Ricordava ancora il giorno in cui si erano trovati l’uno di
fronte all’altra, nella casa nella quale aveva convissuto per quasi due anni.
Ricordava gli occhi blu cupi, più scuri del solito. Ricordava le splendide
gambe incrociate sul divano bordeaux e i
caldi calzettoni da casa che indossava
“Shika…aspetto un
bambino”.
Ricordava più di ogni altra cosa i mille e contrastanti
pensieri che gli avevano affollato la mente.
Erano giovani, forse troppo.
Forse non avevano avuto abbastanza tempo per loro e per la loro
vita.
Forse non era ancora il momento per averne un’altra, di
vita.
Erano ancora dei ragazzini.
Guardando però il suo viso, così terribilmente imbarazzato e
pieno di sensi di colpa non aveva potuto fare a meno di pensare ad una creatura
con quegli stessi lineamenti e quegli stessi splendidi occhi azzurri.
Il frutto del loro amore.
Le aveva preso le mani fra le sue mentre lei alzava lo
sguardo in attesa di un giudizio.
Sorrise rassicurante.
“è una cosa
bellissima, Ino”.
Quella aveva improvvisamente colorato quel cupo blu in un
azzurro pieno di gioia e l’aveva stretto forte “sono così felice”
E lo era.
Era quello che voleva, e Shikamaru avrebbe deciso che era
quello che voleva anche lui.
Circa un anno dopo, in quello stesso salotto, quello stesso
ragazzo raccoglieva il disordine sparso in terra.
Pannolini, varie bustine di latte in polvere, vestiti
sporchi, giocattoli, libri e cd.
Approfittava del momento di pausa nella quale la creatura
riposava.
Ella dormiva beata al centro del suo letto matrimoniale,
ormai da tempo inutilizzato.
Dopo aver messo in ordine alla meglio si spostò in cucina
dove cominciò a scavare in cerca di qualcosa di commestibile.
Niente.
Avrebbe dovuto comprare qualcosa quella mattina durante la
sua passeggiata.
Ogni scorta alimentare era finita e chissà da quanto, non
aveva avuto modo di controllare.
Sentiva il suo stomaco lamentarsi.
Sapeva di non poter uscire lasciando la bestiola in casa ma
non poteva nemmeno portarsela dietro rischiando così di svegliarla e quindi
sentirla urlare per un’altra mezzora.
Si lasciò cadere a peso morto sul divano.
Era esausto.
Sentiva la stanchezza in ogni cellula del suo corpo.
Socchiuse gli occhi ed in poco tempo cadde nel sonno.
Un urlo agghiacciante gli ferì i timpani e si ritrovò dritto
in piedi per poi correre in camera da letto.
Guardò di sfuggita l’orologio appeso al muro: era riuscito a
dormire dieci minuti scarsi.
Afferrò la neonata tentando di tranquillizzarla. Tra le sue
braccia ed il calore del suo corpo subito si era calmata ma come aveva ritentato
di sdraiarla sul letto aveva ripreso a piangere.
Shikamaru era esasperato.
Si mise le mani sulle orecchie “ti prego smettila”
Aveva detto “smettila smettila smettila!” stava alzando la
voce.
Ma la bestia non si fermava.
La riprese in braccio e quella si calmò nuovamente.
“vuoi stare con me, vero?” le aveva chiesto, come se potesse
rispondere “va bene..”
Si era chinato posandola al centro del letto e le si era
sdraiato affianco, guardandola negli occhi.
“sei così maledettamente bella” le aveva sussurrato.
Gli occhi neri lo fissavano contenti. Dimenò le zampe sulla
sua faccia, accarezzandogli il naso e le labbra.
Lui sorrise. “però ora dormiamo” le aveva detto.
Un suono acuto e fastidioso lo svegliò di soprassalto. Il
campanello.
Si era alzato in fretta correndo verso la porta d’ingresso e
chiudendosi quella della camera alle spalle. La bambina fortunatamente dormiva
ancora.
Aprì e si trovò davanti un paio di occhi verdi. “ciao
Shika”. Era stupito di vederla “ehi ciao, che ci fai da queste parti?” guardò
fuori, era ancora pomeriggio: doveva aver dormito un’oretta.
“sono passata a vedere come stavi”. Il ragazzo notò il
cestello che quella teneva fra le mani
“ti ho portato qualcosa da mangiare” aveva detto
gentilmente, quello sorrise a quella notizia.
“ah bene, entra pure” le aveva fatto largo.
Si guardò intorno. La casa non era di certo splendente ma la
situazione era sicuramente migliorata da quella mattina. “avevo giusto scoperto
di non aver nulla da mangiare in casa, sei stata gentile a passare” le indicò
il divano bordeaux “accomodati pure”
Ella si sedette sul divano posando il cestello sul tavolino
basso li di fronte. Ne estrasse un contenitore in silicone giallo “prendi,
queste le ho fatte oggi a pranzo”
Era carne. Aprì il contenitore ed inspirò quell’odore a lui
così lontano.
Si fiondò in cucina portandosi dietro il cestello.
Aveva sentito odore di latte per troppo tempo.
“Dio Sakura non sai che gioia mi porti”, quella rise “si
vede!”
“scusami le maniere ma sono affamato” quella annuì
comprensiva.
Come affondò i denti nella prima fettina si udì dall’altra
stanza in richiamo della creatura.
“merda” si era dovuto alzare. La giovane dai capelli rosa si
levò in fretta facendogli segno di rimanere seduto “stai tranquillo ci penso io.
Tu mangia pure”.
Quello rimase colpito. “ma no Sakura figurati, faccio io”
aveva posato la carne ed era andato in cerca della bustina di latte in polvere
che aveva da poco messo via.
“Shikamaru davvero lasciami fare”. Gli occhi neri
penetrarono quelli della ragazza, fulminandola “sono capace di prendermi cura
di mia figlia, Sakura!” aveva alzato la voce.
La ragazza rimase immobile. Calò il silenzio.
Si sentivano i piagnistei in sottofondo.
Il giovane aveva
afferrato il biberon con la tettarella e l’aveva riempito d’acqua calda mentre
l’ospite si sentiva sprofondare nel pavimento. Guardò la ragazza e si sentì un
idiota. Quella mugugnò piano “scusami, volevo solo essere gentile”
Shikamaru le si avvicinò “lo so, perdonami…è che sono stanco
e…” Sakura gli toccò una guancia, zittendolo “capisco, non c’è problema… se non
hai bisogno di me me ne vado”
Il Nara prese la bustina di latte e gliela porse “devi
mischiarlo all’acqua calda, versatene un po’ sul dorso della mano per vedere se
non è bollente” l’Haruno l’ascoltava “infila il silicone del biberon nella
tettarella e poi..” ella gli prese l’occorrente tra le mani “lo so lo so” gli
fece l’occhiolino sparendo dietro la porta della camera.
Shikamaru inizialmente un po’ in ansia cominciò a mangiare
non udendo più le grida della bambina. Tirò un respiro di sollievo.
Sakura tornò quando aveva finito di mangiare. “missione
compiuta”
Aveva posato il biberon nel lavandino per sciacquarlo “è
davvero bellissima, avete fatto un ottimo lavoro” gli sorrise, ma il Nara non
ricambiò la stessa gioia.
Imbarazzata l’Haruno chiese “come si chiama?”
Shikamaru sciacquava il contenitore giallo “non si chiama…” aveva risposto secco. Era evidentemente un
argomento che non gli stava troppo a genio
“come non si chiama…non capisco”. Il Nara gli fece cenno di
lasciar perdere la questione. La ragazza trovatosi ancora più in imbarazzo di
prima decise di provare a sistemare un po’ il disordine regnante. “Sakura
smettila di mettere a posto ,lascia stare” disse annoiato. Non era abituato ad
avere gente che gli girava per casa toccando le sue cose. Vedendo che quella
non si fermava Shikamaru la placcò prendendole una mano intenta a raccogliere
un giocattolo “per favore…hai fatto già troppo”
Ella arrossì, guardando a terra “volevo solo rendermi
utile”, l’altro annuì come se comprendesse questo suo strano istinto “ti ha
mandato Tzunade lo so, per controllare che fosse tutto a posto” l’Haruno rimase
di stucco, provò a ribattere “apprezzo comunque che tu ti sia preoccupata per
me e che ti sia presa la briga di venire a trovarmi, sei stata gentile”
Il ragazzo l’ accompagnò alla porta, come se avesse fretta
di ritrovarsi nel suo solito e pacato silenzio prima della bufera. Sakura uscì
e lo guardò per la prima volta fissandolo fermamente negli occhi “si, Tzunade
mi ha detto della tua situazione ma..” avvicinò una mano al suo petto “se sono
venuta e perché voglio aiutarti a tenerti stretta tua figlia” gli accarezzò la
guancia.
Shikamaru non rispose, rimase immobile soprattutto visto
quel contatto che non si sarebbe aspettato.
“lascia che ti aiuti” si alzò sulle punte dandogli un caldo
e carnoso bacio sulla guancia“ a domani”.
Il ragazzo rimase pietrificato sullo stipite, guardandola
andare via per la stradina verso il centro del villaggio.
Era quasi il tramonto.