Eternamente senza risposta. di N i s h e (/viewuser.php?uid=70020)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** google translator che mi stupisce. ***
Capitolo 2: *** giorno due. ***
Capitolo 3: *** giorno tre. ***
Capitolo 4: *** giorno quattro. ***
Capitolo 5: *** giorno cinque. ***
Capitolo 6: *** giorno sei. ***
Capitolo 7: *** giorno sette. ***
Capitolo 8: *** giorno otto. ***
Capitolo 9: *** questo vale due giorni. oppure tutti i giorni. ***
Capitolo 10: *** giorno undici. ***
Capitolo 11: *** giorno dodici. ***
Capitolo 12: *** giorno tredici. ***
Capitolo 13: *** giorni quattordici/quindici. ***
Capitolo 14: *** giorno sedici. ***
Capitolo 15: *** giorno diciassette/diciotto. ***
Capitolo 16: *** giorno diciannove. ***
Capitolo 17: *** giorno venti. ***
Capitolo 18: *** giorno ventuno. ***
Capitolo 19: *** giorno ventidue. ***
Capitolo 1 *** google translator che mi stupisce. ***
bozza.
- Quando mi
tagliai i capelli e piansi.
Dirò solo
questo:
"Grazie al cielo,
perchè pioveva incessantemente, la notte che ti incontrai."
La pioggia ci
rivestiva completamente, fondendosi al nostro animo
esitante, mentre mi sorridevi splendente.
Come i lampioni, che
proiettano luci malinconiche e rassegnate.
"Non preoccuparti". Ti
eri chinato a raccogliere l'I-Pod a terra, le
cuffie erano rimaste attaccate alle tue orecchie, dondolavano
interrogative.
Io ti guardavo,
spaventata, inorridita per essere finita su di te.
L'I-Pod era caduto durante lo scontro dei nostri corpi, correvi verso
chissà cosa. Come me.
"Scusami...", ripetei
per la quinta volta, mentre mi porgevi l'ombrello che era volato via,
libero.
"Non preoccuparti.",
di nuovo tu. "Vedi? Non si è rotto. Questo
I-Pod è da anni che cade e non si è mai rotto sul
serio."
Sorridevi ancora, la
pioggia ti bagnava. Le gocce si facevano grandi
sulla tua giacca nera. "Non ne ha abbastanza ancora, beato lui."
Ti sei sistemato bene
il cappuccio della giacca e mi hai salutato, toccandomi un braccio con
gentilezza.
Ho capito che siamo
foglie in mezzo al nulla, che credono di saper
volare senza rendersi conto di stare per abbracciare duramente il
freddo e doloroso suolo.
I tuoi occhi scuri mi
presero da parte, mi dissero: "sei a casa."
La pioggia cadeva,
l'acqua ha rimescolato e impastato i visi che avevo
precedentemente incontrato nella mia vita, facendo nascere il tuo.
Ti fermai, non ti
lasciai andare quella notte.
Hai una cicatrice
sotto il sopracciglio sinistro, in quel punto i peli
sono restii a crescere ma non fa differenza: ti dona, irresistibilmente.
Ho aspettato per un
segno.
Quando mi chiesero per
quale motivo sorridevo dopo mesi e mesi, risposi
che in realtà non avevo capito nulla della mia vita:
se il mondo sarebbe
esploso, da lì a un battito di ciglia, io
avrei voluto far cadere quell'IPod per un'altro pezzo di
eternità.
Mi ero tagliata i
capelli, mi sentivo ispirata, l'aria passava dietro il mio collo
baciandomi.
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Capitolo 2 *** giorno due. ***
lalabum
- Quella volta
che sono cresciuta.
Il giorno che sono cresciuta sentii un formicolio alle mani e vidi
quello che in realtà stringevano, quello che mi ero illusa
di
trovare nel mio presente: niente.
E allora mi alzai da
terra e mi incamminai verso non so cosa.
Vidi una donna
inginocchiata a terra, il capo chino, il corpo
trasparente. Era semplice eppure emanava un dolore quasi elegante,
riservato.
Aveva in mano un
cartello che non lessi, ero occupata a fissarle il
volto con ancora poche rughe e degli occhiali bianchi a cingerle gli
occhi.
Guardava per terra e
io mi bloccai sul posto.
Il cielo grigio
pianse, i passanti si allontanavano da lei.
Il giorno che sono
cresciuta ho respirato il fallimento di quello che
sarei stata. Mi resi conto che il Futuro insieme a un ignaro Passato di
qualcuno, da qualche parte nel mondo o precisamente dov'ero io, erano
appesi a un filo sempre più debole.
E allora il cielo
divenne buio perchè ero cresciuta.
Crescendo capii. Avere
dei sogni ci porterà ad umiliare noi
stessi, pur di realizzarli e mettere a tacere la nostra incompleta
esistenza.
Ci rendono incompleti
e ci fanno fallire, i sogni.
Non viviamo, questo mi
fu chiaro. Perchè aspettiamo che la
straordinarietà ci travolga mentre noi restiamo inerti.
Aspettando senza fare
nulla è come morire lentamente.
Quella donna aspettava
che qualcuno le porgesse una mano e l'aiutasse
ad alzarsi; che andasse con lei fino ai confini della terra a gridare
l'imponente gioia di avercela fatta.
Nessuno lo fece e io
mi vergognai del momento in cui mi ero resa conto di essere cresciuta.
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Capitolo 3 *** giorno tre. ***
lalabum2
- Quando ricordai
di avere una soffitta.
- E così
pensi sempre al Piccolo Principe, quando scrivi?
- Le mie parole ne
sono impregnate, è diverso.
- "...credo
che egli approfittò, per venirsene via, di una migrazione di
uccelli selvatici."
- Io, un giorno, me la
tatuerò quella frase.
E tu mi guardasti,
alzando gli occhi dal libro e mi sorridesti con
l'ombra di una tenerezza mal celata. In quel momento ti amai, me lo
ricordo ancora.
La luce grigia del
pomeriggio cercava uno spiraglio per entrare
definitivamente, dalle fessure della finestra e noi stavamo chini su
vecchi libri impolverati, scatoloni aperti. Sentivamo l'odore di tante
vite.
- Questa cosa di Saint
Exupery che scompare nel nulla è parecchio misteriosa,
però.
- Penso che se ne sia
andato nel momento esatto in cui si è reso
conto che non ritorneremo più bambini. Quando si
è reso
conto di quanto siamo noiosi e prevedibili, da grandi.
Mi guardasti e forse
in quel momento provasti pena per me o forse mi amasti anche tu, per un
solo istante.
Preferivo quei momenti
dove capitava di rimanere in silenzio nonostante tutte le parole che
avremmo potuto dire.
Perchè ce
n'era il tempo e lo spazio e mille altri fattori che giravano come
galassie, su di noi.
Rimanemmo in silenzio
perchè
così preferivamo, perchè le parole non servono a
nulla
quando due cuori sono talmente sintonizzati l'uno sull'altro.
Il Piccolo Principe
preferì affidarsi alla libertà degli uccelli, per
imparare a volare.
Da lì
iniziò tutto.
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Capitolo 4 *** giorno quattro. ***
lalabum3
- Quando mi misi a
fare Jogging in piena tempesta.
Mi sarei bagnata
completamente, per sempre.
Puoi solo immaginare
quanti metri hanno percorso i miei piedi,
correndo. Forse non ci vuole molto, forse non era poi una cosa
così strana.
Fuggire forse non
richiede tanto rumore.
Ma è
perchè non c'eri, in quel momento, con me.
Rendermi conto che la
detestavo, la pioggia, perchè era l'unico posto che bramava
il mio corpo. Io, la detestavo.
Ma cos'aveva il mondo
che non andava con me? Cosa nascondeva di così sbagliato?
Io mi bagnai, forse
piansi ma non ne ho il ricordo perchè l'acqua aveva
cancellato anche le lacrime.
Dispiacermi non
avrebbe cambiato le cose, cos'altro avrei dovuto fare?
Sentirmi inadeguata,
sentirmi scoppiare dentro...tu non c'eri, non l'hai mai saputo e
probabilmente non lo saprai mai.
Poi affidandoci a una
canzone pregheremo perchè ci dica come è nata,
cosa ha provato l'autore quando scriveva parole che si completavano.
Ed
era bellissima, quella canzone.
Ed era straziante
correre nella pioggia, essere inghiottita dalle luci della notte e
sentire il mio corpo urlare il suo disappunto.
Non pensai
più.
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Capitolo 5 *** giorno cinque. ***
lalabum3
- Quando
mi resi conto di dover ricominciare tutto d'accapo.
Non può
andare peggio di così.
Ho già dato
al mondo la mia dose di sbagli e stronzate.
Non posso.
Chiudendo gli occhi
sento la me che avrei dovuto essere:
di notte a guardare il
cielo, con le lacrime agli occhi - ma perchè ero felice,
cazzo; a ringraziare l'intero creato per il solo esistere.
Non adesso. Non
questo.
Le migliori melodie si
assaggiano prima di dormire.
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Capitolo 6 *** giorno sei. ***
lalabum6
-Quando scrissi
parole che non ti dissi mai.
-Sarò
migliore e riuscirò a lavare via quest'apatia. Puff, come se
non fosse mai esistita.
Non
saranno possibili nemmeno una manciata d'anni per cancellare te, che
l'hai provocata, invece.
Semplicemente
vivrò ignorandoti, non dimenticandoti. E ti
ignorerò in silenzio, senza disturbarti nè darti
altro da parte mia.
Mi
basterà sapere che ci sarai ancora come un'eco sempre
più debole a ricordarmi cosa e come ho vissuto.
Perchè i tuoi occhi mi hanno vista crescere.
Anche
se non hai saputo - e non ho saputo a mia volta - cogliere quelle ombre
che mi sforzavo di mostrarti, nascondendole.
Parole
verranno spese, amanti si diranno addio: parole verranno urlate.
Due
cuori si incontreranno, non ci saranno parole.
Io
ti dimenticherò difficilmente, perchè non
è mia intenzione.
Ma
ti lascerò fuori dalla mia vita, parole saranno cantate.
Il
sole sorgerà, domani?
Io
sono stata creare per aspettare. Aspetterò per rincontrarti
o per dimenticarti definitivamente.
Fino
ad allora chiuderò gli occhi e diventerò parte
del paesaggio che mi circonda, abbracciandomi.
Io,
al centro del mondo. Letteralmente.
Non
c'è cosa più dolce.
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Capitolo 7 *** giorno sette. ***
lalabum7
- Quella volta che
ti amai.
Lasciami sola che non
mi capirai mai.
Ma ti amo, ti amo, ti
amo. Io. Ti. Amo.
E' che la notte
è così scura e la luna è malinconica e
non brilla.
Urlando stonerei di
più.
Ma sono
così rassegnata che quasi sussurro: io ti amo.
Sono quella cupa e
pessimista che ti è capitato di incontrare mentre sorridevi
all'incerto, davanti a te.
Quella che ti fece
inciampare nei tuoi stessi piedi perchè non ha mai imparato
a starsene zitta.
Ma ti amo, anche se
piove e il sole se ne starà dietro le nuvole, domani.
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Capitolo 8 *** giorno otto. ***
lalabum
- Quando osai
sfidare i grandi amanti della storia.
Quando mi chiedesti
cos'era per me la felicità, esitai.
Gli occhi, grandi
globi quasi vitrei, sospesi a guardare qualcosa che
non c'era realmente. Poi chinai la testa, sconfitta, e li richiusi.
Una volta scrissi da
qualche parte che ero rimasta a guardare troppo a
lungo il mare: le mie iridi si erano rivestite di un celeste tendente
al verde.
Ho uno sguardo
determinato come l'oceano, mi piace scriverlo.
Non potevo dirlo
cos'era la felicità: non sarebbe più
ritornata.
La mia era stata costellata da libri, due occhi scuri,
profumo di pelle salata, notti d'estate.
Tu mi incontrasti
quando ancora mi capitava di sorridere all'avventura e
assomigliavo a una spensierata, quanto inconsapevole, foglia nel vento.
Mi chiedesti in dono
un abbraccio e quando ti guardai interrogativa, mi
rispondesti solo:
"Perchè tu
non mi conosci. A te posso
chiederlo perchè tu non mi guarderai con compassione.
Perchè tu potrai rifiutarlo."
Io non lo rifiutai:
quella notte che le luci erano più vive e più
incomprensibili che mai, io ti ho amato.
Mi hai permesso di
amarti e mi hai distrutta.
E le tue lacrime
assomigliavano alle mie e ci amammo. Non come i grandi amanti della
storia: meglio.
Perchè ti
amai senza aver bisogno di troppe parole, perchè amai le tue
dita e feci mie le tue lacrime.
Perchè ci
fidammo l'uno dell'altra, in quel preciso momento, così
intensamente che non ci fu bisogno di conoscersi "seriamente".
Perchè
avevano ragione le luci, quella notte.
In quel momento io
avevo bisogno di una direzione, un'abbraccio. Come te.
E non ci
servì nient'altro per amarci perchè le cose
semplici sono quelle più difficili da accettare e noi le
accettammo e ci lasciammo trascinare via.
E ci perdemmo e ti
raccontai in silenzio tutta la storia della mia vita, in una sola
notte, mentre mi accarezzavi i capelli.
Tu trovasti rifugio
nei miei sospiri.
E...io
esitai.
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Capitolo 9 *** questo vale due giorni. oppure tutti i giorni. ***
lalabum9
-
Quando
ribadii un concetto per la milionesima volta.
Il destino di quella
fotografia sbiadita, il cui soggetto si arrampicava a rimanere tra il
bianco e il nero per l'eternità, fu quello di ricordarmi
l'evoluzione che il mio corpo avrebbe ospitato.
Senza fermarsi, senza
indulgiare troppo sarebbe invecchiato, racchiudendo con
avidità, gelosia e determinazione tutti quegli aliti di
fiato che riusciva a trattenere dentro di se.
Io avrei rinchiuso la polvere
che mi vorticava intorno, invisibile. Io c'avrei provato.
Lo scrigno che mi
avrebbe contenuta.
Perchè ho
un'anima che tutte le vite del mondo hanno, almeno per una volta
abitato, convivendo tra alti e bassi.
E ne vado fiera,
perchè un tassello dopo l'altro mi hanno messa al mondo.
- Cosa pensavi quando
ti scattarono questa foto?
- Ero imbronciata, non
vedi?
- Ma perchè?
- Perchè ho
sempre odiato che mi si facessero delle foto. Non mi voglio accorgere
di crescere e le foto lo ricordano troppo.
E poi mi avevi
abbracciata mormorando una serie di moine che odio sentirti dire.
Ma il fatto
è che io stessa immortalo momenti ovunque, con qualsiasi
mezzo a disposizione, è praticamente quello che faccio da
sempre.
Voglio solo provare a
mettere a tacere l'assordante evidenza che mi urla: "Stai crescendo, muoviti a
vivere!"
Non si ferma mica, il
tempo.
Vivere.
Devo vivere.
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Capitolo 10 *** giorno undici. ***
-
Quando
mi misi a fare piani sulla fine del mondo.
L'ultima notte del
mondo sarà quella in cui io sarò all'apice della
felicità.
E sai
perchè? Perchè avrò urlato a
squarciagola la mia canzone preferita, affidando al cielo tutti i
momenti che essa avrà racchiuso fino ad allora.
Dio, che
libertà!
Ma ci vieni con me,
all'ultima notte del mondo? Mi terrai la mano quando le lacrime
solcheranno il mio viso, perchè non posso fare a meno di
pensare alla malinconia delle cose?
E poi ci guarderemo
negli occhi, con quel cipiglio che sembrerà aver capito
tutto della vita e finiremo per baciarci.
- Stai dicendo un
mucchio di cavolate, piccola.
- Ma tu ci verresti,
con me?
- Sì,
sì, ci verrei con te.
- Non mi convinci
così.
- Scherzi? Aspettare
l'ultima notte del mondo per vederti felice, meglio di niente...
Ti lanciai una lunga
occhiata, chissà come apparivo ai tuoi occhi.
Chissà cosa avevi sempre visto di me, qual'era la cosa che
ti aveva spinto ad amarmi.
- E portiamo i
pop-corn?
- Porteremo i pop-corn.
- Sarà la
mia notte felice del mondo.
Chiudo gli occhi.
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Capitolo 11 *** giorno dodici. ***
lalabum11
- Quella
volta che mi misi a fare della filosofia spicciola dentro una stazione
affollata.
Tutte le cose che
iniziano male ti porteranno a pensare che finiranno male, solo
perchè non ne conosci l'esatto destino.
Solo perchè
non ci provi, a togliere quella brutta sensazione che ti assale
più dell'ansia.
Provaci, mi disse.
E oggi ho rivissuto i
treni che mi fanno dormire in un mondo ovattato, sperando di respirare ancora
quell'aria che sapeva solo di me.
"Non smettere mai di sognare: le
cose che desideri, in un modo o nell'altro, si avverano sempre",
ho scritto su un foglio.
L'ho appeso
mostrandolo al mondo, con la speranza che qualcuno gli sorrida
teneramente, leggendolo.
- Ti mancava, tutto
questo?
- Il trovarmi a mio
agio dentro una stazione affollata? E me lo chiedi anche? Non vedi
quanta vita viva hai intorno?
E ti fermasti a
guardare anche tu, con un'espressione sospesa e limpida che difficilmente
compare sul tuo volto.
Lasciammo un messaggio
al mondo, qualcuno ci avrebbe creduto prima o poi.
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Capitolo 12 *** giorno tredici. ***
lalabum13
- Quando rischiai
di fare una proposta di fidanzamento che tanto 'proposta' non era.
Ti ho comprato un anello e te l'ho regalato, anche se non
era il tuo compleanno, perchè mi hai definito completamente
nella tua testa già prima di incontrarmi dentro.
Avevi definito
già, quella che sono ora.
C'era qualcosa dentro
me che ancora non conoscevo: l'hai trovata tu, di qualunque cosa si
trattasse.
Mi hai costruita nella
tua mente,
facendomi diventare il tuo
pensiero riflesso.
E io ho scoperto che
mi piaceva, la tua
visione di me. Mi sono amata.
- Sei
fottutamente speciale, vorrei esserlo quanto te. L'hai fregata ai Radiohead,
ammettilo.
Questo c'era inciso su
quell'anello.
- No, sono loro che
hanno deciso di usare la frase prima di me.
- Sai che è
una delle cose più dolci che qualcuno abbia mai fatto per me?
- Non ti commuovere,
ti prego.
Mi guardasti fiero,
mentre ti inserivi l'anello al dito un po' impacciato.
Non era una promessa,
non era qualcosa che ci avrebbe legato come un laccio: noi non avevamo
bisogno di anelli.
Non era niente, solo
un anello, lo sapevamo.
- Voli sempre in alto
con gli uccelli tu, eh?
Ti sorrisi.
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Capitolo 13 *** giorni quattordici/quindici. ***
lalabu13
- Quando mi sentii
per la prima volta a casa, in un posto che non era mio.
Lo senti il cuore pulsante, selvaggio e ansimante della
città?
Ogni tanto sembra capirti, ogni tanto ti protegge e ti permette di
scaricare tutto su di lei .
E' paziente quando si
lascia vivere e tu ti lasci andare.
Ti permette di
staccarti da quei lancinanti pensieri poco sani che crea
la tua mente inerte, facendoti ballare nel suono di luci
psichedeliche che la circondano.
Non ti permette di
sentirti sola perchè fallirebbe il suo stesso concetto, la
sua entità: fallirebbe e basta.
Tu scappi e lei ti
ritrova.
Respirando acquisirai
tutta le verità del mondo e le nuvole non
ti sembreranno più semplici nubi, saranno - da quel momento
in
poi - i mezzi sui quali viaggiano indisturbati e irragiungibili i sogni.
E ti farà
ridere, la sola idea che ti stia proteggendo da te stessa quando
avrebbe anche quell'ingrato potere di distruggertela, la vita.
Però il suo
debole alito di vento ti chiude sempre gli occhi e tu ti lasci andare.
Nel
bene e nel male.
_
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Capitolo 14 *** giorno sedici. ***
lalabum14
- Quella volta che
mandai all'aria tutti i dubbi e affrontai la vita.
E se avessi aspettato
un attimo, prima di uscire da casa?
E se non fossi andata
all'università, quel giorno?
E se quel giorno non
girava tutto per il verso giusto, nella mia mente?
E se non ti avessi
incontrato?
Chissà
come, decisi che quel giorno sarebbe stato diverso dagli altri. Decisi
che ne avevo abbastanza del mio appartamento umido e freddo e del suo
rifugio sicuro.
Uscii e non seguii gli
schemi e i "se": se piove non ho l'ombrello,
mi bagno sicuro, ma chissenefrega.
Quel giorno era tutto
mio, era il mio giorno, perchè allo specchio promisi a me
stessa che avrei fatto di tutto.
Di tutto...
- Ehi, scusami!
Mi voltai: nel nome
del cielo io stavo sostenendo una conversazione del tutto immaginaria
con mia madre. Le avevo appena detto che mi sarei tinta i capelli di un
bel rosa shocking, volevo vedere la sua immaginaria faccia.
- Tu sei la tipa che
ha tutti gli appunti?
- "La tipa
che ha tutti gli appunti." Certo, che ti serve?
Oh, mio amato sarcasmo.
Mi fissò.
- Ecco, volevo solo
sapere gli argomenti delle ultime cinque lezioni. Anche solo un
accenno, se ti scoccio tanto.
- Non mi stai
scocciando. La cosa che mi scoccia è quando la gente non si
prende la briga di venire alle lezioni, perchè tanto
c'è sempre la tipa che ha tutti gli appunti.
Non farci caso, avrei
voluto dirgli, mi rivolgo più o meno così a
tutti.
Mi guardava senza dire
niente, le sopracciglia inarcate.
- Scusami. Eccoti gli
appunti.
- Io... Beh, grazie.
Mi sono molto d'aiuto, mi sdebiterò, in qualche modo.
- No, tranquillo.
Volevo solo andarmene
e continuare la mia conversazione immaginaria.
- Mi chiamo Marco,
comunque. E il mio debito lo pagherò così: ti va
di venire con me stasera?
Lo guardai ironica,
certo come no, sarei venuta con te, perfetto sconosciuto.
- Venire con te?
Stasera? Non sai neanche come mi chiamo.
- Sinceramente mi
interessa poco il tuo nome. Io voglio sapere la storia che si nasconde
dietro a quegli occhi azzurri, se tu me la racconterai. Non voglio
sapere come ti chiami, anzi dimentica anche il mio nome. Stasera
inaugureranno la libreria in centro, dimmi a che ora posso passare a
prenderti.
Determinato e diretto.
Gli sorrisi.
_
Passate delle buone
Feste, tutti quanti. :)
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Capitolo 15 *** giorno diciassette/diciotto. ***
lalabum15
- Quando ci
baciammo sotto un vischio immaginario.
Sai quando
è Natale e tutti si danno da fare per starsene senza
pensieri che valgono la pena di essere disturbati?
Quando senti
quell'aria senza nome che ti circonda, come dei fantasmi che ti
esortano a vivere.
Io penso, invece.
Perchè non c'è occasione più adatta,
quando le menti degli altri sono invulnerabili e protette da pensieri
futili, e tu puoi startene lì a provare un po' di malinconia
dal sapore dolciastro.
So che tante cose si
stanno muovendo per andare avanti, so che la mia mente non
può fermarsi a un preciso momento e ancorarsi per sempre ad
esso.
Per quello sono
triste. Quando me ne rendo conto sono triste, perchè ogni
Natale è bello a modo suo e allo stesso tempo è
sempre incompleto di qualcosa che non tornerà più.
Hai deciso di
ignorarmi - tutti mi ignorano, prima o poi - e quelle risate non
torneranno più. Quei progetti di noi saranno solo ricordi
che mi sforzerò di non ricordare perchè mi
farebbero sentire una fallita. Più di quanto non lo sia
già.
- Perchè te
ne stai in silenzio?
- Sono felice a modo
mio, non ti preoccupare, va tutto bene.
- Chissà
perchè non ci sono più le mezze parole.
Ti guardai, avevi gli
zigomi di un rosso appena accennato e gli occhi felici: presto dritto
al reparto "Crollo da sonno et troppe bottiglie di birra bevute."
Ti assecondai
perchè mi guardavi con una tenerezza negli occhi che
sembrava conoscere tutto, eppure mi aspettava senza pretendere troppo.
- E i pini innevati?
- E gli amanti al
chiaro di luna?
- Perchè
non ci sono più poeti capaci di renderli immortali, tesoro.
- Sei bellissima.
- E tu ubriaco.
Il muro sosteneva le
nostre teste esauste, quattro occhi pieni di ricordi color della notte
si incontravano sopra due sorrisi stanchi ma familiari.
E
gli amanti al chiaro di luna?
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Capitolo 16 *** giorno diciannove. ***
lalabum18
- Quella
volta che guardando le stelle, rimanemmo senza fiato.
Si dice che le stelle
siano fanciulli, in realtà, fuggiti dalla terra per non
dover crescere e perdere la loro innocenza.
Si dice che sono i
loro occhi, quelli che vediamo brillare; Bramano le braccia delle madri
che ancora li stanno cercando, disperatamente.
Io voglio solo godermi
questo vasto, rumoroso, insaziabile silenzio.
E sai anche tu che non
c'è nulla di meglio che perdersi nei boschi, quando
è notte; sdraiarsi su una vecchia coperta di lana e
diventare una singola cosa col cielo.
- Riesci a sopportarlo
tutto questo silenzio?
Mi hai sussurrato, con
gli occhi incollati al cielo.
- Non riesco a
contenerlo. Anche se ne sono parte, adesso.
- Siamo?
- Siamo parte di tutto
questo. Non smettere di sussurrare, potrebbe cascarci tutto addosso.
Sei scoppiato a ridere
e io con te: eravamo così insignificanti eppure infiniti a
modo nostro. Ti ho sussurrato all'orecchio che c'era una
sacralità in quello che stavamo vivendo, ti ho sussurrato di
non lasciarmi andare con loro.
Tu mi hai guardato e
il tuo sguardo era stranamente fermo. Le lampade intorno a noi erano
come sempre anonime e ci rendevano limpidi.
- Non ti lascio andare.
E io ti ho creduto.
_
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Capitolo 17 *** giorno venti. ***
lalabum
- Quando mi feci
un tatuaggio e rischiai di vomitare l'anima.
Ho sempre guardato le
mani di una persona, dalle mani catturo un briciolo della sua vita.
Lunghe, grandi, fine, affusolate.
Per questo
probabilmente non sono mai riuscita a premere delle dita sulle vene
sporgenti, senza sentirmi male da sola.
E' una cosa
così bruta, premersi le dita sulle vene.
Tu lo facevi per farmi
un dispetto e io mi coprivo gli occhi inorridita.
Ti accarezzavo le mani
e le tenevo forte nelle mie. Hanno una tale nobiltà, le tue.
- Mi sono fatta un
tatuaggio.
Dall'altra parte del
mondo, tu rimanesti in silenzio. Forse avevi uno sguardo rassegnato,
forse divertito, forse tutti e due.
- Fare salti mortali
con una certa nonchalance è da te, si era capito.
- E' che mi manchi.
Forse i tuoi occhi si
erano addolciti.
- Non farmi saltare
sul primo aereo che trovo, amore. - Mi avevi supplicato, per me e per
te. - Il tatuaggio?
- Too late,
I already found what I was looking for, sul polso sinistro. E mi
sono sentita davvero male, ti giuro, l'ago sulle vene è
stata la mia morte ma dovevo farlo. Dovevo, amore.
Ero assonnata, cercavo
di spiegarti. Tu ti sei commosso.
Non parlammo per un
po', il telefono piangeva e noi pensavamo all'inutilità di
esistere lontani.
Fissavo la frase
immortalata al polso cercando di non ripensare al dolore, fisico e
morale, che l'aveva fatta diventare mia.
Avrebbe cancellato
tutti i dubbi e indicato quale bivio seguire, mi hai fatto notare prima
che mi addormentassi di nuovo.
_
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Capitolo 18 *** giorno ventuno. ***
lalabum
- Quella volta che
ringraziai segretamente un certo Kurt Cobain.
Ascoltavo una canzone
d'addio e il tempo si è fermato.
La canzone proseguiva
ancora, le immagini scorrevano senza fermarsi, davanti ai miei occhi
dall'aria sospesa.
Alla fine tirai su col
naso e ascoltai un'altra canzone.
E parole di sublimi
anime in pena mi supplicarono di dar loro ascolto:
loro ci provarono a vivere, anche se l'immensità delle cose
li
aveva schiacciati.
Vinse sul loro corpo,
non sul loro spirito.
Mi dicevano di cantare
con loro, imitando quella commozione che avevano
nel cuore, perchè non gli era rimasto nient'altro.
Lo feci e riuscii a
dirti quello che, in realtà, tentavo di
dirti dal primo momento che ti ho ritenuto più importante di
qualsiasi altra cosa.
- Tu sei la mia casa.
Dissi prendendoti le
mani tra le mie. Mi hai guardato con un cipiglio preso alla sprovvista.
- Cosa?
- Tu sei la mia casa,
ecco cosa. Io...non credo di avertelo detto mai. Te l'ho detto mai?
Hai sbattuto gli occhi
una o due volte. Sconcertato proprio.
- Ehm, non saprei. Non
lo ricordo, amore...
- No. Non te l'ho
detto mai. Voglio lasciare intatto il mio
spirito, anche se il mio corpo verrà schiacciato. Voglio
lasciarlo dimorare in te, perchè sei l'unico
scrigno
capace di contenermi.
Rare volte sono stata
così convinta di quello che dicevo. Rare volte mi hai
guardata in quel
modo.
- Non dovresti nemmeno
dirmele, queste cose.
Hai mormorato
avvicinando la tua testa alla mia.
- Perchè?
E' quello che provo, è colpa tua se sei l'unico capace di
farmi esistere.
Avevo allontanato la
mia testa dalla tua.
- Perchè io
queste cose le so già. - Mi hai riavvicinata a te.
- Perchè
anche tu sei la mia sola casa...
Quella notte dormimmo
con la serenità dipinta sul volto, dopo aver pianto a lungo.
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Capitolo 19 *** giorno ventidue. ***
lalabum
-
Ricapitolando:
Tu che mi sposti i
capelli dagli occhi. Il nostro viaggiare paralleli, che nonostante
tutto ci siamo intrecciati sempre.
Perchè non
servono troppe parole, mi hai detto una volta.
Vieni qui,
abbracciami, ti ho supplicato.
Quando rimanemmo senza
benzina e invece di disperarci mi hai fatta ridere fino allo
sfinimento.
Perchè di
notte sei sempre stato così luminoso.
Perchè di
notte vedi tutto chiaramente nel modo che non ti aspetteresti mai, sai?
A quando è
bastata una sola canzone per far nascere un pensiero che ha cambiato le
mie giornate.
Le foglie
sull'asfalto, calpestate e ignorate.
Quelle siamo noi, ti
ho detto una volta che ero più fragile del
solito. Tu mi hai dato il tuo cappotto e mi hai coperta dall'aria
gelida della notte.
Quando sperammo di
riportare in vita generazioni di angeli che ci hanno sempre sorretto.
Sentimmo il rumore
tiepido delle loro anime e quell'amore che fu rifiutato loro di vivere
e diventammo tristi.
Ma poi un'altra notte
era arrivata, lo sai bene.
Ci baceremo fin quando
l'amore non sarà esausto a farci muovere ancora. Fino ad
allora non ci sarà un attimo sprecato e vuoto.
Perchè di
attimi sprecati e vuoti ne ho vissuti tanti e non ne sento la
mancanza, perchè ci sei tu a riempirli.
- Mi hai fatta
diventare una macchina sforna-moine, renditene conto.
- Shh, dormi.
Hai mormorato, ancora
più piano tu, mentre mi coprivi.
Ho avvicinato la mia
testa al tuo petto, stringendomi a te.
Qualcuno potrebbe
chiedermi cos'è la felicità, in questo preciso
momento? Grazie.
Just this: finalmente
è finita. Ce l'ho fatta, ye!
Mi scuso per il fatto
che l'abbia pubblicata oggi invece di ieri, ma non ci sono riuscita per
ovvi motivi di impegno.
Ho iniziato a
scriverla ieri e l'ho conclusa oggi, credo vada bene lo stesso
nè?
Ad ogni modo: un
grazie dal più profondo di me stessa, a chi ha seguito
questo progetto. A chi ha commentato/messo tra le preferite/seguite.
L'unica cosa che
voglio augurare quest'anno a tutti è di Vivere. Vivete,
è quello che ha fatto la protagonista di questo progetto.
Vivete, perchè è la parte più
difficile di tutto. Perchè ne uscirete sconfitti, a volte,
ma alla fine sarete sempre orgogliosi di voi stessi.
Scegliete di fare la
cosa più giusta, non quella più facile.
Fantastico 2012 a tutti!
- Nishe.
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