R & D : Don't Let Love Run Away

di Emily OneDirection
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Della Scuola. ***
Capitolo 2: *** Brr! Ecco i Brividi! ***
Capitolo 3: *** Flash, Chiara...Daniel! ***
Capitolo 4: *** Un Problemino…piccolo? Bhè, ora lo è…ancora. ***
Capitolo 5: *** Dashley è una bugia ***
Capitolo 6: *** A te, Giulietta ***
Capitolo 7: *** Ciò che è accaduto ieri ***
Capitolo 8: *** Ho fatto un casino ***
Capitolo 9: *** Test...Test ***
Capitolo 10: *** Ultimo Capitolo : Veramente, Finalmente Felice ***



Capitolo 1
*** Prima Della Scuola. ***


1 . Prima della scuola.

 

Odiavo la scuola.  I compiti. La storia. La geografia. La merda che ti gettano addosso i compagni che ti odiano.

Io, a dodici anni, credo di essere cresciuta abbastanza da decidere se posso cambiare scuola, ma mia madre dice di no, che devo affrontare ciò che succede.

Di tutta la classe, solo una persona, e lo so per il suo carattere, non parla male di me.

Alice, la mia best, è forse l’unica ragione per la quale non sono scappata da tutto.

-Fatti i compiti, oggi?- Domandò.

Lei sapeva che non li facevo quasi mai e che rischiavo la bocciatura, forse. Scossi la testa.

-Secondo me perdi tempo a chiederlo.- Commentai.

Si piazzò davanti a me tagliandomi la strada. –Così facciam…-

-Te lo chiedo perché lo spero.- Disse. Sbuffai.

-Io sto cercando di mettermi in pari.- In realtà stavo aspettando, ma, aspettando cosa?

Lei sicuramente sapeva che mi ponevo quella domanda ma esitava sempre.

-Un compito l’ho fatto!- Esclamai. Un sorriso si fece strada sul suo volto. – Calma! Parlo del disegno di Arte!

- Guarda che è sempre un passo avanti.- Mi spiegò e ricominciò a camminare col sorriso stampato in  faccia.

- Se lo dici tu. Ti va di andare alla pista di pattinaggio, oggi?- Chiesi. Fece un verso quasi equivalente ad un si.

-Devo chiedere a mamma. – Disse dopo.

Odiavo il fatto che le nostre mamme fossero così iperprotettive.

-Tanto ci accompagnerà la mia. –

-Allora verrò di sicuro.

Finalmente una cosa decente, mi annoiavo a casa.

-Ehi, ragazze!- Strillò Carla. Accennai un sorriso.

-Ciao Car!- Esclamammo io ed Alice insieme.

-Noi oggi pomeriggio andiamo alla pista di pattinaggio con mia madre, vieni?- Domandai.

-Devo controllare la mia agenda.

-Certo…

-Ok.

-Andiamo a scuola!- Urlai fingendo entusiasmo.

Quel giorno fu una vera tortura, non riuscivo a tenere gli occhi aperti, ma riuscii a scamparla nonostante i compiti che non avevo fatto.

 

 

Angolo di Michy:

 

Vi è piaciuto questo primo capitolo?

Si, è corto, ma è tipo un capitolo di inaugurazione.

Vediamo se riesco ad avere qualche recensione.

Besos.      <3               

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Capitolo 2
*** Brr! Ecco i Brividi! ***


2 . Brr! Ecco i brividi!
 
-Voi intanto prendete i pattini.- Ci disse mamma.
Eravamo stati pochi secondi in fila, ma sulla pista c’era il panico, gente che si teneva per mano, che cadeva e ce n’era molta, troppa.
- 39…mmh…38…40…33- Comunicai ed il ragazzo davanti a me ci portò i pattini.
Sorrisi e ringraziai, poi andammo ad infilarceli.
-Cavoli! Non riesco a chiuderli!- Esclamò mio fratello Marco. Risi.
-Bhè, nanetto, non sai fare niente. – Commentai stuzzicandolo.
Se uno sconosciuto ci avesse sentito in ogni momento della giornata ci avrebbe preso per nemici.
Io, però, ci godevo.
-Maaaammaaaa!- Cominciò a strillare. Finsi di sbuffare.
-Rebecca!
-Okaaay!
Le mie due amiche risero.
Mi alzai in piedi e cominciai a camminare goffamente, poi venni seguita da Carla ed Alice. Arrivammo alla pista e quasi feci uno scivolone.
-Attenta!
-Calma Ali!
Cominciai a pattinare attaccata al bordo della pista, come molti, poi, a Car venne l’idea di fare gare avanti ed indietro per la pista,
alle quali Ali rinunciò per sua grande saggezza, così continuò a girare come tutti gli altri in circolo.
-3…2…-Cominciò a dire la mia amica, ma io partii già al due. – 1, via.- Sbuffò.
Slittai sui pattini, ma arrivai prima per pochi centimetri. Contò di nuovo e questa volta partii al tempo giusto.
A metà strada notai un ragazzo che andava lentamente, ma, non avendoci pensato prima, girai quando ero a pochi centimetri da lui.
Lo vidi scivolare a terra e mi fermai per soccorrerlo. Mi chinai.
-Stai bene?- Domandai. Alzò leggermente il capo. Vidi i suoi occhi verdi, verdi come l’erba, di un verde fantastico. Sorrisi.
Alzò un sopracciglio e mi illuminò con un sorriso che, lo giuro, mi fermò il cuore. Deglutii silenziosamente.
Alzò un braccio e si scostò dei capelli da davanti alla faccia. 
Quella scena era sicuramente avvenuta in pochi secondi, ma la vidi a rallentatore.
-Bene. Non preoccuparti.- Rispose, la sua voce era melodica e riconobbi l’accento americano.
Mi scansai e lui si poté alzare.
-Daniel McHallen.- Disse. Sorrisi. Mi allungò la mano.
-Rebecca Diamante. – Gliela strinsi. Mi arrivò come una scossa che arrivò fino alla schiena come un forte brivido.
- Brr! Che freddo!- Esclamai quando se ne fu già andato.
Non avevo sentito, ma mi aveva sicuramente salutata, educato come sembrava.
Mi avvicinai a mamma che era al bordo. Fece una strana espressione.
-Mmh!
-Mi dai il giacchetto?- Domandai. Me lo diede senza commentare, poi andai da Alice che era appoggiata alla ringhiera.
-Ti da di fare qualche giro insieme?- Domandai. Rise.
-Come si chiama?
-Daniel. Ora andiamo?- Finsi di essere scocciata. Mi tornarono in mente i suoi occhi.
-Mmh…ok…ti assillo dopo.- Le presi la mano e cominciammo a fare dei giri.
-Ooooh…cadooo!- Cominciammo a dire mentre scivolavamo, ma il mio sedere non toccò terra.
-Ti va di fare qualche altra gara?- Domandò Car quasi travolgendomi.
-Se viene anche Alice!
Ci fu un silenzio che sembrò pieno di suspense.
-OOOOK!!!- Esclamò la mia best.
Ci mettemmo in posizione di partenza.
-3…2…1…Via!- Partimmo e fui quasi tutto il tempo in testa, ma fui superata quando vidi Daniel che era fermo, rimasi incantata mentre cadevo a terra, poi mi scivolo un piede e rimasi ufficialmente col sedere per terra. Cominciai a ridere. Car mi seguì a ruota.
- Nessuno sa cadere come te!- Mi disse.
-Grazie, io ho classe.
Scorsi quel magnifico ragazzo che pattinava verso di me, poi si piegò ed avvicinò il viso al mio.
-Stai bene?- Domandò. Ancora quell’accento. Mi sciolsi. Sospirai.
-Bene.- Risposi. Lo guardai negli occhi.
-Hai…-Disse indicandomi il viso.
-Cosa?
-Una ciglia sulla guancia.
-Oh.
-Te la tolgo io.- Mise il dito sulla mia guancia e sentii la stessa scossa, ma più forte.
Quando l’ebbe tolta sentii la mancanza del suo tocco.
-Non dovevi preoccuparti. Sono caduta da sola, tu non c’entri niente.
-Io aiuto chi è in difficolta, sono fatto così.- Spiegò.
-Davvero una cosa fantastica!- Esclamai. Rise. – No, davvero. Ormai ce ne sono pochi di maschi così in questo mondo.
-E vorresti dirmi che sono l’eccezione?- Domandò. Sentii mia madre chiamarmi e mi girai.
-Si?
-Porto Leo a fare una passeggiata!
-Se non mi trovi sono in libreria.
-Ok.
-Anche a te piace leggere?- Chiese. Annuii.
-Anche alla mia amica Alice.- mi girai e la indicai.
-Io devo go…oh, sorry, i have to go.- Disse. Mi sentivo morire, in senso positivo.
-Ok.
-Mi dai il tuo numero?- Chiese porgendomi il telefono. Lo presi, salvai il numero e glielo resi. Mi salutò con un bacio sulla guancia. Sentii le farfalle nello stomaco. –Ci sentiamo.- Mentre andava via sentii come se una parte di me mi stesse abbandonando.  Adesso era in senso negativo che mi sentivo morire.
Volevo lui.

 
Angolo di Michy:
Vi è piaciuto questo capitolo?  Era più lungo,eh?
Se siete riusciti arrivare alla fine di questa tortura
non vi dispiacerà lasciare almeno 10 parole di commento, vero?
Vi prego ditemi che ne pensate!
Sto lavorando a un video per la storia e quando sarà su youtube vi avviserò.
           Besos.  

 

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Capitolo 3
*** Flash, Chiara...Daniel! ***


3 .  Flash,Chiara…Daniel!

 

Era Sabato ed ero fissa davanti al telefono da un bel po’. Lui non mi chiamava. Ma, perché mi ostinavo ad aspettare?

Uno perfetto come lui non avrebbe mai chiamato una sfigata come me!

Presi il PC ed entrai in Facebook.

Alice era connessa.

 

(Fucsia Rebecca e Blu Alice)

 

Ti ha kiamata?

Zero :(

Mi spiace

E Che c’entri?

Non c’entro niente!

Appunto.

Come stai?

Male. :(

Ti manca?

 

A quel punto mi disconnessi. Me la sarei cavata con una bugia. Non volevo rispondere, sarebbe diventato un interrogatorio.

Daniel McHallen

Mi fece qualche capriola in testa il suo nome.

“Uffi, meglio dormire.” Pensai.

Mi stesi sul letto e chiusi gli occhi. Non dovevo pensarci.

Non volevo avere lui nei miei pensieri.

***

-Merda!- Urlai al mio risveglio vedendo che ore erano. Ero in ritardo per l’incontro con la mia Band.

Mi infilai le scarpe, presi la tracolla e ci misi tutto, il cellulare, il portafogli ed il quaderno coi testi, poi uscii di casa e corsi a prendere la chitarra da mia nonna.

-Rebecca! Non dovresti essere con…come caz…la BEND?!- Domandò lei. Risi.

-Sono in ritardissimo! Ciauu!!- Chiusi la porta e corsi per il marciapiede, arrivai fino all’incrocio, poi guardai di nuovo l’ora.

-Vuoi un passaggio?- Sentii chiedere. Alzai lo sguardo e vidi mia cugina.

-C…Chiara?!- Le diedi un bacio sulla guancia. Osservai bene la sua moto.

Ignoravo la marca, non me fregava niente. Era rossa fiammante e super sportiva.

-Regalo di compleanno??- Rise.

-Tu si che sai capire bene. Tieni. – Mormorò porgendomi un casco. Lo afferrai ed indossai mentre lei faceva lo stesso col suo. Montai sulla moto.

-Come faccio con la chitarra?

-Flash!- Esclamò lei ed un’auto nera, una Mercedes, ci raggiunse. – Il mio migliore amico.

“Flash” abbassò il finestrino e mi scrutò per un attimo.

Era un ragazzo dal naso a punta, gli occhi grandi e marroni ed i capelli biondi.

Riuscivo a capire anche sono guardando la giacca che era uno che amava la palestra.

-Io vado di fretta!- Esclamai.

Lui scese dall’auto e prese la chitarra, poi non lo vidi più perché quella pazza di Chiara era già partita.

Osservai i palazzi sfrecciarmi davanti per qualche minuto. Avevo svuotato la testa. Non pensavo a niente. Niente. Niente, giuro!

-Carino, eh? – Domandò lei con un sorriso da ebete.

-Se per te va bene…comunque è stato gentile. Come si chiama? Fla…

- Damiano Camaro, ma, siccome con la moto e le auto va forte lo chiamiamo Flash.- Spiegò. Tirai fuori il mio sorriso da cugina-curiosa.

-Lo ami?- Chiesi.

-CHE CAZ…ehm…CHE DIAVOLO DICI?!

-Chià…

-Io si, lui di sicuro no.- Rispose già rassegnata, mi conosceva.

-Perché dici così?

-L’ho beccato che guardava il culo a una!

-Capirai! – Vidi l’edificio dove mi aspettavano i miei compagni di musica.- Lì, ferma!

Accostò al marciapiede, poi arrivò Damiano che mi diede la chitarra. Ringraziai, salutai e corsi dentro.

-Alla buon’ora!

-Virgy non cominciare co’ ‘ste cazzate che dicono gli italiani.- Criticai Virginia che mi abbracciò subito.

Sentii che i suoi capelli biondi profumavano di ciliegia.

-Che buon odore!

-Si, alla serata da Katy ci siamo profumate tutte i capelli, i capelli castani di Amy profumano di cocco e quelli blu di Ashley di lampone.- Spiegò. Risi.

-I miei di che li vorreste profumare?- Domandai. Mi sorrisero tutte e finsero di pensare.

-Io consiglio di rosa. Avresti il profumo abbinato al tuo rosso scuro.- Propose una voce nuova nel gruppo, ma che avevo già sentito.

- Reby, lui è Daniel, il nostro nuovo batterista.- Me lo presentò Katy. Oh, Caterina Petrucci! Cos’hai fatto?

Lo riconobbi, quegli occhi verdi ed i capelli neri con quell’accenno di cresta. Era il mio Daniel.

Quel Daniel della pista di pattinaggio.

-C-ciao Daniel. Ti sei già integrato qui in Italia!- Esclamai. Le altre mi guardarono sconcertate.

-Vi conoscete?

-L’ho travolto sulla pista dell’auditorium.- Mi sentii in colpa nel dire quelle parole.

Ashley sembrava in imbarazzo.

-Lui è il mio ragazzo, ti ricordi che te ne ho parlato?- Disse.

Ci fu la mia apocalisse. Il mio mondo finì. Lui era il mio “amore da romanzo”.

Il cuore mi si cacciò in gola e poi scese giù per l’intestino.

Sentii un dolore lancinante che mi lacerava gli organi. Se quello era il vero amore, non volevo averci niente a che fare.

Mi sentii improvvisamente stanca, chiusi gli occhi e mi lasciai andare battendo la testa a terra.

 

Angolo di Michy:

Vi è piaciuto il capitolo?

Un po’ strano, eh?

Come vi è sembrato?

Vi prego COMMENTATE! C’è la casella APPOSTA!

Besos <3

 

 

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Capitolo 4
*** Un Problemino…piccolo? Bhè, ora lo è…ancora. ***


 

 

 

 

4 .  Un Problemino…piccolo? Bhè, ora lo è…ancora.

 

Finita la giornata mi recai di nuovo a casa. Ero sfinita. Sentii bussare alla porta della mia stanza.

-AVANTII!!

Mia cugina fece la sua normale entrata, mi diede un bacio in fronte e si sedette sul mio letto.

Teneva le mani ferme sulla pancia.

-Stai male?- Domandai. Rise.

-Se questo è male!- Quelle parole mi fecero capire che c’era di più e cominciai a preoccuparmi,

orrende cose mi passarono per la mente. Feci un respiro profondo. Quasi non me ne accorsi.

-Che ti succede?

Vidi una lacrima scenderle giù per la guancia, due, poi tre…i suoi singhiozzi cominciarono e divennero sempre più intensi.

Quasi non cominciai a piangere. Soffriva ed io non sapevo nemmeno il perché.

-L…lui…se ne è andato! Io sono sola, ho soltanto te!- Urlò. Si riferiva a ragazzo che avevo visto oggi con lei.

-Perché?- Le chiesi. Ci doveva essere un motivo, aspetta, no! Era un uomo, un fottutissimo uomo, si sa che non pensano mai.

Non feci in tempo a ritirare la domanda.

-Tu sei mia cugina, vero? Non mi giudicherai, vero?

-Cazz…Mer…Chiara! Non sarai incinta?!- Strillai.

I suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime e mi sentii una merda.

L’avevo trattata troppo male. Mi spiaceva.

-Dai, dimmi che c’è.- Dissi con voce materna e dolce (credo).

Meno male che era lei la cugina maggiorenne.

Vidi le sue labbra muoversi, ma le parole arrivarmi in testa in ritardo.

- Sono incinta.-

Il mio mondo crollò nuovamente.  Sarei diventata zia. Lei era troppo giovane.

Per carità, non che volessi un aborto! Sono contro di esso.

Sono cresciuta troppo in fretta, mi ritrovo ad affrontare cose inimmaginabili, penso come una più grande di chissà quanti anni!

Mi manca la mia adolescenza!

E no, non voglio sentirmi dire quelle cazzate del fatto che sono nella pre-adolescenza.

Voglio viverla come gli altri e poi fuggire nella Grande Mela.

-Sono qui.- La strinsi a me e non ce la feci, scoppiai a piangere.

Sarebbe diventata mamma! La mia vita sarebbe cambiata,

di sicuro non mi sarei tirata indietro dall’aiutarla.

-Tu ti trasferisci qui da me. Tua madre ti ha buttata fori di casa, no? –Dissi.

Lo nascose, ma mi accorsi di averle fatto peggiorare il pianto.

Non gliene era mai fregato della madre. Rimasi in silenzio. Non potevo dire altro.

Mi arrivò un sms.

Ciao, sono Daniel!

Come Stai? Mi sei sembrata un po…

aspetta che non so come si dice...sconcertata!

È successo qualcosa?

                   Bacioni. Dan.

P.S. Ash mi ha detto che è frequente

scrivere “Bacioni” nei messaggi.

È una ragazza fantastica!

Mi venne da tirare il cellulare contro il muro, ma Chiara mi fermò.

“Bacioni”.  Ma te lo do io Bacioni brutta stronza di una Ashley!

-Chi è?- Domandò asciugandosi le lacrime mia cugina.

-Uno che ho conosciuto alla pista di pattinaggio. Il ragazzo di Ashley Candyman.- Spiegai senza arrivare nei dettagli.

-Lo ami. Ti brillano gli occhi.

-Che cazzate! Casomai mi piace un po’…un po’ di più di un po’. – Scoppiai in una risata con lei.

-Da quanto?

-Cosa?

-Ehm…lo sai.- Capì che stavo alludendo alla gravidanza.

-Un mese e mezzo. – Fissai la sua pancia e mi accorsi che, veramente, le era cresciuta un po’ la pancia.

La forma era quasi tondeggiante e si capiva che non fosse ingrassata.

-Indovina chi ti accompagnerà?- Domandai. Sorrise.

-Tua madre lo sa. Gliel’ha detto mia madre. Non mi ha buttata fuori di casa per quel furtarello nel bar, ma per questo.- Indicò la pancia.

-Non dire questo.- Cercai di rassicurarla.

-Infatti, potrebbe anche essere la cosa più bella che mi potesse capitare.- Capì al volo.

Era lei. Chiara.

-Chiamo Alice e parliamo anche con lei.- Dissi. Sorrise. Ci volevamo bene tutte e tre. Eravamo molto amiche.

Scesi e dissi a mia madre di invitarla a cena.

Lei annuì e disse che se avesse accettato o no saremmo andate da McDonald.

Suonò il campanello.

-Vado io!

Mi trascinai Chiara dietro ed andai ad aprire la porta.

Mi venne un colpo al cuore.

-TU!- Dissi. Non ci potevo credere. Mi torturava.

 

Angolo di Michy:

Vi pregoo Recensite in tanti! Ne Ho bisogno.

Sennò non continuo!

E voi direte: Chi se ne frega??

Lo so: non ne vale la pena!

Vi prego fate uno sforzo!

Bacioni. Michi. <3

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Capitolo 5
*** Dashley è una bugia ***


5 . Dashley è una bugia.

 

-Posso entrare?- Chiese con quella voce da bastardo.

-MAMMA!

Mia madre corse dove ero e quando lo vide le caddero i piatti a terra.

-Pezzo di Merda.- Mormorò. Lui rise. Sentii che mi dava fastidio fisicamente quella risata.

-Chiara, tua madre ti sta cercando!- Disse prendendo mia cugina per il braccio e tirandola. Lei provò a respingerlo.

Come faceva a cercarla la madre se lei stessa l’aveva cacciata da casa?

-Non avevi detto che era stata lei a cacciarti?- Domandai perplessa.

-No! La verità è che sono scappata perché non voglio che mio figlio diventi come loro!- Strillò e si staccò da mio padre.

-Senti papà…noi sappiamo solo che sei uno stronzo colossale e che stai con una puttana da quattro soldi…-

Mi sentii arrivare un ceffone in faccia così forte che caddi a terra e sbattei la testa sulle scale.

Avevo gli occhi semi aperti, ma sentivo di dovermi addormentare. La mia testa era bagnata e sapevo da cosa, chiusi gli occhi e mi lasciai andare.

Sicuramente non era una ferita grave.

***

 

In un primo momento non aprii gli occhi, ma rimasi ad ascoltare.

Sentivo i bip di un apparecchio, ma era troppo lontano per essere attaccato a me, la tosse di un bambino malato e due donne, una più giovane e un’altra più adulta.

-Mi dispiace, ok ?!- Disse la più giovane. Quella voce non mi era nuova.

-Coosa?? Se tu non avessi detto…-Conoscevo anche quella, e piuttosto bene.

-Zia, ciò che lei ha detto non c’entrava niente con ciò che ho ammesso, lo avrebbe detto comunque, in ogni caso.- La interruppe la voce di prima.

-Hai ragione scusa.

Odorai l’ambiente, lo conoscevo. Era una puzza di malinconia e solitudine. La odiavo. Mi trovavo in un cazzo di ospedale.

-Smettetela di discutere!- Urlò una voce ancora più giovane.

Spalancai gli occhi all’improvviso e vidi le tre donne che mi fissavano con terrore. Chiara, Alice e mamma.

-Eravate voi a litigare?- Domandai. Deglutirono insieme. Sperai che non iniziassero una discussione anche su questo.

-Per favore, ditemi che è successo.- Le implorai.

-Tuo padre ti ha fatto battere la testa…-Lo ricordavo, anche se vagamente. – hai avuto una commozione celebrale e sei qui da un giorno.

-Diamine!

-Che?-

-Non ricordo un accidente.- Spiegai. Infatti, era così, ricordavo poco e quel poco non era del tutto chiaro.  

Mi tornò lui in mente, odiavo odiare, ma avevo cominciato a provare quella sensazione per Ashley.

Quanto odiavo quella ragazzina viziata.

I suoi occhi mi facevano impazzire, cioè, quelli di Daniel,

mi sentivo in paradiso con lui. Lo amavo.

Cominciò a venirmi un forte mal di testa e ricaddi sul letto chiudendo gli occhi.

Non ricordavo perché avessi ricevuto un ceffone da mio padre e tantomeno perché pensando a lui, lo provassi davvero l’odio.

-Toc toc.- Sentii dire. Dissi “avanti” e sentii dei rumori di tacchi arrivare accanto a me. Aprii gli occhi e mi girai.

Vidi tre ragazza di cui una mi diede una sensazione di instabilità.

-Chi siete?- Mormorai subito.

Sentii una grande confusione in testa e mi ributtai sul cuscino. Stavolta gli occhi erano aperti.

-Sono Ashley.- Disse la ragazza la cui presenza di faceva star male. Grugnii e sperai che non se ne fosse accorta.

-Io Katy e lei Virginia- Disse un’altra. Chiusi gli occhi e mi addormentai.

Era troppo, troppo per una che aveva una commozione celebrale.

Non ricordavo niente, ma sapevo che quella Ashley non mi era in simpatia.

 

***

Sentii accarezzarmi i capelli.

-Rebecca.- Udii sussurrare. Mi si fece un nodo nello stomaco.

-Sta dormendo, Daniel. Che ti frega se si sveglia? È tutta la notte che sei qui. Lei non è importante.- Gli disse Ashley.

Sbuffai, ma per fortuna nessuno sentì niente. Ops, ma ha per caso detto che è stato con me tutta la notte?

-Ehm, sei gelosa?

-Coosa? Senti, tu sei solo il figlio della cugina di una mia amica, quindi.

-Che cosa complicata e poi a me dimmelo che è la tua ragazza. – Rispose lui. Rimasi scioccata. Ashley gay?

Ma se era una playgirl da strapazzo!

Non sopportavo le bugie eppure cominciavo a ricordare, il viso del mio amato, la stronzaggine della “sua ragazza”.

Comunque mi sentivo meglio, meno storia c’era tra i due, più s’accendevano l luci sulla mia strada.

Intravidi i miei occhiali sul comodino ed allungai la mano per prenderli cercando di non fare rumore.

Li afferrai, ma caddero subito a terra. Pregai che non si fossero rotti.

-Mer…- Notai che i due avevano rivolto lo sguardo verso di me.- Ehm…ciao.- Dissi sfoderando un sorriso più finto di quelli di mio padre.

-Ben svegliata.- Mi disse Daniel.

Mi alzai subito cercando di vederlo attraverso la mia vista sfocata e gli diedi un bacio sulla guancia.

-Adoro il tuo accento!- esclamai. Rise.

-Grazie, a me piace la tua lingua, quella che parli, l’italiano.- Si sentiva in soggezione. Risi.

-Avevo capito. Grazie anche a te.- Risposi soffocando una risata.

Un’altra mano mi porse gli occhiali che indossai.

-Oh, adesso si che si vede bene!- Lui rise.

-Adesso capisco perché mi hai quasi baciato in bocca!

Divenni rossa come un peperone. Lui rideva.

-Oops

-Ehi, pomodoro. Lo hai capito vero che io sto con Ash?- Mi disse. Fischiai. 

-No, Ashley è una Lesbian-Playgirl- Risposi.

-Vedi che succede a parlare sempre di me?- Esclamò Ashley.
Tossii per finta cercando di attirare l’attenzione.

-Reb. Stai bene?- Domandò Daniel mettendomi una mano sulla guancia.

Fu il paradiso, come se ci fossi arrivata da viva.

Un’esplosione di felicità, gioia, amore,  vitalità e soprattutto, AMORE. Si, l’ho già detto, ma l’importanza di esso è superiore alla grammatica.

Nessuno potrà dire che do conclusioni affrettate.

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Capitolo 6
*** A te, Giulietta ***


6 .  A te, Giulietta.

 

Erano passati pochi giorni ed era arrivata l’ora di tornare a casa.

Per la scuola ci volevano ancora due settimane, perché, a causa della commozione celebrale, non dovevo né studiare, né impegnarmi troppo.

Al contrario di ci che dicevano i medici, per me il PC ed il cellulare non erano degli sforzi, quindi quei giorni vivevo su di essi.

Lo ammetto, un po’ lo facevo anche per non tornare a scuola presto.

-Dobbiamo andare!!- Esclamò mamma. Sorrisi.

-Prima passiamo a prendere le gomme che ho un sapore di vomito in bocca…-Le risposi. Sbuffò ridendo.

Alzai un sopracciglio e scesi dal letto.

Passammo per il bar e poi uscimmo da quel posto malinconico e piuttosto lontano dall’istituto scolastico.

Ebbi quasi l’impulso di correre per rientrarci. Sentii un clacson e mi girai verso destra.

Venni avvolta da un forte calore quando vidi gli stessi occhi verdi della pista di pattinaggio,

un brivido gelato successivamente mi percorse la colonna vertebrale quasi facendomi

sussultare quando vidi le sue labbra carnose. Sorrisi e lui ricambiò

scese dall’auto di mia madre cedendole le chiavi.

-Non si trovava parcheggio, mi dispiace.- Le disse con un sorriso timido e pieno di imbarazzo, poi mi disse “ciao” scoccandomi un bacio sulla guancia.

Arrossii come un pomodoro.

-Fa niente, almeno stavolta non ho dovuto spendere soldi. Dì un po’…dove sei stato tutto questo tempo?- Mia madre aveva un talento

nel mettere n soggezione la gente…

-A cercare parcheggio.- Rispose.- Uhm, a proposito, ti devo dare questo.- Proseguì tirando fuori una scatoletta.

Lo guardai dubbiosa e poi guardai ciò che mi aveva dato, me lo rigirai tra le mani per dieci secondi contati.

Non potevo credere a ciò che stava accadendo.

-Bec…aprilo.- Mi incitò. Aprii il coperchio, poi alzai il capo.

-Bec?- Domandai. Mi venne un groppo in gola che non riuscivo a mandare giù.

-Certo è un soprannome. Non ti piace?- Rispose. Sorrise.

-Certo che si! È solo che mio padre mi chiamava così, ma tu lo rendi migliore, ti giuro.- Spiegai.

Feci un sorriso forzato e poi guardai nella scatoletta che mamma aveva già puntato.

Appena lo vidi mi venne incontro di nuovo il calore di prima.

-Daniel, è…è…fantastico!- Esclamai. Trattenni una lacrima dispettosa.

Era un ciondolo a forma di cuore con sopra la mia iniziale in quel corsile regale che usano solo i re nelle lettere importanti.

-Questo è un regalo di guarigione.- Annunciò. Lo guardai. “Dai, mandami qualche segnale!” pensai, ma niente m’arrivò.

-Ma dai, sono solo un cerotto in testa ed i postumi della commozione celebrale!

-E a te sembra poco?- Domandò. Sbuffai.

-Cioè, volevo dire grazie.- Lo abbracciai. Mi strinse.

Quando io stavo per lasciare la presa lo sentii che mi stringeva ancora, poi mia madre tossì e si staccò lasciandomi un vuoto dentro che mi lacerava.

Quasi non caddi, ma mentre lui mi reggeva tenevo stretta la scatolina col ciondolo.

-Mettimelo.- Lo invitai.

Sorrise e lo presi per un si, poi gli porsi la scatoletta e mi girai,

poi alzai i miei capelli e sentivo le sue mani sulla mia pelle che prendevano la collana e me la infilavano.

Sentii una di esse toccare la mia che reggeva i capelli, facendomeli scivolare dritti sulla schiena.

-Fatto- Mi disse, ma non lasciò ancora la mia mano.

Sentivo qualcosa dentro tipo un fuoco accesso. Lo desideravo così tanto!

Salite in macchina che avete bloccato il traffico.

Ridemmo, ma era veramente così e non avevo ancora sentito i clacson che suonavano ininterrottamente.

Lui entrò. Mia madre mi porse il cappello. Non volevo che tutti vedessero il mio cerotto.

-A te, Giulietta.- Disse mentre me lo dava. Entrai in auto sorridente.

-Che hai? – Domandò Daniel col suo incantevole accento.

-Te lo dico se indovini.- Dissi mettendo la testa sulla sua spalla.

Non mi importava se non volesse, tanto avevo capito che almeno un po’ gli piacevo,

solo che se non me lo diceva, era così. Mi accarezzò i capelli, come in ospedale aveva

fatto più di una volta. Era venuto a trovarmi, senza Ashley, però c’era sempre mia

mamma e chi poteva parlarci come amica che voleva essere qualcosa di più.

-Ti va di tornare alla pista domani?- Chiesi. Percepii che sorrideva.

-Può venire alla pista di pattinaggio domani?- Chiese a mia madre. Lei sbuffò.

-Ti fai male, Rebecca.- Commentò.

-Ci penso io.- Intervenne Daniel.- In America facevo l’assistente dell’istruttore di Hockey nella cittadina di mia nonna.

-Forte- Feci quel commento che non irritò nessuno per una volta nella mia vita.

-Sicuro?

-Certo.- Esclamò lui.

-Ok. Ma non mi venite a chiedere auto se vi fate male.- Disse lei.

-Mi lasci andare da sola con lui?- Ma perché non mi stavo zitta un attimo.

Ci fu il solito silenzio di tensione, poi disse: - Si –

Gioii in silenzio solo con movimenti delle mani e poi mi strinsi addosso a Daniel.

-Se hai sonno ti puoi addormentare.- Disse dolcemente.

-No.-Dissi in preda ad uno sbadiglio. Crollai.

***

 

-Oddio mi sono addormentata!-Urlai al mio risveglio.

-Si e stavi anche dicendo “Quanto è bono Daniel”, “Quanto mi piace Daniel”- Ripose, appunto, Daniel. Arrossi, come al solito.

-Ti sta prendendo in giro.- Mi avvertì mamma.

-Ti approfitti di un momento di debolezza!- Lo accusai.

-Un momento? Ma se sono tre ore che dormi!

Capii subito dov’ero. Ancora in auto!

-Tu dovrai andare.

-Devo.

-Ciao.- Lo salutai e gli diedi un bacio a stampo sulle labbra.- Scusa.

-E di che.- Mi disse sorridendo. Mi restituì il bacio a stampo e poi se ne andò.

Mi mancò subito, ma non dimenticai quel malinteso/per niente malinteso.

 

Come Vedete Ho Aggiornato!

Vorrei che recensiste in molti per una volta.

Che vi cosa? Mica vi dico di schiantarvi con l’auto dal ponte di Brooklyn.

Già è difficile arrivarci fin lì

Comunque spazio ai commenti!

 

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Capitolo 7
*** Ciò che è accaduto ieri ***


7 . Ciò che è accaduto ieri.

 

Arrivai alla Colazione esausta. Quella notte ero rimasta su Facebook a parlare con Alice di quello che era successo, poi avevo ascoltato qualche milione di volte “What makes you beautiful” degli One Direction pensando a lui.

-Rebecca?- Mi chiamò mamma ad alto volume nonostante fossi accanto a lei.

-Che ti urli!- Gridai. Rise.

-Sembri una coi postumi.

-Che vuoi che sembri? Sono una tizia che ha avuto un trauma cranico e non ha dormito tutta stanotte.- Risposi.

Sferrò il suo sorriso da ficcanaso. Cominciai a prepararmi, non potevo aspettarmi cosa avrebbe detto.

-Alloora…è per ciò che è accaduto ieri?

Sbuffai. Ci aveva spiati.

-MAMMA! Se non la smetti…- Mi bloccai lì. Non volevo sforzarmi più del dovuto.

-Oggi vado al lavoro, chiama se succede qualcosa.- Mi disse, afferrò una ciambella, la addentò e se la portò via.

Quello era l’unico giorno in cui, forse, volevo veramente andare a scuola.

Dovevo parlare con Alice, di persona, subito. 

Mi arrivò un messaggio.

Alice.

Guardai l’ora. 8.45.

Spalancai gli occhi. Lei doveva essere a scuola.

Lessi.

 

Apri quella cavolo di porta di casa.

 

Che cosa intendeva?

Aprii la porta.

Me la trovai davanti.

-Sono tre ore che suono il campanello!

-In effetti ero in modalità dormiente.- Dissi poi ricordai la situazione.- Che diavolo ci fai qui?

-Faccio sega. Ti va di fare un giro a via del corso?

Mi prese quasi un colpo e lo disse con una tale naturalezza che non la riconoscevo più.

-Perché?- Domandai allarmata.

-Volevo stare con te.- Sembrava offesa. Sorrisi e le diedi una pacca sulla spalla.

-Ok, grazie, ma non farlo più.

Annuì.

Andai a farmi una doccia cominciai a cantare tanto sapevo che il rumore dell’acqua avrebbe coperto la mia voce.

Quando ebbi finito ( di fare la doccia, non di cantare ) mi avvolsi con l’asciugamano, indossai le pantofole e, dopo essermi tolta la cuffia, andai dalla mia amica.

-Alice scusa se ci metto tanto è che…-

Vidi Daniel e incrociai le braccia all’altezza del petto come se volessi coprirmi di più.

-Ciao.- Dissi timidamente certa di esser divenuta rossa come un pomodoro.

-Ciao.- Rispose guardandomi negli occhi.

-Vado a vestirmi…Alice vieni con me!- Dissi prendendola per un braccio ed iniziando a correre coprendomi con l’asciugamano.

-Cavolo, perché non mi hai avvertita?

-Per….

-Mi devo vestire!!!

Cominciai a setacciare l’armadio per trovare qualcosa di carino.

 

Angolettino della pazza:

So che in questo periodo sto facendo capitoli un po’ corti,

ma ho troppa fretta di postare quando ho il tempo di scrivere.

Sentite un po’!

Ho trovato chi  potrebbe fare Rebecca e Daniel:

Rebecca=

http://images.wikia.com/victorious/images/3/32/Sweatandpee.jpg

Daniel=

http://img.poptower.com/pic-48464/tyler-posey.jpg?d=600

Un grande bacio e

Vorrei almeno tre recensioni per questo Chappy.

Miky

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Capitolo 8
*** Ho fatto un casino ***


8 . Ho fatto un casino.

 

 

 

I giorni di malattia erano finiti ed io ormai dovevo tornare a scuola. Merda. Fanculo.

Non volevo.

Avrei voluto chiamare quel coglione di mio padre e farmi ferire di nuovo, ma era in gattabuia (chi cazzo ha inventato ‘sto modo di dire?).

Ero felice, in  realtà, che avesse cominciato a scontare dieci anni di galera

(quel che m’ha fatto più il possedimento di stupefacenti in casa che hanno trovato).

Ero felice, stupendamente felice.

In quel momento ero felice, avevo un ragazzo, una vita vera, la felicità.

Tutto.

Presi lo zaino.

-Io vado mamma!- Urlai. Lei mi sorprese alle spalle abbracciandomi.

-Vai Giulietta!- Me lo ripeteva da giorni.

Avrebbe smesso sapendo cosa era successo tra me e Daniel quel giorno che Alice aveva saltato la scuola.

Poverina l’avevamo lasciata da sola…aveva incontrato un tipo, ma l’avevo sempre mollata per il mio ragazzo.

Ragazzo! Ragazzo! Si!

-Io sono Rebecca, te lo ricordi?- Risposi. Rise.

-Io ti ho rinominata.

-Certo.- Lei diedi un bacio in fronte facendola sembrare una deficiente.

Uscii. Corsi in fretta verso la piazza.

Sentii una mano afferrarmi per le due braccia ed avvicinarmi al suo corpo, il suo perfetto corpo.

Tirai le braccia indietro per prenderlo ed avvicinarlo di più. Sentii i suoi capelli setosi sotto la pelle.

-Ti amo.- Mi disse mentre con le mani scendeva sempre di più cominciando a farmi venire i brividi, i soliti brividi.

-Anch’io.- Risposi. Vidi Alice che mi fissava con gli occhi sbarrati.

Mi scansai da davanti a lui. Quando lo vidi sentii i fuochi d’artificio, le farfalle che impazzivano…lo abbracciai di colpo.

-Mi sei mancato.- Intonai quelle parole fiera.

Non sapevo il motivo di ciò, ma mi sentivo più sicura di quanto non fossi mai stata.

Mi  accorsi della situazione e mi girai verso di lui con aria di dubbio.- Che ci fai qui?- domandai incerta.

-Ti accompagno a scuola.

-Eh?

-C’è l’occupazione.

-Oooh.

-Si.

-Bhè.

-Puoi venire a casa mia a bhè, indovina?- Propose.

Mi sentii tentata e cominciai a mordermi il labbro insistentemente e violentemente.

-Merda.

-Che hai?

-Vorrei venire ma…ho un compito in classe!- Esclamai.

Lui alzò un sopracciglio e capii che tramava qualcosa.

-Che ha in mente?

-Mia sorella può fingersi tua zia, sai falsificare la firma di tua madre?- Domandò.

Annuii, presi un pezzo di carta e vi feci la firma di mia madre, poi glielo porsi.

Spiccicai un mini sorriso.

-Ti vie…

-Ciao, io sono Sonia.- Si presentò tranquilla.

Era la ragazza con la quale mi sentivo sempre in competizione. La odiavo. Facevo finta di esserle amica.

Lui sapeva cosa fare. –Io Daniel, il ragazzo di Rebecca.

-Oh, ma che bell’accento è…

-Americano, ma io sono sempre il ragazzo di Bec.

Lei poggiò un braccio sulla sua spalla. Cominciai a incazzarmi.

-Cazzo quanto è tardi dobbiamo andare!-Esclamai. La presi per un braccio e la passai a Alice. Era ancora vicina.

-Ti passiamo a prendere dopo il compito. Devi fare una visita media, ricorda.

Annuii, gli die di un bacio a stampo e corsi via.

-Ti mando un messaggio con l’ora!- Lo lasciai così, con quella frase.

Arrivai a scuola e, sapendo di avere lui ed una vita felice mi concentrai sul compito

e lo consegnai per prima dopo averlo riletto ben 7 volte.

-Potrei andare in bagno?- Domandai. La prof fece un verso in segno di consenso e fuggii.

-Dammi il tuo cell…

Corsi più in fretta che potevo facendo finta di non averla sentita. Entrai nel bagno delle ragazze e gli mandai un messaggio.

9.15 vieni.

Un bacio, ti amo.

Tornai in classe ed avvertii la prof della mia uscita per “visita medica”.

-Prof non mi sento bene, posso chiamare casa?- chiese Diego, il ragazzo per la quale avevo avuto una cotta fino a pocoprima.

La prof diede il consenso e lui uscì dalla classe col cellulare in mano.

Rientrò dopo poco.

-Viene al cambio dell’ora.

-Buon per te.- Formulai. Usciva quando uscivo io. Non era niente.

Suonò la campanella ed il citofono suonò. Noi due, cioè, io e lui, merda, dovevamo uscire.

Presi la roba e scesi giù.

-Rebecca?- Annuii. –Ti aspettano fuori.- Annuii.

Uscii.

-Rebecca! Io sono Danielle!- Esclamò una ragazza altra (forse per i tacchi), bella, bionda con gli occhi azzurri, un corpo perfetto.

Sorrisi. –La sorella di Daniel?

-Si.

-Reby?- mi chiamò Diego.

-Eh?- Risposi scocciata. Mi tirò il braccio costringendomi a girarmi, poi mi baciò.

Non provai NIENTE.

Vidi Daniel con una faccia strana ,terrorizzata, delusa…mi si fermò il cuore. Se ne era andato.

Mollai uno schiaffo al coglione che m’aveva baciata. Corsi giù per le scale. Cominciai a sentire una strana nausea.

Mi bloccai, m’accostai ad un albero e mi lasciai andare, vomitai, con classe (eeeh), ma vomitai.

Era impossibile. Stavo bene, alla perfezione, non poteva essere…Oh, merda!

 

Hi! My Name is Daniel McHallen !

 

Hola chicas! Vi piace il capitolo?

Per favore recensite in molti.

Bacioni. Michy.

Danielle:

http://3.bp.blogspot.com/-NLRL9JmYgxU/Tiiw-Xx_JbI/AAAAAAAAAlE/ozXiZne13y4/s640/ashley-benson-bts-troix.jpg

Diego:

http://www.disneydreaming.com/wp-content/uploads/2011/08/Dylan-OBrien.jpg

 

BACIONI

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Capitolo 9
*** Test...Test ***


 

9 .  Test…test

 

SALVE A TUTTI

Ok, questo capitolo parte da un’ idea venuta anni fa.

Ho sentito dire che una ragazzina di 11 anni aveva avuto un bambino.

Mi sa che perderò qualche lettore.

BACIONI. MIKY.

 

Ero in casa a piangere con la testa tra le gambe.

Non poteva essere reale, tutto ciò che m’era successo nell’ultimo periodo era impossibile.

Un ragazzo fantastico, andarci al letto. Erano passate settimane.

Lo avevo perso, tutto il bello della mia vita.

Ok, lo ammetto, ho avuto la classica febbre-da-stufetta.

 

FEBBRE DELLA STUFETTA:

Mettere termometro per un po’ vicino alla stufetta

accesa e la temperatura arriverà a 42,

 poi farla abbassare di un po’ e fingere di essertela misurata.

 

 

Due settimane per la testa ed un’altra e mezzo per la febbre.

Quando mamma ha chiamato il medico per saperne di più lui

ha risposto che era una cosa che accadeva spesso dopo un incidente come il mio.

Felice ritorno, eh?

-Hai la febbre ancora?-Domandò mia nonna. Sorrisi.

-No, solo la nausea.

-Tieni.

Mi porse una busta di cartone, la aprii e vidi entro essa ciò che non mi sarei mai aspettata di vedere: un test di gravidanza.

Mi ero tolta quell’ipotesi dalla testa durante il viaggio ma mi si era ripresentata subito.

Mi alzai recandomi al bagno. Aprii la scatola e seguii le istruzioni.

Avevo sognato quel momento, ma verso il ventisette anni tipo!

Cercai di darmi forza. Se doveva essere quello dovevo essere emozionata come nei miei sogni.

Poggiai quell’affare sul mobile ed aspettai il tempo necessario.

Lo fissavo intensamente. Mi si stringeva lo stomaco dalla paura.

“fatti coraggio, in America sai quante ragazzine rimangono incinte? Sai quante alla tua età fanno già sesso?”

Mi continuavo a ripetere in testa.

Non funzionava.

Ero una stupida ragazzina.

All’improvvisto qualcosa apparve. Due strisce. Presi la scatola.

Istruzioni.

Bla bla bla

Bla bla bla

Se appare una striscia il test è negativo,

se invece ne appaiono due è…

sentii il cuore in gola. Non riuscivo a mandarlo giù.

-Giulietta, sono a casa, stai bene? Oh ciao mamma.- Era mia madre, stava parlando con nonna. – Lei coosa??

Sentii i suoi tacchi arrivare fino alla porta del bagno. La chiusi a chiave.

-Rebecca apri questa cazzo di porta!

Deglutii. – No.

Spalancai la finestra e cercai di capire se mi sarei salvata. Era troppo alto.

Volevo la vita per continuarla a vivere sperando in un happy ending, ma sarei morta in tutti i casi.

Che cazzo pensavo?

Non sarei morta.

-Bec mi sono calmata, voglio sapere com’è il test- Disse.

Mi aveva chiamata Bec?

Sapeva che solo Daniel poteva chiamarmi così.

-Come mi hai chiamata?

-Scusa. Dimmi se sei incinta o no.- diede un pugno alla porta e si allontanò di due passi.

Deglutii.

Pensai a quel giorno, anche se mi faceva soffrire.

Ero nella mia stanza cercando dei vestiti.

-Ehi Bec!

Cercavo di non farmi vedere.

-Tranquilla.

Alice uscì dalla stanza. –Io esco con Chiara, voleva comprare dei vestiti prémaman.

Mi sorprendeva, perché era incinta di un mese. Si voleva preparare.

Lui si avvicinò a me e cominciò a passare le sue dita sulle mie braccia.

Mi baciò facendomi stendere sul letto. Appoggiai le mani sulle sue guance.

Si levò la maglietta ed io gli slacciai i pantaloni.

Avevo paura di quando io mi sarei dovuta spogliare del tutto.

Rimase coi suoi boxer.

Mentre le sue labbra e la sua lingua insistevano sulle mie, osservai il suo corpo perfetto.

Mi sentivo inferiore. Avevo il terrore di non essere all’altezza, quando una mano mi tolse l’asciugamano.

Non ci volevo più pensare, era troppo. Amavo lui, ciò che era successo, il suo corpo, ma era troppo.

Volevo una vita senza problemi, ma in più ne avevo uno in arrivo.

-Positivo.- dissi quelle parole senza volerlo fare.

-Sei incinta.

-Voglio andare in un posto più piccolo, Fabrica di Roma.- Le dissi.

-Non vuoi abortire?

-Sai che sono sempre stata contraria, non l’ho proposto nemmeno a Chiara.

-Ok, andrai a vivere con tua cugina nel paese dove è nata tua nonna. Che cambierà?-Mi chiese. Sbuffai.

-Credo sia più discreto.

-Vero. Vai a fare le valigie.

Avevo paura, ma aprii la porta. Uscii. Sentii qualcuno singhiozzare.

-Morirai.- Disse in lacrime.

-Sono forte.- Le risposi. Non la volevo abbracciare, ma lo stavo per fare, quando la nausea tornò.

Mi recai di nuovo in bagno a dare di stomaco. Ecco cosa avrei dovuto sopportare per mesi.

 

My Name Is Understood:

Ok, so che è un po’ duro l’argomento da affrontare,

ma mi passava per la testa ed io scrivo sempre ciò che mi passa per la testa.

Esagero ogni volta.

Che ne pensate? Ditelo con almeno dieci parole.

Bacioni.

The Crazy Girl that Made This Fic.

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Capitolo 10
*** Ultimo Capitolo : Veramente, Finalmente Felice ***


10.  Finalmente, Veramente Felice

 

 

Grazie mille a chi ha continuato a leggere e a Mayasun che segue molte mie storie.

Un favore, mettetemi piace?

http://www.facebook.com/pages/A-Differenza-Di-Te-Ho-Unanima/319583304753078

 

 

 

Ero finalmente arrivata in quel paesino. Mi girai verso Chiara sorridendole. Mi accarezzai la pancia.

-Ti piace?- Domandai alla mia pancia.

-Anche tu ci parli?- Annuii.

-Non vedo il motivo per la quale non dovrei farlo. Non potrò pensare che sia tato un incidente per sempre.- Spiegai.

Il suo sorriso era comprensivo.

-Sei così giovane…- Commentò. Sospirai.

-Devo crescere più in fretta.

-Per quanto tempo dovrai farlo? Hai iniziato quando si è scoperto che tuo padre era uno stronzo, poi diventi la più giovane ragazza madre nei dintorni. Dimmi quando comincerai a vivere veramente?- Disse alzando il tono della voce.

-Non lo so…credimi…non lo so. – Ammisi. Strinsi le maniche della felpa nelle mie mani.

Nessuno avrebbe mai immaginato una vita come questa.

 

Sei mesi dopo

 

Scesi le scale aggrappandomi ad Alice e Danielle.

-Grazie.- Dissi loro. Da quando la mia pancia era cresciuta a dismisura riuscivo a muovermi a fatica.

Sentii la bimba muoversi dentro di me. Era un po’ doloroso dato il mio corpo non adatto ad una cosa del genere.

Mi accarezzai il grembo.

-Calma piccola.- Dissi. Uscii di casa insieme alle due amiche.

Danielle mi aveva contattata appena qualcuno era venuto a sapere della gravidanza. Le avevo chiesto di non parlarne con suo fratello.

La scuola ormai era finita ed io ero stata promossa con voti discreti. Non mi piacevano gli istituti scolastici di quel paesino, ma dovevo arrangiarmi.

Cominciammo a camminare ed arrivammo in piazza.

-Rebecca! Come stai?- Domandò la barista, Maria. Sorrisi pacificamente.

-Bene.

-Son felice per te. Buona giornata!- Annuii.

Sentii un dolore lancinante alla schiena. Era lei che si muoveva di nuovo. Le due ragazze si precipitarono a reggermi.

-Tranquille

-Loro si, ma che puoi dire di me?- Sentii quella voce. Non risposi. Forse perché pensavo fosse frutto della mia immaginazione come mi era già accaduto, o forse avevo soltanto paura. Ci fu un lungo silenzio. Paesani vennero a guardare.

-E’ lui il bastardo?- C’era gente che mormorava, bisbigliava, sussurrava. Nessuno sapeva veramente come fosse andata la storia. Non volevo pettegolezzi.

Capii che era veramente lì. Respirai profondamente.

-Pensi sia facile andare a dire al mio ragazzo di quattordici anni che sono rimasta incinta?- Domandai. Non lo feci rispondere. – Se dobbiamo parlare allontaniamoci.

-No, ora tu mi parli qui!- Urlò. Mi fece paura.

-Sei cambiato.

-Da quando hai baciato il tuo “amico”?

-Mi ha baciata lui!- Risposi. Era uno strillo. Mi girò la testa e quasi non svenni.

-Allora dimmi…di chi è il bimbo?- Domandò.

-Bimba…ed è tua.- Risposi. Non disse nulla. –Desireè

-Cosa?

-Si chiama Desireè, o per lo meno s chiamerà.

-Mi piace.- Commentò.

-Lo so. Ne ho parlato con Danielle.

Lui si avvicinò a me mettendo una mano sulla mia pancia.

Desireè si mosse. Daniel sospirò.

Misi la mano sulla sua.

-Mi dispiace.

-Anche a me.

Alzò lo sguardo. Poggiò le labbra sulle mie e mi regalò un dolce Bacio. La gente applaudì. Tornai finalmente, veramente felice.

 

Fine

 

 

 

P.S. LydiaEliseMartin Sei Grande!!!!

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