Le ossessioni di Mike

di Akane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chitarre ***
Capitolo 2: *** Giochi assurdi ***
Capitolo 3: *** Animali feroci ***



Capitolo 1
*** Chitarre ***


TITOLO: Le ossessioni di Mike
AUTORE: Akane
SERIE: RPF-Linkin Park
GENERE: comico, sentimentale
TIPO: raccolta di one shot, slash, fluff alcune
RATING: dal verde al rosso, dipende dai capitoli. Il primo verde.
PAIRING: ChesterXMike
DISCLAMAIRS: i personaggi non sono miei ma di loro stessi poiché reali, io scrivo immaginando tutto ciò e non faccio male a nessuno.
NOTE: Mi è venuta l’idea non so nemmeno io come, ma che Mike ha delle stranezze/ossessioni/fisse è vero e pensandole più o meno tutte, mi è venuta in mente questa serie di shot conclusive con il tema comune di cui ho parlato. E poi sì, avete visto bene. Ho messo avvertimento fluff perché direi che questa volta ci siamo. Si parla di fluff… me lo direte voi ma io credo sia così. Ad ogni modo spero di divertirvi abbastanza. Buona lettura. Baci Akane

LE OSSESSIONI DI MIKE

CHITARRE

Guidava Mike e non che andasse ad una velocità spedita, ma comunque nemmeno piano.
Chester era seduto accanto e parlava dei regali di Natale che ormai si avvicinava.
- Non ho palle di fare regali a tutti! Non è che posso farne uno generico e basta? - Mike che l’ascoltava facendo attenzione alla strada ed alle vetrine dei negozi che passava, rispose divertito perché lo conosceva bene:
- Tu nudo con un fiocchetto in testa? - Chiese ironico sapendo che comunque pensava ad una cosa simile…
Chester ghignò lieto che il suo compagno lo conoscesse così bene…
- Tu mi leggi nel pensiero! - Mike rise a sua volta.
- Sei prevedibile, Chez… -
- Senti, a me scoccia da morire andare in giro a fare shopping, anche se ci vado con te! - Mike che lo ascoltava e pure gli rispondeva nonostante guidasse e al tempo stesso osservasse il mondo circostante oltre che la strada, piantò improvviso una brusca frenata che fece andare Chester quasi sul vetro; questi infatti cominciò ad imprecare come una bestia infernale mentre guardava le macchine intorno a loro fare altrettanto dopo delle frenate dell’ultimo minuto.
I clacson non si sprecarono e vedendo che Mike ancora non si muoveva ma che guardava fisso una vetrina oltre la spalla di Chester, questi suonò lui stesso per farlo tornare in sé e quando successe, lo investì con la seconda rata:
- Ma fottuto idiota che non sei altro, che cazzo ti è saltato in mente? Levati dalla strada, si può sapere che diavolo hai in testa per frenare in quel dannato modo? Mi hai quasi fatto spiaccicare sul vetro, non sai quanta fottuta gente ci ha evitato per così? Mike! Pronto?! -
Ma Mike sebbene si mise in parte per parcheggiare, rimase trasognato a fissare sempre qualcosa oltre la spalla di Chester. Solo allora il ragazzo si girò per vedere di cosa si trattasse e quando vide il negozio di chitarre si prese il viso fra le mani e lo scosse sconsolato.
- Oh cazzo, no… ma mentre guidi?! Sei fottutamente psicopatico! - Mike nemmeno lo sentiva e scendendo dall’auto senza distogliere lo sguardo dalla vetrina del negozio di chitarre e da una nello specifico, fece per attraversare la strada senza nemmeno controllare che non venissero esseri viventi ad investirlo. Chester si precipitò subito fuori e lo prese per un pelo per il braccio quindi continuando a sbraitargli contro parole che scivolarono addosso a Mike senza entrare nel segno, l’accompagnò dall’altra parte della strada.
Sospirando rassegnato, giunto davanti alla destinazione finale, gli chiese cercando di capire quale fosse stata questa volta ad avergli fatto rischiare la morte.
- Quale? -
Mike puntò la vetrina e con occhi sbrilluccicosi tremendamente infantili ne indicò una.
Era una gran bella chitarra elettrica, un ultimo modello prestigioso che avrebbe fatto invidia a qualunque musicista, per uno che ne collezionava era come la Piramide di Cheope per un archeologo!
- E’ una gran bella chitarra… - Ammise Chester calmandosi. Almeno l’aveva quasi ucciso per una cosa bella. Mike annuì frenetico, a momenti si sarebbe messo a saltellare. - non ce l’hai già una simile? - Chiese ricordandosi di averne vista una simile a casa sua dove teneva la sua famosa collezione lontano dalla portata di chiunque fosse inferiore ai venti anni.
- No… questa ha le curvature diverse, anche il manico è leggermente differente, è più maneggevole e… - Si mise a descrivere per filo e per segno le differenze delle due chitarre in questione che di sicuro poi alla fin fine sarebbero apparse insulse, quindi tagliando corto e sapendo che comunque quando si metteva in testa una cosa era la fine e non lo si smuoveva, guardò il prezzo. - Mmm… mica male come costo… cazzo, Mike, e tu spenderesti una cifra simile solo per una chitarra con delle differenze minime da una che hai già a casa che poi, fra l’altro, non userai forse mai? - Mike lo fissò subito come avesse bestemmiato e con aria da posseduto cominciò a parlare a macchinetta senza nemmeno prendere fiato, sventolandogli l’indice davanti al naso, cosa che Chester odiava profondamente infatti lo fissava talmente male che a poco l’avrebbe morso.
- Tu non capisci proprio un cazzo come sempre, Chez! Queste chitarre sono da collezione e se ne trovi una con delle minime differenze da un’altra che già hai è ovvio che la devi avere, le devi esporre vicine a quelle della stessa serie per far vedere l’evoluzione della meraviglia! E no, non si possono usare però le devo dipingere! -
Altra fissa di Mike, oltre al collezionismo spietato delle chitarre, una volta comprate se le pitturava con dei pennarelli apposta. Faceva delle vere e proprie opere d’arte rendendo la chitarra in questione ancor più unica oltre che rara.
- Però è una contraddizione, se ci tieni tanto dal prenderle e non usarle per non rovinarle, poi che senso ha dipingerle? - Non l’avesse mai detto! Il dito divenne ancor più insistente, sventolato sempre davanti agli occhi dell’altro, ma senza notare la sua aria seccata, Mike riprese il suo sermone sul limite dell’isteria.
- E’ l’unicità che rende speciale qualcosa che lo è già di suo! Non posso avere qualcosa che può avere qualcun altro, sempre in ambito di chitarre, ma siccome non posso togliere lo strumento specifico dal mercato, rendo unico e diverso il mio! - Aveva anche un che di logico ma rimaneva una cosa strana e di pura contraddizione, a Chester comunque non gli importava nulla dal momento che quel maledetto dito non la smetteva di muoversi così vicino alla sua faccia. Fu così che per non ucciderlo glielo prese e torcendoglielo con cattiveria grugnì:
- Fai quel cazzo che ti pare ma piantala con questo fottuto dito che altrimenti te lo spacco! - Mike si lamentò e sembrò tornare in sé, quindi dicendo una serie di ‘ok’ frenetici, si riappropriò della mano.
Tornato a fissare la vetrina con aria sognante, Chester si placò. Lo preferiva versione bimbo davanti ad una torta di panna piuttosto che checca isterica.
Quando entrarono Mike si perse perché comunque doveva guardarsi tutte le altre chitarre presenti e naturalmente, come da Chester previsto, si imbatté in un’altra di ultima fattura che fece brillare gli occhi all’interessato. E dopo la gioia, lo spegnimento.
Chester lo fissò incredulo.
- Ed ora che hai? -
Mike a quel punto si girò verso il compagno tenendo una chitarra per mano e proprio vicino al suo viso. Sembrava un bambino che non sapeva decidersi fra una torna alla panna e l’altra e visto che Chester adorava quella sua versione, decise di dargli corda.
- Non so decidermi… -
- Comprale tutte e due… -
- Ma sono una spesa mica da poco… - Chester inarcò le sopracciglia. Che gli saltava in testa di pensare al prezzo?
- E che te ne fotte? Le vuoi? Prendile! I soldi li hai! -
Mike però sospirò posandole nei rispettivi piedistalli, rigorosamente vicini. Non era facile per lui, però aveva dei famosi principi.
- E’ che mi sono sempre detto di non diventare uno di quelli dalle spese folli solo perché ho i soldi e posso. Oltretutto siamo in periodo natalizio e ci sono un sacco di regali da fare. Anche se a te scoccia a me piace pensare a qualcosa per ognuno e sai quanta gente conosco? Inoltre facciamo tante campagne d’altruismo e poi sputtano i soldi così? Un po’ va bene, dico, ma non posso esagerare, no? - Chester che non poteva già più di ascoltarlo, si rivolse al negoziante che se la rideva come non mai. Mike era frequente di quel posto e conosceva La sua ossessione per le chitarre, di conseguenza se ne procurava sempre di nuove di proposito.
- Le prendiamo entrambe. - Fece secco. Mike lo guardò senza capire.
- Ma Chez, hai sentito cosa ho detto? -
- E tu hai sentito me? Ho detto LE PRENDIAMO… non le prendi. -
Mike si fermò, dovette scollegarsi dal proprio mondo per tornare in quello reale, quindi quando registrò il significato delle sue parole gli occhi gli divennero lucidi e tornando come un albero di natale, gli piombò fra le braccia stringendoselo fino a soffocarlo.
- Oddio, ma sei tenerissimo! Grazie, Chez! Ti amo! - Se non fossero due abituati a scherzare, il negoziante avrebbe pensato seriamente male ma l’esuberanza di Mike era famosa e non ci pensò, anzi, si mise a ridere.
- Sì, sì, dai… - Cercò si sbolognarselo frettoloso per imbarazzo incombente. Amava farsi sbaciucchiare da Mike ma non certo in pubblico e sapendo che dopo il ‘ti amo’ sarebbe arrivata la sua bocca, se lo tolse di dosso prima che potesse farlo. Mike era comunque troppo contento per quello che aveva conquistato e continuando a saltellare come un bimbo, guardò il commesso sistemargli le due chitarre.
Una volta in macchina dai vetri furbamente oscurati, aspettarono prima di ripartire per poter riprendere dall’interruzione. Mike era ancora tutto un fremito d’eccitazione, non ricordava di essersi mai sentito più felice ma ovviamente era una sensazione del momento.
Chester non era famoso per la sua generosità, anzi, ma per quel che riguardava Mike non badava né a spese né a principi. Adorava vederlo così com’era ora, semplicemente. Non c’era niente da fare, si disse ricevendo finalmente le sue labbra entusiastiche ed accettandole di buon grado.
Era proprio fottuto.
 - Babbo Natale è arrivato in anticipo per te. Se fai una fottuta mezza parola agli altri che ti ho regalato una cazzo di chitarra per Natale ti faccio il culo, perché non intendo fare cose del genere a tutti! È solo una rottura di coglioni fare regali, cazzo! - Ma ormai Mike non ci sentiva più e continuando a ricoprirgli il viso di baci, gli tolse il respiro. Un gran bel modo per morire, comunque.

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Capitolo 2
*** Giochi assurdi ***


*Per questa seconda shot raccolta ne Le ossessioni di Mike, troviamo un'altra parte demenziale di Mike, l'ossessione che nutre verso i gioci assurdi per non dire imbecilli. Sempre naturalmente a discapito di Chester. Per questo breve pezzo mi sono ispirata alle foto che troverete sotto (è confermato e risaputo che la scimmia è Mike). Trovando quelle foto troppo esilaranti ho voluto usarle e siccome Mike ha questa mania per i giochi, eccovi il pezzo. Buona lettura. Baci Akane*

GIOCHI ASSURDI



Chester entrò in casa sbattendo come suo solito la porta, gracchiò un seccato ‘ehi’ in direzione di Mike ma quando notò che il compagno non era dove di solito si trovava quando stavano lì nell’appartamento secondario, ovvero nel suo studio davanti al computer, si sedette sul divano rosso gridando come un ossesso.
- MIIIKE! - Ma al silenzio completo in risposta capì che doveva essere solo. Non ci avrebbe minimamente pensato ad alzarsi e cercare e tanto meno a ragionare che se le luci erano accese e la porta d’ingresso aperta, come minimo doveva esserci qualcuno dentro. Alzando le spalle rimase seduto chiudendo gli occhi con quella di riposare un po’ prima della riunione. Con gli altri dovevano vedersi più tardi, in teoria con Mike avevano appuntamento prima per stare un po’ da soli ma lui aveva fatto ritardo. Solo ora notava che l’altro lo stava facendo di più, un evento in effetti.
Quando sentì un rumore sospetto dal corridoio aprì flemmatico mezzo occhio, non si scompose e tanto meno si allarmò, specie quando poi un mostro scimmiesco saltò fuori mettendosi in piedi sul suo stesso divano in posa d’agguato verso di lui.
Chester aprì entrambi gli occhi, girò il capo, guardò l’uomo vestito da scimmia con tanto di cappuccio a maschera che copriva completamente il viso e senza fare una minima piega né in senso ilare né in senso turbato, alzò le mani nel suo stesso modo come volesse rispondere allo spavento che l’intruso aveva cercato di arrecargli.
- Oh che paura! - Fece assolutamente monocorde, come se non gli importasse minimamente della scena che gli si era appena presentata ma soprattutto come se fosse normale per un adulto vestirsi da scimmia.
Certo, perché che quello fosse Mike non c’era dubbio, ovviamente.
L’essere travestito imitò un gorilla senza perdersi d’animo e dopo aver saltellato sopra Chester passandogli di qua e di à, si decise a sedersi sfinito, non aveva certo l’età per fare il pazzo scatenato come poi aveva fatto.
- Non ho l’età! - Commentò sfinito.
- No, per fare il pazzo scatenato no ma per mettere il vestito da scimmia sì, vero? - Disse finalmente Chester ironico, alla fine non aveva potuto non sciogliere la propria maschera di imperturbabilità. Del resto davanti ad un affare simile che faceva la scimmia vestito da scimmia c’era decisamente poco da fare…
Mike, col fiatone, rimase immobile con le braccia larghe accanto a sé, stava per morire per i troppi saltelli e non si sentiva per niente offeso dalle parole di Chester il quale, accomodatosi proprio attaccato a lui sopra uno dei suoi bracci aperti, continuò ghignando:
- Non ti chiedo dove diavolo l’hai tirato fuori quest’affare! -
- L’ho trovato in un negozio di giochi e non potevo non prenderlo! Mi sono immaginato la tua faccia quando fossi saltato fuori con questo addosso a fare la scimmia ma vedo che non ti ho spaventato e nemmeno impressionato! Non hai fatto una piega! - Disse poi Mike deluso con una vocina sottile da bambino. Adorava giocare e fare la parte dello scemo ma adorava ancora di più se gli davano corda. - Con te non c’è soddisfazione! Joe si sarebbe messo a fare la scimmia con me! - Continuò a lamentarsi piagnucoloso.
Chester alla fine rise, non poteva non sciogliersi e divertirsi a queste scene, solo lui riusciva a ribaltargli completamente una giornata pessima, spesso proprio coi suoi soliti giochi assurdi di cui ne era proprio ossessionato assai volentieri!
- Ma non puoi impressionarmi o spaventare conciato nel tuo animale naturale! - Dargli a lui della scimmia non era un’offesa per Mike, adorava le scimmie ed in molti lo paragonava ad una di esse ma non per i modi scalmanati visto che era una persona piuttosto statica tutto sommato, proprio per il suo entusiasmo e per le orecchie. Secondo tutti, infatti, le sue erano orecchie da scimmia e Mike ci era parecchio affezionato!
Il suo mugolio in risposta fu estremamente infantile e facendo sorridere ulteriormente il compagno, per placarlo e farsi perdonare dell’apparente indifferenza di prima gli baciò la fronte attraverso il cappuccio-maschera ancora abbassato. Non contento gli toccò sfacciatamente il pacco, sempre da sopra il costume, e questo regalò un enorme sorriso alla scimmia che però Chester poté solo immaginare poiché il suo viso rimaneva ancora coperto. Non sembrò comunque essere un vero problema visto che gioco per gioco, sempre per rimediare alla sua scarsa risposta, gli salì sopra a cavalcioni e guardandolo con profondo e preoccupante sadismo, disse:
- Allora, scimmia… come posso rimediare per farmi perdonare? - Chiese già allusivo.
Era ironia e a quel livello Mike si trovava benissimo, ci sapeva giocare alla grande e senza togliersi la maschera da scimmia dal viso, rispose prendendolo per i fianchi:
- Come, non sai cos’è che piace tanto alle scimmie? -
Fu la fine non solo perché Chester pensava a quello sin dall’inizio ma proprio perché Mike aveva raccolto lo scherzo come piaceva a lui.
Volgare!
- Parli delle banane? Se è quello che volevi bastava chiedere, non serviva ti travestissi da scimmia per chiederla! -
Replicò abbassando il tono e diventando oltremodo malizioso. Mike da dietro il cappuccio continuava a ridacchiare, gli occhi gli brillavano e la gola cominciava a seccarsi. Si stava divertendo come un dannato, amava profondamente quando Chester stava alle sue cazzate perché poi, chissà come mai, finivano sempre per prendere quella piega maniaca!
- Allora io aspetto, ho fame! - Rispose senza la minima esitazione accendendo ulteriormente l’altro, se possibile.
Senza fiatare ancora un istante di più, si slacciò subito i pantaloni e tirandosi su sulle ginocchia, rimanendogli comunque sempre sopra a cavalcioni, gli tolse il cappuccio rivelando il suo viso acceso e ridente, gli occhi brillavano sia di malizia che di divertimento e si eccitò ancora di più perché amava Mike così euforico tutto per lui. Sempre l’unico in grado di rivoltargli la giornata da così a così.
Fu lui stesso ad aiutarlo a tirare fuori il suo ’frutto’ e quando glielo avvicinò al viso, non esitò a prenderlo fra le labbra per assaggiarlo. Dopo i primi movimenti mugolò di gusto e Chester ghignò ancora.
- Gradisci la banana? - Era cosa buona e giusta continuare a parlare secondo quel gioco assurdo, davvero buona e giusta… specie per Mike…
- Gustosa. - E lui sapeva assecondarli, i giochi. Molto bene decisamente.
Crebbe subito d’intensità e tanto lui lo faceva con la bocca accompagnandoselo con le mani, tanto l’altro spingeva gemendo di piacere. Riusciva addirittura a non considerare l’assurdo vestito che indossava Mike, nemmeno quello lo smontava, come se fosse normale farsi fare una cosa simile da un uomo travestito da primate!
Peccato che comunque se ne accorse lo stesso, solo un po’ dopo… quando voglioso di andare oltre quell’assaggio si sciolse dal suo viso per scendere e togliergli i vestiti.
Quando provò a mettere mano al pelo che rivestiva il compagno, lì si rese conto che spogliarlo non sarebbe stato facile.
Si fermò, guardò meglio corrucciato e si corresse con un’imprecazione poco fine.
Era praticamente impossibile riuscirci senza romperglielo… cosa che a momenti avrebbe anche fatto se… la porta d’ingresso non si fosse aperta proprio mentre Chester stava per crearsi un varco coi denti e le unghie cercando intenzionalmente di rompergli il vestito!
- Chi cazzo è proprio ora? -
- Proprio ora che? Mica ti facevo rompere questa meraviglia! - Replicò subito Mike dandogli una spinta col piede per toglierselo di dosso e allontanarlo dal proprio costume!
Lo sguardo che si scambiarono i due fu interrotto a sua volta dall’arrivo di Joe che appena vide Mike vestito da scimmia si mise a ridere subito rumorosamente e senza perdere un secondo cominciò a saltare proprio come l’animale da cui era conciato.
Nel giro di un istante anche la scimmia vera era lì che faceva il pazzo con somma soddisfazione per essere assecondato come avrebbe voluto prima.
A Chester non rimase che fissare i due fare gli idioti appuntandosi mentalmente un paio di cose…
“Lo sapevo che quel fenomeno voleva questo ma se lo scorda che faccia la scimmia… al massimo gli posso dare da mangiare!”
Certo essere interrotto in quel modo non era il massimo ma con una sottospecie di scimpanzé andare oltre quel punto non sarebbe stato comunque il massimo e poteva ritenersi anche soddisfatto così.
Almeno fino a che gli altri non fossero andati via e Mike non si fosse tolto quella roba di dosso!

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Capitolo 3
*** Animali feroci ***


*Ecco un altra shottina breve ma divertente su una delle tante ossessioni di Mike. Questa più che tale è una stranezza o comunque una particolarità che spicca e dalla foto la noterete da soli. Dal titolo si capisce. Vedendo le sue foto dove espone di sé una tipologia di essere umano piuttosto calmo, carino e coccoloso si direbbe che gli piacciono le cose altrettanto calme, carine e coccolose. Peccato che poi tutto ciò venga completamente smentito dal fatto che sta con Chester (e non serve aggiungere altro) e dal cane che ha. Ok, non so se di preciso quello della foto sia il suo ma da come se lo coccola con quel capolavoro di espressione ho immaginato che fosse lui. Comunque che il suo cane si chiama Bessie è vero.
Sono oltretutto lieta di annunciare che l'ultima one shot di questa raccolta è arrivata quarta ad un contest del forum dell'EFP 'Erotic Contest' indetto da SaraViktoria e Andrea. Grazie per la posizione ed i complimenti. Chi non sa di che fic si tratta perchè aspetta la pubblichi, resti sintonizzato!
Buona lettura.
Baci Akane*

ANIMALI FEROCI


Mike era seduto al mixer. Lui e Joe stavano cercando di ragionare sui suoni dell’ultima canzone incisa. Era come se mancasse qualcosa, in realtà niente di specifico. Le musiche andavano bene, come al solito tutti gli strumenti erano stati registrati alla grande ed avevano trovato spazio per aggiunte dell’ultimo minuto, tutti avevano personalizzato in qualche modo, ma secondo lui e Joe, gli specialisti degli effetti speciali, mancava qualcosa.
Mentre gli altri se ne erano ormai già andati, in studio erano rimasti solo loro due e Chester. Era ovvio che non potesse andarsene prima di Mike.
Dopo aver girato e rigirato in lungo ed in largo, si era fermato nella poltrona ad osservarlo lavorare sui suoni con molta serietà. Era estremamente concentrato e gli occhiali da vista gli donavano un’aria estremamente intellettuale e da secchione. Insomma, tutt’altro rispetto a ciò che poi era veramente.
Lui e Joe comunque ebbero ampiamente modo di perdersi in discorsi complicati da spacca neuroni, cosa anomala per loro visto che solitamente erano quelli che facevano i dialoghi più demenziali.
Più noiosi e comuni di così per Chester non potevano essere…
- Secondo me dobbiamo riuscire a dargli un’impronta tanto delicata quanto… non so, nostra! È una canzone tragica e romantica al tempo stesso, ma non quel romantico sdolcinato, quel romantico così drammatico che richiede un tocco di cupezza in più rispetto al connubio degli strumenti che abbiamo usato. Cioè, quello che c’è va bene ma manca qualcosa in più, che ci identifichi. Che quando lo si ascolti si capisca subito che è nostra. È bella ma è ancora troppo ordinaria. Serve un tocco di surreale ed imparagonabile che non si sia ancora sentito in giro! -
In mezzo a quel vortice di parole su arte, creatività ed anche romanticismo di tanto in tanto, Chester pensò di essere tornato a scuola ed associando il volto serioso ed intellettuale di Mike a quello di uno dei suoi odiati professori, si chiese come potesse fare per farlo tornare l’amato ed eccentrico assurda creatura di cui era perdutamente innamorato!
Fu nel dormiveglia, quando si stava calando nel sonno più profondo, che gli venne l’idea perfetta e scattando in piedi come una molla uscì sbraitando allegramente che sarebbe tornato subito.
Mike lo sentì appena andarsene, Joe nemmeno se ne accorse.
Era turbato e seccato da questa mancanza, non trovava proprio la chiave giusta, ci voleva qualcosa che arricchisse in qualche modo quella canzone così drammatica, tragica e romantica al tempo stesso. Era uno dei loro capolavori, ne era convinto, ma ci mancava qualcosa… ma cosa?
Provarono suoni e suoni e molti li inventarono ma niente pareva convincerli fino a che, al colmo della serietà che incombeva sulle loro facce e specie su quella di Mike più cupo di sempre e seccato per la mancanza del suo solito tocco di genialità che normalmente aveva nei momenti più critici, la porta si aprì.
Prima di girarsi a vedere chi era sentì il respiro veloce e pesante e capì subito.
Quando si voltò infatti aveva già gli occhi che brillavano e quando lo vide le lucette di natale avevano acceso il suo viso non più tetro e seccato. Un’espressione tenerissima e al settimo cielo lo illuminò, sembrava avesse davanti la creaturina più coccolosa e dolcissima del mondo e con un sorriso a trentadue denti si inginocchiò davanti al nuovo arrivato e prendendogli i lati del viso cominciò ad accarezzarlo con energico entusiasmo parlandogli gioioso con una vocetta infantile:
- Amore mio! La mia Bessie! La mia piccola cucciola stupenda! Ma chi è il cane più bello del mondo? Chi è il cane più bello del mondo? Ma sei tu! Amore mio! La mia piccola Bessie! -
Nonostante sapessero entrambi gli altri due che lo fissavano che Mike faceva così con la sua Bessie, ogni volta che lo vedevano rimanevano sempre stupiti.
Aria a posto ed intellettualoide fra occhiali ed espressione fino a poco prima impegnata e poi eccolo lì, tutto all’opposto, inginocchiato con un’aria infantile e giocosa a fissare con occhi brillanti una cosa che a vederlo sembrava piccola, carina, tenera e coccolosa.
Invece era un pitbull enorme che era il doppio di Mike!
L’aria feroce l’aveva di natura e nonostante fosse tenuto benissimo, il pelo era lucido e curato e non sbavasse nemmeno un po’, dalla mascella aperta ‘sorridente’ si vedevano la fila di denti affilati e aguzzi che nel guardarla chiunque si chiedeva A, come avesse potuto chiamarla Bessie, un nome così da cucciolina, e B, come potesse definirla ‘piccola’ parlandogli e guardandola con quell’aria non solo adorante ma anche come se fosse una principessina splendida e minuscola, esile e delicata!
Le carezze energiche e forti dimostrarono che era abituato ed in men che non si dica il cane gli rispose con delle leccate che gli lavarono tutto il viso che anch’esso era circa la metà di quello della bestia.
Per un momento Chester pensò che l’avrebbe divorato ma poi lo vide riemergere ridendo e abbracciando affettuoso il pitbull, disse allegro e trasformato come la notte ed il giorno.
- Oddio, grazie Chez! Mi hai portato la mia piccolina! Mi ci voleva proprio un po’ di distrazione! Sei un tesoro, grazie! Solo tu potevi pensarci! -
Così sì che andava bene, finalmente!, pensò Chester soddisfatto ghignando mentre lo guardava. Era un contrasto vivente.
L’aria da professore serio unita a quelle sue stranezze senza fine.
Gli piacevano gli animali feroci e non solo, li sapeva gestire tanto bene che era praticamente inumano. Qualunque bestia pericolosa a lui non solo piaceva e la vedeva come un esserino fragile e dolcissimo ma riusciva a domarla alla grande.
Chester adorava quando lo faceva, specie perché non si rendeva conto che nel suo piacergli quel lato, ovvero quello che apprezzava le cose feroci e che le sapeva domare, era come dire che adorava come apprezzava lui stesso.
Chester era feroce e non solo Mike aveva perso la testa per lui ma l’aveva anche domato perfettamente.
Quando il cane si sistemò sul divano con il secondo papà, il primo ebbe la famosa illuminazione che aveva tanto aspettato nervosamente.
- Ci sono, so cosa ci vuole! Un tocco di grottesco! Gli serve del carattere, qualcosa che graffi! Senti qua, Joe, che ne dici di questo? -
Nel giro di pochi minuti conclusero il lavoro e trovarono l’effetto giusto finendo la canzone.
Quando Joe se ne fu andato, Mike rimase a sistemare le ultime cose prima di uscire mentre Chester stava adagiato comodamente sul suo cane che ormai lo considerava come, appunto, il secondo papà. Anche lui a casa aveva due cani di taglia considerevole. Un labrador che era un incrocio con un rottweiler ed un Australian Shepard. Se il secondo non incuteva timore anche se non era propriamente piccolo, il primo un certo timore lo dava comunque. Ovviamente quest’ultimo glielo aveva portato a casa Mike obbligandolo a tenerlo con sé, dicendo che lui non poteva perché la sua Bessie aveva qualche problema con tutti gli altri cani del mondo.
- Sei stato grande, è stata proprio la mia cucciolotta ad ispirarmi! Ti amo! - Concluse poi entusiasta Mike sedendosi sopra Chester che a sua volta era appoggiato su Bessie. Gli stampò un bacio sulle labbra che sapeva di cane e il destinatario infatti fece una smorfia ma imprecò a dismisura quando il pitbull ‘delizioso’ si intromise lavando ad entrambi il viso.
Adorava quando i loro due papà si facevano le coccole su di lei.
Peccato che Chester non amava sbaciucchiarsi Mike che sapeva di cane!

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