Come Undone

di gryffindor_girl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Frayed - Logoro ***
Capitolo 2: *** Missing - Scomparso ***
Capitolo 3: *** Collide - Scontrarsi ***



Capitolo 1
*** Frayed - Logoro ***


Come Undone di griffyndor-girl

Capitolo Uno:  Frayed - Logoro

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Nota d’autore: ( 'Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie'-  kla87, pagina su EFP Fanfiction)

“Harry quì è un pò un G.U.P (Giovane Uomo Problematico) [ nota traduttrice: o per attenermi all’originale un T.Y.M – a Troubled Young Man.] Quindi se preferite l’Harry tutto latte e miele questa storia probabilmente non fa per voi. Inoltre,  anche se non credo personalmente che i personaggi siano OOC (la vedo più come un naturale sviluppo dei personaggi da adulti), alcuni di voi potrebbero pensarlo.

Avvertimenti( sempre dell’autrice): Se avete un’estrema avversione per: imprecazioni, tatuaggi, uso di alcool, sigarette, droghe illegali, armi, riferimenti al pairing R/Hr, al simpatico! Ron, alla non-così-simpatica! Ginny, o per il nickname ‘Mione...potreste voler passare oltre. Non c’è niente da vedere quì. (Neanche oscenità NC17. In altre parole questo vuol dire che non ci saranno scene di sesso dettagliate, quindi non vi arrabbiate con me dopo!)

Diclaimer: Questa è una fanfiction. Conoscete la manfrina; i personaggi non mi appartengono e tutto il resto. I testi delle canzoni che uso occasionalmente appartengono anche loro all’estro capace di oscurare completamente il mio di altre persone. Sigh.

Ok ora basta con le divagazioni. Mi è molto piaciuto scriverla e spero che a voi piacerà leggerla”

 

 

****

Nota traduttrice:

Salve ragazze! Sono kla87, e a meno di un improvviso lampo di genio, mi limito a leggere e ora tradurre fanfiction per hobby. Credo sia comunque un ottimo contributo alla causa AUROR perché ci sono storie in lingua originale di una bellezza tale che è fisicamente necessario per me condividerle con chi non possa leggerle. Ovviamente la storia è registrata a nome dell’autrice griffyndor-Girl (che ringrazio per la sua enorme gentilezza per avermi risposto prontamente e dato la disponibilità alla traduzione e pubblicazione :***) perciò i commenti saranno principalmente sulla storyline, lo capisco. Spero, tuttavia, vogliate indirizzarli anche a me… sapete, leggere una fanfic in inglese e tradurla ufficialmente sono due cose ben diverse; la prima azione è qualcosa di intuitivo, rapido quasi; mentre mettere per iscritto necessita di maggiore attenzione  e cura. La storia in questione si svolge dopo la morte di Voldermort e credo sia una fanfiction meravigliosa…le immagini ti scorrono sotto gli occhi come fosse un film…starete a vedere! Vi consiglio anche di leggerle con il sottofondo delle canzoni scelte dall’autrice! Fatemi sapere cosa ne pensate…Il link del primo capitolo originale è http://fanfiction.portkey.org/index.php?act=read&storyid=8099 . [ 'Se vuoi pubblicare su questo sito una traduzione di questo autore, e hai il suo permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione completa (nel caso di fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta). Allora ti fornirò la password per accedere a questo account'.]

Un SALUTO PARTICOLARE alle ragazze ( e i ragazzi :D) del gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling su Facebook che hanno animato dopo diversi anni di oblio la sezione Auror di EFP e che rendono le nostre serate più Harmony..ormai siamo una grande famiglia e ci apprestiamo a conquistare il mondo :P a questo proposito volevo festeggiare i miei 6 anni su EFP che ho compiuto il 26 Ottobre e la dedico alla bravissima  Jaybree88,  neodottoressa in Lingue e Culture Moderne ( che mi ha dato dei consigli veramente preziosi  *___* bella lei!) , a Cleomery per i suoi 5 anni su EFP, alla mitica “capa” Lights per i suoi 4 anni su EFP (creatrice dello stupendo banner!) e infine a TeenAngels_96 ( e a Patronustrip anche se in ritardissimo ma ci tenevo!) !! Auguriiiiii! Vi lascio alla lettura bacioni

 

 

Come Undone

 

Who do you need

Who do you love

When you come undone.

 

 

Harry Potter non usa più la magia…

Non so più neanche se ha ancora la sua bacchetta. Ma lui, Il Ragazzo Sopravvissuto, non pronuncia più nessuna formula, non lancia più  una maledizione o persino un semplice incantesimo. Questo lo so per certo.

Invece continua a vivere questa specie di vita a metà. Immerso nel mondo Babbano, tagliato fuori da qualsiasi realtà magica. Io sono l’unica di noi che lo vede ancora ormai. E persino questo tenue legame non fa che spaventarmi sempre più per la sua fragilità, come se me lo sentissi scivolare via tra le dita ogni volta un pò di più.

E mi condanno ancora per non averlo visto arrivare.

*

Quando una Guerra finisce, è un periodo strano . Un periodo dolceamaro di quiete durante il quale nessuno sa veramente cosa dire o cosa fare dopo, come andare avanti con la vita normale, o cosa sia esattamente normale.

Ci sentiamo tutti un po’ smarriti  e persino io ho paura di me stessa– principalmente per il mio forte bisogno di non tornare immediatamente a scuola. Niente all’idea mi attira  e capisco quanto io effettivamente sia cambiata.

Ron invece non è cambiato affatto. In un primo momento ho pensato potesse esserlo, con la morte di Fred. Ma lui fa venir fuori l’altra faccia del suo dolore; il se stesso di sempre, allegro, spiritoso, ancora impulsivo, e anzi un po’ più sicuro di sé. Ho trovato la sua nuova sicurezza affascinante, per un certo periodo.

Ginny va avanti con il suo tipico fare coraggioso. E’ sconvolta per aver perso Fred ma è sempre stata una ragazza forte e tenace. Per questo penso sarà lei quella in grado di arrivare a Harry.

Lui è sembrato stare bene per un po’ di tempo. Per l’intero anno successivo infatti, è sembrato il solito Harry che conosco così bene, che sopporta tutti gli orrori e la tristezza  nel suo modo tipicamente stoico, mai eccessivamente commosso durante tutte le esequie e il racconto dei peggiori aneddoti di guerra.

Ma è nei gioiosi momenti di festa che io noto i suoi nervi a fior di pelle, una lieve reazione che, a quel tempo non ho capito, sarebbe stata l’inizio del suo crollo.

Durante la cerimonia di scopritura del primo dei tanti monumenti di Guerra nei mesi successivi, lo vedo agitarsi sul palco dietro il podio. Non che sia inusuale in sé il fatto di sentirsi a disagio in una situazione dove lui è al centro dell’attenzione. Ma sento la disperazione agitarsi in lui, l’espressione accigliata dietro i suoi occhiali.

Sono seduta un po’ più in basso rispetto a lui nella fila dietro, le mani incrociate sul grembo mentre cerco di concentrarmi sulla voce profonda di Kingsley Shacklebolt, che parla di unità e ottimismo. Ma i miei occhi continuano a dardeggiare su di lui, cercando di trovare...ma sta…tremando? Raggiungo Bill Weasley alla mia destra e poggio la mia mano sulla spalla di Harry. Alcuni notano il mio movimento e si voltano a guardare ma non mi sarebbe potuto importare meno di loro.

Si gira verso di me e quasi rimango senza fiato. Lo sguardo nei suoi occhi mi colpisce nel profondo dell’anima; un evidente mescolarsi di risentimento, rabbia e amarezza  mai visto prima in lui. Non c’è speranza, niente della sua consueta nobiltà. I suoi occhi sono della più scura sfumatura di verde io li abbia mai visti. Non lo riconosco.

Il secondo dopo, quello sguardo è andato via, rimpiazzato da un generico sorriso e un cenno col capo, le sue dita trovano le mie e le stringono. Io continuo a fissarlo a bocca aperta ma lui è tornato a guardare verso Kingsley, il volto di nuovo rilassato.

Avrei dovuto capirlo allora, che qualcosa non andava.

*

He’s soft to the touch

But frayed at the ends he breaks.

*

Ma continuo a non dire nulla. Scopro qualche settimana  dopo che Ginny va avanti a fatica con Harry, ma non si confida mai con me sul loro rapporto. Prova a parlarne con Ron, che viene a spifferare tutto a me, ma lui non può offrirle nessun consiglio perché Harry si sta molto lentamente ma inesorabilmente allontanando anche da lui.

In seguito tra Ron e Harry ha luogo un diverbio al quale non ho modo di assistere  –  vedo solo Ron dopo, su tutte le furie, girare attorno alla Tana con un broncio petulante, e, rifiutando di darmi altri dettagli, mi dice solo che hanno discusso e che, se voglio sapere cosa è successo, di chiedere al maledetto Harry perché lui non ha idea di cosa ha detto di sbagliato.

Ma non lo faccio. Non so cosa sto aspettando, fino a che, dopo una settimana in cui nessuno di noi ha notizie da Harry, Arthur Weasley ci prova.

Va a fargli visita a Grimmauld Place dove Harry vive con il solo Kreacher per compagnia. Arthur riferisce poi ad un’angosciata Molly e a Ginny che Harry non vuole più parlare con nessuno. Ebbene posso dire dallo sguardo negli occhi di Arthur che i suoi modi siano stati più brutali di quelli che Arthur sceglie di comunicarci.

Così capisco che tocca a me . Non voglio farlo, perché non sono sicura di riuscire ad arrivare a lui – e soprattutto cosa può farmi il fatto di non riuscirci. Ma so di doverlo a tutti in qualche modo, il cercare di provarci. Non lo dico a Ron, o a Ginny. Mi limito ad andare lì una notte dopo la lezione di tirocinio per Guaritrice.

Kreacher mi fa entrare. E’ cordiale  ma la sua solita tovaglia bianca e linda è di un marrone un po’ sporco ed in qualche modo è questo che immediatamente  mi fa allarmare. Mi guida lungo il corridoio e su per le scale in una stanza buia. Non appena i miei occhi si abituano, l’odore di chiuso della stanza mi  fa tornare subito indietro nel tempo ad un momento accaduto  anni prima e la cosa mi colpisce; ricordare che questa stanza è quella dove una volta veniva tenuto Fierobecco, e dove avevo provato l’ultima volta a scuotere Harry da uno dei suoi periodi bui.  

Ci sono riuscita quella volta. Ma quando lo intravedo, curvo in un angolo, a torso e piedi nudi con solo dei jeans scoloriti addosso, sento i nervi contorcersi in fondo allo stomaco.  

Mi avvicino lentamente e noto che sta giocherellando con qualcosa che ha tra le dita. Il suo riflesso argenteo cattura la poca luce nella stanza proveniente dall’uscio e all’inizio penso sia il Deluminatore di Ron. Poi quando arrivo più vicino vedo che si tratta di un accendino babbano Zippo (*). Lo apre facendolo scattare e lo accende, poi lo richiude di scatto, ripetutamente in maniera metodica.

Non si muove né mostra alcun segno di essersi accorto della mia presenza  mentre  mi inginocchio cautamente accanto a lui. Lo studio con discrezione, realizzando in quel momento quanto il mio amico ormai sia un uomo; notando come le braccia sottili di una volta e il torace piatto da adolescente abbiano lasciato spazio alla più ampia e forte muscolatura  da adulto. Osservo il movimento ripetitivo delle sue dita mentre continua con i suoi gesti, e riesco a notare con la coda dell’occhio che guarda ostinatamente la fiamma guizzare accesa e morire, continuando ad ignorare la mia presenza.

Finalmente lo chiude di scatto un’ ultima volta e rimaniamo seduti al buio per un po’.

“Lo sapevo tu saresti stata la prossima.” La sua voce rauca, come se non  avesse ancora parlato quel  giorno, nonostante siano le due di notte.

Sorride ma non c’è calore nel farlo.

“L’ ultimo tentativo disperato.”

Aggrotto le sopracciglia al tono pungente della sua voce, poi noto la bottiglia accanto a lui e allo stesso tempo l’odore di Firewhisky provenire da lui. Sospiro. 

“Cosa sta succedendo Harry? Perché ti comporti così?”

Lui rimane in silenzio per un po’, prendendo nel frattempo un sorso direttamente dalla bottiglia. Mi fa cenno con la bottiglia, apparentemente offrendomene un po’ mentre strizza gli occhi contro il forte sapore in gola. Scuoto la testa e mi umetto le labbra, cercando di prepararmi su cosa dire.

“Risparmia il fiato Hermione. Voglio solo stare da solo.”

Inclino la testa, aggrottando la fronte.

“E cosa dovremmo fare noi? Smettere di preoccuparci per te?”

Ride bruscamente, un latrato senza umorismo che mi ricorda molto Sirius.

“Non mi conoscete neanche. Nessuno di loro mi conosce veramente.”

Mi sporgo e afferro la bottiglia prima che possa prenderne un altro sorso. Avvicino il mio volto al suo e incontro il suo sguardo. Lui mi guarda a sua volta, non c’è resistenza nei suoi occhi – sono solo stupefatti. Il suo sguardo si sposta sulle mie labbra facendomi annodare  piano i nervi dello stomaco per qualche motivo.  

“Io ti conosco. So che questo non sei tu.”

Lui storce la bocca.

“Si tu mi conosci. Mi conosci meglio di chiunque altro  Hermione Jane.”

Le sue parole grondano di sarcasmo e io lo fisso, confusa, cercando di leggere i suoi occhi che sono di nuovo di quel verde inquietante.  Poi il suo viso si trasforma in una maschera e distoglie lo sguardo.

“Perché tutti voi non ” –  si riprende la bottiglia dalle mie mani più veloce di quanto avrei dato credito ai suoi riflessi e poi si rivolge direttamente a me -“Perché  TU, non vai a farti fottere!.”

Mi trattengo prima di sobbalzare. Lui mi guarda con molta attenzione, cupamente soddisfatto.

Non rispondo per un po’, poi gli tiro via di nuovo la bottiglia.

“Ci vorrà molto più di un ‘vaffanculo’ per farmi rinunciare a te.” Per qualche strana ragione, bevo anch’io un sorso dalla bottiglia, tentando ma senza successo di non fare una smorfia. Mi asciugo le labbra con il dorso della mano. “Harry James.

I suoi occhi sono ancora d’acciaio ma la sua bocca si contrae e ride, con una lieve traccia di umorismo in sé questa volta. Ritorna al suo accendino e ricomincia a farlo scattare.

“Vabbè . Fa’ come vuoi.”

Mi alzo in piedi e lo lascio lì,  per andare a confrontarmi con Kreacher in cucina. Dopo aver supervisionato la preparazione della cena ( con profonda indignazione dell’elfo domestico ), mi trascino di nuovo su per le scale e tiro una maglietta ad Harry, rimasto nella stessa posizione all’ angolo.

“La cena.”

Mi giro ed esco senza guardarmi indietro, ma non lo sento muovere di un millimetro. Quindici minuti dopo penso di aver fallito, quando la porta della cucina si spalanca e lui si avvicina a passo felpato nell’altro posto a sedere,  spostando la sedia indietro con una calcio, ancora a piedi nudi.

Non lo degno di uno sguardo e continuo a mangiare. Mangiamo in silenzio e alzo lo sguardo solo ad un certo punto della cena. Sotto la luce della cucina ha una cera peggiore, i capelli per aria in strane direzioni e la ricrescita di barba più lunga che gli abbia mai visto sul volto, persino più che durante la ricerca degli Horcrux. Non incrocia il mio sguardo, io termino e porto il mio piatto al lavello, e per qualche ragione mi metto a lavare i piatti senza magia. Non lo sento alzarsi perciò la sua voce vicino all’ orecchio mi fa sobbalzare.

“Non cantare vittoria. Ero solo affamato.”

Rimango immobile mentre lui mi arriva vicino e abbandona il suo piatto vuoto nell’acqua calda in cui sono immerse le mie mani. Credo sia la mia immaginazione il fatto che si sia schiacciato contro di me , il suo naso e il suo respiro ad accarezzarmi l’orecchio, e a mandare stilettate sul fianco e lungo la gamba. Ma lascio perdere questo , e tutto il resto – esageratamente felice del solo fatto che abbia mangiato. Non mi importa cosa dica; so che è una vittoria, seppur minima.

La notte successiva accade più o meno lo stesso. Dico a Ron che resto dai miei genitori e lui brontola come al solito. La Tana è  insopportabile per me in ogni caso. Non mi sono ancora riuscita ad abituare a stare nella stanza di Ron con lui, e il muso di Ginny mi sta facendo impazzire a dir la verità. Il buio e il silenzio di Grimmauld Place sono quasi un sollievo.

Lui mi dice a stento due parole. Ma mi chiama di nuovo Hermione Jane . E ancora la notte seguente , perciò quando lo chiamo per la cena, lo chiamo  Harry James.

Quella notte rimango a dormire. Mi smaterializzo sempre da  Mamma e Papà  dopo cena ma stanotte non voglio. Mi preparo la stanza in cui dormivo quando la casa era sede dell’Ordine. La nostalgia è piacevole e insopportabilmente triste allo stesso tempo; in quella stanza riesco ancora ad immaginare Tonks e i suoi capelli sgargianti più nitidamente di quanto vorrei in realtà.

Al mattino, con mia grande gioia, lo vedo già in cucina quando scendo giù per la colazione. Si è fatto la barba e penso si sia persino passato una spazzola tra i capelli, anche se con Harry non si può mai dire.  Non alza lo sguardo dai suoi cereali quando entro ma sono già felice della sua sola apparizione se non altro.

Durante la colazione, mi dice qualcosa che mi sorprende .

“Ron lo sa che sei qui’?”

Io alzo lo sguardo, lui mi studia a lungo, e la cosa mi fa improvvisamente imbarazzare. Lo guardo attentamente per  un momento, decido di essere sincera e scuoto la testa.

 “No.”

“Hmm.” Annuisce e torna ai suoi cereali . “Non dovresti essere qui’ allora.”

Aggrotto la fronte e sento crescere la mia tensione. “Decido io dove posso o non posso stare, grazie.”

Sbuffa leggermente ma non replica. Sono un po’ di arrabbiata poi mi accorgo che è vestito in maniera abbastanza elegante, con una maglietta con il colletto e un paio di pantaloni.

“Vai da qualche parte?”

Lui spinge sonoramente indietro la sedia e porta il suo piatto al lavello. Kreacher glielo prende e lo manda via mentre nel frattempo comincia a lavare i piatti.

Quando Harry si volta, si passa la mano tra i capelli, sorride leggermente e per un breve momento rivedo l’Harry che conosco. Poi altrettanto velocemente  la dura maschera ritorna, ma almeno risponde.

“Colloquio di lavoro.”

I miei occhi devono essersi illuminati perché incrocia le braccia con uno sguardo divertito. “Contenta, Hermione Jane?”

Io non nascondo il mio entusiasmo.

“Molto. Molto, Harry James.”

L’avrei dovuto sapere allora che, in qualche modo, le cose sarebbero andate a peggiorare.

*

La volta seguente lo vedo più di due settimane dopo. Lo vado a trovare spesso durante i giorni successivi e parlo con Kreacher ma lui non ha idea di dove possa essere Harry.

Comincio a passare a Grimmauld Place giornalmente.  Non so perché dato che ho detto a Kreacher di avvisarmi non appena Harry torna, e sono certa lo farà. Ma l’ansia mi attanaglia lo stomaco e scopro di poterla placare solo stando alla Nobile Dimora dei Black.

Ron sa che sono presa da qualcosa. Lo comincia ad innervosire il  fatto che io non rimanga più alla Tana e che ceniamo insieme solo occasionalmente di recente. E so perfettamente che è sbagliato ma una parte di me vuole metterlo alla prova in qualche modo, fare la difficile e vedere un po’come si comporta. Ricordo come mi sentivo quando ci ha abbandonato durante la ricerca degli Horcrux e mi rendo conto che è un po’ infantile da parte mia, ma colgo una soddisfazione quasi malata dal suo struggersi per me ora.

Il mio tirocinio sta andando bene; mi piace studiare di nuovo. Penso che se solo potessi trovare Harry, tutto andrebbe per il verso giusto.

Chiedo l’aiuto di Kreacher per spostare il divano in cucina di fronte al caminetto e lo fa senza protestare. Penso che anche lui passi lì un po’ di tempo ad aspettare il familiare suono che indichi il ritorno a casa di Harry.

Come spesso accade, quando finalmente decide di farsi vivo non lo fa  attraverso il camino. Infatti, non sono neanche sicura da dove provenga perché mi addormento, sonnecchiando sul divano dopo due bicchieri di vino rosso e dopo aver fissato troppo le fiamme dorate.

Mi tocca il braccio e io mi sveglio di soprassalto, mettendo a fuoco pian piano il suo viso. Non appena lo faccio mi sveglio completamente in un attimo, e allungo la mano per catturare immediatamente il suo braccio, come per controllare sia vero. La cosa lo fa sorridere, e poi si siede sul bracciolo del divano.

E’ allora che mi accorgo dei suoi capelli.

Sono corti, più corti di come io li abbia mai visti, rasati vicino al cuoio capelluto. Gli fanno risaltare gli occhi ancora di più se possibile.  

“Harry...i tuoi capelli!”

Lui fa scorrere una mano su di essi come fa solitamente ma non ci sono più le lunghezze disordinate incastrate tra sue dita e quindi finisce per accarezzarsi la testa. Ma non parla.  

Non riesco a smettere di fissarlo, l’immediato sollievo che sia finalmente lì lascia spazio ad un milione di domande che cercano di uscire tutte in una volta.

Invece riesco solo a guardare a bocca aperta lui, la sua cicatrice, spoglia sulla sua fronte ora che non ci sono più  capelli a coprirla, la maglietta scura che mette in mostra le braccia leggermente abbronzate. Anche i suoi jeans sono scuri, e indossa scarponi, scarponi neri che sembrano quasi attrezzatura militare . E, realizzo con un sobbalzo, non porta gli occhiali.

Si strofina il viso e capisco che è a disagio sotto il mio scrutinio

 “Come...Come stai?” balbetto.

Fa un largo sorriso, ed è allora che capisco che questo taglio di capelli gli dona.

“Ho fame.”

Kreacher irrompe bruscamente nella stanza, facendomi spaventare a morte  e comincia a preparare della zuppa. Guardo l’orologio – è l’una di notte.

Harry si siede sul divano e mangia e le domande fanno nuovamente capolino dentro di me. Cerco di metterle in ordine ma la sua presenza fisica è una fonte di distrazione per me, appare e sembra così diverso. Odora perfino diversamente; colgo una punta di fumo di sigaretta in lui.

Torno a fissare il fuoco , e finalmente mi concentro su cosa dire.

“Sono stata così preoccupata per te.” Mi schiarisco la gola. “Siamo stati preoccupati.”

Risponde con un grugnito e un’alzata di spalle, finendo il suo ultimo boccone.

“Non ce n’era bisogno. Sto bene.”

Sembra rilassato, perciò decido di chiederglielo.

“Dove sei stato?”

Mi lancia un’occhiata e manda giù un lungo sorso della birra servitagli da Kreacher. Risponde guardando nel fuoco.

“Ho ottenuto quel lavoro.”

Avverto i miei occhi spalancarsi.

“Ma è meraviglioso!” Non ha alcuna reazione quindi lo sprono. “Non è così?”

“Si” dice, posando lo sguardo sul suo piatto.

Rimane in silenzio. Io alzo il sopracciglio.

“Quindi..?”

“Quindi...cosa?”

“Quindi, cos’è?”

Si alza in piedi e porta il suo piatto vuoto al lavello.

“E’ solo una roba di contratti. Non sono ancora del tutto sicuro.” Torna a sedersi accanto a me e poggia le sue mani sulle mie spalle. Un po’ del suo vecchio calore negli occhi. “Invece a te come sta andando il tirocinio?”

So bene che sta tentando di cambiare argomento ma sono così felice che stia meglio che lo assecondo. “Benissimo in realtà. Mi sta piacendo veramente.”

Sorride; di un sorriso genuino. “E’ stupendo. Diventerai molto brava.”

C’è una strana tristezza nel suo tono che mi spaventa, e mi sposto istintivamente più vicino a lui.

Se avessi saputo che sarebbe stata l’ultima volta che lo avessi visto per quasi un anno, avrei detto qualcos’altro? Gli avrei chiesto, l’avrei pregato di dirmi cosa stesse facendo, dove fosse realmente stato?

Non lo so , ma quando mette il suo braccio attorno a me e mi attira a se, entrambi intenti a sorseggiare i nostri bicchieri e a osservare il fuoco in calda compagnia, mi sento così vergognosamente appagata e così in preda alle vertigini che non dico nulla. Infatti mi riaddormento, accoccolata alla sua spalla. Penso di averlo sentito baciarmi la fronte ma potrebbe essere stato benissimo un sogno perché quando mi risveglio, è mattino, il fuoco è basso e sento freddo.  

E lui se n’è andato.

*

Lyrics credit(in ordine); Come Undone dei Duran Duran, Beautiful Disaster di Kelly Clarkson.

(*) L’accendino Zippo è il famoso accendino creato dall’omonima compagnia Americana e affermatosi come accendino antivento, ricaricabile e di metallo. Mi sono documentata.

 

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Capitolo 2
*** Missing - Scomparso ***


Come Undone

di gryffindor_girl ( 'Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie'-  kla87, pagina su EFP Fanfiction)

 

Nota traduttrice:  Volevo ringraziare Jaybree88 nuovamente per la sua dolcezza e i suoi consigli; Lights per il meraviglioso banner che, nonostante i numerosi impegni, è riuscita a confezionarmi con la sua creatività; per i commenti e la lettura soprattutto roxy_xyz, kiki2604, PotionFang, flopi,  ma anche aleinadp,Alexy89, asia94, brescy, Crimson_Iris,  Fiore_Appassito_ , i_ly97   e Stella Del Sud. Se volete lasciate un commentino.  Dedico questo capitolo in particolare a Apple90 e Viki_chan per i loro successi personali.

Il link del secondo capitolo originale è http://fanfiction.portkey.org/story/8099/2 . [ 'Se vuoi pubblicare su questo sito una traduzione di questo autore, e hai il suo permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione completa (nel caso di fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta). Allora ti fornirò la password per accedere a questo account'.]

 

Come undone

 

Capitolo Due  Missing - Scomparso

 

 

Like the deserts miss the rain.

 

 

 

*

 

In un primo momento penso solamente che si farà vivo in una settimana o due come l'ultima volta. Mi calmo un po’ , sicura che tornerà e Kreacher me lo farà sapere. 

Ma dopo tre settimane comincio a sentirmi nuovamente preoccupata. Vorrei non essere stata così impaziente di stare solo lì seduta in sua compagnia;  mi pento di non essermi presa un numero del suo nuovo lavoro o qualcos’altro che possa condurmi a lui.

 

I Weasley sono tutti perplessi. Ron dimentica persino di essere arrabbiato con lui e comincia a preoccuparsi per davvero, così racconto loro dell'ultima volta che l’ho visto. La modifico un po’, soprattutto perché Ginny mi guarda palesemente storto. Credo sia perché ho mantenute le mie visite a lui segrete e lo capisco perché in realtà non ne so neanche io il motivo. Arthur usa i suoi contatti al Ministero per cercare di rintracciarlo in modo discreto, ma senza alcun risultato. C'è ancora così tanto da fare senza lanciare ancora una vera e propria caccia all'uomo. Non vogliamo che la notizia si diffonda e provochi il panico, quando potrebbe semplicemente voler stare un po’ da solo. 

Sono completamente scoraggiata e io odio non sapere cosa fare. Così, per cominciare, compro una civetta. E’ bellissima e bianca come la neve, molto simile a Edwige - e questa è una delle ragioni per cui l’ho comprata a dire il vero. Per questo e perché il proprietario dell’ Emporio del Gufo di Diagon Alley mi ha detto che è particolarmente brava a trovare le persone - e persistente.

 

La porto a Grimmauld e la tengo in giro per la stanza di Harry, le lascio annusare e beccare i suoi abiti che sono tutti ancora nell’ armadio e nei cassetti o sparsi sul pavimento, per poi sistemarli al loro posto. Kreacher le da qualche dolcetto per gufi da mangiare e si prendono subito in simpatia l'uno con l'altro, così gli permetto di sceglierle un nome. E’ una mossa istintiva ma che si rivela  intelligente da parte mia, perché  Kreacher da quel giorno sembra avermi trasmesso tutta la sua obbedienza in assenza di Harry. L’ha chiamata Cappella e stravede completamente per lei.

 

Ma lei non ha fortuna nel trovare Harry.

Ogni lettera che le affido, la riporta indietro  tre, talvolta quattro giorni dopo. E’ sempre sfinita e sporca e so bene guardandola nei suoi enormi occhi gialli quanto si sia veramente impegnata. L'ultima volta torna indietro persino con una ferita all’ala, con grande preoccupazione di Kreacher. Mi da un colpetto con fare di scusa ogni volta che vengo intorno e io le offro un dolcetto, felice comunque che stia tenendo compagnia a Kreacher.

 

Ma niente, non lo riusciamo a rintracciare. Poi, poco prima che Arthur apra un’inchiesta per scomparsa al Ministero, salta fuori un biglietto sul tavolo della cucina di Grimmauld Place. Lungo solo dodici parole.

 

Sto bene. Non preoccupatevi per me, e non cercatemi.

Harry.

 

La prendiamo tutti in maniera diversa, da Ron, che è furioso e continua a far finta che Harry non sia mai esistito, a Ginny che è devastata ma riesce a mantenere un silenzio glaciale, a Luna che sorride semplicemente e sembra averlo accettarlo come una spiegazione perfettamente solida e razionale. Il suo modo di vedere le cose è che se un mago non vuole essere trovato, non viene trovato. Finché non sarà pronto.

 

Sorprendentemente io non sono arrabbiata. Mi fa solo impazzire il fatto di non riuscire a venirne a capo. E ancora di più il fatto di non poterne discutere davvero con Ron; finisce sempre per innervosirsi e arrabbiarsi con me, dicendomi di rinunciare , che Harry non vuole più starci intorno e che dobbiamo solo prenderne atto. So bene che non potrò mai accettare una cosa del genere ma non insisto più con lui. E’ molto turbato dalla faccenda, non solo per se stesso ma anche per la sua famiglia, e in particolare Ginny.

E’ diventata terribilmente magra. Le guance scavate e i capelli privi della loro solita lucentezza. Noto che alza ancora lo sguardo con fare speranzoso ogni volta che qualcuno appare alla Tana, sperando di vedere Harry lo so. Ma lei non parla con me di lui. Anche se a volte la vedo fissarmi in modo strano, e so che vuole chiedermi qualcosa - qualcosa di Harry ne sono sicura - ma non lo fa. Mi offro io spontaneamente una notte in cui non ne so ancora nulla e ho provato tutto quello che mi viene in mente per rintracciarlo. Questo sembra solo irritarla, così non ci provo più .

Ma passo sempre meno tempo alla Tana mentre le cose tra me e Ron cadono a pezzi.

Non so se quello che abbiamo avuto si possa chiamare una relazione. Credevo di essere abbastanza acuta per questo genere di cose, ma quando si tratta di me suppongo di perdere questa capacità. Mi piaceva il nostro punzecchiarci, ma ora mi stanca solamente. In più è incredibilmente esigente, tanto che mi ritrovo ad evitarlo. Ha bisogno di rassicurazioni costanti ed io non ho né il tempo né la pazienza per farlo, tra lo studio e la ricerca di Harry. Non sa quanto sforzo o riflessione ci sto mettendo , però, quindi è più che giusto, suppongo, che senta di non ricevere abbastanza del mio tempo.

Ma ora so per certo di aver bisogno di spazio. Nei momenti di tranquillità, quando sto seduta a  leggere o semplicemente sdraiata sul letto, comincio ad avvertire una tristezza ,che non ho mai provato, farsi strada dentro di me. Mi consuma e mi sta cambiando, lo sento. E se non riesco a venirne a capo, temo possa schiacciarmi. 

Ecco perché, con l'aiuto dei miei genitori, ho preso un posto tutto mio. 

 

Ed io e Ron  ci lasciamo per la prima volta.

 

*

 

La mia  casa è bellissima. 

E’ piccola, una villetta a schiera, attaccata ad una fila di case tutte uguali con un piccolo giardino di fronte e un piccolo cortile sul retro, la strada è carina e tranquilla, accogliente e riservata.

La mia parte preferita è il piccolo solarium appoggiato al  cortile;  il mio primo acquisto è un divano morbido e invitante per la parte più soleggiata di quella stanza - il posto ideale per leggere. Ma Grattastinchi pensa sia il luogo ideale per dormire, così mi fa concorrenza per quell’ottimo posto.

Ho comprato un enorme letto con una bellissima testata in ottone, e mi piace il fatto di averlo tutto per me. Ron si lamenta del perché abbia bisogno di un letto così grande se non ho nessuno con cui condividerlo, ma io lo lascio perdere. Ha accettato di aiutarmi nel trasferimento; siamo riusciti comunque a rimanere amici, il che mi rende estremamente felice e sollevata.

Il mio ultimo acquisto per la casa è un divano per il salotto. E’ incredibilmente lungo e spazioso, e dal momento che non possiedo una camera per gli ospiti, lo considero il mio letto di riserva. Mi ci distendo la prima sera e capisco solo allora che l’ho preso per una persona in particolare.. se  mai tornerà, è per Harry.

 E’ una strana rivelazione, e forse è per questo che lo sogno quella notte.

 

E’ proprio lì, nella mia nuova cucina con me, a parlare, a ridere. Poi usciamo sul mio cortile e c'è un’ enorme tenda lì - come quella che abbiamo portato con noi nella nostra caccia agli Horcrux, ma più grande. Lui mi guarda e il verde dei suoi occhi è così vivido; è la cosa che più ricordo di quel sogno. Quando afferra la mia mano è incredibilmente calda, poi stringe la mia e camminiamo in direzione della tenda, e mi sveglio.

 

Il mattino dopo la tristezza dentro di me si fa opprimente .

Le settimane volano e neanche una parola da lui. Contatto assolutamente tutti i nostri vecchi amici di scuola, Neville, Dean, Seamus, tutti quelli che mi vengono in mente. Nessuno di loro ha notizie di lui. Poi la Gazzetta del Profeta lo fa notare.

 

Quasi rovescio il tè quando vedo il titolo una mattina.

 

'Il Ragazzo Che E’ Sopravvissuto ...Sparito.'

 

C'è una foto di me, Harry e Ron alla scopritura di un monumento. Ron saluta con la mano allegramente fuori della foto, il suo braccio intorno a me. Io sorrido debolmente e continuo a guardare Harry accanto a me. Mi tiene la mano, sorridendo ma è un sorriso vuoto, ora lo vedo. Ogni tanto guarda i suoi piedi o su in cielo, come se volesse decollare in quel momento.

I suoi capelli nella foto sono così diversi dall'ultima volta che l’ho visto. Per la millesima volta, ripenso alla nostra ultima conversazione, cercando di scovare degli indizi. Stivali dell’Esercito. Niente occhiali. Braccia abbronzate. Nulla di tutto ciò ha un senso.

Leggo l'articolo ma è solo spazzatura, tutte speculazioni di un qualche giovane giornalista sul fatto che Harry non abbia presenziato ad alcuni eventi e che ha iniziato a ficcanasare intorno alla casa dei Weasley. Nessuno ha rilasciato dichiarazioni naturalmente, ma poi Percy accidentalmente si è lasciato sfuggire che non lo vedono da mesi perciò non possono sapere dove sia.

Come previsto più tardi quel giorno ricevo un Gufo da Il Profeta e così blocco le visite. Cercano di tormentarci tutti per le successive due settimane. Vado a fare visita a Kreacher e lui è il più preoccupato per i Gufi, tanto che ha protetto la casa con un Incantesimo di Anti Rilevamento. 

 

La notizia muore dopo un po' perché nessuno ne sa assolutamente niente , non c'è nulla da raccontare.

E i miei sogni su Harry continuano.

A volte è lì solo sullo sfondo in un sogno normale e noioso. A volte è fuori dalla mia portata , io cerco di trovarlo e lui continua a sfuggirmi- quei sogni sono così frustranti.

 

E in altri, ha il ruolo da protagonista. E’ quando inizio ad avere quei sogni che smetto di cercarlo così tanto.

Non ho mai fatto un sogno erotico su di lui prima d’ora. Ma questi sogni sono così vividi; riesco a sentirlo - le linee dure del suo corpo, la sua guancia ruvida. Riesco a sentire il suo odore, il sapore di lui, e quando mi sveglio è come se tutto sia ancora attorno a me. Razionalizzo che è solo un sintomo della sua mancanza, ma la tristezza che sento si trasforma in un dolore raggelante che è sempre lì in fondo allo stomaco, tutti i giorni. Mi sento sull’orlo di piangere sempre nei momenti più inadeguati ed è tutto dovuto a questo.

E  finalmente mi arrabbio. Come  può essersene andato così? Senza lasciarci nulla, una qualche idea di dove sia. Dopo tutto quello che abbiamo fatto per lui. Dopo tutto quello che io ho fatto per lui. Ora mi sento offesa , e cerco di togliermelo dalla testa.

 

E’ probabilmente per questo che decido di riallacciare con Ron.

 

Riconosco che è  un errore fin dal primo momento ma lui è così insistente e io semplicemente non ho più l'energia per discutere con lui. Inoltre, ha ragione, non c’è un  motivo reale per cui ci siamo lasciati. Mi piace stare di nuovo alla Tana. Molly mi fa sentire così benvenuta e adoro parlare con George e Arthur.

 

Non mi piace invece che Ron stia a casa mia. Ma lo sopporto, sempre nervosa finché non se ne va. Lui sembra non accorgersene.

 

Una mattina, dopo averlo accompagnato all’uscita, capisco. E’ perché in fondo, sono ancora convinta che Harry possa ricomparire. Ancora. E se anche Ron fosse stato lì, Harry non sarebbe potuto restare.

 

Mi metterei a gridare dalla frustrazione. Odio non sapere le risposte, odio il fatto che possa essere ferito o in pericolo ed io non abbia modo di saperlo.

 

Questo mi sta logorando sempre peggio ogni giorno e comincio a litigare di nuovo con Ron. Non ci rivolgiamo la parola da giorni, quando finalmente accade.

 

Harry ritorna.

 

*

 

Lights will guide you home

 

And ignite your bones

 

And I will try and fix you

 

*

E’ tarda notte e sono ancora sulla sedia della veranda, in pigiama, i piedi arricciati sotto di me e Grattastinchi sulle mie ginocchia, che fa le fusa. Sono immersa nella lettura di un libro, un romanzo che sto per finire; sono diventata un’amante di romanzi ultimamente. Romanzi d’amore perfino, anche se non l’ammetterei a nessuno. Ma devono essere a lieto fine. Leggo sempre l'ultima pagina prima, per esserne sicura prima ancora  di cominciarlo.

 

Grattastinchi smette di fare le fusa così bruscamente che anch’io interrompo la mia lettura e abbasso lo sguardo verso di lui. Le sue orecchie si drizzano e si muovono convulsamente avanti e indietro, e si gira a guardare dentro casa. Poi salta e trotterella alla porta d'ingresso. Non miagola come fa di solito quando vuole uscire fuori, se ne sta lì, a fissare la maniglia della porta.

E’ così strano, che mi alzo. Cammino per pochi passi fino alla porta , poi mi fermo e richiamo la mia bacchetta, un po’ agitata.

 

Grattastinchi mi guarda e miagola piano. Io lo guardo storto, per poi raggiungere la maniglia della porta.

 

Apro lentamente, la mia bacchetta protesa in avanti.

 

Lui è lì in piedi sul gradino, dandomi le spalle, le mani sui fianchi. Capisco che è lui all’istante.

 

Si volta bruscamente , sorpreso. I capelli sono ancora corti, il viso abbronzato, i vestiti sportivi – persino trasandati.

Il suo volto si apre in un sorriso incerto.

 

"Ti sono mancato?"

 

Mi viene in mente una sola parola mentre mi precipito verso di lui, facendolo quasi cadere dallo scalino. Solo una parola mentre gli stringo le spalle e le braccia per controllare che sia reale e tutto intero e indenne e lì presente. Una parola per rispondere alla sua risata bassa, come se la trattenga, poi lascia che lo abbracci stretto di nuovo.

 

Sì.

 

Oh sì. Mi sei mancato.

 

 

*

Lo tiro dentro, non lasciandolo andare per un istante. Sembra quasi riempire la mia piccola cucina con la sua sola presenza, anche stando soltanto in piedi in silenzio, sorridendomi dolcemente.

 

"Harry" sussurro, guardando in alto verso di lui, assaporando ogni tratto del suo viso . Sembra incredibilmente diverso, ma tutto quello che ricordo, i suoi occhi, la sua cicatrice ancora lì, sembra  proprio come mi appare in  sogno. Sento la pelle prendere fuoco mentre  il mio pensiero va ai miei sogni e questo mi spinge a distogliere lo sguardo da lui.

 

Indossa una giacca di pelle, e una maglia scura a girocollo sotto. Ha un segno sul collo e aggrotto la fronte, muovendomi per esaminarlo, ma lui si volta verso il mio frigo e lo apre.

 

"C’è qualcosa da mangiare? Cazzo, sto morendo di fame. "

 

Mostro il mio disappunto al suo linguaggio, non per disapprovazione, ma solo perché non è mai stato uno che dice molte parolacce. Ma apro il frigo ancora di più per prendere gli avanzi di take away che ho mangiato per cena, richiamando stoviglie e posate dalla credenza. 

Non posso esserne sicura, ma sembra quasi allontanarsi dagli oggetti fluttuanti con disgusto. Lo vedo con la coda dell'occhio mentre pronuncio l’incantesimo necessario per riscaldare il cibo e rinfrescare la bibita.

E’ teso, a disagio. Decido di non chiedergli nulla fino a quando non abbia mangiato e non possa sottrarsi. Ho l’impressione che sia nervoso e ansioso di andarsene e rabbrividisco al pensiero, pronta a legarlo se anche ci avesse provato.

 

Invece mi permette di fare storie sulla sua alimentazione e di condurlo al piccolo tavolo da pranzo. Si siede pesantemente, sembra stanco. Mi accorgo che non si è ancora tolto la giacca.

 

Lo osservo mentre inizia a mangiare, e dopo qualche boccone e un sorso della sua bibita, prendo un respiro profondo e passo all’attacco.

 

"Harry. Dove diavolo sei stato? "

 

Lui alza lo sguardo, e sorride, un luccichio nei suoi occhi. Non riesco ad associare questa persona con il mio amico a cui ho sempre dovuto riparare gli occhiali; ancora adesso non li porta. Finisce il boccone.

 

"Allora, la risposta è sì?"

 

"Risposta a che cosa?"

 

"Sì, ti sono mancato".

 

 

La rabbia si affaccia di nuovo prepotentemente, da dove è stata confinata dal momento in cui ho posato gli occhi su di lui. Mi spavento quando inizia a manifestarsi ,invece, in lacrime che velano i miei occhi. Mi costringo a dire con calma.

 

"Certo che mi sei mancato, idiota." La cosa lo fa sorridere e io scuoto la testa e mi sposto più vicino a lui. "Sono contenta che lo trovi divertente. Perché, sono stata fuori di me, Harry. "

Il suo volto torna serio allora e le mie lacrime minacciano di uscire di nuovo. Sbatto le ciglia e cerco di sostenere il suo sguardo, ma non ci riesco e mi metto ad osservare la mia mano poggiata sul tavolo. Le sue dita mi appaiono di fronte alla vista per avvolgere la mia; sono ancora fredde a causa dell'aria di fuori . Continuo a sbattere gli occhi furiosamente.

 

"Hermione. Mi dispiace. "Lui mi stringe le mani ma io non riesco ad alzare lo sguardo perché la mia vista è sfocata. Mi scuote la mano con dolcezza. "Ehi".

Sbatto le palpebre un’ altra volta, forte, per cancellare le lacrime. Ma sono ancora lì quando torno a guardare verso di lui; lo capisco perché il suo volto si è rabbuiato. Poi mi attira a sé in un forte abbraccio. Il mio volto premuto sulla sua giacca, l’odore di pelle in qualche modo confortante, mentre io gli stringo le braccia attorno alla vita. Noto di nuovo quel vago odore di fumo di sigaretta.

"Mi dispiace." Mi allontana da lui per guardarmi in faccia, asciugandomi le lacrime con i suoi pollici. "Lo so ... lo sapevo che ti saresti preoccupata. Avrei dovuto mettermi in contatto con te. " Sembra sentirsi davvero in colpa e questo mi fa sentire meglio.

 

"Perché non l’hai fatto?" La mia voce è tranquilla, ma sento la rabbia montare di nuovo.

 

"Non ho potuto. E’. .. E 'il mio lavoro, sono stato veramente sommerso. "

 

Lo guardo con disappunto, e noto che evita il mio sguardo. Poi vedo di nuovo quel segno sul collo.

 

Questa volta però sono più veloce di lui quando le dita guizzano verso il colletto  per spostare la maglia. Lunghe linee grigie di inchiostro sono incise sulla sua pelle e continuano verso la spalla e la clavicola, più linee promettono un disegno più largo sotto i vestiti.

Non riesco a trattenermi dal boccheggiare, e dal tirargli la maglietta per cercare di seguire il tatuaggio, affascinata. Lui fa per protestare ma lo ignoro e metto le mani sotto la giacca per scrollargliela dalla spalla.

 

Se il tatuaggio al collo mi ha sorpreso, sono completamente atterrita dal resto del disegno. La sua maglietta è a maniche corte e vedo immediatamente che tutto il suo braccio sinistro è interamente ricoperto di disegni grigio sfumato. Si fondono per fare una manica piena, ma osservando focalizzo un paio di immagini, un drago, e una sorta di serpente. Passo le dita sulla sua pelle, senza parole per quello che ha fatto.

 

Sopporta il mio controllo per un po’ poi si scrolla la giacca dalle spalle completamente e torna a mangiare. Lo fisso, cercando di capire se questo è lo stesso Harry che conosco , il mio Harry.

 

"Cos ... Quando te lo sei fatto fare?"

 

Alza le spalle, e vedo che è profondamente corrucciato mentre continua a mangiare.

 

"Mesi fa".

Odio che sia così sfuggente, ma capisco che la situazione è molto più complicata di quanto pensassi. E in quel momento decido che non mi importa. Non mi importa che aspetto abbia, cosa abbia fatto, in quale stato si trovi. Finché lui è lì.

 

Noto che ha finito da bere così ne evoco ancora. Lui mi guarda con disappunto .

 

"Vorrei che tu non lo facessi."

 

 "Cosa?"

 

Afferra la bottiglia a mezz'aria.

 

"Non potremmo semplicemente alzarci e prenderlo dalla credenza? Come fanno le persone normali? "

 

La mia faccia si avvita in una smorfia confusa ma lui continua a tenere gli occhi sul piatto.

 

"Ah ...beh... "

 

Non so cosa dire, ma parla di nuovo.

 

"Mi dispiace, io sono solo ... sono solo molto stanco".

 

Sono ancora confusa, ma mi accodo a quello che ha appena detto. 

 

"Quindi rimani?" Indico il divano. "Posso farti il letto".

 

Lui sorride di nuovo e penso a quanto sia sciocco che questo mi faccia così piacere. 

 

"Sarebbe fantastico, grazie." Si guarda intorno con ammirazione. "E' carino qui, 'Mione."

 

Non riesco a trattenere un moto di orgoglio. "Grazie. Grattastinchi ed io lo adoriamo. "

 

Sorride in basso al mio gatto, che si struscia affettuosamente sulle sue gambe.

 

"E 'ingrassato".

 

"Non è vero!" Sono indignata e Grattastinchi si ferma a guardare Harry per un momento. Harry si china e comincia a grattargli le orecchie e lui a malincuore fa le fusa. 

 

"Sei ancora bellissimo però, non è vero, amico?", mormora.

Io roteo gli occhi mentre Grattastinchi torna allegramente a strusciarsi intorno alle gambe di Harry, addolcito.

 

"Puoi dirmi dove sei stato?"

 

La domanda mi esce fuori.

 

Rivolge nuovamente lo sguardo verso di me e mi rendo conto che i miei sogni non rendono al colore dei suoi occhi alcuna giustizia. Sono molto più brillanti, più ....belli.

 

"Sinceramente?" Mi guarda attentamente. "No."

 

Faccio un cenno col capo, perché in qualche modo mi aspettavo quella risposta. "Beh mi puoi promettere qualcosa allora?"

 

Strizza un po’gli occhi, prendendo in considerazione la cosa. "Forse".

 

"Non andartene. Non più per così tanto tempo, non senza dirmi dove stai andando o quando sarai di ritorno - o come mettermi in contatto con te. Non andartene più così di punto in bianco ».

Studia il mio viso e sembra quasi che lo stia assaporando come ho fatto io con lui prima. Poi mi sfiora la guancia con il dorso delle nocche, il più tenero, affettuoso gesto che abbia mai fatto verso di me. Io smetto di respirare per un secondo.

 

"Va bene. Farò del mio meglio. E tu mi prometti una cosa? "

 

Annuisco.

 

"Non dire a nessuno che sono stato qui. O che hai avuto notizie di me. Ok? "

 

Lo guardo con disappunto, perplessa e scioccata, ma vedo che è mortalmente serio. Pongo una sola condizione.

 

"Per ora".

 

Alza le spalle a quella risposta. "Sì, per ora."

 

Così, con questa tregua precaria tra di noi, vado a preparare il letto. Ricordo la sua reazione di prima e lo faccio senza magia, anche se sono incredibilmente confusa riguardo a questa cosa. Gli porto anche un asciugamano e gli chiedo se voglia fare una doccia. Annuisce con gratitudine e gli mostro dove è il bagno.

Cerco di non immaginarmelo lì dentro mentre il suono dell’acqua che scorre attraversa il soffitto sopra di me e cerco di guardare la TV. Finalmente mi rendo conto che potrebbe aver bisogno di abiti puliti così mi metto a frugare in giro per trovare il pantalone di una tuta di Ron e una vecchia t-shirt e li poggio fuori dalla porta. Proprio quando lo faccio, l'acqua si chiude ed io quasi mi precipito giù per le scale.

 

Lui torna giù con indosso solo i suoi jeans però, tenendo il mano il resto.

 

Inghiotto a fatica. E’ magro, non un millimetro di grasso in lui, è muscoloso e abbronzato come se avesse lavorato all’aperto senza maglietta per molto tempo. Il tatuaggio copre tutta la spalla sinistra, fino al polso. Faccio uno sforzo estremo per non guardare e gli prendo i suoi vestiti.

 

"Ti lavo la maglietta".

Lui aggrotta la fronte, ma annuisce in silenzio, mentre io vado ad appendere la giacca lungo una sedia, riponendo le sue  scarpe vicino alla porta e mettendo la maglietta in lavatrice, in cucina.

 

Quando ho finito lui è seduto sul letto che ho preparato  sul divano e mi sento stranamente soddisfatta, come se il divano sia davvero destinato a lui dopo tutto.

 

Gli porto una tazza di tè e lui la accetta con gratitudine. Mi siedo sulla poltrona di fronte.

 

Lui chiede timidamente di Hagrid poi di Luna, ma quando dice “come stanno” e io rispondo con “preoccupati per te “ entrambe le volte, si arrende e siede in silenzio. Poi troviamo un terreno più sicuro parlando  di Kreacher e lui chiede di Cappella.

 

"Mi ha detto che è tua"

"Beh, sì."

 

"E 'carino da parte tua lasciarla lì con lui. Ama quella civetta. "

 

Annuisco consapevolmente: è proprio evidente che Kreacher ami prendersi cura di lei, lo so. Lo guardo mentre lui beve un lento sorso dalla sua tazza.

"L’ho presa per trovare te." Lui sobbalza leggermente a questo. "Non ci è riuscita."

 

"Già." Evita il mio sguardo. "Non mi sorprende."

 

Lo osservo finché non torna a guardarmi. "E’ bellissima". Sorride tristemente. "Somiglia molto ad Edwige".

 

Annuisco, ma la commozione fa di nuovo capolino e non riesco a parlare.

 

Posa giù la sua tazza e si stende sul divano, portando indietro la testa e premendo le dita sugli occhi. Devo  concentrarmi veramente a fondo sulla televisione per un momento perché non riesco a staccare gli occhi dal suo petto così definito. Davvero ancora non riesco a credere che lui sia lì, o a quanto lui sia diverso. Mi schiarisco la gola.

"Stanco?"

 

Non voglio terminare la conversazione, ma allo stesso tempo ho la sensazione che non dovrei spingere le cose troppo oltre e così in fretta con lui. Stranamente sembra come un animale selvatico a cui sto cercando di avvicinarmi , guadagnando lentamente la sua fiducia, e che qualsiasi movimento sbagliato possa ricacciare di corsa nel buio.

Annuisce alla mia domanda e sorride stancamente.

 

"Devi esserlo anche tu, mi dispiace che sia così tardi." Vorrei dire di no, ma mi ritrovo a sbadigliare. "Come va il corso di formazione?"

 

Alzo le spalle. "Bene credo, anche se il mio ultimo esame è andato male! "

 

Lui mi sorride e mi scalda così profondamente il fatto che sia un sorriso vero –  è questo è il momento in cui mi sono più avvicinata a rivedere l’Harry che conosco. Ride persino leggermente.

 

"Fammi indovinare ... hai preso solo 100 su 100. "

Mi raddrizzo, immediatamente sulla difensiva. "Beh, ma 122 è la mia media quindi..." Taglio corto, sentendomi così stupida di fronte al suo sorriso d’intesa. La mia voce è calma, ma devo ancora finire. "Solo che io.. non avrei dovuto sbagliare l'ultima domanda. Sapevo la risposta – ci ho ripensato all’ultimo".

 

Lui scuote la testa e sorride ma non aggiunge nient’altro.

 

Decido di dover chiudere con una nota positiva. Inoltre, ho qualcosa da chiedergli e ho bisogno che sia di buon umore per farlo.

 

Mi alzo e vado a sedermi accanto a lui sul divano. Il suo volto diventa serio, capisce che ho un secondo fine

 

"Harry, mi puoi ..." gli prendo la mano e fisso le mie mani che stringono le sue. "Promettimi che sarai qui al mattino."

 

Lui scuote la testa con decisione, ma esita prima di rispondere.

 

"Non ne sono sicuro. Devo essere via molto presto. "

 

Annuisco e stringo la sua mano più forte. "Va bene. Ti chiedo solo di svegliarmi  prima”. Annuisce lentamente ma io stringo più forte .

 

"Promettimelo".

Lui rotea gli occhi poi sorride. "Te lo prometto".

 

"Ottimo". Sorrido compiaciuta e mi alzo in piedi, afferrandogli il volto e inclinandolo in basso per stampargli un bacio in testa. Sembra ridere sommessamente, non ne sono sicura. Ma improvvisamente mi rendo conto che voglio restare. Voglio sdraiarmi sul divano accanto a lui e non lasciarlo mai andare. 

 

Allora mi giro e quasi corro su per le scale nella mia stanza.

 

*

Cerco di addormentarmi per quasi tre ore. Ma la mia mente è esasperata e al limite - sono completamente distrutta, ma non voglio prendermi niente o fare alcun incantesimo per dormire perché voglio essere pronta a sentirlo andarsene nel caso in cui lo faccia. 

Quando non ce la faccio più a non sapere, mi metto addosso la vestaglia e scendo giù di soppiatto.

Quasi mi aspetto che se ne sia andato, invece è lì; giace disteso sullo spazioso divano, con la coperta in vita. La televisione è ancora accesa, deve essersi addormentato guardandola. Il mio sollievo che lui sia ancora lì è così intenso che mi fermo per un secondo a godere semplicemente della sua vista, mentre dorme tranquillo - il suo petto che si alza e si abbassa in respiri profondi.

 

Un braccio è sospeso sopra la testa, l'altro – il sinistro, quello con i tatuaggi - è poggiato sugli occhi. Mi avvicino a piccoli passi, con la paura di svegliarlo, ma sentendo un irrefrenabile bisogno di studiare il tatuaggio più da vicino.

 

Mi avvicino di qualche centimetro e lui si muove nel sonno, scuotendosi un po'e mi fermo, osservandolo mentre sogna. Gli sfugge un gemito e poi si calma di nuovo.

 

Mi inginocchio piano al suo fianco. Vedo che è accigliato nel sonno, come se qualcosa nel suo sogno lo preoccupi. E così, anche se so che lo avrebbe fatto infuriare , pronuncio la formula del Sonno senza Sogni che ho appena imparato al tirocinio il mese scorso. E’ innocua, e aiuta a svegliarsi rinvigorito, ma allo stesso tempo concilia un sonno profondo.

Il braccio cade dal viso e i suoi lineamenti si rilassano immediatamente sotto il mio sguardo.

Ora il suo braccio è disteso, a penzoloni sul divano con le dita quasi a toccare il tappeto. Io mi muovo per chinarmi più vicino a studiare il disegno, sotto la luce tremolante della televisione.

Sembra proprio come un ombreggiatura grigia fino a quando non ci si avvicina a vedere quanto l'opera d'arte sia intricata. Non sono mai stata molto un tipo da tatuaggio, ma devo ammetterlo, è abbastanza sorprendente.

Osservandolo più da vicino vedo che ci sono varie immagini incastonate insieme, un sinuoso drago, con le fauci spalancate, che sputano fuoco grigio verso la parte esterna del suo braccio. Sulla parte interna del bicipite c’è una creatura maestosa con la testa d'aquila e il corpo di un cavallo - un Ippogrifo, realizzo di colpo. Il corpo flessuoso di un serpente si attorciglia intorno al suo avambraccio e lo seguo fino alla testa con occhi neri e zanne enormi. Il Basilisco?  Lo guardo in faccia, profondamente addormentato e scuoto la testa. Che cos’è questa storia?

Poi un disegno nella parte interna del polso cattura la mia attenzione e mi avvicino ancora di più. E’ un piccolo disco circolare, situato in un delicato semi cerchio. Una catena sottile vi si dirama e si snoda intorno al suo polso ancora una volta, realistico come una vera e propria collana.

 

Qualcosa di lui mi spinge a  toccarlo, e a tracciarne le linee, è così familiare.

Respiro sonoramente, non appena la mia mente riesce ad afferrarne il significato e subito lo guardo - felice di avergli fatto quell’incantesimo o lo avrei sicuramente svegliato allora.  La Giratempo. E’ la Giratempo con la sua lunga catena.

 

Osservo il suo viso a lungo prima di sollevargli il braccio e sistemarglielo sul petto. Faccio scorrere le mie dita lungo la sua cicatrice dolcemente, solo una volta, perché so che non si sveglierà.

 

Poi richiamo una coperta e vado verso la poltrona, arricciando i piedi sotto di me e osservandolo fino a che non mi addormento.

 

 

*

 

“Hermione.”

 

Sto sognando che siamo in infermeria, Harry ed io. Siamo di nuovo ad Hogwarts, ma il suo aspetto è come quello che ha ora, capelli corti, collo marchiato dal tatuaggio. Tolgo la catenina dal collo e mi alzo in punta di piedi per metterla intorno anche a lui. Sono consapevole di quanto siamo vicini – riesco a sentire il calore del suo corpo mentre stiamo in piedi insieme con la catenina attorno.

Io tengo la delicata Giratempo tra l’indice e il pollice e faccio per girarla. Ma lui circonda il mio polso con le dita, trattenendomi con forza. Alzo lentamente lo sguardo sui suoi occhi e lui mi guarda a sua volta, con quei suoi occhi sorprendentemente verdi. Una scia di brividi mi percorre bruscamente.

 

"Hermione Jane".

 

Lui si china lentamente, e  finalmente le sue labbra sono sulle mie, calde, morbide ...

 

Apro gli occhi con un sobbalzo.

 

Sono ancora rannicchiata sulla poltrona, ma la luce del primo mattino irrompe dalle finestre della cucina ora. Volto leggermente la testa e vedo Harry, chino su di me, la sua mano attorno al mio polso. E’ completamente vestito, con le scarpe e sembra pronto per andarsene. La sua espressione è interessata, persino divertita, un leggero sorriso gli tira le labbra.

Mi sveglio di colpo e sobbalzo colpevole. Il mio sogno soffia via come fumo, e mi metto su a sedere. Lascia andare il mio polso e aspetta, poi si china per prendere il tè che mi ha preparato.

Lo prendo lentamente, contenta che lui sia ancora lì, ma sentendo salire un po’ di nausea al pensiero che stia, ovviamente, andando via di lì a poco e con l'imbarazzo del mio sogno ancora persistente. Lui aspetta che io prenda un sorso di tè.

 

"Devo andare".

Accenno solo di si col capo, anche se vorrei supplicarlo perché non lo faccia.

 

"Io. .. tornerò presto va bene?"

 

Alzo lo sguardo verso di lui che sta in piedi sopra di me e i miei occhi si riempiono di lacrime in maniera imbarazzante.

“Sì.. Per favore. "

 

Sorride e mi accarezza la guancia di nuovo, come ha fatto la sera prima . Chiudo gli occhi, ed esce fuori una lacrima. Lui la asciuga.

 

"Presto. Davvero".

 

Annuisco a testa bassa.

Si incammina verso la porta.

 

"Harry James?"

 

Si volta, sorridendo.

 

"Posso mandarti  Cappella ?"

 

Sembra veramente dispiaciuto. "Non ancora, ok? La prossima volta. "

 

Vedo nei suoi occhi che sta dicendo la verità, mi sento più sollevata, più rincuorata. Mi sento ancora in preda al panico, ma cerco di nasconderlo dietro la mia tazza.

 

"La prossima volta", ripeto.

 

Lui annuisce e solleva una mano. La agita verso di me, poi si volta di nuovo e apre la porta.

 

Lo guardo andare via.

 

 

*

 

Lyrics credits (in ordine) : Missing di Everything But the Girl, Fix You dei Coldplay.

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Capitolo 3
*** Collide - Scontrarsi ***


Come Undone di gryffindor-girl

( Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie   -  kla87, pagina su EFP Fanfiction . Se vuoi pubblicare su questo sito una traduzione di quest’autore, e hai il suo permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione completa. Allora ti fornirò la password per accedere a quest’account.) .

Nota traduttrice: Scusate il piccolo ritardo con cui posto il capitolo, ma ho un esame alle porte perciò ho poco tempo libero a disposizione e le ragazze del gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione] mi distraggono parecchio la sera :P.  I miei più grossi ringraziamenti vanno a Roxy, Michela e sundayrose che hanno recensito lo scorso capitolo, a tutti quelli che hanno aggiunto la storia tra le seguite e i preferiti e ovviamente a Lights per il banner. Lasciate un commento se vi va, mi farebbe piacere. Un bacione.

Il link del secondo capitolo originale è http://fanfiction.portkey.org/story/8099/3.

 

Capitolo 3: Collide - Scontrarsi

 

 banner Lights

*

Le settimane successive sono una vera e propria tortura.

Mi assento da tutto ciò a cui sono invitata, diventando un vero e proprio eremita  solamente  per poter rimanere a casa. Fingo persino con Ron di stare male; “problemi da donne “ gli dico; così allenta la presa. Pulisco casa o mi siedo a leggere in poltrona di fronte alla porta. Non voglio musica o televisione perché potrebbero farmi perdere il rumore dei suoi passi.

E’ un tantino ossessivo da parte mia e devo ammettere anche a me stessa che i sentimenti che provo vanno oltre la mera preoccupazione per un amico. Soprattutto perché i miei sogni sono particolarmente intensi, e ogni notte sono incentrati su di lui.

Non sono troppo turbata dalla cosa. Sapevo già che i miei sentimenti per Harry si erano sempre mossi piuttosto vicini a varcare il confine dell’amicizia. Lui non ha mai provato lo stesso per me, perciò è sempre stato facile per me insabbiarli. E il mistero che lo circonda adesso fa anch’esso la sua parte, dico a me stessa. Mi ha sempre affascinato il mistero.

Così, cerco solo di non pensarci troppo – cosa in cui sto fallendo miseramente.  Sono sollevata che almeno sia stato facile tenere la sua visita nascosta a tutti. Glielo ho promesso e so di non poter tornare indietro, perciò non lo faccio. Se non altro, tutti sono più preoccupati per me adesso, per via del mio strano comportamento. In ogni caso, nessuno parla molto di lui ultimamente; è un po’ troppo doloroso. Inoltre, mi piace mentire a me stessa dicendo che, nel caso in cui io dovessi riuscire a convincerlo a restare, ne sarebbe valsa la pena. Perciò mantengo per me il segreto per il momento.

Grattastinchi intanto ha cominciato a vivere al piano di sopra per la maggior parte del tempo perché non riesce più a sopportare che gli stia sempre addosso; ogni volta che fa un salto, lo seguo, e lo innervosisco dicendogli “Cosa – cosa c’è, bello? ". Ne ha così abbastanza di me che mi viene a cercare solo per i pasti e per farlo uscire.

Io e Kreacher, invece, abbiamo condiviso un momento incredibilmente felice quando sono andata a trovarlo il pomeriggio dopo il ritorno di Harry. Abbiamo ripercorso insieme ogni dettaglio; lui è entusiasta quasi quanto me alla ricomparsa del suo padrone. Sono molto tentata di riprovare a inviare Cappella, ma mi trattengo. La prossima volta, ripeto nella mia testa come un mantra. La prossima volta.

Verso la fine della seconda settimana, però, mi sento di nuovo scoraggiata. Ho appena finito di mettere via tutte le scorte di cibo che ho comprato per mantenere la dispensa fornita in ogni momento, perché so che quando Harry si rifarà vivo avrà fame.

Ora sono seduta sulla mia poltrona, leggendo lo stesso paragrafo del mio libro di testo per l’ennesima volta e non riuscendo a capirne nulla. La mia mente è così occupata negli ultimi tempi; infatti, sono rimasta ferma sui 100 centesimi in tutti i miei test.

Mentre sono in dormiveglia, sento un miagolio basso provenire da Grattastinchi e mi alzo ancora assonnata per farlo uscire. Mi rendo conto, però, che non è vicino all’entrata; è seduto sul divano intento a fissare la porta. Mi sveglio di colpo e lo guardo attentamente; lui mi guarda a sua volta compiaciuto, facendo le fusa ora, e mi sembra persino di vederlo sorridere.

Poi lo sento.

 

C'è un martellio sul mio portico, come di stivali sulle scale di cemento.

 

Mi precipito verso la porta e la apro con uno strattone e, infatti, è lui.

 

E’ piegato su se stesso, come se fosse a corto di fiato, perciò gli metto la mano sulla spalla e mi avvicino.

 

“Harry?  Stai bene?”

Si alza lentamente e capisco che sta ridendo. Aggrotto la fronte ma la sua risata è talmente contagiosa, che anche la mia bocca si tira su in un sorriso.

 

"Ciao 'Mione." Lui ride e afferra il mio braccio, spostando entrambi dentro. "Andiamo, togliamoci dalla strada."

 

Entriamo, e così da vicino, avverto l'odore di alcool. E il fumo di sigaretta.

 

Mi volto a guardarlo, anche se lui mantiene ancora salda la presa sul mio braccio, sempre ridendo.

 

"Harry James! Sei ubriaco? "

 

Mi lascia andare, si china per accarezzare Grattastinchi, che si struscia sulle sue gambe. Lui gli mormora qualcosa, poi si raddrizza.

 

"Un po’." Ride. "Scusa".

Si volta leggermente e indica la porta. "Ho perso l’equilibrio. I tuoi fiori sulle scale sono un po' ammaccati ... ".

 

Improvvisamente mi rendo conto del fatto che lui è lì, al sicuro, allegro perfino, quindi gli getto le braccia attorno al collo.

"Sono così contenta che tu stia bene."

 

Lui mi stringe a sua volta, e china la testa nell’incavo del mio collo, nascosto dai miei capelli.

 

“Mmh.  Che buon profumo hanno i tuoi capelli.”

 

Mi tiro indietro e sorrido in alto verso di lui. "Sei ubriaco".

 

"E tu... " - le sue mani si spostano delicatamente dalla mia vita ai fianchi-"... sei bellissima".

 

Il mio sorriso muore immediatamente e devo aggrapparmi a lui, sentendomi un po’ come se barcollassi. La sua espressione tranquilla e divertita si gela improvvisamente e si schiarisce la gola. Mi da un veloce bacio sulla fronte e mi allontana da lui, quasi con forza.

 

Mi sforzo di non sembrare risentita e rimango lì, a sfregarmi le mani sui jeans per qualche ragione.

 

"Fame?"

 

Il suo sorriso ritorna. "Sto morendo".

 

*

Stavolta è più facile stare con lui. Le domande non mi bollono più in gola nervosamente, poiché lui è tornato. Posso permettermi di pensare, mentre lo vedo muoversi in giro per la mia cucina intento a prepararsi da mangiare, che questo potrebbe essere l'inizio di una specie di rito tra noi.

Mi appoggio sui gomiti, mentre lui parla con Grattastinchi, che continua a miagolare animatamente. Ha sempre adorato Harry, ma non capisco da quando sia diventato così sfacciatamente innamorato di lui - non poteva essere più palese se anche ci avesse provato.

"Ne vuoi un po’?" accenna alla padella ed io scuoto la testa, no. A dire il vero, al momento ho una colonia di farfalle nello stomaco, che non si presterebbe molto bene alla digestione.

Prendo per entrambi un po’ di Burrobirra, però e ci sediamo di nuovo al tavolo della mia cucina. Si è tolto la giacca ma ha una maglia a maniche lunghe stavolta, quindi non riesco a vedere il suo tatuaggio- solo quella piccola parte visibile sul collo che non riesco a smettere di guardare.

"Come te la sei passata?"

 

Sorrido. Come faccio a dirgli che sono stata disperata?  Tesa come una corda di violino chiedendomi se lui sarebbe tornato. Che sto confondendo Ron, con cui ho chiuso di nuovo e che pensa che io stia completamente  dando di matto. Che sto facendo preoccupare i miei amici, che si chiedono perché non faccio più niente con loro ultimamente. Che sto preoccupando anche per me stessa, perché a volte mi chiedo se io stia diventando pazza o per lo meno ridicola con tutti i preparativi per questo momento – il riempire la dispensa, l’acquisto di uno spazzolino da denti e perfino un pigiama per l’amor di Dio . Non che io pensi di essere coraggiosa abbastanza da riuscire a darglieli. Come faccio a dirgli tutto questo?

"Bene".

 

Lui sorride e comincia a mangiare. Stiamo seduti in piacevole silenzio per un po’. Poi un dubbio mi tormenta.

 

"Come sei arrivato qua?"

 

Lui cerca di non farmi notare che il suo sorriso è leggermente calato.

 

"Col Tubo *".

Mi acciglio un po’ ma non commento oltre. Sono comunque contenta che non si sia Smaterializzato nel suo stato di ebbrezza, ma sto cominciando a chiedermi se usi la magia per fare qualcosa al momento.

 

Capisce che sto riflettendo credo, e quindi aggiunge qualcosa.

"C’è bel tempo fuori", a mo' di spiegazione, ma io so che c'è di più.

 

Scuoto la testa e lascio stare; cosa che sembra essere un tema ricorrente negli ultimi tempi.

"Rimani?"

 

Lui annuisce. "Se non è un problema."

 

"Certo che non lo è." 

"Io posso ... voglio dire, io mi trattengo domani se vuoi ... non so, fare qualcosa ", dice con noncuranza. Mi viene voglia di abbracciarlo di nuovo dopo questo, ma mi limito ad alzarmi per andare a preparare il divano.

 

"Sarebbe fantastico" riesco a dire mentre mi allontano.

Gli porto un asciugamano perché possa farsi una doccia e dopo aver molto dibattuto con me stessa, finisco per lasciargli fuori anche il pigiama. Sono molto soddisfatta quando glielo vedo indosso mentre scende; semplicemente una maglietta bianca con lo scollo a V e pantaloni larghi leggermente striati. Sembra un po’ tornato il mio Harry, tranne che per il braccio ricoperto dal tatuaggio, che mi ricorda quante cose ancora io non sappia di lui adesso.

Lui punta la maglietta.

 

"Ti ringrazio per questo".

 

Sembra un po' più sobrio ora. Si siede accanto a me, le nostre gambe quasi a toccarsi.

 

"Allora, sarai davvero qui domani mattina?"

 

Osservo i suoi occhi con attenzione perché non importa quanto io senta sia cambiato, sono convinta di conoscerlo ancora abbastanza bene da sapere se sta mentendo.

"Sì. Stavo pensando che magari potremmo andare a mangiare qualcosa. "

 

"E magari potresti iniziare a dirmi un po’ di più su quello che stai combinando."

 

Ride, ma risponde solamente con una scrollata di spalle. Si appoggia indietro con la testa sul divano e mi tocca il braccio.

 

"Riposati un po’ allora. Ci vediamo domani mattina. "

 

Mi stringe la spalla ed io mi alzo.

 

Lui immediatamente si sdraia, gli occhi che già si chiudono.

 

"Harry?"

 

"Mmm"

 

"Ci vediamo domani mattina ...?"

 

Gli ancora abbastanza vicina da afferrarmi la mano facilmente anche senza muoversi, e la stringe rassicurante.

 

"Te lo prometto".

 

*

Due ore più tardi non riesco ancora a dormire e quindi ripeto la mia routine dall’altra notte in cui è rimasto. Scendo silenziosamente giù per le scale con una coperta, e mi sento sollevata, ma non sorpresa stavolta, di vederlo ancora lì, sdraiato sul divano.

Sentiva evidentemente troppo caldo nel mio salotto perciò si è tolto la maglietta. Non posso fare a meno di sorridere. Il suo fisico è straordinario come l'ultima volta che l’ho visto; mi concedo un momento per ammirarlo e non posso fare a meno di sorridere. Prendo mentalmente nota di non spegnere il riscaldamento quando lui è in giro.

Infine mi sposto verso la mia poltrona, ma mentre gli passo accanto, mi accorgo di qualcosa vicino al suo piede. La coperta lo copre solo dalla vita fino alle ginocchia, mentre i suoi piedi sono ben visibili in fondo.

I pantaloni sono leggermente scivolati su e vedo qualcosa di nero attaccato alla sua caviglia. Mi avvicino e stringo gli occhi, cercando di capire cosa sia.

Mi premo la mano sulla bocca per soffocare il mio stupore. Bloccata accuratamente con una cintura in una custodia nera, c’è una piccola pistola.

Mi volto a guardarlo e mi rendo conto che i suoi occhi sono aperti.

 

"Non è carica."

 

Sono senza parole e mi limito a fissarlo con la bocca leggermente aperta.

 

"Solo che è più sicuro metterla lì per ora."

 

Lo guardo con disappunto e finalmente ritrovo la lingua.

 

"E’ più sicuro perché non spari... o perché così io non l’avrei vista? "

 

Lui sorride con ironia e si tira su a sedere. Dopo essersi piegato per raggiungere la caviglia apre la fondina e tira fuori la pistola. Osservo con muto orrore ma al tempo stesso affascinata come la tiene delicatamente in mano.

"Entrambe le cose", risponde infine. Estrae il caricatore dalla sua camera e mi mostra che non ci sono proiettili all'interno, poi lo rimette a posto.

 “Kel-Tec P-3AT, la pistola semi automatica più leggera al mondo." Tira indietro il meccanismo di scatto in alto, due volte metodicamente, controllando che la canna sia vuota. "Doppia azione, cartuccia calibro 380 auto, capacità colpi sei." E 'come se stesse parlando a se stesso mentre le sue dita scorrono dolcemente lungo la piccola pistola nera.

"Contraccolpo e precisione pratica paragonabili a pistole molto più grandi, ", la gira nella sua mano e la porge a me per farmela tenere in mano, " ma piccola abbastanza da essere portata in giro di nascosto."

Mi rendo conto che mi conosce ancora bene, perché fa leva sulla mia curiosità. Che in questo momento lotta internamente contro la mia preoccupazione; ma impugno comunque la pistola, sorprendendomi immediatamente di quanto sia leggera.

Lui mi guarda mentre io la osservo ed io so che è in attesa di quello che sto per dire.

 

Quando parlo, la voce viene fuori in un sussurro.

"Ma Harry ... questo è... legale? "

 

Si morde il labbro.

"Hermione ... c'è così tanto ... " cambia idea. “E’ per precauzione, ok?  Non ti preoccupare di questo – o di me.  Non volevo farti preoccupare.”

"Che cosa vuol dire 'non ti preoccupare!' Come faccio a... dove è la tua bacchetta? "

 

Sembra molto cauto e in qualche modo rassegnato. Risponde.

 

"Non la porto più con me."

 

"Che cosa?"

 

Sorride. " Non ne ho bisogno. Io ... io voglio vivere la mia vita normalmente. Senza Magia ".

Sono sbalordita. Si allunga in avanti e mi prende delicatamente la pistola dalle mani. Io la lascio volentieri, e mi limito a osservarlo, ancora stordita, mentre la poggia sul tavolino e toglie la fondina dalla caviglia. Si strofina la gamba per un momento e poi si sdraia di nuovo, le braccia dietro la testa.

 

"Non c'è nulla di cui preoccuparsi - ok? Sto bene. Non mi sono cacciato in nessun guaio. "

La mia espressione accigliata è intrisa di sarcasmo. "Sì, in effetti, tu e i guai siete sempre stati lontani parenti."

Lui sorride e si trascina su, spostando le gambe di lato e dando un colpetto nello spazio accanto a lui sul divano; un chiaro invito a infilarmi sotto le coperte all’estremità opposta. E così faccio.

Mi lancia uno dei suoi cuscini.

 

"Cerca di dormire."

Le mie gambe trovano posto accanto alle sue. Il divano è così lungo che i suoi piedi mi arrivano al fianco, ma sento perfettamente il calore che emana il suo corpo. Il mio ultimo pensiero è come diavolo si aspetta che io possa dormire con quest’ultima rivelazione - insieme alle sensazioni che la sua vicinanza mi sta provocando, ma nonostante ciò, il sonno migliore e più caldo che io abbia fatto da un po’ di tempo a questa parte s’impossessa di me in pochi minuti.

 

*

Mi sveglio con il profumo di pancetta nell’aria.

 

Mi guardo intorno e lo vedo in cucina, con la maglietta di nuovo addosso. Do un'occhiata al tavolino e vedo che è scomparsa anche la pistola, non so dove.

 

Mi sgranchisco un po’ e lentamente sento l'emozione avvilupparsi nello stomaco e scorrere dentro di me fino alle dita dei piedi.

 

Un'intera giornata con lui. Non volevo che cominciasse solo per non vederla finire.

 

*

 

 

 

And the shadow of the day

 

Will embrace the world in grey

 

And the sun will set for you.

 

 

 

*

E’ una giornata strana.

 

Passiamo buona parte di essa in un silenzio semi rassicurante che mi ricorda terribilmente il tempo trascorso insieme da soli quando Ron ci ha lasciato durante la caccia agli Horcrux.

Dopo la colazione, camminiamo. Ci dirigiamo al parco e poi in un pub per un pasto caldo. E' Sabato e c'è una partita di calcio nel piccolo televisore appeso in alto in un angolo. 

"Ti manca? La Magia? "

 

Dico apertamente, dopo che la cameriera va a portare il nostro ordine in cucina.

 

Alza lo sguardo a mezz’aria, riflettendo sulla mia domanda. La sua voce è tranquilla quando risponde.

 

"No."

"Come ... come può essere? Era tutto per te - non capisco ".

 

Sembra solenne e qualcosa mi spinge ad allungarmi per prendere la sua mano. Lui arretra sensibilmente ma non si tira indietro. Invece prende un sorso della sua birra con l'altra mano. Un gruppetto che sta guardando la partita esulta fragorosamente e mi fa sobbalzare, lui aspetta che il baccano diminuisca prima di rispondere.

"Non mi aspetto che tu capisca. Ma spero che tu possa ... rispettarlo magari? " Cerco i suoi occhi, ma sono di nuovo cauti. "Sono molto cambiato Hermione. Non mi ero reso conto quanto fino a quando ... beh finché non era troppo tardi. "

Sta guardando la televisione adesso e un muscolo si contrae nella sua mascella. Ancora una volta ho la sensazione che non avrei dovuto spingermi troppo oltre per il momento.

"Va bene." Sospiro. "A patto che continui a essere sincero con me. Beh, il più sincero possibile almeno" dico, alzando le spalle.

Lui guarda verso di me allora, e sorride.

 

"Sai, non credo di avertelo mai detto." Posa l'altra mano sulla mia e la guarda. "Non avrei potuto chiedere un’amica migliore di te. Tu sei ... "Alza lo sguardo e il suo sorriso è scomparso; sembra terribilmente triste . "Non so davvero cosa ho fatto per meritarti".

 

“Oh Harry.”

E ' tutto quello che riesco a dire. Fisso il tavolo per un momento, cercando di capire i sentimenti che si fanno strada dentro di me. Sono felice, così emozionata che lui senta questo per me, ma una remota parte di me è anche rattristata dalla cosa. Perché? Una voce interiore nascosta e beffarda mi dice piano che è perché desidero di più. Di più che essere la migliore amica che lui possa avere. Voglio essere più di questo.

 

Ma è sempre stato così con lui, devo ammetterlo. Voglio di più. Ma mi accontento di qualsiasi cosa mi possa offrire. E al momento, non è molto. 

 

Ma è sufficiente.

 

 

*

Decidiamo di andare a Grimmauld Place a fare una visita a Kreacher. Non avevo previsto la possibilità di incontrare per caso Ron, o chiunque altro in particolare, ma mi chiedo se lui sia preoccupato che potremmo. Non sembra esserlo. Camminiamo lentamente e non sono sicura se lo sto solo immaginando, ma sembra come se anche lui stia cercando di prolungare il nostro tempo insieme.

Camminiamo e prendiamo la metro verso Grimmauld, e mi piace molto la novità di non viaggiare con la magia. Mi prende in giro mentre inserisco il biglietto nel tornello con malcelata gioia. Prendevo la metropolitana con la mia mamma a volte, ma non lo facevo da anni.

Kreacher è sopraffatto dall’emozione nel vederci. Insiste a prepararci qualcosa da mangiare, ed entrambi lo assecondiamo, anche se nessuno di noi due ha ancora fame. Nonostante ciò, prendiamo qualcosa da bere e trascorriamo il pomeriggio in cucina, spiluccando le pietanze preparate da Kreacher. 

Parliamo a malapena perché persino i ricordi non sono un argomento sicuro. Quando ci abbiamo provato, inevitabilmente l’argomento Ron, o peggio, Ginny prometteva di saltare fuori e penso che nessuno di noi in quel caso avrebbe saputo davvero che cosa dire.

Alla fine Harry sale in camera sua, tornando in abiti puliti e con una piccola borsa. Questo mi fa improvvisamente ricordare che non ho idea di dove stia per andare o quando tornerà di nuovo e sento un moto di nausea attraversarmi di colpo.

 

"Ti ricordi la tua promessa? L'ultima volta ".

 

Lui mi guarda e mi chiedo se l’abbia dimenticato. Continuo.

 

"Hai detto che avremmo potuto mandare Cappella." Il meraviglioso uccello arruffa le ali dal suo trespolo alla menzione del suo nome.

Lui annuisce. "L'ho detto, sì." Rimane lì e mi guarda per un attimo. Poi, all'improvviso, si avvicina a lei e si piega verso la sua testolina bianca, accarezzandola dolcemente mentre le parla a voce bassa.

Cammina verso di me lentamente, nel modo in cui le persone fanno quando si avvicinano per dire addio. Quando arriva da me, sprofonda le mani nelle sue tasche e sorride.

 

"Non troppo spesso però, ok?"

Fisso il suo petto di fronte a me, chiedendomi se questi addii diventeranno mai facili. Appoggio i palmi delle mie mani su di lui, mantenendo lì fisso il mio sguardo.

 

"Beh, non stare via per troppo tempo allora. Va bene? " Alzo gli occhi verso di lui finalmente.

 

Mi guarda a sua volta, il suo volto serio e illeggibile.

“Non per troppo tempo” ripete. Poi fa scorrere la mano sul mio collo, il pollice fermo lungo la mia mandibola. Restiamo così per un attimo prima che lui si chini a baciare l’altra guancia piuttosto bruscamente, aggrappandosi al mio collo e attirandomi verso di lui. Mi bacia una volta sola e preme il viso nei miei capelli. Poi improvvisamente lascia cadere la mano e mi passa accanto, non un altro sguardo.

Quando mi giro, lui è sulla porta. Solleva una mano a Kreacher e poi mi guarda.

 

"Ciao".

 

La mia risposta è risoluta.

 

"Ci vediamo presto".

 

*

L'attesa seguente è meno angosciante della precedente, per diversi motivi.

Il primo è che so che sta tornando. Non so esattamente come, ma lo so, ne sono sicura stavolta.

Il secondo è che Ron ha iniziato a vedere qualcun’altra.

Non credo che la cosa sia veramente seria. L'ha conosciuta tramite il suo lavoro al Ministero. Da quello che so, lei sembra più interessata alla fama di Ron che al resto, ma lui è felice – e non più al mio seguito. Possiamo pranzare da amici adesso e l'ultima volta che ho fatto visita alla Tana non c'era più imbarazzo tra di noi. Ero sollevata però che Ginny fosse agli allenamenti di Quidditch in quel momento. Nessun disgelo nella leggera tensione tra me e lei.

 

L’ultimo motivo è che, appena una settimana dopo la sua partenza, gli mando la mia prima lettera.

Mi ci vuole molto tempo per pensare a cosa scrivere e non sono molto speranzosa di ricevere una sua risposta. Una volta che ho finito, mi metto a rileggerla, e sono soddisfatta della stesura finale.

 

H,

So che è passata solo una settimana, ma ho solo un certo livello di sopportazione della suspense ... ho bisogno di sapere se questo metodo funziona. Inoltre C muore dalla voglia di rendersi utile, anche se K ha paura si possa ferire di nuovo. Spero davvero che ti trovi, e che tu possa farmi sapere che stai bene – ovunque tu sia.

Io tutto bene. Il corso di formazione sta andando a meraviglia, i miei punteggi si stanno alzando di nuovo. Presterò assistenza al San M dalla prossima settimana perciò le cose dovrebbero farsi interessanti.

Mi manchi. Quanto tempo ci farai aspettare questa volta?

 

Con amore,

 

H.

 

Ometto i nomi per precauzione. Immagino che sia riservato per una ragione, e non voglio mettere lui, o chiunque altro, in pericolo.

 

Passano altre due settimane prima di ricevere una sua risposta.

 

H,

Sì, funziona. Ho pensato che aspettare una settimana sia stato abbastanza moderato da parte tua in realtà.

C ci è riuscita perfettamente. Per favore dì a K che non corre rischi. Lascia le lettere in un luogo sicuro.

San M sarà fortunato ad averti. Sarai una guaritrice eccezionale.

Due giorni.

 

Mi manchi anche tu.

H.

E' scritta a penna, su una carta a righe. La sua scrittura è proprio come la ricordo dalla scuola, anche se il biglietto non è stato scritto con piuma d'oca e inchiostro. Devo leggere quella lettera mille volte. Decido che non è prudente portarla con me però; Ron o Luna o qualcun altro potrebbe trovarla per caso, quindi sono costretta ad aprire con la chiave il cassetto del mio comodino quando voglio leggerla. Il che avviene spesso.

 

Due giorni ha detto.

 

E stava dicendo la verità.

 

*

 

Sometimes when you and I collide

 

I fall into an ocean of you

 

Pull me out in time don’t let me drown.

 

 

 

*

Capisco che sta arrivando perché Grattastinchi è agitato per tutta l’ora precedente. Non so come faccia a saperlo, ma ormai ho rinunciato a farmi domande su quel gatto.

L’unica cosa che posso fare è aspettare.

E' un po’ sbronzo anche stavolta. Ne avverto l’odore addosso a lui quando lo avvolgo nel mio abbraccio. Mi solleva un po’ da terra mentre io immergo il mio viso nell’incavo del suo collo. Quando mi mette di nuovo giù, lo guardo meglio e il mio sorriso svanisce: ha un occhio nero e il labbro spaccato.

 

"Che cosa è successo?!"

 

Mi muovo automaticamente per toccarlo e lui si tira indietro evitando la mia mano. Sorride e scuote la testa, scrollandosi di dosso la giacca. 

 

"Niente - solo una zuffa. Nessun danno ".

"Ma ... " Taglio corto perché voglio usare un unguento o guarirgli il labbro, ma questo richiederebbe la magia. Mi ricordo di un kit di pronto soccorso babbano che mia madre mi ha dato quando mi sono trasferita - per qualche strana ragione ancora non ne capisce di guarigione - e prendo una sedia per raggiungere lo stipetto in alto mentre lui apre il frigorifero.

 

Lo interrompo mentre cucina qualche minuto dopo per spalmare un po’ di semplice crema antisettica sul suo labbro spaccato.

 

"Aspetta ... non ... "

 

"E’ un rimedio babbano. Non farti venire un colpo!" mormoro mentre la tampono sul suo labbro. Lui rotea gli occhi, ma sopporta le mie cure, rimanendo fermo.

 

"Questo è recente. Tipo, stasera. "

 

“Mmm.”

 

Arriccio il naso.  “Mmm, dice lui!”

 

La cosa lo fa ridere, ma poi fa una smorfia quando il labbro si spacca di nuovo.

 

"Stai fermo".

 

Lui serra le labbra, ma sorride ancora leggermente. Sospiro.

 

"Che cosa devo fare con te".

 

"Non ti merito, lo sai vero?"

 

"Sì".

Preparo la tavola per lui e aspetto di sedermi a guardarlo mangiare, di scambiarci a malapena due parole, ormai lo so. Non m’importa. E’ qui e questo mi basta. Mi verso un bicchiere di vino.

 

"Allora. Come sta Ron? ".

Per poco non mi va di traverso il vino. Lo fisso con gli occhi sbarrati, le sopracciglia inarcate. 

 

Lui non sembra per niente turbato. "Che c’è?"

 

"Ah ... beh ... non abbiamo mai parlato di lui da quando ... da quando hai iniziato a farmi visita. Come mai questo cambiamento? "

 

Scrolla le spalle, conficcando la posata nel cibo che ha sul piatto.

 

“ Non lo so. Voglio solo sapere se quello scontroso bastardo sta bene, credo. "

Gli racconto tutto quello che Ron sta combinando per quanto riguarda il lavoro, come abbia tentato senza successo a entrare nei Tutshill Tornados.

 

"Ed è davvero furioso perché invece Ginny sta facendo così ... “.

Interrompo la frase a metà, che è probabilmente la cosa peggiore che potessi fare, ma non riesco a farne a meno. Credo di vederlo arrossire e mi maledico mentalmente. Lui si riprende e continua.

 

"Va tutto bene. Come sta Ginny? "

Scuoto la testa. "Non tanto bene. Le manchi ancora tanto. Io ... magari basterebbe che tu le scrivessi o qualcosa del genere. "

Lascia cadere la forchetta sonoramente sul piatto, e beve un lungo sorso.

 

"Non ce n’è motivo Hermione. Non c'è più niente da dire. "

Lo guardo con disappunto ma lascio correre per ora. Non mi va di parlare di Ginny in ogni caso.

 

"Perché vieni a trovare me Harry?"

 

Smette di masticare e mi guarda. Finalmente ricomincia, e lo vedo pensarci su.

 

"Ho solo ... ho bisogno di ... un po’ di equilibrio. "Sorride e penso che stia cercando di essere spontaneo. "E perché so che mi lasci entrare"

 

"Tutti i tuoi amici lo farebbero!  Manchi a tutti".

 

Si concentra sul suo piatto.

"Sì, ma tu mi lasci entrare ... incondizionatamente".

Ci penso per un attimo e mi rendo conto che ha ragione. Mi chiedo se questo sia un bene o un male. Decido di cambiare argomento.

 

"Allora, la rissa – almeno hai vinto?"

Ride, e si tocca cautamente il labbro.

 

"Due bastardi ubriachi che combattono? Nessuno vince ".

 

Mi limito a scuotere la testa.

 

Torniamo nella nostra routine e dopo la doccia mi permette di ritoccargli la ferita.

 

"Vorrei che me lo lasciassi fare come si deve."

Lui mi imita con una vocetta ridicola ed io lo colpisco sulla spalla, ma non riesco a trattenere un sorriso. Lui sorride e se ne sta lì, dondolandosi un po’ e smaniando per sedersi. Ha un buon profumo adesso, e la canottiera grigia che gli ho comprato gli fascia il petto e il torso stretto fin troppo bene. Roteo gli occhi. Smettila - mi ammonisco leggermente.

"Che c’è?".

 

"Niente. Quando hai intenzione di andartene? "

 

“Subito.”

 

Sono delusa, pensavo che avrebbe avuto almeno un altro giorno.

 

"Mi dispiace, non sarei dovuto neanche venire. Sta diventando un po’... "

Stringo gli occhi in sua direzione e lui distoglie lo sguardo; capisco che ha detto troppo. Si siede sul divano ed io poggio le mie mani sui fianchi.

 

"Me lo dirai mai che cosa stai combinando?"

Lui fa una smorfia come se stesse prendendo in considerazione la cosa. "No, se posso evitarlo."

 

Gli lancio il batuffolo di cotone usato contro. Lui sorride di nuovo, e piazza le gambe penzoloni sul divano. Arriva fino alla caviglia e tira fuori la pistola dalla sua fondina, smontandola, controllandola e rimuovendo il caricatore, per poi lasciare tutto sul tavolino. Lo osservo mentre compie tutti questi gesti apertamente, senza più alcun timore che io lo veda.

 

Sprofondo nella mia poltrona. Finirei qui in ogni caso.

 

Inarca un sopracciglio verso di me, ma si sdraia sul divano.

 

"Stai comoda lì?"

"Svegliami quando stai per andare via".

 

Lui annuisce. Spengo la tv ed entrambi ci mettiamo comodi per dormire.

 

“Harry?”

 

“Mm?”

 

“Grazie per avermi scritto.”

 

La sua risposta arriva dopo un po’, quando siamo completamente al buio.

 

"Grazie a te per avermi scritto per prima."

 

*

Non dormo bene, perché sono in ansia per il mio piano.

Ogni volta che si agita nel sonno io mi sveglio, e mi giro bruscamente verso di lui. Parla nel sonno, distinguo chiaramente qualche frase: “Non sono pronto”, “devo chiuderla” - strani mormorii. E un nome. Un nome di ragazza, lo pronuncia un paio di volte.

 

Angie.

 

Mi brucia lo stomaco in quel modo a me così familiare fin dai tempi della scuola. Chiunque sia Angie, spero che sia la ragazza giusta per lui.

 

Dopo di che, pronuncio la formula del Sonno senza Sogni di nuovo.

Sono ancora sveglia quando lo sento alzarsi, vestirsi silenziosamente e andare a preparare una tazza di tè per me. Le prime luci dell’alba entrano furtivamente attraverso le tende. Finalmente si avvicina per toccare la mia spalla.

 

“Hermione.”

Aspetta pazientemente mentre fingo di svegliarmi e poi mi porge la tazza di tè.

 

"Quanto stavolta?"

 

“Di più.”

 

“Harry.”

 

"Mi dispiace. Ma puoi scrivermi. " Alzo lo sguardo su di lui e riformula la frase. "Mi farebbe piacere se mi scrivessi".

 

Annuisco. "Va bene".

"Devo proprio andare". 

 

Faccio per alzarmi a posare il mio tè, ma mi ferma.

 

"Non ti alzare."

 

Si china e trattiene il mio viso delicatamente, mi da un bacio sulla fronte e mantiene le labbra lì per qualche secondo.

"Ci vediamo".

 

Io borbotto un “ci vediamo presto” e poi lui se ne va.

Abbandono il tè e mi tolgo di dosso in fretta la coperta, balzando su per le scale due gradini alla volta. Mi infilo jeans, maglione e scarpe quasi senza interrompere il passo, arrivo al mobiletto accanto al letto e lo apro, tirando fuori da lì il tessuto di stoffa sottilissima che ho preso da Grimmauld Place la scorsa settimana.

Pochi secondi dopo sono in strada, bacchetta in mano sotto il Mantello dell'Invisibilità. Giro la testa di scatto e vedo la sua schiena mentre gira l'angolo della mia strada in lontananza. Mi affretto a seguirlo.

Dopo tutto, c’è un limite al mistero che questa strega può riuscire a sopportare.

 

*

Mi affretto a raggiungere l'angolo dietro cui è scomparso, stringendo il mantello intorno a me. 

 

Quando giro l'angolo quasi gli sbatto contro.

 

Reprimo un gridolino di sorpresa e mi copro la bocca, fermandomi appena in tempo. Cerco di calmare il respiro mentre indietreggio un po’.

Lui è rimasto fermo, a guardarsi intorno con calma. I suoi occhi tradiscono la sua calma apparente però, guizzando ovunque – sulle finestre, su e giù per la strada, in cerca di ... qualcosa. Mi ricorda un animale, fermo ad annusare un predatore.

Poi infila le mani in tasca e cammina a testa bassa, ma gli occhi ancora alla ricerca. Lo seguo abbastanza da vicino, felice di aver indossato le scarpe con la suola morbida.

Attraversa la strada e devo camminare più velocemente per stare al passo con la sua falcata. Quasi lo perdo quando s’infila in un vicolo all'ultimo minuto.

Raggiungiamo una strada parallela e mi rendo conto per la prima volta che stiamo andando nella direzione opposta alla metro.

Poi si ferma davanti ad una macchina, tira fuori delle chiavi dalla tasca e spinge un pulsante. La vettura lampeggia e tutte le chiusure si aprono.

Io non ne capisco nulla di auto ma so che questa è un bel modello, non troppo appariscente - ma costosa. E' nera, con interni in pelle nera.

Lo guardo con stupore e delusione mentre sale in macchina e gira la chiave. La vettura ruggisce, il rumore del motore è piuttosto roco all’inizio, e poi si assesta in un rombo basso.

Sembra rispecchiare la rabbia bruciante nel mio petto mentre Harry controlla gli specchietti, poi sgomma via sulla strada e si dilegua in pochi secondi.

“Merda!” Non sono neanche il tipo che impreca, ma a volte è l'unica cosa che renda l’idea.

 

*

 

* Ovviamente stiamo parlando della Metropolitana di Londra, soprannominata dagli inglesi The Tube.

Lyrics credit: Shadow of the Day dei Linkin Park, Sway di Bic Runga (Colonna Sonora di American Pie).

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