Harry Potter e l'Ordine della Pernice di Lizzyluna (/viewuser.php?uid=11910)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Recupero ***
Capitolo 2: *** Riunione ***
Capitolo 3: *** Rivelazione ***
Capitolo 4: *** Ricerca ***
Capitolo 5: *** Rifornimenti ***
Capitolo 6: *** Rischio! ***
Capitolo 7: *** Resistenza ***
Capitolo 8: *** Riscossa ***
Capitolo 9: *** Riposo (forse...) ***
Capitolo 1 *** Recupero ***
14/3/2011: per festeggiare la prossima conclusione, vi offro un'ideale colonna sonora:
1)Resonance (Soul Eater opening) - TM Revolution
2)Pretty Fly (for a white guy) - The Offspring
3)Thriller - Michael Jackson
4)Gotta Feeling - Black Eyed Peas
Benvenuti (o bentornati) e buona lettura.
Harry Potter e l’Ordine
della Pernice
1-Recupero
Era una tranquilla sera
d’estate a Little Whinging; le
stelle brillavano nel cielo sereno e la luna rischiarava dolcemente il
paesaggio. Nelle loro graziose casette le famiglie guardavano la
televisione,
oppure sedevano in giardino a bere tè freddo e chiacchierare
con i vicini. I
bambini giocavano a palla o a nascondino, rintanandosi nelle siepi
odorose di
lavanda e rosmarino e soffocando le risate con le mani sporche di
terra, mentre
i più grandi sognavano le praterie del West cavalcando le
loro biciclette.
Nell’aria c’era un profumo di menta e geranio,
misto a quello delle mille
candele alla citronella che bruciavano sui davanzali, e un leggero
venticello
coronava la pace e la dolcezza di una serata perfetta.
Nessuno sospettava che in un vicolo
poco lontano si stava
consumando una tragedia.
Harry arretrò fino a
trovarsi con le spalle al muro. I
Dissennatori, cinque in tutto, si avvicinavano minacciosi, senza
lasciargli una
via di scampo…e lui, da vero imbecille, aveva lasciato a
casa la bacchetta.
Le tenebrose guardie di Azkaban
avanzavano, risucchiando la
luce e la gioia e lasciando solo vuoto e freddo; Harry chiuse gli
occhi,
aspettando la fine. “Mamma, papà,
Sirius…sto arrivando!” pensò.
“Ron, Hermione
…perdonatemi!”
Ormai lo avevano circondato…gli erano addosso…
“Expecto Patronum!”
gridò qualcuno alla sua destra. Ci fu un lampo
argentato…e una tigre dai denti
a sciabola balzò nel vicolo, attaccando e disperdendo i suoi
aggressori. Un
istante dopo, davanti agli occhi stupefatti del ragazzo comparve una
figura
incappucciata in sella ad una Vespa 50 Special verde pisello.
“Presto, Harry,
salta su!” lo esortò il suo salvatore. Il giovane
mago non se lo fece ripetere
due volte; quando fu a bordo, l’uomo misterioso si
guardò intorno. “Bene, via
libera. Pronti…VIAAA”. Con un rombo assordante la
Vespa partì; Harry,
aggrappato al mantello del guidatore, si abbandonò al
sollievo per lo scampato
pericolo, chiedendosi chi fosse il mago a cui doveva la vita (e anche
quanto
avrebbe resistito il suo malridotto mezzo di trasporto: certo, con i
Dissennatori alle calcagna non era il caso di fare troppo gli
schizzinosi,
però…).
La motoretta filava via per le
stradine silenziose di Little
Whinging, facendo un fracasso infernale: la gente, spaventata, si
affrettava a
chiudere le finestre e i cani più feroci e sanguinari del
quartiere, nemici
giurati dei motociclisti, si barricavano nelle cucce con le zampe sulle
orecchie.
In quanto a Harry...beh, il giovane
Potter non era certo una
persona ingrata, ma dopo che il suo salvatore ebbe bruciato tre
semafori rossi,
sradicato una staccionata, diserbato un giardino, attraversato una
siepe
spinosa, devastato un’aiuola spartitraffico e schivato per un
pelo una
panchina, il tutto in cinque minuti di viaggio, si ritrovò a
pensare con una
certa nostalgia a zia Petunia e alla sua pasta con i cavoli.
“Signore!”
pensava, “Se esco vivo da questa giornata, farò
amicizia con Tiger e Goyle!
Regalerò dei fiori a Millicent Bulstrode! Uscirò
a cena con Bellatrix! Sposerò
Malfoy...beh, adesso non esageriamo!”.
Sbandando e rombando il trabiccolo
lasciò il centro abitato
per sfrecciare attraverso la campagna; finalmente, dopo venti minuti di
terrore, l’uomo incappucciato si fermò davanti ad
un casolare diroccato. Harry
smontò con un lieve senso di nausea…e fu allora
che notò un particolare che,
nella confusione della fuga, gli era sfuggito: colui che
l’aveva tolto dalle
grinfie dei Dissennatori aveva una mano d’argento. Era Peter
Minus.
“Minus...maledetto!”
Harry arretrò, tremante di rabbia, e
s’infilò
la mano in tasca (ricordandosi un secondo più tardi che la
bacchetta era rimasta
sul comodino), con Peter che cercava inutilmente di calmarlo.
“Harry...Harry,
non voglio farti del male, lascia che ti spieghi!”
“Tu...tu hai f-fatto
uccidere i miei g-genitori e hai il coraggio di...”
“La mia parola non vale più
nulla, ormai!” lo interruppe l’uomo con un sorriso
di scusa. “Lo so, sono un
traditore e ogni mia dichiarazione di pentimento è un
insulto a coloro che sono
morti, tuttavia ti giuro che...ah, eccolo che arriva!”. Harry
guardò la strada
e vide un individuo, anche lui incappucciato, che avanzava a fatica su
una
bicicletta scassata e cigolante. Sul portapacchi arrugginito erano
impilati in
equilibrio precario il suo baule, la sua Firebolt e la gabbia di Edvige.
“Maledetti
Babbani!” imprecò il ciclista scendendo dal suo
mezzo ed abbassando il cavalletto(la pila di bagagli oscillò
pericolosamente
durante la manovra), “Quel ragazzino era così
pieno di lardo che per poco lo
Schiantesimo non è rimbalzato contro di me!”.
Harry sentì la mano gelida del
terrore che gli stringeva lo stomaco: era la voce di Piton.
Paralizzato, il ragazzo rimase a
bocca aperta, mentre Piton
continuava a parlare come se niente fosse. “Per la veste di
Morgana, quei
Dursley sono davvero mostruosi! Quasi quasi compatisco Potter...anni e
anni in
mezzo a gente del genere, non c’è da meravigliarsi
se è un disadattato! La
signora è una pessima cuoca, ho mangiato uno dei suoi
biscotti prima di
uscire...un’esperienza orribile, che non auguro a nessuno.
Dove sono gli
altri?”.
“Uccidetemi!”
esclamò Harry. I due uomini lo guardarono,
poi si scambiarono un’occhiata perplessa.
“Uccidetemi” ripeté il piccolo mago,
“siete qui per questo, no? Avanti, ammazzatemi e fatela
finita!”.
“Forse non hai afferrato il
concetto, Potter!” rispose
Piton freddamente. “Non sono venuto fin qui su questo rottame
solo per
ucciderti. E a proposito, Potter, sei un demente! Come hai potuto
essere così
sciocco da scordarti la bacchetta?” e così dicendo
la estrasse dal mantello e
gliela ficcò in tasca. “Harry, fidati!”
insistette Minus, “Siamo qui per
proteggerti! Noi e un’altra persona!”.
Harry sorrise senza allegria. “Ah,
davvero? Ma vi prego, ditemi: chi è il terzo paladino?
Voldemort? Draco Malfoy?
Gazza? Sauron? Darth Vader? Jason di Venerdì
13? Aspetta, adesso ci sono, è Jack lo
Squartato...”
“Yu-huuuu!” lo
interruppe una voce familiare. “Come va, ragazzi?”.
La nuova arrivata era una
donna bassa e grassa, con un vestito rosa carico di pizzi, merletti e
perline e
un cappello stracolmo di fiori finti e fiocchetti; avanzava lungo la
strada
spingendo una carrozzina azzurra e agitando allegramente la mano in
segno di
saluto. Harry sentì il suo cuore fermarsi...per la quarta
volta in quel giorno
maledetto: era la Umbridge.
“Vi prego...ditemi che
è un brutto sogno!” gemette il
ragazzo, mentre l’ex preside di Hogwarts raggiungeva Piton e
Minus con il
sorriso di una maestrina delle elementari al primo giorno di scuola.
“Petey,
Sevy, vi sono mancata? Scusate il ritardo, ma ho trovato un cappellino
che
dovevo assolutamente
comprare...guardate che meraviglia! Non è bellissima questa
rosa di stoffa?” e
ficcò l’orrendo copricapo sotto il naso di un
esterrefatto professor Piton.
“Stupendo, Dolores, ma...la missione? È andato
tutto bene?” chiese ansioso
Peter.
“Perfettamente, nessuno mi ha notata...ma ditemi: lui
dov’è?”
“Dietro di te, Dolores!” la informò
Piton, mentre
Harry scagliava disperatamente un incantesimo Riddikulus dopo
l’altro cercando
di passare inosservato. La donna si volse subito verso di lui, con un
sorriso
ancora più largo. “Oh, Harry caaaro! Che piacere
vederti!” cinguettò, “Abbiamo
avuto i nostri brutti momenti, non è vero? Ma adesso
è tutto passato e sono
sicura che diventeremo grandi amici!”.
In cuor suo Harry ne dubitava
fortemente, ma decise di tenere per sé le proprie
convinzioni. “Lo spero
anch’io, signora Umbridge!” rispose educatamente.
“Signora Umbridge...come sei
formale, chiamami Dolly! Sei tra amici...e ne hai bisogno, povero
tesoro, dopo
tutto quello che hai passato! Ma ora” proseguì la
Umbridge avvicinandosi a
Minus e Piton, “penseremo noi a proteggerti!”
“Noi, gli HARRY’S ANGELS!”
gridarono tutti insieme. Harry non sapeva se ridere o piangere.
La situazione era chiara: era finito
chissà come nelle mani
di una banda di pazzi fanatici e la sola consolazione, se di
consolazione si
poteva parlare, era che Piton mostrava la sua stessa mancanza di
entusiasmo...quindi almeno lui era ancora sano di mente. Sentendosi a
disagio
spostò l’attenzione sull’unico oggetto
degno di nota, cioè la carrozzina.
“Ottima copertura, vero?” commentò
distrattamente la Umbridge quando se ne
accorse, “L’ideale quando devi fare da palo e sei
circondato da
Babbani...distoglie l’attenzione ed è un ottimo
contenitore per le emergenze!”
e tolse la copertina ricamata. Sotto, insieme ad un bambolotto
incredibilmente
realistico, c’era una scorta di Caccabombe.
Suo malgrado Harry sorrise.
Sono in un periodo
creativo, quindi ho sistemato questo capitolo a cui stavo lavorando da
un paio
di mesi(ma senza trascurare le altre storie, che dovrei riuscire ad
aggiornare
prima di andare in vacanza). Per i titoli dei capitoli mi sono ispirata
al mio
scrittore preferito, Stephen King, precisamente alla serie
“La Torre Nera”. Spero
che il tutto sia uscito bene.
Ah, dimenticavo: per il
povero Harry le (brutte)
sorprese non sono finite...
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Capitolo 2 *** Riunione ***
2-Riunione
“Fatemi capire!”
esclamò Harry. Si trovava all’interno del
casolare, in un salottino pericolante ma ordinato e arredato con gusto.
“Improvvisamente vi è venuta
una crisi di
coscienza e avete deciso di aiutarmi?”
“Ancora non ti fidi, Harry?” chiese
Minus addolorato “So che tu e il professor Piton vi siete
lasciati in modo un
po’...ehm, burrascoso...”
“Ma nooo!” ribatté Harry ironicamente
“Ha solo
provocato la morte dei miei genitori, del mio padrino e di Silente,
perché
dovrei avercela con lui?”
“Comunque” continuò Peter imbarazzato,
“non si è
trattato proprio di una crisi di coscienza. Vedi, Harry, per
convincermi a
seguirlo il Signore Oscuro ha fatto leva sui miei sentimenti peggiori:
invidia,
orgoglio, sete di vendetta e desiderio di dominio. Mi ha fatto credere
che
avrei avuto potere e benefici unendomi ai Mangiamorte...ma non credo
che
cantare la ninna nanna alle piante carnivore di
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sia un incarico di prestigio,
correggimi se
sbaglio!”. L’uomo sospirò, rigirando la
bacchetta tra le dita ossute. “Poi
una notte ho sognato Sirius e tuo padre che ridevano a crepapelle e ho
deciso
che era ora di cambiare aria!”.
Dolores Umbridge si morse le labbra,
pensierosa. “Una vera
donna sa riconoscere i propri errori, Harry. Io...io ne ho commessi
tanti, ma
il peggiore è stato quello di dare ascolto a quel cialtrone
logorroico con un
kiwi in testa e quando finalmente ho aperto gli occhi ho deciso di
riparare i
danni.”
Harry rise, divertito dall’azzeccata descrizione di Caramell,
poi si
volse verso Piton, in attesa. “Beh, che
c’è da guardare?” abbaiò il
professore, “Mi sono stufato di essere comandato a bacchetta
da uno che ha
paura del buio, ecco tutto!”.
“Vol...cioè, Voi-Sapete-Chi ha paura del
buio?”
chiese Harry sbalordito.
“Come, non lo sapevi?” rispose brusco Piton.
“Se
avessi visto il casino che ha scatenato quando quel burlone di Lucius
gli ha
spento la lucetta...”. Poi, vedendo che Harry lo fissava
dubbioso, esplose.
“Che ti aspettavi, Potter? Credevi forse che mi sarei buttato
in ginocchio
confessando il mio amore eterno per tua madre? Bene, se è
così ti sbagli di
grosso! L’unica persona che abbia mai amato è
stato Ron Weasley, quando la sua
bacchetta ha conciato per le feste quell’incapace di
Allock!”.
Per la prima volta Harry
provò un briciolo di simpatia per
l’insegnante di Pozioni.
Dopo un attimo di silenzio Peter si
schiarì la voce e
continuò: “Dunque, come dicevo abbiamo tutti
deciso di cambiare la nostra vita,
consacrandola alla lotta contro l’Oscuro e i suoi seguaci.
Quando ci siamo
incontrati -per puro caso- alla Testa di Porco abbiamo pensato di unire
le
nostre capacità e dedicarci alla più nobile delle
missioni...quella di
proteggerti, Harry. In poco tempo siamo riusciti ad organizzarci come
una vera squadra
e ci siamo messi al lavoro, sorvegliandoti discretamente e tenendo
d’occhio i
Mangiamorte per anticipare le loro mosse. Così, quando le
nostre...ehm...microspie ci hanno rivelato che era
in
programma un attacco...”
“Microspie?!”
esclamò Harry incredulo.
“Esatto, Potter!” confermò Piton
beffardo.
“Microspie!”, ed estrasse dalla tasca alcuni fili
color carne che il ragazzo
riconobbe subito: Orecchie Oblunghe.
“Gran bella cosa la tecnologia moderna,
Potter!” commentò soavemente Piton.
“Dovresti provarle...ma qualcosa mi dice
che l’hai già fatto!”.
Harry pensò a Magie Sinister e al numero 12 di Grimmauld
Place ed arrossì
imbarazzato.
“Quando abbiamo saputo
dell’attacco” riprese Minus,
“abbiamo deciso di anticipare i Mangiamorte e prelevarti da
casa tua. Abbiamo
avuto solo un giorno e una notte per prepararci, ma eravamo tranquilli:
secondo
la nostra consulente astrale questo sarebbe stato un giorno
fortunato”
“Meno
male!” commentò Harry, che nel cosiddetto
“giorno fortunato” ci aveva quasi
rimesso la pelle(e non una volta sola). “Per
curiosità, chi è la consulente?”
“La professoressa Cooman, naturalmente; è la
miglior Veggente sul mercato. Così
abbiamo dato il via all’Operazione Recupero...”
“Veramente, secondo il piano
noi avremmo dovuto far saltare la corrente elettrica in tutto il
quartiere e
presentarci a casa dei tuoi zii travestiti da elettricisti”
precisò la
Umbridge.
“Saremmo saliti in camera tua con una scusa”
continuò Minus, “poi io
ti avrei aiutato a fare i bagagli- è la mia
specialità- e avrei miniaturizzato
te e il baule, chiudendo il tutto nella mia valigetta...”
“Ti avremmo fatto un
Incantesimo Testabolla” intervenne ancora la Umbridge,
“non siamo così
sprovveduti!”
“Dopodichè avremmo
raggiunto il professor Piton, che doveva fare, come si dice, il
“palo”...”
“...travestito da donna!” mugugnò Piton.
“Coraggio, Severus, eri perfetto per
la parte...e poi temevamo che a contatto con i Babbani avresti perso il
controllo, come in effetti è successo.”
“Quei Dursley mi hanno scambiato per
Renato Zero!” ringhiò il professore.
“Non sono mai stato tanto insultato in
vita mia!”
“Comunque, avremmo recuperato i mezzi e poi via a tutta
velocità.
Purtroppo i Dissennatori hanno anticipato l’assalto e questo
ha scombinato i
nostri piani; io sono corso ad aiutarti e Dolores è rimasta
indietro a
guardarmi le spalle, mentre Severus andava a prendere le tue cose. In
ogni caso
il risultato non cambia: i Mangiamorte entreranno in casa e troveranno
solo...”
“...i tuoi zii ed il tuo ingombrante cugino Schiantati e
appesi al soffitto!”
completò Piton con evidente soddisfazione.
Harry fissò la parete di
fronte, pensieroso. “Un bel piano!”
commentò. “Un’idea geniale...ma
perché tanta fatica? Potevate entrare e
chiedere, zio Vernon sarebbe stato più che felice di
liberarsi di me!”(“...e di voi!”
aggiunse mentalmente).
“Ci avevamo pensato!” replicò Piton.
“Ma lui
ha preferito qualcosa di più...spettacolare!”
“Lui chi?” chiese Harry stupito.
“Lui!” risposero in coro i tre
adulti indicando la porta: sulla soglia si era appena Materializzato un
mago di
bell’aspetto, con una criniera di riccioli biondi e un
mantello azzurro
ricamato in oro.
“Harry!” disse il nuovo arrivato. “Che
piacere! Le nostre
strade s’incrociano di nuovo, ragazzo!”
“Pro...professor Allock! Lei qui?
Ma...ma non era al San Mungo?” esclamò Harry
orripilato. “Sorpreso, eh?
Scommetto che non ti aspettavi un simile piacere così
presto! Mi avevano dato
per spacciato...ma al giorno d’oggi la medicina fa miracoli!
Ho riacquistato
parte della mia memoria, abbastanza da ricordare che un ex allievo
aveva
estremo bisogno del mio talento, dunque eccomi qui! Io e te faremo
grandi cose,
lo sento!”.
Ci fu un lieve tonfo: Harry era svenuto.
Ed ecco la brutta
sorpresa che avevo preannunciato! Saranno guai per il povero Harry...
Ringrazio Felicity89 e
Fran per le recensioni(soprattutto Fran, che mi ha fatto un commento da
critico
letterario). L’avventura continua...alla prossima!
(“Oh, no!” n.d.Harry)
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Capitolo 3 *** Rivelazione ***
3-Rivelazione
Dopo il trambusto causato dal malore di Harry (“Tutto a
posto, tutto a posto...sarà l’emozione per avermi
rivisto, a volte la felicità
può essere fatale!” aveva assicurato Allock) ed il
tempestivo intervento di
Piton (“Poche storie, Potter, dobbiamo lavorare!”
aveva sentenziato,
versandogli spietatamente in testa una brocca d’acqua
gelida), la Umbridge
propose uno spuntino serale “per riflettere a stomaco
pieno”. L’idea fu
approvata all’unanimità ed ebbe benefici effetti
sul morale del gruppo: dopo
essersi saziato di panini, patatine fritte e cioccolata Harry
cominciò a
sentirsi allegro ed ottimista, benché ancora convinto di
trovarsi in una gabbia
di matti.
Per tutta la cena Allock non fece altro che chiacchierare:
tra un boccone e l’altro spiegò al suo ex allievo
le idee geniali che aveva
elaborato. “Naturalmente bisognerà sfruttare
l’effetto sorpresa, una bella
irruzione è quello che ci vuole. Dovremo eliminarne un bel
numero, in modo
che...Harry, tutto chiaro?”
“Chiarissimo!” rispose il ragazzo, che non aveva
sentito una parola. “Però il nome
Harry’s Angels non mi sembra abbastanza
aggressivo. Perché non ci chiamiamo...che ne so...Ordine
della Pernice?”.
Sfortunatamente, Allock lo prese sul serio. “Ordine della
Pernice...magnifico!
Si vede che sei stato mio allievo. Tutti d’accordo,
voi?”
“Si, Gilderoy!”
risposero in coro Piton, la Umbridge e Minus (“Diamogli
corda!” aggiunse Piton
a bassa voce).
Alla fine del pasto, Minus si alzò in piedi.
“Bene, ora che
abbiamo cenato passiamo a questioni più importanti. Harry,
se non sei troppo
stanco potremmo discutere della nostra missione: abbiamo molte cose da
spiegarti, e altre che vorremmo conoscere. Credo che tu voglia sapere
perché
sei qui”
“Per me va bene!” dichiarò Harry
incuriosito.
“Perfetto. Allora,
liberiamo il tavolo dalle cartacce e cominciamo”.
Harry si aspettava che Allock prendesse la parola per
illustrare i suoi assurdi piani, invece fu Minus a cominciare, in tono
nervoso
e risoluto. “Sapete tutti perché siamo
qui!” esordì. “Il mondo magico sta
attraversando un momento difficile ed è nostro dovere fare
qualcosa, anche per
rimediare alle azioni malvagie che abbiamo commesso. Siamo una squadra,
e il
nostro obiettivo è uno solo: aiutare il Prescelto a
distruggere il Signore
Oscuro!”
“Fosse così facile!” borbottò
Harry.
Piton lo guardò in modo non
troppo amichevole. “Aspetta, Peter...come al solito Potter
sembra saperne più
di noi. Ti dispiacerebbe illuminarci, Prescelto?”.
Tutti si voltarono verso il
ragazzo, in attesa. “Gli Horcrux! Se non li distruggiamo non
potremo uccidere
Voldemort!” spiegò Harry, sperando che Piton si
strozzasse con una nocciolina.
Tutti fecero un salto sulla sedia (sfortunatamente Piton
sputò la nocciolina,
che finì nell’occhio di Allock). “Santo
cielo, ragazzo...quel nome mi fa ancora
effetto!” si scusò Peter, asciugandosi il sudore.
“Dunque tu sai degli
Horcrux...te ne ha parlato Silente?”
“Sì...li stavamo proprio cercando quando
lui...quando è morto!” rispose il giovane mago,
dando un’occhiataccia a Piton.
“Meraviglioso, questo rende tutto più facile.
Potresti per favore spiegarci
l’esito delle vostre ricerche?” chiese ancora
Minus.
“Secondo il preside,
Vol...ehm, quello lì ha creato sei
Horcrux” cominciò Harry. “Di questi, due
sono stati distrutti: il diario che
ha incantato Ginny e l’anello di famiglia appartenuto al
nonno di Riddle.
Credevamo di averne trovato un terzo, il medaglione di Serpeverde, ma
era un
falso: l’originale è stato preso da un certo
R.A.B.”
“R.A.B...ah, Regulus
Black, il fratello di Sirius! Dunque ha fatto qualcosa di buono nella
sua
inutile vita!” commentò Piton.
“Ora che ci penso, indossava una strana collana
quel giorno...” mormorò Minus. “Ah, ecco
perché rideva quando Dolohov l’ha
ucciso! Credevamo che fosse matto da legare, invece ci stava fregando
tutti e
noi neanche lo sapevamo!”
“È saltato in aria insieme
all’Horcrux...immagina la
faccia dell’Oscuro, quando lo verrà a
sapere!” disse Piton sghignazzando.
“Ehm, Peter...mi dispiace interrompere il vostro tuffo nel
passato, ma io vorrei
sapere il resto, se non avete nulla in contrario!” intervenne
la Umbridge.
“Hai ragione, Dolly. Continua, Harry”
esclamò Peter.
Il ragazzo riprese:
“Secondo Silente rimangono tre Horcrux: la coppa di
Tassorosso, il serpente
Nagini, un oggetto appartenuto a Grifondoro o Corvonero. Dobbiamo
cercarli e
distruggerli”
“È proprio quello che vogliamo fare,
Potter!” disse Piton
sorridendo. “E per una volta sono più informato di
te. Si dà il caso che io
sappia cos’è il terzo Horcrux...e dove sono
nascosti gli altri due!”.
Harry rimase senza fiato: gli sembrò di capire come si era
sentito suo padre quando Lily Evans, invece di mandarlo al diavolo come
al
solito, aveva accettato di uscire con lui. “Lei sa dove sono
gli Horcrux? Che
aspettiamo allora, andiamo a prenderli!” gridò,
saltando sul tavolo e
sfoderando la bacchetta come D’Artagnan prima di un duello.
“Non così in
fretta, Potter!” lo bloccò Piton. “Sei
troppo precipitoso...come sempre.
Scendi da quel tavolo e lasciami finire”.
Harry scivolò di nuovo sulla sedia.
“Bene. Sono calmo. Potrebbe spiegarsi, adesso?”.
L’ex professore gli rivolse un
sorriso alquanto sgradevole. “Sei sempre il solito, Potter.
Usa il cervello,
ogni tanto. Eri già pronto a partire in quarta per cercare
l’Horcrux...ma l’hai
sempre avuto sotto il naso. Anzi...sopra!”
e così dicendo si avvicinò a Harry e gli
sfilò gli occhiali.
Il ragazzo li guardò confuso. “Non è
possibile!”
protestò. “Lei mi prende in giro!”
“E perché, Potter?” ribatté
soavemente
Piton. “In fondo tu sei un Grifondoro, nonché il
peggior nemico dell’Oscuro
Signore...una sorta di simbolo, se preferisci. Lui lo trovava molto
divertente...me lo ripeteva ogni tanto: «Sono o non sono un
genio del male,
Severus? Quel buffone di Silente non lo troverà
mai!». Una buona idea, non
trovi? Pensava addirittura di usare te, ma era troppo banale. Tra
parentesi,
non ti sei mai chiesto perché in sei anni di movimentata
vita scolastica ti sei
rotto tutto tranne gli occhiali?”.
Harry era troppo scioccato per rispondere:
fino a quella sera aveva portato a spasso un frammento
dell’anima di
Voldemort...e non se n’era mai accorto. “Avrei
dovuto sentirla...la
cicatrice...” mormorò.
“L’Oscuro è più sveglio di
te, a quanto pare!” affermò
sbrigativo Piton, gettando gli occhiali per terra. “E
adesso...avada kedavra!”. Un raggio di
luce verde
partì dalla sua bacchetta e colpì gli occhiali,
che esplosero in mille pezzi.
“Un problema in meno!” dichiarò,
riponendo la bacchetta. “Vuoi proseguire,
Peter, per favore?”.
Harry, incredulo, fissava i resti contorti dei suoi
occhiali. “Avada kedavra? Non poteva
usare qualcosa di più...leggero?”
“Gli Horcrux contengono frammenti di anima,
Potter, quindi devono essere uccisi, come un qualsiasi essere
vivente!” spiegò
Piton con calma. “Forse avrei potuto usare un altro
metodo...ma che ci vuoi
fare, è la forza dell’abitudine. Funziona anche
contro gli insetti, sai, meglio
dell’insetticida...e di solito non lascia tracce”.
Ignorando l’orrore dipinto sul viso di Harry, Minus
raccolse la montatura e la esaminò. “Forse
stavolta hai esagerato,
Severus...beh, non c’è problema: reparo!
Ecco, Harry, come nuovi!” disse porgendo gli occhiali al
ragazzo, che li prese
con una certa cautela.
“Molto bene!” esclamò Allock tutto
allegro. “Se non ho
capito male, mancano solo due...come si chiamano...Harfax?”
“Horcrux!” lo
corresse la Umbridge sospirando.
“Beh, quella roba lì...e poi potremo passare
all’azione! Ho già in mente un piano infallibile,
vedrete!”
“Una cosa alla
volta!” lo interruppe Piton. “Dobbiamo cercare il
secondo
Horcrux...tranquillo, Potter, non sono le tue mutande!”
“Cerchiamo Nagini?”
chiese Harry. Minus scosse la testa. “Non adesso, Harry. Il
nostro prossimo
obiettivo è la coppa di Tassorosso, e secondo le nostre
informazioni dovrebbe
trovarsi”, e i suoi occhi mandarono un lampo, “a Hogwarts!”.
La ricerca inizia!
Quali disastri combineranno i nostri eroi? Riuscirà
Voldemort a non morire dal
ridere quando l’Ordine della Pernice farà la sua
comparsa? Lo saprete nelle
prossime puntate!
Saluto tutti voi lettori
e vi assicuro che apprezzo molto Harry, anche se da questa storia non
si
capisce.
Per Palanmelen:
credo di aver tirato fuori questa storia...dagli appunti di Letteratura
Italiana: mentre li stavo copiando(a mezzanotte circa) mi è
venuta
un’improvvisa ispirazione, quindi ho mollato gli appunti e ho
scritto il cap. 1
sul primo foglio che ho trovato.
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Capitolo 4 *** Ricerca ***
4-Ricerca
Minacciose nuvole nere oscuravano il
cielo sopra Hogwarts;
una luce fioca e sinistra pioveva dal cielo e rischiarava le mura
imponenti ed
il massiccio cancello, che cingevano un parco trascurato e invaso dalle
erbacce. Ogni cosa trasmetteva una triste sensazione di abbandono,
angosciante
come un luna park deserto.
Sul viale che conduceva alla scuola,
polveroso e desolato
come il resto del paesaggio, avanzavano lentamente cinque figure
avvolte in
vistosi mantelli azzurri.
“Accidenti a te, Allock! Perché hai scelto questo
colore
orribile?” ringhiò Piton evitando una pozzanghera.
“Perché è di moda,
Severus...in fondo siamo gli eroi, dobbiamo mantenere un certo stile.
Inoltre
questi gioiellini sono dotati di un incantesimo protettivo contro le
fatture
più comuni, sono impermeabili e si lavano in
lavatrice!”.
Borbottando qualcosa
sui gusti di Allock e sull’elegante sobrietà dei
mantelli neri, Piton allungò
il passo e raggiunse il cancello. “Nessun incantesimo
protettivo!” mormorò
passando la bacchetta sulle sbarre. “Eppure pochi mesi fa
questo posto sembrava
Alcatraz ...alohomora!”
Il cancello
si aprì cigolando; i membri dell’Ordine della
Pernice lo varcarono in fila
indiana e risalirono il viale fino al portone.
“Lascia parlare me, Severus!" raccomandò Minus
bussando
con forza.
“Chi è?" domandò subito la voce brusca
di Gazza.
“Peter Minus,
mastro Gazza! Dica alla preside McGranitt che io e i professori Allock,
Piton e
Umbridge le dobbiamo parlare!" rispose Minus.
“Arrivo subito!" garantì il bidello.
Si udirono passi veloci attraverso la Sala
d’Ingresso...una breve conversazione...un forte tonfo...e
all’improvviso il
portone si spalancò: con un agghiacciante grido di guerra
tailandese la
professoressa McGranitt, infilata in una tuta gialla e nera,
attraversò l’atrio
con tre salti mortali all’indietro ed atterrò
davanti a Piton. “Tu, sudicio
traditore!" urlò sfoderando una katana sotto il naso
dell’ex collega. “Come ti
permetti di venire qui con il tuo degno compare ad insozzare la mia
scuola?”
“Professoressa...la
prego, veniamo in pace!" intervenne Allock con il suo sorriso da
copertina.
La
McGranitt lo guardò con disprezzo. “Ma bene, ci
sono anche Allock e la
Umbridge! Cos’è, una gita del Club dei Vigliacchi?
Bene, faremo i conti una
volta per tutte!" disse alzando minacciosamente la spada.
A quel punto Harry giudicò che fosse suo dovere
intervenire: “Preside...sono con me!" gridò
facendo un passo avanti.
La McGranitt abbassò l’arma, meravigliata.
“Potter? Sei
davvero tu o sei un Mangiamorte in incognito?”
“Sono io, professoressa! Sono
Potter! Loro mi stanno aiutando a cercare gli Horcrux!" insistette il
ragazzo.
La donna lo scrutò sospettosa. “Sei sotto
Imperius? Ti stanno ricattando? Sai
quello che fai?”
“Lo so...mi creda, professoressa...”
“Aspetta!" lo interruppe
l’insegnante. “In quale animale si è
trasformato Malfoy al quarto anno a
Hogwarts?”.
Harry la guardò perplesso...poi un’immagine
esilarante gli balenò
in testa: Malfoy che squittiva disperato sotto forma di...
“Un furetto!" rispose
ridendo. “Un furetto bianco! Ah, ah, ricordo ancora la faccia
di Ron...è stato
il giorno più bello della sua vita!”.
La McGranitt parve soddisfatta. “Non ci
sono dubbi, sei davvero tu, Potter! Adesso entriamo tutti, è
pericoloso star
fuori!”.
“Lascia parlare me, eh?" borbottò Piton
sarcastico,
oltrepassando Peter e seguendo Harry oltre la soglia.
“Spiegatevi e fate in fretta, non ho tempo da perdere!"
ordinò la McGranitt scortando gli
“ospiti” in Sala Grande.
“Cos’è questa
faccenda degli Horcrux?”
“Mi stupisco che tu non lo sappia, Minerva!” rispose
Piton. “Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ha creato ben sei
Horcrux durante la
sua lunga e prolifica carriera di assassino: Silente lo sapeva ed aveva
deciso
di cercarli”.
Al nome di Silente la McGranitt fece una smorfia. “Ecco
dov’era andato quella notte...e li ha trovati?”
“Solo due” rispose Minus. “Il
terzo si è purtroppo rivelato falso, ma
l’originale è stato comunque distrutto.
Noi ne abbiamo eliminato un altro e stiamo cercando gli ultimi
due...uno dei
quali, professoressa, si trova qui”
“È vero, Potter?” indagò la McGranitt,
fissando sospettosa il ragazzo.
“Beh" mormorò Harry, “credo di
sì.
Cioè...tutto è possibile, dato che il quarto
Horcrux erano i miei occhiali!”.
La Preside sospirò. “Lo credo anch’io,
Potter. Il giovane Riddle ha sempre
avuto un discutibile senso dell’umorismo...è
proprio il genere di cose che
potrebbe trovare divertente. E dimmi, Peter...dove sarebbe
l’altro? Quello che
siete venuti a cercare?”
“Se i nostri calcoli sono giusti, dovrebbe trattarsi
della coppa di Tosca Tassorosso" rispose Peter con un lieve sorriso.
“Se è
cosi, dovremo cercare nel posto più ovvio per nascondere una
coppa...cioè nella
sala dei trofei!”.
Sul viso della McGranitt comparve un sorriso che il giovane
Potter non aveva mai visto: un ghigno feroce e paurosamente
inquietante.
“Bene!" esclamò in tono deciso. “Vengo
con voi. L’idea di mandare a monte i
piani di Voldemort mi fa letteralmente andare in estasi!”
“Sono d’accordo!"
approvò Harry. “A proposito...bella
tuta!”
“Ti piace, Potter?" chiese la
professoressa lusingata. “L’ho presa in un grande
magazzino...pensa che è
piaciuta anche ad un tizio Babbano che ho incontrato per strada, un
certo
Quentin Torinese...”
“Tarantino?" suggerì Harry.
“Esatto! Ha detto qualcosa a
proposito di un film...ma adesso andiamo, chi dorme non piglia Maghi
Oscuri!"
e con un urlo lacerante, che avrebbe fatto invidia ad una pattuglia di
marines,
la professoressa partì di corsa verso le scale,
trascinandosi dietro il povero Allock.
“Che si fa?" chiese la Umbridge guardandosi intorno.
“Sarà un’impresa!” le fece eco la
McGranitt. “Come faremo a trovare quella
giusta?”.
Harry si appoggiò ad una bacheca, contemplando
l’enorme
quantità di trofei luccicanti sugli scaffali: coppe delle
Case, coppe del
Quidditch, il premio del Torneo Tremaghi con il suo nome scritto sopra
e targhe
di tutte le misure dedicate a Prefetti, capiscuola, sconosciuti
giocatori di
Gobbiglie ed ex alunni meritevoli. Trovare l’Horcrux sembrava
una missione impossibile.
“Maledizione!" commentò Piton.
“Sarà difficile come
trovare un Malfoy in mezzo alla neve!”
“Chiedo scusa?" disse la Umbridge
sollevando un sopracciglio.
“Niente, Dolores...ricordi dei miei anni di scuola.
Forza, mettiamoci al lavoro!”.
“Aspetta, Severus...forse ho un’idea!”
mormorò Minus.
“Anche Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ha ricevuto un
premio: forse ha
nascosto lì un indizio per trovare la coppa!”
“Buona idea, Peter!" disse
Piton. “Dov’è la targa?”
“Vado io a prenderla!” si offrì Harry, ansioso di
allontanarsi dalla McGranitt.
Il ragazzo conosceva fin troppo bene la disposizione degli
scaffali, quindi trovò in fretta ciò che cercava:
tre minuti dopo era già di
ritorno con il suo tesoro.
“Bene, Potter...ora posala!" ordinò Piton
indicando
il pavimento. “Venite tutti qui, voialtri!”.
I membri dell’Ordine della
Pernice si disposero in cerchio
intorno alla targa, lasciando spazio anche alla McGranitt. Gli sguardi
di tutti
si concentrarono sull’iscrizione: “A
Tom Marvolo Riddle, per i servizi
speciali resi alla scuola. 13 giugno 1943”.
“Controlliamo se nasconde
qualcosa" esclamò Piton, ma
Allock lo precedette.
“Col tuo permesso, caro collega..." disse estraendo la
bacchetta. “Allora...come si dice...canalis
vamelio!”.
Non accadde nulla; la McGranitt
alzò gli occhi al cielo e
Piton si portò una mano alla fronte, sconsolato.
“Devo aver sbagliato
incantesimo!" borbottò Allock grattandosi un orecchio.
“Dunque, vediamo...bestialis perielio...no,
nepote cornelio...cioé nondormo
mavelio...”
“Faccio io,
Gilderoy!" intervenne Piton esasperato. “Specialis
revelio!”. Subito la targa si illuminò
come se fosse incandescente; le
parole incise scomparvero e un’altra scritta si
materializzò sul metallo.
“Cosa
c’è scritto, Harry?" chiese Minus impaziente.
“C’è scritto...c’è
scritto...no,
non è possibile!" rispose Harry strizzando gli occhi per
decifrare le lettere.
“Che c’è, Potter?” sbuffò
Piton sporgendosi per vedere.
“C’è scritto: Scemo chi legge!"
completò Harry
desolato.
“Che coooosa?" esclamarono
tutti in coro.
“Beh, guardate,
se non ci credete!" ribatté il giovane Potter. “E
non fate quelle facce, non è
colpa mia!”
“Quel maledetto Riddle, figlio di una serpe...lasciate che
gli
metta le mani addosso!" ringhiò la McGranitt estraendo di
nuovo la katana.
“Calmati, Minerva, ti si alza la pressione!" disse Piton
preoccupato.
“No, che
non mi calmo! Quel disgraziato ha fatto solo danni nella sua inutile
vita: ha
sconvolto il mondo magico, ucciso i miei allievi migliori, ordinato
l’assassinio del più grande benefattore di questa
scuola e infiltrato le sue
dannatissime spie tra i miei colleghi e addirittura tra gli studenti, e
come se
non bastasse si permette anche di prenderci per i fondelli...ma adesso
sono
stufa! Io vado a cercarlo e lo massacro, e quando ho finito con lui mi
occupo
di quel grandissimo fetente di Malfoy e di quel funghetto velenoso che
definisce suo figlio!”. In preda all’ira, la
professoressa sferrò un calcio ad
uno scaffale: le coppe stipate sui ripiani più alti
piombarono a terra con un
rumore assordante e una di esse finì in testa a Harry,
mettendolo fuori
combattimento.
“Diamine!" commentò la McGranitt. “Mi
è proprio servito quel
corso di arti marziali!”.
Silenzio imbarazzante.
“Ehm..." disse Allock,
“Cominciamo a controllare queste?”
“Specialis revelio!
Sveglia, Potter, non abbiamo tutto il giorno!" disse Piton scartando
un’altra
coppa.
“Chiedo scusa, professore...ma mi è stranamente
venuto un grande mal di testa!" ribatté Harry acido.
Estrasse la bacchetta e
diede un’occhiata al mucchio di trofei da controllare.
“Dov’è quella che mi ha
colpito? Ah, eccola, c’è ancora del sangue sopra!
Vediamo di chi è....ecco, ti
pareva! Tale padre, tale figlio!”
“Cosa c’è, caro?” chiese la Umbridge
premurosa. “Ti fa molto male?”.
Harry rise. “No...mi è andata fin troppo bene,
dato che mi è caduta in testa la coppa di Goyle!”
“Che cosa?” esclamò Minus.
“Fammi vedere, Harry...oh, è incredibile!
Sì, credo proprio che sia lei!”
“Questo sarebbe l’Horcrux?” chiese Piton, non
troppo convinto...poi si diede
un’altra manata sulla fronte. “Ma certo!”
esclamò. “Quella scritta era
un indizio! Avremmo dovuto capire
che quel troglodita di Goyle non poteva aver vinto un trofeo! Bravo,
Potter...
ogni tanto ti rendi utile!”
“Hermione l’avrebbe capito subito!"
commentò Harry
sorridendo debolmente(la testa gli faceva ancora un male
d’inferno). “Però non
capisco... Ron Weasley ha pulito questa coppa quando era in punizione e
non gli
è successo niente, io la sto tenendo in mano...se
è un Horcrux non dovrebbe
avere uno scudo...una protezione...qualcosa?”
“Forse non lo sai, Harry, ma la
magia Oscura molto avanzata comprende incantesimi che sanno distinguere
le intenzioni. La coppa non teme un
ragazzino del secondo anno che la prende in mano per pulirla, ma se
qualcuno la
riconosce e prova a toccarla..." e così dicendo Minus
allungò la mano. Non
appena il suo dito sfiorò uno dei manici ci un lampo blu
elettrico, seguito da
una forte esplosione che lo scagliò dalla parte opposta
della stanza. La coppa
scintillò minacciosa e sulla superficie metallica comparve
un piccolo tasso
dagli occhi rossi.
“Visto, ragazzo? E adesso mettila giù, prima che
ti succeda
qualcosa!" disse Minus allegramente, emergendo a fatica da una montagna
di
trofei di Quidditch. Harry si affrettò ad obbedire.
Piton si rimboccò le
maniche. Lo stesso fecero Allock, la
McGranitt e la Umbridge. “Un’altra sorpresa per il
Signore Oscuro!" mormorò
l’ex insegnante di Pozioni. “Prima,
però, devo fare una cosa...petrificus totalus!”.
Il professor Allock,
colto di sorpresa, non ebbe il tempo di schivare la fattura e
s’irrigidì
all’istante, con la bocca aperta e la bacchetta dietro
l’orecchio. “Adesso possiamo
cominciare!" dichiarò
Piton, mentre gli altri sospiravano di sollievo. “Vieni anche
tu, Potter...tu
mettiti qui, Peter...cominciamo con le buone maniere, stavolta.
Proviamo a
farla esplodere, siete pronti? Uno, due, tre...reducto!”.
L’incantesimo partì da cinque bacchette
contemporaneamente e colpì la coppa, ma rimbalzò
indietro subito dopo. “Giù!"
gridò Piton buttandosi a terra, mentre la fattura sfrecciava
a pochi centimetri
dalla sua testa producendo un grosso buco nel soffitto.
Quando la pioggia di detriti
cessò, i cinque si rialzarono
con i capelli bruciati. “Forse è meglio se
passiamo alle cattive maniere!"
ammise Harry, massaggiandosi un secondo bernoccolo.
“Ottima idea!" approvò
Peter. “Però evitiamo le maledizioni illegali,
stavolta...wingardium leviosa!”. La coppa
si sollevò docilmente in aria e
fluttuò fuori dalla finestra, con Minus che la guidava con
lievi tocchi di
bacchetta. Galleggiò a mezz’aria attraverso il
parco, verso la Foresta
Proibita, poi ad un cenno del mago schizzò via e
colpì il tronco del Platano
Picchiatore. L’albero si animò immediatamente,
stritolando l’oggetto: in pochi
minuti l’Horcrux si ridusse ad un informe ammasso di metallo
fumante.
“Tutto
qui?" esclamò Harry sbalordito.
Minus sorrise. “Il Signore Oscuro ha una mente
incredibilmente complessa, dunque non si aspettava un attacco
così rozzo: non è
infallibile, per fortuna. Professoressa McGranitt, noi togliamo il
disturbo:
grazie per l’aiuto!”
“Oh, figuratevi, per così poco! Lasciatemi da
parte
qualche Mangiamorte quando troverete il covo!”
“Certamente, professoressa!
Forza, Harry: facciamo levitare Gilderoy e partiamo!”.
“E anche il quarto
è andato!" esclamò Peter Minus, quando
giunse al cancello (la McGranitt era ancora alla finestra e li salutava
agitando la mano). “Peter...non dovremmo
sbloccare Allock? Non c’è pericolo ormai!"
suggerì timidamente Harry.
“Ma no,
Potter, lasciamolo così...è molto più
carino!" rispose Piton con un sorriso
malizioso. “E adesso, alla base: ci aspetta
un’altra dura giornata!”.
Un’altra missione
compiuta per l’Ordine della Pernice! Quale sarà la
loro prossima mossa? (“Una pausa
per il pranzo, ovviamente!" n.d.Allock).
Naturalmente avrete
riconosciuto la citazione di “Kill Bill”...non
c’entra niente ma fa ridere,
quindi l’ho piazzata nella storia.
Palanmelen:
sfortunatamente Allock è la “spalla comica" e
quindi i nostri eroi devono
sopportarlo fino alla fine: continuerà ad inventare piani
assurdi e a perdere
la memoria nei momenti meno opportuni...ma la sua presenza
sarà fondamentale(è
un ottimo diversivo, non trovi?). Come vedi, però, Piton sa
prendere
“provvedimenti” quando la situazione si fa pesante.
In confidenza: io detesto
Piton, la Umbridge e Minus e perciò li ho coinvolti in
questo casino...però
cominciano a piacermi come personaggi.
Mapi90:
il tuo
entusiasmo è travolgente: fa piacere avere dei lettori
così! Ah, a proposito:
evita di morire dal ridere, perché la storia non
è ancora finita: c’è ancora la
parte più interessante...cioè il decesso dello
zio Voldie!
2/3/2007: una mia "compagna
di casa" su DiagonAlley.it mi ha disegnato questo:
grazie Kikiriki! (e forza Corvonero).
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Capitolo 5 *** Rifornimenti ***
5-
Rifornimenti
“Un altro biscotto, Harry
caro?” cinguettò la Umbridge.
“No,
‘azie!” borbottò Harry con la bocca
piena. Era sdraiato
a pancia in giù sull’unico tappeto intero della
casa e si stava grattando il
naso con la piuma, cercando di inventarsi un piano alternativo a quello
di
Allock (fare irruzione nel covo dei Mangiamorte sparando maledizioni a
caso e
gridando “Banzai!”), ma sul suo foglio di pergamena
c’erano solo un ritratto di
Edvige e una caricatura di Malfoy vestito da ballerina brasiliana.
“Qualche idea,
Harry?” chiese Minus dal tavolo.
“Veramente...non
ancora!” rispose il
Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, aggiungendo un cappello esotico
al suo disegno. “Dovremmo
fare qualcosa che Voi-Sapete-Chi non si aspetterebbe mai...magari
qualcosa di
incredibilmente stupido...”
“Allora dovresti avere un
sacco d’idee, Potter...no, grazie,
Dolores, sono a posto!” borbottò Piton respingendo
il piatto dei biscotti. “E comunque,
Potter, sistema quell’ananas sul cappello, sembra una bomba a
mano!”
“G-grazie,
professore!”(“Ma
come diavolo ha fatto a vederlo?”
si chiese imbarazzato il piccolo mago cancellando in fretta la
caricatura).
Gli altri membri
dell’Ordine della Pernice erano più o meno
nelle stesse condizioni di Harry: il foglio di Minus era diventato un
aeroplanino di carta che volteggiava pigramente nella stanza, mentre
Allock e
la Umbridge stavano usando le loro pergamene per una gara
d’origami. Piton,
invece, aveva già scritto pagine e pagine di formule e
diagrammi, scartando una
tattica dopo l’altra.
“Fantastico!”
pensò Harry. “Se si
esclude quel piano
suicida copiato dai film di Rambo non abbiamo neppure uno straccio
di...ehi, un
momento!”
“Potter! Non ci posso
credere, stai pensando! Posso
scattarti una foto?” esclamò Piton sarcastico.
“Precisamente, e ho appena avuto
un’idea!” rispose Harry, ordinando alla sua
mano destra di stare alla larga dalla bacchetta. “Nei film la
squadra speciale
si prepara sempre prima dell’incursione...sareste in grado di
disegnare una
mappa del covo? Voglio dire, se non c’è un
incantesimo che lo impedisce o roba
del genere!”.
Piton si grattò la fronte.
“Complimenti, Potter. In effetti,
si può fare...il Signore Oscuro era talmente sicuro di
sé da non prendere
provvedimenti di quel tipo”.
“Davvero?” chiese
la Umbridge impressionata. “Non ha neppure
un Custode Segreto?”.
Minus tossicchiò
imbarazzato. “Veramente sì...sono io!”.
Harry, Allock e la Umbridge si
voltarono verso di lui, poi
si scambiarono un’occhiata significativa. “Non
è una cattiva idea...sono
l’ultima persona che avreste sospettato, no?”
tentò di giustificarsi
Minus.
“Beh, in
effetti...” ammise Allock dopo un lungo silenzio.
“L’Oscuro
è molto più furbo di quanto credessi!”
grugnì
Harry cupo.
I membri dell’Ordine si
riunirono intorno al tavolo,
studiando la mappa che Piton aveva disegnato. “Bene. Il covo
dei Mangiamorte è
un’abbazia disabitata in aperta campagna, lontana da occhi
indiscreti. Si trova
al centro di un terreno paludoso, circondata dai più
sofisticati incantesimi
difensivi”. Agitò la bacchetta e la penna
d’oca disegnò due Auror in miniatura
sospesi in aria a testa in giù, con orribili smorfie di
dolore sui visetti.
“C’è un solo ingresso privo di
incantesimi, ed è sorvegliato da un gruppo dei
Dissennatori più spietati in circolazione, espulsi da
Azkaban per cattiva
condotta”. La penna schizzò alcune figure
incappucciate che agitavano le manine
scheletriche in segno di saluto. “I corridoi interni sono
pattugliati da una
banda di lupi mannari assetati di sangue, selezionati personalmente da
Fenrir
Greyback tra i più brutti, sporchi e cattivi della
nazione”. Alla mappa si
aggiunsero sei graziosi lupetti che cantavano in coro agitando boccali
di
birra. “E infine il tocco finale, quello che funziona sempre:
la ribollita di
cavoli e verza di Bellatrix. Ce n’è sempre una
pentola in giro”.
“Santo cielo!”
commentò Allock disgustato, mentre sulla
mappa prendeva forma un calderone sovrastato da una nuvola a forma di
teschio.
“Come vedete, non
sarà facile” concluse Piton. “Dovremo
evitare tutte le trappole predisposte dall’Oscuro, arrivare
qui” ed indicò un
grande salone con la scritta Refettorio,
“ed affrontare i Mangiamorte al gran completo.
Sfortunatamente Lucius e gli altri
sono appena evasi, quindi ce li troveremo tutti tra i piedi, dal primo
all’ultimo. Qualche idea?”.
Allock alzò la mano:
“Io sì! Propongo un attacco generale su
tutti i fronti e fuoco a volontà...”
“Qualche altra
idea!” lo interruppe Piton con un’occhiata
incendiaria.
Harry esaminò la mappa,
pensieroso. “Sono d’accordo con
Allock!” dichiarò. “CHE
COOSA?” esclamarono Piton, Minus e la Umbridge(Harry
notò con piacere che Piton era diventato verdognolo).
“Sono d’accordo con
Allock!” ripeté convinto il piccolo mago.
“L’ultima mossa che si
aspetterebbero, no? È così che abbiamo agito
finora. Facciamo un po’di casino,
confondiamogli le idee e freghiamoli quando si sentiranno al
sicuro”.
Minus alzò le spalle.
“Se lo dici tu, Harry...ma cosa
intendi per fare un po’di casino?”
chiese gentilmente, mentre Piton scuoteva la testa disperato
sospirando: “Oh,
no, è contagioso!”.
Ma l’inarrestabile mente di
Harry lavorava già a pieno
ritmo. “Fuochi d’artificio!”
mormorò. “Come quelli che Fred e George hanno
seminato in tutta la scuola! Sarebbero tutti troppo occupati per badare
a
noi...”
“Ricordo benissimo
quei fuochi, Harry!” commentò la Umbridge con una
punta di freddezza. Poi,
inaspettatamente, sorrise. “E mi sembra un’ottima
idea! Credi che Fred e George
ne avranno ancora?”
“Li possiamo
ordinare!” intervenne Minus. “Complimenti,
Harry, non male come piano! Che ne dici, Sev?”.
Il viso di Piton sembrava una copia
gotica della Bocca della
Verità. “Dico...dico che siete tutti matti! Non
vorrete davvero affrontare i
maghi più crudeli di tutti i tempi con
una cassa di fuochi d’artificio?”
“Naturalmente ci
vorrà qualcos’altro” precisò
Minus.
“Cappelli Scudo, Polvere Buiopesto, Indumenti Riflettenti per
i sortilegi
minori...qualcuno potrebbe fare una lista?” “Ho qui
una penna!” rispose la
Umbridge. “Aggiungo anche l’Acqua di Colonia
all’Aglio e Rosa Selvatica, non si
sa mai...ho sentito che Tu-Sai-Chi voleva arruolare i vampiri. Poi
servirà
qualcosa d’argento contro i licantropi e...sì, una
scorta di Caccabombe per i
Dissennatori”.
A quel punto la mascella di Harry
arrivò in Nuova Zelanda. “Caccabombe?
Per i Dissennatori?”
“Proprio così, figliolo...chiudi la bocca, girano
un sacco di zanzare qui!”
rispose distrattamente Allock.
“Ma siete proprio sicuri
che le Caccabombe respingano i
Dissennatori?” insistette il ragazzo. “Abbiamo
insegnato Difesa contro le Arti
Oscure, quindi fidati e non rompere!” risposero in coro
Piton, Allock e la
Umbridge.
Harry sbuffò poco
convinto, ma subito tornò alla carica: “E
perché nessuno ce l’ha mai detto?”
“Beh...secondo te come avrebbe reagito
mastro Gazza?” replicò soavemente Allock.
“Immagina i gemelli Weasley che
riempiono il corridoio di Caccabombe con la scusa di respingere un
immaginario
battaglione di Dissennatori...sarebbe stata una tragedia!”
“Non avete
torto!” ammise Harry, che visualizzava
perfettamente la scena.
Piton scosse di nuovo la testa.
“Ma bene, diamo corda a
questi squilibrati! E poi cos’altro ci occorre? Polvere per
gli starnuti?
Trombe da stadio? Puntine da disegno? Gomme da masticare e un sacchetto
di
biglie? Oppure preferite le bucce di banana?”
“Bucce di banana! Grande,
Severus, me ne stavo dimenticando!”
lo interruppe Minus con entusiasmo. “Perfette come
diversivo...senza contare
che Greyback è allergico! Magnifico,
magnifico...sarà un attacco memorabile!”
“Sì...memorabile per le pompe funebri!”
commentò funereo l’ex insegnante di Pozioni.
La discussione continuò
fino a notte fonda. Piton finì per
farsi contagiare dall’euforia generale, suggerendo geniali
modifiche al piano
di battaglia, e la “lista della spesa” si
allungò sempre di più finché la
Umbridge, aggiungendo un ultimo articolo, esclamò
soddisfatta: “E con questo
siamo a posto!”
“Bene, molto
bene!” disse Minus. “Harry, spedisci la lista a
“Tiri Vispi Weasley” con un po’di fortuna
dovrebbe essere tutto pronto per
domani sera. Io scrivo alla Cooman per avere il via libera e poi ce ne
andiamo
tutti a nanna...ah, un’ultima cosa, Harry”.
Il giovane Potter, che era
già uscito a chiamare Edvige,
tornò indietro. “Sì?”
L’uomo lo fissò
intensamente. “Harry...tu sei il Prescelto e
l’ultima mossa spetta a te. Sarai tu ad eliminare
l’Oscuro...ed io sarei felice
se tu accogliessi un mio suggerimento, qualcosa che farebbe felici
Sirius e tuo
padre, e forse anche Silente”. Al nome di Silente Harry
sussultò e dedicò al
mago tutta la sua attenzione; anche Piton e gli altri si voltarono,
interessati.
Minus riprese a parlare in tono
solenne. “Io sono il più
indegno dei Malandrini, ma voglio agire da Malandrino
un’ultima volta. Tu-Sai-Chi
si crede importante, il padrone del mondo...e noi gli dimostreremo che
non è
così: il mago più potente di tutti i tempi
uscirà di scena con una morte
semplicemente ridicola che sarà la barzelletta
dell’intero mondo magico. Sono
anni che mi preparo per un’occasione del genere...e ora,
Harry, vieni e ascolta
attentamente!”.
Harry andò ed
ascoltò, e ad ogni parola il suo viso
s’illuminò di gioia maligna. Quando Minus
finì di parlare, la stessa
espressione era riflessa sul viso dei suoi compagni, accompagnata da
una sorta
di esaltazione fanatica.
“Resa dei
conti...” sussurrò la Umbridge con un sorrisetto.
“Già, resa dei conti...e qualcuno la
pagherà cara!” sibilò Harry.
Lo scontro finale è
sempre più vicino! Riuscirà il Prescelto a
compiere la sua missione? Riuscirà
Allock a non rovinarsi la pettinatura? Riusciranno i nostri eroi a
sconfiggere
Voldemort e tornare a casa in tempo per la finale di Coppa Campioni?
Riuscirà
l’Inter a vincere lo scudetto? (ok, questa non
c’entra...).
Spero che il capitolo
faccia perdonare la lunga gestazione; scusatemi, ma attualmente sono
alle prese
con un James Potter tenerissimo e un Sirius Black più dolce
che mai e faccio
fatica a staccarmene per passare a qualcos’altro(staccarmi in
senso figurato,
naturalmente...e purtroppo). Però un po’di tempo
per il mio adorato Ordine si
trova sempre!
Palanmelen:
sono felice di aver creato tante frasi divertenti e spero che il gran
finale
non ti deluda!
Mapi90: non ho
aggiornato prima perché, oltre che un membro onorario
dell’Ordine, sono anche
il capo spirituale di una banda clandestina di “Huntress and
stag” che esigono
di presenziare, e in fretta, al matrimonio di Bellatrix con il suo caro
James...e
queste pie donne, pur non essendo molte, sono in grado di scagliare
Cruciatus.
Forse non arrivano all’Avada Kedavra...ma è meglio
non rischiare.
Grazie per la fedeltà...a
proposito, date un’occhiata alla mia firma sul forum!
|
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Capitolo 6 *** Rischio! ***
6-Rischio!
I Mangiamorte si Materializzarono uno
dopo l’altro nella
grande sala del refettorio, pronti al comando del loro tenebroso
signore: sagome
scure fluttuarono come ombre sugli antichi pavimenti di pietra, presero
posto
intorno al lungo tavolo di legno e sedettero silenziosamente, in attesa.
“Ehm…cosa
facciamo questa sera, Oscuro?” chiese Lucius
Malfoy in tono incerto.
“Quello che facciamo tutte
le sere, Lucius: tentare di
conquistare il mondo!” rispose Lord Voldemort.
Sulla stanza calò un
silenzio sepolcrale, rotto da qualche
lieve sospiro.
“Dopo
la partita,
naturalmente!” precisò l’Oscuro
rassegnato.
L’umore dei Mangiamorte
migliorò di colpo. “E vai!”
esclamò
Dolohov. “Finale di Coppa, stiamo arrivando! Chi ha i pop
corn?”
“Grazie, Oscuro!”
disse Rowle. “È proprio un incontro
imperdibile…Holyhead
Harpies contro Blackpool Phantoms, roba da far tremare i polsi! Non
sapevo che
fosse appassionato di Quidditch…pensa che Lee Harper
giocherà? Certo, è un
rischio con quella botta al polso, però è il
miglior portiere del campionato…oppure
l’allenatore potrebbe far entrare il giovane Chambers, dicono
che se la cavi
bene”
“Certo, certo, è
possibile…” borbottò Voldemort, che in
cuor
suo si augurava che Lee Harper si fratturasse una gamba dopo due minuti
di
partita (possibilmente cascando addosso al giovane Chambers e
provocandogli un
trauma cranico). “Ma toglimi una curiosità: come
fate a guardare la partita? Usate
la Legilimanzia? Vi Materializzate in curva sud con i vostri bei
mantelli neri,
magari srotolando uno striscione con la scritta: Siamo
Mangiamorte, arrestateci?”
“Ma no! Abbiamo preso
ispirazione dai Babbani ed ecco il
risultato!” rispose orgogliosamente Rowle indicando una
sfera di pietra posata
su un tavolino.
“Cos’è,
la cena di stasera? Conoscendo Goyle mi aspetto
anche questo!” esclamò l’Oscuro.
“No, è una sfera
magica, stia a vedere...remota revelio!”.
Colpita leggermente con la bacchetta,
la sfera s’illuminò
all’istante e all’improvviso la stanza si
riempì del frastuono di migliaia di
persone, mentre la superficie curva si popolava di minuscole figure
svolazzanti
in divisa da Quidditch ed una voce lontana, ma perfettamente udibile
diceva: “...il
pubblico in trepidante attesa del fischio d’inizio. Ecco le
Harpies capitanate
da Gwenog Jones che raggiungono il centro del campo...”
“Non male, vero?”
chiese Rowle, evidentemente compiaciuto.
“Non sarà il maxischermo, ma chi si accontenta
gode!”
“Geniale!”
commentò Voldemort, sperando che l’intera squadra
delle Harpies fosse falciata da un attacco di dissenteria.
“Ora, prima che
decida di Cruciarvi tutti, filate a vedere quella dannata partita e
lasciatemi
in pace, chiaro?”
I Mangiamorte non se lo fecero
ripetere due volte: si
riunirono in un angolo della stanza, trasfigurarono alcune sedie in un
divano e
si piazzarono davanti alla sfera con tanto di sciarpe, panini e
noccioline. Fenrir,
che di Quidditch non capiva un’emerita mazza,
partì per un giro di ricognizione
insieme alla sua pattuglia e Avery fu spedito alla porta principale a
fare la
guardia per tutto il primo tempo. “Ma non
c’è il primo tempo nel Quidditch!”
protestò lui sconcertato.
“Sciocchezze...quando
finisce ti chiamiamo noi!” ribatté
Malfoy trascinandolo fuori.
Rodolphus Lestrange fu
l’unico a non unirsi all’eccitazione
generale: si sedette in disparte accanto a Bellatrix e rimase ad
osservare le
squadre che si schieravano.
“Qualche problema,
Dolphus?” chiese Macnair offrendogli una
Burrobirra.
“Non sono
tranquillo…sarà prudente abbassare la
guardia?”
mormorò Lestrange.
Il boia rise: “Ma
sì…tanto chi vuoi che sia così scemo
da
attaccarci?”
La
palude che circondava l’abbazia era immersa nella nebbia: una
nebbia densa,
bianca, fluttuante che nascondeva alla perfezione cinque sagome che
avanzavano
in direzione di un boschetto di alberi spogli e cespugli scheletrici,
trasportando qualcosa di molto voluminoso. Sui loro mantelli celesti
campeggiava
lo stemma dell’Ordine della Pernice, una pernice sormontata
da due bacchette
incrociate.
“Eccoci
qui!” esclamò Piton posando la cassa di legno che
teneva sottobraccio. “La
Cooman aveva ragione, questo è il momento giusto...avranno
diminuito la
sorveglianza, neppure gli Auror se ne vanno in giro, quando
c’è la finale di
Coppa”
“La
partita!” esclamò Allock dandosi una manata sulla
fronte. “Porca miseria, la
perderemo!”
“E
quindi” proseguì Piton con
un’occhiata storta, “dovremmo avere
l’effetto
sorpresa dalla nostra parte; se non combiniamo pasticci gli saremo
addosso
prima che riescano a dire ‘Potter’...cosa altamente
improbabile ma, lo ammetto,
non impossibile. Tutti pronti?”
“Prontissimi!
All’atta...” gridò Allock, ma il suo
entusiasmo fu subito smorzato dalla mano
di Piton, che lo afferrò per il colletto.
“Non
adesso, Gilderoy! Se vogliamo avere una seppur minima
possibilità, dobbiamo
sbarazzarci dell’Horcrux prima di entrare lì
dentro!”
“Hai
ragione, Severus!” ammise la Umbridge. “Ma come
possiamo fare? Questa volta si
tratta di un serpente, un essere che si muove...come facciamo a
trovarlo?”
“Questo
non è un problema!” rispose l’ex
professore. “Nagini esce tutte le sere a
questa ora, per andare in cerca di prede. Dobbiamo attirarla qui e
tenderle una
trappola, ma abbiamo bisogno di un’esca...” e qui
il suo sguardo acuto e
indagatore si soffermò su uno dei compagni.
“Ehm,
Severus...” esclamò Minus nervosamente,
“perché mi guardi così?”
“Ma
Severus...è una follia, una missione suicida!”
protestò Minus.
“Volevi
un’occasione per riscattarti, no? Bene, eccoti
servito!” replicò sbrigativo
Piton.
“Ma
perché proprio io? Il mio posto è in battaglia
contro i Mangiamorte, non nella
pancia di un serpente!”
“Mi
dispiace, ma credo che ti tocchi: solo tu hai il...fisico
giusto, che io sappia”
“È
rischioso...potrei davvero rimetterci la pelle!”
“Beh,
vorrà dire che morirai da eroe!” concluse Piton
implacabile. “Forza, Peter...so
che non sei un codardo e questo è il momento per
dimostrarlo!”
Minus
sospirò di fronte a quell’ultima affermazione; si
sfilò il mantello, gettandolo
alla Umbridge, e fissò Harry come se volesse imprimersi il
suo viso nella
memoria. “Mi raccomando...se non dovessi farcela ricorda
quello che ti ho
detto!” esclamò, e prima che Harry potesse
augurargli buona fortuna svanì con
un piccolo schiocco; al suo posto comparve un topolino grigio che si
mise a
correre verso la palude.
“Stiamo
pronti!” sussurrò Piton. “Io e Potter ci
nasconderemo dietro quei grossi massi,
voi due sceglietevi un cespuglio; il primo che si trova abbastanza
vicino al
bersaglio spara! Tutto ok?”
“Si
vince l’orsacchiotto?” volle sapere Allock; Piton
lo premiò con un pugno in
testa, prontamente imitato dalla Umbridge.
“Fammi
un favore e taci, Gilderoy. E adesso, al riparo!”
L’attesa
fu lunga e snervante: dieci minuti...quindici...mezz’ora...un
giorno intero. Lo
stupido orologio di Harry si ostinava a ripetere che in
realtà erano trascorsi
solo cinque minuti (una sciocchezza, naturalmente), così il
piccolo mago smise
di guardarlo in continuazione e si concentrò su un ragnetto
che stava facendo
alpinismo sul cappuccio di Piton.
Era
talmente concentrato che quasi non sentì il lieve fruscio
dell’erba al di là
del suo nascondiglio; un’esclamazione del suo compagno lo
riportò di colpo alla
realtà e lo indusse a sbirciare tra le rocce in tempo per
vedere in lontananza qualcosa
di piccolo e peloso che schizzava verso il nascondiglio di Allock,
inseguito da
un enorme serpente.
“La
vedo, Severus!” sussurrò Allock eccitato.
“Devo usare il...come si chiama...Avana
Katana?”
Harry
si accasciò con un sospiro sconsolato e rimase impotente ad
osservare il
piccolo roditore che zigzagava tra gli steli d’erba secca,
cercando di sfuggire
al suo cacciatore; era quasi vicino al cespuglio, ormai...e dunque
perché quel
mago da strapazzo ci metteva tanto?
“Muoviti,
Gilderoy!” sibilò Piton stringendo i pugni.
“Sì,
un momento!” borbottò Allock. “Vediamo,
com’era? Ehm...forse pacificus
fanalus...no, prolificus ditalus...per
Merlino, la
memoria mi fa brutti scherzi!”.
Nel
frattempo il topino continuava a scappare, sempre più
affaticato: ormai le
zanne del rettile scattavano pericolosamente vicine alla sua coda...e
fra poco
lo avrebbero raggiunto.
“Professore,
faccia qualcosa!” pregò Harry.
“Non
posso, Potter, rischio di colpire quell’idiota...anche se non
sarebbe una
cattiva idea” replicò Piton.
“Potter...stai giù, che diavolo fai?”
Harry
non badò alle proteste dell’uomo e si
tuffò fuori dal nascondiglio con la
bacchetta in pugno. “Ferma, lascialo
stare!” esclamò senza riflettere.
Nagini, sul punto di sferrare l’ultimo
assalto alla preda, si bloccò di colpo e sollevò
il capo, fissando il ragazzo
con insolenti occhi gialli. “Trovati
un
altro spuntino, quattrocchi!” sibilò
sprezzante preparandosi ad attaccare,
ma quella distrazione le fu fatale: Piton si portò
rapidamente alle spalle di
Harry e scagliò un Avada Kedavra nel momento stesso in cui
la Umbridge, che si
trovava ad una certa distanza dal serpente, lanciava un Incantesimo di
Congelamento.
Nagini si trovò presa in mezzo ai due incantesimi e non ebbe
scampo: ci fu un
accecante lampo verde menta seguito da uno schiocco e meno di un
secondo dopo
il serpente cadde a terra stecchito.
“Uff...appena in
tempo!” esclamò la Umbridge asciugandosi la
fronte con un fazzoletto di pizzo. “Stai bene,
Peter?”
“Sì, grazie al
cielo!” rispose Minus emergendo da un mucchio
di rami secchi. “Senza Harry avrei fatto una brutta fine,
temo...mi hai salvato
la vita un’altra volta, giovane Potter!”
Harry sorrise imbarazzato.
“Non è stato solo merito mio...e
poi anch’io avevo un debito da saldare,
Codaliscia!”. Il mago più anziano
sorrise a sua volta, e fu un sorriso bellissimo: quello
di una
riserva che ha appena segnato il punto della vittoria.
“Gli abbracci e le strette
di mano teneteli per dopo!”
intervenne Piton. “Adesso ci servirà del tempo per
prepararci all’assalto e
dobbiamo fare in modo che i Mangiamorte non sospettino quello che sta
per
piombargli addosso. Devono credere che Nagini sia ancora viva, dunque
ci
servirà un altro ser...”
“Questo lo so fare
anch’io, collega” lo interruppe Allock. “Serpensortia!”.
Dalla punta della bacchetta di Allock
scaturì un grosso
serpente di colore scuro, che si volse sibilando verso il suo creatore
con
l’evidente intenzione di azzannarlo ad una gamba; Piton si
affrettò a
pietrificarlo (piuttosto a malincuore, secondo Harry) e si
chinò per esaminarlo
più da vicino, mugugnando qualcosa su maghi dal cervello di
gallina che tengono
a mente solo gli incantesimi più idioti.
“Beh, che ve ne
pare?” chiese Allock orgoglioso. “Non è
un
gran bel rettile? Si vede che è opera mia!”
“Non
c’è male, Gilderoy, ma non è proprio
identico” osservò la
Umbridge. “Vedi, manca una macchia qui sul muso...”
“Beh, rimedio
subito!” rispose il mago con un sorriso
smagliante. “Nessuno ha un indelebile nero?”
L’operazione di
camuffamento, agevolata da un pennarello
sbucato dalla tasca di Harry (che fornì a Piton altri
argomenti per le sue
battute sarcastiche sul vandalismo dei Grifondoro), si concluse con
successo e
il falso Horcrux fu liberato e spedito dal suo presunto padrone. I
membri
dell’Ordine si raggrupparono intorno al loro arsenale, con il
volto teso e
concentrato; Piton tolse il coperchio alle casse ed estrasse un
sacchetto pieno
d’oggettini tondi, scatole di Caccabombe, bucce di banana ed
una notevole
quantità di fuochi d’artificio.
“È giunto il momento!”
esclamò battendo il
pugno sulla cassa più grande. “Ci giochiamo tutto
in una manciata di minuti,
con un margine d’errore inesistente: se sbagliamo, potremmo
non avere una
seconda possibilità. I nostri avversari non sono tanto
astuti quanto spietati,
ma sottovalutarli sarebbe uno sbaglio fatale, probabilmente
l’ultimo della
nostra vita...e nel caso non l’avessi capito, Potter, sto
parlando soprattutto
con te”
Harry
ignorò l’insinuazione. “È un
errore che non intendo commettere!” affermò
deciso. “So cosa devo fare, non si preoccupi,
professore”
“Non
sono preoccupato, Potter” rispose inaspettatamente Piton.
“Sono con te...”
Il
giovane mago lo fissò a bocca aperta: quelle erano parole di
Silente...ma
allora Piton si fidava di lui?
“...quindi,
dati i precedenti, mi definirei piuttosto terrorizzato”
completò l’ex
professore. “Forza, Peter, tocca a te”
Minus
rispiegò brevemente il piano ideato la sera prima e si
occupò di distribuire a
ciascuno gli oggetti che avevano portato: affidò il
sacchetto alla Umbridge, consegnò
a Harry un corno pieno di polvere e un paio di Spettrocoli
appositamente
modificati e tenne per sé una fionda ed una scorta di
Caccabombe, mentre Piton
prese in consegna un notevole quantitativo di Polvere Solleticante per
ogni
evenienza. L’equipaggiamento fu completato con Guanti Scudo,
una manciata a
testa di fuochi d’artificio ed una spruzzata di Colonia
Antivampiri per non
farsi cogliere impreparati.
“Bleah,
che odoraccio!” esclamò Harry arricciando il naso.
“Aglio e rose...mai sentito
nulla di più vomitevole!”
“Se
vuoi farti mordere accomodati pure, Potter!” rispose Piton
estraendo un
Omniocolo e scrutando la porta dell’abbazia.
“Dissennatori in posizione, tutto
come previsto. Ehm, Gilderoy...ti andrebbe di star qui e guardarci le
spalle?”
“E
perché mai, Severus? Non le trovo molto interessanti...una
bella battaglia mi
attira di più!” replicò allegramente
Allock.
Gli
occhi del mago dai capelli neri s’incupirono pericolosamente
e per un secondo
Harry temette il peggio, ma Piton riuscì miracolosamente a
controllarsi. “Bene,
allora tieni questo e non farlo cadere!” esclamò
piazzando in mano al compagno
il sacchetto di bucce di banana. “Ed ora fuoco alle polveri,
ragazzi...è il
momento di entrare in pista!”.
La battaglia ha
inizio! Ormai un solo pensiero occupa le menti dei nostri eroi:
“Ma perché i
vampiri odiano l’aglio? Non potevano detestare le fragole,
per la miseria?”.
E naturalmente la
solita, amletica domanda: cos’ha Allock al posto del cervello?
Spero che il capitolo
sia di vostro gradimento: perdonatemi la frasetta poetica sul sorriso
di Peter,
vi confesso che mi sono quasi commossa a scriverla. In compenso tutto
il resto
è idiozia allo stato puro(specialmente il siparietto
iniziale), quindi non
rischio di cadere nel patetico.
A proposito di
idiozia: nelle prime righe avrete sicuramente riconosciuto una battuta
dei
cartoni animati della Warner Bros (“Pinky and the
Brain”, degli Animaniacs);
l’originale naturalmente è:
“Ehm…cosa facciamo questa sera, Prof?”
“Quello che
facciamo tutte le sere, Mignolo: tentare di conquistare il
mondo!”.
Mapi90:
nell’aggiornamento dell’altra storia ho accumulato
un ritardo abissale, quindi
l’Avada Kedavra non mi sarà risparmiato. Prevedo
di servirmi di Allock come
scudo umano.
Il tuo compagno di
classe sta meglio, adesso? No, perché se mi muoiono tutti i
lettori è inutile
che vada avanti a scrivere...
Treasterischi:
che emozione, hai letto una mia fanfiction e ti è anche
piaciuta! Spero che
Mary non abbia la stessa idea...
Non ricordo dove ho
beccato la storia di zio Voldie che ha paura del buio, forse su
DiagonAlley.
Grazie a tutti, siete
stati gentili a seguirmi fin qui.
P.S: ho aggiunto un'immagine al cap.4
|
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Capitolo 7 *** Resistenza ***
7-Resistenza
La notte
era calata sulla sinistra
abbazia; un venticello
leggero ma inquietante agitava rami secchi e contorti sui quali nemmeno
una
foglia osava mostrarsi e la debole luce della luna calante si
impigliava nei
nastri di nebbia, disegnando sul terreno le sagome spettrali di
raggrinzite
mani di strega. Nulla di vivente si muoveva in quel deserto di terreni
paludosi
ed alberi dalla strana forma; nulla, se non due tetre figure
incappucciate, immerse
nei loro foschi discorsi davanti all’antico portone.
“Secondo
te, chi vince
il campionato?” mormorò uno dei due,
freddando (letteralmente) un’incauta
zanzara.
“Le
Harpies sono messe
bene” rispose l’altro, lisciandosi il
mantello con una mano scheletrica, “ma
anche l’Appleby International sta facendo
una buona stagione”
“Chi,
quelli? Ma se
non vincono da diciotto anni...è più probabile
che Potter ci attacchi stanotte
armato di bucce di banana!” ribatté il
primo con una risata raspante.
“Magari
è davvero la
volta buona” replicò il compagno.
“Sarebbe
anche ora, se non altro per i tifosi...certe facce da funerale, dimmi
che gusto
c’è a tormentarli!”
In lontananza, come a sottolineare
quell’affermazione, si
udì una corale esclamazione di disappunto, subito soffocata
dall’urlo di gioia
degli avversari. A quella tempesta seguì un intervallo di
relativo silenzio,
rotto nuovamente dalla voce gelida del Dissennatore.
“Certo
che non si può
più lavorare al giorno d’oggi...con tutti quei
tizi vestiti di nero che si
tagliano con le lamette...quelli coi capelli sugli occhi...come si
chiamano?”
“Emo,
Spike” lo
soccorse il collega.
“Sì,
proprio quelli...
sempre sull’orlo del suicidio, sempre a piangersi
addosso...un mortorio, parola
mia. Mica ci pensano, a noi poveri affamati...”
“Beh,
speriamo sia una
moda passeggera, mi secca stare a dieta”
tagliò corto il secondo
Dissennatore. “Intanto stasera
c’è la finale,
una bella abbuffata una volta tan...”
Un sibilo improvviso
squarciò l’aria malsana della palude,
interrompendo quei ragionamenti; poco dopo lo seguì un
altro, e un altro
ancora.
“Ehi,
Lou...hai
sentito?” esclamò il Dissennatore di
nome Spike, voltandosi verso il
rumore. “Cosa può essere?”
“Non
so...sembrano
Caccabombe” rispose il compagno con indifferenza.
Ci fu un attimo di silenzio tombale.
“Caccabombe?!”
gridarono all’unisono i due. “Oh,
no!”
In un attimo si scatenò il
finimondo: grossi proiettili marrone
cominciarono a tempestare lo spiazzo davanti all’abbazia,
spiaccicandosi sui
mantelli dei Dissennatori e riducendo il terreno ad un pantano
scivoloso e
puzzolente. Le malcapitate sentinelle corsero verso il portone nel
tentativo di
mettersi in salvo, ma furono travolte da una mezza dozzina di compagni
attirati
dal fracasso e piombarono a sedere nella melma, sollevando schizzi
maleodoranti.
“Che
succede?”
gridò uno dei nuovi arrivati (evidentemente non il genio del
gruppo).
“Caccabombe!
Ci
attaccano!” rispose un altro, abbassandosi per
schivare un proiettile.
“Che
disdetta, ho
appena ritirato il mantello dalla tintoria!”
Intanto le bombe cominciavano a fare
effetto: qua e là si
vedevano sagome scure che si grattavano furiosamente o si artigliavano
la gola
perché non riuscivano a respirare. Altri quattro
Dissennatori si precipitarono all’esterno
per fronteggiare il pericolo (abbattendo il povero Spike, che era
appena
riuscito a rialzarsi) e furono prontamente bersagliati da altri
proiettili
vaganti; in mezzo a quella confusione di “Aaah!
Brucia!”, “I
miei occhi! Non ci vedo!”
e “Ma se non ci vedevi neanche
prima,
razza di cretino!” la pesante porta di quercia si
richiuse da sola e tutti
i Dissennatori si ritrovarono chiusi fuori.
Era esattamente il momento che Piton
aspettava:
approfittando della distrazione degli avversari, l’ex
professore sbucò da un
cespuglio secco gridando: “Tutti all’assalto! Expecto
Patronum! Expecto Patronum!”
Il cervo di Harry fu il primo ad
irrompere sul campo di
battaglia, caricando a testa bassa tutti i Dissennatori che trovava sul
suo
cammino; nel frattempo il Patronus della Umbridge, un magnifico
esemplare di gatto
selvatico, seminò il terrore nello schieramento avversario
mettendo in mostra i
suoi artigli e la tigre di Peter riempì d’orgoglio
il suo creatore azzannando
alla gola i nemici più vicini. Allock ebbe bisogno di tre
tentativi per
produrre un maestoso pavone che zampettò elegantemente verso
l’abbazia
spiegando la bellissima coda; uno dei Dissennatori ebbe la pessima idea
di
scoppiare a ridere, ma smise immediatamente quando l’uccello
planò con grazia sulla
sua spalla e cominciò a beccarlo in testa.
Mancava ancora un Patronus
all’appello, quello che il
giovane Potter era più ansioso di vedere. Ben presto la sua
curiosità fu
soddisfatta: dalla bacchetta di Piton scaturì un minuscolo
pipistrello che
sbatteva freneticamente le ali nel tentativo di prendere il volo.
Harry, che si aspettava un Patronus
proporzionato
all’abilità del celebre Principe Mezzosangue,
dovette ancora una volta
recuperare la mascella; Piton, alla sua destra, notò la sua
reazione e sorrise
beffardo. “Sai com’è
Potter...” commentò con noncuranza “sono
un po’a corto di
pensierini felici!”
Intanto il pipistrello aveva
raggiunto i compagni e stava
svolazzando intorno ad uno sbigottito Dissennatore cercando di
spaventarlo; il
cervo e la tigre si voltarono a guardarlo e scossero la testa con aria
sconsolata.
“Beh, in effetti sarebbe da
perfezionare” ammise il
professore, osservando le evoluzioni dell’animaletto.
“Ma credimi, Potter...può
essere molto più efficace di quello che avevo
prima”
“Ah...ed era...?”
chiese Harry distrattamente, mentre la
bestiola in questione mordeva un dito della sua vittima.
“Non sono fatti tuoi,
Potter...e se fossi in te mi asterrei dal
commentare”
I cinque Patroni riuniti non
impiegarono molto a sbarazzarsi
dei Dissennatori; dieci minuti dopo l’inizio
dell’attacco l’ultimo nemico fu
graziosamente calciato dal cervo d’argento e
piombò nel fossato vicino con un
artistico tuffo di testa. “Bene, era ora!”
borbottò Piton togliendosi una
foglia secca dal mantello. “Naturalmente questa era la parte
facile, ma la vera
sfida arriva...alohomora...adesso.
Dobbiamo introdurci là dentro, affrontare una banda di
mannari e Mangiamorte e
farne fuori un numero apprezzabile prima di crollare a terra abbattuti
da un
Avada Kedavra. Avanti tutta, adesso...il dado è tratto e il
dovere ci chiama!”
“E una rondine non fa
primavera!” mormorò Harry,
impertinente. Nessuno degli altri gli badò mentre si
affrettavano verso
l’ingresso, addentrandosi uno dopo l’altro
nell’oscurità oltre il portone ad
arco.
L’interno
dell’abbazia non era affatto come Harry lo
immaginava: niente gargoyle, teste mozzate o strane macchie sul
pavimento, ma
solo un muro di pietra umida di fronte all’ingresso e qualche
torcia
gocciolante. Dall’atrio partivano due corridoi esattamente
uguali: uno a
destra, l’altro a sinistra.
“E adesso?”
mormorò la Umbridge.
“Questo posto è
un labirinto...letteralmente. I corridoi
cambiano percorso ogni mezz’ora e le mappe si cancellano una
volta oltrepassata
la soglia” rispose Peter. “Ma non è
difficile trovare la strada giusta, basta
girare una volta a destra e una a sinistra”
“E
con quale delle
due si parte, Peter?” chiese Piton in tono pericolosamente
gentile.
“Veramente...non lo so,
Severus. Magari tu...?”
Il mago si scostò i
capelli dalla fronte con un gesto
brusco, come se la domanda lo infastidisse. “Beh,
è ovvio, il corridoio giusto
è...ecco...”
“Sì,
Sevy?” lo incoraggiò la Umbridge.
“Un
attimo...dovrebbe...”
“Allora,
professore?” fece eco Harry.
“Sì, un secondo,
non mettetemi fretta. Allora, senza ombra
di dubbio è...”
“Dunque,
collega?” intervenne Allock.
“Beh, io...non mi
ricordo!” brontolò infine Piton.
“Cooosa?”
esclamarono gli altri quattro sconcertati.
“Che
c’è, voi non sbagliate mai?”
borbottò il mago, voltando
le spalle ai compagni per celare un rossore alquanto sospetto sulle
guance.
“Bene, vorrà dire che procederemo a caso. Potter,
passami l’indelebile,
cominciamo da qui”. Si diresse deciso verso il corridoio a
sinistra, seguito a
ruota dai compagni, voltò a destra alla fine del passaggio e
scavalcò Avery che
dormiva sul pavimento.
A dire il vero, quello fu
l’unico ostacolo sul cammino
dell’Ordine: per il resto l’avanzata fu rapida e
monotona, con Piton che
borbottava tra sé e tracciava segni sulle pareti mentre
procedeva (“Vandalo!”
mormorava stizzita la Umbridge). Quindici minuti più tardi,
dopo l’ennesima
svolta nell’ennesimo corridoi identico agli altri,
l’ex direttore di Serpeverde
propose di fermarsi un attimo per “raccogliere le
idee”; Allock approfittò
della pausa per limarsi le unghie, mentre Peter scartò
furtivamente una
Cioccorana e ne passò metà alla Umbridge con un
sorriso galante.
Harry soffocò uno
sbadiglio: si era aspettato orde di mostri
ed Inferi pronti a sbarrargli la strada e tutto ciò che
aveva trovato era uno
stupido labirinto. Alla terza svolta la sua mente aveva cominciato a
scollegarsi, ma tutto quel destra-sinistra-destra gli faceva venire la
nausea.
“Strano...dovremmo essere
già arrivati!” commentò Peter,
ficcandosi in tasca una figurina di Dilys Derwent.
“Avremo sbagliato
strada!” ribatté Piton.
“Vorrà dire che
torneremo in...”
“Zitti!”
La Umbridge aveva estratto la
bacchetta e restava immobile,
in ascolto: da qualche parte si sentivano delle voci...e sempre
più vicine.
“Maledizione!”
sussurrò Piton, retrocedendo in un corridoio
laterale buio. “Contro il muro, forse non ci
vedranno!”
Il rumore cresceva: si distinguevano
almeno cinque voci, più
una sesta persona che fischiettava. Harry strinse la bacchetta, pronto
ad
agire: non sapeva chi potessero essere quei nuovi avversari, ma aveva
sentito
una risata familiare che non gli piaceva per niente.
Non dovette attendere a lungo:
annunciata da un coro da
taverna e da una sinfonia di passi pesanti, oltre ad un forte odore di
birra,
comparve una pattuglia di Lupi Mannari capitanata da Fenrir Greyback.
Erano le
persone più rozze, trasandate e pelose che Harry avesse mai
visto ed avanzavano
a braccetto, cantando a squarciagola: “Che
ci frega del Prescelto, noi abbiamo Voldemort!”
“Bleah, che
puzza!” esclamò uno dei Mannari arricciando il
naso. “Pure l’aglio ci mette...come se non
bastassero i crauti avariati che ci
becchiamo tutte le sere!”
“Eh, con Severus era
diverso!” disse un altro in tono nostalgico.
“Quella crostata cioccolato e fragole...ah, non farmici
pensare o mi vengono le
lacrime agli occhi!”
“Bah, io preferisco le
bistecche al sangue!” tagliò corto
Fenrir, mentre a pochi passi da lui quattro paia di occhi si
appuntavano su un
uomo pallido dal naso adunco, che si rifiutò di ricambiare
quegli sguardi.
“Forza, di qua!”
I Mannari passarono oltre, lungo il
corridoio; Piton li
lasciò avanzare per qualche metro, poi toccò
leggermente col gomito il braccio
della Umbridge (che a sua volta pestò il piede ad Allock) ed
uscì allo
scoperto. “Fenrir, quanto tempo!”
L’uomo (chiamiamolo
così...) si irrigidì. “Severus, che
sorpresa!” mormorò voltandosi lentamente.
“Posso chiederti cosa fai da queste
parti, spregevole voltagabbana?”
“Vedi, Fenrir...ho
intenzione di scortare Potter dal tuo
padrone e stare a guardare mentre quei due si massacrano a vicenda. Non
hai
nulla in contrario, spero” rispose pigramente il mago,
rigirandosi la bacchetta
fra le dita. “E tanto per essere chiari...Wingardium
leviosa!”
Né Greyback né
i suoi compagni mannari, distratti dal
temerario discorso di Piton, avevano notato la strana pozzanghera
d’argento che
sembrava espandersi ai suoi piedi: non appena l’ultima
sillaba dell’incantesimo
fu pronunciata, la sostanza lucente cominciò a fluttuare a
mezz’aria, in
attesa. E mentre il capo dei Mannari, furente, dava l’ordine
di attaccare
l’intruso, la sottile bacchetta scura si mosse ancora una
volta...e qualcosa
volò.
Fenrir, che aveva aperto la bocca per
gridare “Prendetelo!”,
all’improvviso assunse una buffa espressione stupefatta: si
portò una mano alla
gola e cominciò a tossire, battendosi il petto con un pugno
chiuso. Un secondo
dopo il drappello di licantropi fu bombardato dalla seconda, devastante
arma
segreta dell’Ordine della Pernice: una grandinata di grosse
biglie metalliche.
Precisamente, grosse biglie d’argento.
“Ahi! Uhi! Ohi! Dann...coff...tore,
me la...coff...rai!”
ansimò Fenrir,
cercando di sputare la biglia e beccandone altre due
sull’orecchio.
“Sì,
sì, fai pure con comodo!” rispose Piton annoiato.
“Mi
fermerei volentieri ma vado di fretta...veloci, voialtri!”
Harry, Peter, Allock e la Umbridge lo
seguirono in fretta
lungo il corridoio, mentre le biglie tenevano occupati i loro aspiranti
inseguitori. Erano quasi giunti alla svolta quando udirono alle loro
spalle una
risata di trionfo: le munizioni erano finite.
“Aha, prestigiatore da
strapazzo!” esclamò Fenrir con un
ghigno, alzandosi in piedi (aveva finalmente sputato la biglia).
“Ora vengo a
prenderti...all’attaaaaaargh!”
“E qui
ti sbagli,
piedi di banana!” esultò Peter, mentre il
licantropo ricadeva a terra con un
sonoro splat: in effetti le biglie
funzionavano egregiamente anche da ferme, slittando sotto i piedi dei
Mangiamorte e facendoli cadere come birilli. In più, essendo
d’argento, avevano
il potere di indebolire gli avversari, confondendoli e procurando loro
una
forte emicrania.
Dopo il sesto tentativo fallito di
rialzarsi in piedi, Fenrir
sfogò la sua frustrazione con un discorso che coinvolgeva i
membri dell’Ordine ed
i loro parenti di sesso femminile, con un linguaggio che la McGranitt
non
avrebbe sicuramente approvato; un successivo commento infamante
sull’igiene
personale di Piton fu troncato da una buccia di banana che
planò delicatamente
sul suo brutto muso, mettendo fine alla discussione.
“Questo è per
Remus, mostro!” gridò Harry, mentre un altro
licantropo scivolava sulle biglie e franava addosso al suo capo.
“Ben ti sta, sudicio
ibrido!” approvò la Umbridge.
“Ritiro tutto, Potter: sei
un genio!” grugnì Piton.
“Quando si
mangia?” chiese Allock confuso.
La vittoria sui licantropi
riempì Harry di cauto ottimismo.
Per la prima volta dall’inizio di quella surreale avventura,
intravedeva una
microscopica possibilità di uscirne vivo e con almeno il
dieci per cento del
corpo in condizioni accettabili.
Sfortunatamente anche
l’ottimismo più sfrenato (più,
potremmo dire, interista) non
riesce
a resistere a cinque chilometri di corridoi tutti uguali. Dopo altri
lunghi
minuti di esplorazione, il giovane mago cominciò a sentirsi
intontito e a
provare un lieve capogiro; aveva l’impressione che la luce
delle torce stesse
progressivamente scemando e che l’aria si facesse sempre
più pesante ad ogni
passo, come se volesse fermarli.
“Non
usciremo più da
questo posto!” pensò mentre oltrepassava
un mucchio di sostanza indefinita.
“Vagheremo qui dentro fino alla
morte, e
tra due secoli troveranno solo le nostre ossa!”
L’idea che il nasone di
Piton sarebbe stata l’ultima cosa
che avrebbe visto prima di chiudere gli occhi per sempre
contribuì ad incupire
lo stato d’animo di Harry. Come se non bastasse, la
diminuzione della luce non
era frutto della sua immaginazione: Piton, alla testa del gruppo, era
stato
costretto ad accendere la bacchetta per vedere dove metteva i piedi e
l’oscurità
crescente rendeva quel luogo ancor più simile a una tomba.
Stanco e demoralizzato, Harry si
fermò all’imbocco di un
corridoio laterale per allacciarsi le scarpe e fu travolto da Avery,
che si era
svegliato e stava tornando al covo per andare in bagno.
“Aaaaaah!”
gridò Harry riconoscendo Avery.
“Aaaaaah!”
gridò Avery riconoscendo Harry.
“Raaaaah!”
ringhiò
qualcuno alle spalle di Harry.
Il giovane Potter non sapeva di chi
(o cosa) si trattasse, ma Piton
sì: si voltò con la bacchetta in pugno
e gridò: “Inferi, Potter! Stai attento…Incendio!”
Harry si buttò a terra per
evitare il fuoco e rotolò verso
il corridoio da cui era uscito Avery, mentre Peter e la Umbridge
scagliavano
incantesimi contro l’orda di Inferi che si avvicinava. Erano
almeno venti,
scarni e verdastri come mummie, e non sembravano affatto felici di
vederli.
“Muoviti, Potter! Non
è il momento di dormire!” esclamò
Piton, afferrando Harry per la maglietta e rialzandolo rudemente.
“Sono troppi,
meglio tagliare la corda!”
Né Harry né gli
altri ebbero bisogno di ulteriori
incoraggiamenti: tutti si precipitarono nel corridoio tenendo alte le
bacchette
illuminate, mentre alle loro spalle Avery si lasciava prendere dal
panico e
scagliava un incantesimo Reductor dopo l’altro nel tentativo
di uscire dal labirinto.
Pochi metri dopo, la loro corsa finì: il corridoio terminava
in un vicolo
cieco.
“Siamo in
trappola!” esclamò Peter terrorizzato.
“Ci serve del fuoco,
parecchio fuoco!” suggerì Harry. “Forse
ho un’idea…professor Allock, mi presta la sua
lacca?”
“Lacca? A che ti serve, per
le foto della lapide?” chiese
Piton sarcastico.
“Torcia incendiaria!
L’ho visto in un film!” spiegò Harry
prendendo la bomboletta dalle mani di Allock. “Qualcuno ha un
accendino?”
“Accendino?”
ripeté Piton scandalizzato. “Accendino?
Usa la bacchetta, idiota!”
“Ah, giusto…Incendio!”
Quando Harry premette
l’erogatore, il getto di fuoco della
bacchetta si trasformò in un’imponente fiammata
che percorse il corridoio ed
investì gli Inferi lanciati all’attacco. Le
orribili creature spalancarono gli
occhi (o quello che ne restava) ed invertirono rapidamente il senso di
marcia,
scappando a gambe levate; gli ultimi della fila non furono abbastanza
veloci e
furono travolti e calpestati dai compagni in fuga.
“Altra bella mossa,
Harry!” si complimentò Peter, battendo
una mano sulla spalla del ragazzo.
“Troppo buono,
Peter!” ringraziò Harry, impegnato a spegnere
un principio di incendio tra i suoi capelli. “Avery ci ha
aperto un varco,
andiamo!”
I membri dell’Ordine
tornarono di corsa sui loro passi,
seguendo gli Inferi in fuga; erano quasi arrivati al grosso squarcio
sulla
parete, quando da un altro corridoio accorse un drappello di vampiri
avvolti in
mantelli neri.
“Eh,
no…così non vale!” protestò
Peter. “Lasciateci
respirare, per Merlino!”
“Da questa parte, ragazzi!
È Potter! Prendiamolo!” gridò uno
dei vampiri, che doveva essere il capo. Corse verso il gruppetto di
maghi con
una smorfia feroce, scoprendo i canini appuntiti, ma a metà
strada si bloccò di
colpo, come fermato da un muro invisibile.
“In nome di
Dracula…cos’è questo odore
nauseante?” chiese
fiutando l’aria.
“Bleah, aglio!”
disse una vampira dai capelli biondi
storcendo il naso.
“Argh, Inferi!”
gemette un altro vampiro, puntando il dito
verso un passaggio laterale.
“Urk,
vampiri!” gracchiò
una voce disumana dall’altra parte del muro.
“Tsk, razzisti!”
borbottò Piton sprezzante. “Allora, vi
decidete ad affrontarci oppure no? Non abbiamo tempo da
perdere!”
“Veramente…”
mugolò il vampiro capo portandosi una mano alla
bocca. “Veramente io…scusate, credo che
andrò a vomitare!” e con un rapido
dietrofront si fece largo tra i suoi sottoposti e sparì
nell’oscurità.
“Mi…mi sento
male anch’io!” confessò la bionda,
mentre il
suo viso passava dal bianco al grigio.
“Aglio, rosa e Inferi!
Questo è troppo!” esclamò un terzo.
“Ragazzi, ritirata!”
In un attimo i vampiri sgombrarono il
corridoio, cercando
senza successo di tenere a bada i conati di vomito; gli Inferi se ne
andarono
dalla parte opposta, profondamente offesi (“Ehi,
vorresti dire che puzziamo? Senti chi parla, cadavere ambulante!”)
e
l’Ordine ebbe via libera.
“Quasi ci siamo!”
esclamò Piton, attraversando il buco nel
muro. “Da questa parte, l’obiettivo è
vicino!”
“Già
arrivati?” si rammaricò la Umbridge.
“Peccato, proprio
adesso che mi stavo divertendo!”
Prima di
tutto,
grazie per le recensioni e scusate per l’immenso ritardo: la
tesi ha assorbito tutta la mia creatività e
la mancanza di ispirazione ha fatto il resto. Mi è servita
una dose massiccia
di Fastidious per ritrovare la rotta.
Spero che il
capitolo
vi sia piaciuto. Riguardo all’Appleby International,
ogni riferimento a squadre realmente
esistenti è puramente
casuale (certo, come no!); il coretto dei Mannari è la
versione riveduta e
corretta di Che
ce frega del cileno noi c'avemo Totti-gol
(ringrazio i romanisti per l’ispirazione).
Ah, la storia delle
Caccabombe è roba mia. Se doveste
incrociare un Dissennatore, vi conviene evocare un Patronus.
|
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Capitolo 8 *** Riscossa ***
Festeggio il penultimo capitolo
lasciandovi un'ideale colonna sonora che abbraccia tutta la storia. La
riporterò all'inizio del cap.1.
8-Riscossa
Nel covo dei Mangiamorte
l’atmosfera era piacevolmente
rilassata. I maghi più spietati del pianeta erano ancora
assiepati intorno alla
sferovisione (come l’aveva battezzata il suo inventore) per
seguire l’incontro;
Narcissa si era ritirata in un angolo a leggere Strega
Moderna, lanciando occhiate di disapprovazione alla sorella
che imprecava come un troll ogni volta che le Harpies perdevano la
Pluffa,
mentre Lucius Malfoy e Rabastan Lestrange erano impegnati in una
partita a
scacchi.
“Thestral
in C5” disse Malfoy senior.
“Azkaban in D4, e mi mangio
il tuo Elfo Domestico!” replicò
l’avversario.
“Aspetta che il mio
Dissenatore si avvicini al tuo Salazar,
e vedremo chi canterà vittoria!”
“GOOOL!”
esultarono gli altri Mangiamorte. “Chi
non salta Grifondoro è!”
“Piantatela con questo
casino, sto facendo il Sudoku!”
ringhiò Voldemort dalla sua poltrona preferita.
“Chiediamo scusa,
Oscuro!” dissero in coro i Mangiamorte.
“Diamine, chiamatemi
VOLDEMORT!”
“Perdonateci,
Vol…ehm, non ci riusciamo!”
Anni e anni
per
inventarmi un nome d’arte e ‘sti imbecilli neanche
lo usano! Ma perché non ho
arruolato quella Granger quando potevo farlo?
pensò l’Oscuro sconsolato.
All’improvviso fuori dalla
porta si sentì un rumore
spaventoso: una potente esplosione squarciò l’aria
immobile e umida
dell’abbazia e i muri di pietra tremarono con un boato sordo.
“E adesso cosa succede, per
le mutande di Ginevra?” sospirò
Voldemort, abbandonando a malincuore la poltrona. Macnair si era
già alzato per
andare a vedere, ma aveva appena raggiunto la soglia quando la porta si
spalancò colpendolo sul naso, ed Avery entrò
trafelato, gridando a squarciagola:
“Oscuro, allarme, sta arrivando Pott…”
ma non terminò la frase: inciampò
nell’orlo del mantello e finì lungo e disteso sul
pavimento, mentre Macnair,
tamponandosi il naso sanguinante, sgranava un rosario di parolacce
all’indirizzo del collega.
Voldemort non ebbe neppure la forza
di tornare alla
poltrona; fece apparire dal nulla una sedia e vi si lasciò
cadere con le mani
nei capelli (o almeno, in quel che ne restava). “Che
idioti…ma Serpeverde ha
prodotto solo imbecilli come voi?”
“Veramente era anche la Sua
casa, Oscuro!” obiettò Dolohov.
“Grazie per avermelo
ricordato, Antonin. Crucio!”
Dolohov conosceva l’Oscuro
da anni e sapeva fin troppo bene
come reagisse nei momenti di rabbia; grazie all’esperienza
accumulata, fu
rapido nel buttarsi a terra e mettersi in salvo non appena Voldemort
puntò la
bacchetta. L’incantesimo colpì dunque il povero
Avery, che si era rimesso in
piedi e si stava spolverando la tunica.
“L’Oscuro
è sempre più nervoso ultimamente”
sentenziò
Rabastan, mentre Avery crollava di nuovo sul pavimento rotolandosi per
il
dolore.
“Sarà nervoso
per la fuga di Piton: è stata una gran
perdita, era l’unico che sapeva cucinare!”
ipotizzò Lucius prendendo un
biscotto.
In
quel momento la porta si spalancò di nuovo con un gran
fracasso: la stanza si
riempì di fumo, le torce tremolarono, le Harpies sbagliarono
un rigore ed
Amycus rovesciò la bacinella dei salatini. Nel momento di
massima tensione, la
nebbia si diradò e Allock entrò urlando con un
salto alla Jackie Chan davvero
spettacolare; purtroppo mise il piede su una goccia di salsa caduta dal
panino
di Goyle, e il risultato fu uno scivolone che gli rovinò
tutto l’effetto.
“Caspita...a
quanto pare Potter si è ossigenato i capelli!”
esclamò Bellatrix stupita,
lasciando perdere la partita per fissare il nuovo arrivato (che nel
frattempo
si era schiantato contro il divano).
“E ha
anche messo le lenti a contatto!” aggiunse Rookwood.
“Uhm...sicuri
che sia Potter? Lo ricordavo più magro...”
borbottò Voldemort.
“In
effetti non ha la cicatrice” ammise Rodolphus, voltando
Allock con un piede e
scostandogli il ciuffo. “Ma allora chi
è?”
“Ehi,
un momento!” esclamò Lucius esaminando il corpo.
“Io lo conosco, era
l’insegnante di mio figlio!”
“Certo
che Hogwarts è caduta proprio in basso!”
commentò Goyle.
“Scusate…”
intervenne Runcorn perplesso, “ma allora,
dov’è Potter? Avery ha detto…”
“Avery
non saprebbe trovarsi un tappo di cerume nell’orecchio con
due mani e una
torcia elettrica” lo liquidò Macnair, ancora
dolorante. “Sarà un falso allarme…
ora siediti e guarda la partita”
Runcorn
non se lo fece ripetere due volte.
Nel
corridoio, Piton si mise le mani nei capelli. “Lo sapevo, lo
sapevo che sarebbe
finita così! Lasci mano libera agli idioti e questo
è il risultato!”
“Beh,
a questo punto attacchiamo!” esclamò Harry.
“Tanto, peggio di così...”
Tutti
afferrarono le bacchette, pronti all’azione; Minus si
rimboccò le maniche, con
una luce selvaggia negli occhi. “Grifondoro e
Serpeverde!” ruggì Piton.
“Avanti, all’attacco!”
I
quattro diedero fuoco ai razzi che tenevano nella mano sinistra e
quelli
partirono a razzo (appunto) verso il refettorio, vomitando fiamme e
scintille;
dopodiché i membri dell’Ordine fecero irruzione
nella sala in un turbinio di
mantelli azzurri, travolgendo Dolohov e scagliandosi contro Lucius e i
due
Lestrange.
Solo
Narcissa e Bellatrix intervennero per difendere cognati e mariti; gli
altri
Mangiamorte dedicarono un’occhiata distratta al quartetto,
poi tornarono a
guardare la partita come se niente fosse.
“Sveglia,
deficienti! Ci stanno attaccando!” ringhiò Malfoy,
schivando una fattura di
Piton.
“Un
secondo, lasciaci finire l’azione!”
ribatté Travers spazientito.
Fu
accontentato: mentre Piton Schiantava Rabastan e Harry scagliava una
Fattura
Orcovolante per tenere impegnato Lucius, Lee Harper si
impadronì della Pluffa
ed attraversò tutto il campo per segnare un gol da cineteca
che portò le
Harpies in vantaggio.
“Adesso
possiamo aiutarvi!” dichiarò il Mangiamorte
estraendo la bacchetta. “Fate
largo, arriviamo!”
Uno
dopo l’altro, tutti i seguaci di Voldemort si unirono allo
scontro; il salone
si riempì di lampi di ogni colore, con le scintille delle
bacchette che si
mischiavano ai bagliori morenti dei fuochi d’artificio.
L’aria divenne
irrespirabile per la polvere e i calcinacci che piovevano dalle pareti,
e dappertutto
volavano incantesimi, urla, maledizioni...
“Stupeficium!”
“Crucio!”
“Protego!”
“Impedimenta!”
“Incendio!”
“Avada kedavra!”
“Sectumsempra!”
“Tarantallegra!”
“Reducto!”
“Expelliarmus!”
“Wingardium
leviosa!”
“Wingardium
leviosa? E che cavolo
c’entra?”
“Ecco,
vedi quel grosso calderone di ghisa lì
nell’angolo? Adesso lo sollevo, lo
faccio volteggiare in aria come una piuma, miro alla testa di
Rodolphus...uno,
due, tre...colpito!”
“Bravo
Peter, non sei stupido come sembri!”
“Grazie
Sev, troppo buono!”
Nonostante
la netta superiorità numerica, i Mangiamorte si trovarono
ben presto in
difficoltà: Piton sembrava conoscere in anticipo tutte le
loro mosse, riuscendo
a tenere a bada tre avversari alla volta senza alcuna fatica apparente,
e i
suoi compagni, pur essendo meno abili, si difendevano con
determinazione e
spietatezza: la Umbridge in particolare sembrava aver dimenticato i
precetti
del suo adorato Slinkhard per abbracciare con gioia la via della
violenza. Lei
e Peter si battevano con la ferocia di Rocky
I, II, II, IV e V tutti insieme, mentre dalla parte di Harry
e Piton lo
scontro sembrava un misto infernale di Rambo
I, Terminator II, Scream III, Halloween IV, Nightmare V, Saw VI e
Venerdì 13
VII con un pizzico di Bastardi
senza
gloria. Il contributo di Allock… beh, per essere
sinceri somigliava più ad
un crossover tra Una pallottola spuntata 33⅓ e un
film di Mel Brooks.
Come
se non bastasse, l’Ordine della Pernice disponeva di armi non
convenzionali, ma
decisamente efficaci: Freccette Stuzzicose, Frisbee Zannuti, Puntine
Levitanti
ad infissione automatica, Polverina Solleticante Extraforte e
un’intera
batteria di Fuochi Forsennati Weasley, il tutto disposto fuori dal
salone e
sottoposto ad un Incantesimo Congelante Temporizzato; ogni cinque
minuti una
parte del materiale si sbloccava e saettava nella mischia per dare
manforte ai
proprietari, e non era per nulla facile per i Mangiamorte scagliare
incantesimi
con girandole impazzite sotto il naso ed oggettini appuntiti piantati
nelle
terga.
Approfittando
della confusione, Rookwood cercò di sgattaiolare fuori e
battersela, ma non
ebbe fortuna: “Rookwood, dove stai andando?” lo
bloccò Bellatrix.
“A…
ehm… cercare aiuto?” balbettò il
Mangiamorte, tastando il muro in cerca
dell’ingresso.
“Quale aiuto, idiota? Stasera siamo tutti
qui!” abbaiò la strega, Schiantando un razzo
argentato che esplose prontamente
in faccia a Macnair.
“Ci sarebbe
il giovane Draco…”
“Sì,
buono quello! Muoviti, c’è bisogno di
te!” dichiarò Bellatrix ributtandolo
nella mischia.
“A
proposito, professore… dov’è
Draco?” chiese Harry a Piton, pietrificando Mulciber
prima che colpisse Peter.
“Imboscato
a casa mia” rispose Piton liquidando Yaxley. “Non
fare quella faccia, Potter, sono
il suo tutore!”
“Harry!”
gridò Peter, disarmando i due Carrow. “Cerca lui,
noi ti copriamo!”
“Va
be… attento!” lo avvertì Harry, vedendo
Bellatrix mirare alla testa del
Malandrino.
Peter
si girò di scatto per affrontarla, ma non ce ne fu bisogno:
una fattura
Cambiacolore scagliata a caso da Allock intercettò
l’Anatema che Uccide della
strega e il bersaglio, invece di cadere a terra morto, si
ritrovò con un ciuffo
alla Elvis di un allegro color turchese.
“Che
succede qui?” intervenne una voce fredda: Lord Voldemort era
tornato. “Ma non
posso proprio lasciarvi soli! Vado in bagno due minuti e si scatena il
finimondo!”
“Del tuo mondo, Voldemort!”
esclamò Harry
fronteggiandolo. “Ci incontriamo di nuovo,
finalmente… e per l’ultima volta!”
“E ti
pareva!” mugugnò Voldemort. “Ma
sì, facciamo questo duello, magari è la volta
buona che mi libero di te”
“Eh?”
chiese Harry, che non aveva capito una parola.
“Dicevo…
in guardia, Potter, ti distruggerò! Muhahahahaha!”
si corresse l’Oscuro, calandosi
nella parte di supercattivo.
I due
avversari impugnarono le bacchette e diedero inizio ad una lotta senza
esclusione di colpi, accompagnata da una nuova ondata di fuochi
d’artificio;
Bellatrix cercò di intervenire, ma fu bloccata da
un’ondata di Sdrucciobolle Saponate
Weasley scaturite provvidenzialmente dalla tasca della Umbridge.
“Sei tutti noi
Harry!” strillò la donna, mentre la signora
Lestrange finiva gambe all’aria.
I
duellanti si allontanarono dal gruppo, continuando a bersagliarsi di
incantesimi, ed Harry, come stabilito, attirò Voldemort
nella stanza vicina, un
guardaroba ingombro di file e file di mantelli e vesti di ricambio.
“Vuoi
giocare a nascondino, Potter? Sarà l’ultima cosa
che farai!” ghignò l’Oscuro,
buttando all’aria una decina di grucce con un colpo di
bacchetta.
“Aspetta
e vedrai!” canticchiò una voce dietro un armadio;
e mentre il mago, furibondo,
si faceva largo tra le pesanti stoffe nere, Harry inforcò
gli Spettrocoli con
una risata diabolica e sparse la polvere Buiopesto nella stanza.
“A
noi due, maledetto moccioso, cosa credi di far...”
ringhiò Voldemort. Poi la
sua voce si affievolì di colpo. “Potter...Potter,
dove sei? Chi...chi ha spento
la luce?”
“Paura,
Tom?” lo stuzzicò il ragazzo. Grazie agli
Spettrocoli forniti da Peter riusciva
a vedere perfettamente, e questo gli conferiva un innegabile vantaggio.
“Ce…
certo che no, Potter” ribatté il mago, ma la sua
voce era sempre più simile a
quella di zia Petunia quando scopriva in cantina le tracce
inequivocabili del
passaggio di un topo. “Lumos!
Incendio! Lampadarius!
Perché non funzioni, stupida bacchetta?”
“Non
mi vedi, Tom caro? Sono qui!” lo schernì Harry,
protetto dalle tenebre, e si
buttò di lato per evitare un incantesimo scagliato alla
cieca. “Oh, che
peccato, hai sbagliato mira! Perché non riprovi?”
Un
sonoro bonk accompagnò
l’impatto di
una parte dell’Oscuro con un appendiabiti,
dopodiché un secondo raggio
attraversò la stanza; il bersaglio lo evitò senza
difficoltà, lasciando che
distruggesse uno scaffale. “Acqua, Tom, acqua. Prova ancora,
hai dieci tiri a
disposizione!”
Sgusciando,
piegandosi e strisciando, Harry si divertì a mandare a vuoto
tutti gli attacchi
dell’avversario, la cui agitazione influiva chiaramente sulla
mira; alla fine
si stancò di giocare e si arrampicò in cima a un
armadio per prepararsi alla
mossa finale. “Peccato, tempo scaduto. Sei pronto a lasciare
il campo, Tom?”
“Dove
sei, stupido ragazzino? Lascia che ti metta le mani
addosso…”
“Troppo
tardi: questa è la resa dei conti, Voldemort!”
esclamò Harry con il suo sorriso
più crudele (che, data la fitta oscurità della
stanza, andò decisamente
sprecato). “Accio Nottetempo!”
Il
silenzio calò nello stanzino; all’esterno si
udivano ancora le grida e le
esplosioni dei combattimenti.
“Muahahahaha!”
sghignazzò Voldemort. “E questo sarebbe il tuo
piano? Non puoi uccidermi,
Potter, mi sono spinto troppo oltre sul sentiero
dell’imm…”
Poooo!
Lo
strano rumore risuonò nell’abbazia, sovrastando il
fragore della battaglia; nel
salone Rookwood interruppe il duello con Piton per ascoltare, e i
combattenti
superstiti lo imitarono. “Buffo!”
commentò il Mangiamorte. “Se non fossimo in
un luogo chiuso giurerei che si tratta di un
clac…” e un attimo dopo un enorme
autobus viola sfondò la parete dello stanzino, lasciando che
le tenebre causate
dalla polvere dilagassero all’esterno. In poco tempo la
stanza si oscurò; tra
tonfi e imprecazioni i pochi Mangiamorte ancora in piedi cercarono di
raggiungere il loro signore, inciampando nei corpi dei compagni messi
fuori
combattimento, mentre i membri dell’Ordine (escluso Allock,
che era riuscito
chissà come a Schiantarsi da solo) chiamavano Harry sperando
che stesse bene.
Nell’oscurità
più totale si udì il clunk
di un
finestrino aperto, seguito da colpi di tosse e conati di vomito.
“Orpo, che
buio qui fuori!” esclamò una voce. “Che
dici, Ernie, cosa sarà successo?”
“Non
lo so!” rispose qualcun altro. “Qualcuno ci ha
chiamati, è ovvio, ma non vedo...”
“Oh,
cielo!” strillò una voce femminile. “Non
sarà quello che abbiamo investito?”
“Investito?
Abbiamo messo sotto qualcuno, Stan?”
“Come
faccio a saperlo, con questo buio? Ehi, signore, l’abbiamo
investita?”
Silenzio. “Oh beh, sarà stato un gatto. Andiamo, o
faremo tardi” e con uno
scoppio l’autobus scomparve.
Contemporaneamente
l’oscurità si diradò, rivelando il viso
soddisfatto di Harry che sbirciava da
sopra l’armadio. Ai suoi piedi giaceva un ammasso di tessuto
nero, striato da
tracce di pneumatici: il Nottetempo aveva investito in pieno il Signore
Oscuro.
I
Mangiamorte avanzarono con cautela, formando un semicerchio intorno al
cadavere.
“È…è
morto?” balbettò Narcissa, più
sbalordita che dispiaciuta.
“Non
guardare, cara” mormorò Lucius abbracciandola e
storcendo il naso. “Oh,
Merlino… è disgustoso!”
Rookwood guardò Rowle. Rowle
guardò
Runcorn. Runcorn guardò Nott. Nott
guardò Runcorn, perché non sapeva chi
altro guardare. E tutti insieme gli ormai ex Mangiamorte e futuri
ospiti di
Azkaban diedero voce ai loro pensieri più nascosti:
“Cooosa? Tutto qui?”
“Harry,
sei stato magnifico!” esclamò la Umbridge per la
decima volta.
“Anche
voi!” assicurò Harry. “Tenere testa a
tutti quei maghi… non sarei stato così al
sicuro neanche in mano agli Auror!”
“Un
lavoretto da niente!” minimizzò Piton pulendosi le
mani nella veste di Macnair.
“D’accordo, chi mette in ordine questo
casino?”. Indicò il cadavere a terra, il
pavimento ingombro di razzi esausti, salatini e puntine e i Mangiamorte
legati
come salami che pendevano dal soffitto, alcuni privi di sensi, altri
intenti a
fissare l’ex collega con aria disgustata.
“Possiamo
chiamare gli Auror più tardi, adesso è meglio se
ci riposiamo” propose la
Umbridge.
Invece
era destino che i vincitori non dovessero prendersi quel disturbo: poco
dopo
qualcosa abbatté i resti della porta e una squadra di Auror
capitanata da
Kingsley Shaklebolt irruppe nella stanza a bacchette sguainate.
“Mani
in alto!” intimò Kingsley. “Gettate le
bacchette e arrende…” e inchiodò di
colpo, mentre i colleghi gli finivano addosso in uno spettacolare
tamponamento
a catena e cadevano come birilli tra le risatacce dei Mangiamorte
ancora
coscienti.
“Ma…
ma… cosa… Harry, perché sei qui con
loro? Cosa è successo?” chiese Kingsley
sbigottito.
“Harry!
Harry!” strillarono due voci familiari, e Ron e Hermione si
fecero largo nella
calca, abbattendo i due Auror rimasti in piedi (uno dei quali
piombò dritto su
una chiazza verdastra che poteva essere salsa tartara o
qualcos’altro) e
portandosi dietro mezzo Ordine della Fenice (ovvero, i membri ancora
vivi).
“Harry,
stai bene!” esclamò Hermione stritolando il giovane Potter in un
abbraccio e scoccando
un’occhiataccia a Piton e Minus. “Perché
sei scappato senza dirci niente?”
“Avevamo
una certa fretta, Granger” rispose Piton al posto suo.
“Dawlish, leva quella
bacchetta dalla mia caviglia, come al solito non hai capito un
accidente”
“Inferi
in fuga, Dissenatori in libera uscita, licantropi ammaccati…
perché non ci
spieghi tu cosa c’è da capire, Severus?”
mormorò Remus Lupin sospettoso.
Il
pozionista e Harry si scambiarono un’occhiata.
“Sei
tu l’eroe, Potter!” sentenziò Piton
versandosi un bicchiere di chinotto.
Siamo quasi giunti alla fine; resta solo un'ultimo, demeziale
capitolo
e la storia sarà conclusa. Mi scuso per il ritardo negli
aggiornamenti e ringrazio i miei 20 lettori superstiti.
Avrete sicuramente riconosciuto la citazione di Scream III nel duello
finale (se l'avete visto, naturalmente).
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Capitolo 9 *** Riposo (forse...) ***
9-Riposo (forse...)
Il Ministro
Scrimgeour, giunto in tutta fretta insieme a Percy Weasley, si
trovò di fronte
a una scena che non avrebbe mai immaginato, nemmeno nei suoi sogni
più audaci:
Voldemort a terra, i Mangiamorte prigionieri e creature oscure che
fuggivano
ovunque, inseguite da una McGranitt più euforica che mai. Ma
non era tutto: la
stanza era piena di gente, che cantava e ballava come se si trovasse ad
una
festa.
“Ma
cosa succede qui?” chiese il Ministro confuso, evitando per
un pelo di essere
investito da un trenino di Auror che intonavano “
E speriamo che sia grave, e speriamo che sia
graveee…”
“Ma
insomma, qualcuno vuole dirmi…”
“Poo po-po-po-po-poo-poo…”
“Esigo
una spiegazione…”
“Siamo noi, siamo noi, gli assassini
dell’Oscuro siamo noi…”
“Qualcuno
vuole ascoltarmi…”
“Miniiistro, la senti questa voce?”
“Oh,
perdiana!” sbottò Scrimgeour afferrando al volo
Kingsley, che era stato
trascinato suo malgrado in pista da una Ninfadora Tonks che saltellava
spargendo coriandoli. “Shacklebolt, cosa è
successo a Lei-Sa-Chi?”
“È morto,
signore. Pare sia stato investito” rispose l’Auror
con il fiatone.
“Oh”
commentò il Ministro. “E' stato fatale?”
“Si, signore”
sospirò Kingsley.
“Quanto fatale?”
“Completamente,
signore”
“Capisco”
mormorò il mago grattandosi la fronte. “Beh,
svegliatelo!
Voglio parlarci subito!”
“Ma è
morto...” obiettò timidamente Dawlish.
“Sul serio? Che
disdetta!”
In un angolo appartato, Harry stava
raccontando per la seconda
volta la sua versione dei fatti agli amici, incluso Percy, che
ascoltava a
bocca aperta dietro la spalla di Bill. Hermione rabbrividì
nel sentire quali
rischi avesse corso, mentre i gemelli sembravano traboccare
d’orgoglio ad ogni sua
parola.
“Beh,
Harry, ammetterai che frequentare i sottoscritti ti è
servito” commentò George,
non appena Harry ebbe finito il resoconto. “L’ho
detto alla mamma e a Ron
quando hanno insistito perché chiamassimo i rinforzi:
Harry è la nostra speranza, confidiamo
pienamente in lui: farà qualcosa
di estremamente imbecille, che per puro caso si rivelerà
azzeccato, e il
Ministero si beccherà tutto il merito”
“Voi
avete chiamato… ma come…”
esclamò il ragazzo confuso.
“Quando
abbiamo ricevuto quell’ordine chilometrico, abbiamo
sospettato che fossi nei
guai fino al collo” spiegò Fred.
“Così ti abbiamo lasciato del tempo per fare
l’eroe… non fare quella faccia, tingere Edvige
è stata una bella mossa, ma ci
vuole ben altro per ingannarci!”
“Abbiamo
capito subito che eri tu” intervenne il gemello.
“Sul serio, Harry, che razza
di nome è Luke Skywalker?”
“Così
abbiamo chiesto a papà di avvisare Kingsley e ci siamo presi
la libertà di
mandare in giro qualche gufo... una cosetta intima tra vecchi
amici” continuò
Fred, indicando la marea di gente che aveva invaso il vecchio
refettorio.
“Sì,
ma come avete fatto a trovarci?” insistette Harry scettico.
“Noi siamo arrivati
qui solo perché il professor Piton...”
“Intensa
attività magica in una zona abbandonata, e per di
più durante la finale di
Coppa?” intervenne Tonks, con una manata affettuosa che
demolì la spalla del
giovane eroe. “Tanto valeva che metteste un’insegna
al neon!”
“In
ogni caso, vi siete sbarazzati di quegli impiastri con una
rapidità da fare
invidia ai miei uomini migliori!” ringhiò
Malocchio, zoppicando verso il
gruppetto con gli altri membri dell’Ordine della Pernice.
“Anzi, se non avete
altri progetti... anche tu, Harry, quando ti sarai diplomato... che ne
direste
di collaborare con il Ministero? C’è bisogno di
gente sveglia come voi”
“La
mente è Severus, Alastor” rispose modestamente la
Umbridge. “Non ce l’avremmo
fatta senza lui ed Harry”
“Oh,
naturalmente. Che ne pensi, Severus? So quanto ti costerebbe lasciare
l’insegnamento...”
“Oh,
sarebbe un sacrificio notevole” mormorò Piton, con
un’espressione che lasciava
trasparire l’esatto contrario.
“...tuttavia,
pensaci su prima di rifiutare. Avrei già un incarico, un
gruppetto di
giovinastri che hanno creato un certo casino a...”
“Lascialo
respirare, Alastor” lo interruppe Scrimgeour, avanzando per
congratularsi con
gli eroi. “Complimenti, Harry, sapevo che avresti salvato la
situazione”
“Non
è stata solo opera mia” specificò Harry
freddamente (gli risultava difficile
comportarsi in modo cordiale con il Ministro). “Questi maghi
mi hanno...”
“Oh,
ma che sorpresa!”
squittì una voce
familiare, e le unghie laccate di Rita Skeeter sbucarono alle spalle di
Scrimgeour per stringere vigorosamente la mano di Harry.
“Dunque il Prescelto
ha compiuto la sua missione, alla fine... i lettori della
Gazzetta del Profeta saranno ansiosi
di conoscere ogni più sordido dettaglio...”
“Harry
è stanco” intervenne Molly Weasley con le mani sui
fianchi.
“E
non ha di certo voglia di parlare con lei!” la
appoggiò Hermione.
Rita
le ignorò entrambe, avvicinandosi a Harry con aria da
cospiratrice e calcando
il tacco a spillo nell’alluce del Ministro. “Oh, il
salvatore del mondo magico
non vorrà certo deludere i suoi ammiratori! Dimmi, Harry...
quale amato viso ti
ha accompagnato negli istanti dello scontro finale? Pensi che i tuoi
genitori
ti abbiano guardato dall’alto, orgogliosi e commossi? Credi
che la vittoria
aumenterà la tua popolarità tra le
coetanee?”
“Spostati, ragazzo: prendo
la mira e la Schianto!” si offrì
Malocchio rimboccandosi le maniche.
“Un
momento!” lo fermò Harry. “Credo che il
mondo magico debba sapere la verità: io
non ho agito da solo stasera” e si voltò per
indicare i compagni di avventura.
“Severus Piton, Dolores Umbridge e Peter Minus: sono loro i
veri eroi. Scrivete
i loro nomi, perché se lo meritano più di
me”
Fred
e George tossicchiarono discretamente.
“Oh,
anche i Tiri Vispi Weasley sono stati fondamentali!” aggiunse
in fretta il
ragazzo, ottenendo una strizzata d’occhio dei gemelli.
La
Skeeter parve delusa. “Oh, degli aiutanti così
poco fotogenici!” si rammaricò.
“Ma posso mettere una foto di te solo, Harry, in fondo sei il
più conosciuto...
allora, come hai sconfitto il Signore Oscuro?”
Mentre
Harry cercava il modo più spiccio per liberarsi
dell’importuna giornalista,
Allock si levò a sedere strofinandosi la fronte.
“Cosa è successo?” chiese
confuso. “Dove sono i tizi vestiti di nero?”
“Chieda
a lui, signora!” intervenne prontamente Peter.
“È lui la vera... ehm, mente del
piano, è solo troppo umile per ammetterlo”
“Eh?
Cosa?” borbottò Allock.
“Ma
sì, Gilderoy: non ricordi?” lo spronò
la Umbridge. “L’agguato, la battaglia, il
coraggio che hai dimostrato... senza di te saremmo perduti!”
“Come...
ah, sì, la battaglia!” ripeté il mago
con un sorriso svaporato. “Ho mostrato al
mondo la mia abilità, vero?”
“Quei
Mangiamorte scappavano a gambe levate!” gli
assicurò Piton, rialzandolo rudemente
e pilotandolo verso la Skeeter. “Ora piantala di fare il
modesto e racconta
tutto a questa signora”
La
giornalista si allontanò con la sua preda, evidentemente
soddisfatta, e Piton
sbuffò di sollievo. “E così ce ne siamo
liberati. Quel buono a nulla si
dimostra utile, ogni tanto”
“Ti
rendi conto che la Gazzetta del Profeta
perderà la sua già scarsa credibilità
dopo quell’articolo?” commentò la
Umbridge, seguendo con lo sguardo la coppia.
“La
cosa non mi tange!” tagliò corto il professore.
“In ogni caso, la fama non fa
per me”
“Manderò
un gufo a Luna, più tardi” bisbigliò
Harry a Ron e Hermione. “Il Cavillo
sarà felice di conoscere la
storia vera”
“Senza
dubbio” lo appoggiò George. “Pensa alla
pubblicità che ne ricaverebbe il
negozio: Tiri Vispi Weasley, li usa anche
il Prescelto!”
“C’è
tempo per le interviste” esclamò Kingsley unendosi
a loro. “Che ne direste di
venire al Ministero per tirare le somme e... beh, festeggiare? Se
facciamo in
fretta possiamo vedere la fine della partita”
“Io
ci sto!” disse subito Harry. “Voi venite?”
“Devo
proprio passare altro tempo prezioso in tua compagnia?”
grugnì Piton, ma si
lasciò prendere a braccetto dalla Umbridge e condurre fuori
dal salone, seguito
da tutti gli altri e dagli Auror che scortavano i prigionieri. Nel
passare
davanti ai Mangiamorte, Harry ne udì uno che diceva:
“Se scrivono sul Profeta
che siamo stati sconfitti da
quell’impiastro platinato, giuro che li denuncio per
diffamazione!”
Grazie
all’intervento di Malocchio, che abbatté i muri
senza troppi complimenti
(commentando le occhiatacce del Ministro con un cordiale “Al
diavolo i Babbani!”), la
comitiva fu ben presto all’aperto;
Harry si sentiva libero e leggero come non lo era mai stato.
“È
stata una bella avventura, eh?” esclamò Peter, che
lo seguiva al fianco di
Remus. “Quasi quasi accolgo la proposta di Moody, tutta
questa azione
cominciava a piacermi”
“Bentornato,
vecchio Codaliscia!” disse Remus con un lieve sorriso.
“Adesso sì che sei un
Malandrino”
“Potreste
istituire un corpo speciale” propose Malocchio.
“Strategie alternative e armi
non convenzionali: tutto il mondo magico ce lo invidierebbe. Serve solo
un
motto...”
“Io
voto per Barcollo ma non mollo!”
intervenne Piton. “In quanto alla vita spericolata,
insegnando a Hogwarts ho
già avuto la mia parte di emozioni forti. È
incredibile la quantità di guai che
gli studenti riescono a combinare con un calderone”
Harry
nascose un sorriso, ormai abituato all’incessante brontolio
del professore. Non
avrebbe mai pensato di poterlo trovare simpatico, o di dividere uno
spuntino
con quella megera della Umbridge e il traditore dei suoi genitori, ma
la vita,
come aveva scoperto un’estate di sei anni prima, era una
riserva di sorprese.
Chissà, magari anche Gazza, Malfoy e zio Vernon avevano un
lato buono tutto da
scoprire.
Spero
solo rifletté il giovane mago che
non ci voglia un altro Voldemort per
saperlo.
E finalmente la storia è conclusa! Mi scuso per la
lunga
attesa e ringrazio tutti quelli che l'hanno apprezzata, in particolare
Elisabetta P.
I cori degli Auror sono ispirati a quelli da stadio (la prima stesura
risale all'epoca dei Mondiali), mentre il dialogo
tra gli Auror e il Ministro è una citazione riveduta e
corretta
del film La pantera rosa (quello del 2006 con Steve
Martin e Jean Reno).
Lavorando a questa storia mi sono avvicinata a questi odiosissimi
personaggi, e spero che siano piaciuti un po'anche a voi. E ricordate:
le iscrizioni all'Ordine sono sempre aperte!
Ha partecipato al Red Carpet – Notti Magiche
Autore: Lizzyluna
Storia: Harry Potter e l'Ordine della Pernice
“Harry Potter e l'Ordine della Pernice” di
Lizzyluna è una fanfiction ad alta carica parodica.
È composta di nove capitoli e di una trama alternativa
rispetto alla ricerca degli Horcrux, rivisitata in chiave umoristica.
Lo stile che la accompagna è senza dubbio buono, con un buon
uso della sintassi e con una lunghezza media dei periodi, dotato di
un'ottima scorrevolezza e apprezzabile per una lettura rapida e
piacevole. È da segnalare l'ottima gamma lessicale dalla
quale hai attinto, che sarà approfondita più
avanti. Dal punto di vista grammaticale si nota la padronanza
dell'autore delle regole fondamentali e anche una certa cura per il
dettaglio, nonostante alcuni errori si ripetano nel corso della
narrazione. Fra questi, la mancata spaziatura dopo i puntini di
sospensione, l'uso errato dei trattini incisivi, un paio di
“sì” senza accento e qualche errore di
battitura. Anche l'impostazione del dialogo è errata,
poiché quando si prosegue un discorso non terminato con un
segno di interpunzione forte, nelle virgolette basse è
necessaria una virgola. Un incantesimo trascritto come
“Reductor” - quello vero è Reducto.
La caratterizzazione è carente, però, sotto
almeno due punti di vista: non c'è abbastanza analisi del
personaggio al momento in cui si introduce la vicenda principale e che
costituisce anche il fulcro della storia e il suo intento comico, e
cioè la riconversione al “lato buono”
della Umbridge, di Piton e di Minus. Inoltre, come è tipico
delle parodie, l'introspezione necessaria per identificare e dare anima
a un personaggio è del tutto assente, in un meccanismo
narrativo attraverso il quale sono le azioni e i dialoghi a dire tutto
quel che c'è da sapere sui personaggi. Rimangono
perciò – volutamente, credo – oscure
alcuni lati dei protagonisti, Harry incluso.
Dal punto di vista della plausibilità c'è ben
poco da dire: parliamo di una caricatissima parodia, non era certo
intento dell'autore che risultasse “normale”. Si
può affermare, però, che se l'obiettivo fosse
stato quello, sarebbe stato mancato.
Come struttura della trama bisogna riconoscere comunque una certa
coerenza di fondo: ogni argomento introdotto viene sviluppato con cura
e ogni dettaglio si incastra con la propria metà, in una
semplice quanto diretta ricerca degli Horcrux nonché
battaglia finale. Ogni elemento discusso ha un suo perché e
si nota comunque un certo lavoro di “plotting”
dietro al tutto.
È una storia che tocca picchi elevatissimi in
originalità: non solo è l'idea in sé
della parodia – l'Ordine della Pernice e tutto il resto
– ad essere fresca e nuova, ma sono anche i dettagli
aggiuntivi e i tocchi di personalizzazione scelti a contribuire nel
rendere questa storia fortemente individuale. Si sente la presenza
costante dell'autore dietro ogni riga, insomma.
C'è qui ora una nota soggettiva che non è stato
possibile emettere: la carica umoristica è parsa un po'
fiacca. Alcune delle costruzioni – anche a livello lessicale
e del periodo – avevano la verve sufficiente per strappare un
sorriso, ma l'intera storia, vista nel suo insieme, non può
a mio parere essere definita “spassosa”. Forse
è a causa della struttura troppo lunga –
solitamente una parodia troppo lunga tende a stancare – o
semplicemente delle tematiche scelte, ma questa è una nota
inevitabile, dato che parte del giudizio personale di questa fanfiction
dovrà necessariamente riflettersi sulla comicità
generale.
In conclusione, “L'Ordine della Pernice”
è una buona fanfiction, forse un po' troppo plotty e
articolata per essere una parodia canonica, ma che lascia certamente un
sorriso stampato a fine lettura e una piacevole sensazione di relax e
di leggerezza. Complimenti.
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