Is Love Enough To Save The World?

di Leese
(/viewuser.php?uid=156036)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


IS LOVE ENOUGH TO SAVE THE WORLD?



Mi ritrovo spesso disteso su questo prato, se così si può chiamare. E’ un piccolo spazio erboso che ho scoperto nel terzo anno delle elementari , proprio dietro la scuola di mio fratello, che ora è anche la mia. Sono sempre stato un ragazzo a cui piace  stare da solo; non tutto il tempo ovviamente, ma almeno per un po’, e questo è il posto migliore a mio parere.
E’ inverno, fa veramente freddo ultimamente. Non c’è la neve, non c’è ghiaccio ma uscire senza due maglioni più giacca sarebbe un suicidio, giusto per rendere l’idea. Non dico che la cosa mi dispiaccia, amo il freddo, in particolare quando mi ritrovo qui, in questo posto che ormai considero mio, sdraiato a guardare in alto, godendomi ogni singolo suono che proviene dalla strada a non molti metri da qui, con il sole che sembra che ogni volta mi accarezzi il viso. E’ qui che tutte le volte scarico tutto quello che mi passa per la testa.

“Dan.. Dan.. ehi Darren!”
Voci, voci familiari bloccano il normale avanzare dei miei pensieri.
“Darren, vuoi smetterla di startene lì? Sembrerai un disadattato sociale se continui in questo modo. “
“Lucy finiscila, guarda che già lo è. “
Stanno entrambi ridendo, capita spesso che mi prendano in giro così.
 Lei è una ragazza minuta, dai capelli rossicci e corti, occhi verdi, un verde unico. Lui ha gli occhi nocciola e i capelli castani, da un po’ di tempo vuole farli crescere fino alla spalla, ma per ora i suoi riccioli non arrivano nemmeno a metà collo. Sono Lucy e Bayron, e per me sono le due persone con cui vale veramente la pena di passare il proprio tempo; i miei due “migliori amici” se così vi piace chiamarli.
“ Primo:”parlo con loro, dandogli le spalle “ non sono un disadattato sociale. Secondo: la smettete di rompermi tutte le volte? Diventate stressanti. “
Mi giro verso di loro con fare fintamente scocciato, Bayron sbuffa, rimanendo comunque con il sorriso sul volto.
“La lezione è finita da un bel po’  Dan, hai veramente intenzione di restare tutto il tempo qui? “
“ E’ vero. “ Conferma Lucy “andiamo da qualche parte, è un po’ di tempo che non usciamo insieme. “
Guardo entrambi, andarmene da quel posto era tutte le volte quasi una sofferenza. Non che sia poi un gran bel posto, è solo un piccolo spazio verde, ma mi conosce, fa praticamente parte di me. Mi alzo e con le mani levo alcuni fili di erba secca che era rimasta attaccata ai jeans.
“Let’s go!  “ alzo una mano verso il cielo mentre lo dico, e cerco di sorridere come meglio posso.  “Però non ho voglia di andare nei soliti posti, facciamo qualcosa di nuovo. “
“Cos’è Dan? Oggi ti senti iperattivo?”
“Si, oggi in particolare. Ti disturba la cosa, Lucy?”
Mi rivolge una linguaccia, che è solita fare quando le rispondevo così, nonostante sappia benissimo che scherzo.
Percorriamo la piccola stradina che porta alla scuola, per prenderne poi una più ampia, completamente pedonabile e con qualche albero qua e là ai lati. Per arrivare in centro ci vogliono circa venti minuti buoni, ma non è mai stato un problema , stando insieme e parlando il tempo passa anche troppo velocemente.   Arrivati in centro le cose sono sempre le stesse: bar, chiacchierata con gli amici, fine chiacchierata, giro, fine giro, fame, pizzeria, fine pizza, casa. Voglio qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo da fare. Bayron tira fuori un pacchetto di sigarette, prendendone una, e dalla tasca dietro dei jeans prende il suo accendino.  Odio quando fuma, quando cerca di sentirsi più grande dei suoi 16 anni, ma affari suoi in fondo.
“So che hanno aperto un nuovo locale in zona. Vogliamo andare li?”
“Che tipo di locale?”  Lucy ha un’espressione incuriosita sul volto, molto simile a quella che ho io probabilmente. “Io non ho sentito di nessun locale in zona.”
“Non è stato molto pubblicizzato, ma ci lavora un amico di mia sorella.  Dice che non ce ne pentiremo.”
Lo guardo un po’ divertito:  più che un invito sembra una minaccia. Dico che, se è per cambiare un po’, a me va più che bene. Lucy annuisce, anche lei è d’accordo.
Continuiamo a camminare, fino ad arrivare a quel “famoso” locale. Quest’ultimo si  presenta come un luogo piuttosto buio, nonostante al suo interno luci colorate e neon non sono certamente mancanti. Al bancone, spostato in fondo rispetto all’entrata,  non c’è gente, solo due o tre ragazzi che bevono un bicchiere di birra per uno.  A dirla tutta, era piuttosto strano come luogo: le pareti erano rossastre decorate con disegni dai mille colori che sembravano brillare quando venivano toccati dalle luci.
Bayron e Lucy si siedono e prendono entrambi una coca. Non ho ancora voglia di sedermi e, nonostante i numerosi inviti da parte loro, comincio a scrutare i disegni sulle pareti per catturarne ogni particolare: nessuno di questi ha una forma ben definita, sembrano tutti degli strani animali e strane piante in strani posti.
“Ti piacciono?”
Per l’ennesima volta una voce blocca i miei pensieri. Mi giro verso la provenienza di questa: è una ragazza bassina, dai lunghi capelli biondi; non so ben dirvi di che colore avesse gli occhi visto che le luci del locale non me lo permettono , posso solo assicurarvi che non erano occhi chiari.
“Si” rispondo. “Così ricchi di colori sono davvero dei bei disegni”
La ragazza mi sorride allegra, come se avesse ricevuto un gran complimento.
“Li ho fatti io.” Lo dice con un’espressione piuttosto fiera di se “Non sai il tempo che mi ci è voluto.”
“Posso immaginarlo.”
 Rispondo al suo sorriso e le porgo la mano “Comunque sono Darren, anche se mi chiamano tutti Dan”
Con la mano destra scansa delicatamente la mia, mentre con la sinistra mi saluta con fare amichevole.
“Io sono Emily.”

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


IS LOVE ENOUGH TO SAVE THE WORLD?




Con Emily parlo e ci accorgiamo di avere veramente poche cose comune: lei ascolta rock, io R ‘n B; lei deve avere sempre qualcuno intorno, io devo starmene da solo qualche volta;  lei ama l’arte, io non la capisco. Abbiamo entrambi 16 anni, questo è un punto che ci accomuna, per il resto è completamente diversa da me. Comunque mi piace parlare con Emily, il suono della sua voce è quasi… non so, rassicurante. Il problema è che non so da cosa mi sta rassicurando, anche se ammetto che il posto mi mette strane sensazioni. E’ come se l’avessi già visto, come se ci fossi già stato...
“Dan!”
Lucy mi sta chiamando, quindi giro il viso verso di lei per sentire cos’ha da dirmi.
“Io e Bayron stiamo andando via, che fai? Vieni con noi?”
Rivolgo velocemente lo sguardo all’orologio: le 19 e 10. Non è tardi, ma non riesco a credere di aver passato 2 ore solo parlando.
“Devi andare?” stavolta è Emily che me lo chiede.
In tutta sincerità non ho voglia di andarmene, mi piace stare qui con lei che così diversa da me, vorrei continuare a restarmene qui a sentirla parlare di lei, di quello che le piace fare…
“Dan allora?” Bayron insiste mentre aspetta una mia risposta.
Anche se non molto convinto, saluto Emily e la ringrazio per la chiacchierata. Lei sorride e ricambia il mio saluto con la mano, come aveva fatto all’inizio.
“Ci rivediamo, vero?”
Rimango leggermente stupito dalla sua domanda :”Certo” rispondo “Ci rivedremo presto.” Le accenno un sorriso. Ammetto di essere piuttosto felice in questo momento.
Ormai fuori dal locale, mi rendo conto che non c’era un insegna, un cartello, un qualcosa che lo indicasse. E’ come se fosse nascosto. Sinceramente, non penso che gli dispiaccia esserlo  perché, per come la vedo io, si fa trovare solo da chi vuole.
“Visto Dan?”
Bayron si avvicina a me, mettendomi un braccio intorno al collo e sfregandomi la testa con il pugno.
“Ti faccio uscire, ti porto nei posti nuovi e ti faccio conoscere anche una ragazza! Cosa vuoi di meglio?”
La faccia compiaciuta e allegra di Bayron non fa che provocarmi una risata.
“Ehi, frena! L’ho conosciuta io tutto da solo!”
Bayron mi chiede un po’ di informazioni su Emily: occhi, capelli, carattere e altre cose che se appartenete al sesso maschile potete ben capire. Lucy ci guarda un po’, lasciando correre i discorsi ‘molto maschili e poco femminili’ come li chiama spesso.
Casa mia è a circa due isolati dal locale : devo arrivare fino in centro e da li percorrere la seconda strada a destra, quella dopo il negozio di dischi.  Non mi è mai piaciuta quella strada… è lunga e non ha vie che vi si uniscono , ha solo un inizio e una fine.  Allo stesso tempo ho una grande invidia per lei: non si deve preoccupare di nulla, non prova emozioni che la distruggono… deve solo e unicamente pensare ad andare avanti.
Sento Lucy e Bayron che parlano e si fanno battutine sarcastiche, io sorrido e, qualche volta, cerco di dire anche io qualcosa di divertente, giusto per non rimanere fuori dai loro discorsi.
Mi guardo un po’ intorno accorgendomi che manca veramente poco prima di essere a casa, il problema è che non voglio arrivarci, non ancora.
Lucy sposta il suo sguardo su di me :
“Tutto apposto Dan?”
Il suo viso sembra quasi preoccupato.
“Vuoi rimanere a cena da me stasera? Guarda che non è un problema se…”
Le chiudo la bocca con la mano, non deve preoccuparsi inutilmente.
“Va tutto bene Lu, non ce n’è veramente bisogno.”
Le sorrido cercando di tranquillizzarla, lei prova a sorridermi a sua volta anche se si notava che era un sorriso piuttosto forzato.
Arriviamo davanti a casa e mi accorgo che solo la finestra della camera di mio fratello è accesa. Tiro un sospiro, poi mi giro e saluto i miei amici, mentre faccio uscire le chiavi dalla tasca della giacca; quindi entro e accendo subito la luce del salone sicuro che mia madre è li, magari seduta sul divano davanti alla televisione.  Giro la stanza con lo sguardo e, infatti, eccola proprio dove avevo detto io, come al suo solito.
“Mamma, sono a casa.”
Non mi avvicino a lei, rimango sulla porta mentre aspetto una sua risposta.
“Ehi eccoti.. dove sei stato questa volta?”
“In giro, come sempre.”
“Oh, capisco..” mi parla dandomi le spalle, lo sguardo fisso sulla televisione. “Capisco..”  ribadisce.
“Darren.. dov’è Lucas?”
La solita domanda, le solite dannate fitte, la solita voglia di uscire di nuovo da quella porta e di farla stare zitta.
“Mamma, sai benissimo che Lucas non tornerà..”
Finalmente sposta lo sguardo dalla mia parte: il viso coperto dai capelli neri e un po’ spettinati e i suoi occhi… non sono più in grado di guardarli, ormai sono spenti, vuoti.
“Che significa che non tornerà? Mi aveva detto.. che sarebbe tornato presto...”
“Mamma smettila!! Non importa se te lo aveva detto! Non tornerà!”
Mi guarda per un po’ di secondi, poi abbassa lo sguardo fissando il pavimento.
“Sai” continua a parlarmi con voce bassa, come se non le avessi detto nulla “non dovresti dire queste cose. Sembra che tu non voglia tuo fratello a casa.”
Basta, non riesco ad ascoltarla, non ha capito nulla. Apro la porta e decido di uscire visto che in questa casa non c’è bisogno di me.
“Torno tra un po’.”
La sento parlare sottovoce e la sento piangere, magari spera che io vada da lei per consolarla un po’.
Mi dispiace mamma, non riesco a consolarti da questa cosa… non ci riesco.
Chiudo la porta dietro di me e la lascio li, seduta sul suo divano mentre guarda in basso, insieme  alle parole che non si rende conto di quanto mi facciano male. Mi dirigo a grandi passi verso quel prato con la sicurezza che lui mi saprà ascoltare, senza fare inutili domande; mi sento quasi sciocco a fare questi discorsi ma è veramente così che mi sento.
E’ buio ormai, veramente buio e nel cielo iniziano a brillare le prime stelle, almeno stasera avrò un po’ di compagnia.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=880817