Inquietudine

di Northern Lights
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solitudine ***
Capitolo 2: *** Cicatrici ***
Capitolo 3: *** Riflessioni ***
Capitolo 4: *** Miglioramenti ***
Capitolo 5: *** Spensieratezza ***
Capitolo 6: *** Regali di Compleanno ***
Capitolo 7: *** Don't Cry For Me, Argentina ***
Capitolo 8: *** Una Chiamata Inaspettata ***
Capitolo 9: *** Segreti ***



Capitolo 1
*** Solitudine ***


Mi chiedo frequentemente quale sia il senso della vita.
Quando si è giovani la si da quasi per scontato, poiché si pensa che si vivrà per sempre. Qualcuno invece non riesce a goderne a fondo perché non ha a disposizione i mezzi, oppure non glielo permette il contesto nel quale si svolgono le vicende che lo vedono protagonista.
Conoscevo una persona che apparteneva alla seconda categoria.
La ricordo con chiarezza, eppure la memoria spesso mi tradisce; i miei ricordi volano via con leggerezza, come catturati dal vento, volano via come l'Estate che non dura mai abbastanza, come le rondini che si rifugiano a Sud quando l'Inverno uccide il calore del Sole.

Samantha era un pozzo di innocenza e di saggezza, aveva una mente terribilmente brillante e il suo viso mostrava i segni di una sorprendente bellezza trascurata, o sfiorita, per ragioni che mi erano ancora ignote. Provavo un gran dispiacere nello scoprire che la sua indole era alquanto solitaria; provavo ad avvicinarmi, ma aveva educato se stessa a respingere coloro che le si presentavano. Gli altri studenti tentavano di escluderla, ma quando necessitavano di un aiuto con un complicato calcolo o con il significato di qualche termine straniero lei glielo offriva senza rancore, segno di un animo puro. Forse era quello il motivo per cui ero così determinata a stringere amicizia con lei e a farla integrare nel gruppo mio e delle mie amiche: può darsi che non riuscissi a tollerare che qualcuno di così buono rimanesse nascosto al resto del mondo. Quanti furono i miei vani tentativi! Nessuno sapeva cosa facesse, da dove provenisse o chi fosse realmente. A volte mi ritrovavo a parlarne con Marcella, ma questa mi consigliava di lasciar perdere e mi chiedeva il perché di tanta curiosità da parte mia nei confronti di quell'esile ragazza ignorata da tutti.
<< Sei troppo buona, ecco perché ti adoriamo, ma non lasciarti impietosire da quella Sapientona! Ti respinge perché è invidiosa di te! Le "maestrine" sono le peggiori! >>
<< Penso che dovresti smetterla di giudicare un libro dalla copertina... Perché sei sempre così superficiale? Ti ho semplicemente detto che mi dispiace per quella povera ragazza e sono sicura che ci sta uno schifo anche lei. Voglio solo che diventi mia amica, che problema c'è? >>
<< Lei è quella che respinge gli altri >>
<< Vero, ma gli altri non si sforzano eccessivamente a farla sentire a suo agio >>
<< Fa' ciò che cavolo vuoi >>
<< Non ho mai agito diversamente, ma grazie ugualmente per il consiglio >>

Un giorno, durante la ricreazione, tentai con un approccio differente: mi recai al suo banco per chiederle una mano coi compiti d'Inglese per il giorno successivo, certa che avrebbe acconsentito ad aiutarmi, e così fu. Ormai era diventata una specie di sfida personale...

 

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Capitolo 2
*** Cicatrici ***


<< Allora... Hai capito dove abito? >>
<< Certo, non è molto distante da casa mia >>
<< Pensi che verrai? >>
<< Perché non dovrei? Tu hai bisogno d'aiuto e sarebbe scortese da parte mia cacciarti >>
<< Leggi molto, vero? >>
<< È così evidente? >>
<< Sì >>
<< Cosa mi tradisce? >>
<< Il modo in cui parli >>
<< Perfetto >>
<< Ci vediamo oggi >>
<< Ci sarò >>
Fu una conversazione breve, ma l'importante è che decise di venire da me per studiare.

Eravamo sedute alla mia scrivania già da un'ora.
Prima d'iniziare gli esercizi, Samantha mi aveva spiegato alcune regole grammaticali, che ovviamente conoscevo.
Poi il silenzio totale. Con mia sorpresa fu lei a romperlo per prima.
<< Non capisco, tu sei brava in Inglese e questo è un argomento semplicissimo, perché vuoi una mano con l'assegno? >>
Sospettava qualcosa.
<< Perché tu sei ancora più brava e il tuo lessico è più forbito >>
<< Okay... >>
Non era convinta, ma non m'interessava.

Osservandola da così vicino, riuscii a scorgere sul suo viso delle cicatrici, così come sui suoi polsi, scoperti a causa della maglietta molto piccola. Cominciai subito ad avere dei dubbi sulla natura di quelle ferite e, dopo un lungo periodo d'esitazione, mi feci coraggio e chiesi: << Scusa se sono indiscreta, ma perché quei graffi? >>
<< Oh, questi?  È colpa del gatto >>
<< Ah... Hai un gatto? >>, cambiai argomento perché il suo tono di voce mi suggerì che non voleva parlarne.
<< Sì, si chiama Moony. Ho anche un cane >>
<< Di che razza? >>
<< Un leoncino, lo adoro. Il suo nome è Felpato; tu hai qualche animale domestico? >>
<< Niente di speciale, solo due pesci rossi senza nome... Ma dimmi un po', ti piace Harry Potter? >>
<< Certo! È la mia saga preferita in assoluto! Be', dopo Il Signore Degli Anelli, che è stato il libro barra film che mi ha avvicinata al Fantasy... Perché me lo chiedi? >>
<< Perché hai chiamato i tuoi cuccioli come due personaggi dei libri >>
<< Giusto... Riguardo te? >>
<< Tutto ciò che hai detto vale anche per me. Cos'altro ti piace? >>
<< Scrivere poesie e racconti d'ogni genere... Vedi, aiuta a distrarmi, mi fa capire come sono veramente e mi fa esprimere le mie idee e le mie opinioni. Poi suono il pianoforte, la chitarra e scrivo canzoni >>
<< Apprezzi molto la musica >>
<< Logico. Mio padre lavora presso una casa discografica, mia madre è una cantante lirica e mio fratello suona in una rock band. Infine io amo il teatro, soprattutto le opere e i musical. Ne vedo tantissimi, ho molti gadget e i DVD. Ogni anno voliamo a Londra o a Broadway e assistiamo alle  rappresentazioni dei più grandi spettacoli in lingua originale. È un sogno >>
<< Incredibile! Anch'io vado spesso a teatro, ma il cinema è la mia vera passione. Spielberg e Burton sono i miei registi preferiti e ho visto tutti i loro film tantissime volte! La mia videoteca è ricca quanto la mia libreria >>
<< Wow, anche per me è così. È straordinario quante cose abbiamo in comune >>
<< Hai proprio ragione... >> 

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Capitolo 3
*** Riflessioni ***


La lunga conversazione non mi aveva distratta dai segni rossi sul suo corpo, ma per il resto del pomeriggio e della serata (dato che l’avevo invitata a restare per la cena e ad usufruire del mio telefono per avvertire i suoi genitori) non ebbi il coraggio di approfondire l’argomento. Samantha si rivelò molto dolce e simpatica, come supponevo quella che sfoggiava a scuola era solo una corazza. Scoprimmo d’avere numerose cose in comune: preferivamo la stessa musica, gli stessi colori, gli stessi programmi, le stesse materie, gli stessi tipi di cucina, le stesse correnti artistiche.
Quando se ne fu andata iniziai a riflettere sul perché avesse così paura di frequentare altre persone. Le immagini della sua faccia e dei suoi polsi mi attraversavano continuamente la mente e non riuscivano a smettere.
Veramente era colpa di Moony?
Non me la raccontava giusta, le sue parole avevano il sapore della menzogna.
All’improvviso ebbi un pensiero orribile, un’ipotesi che scartai subito perché mi spaventava.
Decisi di aspettare di conoscerla meglio prima di trarre conclusioni affrettate, perché se avessi insistito lei sarebbe scappata a gambe elevate.
Dovevo avvicinarmi con cautela.
Il lato positivo era che per una volta nella vita Sam avrebbe avuto una persona su cui contare, di cui fidarsi.
Un’amica vera

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Capitolo 4
*** Miglioramenti ***


Col passare del tempo il nostro rapporto divenne sempre più profondo, tra di noi nacque un’amicizia vera ed io realizzai d’aver raggiunto il mio scopo.
A quanto pare quel pomeriggio si era trovata bene con me, il giorno dopo venne al mio banco durante l’intervallo per discutere un po’ e la sera mi telefonò per proseguire col discorso interrotto dalla campanella. Continuò così per molto, finché imparammo a conoscerci meglio e lei capì che poteva per davvero fidarsi di me. Si aprì lentamente, come i fiori bagnati dalla rugiada la mattina quando si svegliano. Però, riguardo le ferite ancora nessuna spiegazione plausibile. Con l'aumentare di esse, inventava sempre più scuse: i braccialetti le segnavano i polsi, si distraeva mentre preparava la cena e così via. Poi sembrarono smettere di divenire più numerose e le sue guance, che erano sempre state bianche come la neve, acquisirono colore.
I suoi capelli, spenti e crespi, poco a poco tornarono in vita ed erano più lucenti che mai.
Permise alle sue unghie inesistenti di crescere e iniziò a prendersene cura (aveva un talento eccezionale per la manicure).
Aumentò di peso, ma ciò non fece altro che abbellirla; prima era eccessivamente magra, quasi anoressica.
Anche le sue occhiaie viola sparirono e i suoi occhi infossati diventarono splendenti come stelle.
Ciò che mi colpiva maggiormente erano i suoi sbalzi d'umore, così veloci e netti da farmi girare la testa. Un minuto era solare e spensierata, il minuto successivo irrascibile e tristissima. Un'ora guardava il mondo con gli occhiali rosa, l'ora dopo con gli occhiali neri.
Soffrivo quando si comportava così, ma fortunatamente da un momento all'altro ogni cosa cambiò in meglio.



 

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Capitolo 5
*** Spensieratezza ***


Nota dell'autrice:
L'ispirazione per questo capitolo mi è giunta mentre guardavo in TV il servizio che descrivo verso la fine di quest'altra "fatica". Ammetto di non aver mai visto o letto "Il Signore degli Anelli" (in realtà non è proprio così, poiché quando avevo 3-4 anni circa vidi la trilogia in videocassetta, ma essendo la trama complicata, i personaggi numerosi e il film lungo, non ci capii quasi niente. Inoltre, sono felice di dire che a Natale mi è stata donata la saga completa e non vedo l'ora d'iniziare a leggerla :D), quindi tutte le informazioni sul cast e/o sulla storia provengono da una breve ricerca che ho svolto per capire se valeva davvero la pena acquistare i 3 libri di Tolkien. Il tutto ha avuto, ovviamente, un esito positivo.


Avevamo terminato i compiti, fuori aveva luogo il diluvio universale, avevamo già parlato di tutto e di più, quindi chiesi:
<< Che ne pensi se guardiamo un po' di TV? >>
<< Okay, basta che non si tratti di un reality o talk o talent show, sono programmi inutili, non li sopporto >>
<< No problem, sono della tua stessa opinione. Ora controlliamo se su qualche canale a pagamento trasmettono un bel film, ma se più tardi smette di piovere, usciamo >>
<< Giusto >>
<< Sai a cosa stavo pensando? >>
<< A cosa? >>
<< Io amo uscire, ma lo faccio raramente. Sai perché? >>
<< Illuminami >>
<< A causa della mia comitiva. È composta da ragazze piuttosto pigre che preferiscono chattare al computer. Io provo ad organizzarmi, ma nessuna sembra voler venire con me. È seccante, a casa da sola mi annoio >>
<< Sono patetiche, ma non preoccuparti, la vita è ancora lunga e hai tutto il tempo del mondo per fare le esperienze che vuoi. Poi, adesso ci sono io qui con te >>
<< Grazie, sai sempre cosa dire per tirarmi su di morale >>

Accesi il televisore e mi dedicai allo zapping, finché un canale sul cinema attirò la mia attenzione. Era in onda un Magazine (così lo definiva la conduttrice) che mostrava notizie inerenti al mondo dei film e della televisione. Stavano trasmettendo un servizio sull'uscita in DVD e Blu-Ray de "L'Alba del Pianeta delle Scimmie". Si susseguivano sullo schermo immagini dal backstage della produzione cinematografica e alcuni videi. Uno di questi riguardava un giovane biondo con una pistola elettrica nella mano destra, intento ad inseguire un uomo più vecchio con indosso una tuta grigia ricoperta da sensori e con dei denti da vampiro.
La sua velocità nei movimenti mi spinse per un secondo a paragonarlo a Edward Cullen.
Esclamai divertita: << Da adulta voglio fare il lavoro di questo tizio! >>
<< È Andy Serkis >>
<< Come lo sai? >>
<< Interpretava Gollum ne "Il Signore degli Anelli". Per quel personaggio ha usato la stessa tecnica. In quel film è stato incredibile, il regista ha insistito perché venisse nominato all'Oscar, ma non ha ottenuto risultati. Comunque sia, è uno degli attori che preferisco >>
<< Grande! In realtà questo è stato il suo primo film che ho visto >>
<< Ah, l'hai visto? >>
<< Sì, con la mia comitiva >>
<< Perché siete fan della saga originale? >>
<< No, Marcella ci ha portate al cinema, è innamorata di Tom Felton >>
<< Caspita >>

<< Guarda, la pioggia è cessata, andiamo al bar! >>, dissi indicando il raggio di Sole che stava colpendo la finestra.  

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Capitolo 6
*** Regali di Compleanno ***


Dopo aver sorseggiato la mia deliziosa cioccolata calda, posai la tazza che reggevo nella mano destra sul tavolino circolare e cominciai a guardarmi intorno senza un valido motivo, nell'attesa che Sam terminasse la sua fetta di torta alla Nutella. Mi voltai verso sinistra e notai appeso alla vetrina del bar che avevamo scelto un volantino che annunciava l'imminente arrivo al teatro locale di un musical che sia la mia amica che io apprezzavamo molto: Evita.
La data del primo spettacolo coincideva col compleanno di Samantha. Quando me ne resi conto, capii finalmente cosa donarle.
<< Sam >>, la chiamai, << hai visto chi arriva in città il giorno del tuo compleanno? >>
La sua espressione era confusa. Le indicai la vetrina e gli occhi le si illuminarono immediatamente.
<< Ho deciso di regalarti un biglietto, so quanto ti piace >>
<< No, è troppo, non lo merito >>
Sapevo che avrebbe reagito così.
Mi alzai dalla sedia per recarmi all'interno del locale ed acquistare i "tickets".
<< Non ti muovere! >>, disse con voce ferma.
<< Prova a fermarmi >>, la sfidai.
Si mise in piedi, pronta a corrermi dietro. Spalancai la pesante porta di vetro e mi gettai sul bancone sul quale era posta la cassa prima che potesse afferrarmi.
<< Due biglietti per Evita, i posti migliori che ci sono! >>

Più osservavo il suo viso arrabbiato, più mi rendevo conto di quanto mi fossi comportata bene facendole un tale regalo. Certamente non aveva mai ricevuto un'attenzione del genere ed ero sicurissima in cuor mio che il regalo le avesse fatto piacere. Infatti, dopo un po' mi sorrise riconoscente e nei suoi occhi brillarono una felicità e un affetto puri.
Mi ritrovai a pensare ai veloci cambiamenti che l'avevano vista protagonista nei mesi recenti. Ora era più bella, più sana e più felice. Non capivo se fosse merito mio o di qualcos'altro, ma l'unica cosa che m'interessava era aver trovato una persona simile a me, con cui sentirmi a mio agio, qualcuno con cui condividere gioie e dolori.
Conoscevo molta gente, ma con nessuno ero mai stata così bene. 

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Capitolo 7
*** Don't Cry For Me, Argentina ***


Quella serata a teatro fu piacevole. Ancora ci risuonavano nella mente le note di "Don't Cry For Me, Argentina". Sopraffatta dalla felicità, Sam iniziò a intonare la canzone più famosa del musical.
<< Don't cry for me, Argentina/The truth is I never left you/All through my wild days, my mad existence/I kept my promise, don't keep your distance... Oh! Non saprò mai come ringraziarti per questa magnifica esperienza! Grazie, grazie, grazie! Non immaginavo che qualcuno avrebbe mai speso una fortuna per me, per rendermi contenta... Grazie... >>
<< Non c'è niente per cui devi ringraziarmi, tu mi avresti donato qualcosa di ancora più bello. Anche se ammetto che ora a piangere non è l'Argentina, ma sono le mie tasche! >>
Mi sorrise divertita.
<< Ti voglio bene >>, mi disse.
<< Anch'io te ne voglio >>
E ci abbracciammo.

<< Le sorprese non sono ancora finite! >>
Feci cenno ad un cameriere veramente carino e questi si avvicinò al nostro tavolo. Ci trovavamo all'interno di una pizzeria molto gradita in città. Il ragazzo posò la torta che stava reggendo al centro della tavola. La mia amica sgranò gli occhi dalla sorpresa.
<< Oh, cavolo! Non dovevi proprio! >>
<< Sì che dovevo! È al cioccolato con tanta panna, il gusto che ti è più gradito >>
<< Parli come un autore settecentesco >>
<< Bel complimento, gli autori settecenteschi conquistavano la gente con le loro poesie ed erano ammirati per le loro composizioni >>
<< Che battuta colta, non sarai mica uscita dal romanzo Jane Eyre? >>
<< Prima eri tu quella che parlava così, ora sembra che tu abbia assorbito un po' del mio carattere ed io abbia fatto lo stesso col tuo >>
<< Sì, assorbire è il verbo esatto >>, continuò, << Come stanno Marcella & Co.? >>
<< Bene. Hanno finalmente capito l'importanza d'uscire il Sabato sera se vogliamo trovare un marito >>
<< Già pensano a queste cose? Come ti ho già detto, la vita è ancora lunga, c'è tempo a sufficienza per scoprire l'amore >>
<< Verissimo. Non si sa mai chi potrai incontrare un giorno... Ma cambiamo argomento... Questa mattina, durante l'ora d'Inglese, abbiamo dovuto ascoltare la canzone "I Say A Little Prayer" e aggiungere al testo le parole mancanti. La prof. mi ha persino chiesto di tradurla... Wow, è stupidissima! >>
<< Forever, forever, you'll stay in my heart and I will love you/Forever, forever, we never will part, oh, how I'll love you!... >>
<< Basta, basta, per carità! >>, la interruppi, << Tutta questa dolcezza finirà col cariarmi i denti! >>
Lei rise sonoramente. 

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Capitolo 8
*** Una Chiamata Inaspettata ***


Il mattino successivo il mio cellullare squillò di buon'ora. Ancora insonnolita, scostai le coperte per liberare il braccio ed afferrai l'apparecchio elettronico posto sul
comodino accanto al letto. Mi sorpresi un bel po' quando lessi il nome sul display. Era Marcella.

Nonostante a volte comunicassimo attraverso Internet e ci raccontassimo aneddoti delle nostre vite, non eravamo più unite come un tempo. Ognuna se n'era andata
per la propria strada, ci eravamo scisse come la Chiesa cristiana. È difficile descrivere ciò che provai quando ci abbandonammo a vicenda, in fondo non sono mai stata
una tipa affettuosa. Forse era quest'incapacità di esprimere i miei sentimenti che m'induceva a perdere le persone a cui volevo bene, ma l'incredibile è che le ferite
del mio cuore guarivano così velocemente che a stento mi accorgevo di averle. Da quando ero amica di Sam cercavo di comportarmi diversamente perché sapevo che non
avrei sopportato la sua perdita. Le ero troppo affezionata.

Pigiai il tasto verde della tastiera ed avvicinai il telefono all'orecchio destro.
<< Hey! >>, esordii.
<< Ciao! Come stai? Sono secoli che non ci sentiamo, temevo fossi morta! >>, ci fu una lunga ed imbarazzante pausa, << Ma se devo essere sincera, neanch'io ti ho
cercata ossessivamente... Quella morta sembravo io... Ahah, non ti sbarazzerai così facilmente di me! >>
"Evviva!", pensai. Ovviamente ero sarcastica.
<< Perché sei così silenziosa? Stavi dormendo? >>, chiese.
"No, stavo partecipando alla Maratona... Ma certo che dormivo! Che razza di domanda è mai questa?"
<< Non preoccuparti, stavo per svegliarmi >>, risposi infine.
<< Senti, ti ho chiamata per una ragione precisa... Un pensiero mi tortura, non riesco a dormire... Devo saperlo... >>
<< Cosa? >>
<< Ecco, mi sei sembrata triste al termine dell'interrogazione di Spagnolo ieri, e ho notato che eri arrabbiata dopo l'esposizione del tuo progetto di Storia.
Pensavo fosse a causa mia, mi lanciavi certe occhiatacce. Cos'ho fatto di male? Spiegami >>
<< Ah, ci sei arrivata! Certo che te lo spiego! Te lo spiego subito! Lo sai che ero in difficoltà perché non avevo imparato i nomi dei capoluoghi spagnoli in ordine
alfabetico. A volte mi sembra proprio di avere un'insegna sulla fronte: INTERROGATEMI, c'è scritto. Non è stato rispettoso da parte tua ridere di me e dei miei errori,
sei stata maleducata e mi hai offesa. E potevi evitare anche quei tuoi commenti aspri sull'immagine dello Stregatto che ha occupato lo schermo quando la prof. ha
cliccato sull'icona della mia pen-drive per accedere al file del mio progetto di Storia, mi serviva per il BG di un'amica su Twitter >>
Lo dissi tutto d'un fiato. Ero infuriata.
<< Okay, cerca di calmarti. Lo so, sono stata una stronza, ma l'ho fatto solo perché volevo l'ammirazione delle Cool Girls >>
<< Cosa? Mi prendi per il culo? Ritieni importante la considerazione di quelle troie? Non è da te >>
Il mio tono era severo e deluso. Mi rendevo conto di essere stata poco gentile, ma il fatto che ammattesse così facilmente di stimare delle ragazze come quelle mi
faceva salire i nervi alle stelle.

Cool Girls era il nome di un gruppo composto da cinque ochette che potevano permettersi vestiti firmati e trucchi costosi. Possedere tanto denaro le faceva sentire
importanti, speciali. Erano convinte di poter conquistare qualunque ragazzo volessero. Persino il mio.

<< Sai qual è il mio problema? Mi sento sola da quando la mia migliore amica mi ha scaricata per una sfigata >>
<< Prego? >>
<< Hai sentito benissimo. Quella Samantha... è così strana, tetra. Prima sembrava uno zombie, ma da quando vi frequentate è cambiata... Ora lo zombie sono io >>
<< Non esisto solo io, ci sono anche le altre: Conny, Tonia, Patrizia, Cinzia... >>
<< Le adoro, ma con loro non è lo stesso. Perché siamo così distanti? >>
<< Perché? Be', perché la nostra grande amicizia è sempre stata un'illusione. Il mio carattere e il tuo sono completamente differenti. Quando siamo insieme i nostri
difetti si amplificano. Con Sam invece sto bene >>, la mia voce tremava.
<< Ma io ti sono sempre stata vicina! Conosco i tuoi segreti e li ho mantenuti! >>
Piangeva.
<< No, ti sbagli! Io non ti ho mai confidato niente, sei stata tu a rubare il mio diario e a leggerlo! Ho dovuto implorarti perché tu non aprissi bocca con il resto della
comitiva! >>
Cominciò a piangere più forte.
<< Marcella, te ne sarei grata se continuassi ad impicciarti negli affari tuoi >>
<< Eh, no! Non posso più garantirti che terrò per me i tuoi preziosi segreti... >>, mi mise in guardia.
<< Ma... Marcella! >>
<< Niente ma! Preparati ad un'umiliazione talmente cocente che dovrai cambiare identità e trasferirti in un altro continente! >>
Scoppiai in una fragorosa risata << Non prendermi in giro, non ne saresti capace! >>
<< Potrei sorprenderti, ma per il momento è tutto. Addio >>, mi salutò.
Non riuscivo a crederci. Davvero dovevo aspettarmi il peggio? Infine ricambiai il saluto: << Sì, addio >>

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Capitolo 9
*** Segreti ***


In cuor mio ero consapevole del fatto che quell'addio sarebbe stato definitivo. 
Non mi dispiaceva più di tanto dal momento che l'amicizia tra Marcella e me era una pura illusione e mi chiesi come mai la coltivavamo da così tanto tempo, se i nostri caratteri erano totalmente incompatibili. Forse il timore di soffrire la solitudine e di non trovare qualcun altro che mi sopportasse mi avevano spinta a continuare, ma adesso che quel debole legame si era spezzato temevo davvero che il mio "oscuro" segreto venisse a galla e determinasse la mia rovina. Talmente segreto ed "oscuro" che non l'ho mai e poi mai raccontato ad anima viva, quindi molti si chiederanno "Allora perché Marcella, di cui non ti fidavi, ne era a conoscenza?". Non ne parlai di mia spontanea volontà, bensì fu lei ad attendere il momento propizio per rovistare nei miei cassetti e cercare il mio diario personale, che infine trovò e lesse per apprendere ciò che non le rivelavo così da ricattarmi in caso di necessità. Ed io che pensavo che un lucchetto avrebbe ben protetto quelle pagine colme di emozioni inconfessabili! Invece no, Marce lo ruppe con facilità ed aprì il quadernetto. Questo segreto "oscuro" riguardava me e me sola e non mi sentivo ancora pronta a rivelarlo. Gli altri cosa avrebbero detto di me alle mie spalle? Eppure era diventato così pesante recentemente, pochi mesi prima, con l'arrivo nella mia vita di una persona a me carissima. Sì, proprio lei, Sam. Odiavo l'idea di mentirle, ma si trattava di qualcosa di troppo grave per essere condiviso ed ancora oggi mi pento e mi do della stupida per aver fatto le mie confidenze ad un dannato pezzo di carta, convinta che bloccato in parole d'inchiostro sarebbe stato al sicuro, lontano dalla consapevolezza altrui, ma mi ero sbagliata. E' che non ce la facevo più, capite? Dovevo alleggerirmi il cuore, ma al tempo stesso non potevo dirlo a nessuno... Che ne sarebbe stato di me? Samantha era la mia migliore amica, la mia unica vera amica, e temevo profondamente di perderla, di ricadere nel baratro della solitudine... Sospirai, gli occhi mi pizzicavano. Una lacrima calda sfuggì al mio controllo e cadde, andando a rigarmi la guancia sinistra. Non ero per niente orgogliosa di quello che avevo fatto. Ma mi ero sentita in dovere, dovere di salvare mio fratello. Era giovane, più vecchio di me di qualche anno, ma pur sempre giovane. Era un bravo ragazzo, aveva una vita davanti e tanto talento, avrebbe realizzato i suoi sogni senza troppi problemi. Era brillante, aveva il massimo dei voti in tutte le materie, ma le amicizie sbagliate lo portarono sulla via della perdizione. Non aveva mai infranto la legge sino quel giorno, quello fu l'unico errore della sua vita... Era uscito coi suoi amici come ogni Sabato sera, sicuro che avrebbero fatto le solite cose, ma questa volta fu diverso. I suoi amici lo spinsero a fumare, bere e ad ingerire qualche sostanza, così, "tanto per provare". Aveva cercato di opporsi, ma i suoi sforzi furono inutili. Non l'aveva mai fatto prima d'allora. A fine serata non era più se stesso e posso solo immaginare come si sentisse. Ma guidò, incurante di tutto quello che sarebbe potuto accadere. Ed accadde il probabile. Investì un coppia appena uscita da un pub e che stava attraversando la strada per raggiungere la propria autovettura parcheggiata accanto al marciapiede sul lato opposto. Non li aveva visti, mi spiegò. Era terrorizzato, non si fermò neanche ad aiutarli. Avevano tre figli. Mi raccontò tutto nei minimi dettagli e con le lacrime agli occhi. Non cercò di giustificarsi o di passare per una vittima del fato, mi rivelò semplicemente la cruda verità. Si è sempre fidato di me, sapeva che non lo avrei mai tradito. Ed io gli volevo ancora bene, nonostante tutto. Si sentì rincuorato quando glielo dissi. Dal canto suo, non era così spaventato dal futuro, e non perché sentisse di meritare la punizione della giustizia - il suo fu un mero errore e non era per niente intenzionato di passare il resto della sua vita dietro le sbarre -, ma perché era certissimo che non ci fossero stati testimoni. Certezza che si rivelò infondata e profondamente sbagliata. Quanto avrei voluto che non fosse così. Il proprietario del pub aveva visto ogni cosa, preso la targa della sua auto e denunciato l'accaduto alla polizia. I miei genitori scoprirono tutto la sera in cui due poliziotti vennero a prenderlo, erano disperati e delusi. Non dimenticherò mai l'espressione sui loro volti, quanto male fece a me e a mio fratello, l'espressione di qualcuno che ha fallito e perso ogni singola cosa nella vita. Soffocai un singhiozzo e mi rinchiusi in camera mia, impotente e in balia di pensieri oscuri. Amavo troppo mio fratello, avrei rischiato tutto pur di salvarlo dalle conseguenze delle sue stesse azioni. E così, qualche giorno dopo andai dall'ispettore di polizia e glielo dissi. 
<< Faresti qualunque cosa? >>, ripetè lanciandomi un'occhiata maliziosa. I suoi occhi erano neri quanto la pece e in quel momento mi sembrarono due pozzi senza fondo, due tunnel diretti verso le tenebre dell'Inferno. Deglutii ed annuii sperando di sembrare convincente. Bastava che chiedesse, ma in fondo, sapevo fin troppo bene cosa stava per propormi, quale fosse la merce di scambio. Mi ero informata su di lui prima di andare ed avevo scoperto che da un po' di tempo giravano voci su questa sua presunta tendenza alla corruzione. Ecco perché mi trovavo lì. Si alzò lentamente e chiuse la porta dell'ufficio a chiave, doppia mandata. Avevo 14 anni. Tutti mi dicevano che sembravo più grande di qualche annetto, particolare accentuato dal filo di trucco in più che stavo indossando. Mi chiesi se effettivamente avrei potuto escogitare un altro modo per ottenere la libertà di mio fratello, ma ormai era troppo tardi. Inesorabilmente tardi. 
Il giorno dopo mio fratello fu rilasciato; la ragione fornita fu semplice: era notte fonda e il testimone aveva letto male il numero di targa della macchina, ma inizialmente non si era accorto del suo sbaglio. Inutile dire che i miei genitori ne furono contentissimi. C'era stato uno scambio di persona, la reputazione del loro unico figlio maschio era salva e il loro affetto per lui intatto. Organizzarono una gran festa in suo onore, al quale invitarono tutto il quartiere, e si scusarono pubblicamente per aver dubitato di lui anche solo per un istante. Io me ne restai al sicuro sotto le mie coperte bianche e profumate ed abbracciata al cuscino, quel giorno, autoconvincedomi che il gesto commesso fosse segno di grande maturità da parte di una ragazzina della mia età. Mio fratello non seppe mai cosa fosse realmente accaduto, ma ancora oggi credo che ne abbia avuto il sospetto. Sta di fatto che quella sera stessa, dopo la festa, mise tutti gli oggetti a lui più cari in un'unica valigia e partì. Non lo rividi più.
Era sparito. Così, da un momento all'altro. Sparito senza lasciare traccia, nel nulla più assoluto.

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