Love Difference

di Akane Tendo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scandal ***
Capitolo 2: *** Accordi ***
Capitolo 3: *** Chi è che comanda? ***



Capitolo 1
*** Scandal ***


“Scusa puoi ripetere?” chiese Calvin incredulo. Aveva udito quello che la ragazza gli aveva appena detto, ma non riusciva a crederci. Devo aver sentito male, pensò nella sua mente, incolpando il freddo vento autunnale che, soffiando sul tetto della scuola, gli aveva impedito di sentire bene ciò che gli diceva, spazzando via tutta la razionalità e la logica da quella conversazione.
“Ho detto... Voglio che tu sia il mio ragazzo” disse Abigail, alzando un po’ più la voce questa volta e scandendo bene le parole. La ragazza restò seduta in terra, con le gambe e le braccia incrociate, in attesa di una sua risposta. La sua espressione seria, ben si adattava alla fredda brezza di quella mattina.
Questa ragazza deve essere davvero fuori di testa, pensò Calvin scuotendo vigorosamente la sua. La persona davanti a lui aveva, nuovamente, ripetuto una cosa priva di senso e ridicola alle sue orecchie. Era tutto così assurdo.
“Ma non ci conosciamo nemmeno” disse Calvin, sentendosi così stupido per aver detto una cosa così ovvia. Ad ogni modo, non era la sola ragione per cui, loro due non potessero stare insieme. È vero non si conoscevano personalmente, ma poteva affermare che entrambi conoscessero l’altro in base alle loro reputazioni.
Tutti conoscevano Calvin Drake: studente modello del terzo anno della Sunshine High School, il Signor A+ in tutte le materie, presidente del club di Calcolo, vice presidente del Consiglio Studentesco, membro del Club di Scherma, con innumerevoli medaglie conquistate negli anni,  e  infine Baritono nel Coro della scuola. Il tipico studente modello che ogni insegnante sogna di avere e, se tutto ciò non bastasse, era schifosamente Bello! Amato dalle ragazze per il suo cervello, per il suo talento e per il suo aspetto e odiato dai ragazzi perché non potevano competere in nessun aspetto con lui.
“Quindi?” chiese Abigail piegando la testa di lato, con l’espressione di chi pensa che l’altra persona sia un po’ stupida. “Mi piaci” aggiunse come se quest’informazione potesse chiarire le idee al ragazzo di fronte a lei.
Tutti conoscevano anche Abigail Pavel, ma per delle ragioni totalmente diverse. Una ragazza misteriosa, di cui si sapeva a stento il nome, ma nient’altro sulla sua vita, né dove abitasse, né chi fossero i suoi genitori o i suoi amici, né cosa facesse dopo la scuola. Niente di niente. Qualcuno diceva che fosse figlia di qualche ricca famiglia, ma nessuno poteva affermarlo per certo. Tutto quello che potevano dire era che fosse una ribelle e spensierata ragazza, che adorava far incazzare gli insegnanti. Negli anni aveva violato quasi tutte le regole della scuola, solo per il gusto di farlo. Non indossava nemmeno la divisa scolastica, perché, a suo dire, ‘Tagliava le gambe alla sua personalità’. Saltava spesso le lezioni o veniva sorpresa a fare a botte con qualche teppista, ma mai era stata sospesa e questo avvalorava l’ipotesi di una ricca parentela che le proteggesse le spalle. Era l’incubo per gli insegnanti e per il Consiglio Studentesco, ma era proprio il suo atteggiamento da ribelle e il suo essere ‘Figa’ ad attrarre ragazzi e ragazze.
“Ma a me no” disse in tono serio Calvin, non senza però aver deglutito prima. Lo sguardo scettico della persona dinanzi a lui lo innervosiva. “Mi dispiace ma non sei il mio tipo” dichiarò con più fermezza, cercando di non farsi immischiare in qualche strano schema della ragazza.
Abigail sogghignò “E invece si” disse, senza alcuna traccia di esitazione, così convinta di ciò che diceva, che Calvin cominciò a domandarsi, da dove le venisse quella sua cieca presunzione.
Prima che potesse controbattere, i grandi occhi verdi della ragazza incontrarono quelli nocciola del moro e aggiunse “Lo vedo da come mi guardi”.
Calvin si irrigidì, troppo stordito per darle una risposta adeguata. Abigail non aveva ragione, non Poteva aver ragione. Calvin non era interessato a ragazze del genere, l’amore non lo interessava affatto a dire il vero, gli interessavano solo i suoi studi e i suoi club. Ma…
“Ho ragione” disse la ragazza interrompendo i suoi pensieri. Il suo ghigno si trasformò in un sorriso beffardo, mentre si alzava da terra e a piccoli passi si avvicinava a Calvin, con fare predatorio. Il suo sguardo, non si era staccato, nemmeno una volta, da quello del ragazzo di fronte a lei, ancora troppo sbalordito per fare qualcosa. Si fermò proprio di fronte a lui, notando per la prima volta, quanto fosse molto più alto di lei e ciò la costringeva a piegare indietro la testa per continuare a guardarlo negli occhi.
Non interrompendo il loro scambio di sguardi, Calvin rispose brusco “No, non è vero! Non mi piaci! Odio le persone come te!”. Non era mai stato così duro con nessuno in vita sua. Lui, sempre così freddo e impassibile, non aveva mai urtato né giudicato mai nessuno. Ma il pensiero, che questa ragazza, che nemmeno conosceva, fosse così sicura nelle sue supposizioni ,era pericolosamente minaccioso.
Abigail rimase stranamente calma continuando a guardarlo negli occhi, anche se il suo sorriso era sparito. Con un tono pieno di convinzione disse “Puoi negarlo e anche dire che odi ‘Persone come me’, ma non puoi mentire dicendo che non provi attrazione per me”
“Non so di cosa tu diavolo stia parlando” insistette Calvin, mentre voltò lo sguardo altrove per evitare quello penetrante della ragazza, di cui ancora sentiva il calore su di se. All’improvviso trasalì sentendo le sue dita accarezzargli la pelle esposta del suo braccio e divenne sempre più teso quando avvertì quelle dita scorrere su e giù, lasciandogli la pelle d’oca lì dove veniva toccato. Ma non si mosse. Non aveva intenzione di dare, a quella piccola tentatrice, alcuna soddisfazione spostandosi. Girò, invece, nuovamente la testa verso di lei, incontrando il suo sguardo beffardo e il suo sorriso trionfante.
“Ma io lo so” disse Abigail mostrando una caparbia ostinazione che Calvin cominciava a detestare. Staccò le sue dita da lui. “Odio le persone come te, sai? So-tutto-io , ipocriti, bastardi e perbenisti, proprio come sei tu” disse con amarezza, pensando davvero ad ogni singola parola le usciva dalla bocca. “Persone come te pensano di avere il diritto di giudicare tutto e tutti e di categorizzare le persone diverse da voi. Siete dei fottuti bastardi.”
“E allora perché mi hai chiesto di essere il tuo ragazzo?” Calvin stava cercando davvero di capire. Voleva dire a quell’insolente ragazzina che si sbagliava sul suo conto, ma sapeva di non doverle dimostrare nulla. Quello che veramente lo confondeva, era il perché lei volesse essere la sua ragazza, se lo odiava così tanto. Si domandava, cos’era che veramente volesse.
Abigail scoppiò a ridere e la sua risata cristallina riempì il silenzio di quel luogo. “Perché” disse con voce suadente, afferrando il braccio di Calvin per attirare la sua attenzione “io guardo te, nel modo in cui, tu guardi me”.
Calvin non riusciva a staccare lo sguardo da quei grandi occhi fissi su di lui, con il suo sguardo venato di curiosità, di sconcerto e si, Abigail aveva ragione, c’era dell’attrazione tra loro. Interruppe bruscamente quel contatto visivo, scuotendo la testa come se quel movimento potesse spingere via quel desiderio di cedere a quell’irrazionale tentazione. Era impazzito, anche solo per aver pensato, di poter accettare ciò, che quella ragazza gli stava proponendo. Non aveva alcun senso, per lui sarebbe stato solo un fastidio rapportarsi ad una persona del genere. Cosa avrebbero pensato di lui? Avrebbero potuto pensare che fosse impazzito.
Spostò la mano di Abigail dal suo braccio e disse con determinazione “Niente e nessuno mi farà cambiare idea. Essere il tuo ragazzo è la proposta più ridicola che abbia mai sentito in vita mia”. E detto ciò si voltò diretto alla porta che l’avrebbe condotto alle scale. Doveva allontanarsi il più in fretta possibile da quel luogo e da quella folle persona che faceva le cose solo per il gusto di farlo.
Raggiunse la porta e la aprì senza voltarsi nemmeno una volta a guardare Abigail alle sue spalle, ma prima che potesse richiuderla, sentì la ragazza dire “Penso che tu abbia dimenticato che io sono Abigail Pavel, e io ottengo sempre ciò che voglio. A mali estremi, estremi rimedi, caro il mio secchione”
Calvin ignorò quella minaccia che lui considerava a vuoto e richiuse la porta dietro di se. Si sentì subito sollevato, mentre scendeva le scale fino al corridoio principale del secondo piano. Non si era reso conto di quanto fosse teso sul tetto, fino a quel momento. Meno male che era finita, pensò tirando su un sospiro di sollievo, adesso avrebbe potuto pensare a cose ben più importanti, come i suoi doveri per il Consiglio Studentesco, la relazione di Fisica che avrebbe dovuto consegnare il mese prossimo o le esercitazioni per le Olimpiadi di Matematica di quell’anno.
Oramai le lezioni erano finite, quindi decise di ritornare nel suo dormitorio per cambiarsi, prima di rinchiudersi in Biblioteca per una serata intensiva di studio. Mentre camminava tra gli studenti, immerso nei suoi pensieri, si sentì chiamare “Ehi, Calvin Drake!”
Il ragazzo di voltò lentamente in direzione di quella voce, che presto scoprì appartenere alla persona da cui aveva pensato di essere riuscito a scappare poco prima. Cosa vorrà adesso? Si chiese Calvin, non potendo impedire a se stesso di sentirsi nervoso, e le sue mani cominciarono a sudare, notando come tutti gli studenti si erano fermati a guardarli, spinti dalla curiosità di quella novità. Si chiedevano probabilmente da quando quei due si conoscessero e molti morivano dalla voglia di sapere cosa i due studenti più popolari della scuola avessero da dirsi.
Calvin vide Abigail avvicinarsi lentamente e fermarsi di fronte a lui proprio come sul tetto della scuola poco prima. Tutti gli studenti guardavano ogni loro mossa con attenzione, quasi fosse la scena di un film. Calvin non si mosse di fronte all’ostinata ragazza. “Non fare cose stupide” le disse con voce bassa ma ferma.
“Non ti preoccupare, ho solo dimenticato di darti una cosa” disse Abigail abbastanza forte da far si che tutti gli studenti sentissero. Si stava divertendo davvero un mondo, a mettere in scena quello spettacolo, di cui tutti potevano godere, guardando il ragazzo, con uno sguardo pericoloso, di chi sa di star progettando qualcosa di diabolico.
Se Calvin fosse stato un po’ più onesto con se stesso, avrebbe ammesso di essere spaventato; nessuno poteva immaginare quale asso Abigail Pavel potesse avere nella manica.
“Cosa?”chiese cautamente Calvin, temendo ciò che lo aspettava. Voleva dargli un pugno? In fondo Abigail era nota per aver fatto a botte con una moltitudine di teppisti. Ma Calvin in realtà non voleva essere umiliato da un suo pugno, era pur sempre una ragazza, quindi cominciò velocemente a riflettere su come avrebbe potuto evitarlo.
Non si sarebbe mai aspettato ciò che successe, e neppure gli studenti che emisero gridolini scioccati, per aver assistito alla più grande sorpresa della loro vita. Dire che questo era il più grande scoop che la scuola avesse mai assistito, sarebbe stato un eufemismo.
Calvin non riusciva a muoversi per lo shock. Si era preparato psicologicamente per un pugno, ma non era preparato a quello. Abigail aveva afferrato il suo viso con entrambe le mani. Voleva dargli una testata? Pensando questo chiuse gli occhi, attendendo il dolore che avrebbe sentito. Ma non ci fu alcun dolore anzi. Senti le labbra della ragazza premere intensamente contro le sue.
La famigerata Abigail Pavel stava baciando il perfetto Calvin Drake davanti a tutti.
Le uniche parole che si formularono nella mente del ragazzo furono: OH MERDA!

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Capitolo 2
*** Accordi ***


Calvin Drake era abituato ad essere osservato. Fin da bambino, le persone erano sempre state attratte e affascinate da lui. I suoi genitori lo guardavano con adorazione, da quando alla tenera età di 5 anni aveva recitato a memoria tutti gli stati del mondo e le loro capitali. I suoi compagni erano affascinati, mentre lo guardavano risolvere problemi matematici complicatissimi, nel tempo in cui loro impiegavano solo per leggere la traccia. I suoi insegnanti lo guardavano con rispetto, pensando come fosse potuto nascere uno studente tanto perfetto, da metterli in difficoltà. Le ragazze lo guardavano con ammirazione, lanciando gridolini isterici ogni qualvolta Drake rispondeva ad un loro sorriso o ricordava il loro nome. I ragazzi invece lo guardavano con invidia, schiacciati dal peso della sua perfezione. Ci aveva fatto l’abitudine negli anni … ma adesso… come poteva?
Tutti quegli sguardi erano causati da quel maledetto bacio. Gli studenti non riuscivano a smettere di parlarne. Al suo passaggio le ragazze lo fissavano e commentavano sottovoce qualcosa con le compagne vicine, e lui sapeva benissimo quale fosse l’argomento.
Calvin era ancora sconvolto da come fosse stato coinvolto in quella sorta di scandalo. Un momento prima si preparava a ricevere una testata, e il momento, dopo le sue labbra erano incollate a quelle di Abigail Pavel.
Dopo quel bacio, Abigail aveva semplicemente sogghignato e aveva detto, a voce abbastanza alta da farsi sentire da tutti i presenti, “Non potevo tornare a casa senza aver dato un Bacio al mio ragazzo!” lasciando Calvin esterrefatto e i presenti a spettegolare.
 
“Hai sentito del bacio di Drake e Pavel?”
“Certo che l’ho sentito, l’ho anche visto! Lo hanno fatto davanti a tutti nell’atrio!”
 
“Ho sentito dire che quei due erano sul tetto della scuola poco prima”
“Si saranno fatti una sveltina!”
 
“Che schifo! Questa è una cosa che mi aspetterei da Abby, ma non certo da Calvin! Non riesco a crederci!”
“Sta zitta Nancy, sei solo gelosa che lui non ti degna di uno sguardo!”
 
Quando finirà tutto questo... si ritrovò a mugugnare internamente Calvin, mentre camminava nei corridoi, diretto alla Sala Riunioni del Consiglio Studentesco. Quando entrò, chiudendosi la porta alle sue spalle, tirò un sospiro di sollievo. Quella stanza era così quieta in contrasto coi corridoi. Si sedette al suo posto designato, accanto a quello del Presidente. Come Vice Presidente, tra i suoi doveri, c’era quello di essere responsabile del comportamento degli studenti, doveva monitorare, e nel caso intervenire, sulle prestazioni di ogni studente della scuola. Aveva quell’incarico sin dal primo anno, e, a parte poche e ovvie eccezioni, era riuscito a fare in modo che gli studenti si comportassero bene e seguissero il regolamento scolastico alla lettera.
Ma dove sono finiti tutti? Si chiese riscuotendosi dai suoi pensieri, avrebbero dovuto già essere tutti qui per la riunione. Calvin prese il cellulare dalla tasca, per controllare, se qualcuno gli avesse mandato un sms per un eventuale cambio di orario, ma non ce n’erano. Proprio mentre rimetteva il cellulare in tasca, la porta si aprì, rivelando il Presidente del Consiglio studentesco. La sua faccia era seria, come se stesse pensando ad un modo per prevenire il surriscaldamento globale o la fame nel mondo. Jason Tiger aveva sempre quell’espressione durante le riunioni, in contrasto col suo volto perennemente sorridente e la sua giovialità, mentre si intratteneva con gli studenti, quando era fuori da quella stanza. Era questo che faceva di lui un ottimo Leader, agli occhi di Calvin.
Il Presidente prese posto accanto a lui in silenzio. Andò diretto al punto “Ho sentito della tua storia con Abigail Pavel”.
“Dove diavolo sono gli altri?” chiese Calvin irritato. Quindi quella riunione speciale era stata indetta per quello…
“Non verranno” disse Jason, evitando i tentativi del ragazzo di cambiare argomento. Si appoggiò allo schienale, unendo le mani sullo stomaco come un boss, mentre gli diceva “Non volevo che ti sentissi in imbarazzo…”
“Imbarazzato per ‘Cosa’, esattamente?” domandò Calvin. Quella conversazione non gli piaceva per niente.
Jason rimase appoggiato allo schienale, guardando fisso dinanzi a lui, evitando di rispondere a quella domanda. “Da quanto tempo va avanti questa storia?”
Calvin aprì la bocca per rispondere con veemenza a quella domanda, ma si fermò in tempo, decidendo piuttosto di contare fino a 10, per calmarsi. Litigare con Jason sarebbe stato inutile, non aveva mai vinto un confronto verbale con lui. Quando si rese conto di essersi calmato abbastanza, iniziò “Jay”, si fermò per dare più enfasi al nomignolo di infanzia del Presidente, “pensavo che tu fossi differente dagli altri e che non credessi a questi pettegolezzi…”
L’espressione di Jason si raddolcì, e con un sorriso appena accennato disse “Usare la nostra amicizia, per sviare le mie domande è un colpo basso, Vinnie”
“Ti prego non chiamarmi così”
La stanza si riempì con la risata di Jason, e la tensione calò considerevolmente. La voce del Presidente divenne più mite, quando gli disse “Hai iniziato tu e poi… amo i bei vecchi tempi, quando, da bambini, ti chiamavo Vinnie”
“Ho seppellito quella parte del mio passato molto tempo fa” disse Calvin, pentendosi di averlo chiamato ‘Jay’. Ogni volta che lo chiamava con quel nome, tornava ad essere dolce, malizioso e poco serio, come se avesse due personalità diverse. “Possiamo tornare alla questione?”
“Giusto” disse Jason ricomponendosi “Scherzi a parte, qual è il problema tra te e la Pavel. Non mi hai mai parlato di lei, pensavo non vi conosceste…”
“Infatti non ci conosciamo” disse Calvin, sentendosi sollevato, a poter parlare di questa faccenda, con qualcuno di cui si fidasse. “Tutto questo scandalo è opera di quella pazza, non so quale sia il suo intento, ma è stata lei a baciarmi all’improvviso, per far credere agli altri studenti, che stiamo insieme. Aaaah è così stressante!”
Jason rimase tranquillo, apparentemente riflettendo su cosa dire “Non pensi che potrebbe essere un bene per la scuola però?”
Calvin sbarrò gli occhi “Come potrebbe, una cosa ideata nella mente di quella teppista, essere un bene per la scuola?”
“Prima di iniziare a sclerare, ascoltami bene” disse Jason, vedendo Calvin sul punto di ‘esprimere la sua opinione’, che in realtà significava una vera e propria flagellazione verbale delle sue orecchie.
“Se potessi influenzare Abigail in modo positivo, portandola a cambiare i suoi modi, con la tua vicinanza, questo gioverebbe all’intero corpo studentesco”.
“Fammi capire bene, Jason” disse Calvin, ribollendo per la rabbia, a denti stretti “vorresti dire, che io, Calvin Drake, dovrei sacrificare il mio tempo, la mia reputazione e nonché il mio corpo, per relazionarmi con una persona come Abigail Pavel, per cercare di trasformarla in qualcosa, che mai sarà, solo perché tutti possano essere più felici? È questo quello che mi stai dicendo?”
“Al di la del tuo poco velato sarcasmo, beh si, è quello che voglio che tu faccia” disse Jason “Sei l’uomo perfetto per questo incarico, sei freddo, privo di emozioni, stoico e frigido.”
“Grazie amico, davvero… grazie!”
“Voglio solo dire, che proprio a causa di queste tue ‘qualità’ puoi star pur certo che non ti innamorerai mai di Abigail” disse Jason, cercando di migliorare la situazione, vedendo gli occhi di Calvin sul punto di incenerirlo all’istante.
“Non potrei mai innamorarmi di lei, nemmeno se volessi.”
“Appunto questo sto dicendo” annuì Jason “E poi in quanto Vice Presidente è tuo dovere far si che tutti gli studenti facciano del proprio meglio, e questo include anche la tua bellissima ragazza” aggiunse scherzosamente.
“Questa è una stronzata!” esclamò Calvin “Non puoi costringermi a fare una cosa del genere solo perché è parte delle mie responsabilità. Questo va ben oltre i miei doveri!”
Jason si alzò bruscamente “Ti sto dicendo, in qualità di Presidente del Consiglio Studentesco, di assicurarti che, Abigail Pavel, migliori il suo comportamento e i suoi voti, entro la fine dell’anno scolastico. Se questo significa giocare a qualsiasi gioco lei stia giocando, allora dannazione giocaci! Mi aspetto risultati positivi da te, Calvin”.
Con un tempismo perfetto, la campanella della prima ora suonò e Jason sorrise incamminandosi verso l’uscita. “Detto questo, credo la riunione sia finita. Considero, quello di cui abbiamo parlato, come un accordo già stipulato.”
“Amico per favore, non posso farlo, morirò!” disse Calvin disperato.
Jason alzò le spalle, mentre apriva la porta “Vinnie, prima o poi tutti dobbiamo morire, solo che alcuni lo fanno prima di altri” e così dicendo chiuse la porta, lasciando Calvin sbalordito a pensare che lui sarebbe stato uno tra quelli, che sarebbe morto per primo.
 
♥♥♥
 
Dio che palle, pensava Calvin facendosi strada nei corridoi con espressione truce, per fare da monito per eventuali scocciatori. Non avrebbe mai pensato che il suo amico di infanzia, Jason, potesse essere così spregevole da usare un ricatto emotivo e psicologico come quello. Ma questo in fondo, era uno dei motivi per cui era diventato Presidente del Consiglio Studentesco, avrebbe fatto di tutto pur di ottenere ciò che voleva. Calvin era indeciso se farlo a pezzi o dargli una medaglia per i suoi meriti.
Che fine ha fatto quella teppista, ad ogni modo? Calvin pensava che sarebbe stato meglio parlare con Abigail il prima possibile. Voleva uscire velocemente da quel casino. Sapeva benissimo, che non l’avrebbe trovata mai in classe di Lunedì mattina… ma era sicuramente da qualche parte all’interno del Campus.
“Vinnieeeeeee”  sentì gridare a gran voce da poco lontano, interrompendo la sua caccia all’uomo.
Odio gli amici d’infanzia, si lamentò internamente Calvin. Si fermò e si girò per guardare il proprietario di quella voce stridula. “Sei pregato di non chiamarmi con quel nome” disse freddamente.
“Oooh, acido come sempre, Vinnie…” disse Jeremy, con un sorriso a 32 denti, nemmeno minimamente turbato dal comportamento brusco di Calvin. “A me non dispiace quando mi chiami Mimi” sottolineò allegramente.
“Ma si adatta perfettamente a te” rispose “comunque, perché mi hai chiamato?”
“Voglio un esclusiva!” dichiarò Jeremy, con uno sguardo malizioso e allusivo.
Jeremy Locks, il suo più intimo amico di infanzia, era il capo redattore del giornale scolastico. Una moltitudine di persone era stata ingannata dal suo aspetto docile e tenero, e lui stesso usava quella sua dote per estrapolare notizie per i suoi articoli. Le persone sarebbe rimaste sconvolte dalla quantità di cose di cui Jeremy era a conoscenza.
Calvin gemette e alzò gli occhi al cielo, cercando di scappare da quella situazione. Jeremy lo seguì “Vinnieeeee”
“Smettila di chiamarmi così!”
“Cucciolooooneee”
“Smettila, e smettila di seguirmi!”
“Vuoi che racconti a tutti di quando noleggiasti quei video…?”
Quelle parole attirarono subito l’attenzione di Calvin, che si girò subito verso quel giovane diavolo dall’aspetto di angelo. “Non ci provare nemmeno, Jeremy.”
Jeremy sorrise “Scommettiamo?” Solo lui era a conoscenza di quel piccolo segreto ‘giovanile’ di Calvin, quando in preda alla curiosità, decise di noleggiare un video porno, ma mai avrebbe creduto, che lui l’avrebbe usato a proprio vantaggio.
“Ho capito, ho capito! Cosa vuoi, viscida serpe?” senza nemmeno cercare di nascondere la propria rabbia, ma solo cercando di terminare quella conversazione al più presto.
“I tuoi complimenti mi fanno arrossire, tesoro” lo prese in giro Jeremy, ricevendo in cambio uno sguardo assassino dell’altro. “Lo sai che voglio informazioni sul tuo rapporto con Abigail Pavel. Quando vi siete conosciuti? Chi si è dichiarato? Bacia bene? Fin dove vi siete spinti? Come vi chiamate nell’intimità?”
“Sei sicuro che queste siano le tipiche domande da giornalista? A me sembrano un po’ troppo invadenti…” sottolineò Calvin. Nonostante fosse ancora ansioso, per lui era impossibile essere arrabbiato con Jeremy.
“Chi ti ha detto che sono domande da giornalista? Sto solo abusando del mio status di Migliore Amico per impicciarmi degli affari tuoi” disse sfacciatamente Jeremy.
Calvin scosse la testa incredulo “Ascolta Mimi” gli disse serio, non voleva che scrivesse nulla, che non gli avesse detto lui stesso “Io e Abigail non stiamo insieme… per ora.”
Jeremy spalancò gli occhi per la sorpresa “Questo vuol dire che… voi due… potreste… Com’è successo? Cioè, voglio dire, prima ti stavo prendendo in giro, non immaginavo che fosse tutto vero! Siete troppo diversi. È vero che gli opposti si attraggono, ma… perché io non ne sapevo niente? Sono il tuo migliore amico, maledizione!”
Calvin cercò di bloccare il fiume di parole che uscivano dalla bocca del suo piccolo amico, posando pesantemente le mani sulle sue spalle. “Per favore, niente chiacchiere, ok? Facciamo… un accordo.” L’unico modo, per farlo smettere di parlare, era proporgli qualcosa in cambio. Sebbene Calvin non fosse ancora sicuro sul da farsi, quello era l’unico modo, per assicurarsi, che le labbra di Jeremy, restassero sigillate almeno per un po’.
Proprio come si aspettava, Jeremy si zittì immediatamente “Sto ascoltando”.
Calvin fece un respiro profondo, prima di parlare. “Ti racconterò tutta la situazione con Abigail domani, ma fino ad allora, non devi scrivere nulla su questo argomento. E non devi parlare con nessuno della nostra conversazione. Non voglio altri Scandali”
Jeremy rifletté un po’ sull’offerta, prima di sorridere e allungargli la mano “Affare fatto. Non scriverò una sola riga su di te e Abby, finché non sarai tu a parlarmene, ma voglio l’esclusiva sulla tua vita amorosa!”
Calvin alzò nuovamente gli occhi al cielo, stringendo la mano dell’amico, sperando che avrebbe mantenuto la promessa. “Mi fido di te Mimi”.
“E fai bene” rispose Mimi “Adesso vado… la prof di Fisica mi attende. Dio che palle!!! Ciao!” disse il biondo, mentre scappava via dal suo migliore amico.
Calvin sospirò chiedendosi ancora come era riuscito a cacciarsi in quel casino.
Ricordando la sua ‘missione’ prese a girovagare nuovamente nei corridoi alla ricerca di Abby, cercando persino nelle classi chiuse a chiave o negli spogliatoi, ma non riusciva a trovarla, ed era strano, perché non passava di certo inosservata.
Forse è... Non poteva essere lì, continuava a pensare Calvin, mentre si dirigeva fuori dall’edificio scolastico. Gli studenti non avrebbero dovuto essere lì, quella parte dell’edificio era chiusa per ristrutturazioni, ma una persona come Abigail Pavel, che se ne infischiava delle regole, poteva essere davvero nascosta lì.
Calvin scavalcò le recinzioni e si fece strada tra i blocchi di cemento che ostruivano l’entrata. Era stretto, ma riuscì a farsi strada camminando di lato. Un volta dentro si diresse verso quella che un tempo era stata la vecchia aula di musica, prima che i lavori di ristrutturazione, costringessero a spostarla nell’altra ala della scuola.
Poteva sentire un debole suono provenire dall’interno, molto simile allo strimpellare di una chitarra e sentiva anche qualcuno cantare indistintamente attraverso la porta chiusa. Calvin cominciava a dubitare, che ci fosse Abby lì dentro, forse qualcun altro stava usando quel luogo.
Spinto dalla curiosità aprì lentamente la porta ed entrò nella stanza scarsamente illuminata dalla luce fluorescente di un vecchio neon. Calvin rimase sorpreso nel constatare, che all’interno ci fosse proprio lei, seduta al pianoforte intenta a pizzicare le corde della sua chitarra, accompagnando ogni suono con la sua suadente voce, mentre cantava una canzone a lui sonosciuta, ignara di avere uno spettatore.
“Non sapevo sapessi suonare” le disse, attirando la sua attenzione.
La ragazza smise bruscamente di suonare, sobbalzando per la sorpresa. Il viso di Abigail sbiancò per lo shock e si portò le mani al petto per calmare i battiti del suo cuore. “Che cazzo, mi hai fatto prendere un colpo!”
Calvin sorrise, piacevolmente sorpreso di vedere questo lato di Abigail. “Sei brava. Non sapevo che sapessi cantare.”
“E io non sapevo che tu fossi così inquietante” rispose infastidita “Che diavolo ci fai qui?” disse alzandosi e riponendo le sue cose in borsa. La sua espressione era una combinazione di fastidio e curiosità.
“Potrei farti la stessa domanda, come conosci questa stanza?”
“Cosa vuoi?” rispose Abigail “Non prenderti gioco di me”.
“Sei tu che hai iniziato questo gioco” rispose Calvin, riferendosi alla scenetta messa in atto dalla ragazza qualche giorno prima.
“Hai ragione”disse avvicinandosi lentamente al ragazzo “Hai deciso di accettare?”
Voglio accettare? Calvin restò un attimo in silenzio, come se stesse attentamente valutando la proposta. Aveva accettato una marea di accordi quel giorno, ma questo era il più difficile da accettare. Quello sarebbe stato il compromesso più pericoloso della sua vita, perché Abigail Pavel stessa, era una persona pericolosa per lui.
Senza avere altra scelta, Calvin sentì se stesso dire “Si, ci sto”, stampando così sul viso di Abigail un sorrisetto compiaciuto, come se avesse già vinto un gioco non ancora iniziato. Calvin avrebbe voluto rimangiarsi quelle parole, ma non era il tipo da tirarsi indietro una volta accettata la sfida…

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Capitolo 3
*** Chi è che comanda? ***


“Si, ci sto” disse il ragazzo di fronte a lei , facendole spuntare un mezzo sorriso. In tutta onestà, Abigail Pavel si sorprendeva raramente. In base alle sue esperienze, aveva imparato che le cose tendono a deluderti, soprattutto quando hai grandi aspettative a riguardo, per questo motivo si era sempre aspettata il peggio da tutto e tutti. Aveva vissuto la sua vita seguendo questa prospettiva, che l’aveva fatta diventare estremamente cinica riguardo al mondo, una persona disillusa che non credeva in niente. Le sorprese le lasciava a quelle persone che avevano delle speranze e Abigail… aveva spesso di sorprendersi molto tempo fa…
Ma per la prima volta, dopo molto tempo,  Abby era stata piacevolmente sorpresa dalla risposta di Calvin; anche se era stata lei ad iniziare tutta quella storia, non si aspettava che il ragazzo avrebbe accettato la sua proposta, soprattutto se si pensava, che lui, non sapeva ancora il motivo per cui lo volesse come suo ragazzo. Si era addirittura preparata alcune misure estreme, per far sì che le obbedisse. E invece… Cosa diavolo stava pensando quel ragazzo?
“Perché, Cervellone, per caso ti piaccio sul serio?” Abigail non poté resistere dallo stuzzicare, facendo indurire l’espressione del ragazzo dinanzi a lei.
“Non credi di essere troppo sicura di te, teppistella” disse Calvin; il suo buon umore era decisamente sparito da quando la ragazza aveva aperto bocca.
“Tutti lo sanno che sono Presuntuosa” disse scandendo lascivamente l’ultima parola.
“Smettila di essere così odiosa, ok?” Calvin disse leggermente infastidito “Non sono venuto a cercarti, per farti una confessione o similari, se è quello che pensi. Come ho detto, questo è un gioco,  a cui voglio giocare, quindi adesso fissiamo delle regole”.
Diretto al punto. Niente fronzoli. Questa era una qualità che Abigail apprezzava nelle persone. Almeno Calvin non fingeva nelle sue intenzioni.
“Va bene” disse la ragazza riponendo la sua chitarra nella custodia “Ma non qui!”. Quella stanza era troppo piccola e troppo affollata per due persone. O forse era lei a non sentirsi a suo agio lì con lui? No questo è impossibile, pensò la ragazza. Semplicemente le piacevano gli spazi aperti, anche se l’isolamento e la privacy di quella stanza era altrettanto bello, ma non quel giorno. “Questa stanza è soffocante, se ci sei tu” disse dirigendosi verso la porta.
Calvin si girò verso di lei “Dove stai andando?”
Abigail si strinse nelle spalle “Vieni. Accompagnami a casa” e uscì dalla porta ripercorrendo la stretta via, senza bisogno di girarsi, sentiva che Calvin la stava seguendo. Sapeva bene che quel ragazzo non sarebbe mai tornato sui suoi passi una volta accettata una sfida…
 
♥ ♥ ♥
 
Abigail camminava velocemente lungo il marcipiede; il freddo vento autunnale colpiva il suo volto, ma lei si sentiva a suo agio. Amava tornare a casa a piedi, guardando le auto di passaggio e la gente che camminava accanto a lei, mentre si godeva la brezza leggera che le scompigliava i capelli.
Non faceva minimamente caso al ragazzo che la seguiva lentamente, Calvin camminava tranquillamente, ma Abby sapeva che in realtà ribolliva internamente irritato dalla situazione. A lei non importava, anzi era meglio mettere in chiaro subito chi muoveva i fili di quel gioco.
Abigail girò a destra ad un piccolo incrocio e subito si diresse verso un alto cancello. Spinse il pulsante del citofono e disse semplicemente “Sono io”. Quando Calvin la raggiunse, il cancello era già completamente aperto.
La ragazza percepì il lieve stupore del compagno, che, cercando di nasconderlo, si limitò a dire “Allora le voci sono vere…”
“A proposito di cosa?” chiese ben sapendo quale fosse la risposta e camminando spedita verso la porta di casa.
“Che sei ricca…”
Abigail non rispose. Se abitare in una grande villa e essere unica figlia di una milionaria faceva di te una persona ricca, allora sì, lo era.
La porta venne aperta da un servitore, che subito si spostò, per lasciar entrare Abigail e Calvin, che la seguiva a ruota. Prima di allontanarsi di girò verso il domestico e gli disse “Se mamma mi cerca, dille che sono nella mia stanza con… un amico”, poi riprese a camminare, senza curarsi di dire nulla a Calvin, che la seguiva come un cagnolino.
I due percorsero l’intero corridoio fino all’ultima porta dell’ala est della villa. Abigail aveva scelto appositamente quella stanza perché amava essere svegliata dal dolce calore dei raggi del sole, che sorgeva ogni mattina. No, lei non voleva essere classificata come una ragazza romantica, semplicemente odiava le sveglie, o per lo meno, questo era quello che diceva a se stessa.
“Questa è la mia stanza” disse a Calvin prima di aprire la porta ed entrare. Lanciò la sua borsa sul letto e cominciò e si tolse la giacca.
Quando si girò, però scoprì che il ragazzo con aveva mosso un passo. Era ancora fuori dalla porta. “Qual è il problema, Cervellone? Hai paura di sporcarmi il tappeto con le scarpe sporche?”
Calvin non si mosse di un millimetro “Che bisogno c’è di parlare nella tua stanza? Perché mi hai portato qui?” disse, facendo tracimare una leggera punta di sospetto dalle sue parole.
Abigail non poté fare a meno di sorridere “Perché hai paura che potrei sedurti?”
Vide chiaramente Calvin stringere le mani in un pugno. Oh si sta arrabbiando, penso la ragazza.
“Non oseresti”
La risata di Abigail riempì la stanza. Quel ragazzo era così seriamente divertente, pensava mentre si copriva la bocca col dorso della mano, per reprimere la sua risata, mentre Calvin la guardava serio per nulla divertito.
“Oh non ti preoccupare, non ti sedurrò” disse ricomponendosi “Non ho alcuna intenzione di toccarti” gli disse guardandolo dall’alto in basso per dare enfasi alle sue parole.
“Allora, perché mi hai portato qui?”
E tu perché mi hai seguita? “Perché” cominciò Abigail come se parlasse ad un bambino “non voglio che nessuno venga a conoscenza di ciò di cui stiamo per parlare, soprattutto mia madre. E adesso porta quelle chiappe ostinate dentro, prima che ti trascini io con la forza”.
Calvin, anche se titubante, sembrò ritenere la spiegazione sensata, e così entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle. “E adesso?”
“Adesso spogliati”
“Cosa?”
“Sto scherzando” disse ridendo di gusto “Cavolo, amico, cerca di rilassarti!” e si lasciò cadere pesantemente sul divano. “Accomodati, prego” gli disse battendo con la mano sul posto accanto a lei.
Calvin la guardò appena, prima di scuotere la testa. “Preferisco restare qui, grazie.” disse incrociando le braccia, alto e fiero dinanzi a lei come a dire ‘Non prendo ordini da te’, non voleva certo farsi mettere i piedi in testa da quella ragazzina. “E adesso parliamo di affari”
“D’accordo” disse Abigail, stiracchiandosi sul divano “Innanzitutto, dimmi perché hai accettato di essere il mio ragazzo?”
“Il presidente mi ha chiesto di farlo…”
“Conosci il Presidente? Incredibile…”
“Non il Presidente del nostro paese, usa un po’ di buon senso. Jason Tiger mi ha chiesto di farlo.”
Interessante. “Perché te l’ha chiesto?”
“Perché vuole che ti cambi” disse Calvin con nonchalance, suscitando nella ragazza un attacco di risate.
“Cambiarmi? Ma io sono già perfetta così”
Calvin alzò gli occhi al cielo “Si sei perfetta. La tua media scolastica è perfettamente in caduta libera. Perfetto è l’odio dei professori nei tuoi confronti. Sei perfettamente Odiosa”.
“Grazie per avermi elencato le mie Perfezioni” disse la ragazza con sarcasmo “E dimmi in che modo cambieresti la me, che sono adesso?”
Calvin fece un respiro profondo, prima di rispondere, come se stesse recuperando le forze prima di una battaglia. “Ti aiuterò con i tuoi compiti e ripulirò la tua reputazione associandola alla mia”
“Pensi che farmela con te, migliorerà la mia posizione sociale? Questa è una stronzata” replicò Abigail.
“Se ti infastidisce tanto stare con me, allora perché mi hai chiesto di essere il tuo ragazzo?”
“Non è certo per la tua reputazione, lo so a che stai pensando… anche io ho le mie ragioni”
“E quali sarebbero?” chiese curioso Calvin.
“Non c’è bisogno che te lo dica” rispose Abby evitando di rispondere.
“Allora non abbiamo un accordo” disse Calvin, ancora al centro della stanza, la sua espressione era seria, mentre la guardava. Abigail pensò che in quel momento il ragazzo fosse stranamente attraente nel suo sguardo intimidatorio, chiedendo in silenzio una risposta solo attraverso gli occhi.
La ragazza decise allora di vuotare il sacco. Meno segreti c’erano, più facile sarebbe stato l’accordo. “È per mia madre, ok?” iniziò “Vuole che trovi un bravo ragazzo, prima che parta per il Canada per aprire la sua nuova filiale”
Se c’era una persona al mondo che Abigail amava con tutta se stessa, beh, questa era la madre. Lei era sempre stata una bambina difficile, una persona amara e cinica, ma sua madre era sempre stata al suo fianco. Non l’aveva mai giudicata e l’aveva sempre accettata per quel che era. Abigail non poteva negarle nulla.
Forse quello era il modo in cui sua madre cercava di cambiarla, anche se la ragazza non vedeva alcun motivo per cambiare. Stava bene con se stessa, non poteva dire che fosse realmente felice, ma almeno era libera dal conformismo e dall’influenza delle persone.
“E tu hai scelto me?” chiese Calvin, riscuotendola dai suoi pensieri.
Abigail sorrise “Non essere pieno di te, pensi che ti trovi così fico? ‘Oh Abigail Pavel ha scelto me…’ non darti delle arie”
La ragazza si alzò dal divano e gli si avvicinò. “È stata una scelta tra te, quello svampito di Mike Soshfiel, e quel pallone gonfiato di Peter Gallaway. Siete i 3 studenti più popolari della scuola e persino mia madre conosce i vostri nomi, tu eri il più normale tra i tre. E questo è un complimento”.
Calvin alzò più volte gli occhi al cielo, mentre lei parlava, ma accetto comunque la sua spiegazione. “Ad ogni modo, quello che voglio sapere adesso è, cos’è che dovremmo fare?”
“Naturalmente, adesso che sei il mio ragazzo, dovrai essere affettuoso e attento nei miei confronti” dichiarò Abigail, facendo sussultare il ragazzo.
“Perché dovrei farlo? Non c’è bisogno che lo sappiano tutti!” rispose esasperato.
“Che senso ha avere un fidanzato, alto, intelligente, popolare, e, perché no, anche di aspetto piacevole, se non lo si può ostentare?” disse Abigail, godendo chiaramente della visione del giovane agitato.
Calvin, che stava cercando di mantenere il controllo, stringendo le mani nelle sue tasche, sbottò “Questa è una cosa inutile! Non sarò mai d’accordo!”
“Se non lo farai” disse Abby abbassando la voce e mettendo su un finto broncio “allora non riuscirai ad ottenere ciò che il tuo caro, carissimo presidente vuole che tu faccia. Sarà molto deluso da te, Vice Presidente…”
Abigail avvertì la tensione provenire da Calvin, capendo che quello che aveva detto aveva colto nel segno, inoltre per convincerlo aggiunse “Cercherò di essere una brava bambina e farò tutto ciò che mi dirai di fare. Se mi dirai di studiare, lo farò. Se mi dirai di non fare a botte, lo farò. Lo prometto”, alzando anche la mano destra a mo di giuramento.
Calvin guardò intensamente la ragazza, come se soppesasse i pro e i contro di quella situazione. Continuò a fissarla cercando sul suo volto degli indizi sul fatto che stesse dicendo o meno la verità.
Abigail a sua volta tentò di mantenere un espressione seria, a disagio sotto quell’attento esame. Quanto ci sarebbe voluto prima che quel ragazzo di decidesse? Stava per mandare tutto al diavolo, quando Calvin chiuse gli occhi, facendo un profondo sospiro. Quando li riaprì il suo sguardo era risoluto e determinato “Bene. Farò la mia parte, se tu non rovinerai tutto”
“Bene sigliamo l’accordo con un bacio” Abigail stava per sporgersi verso di lui, quando il ragazzo la tenne per le spalle, impendendole di muoversi.
“Sarebbe meglio una stretta di mano” disse togliendo una delle mani dalle sue spalle e porgendogliela per una stretta formale.
Abigail guardo la mano di fronte a lei. Che puritano. “Non sei divertente, Cervellone” si lamentò afferrando la sua mano e stringendogliela. La mano di Calvin era un po’ ruvida, ma era calda, era piacevole stringerla. Abby la strinse con forza prima che Calvin la tirasse via.
“Invece di chiamarmi sempre ‘Cervellone’ o ‘Amico’, chiamami Calvin”
Abigail sogghignò “E tu invece di chiamarmi ‘Teppista’ chiamami Abby”

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