Love and Darkness

di James potter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dreams ***
Capitolo 2: *** Ignoto ***
Capitolo 3: *** Il ritorno ***
Capitolo 4: *** Incertezze ***
Capitolo 5: *** Il prescelto ***
Capitolo 6: *** Rivelazioni ***
Capitolo 7: *** Normalità ***
Capitolo 8: *** Sfoghi e chiarimenti ***
Capitolo 9: *** Pensieri e dubbi ***
Capitolo 10: *** Un attacco mirato ***
Capitolo 11: *** la prima mossa ***
Capitolo 12: *** Rivelazioni e decisioni ***



Capitolo 1
*** Dreams ***


Jane era in cucina, a preparare la colazione per il marito e per la sua splendida bambina.
Ad un tratto sentì dei passi di corsa scendere dalle scale e sorrise, sapendo già chi era e cosa la aspettava.
Non sbagliava. Dopo pochi istanti, una bambina con un paio di denti sporgenti, dei bei capelli ricci castani e due occhi color nocciola, fece irruzione nella stanza.

“Mamma, mamma!” esclamò la piccola, saltando in braccio alla madre, che rischiò di rovesciare tutto per terra.
“Hermione! Quante volte ti ho detto che non devi entrare così in cucina quando sto lavorando?” la rimproverò la madre.
“Hai ragione mamma, mi dispiace” si scusò Hermione, col visino chino verso il pavimento.

La madre guardò per un istante la figlia e si mise a ridere, perchè la trovava buffa mentre aveva quell'espressione pentita . La prese in braccio e le disse:
“Non fa niente, tesoro, ma la prossima volta fai attenzione, ok?”
“Si mamma” rispose Hermione, di nuovo allegra.
“Mamma, ti ricordi la promessa che mi hai fatto, vero?” riprese la piccola.
“Quale promessa?” chiese Jane, facendo finta di non ricordare.
“Mamma!!!!” esclamò la piccola, offesa.

Jane rise di nuovo.
“Certo che mi ricordo, piccola, ma dobbiamo aspettare che arrivi tuo padre, ha promesso che veniva anche lui, ricordi?”
“Si...” rispose Hermione, un po' delusa. Voleva andarci subito, per una settimana non aveva fatto altro che aspettare quel momento.
Si sedette a tavola con la madre, aspettando con ansia di sentire i passi del padre scendere le scale. Dopo quelle che gli parvero ore, sentì che il suo papà stava arrivando. Non era mai stata così felice di vederlo: finalmente potevano andare dove voleva.

Ricordandosi il rimprovero della madre, restò al suo posto mentre Mark entrava in cucina, ma gli sorrise come non aveva mai fatto prima, e lo accolse con un caloroso: “Ciao papà!!”
Lui sorrise alla figlia. Sapeva qual'era il motivo della sua felicità nel vederlo lì.

“Ciao piccola” rispose, prendendo la bambina in braccio e dandole un bacio in fronte, come faceva sempre.
“Sei pronta per il tuo appuntamento?” proseguì poi, scherzando.
“Sii, quando si parte? Andiamo subito?” chiese Hermione, con un'espressione metà speranzosa e metà supplichevole, che fece ridere entrambi i genitori.
“Si Hermione, partiamo subito, ma prima lascia finire a papà la colazione” le rispose la madre, ancora sorridente.
“Evvaiii!” esclamò la bimba, entusiasta.

Un'ora dopo, la famiglia Granger suonò alla porta di una casa che distava pochi isolati dalla loro. Ad aprire la porta, fu un ragazzino di un anno più grande di Hermione che, appena lo vide, gli si gettò tra le braccia...

Hermione si riprese di colpo. Il ricordo che aveva appena rivisto aveva reso ancora più dolorosa l'assenza della persona che riteneva la più importante della sua vita.
Aveva bisogno di lui in quel momento, così come quando erano piccoli, ma sapeva che lui non poteva essere lì... Era scomparso chissà dove, e l'unica cosa che si chiedeva in quel momento era se fosse ancora vivo....

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Capitolo 2
*** Ignoto ***


Harry si chiese dove fosse.
Ovunque guardava non riusciva a scorgere nulla, per via delle tenebre del luogo in cui si trovava.
Era come se fosse stato bendato, come se ad un tratto avesse perso la vista.
Il suo pensiero, in quel momento, era rivolto ad una sola persona: colei che da una vita era al suo fianco ma che ora, nel momento in cui aveva più bisogno di lei, era scomparsa.
Si disperò, rendendosi conto che la sua vita senza di lei non aveva senso, preoccupandosi per la sua sorte.

La sua mente vagò come in sogno, a tanti anni prima, quando lei non era ancora diventata la donna della sua vita.

Era in febbrile attesa, James e Lily se ne accorsero. Il loro bimbo era stava aspettando con ansia la sua migliore amica. Si erano messi d'accordo per vedersi quel giorno, e passare una bella giornata insieme.
Harry sentì il rumore di una macchina che parcheggiava lì vicino. Sapeva chi erano, avrebbe riconosciuto ovunque quella chioma riccia.
Scese di corsa le scale urlando: “Sono arrivati! Vado ad aprire la porta!”.
Appena la aprì, una bambina gli corse incontro, abbracciandolo.
I genitori di entrambi i bambini si guardarono, sorridendo. Era davvero bello vedere i loro bimbi così uniti e felici.

Pian piano quel felice ricordo sbiadì nella mente del giovane mago, che si perse nella disperazione. Quel ricordo era un appiglio in quell'universo così nero, e ora che lo stava perdendo, si sentì come svuotato.
Qualcosa però lo distrasse da quella solitudine: una luce lontana, che sembrava guidarlo, attirò la sua attenzione. Iniziò a seguirla, come stregato, convinto che quella fosse l'unica via d'uscita.

Si accorse, mentre seguiva quella fonte di calore, che le tenebre iniziavano a disperdersi.
Al contrario, quello che all'inizio era sembrato solo un piccolo lume, come un bagliore di speranza, era diventato enorme, fino ad accecare il giovane mago.

Stava cercando di abituarsi a quella luce, dopo essere stato nelle tenebre più profonde, quando una voce a lui famigliare lo sorprese. Non era possibile che fosse proprio lei...

 

 

Lo so, sono cattivo, ma mi piace dare un po' di suspence alla mia storia, per invogliarvi a leggerla... Prometto che da ora in poi i capitoli saranno un po' più lunghi...

Mi raccomando recensite in molti!!

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Capitolo 3
*** Il ritorno ***


Harry si guardò intorno, cercando la fonte di quella voce che era tanto sicuro di conoscere, ma che poteva rivelarsi frutto della sua immaginazione, vista la condizione così surreale in cui si trovava.
Ad un tratto, gli parve di vedere una figura femminile ergersi davanti a lui. Attese che si facesse avanti, sperando che fosse colei che aveva sperato di vedere fin da quando era arrivato lì, ma ben cosciente che poteva rimanere deluso.

Quando però la misteriosa persona apparve completamente davanti agli occhi del ragazzo, quest'ultimo rimase interdetto.
Era si qualcuno che era ben contento di vedere, specialmente in un momento come quello, ma la sua apparizione fece riflettere il ragazzo. Com'era possibile che lei fosse lì? Era dunque morto anche lui?
Stava ancora meditando sulla sua condizione, quando altre forme si fecero avanti attraverso quella cortina di luce che stava ammaliando il ragazzo.

Fu in quel momento che immaginò dove si trovava, e indovinò anche chi erano le persone che si stavano avvicinando a lui.
Erano tutti lì, tutti quelli che erano morti per lui, stavano arrivando ad accoglierlo nel momento in cui lui si era sacrificato per coloro che amava. Erano tutti morti, compreso lui, per lo stesso motivo, e questo li legava ancora più profondamente di quanto fossero stati da vivi.
Nel momento stesso in cui capì tutto questo, una delle persone che si stavano avvicinando ad Harry, prese la parola.

“Ti stavamo aspettando Harry, sei stato molto coraggioso, hai affrontato la morte come nessuno di noi avrebbe saputo fare, siamo fieri di te...” disse Lily.
“Mamma... Dove sono? Cioè, mi sono fatto un'idea, ma sono un po' confuso... Sono morto vero? E voi siete venuti a prendermi?”
“Non è così Harry”. Ma non fu sua madre a parlare stavolta, fu Silente.
“Come non è così? Che cosa significa, Professore?”
“Secondo me lo sai Harry, pensaci” intervenne un'altra voce, quella di suo padre.

Il ragazzo riflettè su ciò che era avvenuto prima di ritrovarsi in quel luogo. Ricordava di aver lasciato tutti quelli che amava, ricordava di aver lasciato Hermione in lacrime mentre le diceva che non c'era altro modo, che doveva sacrificarsi per il bene di tutti; per sconfiggere una volta per tutte il tiranno che stava distruggendo tutto.
Ripensò al gesto che aveva fatto, consegnandosi spontaneamente a Lord Voldemort per essere ucciso.
E d'un tratto tutto fu chiaro. Fu come se la magia del posto in cui si trovava gli avesse aperto la mente.

Capì il motivo per cui non era morto quando aveva solo un anno; comprese la ragione per cui parlava serpentese, per la quale leggeva e capiva così bene la mente dell'Oscuro Singore e perchè aveva avvertito la presenza degli Horcrux prima di distruggerli.
Seguendo il filo del suo ragionamento, realizzò anche un'altra cosa: non era morto.
Solo un dubbio gli rimaneva.

“Io non sono morto, perchè col mio sacrificio ho protetto la mia anima, distruggendo l'horcrux che era in me, questo mi è ora chiaro... Non capisco però il motivo per cui voi siete tutti qui... Voi dovreste essere morti...”
“Hai ragione Harry, noi siamo morti, ma siamo legati a te da un legame speciale”, rispose Silente.
“Noi siamo morti per proteggere te, per permetterti di portare a termine il tuo compito. Senza i nostri sacrifici non saresti mai riuscito a fare quello che dovevi. Ora però tu ti sei sacrificato per tutti, anche per noi, e questa è una cosa che non si era mai vista nel mondo della magia. Per fartela breve, se tu non avessi avuto una parte di Horcrux dentro di te, ora saresti morto, e noi saremmo qui ad accoglierti e farti andare avanti”, proseguì l'anziano preside. “Tuttavia...”

Ma Harry aveva capito da solo cosa stava per dirgli.
“Tuttavia, io non sono morto, e questo mio sacrificio mi permette di riportare in vita coloro che sono morti per me, è così?” chiese il ragazzo, incredulo.
“Si Harry è così” confermò un'altra voce che Harry conosceva bene, quella del suo padrino.
“Non capisco... com'è possibile?” chiese di nuovo il giovane mago che, nonostante avesse capito cosa stava succedendo, faceva fatica a capacitarsene.

“Lo so, è difficile da capire, una cosa del genere non era mai successa... Quando tua madre e tuo padre sono morti per proteggerti, ti hanno dato una protezione potente, che era data dal loro amore nei tuoi confronti. Morendo per te, anche se non direttamente, ti abbiamo fornito la stessa protezione, e dunque abbiamo avuto un legame che va al di sopra di quello mai visto tra maghi. Col tuo sacrificio di stanotte, tu hai rafforzato quel legame, permettendoci così di tornare indietro”, cercò di spiegare Silente.

“Quindi... io sono venuto a prendervi? È per questo che sono qui?” domandò il giovane mago, dopo un'attimo di silenzio.
“Esatto Harry” esclamò James.
“Però c'è una cosa che non capisco... Voldemort non è morto... non dovrebbe essere così per rimandarvi indietro?”
“No Harry, perchè noi siamo legati a te e al tuo destino, non a quello di Voldemort” rispose Lily.

Harry ancora non poteva crederci, tutto questo era al di là della sua comprensione, ma sentiva che in quel momento non gli importava: l'unica cosa importante era che stava per tornare indietro, dai suoi amici, portandosi dietro tutte le persone che aveva creduto perdute per sempre e, cosa più importante, avrebbe rivisto la sua Hermione...

 

 

 

Allora, ammetto che questa parte l'ho presa come spunto dall'altra storia che avevo scritto. Mi era piaciuta molto, e so che avevo soddisfatto anche voi, così ho deciso di rimetterla, anche se modificata. Infatti questa volta non riporterò in vita solo i genitori di Harry, ma anche tutti coloro che lo hanno protetto. Ho sempre pensato che la Rowling sia stata un po' troppo crudele nei confronti di Harry in questo senso, perchè gli portava via tutte le persone a cui teneva di più, facendolo sentire in colpa... Io cerco in questo modo di alleviare il senso di colpa del ragazzo-che-è-sporavvisuto, ridandogli tutte le persone più care... Spero che non vi sembrerò troppo banale :-)

Critiche e consigli sono bene accetti, mi raccomando
Ps: ringrazio coloro che stanno leggendo la mia ff, in particolare Josephine Black, Erik904 e Black_Yumi per le recensioni...

Spero di avere il tempo prossimamente per scrivere e postare altri capitoli

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Capitolo 4
*** Incertezze ***


Innanzitutto approfitto del fatto che sto postando questo capitolo per augurare a tutti un Felice Natale (sono un po' in ritardo, scusatemi) e un Anno Nuovo ricco di soddisfazioni.
Scusate per il ritardo nel postare questo capitolo, ma sto lavorando troppo in questi giorni, e non riuscivo a scrivere niente che mi soddisfacesse.
Questo capitolo chiarirà un po' la situazione in cui si trovano Harry ed Hermione. Non siate troppo crudeli, l'ho scritto alle 3 di notte, quando mi è venuta l'ispirazione giusta... Mi raccomando recensite :-)

 


La guerra era finita, i mangiamorte si erano ritirati, e di Voldemort non vi era traccia.
Ma Hermione e Ron sapevano che non era finita. Solo loro due e Harry sapevano che Voldemort non poteva essere morto del tutto, perchè ancora non erano stati distrutti tutti gli Horcrux.
Avevano vinto, ma a caro prezzo: metà del castello era stato distrutto, e ci sarebbe voluto parecchio tempo per rimetterlo a nuovo; c'erano molti feriti, alcuni gravi, che erano stati spostati in Sala Grande per ricevere le cure necessarie.

Inoltre, avevano subito molte perdite: Piton, Lupin, Thonks, Fred e altre 50 persone erano morte nel tentativo di difendere la scuola dall'attacco di Voldemort.
Ron e Hermione, guardandosi intorno, si sentivano persi, svuotati.
Vedere Hogwarts ridotta in quel modo dava loro una grande tristezza, mista a grande rabbia verso colui che aveva provocato tutto questo. Voldemort aveva, ancora una volta, rovinato la vita di diverse famiglie, e ora avevano rovinato anche la loro vita, portandogli via il loro migliore amico.

Harry Potter era infatti sparito, non c'era alcuna traccia di lui nè al castello nè nella foresta, dove lo andarono a cercare.
Nessuno capiva cosa fosse successo.
Hermione e Ron erano gli unici a sapere che il ragazzo era andato incontro alla morte, con l'intenzione di sacrificarsi per il bene di tutti loro.
Hermione poi, aveva anche capito che Harry stesso era un Horcrux e che dunque non c'era altro modo: per annientare definitivamente Voldemort avrebbe dovuto morire pure lui.
Ron non sapeva nulla di tutto ciò, come non sapeva nulla dei sentimenti che la ragazza provava per Harry. In effetti, dal momento che Harry ed Hermione avevano sempre tenuto nascosto il vero sentimento che provavano l'uno per l'altra, Ron non si era mai accorto di nulla anzi, era convinto che, alla fine della guerra, Hermione si sarebbe messa con lui.

Nel castello c'era un'atmosfera di tristezza, nonostante la vittoria. La gente era troppo intenta a curare i feriti e rimpiangere i morti, che a pensare che i mangiamorte e il loro capo erano stati sconfitti.
Quell'atmosfera così surreale, però, era destinata a durare ben poco.

 

 

Harry si ritrovò, attorniato dalle persone che lo avevano accolto poco fa, nello stesso punto in cui credeva che sarebbe finito tutto. Ripercorse velocemente quegli attimi, felice che l'ora della sua morte non era ancora arrivata, ma consapevole che presto avrebbe avuto un'ulteriore scontro con il suo nemico di sempre.

Aveva appena detto addio ai suoi amici più cari, Ron ed Hermione, e si stava avviando da solo nella foresta, luogo che gli era stato fissato da Voldemort per la sua fine.
Vagò per un po' cercando il suo rivale, quando improvvisamente si accorse di non poter proseguire. Non appena si rese conto di questo, una figura incappucciata gli apparve davanti.
Sei arrivato Potter, finalmente, l'Oscuro Signore ti aspetta”
Appena pronunciate quelle parole, il mago oscuro prese Harry per un braccio e, senza dargli il tempo di dire nulla, si smaterializzò insieme a lui.

Harry non sapeva dove il mangiamorte l'avesse portato, e nemmeno perchè, ma ora era certo che sarebbe morto.
Appena alzò la testa, infatti, si ritrovò a guardare due occhi freddi e rossi che lui conosceva molto bene.
Lo guardavano con una gioia perversa, maligna, e lui seppe che non avrebbe avuto alcuna speranza.
Ma è così che deve andare, per il bene di tutti” si disse, guardando poi l'Oscuro Signore senza tradire tutta la paura che aveva addosso.

Sai, ti aspettavo Harry Potter, ero sicuro che saresti venuto alla fine”, gli disse Voldemort con voce dolce, come se stesse parlando al suo migliore amico. Ma Harry sapeva bene che non c'era nulla di amichevole in quella voce: si sarebbe divertito, torturando e facendo sentire Harry in colpa fino alla fine. Si disse però che non l'avrebbe permesso, non gli avrebbe concesso di umiliarlo in quel modo.

Perchè non la fai finita e mi uccidi, è quello che vuoi no?” gli ringhiò addosso il giovane mago.
Oh lo farò Harry, ti ucciderò... è per questo che ti ho fatto smaterializzare qui... finirà come tutto è iniziato... solo io e te, e quando ti avrò eliminato per sempre mi occuperò di tutti i tuoi cari... non sarà difficile, una volta che li avrò indeboliti con la tua perdita... sarà un gioco da ragazzi...” continuò Voldemort, con la sua voce suadente e falsamente dolce.

Harry si spazientì. Era già difficile andare a morire per tutti quelli a cui lui voleva bene, doveva già concentrarsi per non scappare da lì, e non aveva intenzione di starlo ad ascoltare un secondo di più, mentre lui gli annunciava la sua morte e quella delle persone più vicine a lui.
Voldemort lo stava osservando, sapeva che provocandolo avrebbe reagito, e vide infatti la rabbia del ragazzo crescere.
Respinse con facilità lo stupeficium che il ragazzo gli scagliò addosso, e rise sprezzante.
Credi davvero di potermi ferire, Potter? Non ne hai le capacità, sei un debole”. Detto questo gli lanciò una maledizione cruciatus per fargli capire come si poteva far male alla gente.

Harry sentiva il corpo in fiamme, gli sembrò che un migliaio di coltelli incandescenti gli perforassero la pelle. Poi tutto cessò, e lui si trovò esanime sul terriccio umido.
Voldemort guardò il corpo del Ragazzo-che-è-soppravvissuto, a terra, e disse:
Facciamola finita, non hai più nulla da dimostrare, io sono più forte di te, e solo io vivrò per sempre. Addio Harry Potter”.
Dopo avergli detto queste parole, pose fine alla sua vita con un Avada Kedavra.Non sapeva che così facendo, non solo non aveva ucciso il Prescelto, ma aveva appena distrutto un'altra delle sue tante ancore per l'immortalità.

 

Mentre Harry rivedeva tutto questo, si rese conto di una cosa: Voldemort era sparito. Si chiese se anche lui aveva subito qualcosa di simile, oppure se n'era soltanto andato lasciando lì il suo corpo. Ma qualcosa non quadrava: come mai Voldemort, vittorioso, avrebbe dovuto lasciar lì il suo corpo? Non riusciva a capire perchè Voldemort aveva perso l'occasione di far vedere a tutti che Harry era morto.
C'era una sola soluzione possibile: il corpo di Voldemort era stato recuperato da qualcuno che lo aveva ritenuto morto, e che non si era preoccupato di quello di Harry.

Guardò verso gli altri, che sembravano farsi la stessa domanda: dov'era Voldemort?

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Capitolo 5
*** Il prescelto ***



Eccomi con un altro capitolo, spero vi piacerà... l'ho scritto abbastanza di fretta, ma sono comunque soddisfatto.
Critiche e consigli sono bene accetti, mi raccomando :-)


Era via da troppo tempo e i mangiamorte si stavano chiedendo cosa fosse successo.
Nessuno immaginava che lo scontro tra il Prescelto e l'Oscuro Signore durasse così a lungo.
Solo uno di loro era rimasto immobile, come se stesse riflettendo: Bellatrix Lestrange, luogotenente di Voldemort.

Ad un certo punto si mosse, e tutti guardarono verso di lei.
Lei tutta via si rivolse ad una sola persona, la stessa che aveva condotto Harry dal mago oscuro, tornando poi indietro.
“Vai a vedere cosa è successo” ordinò la strega.
“Mi ucciderà se saprà che ho disobbedito ai Suoi ordini”, protestò il mangiamorte.
“Draco, ti ho detto di andare!!” urlò Bellatrix.

Draco Malfoy obbedì. Si materializzò nel luogo in cui era avvenuto lo scontro tra i due maghi più famosi del momento, notando subito che qualcosa non andava.
I corpi dei due nemici, infatti, erano a terra, apparentemente privi di vita.
Malfoy andò a guardare il corpo di Harry, cosa che gli fece un effetto strano.
In sei anni di scuola l'aveva sempre maltrattato, era la sua nemesi, perchè era convinto che fosse uno che cercava attenzioni ovunque, di proposito, giusto per attirare l'attenzione su di lui.
Era certo che il fatto di aver sconfitto Voldemort all'età di un anno lo rendeva presuntuoso. In realtà non lo conosceva bene, perchè non lo aveva mai frequentato, limitandosi ad offenderlo quando lo incontrava per i corridoi.

Solo ora si rendeva conto del suo errore. Lui era andato a sacrificarsi per tutti loro, perchè tutti potessero avere una vita migliore. Draco Malfoy questo non l'avrebbe mai fatto. Un sentimento che non avrebbe mai pensato di avere per Harry si fece strada nella mente di Draco: l'ammirazione. Ammirava il suo nemico per il suo coraggio e la sua determinazione.

Passò poi a guardare il corpo del mostro che stava facendo vivere a lui e alla sua famiglia una vita crudele, senza speranza. Capiva ancora di più quanto si era sbagliato, quanto i valori in cui la sua famiglia per anni aveva creduto fossero infondati. Lui non aveva mai avuto amici, solo burattini che comandava come voleva, e che stavano con lui solo per paura e rispetto. Tutto questo per colpa di Voldemort, che aveva instillato nelle menti di tutti i purosangue valori sbagliati. Potter invece aveva degli amici, amici veri, che sarebbero morti per lui, come lui era morto per loro.

Mentre pensava a tutto questo, si ricordò del suo compito: doveva riportare il corpo di Voldemort ai mangiamorte. Non poteva portare il corpo di Harry, primo perchè si sarebbe t radito, e i mangiamorte l'avrebbero ucciso, secondo perchè erano troppo pesanti da portare tutti e due. Decise così di portare il corpo di Voldemort, dicendo poi che non aveva trovato quello di Harry, che nascose sotto il mantello dell'invisibilità situato di fianco al Prescelto.

Prese così il corpo di Voldemort e si smaterializzò dagli altri mangiamorte che, visto il corpo del loro Signore, apparentemente senza vita, si disperarono.

 

Harry, ancora incredulo, decise che sarebbe tornato a scuola, insieme a tutti gli altri. Si smaterializzarono così proprio al limite della foresta, osservando tristi la scena di distruzione che avevano davanti agli occhi. Tuttavia si fecero coraggio e avanzarono verso l'ingresso principale dell'antica scuola.
Nel castello, intanto, tutti i feriti erano stati curati, mentre i morti erano stati portati nell'altra saletta, quella dove i ragazzi del primo anno aspettavano prima dello smistamento.
L'atmosfera era tretra: c'era chi si consolava a vicenda, chi se ne stava rintanato per conto suo, chi ancora faticava a realizzare quello che era successo.

Ad un certo punto si sentì un gran frastuono provenire dalla sala d'ingresso. Tutti si precipitarono lì, le bacchette tese, spaventati ma pronti a dare battaglia.
Ciò che videro, però li riempì di gioia e stupore allo stesso momento: Silente, Piton, Lupin Thonks, Sirius, James e Lily, avanzavano con calma nella sala grande ammutolita, incuranti degli sguardi increduli che li fissavano. Dietro a tutti loro, c'era Harry Potter, sopravvissuto nuovamente all'anatema che uccide

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Capitolo 6
*** Rivelazioni ***


Tutti i presenti rimasero di stucco. 
Erano tutti convinti che le persone che avevano ora davanti agli occhi fossero morte; non capivano come ora potessero essere lì.
Una persona su tutte era felicissima degli avvenimenti avvenuti in quegli ultimi istanti: Hermione Granger.

Già, perchè vedere che Harry Potter era vivo e vegeto davanti ai suoi occhi, quando ormai tutti, lei compresa, pensavano fosse morto, era fonte di gioia indescrivibile. Si trattenne a stento dal corrergli incontro e baciarlo davanti alla sala grande: primo perchè non sapeva se Harry provava le stesse cose che provava lei per lui, secondo perchè sapeva che avrebbe ferito i sentimenti di Ron. Non riuscì tuttavia ad impedire che alcune lacrime di gioia scendessero sul suo viso felice.

Ron, dal canto suo, era felicissimo di rivedere il suo migliore amico sano e salvo davanti a lui, ma si accorse, osservando Hermione, che un sentimento di gelosia nei confronti di Harry si era impossessato di lui. Aveva sempre immaginato che tra i due ci fosse un rapporto che andava oltre la semplice amicizia, ma aveva sempre sperato che Hermione alla fine scegliesse lui. Guardando il suo migliore amico, però, capì che non poteva competere con lui.

Hermione si accorse che Ron la stava osservando, e si voltò verso di lui, con un sorriso colpevole. Si era accorta che Ron aveva capito tutto, lo capiva dallo sguardo triste del suo amico.
“ Tu lo ami Hermione, non è vero?” chiese semplicemente il rosso.

Lei lo guardò ancora per un istante poi, d'istinto, lo abbracciò.
“ Mi dispiace Ron, so che ti ferisco in questo modo, ma ho scoperto che lui è troppo importante per me, che non riesco ad andare avanti senza di lui... Quando credevo che fosse morto mi sono sentita morire insieme a lui, mentre ora che lo vedo davanti a me è come se qualcosa dentro di me fosse rinato... mi capisci? ” cercò di spiegare Hermione, tra le lacrime. Le dispiaceva far soffrire Ron, ma aveva capito che il suo cuore batteva per Harry, e per nessun altro.

Ron rispose con trasporto a quell'abbraccio.
“ Hermione, so da una vita che voi due siete fatti per stare insieme, e se tu sei felice lo sono anch'io per te ” disse poi, anche se sentiva il suo cuore andare a pezzi.
Hermione lo guardò dritto negli occhi e gli disse:
“ Tu per me sei come un fratello, ti vorrò sempre un mondo di bene e ci sarò sempre per te, voglio che tu lo sappia “.

Ron, anche se la strinse più forte a se, sentì che non gli bastava. Sapeva che essere un fratello per Hermione non sarebbe bastato a farlo stare bene, ma non poteva farci niente: non voleva per nulla al mondo rovinare il rapporto che aveva con lei e con Harry. Così decise: avrebbe trovato la un'altra ragazza su cui riversare tutto l'amore che provava per colei che aveva davanti agli occhi e che, lo sapeva bene, avrebbe continuato ad amare in silenzio per tutta la vita.

Harry provava sentimenti contrastanti: da una parte era emozionato ad essere di nuovo lì, a vedere tutte le persone con le quali aveva combattuto fino a poco prima fissarlo increduli, dall'altra si sentiva in colpa per tutti loro: avevano perso molta gente, e il fatto che una parte di loro fossero “tornati in vita” non alleviava del tutto il peso che aveva nel petto.
Cercò con lo sguardo i suoi due migliori amici, o meglio, il suo migliore amica e la donna che amava in segreto da anni.

Li vide abbracciati, e sentì una stretta allo stomaco. Aveva scelto Ron, come lui aveva sempre sospettato. Poi guardò meglio, e notò che Hermione era in lacrime. C'era qualcosa che non andava. Sembrava quasi che Ron e Hermione si stessero dicendo addio per sempre. In un certo senso era così.
Che ci fosse ancora una speranza per lui dopotutto? Lo sguardo che ora la sua migliore amica gli stava rivolgendo, era uno sguardo d'amore oppure era il suo cervello che gli giocava brutti scherzi?

La voce di Silente che si rivolgeva a tutta la sala grande costrinse il trio, come tutti i presenti, a mettere da parte tutti i pensieri che ronzavano nella testa. Mentre tutti si voltavano verso l'anziano preside, sembrò loro che il tempo fosse tornato indietro. Per un attimo tutti dimenticarono quello che era appena successo dentro le mura della scuola, pronti ad ascoltare le parole del Preside, proprio come un tempo.

“Sono certo che voi tutti vi chiederete com'è possibile che gente che credevate morta sia ancora qui a parlare con voi, come nel mio caso. La risposta, anche se molto complicata da capire, è in realtà molto semplice: è tutto merito di Harry Potter.”

Tutti in sala si voltarono per un attimo verso di lui, per poi tornare a posare gli occhi su Silente.

“Il suo sacrificio di questa notte, quando si è consegnato spontaneamente a Voldemort per il bene di tutti noi, ha permesso a tutti quelli che si sono sacrificati per lui di tornare in vita. È stato un gesto molto grande da parte sua, consegnarsi alla morte, perciò io gli rendo onore, vi chiedo di unirvi a me.” Detto questo fece apparire dei calici con del liquido ambrato non meglio identificato, e fece il gesto di brindare ad Harry, imitato subito da tutti i presenti.

“Sappiate però che non è ancora finita. Voldemort, anche se battuto di nuovo, non è stato definitivamente sconfitto. Il suo spirito incombe su tutti noi, in attesa di tornare nuovamente al potere. Questa volta però siamo preparati, sappiamo come sconfiggerlo, e addirittura come evitare un suo ritorno. Vi chiedo, ancora una volta, di stare uniti, per eliminare una volta per tutte il male creato da Voldemort.”
Tutta la sala rimase rapita e un po' spaventata dalle parole del Preside che però, col suo consueto stile, si congedò da loro, apparentemente ignaro dell'effetto che le sue rivelazioni avevano avuto su tutti i presenti.

Harry, pian piano, si avvicinò ai suoi amici, dai quali ricevette un abbraccio caloroso. Era bello essere ancora lì, tutti e tre abbracciati, come se tra loro non fosse cambiato nulla. Invece era cambiato tutto, e se ne sarebbero accorti presto.

 

 

 

Eccomi con un'altro capitolo. Ho deciso di postarne tre vicini come “regalo” per le feste, visto che era un po' che non aggiornavo.

Spero che questo capitolo vi piaccia. Ringrazio coloro che seguono la mia storia, e li invito a recensire, per aiutarmi a scrivere meglio la storia, e per capire se piace o se devo cambiare qualcosa.

Detto questo approfitto per augurare Buon Anno a tutti!!!

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Capitolo 7
*** Normalità ***


Ripensandoci, anche a un mese di distanza, Harry Potter non riusciva a crederci.
Sembrava tutto tornato alla normalità.
Voldemort era sparito, senza lasciare traccia, esattamente come 16 anni prima.
I mangiamorte erano, di nuovo, stati catturati e imprigionati ad Azkaban.
Il castello di Hogwarts era stato riparato in poco tempo da Silente e dagli altri insegnanti.

Senza contare il fatto che Harry, ora, era a casa con i suoi genitori.
Ecco, questa era forse la cosa più assurda, anche se la più bella, di tutte quelle che gli erano capitate in 17 anni di vita.
Fino ad un mese prima era certo che sarebbe morto per mano del suo acerrimo nemico, soltanto per una stupida profezia che lo indicava come l'unico in grado di sconfiggere una volta per tutte l'Oscuro Signore.
Era rimasto solo, se si tralasciano Ron ed Hermione, gli unici a restargli davvero accanto.
Ora invece era davvero felice.

Stava cercando di recuperare il tempo che aveva perso con i suoi genitori, e stava imparando a conoscerli personalmente. Aveva sentito parlare molto di loro, specialmente di suo padre, ma vedere con i suoi occhi che tutto ciò che gli avevano raccontato era vero, era tutta un'altra cosa.
Si rese conto di quanto lui e suo padre fossero davvero simili, sia nell'aspetto che nel carattere. Molte cose li accomunavano: erano molto attraenti, amici leali e molto coraggiosi. Inoltre entrambi si infuriavano davanti a qualcosa che ritenevano ingiusto.
Su una cosa erano diversi: James Potter era un vero playboy, anche se non ne aveva bisogno, visto che aveva già una splendida moglie, mentre Harry con le ragazze non ci sapeva fare.

A testimonianza di ciò, il rapporto con Ginny non aveva funzionato. Si erano lasciati poco prima dello scontro con Voldemort, e il motivo era per lui molto chiaro: non la amava, perchè il suo cuore batteva per un'altra ragazza, alla quale però non aveva il coraggio di dichiararsi.
Ecco, questo mancava a Harry. Era andato coraggiosamente incontro alla morte, cosa che in pochi avrebbero fatto, comportandosi da vero eroe, e poi non aveva il coraggio di confessare i suoi sentimenti alla ragazza che amava.

Nella sua testa Harry si ripeteva che non era possibile, che lei era la sua migliore amica, e che non voleva assolutamente rovinare il bellissimo rapporto che aveva con lei. Poi c'era Ron, e Harry sapeva che il suo migliore amico era innamorato di Hermione, e non voleva ferire i suoi sentimenti. Insomma era una situazione difficile, ma che avrebbe dovuto risolvere al più presto.

La voce di sua madre che lo chiamava, interruppe i pensieri del giovane mago.
“Harry, tesoro, a cosa stai pensando?” gli chiese Lily.
Ecco, questa era una delle caratteristiche di sua madre: riusciva sempre a capire quando c'era qualcosa che non andava, ti leggeva dentro. Era molto simile ad Hermione in questo, e ad Harry piaceva molto.

“All'amore mamma, sto pensando all'amore” gli disse Harry, guardandola negli occhi.
Lily sorrise, e gli rispose soltanto:
“E immagino che abbia un nome questo amore, non è vero?”
Harry non rispose, arrossì e rimase in silenzio. Lo imbarazzava parlare di queste cose con sua mamma, cosa accentuata dal fatto che non era abituato a parlare con i suoi genitori, vista la loro assenza fino a quel momento.

Lily sembrò capire cosa gli passava per la testa.
“So che non è facile per te, ma sappi che a me e a tuo padre puoi dire tutto.
È una situazione nuova anche per noi... abbiamo perso molti anni della tua vita, ma ora vogliamo recuperare il tempo perduto, puoi fidarti di noi...” gli disse dolcemente.

Lui non resistette più e le si gettò tra le braccia.
Lei lo accolse, e lui capì quanto gli fosse mancato in vita sua l'abbraccio di una mamma, caldo, accogliente, protettivo. Ricordava qualcosa di simile nell'abbraccio della signora Weasley, ma con sua mamma era molto diverso. Sentì che non voleva più staccarsi, stava benissimo così, e avrebbe voluto che quel momento non finisse mai.

Tuttavia si staccò, tornando a sedersi.
“Allora, posso sapere chi è la ragazza di cui è innamorato mio figlio?” chiese ancora Lily.
“Cosa? Ho sentito bene? Mio figlio è innamorato? E chi è la fortunata?” chiese James, entrato proprio in quel momento in cucina.
“È Hermione, la mia migliore amica, quella di cui vi ho tanto parlato” rispose Harry, arrossendo.
“Sai Harry, da come ci hai parlato di lei avevo capito che c'era qualcosa di più dell'amicizia tra voi.” disse James.
“Tra noi? Non credo che Hermione ricambi quello che provo per lei anzi, penso che lei sia innamorata di Ron.” disse Harry, triste.
“Io non credo che sia così” intervenne Lily.

Harry alzò gli occhi verso di lei, guardandola interrogativo.
“Vedi Harry, se tutto quello che ci hai raccontato è vero, io credo che Hermione provi per te lo stesso sentimento che tu provi per lei. Ti è sempre stata accanto, nei momenti belli e in quelli brutti, ha condiviso con te momenti forti, non ti ha abbandonato come ha fatto Ron in quella tenda, e io credo che l'abbia fatto perchè capiva di doverti stare accanto, perchè aveva capito di amarti.” continuò Lily.
“C'è tuttavia un solo modo per capire se ciò che noi pensiamo, e che tu speri, sia vero: dichiarare i tuoi sentimenti a Hermione.”

“Non posso farlo” rispose Harry.
“Perchè no?” gli chese di rimando il padre.
“Perchè rovinerei tutto, perchè metterei la sua vita in pericolo, visto che Voldemort non è ancora stato sconfitto. Lui mi ha sempre colpito togliendomi le persone più vicine, e io non voglio che questo accada con Hermione.” disse il giovane mago.
“E tu credi che a Voldemort faccia differenza il fatto di colpire la tua ragazza o soltanto la tua migliore amica? Voldemort sa che tu tieni a lei, e che sia tua amica o altro la potrebbe colpire lo stesso, così come potrebbe colpire Ron, o noi, o tutti quelli che ti stanno vicino. La guerra è così Harry, colpisce tutti, e tu non puoi farci niente.
Non devi farti condizionare da essa, devi vivere la tua vita al meglio, perchè la vita è breve, e il prossimo ad essere colpito potresti essere proprio tu. Se dovesse capitarle qualcosa, potresti vivere col rimorso di non averci mai provato? Di non avere mai dato una possibilità al vostro amore? Io non credo” rispose James.

Le parole di suo padre l'avevano colpito. Erano parole dure, mirate a fargli capire quanto si sbagliava a non voler confessare i suoi sentimenti ad Hermione. E aveva ragione.
Sapeva benissimo che se fosse successo qualcosa ad Hermione e lui non si fosse dichiarato i sarebbe pentito per tutta la vita, ma sapeva anche che sarebbe stato rischioso.
Nonostante tutto non voleva che Hermione rischiasse la vita per colpa sua.

“Hai ragione papà, ma se poi lei morisse per colpa mia? Non riuscirei a sopportarlo.”
“Tu credi che se Hermione, o qualsiasi altra persona a te vicina morirà in questa guerra sarà colpa tua? Ti sbagli figliolo.
Tu sarai anche il prescelto, ma non puoi salvare tutti. Il tuo compito è distruggere una volta per tutte Voldemort, non porre fine alle malvagità di questo mondo. Se Voldemort e la profezia non esistessero, l'odio dei purosangue verso i mezzosangue e i babbani esisterebbe comunque.
Magari ci sarebbe un'altro pazzo come Voldemort in giro, e magari Hermione, come Ron e tanti altri, verrebbero colpiti lo stesso.
Questa guerra è la guerra del bene contro il male, tutti dovremo combattere per ciò in cui crediamo. Noi combattiamo con te, perchè sei il nostro simbolo, ma non combattiamo per te, perchè questa guerra è di tutti.”

Di nuovo suo padre cercò di convincere Harry che doveva fare quello che era giusto per lui.
Harry riflettè sulle parole di suo padre. Capì quanto gli fossero mancati, in questi anni, i consigli dei suoi genitori. D'accordo, aveva avuto Sirius, ma per poco tempo, anche se ora poteva recuperare il tempo perso anche con lui, però sentire i consigli di un padre era diverso.
Capì che suo padre aveva ragione, che doveva smetterla di fare l'eroe e pensare che tutte le vite dipendessero da lui. Era ora di pensare un po' a se stesso e a quello che era meglio per lui. E quello che gli serviva in quel momento era Hermione.

Qualcuno suonò alla porta. Possibile che fosse lei?

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Capitolo 8
*** Sfoghi e chiarimenti ***


Non era Hermione alla porta, ma il suo migliore amico, Ronald Weasley.
Harry, quando aveva salutato Ron ed Hermione poco dopo la battaglia, aveva detto loro che sarebbe andato dai suoi genitori e di raggiungerlo lì, nel caso avessero voluto vederlo.

I suoi genitori erano tornati a vivere nella loro casa a Godric's Hollow, e Harry li aveva seguiti. Ron non aveva visto la casa, perchè non era con Harry ed Hermione, quando i due ragazzi erano andati a far visita alla tomba dei genitori di Harry, per cui il Prescelto gli aveva dato l'indirizzo.
I due amici si abbracciarono, dopodichè Harry si fece da parte, e Ron entrò in casa.

Era una bella casa, a due piani, arredata semplicemente ma con gusto. Ron ne fu deliziato: il confronto con la tana non reggeva minimamente.
“Che bella casa che hai Harry” disse Ron, con un pizzico di invidia.

Harry sembrò capire cosa passava nella testa del suo migliore amico, perchè disse:
“Potrai venire qui ogni volta che vorrai.”
“Grazie amico” gli rispose il rosso, sorridendo.
“Vieni, che finalmente ti faccio conoscere i miei genitori”.

Così facendo, entrò in cucina, seguito da Ron che, però, si teneva a debita distanza.
“Chi era tesoro?” chiese la madre, vedendo Harry entrare in cucina.
“È Ron, il mio migliore amico... Ron vieni avanti, se no come faccio a presentarti?” scherzò Harry, vedendo che il suo amico era ancora sulla soglia della porta della cucina.

Ron avanzò, cosicchè i genitori di Harry potessero vederlo bene.
“Mamma, papà, lui è Ronald Weasley.”
“Ciao Ron, Harry ci ha parlato molto di te e delle vostre avventure.” disse James, per sciogliere un po' la tensione di Ron.
“Ah davvero? Chissà cosa vi ha raccontato... È un piacere conoscervi finalmente, avevamo sentito parlare molto di voi, e non avrei mai creduto di avere l'opportunità di conoscervi di persona.” disse Ron, prendendo un po' di coraggio.

Rimasero un po' tutti e quattro a chiacchierare, quando a Harry venne in mente che Ron doveva avere un motivo per essere giunto lì, per di più senza Hermione.
“Ron, non che mi dispiaccia vederti, ma mi spieghi come mai sei qui?” chiese il Prescelto.

Il volto di Ron si incupì leggermente.
“Vorrei parlarti Harry, da soli se è possibile” rispose il rosso, guardando il suo migliore amico negli occhi.
“Non c'è problema, andiamo in camera mia”.
Detto questo i due ragazzi salirono al piano di sopra, dove era situata la stanza di Harry.
Quest'ultimo aprì la porta, facendosi poi da parte per far entrare Ron.

La camera era molto spaziosa e luminosa, anch'essa arredata molto semplicemente. Era molto disordinata, caratteristica principale di Harry Potter, ma a Ron non dispiaceva: era anche più disordinato di lui.
“Di che cosa mi dovevi parlare Ron?” chiese poi Harry, a bruciapelo.
“Di Hermione” rispose seccamente Ron, di rimando.

Harry sbiancò. Quello che aveva temuto era vero: Ron era innamorato di Hermione, e questo avrebbe complicato di molto le cose.
Sapeva che un giorno sarebbero arrivati a questo, entrambi innamorati della stessa, splendida, ragazza.
“Tu sei innamorato di lei, non è vero?” chiese Harry, dopo un attimo di silenzio.
“Si, da una vita, ma non sono qui per parlare dei miei sentimenti, anche perchè contano poco, visto che lei ha già scelto.”

Harry non capiva. O meglio, forse aveva capito benissimo quello che Ron stava cercando di dirgli, ma non voleva crederci, non voleva illudersi. La ragazza che amava lo ricambiava davvero?
“Cosa stai dicendo, Ron?” chiese, fingendo incredulità.
“Hai capito benissimo cosa sto dicendo Harry, e so anche che è quello che stai sperando da un bel pezzo... Hermione ha scelto te, vuole stare con te, anche se non avrà mai il coraggio di dirtelo, perchè crede che tu non lo ricambi.”

Harry era al settimo cielo, ma allo stesso tempo si sentiva in colpa per Ron, sapeva che lo stava ferendo.
“Ron, io...”
“Lascia stare Harry, già da tempo avevo capito che voi due siete fatti l'uno per l'altra, ed è la stessa cosa che ho detto ad Hermione quando mi ha confessato di amarti. Io non voglio per nessuna ragione al mondo rovinare l'amicizia che ho con voi due, e se siete felici insieme, allora cercherò di essere felice anch'io per voi.
Però, amico, datti una mossa, è ora che ti fai avanti con Hermione, se no prima o poi qualcuno arriva a portartela via...”

Harry era davvero senza parole. Il suo migliore amico era arrivato a casa sua per dirgli di sbrigarsi con Hermione. Aveva messo da parte i sentimenti che provava per lei da anni, e stava lasciando a Harry la suo opportunità di vivere il suo amore.
Era un gesto troppo grande per poter esprimere a parola tutta la gratitudine che provava nei confronti di Ron in quel momento, così lo abbracciò e basta.
Il rosso ricambiò l'abbraccio, che si sciolse poco dopo.

“Spero che questo non cambi le cose tra noi Ron, spero che il trio di Hogwarts continuerà ad esistere lo stesso”.
“Lo spero tanto anch'io Harry” rispose semplicemente Ron.
In cuor suo, però, sapeva che non sarebbe stato così. Sapeva che non avrebbe sopportato di vedere Harry ed Hermione insieme sempre, davanti ai suoi occhi. Questo lo avrebbe fatto soffrire continuamente.

D'un tratto, Ron sentì una dolorosa fitta al cuore: è come se si fosse reso conto in quel momento di quello che stava perdendo, e quella gelosia che lo aveva trafitto quando aveva capito che Hermione amava Harry e non lui, tornò a farsi sentire, prepotentemente.
In quel momento capì di essere geloso del suo migliore amico: lui aveva tutto. Era bello, era famoso, era ricco, e ora gli aveva portato via anche la donna che amava.

Decise così che l'unico modo per attenuare quel senso di gelosia, era allontanarsi per sempre dai due, lasciargli vivere la loro vita, mentre lui avrebbe cercato di vivere la sua. Non aveva nessuna intenzione di far del male ai suoi due migliori amici, quindi pensò che quella era la soluzione migliore.

Harry notò che c'era qualcosa che non andava in Ron.
“Ehi amico, tutto bene?”
“No Harry... mi sono appena reso conto di quello che sto facendo, e ho capito che non posso andare avanti ad essere vostro amico e vedere sempre te ed Hermione insieme. Ho preso la mia decisione: vi lascio vivere la vostra vita, mentre io cercherò di costruirmene una, ma senza di voi... Sarebbe troppo difficile per me vedervi insieme, soffrirei ogni volta, e non voglio vivere così, come neanche far pesare a voi le mie sofferenze.”

Harry rimase sconvolto.
“Ron, non dirai sul serio... Tu sei troppo importante per me, sei il primo vero amico che ho mai avuto, sei il mio migliore amico, sei come un fratello per me... se te ne andassi adesso non potrei mai essere felice con Hermione, perchè mi ricorderebbe sempre che per avere lei ho perso te... e so che anche Hermione la penserebbe come me”

“Credi che sia facile per me? Harry, io non so se tu ami Hermione più di me, ma so quanto la amo io, e la amo abbastanza da sapere che vederla tutti i giorni tra le tue braccia mi spezzerebbe il cuore ogni giorno, e finirei a pezzi. Vorrei rimanere e combattere per avere una possibilità di conquistarla, ma lei ha scelto te.
Io non posso, non ce la faccio... Voi due siete i miei migliori amici, ma se rimanessi con voi, rischierei di rovinare tutto.
Credimi, è meglio così... in questo modo conserveremo intatti i ricordi di sette anni di amicizia, che io porterò sempre nel cuore”.

Harry non sapeva davvero più cosa dire, era passato dall'immensa felicità di scoprire che Hermione lo ricambiava, all'amarezza nel capire quali sarebbero state le conseguenze del loro amore.
Ma si disse che non poteva perdere il suo migliore amico.

“Io non volevo che si arrivasse a questo punto Ron... Ma io non voglio perderti, e se questo vuol dire rinunciare al mio amore per Hermione, lo farò. Una cosa però voglio dirti: se Hermione avesse scelto te, invece che me, io vi sarei rimasto accanto lo stesso.
Avrei sofferto, certo, ma mi sarebbe bastato vederla felice, e averla come la mia migliore amica. Avrei cercato un'altra ragazza, in fondo in questo mondo ce ne sono tante, e avrei mantenuto intatto il bellissimo rapporto che ho con lei. E sono sicuro che anche tu potresti farcela...
Io ed Hermione abbiamo bisogno di te, insieme abbiamo superato tutto, non puoi permettere ad un sentimento come la gelosia di chiudere così la nostra amicizia. E in più, Voldemort ancora non è stato sconfitto, e io ho bisogno del mio migliore amico per distruggerlo.
Perchè l'amicizia, quella vera, è un sentimento profondo tanto quanto l'amore, e senza di essi io non potrei mai sconfiggere Voldemort.
Siete stati tu ed Hermione, entrambi, a darmi la forza per andare incontro alla morte quel giorno".

Ora fu Ron a restare senza parole. Il solo fatto che avrebbe rinunciato all'amore per Hermione pur di averlo al suo fianco fece capire a Ron quanto lui fosse importante per Harry.
Decise quindi che ci avrebbe provato, che sarebbe rimasto con loro. In fondo Harry aveva ragione, di ragazze ce n'erano tante nel mondo, e anche lui avrebbe trovato quella giusta.

“Va bene Harry, mi hai convinto... Ma sbaciucchiamenti al minimo quando ci sono io, intesi?” scherzò, cercando di sdrammatizzare un po' la situazione.

Entrambi risero. La rottura del trio era stata sventata... Per ora.

Rieccomi... Mi sono preso un paio di giorni di pausa, perchè mi stava andando in fumo il cervello tra il lavoro, i preparativi per andare a Londra (Finalmente!!) e i tre capitoli tutti attaccati che ho scritto sotto le feste.Fatemi sapere cosa ne pensate, consigli e critiche, come sempre sono bene accetti :-)

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Capitolo 9
*** Pensieri e dubbi ***



Rieccomi con un altro capitolo. Chiedo scusa a tutti per il mio ritardo, ma ho avuto degli imprevisti spiacevoli che non mi hanno permesso di avere la mente lucida per scrivere quello che volevo. L’ho rifatto molte volte, perché non riuscivo a trovare un’idea per come andare avanti…
In questo capitolo ho voluto mettermi nelle menti di Harry ed Hermione, in questo momento entambi a casa loro, e scrivere cosa provano nell’essere lontani.
Spero che questo capitolo vi soddisfi e vi prego di farmi sapere la vostra opinione, è molto importante per me.
Ringrazio coloro che mi seguono e che recensiscono :)

 
 
Hermione

Solitudine.

Questo provava Hermione Granger, da una settimana rinchiusa nelle quattro mura di casa sua.
Non voleva uscire, non voleva farsi vedere da nessuno, non in quello stato.
I suoi genitori erano ancora in Australia, inconsapevoli di avere una figlia a Londra che in quel momento avrebbe pagato tutto l’oro del mondo per poterli riabbracciare.
Ma era impossibile.
 
La guerra, seppure in una fase di stallo, era ben lungi dall’essere vinta.
Innanzitutto Voldemort non era stato definitivamente sconfitto, come lei sapeva bene.
Inoltre i mangiamorte, alcuni pericolosi tanto quanto il loro mentore, si stavano senza dubbio riorganizzando per un altro attacco.
Non era saggio assaporare per un istante il piacere di riavere con se i suoi genitori, se poi avrebbe dovuto perderli di nuovo. Per la loro incolumità era meglio che, per il momento, rimanessero dov’erano, felici e al sicuro.
 
Lei però non si sentiva né felice, né al sicuro.
Avrebbe potuto mentire a se stessa, continuando a ripetersi che il motivo della sua tristezza fosse l’assenza dei suoi genitori, oppure il fatto che le mancavano i suoi amici, o ancora che era stanca della guerra che si stava combattendo, e che la stava logorando.
 
Hermione, però, sapeva che la realtà era ben diversa.
Era consapevole della vera ragione per cui si sentiva così svuotata, e quel motivo aveva un nome: Harry Potter.
Già, proprio lui, proprio la persona che riteneva la più importante della sua vita.
Si conoscevano fin da piccoli, avevano vissuto vicini, le loro famiglie erano state molto amiche in passato. Con lui aveva vissuto momenti forti, indimenticabili, ed erano sempre rimasti l’uno accanto all’altra, forti della loro indissolubile amicizia.
 
Ma era davvero solo amicizia il sentimento che li legava?
Hermione si disse di no.
Non sapeva da quando era cambiato tutto, da quanto tempo l’amicizia che provava per lui si era trasformata in amore incondizionato.
Sapeva solo che in quel momento gli mancava terribilmente, e che lo avrebbe voluto al suo fianco.
Lei, che all’apparenza era così forte e determinata, che da fuori poteva sembrare incrollabile, non era nulla senza di lui.
Sapeva che se lui fosse apparso in quel momento alla sua porta le sarebbe tornato il sorriso.
Eppure avrebbe dovuto essere felice per lui, che dopo anni di sofferenze, nei quali si era sentito in colpa, perché si riteneva responsabile della morte delle persone a lui care, aveva ritrovato i suoi genitori.
Ma non ci riusciva.
 
Voleva essere anche lei lì con lui e, inoltre, pensare ad Harry che passava il tempo felice con i suoi genitori, rendeva ancora più forte la malinconia di essere sola a casa.
Eppure era stata lei a volerlo.

 
 
Harry
 
Ron era appena uscito da casa.
Harry non smetteva un attimo di pensare alle parole che aveva scambiato fino a poco prima col suo migliore amico.
 
Il suo più grande desiderio, cioè il fatto che Hermione ricambiasse il sentimento che lui provava nei suoi confronti, si era infine realizzato.
Tuttavia, Harry non era sicuro di riuscire a dichiararsi alla donna che amava.
Primo, era una frana con le donne, e quindi non aveva la minima idea di come avrebbe fatto questo passo importante senza rischiare di rovinare tutto.
Secondo, sentiva che non era il momento adatto.
 
Una frase che gli aveva detto Ron gli rimbombava nella testa:
“Però amico mio, devi sbrigarti con Hermione, se no prima o poi arriverà qualcuno che riuscirà a portartela via”.
No, si disse, non poteva permettersi di perdere Hermione in quel modo.
 
Harry, mentre rifletteva su queste cose, fece ritorno in cucina.
Lily e James non avevano sentito la discussione dei due amici, anche se credevano di sapere di cosa avevano parlato i due ragazzi.
“Tesoro, ti vedo preoccupato” disse Lily, apprensiva.
“Lo sono mamma. Ron mi ha appena detto una cosa che dovrebbe rendermi il ragazzo più felice del mondo, ma allo stesso tempo ho paura.”
“Si tratta di Hermione, vero?” chiese James.
“Si. Ron dice che Hermione gli ha confessato che mi ama… Ma io ho paura… E se non dovesse funzionare? E se poi mettendoci insieme scopriamo che non siamo fatti l’uno per l’altra? Rischiamo di rovinare il bellissimo rapporto che c’è tra di noi…
E poi c’è Ron.
So che sta cercando di essere felice per noi, ma ho il dubbio che non riuscirà mai ad accettare del tutto la nostra relazione e che, col tempo, la nostra amicizia ne risenta…” disse Harry, sfogando sui suoi genitori tutti i suoi dubbi e le sue paure.
James e Lily lo guardarono comprensivi.
“Succede spesso Harry.
Quando ci s’innamora di un amico o di un’amica, c’è sempre il rischio di perdere tutto.
Bisogna soltanto buttarsi Harry, vivere con tutto te stesso i momenti che vivrete insieme e, se non dovesse funzionare, non è detto per forza che la vostra amicizia non possa ristabilirsi. Vorrà semplicemente dire che vi siete accorti di non essere fatti l’uno per l’altra.
Una relazione non finisce per forza perché si litiga, o in malo modo.
Il vostro legame è talmente forte che non credo verrà spezzato nemmeno dal più grande dei litigi.
Buttati Harry… se funzionerà sarai, come hai detto tu, l’uomo più felice del mondo, se non funzionerà, ti consolerai col pensiero di non aver vissuto col rimpianto di non averci mai provato.”
Queste furono le parole che James rivolse al figlio.
 
Harry rimase sorpreso.
Suo padre aveva il potere di trovare sempre le parole giuste.
Anche questa volta era stato in grado di fargli capire esattamente quello che avrebbe perso se non ci avesse almeno provato con Hermione. E anche questa volta aveva ragione.
Così decise: sarebbe andato da lei.
Ora che ci pensava, non la sentiva da un bel po’ e gli mancava.
Lei, a differenza di Ron, non si era fatta vedere, e Harry sapeva perché.
Voleva lasciargli il suo spazio, lasciandogli recuperare il tempo che aveva perso con i suoi genitori. Non voleva rovinare quel momento, che doveva essere solo suo.
Harry ricordava quando le aveva chiesto di andare con lui, invece di stare a casa da sola.

 
 

FLASHBACK

Ron si era appena smaterializzato, facendo ritorno alla Tana.
Hermione ed Harry rimasero soli.
Dovevano ancora salutarsi. Tuttavia nessuno dei due aveva fretta di farlo.
Rimasero a guadarsi per degli istanti, che ad entrambi sembravano ore.
Hermione, d’istinto, lo abbracciò.
Un abbraccio che, per entrambi, era molto più significativo di un milione di parole inutili.
Loro si erano sempre parlati così, con i piccoli gesti o solo con gli sguardi, non avevano mai avuto bisogno delle parole per capirsi.
E forse quell’abbraccio esprimeva bene tutti i sentimenti che provavano nel trovarsi così vicini, e che probabilmente non sarebbero mai riusciti a confessarsi.
 
Lentamente, l’abbraccio si sciolse.
“Mi mancavano i tuoi abbracci Herm” disse Harry sorridendo, guardandola negli occhi.
“Anche a me, ma soprattutto mi mancherai tu tra poco” rispose Hermione.
Un attimo di silenzio cadde dopo quelle parole, durante il quale i due migliori amici non smisero mai di guardarsi negli occhi.
Occhi nei quali Hermione lesse la frase che Harry gli avrebbe rivolto da lì a qualche istante.
Temeva il momento in cui l’avrebbe formulata, perché sapeva che avrebbe dovuto rifiutare, e le faceva male.
 
“Vieni con me, Hermione”.
Era una semplice richiesta, ma ad Hermione sembrò che per Harry fosse d’importanza vitale.
Per questo rispondere con un dissenso era ancora peggio: sapeva che avrebbe sofferto anche lui, nonostante lui avrebbe avuto i genitori al suo fianco.
“No Harry. So quanto hai sofferto per l’assenza dei tuoi genitori in questi anni, e ora che li hai ritrovati è giusto che tu stia con loro. Io non voglio mettermi in mezzo, mi sentirei di troppo.
Andrò a casa, ne approfitterò per rilassarmi dopo le fatiche dell’ultimo anno.”
 
Harry avrebbe voluto risponderle che l’avrebbe voluta con se, che lei non sarebbe mai stata di troppo, ma si arrese. Sapeva che solo se le avesse detto la verità sui suoi sentimenti l’avrebbe convinta ad andare con lui, e non si sentiva ancora pronto per questo.
Così, dopo un altro breve abbraccio, le diede un bacio sulla fronte e, dopo averle lanciato un ultimo sguardo, si smaterializzò.
Hermione rimase sorpresa. Quel gesto era stato dolcissimo, non certo innocente come un bacio che si da ad una migliore amica… E c’era qualcos’altro che turbava la mente della ragazza: le era parso di leggere, nell’ultimo, breve sguardo che il Prescelto scambiò con lei, lo stesso sentimento che lei provava per lui.
No, si disse, non può essere, devo essermelo immaginato...

FINE FLASHBACK


 
Ron, nel frattempo, uscito dalla casa di Harry, si smaterializzò per rientrare alla Tana, ma una scena imprevista gli si parò davanti agli occhi.

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Capitolo 10
*** Un attacco mirato ***


Rieccomi! Chiedo subito scusa a tutti per il mio ritardo nel postare il capitolo, ma vedo che l'interesse per questa mia ff non è molto alto e ho solo un lettore che mi segue e recensisce regolarmente (ringrazio Josephine Black per questo).
Il motivo del mio ritardo non è cmq la mancanza di lettori, ma la mancanza di tempo. Sono partito da poco per l'Inghilterra e, essendo una nuova esperienza per me, ho avuto pochissimo tempo nelle prime due settimane per scrivere, e in più non avevo idee per andare avanti.
Spero che questo capitolo vi piaccia, e di aumentare un po' i miei lettori.
Prego a quelli che leggeranno il capitolo di farmi sapere cosa ne pensano (critiche e consigli sono bene accetti).




Ron rimase impietrito davanti allo spettacolo che vide davanti a lui.
La sua casa, già piuttosto malridotta, era completamente distrutta. Incantesimi volti a ferire e uccidere si scontravano contro gli incantesimi difensivi scagliati dalla famiglia Weasley.
 
Consapevole che stando li fermo non avrebbe di certo migliorato la situazione, Ron si riscosse dal suo momento di orrore, e corse ad aiutare la sua famiglia.
Nel farlo, mise fuori combattimento gran parte dei mangiamorte, con incantesimi precisi e potenti, dimostrando di essere notevolmente migliorato nella difesa contro le arti oscure. Ovviamente i suoi progressi nei duelli erano dovuti agli insegnamenti di Harry ed Hermione, e al fatto che avevano trascorso mesi interi stando all’erta ed esercitandosi, mentre cercavano di distruggere gli Horcrux.
 
Con l’arrivo di Ron, sembrava che la battaglia si mettesse bene per i Weasley, che riuscirono a respingere gli assalitori.
Nessuno si accorse della figura che si era appena materializzata nel loro giardino, alle spalle di tutti loro.
Ad un suo cenno, i mangiamorte si smaterializzarono, mentre un incantesimo, come una fiammata verde, colpì in pieno Ron.
Nessuno ebbe il tempo di capire cosa fosse successo.
Rimasero tutti immobili, nei loro occhi rimase nitida l’immagine di Ron che si accasciava a terra, come morto, e veniva portato via dal mangiamorte, che si era smaterializzato.
 
A chilometri di distanza, intanto, Hermione era ancora immersa nei suoi pensieri. Lei, così come Harry, era del tutto ignara di quello che stava succedendo alla Tana in quel momento, e i suoi pensieri erano tutti rivolti ad un ragazzo con i capelli neri, un po’ ribelli, e gli occhi verde smeraldo.
Era così sovrappensiero, da non rendersi conto che qualcuno si era appena materializzato nel suo giardino.
 
Harry infatti, proprio in quel momento, apparve con un sonoro crack davanti alla casa della ragazza. La vedeva, sul balcone che presumeva essere quello della sua stanza, immersa in pensieri che Harry era sicuro di conoscere. Gli faceva male vederla così triste e sola ma, vedendola su quel balcone, col vento che le muoveva piano i capelli ed il sole che le illuminava il viso, la trovò bellissima.
Dopo averla contemplata per qualche istante, decise di farsi notare.
“Hey bellissima, è così che accogli l’arrivo del tuo migliore amico? Mi aspettavo come minimo un tappeto rosso”, esclamò il prescelto, facendo poi la linguaccia a Hermione, quando lei si voltò a guardarlo.
“Bellissima? Ma come mi è venuto in mente?” pensò Harry, dandosi mentalmente dello stupido.
“Beh, non è che la realtà, e se voglio farmi avanti dovrò pur iniziare da qualche parte” si disse.
 
Hermione rimase sorpresa. Prima di tutto, non si aspettava che Harry sarebbe arrivato a trovarla, oltretutto la stupì il tono scherzoso con cui la stava prendendo in giro.
Ma quello che lasciò davvero la ragazza a bocca aperta fu la parola che Harry aveva usato per chiamarla:
“Bellissima?” “Da quando Harry mi trova bellissima?” si chiese Hermione. Tuttavia, dopo lo stupore iniziale, Hermione si riprese e, felicissima, corse da lui, abbracciandolo forte.
 
Harry rispose all’abbraccio, desiderando di restare così per ore.
Hermione si staccò da lui per prima, guardandolo negli occhi.
“Ti è piaciuta la mia accoglienza o preferisci sempre il tappeto rosso?” chiese Hermione.
“Dopotutto sto accogliendo in casa mia il Prescelto…” continuò poi, rispondendo alla provocazione fatta poco prima dal suo migliore amico.
 
Harry la guardò sorridendo.
“Nono, l’accoglienza andava benissimo, mi è piaciuta molto, anche se, ovviamente, il tappeto rosso non mi sarebbe dispiaciuto” rispose a tono.
“Non ti preoccupare, in casa ci sono diversi tappeti rossi” disse ridendo Hermione.
 
“Allora signorina Granger, mi concederebbe l’onore di farmi entrare nella sua dimora?”
“Certamente Signor Potter, con molto piacere…”
Così dicendo, i due ragazzi entrarono in casa della giovane strega.
Harry si rese conto solo in quel momento che era la prima volta che andava a trovare la sua migliore amica a casa sua, da quando avevano iniziato la scuola, da quando si era reso conto di provare per lei qualcosa che andava ben oltre l'amicizia. Probabilmente questa sarebbe stata davvero l’occasione giusta per provare a confessare ad Hermione i suoi sentimenti. In fondo, si disse, dovrebbe essere più facile, poiché era già a conoscenza dei sentimenti che la ragazza provava nei suoi confronti.
 
La casa, come Harry ricordava, era arredata con molto buongusto, cosa che si addiceva molto a Hermione. Essendo di famiglia babbana, in casa non c’erano oggetti magici, a parte ovviamente le cose di scuola della ragazza.
“Vuoi qualcosa da bere Harry?” chiese Hermione, allegra.
“Volentieri Herm, è bello tornare qui dopo tanti anni” rispose Harry, felice di vedere la ragazza di buon umore.
“Cosa desidera Signor Potter?” chiese di nuovo la giovane strega.
“Qualsiasi cosa andrà bene Signorina Granger, conosce i miei gusti” rispose il Prescelto, facendo poi l’occhiolino alla ragazza.
 
Lei andò in cucina, da dove uscì poco dopo, in mano due bicchieri e una bottiglia di vino rosso.
“Vino rosso? Mi vuoi forse fare ubriacare Hermione?” scherzò Harry.
“No Harry, voglio brindare al fatto che il mio migliore amico sia arrivato quest’oggi a trovarmi, a farmi compagnia, e a distrarmi dai pensieri negativi che ho avuto in questi giorni.” rispose Hermione con naturalezza, fissando Harry negli occhi.
 
Mentre Harry rispondeva allo sguardo della ragazza, si rese conto che quello non era il brindisi che voleva fare in quel momento, che avrebbe voluto brindare a qualcosa di diverso, così decise di prendere il coraggio a due mani e di farsi avanti. Del resto quello era forse il momento che aveva sempre aspettato: erano soli, a casa della sua migliore amica, oltretutto di ottimo umore, senza cattivi pensieri a fermarli… Si, doveva cogliere l’occasione al volo.
“Io proporrei un altro brindisi, Hermione” disse in tono serio, senza staccare i suoi occhi da quelli color nocciola della ragazza.
Lei si sentì fremere. Credeva di sapere cosa stesse per succedere, lo vedeva prendere forma negli occhi di Harry in quel momento.
Una luce diversa illuminava i suoi occhi, una luce nuova, ma che lei aveva già visto un paio di volte brillare negli occhi del ragazzo che amava, anche se si era sempre convinta che fosse solo un’illusione.
E adesso che stava per succedere, che finalmente Harry aveva preso il coraggio, lei non era pronta, o meglio, era pronta e lo voleva fortemente, ma era come se fosse bloccata, certa che qualcosa sarebbe andato storto, che fosse soltanto un’altra illusione. E aveva ragione.
 
Proprio mentre i due ragazzi si stavano avvicinando, e avevano istintivamente chiuso gli occhi, preparandosi a passare quella sottile linea che separa la grande amicizia all’amore, il suono del campanello riportò, bruscamente, alla realtà i due amanti.
I due ragazzi si allontanarono di scatto, tutt’e due rossi in viso.
“Ma chi può essere?” chiese sorpresa Hermione.
Harry non rispose. Ancora una volta, proprio quando lui aveva preso coraggio, qualcosa si era intromesso tra loro. E il suo istinto gli diceva che non era nulla di buono.
 
Hermione andò ad aprire la porta, e quello che vide la sconvolse.
Davanti a lei, infatti, si trovavano Molly e Ginny Weasley, in lacrime.
Hermione, così come Harry, si rese subito conto che, se le due Weasley erano arrivate a cercare proprio lei (non sapendo che ci sarebbe stato anche Harry), ed erano in lacrime, poteva esserci un solo motivo: era successo qualcosa a Ron.
Si fece da parte per lasciare entrare le due ospiti, facendole poi sedere al tavolo dove, poco prima, Harry e Hermione stavano per confessarsi il loro amore.
 
La ragazza andò subito a preparare un bel thè forte, che portò poco dopo sul tavolo, servendolo a Molly e Ginny e sedendosi poi di fianco ad Harry, in attesa.
Ci fu un momento di silenzio. Hermione e Harry non sapevano cosa fosse successo, e non volevano turbare ulteriormente le due Weasley, anche se erano ansiosi di sapere.
Molly e Ginny, d’altra parte, non sapevano da dove cominciare: erano distrutte.
Tuttavia Ginny, che era sempre stata forte, si riprese, e iniziò a parlare, guardando i suoi amici negli occhi.
 
“Harry, Herm… È successa una cosa orribile poco fa…” cominciò.
I due ragazzi la fissarono, come per incitarla ad andare avanti.
“I mangiamorte ci hanno attaccato a casa. Noi ci siamo difesi. Ron non c’era, pensavamo che fosse con voi. Ad un certo punto però è tornato, iniziando a scagliare incantesimi a raffica sui mangiamorte, e abbattendone la maggior parte. Pensavamo che col suo arrivo saremmo riusciti a batterli, ma sbagliavamo. Sembrava stessimo vincendo, quando dal nulla è apparso un mangiamorte, proprio alle spalle di Ron…” a questo punto la ragazza non riuscì più a parlare.
 
Harry ed Hermione erano sconvolti. La notizia che i mangiamorte avevano attaccato la Tana significava solo una cosa: si stavano riorganizzando.
Harry sentì la rabbia montare dentro di lui. Ogni volta che si sentiva felice, doveva sempre succedere qualcosa, e tuttavia non avevano ancora ricevuto la notizia peggiore.
“Cos’è successo a Ron, Ginny?” chiese Hermione, titubante.
“Non lo sappiamo” rispose Molly, parlando per la prima volta.
“È stato colpito da un raggio di luce verde e, prima che avessimo il tempo di capire bene cosa fosse successo, tutti i mangiamorte si sono smaterializzati, portandosi via il corpo di Ron… Non sappiamo cosa vogliono fare… Non sappiamo nemmeno se è ancora vivo…”
 
Hermione scoppiò in lacrime, andando ad abbracciare Ginny. Harry invece rimase indietro. La sua espressione mutò. Sembrava stesse riflettendo su qualcosa, freddo e distaccato.
“È un piano per arrivare a me” disse semplicemente.
Molly, Ginny ed Hermione si voltarono verso di lui. Sapevano tutte e tre che aveva ragione.
Harry abbassò gli occhi, tornando ad essere triste e arrabbiato nello stesso tempo.
Non voleva leggere l’accusa negli occhi delle Weasley e di Hermione. Si sentiva terribilmente in colpa verso di loro. Ricordava perfettamente quando Arthur Weasley, dopo che lui l’aveva salvato dall’attacco di Nagini, gli aveva detto:
“Posso solo dire questo: siamo stati fortunati dal momento che Ron ha deciso di sedersi nel tuo stesso scompartimento sull’espresso di Hogwarts, Harry”. In quel momento, Harry non poteva fare a meno di pensare che sarebbe stato meglio il contrario, che se Ron non l’avesse mai conosciuto sarebbe stato più al sicuro, che lui aveva portato solo dolore alla famiglia Weasley, come ad Hermione.
 
Hermione stava guardando Harry e, dalle sue reazioni capì cosa stava pensando, e cosa aveva intenzione di fare.
“Non lo fare” gli disse semplicemente, in tono severo, guardandolo negli occhi.
“Che cosa non dovrei fare esattamente?” chiese Harry, in tono brusco. Sapeva perfettamente che Hermione aveva capito a cosa stava pensando, e cosa voleva fare in quel momento, ma la rabbia si stava impossessando di lui.
“Pensare che sia colpa tua”.
Stavolta non fu Hermione a rispondere, ma Ginny. Anche lei aveva capito che Harry si stava colpevolizzando.
“E di chi è la colpa allora?” rispose Harry, con lo stesso tono di prima, cercando di controllarsi. Non doveva sfogarsi su di loro.
“Nessuno ha una colpa Harry, questa è una guerra” rispose Molly, dopo un attimo di silenzio.
“I mangiamorte sanno quanto tu sia vulnerabile se colpito negli affetti, e stanno sfruttando questa tua debolezza per indebolirci, ma tu non devi pensare di essere responsabile di tutto questo” continuò.
“Tu sei il prescelto Harry, quello che dovrà sconfiggere Voldemort definitivamente, ma non sei quello che riuscirà a salvarci tutti, devi rendertene conto”.
La guerra colpisce sempre, se siamo fortunati, non ci porta via nessuno cui teniamo, ma il rischio c’è sempre. Ora immagina di non aver mai conosciuto Ron, come sai che i mangiamorte non avrebbero attaccato lo stesso i Weasley, che sono da loro considerati quasi come babbani? Se non avessi conosciuto me, come puoi sapere che i mangiamorte non avrebbero attaccato la mia famiglia, dal momento che sono nata babbana?” intervenne Hermione.”
 
Harry non rispose. Avevano ragione ovviamente, ma lui non riusciva a non sentirsi responsabile. Non riusciva a sopportare il fatto che ora Ron era nelle mani dei mangiamorte, costretto a sopportare chissà quali torture, solo per il fatto di essere il migliore amico del Prescelto.
“Forse avete ragione, ma se Ron ora è nelle mani dei mangiamorte è grazie a me, altrimenti non avrebbero portato via proprio lui, e non credo che si sarebbero smaterializzati interrompendo il combattimento…”
 
Hermione gli si avvicinò. Le faceva male vederlo in quello stato.
Harry, infatti, aveva quasi le lacrime agli occhi.
“Troveremo Ron e lo salveremo, te lo prometto… Ma tu devi promettermi che non farai di testa tua come al solito e, soprattutto, che non te ne andrai, perché tu hai bisogno di noi, proprio come noi, in questo momento più che mai, abbiamo bisogno di te.”
 
Harry le sorrise, in fondo aveva ragione, in quel momento aveva bisogno di lei, aveva bisogno di tutti loro, e sapeva che presto avrebbero dovuto subire un altro attacco: era meglio stare tutti insieme, per avere tutte le persone care vicino, e sapere tutti al sicuro.

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Capitolo 11
*** la prima mossa ***


Chiedo umilmente perdono ai miei lettori, anche se so di essere imperdonabile, dato che è più di un anno che non scrivo e non aggiorno. è che ho avuto tante cose da fare, ho iniziato tante nuove esperienze che non mi hanno lasciato spazio per questo mio piccolo hobby. In ogni caso sono tornato, e spero che la mia assenza non sia stata cosi pesante da indurvi a non più leggere la mia storia. Un'altra cosa: mi scuso in anticipo per qualche errore sugli accenti, ma la mia tastiera proprio non ne vuole sapere di scrivere correttamente... Mi raccomando recensite!!! :D



Ron si svegliò di soprassalto, e si accorse subito che c'era qualcosa che non andava. Non ricordava di essere mai stato in un posto del genere, e non si ricordava nemmeno come ci fosse finito.
Si alzò e si guardò intorno, cercando di mettere a fuoco il panorama circostante. Capiva di trovarsi in una grande stanza, e si accorse immediatamente che non gli piaceva per niente.

Era una stanza arredata con sfarzo, questo è vero, però in ogni elemento c'era un non so che di sinistro. C'erano serpenti intagliati finemente su tutti i mobili, la stanza era illuminata malamente; le finestre, seppur grandi, erano drappeggiate da tende scure, e le pareti stesse verde scuro, lucide, mentre il pavimento era nero. L'unica cosa che toglieva un po' di squallore al locale era un bel tappeto bianco, situato al centro. Ron si rese conto che il tutto gli sembrava famigliare. Sembrava di essere nella Sala Comune dei serpeverde e, con un sussulto, realizzò dove fosse: Villa Malfoy.

Appena raggiunta questa terrificante conclusione, iniziò a ricordare cosa successe prima di finire imprigionato in quel posto. Ricordò l'attacco alla tana, alla battaglia che, grazie al suo arrivo stavano vincendo, e di come, all'improvviso perse i sensi.Iniziò a chiedersi cosa ci facesse li, e cosa gli sarebbe successo adesso.

“Sicuramente”, si disse, “tutto questo fa parte di un piano per arrivare ad Harry, ma allora perchè non mi stanno torturando? Perchè non mi hanno nemmeno legato? E perchè, improvvisamente, sento che sto bene?” pensò alla fine, quasi terrorizzato da se stesso.
Ricordava che ciò che lo aveva steso, facendolo svenire, era una fiammata verde, un incantesimo che in effetti non conosceva, e del quale non sapeva gli effetti.Eppure si sentiva diverso, e sapeva che c'era qualcosa che non andava.


Cos'era successo a Ron? Era questa la domanda che ora tormentava Harry, cosi come Hermione e tutta la famiglia Weasley. Harry era tornato a casa con Hermione dopo la tragica notizia. Non voleva lasciare Hermione a casa sua da sola e cosi, con il suo assenso, l'aveva portata dai suoi.

Appena arrivarono, James e Lily capirono he c'era qualcosa che non andava: entrambi i ragazzi avevano gli occhi rossi e gonfi dal pianto, e l'aria affranta. Scartarono subito l'ipotesi che qualcosa potesse essere andato storto tra loro, perchè erano arrivati insieme e, per di più, si tenevano per mano, anche se forse non se ne stavano nemmeno rendendo conto.
Dopo un attimo di silenzio, fu James a parlare.
“Ragazzi, che succede?” chiese, serio. Capi che era accaduto qualcosa di grave.
Fu Harry a rispondere, con il groppo in gola, ma a voce ferma e chiara, con una nota che marcava la sua rabbia e frustrazione.
“Hanno preso Ron” disse semplicemente.

Non c'era bisogno di spiegare ai genitori chi lo avesse preso, era evidente, com'era evidente la rabbia del Prescelto.
“Finirà mai tutto questo? Riuscirò mai ad avere una mia vita, senza che Voldemort e i suoi seguaci me la rovinino?” continuò poi, in preda alla disperazione che lo stava divorando.
James e Lily, per una volta, non sapevano cosa rispondergli, non sapevano come confortarlo.

Hermione non aveva ancora aperto bocca, sembrava che il panico e la rabbia per la cattura del suo migliore amico, l'avesse lasciata senza parole. In realtà stava pensando a come si erano lasciati poche settimane prima, quando lei gli aveva fatto capire che non era interessata a lui, ma al suo migliore amico. Aveva sicuramente sofferto, e ora era costretto a subire chissà quali torture, consapevole che la ragazza che amava non lo ricambiava... Si sentiva molto in colpa. Ma un altro pensiero torturava la mente della ragazza, un'oscuro presentimento collegato al rapimento di Ron si fece largo nei pensieri di Hermione.
Non potendo più restare in silenzio con il peso di quei pensieri, si rivolse ai genitori di Harry.
“Avete mai sentito parlare di un incantesimo che è formato da una fiammata verde?” chiese, con fermezza. Voleva sapere se i suoi dubbi erano fondati o no.
Appena udirono quella domanda, Lily e James sbiancarono.
“Si Hermione, una volta sola... è un incantesimo oscuro, e l'unico mago che l'avesse mai utilizzato era Voldemort stesso. Il mago che l'ha usato dev'essere subdolo e potente quanto lui, e con un piano ben preciso in testa” rispose James, preoccupato.

Hermione annui.
“Si usa per controllare la gente, non è vero? Per farle fare quello che vuoi... E ho sentito dire che sia irreversibile!” chiese ancora, con le lacrime agli occhi.
“Non è proprio cosi Hermione. L'incantesimo è volto a far cambiare personalità all'individuo su cui è scagliato... ma non sempre ha lo stesso effetto: dipende dallo stato d'animo della persona, dalla forza che possiede e, naturalmente dall'abilità del mago che ha lanciato la maledizione. Non vorrei dirvelo, ma non sarebbe la prima volta che Voldemort usa questo incantesimo per far cambiare schieramento ad un mago” concluse James, affranto.

“COOSAA??!!” sbottò Harry, facendo sobbalzare tutti.
“Vuoi dire che il piano di Voldemort, o di chiunque dei suoi scagnozzi, sia quello di annoverare Ron tra le sue fila? Ma Voldemort non odiava i traditori del proprio sangue? Tutto ciò non ha senso!” sbraitò.
Hermione gli strinse una mano e gli si avvicinò, cercando di calmarlo. Lei ci riusciva sempre.
“Mi dispiace ammetterlo Harry, ma tutto ciò ha un senso. Guardati adesso, sei distrutto, arrabbiato e ti senti impotente, e lui è proprio cosi che vuole farti sentire: debole. Immagina che colpo per te trovare di fronte, in una battaglia, il tuo migliore amico, che dovrebbe essere al tuo fianco, come reagiresti? Bisogna convenire che la sua è una mossa da maestro” intervenne Lily.
“Tuttavia non tutto è perduto. Sappiamo per certo che non è stato Voldemort a scagliare quell'incantesimo, e su questo si basano le nostre speranze. Noi abbiamo dalla nostra parte il mago più potente del mondo,e sono sicuro che riusciremo a trovare una soluzione, tutti insieme.” continuò James, prima che Harry potesse aggiungere altro.

Harry annui, in fondo avevano ragione.
“Dobbiamo riunire l'ordine” disse con decisione.
Tutti concordarono, e James mandò i suoi patroni dai vari membri dell'Ordine della Fenice.
Harry” disse Hermione “Dovremmo chiamare anche il nostro di esercito, dobbiamo prepararci alla battaglia e, in piu, Ron è uno dei nostri capi, vorranno aiutarci”.
“Hai ragione Hermione, piu siamo meglio è. L'ES e l'Ordine della Fenice lavoreranno insieme per sconfiggere, una volta per tutte, Lord Voldemort!”.
Detto questo, Hermione usò il suo galeone incantato per far sapere all'ES che si sarebbero riuniti all'ordine della fenice.

James e Lily rimasero stupiti, sia dal fatto che avessero un esercito privato, sia dall'ingegno del galeone di Hermione, ma non dissero nulla, il momento era cruciale: la guerra era ricominciata.


Molly e Ginny, dopo aver portato la notizia ad Harry ed Hermione, tornarono a casa.

Tutta la famiglia si era riunita e nessuno riusciva a capacitarsi di quello che era successo. L'attacco era stato violento ed improvviso, ma erano tutti d'accordo sul fatto che era mirato, e che il rapimento di Ron era stato ampiamente studiato.

Nonostante un primo momento di terrore, i Weasley si erano convinti del fatto che Ron fosse ancora vivo: se fosse morto non avrebbero portato via il corpo, e poi quella fiammata verde non era un'Avada, l'avrebbero riconosciuto.

La domanda ricorrente ora era perchè avevano dovuto rapirlo, e chi ci fosse dietro a tutto questo.

Dopo un momento di riflessione, nel quale ognuno era immerso nelle sue teorie, Arthur disse che la cosa più sensata era di riferire il tutto al resto dell'Ordine.

Fu proprio in quel momento che un patronus a forma di cervo apparve nella casa, dicendo a tutti che si sarebbero trovati quella sera in Grimmauld Place per una riunione urgente. A Ginny, invece, come al resto dell'ES, qualcosa bruciò nelle tasche: quel qualcosa si rivelò essere il galeone falso, che indicava l'ora esatta del loro prossimo appuntamento.

Nello stesso momento, il cervo di James fu visto da tutti i membri dell'Ordine, ancora ignari di tutto anche se, come sempre, il Preside di Hogwarts aggrottò le sopraciglia, soprapensiero.

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Capitolo 12
*** Rivelazioni e decisioni ***


Mentre Harry prendeva la decisione di riunire l'ES e l'Ordine, c'era qualcun altro, fin'ora considerato un traditore, che stava prendendo decisioni importanti per la sua vita e il suo futuro. Lui era sempre stato arrogante, non di certo uno dei migliori amici del trio, ma doveva ammettere che loro combattevano per ciò che era giusto, per quello in cui credevano. Inoltre il Prescelto era ammirato da tutta Hogwarts, circondato da amici sinceri e leali, cosa che lui non aveva: i suoi “amici” gli stavano intorno solo perchè lo temevano.
Certo, era consapevole di quello che avrebbe dovuto affrontare, specie da quando era suo padre a comandare i mangiamorte in assenza del loro padrone, ma era disposto a tutto pur di non diventare come loro, anche se questo voleva dire schierarsi con Potter. Era ora che il mondo magico sapesse di che pasta era fatto il vero Draco Malfoy.


Mentre pensava a tutto questo, udì il classico rumore della materializzazione provenire dalla stanza di fianco alla sua. Era strano, perchè sapeva che erano stati imposti degli incantesimi di protezione su Malfoy Manor, e di solito nessuno si materializzava in casa. Incuriosito, fece per avvicinarsi alla porta, quando sentì un ordine imperioso di suo padre, che diceva di non fare entrare nessuno nella stanza, e di tenerlo informato sui cambiamenti del ragazzo. Draco non capiva cosa il padre avesse in mente, ma non ci mise molto a saperlo.
In quel momento, infatti, Lucius Malfoy fece la sua comparsa nella stanza, con un'espressione che definire soddisfatta era poco. Draco rimase in attesa, curioso di capire cosa rendeva suo padre così di buon umore.

“Ho delle buone notizie per te Draco, tu sarai al centro di un'importante missione, un piano che ho in testa da anni, e che ho già iniziato a mettere in atto” rivelò Malfoy Senior.
“Di che si tratta padre? Cosa devo fare per voi?” chiese Draco, stupito.
“Oggi ho trovato il modo di indebolire il prescelto, portandogli via uno dei suoi migliori amici, il Weasley! Ho usato un incantesimo di mia invenzione su di lui, che lo porterà dalla nostra parte, in fondo è sempre un purosangue...” rispose Lucius.
“Capisco, ma qual'è la mia parte in questo?” chiese di nuovo il biondo, non capendo bene cosa il padre volesse da lui.
“Tu tornerai ad Hogwarts, e il tuo compito sarà quello di avvicinarti il più possibile a Potter, guadagnare la sua fiducia e quella dell'Ordine, in modo da avere una spia all'interno... E, al momento giusto, lo farai cadere nelle nostre mani, in modo che possiamo finirlo una volta per tutte” sentenziò suo padre.
“Ne sarò onorato padre, non vedo l'ora di poter dare una mano a far fuori Potter ed i suoi amichetti” rispose Draco, sicuro di se: non doveva vacillare ora, e quel piano poteva giocare a suo favore.
Lucius annuì soddisfatto e annunciò al figlio che sarebbe tornato a scuola l'indomani.
“Se riusciremo nel nostro intento, quando il nostro Signore sarà tornato sarai ricompensato con tutti gli onori, e farai parte della sua cerchia più intima Draco, quindi vedi di non fallire... Sai cosa succederà altrimenti” concluse, prima di lasciare la stanza.
Rimasto nuovamente solo, Draco pensò che avrebbe avuto bisogno di aiuto, doveva parlarne con qualcuno di cui poteva fidarsi, e gli venne in mente una sola persona.


Era tranquillamente seduto nel suo ufficio, dopo essere stato reintegrato al suo posto come direttore dei serpeverde e stava controllando i compiti degli studenti dell'ultimo anno. Ci aveva messo un po' a far capire agli insegnanti di non essere un traditore e, di certo, doveva ringraziare il Preside resuscitato per questo: senza le sue spiegazioni nessuno gli avrebbe creduto.
Ripensò agli ultimi avvenimenti. 

“Non ci credo, tu l'avevi sempre saputo?? Sapevi che sareste tornati tutti in vita, ma ci hai tenuti tutti all'oscuro?? Mi hai fatto passare per un traditore della peggior specie, mi hai fatto rodere dai sensi di colpa per non essere riuscito a salvarti, e per averti dovuto uccidere! Perchè non mi hai detto niente Albus??” Piton era a dir poco furioso. “Calmati Severus, non ti ho detto nulla perchè non sapevo come sarebbe andata a finire, non sapevo se Harry sarebbe riuscito a portare a termine il suo compito, e oltretutto non sapevo se io ero legato a lui in quel modo: in fondo io non ero morto salvando lui, ma per una maledizione su un Horcrux... Inoltre non volevo dare questa informazione ad una persona che è cosi in contatto con Voldemort, sebbene hai sempre svolto a dovere il tuo compito” rispose il preside. Piton non sapeva più cosa rispondere, ma in quel momento non fu necessario, dal momento che, grazie all'aiuto del preside, si difese dalle accuse di tradimento degli altri insegnanti e alcuni membri dell'Ordine.

Si distolse dai suoi pensieri per rimettersi a correggere i compiti, ma venne distratto nuovamente da qualcos'altro o meglio, qualcun altro, che aveva appena varcato l'ingresso del suo ufficio.
“Draco, a cosa devo il piacere della tua visita? Credevo che ormai mi giudicassi come un traditore...” disse glaciale.
“Le cose cambiano professore, ed io non ho intenzione di stare a guardare mentre fanno di me un mangiamorte. Sono qui perchè conosco i piani di mio padre.”
“Cosa ha intenzione di farne di me?” chiese Piton, consapevole del fatto che Lucius era geloso di lui.
“Per ora niente professore, e poi lui sa bene che lei è il favorito del Signore Oscuro, che come sappiamo non è morto... Lui teme la sua ira, non si azzarderà a farle del male”
“Bene, questo gioca a nostro vantaggio... Quali sono le novità?”
“Mio padre ha usato l'incanto homenum mutatio su uno dei Weasley, l'amico di Potter... Hanno attaccato a sorpresa la famiglia, e appena lui si è unito a loro, mio padre ha agito... Sappiamo entrambi che significa” spiegò Malfoy, mentre Piton impallidiva.
“L'homenum mutatio... è una sua invenzione, anche se non l'ha mai usata... l'Oscuro Signore l'ha appresa da lui e poi usata per i suoi scopi... Credo che per Weasley non ci siano molte speranze, anche se forse Silente saprà cosa fare...”.
“Aspetti... Silente? Ma, non capisco...” fece Draco incredulo, prima che Piton lo fermasse.
“Non c'è tempo di spiegarti ora, ma c'è un altro problema da risolvere: venendo qui, e raccontandomi tutto questo, hai tradito tuo padre e l'Oscuro Signore, e sai anche tu che nessuno dei due è incline al perdono... Dobbiamo agire in fretta, e tu dovrai venire con me da Silente e raccontargli ciò che hai detto a me”.
“Mio padre mi ha anche ordinato di tornare a scuola, dice che devo avvicinarmi a Potter e all'Ordine, in modo da avere un'altra spia all'interno, e consegnare Potter al momento opportuno” aggiunse Draco, ancora stupito dal fatto che il Preside fosse vivo.
“Bene, questo semplifica un po' le cose, perchè il fatto che tu sia qui non desterà sospetti... Faremo come vuole Lucius, e ti daremo qualche informazione da rivelargli sull'Ordine... Inoltre, farti vedere insieme a noi alle riunioni dell'Ordine, potrà aiutarti ad avvicinarti a Potter, specie con le informazioni che hai” concluse Piton.
Draco annui in silenzio, ormai la sua decisione era presa, e doveva affrontarne le conseguenze. In quel momento un messaggio di Fanny fece la sua comparsa nell'ufficio, e i due si apprestarono ad uscire.


Un patronus a forma di cervo apparve nel suo ufficio e lui, riconoscendolo lo fisso', le sopracciglia aggrottate, aspettando di ricevere il messaggio di James.
“I mangiamorte hanno attaccato la tana, hanno preso Ron... Si stanno muovendo... Bisogna riunirsi”. 
Non aveva tempo, James aveva ragione, bisognava agire... Avevano forse aspettato troppo. Pensava di sapere la ragione per cui avevano preso Ron, ma bisognava capire chi ci fosse dietro quell'attacco. Chiamò a se Fanny e le fece mandare un messaggio a Severus e Minerva, e attese il loro arrivo.
Ciò che vide un attimo dopo lo sorprese, anche se non lo diede a vedere: assieme a Piton c'era il giovane Malfoy. Anche la McGranitt, appena entrata, si stupì nel vedere Draco nell'ufficio del Preside, ma non se ne preoccupò più di tanto.
“Come mai ci ha fatto chiamare, Preside?” chiese Severus.
“Ho appena ricevuto un messaggio da James, dice che i mangiamorte hanno attaccato la Tana, e che il giovane Weasley è stato preso... Dobbiamo riunire l'Ordine e scoprire chi c'è dietro a questo attacco” rispose Silente.
La McGranitt, che aveva visto il patronus di James rimase in silenzio, seppur sconvolta dalla notizia.
Draco ruppe il silenzio che si era creato, mentre il preside andava a prendere un oggetto, che stava trasformando in una passaporta.
“C'è mio padre dietro all'attacco professore, è lui che guida i mangiamorte ora... Ha usato l'homenum mutatio sul Weasley, e credo che abbia un piano per riportare in vita (di nuovo) Voldemort... Mi ha anche ordinato di tornare ad Hogwarts, dove crede che gli sarò utile per sconfiggere Potter”.
Ciò che Draco rivelò, confermò i loro sospetti, anche se furono sorpresi nel sentirgli nominare il Signore Oscuro per nome.
“Molto bene Draco, le tue informazioni ci sono molto utili, e mi confermano che il pericolo è grande... Sai dove si nascondono i mangiamorte?” chiese Silente, guardandolo negli occhi.
“So che il quartier generale è casa mia, ma non si fanno trovare facilmente, e hanno tanti possedimenti dove si possono nascondere... in più hanno messo vari incantesimi di protezione, non sarà facile raggiungerli... Anche se per entrare a Malfoy Manor vi potrei aiutare io...” rispose Draco, ormai sicuro di se.
“Ti ringrazio di nuovo Draco, so che deve essere difficile per te, ma la tua scelta dimostra che sei diverso da tuo padre, e che vuoi diventare un uomo migliore di lui” concluse il Preside, sorridendo al biondo.
Lui fece un cenno di ringraziamento, e aspettò la prossima mossa del suo professore. Lui prese la passaporta dalla sua scrivania, e fece segno a tutti e tre di avvicinarsi. Toccarono tutti quell'oggetto ed in un attimo si ritrovarono al quartier generale dell'Ordine: Grimmauld Place.

In un'attimo Grimmauld Place fu gremita di gente. Tutti i membri dell'Ordine più Harry, Hermione, Ginny, Fred e George si trovavano li. All'improvviso l'attenzione di tutti si riversò su Draco e Piton, arrivati insieme. Prima che qualcuno riuscisse a dire qualcosa, però, il preside di Hogwarts prese la parola.
“Vi prego di non giungere a conclusioni affrettate. Severus è qui perchè è sempre stato fedele alla nostra causa, come ho già avuto modo di spiegare ad alcuni di voi, vi chiedo quindi di trattarlo come merita un membro del nostro ordine. Quanto al signor Malfoy, vi spiegherà lui stesso perchè è qui”.
Draco si fece avanti, non mostrando alcun segno di nervosismo di fronte a tutti gli sguardi puntati addosso: era pur sempre un Malfoy, dopotutto.
“Come penso tutti avete intuito, al comando dei mangiamorte ora c'è mio padre, e questo significa che è ancora più spietato e crudele di prima. Io sono cresciuto con i suoi insegnamenti, credendo che lui fosse un punto di riferimento da seguire. Non sono una persona perfetta, ma lui vuole farmi diventare un mangiamorte, e io non sono un assassino, e non voglio esserlo. Voglio cambiare la mia vita, lottare per ciò che è giusto, e non per dei pregiudizi senza senso”. Draco fece una pausa, durante la quale fissò con un sopracciglio inarcato le facce stupite di tutti i presenti.
“Inoltre, sono qui per informarvi che mio padre a colpito il vostro amico Weasley con l'homenum mutatio, e che ora lo tiene in custodia al Malfoy Manor...”.
A quelle parole tutti sbancarono, a parte coloro che già sapevano o avevano intuito cosa era successo a Ron.
“Io posso aiutarvi ad entrare a Malfoy Manor, ma non ho nessuna idea su come si può salvare Ronald da quell'incantesimo: a quanto ne so è irreversibile” concluse Draco, che ora aspettava che qualcuno parlasse.
Fu il preside a parlare.
“Draco ha ragione, l'homenum mutatio è irreversibile, anche se qualcosa per salvare il giovane Weasley si può ancora tentare, ma tutto dipende dalla sua volontà... L'incantesimo scagliato da Lucius, ha il potere di far cambiare la personalità di una persona, sfruttandone il suo lato debole, o un sentimento represso come odio, invidia o gelosia... Solo i sentimenti più puri di amicizia e amore potranno salvarlo”.

Harry ed Hermione si guardarono: Ron provava sicuramente due di quei sentimenti quando fu colpito dall'incantesimo, ed era in parte colpa loro... anche se ancora non lo sapevano con certezza.
“Dobbiamo andarlo a prendere, più il tempo passa e più rischiamo di perderlo” intervenne Harry.
“No Harry, il cambiamento è praticamente immediato, non c'entra da quanto tempo sia stato esposto all'incantesimo... Ma hai ragione, bisogna andarlo a prendere, non è il caso di lasciarlo nelle loro mani... Ma bisogna essere cauti e preparati Harry, sicuramente ci stanno aspettando” intervenne James.
“Cosa facciamo allora?” chiese Hermione.
Silente si rivolse a Draco. 
“Draco, tuo padre sa che la maggior parte dei membri dell'Ordine sono tornati in vita?”
“No Preside, sono rimasto stupito ed incredulo anch'io quando l'ho scoperto... I mangiamorte si erano ritirati dopo che Voldemort ha nuovamente usato l'anatema che uccide su Potter senza risultati, vedendo il suo corpo privo di vita un'altra volta. Nessuno di loro, e nemmeno io, sa cosa è successo dopo... Credo sia per questo che ha deciso di attaccare, è convinto di averci in pugno” rispose il biondo serpeverde.
“Bene, quindi abbiamo l'effetto sorpresa... Harry, Hermione e anche tu Draco, voi verrete istruiti da alcuni di noi per delle pratiche magiche che pochi riescono a fare... So che non corre buon sangue tra voi, ma vi chiedo di collaborare, perchè ne va delle vostre vite e di quelle dei vostri amici”.
I tre annuirono, anche se si guardarono scettici.
“Signore, abbiamo fatto riunire i membri dell'ES nella stanza delle necessità e dovremmo andare ad avvisarli di quello che succede” intervenne Hermione.
“Molto bene, prendete questa passaporta, vi condurrà direttamente lì, e poi restate a scuola, riprendete i corsi... Da domani ci saranno delle novità ad Hogwarts” concluse il preside.
Harry guardò Draco, facendogli segno di andare con loro. Stranamente il biondo annuì senza dire una parola. Hermione, Ginny, Fred e George li seguirono increduli, ritrovandosi un attimo dopo davanti agli altri membri dell'ES.


Neville stava chiacchierando con Dean e Seamus, quando improvvisamente senti' qualcosa che gli bruciava nelle tasche: era il suo galeone falso, quello dell'ES. Rimase stupito e, guardando i suoi due amici, capi' che a loro era successa la stessa cosa, e che avevano avuto la sua stessa reazione. Guardarono il galeone, che diceva loro di trovarsi nella stanza delle necessità tra un'ora.
Non ci pensarono due volte e andarono a prepararsi, cercando di capire cosa avesse spinto i loro capi a chiamarli con questa urgenza. La stessa cosa si prepararono a fare tutti gli altri membri dell'ES tranne Ginny, Fred e George che si trovavano a Grimmauld place, e ovviamente Ron che, sebbene anche lui avesse sentito il suo galeone bruciare, da una parte non poteva muoversi e dall'altra, sentiva che non gliene fregava niente... Bisognava sbrigarsi.
Arrivarono tutti nella stanza delle necessità, aspettando i loro capi, che non si fecero attendere troppo.
Un attimo dopo, infatti un gruppetto di 6 persone fece la sua apparizione in quella stanza, ma l'attenzione di tutti si concentrò su un biondino che nessuno si aspettava di vedere lì. Si udì un vociare indispettito ed incredulo, e qualcuno sembrava addirittura voler avvicinarsi per far fuori Malfoy, ma Harry, così come aveva fatto Silente, si mise in mezzo.
“Ragazzi, calmatevi, Malfoy è qui perchè ha dimostrato a me e ai membri dell'Ordine di non essere chi pensavamo che fosse” cominciò, sotto lo sguardo scettico di tutti, mentre gli altri del gruppetto annuivano.
“Draco è stato accolto dall'Ordine, perchè a deciso di combattere per noi, contro suo padre, e questo a me basta per dire che non è un traditore... Quindi anche noi lo accoglieremo, e sono certo che ci può aiutare, e dimostrare di essere un mago capace” disse, guardando ora Malfoy negli occhi. Draco lo ringraziò con un cenno, poi si rivolse agli altri.
“So di non essere stato uno dei migliori elementi di questa scuola, ma io non sono come mio padre, e so di aver sbagliato... forse non cambierò mai, e continuerò ad essere un bastardo arrogante, ma mi impegnerò a farmi accettare da ognuno di voi... in modo da avere qualcosa di vero per cui combattere, come avete voi” affermò stupendo se stesso e tutti i presenti. In quel momento scambiò uno sguardo con Ginny, che solo Harry ed Hermione percepirono, e quello che videro li fece sorridere, anche se non erano certi di esserne contenti.
“Harry, ma dov'è Ron?” chiese Neville.
“Ron è stato preso dai mangiamorte Neville, è per questo che vi abbiamo riuniti qui: abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile per andare a riprenderlo, anche dalle persone più inaspettate” rispose Hermione.
Harry li guardò uno ad uno, Malfoy compreso.
“Ancora una volta ho bisogno di voi ragazzi, e questa volta ci alleneremo diversamente... Siete con me?” Un coro di assenso si levò in risposta, e persino Draco annuì, stupito dal carisma di colui che era stato suo rivale per anni.

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