Verso l'infinito e oltre!

di SailorDisney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova missione ***
Capitolo 2: *** Cooperazione ***
Capitolo 3: *** Partenza! ***
Capitolo 4: *** Chi ben comincia.. ***
Capitolo 5: *** La tormenta ***
Capitolo 6: *** Decisioni ***
Capitolo 7: *** Il nemico giurato dell'alleanza galattica ***
Capitolo 8: *** Fuga ***
Capitolo 9: *** E poi... ***



Capitolo 1
*** Una nuova missione ***


1.
 
Anno cosmico 4072.

Quadrante gamma.  Settore 4.

Quartier generale protezione universo.



 
“Lightyear a rapporto, signore.” Disse presentandosi al cospetto del suo superiore, il generale Hamm, capo supremo del corpo degli Space ranger.

“Oh..bene. Aspettavo proprio il suo ritorno dalla missione, capitano. Com’è andata sul pianeta Namecc?”

“Esito positivo, signore. Il pianeta è in salvo. Ho fatto immediatamente ritorno al quartier generale, non appena ho saputo che mi stava cercando.” Rispose Buzz come un perfetto cadetto.

“Si, Lightyear. Ho una missione per te, non potrei affidarla a nessun altro. Si tratta ancora di Zurg…”

“Cosa?!” lo interruppe lo space ranger. “Quel farabutto… cosa ha fatto stavolta?!” chiese scagliandosi sulla scrivania del suo principale.

“Calma, calma. Ancora nulla. Ma so che è intenzionato a mettere le sue sporche mani robotiche su un nuovo tipo di arma ubicata su un pianeta della nostra galassia, la terra.”

“Che cosa? Armi? … chissà cos’ha in mente quel manigoldo!” disse Buzz furioso. “Beh.. sarà meglio fermarlo subito, mi metto subito al lavoro e…” fece per allontanarsi.

“Aspetta. Dove credi di andare? Non ho ancora finito..”

“So tutto quello che c’è da sapere, Zurg è il mio acerrimo nemico. Ho già un piano in mente per cui…”

“Mi spiace, Lightyear. Non stavolta..”

“Co-cosa intende dire, signore?”

“Non posso rischiare di perdere il mio uomo migliore, per questo ho deciso che sarai affiancato da due nuovi acquisti in questa missione..”

Lo space ranger scoppiò a ridere. “Ahah!!! Mi prende in giro, o cosa? Due.. novellini?”

Il capo rimase serio, all’altro capo della scrivania.

Calò il silenzio.

“Che cosa?! Parlava sul serio?! E’ fuori discussione!!!” ribadì.

“Ormai è deciso. Adesso, vieni con me.” Il generale Hamm si alzò dalla sedia e lo intimò a seguirlo fuori dalla stanza.

Entrambi si ritrovarono in un lungo corridoio bianco, l’ambiente era pressurizzato, l’edificio una enorme struttura metallica. Si trattava di un’immensa astronave. Fuori di essa, l’universo.

Si fermarono davanti a una porta con apertura automatica.

“La prego signore, ci ripensi… io lavoro da solo. Non ho bisogno di compagni, né tantomeno di due scolaretti.”

Per tutta risposta l’uomo, panciuto e avanti con l’età, lo guardò e appoggiò la mano sulla sua spalla.

“Coraggio, Lightyear. Ne hai viste di peggiori…no?” disse prendendolo in giro.

Poi aprì la porta scorrevole dopo che appoggiò il palmo della mano su un comando laterale.

Davanti a loro una stanza di enormi dimensioni. Dentro, li aspettavano due figure in piedi che avvertendo la loro presenza, si voltarono di scatto.

Un giovane alto, magro, dai capelli castani e gli occhi dello stesso colore, indossava la tipica tuta sagomata bianca con inserti viola e verdi da space ranger, un sorriso scaltro vestiva il suo viso.

Al suo fianco due grandi occhi verdi erano incorniciati da lunghi capelli rossi, una splendida giovane indossava una tuta simile a quella del ragazzo, diversa solo per il fatto che era stata adattata a quelle che erano le sue forme femminili. Portava le mani sui fianchi e attendeva che i due uomini si avvicinassero di più con il sorriso sulle labbra.

Lo space ranger che entrò nella stanza, si fermò all’ingresso. Guardò per un attimo stupito quelle due persone.

Fiondò lo sguardo sul gracile ragazzo. Come potrebbe aiutarmi, uno stecchino come quello? Pensò.

E lei…

Buzz fissò i suoi occhi sorridenti. Era confuso da quello sguardo, per un attimo addirittura intimorito. Perché mai qualcosa lo aveva sconvolto, come quell’attimo.

Lei incrociò il suo sguardo, provocandogli un forte imbarazzo. Lui scosse la testa rosso in viso e accelerò il passo avvicinandosi a loro pensando: “Tsk… una donna. E il suo innamorato al seguito. Questo è uno scherzo…”

“Eccoli qua, i miei ragazzi! I migliori del corso per space ranger! Gli unici che siano riusciti a completare il mio addestramento! Te li presento..” disse il capo mostrandoli al suo sottoposto.

Buzz tese la mano con un’espressione di superiorità.

“Capitano Lightyear.” Disse semplicemente.

“Beh, ce l’avrai anche un nome no?!” disse una voce.

Era quella della ragazza che lo guardò alzando un sopracciglio.

Buzz non aveva mai sentito una risposta così indisponente, guardò il capo, come per accertarsi di aver sentito bene.

“Eheh.. lei è Jessie.” Disse il capo. “..E quest’altro è Woody!” Disse appoggiando una mano sulla spalla del giovane. “Saranno loro ad accompagnarti nella tua nuova missione.” Disse soddisfatto.

“Io…” Non sapeva che dire. Preso dalla rabbia, si avviò verso l’uscita a passo svelto, senza dire una parola.

“Jessie, sei la solita antipatica.” Commentò Woody.

“E voi uomini siete così bambini!” rispose lei.

“Su smettetela tutti e due, vedrete che si abituerà presto all’idea!” concluse il capo sorridente.
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Cooperazione ***


2.


“Bah…io proprio non capisco.. Hmpf…che rabbia…” Buzz borbottava tra sé e sé facendo avanti e indietro nella sua cabina. Non riusciva a chiudere occhio in nessun modo.

Le mensole erano colme di premi, trofei, riconoscimenti. Una targa sul letto riportava il suo nome, quale Space Ranger onorario del quartier generale dell’universo.

Buzz continuava a girare in tondo. “Io... non ho mai avuto compagni. E mai ne avrò..questo è sicuro! Ma non posso rinunciare alla missione… farei la figura del codardo! E poi.. Zurg merita una lezione! Quei pivelli non durerebbero un secondo senza di me… oh…che rabbia!!!”

Si addormentò tra mille pensieri, con una strana sensazione.

La mattina dopo, sbuffando, uscì dalla stanza in fretta e furia.

SBAUM!!!

Buzz urtò qualcosa senza nemmeno rendersene conto, poi abbassò lo sguardo.

La space ranger che aveva conosciuto il giorno prima si massaggiava la testa dolorante, guardandolo dal basso.

“Ohi..che botta! Ma non guardi dove vai prima di uscire da una porta?!” disse arrabbiata scostandosi i ciuffi di capelli rosso fuoco dal viso.

Lui la guardò con indecisione, non sapeva cosa rispondere.

“Io..” provò a dire. Qualcosa lo bloccava, non riusciva a comportarsi come al suo solito, poi ritornò in sé. “Dovresti avere più rispetto! Sono un tuo superiore, e come tale dovresti rivolgerti a me.”

Jessie inarcò un sopracciglio poco convinta.

“Beh… tecnicamente adesso siamo soci.” Tese una mano per farsi aiutare a rialzarsi. “Quindi..potremmo cominciare ad essere un po’ più confidenziali. Magari, iniziando col darci una mano.”

“Soci? Ahah! Non credo proprio!” disse lui tirandola con uno strattone, rimettendola in piedi.

“Beh.. il capo la pensa diversamente. Non mi sembra che tu abbia molta scelta, Buzz.” rispose lei sorridendo sicura di sé spolverandosi la tuta.

“Tu..ehm.. ma allora sai il mio nome?” chiese lui aggrottando le sopracciglia.

“Che domande…chi non conosce l’intrepido Buzz Lightyear?!” disse lei sorpresa dalla domanda.

“Ma..allora perché quando mi sono presentato volevi saperlo?” chiese ancora più confuso.

Lei si avvicinò suadente, con un sorriso beffardo sul viso.

“Beh…” disse sussurrando con voce sensuale.

Buzz cominciava a sudare freddo, non  sapeva come comportarsi ed era come ipnotizzato da quello sguardo.

Lei si avvicinò sinuosamente fino a quando fu a pochi centimetri da lui, e sfiorando la sua tuta spaziale disse: “..Avevo semplicemente …voglia di prenderti in giro!” di colpo, premette il pulsante di attivazione del casco facendo chiudere il vetro di scatto. Scoppiò a ridere e si allontanò.

Buzz diventò di tutti i colori. Ci era cascato come un pollo.

Quella ragazza cominciava a dargli su i nervi.  E non gli dispiaceva per niente.




 
All’ora di pranzo, lo space ranger confuso sperava di non incontrarla nuovamente nell’arco della giornata, non avrebbe retto. “Mi distrugge mentalmente!” pensava Buzz.

Si sedette al tavolo della mensa intergalattica degli space ranger, stava per addentare il boccone quando…

“ALLARME ROSSO! ALLARME ROSSO! TUTTI GLI SPACE RANGER ABBANDONINO LE LORO ATTIVITA’!” Disse la voce da un altoparlante che si diffondeva in ogni ala dell’astronave.

“Bene…” commentò Buzz sarcastico, poi scattò subito in piedi e corse alla cabina di comando, dove sapeva di trovare il suo superiore che gli avrebbe spiegato la situazione.

Ma non appena entrò nella stanza, vi trovò  i due space ranger conosciuti il giorno prima.

-Cosa diamine ci fanno qui loro due? E prima di me!!- pensò Buzz infastidito.

“Capitano.” dissero entrambi alzando la mano sulla fronte come forma di saluto.

Buzz fece un cenno, per far capire di stare a riposo. “Si può sapere cosa succede?” disse guardando i quadranti.

“Centauri spaziali, capitano. Stanno cercando di attaccare la nostra astronave.” Rispose il giovane space ranger, Woody.

“Come sapete che si tratta di loro?” domandò.

“Semplice. I loro zoccoli rilasciano una serie di ultrasuoni a contatto col metallo, che utilizzano per richiamare compagni nell’universo. Sarà un buon metodo per mettersi in contatto tra loro, ma sono facilmente individuabili, così abbiamo scoperto subito la loro posizione.” Rispose Jessie prontamente.

Buzz era sconvolto, era bella e preparata. Ma ancora non si capacitava che avesse superato l’addestramento del generale Hamm,  solo in pochi ci erano riusciti tra i quali ovviamente lui. Dopo che questo pensiero balenò nella sua mente, riuscì a formulare la domanda.

“E dove si trovano adesso?!” chiese agitato.

SBROING!!!

Un forte rumore metallico li spaventò.

 “Proprio sopra di noi.” Rispose Jessie con tutta calma indicando il soffitto.

Buzz e i due cadetti corsero subito verso l’uscita per  la parte superiore esterna dell’astronave, aprirono il portello pressurizzato e si ritrovarono nell’universo aperto. Il silenzio regnava.

Buzz avanzò furtivamente, pronto a difendersi in caso di attacco, teneva la mano saldamente sul laser nel braccio destro.

“Da questo momento ho tolto la sicura al laser…” disse.

“Bene..così li facciamo secchi con la luce della lampadina!” commentò Woody ironico.

Buzz sgranò gli occhi voltandosi verso di lui.

Woody tirò fuori dalla tuta una grossa pistola al plasma e sorrise.

Buzz rispose scuotendo la testa. “Preferisco i miei metodi tradizionali..” commentò.

Improvvisamente sbucò dal nulla un grosso mostro dalle fattezze di un centauro, violaceo e con una corazza sul dorso. Buzz si preparò a colpire, ma mentre puntava il laser..

SBAUM!!!

Jessie fece girare la testa al mostro, colpendolo con un calcio.

Poi si girò verso Buzz. “Anche io preferisco i miei metodi tradizionali..” disse. E si avviò in cerca di altri mostri mentre l’alieno era a terra, senza vita.

A Buzz venne in mente solo una parola… LETALE.

D’improvviso uscirono una decina di creature mostruose, decise ad attaccare tutte insieme. Si fiondarono di colpo sui tre space ranger.

Woody in fretta uscì la pistola e ne fece fuori tre in un solo colpo.

Buzz rimase a bocca aperta. La prima volta che si scontrò con bestie di questo tipo, a fatica riuscì a distruggerne una. Ma sapeva di non poter perdersi in chiacchiere, puntò il laser su un’altra di quelle creature e anche lui ne fece fuori una ad una.

Woody e Jessie guardarono Buzz congratulandosi con un cenno, lui accennò un sorriso ma tornò improvvisamente serio, non voleva per nulla al mondo dare loro questa confidenza.

“Bene mi sa che possiamo rientrare, gli obiettivi sono stati distrutti.” Guardò il radar posto sul suo braccio puntandolo sulle zone intorno a loro. “Perfetto… il rilevatore indica che non c’è più nessuno qui.”

Jessie esultò: “Wow! Siamo stati grandi!”

Buzz cercò di ignorare il suo entusiasmo, ma in cuor suo era felice che tutto fosse andato liscio.

Poi Jessie si rivolse a Woody. “Bel colpo fratellino! Li hai fatti fuori in un lampo!” disse congratulandosi.

Sul volto di Buzz comparve un’espressione sorpresa e pensò: “Cosa..? Ma allora sono fratello e sorella.. e io che pensavo…”

“ATTENTO BUZZ!!!” Jessie si fiondò su di lui, gettandolo a terra. Un raggio laser sfiorò le loro teste di pochi millimetri, così vicino che ne poterono avvertire il calore.

Woody immediatamente afferrò la pistola, centrando in pieno il mostro che cadde esanime a terra.

Buzz era a terra. Jessie su di lui, aveva ancora gli occhi chiusi per lo spavento.

“Ehm…” abbozzò Buzz.

Lei aprì gli occhi. “Uh? Oh!” si rialzò di scatto e rise. “Fiuuu.. per un pelo!” disse, poi abbassò lo sguardo e notò il braccio dello space ranger.

“Ma..sei ferito!” disse accovacciandosi su di lui, afferrando il suo braccio.

“Non è niente!” disse lui facendo il coraggioso. “Argh…!” aggiunse poi, mentre il sangue usciva copiosamente dalla ferita.

“Corriamo in infermeria, presto!” disse Woody afferrando il braccio del suo superiore, trascinandolo all’interno dell’astronave.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Partenza! ***


3.


Qualche ora dopo, Jessie entrò nella cabina dove era stato portato Buzz per essere medicato. Lo trovò seduto sul letto pensieroso, solo con la parte inferiore della tuta spaziale e il braccio fasciato poco sotto la spalla.

“E’ permesso?” disse la space ranger avvicinandosi.

“A dir la verità, bisognerebbe domandarlo prima di entrare.” Rispose lui alzando lo sguardo.

“Eheh… su dai, non essere pignolo!” disse lei guardando curiosa la fasciatura. “Come va?” chiese sorridente.

Per un attimo, lo space ranger rimase ad ammirare quello splendido sorriso. Non riusciva a distoglierne lo sguardo.

“B-bene… cioè. Quel laser ha solo sfiorato il braccio, mi rimarrà una bella cicatrice.” Rispose lui, cercando di mantenere un tono
tranquillo. “Scusa ma..che stai guardando?!” disse lui improvvisamente, notando che Jessie guardava insistentemente i suoi pettorali.

Vide per la prima volta le guance di lei, colorarsi di rosso.

“Eh?! Niente!” disse lei, per la prima volta in imbarazzo. “Uhm.. dunque…” disse ricomponendosi, voltando le spalle. “.. per caso devi dirmi qualcosa?” chiese facendo la vaga.

“Io? No, assolutamente no!” rispose lo space ranger, riuscendo ad immaginare a cosa si riferisse. “E ti ho detto di darmi del lei! Non sono un tuo compagno di giochi!” disse serio ma poco convinto.

“Non mi sembra molto carino comportarsi così con chi ti ha appena salvato la vita! Dovresti ringraziarmi!” disse lei con le mani sui fianchi rimproverandolo.

Buzz diventò di tutti i colori, mentre lei lo fissava arrabbiata.

“Me la sarei cavata benissimo da solo…” mormorò lui. - No, non è vero. Sarei morto se non mi avessi gettato a terra, rischiando la vita per me - Dopo aver fatto questo pensiero, alzò lo sguardo verso di lei. “Comunque… penso che tu e Woody siate due validi elementi. Sarei felice di lavorare con voi…” disse infine.

Jessie cambiò espressione in volto, esultando. “Coooosa?! Wow!!! Non mi aspettavo che bastasse così poco per farti cambiare idea!!!”

“Così poco?! Salvarmi la vita, ti sembra poco?!” domandò lui sorpreso. Poi si rese conto di quello che aveva detto, imbarazzandosi.

Lei lo guardò sorridendo soddisfatta.

“Ehm.. non capisco una cosa.” Disse poi lui per cambiare discorso. “Perché il radar non indicava nessuna presenza?”

“Beh..gli impulsi inviati da quelle strane creature interferiscono con le nostre apparecchiature. Per questo sul display non comparivano.” Spiegò lei.

“Ehm..certo, certo. Lo sapevo.” Disse lui. Era vero che lo sapeva, ma in quel momento era come se avesse perso ogni sua conoscenza.

“Beh… buona guarigione, capitano. Si parte tra qualche il giorno per la missione, avrai tutto il tempo di riprenderti..” detto questo, lo salutò con un occhiolino e uscì dalla stanza.

Buzz rimase esterrefatto, fissando la porta dalla quale lei era appena uscita. Poi tornò nel letto, scuotendo la testa e sorridendo.

                                                                            ___________________________
 
Dopo qualche giorno, Buzz era in perfetta forma. Il capitano Hamm entrò nella sua cabina.

“Mio fedele Lightyear! Sono felice che tu abbia deciso di partire!” disse abbracciandolo.

“Si, beh.. diciamo che per questa volta potrei sopportare la presenza di due persone ma.. ad una condizione. Che non si ripeta più.. io lavoro da solo.” Disse Buzz.

“Accordato! Per questa missione voglio qualcuno al tuo fianco ma poi assegnerò questi due validi space ranger a qualcun altro!”
Buzz rispose con un sorriso. “Allora.. quando si parte?”

                                                                               ___________________________________
 
Nel pomeriggio, tutto era pronto sulla piattaforma di lancio, l’astronave per raggiungere il pianeta di Zurg era pronta per la partenza.

“L’unico modo per fermare Zurg e far si che non venga in possesso di nessuna nuova arma, è addentrarsi nella sua fortezza. Settore 12, Quadrante zeta della galassia del Nord. Dobbiamo colpirlo, prima che lui agisca. E’ una missione molto pericolosa, ha il vantaggio di giocare in casa. Ma sono certo che ve la caverete alla grande..” disse il generale Hamm rivolgendosi ai tre space ranger di fronte a lui.

“Adesso andate… ci vorrà qualche giorno per arrivare a destinazione, non eliminatevi a vicenda prima di quel momento.” Disse infine sarcastico.

“Si, signore!” dissero tutti e tre, e si avviarono verso l’astronave.
 
Il portello della struttura rotondeggiante si aprì, salirono a bordo. Davanti a loro una cabina di pilotaggio confortevole e spaziosa, completa di ogni servizio che potesse agevolarli durante il viaggio. Altre tre stanze completavano il resto dell’astronave, una per ognuno di loro, più la stiva con le provviste.

“Beh.. mi sembra perfetta!” commentò Jessie guardandosi intorno.

“Su.. non c’è tempo da perdere. Non importa di che colore siano le tendine, il nostro obiettivo adesso è raggiungere al più presto la fortezza di Zurg.” Disse sedendosi davanti ai comandi.

I due lo seguirono in fretta, Woody prese il posto centrale, in quanto esperto pilota.

“Uuh… datti una calmata, abbiamo parecchi giorni prima di arrivare, no?!” disse lei sedendosi con aria strafottente e le braccia dietro la testa.

“Io mi chiedo sul serio come tu abbia superato l’addestramento di space ranger.” Commentò lui.

A Woody sfuggì una risatina. “Allacciate le cinture, preparatevi alla partenza.” Disse. “E… sappiate che non ho intenzione di sentirvi litigare per tutto il viaggio.” Concluse.

I due incrociarono le braccia offesi, voltandosi da parti opposte.

3…2…1….partenza!!!
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Chi ben comincia.. ***


4.

 
3…2…1….partenza!!!

I motori si accesero, la navicella cominciò a tremare, la piattaforma di lancio si aprì per permetterne l’uscita, improvvisamente si sentì un grande frastuono e l’astronave sparì in un lampo nell’oscurità dell’universo, diventando un puntino lontano.

“Wow.. partenza brusca, eh Woody?!” disse poco dopo Jessie slacciandosi la cintura e alzandosi.

“Dove stai andando?!” chiese Buzz vedendola in piedi.

“Faccio un giro dell’astronave! E’ proibito per caso?!” disse lei.

“Devi stare al posto di comando, ed alzarti solo se si tratta di un’emergenza!” rispose lui, ma lei era già scomparsa.

Woody si intromise. “Stia tranquillo capitano, da adesso va avanti da solo con il pilota automatico, resto io ai comandi per controllare che non ci siano problemi.”

Buzz sbuffò, cominciava a sentirsi di troppo!

“AAAAAAAAAAAH!!!!” un urlo ruppe il silenzio nell’astronave. Era Jessie.

Buzz scattò in piedi e corse verso l’ala delle cabine. “Che succede?!” Puntò il laser in attesa del pericolo.

Nel corridoio comparve Jessie con un’espressione furibonda.

“Non è giusto!!! La tua cabina è più grande della mia!!!” disse sbuffando.

“………..” Buzz la guardò incredulo. “E…ed è per questo che hai urlato? Pensavo fossi in pericolo!” disse lui.

“La mia comodità è in pericolo!” rispose lei.

“Io..sono senza parole, davvero.” Disse allontanandosi, tornando al posto di comando.

“Buzz….” Disse Jessie avvicinandosi a lui.

“Cosa?” rispose già intimorito.

“…che ne diresti di fare a cambio?” disse lei ancora più vicina.

Buzz era tutto rosso. “Ehm.. fai quello che vuoi. Non mi interessa.” Disse facendo il superiore.

“Yuuu-uh!!!” esultò lei. “Vado a sistemare le mie coseeee!” disse correndo verso la sua nuova cabina.

Woody si voltò verso lo space ranger. “Se gliela da vinta, perderà sempre…” commentò.

“Che?! Ma io non…” cercò di dire. “Oh.. nessuno ha chiesto il tuo parere!” sbottò lui.

“Si calmi.. era solo un consiglio!” Disse tornando alle sue occupazioni.

“Ehm.. e comunque puoi darmi anche del ‘tu’ adesso. Siamo soci, no?” disse Buzz cercando di mantenere la sua compostezza.

Woody sorrise. “Bene, sarà fatto capitan… ehm, Buzz!” si corresse lui.

Buzz rispose con un sorriso.


 
La navicella continuava ad avanzare a velocità estrema nello spazio aperto.

“Beh.. se qui è tutto a posto, io andrei a riposare un po’.” Disse Woody sbadigliando.

“Vai pure, se c’è necessità ti chiamo.” Rispose Buzz.

Woody alzò il pollice e sorrise.

Anche Buzz era stanco, l’universo di fronte a lui era quasi ipnotico. Lentamente le palpebre si chiusero e il sonno lo avvolse senza che se ne rendesse conto.

Sentì una strana sensazione. Lentamente aprì gli occhi. Davanti a lui due grandi occhi verdi lo fissavano concentrati.

“Aaaah!!!” gridò Buzz indietreggiando sul sedile.

Jessie scoppiò a ridere. “Ti ho spaventato?! Hihi.. scusa. Ma sei così carino quando dormi!” ridacchiò.

Buzz era paonazzo in volto. “Ca-ca..carino?!” cercò di ricomporsi. “Ehm.. è tua abitudine fissare la gente che dorme?” disse.

“Ed è tua abitudine dormire davanti ai comandi?” rispose lei sorridendo e alzando il sopracciglio.

Buzz aprì la bocca per rispondere ma.. non ne uscì nessun suono.

“Comunque sia..” disse Jessie. “Abbiamo oltrepassato la galassia dell’Est, se non ci saranno intoppi arriveremo prima del previsto a destinazione.”

“Lo spero proprio.” Rispose lui. “Non vedo l’ora di trovarmi faccia a faccia con Zurg..” disse fissando la grande vetrata con vista universo di fronte a loro.

“Hai un conto in sospeso, eh? Vedrai che non la farà franca..gli daremo una bella lezione!” disse lei incoraggiante.

“Non prendere alla leggera questa missione, ragazzina. Zurg è molto potente, più di quanto immagini. Ci metterà i bastoni fra le ruote. Per cui.. niente eroismi! Ci siamo capiti?” chiese, aspettando una conferma.

“Non faccio una promessa che non sono sicura di poter mantenere.” Rispose lei seria.

“Non potresti almeno provarci? Non vorrei fare la figura di tornare con un uomo di meno..o in questo caso, una donna.” Rispose lui fingendo di essere freddo.

“Non succederà, questo è un viaggio di andata e ritorno!” disse lei sorridente.

Buzz la guardò ammirato. “Sei davvero incredibile…” disse.

Lei lo guardò come se non capisse. “Lo devo prendere come un complimento?” chiese.

Buzz per tutta risposta si alzò in piedi, si sgranchì le braccia e la guardò. “Vedila come vuoi!”. Disse. Mentre nella sua testa, andando verso la cabina rispose alla sua domanda.

-Certo che era un complimento…-
 


 Più tardi, Woody tornò ai comandi. Buzz si sedette accanto a lui.

“Allora, come sta andando? Ci sono novità?” chiese.

“Situazione stabile, di questo passo entro 2 giorni arriveremo a destinazione.”

“Bene. Sei in gamba sai, space ranger?” disse Buzz improvvisamente.

Woody era sorpreso. “Grazie Buzz, detto da te è un gran complimento. Così giovane e..già una leggenda! Sei il punto di riferimento di tutti i futuri ranger del comando stellare! ” Disse Woody mentre impostava delle coordinate sul display.

“Forse di tutti, ma non di tua sorella.” Commentò lui sarcastico.

“Beh.. non direi. E’ da quando è una bambina che ha i tuoi poster appesi nella sua cabina. Credo che per questo sia entrata nel corpo degli space ranger..” disse lui ridacchiando.

Buzz diventò di tutti i colori, non poteva credere alle sue orecchie. “Miei..p-poster?”

Jessie spuntò da dietro come un fantasma, scura in volto.

“W…w…..woody…………” mormorò gelida.

“Aaaargh!!! E tu da dove spunti?!” Woody saltò in aria, tenendo stretto il timone dell’astronave tra le mani.

“Sei morto……………..” aggiunse lei, senza cambiare espressione.

Woody deglutì.

“Waaaa!!!” gridò Jessie avventandosi contro il fratello, cercando di strangolarlo. La nave sobbalzò a destra e a sinistra, mentre il timone girava su se stesso.

Buzz si fiondò sui comandi per evitare di finire contro qualche asteroide, poi inserì il pilota automatico e si mise a guardare la scena.
“IOO TIII AMMAZZOOO!!!” gridava Jessie inseguendolo per tutta l’astronave.

“Scusa Jess, mi è scappato!!!” si giustificava Woody cercando di fuggire dalla sua presa.

Buzz non sapeva se intervenire, nell’indecisione scoppiò a ridere di gusto.

I due fratelli si bloccarono istantaneamente e lo guardarono.

“Beh.. che c’è?” disse Buzz asciugandosi la lacrima. “Posso ridere anch’io, no?!” chiese.

Scoppiarono tutti e tre a ridere, poi Jessie incrociò il suo sguardo, diventò tutta rossa e uscì dalla stanza, ricordandosi che era arrabbiata.

Woody e Buzz tornarono alle loro postazioni.

“Le passerà, è fatta così.” Disse Woody.

“Eppure sembrava proprio furibonda!” rispose Buzz.

“Già.. poche volte l’ho vista fare così. Si certo, va di matto per un nonnulla ed è facilmente irritabile ma solitamente evita di usare la violenza, se non si tratta di qualche combattimento…” si fermò a pensare. “Si.. era proprio furibonda.” Ammise Woody ridendo.

Rise anche Buzz, rendendosi conto che non rideva così da chissà quanto tempo.


 
 
 
Le lancette dell’orologio avanzavano in fretta, era notte. Ma fuori dall’astronave, il panorama era sempre buio, non vi era differenza fra luce e oscurità.

“Beh.. credo che andrò a dormire per qualche ora.” Disse Buzz. “Quando vuoi il cambio, chiamami!”

“Sarà fatto! A dopo!” rispose Woody.

Buzz si avviò verso la sua cabina, sbadigliando. “Sono proprio a pezzi… i viaggi intergalattici mi distruggono.” Disse fra sé e sé. Entrò nella stanza al buio e si buttò sul letto.

Si stropicciò gli occhi, e si girò di un lato. Improvvisamente aprì gli occhi.

Jessie dormiva profondamente distesa accanto a lui. Respirava lentamente, le labbra socchiuse e le palpebre serrate facevano intuire un sonno sereno.

Buzz capì di doversi alzare immediatamente, non poteva rischiare di farsi trovare lì! Ma.. non riuscì a distogliere lo sguardo. Continuò a fissare il suo viso delicato, sarebbe voluto rimanere lì per proteggerla. Ma allo stesso tempo, ne era incredibilmente attratto. Osservandola, si rese conto che sotto gli occhi vi erano segni di pianto. Non sarà per la discussione prima? Si chiese Buzz.
Ma mentre si immerse in questo pensiero, Jessie aprì gli occhi.

“AAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!!!!!” urlò lei.

“Scusa, scusa, scusa! Non è come pensi!” cercò di dire Buzz.

Woody entrò di colpo nella stanza e accese la luce. “Che succede?!” gridò lui. “Oh scusate…” disse vergognato defilandosi.

“No Woody! Non pensare mal…oh! Guarda che hai fatto!” disse Buzz rivolto a Jessie.

“Io?! Che ci fai tu, nella mia cabina, per giunta nel mio letto?!” disse lei coprendosi con un cuscino.

Buzz divenne tutto rosso, vedendo la ragazza con una corta camicia da notte che la rendeva ancora più sensuale di quanto già non fosse. I lunghi capelli rossi le cadevano sulle spalle. Buzz alzò lo sguardo su quel viso tenero e allo stesso tempo arrabbiato che lo fissava in attesa di una risposta.

“Sei tu nella mia cabina! Che ci fai tu qui…?!”disse lui,  poi gli si accese una lampadina. “Ah..già.. avevamo  fatto cambio….?” Domandò ricordandosi la discussione fatta quella mattina.

“Già.” Rispose Jessie facendo notare con lo sguardo che c’erano le sue cose nella stanza.

“Ehm..  scusa, ero distratto..era buio..” cercò di giustificarsi lui.

Calò il silenzio per qualche secondo.

“Io credo che.. adesso potresti anche andare. Sai, sei ancora nel mio letto..” fece notare lei ridendo.

Buzz si alzò di colpo, prima di uscire dalla stanza le rivolse un’ultima occhiata.

“Comunque…”

“Si..?” chiese lei.

“Bisognerebbe indossare la tuta spaziale anche durante la notte!” disse rimproverandola.

Jessie gli lanciò il cuscino.

“Buonanotte!” disse voltandosi nel letto, dandogli le spalle.

Buzz sorrise e spense la luce.
 
 

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Capitolo 5
*** La tormenta ***


5.


GIORNO 2

 
“Yawn…”

Buzz avvertì la presenza di Jessie che entrò nella sala comandi sbadigliando rumorosamente.

Jessie si avvicinò ai comandi con la faccia assonnata e i capelli disordinatamente perfetti.

“Buongiorno… allora, che si dice?” domandò mentre un altro sbadiglio stava per uscire dalla sua bocca.

“Alla buon ora…” commentò Woody non distogliendo lo sguardo dalle coordinate.

“Sei in ritardo, space ranger. Indossa la tua tuta spaziale e raggiungici.” Aggiunse Buzz.

“Se il buongiorno si vede dal mattino…” sbuffò Jessie allontanandosi.

Buzz e Woody si scambiarono un’occhiata d’intesa.

Poco dopo Jessie rientrò nella stanza.

Buzz stava appuntando dei dati sul suo diario di bordo quando sentì i suoi passi: “Allora… hai messo la tuta come ti ho det…” si interruppe di colpo.

Jessie gli porse una tazza di caffè fumante, sorridendo dolcemente.

Il suo cuore smise per un attimo di battere, sembrava un angelo.. dalle fattezze femminili incredibilmente attraenti.

Buzz guardò la tazza con un’espressione interrogativa.

“Che significa..?” chiese lui sorpreso.

“Ehm… buona giornata?!” azzardò lei a rispondere. “E’ caffè! Su, prendila! Devo andare a cambiarmi, muoio dal freddo!” disse lei mettendo un piede sopra l’altro.

Buzz abbassò lo sguardo, notando la pelle d’oca sulle sue magre e chiare gambe. Prese subito la tazza, sfiorando le sue mani. Per un attimo si guardarono, un brivido percorse la schiena di entrambi.

“Ehm..” disse Buzz voltandosi. “Grazie..”

“Non c’è di che, capitano!” disse lei servizievole, prendendolo chiaramente in giro. Poi volto le spalle e saltellò fino alla sua cabina.
“Non sapevo nemmeno che mia sorella fosse capace di fare un caffè..” commentò Woody.

“E questo che significa?” domandò Buzz sorseggiandolo.

“No, niente… mi sbaglierò.” Rispose Woody fingendosi disinteressato. “Pensavo solo che forse….”

BEEEP! BEEEP! BEEEP!

Un allarme cominciò a suonare ininterrottamente e una spia luminosa sul quadrante diventava rossa a intermittenza.

“Che succede, Woody?!” Buzz si alzò di scatto appoggiando la tazza sui comandi.

“Oh no! Questa non ci voleva! E’ una pioggia di meteoriti, sta per arrivarci addosso!” gridò Woody cercando di cambiare le coordinate.
Improvvisamente si avvertì un forte scossone e l’astronave si capovolse da un lato, i due quasi persero l’equilibrio, mentre la tazza di caffè finì rovinosamente a terra, rompendosi in mille pezzi.

“Troppo tardi..” disse Woody preoccupato. “Siamo dentro la tormenta.”

Un altro forte scossone, fece tremare l’astronave che stavolta si voltò dalla parte opposta.

Entrambi si tennero stretti ai sedili, per non schiantarsi contro la parete.

“L’unica soluzione è aspettare, e sperare che la nave resista e non si danneggi!” gridò Woody cercando di farsi sentire, in mezzo a quel frastuono.

“Ma continuando così ci ammazzeremo noi!” gridò Buzz mentre la nave barcollava.

“Dobbiamo stare seduti ai nostri posti di comando e tenere allacciate le cinture di sicurezza! E’ l’unico modo!” rispose Woody cercando di trovare l’equilibrio per rialzarsi.

“Oh no! Jessie! E’ ancora nella sua cabina!” disse Buzz preoccupato.

Woody lo guardò con l’espressione in viso tipica di un fratello spaventato.

Buzz senza pensarci due volte, si rimise in piedi e corse in fretta verso le cabine. Il pavimento sotto di lui tremava e lo faceva sbandare da un lato all’altro. Era tremendamente difficile riuscire a stare in piedi.

“Jessie!!!” gridò Buzz per farsi sentire. Nessuna risposta. “Ma dove sarà?! Jessie!!!”

Cercando di tenersi dalle pareti, mentre veniva trascinato da sinistra a destra, entrò nella sua stanza.

“Buzz!! Sono qui!!” gridò lei agitando la mano, seduta a terra in un angolo.

“Che ci fai qui?! Dobbiamo andare subito ai posti di comando, su alzati!” disse lui. Improvvisamente un altro colpo alla navicella, lo fece cadere su di un lato.

“Non riesco ad alzarmi! Ho la gamba bloccata sotto questo mobile!” disse lei cercando di spingerlo con tutte le sue forze.

Buzz si alzò da terra e spinse via il mobile, poi tese la mano a Jessie, per aiutarla a rialzarsi.

“Ahi!” si lamentò lei appoggiando il piede a terra.

“Cosa c’è adesso?!” chiese Buzz ancora più preoccupato.

“Mi fa male la caviglia! Sono finita a terra, dopo il primo scossone! Mio fratello non sa nemmeno guidare un’astronave!” sbuffò lei.

La nave sbandò nuovamente, Jessie finì su Buzz che l’afferrò prontamente.

La guardò per un attimo, ma non c’era il tempo. “Ascoltami…” disse. “Adesso mi devi dare la mano e non devi lasciarla per nessun motivo. Mi devi seguire, appoggiati a me se non riesci a stare in piedi. Va bene?”

Il suo tono era così rassicurante, protettivo. Jessie afferrò prontamente la sua mano e fece un cenno di assenso.

Entrambi si gettarono a capofitto nel corridoio, sbandando da un lato all’altro cercando un equilibrio che non riuscivano a mantenere.

Jessie ogni tanto mugugnava per il dolore.

 “Se avessi avuto la tuta spaziale, non ti saresti fatta male!” gridò lui cercando di uscire dal corridoio.

“Stavo per metterla, non ne ho avuto il tempo!” rispose lei subito.

Improvvisamente uno scossone forte li buttò entrambi a terra. Persero la presa delle loro mani.

Buzz si massaggiò il collo. “Ohi… che botta…Jessie…dove..?”

Jessie era in un angolo, senza conoscenza.

Immediatamente Buzz si fiondò su di lei e la scosse. “Jessie! Mi senti?!” Lei non rispondeva.

“Non c’è tempo..” disse Buzz.

Detto questo, la prese di peso, se la mise in spalla e uscì dalla stanza barcollando mentre l’equilibrio lo abbandonava passo dopo passo.

Finalmente arrivò ai comandi, dove Woody trafficava con i pulsanti.

Buzz strinse le cinture di sicurezza attorno al corpo di Jessie, Woody si voltò preoccupato.

“Che cosa è successo?!” gridò.

“Una botta in testa.. è solo svenuta.” Cercò di tranquillizzarlo Buzz. “Com’è la situazione?”

“Stiamo per uscirne.. ci vorrà ancora un po’ di pazienza.” Rispose Woody.

Buzz si sedette al suo posto, allungò il braccio, prese la mano di Jessie e la strinse. “Scusa se ho mollato la presa… è tutta colpa mia.” Sussurrò.

Intanto la pioggia di meteoriti continuava imperterrita.
 


….




Jessie aprì pian piano gli occhi.

“…Uh? Ma…cosa è successo? Ohi…la mia testa…” disse toccandosi il cranio. Era distesa sul suo letto. Tutto era calmo.

Woody entrò nella stanza. “Jess! Ti sei svegliata!” esclamò abbracciandola.

“Woody!” ricambiò lei l’abbraccio. “Cosa…?”

“E’ tutto finito, Jess. La pioggia di meteoriti è finita, ha fatto solo qualche danno superficiale.”

Jessie si tastò il bernoccolo sulla testa. “Questo tu lo chiami, superficiale?!” si sedette sul letto. “Ma.. io non mi ricordo nulla.” Si guardò intorno. “E.. come sta Buzz?!”

“Credo che tu abbia battuto la testa, quando siete caduti a terra durante lo scossone più forte. Lui sta riposando nella sua cabina, è stato sveglio finora qui per accertarsi che stessi bene. Non ha lasciato un secondo la tua mano!” disse Woody con una sorta di soddisfazione.

Jessie diventò leggermente rossa in viso.

Woody sorrise. “Adesso riposati.. io torno ai comandi. Cerca di tornare al pieno delle tue forze, sorellina.” Strizzò l’occhio e uscì dalla stanza.

Jessie rimase ferma nel letto, aspettando che il fratello si allontanasse. Poi sgattaiolò fuori dalla stanza, fino al corridoio. Appoggiò il palmo della mano sull’apertura elettronica della porta dell’altra cabina che si aprì orizzontalmente.

La stanza di Buzz era nella penombra, lui dormiva accovacciato sul letto.

-Sembra un bambino.. - pensò Jessie nella sua mente, sorridendo.

Non sapeva perché si trovava lì. Voleva ringraziarlo ma.. lui dormiva. Così si sedette sulla sedia accanto a lui, tirò su le gambe al petto e si addormentò con la testa sulle ginocchia.

Dopo un po’ Buzz aprì gli occhi. –Forse sto ancora dormendo – si disse.

Vide i raggi di qualche pianeta vicino, penetrare dalla finestra e illuminare il viso di Jessie che dormiva serena nella sua stanza.

Indossava ancora la camicia da notte striminzita della notte prima.

Buzz la guardò intenerito. Non capiva cosa ci facesse lì, ma la cosa gli fece incredibilmente piacere.

-Che mi succede? – sentiva il cuore esplodergli in petto. – E’ mai possibile che qualsiasi cosa faccia questa ragazza, mi emozioni così tanto?- si chiese.

Lentamente si alzò, attento a non fare rumore. La prese in braccio delicatamente e l’appoggiò sul letto, per farla dormire comodamente.
E senza rendersene conto, con la mano le scostò i capelli dal viso portandogli dietro l’orecchio. Si sentiva soddisfatto, appagato. Era come se non avesse altra missione che quella di fare stare bene Jessie, nella vita.

Poi, dopo averla guardata un ultima volta dormire tra le sue lenzuola, uscì dalla stanza e tornò alle sue occupazioni.
 
 

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Capitolo 6
*** Decisioni ***


 
6.

 
GIORNO 3

 

Quel mattino, Jessie sentì una sensazione strana. Si svegliò avvertendo un profumo diverso dal suo, che però conosceva bene. Aprì lentamente gli occhi.

“Questo non è il mio letto..” mormorò.

Buzz entrò nella stanza, si sedette sul letto e le porse una tazza di caffè.

“Ecco qui.. ben svegliata.” Disse lui sorridente.

Jessie lo guardò stralunata. Era così diverso dal solito.

“Io.. perché sono qui?” chiese confusa.

“Dormivi su una sedia..” disse Buzz indicandola con un cenno. “Nemmeno fossi una bambola! Ho pensato allora che meritassi di riposare serenamente dopo quello che è successo ieri…”

“Già! Vero! Ecco perché ero venuta qui!” disse concitata. Poi abbassò il livello della voce. “Io… volevo ringraziarti.. per avermi portata in salvo.” Disse un po’ imbarazzata abbassando lo sguardo.

Buzz la guardò sorpreso. “In realtà, sono io che volevo scusarmi per..ehm..”

“..per cosa?” chiese lei non capendo tornando a guardarlo.

“..per averti lasciato la mano. Dovevo stare attento a non mollare la presa, è tutta colpa mia se hai battuto la testa.” Disse quasi vergognato.

“Che sciocchezze! Stava a me metterci più attenzione e…”

“NO!” sbottò Buzz. “No… ti sbagli. Non voglio che tu ti faccia del male. In alcun modo.” La guardò serio.

Le guance di Jessie diventarono rosse come mele.

“Ehm…” mormorò.

Buzz le si avvicinò sfiorandole la guancia con il dorso della mano.

“Sei così delicata…” sussurrò.

Jessie diventò ancora più rossa, non riusciva a dire una parola.

“Io…io..” anche lei stava per dire qualcosa.

SBAUM!

Woody entrò di colpo.

“Buzz! Ho bisogno di una mano!” gridò.

I due si allontanarono di colpo, rossi in viso.

“Oh, buongiorno  Jess!” disse Woody. “Presto, Buzz è urgente!” intimò lo space ranger.

Buzz lo seguì in fretta, prima di uscire dalla stanza incrociò lo sguardo con quello di Jessie. Forse tutto quello che avrebbero voluto dirsi, fu trasmesso da quello scambio furtivo tra i loro occhi.


 
“Che succede, Woody?” chiese Buzz  guardando il display.

“Ecco vedi… siamo quasi arrivati!” disse indicando un puntino luminoso che lampeggiava. “Dobbiamo prepararci all’atterraggio!”
“Bene!” disse Buzz eccitato. Poi cambiò espressione sul volto e cominciò a pensare.

-Ma.. questo significa che dovremo scontrarci con Zurg ed il suo esercito. Non posso permettere che Jessie corra un rischio del genere… so che se la cava benissimo ma, non voglio che le succeda niente di brutto. Io…-

“Buzz! Chiama Jessie e dille di raggiungerci immediatamente, arriveremo entro pochi minuti!” Woody lo svegliò dai suoi pensieri.

“Si… vado.” Buzz si allontanò pensieroso.

In quel breve tratto, prese una decisione.

Bussò alla porta.

“Ehm..Jessie.” disse entrando nella stanza.

Lei era già pronta con la tuta spaziale addosso, che le si adattava perfettamente al corpo. Non aveva perso un attimo… come se avesse voluto sembrare diligente e responsabile ai suoi occhi.

“Oh, Buzz!” sul viso le comparve un sorriso, vedendolo arrivare. “..si?”

“Io.. io…” Buzz era indeciso. “..Io devo farti vedere una cosa.” Disse infine.

Jessie aggrottò le sopracciglia. “Eh..?”

Buzz le fece cenno di seguirlo, non riusciva a guardarla negli occhi.

“Ecco…” disse indicando la sua stanza.

Jessie continuava a non capire. “Cosa…?”

Entrarono nella cabina. Buzz premette improvvisamente il codice di chiusura di sicurezza della stanza, prima che la porta si chiudesse uscì fuori e riuscì a dire solo :“Perdonami…”. L’ultima cosa che vide fu il viso di Jessie  incredula di quello che stava succedendo.

“Buzz!!! Che significa?! Fammi uscire da qui!!!” gridò battendo i pugni sulla porta.

Lui rimase per un attimo appoggiato alla porta, convincendosi che era la cosa giusta da fare. Probabilmente lei non lo avrebbe mai perdonato, ma almeno avrebbe avuto la certezza che sarebbe stata al sicuro.

Si allontanò sentendo che continuava a gridare, anche se gli si stringeva il cuore.

Si sedette accanto a Woody ai posti di comando.

“E Jessie?” domandò il fratello.

“Ehm… ha detto di non sentirsi ancora bene. Ha detto che ci raggiungerà.”

“Cosa? Oh beh…” Woody un po’ incerto non fece più domande. “Prepariamoci all’atterraggio…”

La navicella cominciò a rallentare, entrò nell’atmosfera del planetoide oscuro di Zurg, non appena si avvicinarono al suolo videro immediatamente un’alta torre spiccare su tutto, quasi fare ombra al resto del pianeta. Una grosso stemma con la forma di una  “Z” era chiaramente visibile sulle pareti della torre.

“…Eccoci.” Disse Buzz serio.

Non appena la navicella toccò il suolo del pianeta, avvertirono un forte scossone. Il pensiero di Buzz si rivolse subito a Jessie, sperava che stesse bene nella cabina, umore a parte ovviamente.

I due space ranger si alzarono, presero tutte le munizioni possibili e aprirono il portellone.

“Sei sicuro che non dobbiamo aspettarla?” chiese un’ultima volta Woody riferendosi  a Jessie.

“Certo, andiamo su!” tagliò corto Buzz spingendolo verso l’uscita. Non era bravo a dire le bugie, se avessero continuato a parlarne sicuramente avrebbe spifferato tutto.

Il portellone dell’astronave si chiuse alle loro spalle. Il paesaggio era pressoché desertico, poco più lontano videro una serie di palazzi, alti come grattacieli, neri e pieni di vetri talmente scuri da non permettere di vedere all’interno degli edifici. In mezzo troneggiava alta e imponente, un’altissima torre. Probabilmente, covo dell’Imperatore Zurg, nemico giurato dell’alleanza galattica.

I due si incamminarono, decisi e silenziosi.
 
 

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Capitolo 7
*** Il nemico giurato dell'alleanza galattica ***


7.

 
Nel frattempo, Jessie continuava a gridare. “BUZZ!! DOVE SEI FINITO?! GRRR… APPENE ESCO DI QUI IO…” capì di essere sola e che nessuno la poteva sentire. Si arrese e cominciò a girare per la stanza.

-Beh.. non c’è nulla da fare. Almeno do un’occhiata in giro... – pensò. –E questo cos’è? Un diario di bordo?- disse avvicinandosi ad un piccolo palmare. Lo accese senza pensarci due volte.

Sullo schermo comparì l’immagine di Buzz. La registrazione risaliva alla sera prima.

So che dovrei utilizzare il diario personale di bordo per registrare gli avvenimenti rilevanti della missione. Ma non riesco a pensare ad altro. Ad altro che a lei… si interruppe per un attimo. Come faccio a memorizzare coordinate o addirittura escogitare un piano contro Zurg? Quando mi fermo a riflettere su qualsiasi cosa, mi compare il suo viso. E’ come se… Silenzio.Ad esempio, poco fa. L’ho vista dormire beata, per un attimo mi sono sentito in dovere di proteggere i suoi meravigliosi sogni. Altro che universo… comincio a pensare che è qualcos altro che devo difendere. E non mi importa cosa ne penserà lei, è così dolcemente orgogliosa. Sarà il mio obiettivo, il mio meraviglioso obiettivo. Adesso il mio letto sarà inebriato dal suo profumo. Non vedo l’ora di andare a dormire.. Sorrise allo schermo, pensando a quello che aveva detto.

Il cuore di Jessie sobbalzò. Il suo respiro si era fermato per quel breve lasso di tempo.

Hmm.. devo ricordarmi di cancellare questa imbarazzantissima confessione!!! .. probabilmente quando uno dice così, per ironia del destino il videolog in questione è già stato ascoltato. Meno male che domani c’è lo scontro con Zurg. Se dovesse finire male, mi eviterei di dover dare spiegazioni. Sorrise.Passo e chiudo.

La mano di Jessie tremava, mentre stringeva quell’ apparecchio. Non poteva crederci. Aveva sentito proprio bene? Allora Buzz provava qualcosa per lei e…

Jessie non stava capendo più nulla, era confusa. Posò l’oggetto metallico e cominciò a riflettere, sotto una doccia calda.

 
Woody e Buzz arrivarono al margine della città, deserta. E silenziosa. Nemmeno un’anima viva.

“Buzz.. proseguiamo ancora per un chilometro ad Est. Da lì saremo vicini al covo di Zurg.” Disse Woody.

“Si e poi…” Buzz si interruppe di colpo. Si sentiva osservato. “Sssh….”

Un piccolo robot saltò fuori da un vicolo, attaccandolo alle spalle.

“Argh!” gridò Buzz. Woody sparò in fretta con la pistola laser a quell’essere, che fece un balzo e schivò il colpo. Improvvisamente uscirono da ogni parte un centinaio di piccoli robot, che con i loro occhi rossi sul display puntarono le loro armi contro di loro.
Erano circondati.

“Buzz… e adesso che facciamo?!” chiese Woody guardandosi intorno terrorizzato.

“Quello per cui siamo stati addestrati….” Rispose Buzz mantenendo la calma.

Woody rispose con un sorriso furbo.

Entrambi spiccarono un salto in alto. Woody bombardò una serie di robot con il suo fucile plasmatico, provocando una serie di esplosioni a catena. Buzz prendeva la mira con il suo laser e sferrava un colpo dopo l’altro, facendo saltare in aria i piccoli fastidiosi avversari.

Fecero in breve piazza pulita, ma in lontananza ne videro arrivare degli altri.

“Woody! Sono troppi! E ce ne saranno sempre di più! Andiamo via!” Buzz fece cenno allo space ranger di seguirlo e si introdussero in una piccola stradina nascosta.

La moltitudine di robot passò dritta, non vedendoli. Quando si furono allontanati, Buzz e Woody uscirono dal nascondiglio.

“… l’abbiamo scampata bella.” Disse Woody facendo un respiro di sollievo.

“Già.. adesso arriva il peggio.” Rivolse lo sguardo all’alta torre, a pochi metri da loro. “Dobbiamo introdurci lì dentro.. Zurg si trova al piano più alto..”

“Bene.. allora diamoci una mossa!” Woody cominciò ad avvicinarsi furtivamente all’entrata, le porte scorrevoli si aprirono. “Beh.. è stato facile!” commentò.

Buzz dietro di lui, tentennava. “Hmm… mi sembra FIN TROPPO facile.” Disse poco convinto guardandosi attorno.

“Beh, per una volta la fortuna sembra essere dalla nostra parte no?!” disse Woody allegro.

“Non illuderti ranger.. e tieni la mano sulla pistola..” lo ammonì Buzz.

Improvvisamente il pavimento cominciò a sollevarsi.

“Uh?! Ma che succede?!” Woody gridò mentre il terreno sotto di lui tremava.

Una pedana si staccò sollevandosi verso l’alto come un ascensore.

“Buzz!!! Che cosa facciamo?!” disse Woody guardando giù, mentre il piano dove si trovavano era sempre più lontano.

“E’ troppo tardi per saltare! Siamo troppo in alto! Questa è sicuramente opera di…”

La pedana si stabilizzò, fermandosi al piano più alto della torre. Davanti a loro una tenebrosa figura in nero, dal lungo mantello viola e una terrificante maschera robotica sul viso.

“…ZURG.” Completò la frase Buzz.

“Ci vediamo ancora Buzz Lightyear!” disse Zurg come se non fosse sorpreso di vederlo.

Woody e Buzz lo guardarono immobili. Valutarono la situazione, guardandosi attorno. Si trovavano in una grande stanza, fredda, oscura. Illuminata a tratti da una luce rossastra proveniente da computer, display, telecamere e altri ordigni tecnologici intorno a loro.

“Credevi davvero di accedere così alla mia fortezza?! Sapevo del tuo arrivo, non appena sei entrato nell’orbita del mio pianeta!! Mhuahuahua!!” Zurg rise di gusto.

“Questo non è il tuo pianeta! Lo hai rubato a dei poveri innocenti, che vivevano in pace prima del tuo arrivo!!!” rispose Buzz prontamente e senza timore.

“Già.. sconvolgo la vita di tutti, vero?” disse il malvagio essere robotico. “Anche se forse qualcuno aveva già sconvolto la tua..” Zurg premette un pulsante su un telecomando.

Dal soffitto venne fuori una gabbia dalle sbarre laser, dentro Jessie si dimenava furiosa.

Il cuore di Buzz si fermò.

“JESSIE!!!” gridò Woody vedendo la sorella imprigionata.

“WOODY! BUZZ!” gridò Jessie allungando un braccio fra le sbarre.

“…Lasciala andare subito, farabutto.” Disse Buzz senza perdere la calma, mentre le mani gli tremavano.

“MHUAHUAHUA!!” Zurg scoppiò nuovamente a ridere. “Dopo lo sforzo che ho fatto per catturarla? E’ una furia, lo sai?! MHUAHUA!!!”  si avvicinò alla gabbia. “Lo sai zuccherino però che sei proprio una delizia?” disse afferrandole il mento.

Jessie si scostò bruscamente.

Buzz non riusciva più a contenere la rabbia.

“Ma…” continuò Zurg. “Sono pronto a fare uno scambio…”

“Ti ascolto.” Disse Buzz serio.

“Vedi Lightyear..” disse avvicinandosi prendendolo dalla spalla. “In realtà non è mai esistita nessuna nuova arma sulla terra… è una voce fasulla messa in giro da… ME!”

Buzz lo guardava interrogativo, non capiva.

“E’ troppo tempo che mi sei tra i piedi e intralci i miei piani di dominio intergalattico… mi serviva un’esca alla qualche sapevo che avresti subito abboccato. MHUAHAUHAU!!!” si interruppe per ridere. “Ma.. non pensavo sarebbe stato così facile!”

“Stai dicendo che è me che vuoi?” chiese Buzz.

“Esattamente…” disse infido.

“Così sia allora, libera subito la ragazza.” Disse senza pensarci due volte.

“NO!! BUZZ CHE COSA STAI FACENDO?!” Jessie urlò dalla gabbia.

“OOOH! Che meraviglia!” esclamò Zurg “Ti unirai al mio esercito.. saremo invincibili..”

Zurg porse delle manette a Buzz.

“Prima liberala…” disse lui.

Zurg stava per premere un altro pulsante sul telecomando.

“Non sono stupido, space ranger. Indossa le manette, prima…” rispose il malvagio signore.

Buzz così fece, bloccando l’utilizzo della mani.

“MHUAHAUHUA!!! SEI MIOOOO!!!” gridò  Zurg entusiasta.

“Mantieni il patto adesso!” gridò Buzz. In quel momento due robot lo bloccarono dalle spalle, lo stesso fecero altri due con Woody. “Ehi! Che succede?!”

“Sei proprio un allocco… pensavi davvero che avrei lasciato andare due giovani prede, utilissimi per i miei esperimenti? .. mi servivano proprio due cavie! MHUAHUAHUA!!” Zurg voltò le spalle e si allontanò. “A presto Lightyear… goditi il soggiorno nelle miei prigioni, finchè non avrò deciso come eliminarti!!!” e scomparve nel buio.

“NOOO!!” mentre provava a dimenarsi, sentì una pressione sul collo. Forse una siringa. Poi il buio.

 

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Capitolo 8
*** Fuga ***


8.

 
Buzz aprì gli occhi pian piano. Cercava di abituarsi a una luce che non c’era. Si trovava in una piccola stanza buia. L’unica fonte luminosa proveniva dal neon del corridoio antistante. Si guardò intorno, sbarre laser sostituivano l’uscita. Accanto alla sua c’erano altre due celle anch’esse separate da sbarre metalliche al posto dei muri.

Aguzzò la vista, vide Jessie seduta a terra nella cella accanto a lui, accovacciata su se stessa, non aveva la tuta spaziale ma semplicemente dei pantaloncini corti e una canottiera bianca, guardava a terra e giocherellava con una mattonella traballante.

“Jessie!” gridò Buzz non appena la vide. E si avvicinò alla sua cella.

“Buzz!!! Ti sei svegliato!!” gridò lei scattando in piedi con il sorriso sulle labbra.

“Si… ma dov’è Woody?!” le chiese preoccupato.

“E’ lì.. ancora non ha ripreso conoscenza..” rispose, indicando la cella dall’altro lato.

Improvvisamente una lacrima scese sul suo viso. Una sola ed unica lacrima.

“Jessie…” mormorò Buzz.

“Cosa?” si asciugò prontamente la goccia sulla guancia con il braccio.

Buzz si avvicinò alle sbarre della sua cella e le prese la mano. “ Andrà tutto bene… te lo prometto.”

Jessie rispose con uno sguardo poco convinto. Poi disse alzando la voce, quasi isterica: “Buzz.. siamo prigionieri di Zurg, non c’è via d’uscita e per di più Woody ancora non si è svegliato! Io davvero non so cosa…”

Buzz la tirò con forza dal braccio e, senza preavviso, chiuse gli occhi premendo le labbra contro le sue.

Jessie rimase immobile, solo quelle sbarre li separavano. I loro visi a contatto col freddo metallo, erano uniti unicamente dalle loro labbra. Poi chiuse gli occhi anche lei, e si lasciò andare baciandolo lentamente.

Entrambi infilarono le braccia fra le sbarre, Buzz strinse Jessie per  un fianco, avvicinandola ancora di più. Lei per tutta risposta avvolse le braccia intorno al suo collo, permettendo che quel bacio diventasse ancora più profondo.

Dimenticarono di trovarsi in una prigione. O probabilmente ne erano talmente consapevoli che decisero di mettere in atto quello che le loro menti desideravano da tempo.

Buzz, poi, si allontanò lentamente dal suo viso, guardandola fisso negli occhi.

“Scusa io..” cercò di dire.

Jessie lo tirò dalla tuta spaziale e lo costrinse così a continuare a baciarla.

Mentre le loro labbra si univano nuovamente, entrambi sentirono sulla bocca dell’altro l’espressione di un sorriso.

 
“Urgh…” Woody, disteso a terra nella sua cella, aprì gli occhi. “Ma che cosa è success….” Si interruppe di colpo.

A pochi metri da lui, Buzz e sua sorella si baciavano appassionatamente da una cella all’altra. Non si erano nemmeno accorti del suo risveglio.

Woody si schiarì la voce con forza, tentando di interromperli. “Eh-ehm! Scusate l’interruzione!”

Jessie e Buzz si staccarono di colpo, paonazzi in viso per la vergogna.

“Eheh!” rise nervosa Jessie. “Bentornato fratellino!”

Woody alzò un sopracciglio poco convinto. “Grazie… soprattutto per lo splendido risveglio.” Commentò ironico volgendo poi lo sguardo verso Buzz.

Lui divenne di tutti i colori. Non sapeva che dire.

“Ehi, ehi! Rilassatevi, stavo solo scherzando! Sono felice che abbiate appianato le vostre divergenze.. anche se in maniera abbastanza drastica, devo dire!” disse Woody sorridente.

“Ehm..” Buzz si voltò verso Jessie, come se lei potesse suggerirgli le parole giuste.

“..Dunque, Woody adesso che sei sveglio dobbiamo escogitare un piano. Non ho intenzione di rimanere a lungo quaggiù!” esclamò Jessie approfittandone per cambiare discorso.

Buzz le sorrise, come per ringraziarla. Lei lo capì e sorrise a sua volta.

“Come faremo, Buzz?” chiese Woody afferrando con le mani le sbarre di metallo e avvicinandosi alla sua cella. “Non c’è modo di uscire da qui..” disse guardandosi intorno.

“Già..” rispose sconfortato Buzz. “Se solo avessimo le nostre armi..” disse abbattuto.

Silenzio per qualche attimo.

“Beh… peccato. Io ne ho portata solo qualcuna..” disse Jessie sedendosi a terra fingendosi sconfortata.

“Già..peccat…Eh?! Cosa?! Che hai detto, Jessie?!” esclamò Buzz sorpreso.

“Che non avevo spazio per altre armi..” disse facendo l’occhiolino, tirando fuori dagli stivali due pistole e una terza piccola pistola dal retro dei pantaloni.

Buzz non sapeva che dire. “Jessie… ci hai salvati!” esclamò Woody felice.

“Ma.. perché Zurg non ha controllato che tu fossi armata?!” chiese Buzz.

“Beh… non indossavo la tuta da space ranger. Ha pensato che fossi una ragazza qualunque e vedendomi in pigiama, come sono adesso, ha pensato che fossi innocua! Che ingenuo! Huahua!” rispose lei ridendo.

“Per una volta, sono felice che tu non abbia indossato la tuta, allora.” Ammise Buzz, ricordando tutte le volte in cui l’aveva rimproverata per il contrario.

Jessie rise.

Woody li guardò con un’espressione disgustata. “Credo di sapere un altro motivo per cui non vorresti che la indossasse..” disse malizioso.

Jessie sgranò gli occhi. “Woody!!!” lo richiamò offesa. Buzz divenne tutto rosso.

“Che c’è?! Ho detto sicuramente la verità!” disse lui facendo spallucce.

Improvvisamente la porta della prigione si aprì. Un figura aliena fece il suo ingresso. Alto, massiccio. Lunghi capelli neri raccolti in una coda, dalle sembianze umanoidi se non per una pelle color vinaccio.

“Allora…” disse avvicinandosi alle celle. “Cos’abbiamo qui? Uhm.. nuovi ospiti. A quanto pare, Zurg ci tiene a farvi fuori con le sue mani.”  Poi si voltò verso Jessie. “Uuh! Ma che bel bocconcino che abbiamo qui…”

Il mostro umanoide, aprì la sua cella. “Potremmo divertirci un po’ prima che tu vada all’altro mondo..che ne dici?!” disse avvicinandosi a lei.

Jessie rise ironica. “Fossi morta..”. Si alzò in piedi dando le spalle alle sbarre della cella di Buzz.

“Che maleducata che sei..mi piacciono le peperine..” disse avvicinandosi sempre di più fino a bloccarle ogni via d’uscita.
Jessie cominciò a sudare freddo.

“Allontanati immediatamente da lei, lurido essere.” Disse Buzz avvicinandosi alla cella di Jessie.

Lei vide Buzz vicino. Le venne un’idea. Gli fece cenno con la mano dietro le spalle.

Buzz abbassò lo sguardo e capì cosa Jessie aveva in mente.

“Beh…forse… non è una cattiva idea…” Jessie rivolgendosi alla guardia di Zurg, cambiò tono che diventò improvvisamente molto seducente.

Buzz sgranò gli occhi, sconvolto.

L’alieno rise soddisfatto. “Bene, lo sapevo che non avresti resistito al mio fascino.” Rispose portandosi indietro un ciuffo di capelli sulla testa.

-E’ ancora troppo lontano.- Pensò Jessie.

“Hmm… che ne dici di.. venire qui, vicino a me…” disse lei ammaliante facendo cenno con un dito di avvicinarsi.

Woody richiamò l’attenzione di Buzz. “Stai tranquillo.. fidati di lei!” disse col labiale.

Buzz si tranquillizzò per un attimo. Silenziosamente si avvicinò anche lui da dietro.

L’alieno posò una mano sul fianco di Jessie. “Bene…” disse guardandola.

Buzz non ci vedeva più dalla rabbia ma si ritrovò esattamente dietro Jessie.

-Doveva aveva detto di avere la pistola, Jessie?- si chiese Buzz, cercando di ricordare cosa aveva detto.

Poi diventò tutto rosso. E abbassò lo sguardo.

L’impugnatura bianca della pistola usciva dal retro dei pantaloncini di Jessie.

Buzz tossì. L’alieno per un attimo si girò verso di lui, ma Jessie prontamente prese il suo viso e cominciò ad accarezzargli i pettorali per distrarlo, cosa che ovviamente lo fece tornare di nuovo all’attenzione di lei.

Buzz ne approfittò, infilò la mano fra le sbarre, alle quali Jessie era appoggiata e lentamente sfilò la pistola dai suoi pantaloni.

Proprio in quel momento l’alieno fece scendere la sua mano dal fianco di Jessie, deciso a toccare qualcos altro. Sfiorò per un attimo la pistola, che Buzz sfilò appena in tempo.

Di conseguenza, la mano dell’alieno scivolò direttamente sul sedere di Jessie.

Buzz alzò la pistola. “Mossa sbagliata, amico.”

E premette il grilletto.  Il raggio laser lo colpì in piena fronte, facendolo cadere a terra a peso morto.

“Yuuu-uuh!” esultò Jessie.

Buzz distrusse le serrature delle celle e tutti e tre finalmente uscirono.

Jessie spiccò un balzo, saltando in braccio allo space ranger e avvinghiandosi a lui. Buzz la prese al volo stringendola forte. Restarono per qualche secondo così, abbracciati.

Woody si schiarì la voce. “Non c’è molto tempo…” aggiunse.

Subito Buzz la lasciò andare e Jessie si mise in piedi. Si guardarono e sorrisero.

“Non pensare che la passerai liscia..” disse Buzz tornando serio.

“Uh?! Di che parli, scusa?!” chiese lei.

“Lo sai benissimo… hai fatto la cascamorta con quell’alieno!” disse lui a braccia conserte.

“Che cosa?! Ma l’ho fatto solo per distrarlo! Senza il mio aiuto, saremmo ancora chiusi lì dentro!” esclamò lei furiosa.

“C’erano un altro milione di modi per distrarlo! Non era necessario che ti toccasse il…il..ehm…”

“Aaah.. è per quello, allora!” Jessie si avvicinò lentamente a lui. Tornò per un attimo a quel tono provocante sfiorando la tuta di lui. “Ti prometto che sarò per sempre solo tua.” Poi gli prese le mani e se le appoggiò sui fianchi, dandogli un piccolo bacio sulle labbra.

Buzz sorrise imbarazzato. “Sai come farti perdonare, non c’è che dire.” Sorrise anche lei. “Adesso andiamo! Non c’è un minuto da perdere!”

“Mentre voi… ehm, esternavate i vostri sentimenti, io ho escogitato un piano! Ascoltate…” Woody si avvicinò sussurrando e spiegandoli cosa avrebbero dovuto fare.
 
 
 

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Capitolo 9
*** E poi... ***


9.


I tre space ranger, uscirono furtivamente dalla cella. Alieni e robot armati erano in ogni angolo.

“E adesso..che facciamo?” sussurrò Jessie.

“Di qua! Seguitemi!” disse Buzz facendo un cenno con la mano.

Si infilarono in un corridoio vuoto. Videro che da lì partiva un’altra di quelle piattaforme ad ascesa verticale.

“Su, saliamo! Non c’è tempo da perdere!” aggiunse Buzz. I tre salirono in fretta e dopo qualche secondo, lo strano ascensore senza pareti cominciò a salire.

Buzz prese la mano di Jessie e la strinse forte.

Arrivarono all’ultimo piano.

“Eccoci.. e adesso…”

“Sssh! Arriva qualcuno!” Buzz interruppe Woody. “Nascondiamoci!”

Scesero dalla piattaforma e si nascosero dietro un grosso trono di metallo.

“CHE COSA?!” sentirono gridare Zurg. “INCAPACI! VI AVEVO DETTO DI SORVEGLIARLI!” era furibondo.

“Mi scusi p-padrone..” provò a dire un piccolo alieno. “I nostri mi-migliori uomini stanno provvedendo a trovarli..”

“ADESSO VA VIA! DEVO PENSARE!” disse buttandosi a peso morto sul suo trono.

CLANK.

Una pistola gli venne puntata sulla tempia.

“I giochi sono finiti, Zurg. Sei in arresto, in nome dell’alleanza galattica.” Disse Buzz serio.

“Lightyear… non è da te, colpire alle spalle!” rispose Zurg, senza scomporsi.

“Già ma.. con te è inutile comportarsi onestamente. Sei falso e sleale!” disse Jessie quasi canzonandolo.

Zurg scosse la testa.

“Non vi facevo così ingenui, voi space ranger…” commentò infine.

“Che cos…” provò a dire Woody.

Improvvisamente Zurg colpì la pistola, facendola volare in aria e corse verso una piattaforma di comandi.

“Prendiamolo!” gridò Buzz.

“Troppo tardi, Lightyear…” disse Zurg. E premette un grosso pulsante rosso.

Il pavimento cominciò a tremare, improvvisamente una linea lo divise e le due parti della stanza cominciarono ad allontanarsi, creando una voragine altissima.

“Che cosa facciamo?!” gridò Jessie guardando Zurg dall’altra parte della spaccatura che rideva di gusto.

Jessie vide tutto a rallentatore.

Senza preavviso, Buzz spiccò un balzo, cercando di raggiungere l’altro lato.

Non ce la potrà mai fare… -pensò Jessie mentre il cuore le era salito in gola.

Invece, i suoi stivali atterrarono dall’altra parte. Ce l’aveva fatta.

Buzz si voltò subito verso Jessie, come per rassicurarla. E lei per tutta risposta gridò dall’altro lato: “Avevamo detto, niente eroismi!”

A Buzz scappò un sorriso. Si volto di scattò avvertendo un pericolo.

“Buzz, attento!!!” gridò Woody.

Zurg si avventò sopra lo space ranger, gettandolo a terra. La sua testa sporgeva pericolosamente sulla voragine. “Finalmente la resa dei conti, Lightyear…” disse cercando di strangolarlo.

Jessie si guardò intorno. Che poteva fare? ..vide un filo elettrico sporgente. Lo tirò a se e lo fece roteare come un lazo, cercando di afferrare Zurg.

Lo mancò per pochissimo ma… rimase impigliato al suo piede robotico.

“Uh..ma che cos…?!” Zurg venne trascinato, mollando la presa dal collo di Buzz.

“Coff!Coff!” Buzz cercò di tornare in sé, vide Zurg in difficoltà. Doveva approfittarne..

Cominciarono una lotta corpo a corpo. Buzz  lo afferrò prontamente, bloccando un suo colpo e invertendo la spinta. Zurg perse l’equilibrio. E scivolò nel baratro.

Buzz lo afferrò per il braccio all’ultimo momento.

“Non voglio la tua pietà, space ranger!” disse. “Preferisco morire.. ma non da solo!”

Il cavo elettrico era ancora legato alla sua caviglia. Si lasciò andare improvvisamente, ma l’altro capo del filo era  fra le mani di Jessie, che venne strattonata e tirata giù nel baratro.

“Jessie!!!!!” gridò Buzz voltandosi. “Nooo!!!”

Lei vide gli occhi di Buzz e tese la mano, ma erano troppo lontani e lentamente cadde giù.

Woody si buttò in ginocchio a terra. “Jessie!!” gridò.


…. il silenzio.


Buzz era sconvolto, il mondo gli cadde addosso. Com’era potuto accadere..? No..no…no…  - si ripeteva nella testa.


“Mi…mi dareste una mano?” una voce lontana si percepiva distintamente.

Buzz e Woody si sporsero immediatamente sul ciglio della spaccatura. La videro aggrappata ad una sporgenza metallica. “…Allora?! Che avete da guardare?! Vi date una mossa?!”

Subito, Jessie fu tirata su con una fune.

Lei corse da Buzz abbracciandolo. Lui la strinse forte a sé.

Poi, improvvisamente lei si allontanò spingendolo.

“Sei pazzo o cosa?! Ti volevi fare ammazzare?! Chi ti ha detto che potevi andare a scontrarti con lui da solo?!” sbottò arrabbiata.

“Non volevo che ti succedesse nulla di male..” disse lui, sfiorandole la guancia e infilando una mano fra i suoi capelli.

Lei continuò ad essere offesa. “Tsk.. senza di me, saresti finito tu là sotto!”

“..Lo so benissimo.” Rispose lui dolcemente.

Lei alzò lo sguardo. Poi sorrise. “Sei proprio uno stupido.. e.. mi piaci così..coraggioso al limite della stupidità.”

Lui di colpo la prese da un fianco avvicinandola al suo viso. “E tu mi piaci così.. irritabile ma al limite della sopportazione umana.”

Lei non potette fare a meno di sorridere.

Nello stesso momento, si avvicinarono l’un l’altra e si scambiarono un tenero bacio.

Woody era in un angolo, disegnava cerchi a terra.

“E adesso.. chi se lo sorbisce un viaggio di ritorno con questi due?”


 
QUALCHE TEMPO DOPO.



Quadrante gamma.  Settore 4.

Quartier generale protezione universo.

 
 
“Ho detto di no! Non insistere!”

“E io ti ho detto di si, invece!”

“Eh no, tu non vieni da nessuna parte. Troppo pericoloso!” continuò a dire Buzz guardandola negli occhi.

“Troppo.. noioso, vorrai dire! Non rimarrò qui a fare la calza! Mettitelo bene in testa!” ribatté lei.

“Hmm..” si fermò poi lui. “E’ impossibile farti cambiare idea, vero?”

Lei sorrise in segno di risposta.

“Non puoi sempre vincere tu..” disse appoggiando una mano sul muro, bloccandola.

“Arrenditi, space ranger…” rispose lei, per niente intimorita.

“Va bene.. ma solo per questa volta! E.. non potrai scendere dalla navicella!” disse lui voltando le spalle e allontanandosi.

“Ma neanche per sogno!” gridò lei, divertita.

Poi saltò sulle spalle di lui e si allontanarono, così, verso l’infinito e oltre.
 
 
 
 
 

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