A time for singing.

di Melath
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Forte la mano teneva il volante. ***
Capitolo 2: *** Jolene ***
Capitolo 3: *** Sucking too hard on your lollipop ***
Capitolo 4: *** Je te plumerai la tête ***
Capitolo 5: *** I like the boys ***
Capitolo 6: *** I am my hair. ***



Capitolo 1
*** Forte la mano teneva il volante. ***




Quando la mia testa tocca l’airbag rimbalzo indietro e sento la pelle fredda del sedile conto la nuca.
Perdo conoscenza immediatamente.
 
Il viaggio in ospedale è breve ma sembra che la gente qui abbia solo voglia di urlare mentre io vorrei  che stessero tutti zitti che mi fa male la testa. Da cui tra l’altro esce un po’ di sangue. Vorrei girarmi a guardare ma non ci riesco. Mi prudono i piedi.
 
All’ospedale c’è sempre questa cosa che devi per forza essere senza un rene per farti curare. Io sto bene e vorrei andare a casa e ecco, no forse a casa no. Chissà se quel maledettissimo spot è già in onda. Perché stavo correndo poi? Ah, sì.
Passo da dietro e spero che lo facciano perché sono bella non perché sono effettivamente senza un rene. Non potrei mai andarmene in giro con quei cateterini con le rotelle. Te li mettono per i reni poi?
 
Le porte continuano a sbattere finchè ne apro una con la testa, che sembra molto tipo ariete ma non è così, e una luce fortissima mi colpisce in volto.
Perdo conoscenza, di nuovo. Inizia a stancarmi questa storia.
 
Mi sveglio il pomeriggio dopo, mia mamma e mio papà sono seduti accanto al letto e sento che vicino alla porta c’è una persona ma non so chi sia. Cerco di aprire gli occhi per capirlo ma non mi riesce proprio. Direi che ora che inizi a preoccuparmi. Brittany arriva poco dopo, ne riconosco il profumo e la sento urlare con mio padre. Il quarto incomodo la porta via dalla sala. Ed era l’unica persona che avrei voluto qui con me. Cerco di spicciare un debolissimo Brittany, ma un odore di disinfettante e malattia riempie la stanza. E’ il mio dottore. Credo sia un uomo perché di solito sono sempre loro a fare questi lavori così delicati. Appena apre bocca sento che è una donna e pare che pure giovane.
‘Buongiorno signori Lopez, sono la dottoressa Cigarro, ho operato io vostra figlia ieri sera. Le lesioni non sono gravi. Abbiamo due costole fratturate, una gamba rotta all’altezza del femore e un lieve trauma cranico.’
E sti cazzi. Chissà se erano gravi eh dottoressa.
‘Santana ci metterà  un po’ a riprendersi dall’anestesia ma in un paio di giorni dovrebbe essere apposto.’
Ok, adesso mi riprendo per essere cacciata di casa yuhu.
Un’altra persona entra nella stanza e non capisco cosa o chi sia. Non riconosco l’odore. Io sono sveglia ma aprire gli occhi è troppo stancante e poi non sono una fan degli ospedali, non saprei dire chi potrebbe essere nemmeno se l’avesse scritto in fronte.
‘Questo è il signor Smith, prego, il signore e la signora Lopez’
‘Buongiorno’ ripetono in coro i babbuini.
‘Sedetevi prego,’ intima il fidanzato di Pochaontas.
‘John è qui per aiutarvi ad assimilare la notizia. Purtroppo a vostra figlia è stato diagnosticato un linfoma.’
Perdo conoscenza.
 
L’unica cosa che vorrei fare quando mi sveglio sei ore dopo è scappare, ma è notte fonda e non ne ho la forza. Tra tutto quello che poteva accadermi un linfoma. So che si guarisce ora mai da queste cose ma è comunque una cosa a cui non ti puoi proprio abituare. Io poi penso ai capelli. Che mi verranno radi e crespi.
Provo ad aprire gli occhi e finalmente ce la faccio che la stanza è davvero buia. L’unica luce è quella del mio Iphone poggiato sul comodino di fianco al letto ma sento che se mi giro cado e ci mancherebbe solo quella. Lancio un occhio, cosa che mi procura un dolore alla tempia indescrivibile, e noto che il display segna una cinquantina tra chiamate e messaggi. Bella lì. Allora esisto.  Riporto l’occhio al suo posto e vedo che è rimasta solo mia madre, seduta in una scomodissima sedia pieghevole. Ha un fazzoletto spiegazzato tra le mani e credo che abbia pianto un po’ ma potrebbe non averlo fatto. E’ un po’ Iron Woman quella donna. Senza il cuore di vetro. Lei non l’ha proprio.
 
Il giorno dopo mi svegliano e mi portano un bel tè caldo che sa di acqua e acqua con un panino. Ma bene.
Mi a madre scoppia in un pianto disperato quando mi vede sveglia, mi abbraccia e quasi strappa via la flebo. Mio padre è al lavoro, ovviamente e io e lei dobbiamo parlare. ‘So già tutto.’ Le dico lanciando uno sguardo fuori dalla finestra, se mi piangesse in faccia probabilmente ci lascerei le penne prima del previsto.
Lei singhiozza, ovviamente. Cuore di rame dai. Mi giro verso di lei e sorrido. ‘Quando inizio le terapie?’ Mi dice che ho ancora qualche esame da fare, ma che tra due settimane massimo si comincia e poi via per sei mesi, una ogni settimane più un altro ciclo se va tutto male. Cosa che andrà vista la mia sfortuna colossale.
 
Compilo il menù per il pranzo e la obbligo ad andare a truccarsi che sembra un cadavere e mi fa passare la voglia di vivere. Ovviamente mi urla in spagnolo tutta la sua rabbia perché su queste cose non si scherza senorita.
Prendo in mano il telefono e scrivo a Brittany di venirmi a trovare appena può. Degli altri messaggi non mi interessa più di tanto. Poggio il telefono sul tavolino e, quando mia madre torna, chiede se voglio vedere un po’ di tv visto che, oltretutto, siamo così fortunelle da avere la tv in camera. Non vorrei ma le dico di sì che magari si calma. Io ancora non ho bisogno di calmarmi, più avanti probabilmente  dovranno legarmi, ma non importa.
Accenda la tv per guardare il notiziario locale e il mio spot va in onda.
Dannato Finn Hudson e quel suo stramaledetto tono di voce da cornacchia in calore.
Abbasso il volto e mia madre spegne la televisione immediatamente.
 
Non siamo arrabiati nina. Ti amiamo comunque.
Per forza, ho il cancro. Le rispondo.
E in quel momento, alle 11.37 di Sabato 19 Novembre, mi prendo il primo schiaffo della mia vita.



E azione, angst.
Metto le mani avanti dicendo che non vorrei offendere nessuno con questa storia.
Spero di non inventare troppo riguardo a questa malattia che è una cosa serissima e ne sono consapevole, credetemi.
Quindi basta. Leggete e commentate.

Il titolo della storia è la rielaborazione del film 'A Time for Dancing'. E no, non ero a conoscenza dell'esistenza di un musical con questo titolo. Ovviamente la mia storia non centra nulla con questo e non lo posseggo come non posseggo glee altrimenti diventerebbe tutto sesso e niente amore.
Il titolo del capitolo è tratto dalla 'Canzone per un'amica' di Francesco Guccini

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Capitolo 2
*** Jolene ***


Quando Brittany arriva è domenica mattina presto. Alle nove è fuori dalla mia camera che aspetta, per quel che ne so potrebbe aver passato la notte fuori ad aspettare l’orario di visita ma è troppo bella per aver passato la notte in bianco. Entra con Jolene, la mia infermiera preferita.
Obbligo mia madre ad andare a casa con non poca fatica. Non è che cambia molto se sta qui vita natural durante o se va a casa a darsi una lavata. Il mondo gira comunque le dico.
Non mi tira perché abbiamo ospiti.
Britts si siede sulla sua sedia e mi prende la mano. ‘Quando mi sono fatta male io al polso sono stata ferma una settimana’ dice, io sorrido. Non le voglio dire niente, non ancora.
Non c’è bisogno di farla soffrire; non voglio che stia male per colpa mia. Se lei avesse il cancro non saprei cosa farei.
Sotto questo punto meglio io che lei. ‘Mi sa che questa dura un po’ di più tesoro’. Smette di sorridere e si toglie le scarpe.
Sale sul letto e mi si sdraia accanto sfiorando praticamente tutte le mie parti rotte. Fa un male porco ma non glielo voglio dire che mi fa un piacere immenso averla qui.
 
Jolene viene a portarmi la colazione e si incazza come una iena. Ovviamente la fa scendere dal letto. Le dico che è la mia fidanzata e lei scoppia a ridere.
‘Ovvio che lo è. Ma apprezzo che si sia tolta le scarpe. Non tutti i parenti lo fanno.’ Rimane sulla sedia per il resto della mattinata e mi racconta che è successo dopo che me ne sono andata.
Will ha cercato in tutti i modi di farmi espellere. Probabilmente ha proprio paura per le provinciali. Povero sfigato.
Finn è da quando ha saputo dell’incidente che non risponde al telefono e Kurt non si vede più al Lima Bean e tutti sanno che ama quel posto.
Mi chiedo cosa farebbe Finn se sapesse del linfoma, ma non lo dico ad alta voce.
 
A mezzogiorno arrivano i miei, ma non possiamo stare in più di due stanza visto che siamo a Lima e le camere sono grandi come delle cucce di cane. Il mio amore se ne deve andare ma promette di tornare. Non è che mi dispiaccia come promessa.
 
I due geriatri mi chiedono se ne voglio parlare con qualcuno. Dicono che abbia bisogno di uno psicologo ma l’ultima cosa che voglio è che uno sconosciuto si metta a vagare nella mia testa come fossi una meta turistica. Fortunatamente ho un assicurazione sanitaria coi fiocchi quindi è tipo compreso per queste cure e non mi devo nemmeno preoccupare del costo. Gioisco. Vorrà dire che andrò a parlare con uomo Pocahontas.
Chiedo di mia nonna. Vorrei tanto vederla. Mia mamma si scambia uno sguardo preoccupato con mio papà. ‘Cos’è successo?’ Chiedo. ‘E’…è… sta male?’
‘No, no è che… ha visto lo spot e non, non è così positiva al riguardo come lo siamo noi.’
Potrei perdere conoscenza di nuovo ma non è proprio il caso. Gli occhi mi si riempiono di lacrime.
‘Ma… ma lo sa che..che ho avuto l’incidente?’
‘No.’ Mi dicono. ‘Chiamiamola, subito. Magari vorrà vedermi!’
Mia madre mi accarezza i capelli, ‘ha staccato il telefono. Ha chiamato per darci il suo gioioso pensiero e poi ha attaccato.’
Il mondo mi crolla addosso. Posso sopportare il cancro, posso sopportare gamba rotta e pure un paio di costole fratturate; ma non mia nonna lontana da me.
Era la mia migliore amica. Non può avermi abbandonato così.  Magari se gliel’avessi detto prima io, se le avessi spiegato cosa provo per Brittany sarebbe stato tutto più chiaro.
 
A pranzo non tocco cibo, non ho voglia di mangiare nulla e mi devono iniettare qualche cosa in vena. Cominciamo bene estate.
Prendo l’iPhone e chiedo a Brittany quando torna. Mi risponde che è al bar sotto l’ospedale e non ha intenzione di andarsene a casa prima di avermi salutato.
Penso che se dovessi morire proprio in questo momento, lo potrei pure fare. Non che voglia, ma lei è mia e vuole vedere me.
Ma a cosa diavolo penso? Voglio morire? Diavolo no. Voglio vivere. Con lei, sposarla e adottare tanti bambini.
 
Chiedo di rimanere da sola per poter dormire. Provo a mandarli a casa e fallisco. Ovviamente. Escono dalla camera ma rimangono nei paraggi.
Voglio davvero dormire, ma lo voglio fare con la mia Brittany affianco. Mentre penso a questo mi addormento e capisco che devono avermi messo
qualche calmante per il dolore o qualcosa di simile nella flebo perché io non avevo così sonno.
 
Jolene entra a svegliarmi all’ora di cena e mio padre è andato a casa. Con mia madre c’è la mia paperella che è un po’ stremata ma fa niente, è perfetta comunque.
Mi obbligano a mangiare qualcosa per cena e con Brittany lì, lo faccio. Mi obbligo a mangiare quella buonissima minestra di verdure che tutt’altro sa che di verdure.
Alle ventuno finisce l’orario di visite e mia mamma porta a casa Brittany.
 
Alle ventuno e cinque minuti vorrei accendere la TV ma sento la porta aprirsi e vorrei urlare ‘Al fuoco’ che funziona sempre, ma mi fermo.
L’ombra che vedo arrivare sulla porta non mi è famigliare. E’ alta e ha i capelli corti, porta stivaletti al ginocchio e una lunga sciarpa. Faccio due conti e l’unica persona che potrebbe indossare una cosa del genere è Kurt.
 
‘Santana.’
‘Kurt l’orario di visite è finito.’
‘Lo so, ma mia zia lavora qui. Mi ha fatto un favore.’
Cerco di insultarlo ma mi interrompe. ‘No parlo io. Prima di tutto, cosa ti è saltato in mente di andare con il semaforo rosso? Seconda cosa, chiama Finn, credo sia convinto di averti ucciso. E non è molto sveglio quindi per quel che ne sappiamo ora potrebbe essere sotto un ponte con dei barboni a dondolare avanti e indietro tenendosi le ginocchia.’ Per qualche motivo, l’immagine di Finn sotto un ponte che si stugge per me mi fa ridere. Ed è la prima volta da un paio di giorni.
‘Terzo. Perché non hai detto a Brittany che hai il cancro? Può farcela. Non è una bambina.’
‘Non voglio farla soffrire. Ma poi tu come fai a -’ Quasi grido verso i suoi occhi che mi stanno giudicando. ‘ Non mi giudicare!’ urlo.
‘Oh smettila di piangerti addosso, e non urlare che sennò mi cacciano. Lo so e basta. Non glielo vuoi dire perché non lo vuoi ammettere nemmeno a te stessa. Non hai ancora ben capito cosa sta succedendo al tuo corpo. Purtroppo è una cosa brutta e parlarne potrà solo che aiutarti a superarla. Non è tenendolo nascosto che lo supererai. E lei lo verrebbe a sapere comunque. I tuoi hanno già chiamato Figgins che ha informato subito Shelby e Schuester.’
Kurt parla un sacco. Ma tantissimo tipo e vorrei tirargli un pugno per farlo stare zitto ma la flebo non me lo permette. ‘Almeno il mio cancro cancellerà il mio outing. Ecco una notizia positiva’, dico.
Kurt alza gli occhi e sbatte le mani sui fianchi con fare teatrale, tipico.
‘Se non fossi già mezza rotta ti ucciderei io a mani nude.’ Si toglie la sciarpa e penso che abbia intenzione di fermarsi e non so come mi sento al riguardo. Vorrei che se ne andasse, non siamo mai andati d’accordo. Non è mai stato mio amico e non credo che l’essere entrambi gay sia abbastanza per un’amicizia.
Si siede sulla sedia e guardando fuori dalla finestra dice. ‘Ecco come andrà: tu chiamerai Brittany e le dirai di passare domattina prima di scuola, le dirai tutto. E io verrò qui ogni volta che ne avrò voglia. E non accetto obiezioni.’
Non so cosa dire. Non capisco perché lo stia facendo. Il suo parlare fuori dai denti mi piace. Mi fa arrabbiare. Chi si crede di essere per dirmi ciò che devo fare?
‘Sennò?’ chiedo.
‘Sennò cosa?’
‘Se dico di no, che cosa fai? Non puoi più ricattarmi oramai.’
‘Verrò comunque, ma tu non mi vorrai quindi sarò ancora più indesiderato.’ Dice guardandomi di sottecchi.
Questo ragazzo mi piace. L’avevo sottovalutato.
‘Ascolta Santana,’ dice avvicinandosi al letto e prendendomi la mano, ‘ Sei una delle ragazze più forti che conosca, a parte il rischiare la vita in macchina, e non permetterò che il cancro si porti via anche te. Non ho intenzione di farti perdere questa battaglia. E conosco i genitori, tenteranno di farti sentire sotto una campana di vetro. Tenteranno di nasconderti tutto e di non renderlo reale. Ma la prima cosa che devi fare per combatterlo e renderlo reale e reagire.’
Quasi piango quando gli stringo la mano. ‘Tua madre?’ chiedo. ‘Sì.’ Mi risponde lui. Penso che non sia proprio un buon auspicio ma non voglio girare il dito nella piaga quindi non lo dico.
 
Se ne va poco dopo e la notte passa.
 
Io ovviamente non le dico di passare da me. Non ce la faccio.
Verso le 14.00 lui torna, incazzato nero.
‘Io non le dirò proprio nulla.’ ‘Sei una stupida. Non c’è bisogno che glielo dica tu, l’ha scoperto da sola.’
Alle 17.00 Brittany arriva io devo aver pianto tutto il pomeriggio perché mi specchio nella finestra e ho una faccia da urlo di Munch. Lei entra e mi guarda.
 
Toglie il cappotto e ha pianto pure lei. Ecco perché io non volevo che lo sapesse. Non la volevo veder piangere. Distolgo lo sguardo e mi si riempiono gli occhi di lacrime. Sento che toglie le scarpe e sale sul letto.
Si sdraia accanto a me e mi abbraccia da dietro. Mi scosta una ciocca di capelli dal viso.
‘Cancro uh? Credevo fossi un ariete.’ Soffoco un sorriso e me la stringo addosso.
 

Buonasera,
un paio di cose.....ho deciso di mettere la storia della nonna perchè mi serviva che fosse propiro angs al massimo e, per quanto riguarda Kurt, volevo un ragazzo forte che reagisce al cancro e fa di tutto per fare reagire Santana, quindi potrebbe essere un pochino OOC, ma cercherò di stare attenta e di farmi consigliare da quella santa donna della Marti.
Per il resto, spero che il capitolo vi sia piaciuto. O per lo meno che l'abbiate apprezzato!

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Capitolo 3
*** Sucking too hard on your lollipop ***


Oggi ho la mia prima terapia. Sono felice come un maiale a natale. Jolene ha detto che ci sarà, ma io ho insistito a farla di mattina così Brittany non c’è e non mi vede che non so se soffrirò a farla, ma mi raggiunge dopo tanto. Kurt e lei sono a scuola quindi magari mi rilasso. Alle undici comincia il tutto. Mi aggiro per l’ospedale con la mia bella sedia a rotelle e capisco un po’ Artie. E’ una palla infinita. Solo che lui non ha pure la gamba ingessata che aumenta il volume, quindi che non si lamenti tanto. Vicino al mio reparto ci sta quello dei detenuti. Quindi sono li dietro le sbarre con i poliziotti.
I ragazzi sono piuttosto giovani a dire il vero. Non sono come quelli della tv che sono sempre uno anziano e uno giovane. Questi sono giovani entrambi. Oramai conosco anche i loro turni. Mi fermo un po’ a chiacchierare finchè sento una voce maschile urlare il mio nome in mezzo al corridoio. Io non ci credo che l’ha saputo. Cioè si è trasferito. Non è che può saperlo. Non ha nessun contatto con la nostra scuola.

Giro la sedia e un imponente Dave Karofsky mi corre incontro. E’ un pelino adombrato. Le mani sono ancora nelle tasche della giacca letterman eh, non è che si sia evoluto. Ha il passo deciso e mi ricorda tanto quando Rachel è venuta a trovarmi che mi è presa la paura che spaventasse i matti della reparto psichiatria sotto col suo scalpitare in quelle sue scarpe orrende.  Mi viene da ridere solo che non posso e sfodero uno dei miei migliori sorrisi.

‘Sei una testa di cazzo.’ Esordisce colui che spingeva gli omosessuali contro gli armadietti.
‘Sono contenta anche io di vederti. Ti abbraccerei ma mi viene un po’ difficile.’ Continuo a sorridere senza un briciolo di amor proprio. ‘Spingimi in camera’, gli dico.
Appena chiudiamo la porta inizia a farmi la ramanzina. Cosa stavo pensando quando mi sono schiantata. Se ho perso il cervello magari. Cosa hanno detto i miei quando hanno saputo che sono lesbica. Brittany dove è a proposito? Che comunque potevo avvisarlo che non mi si slogava la mano a mandare un messaggio.
‘Ma tu come l’hai saputo?’ chiedo interrompendo il flusso di domande e insulti senza senso
‘Mi ha chiamato Kurt.’

Il mio viso esprime estremo stupore. ‘Porcellana? E tu da quando senti porcellana?’ Davidone arrossisce mica tanto velatamente. ‘Ci siamo sentiti dopo che ci siamo visti per caso in un bar…qualche settimana fa.’
‘Ah, al bar gay! Non sapevo ci fossi anche tu! Quindi sai di Blaine.’ ‘E tu cosa sai del bar gay scusa?’

Il suo viso esprime estremo panico. Rido, ‘Cosa devo sapere io del bar gay?’ chiedo maliziosa. ‘No dico, cioè sapevi che c’ero io?’ Lo guardo male perché insomma, ‘te l’ho appena detto che non sapevo ci fossi anche tu. Vi siete visti in un bar, qualche settimana fa, quando Blaine e piccolo principe hanno litigato e siccome so che hanno litigato in un bar gay e tu sei gay ho fatto due più due. Ma racconta, come vi siete sentiti?’ Continuo a sorridere maliziosamente mentre si avvicinano le undici e mi scopro a guardare con ansia l’orologio. Mancano dieci minuti e per fortuna c’è qui Dave che mi distrae o potrei sentirmi male.
Lui sta parlando ma io non lo sto proprio a sentire. Mi sale l’ansia e il respiro mi si accorcia. Inizio a giocare con un buco nell’imbottitura del bracciolo della sedia. Strappo piccoli pezzi di gommapiuma e di sbriciolo mentre il mio piede sano tamburella sulla plastica. Una mano salda mi ferma le dita e me le serra in una forte presa. ‘Non dovresti essere a scuola?’ ‘Ho fatto una giustificazione appena Kurt mi ha scritto. Stamattina con te ci resto io.’ Sorrido. Per fortuna c’è lui che sa il peggio di me e io il peggio di lui.

Jolene arriva con una scatola piena di dolci. ‘Non ti posso far mangiare prima che poi mi vomiti tutto, ma andiamo in sala oggi è un grande giorno e sono tutti ansiosi di conoscerti.’ Già mi immagino.

La sala delle chemioterapie è grande. C’è tanta gente che si alterna lì dentro. C’è chi si ferma mezzora e chi un’ora. Oggi alle undici siamo in cinque. Puoi scegliere se fare tutto da sola e tirare la tenda o se restare a chiacchierare con gli altri. Jolene mi dice che sarà stancante, ma la prima non è troppo pensante. Mi metteranno anche un antivomito che dovrebbe impedirmi di tirar su l’anima, ma non è nemmeno così sicuro. Mi siedo di fianco a una signora piuttosto anziana, Mary, e un ragazzo di colore Mark.
La sedia è bianca e morbida e tutti sembrano carini. Io sono agitata ma ho fame. Di solito quando mi parte l’ansia non mangerei niente, ma mi fa venire una fame sto posto. Ho proprio voglia di dolce.
Mi dicono di mettermi comoda e di rilassarmi, che son belle parole alla prima chemio. E quelle restano, belle parole.
Non sono l’unica con l’accompagnatore, ma siamo in due. Non che non possono esserci, solo non ci sono. E mi spiace un po’ per quelli che non l’hanno perché mi sembra che siano soli. E poi penso che anche io fino a mezzora fa ero sola. Almeno dopo questa posso andare a casa. Sono la più giovane qui dentro e sento nell’aria che la gente è indignata. Per se e perché a diciassette anni dovresti pensare al fidanzato e al trucco e non a combattere un tumore.

‘Ma tanto si guarisce no?’

Le undici sono arrivate e io decido che almeno la prima la voglio fare in pace, poi magari parlerò. Faccio chiudere le tende e portano una sedia per Dave.
Jolene non c’è qui perché lei non è di questo reparto, mi ha accompagnata perché mi vuole bene. Una persona in più per cui dire ‘Signore è meglio se mi tieni al mondo.’
Arriva un tizio di cui non so il nome, mi fa dei grandi sorrisi, manco fossi un ebete e gli sorrido di rimando. Solo che lui si spaventa. Devo aver fatto lo sguardo cattivo. Oppure si è accordo delle radiografie che gli stava facendo Dave e si è spaventato. Gli rido in faccia mentre mi sistema la fiala delle terapie e muovo un po’ l’ago che ho nella vena. Mi guarda storto ‘Le verrà il livido se si muove.’ Mi trattengo dal ridere e serro le labbra mentre Dave si copre le sue con la mano e le lacrime agli occhi.

Bel culetto esce dal nostro privè ed entrambi ridiamo come dei pazzi. Solo che l’ago fa davvero male e decido che è meglio se mi calmo. Allungo le gambe e appoggio la testa allo schienale, mentre chiedo a Dave di raccontarmi qualcosa. Mi racconta delle serate al bar. Ed è rilassante sentire parlare di qualcosa che va oltre la William McKinley High School. Brittany e Kurt mi raccontano sempre del signor Schuester e del glee club e di Figgins e di Rachel e di Quinn. Che ok, ma il mondo va avanti.

Poi arriva quella sera in cui Dave incontra Kurt e il suo tono cambia, diventa in qualche modo più dolce. Scopro che si sono scambiati i numeri di telefono ma che non si sono mai sentiti. Che Kurt gli ha scritto quella mattina perché oramai aveva capito che non l’avevo detto a nessuno e che però era giusto che lo sapesse in quanto mio ex. Finto, ma sempre ex. Sorrido al pensiero che porcellana abbia fatto davvero qualcosa per me dopo tutto quello che gli ho fatto passare. Mentre racconta mi accorgo che non sa del litigio e non so se dirglielo, ma forse è meglio di  no. Non so ancora come si senta Dave riguardo a Kurt e non posso immaginare come possa reagire alla notizia che il fidanzato perfetto ci abbia provato ubriaco con Kurt e tutto. Non è una bella bella cosa.
La prima mezzora passa velocemente, poi inizia a venirmi una fame dannata e mi sento la bocca secca, ma non so se posso bere. Arriva bel culetto a dare la controllata periodica e mi dice che ci sono dei ghiaccioli gratuiti che fanno bene per questo tipo di terapie, ma siamo a novembre e con tutto il coraggio del mondo a novembre a me il ghiacciolo non va giù. Dave esce e va a prendermi un leccalecca al bar dell’ospedale. Che è buono.

Nella mezzora successiva passa più lentamente ma passa. Arriviamo a mezzogiorno e arrivano i due geriatri per portarmi a casa. Ho dovuto fare carte false per non farli rimanere oggi. E non so ancora come li ho convinti.
Dave mi aiuta a salire in macchina che ancora faccio fatica a camminare ed inizio ad essere stanca morta. Poi se ne va a casa, ‘Ci sentiamo dopo su skype ok?’ ‘Ok.’
In macchina mi viene una fame della madonna e ci fermiamo in un panificio da cui esce un profumo di pane invintantissimo. Mio padre accosta con le quattro frecce e mia mamma scende a comprare un bel po’ di pizza e di grissini. E per farmi contenta mi prende pure un cannellone italiano che se me lo vede la Sylvester mi denuncia alle autorità militari. Ma ha un aspetto delizioso. Arrivo a casa e mi cambio.

Non ho più voglia di pizza e voglio subito il cannellone super invitante. Ho la bava alla bocca. Se avessi la coda scodinzolerei.
Mi siedo sul divano e mangio il mio super dolce ipocalorico senza nemmeno un briciolo di rimpianto.
Il campanello suona appena finisce il mio paradiso gustativo, ma ora mi sento un po’ gonfia.

Brittany entra di corsa ma non è sola. Si è portata dietro il piccolo principe. Lancia il cappotto sul divano e si inginocchia accanto a me. Rido vedendo la differenza tra lei e Kurt. La mia bionda ha praticamente fatto come se fosse a casa sua. Ha tolto scarpe e cappotto appena entrata mentre Kurt è ancora imbacuccato e sta facendo le moine a mia mamma. E’ quasi ridicolo.
Quando i geriatri se ne vanno al lavoro, si lascia andare e toglie il primo strato del suo vestiario. Ancora non mi capacito di come faccia a muoversi con tutti quei vestiti addosso. Sembra sempre che abbia una corazza. Brittany invece nella sua divisa delle cheerios è una visione, come sempre.

Mi schiaffa un bacio sulle labbra appena mia mamma chiude la porta.

‘La Sylvester vuole parlarti’, dice mentre accende la TV.
Guardo Kurt perplessa e lui scuote le spallle. Non è che ci voglio proprio pensare. Dato che pensare a lei mi rimanda al mio cannellone e a quanto fosse grasso e a quanto io mi stia pentendo di averlo mangiato visto che è arrivata pure un po’ di nausea.
‘Oggi è venuto Dave a trovarmi.’
‘Ah sì?’ chiede sorridendo con aria colpevole e il viso tendente al rosso.
‘Sì.’ dico. ‘Ha detto che mi chiama dopo su skype.’

Non so se si è capito, ma voglio che si vedano.

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Capitolo 4
*** Je te plumerai la tête ***


Oggi inizio la fisioterapia. Ho più robe io da fare che Obama. Mi sento molto Michelle. E la mia presidentessa personale è il mio Obama.
Alla fine sono stata male. Per il bombolone. Perché mi dicono di stare leggera e io mi abbuffo. Vedo già la cellulite tremare.
Dopo la fisioterapia devo passare a scuola che metto apposto un po’ di cose. Spero non mi facciano liberare l’armadietto perché te lo fanno fare solo se muori. O ti trasferisci. E io non sono ancora spacciata.
Che poi devo pure incontrare la Sylvester. E il Glee club.
Faccio tutto quello che devo fare con la mia gamba e dopodomani mi fanno un nuovo controllo che magari, mica che mi vada davvero di culo, mi tolgono il gesso.
Con me ci sono delle persone strane. Tutte un po’ pirla.
Un biondino tutto muscoli mi si avvicina mentre mi sto mettendo un po’ di rossetto. Ha il polso rotto. Troppe pugnette immagino.
Ma alla mamma avrà detto che è colpa del football.

‘Hey’
‘Hey’
‘Come va, bella?’
‘Bene, ho un cancro e una gamba rotta. Tu?’
‘Hai… oh.’
Sorrido.
‘Aspetta, ma tu sei quella lesbica? Quella famosa?’
Sgrano gli occhi. Va che sono famosa.
‘Eh.’

E se ne va. Mi piacerebbe considerarla la conversazione più costruttiva della mia vita.
A scuola mi ci porta mia mamma ma l’ho pregata di lasciarmi fuori. Non voglio che mi vedano con lei.
Già da sola faccio pena, se poi mi accompagna pure possiamo direttamente chiuderci nella torre e lanciare giù i capelli.
Avviso Brittany che sono arrivata ma a prendermi viene Kurt.
Questa cosa che voglia essermi amico dopo tutto quello che gli ho fatto non mi fa gusto, ma è Kurt.
‘Certo che poteva venire a prendermi qualcuno di un po’ meno gay. Già da sola sputo arcobaleni, se mi vedono con te ci fanno tesserati onorari al LGTB.’
‘Meno gay? Al Glee Club? E avvisi Brittany?’
‘Touché.’
‘Oh ora conosci il francese?’
‘Cherchez la femme.’
‘Oh, je suis tres surprise!’
‘Ok ho finto, conosco solo quelle due cose.
 No aspetta. Conosco anche Alouette, gentille alouetteAlou-'
Lui ride mentre mi prende la borsa e mi lancia uno sguardo assassino. Non è così male. Almeno lui si salva.

Entro e sono tutti in giro. Ma qui dentro nessuno fa lezione? Va bene che abbiamo un insegnante ogni ottanta studenti, ma almeno a finta? No?
Tutti mi guardano.
‘Mi guardano’
‘Perché sei bella.’
‘Tu non fai testo, sei gay.’
‘Anche tu.’
‘Che centra, scusa? Odio questa gamba. E i capelli. Mi si attaccano alla testa. E queste cazzo di stampelle. Perché mi guardano Kurt? Perché mi fissano?’

Sento che sto per piangere. Sento che sto per crollare. Non sono pronta per stare qui. Non sono pronta per rivedere tutti che mi guardano.
Kurt mi prende per le spalle e mi scuote.
‘Non crollare. Sei Santana Lopez. Nessuno può fermarti.’
Alzo la testa e mi dirigo verso l’aula del Glee Club mentre suona la campana di rientro in classe.
Appena varco la porta i ragazzi si mettono ad applaudirmi.
Giro la testa verso il mio accompagnatore.
‘Ora posso piangere?’
‘Ora sei a casa.’

Brittany arriva ad abbracciarmi e tutti gli altri insieme. Anche Mr Schue e la Corcoran. Mr Schue E’ molto vicino ai suoi alunni. Molto.
Dopo interminabili secondi io mi riprendo ma qualcuno deve salvare Rachel che pare che le abbiano ucciso il gatto.
‘Senti nana, non sono ancora morta ok? Risparmia qualche lacrima quando canterai al mio funerale.’
‘Santana!’
Questa volta è Schuester.
‘Troppo?’
Mi lancia un occhiata eloquente. Sorrido.

Dico che però mi aspettavo almeno una canzoncina. Una piccolina per me che sono tanto dolce. E ridono.
Non so perché non capiscono che io posso essere zuccherosissima. Non con tutti però. Solo con alcuni.

Ed è lì che cado dal pero. Perché hanno deciso che verranno tutti a farmi compagnia durante le chemio. Che due alla volta verranno a tenermi la mano.
A sorreggermi l’ago. Ma non lo dico stavolta che sennò mi spezzano l’altra gamba. Io avrei un’altra idea ma non so come fare a dire
che preferirei avere 
solo Dave che mi rilassa e mi calma ma poi chiedo se posso fare una cosa che ho pensato che sarebbe bellissimo e io lo voglio tanto.

Non sono entusiasti, ma io sono una regina di cuori e voglio la mia parte di divertimento.

Figgins e la mia coach preferita vengono a salutarmi. Che è un po’ un eufemismo perché sarei dovuta passare prima da loro, ma oops devo essermene scordata.
 Posso tornare quando voglio a scuola, no non perderò l’anno. Ovviamente ogni tanto avrò dei compiti da fare a casa. No, non saranno verifiche ma se volessi guarda che ci sarebbe un servizio di insegnanti che verrebbe a casa a farmi lezione.
Non saprei. Non che non mi freghi della mia istruzione, ma non uscire nemmeno ogni tanto mi deprimerebbe davvero tanto. E siccome andare fuori a sfiancarmi di alcool lo trovo un pelo azzardato, l’unica speranza è questa gabbia di matti.

Esco da quell’ufficio che puzza di chiuso in una maniera impressionante ed inizio ad essere stanca, vorrei andare a casa, ma non credo che saltare le lezioni a cazzo sia contemplato nel mio contratto quindi decido di andare in palestra. Avrei allenamento ora quindi non sono obbligata a sentire Schuester anche a spagnolo. Che lo parlo meglio io di lui.
Ma le Cheerios fanno male. Io mi muovo con le stampelle e fra poco mi cadranno i capelli. Fra un paio di mesi non potrò più fare la coda alta e arricciarli tutti.
Le ho viste le foto. Ho visto i foulard pavone. Ho visto la collezione di Hermes. Ho visto pure i ‘Ventun modi per allacciare il foulard in testa.’.
E le parrucche volerebbero via. Se poi ci mettiamo la gamba rotta probabilmente la mia carriera è andata. Finita. Kaput.
Mi tocco i capelli. Non potrei nemmeno essere capitano. Chi mai vorrebbe un capitano pelato?
Mi viene da piangere ed è la terza volta oggi.

Raccato le stampelle e cerco di andare più veloce possibile in bagno ma faccio un casino terribile con queste cose appresso e vorrei solo lanciarle via e correre fino a non fermarmi più.
Attraverso il corridoio zoppicando, apro la porta con Francesca, la stampella destra, e la chiudo con il sedere.

Ora sto proprio piangendo. Sento spingere.

‘Smamma.’ Urlo, tra le lacrime. Questo è un po’ troppo anche per me.
San…
E questa voce non me l’aspettavo.

 


Eeee lo so che è tardissimo e ci ho messo una vita e che è un capitolo piuttosto inutile ai fini narraviti, ma ogni tanto stanno benino pure quelli vero?
Probabilmente la riablitiazione della gamba di Santana sarà molto breve. Purtoppo non conosco la procedura così bene da dire se le terapie vengono effettuate anche se hai una ferita in guarigione, ma credo di sì.
In ogni caso in questo universo sì. 
Comunque giuro che aggiornerò più velocemente. Anche perchè ora so come andare avanti, ma mi serviva un capitolo che legasse l'ospedale a tutto il resto. 
Grazie mille per continuare a leggere e a recensire!

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Capitolo 5
*** I like the boys ***


‘Signorina Corcoran, vorrei chiederle un favore.’ Lei mi prende le mani tra le sue.
‘Qualunque cosa tu voglia, Santana.’ Non so se è il cancro, ma sono tutti molto più gentili con me. Lo vedo che mi compatiscono.
Ci sono quelli che ti vedono e pensano oh povera. E poi ci sono quelli che glielo leggi negli occhi che pensano almeno non è capitato a me.
Che almeno loro sono sani e possono pensare a cosa mettere la sera per andare al bar. E dimenticano.
‘Vorrei scegliere io la canzone per le regionali. E vorrei cantare da solista.’ Lei annuisce come se se l’aspettasse.
‘Abbiamo quasi tutto pronto ma questo favore me lo deve proprio fare. Dopotutto potrebbe essere la mia ultima esibizione in pubblico e con dei capelli quindi…’

lo sguardo che mi lancia mi blocca. La gente non è ancora pronta a parlare di morte. Tutti dicono che sopravvivrò,  ma seriamente.
Quante possibilità ho? Poche. Posso farcela, ma la mia vita non è che sia proprio rosa e fiori. Ho letto che ci vogliono almeno sei anni
prima che il rischio che si ripresenti raggiunga livelli vicini allo zero. E anche lì non puoi mai sapere.
A volte mi fermo e penso che per fortuna mi sono schiantata. O sarei potuta morire senza saperlo. Non che tu lo sappia quando muori.
Muori e basta. Non lo sai quando passi di là. Anche perché non avrei mai trovato nessuno per raccontarlo.
Quindi, chi lo sa poi se muori davvero o finisci, che ne so… nel luogo dei tuoi sogni, sull’isola con Elvis, Marylin e Michael. Sarebbe una figata però.

‘Come scusi? Mi ero distratta.’
‘Non ti preoccupare, so che sei molto stanca. In ogni caso, non credo che le ragazze avranno problemi a darti questa opportunità.
Le provinciali sono sabato, sei sicura di riuscire a preparare un numero in tempo?’
‘Ho solo bisogno di un arrangiamento vocale, perché questa canzone la preparo dall’asilo praticamente.’
 
Esco dall’ufficio e trovo la mia guardia del corpo personale.
‘Ma non ci vai mai tu a lezione?’ dico.
‘Non sono tornato mica per seguire le eccitanti lezioni di storia della Noirs.’
‘Scusa’ mi prende sotto braccio, ‘dimenticavo che le tue ragioni avessero una voce troppo acuta e un discutibilissimo gusto nel vestire.’
Rido. Mi piace tirarlo per il culo. Nel senso. Scherzare. Mica che si vada a pensare mare.
‘Piantala Santana. Uno, è occupato. Due, sono tornato per te. Se non fossi venuto in bagno ieri saresti ancora dentro a piangere.’
‘L’hai detto ad Azimio?’
‘Cosa?’
A volte mi vien voglia di pestarlo con le stampelle e lasciarlo a sanguinare in corridoio. Non ci arriva a certe cose il mio scimmione.
‘Che non ti piacciono le patate.’
‘Ma a me pia- oh…. Certo che sei cretina forte a volte.’
Sorrido, anzi. Lo guardo e rido perché il colore delle sue guancie ha raggiunto la tonalità della sua giacca letterman e si sta pian piano facendo strada pure verso le orecchie. Lo prendo per le guance e gliele stritolo. Sembra un San Bernardo. ‘Belle Guanciotte.’ Gli dico. Se non mi tira un pugno in faccia è un miracolo.
‘Siamo arrivati brutta cretina. Ti passo a prendere a fine lezione. Come va la gamba?’
‘Bene. Dopo mi porti anche dall’estetista già che ci sei, amore?’
‘Vaffanculo.’ E se ne va. Ecco, lui continua a trattarmi male.
 
Entro in classe e si fa silenzio. Uhm. Bello.
Mi avvicino all’unico banco libero. E mi siedo di fianco di Kurt.
‘Scusi il ritardo prof, ero dalla Corcoran.’
‘Non so se essere contenta che tu ci abbia degnato della tua presenza o spaventata dal fatto che tu mi abbia chiesto scusa per il ritardo, Lopez.’
Sogghigno. Mi piace spiazzare i professori. Quelli pirla ancora di più.
Mi sporgo verso il mio amico di preferenze sessuali. ‘Che lezione è?’
Mi lancia uno sguardo come se avessi appena ucciso un coniglietto. Che buono il coniglio arrosto. Quasi lo chiedo a mia mamma per pranzo questa domenica.
‘Non mi guardare così. Ho avuto da fare.’
‘Matematica.’ dice mentre si volta e segna dei simboli strani sul suo quaderno.
Apro il mio quaderno tutte-materie-così-non-mi-confondo-e-non-lo-dimentico-mai e cerco una pagina bianca. Il fatto che siano tutte piene di scarabocchi con il viso di Brittany e i nostri nomi incorniciati da cuori mi dà un certo sollievo. Mi fa sentire a casa.
‘Dove è il tuo nano, bei capelli?’
‘Non è un nano.’ Sbuffa. ‘E non segue matematica. Cioè, la segue, ma con un’altra prof.’
‘Oh.’
Il silenzio di Kurt conferma il fatto che lui voglia davvero seguire la lezione e sospiro. ‘Non vuoi parlarmi, ho capito.’
Mi volto e inizio a disegnare il profilo della mia bellezza personale.  Dopo pochi minuti Kurt si volta verso di me e mi chiede
‘Perché hai fatto tornare Dave?’ Sembra arrabbiato e mi chiedo perché. Non sono mica cazzi suoi. Strabuzzo gli occhi.
‘E’ tornato da solo. Non è mica legato ad un guinzaglio. Che problema c’è?’
‘Blaine non ne è entusiasta.’
‘E allora? E’ qui per me.’
‘Crede che abbia una cotta per me. E abbiamo litigato.’
Mi soffermo sui suoi occhi chiari. Sono gonfi ed è arrossato in volto. Distoglie lo sguardo e abbassa il viso.
Gli prendo una mano. ‘Beh, allora è un cretino. Se ti ama si deve fidare. E poi anche se Dave avesse una cotta,
crede davvero che proverebbe a rubarti a lui? E’ praticamente il fidanzato perfetto. Non ci sarebbe storia, o no?’
Kurt è confuso ‘No no, certo che no. Nessuna storia.’
Rido, uhm io si che so come si gioca. ‘Ecco allora siamo a posto. E poi non ha ancora detto a nessuno di essere gay, stai tranquillo.
Non l’ha nemmeno accennato ad Azimio.’
‘Non è che tutti hanno una relazione con i propri migliori amici, Santana. Brittany praticamente ti venera. E non è così facile.’
‘E lo dici a me?’
‘Silenzio là in fondo. Lopez, devo farti uscire dalla classe?’
‘Se proprio insiste prof! Però qualcuno dovrebbe portarmi una sedia fuori perché potrei avere un mancamento e nessuno se ne accorgerebbe,
e sa com’è l’assicurazio-‘
‘Okok, abbiamo capito. State attenti ora, questa cosa è importante.’
Kurt ed io ridiamo. Non ci siamo ancora lasciati la mano.
‘Dovrei sedermi più spesso vicino a te. Io non avrei saputo che dire!’
‘Mi accompagni dall’estetista dopo?’
Mi guarda scioccato.
‘Andiamo, mica ti sto chiedendo di tenermi la mano mentre mi depilo! Mi serve solo un passaggio in macchina!’
‘Ok. Ti aspetto in macchina così saluto Blaine. Hai la scorta per arrivarci?’
‘Sì, viene Britt a prendermi.’ Bugia. Brittany ha allenamento intensivo con le Cheerios.
La campana suona e lui corre fuori. Un tornado che mi fa cadere i fogli del quaderno.
 
‘Quando hai finito di leccarti le ferite dell’incidente, il mio letto è aperto per te e la Pierce. Io posso anche solo guardare.’
Alzo gli occhi e Mark, un coglione della squadra football mi sta sorridendo sornione appoggiato ad un banco.
Spero abbia delle sigarette in tasca o qualcosa di simile, perché quello che vedo non mi piace.
‘Certo!’ Sorrido con evidente piacere. ‘Veniamo venerdì mattina verso le undici, ok?’ Lui sembra spiazzato. Ed eccitato.
‘Certo! Oddio, davvero?’ Sorride imbarazzato. ‘Ovvio! Non è un problema se ho nel braccio l’ago della chemio però, vero?
E ci saranno anche un paio di infermieri. Spero proprio di non vomitarmi addosso ‘sta volta. Sarebbe imbarazzante in un letto che non è il mio.’
Mark sbianca. E scappa. Oh, tutti i mongoli li trovo io.
Si scontra con Dave sulla porta che mi guarda malissimo.
‘Cosa gli hai detto?’
‘Che aveva la patta aperta, cosa credi.’
‘Sei una cretina. Andiamo, ti porto a casa.’
‘No tesoro, ho un impegno oggi pomeriggio.’
‘Ok, dove ti porto?’
Lo fermo a metà corridoio e lo prendo per le braccia. ‘Senti, non serve che tu mi faccia da schiavetto. Davvero. Mi sento in colpa.
Io per te non posso fare proprio niente.  E tu mi stai facendo da stampella da due giorni. Ti sei trasferito per me e non capisco il perché proprio.
E’ una cosa che non mi torna.’
‘Ti voglio bene. E potrei essere azzardato, ma credo che qui dentro non ci sia una coda di persone che possono dire la stessa cosa.
Qualcuno ti ama alla follia. Qualcuno ti vorrebbe vedere appesa ad una croce per tre giorni e non vederti resuscitare.
Hai bisogno di una mano. E forse avevi ragione, non sei l’unico motivo per cui sono tornato.’ Sorrido.
‘Abbiamo problemi in paradiso, comunque.’
‘Cioè?’
‘Blaine è geloso.’
‘Coooosa??? Ma è scemo? Ma non c’è gara. Non potrei mai portargli via Kurt! Ma mi hai visto? Dai, dove ti porto?’
‘A quella macchina nera.’
‘Hai trovato un altro passaggio?’ sembra triste mentre lo dice.
‘No, mi ci accompagni pure tu. In due.’
‘Avevo capito che Brittany avesse gli allenamenti.’
‘Infatti non è Brittany che mi accompagnerà dall’estetista.’
 
Ci avviamo verso la macchina con me che zoppico ancora un po’ e Dave mi tiene su per un fianco.
Altro che stampella, potrebbe essere il mio muro portante. Devo ringraziare Kurt per averglielo detto. Devo proprio.
Arriviamo alla macchina ma non c’è nessuno nei paraggi. Prendo il telefono e cerco il numero. Non ho tempo da perdere.
Devo provare la canzone per sabato. Dannato Kurt.
La chiamata viene interrotta e mi viene da tirare giù un bel porcone, ma una figura indistinta arriva da dietro la palestra
con il fiatone e la camicia mezza aperta.
Ora sì che vorrei investirlo con la macchina e passare più volte sul suo corpo agonizzante, perché con me c’è Dave e non voglio che lo veda
appena uscito da un incontro poco casto con il suo ragazzo. Mi volto verso di lui e noto che è girato a guardare il campo da football.
Per fortuna. Kurt arriva ed è dall’altra parte del cofano. Ricomponiti, gli dico con il labiale, e devo avere una faccia piuttosto arrabbiata
perché lui mi dà davvero ascolto. Non so se abbia visto Dave che è coperto dalla sua monovolume, ma non voglio che Dave lo veda così.
Si sistema il foulard e arriva al posto del guidatore.
Dave non doveva averlo visto perché si blocca.

‘Dave?’
‘Kurt…’
Entrambi mi guardano con aria di rimprovero.
SORRIDO.
‘Ci diamo una mossa che sennò perdo l’appuntamento? Io mi siedo dietro.’



Oh, lo so. Sono in ritardo. Chiedo perdono, come ogni volta.
Però devo dirvi una cosa. La canzone che voglio fare cantare a Santana alle provinciali era in programma molto prima che uscisse nelle canzoni per il prossimo episodio. Non dico qualche è che magri per qualcuno è spoiler, ma ci tengo a specificarlo.
La canzone che da il titolo è I like the Boys dei Pleasure Seeker. Ed è legata a Dave che ancora deve fare coming out, insomma.

Detto questo basta. Vi suggerisco Sext Me, una nuova FF in collaborazione con Irishmarti (perchè io posso MUAAAAHAHAH) e magari recensite pure, no? :)
Grazie a tutti per aver messo questa storiella tra i preferiti, seguiti e quan'altro. Grazie davvero.

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Capitolo 6
*** I am my hair. ***


‘Santana, questa non è la strada per l’estetista.’
‘Oh vedo che ti sei svegliato furbo questa mattina, Dave.’

‘Hey hey senti, potresti togliere le scarpe dal finestrino per cortesia?’
‘Che palle Kurt!’
Io proprio non capisco cosa ci sia di male. Sono sdraiata nel retro di questa astronave con gli interni in pelle  bella comoda con i piedi appoggiati e lui rompe.
Rompe sempre. E comunque in questa macchina la tensione si taglia con un grissino. E io ci navigo in queste cose.
 
Mi alzo dalla mia comoda posizione e scompiglio i capelli a Kurt, che di tutta risposta mi ringhia contro e cerca di mordermi la mano.
Dave scoppia in una fragorosa risata che distrae il guidatore. Non dirò che abbiamo quasi fatto un frontale perché avevano deciso
di guardarsi negli occhi e arrossire proprio mentre dall’altra parte arrivata un’altra macchina.
‘Kurt, ma se sai la strada, perché hai voluto usare il navigatore?’
‘Non non è la mia stessa estetista!’
Io credo di aver toccato il tappetino della macchina con la mascella, ma è Dave a precedermi. ‘Tu vai dall’estetista???’
Rido. Rido perché non si può. Dave ride e Kurt arrossisce. AHAHAHAH Kurt dall’estetista. ‘Non ci posso credere!’ Dave è piegato in due dalle risate, io mi tengo la pancia.
Mi sta venendo male alla testa, ma non riesco a smettere.
Credo si sia offeso, perché accosta davanti ad un negozio di parrucchieri e ci intima di scendere. Non è che ci muoviamo proprio, ma Dave si toglie la cintura perché sta soffocando dalle risate.
E vedo che anche Kurt è un po’ contagiato, ma tenta di trattenersi. Inutilmente. Mi avvicino a lui e inizio a dare dei piccoli colpetti ai fianchi con un dito.
Lui inizia a dimenarsi come se un ragno gli corresse per le spalle. Soffre il solletico da morire. Continua ad agitarsi e quando mi tiro indietro lo sento gridare ‘Dave, salvami! Aiuto!!’
Io smetto di ridere e mi riappoggio al sedile dietro, incrocio le braccia e li guardo soddisfatta. Primo passo, compiuto.
Kurt e Dave si fermano quando si rendono conto di quella che sta succedendo:  
due ragazzi gay chiusi in macchina che si fanno il solletico mentre una lesbica con il cancro e una fasciatura posticcia li guarda soddisfatta.
Kurt è ancora confuso quando mi dice che siamo arrivati, ma Dave deve aver capito cosa sto cerando di fare e mi lancia uno sguardo omicida che, personalmente, non mi scalfisce neanche.
 
Indico a Kurt il parcheggio per i clienti e scendiamo dall’auto.
‘Non sono mai stato in questa zona della città.’ Mormora Dave confuso.
Lo guardo sbuffando. ‘Idiota, io abito là dietro.’
‘Infatti io a casa tua non ci sono mai stato.’
‘Oh. Vero. Quello è Kurt. Dovreste venirci più spesso voi due. Insieme,’ ma quell’ultima parola non la dico ad alta voce, la sussurro.
Kurt non mi sente perchè è andato in avanscoperta, ma Dave sì e mi tira una gomitata. ‘Mi stai picchiando molto Dave. Non si fanno certe cose con le persone che stanno per morire.’
Questa frase Kurt la sente forte e chiaro, perché si volta e mi guarda male.
 
Eeeee siamo a due minacce di morte con gli occhi. Se fossero Medusa sarei già bella che sepolta.
‘Che ci facciamo qui, comunque?’
‘Uhm, non lo so. Devo farmi rifare le chiavi di casa perché le ho perse, spero che questa gentile parrucchiera sia così carina da darmi una mano.’
Dico infilandomi le mani nelle tasche del cappotto. Inizia a fare davvero freddo.

‘Santana.’
‘Ok ok.’ Ora lo dico. Ora lo dico davvero, lo faccio e non ci penso più.
‘Questo è il negozio di Anita, mia zia. Fa la parrucchiera, come potrete immaginare. E siamo qui perché tra un paio di giorni inizierò a perdere i capelli. Lo sappiamo tutti e tre, non sbuffate. E voglio tagliarli prima che sia troppo tardi. Prima che inizino a cadere e siano ancora lunghi. Voglio che siano corti, che ne rimangano pochi da perdere e ritrovare sul cuscino e incastrati tra i maglioni.’
Deglutisco. Non rispondono. Non so se non vogliono o se preferiscono non interrompere questo mio monologo strappalacrime. Non lo so ma continuo.
‘Ho voluto ci foste entrambi perché, ascoltate bene non lo ripeterò mai più: a te Dave voglio un bene dell’anima, e a Kurt sto iniziando a volerne. E poi sei l’unico che mi possa aiutare con lo stile giusto.’
Tiro su col naso. Non credo sia il freddo che mi fa lacrimare gli occhi. Anzi sì, è il freddo. Sì, lo è sicuramente.
Kurt mi prende una mano.
‘E Brittany?’
‘Voglio farle una sorpresa, poi la conosco. Se fosse venuta si sarebbe fatta tagliare i capelli corti per solidarietà e io non posso permetterle di perdere quei meravigliosi capelli biondi e inoltre ho fatto un patto con la Sylvester ed ora lei è il nuovo capitano delle Cheerios quindi le serve la coda.’ Lo dico tutto d’un fiato e Dave toglie la mia mano sinistra dalla giacca e la stringe nella sua.
Potrebbe starci un abbraccio, ma io non ce la faccio. Non sono ancora pronta. Stringo entrambe le mani, ingoio lacrime e schifo e mi dirigo verso il locale,
da cui esce una musica ritmata e le urla delle donne che hanno trovato un nuovo argomento su cui sparlare quel giorno. E’ probabile che si tratti di me.
Lesbica, un incidente stradale con i fiocchi e un linfoma, tutto in meno di un mese. Ma nemmeno a mettersi d’impegno uno una cosa così la immagina.
 
Apro la porta e si zittiscono tutte subito. Eccoci. Cominciamo bene.
‘SANTANA! Mi amor!’ Mia zia con me non centra un cazzo. Lei in realtà è italiana e non è proprio mia zia, il che giustificherebbe la poca somiglianza.
E’ altissima e biondissima. Solo che oggi ha deciso che sarebbe stata fucsia. Ho come l’impressione che se non ci fosse Kurt con me uscirei uguale.
Perché è una di quelle parrucchiere da cui vai con una foto di un taglio di capelli che ti piace ed esci con tutt’altro. Insomma, fa un po’ di testa sua.
Che poi dev’essere una roba che fanno tutti i parrucchieri perché ancora non ne ho sentito uno che ti dica che il suo parrucchiere fa quello che gli dice.
E’ una roba che insegnano all’accademia mi sa. Nel decalogo del perfetto hairstylist.
1.       Non ascoltare il cliente
2.       Voglio solo spuntarli: via metà lunghezza
Eccetera eccetera.
 
Mi siedo al lavandino e lei inizia a bagnarmi i capelli. ‘La solita spuntata, dolcezza?’
‘No zia, oggi facciamo un po’ di rivoluzione. Voglio sorprendere Brittany.’
Lei si ferma e si avvicina al mio orecchio. ‘Non so quanto ti convenga parlare di Brittany qui dentro, tesoro. A me non frega niente, ma le clienti non sai mai cosa potrebbero pensare.’
Sono tentata di mandarla a fare in culo, ma poi mi guardo in giro. Il negozio non funziona come anni fa.
La gente lo frequenta di meno e se il mio orientamento sessuale disturbasse alcune delle sue clienti e gliele facesse perdere, non me lo perdonerei mai.
Non che cambi qualcosa. Lo sapranno sicuramente già, ma se facciamo a finta di niente? Tu non ne parli così non ci soffri se io non lo accetto.
E’ questo quello che leggo nei loro occhi. Nelle loro iridi spente dietro i caschi della permanente e sotto le cuffie delle tinte.
Dietro i giornali con cui tentano di nascondere il loro giudizio. E un po’ mi fanno pena. Chissà che vita, a tenere nascosto tutto per mantenere l’apparenza.
Mi lascio andare sul lavandino e premo il pulsante della poltrona per allungare le gambe. ‘Ok’, sussurro.
L’atmosfera si rilassa e Kurt inizia a tenere banco parlando dell’ultimo numero di Vogue.
Mentre mia zia mi massaggia la cute penso che forse è un bene che il mondo sappia. Almeno non dovrò più nascondermi. Non completamente.
Non con le persone che amo almeno. Le altre si fottano.
 
Sto per addormentarmi quando Kurt tira un urlo che pure Dave si sveglia dalla sua poltrona.
‘Dio Santo, Kurt! Che hai visto, la Madonna?’ gli urlo mentre ritorno in una posizione umana sulla poltrona.
‘No, ma ho trovato il tuo taglio perfetto.’
Dave si avvicina al giornale e sorride. ‘E’ questo’ dice.
 
Mi siedo davanti allo specchio e inizio a far tremare il piede. Non lo scelgo mica io, ma vedere i miei capelli ai piedi così tutto d’un botto fa impressione.
Kurt mi stringe una mano e mi dice che sarò bellissima.
‘Io lo sono sempre.’ Gli rispondo. Ride. Lo vedo che vorrebbe insultarmi, ma credo sappia la fatica che sto facendo. Dave dietro di lui non sa che fare.
Non sa dove mettersi e come nascondere le lacrime.
‘Oi, bestione, son capelli eh, ricrescono!’ gli urlo. Kurt si gira e sorride. Con la coda dell’occhio vedo che d’istinto sposta la mano per prendere quella di Dave e trattengo il respiro.
Ma non lo fa. La muove e la rimette apposto. Dave non si accorge di nulla per fortuna, ma io si. Abbassa lo sguardo e poi riposiziona gli occhi su di me.
Scuoto la testa in segno di fortissima disapprovazione e lui sembra confuso. Non capisce.
‘Ferma o ti taglio un orecchio. Ma lo sapete che da piccolina aveva sempre paura che le tagliassi le orecchie?? Piangeva eh. La stronza.’
‘Zia!’ Urlo. Ma dentro di me la ringrazio perché almeno ha alleggerito la situazione e ora stanno tutti ridendo delle mie fobie. Tra le quali anche quella che mi tagliassero le orecchie.
 

Modello del taglio si capelli di Santana, disegnato dalla maga Eli!Quando ho finito sono uno spettacolo. Non credevo che avrei potuto essere più figa di quanto già fossi, ma ci è riuscita.
Portiamo Dave a prendere la sua macchina; io dovrei scegliere con chi andare e non riuscirei proprio a decidermi se non dovessi parlare con Kurt.
Abbraccio Dave e mi guarda male. ‘Non sono mica completamente senza cuore, eh.’
 

Salgo in macchina con Kurt e mentre andiamo a casa lo ringrazio. Per il taglio, per avermi accompagnato, per avere deciso di starmi vicino, per tutto.
Poi gli chiedo cosa è stata quella cosa dal parrucchiere.
‘Non lo so. Mi son sentito di stringergli la mano. Poi mi son sentito uno stupido. Chissà cosa avrebbe pensato! Perché mai avrei dovuto stringergli la mano. E’ grande e grosso. E poi avrebbe potuto male interpretare.’

‘Male interpretare?’
‘Eh… hai capito.’
‘No.’
‘Sei un diavolo. Mal interpretare, pensare che boh, ci fosse qualcosa di più di un’amicizia.’
‘No, ma guarda che non è scemo.’ Mi giro verso di lui staccando la cintura, visto che tanto siamo arrivati a casa mia.

 

Tutti credono sia un tonto giocatore di football che non sa fare due più due. Guarda che non è proprio così. Lui non lo dice in giro, ma è decisamente furbo. E fidati, lo sa che stai con il nano.’
‘NON E’ UN NANO.’ Mi urla mentre esco con fatica dalla macchina.
 
Aspetta che arrivi in casa, parecchio tempo direi visto che zoppico ancora un po’, e poi parte. Lo saluto con la mano e poi apro la porta. Quello che vedo dentro è bellissimo.
Anzi, bellissima.

Bionda, lunghi capelli, in tuta e con un sorriso a trentadue denti. In mano tiene una tavoletta di cioccolato e quando mi vede inizia a saltare.

Credo che i capelli le siano piaciuti.


Per farmi perdonare del ritardissimo ho preparato questo capitolo in poooochissimo tempo. 
Il prossimo, pregate il signore perchè ho gli esami da preparare, ma arriverà lo giuro.

Piaciuta la sorpresa?????? 
Dite grazie alla magnifica Eli che ha prodotto la meraviglia del modello del taglio di San. E' stupenderrimo vero?????
Grazie Grazie Grazie!! (e anche alla Marti che mi beta tutto. :3)

Bene, grazie alla fine anche a voi per aver letto e ora andate a recensire da bravi!

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