LA ROSA DI ELROHIR

di Fior di Luna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo I una notte di luna: Arrivo attraverso il portale. ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ~ qual'è la funzione di questo bizzarro oggetto? ***



Capitolo 1
*** capitolo I una notte di luna: Arrivo attraverso il portale. ***


Disclaimer:
Elrohir è un elfo nato dal fertile e fantasioso genio di J.R.R: Tolkien, e a lui appartenente (magari fosse mio!) come tutti i riferimenti alla Terra di Mezzo. appartengono a me, Marianna e alla mia modesta Musa solo l'evoluzione del personaggio, Rosa Grimaldi ( protagonista femminile) e tutte le loro avventure in questo nostro mondo.


Una notte di luna; luminosi raggi argentei si spargevano sul paesaggio donandogli un aspetto irreale, fatato. In notti come questa si poteva credere che la magia esistesse ancora..
Del resto da sempre la luna piena esercita un fascino enigmatico come se la sua luce permettesse di percepire presenze arcane non appartenenti alla nostra realtà.
È nelle notti di plenilunio che le porte dell’altro mondo si aprono permettendo alle creature fatate, come i folletti, di giungere ancora fra noi...

Nonostante fosse consapevole che erano soltanto sciocche superstizioni, Rosa zoppicando goffamente verso i ruderi, non poté fare a meno di domandarsi se non fossero stati proprio dei folletti burloni a farla inciampare.
Non era stata una buon’idea avventurarsi da sola su per la Collina nel bel mezzo della notte; la gente del posto sussurrava che si poteva incappare in strani incontri in quel luogo, le leggende raccontavano che lì, tra le rovine di quello che un tempo era stato probabilmente un tempio celtico, si trovava l’ingresso per un altro mondo, ma erano solo sciocche credenze di vecchi campagnoli, da scienziata qual era non avrebbe dovuto essere così suggestionabile.

Il suo quaderno era ancora lì aperto dove lo aveva dimenticato, la ragazza lo raggiunse sul basso muretto diroccato di fronte ai due enormi monoliti paralleli.
La ferita sul ginocchio le bruciava mentre lo esaminava alla luce della torcia elettrica, nonostante il dolore non era nulla di grave solo un taglio superficiale ancora imperlato di sangue.

Sfogliando distrattamente le pagine dei suoi appunti, appena inumidite dalla rugiada notturna, si accorse che singolarmente la luna si trovava nella posizione esatta in cui era raffigurata nello schizzo di una delle miniature degli antichi documenti che stava studiando: esattamente al centro dei due enormi monoliti paralleli di fronte a lei.

Dal punto in cui si trovava, poteva vedere l’intero scavo. I due monoliti incorniciavano il paesaggio, come un enorme portone spalancato.
Era così calma quella limpida notte di primavera. Anzi troppo silenziosa, innaturalmente silenziosa sembrava quasi che la natura stesse con il fiato sospeso come nell’attesa di qualcosa o di qualcuno….

Improvvisamente ci fù un lampo di luce, come una scossa elettrica tra i due monoliti, e per un attimo tutto tacque perfettamente immobile, anche la brezza smise di soffiare. Rosa raggelò. Un uomo, o meglio quello che sembrava un uomo si era materializzato davanti a lei!
Fissandola lo sconosciuto fece pochi passi verso di lei, prima di crollare a terra.

Afferrando tremante una grossa pietra, la ragazza si avvicinò illuminandolo con la torcia elettrica. L’uomo era riverso bocconi, immobile. I suoi lunghi capelli scuri erano arruffati e sporchi di quello che sembrava fango e così anche i bizzarri abiti che indossava.
Inginocchiandosi lo toccò appena, non si muoveva sembrava morto. Circospetta lo girò , il petto si alzava ed abbassava lievemente, era solo svenuto costatò con sollievo.

Lui era giovane ed il suo viso delicato era insolitamente bello alla luce della luna, ma c’era qualcosa in lui che lo rendeva diverso, diverso da chiunque avesse mai visto prima. Non solamente per via degli abiti che indossava: tunica e brache, un costume medievale come se fosse appena uscito da un set cinematografico. All’alta cintura di cuoio dalla fibbia d’argento portava appeso un pugnale cesellato molto simile a quello che avevano trovato poco tempo prima in quello stesso sito….

Improvvisamente lui spalancò gli occhi afferrandola per il collo, per la sorpresa la pietra le scivolò di mano, divincolandosi in preda al panico urlo: “lasciami!”
“ma non sei un orco!” Rispose lui lasciando immediatamente la presa. “ perdonatemi, ma dobbiamo fuggire, stanno arrivando! Ansimava. Le sue parole erano così intense, che per un momento a Rosa sembrò che gli orchi stessero arrivando per davvero.
“non esistono gli orchi” obbiettò massaggiandosi il collo.
“osi mettere in dubbio le mie parole, donna? Dobbiamo fuggire. Sono in troppi non sono in grado di affrontarli da solo…”
“non mi chiamo donna ma Rosa e poi le ho già detto che gli orchi non esistono qui.” Ribatté irritata.
Lui la fissò come se fosse lei la pazza. “che cosa state dicendo? Erano alle mie calcagna….Quei maledetti mostri ci hanno teso un’imboscata appena entrati nella foresta…”.
“non c’e nessuna foresta qui, solo pascoli e campi…. “Puntualizzò ancora una volta Rosa domandandosi se questo tizio fosse ubriaco.
“ti sbagli questo è Bosco Atro!” Stizzito lui cercò di alzarsi ma ricade subito, stingendosi il braccio destro
“si è fatto male?” Domandò lei toccandogli il braccio che sembrava ferito ed illuminandolo con la torcia “ mi faccia vedere”
“Quei dannati mostri mi hanno colpito, ma sono riuscito ad estrarre la freccia…”
la ferita sembrava grave e sanguinava. Dovevano trovare subito un medico, solo che in quello sperduto paesello non c’era nemmeno una guardia medica il sabato e l’ospedale più vicino si trovava venti km di distanza. “dobbiamo tornare subito in paese, lei sanguina!” esclamo la donna allarmata. “venga l’aiuto ad alzarsi”
“io non vengo da nessuna parte” si ritrasse il ragazzo. Rosa era esasperata, se non fosse stato ferito non avrebbe esitato a lasciarlo solo a delirare sulla Collina; ma chi si credeva di essere questo tizio? Però era così dannatamente attraente…
“non posso lasciarla qui solo, faccia il bravo ragazzo e venga con me, in paese sicuramente ci aiuteranno..”
“ ma io non sono un ragazzo, sono un elfo” precisò lui calmo come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Lei sospirò e l’aiutò ad alzarsi “ nemmeno gli elfi esistono, e anche se esistessero sarebbero molto piccoli e questo non è il suo caso… ed ora andiamo, appoggiatevi a me”
“ma io sono davvero un elfo, Rosa” ribattè lui per la prima volta gentilmente “mi chiamo Elrohir”


note dell'autrice:

  • Questo è solo il primo capitolo, molto presto posterò il secondo e allora potrete saperne di più riguardo a Rosa ed Elrohir, per adesso posso solo dirvi che nessuno dei dettagli di questa storia è stato messo a caso, ma che tu tutto verrà spiegato in seguito.
  • Vi prego di essere clementi :-) considerando che scrivo senza Beta-Reader ( se qualcuno fosse disposto a farlo per me non esiti! Mi mandi pure una mail….)
Marianna

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Capitolo 2
*** Capitolo II ~ qual'è la funzione di questo bizzarro oggetto? ***


Disclaimer:
Elrohir è un elfo nato dal fertile e fantasioso genio di J.R.R: Tolkien, e a lui appartenente (magari fosse mio!) come tutti i riferimenti alla Terra di Mezzo. appartengono a me, Marianna e alla mia modesta Musa, solo Rosa Grimaldi ( protagonista femminnile) e tutte le avventure sue e di Elrohir in questo nostro mondo.


Capitolo II ~ Qual'è la funzione di questo bizzarro oggetto?

Il sole era già alto quando Elrohir si destò. Aprì gli occhi di colpo e si guardò intorno. Tutto attorno a lui era così insolito, solo il calore del sole e il festoso cinguettio degli uccelli gli erano familiari. Il braccio destro gli doleva, guardò la fasciatura … A si! Si trovava Nella casa di quella stravagante donna incontrata la notte prima.
Il veleno contenuto nella freccia, insieme alla perdita di sangue, gli avevano fatto perdere conoscenza impedendogli di piombare in quello stato di vigile sogno in cui gli elfi trovano riposo. Seduto sul letto si passò le dita tra i capelli. Aveva un disperato bisogno di prendere un bagno, la sua chioma, come la sua pelle, erano tutti incrostati di sangue e di fango facendolo assomigliare più ad un orco che ad un elfo. Si alzò, con un braccio solo riuscì a malapena ad infilarsi gli stivali e tunica.
Nella stanza attigua quella ragazza, Rosa, dormiva con gli occhi chiusi come tutti i mortali, rannicchiata su quello che sembrava un divano. Silenzioso come un gatto, Elrohir le si avvicinò.
Essendo la ragazza un’appartenente alla razza degli uomini, il suo aspetto era ben lontano dall’eterea e perfetta beltà delle figlie degli Eldar, tuttavia era piacevole e dotata di una corporatura snella e aggraziata. La sua lunga capigliatura color del bronzo vecchio,una sfumatura comune, era morbidamente mossa. Dalla bassa coda in cui era legata erano sfuggite alcune ciocche sinuose. Elrohir allungò una mano per sfiorarne una fra quelle che le coprivano disordinate il viso. Al suo lieve tocco la ragazza sospirò languidamente senza svegliarsi. Lui sorrise, sembrava così vulnerabile. Malgrado dormisse con un lungo coltello sotto il cuscino.

L’elfo perlustrò tutta la piccola dimora, imbattendosi in una serie di bizzarri oggetti di cui non riusciva a comprendere pienamente la funzione, ma non trovò nulla che assomigliasse ad una vasca o ad un catino. Nemmeno all’esterno non trovò né una fonte né un pozzo. Dove si approvvigionavano d’acqua questi mortali? Sapeva che molti di loro non amavano particolarmente lavarsi ma dovevano pur bere. Il casolare isolato era circondato da collinosi prati verdi. In lontananza scorse alcuni di quei grossi e mansueti animali domestici, allevati per il loro latte, che pascolavano indisturbati protetti da recinzioni ma nemmeno un cavallo. Come aveva affermato quella donna nessuna traccia di foreste, solo qualche albero isolato e cespugli incolti.

Quando rientrò la ragazza doveva essersi già svegliata, da una delle stanze provenivano: rumori di stoviglie e odori che sembravano di cibo.
“Desidererei prendere un bagno”
Rosa era di spalle, intenta a preparare la colazione. Il suono della sua voce la fece sussultare per la sorpresa. Si girò e rimase incantata a fissarlo ad occhi sgranati. Elrohir abbozzò un mezzo sorriso, quella era la reazione consueta dei mortali la prima volta che entrano in contatto con un qualsiasi membro del suo popolo: completa meraviglia.
“Desidererei prendere un bagno, per favore” ripeté lui. Le sue parole sembrarono farla uscire dalla contemplazione; inconsapevolmente si leccò le labbra cremisi.
“Buongiorno anche a te.” La sua voce era calda.
“Ho detto: desidererei prendere un bagno.”
“Non preferiresti fare colazione con me prima?” Domandò lei giocherellando con una ciocca di capelli. ”Credo che dovremo parlare e chiarire meglio questa strana situazione, ieri notte è successo tutto così in fretta…. ”
“No, prima il bagno” insistette Elrohir con una punta d’irritazione.
“E va bene, allora seguimi...” e lo condusse in quella stanzetta dal pavimento piastrellato in cui oltre ad un armadietto, uno specchio e una tenda, che ne riparava un angolo, si trovavano anche due curiosi e grossi recipienti di ceramica bianca dall’incomprensibile uso.
Si avvicino a quello più grande che assomigliava molto vagamente ad un largo vaso senza manici appoggiato sul pavimento e ne alzò il grosso coperchio. Sul fondo strozzato si trovava un po’ d’acqua.
“E'qui, che vi approvvigionate d’acqua?”
Lei lo guardò come se fosse un hobbit ubriaco poi scoppiò a ridere. “No, non berrei quell’acqua nemmeno se stessi morendo di sete” e continuò ridacchiando “ quello si chiama Water e ha …uhm…diciamo un altro uso…”
Elrohir era confuso, nei suoi lunghi anni di vita era la prima volta che una mortale ne sapesse più di lui riguardo a qualcosa. “ Che genere d’altro uso?”
“Serve a soddisfare alcuni bisogni fisiologici….” Lui aggrottò le sopracciglia “ come urinare e…..”
“Ho capito adesso” disse divertito dal suo imbarazzo.
“Dopo aver finito, si tira questa.” Aggiunse lei, mostrandogli il funzionamento una catenella che pendeva da una grossa cassa appesa al muro, immediatamente un abbondante getto d’acqua si riversò nel Water.
“Se non usate, questo genere di recipienti, per lavarvi e per bere, dove prendete l’acqua necessaria per farlo?”
Lei scostò la brutta tenda che si trovava nell’angolo “per fare la doccia, usiamo questa…”
L’elfo era ancora perplesso. “Si entra qui dentro e si girano i rubinetti: quello rosso é per l’acqua calda e quello blu per quella fredda. Qui ci sono shampoo e bagnoschiuma, usali pure anche se il loro profumo, magari ti sembrerà troppo femminile… ”
Elrohir afferrò una delle bottiglie sul ripiano dietro la tenda e ne annusò il contenuto: profumava vagamente di fiori.. “Questi liquidi profumati che hai chiamato Shampoo e bagnoschiuma? A cosa servono?”
“Sono sapone” rispose lei sorridendo e “Eccoti degli asciugamani, fai con comodo. Io ti aspetto in cucina” uscì chiudendo la porta dietro di lei.
Dopo la doccia calda Elrohir si sentì meglio, era davvero una maniera molto pratica di lavarsi, sembrava quasi di essere sotto una piccola cascata, nemmeno gli ingegnosi Noldor non avevano mai escogitato un simile stratagemma.

Ritornata in cucina, per prima cosa, Rosa si preparò un buon caffè forte, che si sedette a sorseggiare lentamente mentre aspettava Elrohir.
La sera prima lo aveva definito attraente vedendolo al buio; beh…si era sbagliata lui non era bello. Era stupendo! Stentava quasi a credere che fosse reale: quasi due metri di bruno, splendido e flessuoso maschio.
Flessuoso…in tutta la sua vita non aveva mai definito nessun uomo flessuoso veramente nemmeno nessuno splendido ma Elrohir era davvero un’eccezione, non sembrava nemmeno un essere umano tanto era meraviglioso.
Però era anche parecchio eccentrico, se non proprio un po’ matto: credersi un elfo! Era l’idea più bislacca che avesse mai sentito in vita sua!
E come se ciò non bastasse si comportava e si vestiva come se fosse appena arrivato direttamente da un’epoca indefinita: situata tra l'incoronazione di Carlo Magno e l’ultima crociata. Forse non si era ancora reso conto che il Medioevo era finito da un pezzo ormai!
Rosa sospirò, fissando la tazzina vuota posata sul tavolo di fronte a lei, si era davvero cacciata in un bel guaio, ospitando quell’individuo a casa sua, dopo essersi fatta ammaliare da quei suoi stellari occhi grigi.
Dannata, ancora una volta, la sua distrazione!
Come le era potuto venire in mente di andare allo Scavo, di notte e da sola! Quel posto l’aveva sempre fatta rabbrividire!
Tuttavia, prima di prendere qualsiasi decisione era necessario saperne di più riguardo a tutta la faccenda.
Si versò dell’altro caffè, aveva davvero bisogno di schiarirsi le idee, ripensando a tutto quello che era successo sulla Collina: Elrohir era letteralmente apparso dal nulla la sera prima, quasi come uno di quei folletti birichini di cui si parlava nelle fiabe.

“Adesso possiamo parlare se vuoi.”
Una melodiosa voce maschile alle sue spalle la fece sobbalzare sulla sedia, ancora una volta non lo aveva sentito arrivare.
Guardandolo così alto e bello sulla soglia, Rosa per un attimo ebbe il sospetto che lui fosse davvero un membro dei Daine-Sidhe, il vecchio popolo fatato che, secondo antichi miti, abita dentro le Colline.
Un brivido leggero le corse lungo la schiena.
“Vieni pure avanti, siediti qui....vuoi del caffè?” Balbettò Rosa, il cuore le batteva come un tamburo ma lui era così reale, così vero; così come lo era lei… Però non si poteva negare che lui sembrava emanare una certa aurea incantata come se da un momento all’altro dovesse sparire.
Con i capelli ancora bagnati Elrohir si sedette sulla sedia vuota di fronte a lei.
“Caffè ?”
“Preferisci del the o magari del latte ?” Offrì Rosa e subito si affrettò a mettere in tavola miele, biscotti e pane per la colazione; aveva bisogno di calmarsi un attimo tenendosi occupata.
“Del latte, grazie” Elrohir chiese l’unica bevanda a lui familiare e allungò la mano per prendere pane e miele.
Rosa gli servì una tazza di latte e poi si sedette di nuovo. “Come va il tuo braccio? Ragnatele imbevute nel vino e nell’olio, non mi è sembrano medicine appropriate alla cura delle ferite” Chiese lei perplessa.
Elrohir si guardò ancora una volta la fasciatura sull’avambraccio destro. “ Fortunatamente la ferita è solo superficiale e sono riuscito ad estrarre subito la freccia prima di avvelenarmi completamente. Purtroppo mi duole ancora e non riesco ad usare perfettamente il braccio, ma credo che al massimo tra tre giorni e sarà perfettamente guarito “ Rispose.
“Si, ma forse sarebbe meglio consultare un medico, potrei chiedere ai miei amici d’accompagnarci al Pronto Soccorso…”
“Mio padre è un ottimo guaritore e mi ha insegnato a curare le ferite. ” Obbiettò l’elfo toccandosi il braccio infortunato, ma dalla sua espressione lei non sembrava fidarsi molto né delle sue capacità terapeutiche né di quelle di suo padre.
Elrohir sorseggio il latte tiepido. “Non mi hai ancora spiegato, Tu cosa ci facevi in quel posto ,che chiami Collina da sola ieri notte?”
Rosa leggermente imbarazzata, distolse lo sguardo prima di rispondere. ”Avevo dimenticato il mio quaderno d’appunti allo Scavo. Ne avevo assolutamente bisogno per continuare a studiare ieri sera…”
“Scavo?”
“Si, c’è uno scavo archeologico in corso sulla Collina, io mi sto specializzando in Antropologia Culturale e così sono entrata a far parte dell’equipe di ricerca del Professor Grey.”
Elrohir arricciò le labbra ben fatte. Era davvero sconcertato, tutto era così alieno per lui! “Che cos’è uno scavo archeologico?”
Rosa non poté fare a meno di sorridere, persino i bambini sapevano che cos’è l’Archeologia. “L’archeologia è lo studio scientifico delle civiltà antiche attraverso l’analisi delle tracce che si sono lasciate alle spalle. Uno scavo archeologico è l’esplorazione scientifica di una zona per riportare alla luce monumenti od oggetti dell’antichità per potereli così studiare.”
“Indagate sul passato, ho capito!” Elrohir si rilassò sulla sedia accavallando le lunghe gambe. La scrutò serio “Sei una strega, allora!” “Sei una strega, allora!”
Gli occhi verdissimi di Rosa lo fissarono “No, non sono una strega! Nemmeno le streghe esistono!” obbiettò davvero irritata.


note dell'autrice:

  • Sono davvero demoralizzata perchè non so se qualcuno ha veramente letto la mia fanfiction,ma a giudicare dall'alto numero dei "clik" direi propio di si! cosa vi costa lasciarmi qualche commento? mi fareste felice con poco! ma soprattutto mi spronereste a continuare a scrivere.
Marianna

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