpresa che avevo preannunciato! Saranno guai per il povero Harry...
Ringrazio Felicity89 e Fran per le recensioni(soprattutto Fran, che mi ha fatto un commento da critico letterario). L’avventura continua...alla prossima! (“Oh, no!” n.d.Harry)

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Capitolo 3
*** Rivelazione ***


3-Rivelazione

Dopo il trambusto causato dal malore di Harry (“Tutto a posto, tutto a posto...sarà l’emozione per avermi rivisto, a volte la felicità può essere fatale!” aveva assicurato Allock) ed il tempestivo intervento di Piton (“Poche storie, Potter, dobbiamo lavorare!” aveva sentenziato, versandogli spietatamente in testa una brocca d’acqua gelida), la Umbridge propose uno spuntino serale “per riflettere a stomaco pieno”. L’idea fu approvata all’unanimità ed ebbe benefici effetti sul morale del gruppo: dopo essersi saziato di panini, patatine fritte e cioccolata Harry cominciò a sentirsi allegro ed ottimista, benché ancora convinto di trovarsi in una gabbia di matti.
Per tutta la cena Allock non fece altro che chiacchierare: tra un boccone e l’altro spiegò al suo ex allievo le idee geniali che aveva elaborato. “Naturalmente bisognerà sfruttare l’effetto sorpresa, una bella irruzione è quello che ci vuole. Dovremo eliminarne un bel numero, in modo che...Harry, tutto chiaro?”
“Chiarissimo!” rispose il ragazzo, che non aveva sentito una parola. “Però il nome Harry’s Angels non mi sembra abbastanza aggressivo. Perché non ci chiamiamo...che ne so...Ordine della Pernice?”.
Sfortunatamente, Allock lo prese sul serio. “Ordine della Pernice...magnifico! Si vede che sei stato mio allievo. Tutti d’accordo, voi?”
“Si, Gilderoy!” risposero in coro Piton, la Umbridge e Minus (“Diamogli corda!” aggiunse Piton a bassa voce).
Alla fine del pasto, Minus si alzò in piedi. “Bene, ora che abbiamo cenato passiamo a questioni più importanti. Harry, se non sei troppo stanco potremmo discutere della nostra missione: abbiamo molte cose da spiegarti, e altre che vorremmo conoscere. Credo che tu voglia sapere perché sei qui”
“Per me va bene!” dichiarò Harry incuriosito.
“Perfetto. Allora, liberiamo il tavolo dalle cartacce e cominciamo”.

Harry si aspettava che Allock prendesse la parola per illustrare i suoi assurdi piani, invece fu Minus a cominciare, in tono nervoso e risoluto. “Sapete tutti perché siamo qui!” esordì. “Il mondo magico sta attraversando un momento difficile ed è nostro dovere fare qualcosa, anche per rimediare alle azioni malvagie che abbiamo commesso. Siamo una squadra, e il nostro obiettivo è uno solo: aiutare il Prescelto a distruggere il Signore Oscuro!”
“Fosse così facile!” borbottò Harry.
Piton lo guardò in modo non troppo amichevole. “Aspetta, Peter...come al solito Potter sembra saperne più di noi. Ti dispiacerebbe illuminarci, Prescelto?”.
Tutti si voltarono verso il ragazzo, in attesa. “Gli Horcrux! Se non li distruggiamo non potremo uccidere Voldemort!” spiegò Harry, sperando che Piton si strozzasse con una nocciolina.
Tutti fecero un salto sulla sedia (sfortunatamente Piton sputò la nocciolina, che finì nell’occhio di Allock). “Santo cielo, ragazzo...quel nome mi fa ancora effetto!” si scusò Peter, asciugandosi il sudore. “Dunque tu sai degli Horcrux...te ne ha parlato Silente?”
“Sì...li stavamo proprio cercando quando lui...quando è morto!” rispose il giovane mago, dando un’occhiataccia a Piton.
“Meraviglioso, questo rende tutto più facile. Potresti per favore spiegarci l’esito delle vostre ricerche?” chiese ancora Minus.
“Secondo il preside, Vol...ehm, quello lì ha creato sei Horcrux” cominciò Harry. “Di questi, due sono stati distrutti: il diario che ha incantato Ginny e l’anello di famiglia appartenuto al nonno di Riddle. Credevamo di averne trovato un terzo, il medaglione di Serpeverde, ma era un falso: l’originale è stato preso da un certo R.A.B.”
“R.A.B...ah, Regulus Black, il fratello di Sirius! Dunque ha fatto qualcosa di buono nella sua inutile vita!” commentò Piton.
“Ora che ci penso, indossava una strana collana quel giorno...” mormorò Minus. “Ah, ecco perché rideva quando Dolohov l’ha ucciso! Credevamo che fosse matto da legare, invece ci stava fregando tutti e noi neanche lo sapevamo!”
“È saltato in aria insieme all’Horcrux...immagina la faccia dell’Oscuro, quando lo verrà a sapere!” disse Piton sghignazzando.
“Ehm, Peter...mi dispiace interrompere il vostro tuffo nel passato, ma io vorrei sapere il resto, se non avete nulla in contrario!” intervenne la Umbridge.
“Hai ragione, Dolly. Continua, Harry” esclamò Peter.
Il ragazzo riprese: “Secondo Silente rimangono tre Horcrux: la coppa di Tassorosso, il serpente Nagini, un oggetto appartenuto a Grifondoro o Corvonero. Dobbiamo cercarli e distruggerli”
“È proprio quello che vogliamo fare, Potter!” disse Piton sorridendo. “E per una volta sono più informato di te. Si dà il caso che io sappia cos’è il terzo Horcrux...e dove sono nascosti gli altri due!”.
Harry rimase senza fiato: gli sembrò di capire come si era sentito suo padre quando Lily Evans, invece di mandarlo al diavolo come al solito, aveva accettato di uscire con lui. “Lei sa dove sono gli Horcrux? Che aspettiamo allora, andiamo a prenderli!” gridò, saltando sul tavolo e sfoderando la bacchetta come D’Artagnan prima di un duello.
“Non così in fretta, Potter!” lo bloccò Piton. “Sei troppo precipitoso...come sempre. Scendi da quel tavolo e lasciami finire”.
Harry scivolò di nuovo sulla sedia. “Bene. Sono calmo. Potrebbe spiegarsi, adesso?”.
L’ex professore gli rivolse un sorriso alquanto sgradevole. “Sei sempre il solito, Potter. Usa il cervello, ogni tanto. Eri già pronto a partire in quarta per cercare l’Horcrux...ma l’hai sempre avuto sotto il naso. Anzi...sopra!” e così dicendo si avvicinò a Harry e gli sfilò gli occhiali.
Il ragazzo li guardò confuso. “Non è possibile!” protestò. “Lei mi prende in giro!”
“E perché, Potter?” ribatté soavemente Piton. “In fondo tu sei un Grifondoro, nonché il peggior nemico dell’Oscuro Signore...una sorta di simbolo, se preferisci. Lui lo trovava molto divertente...me lo ripeteva ogni tanto: «Sono o non sono un genio del male, Severus? Quel buffone di Silente non lo troverà mai!». Una buona idea, non trovi? Pensava addirittura di usare te, ma era troppo banale. Tra parentesi, non ti sei mai chiesto perché in sei anni di movimentata vita scolastica ti sei rotto tutto tranne gli occhiali?”.
Harry era troppo scioccato per rispondere: fino a quella sera aveva portato a spasso un frammento dell’anima di Voldemort...e non se n’era mai accorto. “Avrei dovuto sentirla...la cicatrice...” mormorò.
“L’Oscuro è più sveglio di te, a quanto pare!” affermò sbrigativo Piton, gettando gli occhiali per terra. “E adesso...avada kedavra!”. Un raggio di luce verde partì dalla sua bacchetta e colpì gli occhiali, che esplosero in mille pezzi. “Un problema in meno!” dichiarò, riponendo la bacchetta. “Vuoi proseguire, Peter, per favore?”.
Harry, incredulo, fissava i resti contorti dei suoi occhiali. “Avada kedavra? Non poteva usare qualcosa di più...leggero?”
“Gli Horcrux contengono frammenti di anima, Potter, quindi devono essere uccisi, come un qualsiasi essere vivente!” spiegò Piton con calma. “Forse avrei potuto usare un altro metodo...ma che ci vuoi fare, è la forza dell’abitudine. Funziona anche contro gli insetti, sai, meglio dell’insetticida...e di solito non lascia tracce”.
Ignorando l’orrore dipinto sul viso di Harry, Minus raccolse la montatura e la esaminò. “Forse stavolta hai esagerato, Severus...beh, non c’è problema: reparo! Ecco, Harry, come nuovi!” disse porgendo gli occhiali al ragazzo, che li prese con una certa cautela.
“Molto bene!” esclamò Allock tutto allegro. “Se non ho capito male, mancano solo due...come si chiamano...Harfax?”
“Horcrux!” lo corresse la Umbridge sospirando.
“Beh, quella roba lì...e poi potremo passare all’azione! Ho già in mente un piano infallibile, vedrete!”
“Una cosa alla volta!” lo interruppe Piton. “Dobbiamo cercare il secondo Horcrux...tranquillo, Potter, non sono le tue mutande!”
“Cerchiamo Nagini?” chiese Harry. Minus scosse la testa. “Non adesso, Harry. Il nostro prossimo obiettivo è la coppa di Tassorosso, e secondo le nostre informazioni dovrebbe trovarsi”, e i suoi occhi mandarono un lampo, “a Hogwarts!”.


La ricerca inizia! Quali disastri combineranno i nostri eroi? Riuscirà Voldemort a non morire dal ridere quando l’Ordine della Pernice farà la sua comparsa? Lo saprete nelle prossime puntate!
Saluto tutti voi lettori e vi assicuro che apprezzo molto Harry, anche se da questa storia non si capisce.
Per Palanmelen: credo di aver tirato fuori questa storia...dagli appunti di Letteratura Italiana: mentre li stavo copiando(a mezzanotte circa) mi è venuta un’improvvisa ispirazione, quindi ho mollato gli appunti e ho scritto il cap. 1 sul primo foglio che ho trovato.

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Capitolo 4
*** Ricerca ***


4-Ricerca

Minacciose nuvole nere oscuravano il cielo sopra Hogwarts; una luce fioca e sinistra pioveva dal cielo e rischiarava le mura imponenti ed il massiccio cancello, che cingevano un parco trascurato e invaso dalle erbacce. Ogni cosa trasmetteva una triste sensazione di abbandono, angosciante come un luna park deserto.
Sul viale che conduceva alla scuola, polveroso e desolato come il resto del paesaggio, avanzavano lentamente cinque figure avvolte in vistosi mantelli azzurri.
“Accidenti a te, Allock! Perché hai scelto questo colore orribile?” ringhiò Piton evitando una pozzanghera.
“Perché è di moda, Severus...in fondo siamo gli eroi, dobbiamo mantenere un certo stile. Inoltre questi gioiellini sono dotati di un incantesimo protettivo contro le fatture più comuni, sono impermeabili e si lavano in lavatrice!”.
Borbottando qualcosa sui gusti di Allock e sull’elegante sobrietà dei mantelli neri, Piton allungò il passo e raggiunse il cancello. “Nessun incantesimo protettivo!” mormorò passando la bacchetta sulle sbarre. “Eppure pochi mesi fa questo posto sembrava Alcatraz ...alohomora!”
Il cancello si aprì cigolando; i membri dell’Ordine della Pernice lo varcarono in fila indiana e risalirono il viale fino al portone.
“Lascia parlare me, Severus!" raccomandò Minus bussando con forza.
“Chi è?" domandò subito la voce brusca di Gazza.
“Peter Minus, mastro Gazza! Dica alla preside McGranitt che io e i professori Allock, Piton e Umbridge le dobbiamo parlare!" rispose Minus.
“Arrivo subito!" garantì il bidello.
Si udirono passi veloci attraverso la Sala d’Ingresso...una breve conversazione...un forte tonfo...e all’improvviso il portone si spalancò: con un agghiacciante grido di guerra tailandese la professoressa McGranitt, infilata in una tuta gialla e nera, attraversò l’atrio con tre salti mortali all’indietro ed atterrò davanti a Piton. “Tu, sudicio traditore!" urlò sfoderando una katana sotto il naso dell’ex collega. “Come ti permetti di venire qui con il tuo degno compare ad insozzare la mia scuola?”
“Professoressa...la prego, veniamo in pace!" intervenne Allock con il suo sorriso da copertina.
La McGranitt lo guardò con disprezzo. “Ma bene, ci sono anche Allock e la Umbridge! Cos’è, una gita del Club dei Vigliacchi? Bene, faremo i conti una volta per tutte!" disse alzando minacciosamente la spada.
A quel punto Harry giudicò che fosse suo dovere intervenire: “Preside...sono con me!" gridò facendo un passo avanti.
La McGranitt abbassò l’arma, meravigliata. “Potter? Sei davvero tu o sei un Mangiamorte in incognito?”
“Sono io, professoressa! Sono Potter! Loro mi stanno aiutando a cercare gli Horcrux!" insistette il ragazzo.
La donna lo scrutò sospettosa. “Sei sotto Imperius? Ti stanno ricattando? Sai quello che fai?”
“Lo so...mi creda, professoressa...”
“Aspetta!" lo interruppe l’insegnante. “In quale animale si è trasformato Malfoy al quarto anno a Hogwarts?”.
Harry la guardò perplesso...poi un’immagine esilarante gli balenò in testa: Malfoy che squittiva disperato sotto forma di... “Un furetto!" rispose ridendo. “Un furetto bianco! Ah, ah, ricordo ancora la faccia di Ron...è stato il giorno più bello della sua vita!”.
La McGranitt parve soddisfatta. “Non ci sono dubbi, sei davvero tu, Potter! Adesso entriamo tutti, è pericoloso star fuori!”.
“Lascia parlare me, eh?" borbottò Piton sarcastico, oltrepassando Peter e seguendo Harry oltre la soglia.

“Spiegatevi e fate in fretta, non ho tempo da perdere!" ordinò la McGranitt scortando gli “ospiti” in Sala Grande. “Cos’è questa faccenda degli Horcrux?”
“Mi stupisco che tu non lo sappia, Minerva!” rispose Piton. “Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ha creato ben sei Horcrux durante la sua lunga e prolifica carriera di assassino: Silente lo sapeva ed aveva deciso di cercarli”.
Al nome di Silente la McGranitt fece una smorfia. “Ecco dov’era andato quella notte...e li ha trovati?”
“Solo due” rispose Minus. “Il terzo si è purtroppo rivelato falso, ma l’originale è stato comunque distrutto. Noi ne abbiamo eliminato un altro e stiamo cercando gli ultimi due...uno dei quali, professoressa, si trova qui”
“È vero, Potter?” indagò la McGranitt, fissando sospettosa il ragazzo.
“Beh" mormorò Harry, “credo di sì. Cioè...tutto è possibile, dato che il quarto Horcrux erano i miei occhiali!”.
La Preside sospirò. “Lo credo anch’io, Potter. Il giovane Riddle ha sempre avuto un discutibile senso dell’umorismo...è proprio il genere di cose che potrebbe trovare divertente. E dimmi, Peter...dove sarebbe l’altro? Quello che siete venuti a cercare?”
“Se i nostri calcoli sono giusti, dovrebbe trattarsi della coppa di Tosca Tassorosso" rispose Peter con un lieve sorriso. “Se è cosi, dovremo cercare nel posto più ovvio per nascondere una coppa...cioè nella sala dei trofei!”.
Sul viso della McGranitt comparve un sorriso che il giovane Potter non aveva mai visto: un ghigno feroce e paurosamente inquietante. “Bene!" esclamò in tono deciso. “Vengo con voi. L’idea di mandare a monte i piani di Voldemort mi fa letteralmente andare in estasi!”
“Sono d’accordo!" approvò Harry. “A proposito...bella tuta!”
“Ti piace, Potter?" chiese la professoressa lusingata. “L’ho presa in un grande magazzino...pensa che è piaciuta anche ad un tizio Babbano che ho incontrato per strada, un certo Quentin Torinese...”
“Tarantino?" suggerì Harry.
“Esatto! Ha detto qualcosa a proposito di un film...ma adesso andiamo, chi dorme non piglia Maghi Oscuri!" e con un urlo lacerante, che avrebbe fatto invidia ad una pattuglia di marines, la professoressa partì di corsa verso le scale, trascinandosi dietro il povero Allock.

“Che si fa?" chiese la Umbridge guardandosi intorno.
“Sarà un’impresa!” le fece eco la McGranitt. “Come faremo a trovare quella giusta?”.
Harry si appoggiò ad una bacheca, contemplando l’enorme quantità di trofei luccicanti sugli scaffali: coppe delle Case, coppe del Quidditch, il premio del Torneo Tremaghi con il suo nome scritto sopra e targhe di tutte le misure dedicate a Prefetti, capiscuola, sconosciuti giocatori di Gobbiglie ed ex alunni meritevoli. Trovare l’Horcrux sembrava una missione impossibile.
“Maledizione!" commentò Piton. “Sarà difficile come trovare un Malfoy in mezzo alla neve!”
“Chiedo scusa?" disse la Umbridge sollevando un sopracciglio.
“Niente, Dolores...ricordi dei miei anni di scuola. Forza, mettiamoci al lavoro!”.
“Aspetta, Severus...forse ho un’idea!” mormorò Minus. “Anche Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ha ricevuto un premio: forse ha nascosto lì un indizio per trovare la coppa!”
“Buona idea, Peter!" disse Piton. “Dov’è la targa?”
“Vado io a prenderla!” si offrì Harry, ansioso di allontanarsi dalla McGranitt.
Il ragazzo conosceva fin troppo bene la disposizione degli scaffali, quindi trovò in fretta ciò che cercava: tre minuti dopo era già di ritorno con il suo tesoro.
“Bene, Potter...ora posala!" ordinò Piton indicando il pavimento. “Venite tutti qui, voialtri!”.
I membri dell’Ordine della Pernice si disposero in cerchio intorno alla targa, lasciando spazio anche alla McGranitt. Gli sguardi di tutti si concentrarono sull’iscrizione: “A Tom Marvolo Riddle, per i servizi speciali resi alla scuola. 13 giugno 1943”.
“Controlliamo se nasconde qualcosa" esclamò Piton, ma Allock lo precedette.
“Col tuo permesso, caro collega..." disse estraendo la bacchetta. “Allora...come si dice...canalis vamelio!”.
Non accadde nulla; la McGranitt alzò gli occhi al cielo e Piton si portò una mano alla fronte, sconsolato.
“Devo aver sbagliato incantesimo!" borbottò Allock grattandosi un orecchio. “Dunque, vediamo...bestialis perielio...no, nepote cornelio...cioé nondormo mavelio...”
“Faccio io, Gilderoy!" intervenne Piton esasperato. “Specialis revelio!”. Subito la targa si illuminò come se fosse incandescente; le parole incise scomparvero e un’altra scritta si materializzò sul metallo.
“Cosa c’è scritto, Harry?" chiese Minus impaziente.
“C’è scritto...c’è scritto...no, non è possibile!" rispose Harry strizzando gli occhi per decifrare le lettere.
“Che c’è, Potter?” sbuffò Piton sporgendosi per vedere.
“C’è scritto: Scemo chi legge!" completò Harry desolato.

“Che coooosa?" esclamarono tutti in coro.
“Beh, guardate, se non ci credete!" ribatté il giovane Potter. “E non fate quelle facce, non è colpa mia!”
“Quel maledetto Riddle, figlio di una serpe...lasciate che gli metta le mani addosso!" ringhiò la McGranitt estraendo di nuovo la katana.
“Calmati, Minerva, ti si alza la pressione!" disse Piton preoccupato.
“No, che non mi calmo! Quel disgraziato ha fatto solo danni nella sua inutile vita: ha sconvolto il mondo magico, ucciso i miei allievi migliori, ordinato l’assassinio del più grande benefattore di questa scuola e infiltrato le sue dannatissime spie tra i miei colleghi e addirittura tra gli studenti, e come se non bastasse si permette anche di prenderci per i fondelli...ma adesso sono stufa! Io vado a cercarlo e lo massacro, e quando ho finito con lui mi occupo di quel grandissimo fetente di Malfoy e di quel funghetto velenoso che definisce suo figlio!”. In preda all’ira, la professoressa sferrò un calcio ad uno scaffale: le coppe stipate sui ripiani più alti piombarono a terra con un rumore assordante e una di esse finì in testa a Harry, mettendolo fuori combattimento.
“Diamine!" commentò la McGranitt. “Mi è proprio servito quel corso di arti marziali!”.
Silenzio imbarazzante.
“Ehm..." disse Allock, “Cominciamo a controllare queste?”

Specialis revelio! Sveglia, Potter, non abbiamo tutto il giorno!" disse Piton scartando un’altra coppa.
“Chiedo scusa, professore...ma mi è stranamente venuto un grande mal di testa!" ribatté Harry acido. Estrasse la bacchetta e diede un’occhiata al mucchio di trofei da controllare. “Dov’è quella che mi ha colpito? Ah, eccola, c’è ancora del sangue sopra! Vediamo di chi è....ecco, ti pareva! Tale padre, tale figlio!”
“Cosa c’è, caro?” chiese la Umbridge premurosa. “Ti fa molto male?”.
Harry rise. “No...mi è andata fin troppo bene, dato che mi è caduta in testa la coppa di Goyle!”
“Che cosa?” esclamò Minus. “Fammi vedere, Harry...oh, è incredibile! Sì, credo proprio che sia lei!”
“Questo sarebbe l’Horcrux?” chiese Piton, non troppo convinto...poi si diede un’altra manata sulla fronte. “Ma certo!” esclamò. “Quella scritta era un indizio! Avremmo dovuto capire che quel troglodita di Goyle non poteva aver vinto un trofeo! Bravo, Potter... ogni tanto ti rendi utile!”
“Hermione l’avrebbe capito subito!" commentò Harry sorridendo debolmente(la testa gli faceva ancora un male d’inferno). “Però non capisco... Ron Weasley ha pulito questa coppa quando era in punizione e non gli è successo niente, io la sto tenendo in mano...se è un Horcrux non dovrebbe avere uno scudo...una protezione...qualcosa?”
“Forse non lo sai, Harry, ma la magia Oscura molto avanzata comprende incantesimi che sanno distinguere le intenzioni. La coppa non teme un ragazzino del secondo anno che la prende in mano per pulirla, ma se qualcuno la riconosce e prova a toccarla..." e così dicendo Minus allungò la mano. Non appena il suo dito sfiorò uno dei manici ci un lampo blu elettrico, seguito da una forte esplosione che lo scagliò dalla parte opposta della stanza. La coppa scintillò minacciosa e sulla superficie metallica comparve un piccolo tasso dagli occhi rossi.
“Visto, ragazzo? E adesso mettila giù, prima che ti succeda qualcosa!" disse Minus allegramente, emergendo a fatica da una montagna di trofei di Quidditch. Harry si affrettò ad obbedire.
Piton si rimboccò le maniche. Lo stesso fecero Allock, la McGranitt e la Umbridge. “Un’altra sorpresa per il Signore Oscuro!" mormorò l’ex insegnante di Pozioni. “Prima, però, devo fare una cosa...petrificus totalus!”.
Il professor Allock, colto di sorpresa, non ebbe il tempo di schivare la fattura e s’irrigidì all’istante, con la bocca aperta e la bacchetta dietro l’orecchio. “Adesso possiamo cominciare!" dichiarò Piton, mentre gli altri sospiravano di sollievo. “Vieni anche tu, Potter...tu mettiti qui, Peter...cominciamo con le buone maniere, stavolta. Proviamo a farla esplodere, siete pronti? Uno, due, tre...reducto!”.
L’incantesimo partì da cinque bacchette contemporaneamente e colpì la coppa, ma rimbalzò indietro subito dopo. “Giù!" gridò Piton buttandosi a terra, mentre la fattura sfrecciava a pochi centimetri dalla sua testa producendo un grosso buco nel soffitto.
Quando la pioggia di detriti cessò, i cinque si rialzarono con i capelli bruciati. “Forse è meglio se passiamo alle cattive maniere!" ammise Harry, massaggiandosi un secondo bernoccolo.
“Ottima idea!" approvò Peter. “Però evitiamo le maledizioni illegali, stavolta...wingardium leviosa!”. La coppa si sollevò docilmente in aria e fluttuò fuori dalla finestra, con Minus che la guidava con lievi tocchi di bacchetta. Galleggiò a mezz’aria attraverso il parco, verso la Foresta Proibita, poi ad un cenno del mago schizzò via e colpì il tronco del Platano Picchiatore. L’albero si animò immediatamente, stritolando l’oggetto: in pochi minuti l’Horcrux si ridusse ad un informe ammasso di metallo fumante.
“Tutto qui?" esclamò Harry sbalordito.
Minus sorrise. “Il Signore Oscuro ha una mente incredibilmente complessa, dunque non si aspettava un attacco così rozzo: non è infallibile, per fortuna. Professoressa McGranitt, noi togliamo il disturbo: grazie per l’aiuto!”
“Oh, figuratevi, per così poco! Lasciatemi da parte qualche Mangiamorte quando troverete il covo!”
“Certamente, professoressa! Forza, Harry: facciamo levitare Gilderoy e partiamo!”.

“E anche il quarto è andato!" esclamò Peter Minus, quando giunse al cancello (la McGranitt era ancora alla finestra e li salutava agitando la mano). “Peter...non dovremmo sbloccare Allock? Non c’è pericolo ormai!" suggerì timidamente Harry.
“Ma no, Potter, lasciamolo così...è molto più carino!" rispose Piton con un sorriso malizioso. “E adesso, alla base: ci aspetta un’altra dura giornata!”.


Un’altra missione compiuta per l’Ordine della Pernice! Quale sarà la loro prossima mossa? (“Una pausa per il pranzo, ovviamente!" n.d.Allock).
Naturalmente avrete riconosciuto la citazione di “Kill Bill”...non c’entra niente ma fa ridere, quindi l’ho piazzata nella storia.

Palanmelen: sfortunatamente Allock è la “spalla comica" e quindi i nostri eroi devono sopportarlo fino alla fine: continuerà ad inventare piani assurdi e a perdere la memoria nei momenti meno opportuni...ma la sua presenza sarà fondamentale(è un ottimo diversivo, non trovi?). Come vedi, però, Piton sa prendere “provvedimenti” quando la situazione si fa pesante. In confidenza: io detesto Piton, la Umbridge e Minus e perciò li ho coinvolti in questo casino...però cominciano a piacermi come personaggi.
Mapi90: il tuo entusiasmo è travolgente: fa piacere avere dei lettori così! Ah, a proposito: evita di morire dal ridere, perché la storia non è ancora finita: c’è ancora la parte più interessante...cioè il decesso dello zio Voldie!

2/3/2007: una mia "compagna di casa" su DiagonAlley.it mi ha disegnato questo: grazie Kikiriki! (e forza Corvonero).

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Capitolo 5
*** Rifornimenti ***


5- Rifornimenti

“Un altro biscotto, Harry caro?” cinguettò la Umbridge.
“No, ‘azie!” borbottò Harry con la bocca piena. Era sdraiato a pancia in giù sull’unico tappeto intero della casa e si stava grattando il naso con la piuma, cercando di inventarsi un piano alternativo a quello di Allock (fare irruzione nel covo dei Mangiamorte sparando maledizioni a caso e gridando “Banzai!”), ma sul suo foglio di pergamena c’erano solo un ritratto di Edvige e una caricatura di Malfoy vestito da ballerina brasiliana.
“Qualche idea, Harry?” chiese Minus dal tavolo.
“Veramente...non ancora!” rispose il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, aggiungendo un cappello esotico al suo disegno. “Dovremmo fare qualcosa che Voi-Sapete-Chi non si aspetterebbe mai...magari qualcosa di incredibilmente stupido...”
“Allora dovresti avere un sacco d’idee, Potter...no, grazie, Dolores, sono a posto!” borbottò Piton respingendo il piatto dei biscotti. “E comunque, Potter, sistema quell’ananas sul cappello, sembra una bomba a mano!”
“G-grazie, professore!”(“Ma come diavolo ha fatto a vederlo?” si chiese imbarazzato il piccolo mago cancellando in fretta la caricatura).
Gli altri membri dell’Ordine della Pernice erano più o meno nelle stesse condizioni di Harry: il foglio di Minus era diventato un aeroplanino di carta che volteggiava pigramente nella stanza, mentre Allock e la Umbridge stavano usando le loro pergamene per una gara d’origami. Piton, invece, aveva già scritto pagine e pagine di formule e diagrammi, scartando una tattica dopo l’altra.
Fantastico!” pensò Harry. “Se si esclude quel piano suicida copiato dai film di Rambo non abbiamo neppure uno straccio di...ehi, un momento!
“Potter! Non ci posso credere, stai pensando! Posso scattarti una foto?” esclamò Piton sarcastico.
“Precisamente, e ho appena avuto un’idea!” rispose Harry, ordinando alla sua mano destra di stare alla larga dalla bacchetta. “Nei film la squadra speciale si prepara sempre prima dell’incursione...sareste in grado di disegnare una mappa del covo? Voglio dire, se non c’è un incantesimo che lo impedisce o roba del genere!”.
Piton si grattò la fronte. “Complimenti, Potter. In effetti, si può fare...il Signore Oscuro era talmente sicuro di sé da non prendere provvedimenti di quel tipo”.
“Davvero?” chiese la Umbridge impressionata. “Non ha neppure un Custode Segreto?”.
Minus tossicchiò imbarazzato. “Veramente sì...sono io!”.
Harry, Allock e la Umbridge si voltarono verso di lui, poi si scambiarono un’occhiata significativa. “Non è una cattiva idea...sono l’ultima persona che avreste sospettato, no?” tentò di giustificarsi Minus.
“Beh, in effetti...” ammise Allock dopo un lungo silenzio.
“L’Oscuro è molto più furbo di quanto credessi!” grugnì Harry cupo.

I membri dell’Ordine si riunirono intorno al tavolo, studiando la mappa che Piton aveva disegnato. “Bene. Il covo dei Mangiamorte è un’abbazia disabitata in aperta campagna, lontana da occhi indiscreti. Si trova al centro di un terreno paludoso, circondata dai più sofisticati incantesimi difensivi”. Agitò la bacchetta e la penna d’oca disegnò due Auror in miniatura sospesi in aria a testa in giù, con orribili smorfie di dolore sui visetti. “C’è un solo ingresso privo di incantesimi, ed è sorvegliato da un gruppo dei Dissennatori più spietati in circolazione, espulsi da Azkaban per cattiva condotta”. La penna schizzò alcune figure incappucciate che agitavano le manine scheletriche in segno di saluto. “I corridoi interni sono pattugliati da una banda di lupi mannari assetati di sangue, selezionati personalmente da Fenrir Greyback tra i più brutti, sporchi e cattivi della nazione”. Alla mappa si aggiunsero sei graziosi lupetti che cantavano in coro agitando boccali di birra. “E infine il tocco finale, quello che funziona sempre: la ribollita di cavoli e verza di Bellatrix. Ce n’è sempre una pentola in giro”.
“Santo cielo!” commentò Allock disgustato, mentre sulla mappa prendeva forma un calderone sovrastato da una nuvola a forma di teschio.
“Come vedete, non sarà facile” concluse Piton. “Dovremo evitare tutte le trappole predisposte dall’Oscuro, arrivare qui” ed indicò un grande salone con la scritta Refettorio, “ed affrontare i Mangiamorte al gran completo. Sfortunatamente Lucius e gli altri sono appena evasi, quindi ce li troveremo tutti tra i piedi, dal primo all’ultimo. Qualche idea?”.
Allock alzò la mano: “Io sì! Propongo un attacco generale su tutti i fronti e fuoco a volontà...”
“Qualche altra idea!” lo interruppe Piton con un’occhiata incendiaria.
Harry esaminò la mappa, pensieroso. “Sono d’accordo con Allock!” dichiarò.
“CHE COOSA?” esclamarono Piton, Minus e la Umbridge(Harry notò con piacere che Piton era diventato verdognolo).
“Sono d’accordo con Allock!” ripeté convinto il piccolo mago. “L’ultima mossa che si aspetterebbero, no? È così che abbiamo agito finora. Facciamo un po’di casino, confondiamogli le idee e freghiamoli quando si sentiranno al sicuro”.
Minus alzò le spalle. “Se lo dici tu, Harry...ma cosa intendi per fare un po’di casino?” chiese gentilmente, mentre Piton scuoteva la testa disperato sospirando: “Oh, no, è contagioso!”.
Ma l’inarrestabile mente di Harry lavorava già a pieno ritmo. “Fuochi d’artificio!” mormorò. “Come quelli che Fred e George hanno seminato in tutta la scuola! Sarebbero tutti troppo occupati per badare a noi...”
“Ricordo benissimo quei fuochi, Harry!” commentò la Umbridge con una punta di freddezza. Poi, inaspettatamente, sorrise. “E mi sembra un’ottima idea! Credi che Fred e George ne avranno ancora?”
“Li possiamo ordinare!” intervenne Minus. “Complimenti, Harry, non male come piano! Che ne dici, Sev?”.
Il viso di Piton sembrava una copia gotica della Bocca della Verità. “Dico...dico che siete tutti matti! Non vorrete davvero affrontare i maghi più crudeli di tutti i tempi con una cassa di fuochi d’artificio?”
“Naturalmente ci vorrà qualcos’altro” precisò Minus. “Cappelli Scudo, Polvere Buiopesto, Indumenti Riflettenti per i sortilegi minori...qualcuno potrebbe fare una lista?”
“Ho qui una penna!” rispose la Umbridge. “Aggiungo anche l’Acqua di Colonia all’Aglio e Rosa Selvatica, non si sa mai...ho sentito che Tu-Sai-Chi voleva arruolare i vampiri. Poi servirà qualcosa d’argento contro i licantropi e...sì, una scorta di Caccabombe per i Dissennatori”.
A quel punto la mascella di Harry arrivò in Nuova Zelanda. “Caccabombe? Per i Dissennatori?”
“Proprio così, figliolo...chiudi la bocca, girano un sacco di zanzare qui!” rispose distrattamente Allock.
“Ma siete proprio sicuri che le Caccabombe respingano i Dissennatori?” insistette il ragazzo.
“Abbiamo insegnato Difesa contro le Arti Oscure, quindi fidati e non rompere!” risposero in coro Piton, Allock e la Umbridge.
Harry sbuffò poco convinto, ma subito tornò alla carica: “E perché nessuno ce l’ha mai detto?”
“Beh...secondo te come avrebbe reagito mastro Gazza?” replicò soavemente Allock. “Immagina i gemelli Weasley che riempiono il corridoio di Caccabombe con la scusa di respingere un immaginario battaglione di Dissennatori...sarebbe stata una tragedia!”
“Non avete torto!” ammise Harry, che visualizzava perfettamente la scena.
Piton scosse di nuovo la testa. “Ma bene, diamo corda a questi squilibrati! E poi cos’altro ci occorre? Polvere per gli starnuti? Trombe da stadio? Puntine da disegno? Gomme da masticare e un sacchetto di biglie? Oppure preferite le bucce di banana?”
“Bucce di banana! Grande, Severus, me ne stavo dimenticando!” lo interruppe Minus con entusiasmo. “Perfette come diversivo...senza contare che Greyback è allergico! Magnifico, magnifico...sarà un attacco memorabile!”
“Sì...memorabile per le pompe funebri!” commentò funereo l’ex insegnante di Pozioni.

La discussione continuò fino a notte fonda. Piton finì per farsi contagiare dall’euforia generale, suggerendo geniali modifiche al piano di battaglia, e la “lista della spesa” si allungò sempre di più finché la Umbridge, aggiungendo un ultimo articolo, esclamò soddisfatta: “E con questo siamo a posto!”
“Bene, molto bene!” disse Minus. “Harry, spedisci la lista a “Tiri Vispi Weasley” con un po’di fortuna dovrebbe essere tutto pronto per domani sera. Io scrivo alla Cooman per avere il via libera e poi ce ne andiamo tutti a nanna...ah, un’ultima cosa, Harry”.
Il giovane Potter, che era già uscito a chiamare Edvige, tornò indietro. “Sì?”
L’uomo lo fissò intensamente. “Harry...tu sei il Prescelto e l’ultima mossa spetta a te. Sarai tu ad eliminare l’Oscuro...ed io sarei felice se tu accogliessi un mio suggerimento, qualcosa che farebbe felici Sirius e tuo padre, e forse anche Silente”. Al nome di Silente Harry sussultò e dedicò al mago tutta la sua attenzione; anche Piton e gli altri si voltarono, interessati.
Minus riprese a parlare in tono solenne. “Io sono il più indegno dei Malandrini, ma voglio agire da Malandrino un’ultima volta. Tu-Sai-Chi si crede importante, il padrone del mondo...e noi gli dimostreremo che non è così: il mago più potente di tutti i tempi uscirà di scena con una morte semplicemente ridicola che sarà la barzelletta dell’intero mondo magico. Sono anni che mi preparo per un’occasione del genere...e ora, Harry, vieni e ascolta attentamente!”.
Harry andò ed ascoltò, e ad ogni parola il suo viso s’illuminò di gioia maligna. Quando Minus finì di parlare, la stessa espressione era riflessa sul viso dei suoi compagni, accompagnata da una sorta di esaltazione fanatica.
“Resa dei conti...” sussurrò la Umbridge con un sorrisetto. “Già, resa dei conti...e qualcuno la pagherà cara!” sibilò Harry.


Lo scontro finale è sempre più vicino! Riuscirà il Prescelto a compiere la sua missione? Riuscirà Allock a non rovinarsi la pettinatura? Riusciranno i nostri eroi a sconfiggere Voldemort e tornare a casa in tempo per la finale di Coppa Campioni? Riuscirà l’Inter a vincere lo scudetto? (ok, questa non c’entra...).

Spero che il capitolo faccia perdonare la lunga gestazione; scusatemi, ma attualmente sono alle prese con un James Potter tenerissimo e un Sirius Black più dolce che mai e faccio fatica a staccarmene per passare a qualcos’altro(staccarmi in senso figurato, naturalmente...e purtroppo). Però un po’di tempo per il mio adorato Ordine si trova sempre!
Palanmelen: sono felice di aver creato tante frasi divertenti e spero che il gran finale non ti deluda! Mapi90: non ho aggiornato prima perché, oltre che un membro onorario dell’Ordine, sono anche il capo spirituale di una banda clandestina di “Huntress and stag” che esigono di presenziare, e in fretta, al matrimonio di Bellatrix con il suo caro James...e queste pie donne, pur non essendo molte, sono in grado di scagliare Cruciatus. Forse non arrivano all’Avada Kedavra...ma è meglio non rischiare.
Grazie per la fedeltà...a proposito, date un’occhiata alla mia firma sul forum!

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Capitolo 6
*** Rischio! ***


6-Rischio!

I Mangiamorte si Materializzarono uno dopo l’altro nella grande sala del refettorio, pronti al comando del loro tenebroso signore: sagome scure fluttuarono come ombre sugli antichi pavimenti di pietra, presero posto intorno al lungo tavolo di legno e sedettero silenziosamente, in attesa.
“Ehm…cosa facciamo questa sera, Oscuro?” chiese Lucius Malfoy in tono incerto.
“Quello che facciamo tutte le sere, Lucius: tentare di conquistare il mondo!” rispose Lord Voldemort.
Sulla stanza calò un silenzio sepolcrale, rotto da qualche lieve sospiro.
Dopo la partita, naturalmente!” precisò l’Oscuro rassegnato.
L’umore dei Mangiamorte migliorò di colpo. “E vai!” esclamò Dolohov. “Finale di Coppa, stiamo arrivando! Chi ha i pop corn?”
“Grazie, Oscuro!” disse Rowle. “È proprio un incontro imperdibile…Holyhead Harpies contro Blackpool Phantoms, roba da far tremare i polsi! Non sapevo che fosse appassionato di Quidditch…pensa che Lee Harper giocherà? Certo, è un rischio con quella botta al polso, però è il miglior portiere del campionato…oppure l’allenatore potrebbe far entrare il giovane Chambers, dicono che se la cavi bene”
“Certo, certo, è possibile…” borbottò Voldemort, che in cuor suo si augurava che Lee Harper si fratturasse una gamba dopo due minuti di partita (possibilmente cascando addosso al giovane Chambers e provocandogli un trauma cranico). “Ma toglimi una curiosità: come fate a guardare la partita? Usate la Legilimanzia? Vi Materializzate in curva sud con i vostri bei mantelli neri, magari srotolando uno striscione con la scritta: Siamo Mangiamorte, arrestateci?”
“Ma no! Abbiamo preso ispirazione dai Babbani ed ecco il risultato!” rispose orgogliosamente Rowle indicando una sfera di pietra posata su un tavolino.
“Cos’è, la cena di stasera? Conoscendo Goyle mi aspetto anche questo!” esclamò l’Oscuro.
“No, è una sfera magica, stia a vedere...remota revelio!”.
Colpita leggermente con la bacchetta, la sfera s’illuminò all’istante e all’improvviso la stanza si riempì del frastuono di migliaia di persone, mentre la superficie curva si popolava di minuscole figure svolazzanti in divisa da Quidditch ed una voce lontana, ma perfettamente udibile diceva: “...il pubblico in trepidante attesa del fischio d’inizio. Ecco le Harpies capitanate da Gwenog Jones che raggiungono il centro del campo...”
“Non male, vero?” chiese Rowle, evidentemente compiaciuto. “Non sarà il maxischermo, ma chi si accontenta gode!”
“Geniale!” commentò Voldemort, sperando che l’intera squadra delle Harpies fosse falciata da un attacco di dissenteria. “Ora, prima che decida di Cruciarvi tutti, filate a vedere quella dannata partita e lasciatemi in pace, chiaro?”
I Mangiamorte non se lo fecero ripetere due volte: si riunirono in un angolo della stanza, trasfigurarono alcune sedie in un divano e si piazzarono davanti alla sfera con tanto di sciarpe, panini e noccioline. Fenrir, che di Quidditch non capiva un’emerita mazza, partì per un giro di ricognizione insieme alla sua pattuglia e Avery fu spedito alla porta principale a fare la guardia per tutto il primo tempo. “Ma non c’è il primo tempo nel Quidditch!” protestò lui sconcertato.
“Sciocchezze...quando finisce ti chiamiamo noi!” ribatté Malfoy trascinandolo fuori.
Rodolphus Lestrange fu l’unico a non unirsi all’eccitazione generale: si sedette in disparte accanto a Bellatrix e rimase ad osservare le squadre che si schieravano.
“Qualche problema, Dolphus?” chiese Macnair offrendogli una Burrobirra.
“Non sono tranquillo…sarà prudente abbassare la guardia?” mormorò Lestrange.
Il boia rise: “Ma sì…tanto chi vuoi che sia così scemo da attaccarci?”

La palude che circondava l’abbazia era immersa nella nebbia: una nebbia densa, bianca, fluttuante che nascondeva alla perfezione cinque sagome che avanzavano in direzione di un boschetto di alberi spogli e cespugli scheletrici, trasportando qualcosa di molto voluminoso. Sui loro mantelli celesti campeggiava lo stemma dell’Ordine della Pernice, una pernice sormontata da due bacchette incrociate.
“Eccoci qui!” esclamò Piton posando la cassa di legno che teneva sottobraccio. “La Cooman aveva ragione, questo è il momento giusto...avranno diminuito la sorveglianza, neppure gli Auror se ne vanno in giro, quando c’è la finale di Coppa”
“La partita!” esclamò Allock dandosi una manata sulla fronte. “Porca miseria, la perderemo!”
E quindi” proseguì Piton con un’occhiata storta, “dovremmo avere l’effetto sorpresa dalla nostra parte; se non combiniamo pasticci gli saremo addosso prima che riescano a dire ‘Potter’...cosa altamente improbabile ma, lo ammetto, non impossibile. Tutti pronti?”
“Prontissimi! All’atta...” gridò Allock, ma il suo entusiasmo fu subito smorzato dalla mano di Piton, che lo afferrò per il colletto.
“Non adesso, Gilderoy! Se vogliamo avere una seppur minima possibilità, dobbiamo sbarazzarci dell’Horcrux prima di entrare lì dentro!”
“Hai ragione, Severus!” ammise la Umbridge. “Ma come possiamo fare? Questa volta si tratta di un serpente, un essere che si muove...come facciamo a trovarlo?”
“Questo non è un problema!” rispose l’ex professore. “Nagini esce tutte le sere a questa ora, per andare in cerca di prede. Dobbiamo attirarla qui e tenderle una trappola, ma abbiamo bisogno di un’esca...” e qui il suo sguardo acuto e indagatore si soffermò su uno dei compagni.
“Ehm, Severus...” esclamò Minus nervosamente, “perché mi guardi così?”

“Ma Severus...è una follia, una missione suicida!” protestò Minus.
“Volevi un’occasione per riscattarti, no? Bene, eccoti servito!” replicò sbrigativo Piton.
“Ma perché proprio io? Il mio posto è in battaglia contro i Mangiamorte, non nella pancia di un serpente!”
“Mi dispiace, ma credo che ti tocchi: solo tu hai il...fisico giusto, che io sappia”
“È rischioso...potrei davvero rimetterci la pelle!”
“Beh, vorrà dire che morirai da eroe!” concluse Piton implacabile. “Forza, Peter...so che non sei un codardo e questo è il momento per dimostrarlo!”
Minus sospirò di fronte a quell’ultima affermazione; si sfilò il mantello, gettandolo alla Umbridge, e fissò Harry come se volesse imprimersi il suo viso nella memoria. “Mi raccomando...se non dovessi farcela ricorda quello che ti ho detto!” esclamò, e prima che Harry potesse augurargli buona fortuna svanì con un piccolo schiocco; al suo posto comparve un topolino grigio che si mise a correre verso la palude.
“Stiamo pronti!” sussurrò Piton. “Io e Potter ci nasconderemo dietro quei grossi massi, voi due sceglietevi un cespuglio; il primo che si trova abbastanza vicino al bersaglio spara! Tutto ok?”
“Si vince l’orsacchiotto?” volle sapere Allock; Piton lo premiò con un pugno in testa, prontamente imitato dalla Umbridge.
“Fammi un favore e taci, Gilderoy. E adesso, al riparo!”

L’attesa fu lunga e snervante: dieci minuti...quindici...mezz’ora...un giorno intero. Lo stupido orologio di Harry si ostinava a ripetere che in realtà erano trascorsi solo cinque minuti (una sciocchezza, naturalmente), così il piccolo mago smise di guardarlo in continuazione e si concentrò su un ragnetto che stava facendo alpinismo sul cappuccio di Piton.
Era talmente concentrato che quasi non sentì il lieve fruscio dell’erba al di là del suo nascondiglio; un’esclamazione del suo compagno lo riportò di colpo alla realtà e lo indusse a sbirciare tra le rocce in tempo per vedere in lontananza qualcosa di piccolo e peloso che schizzava verso il nascondiglio di Allock, inseguito da un enorme serpente.
“La vedo, Severus!” sussurrò Allock eccitato. “Devo usare il...come si chiama...Avana Katana?”
Harry si accasciò con un sospiro sconsolato e rimase impotente ad osservare il piccolo roditore che zigzagava tra gli steli d’erba secca, cercando di sfuggire al suo cacciatore; era quasi vicino al cespuglio, ormai...e dunque perché quel mago da strapazzo ci metteva tanto?
“Muoviti, Gilderoy!” sibilò Piton stringendo i pugni.
“Sì, un momento!” borbottò Allock. “Vediamo, com’era? Ehm...forse pacificus fanalus...no, prolificus ditalus...per Merlino, la memoria mi fa brutti scherzi!”.
Nel frattempo il topino continuava a scappare, sempre più affaticato: ormai le zanne del rettile scattavano pericolosamente vicine alla sua coda...e fra poco lo avrebbero raggiunto.
“Professore, faccia qualcosa!” pregò Harry.
“Non posso, Potter, rischio di colpire quell’idiota...anche se non sarebbe una cattiva idea” replicò Piton. “Potter...stai giù, che diavolo fai?”
Harry non badò alle proteste dell’uomo e si tuffò fuori dal nascondiglio con la bacchetta in pugno. “Ferma, lascialo stare!” esclamò senza riflettere. Nagini, sul punto di sferrare l’ultimo assalto alla preda, si bloccò di colpo e sollevò il capo, fissando il ragazzo con insolenti occhi gialli. “Trovati un altro spuntino, quattrocchi!” sibilò sprezzante preparandosi ad attaccare, ma quella distrazione le fu fatale: Piton si portò rapidamente alle spalle di Harry e scagliò un Avada Kedavra nel momento stesso in cui la Umbridge, che si trovava ad una certa distanza dal serpente, lanciava un Incantesimo di Congelamento. Nagini si trovò presa in mezzo ai due incantesimi e non ebbe scampo: ci fu un accecante lampo verde menta seguito da uno schiocco e meno di un secondo dopo il serpente cadde a terra stecchito.
“Uff...appena in tempo!” esclamò la Umbridge asciugandosi la fronte con un fazzoletto di pizzo. “Stai bene, Peter?”
“Sì, grazie al cielo!” rispose Minus emergendo da un mucchio di rami secchi. “Senza Harry avrei fatto una brutta fine, temo...mi hai salvato la vita un’altra volta, giovane Potter!”
Harry sorrise imbarazzato. “Non è stato solo merito mio...e poi anch’io avevo un debito da saldare, Codaliscia!”. Il mago più anziano sorrise a sua volta, e fu un sorriso bellissimo: quello di una riserva che ha appena segnato il punto della vittoria.
“Gli abbracci e le strette di mano teneteli per dopo!” intervenne Piton. “Adesso ci servirà del tempo per prepararci all’assalto e dobbiamo fare in modo che i Mangiamorte non sospettino quello che sta per piombargli addosso. Devono credere che Nagini sia ancora viva, dunque ci servirà un altro ser...”
“Questo lo so fare anch’io, collega” lo interruppe Allock. “Serpensortia!”.
Dalla punta della bacchetta di Allock scaturì un grosso serpente di colore scuro, che si volse sibilando verso il suo creatore con l’evidente intenzione di azzannarlo ad una gamba; Piton si affrettò a pietrificarlo (piuttosto a malincuore, secondo Harry) e si chinò per esaminarlo più da vicino, mugugnando qualcosa su maghi dal cervello di gallina che tengono a mente solo gli incantesimi più idioti.
“Beh, che ve ne pare?” chiese Allock orgoglioso. “Non è un gran bel rettile? Si vede che è opera mia!”
“Non c’è male, Gilderoy, ma non è proprio identico” osservò la Umbridge. “Vedi, manca una macchia qui sul muso...”
“Beh, rimedio subito!” rispose il mago con un sorriso smagliante. “Nessuno ha un indelebile nero?”

L’operazione di camuffamento, agevolata da un pennarello sbucato dalla tasca di Harry (che fornì a Piton altri argomenti per le sue battute sarcastiche sul vandalismo dei Grifondoro), si concluse con successo e il falso Horcrux fu liberato e spedito dal suo presunto padrone. I membri dell’Ordine si raggrupparono intorno al loro arsenale, con il volto teso e concentrato; Piton tolse il coperchio alle casse ed estrasse un sacchetto pieno d’oggettini tondi, scatole di Caccabombe, bucce di banana ed una notevole quantità di fuochi d’artificio. “È giunto il momento!” esclamò battendo il pugno sulla cassa più grande. “Ci giochiamo tutto in una manciata di minuti, con un margine d’errore inesistente: se sbagliamo, potremmo non avere una seconda possibilità. I nostri avversari non sono tanto astuti quanto spietati, ma sottovalutarli sarebbe uno sbaglio fatale, probabilmente l’ultimo della nostra vita...e nel caso non l’avessi capito, Potter, sto parlando soprattutto con te”
Harry ignorò l’insinuazione. “È un errore che non intendo commettere!” affermò deciso. “So cosa devo fare, non si preoccupi, professore”
“Non sono preoccupato, Potter” rispose inaspettatamente Piton. “Sono con te...”
Il giovane mago lo fissò a bocca aperta: quelle erano parole di Silente...ma allora Piton si fidava di lui?
“...quindi, dati i precedenti, mi definirei piuttosto terrorizzato” completò l’ex professore. “Forza, Peter, tocca a te”
Minus rispiegò brevemente il piano ideato la sera prima e si occupò di distribuire a ciascuno gli oggetti che avevano portato: affidò il sacchetto alla Umbridge, consegnò a Harry un corno pieno di polvere e un paio di Spettrocoli appositamente modificati e tenne per sé una fionda ed una scorta di Caccabombe, mentre Piton prese in consegna un notevole quantitativo di Polvere Solleticante per ogni evenienza. L’equipaggiamento fu completato con Guanti Scudo, una manciata a testa di fuochi d’artificio ed una spruzzata di Colonia Antivampiri per non farsi cogliere impreparati.
“Bleah, che odoraccio!” esclamò Harry arricciando il naso. “Aglio e rose...mai sentito nulla di più vomitevole!”
“Se vuoi farti mordere accomodati pure, Potter!” rispose Piton estraendo un Omniocolo e scrutando la porta dell’abbazia. “Dissennatori in posizione, tutto come previsto. Ehm, Gilderoy...ti andrebbe di star qui e guardarci le spalle?”
“E perché mai, Severus? Non le trovo molto interessanti...una bella battaglia mi attira di più!” replicò allegramente Allock.
Gli occhi del mago dai capelli neri s’incupirono pericolosamente e per un secondo Harry temette il peggio, ma Piton riuscì miracolosamente a controllarsi. “Bene, allora tieni questo e non farlo cadere!” esclamò piazzando in mano al compagno il sacchetto di bucce di banana. “Ed ora fuoco alle polveri, ragazzi...è il momento di entrare in pista!”.



La battaglia ha inizio! Ormai un solo pensiero occupa le menti dei nostri eroi: “Ma perché i vampiri odiano l’aglio? Non potevano detestare le fragole, per la miseria?”.
E naturalmente la solita, amletica domanda: cos’ha Allock al posto del cervello?

Spero che il capitolo sia di vostro gradimento: perdonatemi la frasetta poetica sul sorriso di Peter, vi confesso che mi sono quasi commossa a scriverla. In compenso tutto il resto è idiozia allo stato puro(specialmente il siparietto iniziale), quindi non rischio di cadere nel patetico.
A proposito di idiozia: nelle prime righe avrete sicuramente riconosciuto una battuta dei cartoni animati della Warner Bros (“Pinky and the Brain”, degli Animaniacs); l’originale naturalmente è: “Ehm…cosa facciamo questa sera, Prof?” “Quello che facciamo tutte le sere, Mignolo: tentare di conquistare il mondo!”.
Mapi90: nell’aggiornamento dell’altra storia ho accumulato un ritardo abissale, quindi l’Avada Kedavra non mi sarà risparmiato. Prevedo di servirmi di Allock come scudo umano.
Il tuo compagno di classe sta meglio, adesso? No, perché se mi muoiono tutti i lettori è inutile che vada avanti a scrivere...
Treasterischi: che emozione, hai letto una mia fanfiction e ti è anche piaciuta! Spero che Mary non abbia la stessa idea...
Non ricordo dove ho beccato la storia di zio Voldie che ha paura del buio, forse su DiagonAlley.
Grazie a tutti, siete stati gentili a seguirmi fin qui.

P.S: ho aggiunto un'immagine al cap.4

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Capitolo 7
*** Resistenza ***


7-Resistenza

La notte era calata sulla sinistra abbazia; un venticello leggero ma inquietante agitava rami secchi e contorti sui quali nemmeno una foglia osava mostrarsi e la debole luce della luna calante si impigliava nei nastri di nebbia, disegnando sul terreno le sagome spettrali di raggrinzite mani di strega. Nulla di vivente si muoveva in quel deserto di terreni paludosi ed alberi dalla strana forma; nulla, se non due tetre figure incappucciate, immerse nei loro foschi discorsi davanti all’antico portone.
Secondo te, chi vince il campionato?” mormorò uno dei due, freddando (letteralmente) un’incauta zanzara.
Le Harpies sono messe bene” rispose l’altro, lisciandosi il mantello con una mano scheletrica, “ma anche l’Appleby International sta facendo una buona stagione
Chi, quelli? Ma se non vincono da diciotto anni...è più probabile che Potter ci attacchi stanotte armato di bucce di banana!” ribatté il primo con una risata raspante.
Magari è davvero la volta buona” replicò il compagno. “Sarebbe anche ora, se non altro per i tifosi...certe facce da funerale, dimmi che gusto c’è a tormentarli!
In lontananza, come a sottolineare quell’affermazione, si udì una corale esclamazione di disappunto, subito soffocata dall’urlo di gioia degli avversari. A quella tempesta seguì un intervallo di relativo silenzio, rotto nuovamente dalla voce gelida del Dissennatore.
Certo che non si può più lavorare al giorno d’oggi...con tutti quei tizi vestiti di nero che si tagliano con le lamette...quelli coi capelli sugli occhi...come si chiamano?
Emo, Spike” lo soccorse il collega.
Sì, proprio quelli... sempre sull’orlo del suicidio, sempre a piangersi addosso...un mortorio, parola mia. Mica ci pensano, a noi poveri affamati...
Beh, speriamo sia una moda passeggera, mi secca stare a dieta” tagliò corto il secondo Dissennatore. “Intanto stasera c’è la finale, una bella abbuffata una volta tan...
Un sibilo improvviso squarciò l’aria malsana della palude, interrompendo quei ragionamenti; poco dopo lo seguì un altro, e un altro ancora.
Ehi, Lou...hai sentito?” esclamò il Dissennatore di nome Spike, voltandosi verso il rumore. “Cosa può essere?
Non so...sembrano Caccabombe” rispose il compagno con indifferenza.
Ci fu un attimo di silenzio tombale.
Caccabombe?!” gridarono all’unisono i due. “Oh, no!
In un attimo si scatenò il finimondo: grossi proiettili marrone cominciarono a tempestare lo spiazzo davanti all’abbazia, spiaccicandosi sui mantelli dei Dissennatori e riducendo il terreno ad un pantano scivoloso e puzzolente. Le malcapitate sentinelle corsero verso il portone nel tentativo di mettersi in salvo, ma furono travolte da una mezza dozzina di compagni attirati dal fracasso e piombarono a sedere nella melma, sollevando schizzi maleodoranti.
Che succede?” gridò uno dei nuovi arrivati (evidentemente non il genio del gruppo).
Caccabombe! Ci attaccano!” rispose un altro, abbassandosi per schivare un proiettile.
Che disdetta, ho appena ritirato il mantello dalla tintoria!
Intanto le bombe cominciavano a fare effetto: qua e là si vedevano sagome scure che si grattavano furiosamente o si artigliavano la gola perché non riuscivano a respirare. Altri quattro Dissennatori si precipitarono all’esterno per fronteggiare il pericolo (abbattendo il povero Spike, che era appena riuscito a rialzarsi) e furono prontamente bersagliati da altri proiettili vaganti; in mezzo a quella confusione di “Aaah! Brucia!”, “I miei occhi! Non ci vedo!” e “Ma se non ci vedevi neanche prima, razza di cretino!” la pesante porta di quercia si richiuse da sola e tutti i Dissennatori si ritrovarono chiusi fuori.
Era esattamente il momento che Piton aspettava: approfittando della distrazione degli avversari, l’ex professore sbucò da un cespuglio secco gridando: “Tutti all’assalto! Expecto Patronum! Expecto Patronum!
Il cervo di Harry fu il primo ad irrompere sul campo di battaglia, caricando a testa bassa tutti i Dissennatori che trovava sul suo cammino; nel frattempo il Patronus della Umbridge, un magnifico esemplare di gatto selvatico, seminò il terrore nello schieramento avversario mettendo in mostra i suoi artigli e la tigre di Peter riempì d’orgoglio il suo creatore azzannando alla gola i nemici più vicini. Allock ebbe bisogno di tre tentativi per produrre un maestoso pavone che zampettò elegantemente verso l’abbazia spiegando la bellissima coda; uno dei Dissennatori ebbe la pessima idea di scoppiare a ridere, ma smise immediatamente quando l’uccello planò con grazia sulla sua spalla e cominciò a beccarlo in testa.
Mancava ancora un Patronus all’appello, quello che il giovane Potter era più ansioso di vedere. Ben presto la sua curiosità fu soddisfatta: dalla bacchetta di Piton scaturì un minuscolo pipistrello che sbatteva freneticamente le ali nel tentativo di prendere il volo.
Harry, che si aspettava un Patronus proporzionato all’abilità del celebre Principe Mezzosangue, dovette ancora una volta recuperare la mascella; Piton, alla sua destra, notò la sua reazione e sorrise beffardo. “Sai com’è Potter...” commentò con noncuranza “sono un po’a corto di pensierini felici!”
Intanto il pipistrello aveva raggiunto i compagni e stava svolazzando intorno ad uno sbigottito Dissennatore cercando di spaventarlo; il cervo e la tigre si voltarono a guardarlo e scossero la testa con aria sconsolata.
“Beh, in effetti sarebbe da perfezionare” ammise il professore, osservando le evoluzioni dell’animaletto. “Ma credimi, Potter...può essere molto più efficace di quello che avevo prima”
“Ah...ed era...?” chiese Harry distrattamente, mentre la bestiola in questione mordeva un dito della sua vittima.
“Non sono fatti tuoi, Potter...e se fossi in te mi asterrei dal commentare”
I cinque Patroni riuniti non impiegarono molto a sbarazzarsi dei Dissennatori; dieci minuti dopo l’inizio dell’attacco l’ultimo nemico fu graziosamente calciato dal cervo d’argento e piombò nel fossato vicino con un artistico tuffo di testa. “Bene, era ora!” borbottò Piton togliendosi una foglia secca dal mantello. “Naturalmente questa era la parte facile, ma la vera sfida arriva...alohomora...adesso. Dobbiamo introdurci là dentro, affrontare una banda di mannari e Mangiamorte e farne fuori un numero apprezzabile prima di crollare a terra abbattuti da un Avada Kedavra. Avanti tutta, adesso...il dado è tratto e il dovere ci chiama!”
“E una rondine non fa primavera!” mormorò Harry, impertinente. Nessuno degli altri gli badò mentre si affrettavano verso l’ingresso, addentrandosi uno dopo l’altro nell’oscurità oltre il portone ad arco.

L’interno dell’abbazia non era affatto come Harry lo immaginava: niente gargoyle, teste mozzate o strane macchie sul pavimento, ma solo un muro di pietra umida di fronte all’ingresso e qualche torcia gocciolante. Dall’atrio partivano due corridoi esattamente uguali: uno a destra, l’altro a sinistra.
“E adesso?” mormorò la Umbridge.
“Questo posto è un labirinto...letteralmente. I corridoi cambiano percorso ogni mezz’ora e le mappe si cancellano una volta oltrepassata la soglia” rispose Peter. “Ma non è difficile trovare la strada giusta, basta girare una volta a destra e una a sinistra”
“E con quale delle due si parte, Peter?” chiese Piton in tono pericolosamente gentile.
“Veramente...non lo so, Severus. Magari tu...?”
Il mago si scostò i capelli dalla fronte con un gesto brusco, come se la domanda lo infastidisse. “Beh, è ovvio, il corridoio giusto è...ecco...”
“Sì, Sevy?” lo incoraggiò la Umbridge.
“Un attimo...dovrebbe...”
“Allora, professore?” fece eco Harry.
“Sì, un secondo, non mettetemi fretta. Allora, senza ombra di dubbio è...”
“Dunque, collega?” intervenne Allock.
“Beh, io...non mi ricordo!” brontolò infine Piton.
“Cooosa?” esclamarono gli altri quattro sconcertati.
“Che c’è, voi non sbagliate mai?” borbottò il mago, voltando le spalle ai compagni per celare un rossore alquanto sospetto sulle guance. “Bene, vorrà dire che procederemo a caso. Potter, passami l’indelebile, cominciamo da qui”. Si diresse deciso verso il corridoio a sinistra, seguito a ruota dai compagni, voltò a destra alla fine del passaggio e scavalcò Avery che dormiva sul pavimento.
A dire il vero, quello fu l’unico ostacolo sul cammino dell’Ordine: per il resto l’avanzata fu rapida e monotona, con Piton che borbottava tra sé e tracciava segni sulle pareti mentre procedeva (“Vandalo!” mormorava stizzita la Umbridge). Quindici minuti più tardi, dopo l’ennesima svolta nell’ennesimo corridoi identico agli altri, l’ex direttore di Serpeverde propose di fermarsi un attimo per “raccogliere le idee”; Allock approfittò della pausa per limarsi le unghie, mentre Peter scartò furtivamente una Cioccorana e ne passò metà alla Umbridge con un sorriso galante.
Harry soffocò uno sbadiglio: si era aspettato orde di mostri ed Inferi pronti a sbarrargli la strada e tutto ciò che aveva trovato era uno stupido labirinto. Alla terza svolta la sua mente aveva cominciato a scollegarsi, ma tutto quel destra-sinistra-destra gli faceva venire la nausea.
“Strano...dovremmo essere già arrivati!” commentò Peter, ficcandosi in tasca una figurina di Dilys Derwent.
“Avremo sbagliato strada!” ribatté Piton. “Vorrà dire che torneremo in...”
“Zitti!”
La Umbridge aveva estratto la bacchetta e restava immobile, in ascolto: da qualche parte si sentivano delle voci...e sempre più vicine.
“Maledizione!” sussurrò Piton, retrocedendo in un corridoio laterale buio. “Contro il muro, forse non ci vedranno!”
Il rumore cresceva: si distinguevano almeno cinque voci, più una sesta persona che fischiettava. Harry strinse la bacchetta, pronto ad agire: non sapeva chi potessero essere quei nuovi avversari, ma aveva sentito una risata familiare che non gli piaceva per niente.
Non dovette attendere a lungo: annunciata da un coro da taverna e da una sinfonia di passi pesanti, oltre ad un forte odore di birra, comparve una pattuglia di Lupi Mannari capitanata da Fenrir Greyback. Erano le persone più rozze, trasandate e pelose che Harry avesse mai visto ed avanzavano a braccetto, cantando a squarciagola: “Che ci frega del Prescelto, noi abbiamo Voldemort!”
“Bleah, che puzza!” esclamò uno dei Mannari arricciando il naso. “Pure l’aglio ci mette...come se non bastassero i crauti avariati che ci becchiamo tutte le sere!”
“Eh, con Severus era diverso!” disse un altro in tono nostalgico. “Quella crostata cioccolato e fragole...ah, non farmici pensare o mi vengono le lacrime agli occhi!”
“Bah, io preferisco le bistecche al sangue!” tagliò corto Fenrir, mentre a pochi passi da lui quattro paia di occhi si appuntavano su un uomo pallido dal naso adunco, che si rifiutò di ricambiare quegli sguardi. “Forza, di qua!”
I Mannari passarono oltre, lungo il corridoio; Piton li lasciò avanzare per qualche metro, poi toccò leggermente col gomito il braccio della Umbridge (che a sua volta pestò il piede ad Allock) ed uscì allo scoperto. “Fenrir, quanto tempo!”
L’uomo (chiamiamolo così...) si irrigidì. “Severus, che sorpresa!” mormorò voltandosi lentamente. “Posso chiederti cosa fai da queste parti, spregevole voltagabbana?”
“Vedi, Fenrir...ho intenzione di scortare Potter dal tuo padrone e stare a guardare mentre quei due si massacrano a vicenda. Non hai nulla in contrario, spero” rispose pigramente il mago, rigirandosi la bacchetta fra le dita. “E tanto per essere chiari...Wingardium leviosa!”
Né Greyback né i suoi compagni mannari, distratti dal temerario discorso di Piton, avevano notato la strana pozzanghera d’argento che sembrava espandersi ai suoi piedi: non appena l’ultima sillaba dell’incantesimo fu pronunciata, la sostanza lucente cominciò a fluttuare a mezz’aria, in attesa. E mentre il capo dei Mannari, furente, dava l’ordine di attaccare l’intruso, la sottile bacchetta scura si mosse ancora una volta...e qualcosa volò.
Fenrir, che aveva aperto la bocca per gridare “Prendetelo!”, all’improvviso assunse una buffa espressione stupefatta: si portò una mano alla gola e cominciò a tossire, battendosi il petto con un pugno chiuso. Un secondo dopo il drappello di licantropi fu bombardato dalla seconda, devastante arma segreta dell’Ordine della Pernice: una grandinata di grosse biglie metalliche.
Precisamente, grosse biglie d’argento.
“Ahi! Uhi! Ohi! Dann...coff...tore, me la...coff...rai!” ansimò Fenrir, cercando di sputare la biglia e beccandone altre due sull’orecchio.
“Sì, sì, fai pure con comodo!” rispose Piton annoiato. “Mi fermerei volentieri ma vado di fretta...veloci, voialtri!”
Harry, Peter, Allock e la Umbridge lo seguirono in fretta lungo il corridoio, mentre le biglie tenevano occupati i loro aspiranti inseguitori. Erano quasi giunti alla svolta quando udirono alle loro spalle una risata di trionfo: le munizioni erano finite.
“Aha, prestigiatore da strapazzo!” esclamò Fenrir con un ghigno, alzandosi in piedi (aveva finalmente sputato la biglia). “Ora vengo a prenderti...all’attaaaaaargh!”
“E qui ti sbagli, piedi di banana!” esultò Peter, mentre il licantropo ricadeva a terra con un sonoro splat: in effetti le biglie funzionavano egregiamente anche da ferme, slittando sotto i piedi dei Mangiamorte e facendoli cadere come birilli. In più, essendo d’argento, avevano il potere di indebolire gli avversari, confondendoli e procurando loro una forte emicrania.
Dopo il sesto tentativo fallito di rialzarsi in piedi, Fenrir sfogò la sua frustrazione con un discorso che coinvolgeva i membri dell’Ordine ed i loro parenti di sesso femminile, con un linguaggio che la McGranitt non avrebbe sicuramente approvato; un successivo commento infamante sull’igiene personale di Piton fu troncato da una buccia di banana che planò delicatamente sul suo brutto muso, mettendo fine alla discussione.
“Questo è per Remus, mostro!” gridò Harry, mentre un altro licantropo scivolava sulle biglie e franava addosso al suo capo.
“Ben ti sta, sudicio ibrido!” approvò la Umbridge.
“Ritiro tutto, Potter: sei un genio!” grugnì Piton.
“Quando si mangia?” chiese Allock confuso.

La vittoria sui licantropi riempì Harry di cauto ottimismo. Per la prima volta dall’inizio di quella surreale avventura, intravedeva una microscopica possibilità di uscirne vivo e con almeno il dieci per cento del corpo in condizioni accettabili.
Sfortunatamente anche l’ottimismo più sfrenato (più, potremmo dire, interista) non riesce a resistere a cinque chilometri di corridoi tutti uguali. Dopo altri lunghi minuti di esplorazione, il giovane mago cominciò a sentirsi intontito e a provare un lieve capogiro; aveva l’impressione che la luce delle torce stesse progressivamente scemando e che l’aria si facesse sempre più pesante ad ogni passo, come se volesse fermarli.
Non usciremo più da questo posto!” pensò mentre oltrepassava un mucchio di sostanza indefinita. “Vagheremo qui dentro fino alla morte, e tra due secoli troveranno solo le nostre ossa!
L’idea che il nasone di Piton sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe visto prima di chiudere gli occhi per sempre contribuì ad incupire lo stato d’animo di Harry. Come se non bastasse, la diminuzione della luce non era frutto della sua immaginazione: Piton, alla testa del gruppo, era stato costretto ad accendere la bacchetta per vedere dove metteva i piedi e l’oscurità crescente rendeva quel luogo ancor più simile a una tomba.
Stanco e demoralizzato, Harry si fermò all’imbocco di un corridoio laterale per allacciarsi le scarpe e fu travolto da Avery, che si era svegliato e stava tornando al covo per andare in bagno.
“Aaaaaah!” gridò Harry riconoscendo Avery.
“Aaaaaah!” gridò Avery riconoscendo Harry.
Raaaaah!” ringhiò qualcuno alle spalle di Harry.
Il giovane Potter non sapeva di chi (o cosa) si trattasse, ma Piton sì: si voltò con la bacchetta in pugno e gridò: “Inferi, Potter! Stai attento…Incendio!”
Harry si buttò a terra per evitare il fuoco e rotolò verso il corridoio da cui era uscito Avery, mentre Peter e la Umbridge scagliavano incantesimi contro l’orda di Inferi che si avvicinava. Erano almeno venti, scarni e verdastri come mummie, e non sembravano affatto felici di vederli.
“Muoviti, Potter! Non è il momento di dormire!” esclamò Piton, afferrando Harry per la maglietta e rialzandolo rudemente. “Sono troppi, meglio tagliare la corda!”
Né Harry né gli altri ebbero bisogno di ulteriori incoraggiamenti: tutti si precipitarono nel corridoio tenendo alte le bacchette illuminate, mentre alle loro spalle Avery si lasciava prendere dal panico e scagliava un incantesimo Reductor dopo l’altro nel tentativo di uscire dal labirinto. Pochi metri dopo, la loro corsa finì: il corridoio terminava in un vicolo cieco.
“Siamo in trappola!” esclamò Peter terrorizzato.
“Ci serve del fuoco, parecchio fuoco!” suggerì Harry. “Forse ho un’idea…professor Allock, mi presta la sua lacca?”
“Lacca? A che ti serve, per le foto della lapide?” chiese Piton sarcastico.
“Torcia incendiaria! L’ho visto in un film!” spiegò Harry prendendo la bomboletta dalle mani di Allock. “Qualcuno ha un accendino?”
“Accendino?” ripeté Piton scandalizzato. “Accendino? Usa la bacchetta, idiota!”
“Ah, giusto…Incendio!”
Quando Harry premette l’erogatore, il getto di fuoco della bacchetta si trasformò in un’imponente fiammata che percorse il corridoio ed investì gli Inferi lanciati all’attacco. Le orribili creature spalancarono gli occhi (o quello che ne restava) ed invertirono rapidamente il senso di marcia, scappando a gambe levate; gli ultimi della fila non furono abbastanza veloci e furono travolti e calpestati dai compagni in fuga.
“Altra bella mossa, Harry!” si complimentò Peter, battendo una mano sulla spalla del ragazzo.
“Troppo buono, Peter!” ringraziò Harry, impegnato a spegnere un principio di incendio tra i suoi capelli. “Avery ci ha aperto un varco, andiamo!”
I membri dell’Ordine tornarono di corsa sui loro passi, seguendo gli Inferi in fuga; erano quasi arrivati al grosso squarcio sulla parete, quando da un altro corridoio accorse un drappello di vampiri avvolti in mantelli neri.
“Eh, no…così non vale!” protestò Peter. “Lasciateci respirare, per Merlino!”
“Da questa parte, ragazzi! È Potter! Prendiamolo!” gridò uno dei vampiri, che doveva essere il capo. Corse verso il gruppetto di maghi con una smorfia feroce, scoprendo i canini appuntiti, ma a metà strada si bloccò di colpo, come fermato da un muro invisibile.
“In nome di Dracula…cos’è questo odore nauseante?” chiese fiutando l’aria.
“Bleah, aglio!” disse una vampira dai capelli biondi storcendo il naso.
“Argh, Inferi!” gemette un altro vampiro, puntando il dito verso un passaggio laterale.
Urk, vampiri!” gracchiò una voce disumana dall’altra parte del muro.
“Tsk, razzisti!” borbottò Piton sprezzante. “Allora, vi decidete ad affrontarci oppure no? Non abbiamo tempo da perdere!”
“Veramente…” mugolò il vampiro capo portandosi una mano alla bocca. “Veramente io…scusate, credo che andrò a vomitare!” e con un rapido dietrofront si fece largo tra i suoi sottoposti e sparì nell’oscurità.
“Mi…mi sento male anch’io!” confessò la bionda, mentre il suo viso passava dal bianco al grigio.
“Aglio, rosa e Inferi! Questo è troppo!” esclamò un terzo. “Ragazzi, ritirata!”
In un attimo i vampiri sgombrarono il corridoio, cercando senza successo di tenere a bada i conati di vomito; gli Inferi se ne andarono dalla parte opposta, profondamente offesi (“Ehi, vorresti dire che puzziamo? Senti chi parla, cadavere ambulante!”) e l’Ordine ebbe via libera.
“Quasi ci siamo!” esclamò Piton, attraversando il buco nel muro. “Da questa parte, l’obiettivo è vicino!”
“Già arrivati?” si rammaricò la Umbridge. “Peccato, proprio adesso che mi stavo divertendo!”


Prima di tutto, grazie per le recensioni e scusate per l’immenso ritardo: la tesi ha assorbito tutta la mia creatività e la mancanza di ispirazione ha fatto il resto. Mi è servita una dose massiccia di Fastidious per ritrovare la rotta.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Riguardo all’Appleby
International, ogni riferimento a squadre realmente esistenti è puramente casuale (certo, come no!); il coretto dei Mannari è la versione riveduta e corretta di Che ce frega del cileno noi c'avemo Totti-gol (ringrazio i romanisti per l’ispirazione).
Ah, la storia delle Caccabombe è roba mia. Se doveste incrociare un Dissennatore, vi conviene evocare un Patronus.

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Capitolo 8
*** Riscossa ***


Festeggio il penultimo capitolo lasciandovi un'ideale colonna sonora che abbraccia tutta la storia. La riporterò all'inizio del cap.1.


8-Riscossa

Nel covo dei Mangiamorte l’atmosfera era piacevolmente rilassata. I maghi più spietati del pianeta erano ancora assiepati intorno alla sferovisione (come l’aveva battezzata il suo inventore) per seguire l’incontro; Narcissa si era ritirata in un angolo a leggere Strega Moderna, lanciando occhiate di disapprovazione alla sorella che imprecava come un troll ogni volta che le Harpies perdevano la Pluffa, mentre Lucius Malfoy e Rabastan Lestrange erano impegnati in una partita a scacchi.
“Thestral in C5” disse Malfoy senior.
“Azkaban in D4, e mi mangio il tuo Elfo Domestico!” replicò l’avversario.
“Aspetta che il mio Dissenatore si avvicini al tuo Salazar, e vedremo chi canterà vittoria!”
“GOOOL!” esultarono gli altri Mangiamorte. “Chi non salta Grifondoro è!”
“Piantatela con questo casino, sto facendo il Sudoku!” ringhiò Voldemort dalla sua poltrona preferita.
“Chiediamo scusa, Oscuro!” dissero in coro i Mangiamorte.
“Diamine, chiamatemi VOLDEMORT!”
“Perdonateci, Vol…ehm, non ci riusciamo!”
Anni e anni per inventarmi un nome d’arte e ‘sti imbecilli neanche lo usano! Ma perché non ho arruolato quella Granger quando potevo farlo? pensò l’Oscuro sconsolato.
All’improvviso fuori dalla porta si sentì un rumore spaventoso: una potente esplosione squarciò l’aria immobile e umida dell’abbazia e i muri di pietra tremarono con un boato sordo.
“E adesso cosa succede, per le mutande di Ginevra?” sospirò Voldemort, abbandonando a malincuore la poltrona. Macnair si era già alzato per andare a vedere, ma aveva appena raggiunto la soglia quando la porta si spalancò colpendolo sul naso, ed Avery entrò trafelato, gridando a squarciagola: “Oscuro, allarme, sta arrivando Pott…” ma non terminò la frase: inciampò nell’orlo del mantello e finì lungo e disteso sul pavimento, mentre Macnair, tamponandosi il naso sanguinante, sgranava un rosario di parolacce all’indirizzo del collega.
Voldemort non ebbe neppure la forza di tornare alla poltrona; fece apparire dal nulla una sedia e vi si lasciò cadere con le mani nei capelli (o almeno, in quel che ne restava). “Che idioti…ma Serpeverde ha prodotto solo imbecilli come voi?”
“Veramente era anche la Sua casa, Oscuro!” obiettò Dolohov.
“Grazie per avermelo ricordato, Antonin. Crucio!”
Dolohov conosceva l’Oscuro da anni e sapeva fin troppo bene come reagisse nei momenti di rabbia; grazie all’esperienza accumulata, fu rapido nel buttarsi a terra e mettersi in salvo non appena Voldemort puntò la bacchetta. L’incantesimo colpì dunque il povero Avery, che si era rimesso in piedi e si stava spolverando la tunica.
“L’Oscuro è sempre più nervoso ultimamente” sentenziò Rabastan, mentre Avery crollava di nuovo sul pavimento rotolandosi per il dolore.
“Sarà nervoso per la fuga di Piton: è stata una gran perdita, era l’unico che sapeva cucinare!” ipotizzò Lucius prendendo un biscotto.
In quel momento la porta si spalancò di nuovo con un gran fracasso: la stanza si riempì di fumo, le torce tremolarono, le Harpies sbagliarono un rigore ed Amycus rovesciò la bacinella dei salatini. Nel momento di massima tensione, la nebbia si diradò e Allock entrò urlando con un salto alla Jackie Chan davvero spettacolare; purtroppo mise il piede su una goccia di salsa caduta dal panino di Goyle, e il risultato fu uno scivolone che gli rovinò tutto l’effetto.
“Caspita...a quanto pare Potter si è ossigenato i capelli!” esclamò Bellatrix stupita, lasciando perdere la partita per fissare il nuovo arrivato (che nel frattempo si era schiantato contro il divano).
“E ha anche messo le lenti a contatto!” aggiunse Rookwood.
“Uhm...sicuri che sia Potter? Lo ricordavo più magro...” borbottò Voldemort.
“In effetti non ha la cicatrice” ammise Rodolphus, voltando Allock con un piede e scostandogli il ciuffo. “Ma allora chi è?”
“Ehi, un momento!” esclamò Lucius esaminando il corpo. “Io lo conosco, era l’insegnante di mio figlio!”
“Certo che Hogwarts è caduta proprio in basso!” commentò Goyle.
“Scusate…” intervenne Runcorn perplesso, “ma allora, dov’è Potter? Avery ha detto…”
“Avery non saprebbe trovarsi un tappo di cerume nell’orecchio con due mani e una torcia elettrica” lo liquidò Macnair, ancora dolorante. “Sarà un falso allarme… ora siediti e guarda la partita”
Runcorn non se lo fece ripetere due volte.

Nel corridoio, Piton si mise le mani nei capelli. “Lo sapevo, lo sapevo che sarebbe finita così! Lasci mano libera agli idioti e questo è il risultato!”
“Beh, a questo punto attacchiamo!” esclamò Harry. “Tanto, peggio di così...”
Tutti afferrarono le bacchette, pronti all’azione; Minus si rimboccò le maniche, con una luce selvaggia negli occhi. “Grifondoro e Serpeverde!” ruggì Piton. “Avanti, all’attacco!”
I quattro diedero fuoco ai razzi che tenevano nella mano sinistra e quelli partirono a razzo (appunto) verso il refettorio, vomitando fiamme e scintille; dopodiché i membri dell’Ordine fecero irruzione nella sala in un turbinio di mantelli azzurri, travolgendo Dolohov e scagliandosi contro Lucius e i due Lestrange.
Solo Narcissa e Bellatrix intervennero per difendere cognati e mariti; gli altri Mangiamorte dedicarono un’occhiata distratta al quartetto, poi tornarono a guardare la partita come se niente fosse.
“Sveglia, deficienti! Ci stanno attaccando!” ringhiò Malfoy, schivando una fattura di Piton.
“Un secondo, lasciaci finire l’azione!” ribatté Travers spazientito.
Fu accontentato: mentre Piton Schiantava Rabastan e Harry scagliava una Fattura Orcovolante per tenere impegnato Lucius, Lee Harper si impadronì della Pluffa ed attraversò tutto il campo per segnare un gol da cineteca che portò le Harpies in vantaggio.
“Adesso possiamo aiutarvi!” dichiarò il Mangiamorte estraendo la bacchetta. “Fate largo, arriviamo!”
Uno dopo l’altro, tutti i seguaci di Voldemort si unirono allo scontro; il salone si riempì di lampi di ogni colore, con le scintille delle bacchette che si mischiavano ai bagliori morenti dei fuochi d’artificio. L’aria divenne irrespirabile per la polvere e i calcinacci che piovevano dalle pareti, e dappertutto volavano incantesimi, urla, maledizioni...
Stupeficium!”
Crucio!”
Protego!”
“Impedimenta!”
Incendio!”
Avada kedavra!”
Sectumsempra!”
Tarantallegra!”
Reducto!”
Expelliarmus!”
Wingardium leviosa!”
Wingardium leviosa? E che cavolo c’entra?”
“Ecco, vedi quel grosso calderone di ghisa lì nell’angolo? Adesso lo sollevo, lo faccio volteggiare in aria come una piuma, miro alla testa di Rodolphus...uno, due, tre...colpito!”
“Bravo Peter, non sei stupido come sembri!”
“Grazie Sev, troppo buono!”
Nonostante la netta superiorità numerica, i Mangiamorte si trovarono ben presto in difficoltà: Piton sembrava conoscere in anticipo tutte le loro mosse, riuscendo a tenere a bada tre avversari alla volta senza alcuna fatica apparente, e i suoi compagni, pur essendo meno abili, si difendevano con determinazione e spietatezza: la Umbridge in particolare sembrava aver dimenticato i precetti del suo adorato Slinkhard per abbracciare con gioia la via della violenza. Lei e Peter si battevano con la ferocia di Rocky I, II, II, IV e V tutti insieme, mentre dalla parte di Harry e Piton lo scontro sembrava un misto infernale di Rambo I, Terminator II, Scream III, Halloween IV, Nightmare V, Saw VI e Venerdì 13 VII con un pizzico di Bastardi senza gloria. Il contributo di Allock… beh, per essere sinceri somigliava più ad un crossover tra Una pallottola spuntata 33⅓ e un film di Mel Brooks.
Come se non bastasse, l’Ordine della Pernice disponeva di armi non convenzionali, ma decisamente efficaci: Freccette Stuzzicose, Frisbee Zannuti, Puntine Levitanti ad infissione automatica, Polverina Solleticante Extraforte e un’intera batteria di Fuochi Forsennati Weasley, il tutto disposto fuori dal salone e sottoposto ad un Incantesimo Congelante Temporizzato; ogni cinque minuti una parte del materiale si sbloccava e saettava nella mischia per dare manforte ai proprietari, e non era per nulla facile per i Mangiamorte scagliare incantesimi con girandole impazzite sotto il naso ed oggettini appuntiti piantati nelle terga.
Approfittando della confusione, Rookwood cercò di sgattaiolare fuori e battersela, ma non ebbe fortuna: “Rookwood, dove stai andando?” lo bloccò Bellatrix.
“A… ehm… cercare aiuto?” balbettò il Mangiamorte, tastando il muro in cerca dell’ingresso.
Quale aiuto, idiota? Stasera siamo tutti qui!” abbaiò la strega, Schiantando un razzo argentato che esplose prontamente in faccia a Macnair.
“Ci sarebbe il giovane Draco…”
“Sì, buono quello! Muoviti, c’è bisogno di te!” dichiarò Bellatrix ributtandolo nella mischia.
“A proposito, professore… dov’è Draco?” chiese Harry a Piton, pietrificando Mulciber prima che colpisse Peter.
“Imboscato a casa mia” rispose Piton liquidando Yaxley. “Non fare quella faccia, Potter, sono il suo tutore!”
“Harry!” gridò Peter, disarmando i due Carrow. “Cerca lui, noi ti copriamo!”
“Va be… attento!” lo avvertì Harry, vedendo Bellatrix mirare alla testa del Malandrino.
Peter si girò di scatto per affrontarla, ma non ce ne fu bisogno: una fattura Cambiacolore scagliata a caso da Allock intercettò l’Anatema che Uccide della strega e il bersaglio, invece di cadere a terra morto, si ritrovò con un ciuffo alla Elvis di un allegro color turchese.
“Che succede qui?” intervenne una voce fredda: Lord Voldemort era tornato. “Ma non posso proprio lasciarvi soli! Vado in bagno due minuti e si scatena il finimondo!”
“Del tuo mondo, Voldemort!” esclamò Harry fronteggiandolo. “Ci incontriamo di nuovo, finalmente… e per l’ultima volta!”
“E ti pareva!” mugugnò Voldemort. “Ma sì, facciamo questo duello, magari è la volta buona che mi libero di te”
“Eh?” chiese Harry, che non aveva capito una parola.
“Dicevo… in guardia, Potter, ti distruggerò! Muhahahahaha!” si corresse l’Oscuro, calandosi nella parte di supercattivo.
I due avversari impugnarono le bacchette e diedero inizio ad una lotta senza esclusione di colpi, accompagnata da una nuova ondata di fuochi d’artificio; Bellatrix cercò di intervenire, ma fu bloccata da un’ondata di Sdrucciobolle Saponate Weasley scaturite provvidenzialmente dalla tasca della Umbridge. “Sei tutti noi Harry!” strillò la donna, mentre la signora Lestrange finiva gambe all’aria.
I duellanti si allontanarono dal gruppo, continuando a bersagliarsi di incantesimi, ed Harry, come stabilito, attirò Voldemort nella stanza vicina, un guardaroba ingombro di file e file di mantelli e vesti di ricambio. “Vuoi giocare a nascondino, Potter? Sarà l’ultima cosa che farai!” ghignò l’Oscuro, buttando all’aria una decina di grucce con un colpo di bacchetta.
“Aspetta e vedrai!” canticchiò una voce dietro un armadio; e mentre il mago, furibondo, si faceva largo tra le pesanti stoffe nere, Harry inforcò gli Spettrocoli con una risata diabolica e sparse la polvere Buiopesto nella stanza.
“A noi due, maledetto moccioso, cosa credi di far...” ringhiò Voldemort. Poi la sua voce si affievolì di colpo. “Potter...Potter, dove sei? Chi...chi ha spento la luce?”
“Paura, Tom?” lo stuzzicò il ragazzo. Grazie agli Spettrocoli forniti da Peter riusciva a vedere perfettamente, e questo gli conferiva un innegabile vantaggio.
“Ce… certo che no, Potter” ribatté il mago, ma la sua voce era sempre più simile a quella di zia Petunia quando scopriva in cantina le tracce inequivocabili del passaggio di un topo. “Lumos! Incendio! Lampadarius! Perché non funzioni, stupida bacchetta?”
“Non mi vedi, Tom caro? Sono qui!” lo schernì Harry, protetto dalle tenebre, e si buttò di lato per evitare un incantesimo scagliato alla cieca. “Oh, che peccato, hai sbagliato mira! Perché non riprovi?”
Un sonoro bonk accompagnò l’impatto di una parte dell’Oscuro con un appendiabiti, dopodiché un secondo raggio attraversò la stanza; il bersaglio lo evitò senza difficoltà, lasciando che distruggesse uno scaffale. “Acqua, Tom, acqua. Prova ancora, hai dieci tiri a disposizione!”
Sgusciando, piegandosi e strisciando, Harry si divertì a mandare a vuoto tutti gli attacchi dell’avversario, la cui agitazione influiva chiaramente sulla mira; alla fine si stancò di giocare e si arrampicò in cima a un armadio per prepararsi alla mossa finale. “Peccato, tempo scaduto. Sei pronto a lasciare il campo, Tom?”
“Dove sei, stupido ragazzino? Lascia che ti metta le mani addosso…”
“Troppo tardi: questa è la resa dei conti, Voldemort!” esclamò Harry con il suo sorriso più crudele (che, data la fitta oscurità della stanza, andò decisamente sprecato). “Accio Nottetempo!”
Il silenzio calò nello stanzino; all’esterno si udivano ancora le grida e le esplosioni dei combattimenti.
“Muahahahaha!” sghignazzò Voldemort. “E questo sarebbe il tuo piano? Non puoi uccidermi, Potter, mi sono spinto troppo oltre sul sentiero dell’imm…”
Poooo!
Lo strano rumore risuonò nell’abbazia, sovrastando il fragore della battaglia; nel salone Rookwood interruppe il duello con Piton per ascoltare, e i combattenti superstiti lo imitarono. “Buffo!” commentò il Mangiamorte. “Se non fossimo in un luogo chiuso giurerei che si tratta di un clac…” e un attimo dopo un enorme autobus viola sfondò la parete dello stanzino, lasciando che le tenebre causate dalla polvere dilagassero all’esterno. In poco tempo la stanza si oscurò; tra tonfi e imprecazioni i pochi Mangiamorte ancora in piedi cercarono di raggiungere il loro signore, inciampando nei corpi dei compagni messi fuori combattimento, mentre i membri dell’Ordine (escluso Allock, che era riuscito chissà come a Schiantarsi da solo) chiamavano Harry sperando che stesse bene.
Nell’oscurità più totale si udì il clunk di un finestrino aperto, seguito da colpi di tosse e conati di vomito. “Orpo, che buio qui fuori!” esclamò una voce. “Che dici, Ernie, cosa sarà successo?”
“Non lo so!” rispose qualcun altro. “Qualcuno ci ha chiamati, è ovvio, ma non vedo...”
“Oh, cielo!” strillò una voce femminile. “Non sarà quello che abbiamo investito?”
“Investito? Abbiamo messo sotto qualcuno, Stan?”
“Come faccio a saperlo, con questo buio? Ehi, signore, l’abbiamo investita?” Silenzio. “Oh beh, sarà stato un gatto. Andiamo, o faremo tardi” e con uno scoppio l’autobus scomparve.
Contemporaneamente l’oscurità si diradò, rivelando il viso soddisfatto di Harry che sbirciava da sopra l’armadio. Ai suoi piedi giaceva un ammasso di tessuto nero, striato da tracce di pneumatici: il Nottetempo aveva investito in pieno il Signore Oscuro.
I Mangiamorte avanzarono con cautela, formando un semicerchio intorno al cadavere.
“È…è morto?” balbettò Narcissa, più sbalordita che dispiaciuta.
“Non guardare, cara” mormorò Lucius abbracciandola e storcendo il naso. “Oh, Merlino… è disgustoso!”
Rookwood guardò Rowle. Rowle guardò Runcorn. Runcorn guardò Nott. Nott guardò Runcorn, perché non sapeva chi altro guardare. E tutti insieme gli ormai ex Mangiamorte e futuri ospiti di Azkaban diedero voce ai loro pensieri più nascosti: “Cooosa? Tutto qui?

“Harry, sei stato magnifico!” esclamò la Umbridge per la decima volta.
“Anche voi!” assicurò Harry. “Tenere testa a tutti quei maghi… non sarei stato così al sicuro neanche in mano agli Auror!”
“Un lavoretto da niente!” minimizzò Piton pulendosi le mani nella veste di Macnair. “D’accordo, chi mette in ordine questo casino?”. Indicò il cadavere a terra, il pavimento ingombro di razzi esausti, salatini e puntine e i Mangiamorte legati come salami che pendevano dal soffitto, alcuni privi di sensi, altri intenti a fissare l’ex collega con aria disgustata.
“Possiamo chiamare gli Auror più tardi, adesso è meglio se ci riposiamo” propose la Umbridge.
Invece era destino che i vincitori non dovessero prendersi quel disturbo: poco dopo qualcosa abbatté i resti della porta e una squadra di Auror capitanata da Kingsley Shaklebolt irruppe nella stanza a bacchette sguainate.
“Mani in alto!” intimò Kingsley. “Gettate le bacchette e arrende…” e inchiodò di colpo, mentre i colleghi gli finivano addosso in uno spettacolare tamponamento a catena e cadevano come birilli tra le risatacce dei Mangiamorte ancora coscienti.
“Ma… ma… cosa… Harry, perché sei qui con loro? Cosa è successo?” chiese Kingsley sbigottito.
“Harry! Harry!” strillarono due voci familiari, e Ron e Hermione si fecero largo nella calca, abbattendo i due Auror rimasti in piedi (uno dei quali piombò dritto su una chiazza verdastra che poteva essere salsa tartara o qualcos’altro) e portandosi dietro mezzo Ordine della Fenice (ovvero, i membri ancora vivi).
“Harry, stai bene!” esclamò Hermione stritolando il giovane Potter in un abbraccio e scoccando un’occhiataccia a Piton e Minus. “Perché sei scappato senza dirci niente?”
“Avevamo una certa fretta, Granger” rispose Piton al posto suo. “Dawlish, leva quella bacchetta dalla mia caviglia, come al solito non hai capito un accidente”
“Inferi in fuga, Dissenatori in libera uscita, licantropi ammaccati… perché non ci spieghi tu cosa c’è da capire, Severus?” mormorò Remus Lupin sospettoso.
Il pozionista e Harry si scambiarono un’occhiata.
“Sei tu l’eroe, Potter!” sentenziò Piton versandosi un bicchiere di chinotto.


Siamo quasi giunti alla fine; resta solo un'ultimo, demeziale capitolo e la storia sarà conclusa. Mi scuso per il ritardo negli aggiornamenti e ringrazio i miei 20 lettori superstiti.
Avrete sicuramente riconosciuto la citazione di Scream III nel duello finale (se l'avete visto, naturalmente).

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Capitolo 9
*** Riposo (forse...) ***


9-Riposo (forse...)

Il Ministro Scrimgeour, giunto in tutta fretta insieme a Percy Weasley, si trovò di fronte a una scena che non avrebbe mai immaginato, nemmeno nei suoi sogni più audaci: Voldemort a terra, i Mangiamorte prigionieri e creature oscure che fuggivano ovunque, inseguite da una McGranitt più euforica che mai. Ma non era tutto: la stanza era piena di gente, che cantava e ballava come se si trovasse ad una festa.
“Ma cosa succede qui?” chiese il Ministro confuso, evitando per un pelo di essere investito da un trenino di Auror che intonavano “ E speriamo che sia grave, e speriamo che sia graveee…
“Ma insomma, qualcuno vuole dirmi…”
Poo po-po-po-po-poo-poo…”
“Esigo una spiegazione…”
Siamo noi, siamo noi, gli assassini dell’Oscuro siamo noi…
“Qualcuno vuole ascoltarmi…”
Miniiistro, la senti questa voce?”
“Oh, perdiana!” sbottò Scrimgeour afferrando al volo Kingsley, che era stato trascinato suo malgrado in pista da una Ninfadora Tonks che saltellava spargendo coriandoli. “Shacklebolt, cosa è successo a Lei-Sa-Chi?”
“È morto, signore. Pare sia stato investito” rispose l’Auror con il fiatone.
“Oh” commentò il Ministro. “E' stato fatale?”
“Si, signore” sospirò Kingsley.
“Quanto fatale?”
“Completamente, signore”
“Capisco” mormorò il mago grattandosi la fronte. “Beh, svegliatelo! Voglio parlarci subito!”
“Ma è morto...” obiettò timidamente Dawlish.
“Sul serio? Che disdetta!”
In un angolo appartato, Harry stava raccontando per la seconda volta la sua versione dei fatti agli amici, incluso Percy, che ascoltava a bocca aperta dietro la spalla di Bill. Hermione rabbrividì nel sentire quali rischi avesse corso, mentre i gemelli sembravano traboccare d’orgoglio ad ogni sua parola.
“Beh, Harry, ammetterai che frequentare i sottoscritti ti è servito” commentò George, non appena Harry ebbe finito il resoconto. “L’ho detto alla mamma e a Ron quando hanno insistito perché chiamassimo i rinforzi: Harry è la nostra speranza, confidiamo pienamente in lui: farà qualcosa di estremamente imbecille, che per puro caso si rivelerà azzeccato, e il Ministero si beccherà tutto il merito
“Voi avete chiamato… ma come…” esclamò il ragazzo confuso.
“Quando abbiamo ricevuto quell’ordine chilometrico, abbiamo sospettato che fossi nei guai fino al collo” spiegò Fred. “Così ti abbiamo lasciato del tempo per fare l’eroe… non fare quella faccia, tingere Edvige è stata una bella mossa, ma ci vuole ben altro per ingannarci!”
“Abbiamo capito subito che eri tu” intervenne il gemello. “Sul serio, Harry, che razza di nome è Luke Skywalker?”
“Così abbiamo chiesto a papà di avvisare Kingsley e ci siamo presi la libertà di mandare in giro qualche gufo... una cosetta intima tra vecchi amici” continuò Fred, indicando la marea di gente che aveva invaso il vecchio refettorio.
“Sì, ma come avete fatto a trovarci?” insistette Harry scettico. “Noi siamo arrivati qui solo perché il professor Piton...”
“Intensa attività magica in una zona abbandonata, e per di più durante la finale di Coppa?” intervenne Tonks, con una manata affettuosa che demolì la spalla del giovane eroe. “Tanto valeva che metteste un’insegna al neon!”
“In ogni caso, vi siete sbarazzati di quegli impiastri con una rapidità da fare invidia ai miei uomini migliori!” ringhiò Malocchio, zoppicando verso il gruppetto con gli altri membri dell’Ordine della Pernice. “Anzi, se non avete altri progetti... anche tu, Harry, quando ti sarai diplomato... che ne direste di collaborare con il Ministero? C’è bisogno di gente sveglia come voi”
“La mente è Severus, Alastor” rispose modestamente la Umbridge. “Non ce l’avremmo fatta senza lui ed Harry”
“Oh, naturalmente. Che ne pensi, Severus? So quanto ti costerebbe lasciare l’insegnamento...”
“Oh, sarebbe un sacrificio notevole” mormorò Piton, con un’espressione che lasciava trasparire l’esatto contrario.
“...tuttavia, pensaci su prima di rifiutare. Avrei già un incarico, un gruppetto di giovinastri che hanno creato un certo casino a...”
“Lascialo respirare, Alastor” lo interruppe Scrimgeour, avanzando per congratularsi con gli eroi. “Complimenti, Harry, sapevo che avresti salvato la situazione”
“Non è stata solo opera mia” specificò Harry freddamente (gli risultava difficile comportarsi in modo cordiale con il Ministro). “Questi maghi mi hanno...”
“Oh, ma che sorpresa!” squittì una voce familiare, e le unghie laccate di Rita Skeeter sbucarono alle spalle di Scrimgeour per stringere vigorosamente la mano di Harry. “Dunque il Prescelto ha compiuto la sua missione, alla fine... i lettori della Gazzetta del Profeta saranno ansiosi di conoscere ogni più sordido dettaglio...”
“Harry è stanco” intervenne Molly Weasley con le mani sui fianchi.
“E non ha di certo voglia di parlare con lei!” la appoggiò Hermione.
Rita le ignorò entrambe, avvicinandosi a Harry con aria da cospiratrice e calcando il tacco a spillo nell’alluce del Ministro. “Oh, il salvatore del mondo magico non vorrà certo deludere i suoi ammiratori! Dimmi, Harry... quale amato viso ti ha accompagnato negli istanti dello scontro finale? Pensi che i tuoi genitori ti abbiano guardato dall’alto, orgogliosi e commossi? Credi che la vittoria aumenterà la tua popolarità tra le coetanee?”
“Spostati, ragazzo: prendo la mira e la Schianto!” si offrì Malocchio rimboccandosi le maniche.
“Un momento!” lo fermò Harry. “Credo che il mondo magico debba sapere la verità: io non ho agito da solo stasera” e si voltò per indicare i compagni di avventura. “Severus Piton, Dolores Umbridge e Peter Minus: sono loro i veri eroi. Scrivete i loro nomi, perché se lo meritano più di me”
Fred e George tossicchiarono discretamente.
“Oh, anche i Tiri Vispi Weasley sono stati fondamentali!” aggiunse in fretta il ragazzo, ottenendo una strizzata d’occhio dei gemelli.
La Skeeter parve delusa. “Oh, degli aiutanti così poco fotogenici!” si rammaricò. “Ma posso mettere una foto di te solo, Harry, in fondo sei il più conosciuto... allora, come hai sconfitto il Signore Oscuro?”
Mentre Harry cercava il modo più spiccio per liberarsi dell’importuna giornalista, Allock si levò a sedere strofinandosi la fronte. “Cosa è successo?” chiese confuso. “Dove sono i tizi vestiti di nero?”
“Chieda a lui, signora!” intervenne prontamente Peter. “È lui la vera... ehm, mente del piano, è solo troppo umile per ammetterlo”
“Eh? Cosa?” borbottò Allock.
“Ma sì, Gilderoy: non ricordi?” lo spronò la Umbridge. “L’agguato, la battaglia, il coraggio che hai dimostrato... senza di te saremmo perduti!”
“Come... ah, sì, la battaglia!” ripeté il mago con un sorriso svaporato. “Ho mostrato al mondo la mia abilità, vero?”
“Quei Mangiamorte scappavano a gambe levate!” gli assicurò Piton, rialzandolo rudemente e pilotandolo verso la Skeeter. “Ora piantala di fare il modesto e racconta tutto a questa signora”
La giornalista si allontanò con la sua preda, evidentemente soddisfatta, e Piton sbuffò di sollievo. “E così ce ne siamo liberati. Quel buono a nulla si dimostra utile, ogni tanto”
“Ti rendi conto che la Gazzetta del Profeta perderà la sua già scarsa credibilità dopo quell’articolo?” commentò la Umbridge, seguendo con lo sguardo la coppia.
“La cosa non mi tange!” tagliò corto il professore. “In ogni caso, la fama non fa per me”
“Manderò un gufo a Luna, più tardi” bisbigliò Harry a Ron e Hermione. “Il Cavillo sarà felice di conoscere la storia vera”
“Senza dubbio” lo appoggiò George. “Pensa alla pubblicità che ne ricaverebbe il negozio: Tiri Vispi Weasley, li usa anche il Prescelto!
“C’è tempo per le interviste” esclamò Kingsley unendosi a loro. “Che ne direste di venire al Ministero per tirare le somme e... beh, festeggiare? Se facciamo in fretta possiamo vedere la fine della partita”
“Io ci sto!” disse subito Harry. “Voi venite?”
“Devo proprio passare altro tempo prezioso in tua compagnia?” grugnì Piton, ma si lasciò prendere a braccetto dalla Umbridge e condurre fuori dal salone, seguito da tutti gli altri e dagli Auror che scortavano i prigionieri. Nel passare davanti ai Mangiamorte, Harry ne udì uno che diceva: “Se scrivono sul Profeta che siamo stati sconfitti da quell’impiastro platinato, giuro che li denuncio per diffamazione!”
Grazie all’intervento di Malocchio, che abbatté i muri senza troppi complimenti (commentando le occhiatacce del Ministro con un cordiale “Al diavolo i Babbani!”), la comitiva fu ben presto all’aperto; Harry si sentiva libero e leggero come non lo era mai stato.
“È stata una bella avventura, eh?” esclamò Peter, che lo seguiva al fianco di Remus. “Quasi quasi accolgo la proposta di Moody, tutta questa azione cominciava a piacermi”
“Bentornato, vecchio Codaliscia!” disse Remus con un lieve sorriso. “Adesso sì che sei un Malandrino”
“Potreste istituire un corpo speciale” propose Malocchio. “Strategie alternative e armi non convenzionali: tutto il mondo magico ce lo invidierebbe. Serve solo un motto...”
“Io voto per Barcollo ma non mollo!” intervenne Piton. “In quanto alla vita spericolata, insegnando a Hogwarts ho già avuto la mia parte di emozioni forti. È incredibile la quantità di guai che gli studenti riescono a combinare con un calderone”
Harry nascose un sorriso, ormai abituato all’incessante brontolio del professore. Non avrebbe mai pensato di poterlo trovare simpatico, o di dividere uno spuntino con quella megera della Umbridge e il traditore dei suoi genitori, ma la vita, come aveva scoperto un’estate di sei anni prima, era una riserva di sorprese. Chissà, magari anche Gazza, Malfoy e zio Vernon avevano un lato buono tutto da scoprire.
Spero solo rifletté il giovane mago che non ci voglia un altro Voldemort per saperlo.


E finalmente la storia è conclusa! Mi scuso per la lunga attesa e ringrazio tutti quelli che l'hanno apprezzata, in particolare Elisabetta P.
I cori degli Auror sono ispirati a quelli da stadio (la prima stesura risale all'epoca dei Mondiali), mentre il dialogo tra gli Auror e il Ministro è una citazione riveduta e corretta del film
La pantera rosa (quello del 2006 con Steve Martin e Jean Reno).
Lavorando a questa storia mi sono avvicinata a questi odiosissimi personaggi, e spero che siano piaciuti un po'anche a voi. E ricordate: le iscrizioni all'Ordine sono sempre aperte!




Ha partecipato al Red Carpet – Notti Magiche

Autore: Lizzyluna

Storia: Harry Potter e l'Ordine della Pernice



“Harry Potter e l'Ordine della Pernice” di Lizzyluna è una fanfiction ad alta carica parodica.
È composta di nove capitoli e di una trama alternativa rispetto alla ricerca degli Horcrux, rivisitata in chiave umoristica.
Lo stile che la accompagna è senza dubbio buono, con un buon uso della sintassi e con una lunghezza media dei periodi, dotato di un'ottima scorrevolezza e apprezzabile per una lettura rapida e piacevole. È da segnalare l'ottima gamma lessicale dalla quale hai attinto, che sarà approfondita più avanti. Dal punto di vista grammaticale si nota la padronanza dell'autore delle regole fondamentali e anche una certa cura per il dettaglio, nonostante alcuni errori si ripetano nel corso della narrazione. Fra questi, la mancata spaziatura dopo i puntini di sospensione, l'uso errato dei trattini incisivi, un paio di “sì” senza accento e qualche errore di battitura. Anche l'impostazione del dialogo è errata, poiché quando si prosegue un discorso non terminato con un segno di interpunzione forte, nelle virgolette basse è necessaria una virgola. Un incantesimo trascritto come “Reductor” - quello vero è Reducto.
La caratterizzazione è carente, però, sotto almeno due punti di vista: non c'è abbastanza analisi del personaggio al momento in cui si introduce la vicenda principale e che costituisce anche il fulcro della storia e il suo intento comico, e cioè la riconversione al “lato buono” della Umbridge, di Piton e di Minus. Inoltre, come è tipico delle parodie, l'introspezione necessaria per identificare e dare anima a un personaggio è del tutto assente, in un meccanismo narrativo attraverso il quale sono le azioni e i dialoghi a dire tutto quel che c'è da sapere sui personaggi. Rimangono perciò – volutamente, credo – oscure alcuni lati dei protagonisti, Harry incluso.
Dal punto di vista della plausibilità c'è ben poco da dire: parliamo di una caricatissima parodia, non era certo intento dell'autore che risultasse “normale”. Si può affermare, però, che se l'obiettivo fosse stato quello, sarebbe stato mancato.
Come struttura della trama bisogna riconoscere comunque una certa coerenza di fondo: ogni argomento introdotto viene sviluppato con cura e ogni dettaglio si incastra con la propria metà, in una semplice quanto diretta ricerca degli Horcrux nonché battaglia finale. Ogni elemento discusso ha un suo perché e si nota comunque un certo lavoro di “plotting” dietro al tutto.
È una storia che tocca picchi elevatissimi in originalità: non solo è l'idea in sé della parodia – l'Ordine della Pernice e tutto il resto – ad essere fresca e nuova, ma sono anche i dettagli aggiuntivi e i tocchi di personalizzazione scelti a contribuire nel rendere questa storia fortemente individuale. Si sente la presenza costante dell'autore dietro ogni riga, insomma.
C'è qui ora una nota soggettiva che non è stato possibile emettere: la carica umoristica è parsa un po' fiacca. Alcune delle costruzioni – anche a livello lessicale e del periodo – avevano la verve sufficiente per strappare un sorriso, ma l'intera storia, vista nel suo insieme, non può a mio parere essere definita “spassosa”. Forse è a causa della struttura troppo lunga – solitamente una parodia troppo lunga tende a stancare – o semplicemente delle tematiche scelte, ma questa è una nota inevitabile, dato che parte del giudizio personale di questa fanfiction dovrà necessariamente riflettersi sulla comicità generale.
In conclusione, “L'Ordine della Pernice” è una buona fanfiction, forse un po' troppo plotty e articolata per essere una parodia canonica, ma che lascia certamente un sorriso stampato a fine lettura e una piacevole sensazione di relax e di leggerezza. Complimenti.

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