R & D : Don't Let Love Run Away di Emily OneDirection (/viewuser.php?uid=155695)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Della Scuola. ***
Capitolo 2: *** Brr! Ecco i Brividi! ***
Capitolo 3: *** Flash, Chiara...Daniel! ***
Capitolo 4: *** Un Problemino…piccolo? Bhè, ora lo è…ancora. ***
Capitolo 5: *** Dashley è una bugia ***
Capitolo 6: *** A te, Giulietta ***
Capitolo 7: *** Ciò che è accaduto ieri ***
Capitolo 8: *** Ho fatto un casino ***
Capitolo 9: *** Test...Test ***
Capitolo 10: *** Ultimo Capitolo : Veramente, Finalmente Felice ***
Capitolo 1 *** Prima Della Scuola. ***
1 . Prima
della scuola.
Odiavo la
scuola. I compiti.
La storia. La
geografia. La merda che ti gettano addosso i compagni che ti odiano.
Io, a dodici anni, credo di essere
cresciuta abbastanza da decidere se posso cambiare scuola, ma mia madre
dice di
no, che devo affrontare ciò che succede.
Di tutta la
classe, solo una persona, e lo so per il suo carattere, non parla male
di me.
Alice, la
mia best, è forse l’unica ragione per la quale non
sono scappata da tutto.
-Fatti i
compiti, oggi?- Domandò.
Lei sapeva
che non li facevo quasi mai e che rischiavo la bocciatura, forse.
Scossi la
testa.
-Secondo me
perdi tempo a chiederlo.- Commentai.
Si piazzò davanti
a me tagliandomi la strada. –Così
facciam…-
-Te lo
chiedo perché lo spero.- Disse. Sbuffai.
-Io sto
cercando di mettermi in pari.- In realtà stavo aspettando,
ma, aspettando cosa?
Lei
sicuramente sapeva che mi ponevo quella domanda ma esitava sempre.
-Un compito
l’ho fatto!- Esclamai. Un sorriso si fece strada sul suo
volto. – Calma! Parlo
del disegno di Arte!
- Guarda che
è sempre un passo avanti.- Mi spiegò e
ricominciò a camminare col sorriso
stampato in faccia.
- Se lo dici
tu. Ti va di andare alla pista di pattinaggio, oggi?- Chiesi. Fece un
verso
quasi equivalente ad un si.
-Devo
chiedere a mamma. – Disse dopo.
Odiavo il
fatto che le nostre mamme fossero così iperprotettive.
-Tanto ci
accompagnerà la mia. –
-Allora
verrò di sicuro.
Finalmente
una cosa decente, mi annoiavo a casa.
-Ehi,
ragazze!- Strillò Carla. Accennai un sorriso.
-Ciao Car!-
Esclamammo io ed Alice insieme.
-Noi oggi
pomeriggio andiamo alla pista di pattinaggio con mia madre, vieni?-
Domandai.
-Devo
controllare la mia agenda.
-Certo…
-Ok.
-Andiamo a
scuola!- Urlai fingendo entusiasmo.
Quel giorno
fu una vera tortura, non riuscivo a tenere gli occhi aperti, ma riuscii
a
scamparla nonostante i compiti che non avevo fatto.
Angolo di
Michy:
Vi
è piaciuto questo primo
capitolo?
Si,
è corto, ma è tipo un
capitolo di inaugurazione.
Vediamo se
riesco ad avere
qualche recensione.
Besos.
<3
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Capitolo 2 *** Brr! Ecco i Brividi! ***
2 . Brr! Ecco i brividi!
-Voi intanto prendete i pattini.- Ci disse mamma.
Eravamo stati pochi secondi in fila, ma sulla pista c’era il panico, gente che si teneva per mano, che cadeva e ce n’era molta, troppa.
- 39…mmh…38…40…33- Comunicai ed il ragazzo davanti a me ci portò i pattini.
Sorrisi e ringraziai, poi andammo ad infilarceli.
-Cavoli! Non riesco a chiuderli!- Esclamò mio fratello Marco. Risi.
-Bhè, nanetto, non sai fare niente. – Commentai stuzzicandolo.
Se uno sconosciuto ci avesse sentito in ogni momento della giornata ci avrebbe preso per nemici.
Io, però, ci godevo.
-Maaaammaaaa!- Cominciò a strillare. Finsi di sbuffare.
-Rebecca!
-Okaaay!
Le mie due amiche risero.
Mi alzai in piedi e cominciai a camminare goffamente, poi venni seguita da Carla ed Alice. Arrivammo alla pista e quasi feci uno scivolone.
-Attenta!
-Calma Ali!
Cominciai a pattinare attaccata al bordo della pista, come molti, poi, a Car venne l’idea di fare gare avanti ed indietro per la pista,
alle quali Ali rinunciò per sua grande saggezza, così continuò a girare come tutti gli altri in circolo.
-3…2…-Cominciò a dire la mia amica, ma io partii già al due. – 1, via.- Sbuffò.
Slittai sui pattini, ma arrivai prima per pochi centimetri. Contò di nuovo e questa volta partii al tempo giusto.
A metà strada notai un ragazzo che andava lentamente, ma, non avendoci pensato prima, girai quando ero a pochi centimetri da lui.
Lo vidi scivolare a terra e mi fermai per soccorrerlo. Mi chinai.
-Stai bene?- Domandai. Alzò leggermente il capo. Vidi i suoi occhi verdi, verdi come l’erba, di un verde fantastico. Sorrisi.
Alzò un sopracciglio e mi illuminò con un sorriso che, lo giuro, mi fermò il cuore. Deglutii silenziosamente.
Alzò un braccio e si scostò dei capelli da davanti alla faccia.
Quella scena era sicuramente avvenuta in pochi secondi, ma la vidi a rallentatore.
-Bene. Non preoccuparti.- Rispose, la sua voce era melodica e riconobbi l’accento americano.
Mi scansai e lui si poté alzare.
-Daniel McHallen.- Disse. Sorrisi. Mi allungò la mano.
-Rebecca Diamante. – Gliela strinsi. Mi arrivò come una scossa che arrivò fino alla schiena come un forte brivido.
- Brr! Che freddo!- Esclamai quando se ne fu già andato.
Non avevo sentito, ma mi aveva sicuramente salutata, educato come sembrava.
Mi avvicinai a mamma che era al bordo. Fece una strana espressione.
-Mmh!
-Mi dai il giacchetto?- Domandai. Me lo diede senza commentare, poi andai da Alice che era appoggiata alla ringhiera.
-Ti da di fare qualche giro insieme?- Domandai. Rise.
-Come si chiama?
-Daniel. Ora andiamo?- Finsi di essere scocciata. Mi tornarono in mente i suoi occhi.
-Mmh…ok…ti assillo dopo.- Le presi la mano e cominciammo a fare dei giri.
-Ooooh…cadooo!- Cominciammo a dire mentre scivolavamo, ma il mio sedere non toccò terra.
-Ti va di fare qualche altra gara?- Domandò Car quasi travolgendomi.
-Se viene anche Alice!
Ci fu un silenzio che sembrò pieno di suspense.
-OOOOK!!!- Esclamò la mia best.
Ci mettemmo in posizione di partenza.
-3…2…1…Via!- Partimmo e fui quasi tutto il tempo in testa, ma fui superata quando vidi Daniel che era fermo, rimasi incantata mentre cadevo a terra, poi mi scivolo un piede e rimasi ufficialmente col sedere per terra. Cominciai a ridere. Car mi seguì a ruota.
- Nessuno sa cadere come te!- Mi disse.
-Grazie, io ho classe.
Scorsi quel magnifico ragazzo che pattinava verso di me, poi si piegò ed avvicinò il viso al mio.
-Stai bene?- Domandò. Ancora quell’accento. Mi sciolsi. Sospirai.
-Bene.- Risposi. Lo guardai negli occhi.
-Hai…-Disse indicandomi il viso.
-Cosa?
-Una ciglia sulla guancia.
-Oh.
-Te la tolgo io.- Mise il dito sulla mia guancia e sentii la stessa scossa, ma più forte.
Quando l’ebbe tolta sentii la mancanza del suo tocco.
-Non dovevi preoccuparti. Sono caduta da sola, tu non c’entri niente.
-Io aiuto chi è in difficolta, sono fatto così.- Spiegò.
-Davvero una cosa fantastica!- Esclamai. Rise. – No, davvero. Ormai ce ne sono pochi di maschi così in questo mondo.
-E vorresti dirmi che sono l’eccezione?- Domandò. Sentii mia madre chiamarmi e mi girai.
-Si?
-Porto Leo a fare una passeggiata!
-Se non mi trovi sono in libreria.
-Ok.
-Anche a te piace leggere?- Chiese. Annuii.
-Anche alla mia amica Alice.- mi girai e la indicai.
-Io devo go…oh, sorry, i have to go.- Disse. Mi sentivo morire, in senso positivo.
-Ok.
-Mi dai il tuo numero?- Chiese porgendomi il telefono. Lo presi, salvai il numero e glielo resi. Mi salutò con un bacio sulla guancia. Sentii le farfalle nello stomaco. –Ci sentiamo.- Mentre andava via sentii come se una parte di me mi stesse abbandonando. Adesso era in senso negativo che mi sentivo morire.
Volevo lui.
Angolo di Michy:
Vi è piaciuto questo capitolo? Era più lungo,eh?
Se siete riusciti arrivare alla fine di questa tortura
non vi dispiacerà lasciare almeno 10 parole di commento, vero?
Vi prego ditemi che ne pensate!
Sto lavorando a un video per la storia e quando sarà su youtube vi avviserò.
Besos.
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Capitolo 3 *** Flash, Chiara...Daniel! ***
3
. Flash,Chiara…Daniel!
Era
Sabato ed ero fissa davanti al telefono da un bel po’.
Lui non mi chiamava. Ma,
perché mi ostinavo
ad aspettare?
Uno
perfetto come lui non avrebbe mai chiamato una sfigata
come me!
Presi
il PC ed entrai in Facebook.
Alice
era connessa.
(Fucsia
Rebecca e Blu Alice)
Ti
ha kiamata?
Zero
:(
Mi
spiace
E
Che c’entri?
Non
c’entro niente!
Appunto.
Come
stai?
Male.
:(
Ti
manca?
A quel punto mi disconnessi. Me la
sarei cavata con una bugia. Non
volevo rispondere, sarebbe diventato un interrogatorio.
Daniel
McHallen
Mi fece qualche capriola in testa
il suo nome.
“Uffi, meglio
dormire.” Pensai.
Mi stesi sul letto e chiusi gli
occhi. Non dovevo pensarci.
Non volevo avere lui nei miei
pensieri.
***
-Merda!- Urlai al mio risveglio
vedendo che ore erano. Ero in
ritardo per l’incontro con la mia Band.
Mi infilai le scarpe, presi la
tracolla e ci misi tutto, il
cellulare, il portafogli ed il quaderno coi testi, poi uscii di casa e
corsi a
prendere la chitarra da mia nonna.
-Rebecca! Non dovresti essere
con…come caz…la BEND?!- Domandò lei.
Risi.
-Sono in ritardissimo! Ciauu!!-
Chiusi la porta e corsi per il marciapiede,
arrivai fino all’incrocio, poi guardai di nuovo
l’ora.
-Vuoi un passaggio?- Sentii
chiedere. Alzai lo sguardo e vidi mia
cugina.
-C…Chiara?!- Le diedi un
bacio sulla guancia. Osservai bene la sua
moto.
Ignoravo la marca, non me fregava
niente. Era rossa fiammante e
super sportiva.
-Regalo di compleanno??- Rise.
-Tu si che sai capire bene. Tieni.
– Mormorò porgendomi un casco.
Lo afferrai ed indossai mentre lei faceva lo stesso col suo. Montai
sulla moto.
-Come faccio con la chitarra?
-Flash!- Esclamò lei ed
un’auto nera, una Mercedes, ci raggiunse.
– Il mio migliore amico.
“Flash”
abbassò il finestrino e mi scrutò per un attimo.
Era un ragazzo dal naso a punta,
gli occhi grandi e marroni ed i
capelli biondi.
Riuscivo a capire anche sono
guardando la giacca che era uno che
amava la palestra.
-Io vado di fretta!- Esclamai.
Lui scese dall’auto e
prese la chitarra, poi non lo vidi più
perché quella pazza di Chiara era già partita.
Osservai i palazzi sfrecciarmi
davanti per qualche minuto. Avevo
svuotato la testa. Non pensavo a niente.
Niente. Niente, giuro!
-Carino, eh? –
Domandò lei con un sorriso da ebete.
-Se per te va
bene…comunque è stato gentile. Come si chiama?
Fla…
- Damiano Camaro, ma, siccome con
la moto e le auto va forte lo
chiamiamo Flash.- Spiegò. Tirai fuori il mio sorriso da
cugina-curiosa.
-Lo ami?- Chiesi.
-CHE
CAZ…ehm…CHE DIAVOLO DICI?!
-Chià…
-Io si, lui di sicuro no.- Rispose
già rassegnata, mi conosceva.
-Perché dici
così?
-L’ho beccato che
guardava il culo a una!
-Capirai! – Vidi
l’edificio dove mi aspettavano i miei compagni di
musica.- Lì, ferma!
Accostò al marciapiede,
poi arrivò Damiano che mi diede la
chitarra. Ringraziai, salutai e corsi dentro.
-Alla buon’ora!
-Virgy non cominciare co’
‘ste cazzate che dicono gli italiani.-
Criticai Virginia che mi abbracciò subito.
Sentii che i suoi capelli biondi
profumavano di ciliegia.
-Che buon odore!
-Si, alla serata da Katy ci siamo
profumate tutte i capelli, i
capelli castani di Amy profumano di cocco e quelli blu di Ashley di
lampone.-
Spiegò. Risi.
-I miei di che li vorreste
profumare?- Domandai. Mi sorrisero
tutte e finsero di pensare.
-Io consiglio di rosa. Avresti il
profumo abbinato al tuo rosso
scuro.- Propose una voce nuova nel gruppo, ma che avevo già
sentito.
- Reby, lui è Daniel, il
nostro nuovo batterista.- Me lo presentò
Katy. Oh, Caterina Petrucci! Cos’hai fatto?
Lo riconobbi, quegli occhi verdi ed
i capelli neri con
quell’accenno di cresta. Era il mio
Daniel.
Quel Daniel della
pista di pattinaggio.
-C-ciao Daniel. Ti sei
già integrato qui in Italia!- Esclamai. Le
altre mi guardarono sconcertate.
-Vi conoscete?
-L’ho travolto sulla
pista dell’auditorium.- Mi sentii in colpa
nel dire quelle parole.
Ashley sembrava in imbarazzo.
-Lui è il mio ragazzo,
ti ricordi che te ne ho parlato?- Disse.
Ci fu la mia
apocalisse.
Il mio mondo finì. Lui era il mio
“amore da romanzo”.
Il cuore mi si cacciò in
gola e poi scese giù per l’intestino.
Sentii un dolore lancinante che mi
lacerava gli organi. Se quello era
il vero amore, non volevo averci
niente a che fare.
Mi sentii improvvisamente stanca,
chiusi gli occhi e mi lasciai
andare battendo la testa a terra.
Angolo
di Michy:
Vi
è piaciuto il capitolo?
Un
po’ strano, eh?
Come
vi è sembrato?
Vi prego COMMENTATE!
C’è la casella APPOSTA!
Besos
<3
|
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Capitolo 4 *** Un Problemino…piccolo? Bhè, ora lo è…ancora. ***
4 .
Un Problemino…piccolo? Bhè, ora lo
è…ancora.
Finita la giornata mi recai di
nuovo a casa. Ero sfinita. Sentii bussare alla porta della mia stanza.
-AVANTII!!
Mia cugina fece la sua normale
entrata, mi diede un bacio in fronte e si sedette sul mio letto.
Teneva le mani ferme sulla
pancia.
-Stai male?- Domandai. Rise.
-Se questo è male!-
Quelle parole
mi fecero capire che c’era di più e cominciai a
preoccuparmi,
orrende cose mi passarono per la
mente. Feci un respiro profondo. Quasi non me ne accorsi.
-Che ti succede?
Vidi una lacrima scenderle
giù
per la guancia, due, poi tre…i suoi singhiozzi cominciarono
e divennero sempre
più intensi.
Quasi non cominciai a piangere.
Soffriva ed io non sapevo nemmeno il perché.
-L…lui…se ne
è andato! Io sono
sola, ho soltanto te!- Urlò. Si riferiva a ragazzo che avevo
visto oggi con
lei.
-Perché?- Le chiesi. Ci doveva essere un motivo, aspetta, no!
Era un uomo, un fottutissimo uomo, si sa che non pensano mai.
Non feci in tempo a ritirare la
domanda.
-Tu sei mia cugina, vero? Non mi
giudicherai, vero?
-Cazz…Mer…Chiara!
Non sarai
incinta?!- Strillai.
I suoi occhi si riempirono di
nuovo di lacrime e mi sentii una merda.
L’avevo trattata troppo
male. Mi
spiaceva.
-Dai, dimmi che
c’è.- Dissi con
voce materna e dolce (credo).
Meno male che era lei la cugina
maggiorenne.
Vidi le sue labbra muoversi, ma
le parole arrivarmi in testa in ritardo.
- Sono incinta.-
Il mio mondo crollò
nuovamente. Sarei
diventata zia. Lei era
troppo giovane.
Per carità, non che
volessi un
aborto! Sono contro di esso.
Sono
cresciuta troppo in fretta, mi ritrovo ad affrontare cose
inimmaginabili, penso
come una più grande di chissà quanti anni!
Mi
manca la mia adolescenza!
E
no, non voglio sentirmi dire quelle cazzate del fatto che sono nella
pre-adolescenza.
Voglio
viverla come gli altri e poi fuggire nella Grande Mela.
-Sono qui.- La strinsi a me e non
ce la feci, scoppiai a piangere.
Sarebbe diventata mamma! La mia
vita sarebbe cambiata,
di sicuro non mi sarei tirata
indietro dall’aiutarla.
-Tu ti trasferisci qui da me. Tua
madre ti ha buttata fori di casa, no? –Dissi.
Lo nascose, ma mi accorsi di
averle fatto peggiorare il pianto.
Non gliene era mai fregato della
madre. Rimasi in silenzio. Non potevo dire altro.
Mi arrivò un sms.
Ciao, sono Daniel!
Come Stai? Mi sei
sembrata un po…
aspetta che non so
come si dice...sconcertata!
È successo qualcosa?
Bacioni. Dan.
P.S. Ash mi ha detto
che è frequente
scrivere
“Bacioni”
nei messaggi.
È una ragazza
fantastica!
Mi venne da tirare il cellulare
contro il muro, ma Chiara mi fermò.
“Bacioni”. Ma te lo do io Bacioni brutta stronza di una Ashley!
-Chi è?-
Domandò asciugandosi le
lacrime mia cugina.
-Uno che ho conosciuto alla pista
di pattinaggio. Il ragazzo di Ashley Candyman.- Spiegai senza arrivare
nei
dettagli.
-Lo ami. Ti brillano gli occhi.
-Che cazzate! Casomai mi piace un
po’…un po’ di più di un
po’. – Scoppiai in una risata con lei.
-Da quanto?
-Cosa?
-Ehm…lo sai.-
Capì che stavo
alludendo alla gravidanza.
-Un mese e mezzo. –
Fissai la sua
pancia e mi accorsi che, veramente, le era cresciuta un po’
la pancia.
La forma era quasi tondeggiante e
si capiva che non fosse ingrassata.
-Indovina chi ti
accompagnerà?-
Domandai. Sorrise.
-Tua madre lo sa.
Gliel’ha detto
mia madre. Non mi ha buttata fuori di casa per quel furtarello nel bar,
ma per
questo.- Indicò la pancia.
-Non dire questo.- Cercai di
rassicurarla.
-Infatti, potrebbe anche essere
la cosa più bella che mi potesse capitare.- Capì
al volo.
Era lei. Chiara.
-Chiamo Alice e parliamo anche
con lei.- Dissi. Sorrise. Ci volevamo bene tutte e tre. Eravamo molto
amiche.
Scesi e dissi a mia madre di
invitarla a cena.
Lei annuì e disse che se
avesse accettato
o no saremmo andate da McDonald.
Suonò il campanello.
-Vado io!
Mi trascinai Chiara dietro ed
andai ad aprire la porta.
Mi venne un colpo al cuore.
-TU!-
Dissi. Non ci potevo credere. Mi torturava.
Angolo di Michy:
Vi pregoo Recensite in tanti! Ne
Ho bisogno.
Sennò non continuo!
E voi direte: Chi se ne frega??
Lo so: non ne vale la pena!
Vi prego fate uno sforzo!
Bacioni. Michi. <3
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Capitolo 5 *** Dashley è una bugia ***
5 . Dashley è una bugia.
-Posso entrare?- Chiese con quella
voce da bastardo.
-MAMMA!
Mia madre corse dove ero e quando
lo vide le caddero i piatti a
terra.
-Pezzo di Merda.-
Mormorò. Lui rise. Sentii che mi dava fastidio
fisicamente quella risata.
-Chiara, tua madre ti sta
cercando!- Disse prendendo mia cugina
per il braccio e tirandola. Lei provò a respingerlo.
Come faceva a cercarla la madre se
lei stessa l’aveva cacciata da
casa?
-Non avevi detto che era stata lei
a cacciarti?- Domandai
perplessa.
-No! La verità
è che sono scappata perché non voglio che mio
figlio diventi come loro!- Strillò e si staccò da
mio padre.
-Senti
papà…noi sappiamo solo che sei uno stronzo
colossale e che
stai con una puttana da quattro soldi…-
Mi sentii arrivare un ceffone in
faccia così forte che caddi a
terra e sbattei la testa sulle scale.
Avevo gli occhi semi aperti, ma
sentivo di dovermi addormentare.
La mia testa era bagnata e sapevo da cosa, chiusi gli occhi e mi
lasciai
andare.
Sicuramente non era una ferita
grave.
***
In un primo momento non aprii gli
occhi, ma rimasi ad ascoltare.
Sentivo i bip di un apparecchio, ma
era troppo lontano per essere
attaccato a me, la tosse di un bambino malato e due donne, una
più giovane e
un’altra più adulta.
-Mi dispiace, ok ?!- Disse la
più giovane. Quella voce non mi era
nuova.
-Coosa?? Se tu non avessi
detto…-Conoscevo anche quella, e piuttosto
bene.
-Zia, ciò che lei ha
detto non c’entrava niente con ciò che ho ammesso,
lo avrebbe detto comunque,
in ogni caso.- La interruppe la voce di prima.
-Hai ragione scusa.
Odorai l’ambiente, lo
conoscevo. Era una puzza di malinconia e
solitudine. La odiavo. Mi trovavo in un cazzo di ospedale.
-Smettetela di discutere!-
Urlò una voce ancora più giovane.
Spalancai gli occhi
all’improvviso e vidi le tre donne che mi
fissavano con terrore. Chiara, Alice e mamma.
-Eravate voi a litigare?- Domandai.
Deglutirono insieme. Sperai
che non iniziassero una discussione anche su questo.
-Per favore, ditemi che
è successo.- Le implorai.
-Tuo padre ti ha fatto battere la
testa…-Lo ricordavo, anche se
vagamente. – hai avuto una commozione celebrale e sei qui da
un giorno.
-Diamine!
-Che?-
-Non ricordo un accidente.-
Spiegai. Infatti, era così, ricordavo
poco e quel poco non era del tutto chiaro.
Mi tornò lui in mente,
odiavo odiare, ma avevo cominciato a
provare quella sensazione per Ashley.
Quanto odiavo quella ragazzina
viziata.
I suoi occhi mi facevano impazzire,
cioè, quelli di Daniel,
mi sentivo in paradiso con lui. Lo
amavo.
Cominciò a venirmi un
forte mal di testa e ricaddi sul letto
chiudendo gli occhi.
Non ricordavo perché
avessi ricevuto un ceffone da mio padre e
tantomeno perché pensando a lui, lo provassi davvero
l’odio.
-Toc toc.- Sentii dire. Dissi
“avanti” e sentii dei rumori di
tacchi arrivare accanto a me. Aprii gli occhi e mi girai.
Vidi tre ragazza di cui una mi
diede una sensazione di instabilità.
-Chi siete?- Mormorai subito.
Sentii una grande confusione in
testa e mi ributtai sul cuscino.
Stavolta gli occhi erano aperti.
-Sono Ashley.- Disse la ragazza la
cui presenza di faceva star
male. Grugnii e sperai che non se ne fosse accorta.
-Io Katy e lei Virginia- Disse
un’altra. Chiusi gli occhi e mi
addormentai.
Era troppo, troppo per una che
aveva una commozione celebrale.
Non ricordavo niente, ma sapevo che
quella Ashley non mi era in
simpatia.
***
Sentii accarezzarmi i capelli.
-Rebecca.- Udii sussurrare. Mi si
fece un nodo nello stomaco.
-Sta dormendo, Daniel. Che ti frega
se si sveglia? È tutta la
notte che sei qui. Lei non è importante.- Gli disse Ashley.
Sbuffai, ma per fortuna nessuno
sentì niente. Ops, ma ha per caso
detto che è stato con me tutta la notte?
-Ehm, sei gelosa?
-Coosa? Senti, tu sei solo il
figlio della cugina di una mia
amica, quindi.
-Che cosa complicata e poi a me
dimmelo che è la tua ragazza. –
Rispose lui. Rimasi scioccata. Ashley gay?
Ma se era una playgirl da
strapazzo!
Non sopportavo le bugie eppure
cominciavo a ricordare, il viso del
mio amato, la stronzaggine della “sua ragazza”.
Comunque mi sentivo meglio, meno
storia c’era tra i due, più
s’accendevano l luci sulla mia strada.
Intravidi i miei occhiali sul
comodino ed allungai la mano per
prenderli cercando di non fare rumore.
Li afferrai, ma caddero subito a
terra. Pregai che non si fossero
rotti.
-Mer…- Notai che i due
avevano rivolto lo sguardo verso di me.-
Ehm…ciao.- Dissi sfoderando un sorriso più finto
di quelli di mio padre.
-Ben svegliata.- Mi disse Daniel.
Mi alzai subito cercando di vederlo
attraverso la mia vista
sfocata e gli diedi un bacio sulla guancia.
-Adoro il tuo accento!- esclamai.
Rise.
-Grazie, a me piace la tua lingua,
quella che parli, l’italiano.-
Si sentiva in soggezione. Risi.
-Avevo capito. Grazie anche a te.-
Risposi soffocando una risata.
Un’altra mano mi porse
gli occhiali che indossai.
-Oh, adesso si che si vede bene!-
Lui rise.
-Adesso capisco perché
mi hai quasi baciato in bocca!
Divenni rossa come un peperone. Lui
rideva.
-Oops
-Ehi, pomodoro. Lo hai capito vero
che io sto con Ash?- Mi disse.
Fischiai.
-No, Ashley è una
Lesbian-Playgirl- Risposi.
-Vedi che succede a parlare sempre
di me?- Esclamò Ashley.
Tossii per finta cercando di attirare l’attenzione.
-Reb. Stai bene?-
Domandò Daniel mettendomi una mano sulla
guancia.
Fu il paradiso, come se ci fossi
arrivata da viva.
Un’esplosione di
felicità, gioia, amore,
vitalità e soprattutto, AMORE. Si,
l’ho già
detto, ma l’importanza di esso è superiore alla
grammatica.
Nessuno potrà dire
che do conclusioni affrettate.
|
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Capitolo 6 *** A te, Giulietta ***
6 .
A te, Giulietta.
Erano passati pochi giorni ed era
arrivata l’ora di tornare a
casa.
Per la scuola ci volevano ancora
due settimane, perché, a causa
della commozione celebrale, non dovevo né studiare,
né impegnarmi troppo.
Al contrario di ci che dicevano i
medici, per me il PC ed il
cellulare non erano degli sforzi, quindi quei giorni vivevo su di essi.
Lo ammetto, un po’ lo
facevo anche per non tornare a scuola
presto.
-Dobbiamo andare!!-
Esclamò mamma. Sorrisi.
-Prima passiamo a prendere le gomme
che ho un sapore di vomito in
bocca…-Le risposi. Sbuffò ridendo.
Alzai un sopracciglio e scesi dal
letto.
Passammo per il bar e poi uscimmo
da quel posto malinconico e
piuttosto lontano dall’istituto scolastico.
Ebbi quasi l’impulso di
correre per rientrarci. Sentii un clacson
e mi girai verso destra.
Venni avvolta da un forte calore
quando vidi gli stessi occhi
verdi della pista di pattinaggio,
un brivido gelato successivamente
mi percorse la colonna
vertebrale quasi facendomi
sussultare quando vidi le sue
labbra carnose. Sorrisi e lui
ricambiò
scese dall’auto di mia
madre cedendole le chiavi.
-Non si trovava parcheggio, mi
dispiace.- Le disse con un sorriso
timido e pieno di imbarazzo, poi mi disse “ciao”
scoccandomi un bacio sulla
guancia.
Arrossii come un pomodoro.
-Fa niente, almeno stavolta non ho
dovuto spendere soldi. Dì un
po’…dove sei stato tutto questo tempo?- Mia madre
aveva un talento
nel mettere n soggezione la
gente…
-A cercare parcheggio.- Rispose.-
Uhm, a proposito, ti devo
dare questo.- Proseguì tirando fuori una scatoletta.
Lo guardai dubbiosa e poi guardai
ciò che mi aveva dato, me lo
rigirai tra le mani per dieci secondi contati.
Non potevo credere a ciò
che stava accadendo.
-Bec…aprilo.- Mi
incitò. Aprii il coperchio, poi alzai il capo.
-Bec?- Domandai. Mi venne un groppo
in gola che non riuscivo a
mandare giù.
-Certo è un soprannome.
Non ti piace?- Rispose. Sorrise.
-Certo che si! È solo
che mio padre mi chiamava così, ma tu lo
rendi migliore, ti giuro.- Spiegai.
Feci un sorriso forzato e poi
guardai nella scatoletta che mamma
aveva già puntato.
Appena lo vidi mi venne incontro di
nuovo il calore di prima.
-Daniel,
è…è…fantastico!- Esclamai.
Trattenni una lacrima
dispettosa.
Era un ciondolo a forma di cuore
con sopra la mia iniziale in quel
corsile regale che usano solo i re nelle lettere importanti.
-Questo è un regalo di
guarigione.- Annunciò. Lo guardai. “Dai,
mandami qualche segnale!” pensai, ma niente
m’arrivò.
-Ma dai, sono solo un cerotto in
testa ed i postumi della
commozione celebrale!
-E a te sembra poco?-
Domandò. Sbuffai.
-Cioè, volevo dire
grazie.- Lo abbracciai. Mi strinse.
Quando io
stavo per
lasciare la presa lo sentii che mi stringeva ancora, poi mia madre
tossì e si
staccò lasciandomi un vuoto dentro che mi lacerava.
Quasi non caddi, ma mentre lui mi
reggeva tenevo stretta la
scatolina col ciondolo.
-Mettimelo.- Lo invitai.
Sorrise e lo presi per un si, poi
gli porsi la scatoletta e mi
girai,
poi alzai i miei capelli e sentivo
le sue mani sulla mia pelle che
prendevano la collana e me la infilavano.
Sentii una di esse toccare la mia
che reggeva i capelli,
facendomeli scivolare dritti sulla schiena.
-Fatto- Mi disse, ma non
lasciò ancora la mia mano.
Sentivo qualcosa dentro tipo un
fuoco accesso. Lo desideravo così
tanto!
Salite in macchina che avete
bloccato il traffico.
Ridemmo, ma era veramente
così e non avevo ancora sentito i
clacson che suonavano ininterrottamente.
Lui entrò. Mia madre mi
porse il cappello. Non volevo che tutti vedessero
il mio cerotto.
-A te, Giulietta.- Disse mentre me
lo dava. Entrai in auto
sorridente.
-Che hai? –
Domandò Daniel col suo incantevole accento.
-Te lo dico se indovini.- Dissi
mettendo la testa sulla sua
spalla.
Non mi importava se non volesse,
tanto avevo capito che almeno un
po’ gli piacevo,
solo che se non me lo diceva, era
così. Mi accarezzò i capelli,
come in ospedale aveva
fatto più di una volta.
Era venuto a trovarmi, senza Ashley, però
c’era sempre mia
mamma e chi poteva parlarci come
amica che voleva essere qualcosa
di più.
-Ti va di tornare alla pista
domani?- Chiesi. Percepii che
sorrideva.
-Può venire alla pista
di pattinaggio domani?- Chiese a mia madre.
Lei sbuffò.
-Ti fai male, Rebecca.-
Commentò.
-Ci penso io.- Intervenne Daniel.-
In America facevo l’assistente
dell’istruttore di Hockey nella cittadina di mia nonna.
-Forte- Feci quel commento che non
irritò nessuno per una volta
nella mia vita.
-Sicuro?
-Certo.- Esclamò lui.
-Ok. Ma non mi venite a chiedere
auto se vi fate male.- Disse lei.
-Mi lasci andare da sola con lui?-
Ma perché non mi stavo zitta un
attimo.
Ci fu il solito silenzio di
tensione, poi disse: - Si –
Gioii in silenzio solo con
movimenti delle mani e poi mi strinsi
addosso a Daniel.
-Se hai sonno ti puoi
addormentare.- Disse dolcemente.
-No.-Dissi in preda ad uno
sbadiglio. Crollai.
***
-Oddio mi sono addormentata!-Urlai
al mio risveglio.
-Si e stavi anche dicendo
“Quanto è bono Daniel”,
“Quanto mi piace
Daniel”- Ripose, appunto, Daniel. Arrossi, come al solito.
-Ti sta prendendo in giro.- Mi
avvertì mamma.
-Ti approfitti di un momento di
debolezza!- Lo accusai.
-Un momento? Ma se sono tre ore che
dormi!
Capii subito dov’ero.
Ancora in auto!
-Tu dovrai andare.
-Devo.
-Ciao.- Lo salutai e gli diedi un
bacio a stampo sulle labbra.- Scusa.
-E di che.- Mi disse sorridendo. Mi
restituì il bacio a stampo e
poi se ne andò.
Mi mancò subito, ma non
dimenticai quel malinteso/per niente
malinteso.
Come
Vedete Ho Aggiornato!
Vorrei
che recensiste in molti
per una volta.
Che
vi cosa? Mica vi dico di schiantarvi
con l’auto dal ponte di Brooklyn.
Già
è difficile arrivarci fin lì
Comunque
spazio ai commenti!
|
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Capitolo 7 *** Ciò che è accaduto ieri ***
7 .
Ciò che è accaduto ieri.
Arrivai
alla Colazione esausta. Quella notte ero rimasta su
Facebook a parlare con Alice di quello che era successo, poi avevo
ascoltato
qualche milione di volte “What makes you beautiful”
degli One Direction
pensando a lui.
-Rebecca?-
Mi chiamò mamma ad alto volume nonostante fossi accanto
a lei.
-Che
ti urli!- Gridai. Rise.
-Sembri
una coi postumi.
-Che
vuoi che sembri? Sono una tizia che ha avuto un trauma
cranico e non ha dormito tutta stanotte.- Risposi.
Sferrò
il suo sorriso da ficcanaso. Cominciai a prepararmi, non
potevo aspettarmi cosa avrebbe detto.
-Alloora…è
per ciò che è accaduto ieri?
Sbuffai.
Ci aveva spiati.
-MAMMA!
Se non la smetti…- Mi bloccai lì. Non volevo
sforzarmi più
del dovuto.
-Oggi
vado al lavoro, chiama se succede qualcosa.- Mi disse,
afferrò una ciambella, la addentò e se la
portò via.
Quello
era l’unico giorno in cui, forse, volevo veramente andare a
scuola.
Dovevo
parlare con Alice, di persona, subito.
Mi
arrivò un messaggio.
Alice.
Guardai
l’ora. 8.45.
Spalancai
gli occhi. Lei doveva essere a scuola.
Lessi.
Apri quella cavolo di porta
di casa.
Che
cosa intendeva?
Aprii
la porta.
Me
la trovai davanti.
-Sono
tre ore che suono il campanello!
-In
effetti ero in modalità dormiente.- Dissi poi ricordai la
situazione.- Che
diavolo ci fai qui?
-Faccio
sega. Ti va di fare un giro a via del corso?
Mi
prese quasi un colpo e lo disse con una tale naturalezza che non la
riconoscevo
più.
-Perché?-
Domandai allarmata.
-Volevo
stare con te.- Sembrava offesa. Sorrisi e le diedi una pacca sulla
spalla.
-Ok,
grazie, ma non farlo più.
Annuì.
Andai
a farmi una doccia cominciai a cantare tanto sapevo che il rumore
dell’acqua
avrebbe coperto la mia voce.
Quando
ebbi finito ( di fare la doccia, non di cantare ) mi avvolsi con
l’asciugamano,
indossai le pantofole e, dopo essermi tolta la cuffia, andai dalla mia
amica.
-Alice
scusa se ci metto tanto è che…-
Vidi
Daniel e incrociai le braccia all’altezza del petto come se
volessi coprirmi di
più.
-Ciao.-
Dissi timidamente certa di esser divenuta rossa come un pomodoro.
-Ciao.-
Rispose guardandomi negli occhi.
-Vado
a vestirmi…Alice vieni con me!- Dissi prendendola per un
braccio ed iniziando a
correre coprendomi con l’asciugamano.
-Cavolo,
perché non mi hai avvertita?
-Per….
-Mi
devo vestire!!!
Cominciai
a setacciare l’armadio per trovare qualcosa di carino.
Angolettino della pazza:
So che in questo periodo
sto facendo capitoli un po’ corti,
ma ho troppa fretta di
postare quando ho il tempo di scrivere.
Sentite un po’!
Ho trovato chi
potrebbe fare Rebecca e Daniel:
Rebecca=
http://images.wikia.com/victorious/images/3/32/Sweatandpee.jpg
Daniel=
http://img.poptower.com/pic-48464/tyler-posey.jpg?d=600
Un
grande bacio e
Vorrei
almeno tre recensioni per questo
Chappy.
Miky
|
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Capitolo 8 *** Ho fatto un casino ***
8
. Ho fatto un casino.
I
giorni di malattia erano finiti ed io ormai dovevo tornare a scuola.
Merda.
Fanculo.
Non
volevo.
Avrei
voluto chiamare quel coglione di mio padre e farmi ferire di nuovo, ma
era in
gattabuia (chi cazzo ha inventato ‘sto modo di dire?).
Ero
felice, in realtà,
che avesse cominciato
a scontare dieci anni di galera
(quel
che m’ha fatto più il possedimento di stupefacenti
in casa che hanno trovato).
Ero
felice, stupendamente felice.
In
quel momento ero felice, avevo un ragazzo, una vita vera, la
felicità.
Tutto.
Presi
lo zaino.
-Io
vado mamma!- Urlai. Lei mi sorprese alle spalle abbracciandomi.
-Vai
Giulietta!- Me lo ripeteva da giorni.
Avrebbe
smesso sapendo cosa era successo tra me e Daniel quel giorno che Alice
aveva
saltato la scuola.
Poverina
l’avevamo lasciata da sola…aveva incontrato un
tipo, ma l’avevo sempre mollata
per il mio ragazzo.
Ragazzo!
Ragazzo! Si!
-Io
sono Rebecca, te lo ricordi?- Risposi. Rise.
-Io
ti ho rinominata.
-Certo.-
Lei diedi un bacio in fronte facendola sembrare una deficiente.
Uscii.
Corsi in fretta verso la piazza.
Sentii
una mano afferrarmi per le due braccia ed avvicinarmi al suo corpo, il
suo
perfetto corpo.
Tirai
le braccia indietro per prenderlo ed avvicinarlo di più.
Sentii i suoi capelli
setosi sotto la pelle.
-Ti
amo.- Mi disse mentre con le mani scendeva sempre di più
cominciando a farmi
venire i brividi, i soliti brividi.
-Anch’io.-
Risposi. Vidi Alice che mi fissava con gli occhi sbarrati.
Mi
scansai da davanti a lui. Quando lo vidi sentii i fuochi
d’artificio, le
farfalle che impazzivano…lo abbracciai di colpo.
-Mi
sei mancato.- Intonai quelle parole fiera.
Non
sapevo il motivo di ciò, ma mi sentivo più sicura
di quanto non fossi mai
stata.
Mi
accorsi della
situazione e mi girai
verso di lui con aria di dubbio.- Che ci fai qui?- domandai incerta.
-Ti
accompagno a scuola.
-Eh?
-C’è
l’occupazione.
-Oooh.
-Si.
-Bhè.
-Puoi
venire a casa mia a bhè, indovina?- Propose.
Mi
sentii tentata e cominciai a mordermi il labbro insistentemente e
violentemente.
-Merda.
-Che
hai?
-Vorrei
venire ma…ho un compito in classe!- Esclamai.
Lui
alzò un sopracciglio e capii che tramava qualcosa.
-Che
ha in mente?
-Mia
sorella può fingersi tua zia, sai falsificare la firma di
tua madre?- Domandò.
Annuii,
presi un pezzo di carta e vi feci la firma di mia madre, poi glielo
porsi.
Spiccicai
un mini sorriso.
-Ti
vie…
-Ciao,
io sono Sonia.- Si presentò tranquilla.
Era
la ragazza con la quale mi sentivo sempre in competizione. La odiavo.
Facevo finta
di esserle amica.
Lui
sapeva cosa fare. –Io Daniel, il ragazzo di Rebecca.
-Oh,
ma che bell’accento è…
-Americano,
ma io sono sempre il ragazzo di Bec.
Lei
poggiò un braccio sulla sua spalla. Cominciai a incazzarmi.
-Cazzo
quanto è tardi dobbiamo andare!-Esclamai. La presi per un
braccio e la passai a
Alice. Era ancora vicina.
-Ti
passiamo a prendere dopo il compito. Devi fare una visita media,
ricorda.
Annuii,
gli die di un bacio a stampo e corsi via.
-Ti
mando un messaggio con l’ora!- Lo lasciai così,
con quella frase.
Arrivai
a scuola e, sapendo di avere lui ed una vita felice mi concentrai sul
compito
e
lo consegnai per prima dopo averlo riletto ben 7 volte.
-Potrei
andare in bagno?- Domandai. La prof fece un verso in segno di consenso
e
fuggii.
-Dammi
il tuo cell…
Corsi
più in fretta che potevo facendo finta di non averla
sentita. Entrai nel bagno
delle ragazze e gli mandai un messaggio.
9.15
vieni.
Un
bacio, ti amo.
Tornai
in classe ed avvertii la prof della mia uscita per “visita
medica”.
-Prof
non mi sento bene, posso chiamare casa?- chiese Diego, il ragazzo per
la quale avevo
avuto una cotta fino a pocoprima.
La
prof diede il consenso e lui uscì dalla classe col cellulare
in mano.
Rientrò
dopo poco.
-Viene
al cambio dell’ora.
-Buon
per te.- Formulai. Usciva quando uscivo io. Non era niente.
Suonò
la campanella ed il citofono suonò. Noi
due,
cioè, io e lui,
merda, dovevamo
uscire.
Presi
la roba e scesi giù.
-Rebecca?-
Annuii. –Ti aspettano fuori.- Annuii.
Uscii.
-Rebecca!
Io sono Danielle!- Esclamò una ragazza altra (forse per i
tacchi), bella,
bionda con gli occhi azzurri, un corpo perfetto.
Sorrisi.
–La sorella di Daniel?
-Si.
-Reby?-
mi chiamò Diego.
-Eh?-
Risposi scocciata. Mi tirò il braccio costringendomi a
girarmi, poi mi baciò.
Non
provai NIENTE.
Vidi
Daniel con una faccia strana ,terrorizzata, delusa…mi si
fermò il cuore. Se ne
era andato.
Mollai
uno schiaffo al coglione che m’aveva baciata. Corsi
giù per le scale. Cominciai
a sentire una strana nausea.
Mi
bloccai, m’accostai ad un albero e mi lasciai andare,
vomitai, con classe
(eeeh), ma vomitai.
Era
impossibile. Stavo bene, alla perfezione, non poteva
essere…Oh, merda!
Hi!
My Name is Daniel McHallen !
Hola chicas! Vi piace il
capitolo?
Per favore recensite in
molti.
Bacioni. Michy.
Danielle:
http://3.bp.blogspot.com/-NLRL9JmYgxU/Tiiw-Xx_JbI/AAAAAAAAAlE/ozXiZne13y4/s640/ashley-benson-bts-troix.jpg
Diego:
http://www.disneydreaming.com/wp-content/uploads/2011/08/Dylan-OBrien.jpg
BACIONI
|
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Capitolo 9 *** Test...Test ***
9
. Test…test
SALVE A TUTTI
Ok, questo capitolo parte
da un’ idea venuta anni fa.
Ho sentito dire che una
ragazzina di 11 anni aveva avuto un bambino.
Mi sa che perderò
qualche
lettore.
BACIONI. MIKY.
Ero
in casa a piangere con la testa tra le gambe.
Non
poteva essere reale, tutto ciò che m’era successo
nell’ultimo periodo era
impossibile.
Un
ragazzo fantastico, andarci al letto. Erano passate settimane.
Lo
avevo perso, tutto il bello della mia vita.
Ok,
lo ammetto, ho avuto la classica febbre-da-stufetta.
FEBBRE
DELLA STUFETTA:
Mettere
termometro per un po’ vicino alla stufetta
accesa
e la temperatura arriverà a 42,
poi farla abbassare di un
po’ e fingere di
essertela misurata.
Due
settimane per la testa ed un’altra e mezzo per la febbre.
Quando
mamma ha chiamato il medico per saperne di più lui
ha
risposto che era una cosa che accadeva spesso dopo un incidente come il
mio.
Felice
ritorno, eh?
-Hai
la febbre ancora?-Domandò mia nonna. Sorrisi.
-No,
solo la nausea.
-Tieni.
Mi
porse una busta di cartone, la aprii e vidi entro essa ciò
che non mi sarei mai
aspettata di vedere: un test di gravidanza.
Mi
ero tolta quell’ipotesi dalla testa durante il viaggio ma mi
si era
ripresentata subito.
Mi
alzai recandomi al bagno. Aprii la scatola e seguii le istruzioni.
Avevo
sognato quel momento, ma verso il ventisette anni tipo!
Cercai
di darmi forza. Se doveva essere quello dovevo essere emozionata come
nei miei
sogni.
Poggiai
quell’affare sul mobile ed aspettai il tempo necessario.
Lo
fissavo intensamente. Mi si stringeva lo stomaco dalla paura.
“fatti
coraggio, in America sai quante ragazzine rimangono incinte? Sai quante
alla
tua età fanno già sesso?”
Mi
continuavo a ripetere in testa.
Non
funzionava.
Ero
una stupida ragazzina.
All’improvvisto
qualcosa apparve. Due strisce. Presi la scatola.
Istruzioni.
Bla
bla bla
Bla
bla bla
Se
appare una striscia il test è negativo,
se
invece ne appaiono due è…
sentii
il cuore in gola. Non riuscivo a mandarlo giù.
-Giulietta,
sono a casa, stai bene? Oh ciao mamma.- Era mia madre, stava parlando
con
nonna. – Lei coosa??
Sentii
i suoi tacchi arrivare fino alla porta del bagno. La chiusi a chiave.
-Rebecca
apri questa cazzo di porta!
Deglutii.
– No.
Spalancai
la finestra e cercai di capire se mi sarei salvata. Era troppo alto.
Volevo
la vita per continuarla a vivere sperando in un happy ending, ma sarei
morta in
tutti i casi.
Che
cazzo pensavo?
Non
sarei morta.
-Bec
mi sono calmata, voglio sapere com’è il test-
Disse.
Mi
aveva chiamata Bec?
Sapeva
che solo Daniel poteva chiamarmi così.
-Come
mi hai chiamata?
-Scusa.
Dimmi se sei incinta o no.- diede un pugno alla porta e si
allontanò di due
passi.
Deglutii.
Pensai
a quel giorno, anche se mi faceva soffrire.
Ero
nella mia stanza cercando dei vestiti.
-Ehi
Bec!
Cercavo
di non farmi vedere.
-Tranquilla.
Alice
uscì dalla stanza. –Io esco con Chiara, voleva
comprare dei vestiti prémaman.
Mi
sorprendeva, perché era incinta di un mese. Si voleva
preparare.
Lui
si avvicinò a me e cominciò a passare le sue dita
sulle mie braccia.
Mi
baciò facendomi stendere sul letto. Appoggiai le mani sulle
sue guance.
Si
levò la maglietta ed io gli slacciai i pantaloni.
Avevo
paura di quando io mi sarei dovuta spogliare del tutto.
Rimase
coi suoi boxer.
Mentre
le sue labbra e la sua lingua insistevano sulle mie, osservai il suo
corpo
perfetto.
Mi
sentivo inferiore. Avevo il terrore di non essere
all’altezza, quando una mano
mi tolse l’asciugamano.
Non
ci volevo più pensare, era troppo. Amavo lui, ciò
che era successo, il suo
corpo, ma era troppo.
Volevo
una vita senza problemi, ma in più ne avevo uno in arrivo.
-Positivo.-
dissi quelle parole senza volerlo fare.
-Sei
incinta.
-Voglio
andare in un posto più piccolo, Fabrica di Roma.- Le dissi.
-Non
vuoi abortire?
-Sai
che sono sempre stata contraria, non l’ho proposto nemmeno a
Chiara.
-Ok,
andrai a vivere con tua cugina nel paese dove è nata tua
nonna. Che
cambierà?-Mi chiese. Sbuffai.
-Credo
sia più discreto.
-Vero.
Vai a fare le valigie.
Avevo
paura, ma aprii la porta. Uscii. Sentii qualcuno singhiozzare.
-Morirai.-
Disse in lacrime.
-Sono
forte.- Le risposi. Non la volevo abbracciare, ma lo stavo per fare,
quando la
nausea tornò.
Mi
recai di nuovo in bagno a dare di stomaco. Ecco cosa avrei dovuto
sopportare
per mesi.
My
Name Is Understood:
Ok, so che è un
po’ duro
l’argomento da affrontare,
ma mi passava per la testa
ed io scrivo sempre ciò che mi passa per la testa.
Esagero ogni volta.
Che ne pensate? Ditelo con
almeno dieci parole.
Bacioni.
The
Crazy Girl that Made This Fic.
|
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Capitolo 10 *** Ultimo Capitolo : Veramente, Finalmente Felice ***
10. Finalmente,
Veramente Felice
Grazie
mille a chi ha continuato a leggere e a Mayasun che segue molte mie
storie.
Un
favore, mettetemi piace?
http://www.facebook.com/pages/A-Differenza-Di-Te-Ho-Unanima/319583304753078
Ero finalmente arrivata in quel
paesino. Mi girai verso Chiara sorridendole. Mi accarezzai la pancia.
-Ti piace?- Domandai alla mia
pancia.
-Anche tu ci parli?- Annuii.
-Non vedo il motivo per la quale
non dovrei farlo. Non potrò pensare che sia tato un
incidente per sempre.-
Spiegai.
Il suo sorriso era comprensivo.
-Sei così
giovane…- Commentò.
Sospirai.
-Devo crescere più in
fretta.
-Per quanto tempo dovrai farlo?
Hai iniziato quando si è scoperto che tuo padre era uno
stronzo, poi diventi la
più giovane ragazza madre nei dintorni. Dimmi quando
comincerai a vivere
veramente?- Disse alzando il tono della voce.
-Non lo
so…credimi…non lo so. –
Ammisi. Strinsi le maniche della felpa nelle mie mani.
Nessuno avrebbe mai immaginato una
vita come questa.
Sei
mesi dopo
Scesi le scale aggrappandomi ad
Alice e Danielle.
-Grazie.- Dissi loro. Da quando la
mia pancia era cresciuta a dismisura riuscivo a muovermi a fatica.
Sentii la bimba muoversi dentro di
me. Era un po’ doloroso dato il mio corpo non adatto ad una
cosa del genere.
Mi accarezzai il grembo.
-Calma piccola.- Dissi. Uscii di
casa insieme alle due amiche.
Danielle mi aveva contattata
appena qualcuno era venuto a sapere della gravidanza. Le avevo chiesto
di non
parlarne con suo fratello.
La scuola ormai era finita ed io
ero stata promossa con voti discreti. Non mi piacevano gli istituti
scolastici
di quel paesino, ma dovevo arrangiarmi.
Cominciammo a camminare ed
arrivammo in piazza.
-Rebecca! Come stai?-
Domandò la
barista, Maria. Sorrisi pacificamente.
-Bene.
-Son felice per te. Buona
giornata!- Annuii.
Sentii un
dolore lancinante alla schiena. Era lei che si
muoveva di nuovo. Le due
ragazze si precipitarono a reggermi.
-Tranquille
-Loro si,
ma che puoi dire di me?- Sentii quella voce. Non risposi. Forse
perché pensavo
fosse frutto della mia immaginazione come mi era già
accaduto, o forse avevo
soltanto paura. Ci fu un lungo silenzio. Paesani vennero a guardare.
-E’ lui il
bastardo?- C’era gente che mormorava, bisbigliava,
sussurrava. Nessuno sapeva
veramente come fosse andata la storia. Non volevo pettegolezzi.
Capii che
era veramente lì. Respirai profondamente.
-Pensi sia
facile andare a dire al mio ragazzo di quattordici anni che sono
rimasta
incinta?- Domandai. Non lo feci rispondere. – Se dobbiamo
parlare
allontaniamoci.
-No, ora
tu mi parli qui!- Urlò. Mi fece paura.
-Sei
cambiato.
-Da quando
hai baciato il tuo “amico”?
-Mi ha
baciata lui!- Risposi. Era uno strillo. Mi girò la testa e
quasi non svenni.
-Allora
dimmi…di chi è il bimbo?- Domandò.
-Bimba…ed
è tua.- Risposi. Non disse nulla.
–Desireè
-Cosa?
-Si chiama
Desireè, o per lo meno s chiamerà.
-Mi
piace.- Commentò.
-Lo so. Ne
ho parlato con Danielle.
Lui si
avvicinò a me mettendo una mano sulla mia pancia.
Desireè si
mosse. Daniel sospirò.
Misi la
mano sulla sua.
-Mi
dispiace.
-Anche a
me.
Alzò lo
sguardo. Poggiò le labbra sulle mie e mi regalò
un dolce Bacio. La gente
applaudì. Tornai finalmente, veramente felice.
Fine
P.S. LydiaEliseMartin Sei Grande!!!! |
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