Vivi la Vita!

di Sailor Saturn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La vita è un'opportunità, coglila ***
Capitolo 2: *** La vita è bellezza, ammirala ***
Capitolo 3: *** La vita è beatitudine, assaporala ***
Capitolo 4: *** La vita è un sogno, fanne una realtà ***
Capitolo 5: *** La vita è una sfida, affrontala ***
Capitolo 6: *** La vita è un gioco, giocalo! ***
Capitolo 7: *** La vita è un dovere, compilo ***
Capitolo 8: *** La vità è preziosa, abbine cura ***
Capitolo 9: *** La vita è ricchezza, conservala ***
Capitolo 10: *** La vita è amore, godine ***
Capitolo 11: *** La vita è un mistero, scoprilo ***
Capitolo 12: *** La vita è promessa, adempila! ***
Capitolo 13: *** La vita è tristezza, superala ***
Capitolo 14: *** La vita è un inno, cantalo ***
Capitolo 15: *** La vita è una lotta, accettala ***
Capitolo 16: *** La vita è un'avventura, rischiala! ***
Capitolo 17: *** La vita è felicità, meritala ***
Capitolo 18: *** La vita è la vita, difendila! ***



Capitolo 1
*** La vita è un'opportunità, coglila ***


Questa raccolta (tranne il capitolo 8, partecipante ad un altro contest) ha partecipato al contest "My Best Story- Only Edit Contest" di Luna Ginny Jackson, classificandosi quinta a pari merito e vincendo il premio "migliori personaggi femminili"!
Ecco il giudizio:



Sailor Saturn con “Vivi la vita!”
Grammatica e Lessico 10/10
Originalità 9,5/10
Stile 9/10
Caratterizzazione dei personaggi 9,5/10
Gradimento personale 9/10
Totale 47/50
Grammatica e Lessico: Sono all’ultima valutazione. Perdonami, ma sto sclerando. E cercando un modo originale di dirti che non ci sono errori e che è tutto a postissimo. *respira*. Allora, dal punto di vista grammaticale non ho notato particolari Orrori,così come dal punto di vista sintattico e in generale. Brava. Posso rubare un buchino? Grazie per avermi sostenuta *muore*.
Originalità: Vivi la vita. Molto originale, come idea. Dedicato a coppie o a personaggi vari. Il migliore, però, l’ultimo capitolo. Con tutti qui “Vivi Harry” mi sono commossa più di una volta. Un capitolo fluffoso che ho apprezzato moltissimo e che ho letto con le lacrime agli occhi, anche grazie ai precedenti capitoli. Grazie, veramente. Credo mi ci volesse.
Stile: Lo stilè è scorrevole, soprattutto nel mio capitolo preferito, l’ultimo, con cui hai concluso meravigliosamente la storia. Hai fatto veramente un ottimo lavoro, mi sono emozionata parecchie volte e ti ringrazio per questo. Soprattutto nella prima, l’ultima e quella su Lupin… scrivi molto bene, spero quindi in futuro di leggere qualcos’altro di tuo…
Caratterizzazione dei personaggi: Sono tutti molto IC, ma se dovessi dettagliarli tutti sarebbe troppo lunga la questione. Alcuni mi sono piaciuti di più, altri di meno, fattostà che ti ho dato 9,5 senza pensarci due volte. Sei stata bravissima almeno su questo punto di vista.
Gradimento personale: Non ho più niente da aggiungere, scusa il giudizio cortissimo, anche con te approfondirò nelle recensioni che lascerò alla tua storia.
Totale 47/50 
 

James/ Lily 

LA VITA E' UN'OPPORTUNITA', COGLILA

 

 

Era una giornata come tante alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Nessuno poteva immaginare che, proprio quel giorno, in cui un temporale con pochi precedenti imperversava da ore nel cielo, un ragazzo ed una ragazza, diversi come il sole e la luna, avrebbero preso una delle decisioni più importanti della loro vita: si sarebbero regalati un'opportunità...

 

* * *

 

:<< Accidenti, ma Santissimo Merlino, perché l'ombrello si doveva rompere proprio adesso?! >>

imprecò una ragazza dai fluenti capelli rossi, cercando in qualche modo di prendere la bacchetta all'interno della sua tracolla, stracolma di libri.

Dopo l'ennesimo tentativo fallito, Lily Evans sospirò rassegnata e, tirando su il cappuccio del mantello, si diresse verso l'entrata della scuola.

Si era attardata alle Serre insieme all'insegnate di Erbologia, la professoressa Sprite, per discutere sul tema sulle proprietà curative della Mandragola che avea consegnato quella mattina.

Le piaceva dialogare con i professori, erano sempre disponibili e pronti a risolvere i dubbi dei loro alunni. Lily apprezzava moltissimo questo lato dell'insegnamento di Hogwarts: gli studenti erano trattati prima di tutto come persone.

Sta di fatto che, una chiacchiera tira l'altra, era arrivata l'ora di cena. Lily, salutata la professoressa, era corsa fuori dalla Serra ma il suo ombrello aveva avuto vita breve: una folata di vento l'aveva spezzato e lei si era ritrovata fradicia come un pulcino! Non era nemmeno riuscita a trovare la bacchetta per asciugarsi e fare un Incantesimo Imperturbabile così, rassegnata, si era incamminata verso la Scuola, con solo il mantello a coprirla.

Immersa nei suoi pensieri, Lily non si rese conto di essere arrivata al campo di Quiddich.

Che strano” pensò la ragazza “chissà perché mi sono diretta qui”.

Senza un motivo preciso, però, sentiva di essere nel posto giusto.

Si fermò e guardò il campo: le tribune, gli anelli della porta erano illuminati dai lampi e dai tuoni del temporale ma non avevano un'aria spettrale, tutt'altro. Al campo di Quiddich, Lily si sentiva bene. Si sentiva al sicuro, protetta, amata. Questa sensazione accompagnava la ragazza da sette lunghi anni ormai e lei non ne aveva ancora capito il motivo.

Immersa nei suoi pensieri, Lily non si accorse che qualcuno le si era avvicinato e le aveva coperto la testa con un ombrello. Si ridestò solo quando sentì una voce chiamare il suo nome

:<< Evans, ci sei? >>.

Quella voce. Erano sette anni che la perseguitava. La sentiva nei corridoi, nella Sala Comune, in Sala Grande, durante le gite a Hogsmead. Era una presenza fissa nella sua vita da sette anni.

E tu entreresti in panico se non la sentissi per più di due giorni” le sussurrò una vocina maligna.

Ma falla finita!” pensò la ragazza.

:<< Evans, davvero, ti senti bene? A questo punto normalmente mi urli di andarmene dove solo Merlino sa! >>. I pensieri di Lily furono nuovamente interrotti da quella voce.

La ragazza sospirò, quasi rassegnata, e alzando la testa incontrò il volto sorridente di James Potter, a cavallo della sua scopa, bagnato fino alle ossa, che la copriva con un ombrello.

Lily rimase per un istante senza fiato: non l'aveva mai ammesso (forse nemmeno con sé stessa) ma sapeva che James Potter era bello. Alto, non troppo magro e nemmeno troppo grasso, le spalle larghe frutto di sette anni di allenamenti di Quiddich, i capelli neri incredibilmente spettinati e gli occhi nocciola coperti dagli occhiali, James Potter era (oggettivamente parlando) un bel ragazzo. Non la bellezza trasandata di Sirius Black o la bellezza eterea di Brain Mcdugal. No, niente di tutto questo. James Potter era di una bellezza diversa, che derivava dal suo sorriso, sempre presente sul suo volto, dal suo senso di giustizia e dalla sua incredibile passione per guai e scherzi.

Lily, però, si rese conto che James non era mai stato bello come in quel momento, bagnato e infreddolito, mentre la guardava con dolcezza a cavallo della sua scopa.

Spaventata dai suoi stessi pensieri, Lily si riscosse e, con voce tagliente disse :<< Potter, si può sapere per quale motivo sei qui? La cena sta per iniziare! >>.

James sorrise e, scendendo dalla scopa (stando attento a non togliere l'ombrello da sopra Lily), rispose :<< Evans mi hai fatto preoccupare! Da come mi guardavi sembrava quasi che ti fossi innamorata di me! >>.

Lily arrossì e, con gli occhi verdi fiammeggianti d'ira, rispose :<< Potter, sono sette anni che mi chiedi di uscire, io ti avrò detto di no almeno un milione di volte... >>

:<< Un milione centocinquantuno mila ottantadue volte, per essere precisi >> la interruppe James.

:<< Co-come? >> chiese frastornata Lily

:<< Ho detto che hai rifiutato i miei inviti per un milione centocinquantuno mila ottantadue volte >>

rispose James tranquillo. Lily era sconvolta. Quel ragazzo le stava dicendo, con una tranquillità disarmante, che aveva tenuto il conto di tutte le volte che lei aveva rifiutato i suoi inviti ad uscire. Era sconvolta. James, forse intuendo i suoi pensieri, disse :<< Dai Evans, non fare quella faccia! Devo pur tenere il conto di tutte le volte che mi hai rifiutato, così quando ti deciderai a dirmi di sì, potrò chiederti un bacio per ogni tuo “no” >> concluse la frase ridacchiando.

Eppure Lily non riusciva a ridere, non riusciva a parlare. Era bloccata. Quando James le chiese di nuovo di uscire insieme lei sussurrò una risposta talmente bassa che temette che il ragazzo non l'avesse sentita

:<< Perché? >>

James la guardò per un istante, senza tracce di un sorriso sul volto, e le rispose

.<< Perché quando capisci di aver trovato la persona giusta, non ti importa quante volte lei ti rifiuterà: devi insistere fino a che non avrai la tua possibilità di dimostrarle quello che provi >>.

Lily guardò James e fu come se lo vedesse per la prima volta: non vedeva solo il ragazzo arrogante e presuntuoso che aveva sempre conosciuto, c'era qualcos'altro.

Eppure il cervello della ragazza non ne voleva sapere di accettare questo cambiamento.

:<< Non ti capisco, Potter. Sono sette anni che ci conosciamo e siamo diversi come il giorno e la notte e... >>

:<< A parte il fatto >> la interruppe il ragazzo :<< che c'è un proverbio babbano che dice “gli opposti si attraggono” non sono sette anni che ci conosciamo >>

:<< Certo come no! >> si infervorò Lily :<< io per sette anni ho rifiutato gli inviti del tuo gemello, ho messo in punizione lui e i suoi amici, ho litigato con lui e via dicendo! >>

:<< Non intendevo questo. Intendevo che io posso dire che ti conosco mentre tu conosci solo quello che hai voluto vedere in sette anni. Ti sei fermata all'apparenza. Certo, è anche colpa mia che non ti ho permesso di vedere molto di me ma non è che tu abbia fatto i salti mortali per conoscermi >> disse con un po' di amarezza James :<< che cosa sai di me Lily? Sai il giorno del mio compleanno? O il mio colore preferito? O una qualunque cosa che mi riguardi ma che non sia materiale di pettegolezzi nei corridoi? >>.

Gli occhi verdi di Lily erano pieni di stupore: non immaginava che James ( “Potter, Potter non James!” Si corresse mentalmente) potesse essere così profondo. Tutto quello che aveva detto era vero: lei non lo conosceva. Da quando lo aveva incontrato sul treno, il primo anno, aveva deciso che quel ragazzino con gli occhiali era solo una fonte di guai, nulla di più. In sette anni, non c'era stata una sola volta in cui lei aveva guardato oltre la maschera che il ragazzo indossava ogni giorno.

Benché fosse scossa e stordita, Lily ebbe la forza di chiedere :<< Perché dici di conoscermi? Se è vero che io non so nulla di te, nemmeno tu sai nulla di me! Questa è la prima volta che abbiamo una conversazione civile! >>.

James sorrise, sempre un po' malinconico, e le rispose :<< E' vero, non abbiamo mai parlato, ma sono sette anni che ti osservo ( che osservo la ragazza che amo, aggiunse mentalmente) e credo di sapere qualcosa di te: so che il tuo compleanno è il 30 gennaio, che ti impegni così tanto nello studio per dimostrare che, anche se sei figlia di babbani, vali tanto quanto un Purosangue. So che ti manca Mocciosus e che ti ferisce la sua indifferenza. So che il tuo libro preferito è Le Mille e una Notte, un libro babbano che leggi spesso davanti al camino. So che il tuo colore preferito è l'azzurro e so che ti piace passeggiare in riva al Lago Nero quando il sole tramonta. Io ti conosco Lily >>.

Nel giro di due minuti le difese di Lily crollarono: aveva passato sette anni ad odiare (credere, convincersi di odiare) una persona che, invece, avea passato lo stesso tempo a cercare di conoscerla. Con gli occhi colmi di lacrime si rese conto che James sapeva cose di cui nemmeno le sue migliori amiche si erano accorte: di Severus, della sua voglia di far vedere quanto valeva, della sua abitudine di passeggiare al Lago al tramonto.

Non poteva crederci: James la conosceva, la conosceva davvero.

Senza parlare, i due ragazzi erano arrivati davanti al portone di ingresso. James chiuse l'ombrello e, mettendosi la scopa in spalla, disse :<< Ci vediamo a cena, Evans >>.

Un secondo. Fu questo il tempo che Lily impiegò a reagire. Con uno scatto, afferrò il braccio di James, impedendogli di andare via. Il ragazzo si voltò, sorpreso, e vide il volto della sua Lily bagnato di pioggia, con i capelli appiccicati al viso, e gli occhi verdi lampeggianti di vita.

Non le era mai parsa così bella.

Lily sorrise e, lasciando il braccio del ragazzo, disse :<< Che ti prende oggi Potter? Non devi chiedermi qualcosa?>>

James spalancò gli occhi stupito. Ci mise un po' a capire quello che voleva dire Lily. Poi, sorridendo, le rispose :<< Veramente io ti ho già fatto la domanda al campo di Quiddich ma tu non mi hai risposto, Evans: eri troppo presa ad ammirarmi >>

:<< Allora rifammi la domanda >>

:<< Vieni a Hogsmead con me sabato, Lily? >>

: << Sì, James >>.

 

* * *

 

Quella sera a cena in Sala Grande, due ragazzi, seduti allo stesso tavolo si scambiavano dolci sguardi, prontamente individuati dai loro amici che non persero tempo a fare battutine. Infondo, però, erano felici per loro. Ci avevano messo sette anni ma, alla fine, avevano deciso di darsi un'opportunità.

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Capitolo 2
*** La vita è bellezza, ammirala ***


 Ron/ Hermione

LA VITA E' BELLEZZA, AMMIRALA

 

Ci sono persone che passano tutta la loro vita a cercare il vero significato della bellezza. Inconsciamente credo di averlo fatto anch'io, benché la mia vita sia relativamente breve (di certo, a quindici anni non posso dire di essere già un uomo vissuto, miseriaccia!).

Quando ero solo un bambino di non più di cinque anni credevo che non esistesse niente di più bello che vedere mia madre smanettare tra i fornelli, per dare da mangiare a tutta la famiglia.

Era uno spettacolo unico vederla destreggiarsi tra pentole e padelle, sempre canticchiando e con il sorriso sulle labbra.

A sei anni, invece, ho cominciato ad esercitarmi con gli Scacchi Magici. Fu chiaro a tutti fin da subito che ero bravo e, per me, era una soddisfazione immensa battere i miei avversari e, soprattutto, vedere lo sguardo pieno di orgoglio di mio padre quando si accorgeva di come mi impegnassi per migliorare. Mi piacevano gli Scacchi e tuttora ne vado matto. Ma non sono la vera bellezza.

Poi a otto anni ho scoperto il Quiddich: lo conoscevo anche prima ma a otto anni mio padre mi portò a vedere una partita amichevole. Ancora oggi, ripensando a quella giornata, ho le farfalle nello stomaco. Vedere i giocatori sfrecciare sulle scope, evitare i bolidi, segnare con precisi passaggi di Pluffa, ammirare le acrobazie del Cercatore e la bravura del Portiere... Santo Godric! Credevo davvero che la bellezza assoluta fosse quella!

Quando poi sono arrivato ad Hogwarts e, più precisamente, quando ho visto il Castello per la prima volta, credevo che il cuore mi scoppiasse, tanta era l'emozione che provavo nel vedere la bellezza di quel luogo.

Ma non avevo ancora trovato la Bellezza, quella vera.

 

* * *

 

Con il senno di poi, credo di poter dire di averti ritenuto “bella” già la prima volta che ti ho visto, ma ero un ragazzino troppo testardo e stupido per ammetterlo.

Adesso, dopo cinque anni che ci conosciamo, posso dire di averti ritenuta bella in molte occasioni. Al primo anno, quando mi sono risvegliato dopo la partita con gli Scacchi trasfigurati dalla McGrannit, e tu eri lì, con gli occhi velati di preoccupazione ma con un dolce sorriso sulle labbra, eri carina.

Al secondo anno, quando sei corsa incontro a me ed Harry, dopo esserti ripresa dalla Maledizione del Basilisco, sorridendo in modo così intenso da far sciogliere un gelato, eri bella.

Al terzo anno, quando hai centrato Malfoy con quel pugno eri magnifica: forte, fiera, coraggiosa... uno spettacolo!

Al quarto anno... Ancora adesso, pensandoci, non riesco a non provare rabbia ed invidia. Rabbia per essere stato così idiota da non invitarti e invidia, perché ti vedevo così bella al braccio di un altro. Se ti ritenevo bella con indosso la semplice divisa scolastica con quel vestito eri straordinaria.

Eppure, guardandoti adesso, posso dire con assoluta certezza che non ti ho mai vista più bella di così.

Sei seduta ai piedi di un albero nel parco, con le gambe stese davanti a te. Una brezza leggera ti muove i capelli. Hai poggiato sulle gambe un libro aperto e sei circondata da altri dieci tomi che non ho idea di come tu abbia portato qui! Mi viene da sorridere al pensiero che non riesci mai a fare a meno dei tuoi adorati libri.

Sei presa dalla lettura di quel libro in modo incredibile: mordicchi febbrilmente il labbro inferiore, facendo scattare gli occhi da una pagina all'altra. Con una mano hai afferrato uno dei tuoi riccioli e adesso ci giochi attorcigliandolo attorno ad un dito.

Sei bella, no ho altri modi per descriverti.

Ora sono sicuro di aver trovato la bellezza.

Eppure, quando alzi lo sguardo e mi sorridi, arrossendo leggermente senza un motivo preciso, e il sole ti illumina il viso, rimango senza fiato. Sono certo che le mie orecchie stanno andando a fuoco ma al momento non mi interessa: sono certo di aver trovato la Bellezza, quella vera.

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Capitolo 3
*** La vita è beatitudine, assaporala ***


 Hagrid

LA VITA E' BEATITUDINE, ASSAPORALA

 

Da quando ero un bambino ho sempre cercato, forse senza rendermene conto, il mio posto nel mondo. Può sembrare sciocco ma, essere il figlio di un mago e di una gigantessa non è semplice.

Ibrido. Mezzogigante. Mostro.

Erano questi i nomi che mi davano.

Qualche volta, ho anche creduto di essere, quelle cose là.

Ma poi parlavo con il mio papà, che era un ometto eccezionale. Alto come un soldo di cacio, a dodici anni lo alzavo e lo mettevo sulla credenza! Grande uomo il mio papà!

Mi ripeteva sempre che ogni uomo nel mondo ha il suo posto. Diceva che anche io ci avrei trovato il mio.

Quando sono entrato a Hogwarts, avevo creduto di trovarlo. Avevo amici e, anche se il mio papà non c'era più, un altro Grande uomo mi apprezzava. Grande uomo il Professor Silente!

Ma poi mi ci hanno sbattuto fuori, anche se non era colpa mia e mi ci hanno spezzato la bacchetta!

Ero perso. Ero solo.

Ma il professor Silente (grand'uomo, Silente!) mi ha detto :<< Ho bisogno di un Guardiacaccia ad Hogwarts >>.

Il sole splendeva ancora, anche per me.

Adesso, mentre sono nella Foresta Proibita per darci da mangiare ai Thestral, mi sento in pace.

Questo posto fa paura a tutti, perché ci sono creature strane, creature diverse.

Ma che colpa ne hanno loro se non sono uguali a me? I Thestral sono di un'intelligenza mostruosa, Aragog è un grande amico e con i centauri ci puoi fare quattro chiacchiere quando hanno voglia di parlare.

Respiro una grande boccata d'aria. Aria pulita, aria buona, aria di casa. Non ci è niente di più bello della mia Foresta!




Angoletto
Allora intanto buona domenica a chiunque passi da queste parti!! ( e anche a chi non ci passa, ovvio! )
Per prima cosa ringrazio sentitamente chiunque abbia letto i precedenti capitoli, commentato e messo tra seguite/ricordate: GRAZIE DI CUORE, DAVVERO!! *-*
Non sono particolarmente convinta di questa flashfic quindi un vostro parere sarebbe gradito! =)
un abbraccio e un bacione a tutte/i
Sailor

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Capitolo 4
*** La vita è un sogno, fanne una realtà ***


 

Draco Malfoy
 


LA VITA E' UN SOGNO, FANNE UNA REALTA'

 

:<< Tu non sei un assassino Draco... Hai ancora la possibilità di scegliere >>.

 

* * *

 

Era una notte buia, sulla Torre di Astronomia della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Una notte come tante, agli occhi di chi non poteva vedere al suo interno. Perché all'interno di quelle antiche mura, che avevano ospitato generazioni e generazioni di maghi e streghe, era penetrata una forza malvagia, che stava mettendo a dura prova le resistenze del bene.

Eppure, su quella Torre bene e male erano solo una macchia confusa, inestricabile. Nessuno presente su quella Torre, quella notte, avrebbe potuto affermare con assoluta e inappuntabile sicurezza che il ragazzo biondo che impugnava tremante una bacchetta fosse il male.

Era presente anche un uomo, su quella Torre. Un uomo dalla lunga barba argentea e brillanti occhi azzurri, velati di stanchezza. Quell'uomo stava parlando con voce gentile ad un ragazzo spaventato, caduto in una ragnatela di intrighi più grande di lui, più grande del ragno stesso che aveva tessuto la tela.

Quell'uomo Albus Silente, il più grande Preside che la Scuola di Hogwarts avesse mai avuto, stava parlando al ragazzo come un nonno parla ad un nipotino spaventato, cercando di fargli capire che, quali che siano le nostre origini, siamo noi a forgiare il nostro destino. Per alcuni è più facile, perché sono liberi da costrizioni di ogni tipo, per altri trovare la propria strada è un'impresa molto più complicata.

E il ragazzo, Draco Malfoy, voleva crederci, voleva disperatamente credere che le parole di Silente fossero vere, voleva credere di poter scegliere lui il suo destino.

Ma aveva paura, poiché dalla sua decisione sarebbero dipese le vite delle due persone più importanti della sua vita.

Stringeva forte gli occhi, Draco, per non permettere alle lacrime di uscire. Lacrime di stanchezza, di paura, di rabbia. Lacrime di incertezza.

Come si può a soli sedici anni decidere della vita di un uomo? Come si può a sedici anni entrare in giochi di potere più grandi di noi?

“ Vorrei che tutto finisse. Vorrei andare via. Vorrei poter scegliere”. Erano questi i pensieri di Draco, mentre aveva ancora la bacchetta alzata contro il volto stanco di Silente.

Non sapeva cosa fare, non sapeva a chi dare ascolto. D'altronde non è facile mettere in discussione la propria vita e le proprie convinzioni, specialmente se dalle nostra scelte dipende la vita di altri.

Silente gli parlava di sogni, della possibilità di realizzare i suoi.

Ma lui poteva ancora sognare? Poteva recare questo diritto?

“ Sarebbe bello... Una vita scelta da me, dove ho solo sedici anni, dove sono semplicemente Draco. Dove ho amici e nemici, dove la mia più grande preoccupazione sono la scuola, le ragazze e il Quiddich... Posso sognare una cosa del genere? ”.

I pensieri del ragazzo furono interrotti dalla voce gentile del Preside :<< Tu non sei un assassino Draco... Hai ancora la possibilità di scegliere >>.

E Draco abbassò la bacchetta.



Angoletto
Bungiorno a tutte/i!! Come state? Spero tutto bene...
Allora che dire, ho cercato di interpretare i pensieri di Draco il giorno in cui è morto Silente... Spero di essere riuscita a trasmettere l'incertezza e la paura che credo abbia provato il ragazzo...
Non credo di aver altro da dire se non: mi lasciate un commentino?? Giusto per sapere cosa pensate di questa raccolta!
Un bacio
Sailor

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Capitolo 5
*** La vita è una sfida, affrontala ***


 Lucius e Narcissa



LA VITA E' UNA SFIDA, AFFRONTALA

 

Bacio. Bacio febbrile. Bacio dato di nascosto, rubato tra nicchie sui muri e aule polverose. Bacio usato per esprimere sentimenti che non si possono (che non si devono ) provare.

Bacio, unica unione di due anime legate da un destino più grande di loro.

 

* * *

Narcissa Black era una bella ragazza, con folti capelli biondi. Il suo atteggiamento altezzoso era conosciuto in tutta Hogwarts. Molto spesso chi la incontrava per i corridoi si spostava di lato, per lasciarle la strada libera. Benché avesse solo quindici anni, la fredda bellezza di Narcissa intimidiva chiunque, dai primini ai ragazzi dell'ultimo anno.

Eppure nessuno poteva immaginare che, infondo al suo cuore, quella scostante ragazza nascondeva un segreto: si stava innamorando.

Narcissa Black era promessa a Lucius Malfoy da tempo immemore: le famiglie dei due ragazzi avevano sancito quell'unione molto tempo addietro, il giorno della nascita della ragazza, quando Lucius aveva poco più di un anno. Nessuno dei due, raggiunta l'età adeguata alla comprensione, si oppose a questa unione. Anche volendo non avrebbero potuto. Tra le famiglie Purosangue i matrimoni combinati erano una pratica più che comune e nessuno aveva ancora spezzato questa tradizione. Chi lo aveva fatto, era stato rinnegato.

Lucius e Narcissa si erano sempre frequentati, fin da bambini. Tra i due, però, c'era sempre stato un freddo distacco. Non volevano stare a contatto se non era strettamente necessario. “ Infondo” era il pensiero di entrambi “ dobbiamo stare insieme tutta la vita”.

I sentimenti non erano ammessi. I ragazzi delle famiglie Purosangue erano abituati fin da bambini a nascondere, mascherare, quello che provavano. “ Se non mostri ciò che provi, l'avversario non potrà usarlo contro di te” era questo l'insegnamento che i bambini Purosangue imparavano fin dalla culla. E per chi era lento ad apprendere, c'erano le Cruciatus.

Per questo Narcissa nascondeva bene quello che provava: non poteva permettersi di mostrarsi debole. Perché l'amore è debolezza.

Per la ragazza, però, diventava sempre più difficile nascondere quello che sentiva il suo cuore: Lucius era sempre più presente nei suoi pensieri.

Narcissa sospirò e si sedette sulle sponde del Lago Nero, uno dei luoghi del Castello che preferiva. Era in anticipo per Trasfigurazione, poteva rilassarsi un po'.

Chiudendo gli occhi, alla ragazza tornò in mente l'episodio che fece mutare i suoi sentimenti, il giorno in cui conobbe Lucius per la prima volta.

 

Narcissa si stava recando sulle sponde del Lago Nero. Aveva appena avuto una discussione con sua sorella Andromeda sulle idee per così dire “politiche” dei suoi genitori. Erano volate parole molto grosse :<< Come fai a non capire Andromeda?! Sono i nostri genitori! >>

:<< Ma stanno sbagliando Cissy! Perché non te ne rendi conto? >>

:<< Non permetterti di chiamarmi Cissy! Hai perso questo diritto molto tempo fa, sporca Babbanofila! Mi vergogno di essere tua sorella! >>.

Narcissa aveva visto gli occhi di sua sorella Dromeda riempirsi di lacrime ma, da vera Black, non aveva mostrato nulla. Era uscita con andatura regale dalla Sala Grande, accompagnata da un silenzio irreale, mentre gli altri studenti seguivano con attenzione le sue mosse.

Narcissa aveva resistito poco, in quel silenzio opprimente, e si era recata sulle sponde del Lago Nero, convinta di poter restare in solitudine.

Lì, sulle sponde di quel Lago, per la prima volta in vita sua, Narcissa mostrò al mondo una parte di sé stessa: una lacrima, una sola, solcava il volto della ragazza.

Narcissa si toccò il viso sorpresa: non piangeva mai. La ragazza non fece in tempo a formulare pensieri coerenti che sentì qualcuno che si sedeva accanto a lei. Si voltò, sorpresa, e vide Lucius Malfoy. Il ragazzo non la guardò, non le rivolse la parola. Semplicemente le si sedette accanto. Rimasero così per un tempo indefinito: potevano essere passate ore o giorni, poco importava. Nessuno dei due si mosse, fino a che non arrivò una folata di vento. Narcissa tremò e Lucius, senza scomporsi, le mise il suo mantello sulle spalle. La ragazza sgranò gli occhi ma non guardò la persona di fianco a lei.

Lucius, quasi intuendo i pensieri di Narcissa, disse :<< Sarai presto una Malfoy, non posso permettere che ti ammali >>

:<< Perché? >> una semplice domanda, fatta con voce flebile e insicura. “ Ti stai esponendo” disse una vocina all'orecchio della ragazza “ Ti stai esponendo troppo”. Vocina che fu prontamente ignorata.

Lucius per un po' non rispose. Quando lo fece, la sua voce era sicura :<< Il matrimonio tra di noi è stato deciso dalle nostre famiglie tempo fa, non possiamo opporci. Sarai mia moglie, devo provvedere a te >>

:<< A volte non è facile, accettare tutto questo >>

:<< Nessuno ha detto che sarà facile. Non ci conosciamo, ci conosceremo col tempo >>

:<< Non potremmo provare a conoscerci un po' adesso? >>. Lucius guardò la ragazza con stupore ma rispose ugualmente :<< Vuoi conoscermi davvero? >>

:<< Sì >> ”.

E si conobbero, ci provarono.

All'esterno erano sempre i soliti ragazzi freddi e distanti ma, dentro loro stessi, sentivano di stare cambiando. La reciproca vicinanza aveva fatto scoprire ad entrambi sentimenti che credevano di non avere.

Narcissa si riscosse quando sentì qualcuno sedersi vicino a lei. Non si mosse. Aveva riconosciuto il passo e il profumo del ragazzo.

:<< Persa tra i tuoi pensieri? >>

:<< Solo un po' >>

:<< Hai litigato con Andromeda, di nuovo >>

Narcissa sorrise. La capiva. Non riusciva ancora a spiegarsi come fosse possibile ma, in pochi mesi quel ragazzo era riuscita a conoscerla appieno.

:<< Le ho ribadito che non è più mia sorella e to troncato ogni rapporto >>.

Lucius non disse niente. Semplicemente, le si avvicinò, per farle capire che lui c'era. Narcissa fu grata per quel piccolo gesto.

:<< Tra poco sarà finita la nostra esperienza ad Hogwarts ed entreremo nella vita reale >> disse il ragazzo.

:<< E' vero, anche se manca ancora un po' >>

:<< Non sarà facile, non lo sarà per niente >> disse Lucius, con voce improvvisamente dura

:<< Affronteremo tutto insieme >> la voce di Narcissa fu un dolce sussurro portato dal vento.



Angoletto
Buonaseeeera!! =)
Non ho resistito, ho appena finito di scrivere il capitolo e non vedevo l'ora di pubblicarlo! =)
Che dire, spero che questo capitolo possa piacervi.
E' dedicato a Lucius e Narcissa Malfoy, una coppia molto particolare, secondo me. Sarà che sono un'eterna romantica ma spero che la loro storia sia andata così: uniti per forza, innamorati per destino...
Sailor

 

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Capitolo 6
*** La vita è un gioco, giocalo! ***


 

I Malandrini
 




LA VITA E' UN GIOCO, GIOCALO

 

Due ragazzi erano seduti sui tavoli della Biblioteca. Con estrema pazienza, uno dei due stava cercando di spiegare all'altro un complicato incantesimo Evanescente.

:<< Allora Peter, devi muovere la bacchetta in questo modo e poi pronunciare in modo chiaro Evanesco. Tutto chiaro? >>

:<< Di chiaro è chiaro, Remus, l'unico problema sarà metterlo in pratica! >> disse Peter con aria abbattuta. Remus gli sorrise rassicurante. Stava per aggiungere qualcosa quando l'attenzione dei due ragazzi venne catturata da passi veloci che si dirigevano nella loro direzione. Volgendo lo sguardo nella direzione del rumore, Remus e Peter videro gli altri due componenti del Quartetto dei Malandrini dirigersi verso di loro con un ghigno poco rassicurante stampato sul viso.

James Potter e Sirius Black. Terrore incondizionato di insegnanti e allievi della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Arrivati in prossimità del tavolo su cui stavano studiando i loro amici, Sirius e James si “accomodarono con somma delicatezza” sulle sedie libere, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Madama Pince, la bibliotecaria.

:<< Lunastorta, Codaliscia! Come state, miei baldi amici? >> chiese Sirius, ghignando.

Peter guardò i nuovi arrivati con una luce di forte ammirazione nello sguardo ma non fece in tempo a rispondere alla domanda di Sirius, perché fu anticipato da Remus che, con voce rassegnata, chiese :<< Cosa avete combinato? >>

:<< Lunastorta!- gridò James con voce scandalizzata, puntualmente ripreso da Madama Pince- perché fai queste insinuazioni? Mi ferisci! >> concluse in tono drammatico il ragazzo, crollando sulla sedia e portandosi entrambe le mani al cuore.

Remus sorrise leggermente e rispose, mentre raccoglieva le pergamene sparse sul tavolo :<< Perché vi conosco, Ramoso e, se tu e Felpato venite in biblioteca, significa che volete rendere me e Codaliscia partecipi di qualche vostra bravata. Quindi mi ripeto: che avete combinato? >>.

James e Sirius guardarono con occhi ammirati Remus e, con un cenno d'intesa, cominciarono una specie di danza tribale attorno al tavolo, sotto lo sguardo stupito di Peter e rassegnato di Remus.

Madama Pince, stanca di tutti quelli schiamazzi, incantò una decina di libri e li spedì nella loro direzione, facendo in modo che picchiassero sulla testa dei quattro ragazzi. Capita l'antifona, i Malandrini raccattarono le loro cose e corsero fuori dalla Biblioteca, non prima di aver ricevuto sonore botte sulla testa.

:<< Ecco uno dei motivi per cui odio essere in Biblioteca con voi! >> esclamò Remus, quando furono fuori dalla portata dei libri incantati.

:<< Nah, dici così solo perché non hai finito la lezione con Codaliscia >> disse Sirius

:<< Quoto Felpato, senza di noi ti annoieresti troppo. Sei d'accordo Codaliscia? >> chiese James. Peter, sentendosi chiamato in causa, balbettò un flebile “sì”. Gli piaceva stare con i suoi amici, era felice, ma era sempre in soggezione dato che loro erano molto “più” rispetto a lui. Sapeva che ai suoi amici non importava che lui fosse un eterno timido pasticcione ma, quando era in loro compagnia, Peter preferiva essere la loro ombra piuttosto che parte attiva del gruppo.

Remus, però, non si lasciò distrarre dalle chiacchiere dei due ragazzi e, per l'ennesima volta, chiese :<< Cosa avete combinato? >>

:<< Malfidente!- esclamò James- ma, visto che insisti, ti renderemo partecipe della nostra impresa Lunastorta! >>

:<< Io e il signor Ramoso qui presente- continuò Sirius- potremmo aver... >>

:<< Accidentalmente, si intende! >> si intromise James

:<< Accidentalmente, ovvio- continuò Sirius- aver... >>.

Sirius, però, non fece in tempo a finire la frase perché un urlo dalle proporzioni apocalittiche raggiunse i quattro ragazzi, giunti nel cortile interno della Scuola

:<< POTTEEEEEER!! BLAAAAACK!! >>.

I quattro ragazzi si girarono nella direzione dalla quale proveniva l'urlo e, dopo poco, videro spuntare Mulciber, Cacciatore e Capitano della squadra di Quiddich di Serpeverde. Si stava avvicinando a grandi falcate, con il viso deformato dalla rabbia. Indossava il mantello della divisa dei Serpeverde e lo teneva ben chiuso sul davanti.

:<< Ehi, Serpe, come mai da queste parti? >> chiese James, con tono strafottente

:<< Già, non avevate l'allenamento di Quiddich? Se non sbaglio avete fregato il campo a noi Grifondoro... >> rincarò la dose Sirius.

Il viso di Mulciber era una maschera di rabbia, pura e semplice. Remus guardava la scena con un misto di curiosità e rassegnazione, ormai abituato agli scherzi dei suoi amici. Peter, invece, era spaventato da Mulciber ed era fuori dalla portata del Serpeverde, nascosto dietro Remus.

:<< COME MERLINO AVETE OSATO?!?! >> urlò il Serpeverde

:<< Santo Godric, modera il tono serpentello! Ho quasi perso l'uso dell'orecchio destro! >> disse Sirius, toccandosi l'orecchio in questione.

:<< E poi- continuò James con aria innocente- cosa avremmo fatto di grazia? >>.

Il viso di Mulciber assunse il colore di un pomodoro maturo. Nel frattempo, altri studenti richiamati dalle urla si erano riuniti nel cortile interno e osservavano la scena con curiosità. Il Serpeverde, accortosi degli spettatori, sibilò in direzione di Sirius e James solo tre parole, per poi voltarsi e andare via :<< Me. La. Pagherete >>.

I due Malandrini, però, non avevano intenzione di farlo andare via così facilmente :<< Ehi, serpentello! >> lo richiamò Sirius.

Quando Mulciber si girò, con un movimento repentino della bacchetta, James fece evanescere il mantello del Serpeverde rivelando... Un completino da cheerleader! Gonna a balze poco più lunga di un paio di shorts, canottiera che lasciava scoperta la pancia e, a completare il tutto, una bella cravatta di paillette luccicanti! Dopo un minuto di gelo l'intero cortile scoppiò a ridere, capeggiato da James e Sirius.

Mulciber scappò via urlando maledizioni ai quattro venti e promettendo vendetta.

Ripreso fiato, Remus chiese, singhiozzando per il troppo ridere :<< Co-come avete fatto? >>

:<< Bé- rispose Sirius asciugandosi le lacrime- ci avevano fregato il campo per gli allenamenti... >>

:<< Mica potevamo fargliela passare liscia! >> completò James

:<< Ma- chiese timidamente Peter- perché non si è tolto quel completo, prima di venire e urlare vendetta? >>

:<< Codaliscia, Codaliscia... Qui scatta il nostro genio. Dopo aver trasfigurato le divise... >> iniziò James

:<< Vi abbiamo applicato un incantesimo di semi-adesione! >> completò Sirius

:<< Felpato, Ramoso... Ho paura a chiederlo ma quanto durerà quell'incantesimo? >> chiese Lunastorta

:<< Non molto amico, tranquillo! >> disse James

:<< Solo fino alla prossima partita di Quiddich! >> ghignò Sirius.

E giù altre risate tra il gruppo dei Malandrini. Infondo, quale modo migliore di godersi la vita, se non con i propri amici? Poco importava se, a causa di uno scherzo, sette ragazzi sarebbero dovuti rimanere per tre giorni con indosso completi da cheerleader babbane!




Angoletto
Ciao a tutte/i!! Come state? spero tutto bene!
Allora, non ho molto da dire su questo capitolo, spero solo che vi piaccia e che mi lasciate un vostro parere!
Colgo l'occasione per ringraziare le persone che hanno messo la mia storia tra seguite/ ricordate/ preferite: GRAZIE!!! :D
Ringrazio anche chi ha recensito fino adesso: GRAZIE MILLE!! *-*
Ringrazio anche i lettori silenziosi, sperando sempre in un loro parere! :P
alla prossima, un abbraccio
Sailor

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Capitolo 7
*** La vita è un dovere, compilo ***


Fred & George
 



LA VITA E' UN DOVERE, COMPILO



Quanto tempo è passato? Ore, giorni, mesi? Forse anni, non lo so... So solo che quel maledetto giorno di maggio il mio cuore si è fermato e non ha ancora ripreso a battere.

* * *

Mi alzo dal letto. Non ho più sonno. Tanto a cosa serve dormire, se il mio sonno è popolato solo da incubi? Incubi di cui sei l'indiscusso protagonista. Do uno sguardo alla stanza (la nostra stanza) senza vederla realmente. Mi rendo conto che Ginny ha ragione, c'è puzza qua dentro. Puzza di chiuso. Mi tornano in mente le sue parole, le sue urla, di ieri sera. Dopo la mia ennesima serata in apatia la mia sorellina è esplosa.

:<< Porco Merlino, vuoi reagire?! Anche io sto male e come me tutti gli altri! Vederti così ci fa solo stare peggio! Lui non avrebbe voluto vederti così! >>.

Sorrido, senza allegria. Poi una rabbia incontrollata mi assale.
“ Cosa ne sapete voi? Cosa volete capire come mi sento? Voi, voi avete perso un amico, un figlio, un fratello. Io no. Io ho perso molto di più. Io ho perso l'altra metà di me! ”.
Vorrei urlarle, queste parole. Vorrei urlarle ogni volta che vedo mia madre guardarmi con quello sguardo triste, quasi spaventato. Vorrei urlarle quando vedo Ginny passare davanti alla porta della nostra camera e accarezzare con dolcezza quella “F” di metallo appesa alla porta. Vorrei urlarle ogni volta che vedo qualcosa che mi ricorda te.
Devo uscire da qui, non respiro ”questi sono gli unici pensieri che riesco a fare. Afferro la giacca e mi Smaterializzo via con un sonoro pop. Via, lontano dai ricordi. Lontano da te.
Mi ritrovo a vagare per le vie dell Londra babbana. Non ho la più pallida idea di dove sono. Vedo un ragazzo ed una ragazza fermi sul marciapiede a pochi passi da me. Il ragazzo ha in mano uno strano cappello e invita la ragazza a metterci la mano dentro. Sento lo scambio di battute tra i due.

:<< Forza, controlla! >> dice il ragazzo

:<< Ma dai, Eric, se dici che è vuoto mi fido! >>

:<< E tu controlla lo stesso! >> insiste quello che capisco essere Eric. La ragazza sbuffa un po' seccata ma, sempre con il sorriso, controlla che il cappello sia vuoto.

:<< Contento adesso? >>

:<< Certo che si! E ora, ammira! >> Eric mette la mano nel cappello e, con mio stupore, tira fuori un mazzetto di margherite, che porge alla ragazza ridendo.

:<< Eric! Ma come hai fatto? >> chiede la ragazza, stupita e divertita

:<< Magia! >> risponde furbo Eric. Già, magia. “Servisse a qualcosa ” penso io stizzito. La risata della ragazza mi distrae. Vedo il ragazzo guardarla felice e lo sento esclamare :<< Finalmente una sana risata! Ti senti meglio adesso? Le risate fanno bene all'anima! >>.
Mi pietrifico sul posto. Quelle parole. Le ripetevi sempre, ogni volta che provavamo una nuova invenzione. E poi ridevi, ridevi come un matto. Ci dicevano spesso che, a furia di ridere così ci sarebbe preso un colpo. E tu, sempre ridendo, rispondevi :<< E quale modo migliore di morire, se non ridendo?! >>. E giù altre risate. Non sapevi che saresti morto veramente con il sorriso.
All'improvviso, un dolore sordo mi colpisce in mezzo al petto. “Via, devo andare via ” sono le uniche cose che penso.
Mi nascondo in un vicolo e mi Smaterializzo. Quando riapro gli occhi, per poco non mi viene un infarto.
Come Merlino ho fatto a finire qui?!” penso un po' spaventato. Vorrei scappare ma i miei occhi non riescono a staccarsi da quella scritta “Hai paura di Tu-Sai-Chi? Meglio no Pupù-no Pipì: la sensazione di occlusione che costringe la nazione!”. Quanto abbiamo riso, mentre esponevamo quella scritta? Non me lo ricordo neanche più, so solo che, per smettere, abbiamo dovuto prendere una Pozione Calmante.
Accarezzo quasi con riverenza la porta chiusa. Chissà quanta polvere che ci sarà all'interno del negozio. È tanto che è chiuso, ormai.

Oh, sì, è tanto che è chiuso, troppo! Non pensi che dovresti riaprirlo Forge? Va bene, fare i lavativi, ma ora esageri fratello! ”.
Non è possibile. Mi guardo intorno, spaventato. Ma non c'è nessuno. Nessuno che vorrei vedere. Mi hai lasciato solo.

Ti sbagli, foro romano! Io non me ne sono mai andato! Sei tu che ti rifiuti di vedermi!”.

Mi pietrifico, di nuovo. Come è possibile? Non faccio in tempo a realizzare qualcosa che due ragazzini si avvicinano al negozio. Mi allontano di qualche passo, rimanendo comunque a portata d'orecchio

:<< Hai visto? Te l'avevo detto che è chiuso! >> esclama il più grande.

:<< Ma ora come facciamo? Mamma mi aveva detto che il negozio sarebbe riaperto! Dice che i proprietari non potranno mai smettere di fare scherzi! >>.
Sento un dolore al petto, ancora nello stesso punto di prima. Lo ripetevano in molti che noi due non avremmo mai smesso di fare scherzi. Riporto la mia attenzione ai due bambini, che hanno ripreso a discutere

:<< Ma come fai a non ricordarti Dylan?! Uno dei due proprietari è morto durante la Grande Battaglia di Hogwarts e l'altro non vuole riaprire! >>

:<< Ma perché scusa? - chiede ingenuamente il più piccolo- il motto del negozio non è che le risate fanno star meglio in ogni situazione? >>. Il ragazzino più grande guarda Dylan pensieroso. Alla fine risponde con un'alzata di spalle :<< Non lo so, i grandi ragionano sempre in maniera strana. Ora andiamo? >>
Dylan guarda il negozio con sguardo afflitto :<< Ma io volevo vederlo! Mamma diceva che se dicevo ai proprietari che ero suo figlio mi facevano lo sconto! >>.
Alzo un sopracciglio, perplesso. Perché avremmo dovuto fargli lo sconto?

Se mai chiedi, mai saprai! ” ancora quella voce.

Si può sapere chi sei?!” pensai stizzito

Finalmente rispondi! Certo che ci hai messo proprio poco a dimenticarmi, fratello!” una risata. La tua. Ma come può essere vero.

Pensavi davvero che ti avrei lasciato solo?” chiedi pieno di tristezza.

Fred?” sussurro angosciato.

No, il vicino! Certo che sono io, fratello! Non ti lascerei mai da solo!”

Ma, ma... Tu-tu sei morto!”

Lo so. Non posso starti vicino fisicamente ma sarò sempre qui”. Una sensazione di meraviglioso calore mi pervade il petto e sento qualcosa che pensavo non esistesse più: sento il mio cuore battere. E piango. Piango come non facevo da tempo. Piango come non avevo mai fatto da quel maledetto giorno di maggio.

Sfogati, fratello. Ma sappi che io ci sarò sempre. Ti ispirerò nuovi scherzi e insieme formeremo nuove generazioni di Onesti Malfattori!”.

E rido. Piango e rido insieme. Come ho potuto anche solo pensare che mi avresti lasciato?! Tu ci sei, ci sei sempre. Ci sarai sempre. Quando avrò bisogno, mi basterà cercarti dentro di me.

:<< Ehm, signore? Tutto bene? >>. Giro lo sguardo, sempre ridendo e piangendo insieme. Vedo Dylan guardarmi preoccupato. Gli sorrido, asciugando gli occhi.

:<< Certo che sto bene! Ma dimmi, vuoi ancora vedere il negozio? >> gli chiedo. Vedo il suo sguardo illuminarsi e lui esclama :<< Certo! >>

:<< Bene-dico io tirando fuori la bacchetta- i Tiri Vispi Weasley riaprono ufficialmente i battenti! >>
Con un colpo di bacchetta, il negozio riapre. Dylan e il suo amico non stanno più nella pelle. Appena la porta si apre, si fiondano dentro e cominciano a frugare tra gli scaffali.
Entro anche io, guardando con nostalgia quel posto. Mi è mancato, tanto. Non voglio separarmene più!
Improvvisamente mi ricordo una cosa :<< Ehi, ragazzino! >>. Dylan si gira, un po' intimorito. Io gli sorrido, per rassicuralo :<< Senti un po', come ti chiami? >>

:<< Dylan. Dylan Scott >>

:<< E i tuoi genitori come si chiamano? >>

:<< Antony Scott e Marlene Arnolds >>.
Guardo Dylan stupito. Arnolds? Dove ho già sentito questo nome?

:<< Mamma era Caposcuola di Grifondoro quando tu e tuo fratello eravate al primo anno. Mi racconta sempre che ha visto nascere i Re degli Scherzi! >> dice Dylan sorridendo, per poi tornare a curiosare tra gli scaffali.
Rimango interdetto cinque secondi. Poi scoppio a ridere. E sento anche la tua risate riecheggiare nel negozio. Marlene Arnolds, la prima persona che ci ha messo in punizione per aver tinto il tavolo di Serpeverde coi colori di Grifondoro. Il nostro primo scherzo.
Ancora ridendo come un matto, chiamo Dylan :<< Ragazzino, per te sconto speciale ogni volta che entri nel negozio! >>. Dylan saltella allegro e va a chiacchierare con il suo amico.
Io, continuando a ridere, mi metto dietro il bancone, accogliendo i nuovi clienti. A quanto pare, il negozio è mancato a parecchie persone.
Te lo prometto fratello, farò il mio dovere fino in fondo. Stammi vicino e faremo nascere nuove generazioni di Onesti Malfattori!” penso.
E, tra le risate dei ragazzini nel negozio, sento ancora la tua risata sovrastare le altre. Sorrido. Ora so che non mi hai mai lasciato solo.






Angoletto
Buongiorno a tutte/i!!! Allora che dire, questo capitolo è stato molto difficile da scrivere, poichè non ho mai provato un' esperienza come quella provata da George e, in tutta onestà, spero di non provarla mai!! Spero, comunque, di aver reso dei sentimeti veri!
Colgo l'occasione per ringraziare le due adorabili persone che fino adesso hanno recensito: GRAZIE!!! *-*
Ringrazio anche chi ha messo la storia tra preferiti/ seguite e ricordate: GRAZIE!!
Ultimo, ma non per importanza, ringrazio i lettori silenziosi, anche se spero di ricevere un loro parere! =)
un abbraccio,Sailor


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Capitolo 8
*** La vità è preziosa, abbine cura ***


 Augusta Paciock







LA VITA E' PREZIOSA, ABBINE CURA

 

 

:<< Ci dispiace, Signora Paciock... Non so come dirglielo... Suo figlio e sua nuora... >>

 

* * *

Quanto tempo è passato? Da quanto sei seduta su quella sedia, sola in compagnia di pensieri incoerenti?

Non lo so...

Non ci credo. Non voglio e non posso crederci.

Come può qualcuno essere tanto mostruoso, malvagio?

Come si può fare quello che ha fatto lei?

E una lacrima solca il tuo viso...

Come posso anche solo pensare che non ti vedrò più? Che non vedrò più entrambi?

E le lacrime aumentano, come aumentano i singhiozzi che scuotono le tue spalle...

Il mio bambino... Il mio bellissimo e coraggioso bambino...

E un moto di fierezza si fa strada nel tuo cuore...

Siete stati coraggiosi, lo siete stati tanto. E io non permetterò che si dimentichino di voi!

Fai questi pensieri con una tristezza infinita nel cuore...

No, non lo permetterò! Vi ricorderanno, vi ricorderanno tutti! Sapranno quanto siete stati fedeli alla causa, sapranno che avete dato più della vita per quello in cui credevate! E io, io vi vendicherò!

Ti alzi in piedi, brandendo la bacchetta. Non ti importa di quello che dicono Auror e membri dell'Ordine. Vuoi essere tu a trovarla, vuoi vendicarti.

Sì, voglio trovarla... Voglio vederla soffrire, come lei sta facendo soffrire me...

Stai per Smaterializzarti, quando senti un rumore... Non capisci subito cos'è. Sempre tenendo stretta la bacchetta, vai in salotto e lo vedi... Sta piangendo, solo nella sua culla...

:<< Era da solo, dietro una porta sigillata con un potente incantesimo. Deve essere stato l'ultimo incantesimo dei suoi genitori, per proteggerlo... Sappiamo che al bambino è rimasta solo lei >>.

Ti tornano in mente le parole di quei due Auror, mentre guardi nella culla.

Neville... Il mio nipotino.

Ti avvicini alla culla e lui smette di piangere. Ti guarda con gli occhi ancora lucidi e poi stende le braccine verso di te, in un chiaro invito...

Ti prendo in braccio e sento che sei un po' più pesante dell'ultima volta in cui ci siamo visti. Sorrido, anche se con malinconia... Non vorrei lasciarti ma devo farlo.

E il piccolo fa quella domanda...

:<< Mama? Papi? >>

E il tuo cuore si ferma. Come hai potuto non pensare a lui? Puoi vendicarti ma lui rimarrà sempre senza la sua mamma e il suo papà...

E in quel momento decidi, mentre porti il tuo nipotino in cucina, per preparargli da mangiare. Ci sarà tempo per la vendetta, per il momento conta solo lui.

Crescerai forte e coraggioso, come mamma e papà. Cercherò di darti tutto l'amore che ti darebbero loro. E ti racconterò. Ti racconterò com'erano, quello che hanno fatto...

Gli parlerai di quanto gli volessero bene...

Insieme possiamo farcela, piccolo mio. Io ho perso due figli, tu i tuoi genitori... Insieme possiamo farcela.

 

* * *

E ancora non sai che l'amore per il tuo nipotino sarà più forte di ogni sentimento di vendetta...


















Aa 

Questa one shot si è classificata 10° a parimerito al contest "Parlami di LUI" di Freddy16, ottenendo il seguente giudizio, e vincendo il "premio lacrima":

Lessico e Grammatica: 3.5/5 punti
Stile: 9.95/10
Tempi di narrazione: 3/3
Originalità della storia: 9.9/10 punti,
Caratterizzazione 10/10
Attinenza alle regole 8/8
Gradimento personale: 3.5/4
Totale: 47.85/50


 Lessico e grammatica: Mi si è quasi spezzato il cuore a dover togliere punti a questa storia. Ci sono un paio di errori.
• Discorso diretto (1): L’inserimento dei segni “ >> ” (maggiore) e “ << (minore) per introdurre il discorso diretto.
Su EFP, anche in generale, è scorretto, i discorsi il discorso diretto può essere inserito nei seguenti modi:
1. VIRGOLETTE ALTE: “Ci dispiace, Signora Paciock... Non so come dirglielo... Suo figlio e sua nuora...”.
2. VIRGOLETTE BASSE (Da non confondersi con i simboli che hai utilizzato): «[spazio obbligatorio] Ci dispiace, Signora Paciock... Non so come dirglielo... Suo figlio e sua nuora... [spazio obbligatorio] »
3. TRATTINO: - Ci dispiace, Signora Paciock... Non so come dirglielo... Suo figlio e sua nuora...
• Punteggiatura scorretta (0.10):Hai inserito un po’ troppe volte i puntini sospensivi.
• Maiuscola scorretta(0.20):Hai inserito la maiuscola dopo i puntini.
• Punteggiatura scorretta(0.10 x 2):Hai inserito i due punti [ : ] dove non erano necessari:
1. :<< Era da solo, dietro una porta sigillata con un potente incantesimo. Deve essere stato l'ultimo incantesimo dei suoi genitori, per proteggerlo... Sappiamo che al bambino è rimasta solo lei >>.
2. :<< Mama? Papi? >>
Stile:Ho adorato il modo in cui hai scritto, frasi brevi e ad effetto. Sei riuscita perfettamente a mantenere attenzione e a farmi provare dei sentimenti. Una cosa che non mi piaceva, si tratta di scelte stilistiche per cui non ho dovuto togliere molto. (0.05)
• Cercherò di darti tutto l'amore che ti darebbero loro. -> Che ti avrebbero dato ( non so perché ma mi suonava meglio).
Tempi di narrazione: Nulla da dire, i verbi sono stati utilizzati tutti correttamente.
Originalità: Non avevo mai letto storie di questo genere, mi sembra davvero originale. Mi è piaciuta molto questa voglia di vendetta che poi Neville riesce “a portar via”.
Caratterizzazione: Di Augusta non si sa molto, si sa che è orgogliosa e l’orgoglio c’era; che amava suo figlio e l’amore c’era; che aveva voglia di vendetta e infatti alla fine combatterà. Mi è sembrata perfetta!
Attinenza alle regole: Neville è molto presenta ma solo perché è Augusta a guardarlo e a pensarlo, le regole sono state rispettate..
Gradimento personale: Arrivata qui non ho molto altro da dire, mi è piaciuta tantissimo, sei riuscita a commuovermi e a lasciarmi senza parole. *guarda il giudizio* Vabbè si fa per dire.
 

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Capitolo 9
*** La vita è ricchezza, conservala ***


 

Sirius Black
 


LA VITA E' RICCHEZZA, CONSERVALA

 

:<< Black, verrai privato di ogni tuo bene materiale e sarai condannato al carcere a vita. Sei un pezzente, Black! Non hai più niente! >>

 

* * *

Sono rinchiuso in una cella ad Azkaban da non so quanto tempo... La luce del sole, la brezza del vento, il chiarore della luna... Per me sono solo lontani ricordi, ricordi di una vita che non vivo più... I Dissennatori sono la mia unica compagnia... I miei “coinquilini”, per così dire, sono di poca compagnia, impegnati a dondolarsi in un angolo delle loro celle, borbottando parole senza senso.

Sono pazzi, sono tutti pazzi. Forse, sto impazzendo anche io. O forse no, non ne sono ancora sicuro. So che i Dissennatori ti succhiano via la felicità e i pensieri felici... Ma a me quali pensieri felici sono rimasti? Il mio migliore amico, mio fratello, è morto, tradito da una delle persone in cui riponeva la sua fiducia.

Questo mi dilania l'anima. Altro che Dissennatori!

Ma non è la cosa peggiore, non lo è per niente. Mi alzo e mi dirigo sotto la piccola fessura che dovrebbe essere la finestra della cella. Dovrebbe perché da quel buco non filtra neanche un raggio di luna.

A cosa pensavo? A, sì, la parte peggiore. Mi credono un assassino. Fin qui, niente di male, anche perché, secondo le ottuse menti ministeriali, avrei ucciso il piccolo Peter, l'eroe.

Sputo per terra e rido, rido istericamente. Magari fossi riuscito ad ucciderlo! Lui, lo schifoso traditore che ha consegnato la mia famiglia, mio fratello, nelle mani di un pazzo con manie di grandezza. Se fossi considerato un assassino per aver ucciso lui sarei felice! Ma purtroppo no, non è così. Sono un assassino perché tutti credono che il traditore sia io! Tutti pensano che sia stato io a consegnare la mia famiglia, mio fratello, nelle mani del pazzo!

Mi aggrappo alle sbarre della cella e comincio a urlare, come un pazzo. Come possono pensare a questo, come possono farlo! Era mio fratello, erano la mia famiglia! Sarei morto pur di proteggerli! Avrei voluto morire, pur di non dover sopportare tutto questo dolore.

Due guardie si avvicinano alla cella mentre ancora urlo. Sono qui per assicurarsi che non sia morto ancora nessuno. Smetto di urlare e li guardo, quando passano davanti alla mia cella :<< Ma ci credi- dice il più giovane- che questa sottospecie di derelitto è l'ultimo erede dei Black?>>

Cosa vuoi che me ne importi della mia eredità, se non posso condividere la vita con le persone che amo?

:<< No, se non lo sapessi non ci crederei. Comunque è solo un erede sulla carta dato che quando uscirà da qui non lo farà con i suoi piedi e quindi non potrà godere delle sue ricchezze >>

Ficcatevele dove dice Merlino, le mie ricchezze!

:<< Guardatelo: un pezzente- il giovane si avvicina alle sbarre e mi sibila- non possiedi più nulla >>

Poi entrambi se ne vanno, ridendo.

Mi accascio, contro le pareti della cella. Non ho più nulla, è vero. Ma io sono innocente. Amara consolazione. La mai innocenza. E cosa me ne faccio, se non posso provarla? Cosa mi resta?

Un momento. Sento qualcosa. Ma che Merlino è?! Mi fa male la testa, tanto.

È un attimo: una serie di immagini mi balenano davanti agli occhi. La testa mi scoppia, forse perché è tanto tempo che non ricordo le cose. Ed è quello che sto facendo adesso: sto ricordando.

La prima volta che incontrai mio fratello, sull'Espresso per Hogwarts: “Tutta la mia famiglia è stata a Serpeverde” “Cavoli!- esclama un ragazzino con gli occhiali- e dire che sembravi a posto!” un me bambino che ghigna “forse io sarò l'eccezione!”.

E mai avrei immaginato che da quel semplice scambio di battute, sarebbe nata la cosa più bella della mia vita: un amico, un fratello.

Altre immagini... Lo Smistamento, entrambi a Grifondoro “culla dei coraggiosi di cuore”. Nessuno immaginava che avremmo terrorizzato l'intera scuola, in poco tempo.

La scoperta del segreto di Remus, la sua paura di essere respinto e la nostra trovata per stargli vicino...

Il primo appuntamento di James e Lily... Non credevo che avrei vissuto abbastanza per vederlo...

Ehi, fratello!” “ Dimmi Ramoso?” “ Hai impegni tra tre mesi” “ Ramoso ti si è fuso il cervello?!” “ No Felpato, sto bene! Solo, tra tre mesi mi sposo, se non hai impegni mi servirebbe mio fratello: sai ti fanno storie a sposarti senza testimone!”. Felicità. Gioia. Il loro matrimonio, con me come testimone: Lily è splendida e James è innamorato perso.

La nascita di Harry, il mio figlioccio.

Gli scherzi, le giornate passate insieme, il divertimento, le risate...

Ma anche il dolore e la vicinanza di ognuno di noi all'altro...

I miei ricordi.

E comincio a ballare per la cella, urlando come un indemoniato :<< Sono ricco! Sono ricco! Sono ricco! >>. E provo compassione per le guardie che, vedendomi, scuotono la testa dandomi del pazzo. No, non sono pazzo. I pazzi siete voi! Io sono ricco, lo sono davvero. Ho ritrovato i miei ricordi, l'unica cosa che rende un uomo tale.

E non permetterò a nessuno di portarmeli via!











 Angoletto
Buonasera a tutte/i!
Come state? Spero tutto bene! =)
Io sono in seria crisi, dato che si stanno avvicinando gli esami all'università... Brrrr, meglio non parlarne!
Comunque, passiamo al capitolo: non mi convince per niente! Non sono sicura che l'abbinamento frase/personaggio questa volta sia azzeccato, quindi un parere sarebbe più che ben accetto! =)
Sirius è un personaggio molto complicato e non so se ho reso bene l'idea di quello che immagino stia passando...
Che dire ancora? Ringrazio di cuore le persone che hanno aggiunto la mia raccolta tra le preferite/ seguite e ricordate: GRAZIE!!
Un grazie specialissimo va alle bellissime persone che fino adesso hanno recensito: le vostre parole mi rendono orgogliosa del mio piccolo lavoro, GRAZIE DI CUORE!!! *-* *-*
Un grazie anche ai lettori silenziosi... Solo una cosa, dato che la raccolta è seguita da circa 25 persone non potreste darmi un vostro parere? anche solo per dire che scrivo con i piedi! =)
Ok, dopo questo immenso sproloquio direi che posso ritirarmi!
Un abbraccio,
Sailor

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Capitolo 10
*** La vita è amore, godine ***


 


 

Ginny ed Harry



LA VITA E' AMORE, GODINE

 

Qual'è la più bella dimostrazione d'amore in pubblico? La più semplice, eppure la più ricca d'emozione nella sua semplicità? Un bacio. Solo un semplice bacio...

 

* * *

Due ragazzi camminavano nel Parco di Hogwarts, tenendosi per mano. La ragazza indossava la divisa da Quiddich di Grifondoro. Era una tipa tutto pepe con fluttuanti capelli rossi e, in quel momento, il suo viso era il ritratto della felicità. Chi la conosceva bene sapeva che aspettava quel momento da tanto, tanto tempo. Il ragazzo, conosciuto per una cicatrice sulla fronte e per la sua chioma nera perennemente spettinata, le passò un braccio intorno alle spalle, stringendola possessivamente a lui e, nel frattempo, si chiedeva come avesse potuto essere così cieco da non essersi accorto del piccolo, grande tesoro che gli era sempre stato vicino.

I due ragazzi sembravano non accorgersi di quello che gli accadeva intorno: erano troppo occupati a godersi la reciproca compagnia, scambiandosi baci e segreti tipici degli innamorati

:<< Quando ti sei accorto che... ? >>

:<< E tu quando hai capito... ? >>.

Parlavano di tutto e di niente, alternando alle risate momenti di profondo silenzio. E non c'è silenzio più bello di quello che si ascolta con accanto la persona amata. Quel silenzio venne interrotto dal ragazzo :<< Mi dispiace >>.

La Grifoncina, che aveva la testa poggiata sulla spalla del ragazzo, alzò il viso per guardarlo negli occhi e quello che vide le strinse il cuore: quegli occhi così verdi, che aveva conosciuto alla tenera età di dieci anni e che col tempo aveva imparato ad amare, erano velati di lacrime. Sorridendo leggermente, quasi avesse intuito il motivo di quelle parole, la ragazza mise una mano sulla guancia del ragazzo e lo costrinse gentilmente a voltare la testa verso di lei in modo che due paia di occhi si incontrassero: il verde simbolo della forza e l'azzurro, simbolo della tranquillità.

:<< Per cosa ti dispiace, Harry? >>.

Harry coprì con la propria mano la mano della ragazza, ancora poggiata sulla sua guancia. Si fermò a pensare che quella mano, così piccola, all'apparenza così fragile, fosse invece la mano di una donna forte, che lottava con le unghie e con i denti per ottenere quello che voleva. “ La amo” pensò il ragazzo “ probabilmente la amo da sempre e non me ne sono mai accorto”.

Harry prese la mano della ragazza e la baciò. Passò diverso tempo prima che il ragazzo parlasse: voleva riuscire a spiegarle tutto quello che sentiva, tutto quello che provava.

Quando parlò, la sua voce era un debole sussurro e la il suo sguardo si era spostato ad ammirare il Lago Nero :<< Mi dispiace di averci messo così tanto tempo a capire quello che provo per te. So di averti fatta soffrire e questo è quello che mi fa più male, Ginny >>. La ragazza fece per parlare ma Harry non le fece aprir bocca, perché continuò il suo discorso :<< No, Ginny, è così. Sono stato un'idiota, non ci sono altre parole. E sai cosa è peggio? Se tornassi indietro, non sono sicuro che rifarei quello che ho fatto in Sala Comune >>.

Queste parole gelarono Ginny. La mente della ragazza volò veloce a poche ore prima, quando dopo la partita di Grifondoro gli era corsa incontro e lo aveva baciato. E lui aveva ricambiato. Perché adesso voleva cancellare tutto?

Harry si era alzato ed era andato sulla riva del Lago, dando le spalle alla ragazza. Ginny esitò. Aveva paura. Paura che il momento che tanto aveva atteso le sfuggisse dalle mani. Come la sabbia che scappa dalle nostre dita mentre cerchiamo disperatamente di trattenerla. Quando la ragazza raggiunse Harry sulle sponde del Lago, quello che vide la stupì e la spaventò al tempo stesso: Harry stava piangendo.

Ginny non fece niente. Semplicemente, si mise accanto a lui. Come aveva sempre fatto in passato e come sempre farà in futuro. Il modo migliore di far capire ad una persona che teniamo a lui? Camminargli accanto. Senza tenersi per mano, senza legami fisici. Semplicemente, dobbiamo stargli vicini. Ed è quello che fece Ginny: stette accanto ad Harry.

Quando il ragazzo parlò, la sua voce tremava :<< Ti amo. Forse da sempre. Ma, se potessi scegliere, sceglierei di non amarti. Ho paura, Ginny. Ho paura che quello che provo per te possa metterti in pericolo, ho... >>. Ginny non lo lasciò continuare. Aveva sentito abbastanza. Afferrò Harry per il colletto della camicia e lo baciò. Mise in quel bacio tutta se stessa, tutto quello che sentiva per lui. Non smise di baciarlo nemmeno quando Harry le avvolse le braccia attorno alla schiena e la strinse di più a sé. Quando l'ossigeno divenne una necessità, solo allora si separarono, rimanendo comunque teneramente abbracciati.

Almeno fino a che Ginny non diede uno schiaffo ad Harry. Il ragazzo si portò una mano alla guancia colpita, guardano sorpreso e incredulo la ragazza. Ginny sorrise e disse :<< Te lo sei meritato! Stavi dicendo un mucchio di sciocchezze! Io ti amo Harry e non sarà la minaccia di un mago oscuro ad allontanarmi da te! Sono cresciuta sentendo la tua storia e, quando ti ho conosciuto di persona, non ho potuto fare a meno di innamorami di te. Perché tu non sei solo il principe che salva la principessa ma sei anche la principessa che deve essere salvata. Non guardarmi con quella faccia! Vuoi allontanarmi da te perché hai paura che mi accada qualcosa... Ma come puoi non capire che sto male lontana da te!? >> Ginny concluse la sua “filippica” alzando la voce.

Harry la guardò. Non le era mai parsa più bella: i capelli scomposti dal vento, gli occhi azzurri fiammeggianti di determinazione. Posò la fronte su quella della ragazza. Non disse niente. Ormai le parole non erano più necessarie.

Il Parco di Hogwarts vide i due ragazzi stare in quella posizione per molto tempo. In fondo, di che altro avevano bisogno? C'era lui, c'era lei... Il resto, non era importante.







Angoletto
Buonasera!!
Lo so, sono in ritardo rispetto al solito! Ma, come accennavo negli scorsi capitoli, è periodo di esami quindi il tempo per scrivere scarseggia e ciò che esce fuori dai momenti liberi è roba come lo sclero precedente!
Spero che i personaggi non siano risultati troppo OOC... Fatemi sapere!
Non ho molto da dire, se non che ringrazio di cuore tutti quelli che seguono questa raccolta e, in particolare, chi recensisce!
Un abbraccio e a presto (spero!)
Sailor



 

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Capitolo 11
*** La vita è un mistero, scoprilo ***


 Hermione Granger

LA VITA E' UN MISTERO, SCOPRILO

 

Cosa succede quando scopri che non sei semplicemente strano ma sei speciale? Sei, volente o nolente, incredibilmente diverso da quello che, per tutta la vita, hai considerato normale.

 

* * *

Una ragazzina di dieci anni camminava a passo spedito per le vie di Londra, i lunghi ricci resi crespi dal vento, le mani strette attorno alle spalline della cartella. Il suo viso, contratto in una smorfia severa, poteva ingannare sulla sua età, facendola sembrare più grande.

:<< E' più matura di tutti i suoi compagni. Dovreste pensare alla possibilità di mandarla in una Scuola Privata, in modo che Hermione abbia la possibilità di sfruttare le sue capacità >>. Queste erano le frasi che, gli insegnanti della ragazzina, ripetevano spesso ai suoi genitori.

Ma nessuno la capiva, la capiva davvero. I genitori di Hermione, i signori Granger, erano due dentisti, molto impegnati con il loro lavoro. Benché adorassero oltre ogni immaginazione la figlia, molto spesso il loro lavoro aveva la precedenza. Si rimproveravano spesso per questo ma la loro bambina, il loro genietto, li guardava sempre con un sorriso dolcissimo e diceva :<< Mi volete bene? >>

:<< Ma certo tesoro! >> rispondevano i genitori, un po' sorpresi.

:<< A me questo basta >> concludeva con dolcezza quella piccola, grande donna.

Essendo figlia unica, dalla più tenera età Hermione ha imparato a badare a sé stessa, cercando di contare il più possibile sulle sue forze. Sapeva bene che i suoi genitori c'erano e ci sarebbero stati sempre ma lei tendeva a voler essere indipendente. Forse troppo, per una bambina di soli dieci anni.

I migliori amici della piccola Hermione erano i libri, libri di ogni tipo: libri di storia, di geografia, di matematica e scienze, di letteratura. I suoi preferiti, però, erano senza dubbio i libri di fantasia, quelli dove c'erano i principi e le principesse, i draghi, le fate e la magia. Quei libri si trovavano nello scaffale più alto della libreria perché i genitori della bambina credevano che non le interessassero. Quello che non potevano immaginare, però, era che la loro bambina aveva un segreto. Quando i suoi genitori uscivano di casa, lei si posizionava davanti alla libreria e, desiderando intensamente di tenere in mano uno di quei magici libri dell'ultimo scaffale, chiudeva gli occhi. Quando gli riapriva, il libro era nelle sue mani. Come per magia. Quando poi i suoi genitori tornavano, il libro veniva rimesso al suo posto, con lo stesso sistema.

Hermione conviveva con questo segreto da tanto tempo, da quando aveva sei anni. Anche altre volte era capitato che accadessero cose strane intorno a lei, specialmente quando era arrabbiata.

Quel giorno, ad esempio, un suo compagno di classe, il viziatissimo Mark Hopkins, continuava a prenderla in giro per via dei suoi capelli (troppo ricci e crespi) e dei suoi denti (troppo grandi).

:<< Davvero, Granger, dovresti nasconderti! Con che coraggio vai in giro conciata così?! Sei un bizzarro spettacolo della natura: denti da castoro e capelli a nido di uccello >>.

E i suoi compagni di classe avevano cominciato a ridere, come degli sciocchi. Nessuno si disturbò a difendere “la secchiona”. Hermione era così arrabbiata che a stento riusciva a contenersi. Le lacrime pungevano gli occhi ma lei, testarda e orgogliosa, cercava in tutti i modi di non farle uscire.

Poi accadde. Quando Mark si alzò dalla sedia, non fece in tempo a fare un passo che cadde faccia a terra sul pavimento. Mentre tutti ridevano, Hermione guardò le scarpe del ragazzino e vide che le stringhe erano allacciate insieme. Fin qui, nulla di strano, poteva essere un semplice scherzo. Il problema era che Hermione, quelle scarpe, le aveva guardate poco prima ed erano normalmente allacciate.

“ Ma come può essere? ” si chiese per l'ennesima volta la ragazzina, mentre percorreva il vialetto di casa. Il suo sguardo fu attirato da quello di un gatto soriano, rigidamente seduto sui gradini che portavano alla sua porta di ingresso. Hermione lo guardò attentamente: erano diversi giorni che quel gatto le girava intorno e non capiva perché. Scrollando le spalle, entrò in casa. Aveva troppi pensieri per pensare anche al gatto.

:<< Ciao mamma, ciao papà sono a casa! >> disse Hermione, con la gioia nella voce. Adorava tornare a casa il venerdì pomeriggio, perché lo studio dei suoi genitori era chiuso e loro la aspettavano a casa.

:<< Bentornata tesoro! >> la signora Granger andò incontro alla sua bambina, abbracciandola e togliendole la cartella dalle spalle :<< Come è andata la giornata? >>

:<< Molto bene- rispose Hermione – abbiamo ripassato l'intero programma di matematica, per prepararci alle scuole medie. È stato divertente! Mi piace la matematica, è logica! >> concluse sorridendo la ragazzina.

:<< Fammi indovinare, hai battuto tutti a suon di moltiplicazioni e divisioni, vero? >> chiese, il signor Granger, raggiungendo la moglie e la figlia in cucina.

Hermione sorrise e disse fiera :<< Moltiplicazioni e divisioni a due cifre! >>

:<< E bravo il mio genietto! >> disse il signor Granger ridendo, mentre si chinava a baciare la guancia della sua bambina. Hermione adorava quei momenti, quando la mamma e il papà erano tutti per lei. Se si impegnava tanto nello studio non era solo perché amava la conoscenza, lo faceva sopratutto per rendere i suoi genitori fieri di lei. “ Ce la posso fare” si ripeteva sempre la bambina “ posso essere la migliore! Lo posso fare per loro” voleva che i suoi genitori fossero fieri di lei, in modo da poterli in qualche modo ripagare per tutto quello che facevano per lei.

Hermione era solo una bambina, ancora non poteva capire che, se fosse stato necessario, i suoi genitori avrebbero donato la vita per lei, semplicemente perché era la loro piccolina. Erano già incredibilmente fieri di lei, non avevano bisogno che Hermione fosse la migliore.

Mentre la famiglia Granger era riunita in cucina, chiacchierando di quello che avevano fatto durante la mattinata, qualcosa di incredibilmente strano si stava verificando all'esterno: il gatto soriano visto da Hermione si era nascosto in un vicolo poco distante dalla casa della ragazzina e, da quello stesso vicolo, non ne era più uscito. Al suo posto comparve una donna, il corpo e i vestiti nascosti da un grande mantello nero. Senza farsi notare si avvicinò alla porta di casa Granger, suonò il campanello e attese. Udì dall'interno la voce della signora Granger dire ad Hermione di aprire la porta e, poco dopo, sentì la bambina chiedere :<< Chi è? >>

:<< Sono la Professoressa McGrannit, dovrei parlare con i Signori Granger >> rispose la donna. Dopo un attimo di silenzio la porta si aprì, rivelando il Signore e la Signora Granger :<< Possiamo esserle utili? >> chiese la Signora Granger

:<< Certo ma prima vorrei, se non vi dispiace, entrare in casa. Dovrei parlarvi di Hermione >> rispose la professoressa.

I signori Granger guardarono leggermente sospettosi quella donna vestita in modo così strano, che si presentava alla loro porta chiedendo di parlare della loro bambina. Dopo un lungo momento di indecisione, si spostarono e la fecero accomodare. Non riuscivano a capirne il motivo ma sentivano di dover dare alla donna la possibilità di parlare. La Professoressa McGrannit notò una bella casa, accogliente e spaziosa, in cui i libri erano i padroni assoluti.

:<< Prego si accomodi in salotto. Hermione è di là >> disse la Signora Granger.

Entrando in salotto, la McGrannit vide Hermione Granger per la prima volta: era seduta a gambe incrociate su una poltrona, intenta a leggere un libro. Sbirciando il titolo, la Professoressa sorrise: Mago Merlino: leggenda e verità. Forse quella ragazzina non era del tutto all'oscuro sulla verità.

Hermione alzò la testa dal libro, guardando con curiosità la nuova arrivata. La Professoressa McGrannit si accomodò sulla poltrono difronte quella della ragazzina e le due passarono qualche minuto a guardarsi. Quello scambio di sguardi fu interrotto dalla Signora Granger che, sedendosi sul divano insieme al marito, disse :<< Hermione, lei è la Professoressa McGrannit e vorrebbe parlare di te >>

:<< Buonasera Professoressa >> fece Hermione, rispettosa.

:<< Buonasera Hermione- disse la McGrannit sorridendo appena- il mio nome è Minerva McGrannit e sono venuta qui per parlare con te e i tuoi genitori della tua possibile ammissione nella scuola dove insegno io >>.

La McGrannit si aspettava una serie di domande- sul tipo di scuola in cui lavorava, su dove era situata, su come aveva ricevuto il nominativo di Hermione- sia dai Signori Granger che dalla loro figlia. Quello che non si sarebbe mai aspettata era il sorriso di Hermione e la sua voce gentile chiedere :<< Ha detto di chiamarsi Minerva, Professoressa? Come la dea romana della saggezza! È un bellissimo nome! Anche il mio nome deriva dalla mitologia! >>

:<< Hermione!- protestò la Signora Granger- ti sembra il caso? >>

:<< Suvvia tesoro, non arrabbiarti! Infondo è colpa mia se Hermione ha una vasta conoscenza in campo mitologico. Le racconto storie da quando le cambiavo i pannolini! >> disse sorridendo il Signor Granger.

:<< Sì, è vero, ma... >> provò a controbattere la Signora Granger.

:<< Non si preoccupi, signora- si intromise la Professoressa McGrannit- sono felice che Hermione abbia una mente così acuta e aperta alla conoscenza. Sono caratteristiche molto apprezzate nella nostra Scuola >> concluse orgogliosa la Professoressa.

Prima che il discorso potesse toccare un qualunque altro argomento la Signora Granger, da perfetta padrona di casa, servì il thè e dei biscotti. Non sia mai che si dica che i Granger sono persone inospitali!

Dopo i convenevoli di rito, la conversazione verté sull'argomento che interessava maggiormente alle persone presenti nel salotto: la scuola dove lavorava la Professoressa e il motivo che l'aveva spinta a cercare Hermione. La Professoressa McGrannit, prima di iniziare a parlare, attese qualche minuto. Quando iniziò il suo discorso, la sua voce era sicura, senza tremiti, come quando faceva lezione ai suoi alunni :<< Come ho già detto, il mio nome è Minerva McGrannit e insegno da molti anni in una Scuola nella quale, molti anni fa, fui anche allieva. La Scuola in questione ha una durata di sette anni, al termine dei quali verrà consegnato a ciascuno studente un Diploma che gli permetterà di intraprendere la professione che desidera. La scuola ha degli alloggi interni, dove i ragazzi rimangono per un periodo di tempo che va dal primo settembre al primo di giugno, con la possibilità di tornare a casa per Natale e Pasqua. Le lezioni iniziano alle 8.30 del mattino e terminano alle 16.30 del pomeriggio. Sono inframezzate dalla pausa pranzo. Al termine delle lezioni, gli studenti possono girare liberamente per la Scuola e il Parco ad essa annesso, nei limiti dei confini indicati. Dopo cena è previsto un coprifuoco per tutti gli studenti, allo scattare del quale devono trovarsi tutti nelle loro camerate. I corridoi, durante il coprifuoco, sono controllati da Prefetti e Caposcuola, studenti particolarmente degni di merito. Oggi mi trovo qui perché vorrei dare a Hermione la possibilità di studiare in questa scuola >>.

Per tutta la durata del discorso della Professoressa, i componenti della famiglia Granger rimasero in silenzio, ascoltando attentamente le parole della donna. Hermione era rapita dalle sue parole: poteva già immaginarsi nei corridoi di quella scuola, studiando materie sicuramente interessanti, sotto la guida di professori competenti come la McGrannit. I pensieri della ragazzina vennero interrotti dalla Signora Granger che chiese :<< Tutto quello che ha detto professoressa ci fa capire che la scuola in cui lavora è molto prestigiosa e, a giudicare da come si presenta lei, sono sicura che anche gli insegnanti siano molto validi >>.

La Professoressa McGrannit annuì, seria, come a voler confermare con il solo cenno del capo le parole della donna seduta poco distante da lei.

:<< Tuttavia... >> e qui la Professoressa capì che mancava poco al raggiungimento del punto della questione. I Signori Granger erano troppo intelligenti per non porsi quella domanda.

:<< Come mai proprio Hermione? Certo la nostra bambina è molto intelligente ma perché avete scelto proprio lei? E sopratutto, come avete avuto il suo nome? >> concluse con voce leggermente sospettosa la Signora Granger.

Hermione guardava sua madre con gli occhi spalancati. D'accordo, le stesse domande erano sorte anche a lei ma non capiva perché la madre fosse così sospettosa. Guardando suo padre, la ragazzina lo vide sorridere nella sua direzione.

:<< Scusi mia moglie se le è sembrata troppo diretta ma Hermione è la nostra bambina. Vogliamo solo il meglio per lei >>. La piccola Hermione sentì il cuore gonfiarsi di affetto per i suoi genitori. E capì, molto prima di altri ragazzi, il perché i genitori fanno determinate scelte per i loro figli. Possono sembrare iperprotettivi, a volte severi, spesso petulanti ma in ogni loro gesto, anche il più piccolo, vi è racchiuso tutto l'amore del mondo. Perché per un genitore, niente al mondo è più importante del suo bambino.

La Professoressa McGrannit rispose :<< Mi rendo conto benissimo di tutto questo, non si preoccupi Signor Granger >>. La donna concluse la frase voltandosi verso Hermione e la bambina, guardando in quegli occhi così profondi, riuscì a pensare solo una cosa “ Lei sa!”.

:<< Vedete- cominciò la Professoressa – la nostra Scuola è molto particolare poiché accoglie al suo interno ragazzi con capacità... fuori dal comune, per così dire >>.

I Signori Granger ascoltavano con interesse le parole della donna, un po' stupiti dal fatto che procedesse così lentamente con il suo discorso. Quasi avesse paura di spaventarli.

:<< I ragazzi che frequentano la nostra scuola vengono tenuti d'occhio da quando sono molto piccoli, proprio perché vogliamo essere sicuri di non esserci sbagliati nel considerarli possessori delle capacità di cui vi ho accennato prima >>.

Una voce dolce, ma al contempo decisa, interruppe il discorso della donna :<< Professoressa, mi scusi, ma come si chiama la scuola? >>.

La McGrannit guardò negli occhi Hermione e vi lesse un uragano di emozioni contrastanti: curiosità, voglia di sapere, paura... consapevolezza. Fu per questo che decise di rispondere sinceramente :<< Hogwarts, Hermione. Il nome completo è Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts >>.

Ci furono diverse reazioni a quell'affermazione. Hermione spalancò gli occhi, consapevole, ora più che mai, di essere diversa ma diversa in senso buono. La Signora Granger balzò in piedi cominciando a blaterare frasi senza senso, dicendo che non era possibile e che non voleva più ascoltare cialtronate simili. Eppure, in fondo al suo cuore, cominciava a capire. La reazione più sorprendente, la McGrannit la vide dal Signor Granger. L'uomo si alzò e si incamminò fino alla poltrona dove era seduta la figlia. Giunto a destinazione, si inginocchiò davanti alla ragazzina e, abbracciandola, le sussurrò all'orecchio :<< Ho sempre saputo che eri troppo speciale per questo mondo >>. Hermione spalancò gli occhi e si tirò indietro dall'abbraccio, per vedere in faccia il suo papà. E, quello che vide, le fece venire le lacrime agli occhi: il Signor Granger aveva dipinto in viso lo sguardo più fiero e orgoglioso che Hermione avesse mai visto. L'unica cosa che riuscì a fare fu riabbracciare il suo papà e sussurrargli un commosso “ Ti voglio bene”.

La Signora Granger, intanto, si era seduta e si teneva la testa fra le mani. La alzò solo quando sentì vicino a sé la presenza del marito e della figlia.

:<< Mamma- disse Hermione – Hai... hai paura di me? >>. La donna guardò la figlia stupita.

:<< Paura di te? Tesoro, ma scherzi?! - la donna abbracciò forte la sua bambina, accarezzandole i capelli- Sono stupita, certo, ma dovevo sapere che prima o poi sarebbe successo qualcosa del genere. Insomma, a due anni hai fatto volare per la stanza tutti i soprammobili, solo perché ti avevamo tolto di mano un libro! >>

:<< Davvero ho fatto questo? >>

:<< Sì tesoro- confermò il Signor Granger – e ci abbiamo messo parecchio a pulire tutto! >>

:<< E' normale un comportamento del genere. La magia si manifesta nei bambini sopratutto quando sono arrabbiati o spaventati >> spiegò la Professoressa McGrannit.

Il Signore e la Signora Granger vollero vedere qualche magia e la strega li accontentò. Passarono il pomeriggio a fare domande, mentre un' Hermione eccitata come non mai, non stava ferma un momento. Alla fine dell'incontro, la ragazzina sapeva quasi ogni cosa sul mondo magico.

Mentre accompagnava la Professoressa alla porta, Hermione era al settimo cielo. Aveva finalmente capito perché poteva fare tutte quelle cose strane che non riuscivano a nessun altro. Quando poi la Professoressa McGrannit le consegnò La Lettera la felicità di Hermione raggiunse livelli spaziali. E, mentre dall'uscio di casa salutava la Professoressa e la vedeva sparire in un vicolo, Hermione era fermamente convinta di una cosa: quella nuova vita che stava per iniziare, sarebbe stato un bellissimo mistero da scoprire giorno per giorno.








Angoletto:
Buongiorno a tutti/e!! Mi rendo conto di essere sparita per un pò, ma siamo in periodo di esami e trovare un momento per scrivere non è facile!
Spero possiate perdonarmi! Allora, che dire di questo capitolo... Bè, niente in particolare! :P
Spero solo che i personaggi non siamo risultati troppo OOC perchè ho cercato di renderli più IC possibile. Ho deciso di non dare dei nomi hai Signori Granger per il semplice motivo che zia Row non ci da indicazioni a riguardo!
Come sempre ringrazio di cuore tutte le persone che mi seguono e hanno messo la raccolta tra preferiti/ seguiti e ricordate: GRAZIE!! *-*
Vorrei inoltre dedicare il capitolo alle fantastiche persone che hanno recensito fino adesso: grazie di cuore, i vostri commenti mi emozionano sempre!! *-* *-*
Un abbraccio a tutti!
Sailor

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Capitolo 12
*** La vita è promessa, adempila! ***


 Cho Chang

LA VITA E' PROMESSA, ADEMPILA

 

:<< Promettimelo! >>

:<< Ma... >>

:<< Niente ma! Prometti! >>

:<< Te lo prometto... >>

 

* * *

Una giovane donna camminava a passo cadenzato nel grande cimitero di Londra. L'anziano custode, il Signor Whitman, le fece un cenno di saluto con la mano e la invitò ad avvicinarsi. La donna si fermò, leggermente indecisa, guardando verso la direzione in cui era diretta. Poi, pensando “ Solo un attimo, sto arrivando”, si diresse verso il Signor Whitman.

:<< Buongiorno cara! Come stai oggi? >>

:<< Bene, Signor Whitman e lei? >>

:<< Io sarei più felice se avessi meno reumatismi e ti vedessi di meno! >> esclamò il vecchio custode :<< Davvero, Cho, perché continui a venire qui con così tanta frequenza? >>.

Cho Chang, ex Corvonero, sorrise mesta. Erano diciannove anni che, ogni mese, si recava in quel cimitero.

:<< Probabilmente questa è una delle ultime volte che vede la mia brutta faccia, Signor Whitman! >> rise la ragazza, la voce leggermente incrinata.

:<< Se la tua faccia è brutta, bambina mia, io non ho ancora compiuto 40 anni! >> rispose a tono il Signor Whitman.

Cho si mise a ridere. Adorava il Signor Whitman, ormai lo conosceva da tanto tempo. Era merito suo, in parte, se aveva trovato la forza di andare avanti.

Alla fine della Seconda Grande Guerra era distrutta. Non riusciva a provare niente che non fosse una grande apatia. Aveva cominciato a recarsi al cimitero ogni giorno, per scusarsi con lui, così importante nella sua vita. Per scusarsi del fatto che non riusciva a mantenere la promessa. Le prime visite erano state traumatiche, non faceva altro che singhiozzare disperata, accasciata davanti alla sua lapide. Una volta era anche svenuta, a causa delle troppe emozioni. E Aaron Whitman, con l'esperienza di chi convive da anni con la sofferenza e la dolcezza di chi vuole aiutare a superarlo, l'aveva aiutata. Un gesto, una parola, un saluto e, piano piano, Cho aveva ripreso a vivere.

Perché, a volte, per superare un grande dolore, possiamo solo condividerne una piccola parte con qualcuno che è disposto a starci accanto, senza pretendere niente.

Cho era riuscita a raccontare al Signor Whitman la sua storia. Non era stato facile, non sempre era riuscita ad essere abbastanza razionale da dominare i suoi sentimenti per poter raccontare in maniera lucida. Spesso era scappata via in lacrime appena aveva aperto la bocca. Aaron, però, con pazienza, le era stato accanto, l'aveva aiutata ed era riuscito a scoprire cosa facesse così male a quella ragazza.

Aveva perso il ragazzo che amava, a quindici anni. Aveva amato ancora qualcuno che, però, si era rivelato la persona sbagliata, a sedici anni. Aveva finito la scuola ed era stata catapultata in una realtà fredda e impersonale, che non era pronta ad affrontare, a diciassette anni. Aveva combattuto una guerra, a diciotto anni.

Il Signor Whitman non credeva possibile che, a soli diciannove anni, la vita potesse essere così dura. Quando lo fece notare alla ragazza, lei sorrise e rispose :<< Mi creda, almeno una persona ha avuto una vita decisamente peggiore della mia >>. Dopo quella giornata, Cho cominciò a raccontare al Signor Whitman la sua vera storia e, a differenza di quello che pensava la ragazza, l'uomo non scappò, non la ritenne pazza, tutt'altro: disse di aver sempre saputo che a questo mondo c'erano troppe cose strane che non potevano essere spiegate in nessun modo, a parte la magia.

Cho non sapeva in che modo ringraziare Aaron per esserle rimasto accanto tutti quegli anni, per esserle diventato amico.

Interrompendo il flusso dei suoi pensieri, la ragazza disse al custode :<< Sono qui per far sapere al mio amico che ho mantenuto la promessa che gli avevo fatto. Credo non tornerò più, dopo oggi >>.

Il Signor Whitman sorrise felice a quelle parole: voleva bene a quella ragazza e non voleva che continuasse a vivere nel suo passato. La vide allontanarsi e percorrere quella strada che faceva da diciannove anni. Sospirò pensando che, probabilmente, si sarebbe sentito un po' più solo una volta andata via lei.

Cho camminava a passo svelto tra le lapidi. Aveva perso un po' di tempo chiacchierando con il Signor Whitman e, adesso, voleva raggiungerlo velocemente. In pochi minuti raggiunse il suo obbiettivo. Sorrise, un sorriso triste, mentre posava dei girasoli sulla fredda lastra di marmo. Dopo una carezza gentile a quel volto che la guardava sorridendo, Cho cominciò a parlare :<< Hai visto, sono venuta anche questo mese. Ormai sarai stufo marcio di vedermi qui! Ma a me non importa, io voglio venire a trovarti lo stesso! Credo, però, che questa sarà la mia ultima visita... Ti ricordi la nostra promessa? Io sì... >> un dolce sorriso comparve sul volto della giovane donna, una lacrima le scese dagli occhi mentre con la mente riviveva un tenere ricordo...

 

Inizio Flashback

 

Era il suo quinto anno ed era la ragazza più invidiata della scuola. Lei, insignificante ragazzina Corvonero, era la fidanzata di Cedric Diggory, campione di Hogwarts nel Torneo Tre Maghi.

I due ragazzi stavano passeggiando insieme nel Parco di Hogwarts, tenendosi per mano. Ad un certo punto, Cedric si fermò e si sedette sull'erba, facendo segno a Cho di fare lo stesso. Per un po' non parlarono, si godettero semplicemente la reciproca compagnia. Quando Cedric si voltò verso di lei, aveva lo sguardo serio :<< So che ti sembrerà una richiesta strana ma devi farmi una promessa >>.

Cho guardò il ragazzo con gli occhi sbarrati, invitandolo a spiegarsi. Lui le sorrise dolcemente e le disse :<< Promettimi che vivrai la vita a pieno, gustandoti ogni giorno come se fosse l'ultimo, come se non ci fosse un domani! >>

:<< Cedric- chiese Cho incerta- perché mi dici questo? >>.

Cedric si alzò e cominciò a lanciare dei sassi nel Lago :<< Non c'è un motivo- disse dopo un pò- sono semplicemente convinto che la vita debba essere vissuta così e voglio che tu mi prometta che lo farai >>

:<< Ma- sussurrò timidamente Cho- ci sei tu, sei qui, puoi assicurarti tu che faccia queste cose, perché devo prometterlo? >>.

Cedric sorrise e, dopo aver tirato in piedi la ragazza, le baciò la punta del naso :<< Non puoi sapere cosa ci riserva il futuro, è per questo che voglio che tu prometta! >>

:<< Ma... >>

:<< Niente ma! Voglio una promessa! >>

Cho sospirò e, alzandosi in punta di piedi, gli disse ad un sospiro dalle sue labbra :<< Lo prometto, Cedric >>.

 

Fine Flashback

 

Asciugandosi le lacrime che, prepotenti, erano uscite dagli occhi, Cho riprese a parlare :<< Ci ho messo un po' di tempo ma, alla fine, ho mantenuto la promessa. Sto vivendo a pieno ogni giorno, con mio marito- altre lacrime, questa volta di gioia, uscirono da quegli splendidi occhi- Non credevo che avrei mai davvero amato dopo tutto quello che è successo, eppure... Eppure ci sono riuscita. Adesso ho una bella casa, un lavoro che mi piace, un marito che mi ama e che amo... Ma tu hai già capito, vero? Sai perché è l'ultima volta che vengo qui >>.

Come a rispondere a quella domanda, un soffio di vento sfiorò la ragazza, slacciandole il cappotto sulla pancia. Lei sorrise, un sorriso vero, pieno di amore. Si chinò sulla lapide e baciò delicatamente quel volto che non avrebbe mai dimenticato.

Sussurrò un :<< Ti amo, Cedric, sempre e per sempre >> e si voltò, allontanandosi da quel luogo per non farvi più ritorno.

Quando arrivò all'uscita, il Signor Whitman le si avvicinò e lei, sorridendo, disse :<< Sono incinta >>.

 

* * *

Non c'è modo migliore per vivere la vita: affrontarla giorno per giorno, passo dopo passo, come se ogni giorno fosse l'ultimo.
















Angoletto
Buonasera! Posto alla velocità della luce! Vorrei come al solito ringraziare tutti quelli che mi seguono, in particolare chi mi fa sapere la propria opinione! *-* le parole che mi rivolgete sono magnifiche, davvero! *-*
Che dire, non ho idea del perchè ho "messo" Cedric in un cimitero babbano e non so nemmeno perchè ho scritto questa one shot! Insomma, diciamo che a differenza delle altre (un minimo programmate e pensate) questa l'ho scritta... anzi è meglio dire che si è scritta da sola!
Ok, dopo questo sproloquio vi lascio!
Buona serata e un bacione a tutti/e!!
Sailor ^-^

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Capitolo 13
*** La vita è tristezza, superala ***


 

Piccola premessa: il capitolo è dedicato a Deliranza e Immortal_Bliss! Grazie per le bellissime parole con cui parlate sempre delle mie storie! *-*


 

Colin e Dennis Canon 

 

 

LA VITA E' TRISTEZZA, SUPERALA

 

Perché chi amiamo non ci lascia mai per sempre...

 

* * *

 

Un ragazzo di non più di ventiquattro anni si accascia stremato sul suo letto, ancora completamente vestito. È stanco, ha passato tutta la giornata a scattare fotto a destra e a manca, sotto lo sguardo più che soddisfatto di Kingsley Shaklebolt, Ministro della Magia. Dopo più di dieci ore di lavoro avrebbe voluto dormire per una settimana! Ma non poteva, non ancora. Alzandosi dal letto, il ragazzo si stiracchiò e, stancamente, si sedette alla scrivania. Sul tavolo, un unico quaderno faceva bella mostra di sé. Sulla copertina, una foto: due bambini, con le divise della Casa di Grifondoro, ridevano felici. Il più grande teneva in mano una macchina fotografica e rideva scattando foto, sotto lo sguardo ammirato del più piccolo.

Il ragazzo sorrise, accarezzando quella foto. Con un sospiro aprì il quaderno e, presa in mano una penna, cercò una pagina bianca per scrivere.

 

2 maggio 2007

Ehilà, ciao fratello!

Come vedi, anche dopo nove anni, sono qui a scrivere questo diario, ogni due di maggio, dopo aver preso parte alla festa commemorativa in onore della Seconda Guerra Magica.

Anche quest'anno sono stato il fotografo ufficiale! Sì, sei fiero di me, lo so bene! Dopotutto, la “Canon Brothers” sta facendo successo! La tua idea di introdurre nel mondo magico le foto e i filmini babbani è stata geniale!

Comunque, tornando a noi... Non hai idea di chi sono riuscito a paparazzare! Ti ricordi Pansy Parkinson, quell'oca di Serpeverde? Bè, l'ho immortalata in atteggiamenti decisamente poco consoni con il Ministro della Magia Tedesco! Non sai quanto riderò quando la foto uscirà domani sul Settimanale delle Streghe! Purtroppo la faccia del Ministro sarà oscurata, per motivi politici... Ma non sai cosa darei per vedere la faccia del marito della Parkinson!

Per il resto le cose vanno bene. Sai, da qualche tempo sto uscendo con una ragazza, Lizzie. È babbana ma è davvero speciale! Pensa, quando le ho raccontato che sono un mago, la sua risposta è stata :<< Certo che sei un mago, altrimenti non mi spiegherei come sia possibile che le foto in casa tua si muovono! >>.

Mi ha lasciato a bocca aperta!

Mi manchi fratello, mi manchi tanto.

Eppure so che mi sei sempre vicino... Ad ogni “click” della macchina fotografica sento la tua mano che si posa sulla mia, suggerendomi l'angolazione giusta della foto...

Ora devo andare, hanno suonato alla porta, sarà sicuramente Lizzie.

Ti voglio bene, Colin...

Mi raccomando, fai tante foto sulle nuvole, perché poi dovrai insegnare anche a me come farle!

Ti abbraccio fratello,

Dennis

 

* * *

Perché quando ami qualcuno, e questa persona muore, ti accorgi che non ti lascerà mai per sempre... Anzi, ogni tanto, camminando per strada, ti sembrerà di vederla, sul marciapiede opposto. E allora capirai che quella persona non si è mai allontanata da te, è semplicemente andata dall'altra parte della strada ed è lì che ti aspetterà pazientemente, camminando parallela a te.













Angoletto: Buongiorno a tutti/e!! Oggi sono tremendamente in ritardo, quindi mi limiterò a ringraziare di cuore tutte le persone che sono passate a dare un'occhiatina a questa raccolta! Chi recensisce, chi l'ha messa tra seguite/ preferite/ ricordate e chi ha semplicemente letto! Grazie di cuore a tutti/e!!
Ango 

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Capitolo 14
*** La vita è un inno, cantalo ***


 Luna Lovegood e sua madre

LA VITA E' UN INNO, CANTALO

 

In una calda giornata estiva una bambina di circa otto anni stava giocando in un prato, sotto l'occhio vigile della sua mamma. Raccoglieva margherite e altri fiori di campo, per poi combinarli in deliziose coroncine, cambiando il colore dei fiori con la magia, quando pensava che questi non si abbinassero bene. Quando ne ebbe completate due, corse dalla sua mamma, ridendo allegra. Quando la donna vide arrivare il suo personale raggio di luna, sorrise felice: voleva talmente bene alla sua bambina da non riuscire ad esprimerlo a parole.

:<< Mamma, mamma! Guarda! Ti piacciono? >> chiese la bambina tutta eccitata, mostrando orgogliosa le due coroncine di fiori.

:<< Sono bellissime, tesoro! Cosa dici, le mettiamo tra i capelli? >> rispose la donna.

La bambina saltellò felice e la madre, ridendo con lei, le pose sulla testa quella coroncina di fiori, facendo lo stesso sulla sua testa con la seconda coroncina. Entrambe poi si avviarono verso casa, mano nella mano, scherzano su questa o quella creatura magica, giocando alle Fate dei Boschi e rincorrendosi di tanto in tanto.

A pochi metri dalla loro abitazione, però, la bambina si fermò e si mise a guardare con sguardo perso il cielo. La madre, vedendola così, si inginocchiò accanto a lei e le chiese cosa avesse.

La bambina, con disarmante dolcezza, le chiese :<< Mamma io sono strana? >>.

La donna sbatté le palpebre, confusa :<< Perché mi fai questa domanda, tesoro? >>.

La piccola invitò la madre a sedersi sull'erba e, quando la donna lo fece, lei si mise alle sue spalle, cominciando a pettinare con le mani i lunghi capelli biondi della sua mamma, aggiustando di tanto in tanto qualche fiore scappato dalla coroncina. Dopo un po' di tempo passato in silenzio, con solo la brezza estiva come compagnia, la bimba parlò :<< Ti ricordi ieri che sono andata a Diagon Alley con papà? La gente ci guardava e diceva che eravamo “quelli strani” >>.

Per qualche minuto la donna non rispose, limitandosi a godere delle carezze che la sua bambina le riservava. Quando pensò di aver trovato una risposta comprensibile per una bambina di otto anni si girò e, con il viso all'altezza di quello di sua figlia, sorrise con il sorriso “della mamma”, quel sorriso speciale, riservato solo ai figli :<< Vuoi sapere cosa vuol dire essere strani, Luna? Essere strani significa essere speciali: significa non aver paura di essere diversi. Significa vestirsi di giallo, quando tutti si vestono di rosso. Significa indossare orecchini appariscenti, quando tutti portano delle pudiche perle. Significa portare cappelli e vestiti coloratissimi, riconoscibili dovunque. Significa credere all'esistenza dell'incredibile. Significa vivere la vita a pieno, cercando di prendere il meglio da ogni situazione >>.

La piccola Luna guardò sua madre con un tenero sorriso sulle labbra :<< Allora non è una brutta cosa, essere strani? >>.

La donna si alzò e, prendendo la figlia tra le braccia, l'abbracciò forte, schioccandole un grosso bacio sulla guancia :<< No tesoro, non è una cosa brutta! È la cosa più bella del mondo >>.

Ridendo insieme, le due tornarono a casa, dove un uomo le aspettava all'ingresso, saltando felice e affermando di aver trovato il nascondiglio dei Ricciocorni Schiattosi.

 

* * *

 

Anni dopo, Luna Lovegood era considerata la ragazza più strana dell'intera Scuola di Magia e Stregoneria si Hogwarts. Andava alle partite di Quiddich di Grifondoro con un cappello gigante a forma di leone, con tanto di incanto che gli permette di ruggire. Leggeva il giornale edito da suo padre, Il Cavillo, rigorosamente al contrario. Portava sgargianti orecchini a forma di ravanello e collane fatte con tappi di burrobirra. Era persino andata ad un matrimonio con un vestito giallo sgargiante.

E nessuno riusciva a capire perché, quando qualcuno le faceva notare quanto tutte queste cose la rendessero strana, lei sorridesse con aria assorta e rispondesse :<< Grazie del complimento >>.























Angoletto:
Buongiorno! :) No, non sono morta, sono solo sommersa da impegni universitari e non riesco ad aggiornare con una regolarità decente! :( Chiedo perdono per la lunga attesa e mi scuso con chiunque abbia letto la mia raccolta, sperando in un aggiornamento...
Cercherò di essere più celere ma non assicuro nulla!
Come sempre ringrazio di cuore tutte le persone che hanno inserito la raccolta in seguite/ preferite e ricordate e ringrazio moltissimo anche chi ha recensito!
Anche se l'attesa è stata molta, spero comunque vogliate farmi sapere cosa pensate di questo capitolo! :)
Vi dirò, scriverlo è stato piuttosto faticoso perchè non riuscivo ad abbianare la frase a nessun personaggio: spero che il risultato sia soddisfacente! :)
Grazie ancora a chiunque passerà di qua!
Baci,
Sailor

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Capitolo 15
*** La vita è una lotta, accettala ***


Remus Lupin 

LA VITA E' UNA LOTTA, ACCETTALA

 

:<< Ci dispiace, Signor Lupin, ma non possiamo assumerla, il personale è al completo >>

:<< Ma il cartello afferma che cercate un segretario >>

.<< Il cartello è vecchio, abbiamo dato il posto due giorni fa >>

:<< Non capisco, il mio curriculum... >>

:<< Non voglio mentirle Signor Lupin ma non possiamo assumere qualcuno con il suo, come posso chiamarlo... Problema >>.

Ennesima stilettata al cuore :<< Capisco. Arrivederci >>.

 

* * *

 

Per l'ennesima volta, Remus Lupin, giovane uomo di vent'anni, uscì dal Ministero della Magia a testa bassa. Per l'ennesima volta il pregiudizio della gente non vedeva oltre il proprio naso e non permetteva ad un giovane di talento di mettere a frutto le sue capacità. Hogwarts era finita da tre anni, ormai, e lui non aveva ancora trovato un posto di lavoro fisso, a differenza dei suoi amici. James e Sirius erano due Auror di talento, tenuti in grande considerazione dal Ministero della Magia, specialmente in quei tempi bui. Peter era riuscito a trovare un posto come commesso in un negozio di Diagon Alley, niente di straordinario ma il suo stipendio gli permetteva di vivere dignitosamente. Lily aveva interrotto da poco gli studi per diventare Medimaga, poiché si era scoperta incinta.

Remus tirò in alto il bavero della giacca logora, sospirando contro la gelida aria di dicembre. Mancava poco a Natale e Londra era in attesa di quella magica notte. Le vetrine dei negozi erano addobbate con ghirlande e festoni e ad ogni angolo di strada c'erano gruppi di persone che intonavano canti natalizi. I bambini guardavano estasiati le vetrine, tirando le maniche delle giacche dei loro genitori, dichiarando di volere questo o quel regalo.

Remus sorrise, quasi rassegnato. Passeggiava per le strade di Londra senza una meta, cercando di mettere a tacere l'istinto di sparire per sempre dalla faccia della terra, cercando di convincersi che, prima o poi, qualcuno l'avrebbe assunto.

Aveva solo sette anni, quando era stato morso da un lupo mannaro e aveva contratto quella terribile maledizione. Era solo un bambino spaventato eppure questo sembrava non importare alla gente. Cominciarono ad evitare lui e la sua famiglia, impedirono ai loro figlio di giocare col “mostro” e, piano piano, Remus divenne un adolescente triste e senza amici, convinto di essere solo un pericolo per la comunità, magica e non. Al compimento dei suoi undici anni credette che non sarebbe stato ammesso ad Hogwarts perché troppo pericoloso. Poi Silente divenne Preside e tutto cambiò: Hogwarts divenne la sua casa e i Malandrini la sua famiglia. Remus capì che niente era impossibile e che non c'era nessun ostacolo troppo insormontabile. Quando poi i suoi amici divennero Animagi, per stargli accanto durante le notti di Luna Piena, Remus imparò anche la lezione più grande di tutte: la vita è una lotta continua, bisogna accettarla e combattere le avversità con le unghie e con i denti, per non permetterle di abbatterci. Hogwarts, però, ben presto finì e i Malandrini furono catapultati nel mondo reale, sconvolto da una guerra che durava da troppi anni. Si arruolarono nell'Ordine della Fenice, ansiosi di fare del bene, convinti di poter fare la differenza. Tre di loro, poi, trovarono il loro posto anche dal punto di vista lavorativo, rendendo le loro vite quasi perfette. Erano felici, i Malandrini. Solo Remus si stava lasciando andare, sembrava che la vita lo avesse preso come bersaglio. Cercava di essere allegro con i suoi amici, per non caricarli con le sue paturnie e i suoi problemi. Non sapeva, Lunastorta, che i Malandrini erano a conoscenza dei suoi problemi e aspettavano solo che fosse lui a parlarne.

Remus rimase a rimuginare con i suoi pensieri fino a sera, seduto su una panchina di Hyde Park. Era da poco passato il tramonto quando si alzò, stiracchiandosi.

“ Meglio tornare a casa” pensò il giovane uomo, anche se l'idea di passare la sera da solo nel suo monolocale non lo allettava più di tanto. Si nascose in un vicolo e, con un sospiro, si Smaterializzò. Quando aprì gli occhi, si guardò intorno, confuso. Non era a casa sua. Si trovava nel bel mezzo di una via e, per qualche minuto, non capì dove fosse.

“ Che strano, non ho mai sbagliato una Materializzazione” pensò Remus, grattandosi pensieroso la nuca “ Ma dove cavolo...”. Non finì mai di formulare il pensiero perché, voltandosi di spalle, capì dove si trovava. La villetta dei Potter era illuminata e decorata a dovere in attesa del Natale. L'atmosfera allegra e gioiosa presente nella casa si intuiva anche dalla strada. Remus avvertì un groppo in gola e le lacrime pungergli la vista. Capì perché aveva sbagliato a Smaterializzarsi: casa, per lui, era sempre stato il luogo in cui c'erano i suoi amici.

Non volendo disturbare fece per andarsene quando un pop e, subito dopo, una voce fin troppo conosciuta, giunse alle sue orecchie

:<< Eilà Lunastorta! Come va la vita? >> un giovane uomo con lunghi capelli neri gli venne incontro sorridendo, le mani in tasta e un sorriso sul volto

:<< Tutto bene Felpato, e tu? >> rispose Remus.

:<< Alla grande! Ho appena finito un piacevole randez-vous con un bocconcino niente male rimorchiato ai Tre Manici di Scopa e sto per gustarmi una delle cenette di Lily, cosa posso volere di più? >> concluse ghignando.

Remus scosse la testa, sconsolato :<< Sei sempre il solito! >>

Sirius scrollò le spalle, con noncuranza :<< Mi amate perché sono così! Allora anche tu a cena dai Potter? Andiamo non voglio mangiare la cena fredda! >> Remus non fece in tempo a protestare che Felpato cominciò a tirarlo verso casa Potter e, in men che non si dica, si ritrovò davanti alla porta di ingresso mentre Felpato e Ramoso si scambiavano le frasi in codice. Di quei tempi, la prudenza non era mai troppa. Una volta dentro, Lunastorta fu invaso da un tiepido calore e, mentre guardava i suoi migliori amici scambiarsi i saluti si sentì bene.

:<< Ehi, Lunastorta! Che bello vederti! Meno male che sei qui, ho risparmiato la fatica di inviarti un Patronus per invitarti a cena! Allora come va? >> James Potter cominciò a parlare a macchinetta, come suo solito, mentre stringeva l'amico in un caldo abbraccio.

:<< Venite in cucina vi offro una Burrobirra >> disse James

:<< E Mrs Potter che fine ha fatto? Ha finalmente capito che razza di pazzo ha sposato e se l'è data a gambe? >> chiese Sirius ghignando.

Ma non fu James a rispondere :<< Divertente Balck ma hai sbagliato supposizioni. Semplicemente il piccolo Potter ha deciso che la sua mamma deve passare il Natale a vomitare! >> Lily Evans in Potter entrò in cucina e subito James le corse incontro, chiedendole come stava. Remus si sentì un po' geloso: era al settimo cielo per la felicità dell'amico ma, in fondo al cuore, lo invidiava un po' e, forse inconsciamente, sperava di poter trovare anche lui, un giorno, qualcuno che lo amasse come Lily amava James, nonostante pregi e difetti.

:<< Eddai Evans, scherzavo! >> ribatté Sirius

:<< Potter, Black, ormai sono una Potter >> controbatté Lily, abbracciando affettuosa Felpato. Quando poi si accorse anche di Remus, il viso della ragazza si aprì in un sorriso enorme e andò ad abbracciare anche lui :<< Remus! Sei venuto! Era un secolo che non ci vedevamo! Come stai? Sono contenta che tu abbia accettato l'invito di James! >>

:<< Veramente io non l'ho mandato il Patronus, credevo l'avessi fatto tu >> disse James alla moglie. Quando lei scosse la testa, Remus si sentì in dovere di dare spiegazioni :<< La colpa è mia. Dovevo Smaterializzarmi a casa ma ho sbagliato e sono finito qui dove ho incontrato Sirius. Non ho fatto in tempo a spiegargli la situazione che lui mi ha trascinato qui. Mi dispiace di essere piombato senza preavviso >> concluse il ragazzo abbassando gli occhi.

:<< Sciocchezze! - esclamò Lily- sei più che benvenuto qui! Dove si mangia in tre si mangia in quattro. Mi dispiace solo che non ci sia Peter ma aveva non so quale impegno. Ora voi sparite, vi chiamo quando è tutto in tavola! Forza, fuori dalla mia cucina! >> concluse la ragazza, minacciandoli con la bacchetta.

Quando i tre ragazzi furono in salotto il primo a prendere la parola fu James :<< A proposito Lunastorta non credo tu abbia sbagliato a Smaterializzarti >>

Remus lo guardò senza capire e James spiegò :<< Volevi Smaterializzarti a casa, giusto? Ma casa è dove si trova la propria famiglia e noi siamo la tua famiglia, quindi niente sbagli! >> concluse sorridendo il Malandrino.

Remus non seppe cosa rispondere, fece solo un sorriso grato. Era vero, la parola casa, per lui, si associava ai Malandrini. La serata passò piacevole, tra risate, scherzi e un'ottima cena. Tutti e quattro i ragazzi non si divertivano così da parecchi mesi e fu un piacevole intervallo dalla realtà per tutti. Il colmo, probabilmente, fu raggiunto quando James e Sirius cominciarono a giocare al genitore e il bambino, sotto gli sguardi sbigottiti di Lily e Remus.

Era ormai tarda sera quando i quattro si riunirono nel salotto di casa Potter: Lily e James abbracciati sul divano, Remus su una poltrona e Sirius a pancia in giù sul tappeto, vicino al camino.

:<< A proposito Remus, come è andato il colloquio al Ministero? >> chiese Lily, con voce dolce. Il Licantropo fu tentato di mentire, dire che era andato tutto bene ma guardando lo sguardo dolce della sua amica e quello felice dei due Malandrini non resse. A testa bassa raccontò ai suoi amici tutto quanto. Raccontò della paura della gente, delle porte in faccia di tutti gli uffici del Ministero, di come nessuno lo assumesse per più di un mese, una volta scoperto il suo segreto. I suoi amici ascoltarono quello sfogo tanto atteso in silenzio e Remus gliene fu grato: se l'avessero interrotto, non sarebbe più andato avanti. Quando finì di raccontare, non alzò lo sguardo: non voleva leggere negli occhi dei suoi amici la compassione. Ancora una volta, però, i Malandrini lo sorpresero :<< Decisamente è meglio così! >> esclamò Sirius, balzando in piedi e stiracchiandosi.

:<< Sono d'accordo, Felpato! Te lo vedi Lunastorta tutto compito in un ufficio al Ministero? >> sghignazzò James

:<< Decisamente no! - disse Sirius – la sua natura animalesca non resisterebbe un secondo! >>.

E i due cominciarono a ridere e scherzare, fantasticando su come sarebbe stato meravigliso vedere Remus/Licantropo impazzire in ufficio. Ridevano così tanto che anche Remus si lasciò contagiare e, per il resto della serata dimenticò i suoi problemi.

Al momento dei saluti Lily abbracciò Remus e gli sussurrò all'orecchio :<< Sei un grande mago, Remus, ma sopratutto un grande uomo. Non lasciarti abbattere da quello che ti sta accadendo e ricordati sempre che qualunque difficoltà la vita ti ponga davanti, noi ti saremo sempre accanto >>.

Lunastorta ricambiò con forza l'abbraccio dell'amica sussurrandole un dolce grazie.

Quando si staccarono, James abbracciò la moglie e, rivolto all'amico disse :<< A proposito Lunastorta, ho trovato il lavoro perfetto per te: Insegnante ad Hogwarts! - Remus lo guardò con gli occhi spalancati ma James continuò- E' perfetto! Non lascerei l'istruzione di mio figlio e della sua generazione in mani più capaci! >>.

E così la serata finì, tra scherzi e risate. Una volta a casa, nel suo letto, Remus era sereno e, per la prima volta da mesi, felice. Aveva capito che, per lui, la vita sarebbe sempre stata una lotta ma mai come quella sera, si sentì in grado di affrontare il mondo. Con un sorriso sulle labbra, si addormentò.

 

* * *

Quattordici anni dopo, la previsione di James si rivelò esatta: per un anno Harry Potter ebbe Remus Jhon Lupin come insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure ad Hogwarts e, quell'anno molti fantasmi furono affrontati.

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Capitolo 16
*** La vita è un'avventura, rischiala! ***


 


 

Charlie Weasley




LA VITA E' UN'AVVENTURA, RISCHIALA

 

Il sole brillava alto nel cielo durante una delle poche mattinate soleggiate nel territorio inglese e rendeva ancora più magica l'atmosfera nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Quello era un giorno particolarmente speciale, poiché i ragazzi della classe 1972 avrebbero ottenuto i loro M.A.G.O. Quel giorno molti ragazzi avrebbero iniziato il loro cammino nella vita reale, alcuni accontentandosi, altri rischiando e scegliendo l'avventura...

 

* * *

Un giovane mago con i capelli rossi sfrecciava sulla sua vecchia Tornado sopra il campo di Quiddich, ignaro del tempo trascorso, indifferente ad ogni cosa che non riguardasse lui, la sua scopa e la sua voglia di libertà. La mente del giovane, però, era tutto fuorché serena e continuava a ricordare una conversazione avuta solo pochi giorni prima...

I ragazzi del settimo anno appartenenti a Grifondoro avevano appena terminato la lezione di Cura delle Creature Magiche e si stavano preparando per tornare al Castello.

:<< Ehi, Charlie, vieni o no? >> chiese Mark Johnson, rivolto ad un ragazzo dai capelli rossi, tutto intento a spazzolare la criniera di un cucciolo di unicorno, la creatura magica che il professore aveva deciso di ripassare quel giorno.

:<< Ho quasi finito Mark, voi andate vi raggiungo dopo >> rispose Charlie, senza staccare gli occhi dall'unicorno. Con un saluto generale i suoi compagni di casa se ne andarono e lui rimase a coccolare l'unicorno. Non si rese conto del tempo che passava finché l'insegnante, il professor Kettleburn, non lo raggiunse. Il vecchio professore rimase ad osservare il ragazzo in silenzio: quanta cura, quanto amore traspariva da quei gesti! Non gli era capitato quasi mai, durante i suoi numerosi anni di insegnamento, di incontrare un ragazzo così portato per la cura degli animali.

:<< Signor Weasley >>. Il ragazzo sobbalzò spaventato, tenendo comunque una mano ferma e salda sul fianco del cucciolo di unicorno in modo che non percepisse la paura e rimanesse immobile.

:<< Professore, non l'avevo sentita >>

:<< Me ne sono accorto giovanotto! - ridacchiò il professore, sedendosi stancamente su una zucca- eri molto preso dal tuo compito >> disse l'insegnante, indicando con il capo il cucciolo.

Charlie arrossì in zona orecchie e, riprendendo a spazzolare l'unicorno, rispose all'insegnate :<< Mi piace occuparmi degli animali >>

<< L'ho notato! -esclamò il professore- mai visto un ragazzo così portato, parola mia! >>

Charlie si voltò verso il vecchio insegnante, sorpreso. Kettleburn non era tipo da fare preferenze, anzi l'esatto contrario!

<< Non mi guardi con quella faccia ragazzo! Ormai l'ultimo anno sta per terminare e le mie stanche ossa possono tranquillamente esprimere un parere>>. L'uomo si alzò stancamente e fece cenno al ragazzo di fare altrettanto. Con gentilezza, il professore si avvicinò all'unicorno e, con un gesto dolce della mano, fece cenno al cucciolo di dirigersi verso la foresta. Mentre guardavano quel bellissimo animale addentrarsi nel folto della Foresta Proibita, subito raggiunto dalla madre, Charlie e il professor Kettleburn provarono la medesima sensazione di libertà e tranquillità.

Non si resero conto di quanto rimasero in silenzio a contemplare le bellezze di quel Parco e di quella Foresta. Rimasero semplicemente così, anime affini, accomunate da una stessa passione.

Il silenzio fu spezzato dal professore che pose a Charlie quell'unica domanda che il ragazzo non avrebbe mai voluto sentire :<< Dimmi ragazzo, cosa vuoi fare dopo Hogwarts? >>.

Charlie si irrigidì impercettibilmente, cominciando a calciare via i sassolini con la punta delle scarpe, rendendole ancora più logore di quanto non fossero. Non voleva rispondere a quella domanda perché non voleva ammettere ad alta voce i pensieri che, da un anno a quella parte, si facevano strada nella sua mente. Charlie Weasley sapeva esattamente quello che voleva fare dopo Hogwarts: voleva recarsi nella lontana Romania, per studiare i draghi, la specie magica che più lo incuriosiva e affascinava. Era rimasto estasiato quando, pochi mesi prima, un allevatore di draghi rumeno si era presentato alla scuola di Magia di Hogwarts, per illustrare il tipo di lavoro che svolgeva. Charlie ne era rimasto completamente ammaliato e non aveva smesso di pensarci nemmeno un secondo da quel momento. Alla fine della lezione, era rimasto a parlare con Igor, l'allevatore, per parecchio tempo. Alla fine della discussione, Igor era rimasto impressionato dalla conoscenza e dalla voglia di imparare che dimostrava Charlie e aveva detto al ragazzo che, una volta diplomato, il suo campo di allevamento in Romania non aspettava che il suo arrivo.

Charlie, però, sapeva che non poteva allontanarsi dall'Inghilterra perché la sua famiglia aveva bisogno di lui.

Il professor Kettleburn dovette intuire qualcosa perché, poggiando una mano sulla spalla del ragazzo disse, con voce grave :<< La vita è una sola Charlie e non va vissuta in funzione di quello che gli altri vogliono, o vorrebbero, da noi >>.

Il giovane uomo guardò con occhi tristi il professore. Non sapeva come comportarsi, non sapeva cosa rispondere. Una parte di lui voleva disperatamente dare retta al professore mentre un'altra gli diceva insistentemente di non ascoltare.

Non ci furono risposte, quella sera. C'erano solo un giovane uomo e un vecchio professore ad osservare il tramonto.

 

* * *

:<< Charlie! Ehi, Charlie! >> Mark chiamava il suo amico con una certa insistenza. La cerimonia di consegna dei diplomi stava per iniziare e i signori Weasley stavano cercando Charlie per tutto il castello, numerosa prole al seguito.

Charlie sentendosi chiamare con tanta insistenza, planò verso il campo e, messo a conoscenza della situazione, si recò con il suo amico verso la Sala Grande.

Una volta trovati i suoi genitori e i suoi fratelli e fatti i dovuti e sentiti saluti, Charlie fu stritolato tra le braccia di mamma Molly, che gli sussurrava all'orecchio quanto fosse fiera e orgogliosa di lui.

A sentire quelle parole, una domanda uscì spontanea dalle labbra di Charlie :<< Sarai sempre orgogliosa di me, mamma? Qualunque strada io scelga? >>

La signora Weasley guardò gli occhi di suo figlio, oscurati da un'ombra di paura. Dopo qualche minuto di silenzio, mamma Weasley capì le paure di suo figlio: le capì con il cuore di mamma, quel cuore che batte solo per i figli.

Sorridendo rispose :<< Qualunque strada tu scelga, a me e tuo padre basta sapere che sei felice >>.

Il cuore di Charlie si scaldò, a quella risposta e, sorridendo anch'egli, disse :<< Devo dirvi una cosa >>.




















Angoletto:
No, non avete le allucinazioni! Sailor è proprio tornata e si scusa tantissimo per avervi fatto attendere così tanto. Purtroppo il tempo per scrivere è poco e, come se non bastasse, l'ispirazione è in cantina. ^-^"
Intanto vi avviso che mancano due capitoli alla fine della raccolta e l'ultimo è già scritto. Spero vivamente che l'ispirazione per il penultimo non ci metta mesi ad arrivare.
Ringrazio come sempre chi ha messo la raccolta tra le seguite, le preferite e le ricordate! *-*
E ringrazio sopratutto chiunque recensisca, nonostante i clamorosi ritardi, e chi ha già recensito. *-*
Un grazie speciale anche a chi legge soltanto!
Alla prossima,
Sailor ^-^

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Capitolo 17
*** La vita è felicità, meritala ***



 

Un grazie speciale va a Mimical_ per l'idea!! :)

Dudley Dursley



 LA VITA E' FELICITA', MERITALA



 

Dudley Dursley è un uomo di quasi trent'anni fondamentalmente infelice. Il problema, però, è che non ha nessun motivo per esserlo.
Ha vissuto un'infanzia da far invidia alla maggioranza- se non alla totalità- dei bambini: ha sempre ottenuto tutto quello che voleva, senza il minimo sforzo. Gli bastava mettersi a piangere o fare i capricci che mamma e papà esaudivano ogni suo desiderio.
Ha passato la sua adolescenza facendo il bullo, spaventando i ragazzi più piccoli per rubare loro le merende, sempre seguito dalla sua cricca di amici-segugi.
Ha il lavoro che tutti vorrebbero: ha ereditato la ditta di trapani del padre e ne è il direttore. Tradotto in termini comuni, Dudley si limita ad entrare nel suo ufficio la mattina alle nove e ad uscirne alle cinque del pomeriggio. In questo lasso di tempo, il direttore non fa assolutamente nulla. Tenere i conti? C'è il contabile. Tenere i contatti con gli altri soci in affari? Ci sono i responsabili delle relazioni. Insomma, in quell'ufficio che Dudley Dursley ci sia oppure no, non importa a nessuno.
Ha una famiglia- madre e padre- che stravede per lui: Didino vuole un po' di torta? Mamma Petunia corre. Dudders vuole una macchina nuova? Papà Vernon corre a fargli un regalo di Natale in anticipo.
Da qualche mese, inoltre, sta frequentando una donna: Cindy è la cassiera del bar in cui Dudley passa la pausa pranzo praticamente tutti i giorni. Inizialmente i due non avevano confidenza poi, un giorno, senza sapere né come né perché, hanno iniziato a parlare: Cindy ha raccontato a Dudley della sua vita, di come le piacerebbe diventare la proprietaria della pasticceria in cui svolge il suo secondo lavoro e lui le ha parlato, in linea generale, di quello che fa. Prima di lei, Dudley non si era mai accorto di quanto fosse bello avere accanto una persona con cui condividere tutto, dalla colazione del mattino al problema in fabbrica. Con Cindy accanto Dudley ha cominciato ad essere una persona migliore. “Meglio tardi che mai” si ritrova spesso a pensare.
Eppure, non sa perché, Dudley non riesce ad essere felice e questo perché la felicità non è data dalle cose che possediamo.
Le cose cambiarono quando, un giorno, Cindy chiese a Dudley di parlarle della sua famiglia. Dudley rimase in silenzio per parecchi minuti, tanto che la donna pensò di aver appena fatto una gaffe colossale. Dopo un tempo che sembrò interminabile, Dudley cominciò a raccontare. Parlò dei suoi genitori, di quelli che un tempo erano suoi amici... Parlò di Harry. Quando Cindy chiese a Dudley chi fosse, lui rispose semplicemente :<< Uno che non è uno spreco di spazio* >>.
La donna non capì, ma per Dudley quello fu un piccolo momento di svolta. Dopo aver salutato quel ragazzo- all'anagrafe suo cugino- sulla porta di quella che era stata la casa di entrambi per diciassette anni, non aveva più avuto sue notizie, escluso un piccolo pezzo di pergamena in cui, con una grafia traballante, Harry scriveva “E' finita”. Dudley ricorda l'arrivo di quella pergamena molto bene: era maggio e tutta la sua famiglia era in casa, all'ora di cena, quando un gufetto esagitato era entrato dalla loro finestra e, lasciata cadere la pergamena nel piatto di insalata di sua madre, era volato via. Suo padre, Vernon, aveva sbraitato per mezz'ora mentre sua madre, letto quel messaggio, si era alzata e aveva lasciato la cucina. Dudley l'aveva seguita e l'aveva trovata nella sua camera da letto, davanti al comò, con in mano la foto di due bambine e lo sguardo velato di lacrime.
Da quel giorno, nella famiglia Dursley non si parlò più di quel ragazzo, con gioia immensa del padre di Dudley. Eppure, ogni anno a Natale e Pasqua, Petunia Dursley scriveva un bigliettino di auguri che veniva spedito a Godric's Hollow e la risposta arrivava, immancabile, lo stesso giorno, via gufo.
Dudley Dursley capì, mentre parlava con Cindy, che sarebbe potuto essere anche il re di Inghilterra, ma non avrebbe mai trovato la felicità se non avesse riallacciato i rapporti con suo cugino.
Perché felicità significa condividere la propria vita con le persone a noi care.


 

* * *


Il pomeriggio seguente quella discussione, Dudley Dursley si trovava nel salotto di una villetta nel villaggio di Godric's Hollow, seduto nella poltrona preferita di Harry James Potter.











* Tratto dal film "Harry Potter e i Doni della Morte- Parte I"

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Capitolo 18
*** La vita è la vita, difendila! ***


  Lily Evans

Questo capitolo è dedicato a Ystava: un grazie immeso per tutte le splendide parole che hai rivolto a questa raccolta! :)





LA VITA E' LA VITA, DIFENDILA!



 

:<< No, Harry no! Prendi me, non Harry! >>

:<< Spostati, stupida, spostati! >>

: << No! >>

:<< E va bene! Avada... >>


 

* * *


Cosa senti in quel momento? Quali sono i pensieri di una persona che sa... Che ha la certezza... Di non avere più tempo... ?

Alcuni dicono di sentire l'odore di limoni...
Altri vedono una folla di gente che li accoglie...

Altri ancora sentono odore di terra...

E tu? Cosa senti Lily? Cosa provi sapendo che non vedrai crescere il tuo bambino, quel bambino che stai proteggendo con tutta te stessa?


Non lo so... Non so cosa sento... Voglio solo che lui viva...


E chiudi gli occhi...



Vivi Harry! Vivi e impara a camminare, a correre e a saltare!

Vivi Harry! Vivi e impara che al mondo non c'è forza più grande dell'amore...

Vivi Harry! Vivi per conoscere persone speciali, persone odiose, persone che diventeranno il centro del tuo mondo e altre che saranno solo di passaggio...

Vivi Harry! Vivi e impara che vedere il mondo è molto meglio che semplicemente guardarlo...

Vivi Harry! Vivi e impara che ascoltare è meglio che semplicemente sentire...

Vivi Harry! Vivi per imparare che non c'è niente di meglio che dare una seconda possibilità a qualcuno di impensabile...

Vivi Harry! Vivi e cerca di capire che il mondo non è solo bianco e nero ma soprattutto grigio.

Vivi Harry! Vivi per conoscere persone con le quali condividerai ogni cosa...

Vivi Harry! Vivi per imparare che niente è quello che sembra.

Vivi Harry! Vivi ogni giorno a pieno, senza risparmiarti!

Vivi Harry! Vivi e diventa l'uomo che io e tuo padre abbiamo sempre immaginato...

Vivi Harry! Vivi e sappi che i tuoi genitori ti amano incondizionatamente e non ti lasceranno mai del tutto... Ti saremo sempre accanto.

Vivi Harry! Vivi e affronta ogni paura con coraggio e forza d'animo.


Vivi Harry! Vivi una vita difficile, troppo dura per un bambino solo... Ma sarai vivo!

Vivi Harry! Vivi perché ogni vita è degna di essere vissuta!

Ti voglio bene, piccolo mio...


:<< … Kedavra! >>





















Angoletto:
Buonasera a tutti! No, niente miraggi: sono tornata a rompervi i boccini per l'ultima volta. Con questi due capitoli pubblicati, la mia raccolta si conclude qui.
Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno recensito Ystava (credo che non ti ringrazierò mai abbastanza per esserti letta tutto a tempo di record!), Mimical_, Immortal_Bliss (Grazie mille ad entrambe per aver continuato a seguire questa raccolta nonostante e clamorosi ritardi!), Hermyg92, aya_85, RobyMarauders97

Tutte quelle che hanno messo la raccolta tra le storie preferite: Bluebells, FrancescaBulla, Immortal_Bliss, luna19, Mimical_, _Eleutera_
Tra le storie ricordate: Arix254, HalfloodPrincess, MissRavenclaw_
Tra le storie seguite:  alicettameggy, aya_85 BridgetV Camsett crivevale hermyg92 Immortal_Bliss leloale malandrini_xs marty12 MissRavenclaw_terryborry Ystava _anda
(Autrice davvero commossa perchè siete tantissimi!! *-*)
Grazie a chiunque sia passato di qui, anche una sola volta.
Spero che leggendo questi capitoli vi siate emozionati, almeno un pò. Se così è stato, sono felice di avervi trasmesso qualcosa!
Grazie, di cuore.
Sailor ^-^

 

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