Wyrda

di JoyBrand
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Malthinae ***
Capitolo 2: *** Salvataggio ***



Capitolo 1
*** Malthinae ***


Capitolo 1

Erano ormai passate diverse ora da quando Eragon e Saphira erano stati catturati nella prigione di Gil'ead, ed ormai Aranel era in preda al panico. Camminava senza sosta in circolo, la mano che di tanto in tanto scattava istintivamente verso l'elsa della spada che portava alla cintura. Se un drago ed il suo cavaliere non erano riusciti a fermare le guardie dell'impero, che speranze avrebbe avuto lei? Forse la migliore soluzione sarebbe stata correre subito ad Ellesméra in cerca di aiuto, ma per allora Galbatorix avrebbe già messo le mani su Eragon e Saphira, e sarebbe stata la fine. Doveva agire subito.
Improvvisamente un fruscio, una presenza dietro le sue spalle, distolse la giovane dai suoni pensieri. La mano cinse l'elsa della spada per l'ennesima volta quella notte, ma stavolta la sfoderò. Si voltò attaccando lo sconosciuto, e la sua lama ne incontrò un'altra. L'uomo che si ritrovò davanti non si fece attendere per contrattaccare, e Aranel parò per poco il colpo. Il suo avversaio era veloce, e forte. Con un agile movimento del polso riuscì a colpirle il braccio, da cui fuoriuscì uno spruzzo di sangue. Questo bastò a far abbassare la guardia allo straniero e prontamente Aranel lo disarmò. La spada cadde a terra, il rumore attutito dall'erba bagnata. Aranel osservò compiaciuta l'espressione stupita sul volto del suo rivale e, ignorando le pulsazioni dolorose al braccio, gli puntò la spada al petto, invitandolo ad indietreggiare fino a fargli poggiare la schiena su una grossa quercia.
"Chi sei e che cosa ci fai qui?" gli domandò, avvicinandogli pericolosamente la punta della spada alla gola. Un rivolo di sangue uscì dal punto colpito dalla lama, ma non parlò.
"Come vuoi" fece allora Aranel. "Malthinae!" Rami robusti crebbero ad una velocità sorprendente dalla quercia, avvolgendo lo straniero alla vita e alle caviglie.
"Non ho tempo da perdere" continuò Aranel "ti ho dato l'opportunità di salvarti la vita. Se non vuoi dimostrarmi che non sei un pericolo, spero che tu trovi questa posizione comoda, perché ci resterai per molto tempo." Lo straniero continuò col suo silenzio, imperterrito. Aranel si voltò, allontanandosi a grandi passi.
"Aspetta!" sentì urlare alle sue spalle. La ragazza tornò alla quercia, soddisfatta.
"Non volevo attaccarti, mi stavo solo difendendo! Lasciami andare, e non ci rivedremo più. Non ho alcun interesse a seguirti, tantomeno ad ucciderti" La voce dell'uomo aveva una calma ammirevole date le circostanze.
"Conosci l'antica lingua?" chiese Aranel.
"Sì".
"Bene, allora non avrai alcun problema a ripetermelo". Lo straniero ubbidì, dando prova  della sua innocenza.
"Cosa stavi facendo qui?"
"Io... " parve avere un attimo di esitazione "girano voci che un drago ed il suo cavaliere siano stati avvistati da queste parti"
"Sei un soldato di Galbatorix?"
"No"
"D'accordo allora" acconsentì Aranel "Losna kalfya iet". Le radici si ritirarono nell'albero, lasciato libero lo straniero. Quest'ultimo non perse tempo, andò a recuperare la sua spada e si allontanò a grandi passi, senza dire una parola. Cercava Shapira ed Eragon - pensò Aranel - e non è dalla parte di Galbatorix, questo è assodato. Forse. . .
"Aspetta!" urlò Aranel, raggiungendo l'uomo misterioso correndo.
"Che diavolo vuoi ancora?!" sbottò questo irritato.
"Cercavi il cavaliere del drago, giusto? Be', si dia il caso che so dove si trovi, ma non posso raggiungerlo da sola." Lo straniero rispose con una risatina, scettico.
"E perché non potresti raggiungerlo?"
"Perché in questo momento si trova nella prigione di Gil'ead con il suo drago." rispose Aranel in tono grave. Lo straniero tacque. Se almeno ci fosse stata un po' di luce, avrebbe potuto leggere sul suo viso cosa gli stava passando per la testa.
"D'accordo." disse infine.
"Come?"
"Sì, ti aiuterò a liberarli. Conosco la prigione di Gil'ead. Ma ci serve un piano". 

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Capitolo 2
*** Salvataggio ***


Capitolo 2


"Ricapitolando: io distraggo le guardie all'entrata, tu ne approfitti sgattaiolando giù nelle celle, il Cavaliere sarà sicuramente nella cella di sicurezza che si trova nel piano inferiore, inoltre è l'unica abbastanza ampia da poter contenere il drago. Lì troverai altre guardie, credi di potertene sbarazzare?"
"Devo" rispose la ragazza. Stava iniziando ad albeggiare, ed Aranel poté finalmente osservare lo sconosciuto. Notò con un certo disappunto che si trattava di un uomo molto giovane, non avrà avuto più di vent'anni. Era alto e dal fisico asciutto. Aveva degli occhi scuri ed il viso era incorniciato da folti capelli neri. Parlava con tono autorevole, dimostrando una sicurezza precoce per la sua età, ciononostante ciò, Aranel non potè far a meno di domandarsi se fosse cosciente della gravità della situazione in cui si stava cacciando.
"Devo richiedertelo. Sei sicuro che vuoi andare fino in fondo? Potresti morire" lo avvertii nuovamente, mentre erano intenti a correre verso Gil'ead.
"Non sono un novellino" rispose quello secco, aumentando il passo. Eppure Aranel non si sentiva sicura. Stava letteralmente affidando la sua vita e quelle di Eragon e Saphira in mano ad un perfetto conosciuto che, tra l'altro, conosceva bene la prigione di Gil'ead. "E' la mia sola possibilità" pensò Aranel "non ho alternative."
Arrivati all'entrata della prigione, dopo aver scambiato uno sguardo d'intesa con Aranel, lo straniero sfoderò la spada e iniziò ad attaccare le guardie che, sorprese, passarono subito al contrattacco. La prima parte del piano funzionò e la giovane riuscì a intrufolarsi senza dare nell'occhio. Attraversò di corsa un lungo corridoio di granito, vuoto, pregando che stesse prendendo la giusta via e, quando scorse delle rampe di scale che scendevano nel sottosuolo, si precipitò all'ultimo piano. Cercando di essere più silenziosa che poteva, si nascose dietro una colonna di marmo. I rumori della battaglia qualche piano più su non arrivavano fin lì e le tre sentinelle che sorvegliavano una spessa porta di legno erano intente a parlottare tra loro. Eliminando dalla mente ogni scrupolo, Aranel si concentrò su quella piccola arteria nel cervello di quegli uomini che, fatta esplodere con la magia, avrebbe causato la morte istantanea. Un modo di uccidere che richiedeva la minima energia e che le avrebbe permesso di farlo silenziosamente. Non poteva permettere che le sentinelle chiamassero rinforzi. Mormorando un paio di parole nell'antica lingua, due guardie crollarono al suolo improvvisamente. L'ultima sentinella emise un urlo strozzato e sfoderò la spada, guardandosi intorno spaventata. Aranel balzò fuori dal proprio nascondiglio a spada sguainata e si precipitò ad attaccare l'avversario. Riuscì ad ucciderlo in poche, brutali, mosse. Non aveva tempo per duelli eleganti. Cercò tra i cadaveri le chiavi che avrebbero aperto la porta della cella, che trovò aggiungiate alla cintura di una sentinella. Aprì la porta con il cuore in gola, augurandosi che fosse quella giusta. Si ritrovò in una vasta sala, alle cui pareti erano incatenati Eragon e Saphira. Delle pesanti catene avvolgevano il collo e le zampe della bella dragonessa. Era sveglia, ma visibilmente scossa. Sulla parete opposta il suo Cavaliere, incatenato ai polsi, giaceva a terra, apparentemente svenuto.  Aranel usò tutte le energie che riuscì a raccogliere per liberarli da quelle catene che dovevano essere state stregate. Sentì Saphira sfiorarle la coscienza, e le aprii la sua mente.
"Aranel!" la sua voce traboccava di esultanza "è fantastico! Come hai fatto ad arrivare fin qui?"
Ma la giovane non riuscii a risponderle. Con un gemito cadde accasciandosi a terra. L'unica cosa che riuscì a percepire fu la ferita che ancora pulsava sul suo braccio destro.
 
Quando Aranel riaprì gli occhi, era ormai notte. Si ritrovò distesa sull’erba umida, illuminata da un fuoco acceso ad un paio di metri di distanza. Si mise a sedere, disorientata. L’ultimo ricordo che aveva era la prigione di Gil'ead. . .
“Hei! Ben svegliata!” Eragon le venne incontro, sedendosi a sua volta.
“Io. . . cosa? Quanto ho dormito?”
“Più di dodici ore, stavamo iniziando a preoccuparci.”
“Cos’è successo?”
“Be’, a quanto pare sei svenuta dopo averci liberato” iniziò a spiegare Eragon “Saphira ci stava portando fuori, quando ha incontrato Murtagh che le veniva incontro”
“Chi?” lo interruppe Aranel.
“Murtagh” disse confuso Eragon “il giovane che ci ha aiutato a scappare”
“Ah già. Vai avanti”
“Avevo già ripreso i sensi allora” continuò “e ti ricordi l’elfa che mi apparve in sogno? L’abbiamo trovata e portata con noi” concluse con una sfumatura di rabbia nella sua voce.
“Cosa?” Aranel si alzò di scatto. “Dov’è ora?”
Eragon si rabbuiò e le fece strada. Sdraiata su un letto improvvisato di foglie secche, c’era Arya.
“O mio dio” mormorò Aranel, vedendo le condizioni in cui si trova la figlia di Islanzadi.
“Dovevi vederla qualche ora fa. Orribile” disse Eragon, contenendo a malapena la rabbia.
“Eragon, va portata dai Varden, subito!” esclamò Aranel, allarmata.
“Credevo ci stessimo già dirigendo lì”
“Intendo, più velocemente. Non possiamo aspettare. Non può aspettare!” Prima che Eragon potesse rispondere, sentirono dei passi dietro di loro. Aranel si voltò di scatto e vide che anche lo straniero, che aveva scoperto chiamarsi Murtagh, si stava unendo a loro.
“E tu perché sei ancora qui?” sbottò Aranel “lascia perdere. Eragon, domattina devi partire con Shapira portando l’elfa, in volo sarete più veloci”. Eragon annuì, serio.
“E tu?”
“Vi raggiungerò a cavallo, stanotte ti spiegherò la via più breve.”
Quando Saphira tornò dal suo giro di caccia, le spiegarono i piani per il giorno successivo.
“Sicura di potertela cavare da sola?” domandò la dragonessa, preoccupata.
“Starò bene. In realtà, correrei pericoli maggiori viaggiando con voi due” la tranquillizzò Aranel.
Murtagh sembrava contrariato all’idea che Shapira partisse così presto. Non faceva che fissarla.
“E tu? Che cosa farai?” gli domandò Eragon, che stava dimostrando una particolare simpatia per il suo salvatore.
“Non lo so” rispose questi, smuovendo del terreno col piede “credo che accompagnerò Aranel per un tratto, e poi andrò per la mia strada. Sempre che per lei vada bene” si affretto ad aggiungere guardando la ragazza.
“Perché no.”

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