La Rosa di Versailles

di crisbynight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Complotto ***
Capitolo 2: *** Segreto di Stato ***
Capitolo 3: *** La Rivincita degli Orleans ***
Capitolo 4: *** Oh Capitano, mio Capitano ***
Capitolo 5: *** Fiori di strada e rose a Versailles ***
Capitolo 6: *** Maschere ***
Capitolo 7: *** Vento del Nord ***
Capitolo 8: *** la mia vita per te ***
Capitolo 9: *** Tutti per uno... uno per tutti ***
Capitolo 10: *** Intrighi a corte ***
Capitolo 11: *** I Misteri di Parigi ***
Capitolo 12: *** Dell'amore e di altri demoni ***
Capitolo 13: *** Trappola Mortale ***
Capitolo 14: *** Il Segreto Svelato ***
Capitolo 15: *** Notte di verità e Alba di speranza ***
Capitolo 16: *** Figli delle Stelle ***
Capitolo 17: *** Destini Incrociati ***
Capitolo 18: *** A Volte Ritornano ***
Capitolo 19: *** Il Nome Della Rosa ***
Capitolo 20: *** Ufficiale e...Gentiluomo? ***
Capitolo 21: *** Il segreto dell'Angelo ***
Capitolo 22: *** I Dieci Passi ***
Capitolo 23: *** Miseria e Nobiltà ***
Capitolo 24: *** Cuore di Donna ***
Capitolo 25: *** L' Umorismo del Diavolo ***
Capitolo 26: *** Jack di Fiori ***
Capitolo 27: *** Il Ratto delle Damine ***
Capitolo 28: *** Nemici Nascosti ***
Capitolo 29: *** L'Amore Rubato ***
Capitolo 30: *** L'Ombra della Morte ***
Capitolo 31: *** Guerra e Pace ***
Capitolo 32: *** Segreti e Bugie ***
Capitolo 33: *** Gli Ostacoli del Cuore ***
Capitolo 34: *** Lo Straniero ***
Capitolo 35: *** Estranei a Partire da Ieri ***
Capitolo 36: *** Se Questo è Un Uomo... ***
Capitolo 37: *** Angeli e Demoni ***
Capitolo 38: *** Il Velo Dissolto ***
Capitolo 39: *** Il Ritorno di Fersen ***
Capitolo 40: *** Il Ballo Della Debuttante ***
Capitolo 41: *** Regina Di Cuori ***
Capitolo 42: *** Ragione e Sentimento ***
Capitolo 43: *** La Più Bella Del Reame ***
Capitolo 44: *** Le Verità Nascoste ***
Capitolo 45: *** Oscuri Presagi ***
Capitolo 46: *** Scheletri in Soffitta ***
Capitolo 47: *** Il Cavaliere Nero ***
Capitolo 48: *** Vendetta o Perdono? ***
Capitolo 49: *** La Ricerca Della Felicità ***
Capitolo 50: *** Prima Della Tempesta ***
Capitolo 51: *** L'Affare Della Collana ***
Capitolo 52: *** E' Tutto Perduto? ***



Capitolo 1
*** Il Complotto ***


CAPITOLO I
“Il Complotto”
 

2 novembre 1755

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-"Duca il vostro progetto è un'utopia, dimenticate che il re e la famiglia reale sono protetti costantemente dalla guardia reale con a capo il generale Augustin Reiene de Jarjayes, è una famiglia di militari fedeli alla corona da sette generazioni."-
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-"E' vero amico mio ma tutti gli uomini sono ambiziosi ed è proprio sulla sete di potere che farò leva, proporrò il generale Jarjayes  per una promozione in modo da essere libero di agire e mettere a capo della guardia reale un mio uomo. Sapete che in quanto tutore del delfino di Francia Luigi Ferdinando ho voce in capitolo su tutto ciò che riguarda la sua sicurezza, e poi non dimenticate che il generale  non ha figli maschi, dunque col tempo giocoforza dovrà mettersi da parte."-
Il Duca D'Orleans si rivolgeva al suo amico d'infanzia il duca di Germain, fra un bicchiere di cognac ed un' altro. Le loro voci si perdevano nella grande sala di Palais Royal di Parigi dove era solito organizzare serate culturali ospitando giovani di tutte le classi sociali. Questo suo atteggiamento di uomo liberale tutto dedito all'arte e alla cultura gli aveva fatto guadagnare parecchi sostenitori sia tra i nobili che tra il clero e il terzo stato. Quella sera poi il dibattito politico era piuttosto acceso: la regina Maria Teresa d’Austria aveva dato alla luce un'altra figlia, Maria Antonietta, e gli esperti erano certi che, come gli altri figli della regina, anch'ella sarebbe diventata  ben presto una pedina da muovere sullo scacchiere politico europeo per assicurare all'Austria qualche altra vantaggiosa alleanza.
 Il duca d'Orleans da perfetto padrone di casa aveva accolto i suoi ospiti  elargendo sorrisi ed intervenendo, con qualche battuta di spirito, quando i toni della discussione divenivano troppo accesi . In Realtà questa sua maschera di uomo liberale serviva solo a nascondere l'arte del perfetto stratega che era riuscito in molti anni a creare intorno a se una fitta rete di uomini fedeli e spie al suo servizio. Col suo fare brillante aveva persino conquistato la fiducia del delfino, riuscendo ad inculcare in lui il biasimo per il comportamento di suo padre il Re dopo che egli aveva innalzato Madame de Pompadur a sua amante ufficiale. Ciò che il delfino non sapeva e che la storia stessa non dice, è che ad introdurre madame de Pompadur nel letto del re era stato proprio lui.
Con questa strategia infatti il duca mirava a colpire direttamente al cuore dello stato piazzando ai posti chiave intorno alla famiglia reale, tutti quei nobili e non, pronti a giurargli fedelta', e questo al solo scopo di riuscire un giorno a salire egli stesso al trono.
-"e chi avreste pensato per rimpiazzare il generale Jarjayes"- continuo’ il duca De Germain
-“La famiglia Girodel è sempre stata invidiosa del potere dei Jarjayes, pur essendo più ricchi  non sono mai riusciti ad entrare nelle grazie della famiglia reale né ad avere a corte la stessa influenza, il conte Hugo de Girodel sogna di vedere uno dei suoi figli minori un giorno, diventare capo della guardia reale”-
-“e naturalmente in cambio di ciò mio caro duca D’Orleans la famiglia Girodel sarebbe disposta a giurare a voi la sua fedeltà, ma potrebbero volerci anni”-
-“i grandi traguardi sono fatti per chi ha la pazienza di aspettare, ora i tempi non sono maturi ma quando lo saranno io mi farò trovare pronto”-
I due continuavano imperterriti i loro piani sovversivi senza accorgersi che dall’altro lato della sala, seduta ad un tavolino, una dama, vestita in modo zingaresco e col volto semicoperto da un copricapo con veletta, li osservava con attenzione. Cominciò a smazzare le carte che aveva di fronte a se: Re di Picche, cavallo di picche, asso di picche, otto di picche…la combinazione non lasciava presagire nulla di buono.
 La donna era conosciuta col nome di Madame Gilbert, cartomante e  spiritista, e dietro compenso, metteva a disposizione la sua sapienza esoterica agli ospiti del duca. Ormai da diverso tempo era divenuta il vero fulcro di queste riunioni.
L'occultismo iniziava ad essere di moda nei salotti francesi, e anche se veniva condannato dal clero, molte dame, ma anche nobiluomini e addirittura politici in vista, si recavano alle serate nella residenza del Duca, proprio con la speranza di trovare la donna per farsi leggere il futuro.
 
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-“Cattive sono le intenzioni, infausto è il presagio”-
-“Madame Gilbert per favore, allietate coi vostri giochetti i miei ospiti, vi pago per questo, non per intromettervi in affari che non vi riguardano”-
-“la sibilla dice che amare sconfitte vi aspettano, una nuova stella nascerà di nobili natali, la divisa da padre in figlio passerà e questo ragazzo la vostrà rovina sarà- aggiunse la donna agitando una sfera di cristallo con una mano  e parlando in modo piuttosto teatrale
-“Dannato uccello del malaugurio”- intervenne il duca de Germain
-“Più nero e gracchiante del malaugurio e il corvo tempesta che è in voi”-
-”Ora basta Madame Gilbert, avete passato il limite, non vi permetto di offendere i miei nobili ospiti…la vostra presenza in questo palazzo non è piu’ gradita…fuori di qui…ora!!!- disse il duca d’ Orleans visibilmente alterato.
 
La donna si inchinò e uscì
 
-“Duca d’Orleans, credo che abbiate commesso un’imprudenza a lasciarla andare via così quella strega ha udito i nostri discorsi, non vorrei che andasse a raccontarli in giro”-
-“Mi occuperò subito di lei, farò in modo che ingoi quella linguaccia che si ritrova”-
 
 
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Madame Gilbert prese in affitto una carrozza per rientrare a casa, ma lungo la via si rese conto di essere seguita da diversi uomini a cavallo. In fondo se l’aspettava, sapeva di aver rischiato molto intromettendosi  così apertamente negli affari del duca.
Parlò al cocchiere facendolo deviare in una stradina solitaria che portava verso la Senna e gli disse di sbrigarsi.
Arrivati su uno dei ponti che attraversavano il fiume senza pensarci due volte aprì la portiera e si lanciò nel vuoto, protetta dall’oscurità.
Quando gli uomini a cavallo iniziarono a sparare alla carozza, lei aveva già raggiunto a nuoto l’altra sponda del fiume mettendosi in salvo
 
25 dicembre 1755
La carrozza percorse velocemente il cancello di casa Jarjayes, incurante della tempesta di neve che infuriava tutto intorno. Il generale Augustin Reiene de Jarjayes era stato richiamato in fretta e furia da Versailles, sua moglie stava per partorire per la sesta volta.
Entrò nel salottino che faceva da anticamera alla stanza da letto di sua moglie, ne sentiva già i lamenti, e l’agitazione della servitù  presagiva che il momento del parto era vicino.  Inaspettatamente  trovò seduta ad attenderlo sua sorella Brienne, marchesa De Marteen, una donna poco piu' giovane di lui, molto influente a corte in quanto amica intima delle figlie del re.
Si era guadagnata il soprannome di  " marchesa di seta nera"  poichè dal giorno dopo le sue nozze, avvenute molti anni prima, la si era vista a corte  sempre e soltanto vestita  con un abito di seta nero. La cosa inizialmente aveva creato un certo stupore ma poi col passar del tempo era divenuta un’abitudine e tutti la consideravano solo come una delle tante stravaganze che si concedevano le ricche dame di corte per far parlare di se.
 
Il giovane Jarjayes
-“Brienne a  cosa devo la tua visita?”-
-“Fratello caro tua moglie sta per partorire”-
-“Ha partorito altre cinque volte ma non ti sei mai scomodata”-
-“Perché le altre volte non era in pericolo la sopravvivenza stessa della casata degli Jarjayes”-
-“Ma che diavolo stai dicendo!!!”-
-“La verità. Nella casa di un generale discendente da una famiglia di lunghe tradizioni  militari al servizio del Re, non avere un erede maschio a cui affidare il proseguo di questo compito è un vero disastro”-
Il generale stavolta  non parlò sua sorella aveva perfettamente ragione
-“Aggiungi a questo la tua stupidità e il gioco è fatto”-
-“Brienne ma come ti permetti modera i termini”-
-“A giusta ragione mi permetto hai già accettato la promozione?”-
-“Come lo hai saputo? Non è ancora ufficiale…”-
-“ Diciamo che mentre tu giochi a fare il soldatino  io cerco con tutte le forze di non perdere l'influenza che abbiamo a corte e grazie all'amicizia della figlia del re la principessa Adelaide, ne sono venuta a conoscenza e sono corsa qui in tutta fretta per evitare che con la tua decisione tu ci portassi ad una lenta quanto inesorabile rovina”-
-”E dimmi sorella, da quando l'onore del nostro casato ti sta così a cuore?”-
-“Da quando mi avete costretta a sposare quello stolto ubriacone del marchese de Marteen,  che con i suoi vizi e il suo comportamento poco onorevole ha mandato in sfacelo la sua famiglia, ed avrebbe gettato nel precipizio anche me se non mi fossi data da fare per rimanere a galla nonostante la palude di debiti e la vergogna continua che devo sopportare a causa della sua vigliaccheria.
La sola cosa che mi rimane per non essere costretta a lasciare la corte e vivere nell'oblio è il mio rango di contessa Jarjyaes  e non voglio perderlo”-
-“Una volta non la pensavi così”-
-“Una volta ero felice…”-
Si guardarono con astio
-“ Comunque non sono qui per parlare del passato fratello, lo sai chi ha proposto la tua promozione?”-
-“Veramente io credevo di essermela guadagnata sul campo”-
-“Povero illuso, la presunzione sarà la tua rovina un giorno! La tua nomina è stata suggerita dal duca D' Orleans: davvero strano non trovi che un uomo così distante da te ed apertamente così liberale, si sia battuto per la promozione di uno dei generali più fedeli al Re…”-
Silenzio
-“lo sapevi” -continuò Brienne – “che da qualche tempo il conte Hugo De Girodel è diventato un assiduo frequentatore di Palais Royal ?”-
 -“E questo cosa centrerebbe con la mia promozione?”-
-“oh Signore, rifletti, tu ricevi per caso una promozione ma con un incarico del tutto diverso che ti porterà non solo lontano da Versailles ma anche pericolosamente vicino ai confini con l'Austria e se fosse necessario dovresti scendere in battaglia al rischio della tua stessa vita. Riesci ad immaginare  cosa accadrebbe se tu morissi adesso tra l’altro senza lasciare nessun erede maschio legittimo? Sai chi si fionderebbe sul posto vacante di comandante della guardia reale?”-
-“Il conte Girodel…”-
-“ vedo che finalmente cominci a ragionare”-
-“Quell'uomo è sempre stato geloso di me da quando Marguerite decise di sposarmi e di rifiutare la sua proposta di matrimonio, non mi ha mai perdonato quella che secondo lui fu un’offesa al suo onore”-
Dopo un altro attimo di silenzio il generale continuò –“che posso fare per evitarlo Brienne?”-
-“Due cose: primo, rifiuta la promozione di’ che il tuo amore e la tua devozione verso la famiglia reale sono al di sopra di qualsiasi ambizione,  secondo,  stanotte al dì la di ogni ragionevole dubbio, tu diventerai il padre dell’erede della casa Jarjayes !
 
-“Signor conte presto, presto correte”- urlò la governante dalla camera attigua
 
Il generale si precipitò da sua moglie, si sentirono dei vagiti e voci rilassate che formulavano congratulazioni di rito. Qualche secondo dopo pero’ la voce del generale sovrastò le altre:
 
-“Maledizione! Deve per forza esserci una maledizione su questa casa!!!”-
Brienne infilò il manicotto e uscì.  

Le foto sono tratte dal film Maria Antonietta 1938



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Capitolo 2
*** Segreto di Stato ***


CAPITOLO II
“Segreto di Stato”
 

 
-“lasciatemi, lasciatemi vi ho detto…..”
 
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La voce di Madame Gilbert, rimbombava negli enormi corridoi di Palais Royal, gli uomini del duca D’Orleans, la scaraventarono a terra.
 
-“Siete stata molto maleducata madame Gilbert, non mi avete più fatto visita”
-“e questa voi la chiamate ospitalità Duca? Vi ricordo che siete stato voi a cacciarmi da casa vostra”-
-“uno spiacevole episodio che spero dimenticherete”-
-“e anche l’aver tentato di farmi uccidere dovrei dimenticare?”-
-“Ma cosa dite, se fosse vero state certa che ora non sareste qui ho dovuto sguinzagliare i miei migliori uomini per farvi ritrovare”-
-“e a cosa devo tutto questo rinnovato interesse nei miei confronti?”-
-“dovreste farmi un favore…prendere in consegna per me un bambino e tenerlo al sicuro”-
-“vi siete messo a fare della beneficenza signor duca?”-
-“come al solito parlate troppo, prima o poi la vostra insolenza vi costerà cara…”-
-“e chi sarebbe l’oggetto di tanta generosità…oppure volete tenerlo segreto…”-
-“anche se volessi non potrei, sono costretto mio malgrado a rivelarvi in quale casa vi introdurrete per prendere il neonato”-
-“cosa? Dovrei rapire una povera creatura indifesa?”-
-“E chi ha parlato di rapimento? Io preferisco la frase ‘prendere sotto la mia protezione’ e poi non preoccupatevi, non potrei mai fare del male ad un innocente, è proprio per evitarlo che mi sono rivolto a voi, i miei uomini sono degli stolti e spesso si comportano come bestie, d'altronde cosa si può pretendere da della plebaglia simile, invece voi avrete sicuramente riguardo per un piccolo conte”-
-“…il figlio di un nobile? Anche se volessi come potrei fare?”-
-“siete una donna piena di risorse, lascio a voi il come e il quando”-
-“e se mi riufiutassi?”-
-“mia cara, pensavo foste più intelligente…dovreste saperlo che nessuno rifiuta un favore al Duca D’Orleans!”-
 
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-“Mio Dio, Aiuto, aiuto!!!”-
 
Le urla della contessa Jarjayes fecero tremare tutto il palazzo
Il generale, nel suo studio, scattò in piedi, prese d’istinto la spada posta accanto alla scrivania, e corse su da sua moglie, pronto al peggio. Trovò la donna in ginocchio che singhiozzava disperata fra le braccia della governante
 
-“Cosa diavolo è successo!!!”-
 
La fedele Mariè, cerea  in volto per la paura, indicò la culla vuota ed una finestra aperta.
 
-“Cosa? Cosa state cercando di dirmi? Dov’è mio figlio?”-
-“Augustine, qualcuno l’ha preso…ha preso il mio bambino capisci? Fai qualcosa ti prego, riportami mio figlio, che razza di gente vive su questo mondo…perché…perché ci hanno fatto questo?”-
-“Rapito? …no…ma come è possibile…Filippe, Filippe  raduna tutti gli uomini e da’ loro delle pistole…prestooooo”-urlò il generale al suo attendente.
 
Corse come un diavolo fuori casa iniziando a perlustrare il giardino in cerca di tracce. Dopo 10 minuti, un gruppo di 7 uomini da lui capeggiato iniziò le ricerche mentre un messo fu mandato a Versailess per avvisare il suo vice di tenere pronti i suoi soldati della guardia reale. Nonostante ciò il piccolo sembrava essere sparito nel nulla.
Al suo ritorno a casa, parecchie ore dopo, il generale Jarjayes trovò sua sorella  che lo accolse con aria interrogativa
 
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-“niente Brienne, non l’ ho trovato”- rispose il generale a quella muta domanda accasciandosi su una poltrona
-“fratello, c’era  questo biglietto nella culla, deve esservi sfuggito…”-
 
 Il generale lo lesse attentamente …‘Non preoccupatevi, ho preso sotto la mia protezione vostro figlio, fra qualche giorno vi verrà consegnata una lettera, se eseguirete tutte le disposizioni che vi verranno date per filo e per segno, rivedrete il piccolo molto presto’…
Guardò sua sorella
 
-“Augustine, non è stato il gesto di un disperato in cerca di denaro…questo è un rapimento politico!”-
-“Maledetti! A questo sono arrivati, che se la prendano pure la carica di comandante delle guardie reali o il mio grado di generale se è questo ciò che vogliono…non avrei mai dovuto darti ascolto e fare quello che ho fatto la notte di Natale…ora non starei rischiando la vita di mio figlio!!!”-
-“Non capisci? Qui non si tratta piu’ di una stupida disputa di corte, se sono arrivati a rapire il figlio di uno dei nobili più fedeli al re è qualcos’altro che ti voglio obbligare a fare, magari contro il re stesso!”-
-“Dio non voglia Brienne, perché se è così allora non rivedrò piu’ il piccolo e Marguerite morirà dal dolore”-
 
Ci fu un lungo attimo di silenzio poi il generale Jarjayes si rimise in piedi
 
-“ Brienne, il mio caro amico il generale Bouillè, a cui 10 anni fa’ ho salvato la vita, è a capo dei servizi segreti. Andrò a parlare con lui, non lascerò nulla di intentato per salvare mio figlio!”-
-“si si mi sembra un’ottima idea! Io invece torno a Versailles ne parlerò con le principesse reali, sono certa che riusciranno a farmi ottenere un colloquio col primo ministro. Gli esporrò i fatti, ci aiuterà.”-
-“Bene muoviamoci allora, ogni minuto che passa è fondamentale”-
 
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Il generale Bouillè fu svegliato in piena notte dall’arrivo inaspettato del suo vecchio amico. In un drammatico faccia a faccia il generale Jarjayes raccontò cosa era accaduto, gli consegnò il biglietto che Brienne aveva trovato, e confessò cosa aveva deciso di fare del bambino la sera stessa  della sua nascita.
Bouillè lo rimproverò aspramente, ma vedendolo disperato decise di non infierire e di aiutarlo mettendo in moto la sua fitta rete di spie.
Nel frattempo, in quello stesso momento, Madame Gilbert, con in braccio l’erede di casa Jarjayes, tentava in tutti i modi di seminare gli uomini del Duca. La donna non si fidava di lui, era certa che avrebbe tranquillamente sacrificato il bambino pur di ottenere i suoi scopi e, non appena glielo avesse consegnato, l’avrebbe fatta uccidere in quanto testimone scomodo e pericoloso dei suoi piani.
Riuscì ad arrivare alle porte di Parigi e, con l’aiuto di alcuni zingari a lei fedeli, si nascose. Superata ormai dagli uomini del Duca, si infilò nel giardino di una modesta abitazione e bussò, dopo pochi istanti una giovane donna la fece accomodare.
 
 
-“Madame Gilbert a cosa devo questa visita? Ma…di chi è questo bel bambino? Suvvia venite, portiamolo al caldo”-
-“Annette, devo chiederti un grosso favore”-
-“ Madame tutto ciò che volete, siete così generosa con noi…se non fosse per il lavoro che mi date io e mio marito non potremo mai permette al mio piccolo di crescere dignitosamente, ma andiamo di là che ve li presento”-
 
La donna la condusse in un piccolo salottino dove un uomo ed un bambino giocavano rumorosamente
 
-“Michael, vieni a conoscere Madame Gilbert, la donna che è tanto generosa con me, e anche tu piccola peste, vieni dalla mamma…”-
-“Michael Grandiè, molto onorato signora, e questo è il nostro piccoletto, Andrè, ha appena un anno ma già ci da molto da fare”-
-“Il piacere è tutto mio, come ho detto ad Annette sono qui per chiedervi un  favore, dovreste tenere qui con voi per qualche settimana al sicuro questo bambino. E’ il figlio illegittimo appena nato di una dama di corte…una triste storia…poi vi spiegherò con calma, ora devo andare. Ovviamente sarete ricompensati per il vostro disturbo”- e così dicendo mise nelle mani di Annette un sacchettino pieno di monete
-“Madame non preoccupatevi, ce ne occuperemo noi come fosse nostro figlio”-
-“Grazie Annette, e non fatene parola con nessuno, per favore”-
-“Come volete”- stavolta fu Michael a rispondere
 
Qualche minuto dopo la donna lasciò l’abitazione e sparì nel nulla.
 
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Il duca d'Orleans, camminava nervosamente per la sua stanza, da due giorni ormai non aveva piu’ notizie di Madame Gilbert. Sicuramente l’aveva tradito, ma chi sa dove era adesso e che fine aveva fatto fare al bambino. La maledì, e pensò che era meglio che quei suoi stupidi servitori la trovassero al più presto, altrimenti stavolta li avrebbe uccisi con le sue mani. Era fondamentale che quel bambino gli fosse consegnato al più presto  poiché quello era  l’unico modo per far sì che il generale Jarjayes desse le dimissioni dalla guardia reale e si allontanasse da corte.
Ottenuto ciò avrebbe messo al suo posto il conte Girodel che, forte del suo incarico, avrebbe diminuito la sorveglianza sul sovrano, e lui avrebbe messo in atto il piano che stava preparando da anni: uccidere il Re e farne ricadere la colpa su suo figlio, il principe ereditario. Poi toltolo di mezzo con false prove, sarebbe asceso lui stesso al trono di Francia.
Nel frattempo a  casa Jarjayes l'ansia era  alle stelle, ne' la guardia reale ne' i servizi segreti avevano notizie del bambino. Il generale discuteva con sua sorella Brienne che sembrava essere stranamente calma.
-“Signor generale..perdonatemi…forse so’ che non è il momento adatto…ma avevate fatto chiamare mio figlio…per commissionargli la nuova culla per il piccolino…però se volete lo mando via…”-
-“No Mariè”- rispose Brienne-“Fatelo venire, la culla dovrà essere già qui quando ritroveremo il bambino”-
 
Il generale annuì così Mariè introdusse suo figlio
 
-“Sono molto onorato Sig. Conte, mi chiamo Michael Grandiè, per servirvi”-
-“Tua madre dice che sei un falegname molto esperto, ci affidiamo a te, Mariè provvedi tu stessa all’ onorario di tuo figlio”-
-“Grazie Sig. conte”-
-“Siete come sempre molto buono generale”-disse Marie mentre  accompagnava suo figlio alla porta
-“Mamma che aria da funerale che c’è in questa casa”-
-“Oh figlio mio…..”- Mariè iniziò a piangere
-“Mamma cos’hai?”-
-“Che disgrazia, figlio mio che ha colpito questa casa, non puoi capire in che angoscia stiamo vivendo…Il figlio del conte è stato rapito, stanno facendo di tutto per ritrovarlo, ma non sappiamo neanche se sia ancora vivo…”- continuò a piangere incessantemente
-“Mio Dio che mostruosità, vorranno certo un riscatto, però prendersela con un bimbo appena nato…mamma mi dispiace tanto, diglielo al signor Conte, io e Annette pregheremo per lui, se dovesse succedere qualcosa ad Andrè noi ne moriremo, possiamo capire perciò il loro dolore”-
 
Michael  lasciò quella casa profondamente turbato.
Era un uomo onesto dai sentimenti profondi, non riusciva ad accettare che per soldi si arrivassero a compiere degli atti così vili.
Cavalcò verso casa sentendosi fortunato: la sua famiglia era lì che l’attendeva.
E poi c’era quest’altro esserino che aveva bisogno d’aiuto, povero piccolo, pensò, abbandonato appena nato, chissà quale sarebbe stato il suo destino. Se proprio sua madre non lo voleva, si disse, chiederemo a Madame Gilbert di tenerlo noi.
Entrò in casa e salutò affettuosamente sua moglie intenta a cambiare il loro ospite, si versò da bere raccontando ad Annette tutto ciò che gli aveva detto sua madre e cosa stavano passando quei signori.
 
-“Che cosa orribile-disse Annette-per favore Michael passami quello scialle, comincia a fare freddo, domani uscirò a comprare qualche vestitino per questo angioletto coi soldi che ci ha lasciato Madame Gilbert”-
 
Michael prese lo scialle in cui era avvolto il neonato, quando un particolare gli saltò subito all’occhio. Al centro della lana vi era ricamato uno stemma nobiliare. Lo osservò meglio e rimase di stucco: 2 leoni che si fronteggiavano…era lo stemma degli Jarjayes!!!
Come si trovava quello scialle in casa sua? E perché vi era avvolto l’infante portato da Madame Gilbert? Centrava qualcosa tutto questo col rapimento del figlio del conte? Con queste domande che gli giravano per la testa, Michael uscì di casa adducendo una scusa con sua moglie e portando con se lo scialle.
Cavalcò velocemente verso palazzo Jarjayes, non si accorse di essere seguito. Voleva parlare col generale, ma trovò solo Brienne in casa
 
-“Marchesa scusate ho urgenza di parlare col generale, sapete quando rientrerà?”-
-“No, ma di cosa si tratta dite pure a me”- insistè  Brienne vedendo fra le mani dell’uomo lo scialle
Michael decise di raccontargli tutto: di Madame Gilbert, del piccolo ospite che era a casa sua e del ritrovamento dello scialle
 
-“Michael, se così dite questa Madame Gilbert deve per forza sapere qualcosa di mio nipote…ne parlerò io con mio fratello, lasciatemi questo scialle è una prova importante. Voi fate ritorno a casa e non dite nulla a nessuno di ciò che sapete. Comportatevi normalmente come se niente fosse”-
-“Ai vostri ordini marchesa”-
 
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In quello stesso momento, approfittando dell'assenza di Michael, due uomini a volto coperto entrarono in casa Grandiè.
Annette li trovò nel salotto, che frugavano nella stanza. Tentò di scappare portando via i bambini ma fu fermata e sotto la minaccia di un coltello dovette arrendersi al loro volere.
La sola cosa che riuscì a notare fu che non rubarono i soldi e nemmeno qualche piccolo gioiello regalatogli da Michael. Udì uno degli uomini dire “Qui non c’è nulla, andiamo via”.
Poi fu colpita al volto e svenne.
 
-“ma che ti è preso? Deve per forza trovarsi da queste parti il bambino, abbiamo perso le tracce di Madame Gilbert in questa strada”- disse uno dei malviventi al suo compare
-“in quella casa c’erano solo i marmocchi di quella donna, raggiungiamo Ernest che ha seguito suo marito e vediamo se lui sa dirci qualcosa: quella Madame Gilbert deve aver scambiato i bambini per confonderci”-
 
Attesero nascosti l’arrivo di Michael, che già seguito da un loro compare, si trovò in trappola.
Provò a fronteggiarli ma loro erano in tre ed erano armati
 
-“Dicci dov’è Madame Gilbert e il bambino e ti lasceremo vivere”- gli chiese il capo dei balordi tenendogli il coltello alla gola
-“Non so di cosa state parlando”-
-“E cosa ci facevi a casa Jarjayes?”-
-“sono un falegname, spesso faccio qualche lavoretto per loro”-
-“Non credo ad una sola parola, vuol dire che lo chiederemo a tua moglie, vedrai che saremo molto convincenti con lei, se sa qualcosa ce lo dirà”-
-“Maledetti, lasciate stare la mia famiglia”-si ribellò alla presa, afferrò uno di quei disgraziati e lo colpì, poi si avventò sul secondo, ne nacque una colluttazione, ma purtroppo ebbe la peggio. L’uomo armato di coltello sferrò un colpo secco al cuore.
Non ci fu nulla da fare.
Michael morì così, nel freddo della neve che diveniva rossa del suo sangue, vittima innocente di un complotto di cui non conosceva nemmeno l’esistenza
 
 
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5 gennaio 1756
 
Gli squilli di trombe annunciarono l’arrivo del Re al Petit Trianon, dove dimoravano per le feste natalizie, le sue adorate figlie. Vittoria era affetta da una fastidiosa influenza e Luigi XV decise di farle visita.
Entrò nella stanza e tutti gli si inchinarono.
 Notò fra loro Brienne, e le si avvicinò:
 
-“Marchesa, quali notizie mi date riguardo il ritrovamento di vostro nipote”-
-“Nessuna lieta, vostrà Maestà, preghiamo Dio che lo riporti a casa sano e salvo”-
-“Vostro fratello ha a disposizione abbastanza uomini per le ricerche? Se c’è qualcosa altro che si può fare non avete che da chiedere, è inaudito quello che è successo alla vostra famiglia a me tanto cara”-
-“Grazie Maestà, il vostro affetto e quello delle vostre figlie ci riempie d’orgoglio e ci aiuta in questo momento così drammatico”-
 
Brienne gli profuse un profondo inchino e si congedò
Il re si trattenne nelle stanze di sua figlia una mezz’oretta, poi la salutò ed uscì.
Tutti stavano tornando alle loro consuete attività quando dai corridoi udirono le urla di aiuto del sovrano seguite da un trambusto di passi, voci, e armi.
Brienne e le principesse si affacciarono per capire cosa stesse accadendo.
La scena che si presentò ai loro occhi fu sconvolgente: il re era a terra in una pozza di sangue, si teneva un fianco mentre veniva soccorso e continuava a ripetere di volere un prete. Poco piu’ avanti, tre guardie reali disarmavano un servitore armato di coltello, altri uomini addetti alla sicurezza del re partirono alla ricerca di un dottore.
La frase che serpeggiava sulla bocca di tutti, fece, in men che non si dica, il giro di Versailess: qualcuno aveva attentato alla vita del Re!
Gli attimi che seguirono l’accoltellamento, furono ancora piu’ concitati: l’arrivo dei dottori, il trasporto del re in altra sede, l’arresto del servo, l’arrivo di altre guardie capeggiate dal generale Jarjayes, l’inizio degli interrogatori.
 In tutto questo trambusto, Brienne riuscì ad avvicinare suo fratello
 
-“devo parlarti”-
-“Non ora Brienne”-
-“Il servo che ha tentato di uccidere il re…è uno degli uomini che il primo ministro ha messo sulle tracce di tuo figlio”-
-“Ne sei sicura?”-
-“si”-
-“raggiungimi fra mezz’ora nel mio ufficio”-
 
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Brienne fu annunciata dall’attendente del generale e nel suo ufficio giunse quasi contemporaneamente  al generale Bouillè
 
-“Brienne, ho raccontato tutto al generale, la situazione è piuttosto grave”- disse Jarjayes
-“Vostro fratello mi ha detto che avete riconosciuto nell’attentatore un servo del Primo Ministro, siete sicura di ciò che dite…”-
-“Assolutamente, doveva seguire alcuni nobili di corte sospetti e riferire se potevano essere coinvolti nel rapimento di mio nipote”-
-“Maledetti traditori!!! Stasera è stato messo in atto un vero è proprio colpo di stato!!! E’ chiaro ormai Jarjayes che qualcuno vi voleva lontano dal re ad ogni costo e che il rapimento di vostro figlio è solo la punta di un iceberg…ma chi diavolo c’è dietro tutto questo?”-
-“io non ho più ricevuto nessuna comunicazione dal giorno del rapimento…se il loro piano era quello di ricattarmi  per indebolire la guardia reale, come mai l’attentato è scattato lo stesso?”-
-“Non voglio essere troppo duro Jarjayes, ma a questo punto credo che a vostro figlio sia successo qualcosa, se fosse nelle mani dei cospiratori di certo non si sarebbero fatti scrupolo di usarlo come merce di scambio cercando di obbligarvi a tradire la corona per favorirli”-
-“Quindi voi pensate che quelle bestie lo abbiano ucciso!!!..”- disse disperato il generale
-“Mi spiace Jarjayes, ma più giorni passano e minori sono le possibilità di ritrovarlo vivo”-
 
L’uomo si accasciò su una sedia, mani sul volto, senza aver più la forza di aggiungere nulla.
Fu Brienne ad interrompere il pesante silenzio che aleggiava nella stanza. Nonostante l’aver appreso una notizia così sconvolgente su suo nipote, si comportò con una calma esemplare che non sfuggì a suo fratello. Per questo quando gli propose di rientrare a casa obbedì senza protestare: il generale pensò che Brienne era a conoscenza di più fatti di quanto fingesse di non sapere. A casa avrebbe dovuto dirgli tutto e smetterla di giocare a fare la spia.
Rientrarono a Palazzo Jarjayes quella sera stessa senza scambiarsi una parola.
Cominciava a nevicare e il buio andava avvolgendo tutto il paesaggio circostante.
Trovarono la casa in subbuglio e subito il generale pensò al peggio, ma poi una volta in salotto vi trovò sua moglie intenta ad impartire ordini alla servitù
 
-“Marguerite che sta succedendo non dirmi che….”-
-“No Caro…ma si tratta comunque di un’altra disgrazia che si è abbattuta su questa casa…l’altra notte il figlio di Mariè, quel giovanotto tanto perbene , mentre rientrava a casa è stato ucciso da dei balordi, Mariè è fuori di se dal dolore…”-
 
Non finì la frase che stavolta a rimanere sconvolta fu Brienne.
Impallidì, poi da uno dei mobili  tirò fuori lo scialle di lana portatole da Michael qualche giorno prima.
Suo fratello lo notò e la fissò intensamente.
 
-“Brienne per l’amor di Dio se sai qualcosa adesso è il momento di parlare!!!”-
-“Augustine, ora non c’è tempo per le spiegazioni, prendi con te degli uomini armati, dobbiamo correre a salvare tuo figlio! ADESSO!!!”-
 
Senza perdere altro tempo, il generale si mise alla testa di 10 suoi fedelissimi uomini armati di tutto punto e insieme alla carrozza di Brienne, volarono alla volta di Parigi, non curanti della tempesta di neve che si stava abbattendo su di loro. Arrivarono alla piccola casetta del falegname. Il generale fece circondare l’abitazione  e dopo essersi accertato che non vi fosse alcun pericolo, fece scendere sua sorella.
 La Marchesa De Marteen bussò. Una donna dallo sguardo disperato  i capelli scompigliati e mezza svestista le fece cenno di entrare. Brienne farfugliò qualche parola di circostanza  ma Annette la interruppe subito: non aveva intenzione di stare a sentire le commiserazioni di una sconosciuta!
 
-“Quello che cercate è nella stanza da letto, prendetelo e andate via”-
 
Brienne trovò suo nipote che dormiva beatamente in una culla finemente intagliata. Lo avvolse nel suo scialle senza farlo svegliare, poi, prima di andarsene, notò un altro bimbo poco più grande che dormiva anch’egli. Gli accarezzò leggermente i capelli e sussurrò: “Non preoccuparti Andrè, farò in modo che la tua vita sia migliore di quella che sembra”.
Si chiuse la porta alle spalle e uscì cercando di riparare il piccolo dal freddo, il generale Jarjayes alla vista di suo figlio sano e salvo iniziò a piangere di gioia e ringraziare Iddio. Si accomodò in carrozza con sua sorella, nonostante la felicità per quel ritrovamento, Brienne gli doveva delle spiegazioni.
La donna raccontò a suo fratello che la sera in cui Michael Grandiè gli aveva consegnato lo scialle, aveva capito che per uno strano gioco del destino il bambino era finito a casa sua e non fosse più nelle mani dei rapitori. Temendo che casa Jarjayes fosse sotto controllo evitò di parlarne. In fondo aveva pensato che il bambino era in mani sicure. La morte del figlio della governante significava perciò solo una cosa, che i rapitori stessi avevano o scoperto dove fosse il bambino o erano comunque molto vicini a scoprirlo.
Ma per fortuna loro erano arrivati in tempo.
Il generale Jarjayes ebbe parole molte dure per sua sorella: col suo comportamento aveva messo in pericolo la vita di suo figlio!
 
- “ forse però abbiamo salvato la Francia da un colpo di stato”-ribattè  prontamente Brienne e il discorso fu subito chiuso.
 
---------
 
 
Qualche giorno dopo, a Casa Jarjayes  finalmente era tornata la pace, a parte naturalmente per la povera governante Mariè ancora chiusa nel suo dolore.
Inaspettatamente ricevettero la visita del generale Bouillè passato a sincerarsi dello stato di salute del neonato
 
-“Siete stato molto gentile a passare”-
-“Jarjayes, non hai idea di come sia felice  che tutto si sia risolto al meglio, anche se rimane la minaccia di una cospirazione contro il Re…comunque, complimenti, è davvero un bel bambino immagino che avrà bisogno di un padrino…per me sarà un vero onore avere come figlioccio il futuro comandante della guardia reale”-
-“Oh generale Bouillè, l’onore sarebbe tutto nostro…ma…vedete…io ho deciso di ritornare sulla mia decisione. Col mio stupido comportamento stavo per mettere in pericolo la vita di mio figlio, e ripensandoci è una vera follia che io lo cresca come un soldato, in fondo la realtà dei fatti è che è una…”-
-“La realtà dei fatti generale Jarjayes..”- lo interruppè bruscamente Bouillè-“…è che ora più che mai il Re ha bisogno dei suoi uomini più fidati, è necessario che la sicurezza della famiglia reale resti nelle mani della vostra famiglia, che voi abbiate un erede a cui lasciare la vostra carica e il vostro casato. Mi dispiace Jarjayes adesso non si tratta più di un vostro capriccio, vostro figlio appartiene alla nazione  e un giorno dovrà diventare il Primo Capitano Di Francia per il bene della famiglia reale e di tutti noi!!!-
Quelle parole suonarono come un ordine del re, il generale Jarjayes comprese che non poteva più tirarsi indietro.
Annuì col capo e si accese la pipa mestamente
 
-“allora Jarjayes, non mi avete ancora detto con che nome avete intenzione di battezzare il mio figlioccio”- disse Bouillè  avvicinandosi alla culla
-“Oscar…Oscar Francois De Jarjayes”-
-“ E sia…è un bel nome…Oscar Francois De Jarjayes”- ripetè il generale Bouillè  prendendo in braccio il bambino
La ragione di Stato aveva deciso per sempre il suo destino.
 
--------
 
 
Quella stessa notte accaddero alcuni strani avvenimenti, apparentemente senza alcuna importanza: il dottor Lassale, giovane medico parigino, di umili natali, si vide consegnare da un fattorino una lettera con un' ingente somma di denaro da parte di uno sconosciuto benefattore e dove veniva invitato a lasciare casa e a recarsi a Versailles per assumere la carica di medico di corte.
Antoinetta Duprè, levatrice, accettò incautamente un passaggio a lavoro da una ricca carrozza signorile: il suo corpo sarebbe stato ritrovato il giorno dopo riverso nella Senna.
La porta della biblioteca comunale di Parigi venne scassinata da un uomo col volto coperto, le indagini che ne seguirono stabilirono che il ladro introdottosi nell’ufficio del registro civile non aveva rubato nulla.
Nessuno si accorse però della presenza di un registro anagrafico aperto su di un tavolo dove era stato cancellato e riscritto un atto nobiliare di nascita.
Quell' atto portava la data del 25 dicembre 1755.
 

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Capitolo 3
*** La Rivincita degli Orleans ***


Terza Puntata
“La Rivincita degli Orleans”

 
  Colonna Sonora : l'onore e il rispetto
   http://youtu.be/SeG1h-5pMjU


Francia dicembre 1762
 
Il duca di Germain fu svegliato da uno dei suoi servitori. Imprecò contro di lui nonostante fosse passato mezzogiorno e di sotto
ad attenderlo ci fosse il duca D'Orleans, ma per un uomo così malvagio ogni scusa era buona per umiliare coloro che riteneva inferiori.
Inoltre era ancora contrariato da alcuni avvenimenti accaduti la sera prima: quella puttana della sua amante si era presentata a casa sua
con in braccio una bimba appena nata affermando si trattasse di sua figlia e pretendendo che lui sistemasse le cose.
“Martine Gabrielle, mia cara”- le aveva detto -“che volete da me? Se almeno fosse stato un maschio….cosa devo farmene di questa
bambina?”-
ne era nata una discussione in cui lui l’aveva insultata in tutti i modi possibili e lei di rimando gli aveva lasciato la neonata lì e
se ne era andata. Per sbarazzarsi di quell’impiccio aveva affidato la piccola ad una sua cameriera, già madre di una bimbetta, che viveva
a Parigi e lavorava a mezzo servizio nel suo palazzo. Tuttavia la sua coscienza aveva avuto un attimo di rimorso e mentre se la portavano
via, aveva aggiunto al cesto in cui era stata sistemata, un sacchettino di monete d’oro e  la spilla nobiliare con l’emblema degli Germain che
portava al bavero della giacca.

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Scese dopo un quarto d'ora in salotto e si sorprese nel trovare non il duca, ma suo figlio Luigi Filippo II di Borbone -Orleans

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-"buongiorno, mi aspettavo di trovare il duca vostro padre "-
-"non siate deluso, mio padre ormai ha perso la testa con questa storia della guerra dimenticando completamente gli interessi di famiglia.
Dunque ho ritenuto di agire subito in modo da non perdere di vista quelli che sono i nostri reali obbiettivi. Sono qui per chiedervi se posso
contare sul vostro aiuto"-

-"è in che modo potrei esservi utile?"-
-"permettete che vi presenti una persona"- fece un cenno e una donna si avvicinò
-" duca, questa è la contessa Du Barry "- la donna s’ inchinò, il duca le prese la mano e galantemente la baciò notando che era piuttosto
giovane e molto bella: bionda, vita sottile, un incarnato olivastro e labbra imbellettate. Ne rimase molto colpito.

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-" Bene contessa vi ringrazio accomodatevi pure di la, devo scambiare una parola col duca"- disse Orleans
 
Lei annuì fece un altro inchinò e si ritirò
 
-"allora che ne pensate?"-
-"molto bella, ma ditemi non sarete venuto fin qui solo per presentarmi una bella dama"-
-"in realtà non vi ho presentato nessuna dama è solo una prostituta a cui ho dato un po' di denaro ed ho comprato un titolo
nobiliare di terzo ordine"-

-"e perchè mai se posso chiederlo"-
-"perché è una prostituta che conosce molto bene l'uso dei veleni. È così che si libera dei suoi amanti dopo averli spremuti…
In questo è abilissima"-

-"accidenti dovrò stare attento a non chiederle mai di offrirmi da bere"-
-" state sicuro, questa sua arte dovrà essere esercitata a  nostro servizio se non vorrà fare una brutta fine"-
-"e ditemi chi sarà il fortunato, per così dire, che assaggerà le sue doti?"-
-"qui entrate  in gioco voi, voglio che la introduciate a corte, e facciate in modo di presentarla al re. Madame De Pompadour
ormai è sfiorita e quell'uomo sembra essere l'ombra di se stesso, facciamo in modo che si riprenda, diamogli una bella botta
di gioventù mettendo nel suo letto una nuova amante che sia al  nostro servizio"-

-"una mossa già fatta da vostro padre e che non ha dato i frutti sperati, ditemi volete avvelenare il re?"-
-"no di certo! Sarebbe stupido. Morto un re se ne farebbe subito un altro e quell'altro non sarei io bensì il delfino che è un
avversario ben più temibile in quanto sembra incarnare l'ideale del cavaliere perfetto: leale, fedele, onesto e timorato di Dio.
No, sarebbe più difficile da controllare, invece quel vecchio sporcaccione di Luigi XV lo terremo tranquillamente in pugno
sfruttando le sue debolezze!”-

-"Vostro padre cosa ne pensa?"-
-"non devo chiedere nessun permesso, non è mia intenzione di salire al trono coi capelli bianchi, ora sono io il nuovo
duca D'Orleans, siete con me o no?"-

-"io sono sempre fedele agli Orleans"-
 
E’ uno, pensò il giovane duca
 

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-"Ecco ora siete a posto marchesa"-
-"ti ringrazio Annette"-
 
Brienne si guardò allo specchio, ormai era una distinta signora di oltre trent'anni e teneva molto di meno al suo aspetto fisico.
Era stata giovane, era stata bella, aveva avuto dei sogni, ma tutto era durato solo il tempo di una primavera.
Il frusciante abito di seta, rigorosamente nero, unico colore che indossava ormai da quasi 15 anni, era impreziosito da eleganti
merletti sulle maniche, ma comunque rimaneva piuttosto semplice se paragonato alla moda del tempo. Odiava le esagerazioni e
preferiva stoffe comode che non la facessero sentire troppo costretta. Per quello ci aveva già pensato la vita

-"Annette, come sta il tuo piccolo Andrè?"-
-"bene marchesa grazie, dopo la morte di mio marito Michelle non so proprio cosa avrei fatto se non mi aveste presa a vostro servizio"-
-"ha già iniziato la scuola?"-
 
Annette non le rispose
 
-"Annette devi farlo studiare"-
-"ci penserò marchesa"-
 
Annette  era una donna del popolo, proveniva da una famiglia piuttosto povera dove nessuno, nemmeno suo padre sapeva leggere e
scrivere. Per lei quindi era una cosa superflua. Andrè fra qualche anno sarebbe stato abbastanza grande da essere preso come apprendista
in qualche bottega, in modo da imparare un mestiere e portare qualche soldo a casa.
Brienne aveva a cuore le sorti di quel bambino, suo padre era stato ucciso per salvare la vita di suo nipote Oscar e il minimo che
potesse fare era quello di dare un lavoro a sua madre.
Fece preparare la carrozza, come quasi tutti i giorni, da qualche anno ormai faceva la spola tra Versailles e casa Jarjayes.
I suoi sforzi e  quelli di suo fratello negli ultimi tempi sembravano essere stati vanificati da un fattore imprevisto: lo scoppio della guerra
in Europa.
Il re Luigi XV preso da chissà quale follia aveva mandato al fronte i suoi uomini più fidati tra cui suo fratello il generale Jarjayes. I loro nemici
avevano quindi avuto modo di muoversi liberamente e diversi  cambiamenti erano avvenuti a corte.
Il delfino Luigi Ferdinando da una settimana era a letto colpito da uno strano morbo che gli procurava continui attacchi di vomito e dissenteria.
I medici non riuscivano a capire di cosa si fosse ammalato. Inoltre, come se non bastasse, Oscar era anch'egli a letto con una brutta febbre
per colpa di un' infreddatura presa per essersi messo a correre a piedi nudi sulla neve! Marguerite concedeva troppo a quel bambino,
pensò Brienne, era forse presa dai sensi di colpa è per questo che non riusciva ad educarlo con polso fermo.
Oscar stava per compiere sette anni e fra poco si sarebbe dovuto cercare un precettore e un maestro d'armi; inoltre in quella casa era
circondato solo da donne, sua madre, le sue cinque sorelle, la governante… Troppe figure femminili, mentre proprio adesso avrebbe avuto
bisogno di un riferimento maschile, e la mancanza di suo fratello, il generale, aggravava la cosa.
Persa in questi pensieri non si accorse che la sua carrozza aveva varcato il cancello di palazzo Jarjayes.


Si trattenne poco, giusto il tempo di sapere come stava suo nipote e di lasciare i medicinali raccomandati dal dottor Lassale,
medico di corte.
Subito dopo si recò al Petit Trianon dove il delfino era stato confinato per ordine dei medici fin quando non si fosse appurato
che la sua malattia non fosse contagiosa.
Finalmente giunta a destinazione dall'agitazione della servitù capì che qualcosa non andava.
Luigi Ferdinando era peggiorato: aveva preso a vomitare sangue e ormai il suo corpo non reagiva più a nessuna cura prestatagli.
La famiglia reale al completo era stata convocata dei medici: cattivo segno!
 

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 colonna sonora: Giuseppe Verdi Requiem
 http://youtu.be/tUWeTaTf8LY
 

Le campane di Notre Damme suonavano a lutto.
Dopo una tormentata notte di sofferenza il delfino di Francia Luigi Ferdinando, figlio di Luigi XV moriva, lasciando così momentaneamente vacante il trono di Francia per la successione.
L'avvenimento funesto, accaduto in poco più di una settimana, aveva lasciato scioccata la famiglia reale e la Francia intera, proprio adesso che l'instabilità della politica estera e il forte tributo di tasse imposte dalla guerra avevano creato malcontento negli strati più poveri della popolazione.
Al funerale, svoltosi per volere di Luigi XV nella cappella di corte, lo strazio dei parenti prese il sopravvento sulle regole dell’etichetta. Brienne stessa si sentiva spossata, osservava uno ad uno tutti i presenti cercando di imprimere nella testa i loro volti. Adesso le serviva tutta la sua capacità analitica per scoprire se questa morte fosse il frutto di una tragica fatalità oppure era in atto una nuova cospirazione.
A funzione finita decise di andare a parlare con il dottor Lassale.
Aveva visto confabulare il figlio del duca D'Orleans con il duca di Germain e non le era piaciuto. Così come non le era piaciuto che a suo tempo al delfino di Francia fosse stato affiancato proprio il figlio del duca D'Orleans come compagno d'armi.
E non le era piaciuta nemmeno quella donna che era comparsa a corte da un giorno all'altro presentata al re dal duca di Germain come la contessa Du Barry. Luigi XV sembrava avesse gradito e i due, giorno dopo giorno, diventavano sempre più intimi.
Il duca D'Orleans nel lasciare la cappella incrociò lo sguardo di Brienne che insistentemente lo osservava
 
-"duca, la marchesa De Marteen non mi piace ha un non so che di inquietante teniamola d'occhio”-
-"va bene  me ne occuperò io stesso"- disse il duca di Germain
-"perfetto"- poi giratosi di nuovo verso il feretro del delfino pensò: è due!
 

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Brienne raggiunse il dottor Lassale nel suo studio

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-"marchesa buongiorno sarei passato più tardi a palazzo Jarjayes per vostro nipote"-
-"grazie dottore anche se non è di questo che volevo parlarvi… Ma della tragedia che ha colpito la Francia" -
-"cosa volete sapere"-
-"cosa ne pensate…"-
-"marchesa non so che dire, mai vista una malattia tanto strana"-
-"e se non lo fosse..."-
 
Ci fu un attimo di silenzio
 
-"marchesa, voi vorreste avere delle certezze, io lo capisco. Ma per darvele dovrei esaminare meglio il cadavere…
così posso fare solo delle supposizioni"-

-"ebbene dottor Lassale le vostre supposizioni mi interessano molto"-
-"questa malattia mi ha lasciato piuttosto perplesso… sapete quanto sia grato alla vostra famiglia  per tutto ciò
che vostro fratello ha fatto per me, se si trattasse di qualcun altro non mi azzarderei..."-

-"parlate liberamente vi prego "-
-"i sintomi… troppo insoliti… Sembravano quelli di un'intossicazione alimentare ma la cosa strana è che col passare
dei giorni avrebbe dovuto migliorare e non peggiorare fino a tanto…"-

-"quindi un nuovo morbo…?"-
-"Potrebbe essere ma di solito questo genere di malattie hanno 30 o 40 giorni di incubazione ciò significa…"-
-"Significa" - continuò Brienne-"che qualcun altro si sarebbe dovuto ammalare…"-
-"esatto. Quanto meno le persone a lui più vicine, familiari, amici, la scorta o i suoi servitori… Ed invece godono tutti
di buona salute"-

 
Brienne sospirò
 
-"marchesa De Marteen, sapete cosa usavano fare i medici nell'antico Egitto per preservare i faraoni durante le loro traversate
nel deserto, dai morsi dei serpenti e degli scorpioni? Gli facevano assumere quello stesso veleno in piccolissime dosi in modo
che il corpo reagisse alle tossine e ne diventasse immune. Certo si correva il rischio che se la dose fosse stata sbagliata il faraone
potesse morire..."-

-"state dicendo che…"-
-"Sto dicendo che un veleno mortale somministrato in una certa dose può non provocare una morte istantanea, ma indurre l'organismo
a reagire in un certo modo. Aumentando la dose giorno dopo giorno l'organismo potrebbe generare una reazione incontrollata fino
a compromettere irrimediabilmente la salute dell'uomo… ma al tempo stesso non lasciare tracce...Purtroppo madame queste restano
solo ipotesi…"-

 
Brienne sembrava visibilmente turbata, quelle che il dottor Lassale chiamava semplici ipotesi, avvaloravano tutti i suoi sospetti.
Ma se ormai era ben chiaro che la Francia e il re avevano un nuovo nemico rimaneva però da scoprire chi fosse l'esperto di veleni:
un altro medico? Un farmacista? Un cuoco? Un servitore infiltrato? C'erano troppe possibilità al riguardo e se voleva avere risposte
Brienne capì che doveva cominciare a rischiare, e porre le domande giuste
 

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Gennaio 1763
 
I 40 giorni di lutto previsti dall'etichetta di corte per la morte del delfino erano passati ormai da una settimana e a Versailles la vita
lentamente stava tornando alla normalità.
Quella sera era previsto un piccolo ricevimento in onore dell'ambasciatore di pace inglese, sembrava che finalmente da li a poco
la guerra sarebbe finita.
 
- "madame De Marteen quali notizie da vostro fratello"-l'apostrofò il nuovo Duca D'Orleans inaspettatamente
-"buone, sembra che tra poco la guerra finirà e lui potrà tornare a casa"-
-"bene me ne rallegro troppe perdite di vite innocenti in questa guerra"-
-"gli innocenti muoiono ovunque purtroppo, compresi i giovani principi"-
-"marchesa siamo nelle mani di Dio"-
-"un Dio che sa essere con alcuni spietato ma con altri stranamente generoso. Fortunatamente sembra che il principe non abbia
infettato nessuno con la sua indecifrabile malattia. Non oso pensare quante altre vite avremmo potuto perdere… Anche voi dovreste
ritenervi graziato in fondo eravate costantemente al fianco del principe. È stata una vera fortuna che non vi siate ammalato non trovate?"-

 
Non attese la risposta fece un inchino e se ne andò senza sapere che in quel preciso istante aveva firmato la sua condanna a morte!
 
-"duca di Germain…"-
-"Ditemi tutto"-
-"portate qui la contessa Du Barry"-
 

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Quella che gli storici avevano chiamato guerra dei sette anni stava finalmente volgendo al termine. Brienne aveva ricevuto una
lettera da suo fratello che gli annunciava il suo imminente ritorno. Ormai il cessate il fuoco era scattato, per il resto si trattava solo
di operazioni militari di ritiro truppe, scambi di prigionieri e spartizioni di territori. Tutte cose che potevano tranquillamente essere
affidate ad altri. Il re aveva richiamato il generale Jarjayes a corte forse per riaffidargli il suo vecchio incarico di comandante delle
guardie reali.
Brienne tirò un sospiro di sollievo era stata costantemente vigile in quegli anni e aveva dovuto districarsi fra il proteggere la sua
famiglia e l'essere la dama di compagnia della principessa Adelaide. Compito gravoso negli ultimi tempi.
C'era una questione piuttosto importante che ancora l'assillava: Luigi XV non aveva dato il suo consenso alla nomina a delfino di
Francia di suo nipote Luigi Augusto, nonostante l'insistenza delle sue figlie le principesse reali. Era davvero insolito e lei sospettava
che in qualche modo ci fosse lo zampino degli Orleans. Voci di Palazzo attribuivano al sovrano due figli maschi illegittimi avuti da due
differenti nobildonne e qualcuno cominciava ad insinuare che forse il re volesse cambiare la linea di successione. Poi ormai la contessa
Du Barry era da più parti ritenuta la nuova amante del re anche se Brienne credeva che quello non fosse l'unico letto che frequentasse...
Ma allora qual’ era la mossa giusta da fare? Se le figlie del re fossero state troppo insistenti nel forzare la mano del sovrano sulla nomina,
si sarebbe potuta creare una frattura nella famiglia reale e tutto ciò sarebbe stato controproducente. Al tempo stesso però troppo ritardo
sull'annuncio era pericoloso, a qualcuno poteva venire in mente di tentare un altro colpo di mano e stavolta con suo fratello lontano
nessuno  si sarebbe potuto degnamente opporre .
Brienne guardò la scacchiera che aveva di fronte… l'alfiere guadagnava terreno...per evitare lo scacco al re pensò che avrebbe dovuto
sacrificare qualche pedone
 

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colonna sonora Mozart Sonata kv11
http://youtu.be/U6OmQwRnY_A


Qualche mese dopo
 
Le sale di Versailles erano piene di dame e cavalieri pronti a festeggiare il compleanno del loro sovrano. Per l'occasione una delle orchestre
più rinomate d' Europa stava allietando la serata.

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La musica fu interrotta però dal valletto reale - "Sua maestà il re Luigi XV"-
Tutta la corte si inchinò. Il re iniziò a compiere lentamente il suo percorso verso il trono, quando inaspettatamente si fermò dinanzi alla Du Barry
 
-"mia cara alzatevi"-
 
Poi fra i vocii di meraviglia di tutti i presenti la prese sottobraccio e la condusse con sé.
Con questo gesto fatto dinanzi alla corte il re prendeva ufficialmente la Du Barry come sua favorita.
La principessa Adelaide contrasse il volto: a pochi mesi dalla morte del suo adorato fratello doveva subire un altro amaro dispiacere.
Piegò in due il ventaglio, Brienne con un gesto delicato e discreto posò la mano sul suo grembo
 
-"Adele è necessario"- sussurrò
-"lo so"- rispose alla sua più intima amica -"ma fa male Brienne"-
 
La marchesa De Marteen le strinse forte la mano come a darle coraggio.
A pochi passi da loro il duca De Germain  e il duca D' Orleans levarono i calici in segno di vittoria, increduli che tutto fosse accaduto
addirittura prima di quanto pensassero.
Ora rimaneva un ultimo passo e poi la via del trono sarebbe stata spianata
 
-"Prego signori"-
 
Di nuovo l'orchestra si zittì e tutta l'attenzione della corte si rivolse al re:
 
-"tristi avvenimenti hanno colpito noi e la Francia in questi ultimi anni, ma stasera, nel ringraziarvi per la vostra lealtà, io vi dico che più
di ogni altra cosa la speranza è viva ed  il futuro ha già un nome: Luigi Augusto. Vieni avanti mio adorato nipote"-

 
Un ragazzino basso e grassoccio con passo incerto si mosse verso il re
 
-"Noi Luigi XV ,per grazia di Dio Re di Francia, oggi nominiamo te,  Luigi Augusto ufficialmente delfino di Francia e prossimo successore
al trono, possa Dio proteggerti e guidarti con saggezza nelle tue decisioni da oggi e per l'avvenire"-

 
Tutta la corte gridò: "viva il re, viva il delfino Luigi Augusto"
Il vino si strozzò in gola al duca D'Orleans.
Nella stessa sera era passato dal trionfo alla sconfitta. Quand'è che la situazione gli era sfuggita di mano? Che la Du Barry l' avesse tradito?
Che qualcuno dei consiglieri del re, suoi alleati, gli si fosse rivoltato contro?... Poi la vide… Brienne De Jarjayes, algida ed impassibile, gli occhi
gelidi fissi su di lui.
Un momento ma cosa era quello? Le labbra sottili della donna erano leggermente incurvate, come se stesse ridendo. Ma no, quello non era un
sorriso. Era un ghigno di scherno!
Quella maledetta si stava prendendo gioco di lui!
 
-"Duca De Germain, dite alla contessa Du Barry che quella consegna va anticipata a stanotte"-
 

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Annette risistemava gli appartamenti della marchesa come ogni sera, poi avrebbe atteso il suo ritorno e dopo che lei educatamente l'avesse
congedata, sarebbe rientrata. Sicuramente avrebbe trovato il suo piccolo Andrè a letto accudito dalla vicina. Ma domani era il suo giorno libero
e l'avrebbe portato sulla tomba di suo padre, ormai era abbastanza grande per sapere la verità.
Gli mancava Michelle, avevano avuto solo pochi anni di felicità, ma lei non pensava minimamente di risposarsi. Persa in questi tristi ricordi si rese
conto un po' tardi che stavano bussando. Corse alla porta e l'aprì ma trovò solo un pacco con un bigliettino. Forse il fattorino non vedendo aprire
aveva creduto che non ci fosse nessuno. Prese lo scatolo e lo portò dentro, accidentalmente però inciampò in un tappeto e cadde. Il pacco era a
terra aperto e ne fuoriusciva una splendida vestaglia di seta e merletto. Doveva essere un regalo delle principesse reali, Annette sapeva quanto
fossero amiche della marchesa. Sollevò la vestaglia senza smettere di rigirarsela tra le mani: chissà se la marchesa l'avrebbe indossata,
era una donna così strana, aveva un armadio pieno di abiti mai messi e anche quest'indumento sarebbe finito lì con gli altri. Che spreco,
pensò Annette. Non resistette alla tentazione, in fondo si disse, la marchesa non l'avrebbe mai saputo. In un attimo si tolse il grembiule e la
indossò, tutto sommato le stava proprio bene! Corse verso lo  specchio per rimirarsi e  prese a volteggiare per tutta la stanza fingendosi una
gran dama con una vita comoda e tanti servitori. Rise di se stessa come una ragazzina, ma  improvvisamente ebbe un capogiro e si accasciò.
Iniziò a tossire violentemente.
Un prurito prima leggero poi consistente si trasformò lentamente in un insopportabile bruciore.
Era come se la pelle le andassi a fuoco.
Tentò di alzarsi, ma il dolore era fortissimo.
Il respiro le mancò.
Il bruciore arrivò alla gola e agli occhi accecandola.
Con tutte le sue forze si trascinò verso la porta per cercare aiuto ma i polmoni cedettero. Boccheggiava per incamerare aria,
ma le sembrò che non fosse mai abbastanza.
Si contorse violentemente sul pavimento come in preda alle convulsioni
Ebbe il tempo solo per un ultimo pensiero al suo piccolo Andrè.
Poi un attimo dopo tutto finì.

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 colonna sonora: Ennio Morricone Mille echi
 http://youtu.be/PXOW3CIGQwY



- "no, mio Dio… Aiuto… Aiuto"-
 
Le urla di Brienne rimbombarono per tutto il corridoio est di Versailles. Erano richiami strazianti e a poco a poco il personale di palazzo accorse
 
- "Annette, Annette rispondimi"-scuoteva la sua cameriera che non dava segni di vita
-"un dottore, chiamate un dottore presto"-ordinò ad un servo
 
Dopo una decina di minuti il dottor Lassale accorse in suo aiuto.
Esaminò la donna ormai senza vita ed ebbe un sussulto, subito corse verso Brienne
 
-"Marchesa, marchesa l'avete toccata?"-Cercò di far tornare in sé Brienne sconvolta per lo shock subìto
-"marchesa guardatemi vi prego è fondamentale che mi rispondiate, l'avete toccata?"-
 
Brienne alzò le mani con gli occhi ancora offuscati dalle lacrime, erano piuttosto arrossate. Il dottor Lassale senza perdere un minuto la trascinò via impedendole di toccarsi. Nel suo studio mise del liquido in una bacinella d'acqua e le ordinò di immergere le mani, dopo che il disinfettante fece effetto gliele fasciò.
 
-"state tranquilla adesso marchesa, fra un paio di giorni vi toglierò le fasce. Per fortuna sono arrivato in tempo. Il veleno su di voi non ha avuto il tempo di agire"-
-"mio Dio veleno?… Annette… Volevano uccidermi e lei è morta al posto mio…"-
 
Riprese a piangere silenziosamente, fu condotta negli appartamenti privati della principessa Adelaide. Sarebbe rimasta lì sotto sorveglianza finché la guardia reale non avesse scoperto il mandante di quell'orrendo di delitto.
 

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La carrozza degli Jarjayes si fermò nel piccolo cimitero sulla collina di Montemarte.
Era là che la famiglia di Annette aveva deciso di seppellirla. Brienne scese  fra gli sguardi meravigliati dei presenti e corse verso il piccolo Andrè. Lo prese in braccio tenendolo stretto, il bimbo nascose la testolina piangendo silenziosamente e chiedendo della sua mamma.
 
-"Va tutto bene piccolo… Calmati… Non permetterò che ti accada nulla…"-
-"oh marchesa come siete stata gentile a venire" -disse ancora tra le lacrime Marie vedendole fare quel gesto così insolito per una nobile, soprattutto verso un bimbo del popolo
-"andiamo Marie, qui non c'è più niente che tu possa fare"-
-"andare dove marchesa?"-
-"A palazzo Jarjayes"-
 

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-"Ci siamo intesi Augustine?"-
 
 Il generale era tornato a casa  sano e salvo dal fronte, la guerra era finita!
Aveva varcato il cancello di casa trovando ad attenderlo sua moglie e le sue figlie maggiori, il re aveva inviato persino un comitato di benvenuto e lui ne era molto onorato.
Poi aveva trovato nel suo studio sua sorella che senza dargli un attimo di respiro aveva ripreso subito coi suoi intrighi

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-"beh come al solito decidi senza interpellarmi"-
-"qui non c'è nulla da discutere, deve essere così e basta"-
-"ma Brienne ti rendi conto di ciò che mi stai chiedendo?"-
-"E cosa di così assurdo ti starei chiedendo sentiamo?… Dopo che questa famiglia è stata la sua disgrazia è davvero il minimo che possiamo fare per lui.  Ma sia chiaro, non accetterò nessun rifiuto!"-
-"E va bene, mandalo a chiamare"-
-"siamo d'accordo sul fatto che non sarà un servitore"-
 
Il generale era contrariato
 
-"ripeti con me… Andrè non è un S-E-R-V-O"-
-"ora basta Brienne mi stai facendo venire il mal di testa ho detto di portarlo qui, crescerà in questa casa, lo tratterò con riguardo cosa vuoi di più?"-
-"Bene… Mariè, Marie,"- la donna entrò nella stanza -"per favore porta qui tuo nipote il generale ha deciso che rimarrà in questa casa"-
-"Signor generale quanto siete buono, non ho parole per esprimervi la mia gratitudine grazie" - la donna s'inginocchiò e prese a baciargli le mani
-"ora basta!"- disse il generale imbarazzato-“ porta il bambino e conduci qui anche mio figlio Oscar”-
-"subito generale"-
 
Qualche minuto dopo un bimbo dagli occhioni verdi e l'aria triste entrò a testa bassa, sua nonna lo fece inchinare e gli disse di ringraziare i suoi padroni
 
-"Marie fallo rialzare"-disse Brienne -"Andrè non sarà un servitore, verrà educato come un nobile, studierà e frequenterà gli ambienti che contano.
Sarà come un fratello per Oscar e da grande lo affiancherà per proteggerlo…"-

-"oh Signore, grazie Marchesa"- aggiunse Marie
 
Si sentì bussare
 
-"avanti"-
-"padre, bentornato" - disse una flebile vocina
-"vieni avanti figlio mio fatti guardare,  come sei cresciuto"-
 
Un bimbetto biondo si mostrava fintamente contento del ritorno di un signore a lui sconosciuto, ma che gli era stato detto essere suo padre.
 
-"presto dovrà cominciare la sua educazione militare"-disse Brienne
-"non preoccuparti di questo. Ora sono tornato provvederò io stesso....Oscar questo bimbo sarà il tuo compagno di giochi"-
-"davvero padre?"-
 
I due bimbi si avvicinarono.
Nessuno dei due riusciva a parlare.
Si guardarono negli occhi un po' incuriositi, poi spontaneamente spuntò un sorriso
 
-"come ti chiami?"-
-"Andrè… Andrè Grandiè"-
- "ciao Andrè io sono Oscar Francois"
-"ciao Oscar Francois"-
-"Andrè andiamo fuori a giocare…?"-
 
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In questa puntata mi sono concessa 2 licenze letterarie. La morte del delfino di Francia storicamente avvenne il 20 dicembre 1765,
mentre qui è retrodatata. Idem per la Du Barry che è diventata ufficialmente la favorita del re nel 1769
Chiedo scusa, ma poiché questi avvenimenti mi servivano, avrei dovuto dedicare un'altra puntata a questo prequel della storia di Oscar
che tutti conosciamo tuttavia ho pensato che sarebbe diventato troppo noioso continuare a tirarle per le lunghe. Dalla prossima puntata
infatti si arriva finalmente agli avvenimenti che amiamo.
Grazie a tutte voi per la pazienza e l’incoraggiamento.

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Capitolo 4
*** Oh Capitano, mio Capitano ***



Quarta Puntata
“Capitano, oh mio capitano”

 

 
colonna sonora: uccelli di rovo
http://youtu.be/SnhbI-g_Uo0
 
Marzo 1770
 
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Brienne fu annunciata dalla fedele governante Mariè.
Andrè la salutò come sempre con una grande riverenza.
 
-“Andrè” - disse sua nonna-“ti ho già detto che devi essere riconoscente con la Marchesa? E’ grazie alla sua bontà che ti trovi in questa casa e che ti è stato permesso di istruirti come un nobile”-
 
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-“Me lo hai detto 1000 volte nonna”-
-“non sarà mai abbastanza…bene Marchesa vi conduco dal generale”-
 
Il generale era intento ad addestrare suo figlio come ogni pomeriggio,
sempre alla stessa ora.
Lo faceva personalmente quando non era lontano da casa o impegnato in
qualche missione per Sua Maestà, in tal caso si affidava al miglior maestro
di spada di tutta la Francia.
Oscar guardò sua zia arrivare e pensò che come sempre sarebbe stato
costretto a subire un’ interrogatorio su tutto ciò che faceva, diceva o pensava.
Poi, come se non bastasse suo padre, gli avrebbe ricordato quali erano i suoi
doveri verso la sua famiglia e verso i reali.
Questi pensieri gli fecero perdere la concentrazione e suo padre lo disarmò.
-Accidenti-pensò -proprio ora che è arrivata la zia-
Brienne lo stava già rimproverando con lo sguardo.
 
 
-“Oscar  ma che fai? Una distrazione come questa può costarti la vita”-
 
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-“Guardavo la zia, padre”-
-“In combattimento la sola cosa che devi guardare è il tuo avversario.
Quante volte te lo devo dire?”-

-“Scusate padre”- disse meccanicamente
-“Per oggi può bastare, vatti a cambiare che abbiamo ospiti a cena”-
 
Oscar salutò sua zia con un inchino, poi corse via cercando di evitarla il più possibile.
 
-“Fratello allora a che punto siamo?”-
-“E’ pronto lo ho addestrato io stesso”-
-“Lui cosa ne pensa di questo?”
-“Oscar fa quello che io gli ordino di fare”-
-“Tipico di te,  ma dimmi ha già capito la differenza? Questa è l'età più critica…”
-“ Non so, ma non ha importanza, Oscar sa perfettamente quanto sia fondamentale 
per noi e per la  Francia che adempia al suo dovere”-

-“chi altri ne è a conoscenza?”-
-“La famiglia reale, il Generale Bouille’, noi, Lassale il medico di corte, ma è da anni
un nostro fedele amico, Marie e Andrè…tutta gente di cui possiamo fidarci”

-“Bene molto bene, ormai caro fratello ciò in cui abbiamo sempre sperato sta per
realizzarsi: stasera sarà annunciato il fidanzamento ufficiale fra la principessa
Maria Antonietta e il nostro delfino di Francia il nipote del re… si fratello non
meravigliarti sai che ho le mie conoscenze a corte… presto la principessa giungerà
in Francia per andare in sposa al principe, in quell'occasione io chiederò di promuovere
Oscar a capitano della guardia reale con l’incarico esclusivo  di proteggere la principessa”-

-“Sarebbe meraviglioso”-
-“Certo questo permetterebbe a me di ritirarmi ad una vita più tranquilla e a te
di essere destinato ad altri incarichi per non parlare del prestigio che ci garantirebbe…
ma non sarà tanto facile, come ben sai anche il conte Girodel ambisce a quel posto per
uno dei suoi  figli minori. Ha qualche anno più di Oscar  ed ha appena finito l'accademia militare”-

-“Oscar è pronto per assumere il suo incarico non preoccuparti ti ho detto che a questo
ci ho pensato io”-

 
Brienne salutò suo fratello e si avviò verso la sua carrozza
 
 

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colonna sonora: Vampire Hunters
 http://youtu.be/rBl_1A63TU0
 
 
Qualche giorno dopo
 
 
La discussione  si fece accesa nelle stanze del Re, i due nobiluomini si affrontavano
urlandosi reciproche accuse: entrambi difendevano l'onore della propria casata, la posta
era alta si trattava di decidere chi dei loro figli  Oscar Francois oppure Victor Clemente dovesse
diventare il prossimo capitano delle guardie reali con l'esclusivo incarico di proteggere i principi reali.
 
-“Mio figlio è uscito dall'Accademia militare facendosi onore”- disse Hugo De Girodel
-“La mia famiglia è a capo della guardia reale da generazioni e generazioni e abbiamo
servito Sua maestà il Re e la Francia sui campi di battaglia di tutta Europa”-
ribattè il generale Jarjayes
-“Per un incarico così importante ci vuole l'uomo giusto”- e Girodel  sottolineò  quest'ultima
frase rivolgendosi al re.
 
Il generale  trasalì era stato solo un caso oppure quella frase conteneva un monito preciso?
Quanto aveva ragione sua sorella Brienne, aveva frequentato troppo i campi di battaglia e
troppo poco la corte e i suoi intrighi, ed ora si trovava su un terreno a lui sconosciuto: le sale
di palazzo reale! E rischiava di perdere tutto per colpa della sua ingenuità.
Aveva dato per scontato che al momento giusto Oscar avrebbe semplicemente preso
il suo posto: gli spettava, era un suo diritto pretenderlo, ma all'ultimo momento Girodel,
spalleggiato dal duca D’Orleans, all'importante ballo in onore del fidanzamento del principe,
tenutosi quella sera stessa, con un colpo di mano aveva presentato suo figlio Victor al Re
e aveva espresso la sua supplica a vederlo diventare capitano della guardia reale cercando
di strappare, fra il frastuono dei festeggiamenti, e un bicchierino di troppo, il consenso al
sovrano seduta stante.
Solo il caso e un bigliettino inviato di fretta e furia da Brienne aveva evitato il peggio.
 
-“Vostra maestà la mia famiglia ed io vi serviamo fedelmente,  non negate questo onore a
mio figlio. Oscar è tutta la vita che si prepara, morirebbe di vergogna se questa opportunità
 gli fosse negata”-

 
I due uomini continuavano a litigare incessantemente, il re aveva sonno ed era contrariato
di essere stato disturbato a quell' ora mentre si apprestava a mettersi a letto con Madame Du Barry,
la sua favorita, che continuava a versargli vino e a ridacchiare dei due nobili.
Guardò la donna, già in veste da camera, bella e giovane… e volgare…
 
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Si volgare come qualunque sgualdrina da taverna. Tutti lo rimproveravano a corte di questo,
ma lui ne era pienamente consapevole e gli piaceva.
Gli piaceva prendersi gioco dei suoi nobili imbalsamati che lo annoiavano terribilmente e di quella
tipica etichetta di corte che imponeva assurdi riti
Ma più di tutto gli piaceva quello che sapeva fare quella donna nell'intimità del suo letto, cose
che nessuna di quelle ochette tutte pizzi e merletti sapevano fare e di cui forse ignoravano
persino l'esistenza.
Gli piaceva quel linguaggio basso e scurrile che lei aveva in quei momenti chiamando le cose
come andavano chiamate! Si, senza di lei si sentiva vecchio, senza di lei in quella stupida corte
imbellettata dove gli uomini si incipriavano come le donne e le donne si sostituivano agli uomini
portando avanti dinastie intere,  sarebbe morto di noia.
 
-“Vostra maestà allora?”-  il Re fu strappato dai suoi pensieri, i due uomini attendevano una
risposta che gli stava facendo venire il mal di testa… Sbadigliò una volta,  poi pericolosamente
una seconda volta.
-“Vostra maestà se mi permettete un suggerimento”- sussurrò la donna al suo orecchio
-“ vedo che siete annoiato e contrariato da questa questione e voglio darvi una soluzione
immediata per rendere più semplice la risposta e dare a noi la possibilità di ritirarci a letto
il più in fretta possibile”-

-“Dite pure mia cara”-
-"Entrambi questi uomini dicono che i loro figli sono degni di quest' incarico?
Bene che lo dimostrino allora… Si sfidino ad un duello all'ultimo sangue il vincitore sarà
il nuovo capitano delle guardie reali”-

Il re rise fragorosamente -“Signori miei… ah le donne con le loro idee romantiche…
la contessa Du Barry suggerisce che i vostri figli si sfidino singolar tenzone, all'ultimo sangue,
e che il vincitore, di grazia, abbia quel posto e magari anche un vostro bacio appassionato
vero contessa?”-
la schernì-“ma qui non è in gioco il vostro amore mia cara ma la mia incolumità
e quella dei principi,  tuttavia..”
–continuò- “trovo che sia un'ottima idea… no no non mi guardate
così miei conti non sarà un duello all'ultimo sangue bensì una leale gara di abilità, 
una sfida alla spada fra i ragazzi. Chi si dimostrerà più forte e vincerà diventerà
il nuovo capitano delle guardie reali… Bene a questo punto è ora di andare.. lasciate queste
stanze.. anche un Re deve  riposare.”-

 
-Peccato- pensò la Du Barry -Con una sfida all'ultimo sangue ce ne sarebbe stato uno di
meno di questi stupidi nobili  inutili e il duca D’Orleans me ne sarebbe stato molto grato-
 

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colonna sonora: Ennio Morricone the Mission
 http://youtu.be/jmax47l2hLU
 
 
Il giorno dopo sulla via di  Versailles  alcuni uomini a cavallo parlavano con toni accesi
 
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-"Victor allora l'apriamo questa bottiglia?"-
-"Robert sta andando ad un duello vuoi che arrivi ubriaco?”-
-"Signori vi prego, godiamoci la passeggiata, e poi berremo il nostro champagne
sulla via per Parigi, il tempo di insegnare ad una persona quale dovrebbe essere
il suo posto in società”-

 
Ridevano rumorosamente, quando notarono un cavallo che ostacolava la strada
 
-"Signore fateci largo"-
 
 
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-"Chi di voi è il conte De Girodel? " –
-"Io ma ditemi chi siete non mi sembra di conoscervi"-guardandolo meglio
aggiunse-“ah…voi dovreste essere il mio avvesario  e cosa ci fate qui? Vi siete perso forse?
Sapete che fra meno di 10 minuti dovremo essere dinanzi al re o avete pensato bene
di battere in ritirata?"-

-“ In verità Signore più che battere in ritirata  vi ho aspettato qui per battermi con voi
in modo da evitare di farvi fare una brutta figura dinanzi a tutta la corte"-

-"Siete un vero presuntuoso come vostro padre"-
-"Lasciate perdere mio padre e se avete coraggio battetemi qui adesso, se lo fate mi
ritirerò dalla competizione ma se vinco io dovrete fare lo stesso"-

-"E sia, se proprio ci tenete vi rispedirò a casa a piangere tra le braccia di vostra madre"-
 
Scese da cavallo ed iniziarono a duellare.
 
 
Le loro spade s'incrociavano in un turbinio di mosse, nessuno dei due riusciva a  prevalere .
Così dopo buoni 20 minuti di assalti, Oscar decise che per chiudere quel duello non doveva
usare la forza ma sfruttare il suo corpo decisamente più leggero per anticiparlo. Si mosse verso
destra evitò un allungo e poi ruotando velocemente su se stesso si ritrovò alle spalle di Girodel
e, atterratolo con un colpo al polpaccio, poté portare la sua lama al collo del gentiluomo che
chiamò la resa.
 Abbassò la spada e lo sentì imprecare
 
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-"Maledizione io Victor De Girodel mi sono fatto battere da una…"-
-"Da una persona"- aggiunse prontamente Oscar prima che lui parlasse oltre- "da una persona
che come voi ha passato ogni giorno della sua vita ad allenarsi a sudare e studiare per
essere pronto un giorno ad adempiere al suo dovere"-

 
Girodel lo guardò e non aggiunse altro.
 
 
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Oscar gli tese la mano- "ed in questo non vi è nessun disonore conte Girodel"-
-"Bene Messeure  terrò  fede ai patti, manderò uno di questi uomini per annunciare
che ritiro la mia candidatura sarete voi il nuovo capitano della guardia"-

-"Conte Girodel  aspettate… siete molto abile con la spada e so che avete ricevuto
un'educazione militare di prim' ordine, che ne dite di diventare il mio vice, avrò bisogno di
un uomo di fiducia accanto a me"-

-"io farmi comandare da voi... Dovrei prendere ordini da una…" –
-"Girodel”- lo interruppe ancora una volta, avendo intuito cosa volesse dire-" io sono il
conte Oscar Francois De Jarjayes, mio padre è un generale dell'esercito di Sua maestà
il re di Francia, io sono il  suo erede e a Dio piacendo nuovo capitano delle guardie reali:
E’ questa la persona da cui prendereste ordini…"-

-"Certo, capisco, per il momento accetto, ma vi dico fin d'ora che non resterò
con le mani in mano… Vi metterò alla prova  e solo se siete ciò che dite di essere accetterò
di prendere ordini da voi… Altrimenti ci sarà un altro duello e stavolta di fronte a tutta la corte 
sarò io stesso a strapparvi i gradi dal petto"-

-"Vi siete spiegato bene conte Girodel"-
 
L'uomo messosi sull'attenti aggiunse  -"ai vostri ordini mio capitano" -
 
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Puntata di passaggio tra vecchi e nuovi personaggi. Non giudicateli subito cresceranno sia fisicamente
che caratterialmente. Dalla prossima riprendono gli intrighi e partono le storie d'amore tutte le immagini presenti sono tratte dai film maria antonietta del 1938, maria antonietta del 2005, lady oscar, la duchessa, le relazioni pericolose e dal sito photobuket. si tratta di immagini puramente dimostrative e inserite senza alcuno scopo di lucro
Grazie a tutte voi. Vi auguro buon anno 
 

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Capitolo 5
*** Fiori di strada e rose a Versailles ***


Quinta Puntata
“Fiori di strada e rose a Versailles”

 
 
Maggio 1770
 

 

 

 Colonna sonora: Ennio Morricone  Deborah's Theme 

 http://youtu.be/E0jFrXO22_o
 
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In una povera casa parigina la porta si aprì improvvisamente facendo sobbalzare la giovane ragazza alla finestra.
 
-"Jeanne che stai facendo alla finestra, con tutta la biancheria da stirare…"
 
La povera stanza era piena di abiti appesi ad asciugare
 
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-"Madre oggi si sposa il delfino con la principessa austriaca per l'occasione hanno aperto i giardini
di Versailles a tutti,  si danzerà e si farà festa per tutta la notte, dobbiamo sbrigarci o arriveremo tardi"-

-"ma quale festa pensi sempre a queste frivolezze. Qui abbiamo 1 milione di cose da fare, tutte le
dame di Parigi hanno abiti da  lavare e stirare dovremo lavorare tutto il giorno per rispettare le consegne"-

-"Madre vi aiuterò io lasciate andare Jeanne" - disse una flebile voce accanto alla donna
-"No Rosalie, anche Jeanne dovrà lavorare e smetterla di pensare a queste sciocchezze"-
-"Madre è vero che siamo gli ultimi discendenti dei Valois , se a quest'ora nostro padre fosse vivo
noi indosseremo
uno di questi bellissimi abiti e saremo invitate al ricevimento"-
disse Jeanne
 
Rosalie le sorrise.
Sua sorella era davvero bella ed era ovvio che essendo in età da marito desiderasse vestiti e
cose preziose.
Erano profondamente diverse sia fisicamente che caratterialmente
 
-"Ora basta Jeanne con le tue stupide fantasie torna al lavoro"-
-"No"- sentenziò stizzita –“ io andrò a Versailles"-
 
Sua madre si avvicinò e la schiaffeggiò.
 
-"tu non andrai da nessuna parte ora io e Rosalie usciremo a consegnare questi altri abiti
già pronti e al nostro ritorno voglio trovare la biancheria tutta lavata e stirata"-
così dicendo
lei e Rosalie  uscirono
 
Jeanne stava per rimettersi al lavoro quando dalla finestra sentì chiamare il suo nome
 
-"Nicolà"- disse affacciandosi
 
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-"Su Jeanne sei pronta?" - Chiese il soldato
-"No Nicolà io non vengo devo finire qui"-
-"Ma come, hai cambiato idea? Ho preso anche una carrozza in affitto… Ti farò arrivare a
Versailles come una vera dama di corte…"-

 
Jeanne rimase  per un attimo a pensare:  quelle parole le riecheggiavano in testa “come una
vera dama di corte”
 
-"aspetta qualche minuto, scendo subito"- gli urlo’ dalla finestra
 
 
Il portone del palazzo si aprì e Jeanne ne uscì saltellando, Nicolà rimase senza fiato:
la giovane aveva rubato un abito di seta da quelli da riconsegnare  e l'aveva indossato,
facendo risaltare ancora di più la sua bellezza.
L’uomo ne era innamorato. Si erano incontrati un giorno per strada, lei era immobile dinanzi ad una
vetrina, povera ma bella, lunghi capelli corvini e occhi scuri profondi dal taglio felino 
davvero fuori dal comune. Guardava con
insistenza un nastro rosso che non poteva permettersi, lui sottufficiale della guardia metropolitana
glielo regalò e da allora iniziarono a frequentarsi.
 
-"grazie Nicola, su ora andiamo sto morendo dalla voglia di vedere Versailles"- gli disse presa dall’entusiasmo
 
Lui le offrì il braccio e si avviarono verso una modesta carrozza che li attendeva.
 
-“prego Madamoiselle si appoggi a me”- e l’aiutò a salire
-“grazie Messieure”- rispose civettando
-“Andiamo a Versailles cocchiere”-
 
 

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Colonna sonora: Nicola Piovani  Il valzer della cioccolata
http://youtu.be/lyyq0HBtRrA
 
I saloni di Versailles risplendevano di 1000 luci e colori.
Le note della musica si diffondevano nell'enorme palazzo.
Nei corridoi una moltitudine di persone si affrettava a più non posso affinché nulla fosse fuori posto.
Lungo la scalinata centrale con passo deciso il giovane capitano delle guardie reali si apprestava a
raggiungere le stanze della principessa.
 
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Benchè non fosse nella sua natura farsi adulare, la sua figura alta, elegante ed orgogliosa attirava
consensi e brusii da parte di molte delle nobili damigelle presenti. Tutte pensavano che fosse il più
bel capitano che la Francia avesse mai avuto. Quella divisa bianca poi faceva risaltare ancora di più
i suoi capelli che sembrava emanassero lo stesso calore del sole e che quegli occhi avessero rubato
il colore del mare blu di Normandia.
Si fermò gentilmente a chiacchierare con alcune fanciulle. Aveva saputo dell'increscioso incidente
accaduto durante la firma dei registri del matrimonio: mentre la giovane principessa apponeva la sua firma
la penna aveva lasciato una grossa macchia nera.
 
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Ciò da molti fu ritenuto simbolo di sfortuna. Oscar congedò le damigelle, finse di ridere di quelle superstizioni,
ma in cuor suo era rimasto turbato.
Arrivò alla porta fece per bussare quando questa si aprì improvvisamente e lui si ritrovò letteralmente fra le
braccia una giovane fanciulla che sorridente fuggiva da una schiera di dame.
 
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Quando alzò lo sguardo fu uno shock. Oscar riconobbe subito la principessa e dopo un attimo di stupore la lasciò
andare inchinandosi con il rispetto che il suo rango richiedeva. Anche la principessa restò per un attimo senza
fiato: così da vicino il suo capitano era ancora più affascinante!
 
-"Capitano Oscar vi prego alzatevi"-
-"Altezza reale" -
-"Sono davvero felice che siate venuto a rendermi omaggio e spero che partecipiate ai  festeggiamenti"-
-"Principessa è un onore servirvi"-
-"Bene a  tra poco allora"-
 
La festa vera e propria ebbe inizio di lì a poco, tutta la nobiltà di Francia si era riunita per rendere omaggio ai principi.
I nobili danzavano, bevevano champagne e spettegolavano a più non posso.
 
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Maria Antonietta seduta accanto a suo marito e poco distante dal re rispondeva con noncuranza agli auguri che
riceveva mentre più di ogni altra cosa anelava poter ballare.
 
-"Principe perché non mi invitate a ballare"-
-"oh no per carità la danza non fa per me ma vi prego voi andate pure e ballate con chi desiderate "-
 
La principessa non si fece pregare, si alzò, cominciò a passeggiare per il salone e fu subito raggiunta dalle
figlie del re, le quali si accorsero dell'interesse che la giovane mostrava per il capitano Oscar
 
-"siete molto impressionata dal capitano vero?" -Disse la principessa Adelaide
 
Maria Antonietta arrossì, effettivamente si era accorta che lo stava scrutando con insistenza
 
-"permettetemi allora che vi presenti la contessa De Marteen  zia del  capitano"-
 
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Brienne si inchinò alla principessa, finalmente adesso poteva rivolgerle la parola
 
-"Marchesa che piacere conoscere una parente del mio capitano" -aveva detto “mio capitano” così senza volerlo
ma quel “mio” aveva fatto sorridere le figlie del re ed esultare Brienne.
-"vostra maestà sono lieta che mio nipote vi sia tanto caro così come lo è a me… Io amo molto la mia famiglia
d'origine tanto è vero che preferisco fregiarmi del titolo di contessa De Jarjayes piuttosto che del cognome di mio marito"-

-"Contessa scusate ma voi vestite di scuro forse che vostro marito?"-
-"Come se lo fosse principessa, anzi per me lo è ma non voglio angustiare Sua altezza reale con le mie sventure proprio
nel giorno del suo matrimonio, un giorno felice per noi e la Francia"-

-"Marchesa, ho poche conoscenze qui a corte e so che siete molto amica delle principesse reali, spero tanto di poter
condividere la vostra piacevole compagnia ancora"-

-"Altezza reale sarà un onore per me" - si inchinò e la lasciò in compagnia delle figlie del Re
 
La principessa fece cenno ad Oscar e lui si avvicinò.
 
-"Capitano non vi divertite? Speravo di vedervi al braccio di una dama e ballare stasera"-
-"Altezza, io sono un soldato e sono in servizio a vegliare su di voi e su questa festa, purtroppo non posso
permettermi distrazioni"-

 
-Che peccato-pensò  Maria Antonietta, le sarebbe proprio piaciuto ballare con lui.
 Improvvisamente la principessa sentì una donna alle sue spalle ridere sguaiatamente. 
Sedeva lasciva e la fissava in modo insolente accerchiata da gentiluomini e dame che sembravano adularla
 
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-"Oscar chi è quella donna"-
-"è la contessa Du Barry ed è la favorita del re"-
-"La donna che gli scalda il letto vorrete dire" -disse in tono ostile la principessa Adelaide
 -"pensate che non è nemmeno nobile di nascita e si trova qui solo grazie al duca di Germain " - aggiunse
la principessa Vittoria
-"Signore che mi dite, una donna così alla corte di mia madre non sarebbe mai stata ammessa, Oscar
voi cosa ne pensate?"-

-"Altezza ignorate pure una donna del genere, le principesse dicono il vero"-
-"si principessa ignoratela basterà non rivolgerle la parola se non lo fate lei non potrà nulla, voi siete di
rango superiore"-
aggiunse la principessa Sofia
-"Seguirò il vostro consiglio zie non le rivolgerò mai la parola"-
-"Bene permettete che mi allontani altezza  vado a fare un giro di ispezione, nei giardini la folla si sta
radunando e voglio accertarmi che tutto sia a posto"-

-"certo capitano andate pure"-
 
Oscar si inchinò e si allontanò.
 
-"E davvero affascinante"- si sorprese a dire Maria Antonietta alle figlie del re.
 
Le principesse risero di nuovo Adelaide si avvicinò ad un orecchio e le sussurrò qualcosa
 
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-"no ma non è possibile!!!"- disse sgomenta Maria Antonietta
-"altezza anche per questo gode  della completa fiducia del re e del principe vostro marito che l’ hanno
affiancato a voi per proteggervi in qualsiasi momento, potrete sempre disporre di lui di giorno e di notte,
persino nei nostri appartamenti privati potrete godere dei suoi servigi e della sua protezione"-

-“capisco, che delusione però…"-
 

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colonna sonora: Pride and Prejudice - Liz On Top Of The World

http://youtu.be/IISaqrS_XpQ

 

Nei giardini l'aria era più fresca.
Oscar cominciò a controllare che i suoi uomini fossero ai loro posti.
 
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Vide Andrè e Girodel  chiacchierare e s'avvicinò. Girodel si mise sull'attenti
 
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-"Come vanno le cose Girodel, tutto bene qui?"-
-"Nulla da segnalare capitano"-
-"bene Girodel andate pure di sopra ora, così potrete rendere omaggio ai principi anche voi secondo
il vostro rango, resto io con i soldati"-

-"grazie capitano, vado subito"- e corse via
-"Quel damerino tutto sommato non è poi così sciocco"-
-"Andrè …" - sorrise Oscar
-"beh farà contente diverse dame stasera, so che ha molto successo presso le  signore di corte annoiate
dai propri mariti"-

-"cosa ti fa parlare così di lui forse le vorresti consolare tu quelle dame?"-
-"Oscar ma che dici" –sorrise anche lui-"e poi”- continuò-“ dovrei accontentarmi di essere un ripiego, lo sanno
tutti che le dame di Versailles  vorrebbero essere consolata da te"-

-"ha ha ha ha Andrè…" -Risero entrambi
 
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Andrè nonostante non fosse nobile era stato beneducato e grazie al fatto di essere il suo personale
attendente e di avere un comportamento distinto in qualsiasi circostanza, poteva muoversi in molti degli
ambienti di corte senza suscitare scandalo, anzi si era attirato molte simpatie fra i nobili grazie alla lealtà
dimostrata alla famiglia Jarjayes .
Per Oscar era come un fratello.
 
-"andiamo a farci un giro Andrè"-
-"speravo proprio che me lo chiedessi Oscar mi sentivo tutto intorpidito"-
 

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colonna sonora: Soundtrack - Pride and Prejudice - The Militia Marches In
http://youtu.be/2zPiDRwKgVI
 
 
Nel frattempo anche Jeanne e Nicolà erano arrivati a Versailles .
Jeanne era ubriacata da tanto lusso e nobiltà
 
-"Nicolà che bello dai entriamo"-
-"entrare dove!"-
-"A palazzo"-
-"ma noi non possiamo"-
-"ma tu sei un soldato, hai la divisa e quelli entrano ed escono a piacimento"-
-"ma loro sono guardie reali e sono nobili"-
-"ma anche noi lo siamo, hai detto che tuo nonno lo era ed io sono l'ultima discendente dei Valois"
-"titoli che non valgono più nulla"-
-"ma guarda che codardo che sei, se non vuoi venire andrò io"-
-"Ma Jeanne  dove vai, ferma"-
 
In quel preciso istante  iniziò lo spettacolo dei fuochi pirotecnici e la folla si accalcò.
Così Nicolà la perse di vista.
Jeanne decise di approfittare di quest’attimo di distrazione per intrufolarsi a palazzo.
 
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 Passò l'ingresso mischiandosi fra le dame ma nel momento di salire il lungo scalone fu fermata
da una delle guardie
 
-"Madamoselle vi prego di seguirmi"-
-"che volete"-
-"Madamoiselle non fate storie prego"-
 
Jeanne fu costretta a tornare sui suoi passi e seguire il soldato che la portò fuori
 
-"chi siete? Voi non siete autorizzata ad entrare a corte"-
-"io, io… Vi prego perdonatemi"-
-"una borghese non è ammessa nelle sale di Versailles,  quello che avete commesso è
un reato molto grave"-

-"mi dispiace prego io volevo solo curiosare sul serio non avevo cattive intenzioni"-
-"dovrò denunciare l'accaduto sarete messa in prigione"-
-"Oddio no"- Jeanne iniziò a piangere
-"Madamoiselle ora vi prego, siete troppo graziosa per piangere… Suvvia vi credo, eravate
davvero solo curiosa?"-

-"Sì, sì volevo solo vedere i nobili il re e i principi, cinque minuti è sarei uscita"-
-"cinque minuti? Vi piacerebbe se io vi accompagnassi ad un ingresso secondario in modo
da non essere vista?"-

-"Oh si davvero fareste questo per me?"-
-"solo cinque minuti  però"-
-"sì sì promesso"-
 
Jeanne seguì il soldato in una zona del giardino molto isolata, l’uomo gli indicò una porta, lei entrò…
Ma dentro nella penombra vide che era solo uno sgabuzzino
 
-"che significa" –
 
il soldato la colpì, e lei cadde
 
-"sciocchina che non sei altro adesso ti faccio vedere io i fasti di Versailles "- cominciò a spogliarsi
-"Oddio che fate  Signore"-
-"beh io non ti denuncio ma adesso per ringraziarmi mi farai divertire un po'"- così dicendo l'afferrò
 
 Jeanne urlò e si dibatte' ma quell'uomo era troppo forte per lei.
Cominciò a toccarla dappertutto . Quando si sentì ormai persa improvvisamente due uomini spalancarono
la porta e si avventarono sul soldato.
 
-"Fermo porco che non sei altro"-
 
 Jeanne si accorse che uno degli uomini era in divisa e che con un colpo solo aveva  stordito il soldato
mentre l'altro uomo lo teneva immobilizzato a terra.
 
-"Andrè,  lega a quel palo questa bestia. Soldato domani tu darai le  dimissioni e se non lo farai ti
denuncerò al tribunale militare"-

Poi rivolgendosi a Jeanne-"madamoselle state bene quel uomo vi  ha fatto del male?"-
-"No, no, ma se non foste arrivati voi in tempo io non so cosa mi sarebbe successo" -e così riprese
a piangere.
 
Oscar notò che doveva avere più o meno la sua stessa età ed era molto bella seppur vestita con
abiti semplici. Le prese la mano e la baciò.
 
-"Sono il capitano delle guardie reali  Oscar Francois De Jarjayes vi scorterò fuori di qui e vi prego
non piangete… siete venuta da sola?"-

-"No con un amico ma ci siamo persi nella folla"-
-"vi aiuterò a cercarlo andiamo. Andrè non muoverti di qui manderò Girodel e due soldati ad occuparsi
di quest' essere"-

-"va bene Oscar"-
 
Oscar camminava sorreggendo Jeanne e  la ricondusse al centro dei giardini, molti  nobili e dame che
li incrociavano s'inchinavano a salutare. Oscar ricambiava in modo formale. Solo allora Jeanne si rese
conto di quanto fosse stata stupida: guardando quelle dame e i loro abiti da sera capì che al confronto
il suo di abito appariva davvero misero per non parlare delle scarpe, fortunatamente nascoste dal vestito,  
davvero vergognose, e pensare che fino a quel momento aveva creduto di essere vestita come una gran
dama ed invece…
 
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Ecco perché quella guardia si era subito accorta che lei non era una nobile.
 
-"Jeanne eccoti finalmente"-
-"Nicolà  ti ho trovato"-
 
l'uomo resosi  conto della presenza di un ufficiale si mise sull'attenti
 
-"riposo soldato state più attento alla vostra amica, riaccompagnatela a casa che è tardi"-
-"sissignore"-
-"arrivederci madamoiselle "- Oscar le baciò la mano e lei lo guardò rapita
-"ma che fine hai fatto"- disse Nicolà. Poi si alterò nel vedere che la ragazza seguiva con lo sguardo
quel ufficiale-"che voleva quel damerino"-
-"nulla mi ha salvata ma lasciamo stare"-
-"come lasciamo stare, che vorresti dire"-
-"lui sì che è un vero nobile e che uniforme, che portamento, che eleganza"-
 
Nicolà  s’ingelosì
 
-"che vorresti dire che io al confronto sono solo un pezzente…ma guarda un po' chi ti credi di essere,
sei solo una stupida lavandaia piena di illusioni"-

-"come ti permetti, tanto cosa ne vuoi capire tu di un uomo come lui"-
-"questo è troppo, perdo tempo con te spreco  soldi per la carrozza i fiori i regali e tutto questo per vederti
fare gli occhi dolci dietro al primo damerino che ti capita"-

-"soldi? E quali soldi, quali regali? Uno stupido nastro da quattro lire" -così dicendo se lo tolse dai capelli
e glielo tirò indietro
-"e sia, vai al diavolo!"-
 
Se ne andò lasciandola lì
 
-"Nicolà, Nicolà"-ma lui non si voltò- maledizione- pensò- e adesso come torno a casa?"-
Cominciò ad incamminarsi a piedi ma ben presto si rese conto che la strada era tanta
Sentì il rumore di una carrozza, decise di provare.
 
-"ferma vi prego fermatevi ad aiutare una povera discendente dei Valois"-
 
La carrozza si fermò ed una donna anziana ne venne fuori
 
 -"dei Valois hai detto?"-
-"Sì signora mio padre era un nobile ma ora i miei sono morti, sono venuta a corte sperando c
he i principi ascoltassero le mie suppliche ma non mi hanno nemmeno fatta entrare.

 Io sono sola non ho più nulla e non so che fare" -finse di piangere
-"oh povera piccola ridotta in questo stato, io sono la Marchesa De Brambillè, non puoi tornare a
Parigi così di notte tutta sola, ti porterò con me a casa mia, sali"-

-"grazie, siete così buona, grazie"-
 
Non riusciva a crederci… La fortuna una volta tanto aveva preso a girare dalla sua parte.
 

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Capitolo 6
*** Maschere ***


Sesta Puntata
“Maschere”
 

 
gennaio 1772

colonna sonora: La Duchessa
http://youtu.be/zPBAj9Fu5P8

Oscar sorseggiava la sua cioccolata guardando fuori dalla grande vetrata del salottino in cui amava spesso trattenersi di fronte al camino acceso.
Era inverno inoltrato e  aveva freddo.
 
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-"Buongiorno Oscar"-
-"Andrè buongiorno"- gli sorrise -"sei rientrato tardi ieri"-
-"in verità si Oscar"-
-"è un po' di tempo che rincasi tardi la sera… C'è qualche motivo particolare?"-
-"Ma nulla di che… Ho fatto amicizia con dei soldati della guardia, passiamo un po' di tempo insieme a Parigi a bere e a chiacchierare"-
-"che tradotto vuol dire ad ubriacarvi e a fare i cascamorti  con la locandiera”-
 
Andrè sorrise
 
-"voglio venire anch'io una di queste sere"-
-"non è un posto per te"-
-“come sarebbe a dire!"-
 
Lo fulminò con lo sguardo
 
-"calmati… Intendevo non è un posto per un nobile del tuo rango”-
-"ma io sono anche un soldato e tu hai detto che ci sono altri soldati lì… hai paura che la locandiera si innamori di me?"-
 
Stavolta risero entrambi
 
-"Oscar a che ora andrai a Versailles oggi?"-
-"Sul tardi  la principessa ha chiesto di me per un favore personale"-
-“sembra incredibile  sono già passati due anni da quando è arrivata qui"-
-"già e da quando io sono diventato capitano della guardia… Sai Andrè mi manca un po' la vita spensierata che conducevamo un tempo.
In questi due anni non ho fatto altro che dedicarmi alla famiglia reale e ai doveri verso la mia famiglia"-

-"sei stanco Oscar?"-
-"Un po' sì… Ho bisogno di distrarmi…allora mi ci porti una di queste sere con voi?"-
-"vedremo… Come vanno le cose fra la contessa Du Barry e la principessa?"-
-"È sempre guerra aperta, lei non le rivolge la parola e la contessa cerca di istigare il re ad obbligarla a farlo… S
to cominciando a preoccuparmi Andrè, quello che era cominciato come uno stupido gioco ora sta diventando una questione di Stato"-

-"già, biasimare la favorita del re e come biasimare la condotta del re e il re stesso… Mossa pericolosa per la nostra giovane principessa"-
-" comunque non intendo mischiarmi in questa stupida diatriba fra due donne"-
 
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-"e invece dovrai farlo" -rispose la voce improvvisa di sua zia Brienne
-"zia buongiorno qui di buon'ora"- disse Oscar infastidito
-"reco notizie da Versailles sia La Du Barry  che Maria Antonietta hanno chiesto di avere  tua madre come dama di compagnia"-
-"mia madre? Ma certo vogliono che io mi schieri… Non permetterò che per colpa mia possa accadere qualcosa a mia madre"-
-"non puoi opporti è un ordine del re"-  nella camera erano giunti anche suo padre sua madre e Marie la governante
-"maledizione"- e battè i pugni sul tavolo
-"Oscar devi decidere da che parte stare, ormai non puoi più rimanere neutrale"- disse Andre'
-"La contessa Du Barry è molto potente, il re fa tutto quello che vuole"- disse il generale De Jarjayes
-"ma la principessa sarà la futura regina di Francia" - lo interruppe Andrè
 
A questo punto Marie tirò fuori una mestolo dalla tasca e lo colpì
 
- "Andrè quante volte devo ripetertelo che non devi permetterti di entrare nelle discussioni dei tuoi signori"-
-"ma nonna…"-
-"No, lascia che parli"-  disse Brienne- "Andrè sembra essere l'unico qui ad avere del buon senso, la Du Barry godrà pure di
molto potere, ma è un potere temporaneo, il re ha già 65 anni e non vivrà ancora a lungo, alla sua morte Maria Antonietta sarà
regina ed io sono certa che il primo ordine che darà sarà proprio quello di farla allontanare dalla corte. Se Oscar decidesse di stare
dalla parte della contessa perderebbe la stima e la fiducia che gode presso la principessa e le figlie del re. Non vedo questa cosa
come potrebbe favorirci"-

-"zia state sprecando fiato inutilmente ho già deciso che mia madre sarà la dama di compagnia della principessa Maria Antonietta,
e questo non per fare un favore a voi o alla nostra famiglia ma semplicemente perché io per la principessa nutro grande affetto e stima"-

 
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-"bene allora così sia"- aggiunse suo padre-"Marguerite, andiamo a Versailles a ringraziare la principessa"-
-"vengo con voi la principessa ha chiesto di me"- disse Oscar
-"Brienne tu ci raggiungi a Versailles ?"- Chiese il generale
-"più tardi, ho altre commissioni da sbrigare per conto della principessa Adelaide"-
-"bene arrivederci allora"-
 
si salutarono e uscirono dalla stanza piuttosto in fretta
Andrè stava per congedarsi dalla marchesa ma lei lo fermò
 
-"Andrè, sei un giovanotto molto a modo"-
-"grazie madame"-
-"so che vuoi molto bene ad Oscar in fondo siete cresciuti insieme come fratelli"-
-"è vero"-  distolse lo sguardo
-"mi raccomando Andrè, fa che non gli accada nulla, e soprattutto sii la sua ombra, Oscar e avventato, impetuoso, alcuni suoi
comportamenti potrebbero danneggiarlo, per esempio non è stata una buona idea mettere il figlio di uno dei nostri nemici il conte
Girodel, come suo vice, tu sei intelligente e con un carattere più riflessivo, cerca di fare in modo che non si metta nei guai… Proteggilo!"-

-"con la mia stessa vita lo farei se fosse necessario madame"-
 
Brienne non aggiunse altro era esattamente ciò che voleva sentirsi dire.
 
 
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Le dame presenti si erano meravigliate nel vedere anche oggi il capitano a corte: Oscar era sempre molto ammirato e sapeva che
alcune di loro erano segretamente innamorate di lui. Aveva persino ricevuto bigliettini e segrete lettere d’ammirazione.
Rispondeva con cortesia agli assalti di queste damigelle, ma allo stesso tempo non permetteva a nessuna di entrare mai troppo
in confidenza.
Pensò che molte di quelle smancerie venivano elargite con uguale generosità anche ad Andrè seppur egli non fosse nobile, e a
Girodel, che si diceva godesse fama di seduttore.
Si mise a pensare ad Andrè.
Erano cresciuti insieme come fratelli e condividevano tutto, lui era l'unico che poteva stargli accanto, chiamarlo per nome,
dargli del tu, e addirittura entrare tranquillamente nelle sue stanze, eppure nonostante questo, adesso che ci pensava, non aveva
mai ricevuto una sua confidenza, il nome di una donna su cui fantasticare o elaborare strategie amorose. Le sentiva fare dai sui
soldati spesso, nei loro alloggi o durante i turni di guardia per ammazzare il tempo… Certe volte si fermava ad ascoltare di nascosto
quelle discussioni: lunghi racconti di avventure amorose vissute o solo sognate.
Ma Andrè no, lui non era come gli altri, quando lo provocava gli rispondeva con un sorriso e cambiava repentinamente discorso.
Eppure era bello Andrè o almeno doveva esserlo visto come lo guardavano le stesse cameriere di casa Jarjayes. Si scoprì ad arrossire
di questo pensiero e non capì il perché.
- E tu Oscar?-
Spesso provava a pensare a se stesso guardandosi allo specchio, cercando quel filo di barba che non ci sarebbe mai stato, scuotendo
i capelli d’oro, bellissimi e lucenti, osservando il suo corpo che cresceva nel modo sbagliato. E allora 1000 dubbi lo assalivano sul futuro…
Si sarebbe mai innamorato? Avrebbe mai desiderato un figlio?
Aveva 16 anni l’età in cui le sue sorelle avevano contratto matrimonio e addirittura avevano avuto dei bambini che adesso riempivano
casa un paio di volte l'anno… Ma lui cos'era?
-“ Il Conte Oscar Francois De Jarjayes capitano delle guardie reali”-disse ad alta voce il valletto reale annunciando il suo arrivo negli
appartamenti privati della principessa.
 Il destino così aveva voluto…
 
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Oscar si guardò intorno, la principessa non c'era, alla sua destra notò tre cameriere che ridacchiavano coprendosi il volto con le mani…
 
-"Cameriera dov’ è la principessa?"-
-"in questa stanza capitano"- scoppiarono a ridere
-"ma Marchesa De Lavoisiere che state dicendo e che fate vestita così? E anche voi duchessa De Rocheford"-
 
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-" capitano allora siamo davvero ben mascherate se nemmeno voi ci avete riconosciute"- si fece avanti la terza cameriera
-"principessa Maria Antonietta" -si inchinò- "non capisco… Vestita da cameriera?"-
-"Non trovate che sia stata un'idea geniale? Così davvero nessuno mi riconoscerà al ballo"-
-"ballo? Quale ballo?"-
-"Il ballo in maschera all'Operà di Parigi" -intervenne la marchesa
-“si Oscar era questo il favore che volevo chiedervi noi vorremmo parteciparvi di nascosto e voi ci accompagnerete"-
-"principessa dovrò organizzare la scorta ci vorrà un sopralluogo"-
-“Oscar così si verrebbe a sapere ed il re sicuramente ce l’ho impedirebbe…no, dovrà rimanere un segreto è per questo che abbiamo
deciso di mascherarci da cameriere! Nessuno penserà mai che io possa essere la principessa di Francia, così in incognito ci divertiremo un mondo"-

-"ma principessa potrebbe essere pericoloso"-
-"Oscar se ci siete voi a proteggerci  sono certa che non ci accadrà nulla!!!"-
 
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La carrozza correva spedita per le strade di Parigi, la principessa si agitava sporgendosi dal finestrino.
Oscar faticava a tenerla a freno, se almeno ci fossero stati Andrè e  Girodel si sarebbe sentito più sicuro. Al ballo poteva partecipare
chiunque, ricco o povero, nobile o meno,  nascosti dietro una maschera quella sera erano tutti uguali.
 
-"Altezza mi raccomando mi avete promesso che resteremo solo un paio d'ore e che sarete sempre dove possa vedervi, non dovete
assolutamente allontanarvi"-

-"sì capitano non preoccupatevi"-
 
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colonna sonora: Giuseppe Verdi libian ne’ lieti calici
http://youtu.be/RZUonmbtVQo
 
L'Operà era piuttosto grande e c'era gente ovunque. Oscar pregò che filasse tutto liscio, in caso contrario non sapeva proprio come
avrebbe potuto far fronte a qualche emergenza da solo.
Nonostante i vestiti da cameriere le giovani donne ed in particolare la principessa vennero subito notate per la loro bellezza e la loro grazia.
In particolare un uomo prese a corteggiare insistentemente la principessa e danzò con lei incessantemente per tutta la sera.

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 Oscar non li perse un attimo di vista e trasalì  quando si accorse che l'uomo durante un minuetto l'afferrò per portarla fuori.
Corse sul balcone e lo trovò inginocchiato a baciarle la mano mentre le chiedeva con insistenza il suo nome.
La Principessa sembrava imbarazzata, ma allo stesso tempo era palese che gradisse quelle attenzioni.
 
-"signore"- disse afferrando il braccio e staccandolo dalla principessa- "lasciate stare questa dama"-
-“e perché mai chi siete voi"- rispose l'uomo
-"madame per favore ora raggiungete le vostre amiche e lasciatemi parlare con quest'uomo"-
-"Oscar vi prego"-
-"madame.. per favore… andate"- la principessa rientrò
 
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-"capisco, la signorina  è forse la vostra fidanzata giovanotto?"-
-"Ditemi il vostro nome e la vostra occupazione"-
-"beh se proprio volete saperlo sarebbe buona educazione che mi diceste prima il vostro"-
-"sono il conte Oscar Francois De Jarjayes"-
 
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-"io sono il conte Hans Axel Von Fersen , ufficiale dei dragoni di Svezia, mio padre, è il ministro degli esteri di Sua maestà 
Re Gustavo… Sono qui a Parigi per terminare i miei studi formativi"

-"bene conte Fersen se proprio ci tenete a parlare con quella donna fate regolare richiesta a corte"-
-"volete dire che non si tratta di una cameriera"-
-“no signore"-
-"allora spero di non avervi offeso col mio comportamento, sappiate che non era mia intenzione recare offesa a voi e alla
vostra fidanzata è una donna così bella ed esuberante e dalla sua grazia avevo comunque intuito che quello fosse solo un costume"-

-"Capitano,  Capitano presto aiutateci!!!"-
-“marchesa che succede…"-
 
Oscar e Fersen si precipitarono nell'androne e qui trovarono la principessa e la duchessa accerchiate da cinque uomini
visibilmente ubriachi che tentavano a turno di farle ballare apostrofandole in modo piuttosto volgare.
 
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Oscar guardò Fersen-"conte Fersen io non indosso un costume sono il capitano delle guardie reali, avete detto di essere
un soldato, per favore aiutatemi a scortare le signore all'uscita e fatele salire sulla carrozza che attende fuori"-

-"va bene"-
-"voi.. fermi"-
-"ehi bel soldatino, vuoi divertirti con noi!"-
 
Oscar affiancò  le dame, Fersen gli fece scudo col corpo e guadagnarono l'uscita
 
-"che gioco è questo ci stavamo solo divertendo.. ho capito tu e quel damerino volete quelle dame tutte per voi" - disse alterato
uno degli uomini
-"Signori il gioco è finito quelle dame sono con me"- disse Oscar con tono severo
 
Diede uno spintone ad uno degli uomini che cadde e uscì voltando le spalle, ma non appena fu nel cortile altri
due, accorsi, lo afferrarono
 
-"lasciatemi"-
 
uno degli uomini lo bloccò alle spalle l'altro cominciò a prenderlo a pugni. Oscar provò a dibattersi per difendersi, ma nonostante
fossero ubriachi quegli uomini erano troppo forti.
Quando sembrava non avesse più scampo intervenne Fersen nella mischia.
Oscar riuscì a liberarsi e ad avere la meglio sull'uomo che lo teneva fermo, alla fine accorsero altri cavalieri che divisero i contendenti.
 
-"state bene" -Fersen corse da lui- "vi hanno colpito?"-
-"Non è nulla" –rispose Oscar  toccandosi il volto
 
 Aveva un labbro spaccato da cui perdeva sangue
 
-"Le signore…"-
-"Non preoccupatevi sono sulla carrozza al sicuro"-
 
Si avviarono verso il cancello d'uscita dove attendeva la carrozza.
Maria Antonietta quando vide Oscar così sanguinante si spaventò molto
 
-"Oscar mio Dio che vi hanno fatto, è tutta colpa mia se non avessi insistito a venire qui stasera non vi sarebbe accaduto nulla"-
-"non preoccupatevi principessa sto bene"-
-"principessa?"- Disse il conte Fersen guardando la donna
-"grazie conte Fersen per l'aiuto"-
-"ma…"-
-"Vi prego non aggiungete altro dobbiamo tornare a Versailles"-
 
Oscar salì in carrozza e ripartirono lasciando il conte Fersen con nel cuore un atroce dubbio.
 
 
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-"Signore ma com'è possibile, come è successo?"-
 
Andrè sentì urlare spaventata sua nonna dal salone e si precipitò giù dalle scale
 
-"nonna, cosa c'è…"-
 
Entrò nella sala, Oscar era di spalle guardava fuori, era una giornata uggiosa
 
-"e tu dov’eri  stupido scansafatiche"- lo apostrofò dandogli un pizzicotto
-“Ma nonna dov'ero quando, si può sapere cos'è successo"-
-"ora andiamo "- interruppe Oscar.Poi posò la tazza e si voltò verso Andrè che rimase di stucco
Aveva un labbro gonfio e uno zigomo viola
 
-"ma che ti è successo"-
-"Signor conte il vostro bel viso" - disse una delle cameriere presenti nella stanza
-"idiota" -urlò sua nonna–“ il tuo compito è proteggerlo, altrimenti che ci stai a fare qui"-
-" io non ne so nulla accidenti" –
-“andiamo Andrè prendi i cavalli, nonna sto bene" - disse Oscar
 
Cavalcarono verso Versailles lentamente, Oscar raccontò tutti gli avvenimenti della sera precedente
 
-"cosa? Cinque uomini?"-disse Andrè turbato–“Avresti dovuto impedirle di andare al ballo oppure avvisarmi in qualche modo vi avrei raggiunti"-
-"comunque è andato tutto bene"-
-"bene, ma ti sei guardato?"-
-"non fare la signorina Andrè, sono cose che possono accadere , dimentichi che sono un soldato, e comunque non rimarranno
segni sul volto se è questo quello che ti preoccupa"-

-"quello che mi preoccupa è la tua ostinazione a non voler capire… Dannazione Oscar erano cinque uomini, hai idea di  quello
che potevano farti?"-
Andrè  era rosso dalla rabbia
-"non c'è bisogno che urli così, e poi basta con questa storia!!! Mi trattate tutti come se fossi un bambino, non lo sono più"- spronò
il cavallo e corse via.
 
Colonna sonora: gee gives up baby-the duchess
http://youtu.be/cZ_CVKp0fb0
 
-Oscar perché non vuoi accettare la realtà?  Perché ti ostini ad essere ciò che non sei? Prima o poi potrebbe capitarti
qualcosa di brutto ed io non riuscirei mai a perdonarmelo.-
Con questi tristi pensieri nella testa Andrè spinse il suo cavallo a galoppo
Arrivarono a Versailles
Scesero da cavallo
 
- "Oscar ti prego torna indietro non è troppo tardi"-
-"ma cosa dici Andrè"-
-"ti prego Oscar, getta via questa divisa,  non è questa la vita che fa per te, non ce la faccio più a saperti continuamente in pericolo "-
 
Oscar lo fissò, non lo aveva mai visto così prima d’ora, lui si avvicinò e l'afferrò con un gesto intimo come non aveva mai fatto.
 
-"Oscar una rosa sia essa bianca o rossa sarà sempre una rosa. Una rosa non potrà mai diventare un lillà"-
 
 Sgranò gli occhi come se qualcuno gli avesse conficcato una lama nel cuore, reagì in modo violento colpendo Andrè
talmente forte da farlo cadere
 
-"Io sono il conte Oscar Francois De Jarjayes e tu Andrè  Grandiè, mio attendente, non permetterti mai più di metterlo
in discussione né di parlarmi così"-

 
Furente come non mai, entrò nel suo ufficio
 
 
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colonna sonora: none can die Tristano & Isolde soundtrack
http://youtu.be/N3x6Hc8Y27s
 
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-"Vi ringrazio enormemente per avermi permesso di venire con voi a Versailles stamattina"-
-"conte Fersen non lo dite nemmeno era il minimo per onorare l'amicizia che mi lega a vostro padre, ma ditemi questa dama che cercate
sapete almeno il suo nome o il suo titolo?"-

-“no Messer "-
-"ah giovanotto, Versailles è piena di belle dame, non sarà affatto facile per voi trovarla"-
-"ci riuscirò ad ogni costo"-
-" ah ah ah, beata gioventù, d'altronde anch'io per una bella dama avrei fatto follie"-
 
Il conte Fersen e il suo accompagnatore entrarono nella sala degli specchi poco dopo le dodici. L'uomo fu presentato a buona parte della
nobiltà presente con cui si intrattenne però malvolentieri.
Non faceva altro che guardarsi intorno cercando con lo sguardo la dama incontrata all' Operà  la scorsa notte, non riusciva  a togliersi dalla
mente le parole del capitano della guardia “ se volete parlare con questa dama venite a corte…" poi l'aveva chiamata principessa ed una
sottile inquietudine si era fatta strada… Un'inquietudine che trovò conferma poco dopo quando il valletto annunciò l'arrivo in sala dei principi reali.
 
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Lei era lì. Bella più di quanto l'avesse sognata. Altera ed elegante così come il suo rango le imponeva di essere.
Dispensava sorrisi e  cenni di saluto discreti a tutti i nobili che via via le si inchinavano.
Lei era la stella Versailles. La rosa più rara che avesse mai visto.
Lei era la principessa di Francia Maria Antonietta.
L’ aveva temuto, l'aveva capito. A quel dubbio ora si sostituiva questa tremenda certezza
Al suo passaggio si inchinò nascondendo il volto
 
-“Principessa vi prego permettetemi di presentarvi un mio caro amico il conte Hans Axel Von Fersen"-
 
Quando l'uomo si alzò la principessa non riuscì a nascondere il suo stupore, riconoscendo in lui il cavaliere con cui aveva
ballato tutta la notte
 
-"altezza reale, ero a conoscenza della vostra bellezza e della vostra grazia, ma vista così da vicino sono ancora più sbalordito,
vi porgo umilmente i miei omaggi"-

-"conte… Conte Fersen è un piacere avervi qui a corte spero vi troverete a vostro agio”-
-"sicuramente altezza"-
-"siete straniero vero?”-
-“si principessa, la mia madre patria è la Svezia”-
-“ allora venite a trovarci spesso per parlarci del vostro paese, nostro alleato"-
-"sarà un piacere ed un onore per me"-
 
Si salutarono, lei riusciva a malapena a mantenere la calma.
Lui era li. Bello e nobile come i cavalieri di quei racconti che l’appassionavano tanto.
Era venuto davvero a corte.
L'aveva cercata.
Ma ora?
Ora che sapeva non essere una semplice cameriera bensì la futura regina di Francia cosa avrebbe fatto?
Così turbata passò tutto il giorno nei suoi appartamenti annullando tutte le udienze.
 
--------
 
 
Oscar finiva di firmare ordini e note di spesa nel suo ufficio
 Era stata una pessima giornata.
Aveva scaricato il suo malumore sugli uomini durante l'addestramento, ma ancora non riusciva a calmarsi e soprattutto
pensando alla conversazione avuta con Andrè, gli saliva di nuovo il sangue alla testa.
Bussarono
 
-"avanti"-
-"capitano"-
-"Girodel venite"-
 
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-" c’è un uomo fuori, dice di conoscervi vorrebbe un colloquio con voi. Si è presentato come conte Von Fersen"
-"conte Von Fersen…certo fatelo attendere in cortile lo raggiungo subito" –Pensò che ci mancava solo lui oggi
-"ah capitano, la prossima volta che decidete di fare a pugni almeno siate più prudente cinque contro uno mi sembra davvero troppo!" -
-"Girodel, voi come avete saputo"-
-"La duchessa De Roucheford …vedete …ha la dolce abitudine di parlare di continuo quando le si accarezzano certi punti" –
 
Oscar chinò il capo imbarazzato
 
"Oh perdonate capitano… E che certe volte mi dimentico che voi siete… Cioè intendo dire siete un mio superiore"-
-"no  Girodel, qui siamo in una caserma fra uomini e poi siamo amici, non dobbiamo rispettare per forza l'etichetta… Semmai
trovo riprovevole che la duchessa chiacchieri dei segreti della famiglia reale con chiunque"-

-"ma capitano io non sono chiunque"-
-"siete il suo amante questo l'ho capito e siete un uomo d'onore che mai riferirebbe ad altri certi particolari, ma quando domani
questa storia finirà chi ci dice che  il prossimo uomo che allieterà le notti della duchessa sia altrettanto discreto?"-

-"Comunque capitano voglio dirvi che siete stato davvero coraggioso, avete tutta la mia stima"-
-"grazie Girodel ma adesso andiamo, devo scambiare due parole con questo conte"-
 
Uscirono.
 
-------
 
Colonna sonora : my heart will go on  instrumental
http://youtu.be/VWxKR8cwjvY
 
Si appartarono dietro una grossa quercia in giardino
 
Photobucket
 
-"scusate conte Fersen se vi ho portato qui ma preferisco parlare lontano da orecchie indiscrete"-
-"certo capitano,  a proposito come vi sentite, avete il viso un po' gonfio"-
-"non è nulla, comunque volevo ringraziarvi per ieri sera senza il vostro aiuto penso che mi sarei fatto ben altro"-
-"non mi ringraziate è stato un onore per me aiutare voi e… La principessa di Francia"-
 
Si guardarono in silenzio
 
-"così ora sapete"-
-"non ho chiuso occhio… ho cominciato a sospettare, e stamane ho avuto la conferma"-
-"vi prego allora di mantenere il più stretto riserbo sulla questione"-
-"non preoccupatevi capitano nemmeno sotto tortura parlerei degli avvenimenti di stanotte"-
-"bene… vi tratterrete molto a Parigi?"-
-"si , rimarrò qui un bel po' per completare gli studi, poi tornerò in patria a riprendere il mio servizio nei dragoni la carriera militare
sembra essere una delle poche occupazioni onorevoli al giorno d’oggi per chi come me non è primo figlio…e voi avete fratelli?"-

-"cinque sorelle, io sono l'erede di casa Jarjayes,  mio padre è un generale dell'esercito di Sua maestà, prendere la divisa per me è stato naturale"-
-“capisco…mi ha fatto davvero piacere parlare con voi capitano spero di incontrarvi presto"-
-“lo spero anch'io conte"-
-"capitano … Mi chiedevo, non ho molti amici qui in Francia, mi farebbe piacere qualche volta desinare con voi, scambiare quattro
chiacchiere magari andare un po’ in giro insieme, se non vi disturbo naturalmente"-

-"ma che dite sarà un piacere,  venite pure una di queste sere a casa mia"-
-"bene a presto allora"-
-"arrivederci"-
 
---------
 
 
Quella sera tornò a casa da solo.
Andrè non era al suo fianco.
Ripensò all'assurda giornata appena trascorsa e  non riusciva capacitarsi.
Per la prima volta nella vita aveva trattato Andrè come un suo sottoposto, uno inferiore di rango, e ora ne soffriva.
L'aveva fatto perché lui si era preoccupato.
L'aveva fatto perché lui non lo trattava come un uomo… in  grado di cavarsela da solo.
Poi però si era imbarazzato per le confidenze di Girodel “da uomo a uomo” e si era quasi meravigliato che il conte di Fersen
gli avesse offerto la sua amicizia “fra uomini”.
Era profondamente turbato e anche triste.
Arrivò a casa, si spogliò, si guardò allo specchio e  ripensò alle parole di Andrè, aveva capito fin troppo bene il loro significato.
Guardò la divisa sul pavimento -Andrè è troppo tardi io non posso più tornare indietro”- parlò  alla sua immagine riflessa.
Indossò la sua vestaglia da camera, sentì bussare, doveva essere una delle cameriere salita a portargli il cognac che aveva chiesto
 
-"lascia pure sul tavolo"-disse mentre usciva dal suo spogliatoio
-“ai suoi ordini"-
-"A… Andrè… io credevo fosse la cameriera"-
 
Lo fissò con occhi sofferenti
 
-"Andrè senti io non…"-
-"Buonanotte signor conte" -disse lui gelidamente e uscì senza voltarsi.

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Nella realtà storica la principessa parla per la prima volta alla Du Barry il 1 gennaio 1772, qui l'avvenimento è posticipato di qualche mese
In questa fanfic l'incontro con Fersen avviene 2 anni prima ed egli è già ufficiale dei Dragoni
Grazie a tutte chiedo venia per queste imprecisioni, ma ho già spiegato il perchè mi concedo qualche "libertà" sulla storia originale

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Capitolo 7
*** Vento del Nord ***


SETTIMA PUNTATA
 “Vento del Nord”

 
 
Colonna sonora: Othello soundtrack
http://youtu.be/KgQ5Q2eE84c
 
Le spade s'incontravano e si scontravano ripetutamente con forza ed eleganza come se fossero artigli, prolungamenti di due strani mostri mitologici.
Non c'era stanchezza, non c'era incertezza in quelle braccia che li impugnavano.
I due contendenti si affrontavano con un vigore tale come se da quel duello dipendessero le sorti della loro vita o della Francia stessa.
Andrè seguiva con lo sguardo poco distante, da tempo ormai un forte sentimento di gelosia si era impadronito del suo cuore.
 
Photobucket
 
Era iniziato due mesi prima, la sera che quell' uomo si era presentato a palazzo Jarjayes  per parlare con Oscar, che l'aveva ricevuto con un
gran sorriso ed erano rimasti a chiacchierare fino a tarda notte.
Era cresciuto come uno strano parassita, dentro di lui, quando li aveva sentiti darsi  appuntamento  per una cavalcata lungo il fiume.
Aveva raggiunto il picco massimo, trasformandosi in una pericolosa malattia che gli stava rodendo l’anima, quando li aveva visti andare
via insieme di pomeriggio inoltrato da Versailles e tornare a tarda notte a palazzo, ubriachi fradici.
E adesso, che era stato messo completamente da parte da Oscar, ne era del tutto schiavo.
Si era accorto che era terribile la gelosia, il più subdolo dei sentimenti, pronto a coglierti nei momenti più disparati, facendoti stare male,
facendoti  pensare ed agire in una maniera indecorosa.
Guardò verso il cancello, un rumore di zoccoli aveva attirato la sua attenzione.
 
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La carrozza del generale fece il suo ingresso inaspettato nel cortile di casa Jarjayes mentre il combattimento era ancora in corso
-ma che diavolo succede qui-pensò il generale scendendo
Si avvicinò.
Oscar lo vide, per un attimo  allontanò lo sguardo dal suo avversario, e per poco questa disattenzione non gli costò la sconfitta.
Il generale trasalì, -no maledizione Oscar quante volte devo dirti di rimanere concentrato un giorno una tale distrazione potrebbe
costarti cara-
pensò ancora.
Non poteva perdere.
Non con lui.
Non davanti agli occhi di suo padre.
Decise di azzardare una strategia d'attacco pericolosa, ma se avesse funzionato avrebbe vinto.
Finse di abbassare la guardia quel tanto da far credere al suo avversario di essere stanco e farlo sbilanciare subito in un nuovo assalto.
Fersen abboccò, credendolo indifeso si portò in avanti. Oscar con un salto arrivò sul bordo della fontana al centro del giardino, in quella
posizione di vantaggio lo toccò col piatto della lama, Fersen  dovette chiamarsi sconfitto.
Il generale applaudì
 
-"fine del duello"-
-"accidenti conte Oscar questa me la dovete proprio insegnare"-
-"bene, bene" -il generale si avvicinò con aria compiaciuta
 
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-"padre, permettete che vi presenti un caro amico il conte Hans Axel  Von Fersen"-
-"Signor generale è un onore per me conoscervi, Oscar mi ha sempre detto che l'avete addestrato personalmente e devo dire che avete
fatto un ottimo lavoro"-
Fersen quando voleva sapeva rendersi irresistibile
-"grazie ma ho fatto quello che credo avrebbe fatto qualunque padre nella mia posizione"-
-"padre sapete il conte è  ufficiale dei dragoni di Svezia"- gli disse Oscar come se cercasse di avere la sua approvazione
-"ah allora la vittoria di Oscar è ancora più preziosa, i dragoni sono un corpo scelto dell'esercito se non  sbaglio"-
-"non vi sbagliate generale"-
-"e ditemi conte anche vostro padre è un militare?"-
-"no per questioni di salute mio nonno ha preferito per lui una carriera politica, attualmente è ministro degli esteri di Svezia"-
-"oh bene ci sono tanti modi per servire con onore la propria patria, ma conte vi prego entrate a rifocillarvi" -poi rivolto ad Andrè
disse:"presto Andrè avvisa tua nonna che abbiamo un ospite e portaci da bere"-
-"non vorrei disturbare  generale"-
 
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-"ma quale  disturbo,  suvvia entriamo è un vero piacere per me sapere che Oscar ha amici così distinti e di così alto lignaggio"- e così
dicendo appoggiò leggermente la sua mano sulla spalla dell'uomo in un gesto per lui stranamente familiare
 
Andrè si sentì profondamente ferito da quelle parole, servì il cognac e si ritirò nelle stalle.
Quello era il suo rifugio e per tanti anni era stato anche quello di Oscar, ma certo adesso era il conte il capitano, messer,  mentre lui solo
un servo, un suo attendente, l'uomo del popolo… non andava più bene come amico.
 
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Si stese sulla paglia. –Oscar-, pensò, -come hai potuto cancellare più di 10 anni di amicizia per un malinteso?-
Perso nella sua gelosia, si appisolò.
Sognò di Oscar, del duello, ma stavolta erano loro a combattere e nel sogno era lui che il generale invitava ad entrare ed era sempre a
lui che rivolgeva quelle parole: “Andrè mi fa piacere che Oscar abbia un amico come te” e poi  gli dava una pacca sulla spalla.
Si svegliò di soprassalto al cigolio della porta della stalla
 
-"Andrè ma che fai qui ti stavo cercando"-
-"cosa posso fare per voi"- disse alzandosi con tono di dispetto.
 
 Oscar scosse la testa
 
-"prepara Cesar e il cavallo del conte, andiamo a Versailles"-
-"devo sellare anche il mio cavallo?"-
-"non serve che tu venga con me" -disse gelidamente
-"come desiderate, sempre ai vostri ordini Signor conte"-
 
 
-------
 
Colonna sonora: Strauss  Danubio blu
http://www.youtube.com/watch?v=95UcI50vOF8&feature=related
 
Quella sera a corte si sarebbe tenuto il consueto ricevimento pre-pasquale,  dove i principi scambiavano gli auguri con i nobili sudditi.
 
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Maria Antonietta fu costretta a piegarsi alla volontà del re e del consigliere austriaco il conte De Merci, inviato in Francia da sua madre,
la regina Maria Teresa, per evitare che la contesa con la Du Barry avesse dei contraccolpi sull’alleanza  fra i due stati, che con tanta fatica
aveva costruito.
La principessa per la prima volta parlò alla contessa Du Barry: due semplici parole -"Auguri contessa"- che chiusero una questione che si
protraeva da anni e che aveva addirittura rischiato di compromettere i rapporti diplomatici fra Austria e Francia.
 
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Prima di vedere la sua risata di scherno e di sentire su di se le occhiate dei nobili presenti, Sua Altezza scappò via senza  sapere dove
stesse andando, l'umiliazione subita le oscurava la mente.
Non si rese conto della presenza di un nobile  nel corridoio,  lo urtò violentemente,  per un istante perse l'equilibrio, e sarebbe rovinata a terra
facendosi male se due braccia forti non l'avessero afferrata appena in tempo.
 
-"Principessa"-
-"Fersen voi"-
-"state bene?"-
-"no, si cioè... Io… " -Scoppiò in lacrime e si accasciò su di lui posandogli il volto sul petto
 
Fersen  avvertì  una scossa lungo la schiena.
Poggiò le sue mani su quelle della principessa e la sentì trasalire, lei alzò lo sguardo e lui annegò in quel mare di lacrime che ancora le
arrossavano gli occhi. Si accorse che i  loro volti erano pericolosamente vicini. Dovette farsi forza e resistere alla tentazione di baciarla.
Rimasero così, immobili a guardarsi fin quando non sentirono dei rumori di passi.
Il Conte invitò la principessa ad alzarsi, ma lei si rese conto che nello scontro aveva perso una scarpetta.
Quando Oscar li raggiunse,  la scena che si presentò  ai suoi occhi fu quanto meno singolare: la principessa aveva sollevato il suo vestito
mostrando spudoratamente la caviglia a Fersen  che in ginocchio tentava di infilarle la scarpetta. Il capitano fulminò Fersen con lo sguardo, poi aiutò
lui stesso la principessa a risistemarsi.
Maria Antonietta fra le sue braccia si sentiva al sicuro, libera di lasciarsi andare
 
-"vi prego Oscar  portatemi nelle mie stanze"-disse lanciando un ultimo fugace sguardo al conte Fersen
-“agli ordini principessa"-
 
Si incamminarono
 
-"Oscar, oggi la futura regina di Francia è stata costretta ad umiliarsi di fronte ad una donnaccia. Che giorno triste per questa nazione…"-
-"altezza, non torturatevi così, voi siete la stella di Versailles e continuerete a risplendere sempre. Nulla potrà offuscarvi, neanche tutta questa
storia che cadrà inesorabilmente nel dimenticatoio fra un po' di tempo"-

-"Oscar ma come fate ad essere così calmo e rassicurante… Quando vi sono accanto riesco a trovare sempre la serenità in un attimo"-
-"grazie principessa"-
-"no, sono io che devo dirvi grazie"-
 
 Oscar fece il saluto militare e la lasciò nei suoi appartamenti
 
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-"Oscar "-
-"sì  principessa"-
-"vi voglio bene"-
 
-------
 
 
-Accidenti questo palazzo è così grande, i corridoi  tutti uguali, ma dove sarà la stanza di Oscar?- pensò Fersen
 Spalancò una porta
 
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-"ma come vi permettete"- urlò Madame De Noillè
 
Tutte le dame si voltarono all'unisono. Alla principessa, per lo stupore, cadde il ventaglio. Madame De Jarjayes  lo raccolse.
 
-"Perdonate principessa e voi tutte mie signore, non avevo intenzione di mancare di rispetto"- divenne rosso ed impacciato e le dame iniziarono a ridere
-"conte Fersen ma dove credete di trovarvi"- continuò a rimproverarlo Madame de Noillè
-"no, è che io cercavo le stanze del capitano delle guardie, mi hanno indicato male"-
 
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-"Oscar?"- chiese madame Jarjayes
-"si"-
-"Posso chiedervi conte il motivo per cui cercate mio figlio a quest'ora, è successo qualcosa?"-
-"Ma voi siete la contessa Jarjayes,  è un piacere, l'altro giorno ho avuto l'onore di conoscere il generale vostro marito, mi trovavo in visita a casa
vostra, sapete sono molto amico di vostro figlio e  non c'è nessun motivo particolare per cui lo cerco, volevo solo scambiare quattro chiacchiere
con lui" -
disse ancora imbarazzato
 
La contessa Jarjayes guardò l'orologio, pensò che non era conveniente che a quell'ora un uomo cercasse Oscar nei suoi appartamenti, stava
quasi per farglielo notare quando la principessa rispose:"è la seconda porta sulla destra in questo stesso corridoio"-
-"bene tolgo il disturbo ora e vi prego di perdonarmi ancora"-
 
-Fersen- pensò Maria Antonietta, -Che emozione come avrei voluto che fosse rimasto qui ancora un po'- .
E chissà se era vero che avesse sbagliato stanza, oppure quella era stata solo una scusa per rivederla dopo la sera in cui inavvertitamente gli era
caduta tra le braccia?
 
 
 
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Colonna sonora: Vivaldi 4 stagioni (INVERNO)
http://youtu.be/nGdFHJXciAQ
 
Photobucket
 
Oscar rideva senza contegno
 
"Oddio Fersen, ma possibile mai che non riusciate a combinarne una giusta con la principessa?  L'altro giorno l'avete praticamente
investita per i corridori, oggi entrate impunemente nelle sue stanze, se non fossimo amici sarei costretto a sguainare la spada e accusarvi
di attentare alla sua vita"-

-“cosa? Io un cospiratore?"-
-"Immaginate sareste sulla bocca di tutti… La spia venuta dal Nord…"- E rise di nuovo ma Fersen si rabbuiò
-"conte vi prego non ditemi che vi siete offeso io non rido di voi, io rido con voi”-
 
Fersen si rilassò,  poi si mise a scimmiottare ad una ad una le dame presenti che l'avevano rimproverato.
Finirono a bere e ridere talmente forte da doversi nascondere il volto tra le mani per non svegliare tutto il palazzo
 
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-"Oh dimenticavo c'era anche vostra madre, non mi è sembrata particolarmente contenta però di sapere che vi cercavo"-
-"Fersen comprendete bene come sono apprensive le madri, avrà pensato che avremmo fatto baldoria fino a tardi chissà dove" - deviò il discorso
-"beh in fondo è esattamente quello che avremmo fatto se questo tempaccio non ce l'avesse impedito, a proposito ho trovato una locanda
un po' fuori mano dove servono dell'ottimo vino e ci sono un sacco di belle donne, la prossima volta non mi sfuggirete capitano Oscar”-
e gli fece
l'occhiolino, poi con un inchino uscì.
 
Barcollando si mise a letto pensando che in fondo gli piaceva Fersen, la sua compagnia i suoi discorsi mai banali.  Certo ai suoi occhi doveva
apparirgli strano: Lui era tutto doveri e declinava spesso buona parte degli inviti soprattutto quelli che tutti gli uomini bramavano.
Fersen parlava spesso di donne ed in particolare più di tutte parlava di “una donna”, anche se si rivolgeva a lei velatamente , Oscar non
gli avrebbe mai permesso un linguaggio che non fosse adeguato a “quella donna.”  Ma aveva capito perfettamente che stava combattendo
contro se stesso ed è per questo che cercava distrazioni altrove. Il conte tutto sommato era un uomo sincero, leale, e non avrebbe mai fatto
nulla per mettere in pericolo la principessa.
Fuori tuonò. Ebbe un sussulto, fin da piccolo i temporali lo impaurivano e lo affascinavano al tempo stesso. Si ricordò quando da bambino
scivolava furtivamente dal suo letto per infilarsi in quello di Andrè. Ma ora loro non erano più bambini ed Andrè era lontano non solo fisicamente
ma ultimamente soprattutto spiritualmente: si era chiuso a riccio, non gli parlava più, non si confidava più… non erano riusciti nemmeno a
chiarirsi dopo quella mattinata a Versailles.
-Andrè non dovevi-, pensò, -Credi che io non sappia chi sono? Credi che io non lotti già abbastanza con tutto me stesso,  contro tutto e tutti,
contro la natura stessa che  viene ad annunciarmelo  mese dopo mese? Credi che non combatta costantemente contro tutte le paure che devo seppellire,
contro tutte le responsabilità e i doveri di essere un soldato della guardia reale e di dover prendere un giorno il posto di mio padre per
portare avanti le tradizioni della nostra famiglia? Dovresti capirmi Andrè, non giudicarmi. Almeno tu che sai tutto di me avresti dovuto
capire e stare zitto. Capirmi ed accettarmi. Capirmi e volermi bene più di tutti. E invece te ne stai andando via, allontanandoti da questa
pantomima e lasciando che la mia vita diventi un lungo e solitario monologo-
Detestava la solitudine, la detestava e  la temeva.
Chissà se avesse potuto parlare con Fersen.
Chissà se avesse potuto essere completamente sincero con lui: il conte aveva studiato era colto sembrava un uomo piuttosto liberale,
ma avrebbe potuto capire come Andrè?
Rise di se stesso, non avrebbe mai rischiato. La posta in gioco era troppo alta.
Fersen era Fersen.
Andrè era Andrè.
 
 
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Colonna sonora: l’amante soundtrack
http://youtu.be/CAFm91OQUHg
 
Guardava il temporale e pensava ad un passato che mai come in quell'occasione gli appariva lontano come se gli anni passati non fossero
una decina, ma centinaia di migliaia. Ed in quel passato oscuro c'era un  marmocchio,  orfano,  figlio di un falegname a cui la morte di
entrambi i genitori aveva strappato troppo presto l'infanzia.
Andrè era arrivato in quella grande casa già uomo seppur avesse appena sette anni.
E non gli era piaciuta a prima vista, certo era ricca quella dimora ma troppo austera e  silenziosa  per i suoi gusti. Ricordava perfettamente
quel giorno: il generale, testa bassa di fronte a lui, con piglio autoritario gli chiedeva come si chiamasse e, senza nemmeno avere ascoltato la
risposta, gli  aveva detto di essere un bimbo molto fortunato: sarebbe cresciuto in quella grande casa che odiava, con quel padrone che gli
  incuteva  un terrore nascosto, e in più sarebbe diventato il giocattolo vivente del suo ultimo figlio Oscar, un diavoletto biondo viziato e pestifero,
da come avrebbe avuto modo di appurare di lì a poco. Davvero una bella fortuna aveva pensato col suo piglio fanciullesco.
Ma poi le cose erano cambiate, avevano preso una piega del tutto inaspettata. Quella casa era diventata davvero la sua casa e quel diavoletto
biondo il bene più prezioso che aveva su questa terra.
I pensieri furono trascinati via dalla corrente del sonno.
Come gli capitava ogni tanto quando era angosciato fece uno strano sogno che lo torturava da anni: vedeva i  suoi genitori al pari di due ombre
sfuggenti,  poi grossi uomini neri dal viso coperto che arrivavano, sentiva le urla di sua madre e il pianto di un bambino che non era lui  interrotto
da un  fruscio di vesti, e si ritrovava al cospetto di una strana donna in maschera, gli dava la mano e il suo vestito si trasformava colorandosi di
nero e lo portava via in una carrozza.
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Sobbalzò dal sonno. Si ritrovò tutto sudato e sentì che avevano bussato
 
-“avanti”-
 
Una cameriera entrò facendogli l’inchino
 
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-"La vostra biancheria signore, vostra nonna mi ha chiesto di portarvela"-
-"come ti chiami?"-
-"Cecile"-
-“sei qui da poco vero?"-
-"Sissignore ,due mesi circa"-
-"allora prima di tutto io non sono un signore quindi smettila di chiamarmi così e di farmi la riverenza"-
-"va bene signore… Oh scusate…"-
-"Andrè, puoi chiamarmi così. Allora parlami un po' di te da dove vieni?”
 
Cecile cominciò a raccontare la sua breve storia: aveva 16 anni veniva da un paese della Normandia che si trovava nei possedimenti
degli Jarjayes, la sua era una famiglia molto povera quindi suo padre fattasi grande aveva chiesto al fattore se era possibile trovarle un
lavoro e dopo varie peripezie eccola lì a lavorare nelle cucine del padrone.
 In fondo, quella di Cecile era una storia abbastanza comune fra i poveri del tempo.
 
-"Capisco, deve mancarti  la tua famiglia"-
-"sissignore… emh  Andrè"-
 
L'uomo noto che i suoi occhi si diressero verso la bottiglia di vino poggiata sul  tavolino accanto al letto
 
-"vuoi un po' di vino"-
-"magari non ho mai assaggiato il vino"-
-"davvero? Allora dobbiamo porre rimedio, vieni siediti"-
 
Cecile chiuse la porta e si sedette ai bordi del letto. Iniziarono a fare battute tra un bicchiere e l'altro poi lei si stese improvvisamente sul letto
 
-"hei, ti senti bene? Non avresti dovuto continuare a bere, ce la fai ad alzarti?"-
 
Lei protestò, non aveva alcuna intenzione di muoversi di la
 
-"Cecile non è bene che tu resti in camera di un uomo a quest’ora…"-
 
Ma non appena lui tentò di aiutarla a sollevarsi lei gli si attaccò al collo e prese a baciarlo.
Fu colto da un brivido intenso che gli percorse la schiena
Voleva liberarsi dalle braccia di lei, ma allo stesso tempo quei timidi baci che continuava a premere sulle sue labbra, facevano crescere in lui il desiderio.
Tentò di mantenersi lucido e di fare il gentiluomo
 
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-"Cecile ti prego non fare così hai bevuto domani te ne pentirai"-
 
Ma lei fermò quelle parole entrando con la sua lingua prepotentemente nella sua bocca mentre con le mani iniziò a sbottonargli la camicia
 
-“No Cecile no, ora basta, sei ubriaca, ti aiuterò io ad alzarti e a ritornare nella tua stanza ti prego smettila" -glielo disse con molta riluttanza
il suo corpo iniziava a pulsare da sotto ai vestiti
-"Andrè ti ho mentito non è vero che è la prima volta che bevo del vino così come non è la prima volta che mi trovo da sola nella camera di un
uomo a quest’ora, so perfettamente ciò che voglio"- 
e aggiunse, toccando sfacciatamente Andrè sotto la cintura dei pantaloni,-  "vedo che è
esattamente ciò che vuoi tu"-

 
Andrè non disse niente altro
La spinse sul letto con un gesto deciso.
Le alzo la gonna, liberandola dalla biancheria senza nessun riguardo.
La prese così su quel letto.
Sul suo letto.
Senza nemmeno finire di spogliarla e spogliarsi lui del tutto.
La prese con tutta la forza che aveva dentro, con tutta la rabbia che aveva perchè si era sentito preso in giro, ma sembrava che in
quel periodo tutti si sentissero autorizzati a farlo.
Lei ansimava sotto di lui.
Quel volto che sembrava tanto innocente ora si contraeva in strane smorfie di piacere misto a dolore. Non si preoccupò di essere gentile,
voleva solo provare piacere, voleva solo saziare egoisticamente la sua libido quella notte.
Chiuse gli occhi e cancellò quel volto, cancellò quella voce che lo incitava a continuare.
Lo sostituì con un altro volto, con un'altra voce.
Era un'altra donna, la donna che avrebbe voluto sentire sotto di lui.
Era un altro il nome che si faceva strada nella sua testa, e l'avrebbe gridato nel silenzio degli anfratti più nascosti della sua anima.
Un altro nome che gli spaccava il cuore. Che gli toglieva la ragione
Un altro nome che non avrebbe mai osato pronunciare ad alta voce
 
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La prima frase detta dalla Principessa alla Du Barry come già detto è stata posticipata qui di qualche mese
Grazie A tutte voi che mi seguite e commentate
Un grazie particolare a ladyoscar85 per il prezioso aiuto nella scelta delle colonne sonore

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Capitolo 8
*** la mia vita per te ***


OTTAVA PUNTATA
 
“La mia vita per te”

 
 
 
Colonna sonora: Rondò Veneziano Aria di festa
http://youtu.be/SbrmJbaeQQU
 
Aspettò che Sua Altezza  lo ricevesse.
Maria Antonietta era radiosa quella mattina con un sorriso caldo che l'accoglieva e gli dava il buongiorno in un modo delizioso,
come se certi avvenimenti non fossero mai accaduti.
 
-"Principessa mi fa piacere trovarvi così serena stamattina"-
-"sì Oscar è vero mi sento meglio, ma prego accomodatevi vi ho detto mille volte che quando siete qui in queste stanze
potete tranquillamente mettervi in libertà, ho fatto preparare il tè, e ci sono dei dolci buonissimi.  Stamattina farete colazione
insieme a me e non accetterò nessuna obiezione"-

-"è un onore principessa"-
 
Si accomodarono sul terrazzino adiacente il salotto privato e  iniziarono a consumare la colazione che madame de Noillè aveva portato.
Conversarono piacevolmente per quasi un'ora
 
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-" ho  riflettuto a lungo  e devo dire che mi sono fatta coinvolgere troppo dalle zie in questa storia della Du Barry.
Le ho dato più importanza di quanto non fosse necessario"-

-"sono lieta di sentirvelo dire"-
-"e poi Oscar sapete oggi  mi sento proprio felice perchè  Sua maestà il Re ha accolto la mia richiesta di una visita ufficiale a Parigi…
capite finalmente potrò vedere la città che tutti dicono essere la più bella d'Europa e la potrò vedere alla luce del giorno…
sono davvero emozionata!"

-"ed io sono felice per voi so quanto lo desideravate"-
-si l’ ho desiderato ardentemente da quella sera…"- Arrossì leggermente.
 
 Oscar pensò di toglierla dall’imbarazzo cambiando discorso
 
-"avete già deciso quale abito indosserete in quella occasione?"-
-"no, Oscar credo proprio che impazzirò nella scelta.  La duchessa De Roucheford ha parlato di una bravissima sarta
parigina, si chiama madame Bertenne la conoscete?"-

-"No principessa è una modista non potrei conoscerla" - stavolta fu lui ad imbarazzarsi e  la principessa deviò il discorso
su argomenti più maschili che meglio si confacevano al suo capitano
-“ Oscar potete stare tranquillo perché  non accadrà nulla di spiacevole ci sarà un imponente servizio d'ordine… A proposito… quasi dimenticavo…  
devo riferirvi che alle 10 nel salone della guerra   si riunirà il consiglio militare di sicurezza, il generale Bouillè,  che è diventato capo di stato maggiore,
ha richiesto questa riunione proprio per approntare  i piani di  questa  visita ufficiale,  mi è stato raccomandato di dirvi  che  la vostra presenza
è indispensabile dato che la mia sicurezza è affidata voi"-

 
Oscar  deglutì,  una riunione del consiglio di sicurezza a cui avrebbe dovuto partecipare  e lei aveva dimenticato di dirglielo?
Guardò l'orologio e sbiancò erano già le 10 e 03. Si alzò con impeto.
 
-"Oscar è successo qualcosa?"-
-"no altezza ma adesso mi perdonerete credo di essere atteso"-
-"sì sì certo capisco andate"-
 
Uscito  dagli appartamenti reali imprecò: era già in ritardo di tre minuti e la sala delle riunioni si trovava nell'ala completamente
opposta a quella dove era lui adesso. Iniziò a correre a perdifiato tralasciando il suo naturale sangue freddo.
Arrivò in prossimità della sala del consiglio alle 10 e 12,  il valletto stava per annunciarlo ma lui lo fermò con un gesto della mano:
era tutto sudato, coi capelli scompigliati e senza fiato, si accasciò un attimo sulle ginocchia. Uno dei maggiordomi reali si avvicinò:
“state bene capitano avete bisogno di qualcosa?”
- "un bicchiere d'acqua grazie"-
 
Fece il suo ingresso nella sala del consiglio alle 10 e15, tutti lo guardarono con severità, ma più di ogni altro, lo sguardo che lo
trapassò da parte a parte fu quello di suo padre
 
-"finalmente ci onorate della vostra presenza capitano"- disse in tono sarcastico il generale Bouillè
-"chiedo scusa a tutti voi signori per il ritardo"-
-"a quanto pare il capitano ha l'abitudine di alzarsi tardi la mattina" -disse il duca D’Orleans
-"capitano Oscar volete giustificare  questo ritardo?"-
-"padre…emh… Volevo dire generale sono stato trattenuto da… Dalla principessa Maria Antonietta… era preoccupata…si…
voleva che la informassi sul piano di sicurezza…"

-"La principessa che si interessa di strategie militari" –rise forte il duca D’Orleans  ma stavolta non riuscì nel suo intento di mortificare
Oscar,  infatti gli sguardi di rimprovero furono tutti per  lui
-"ecco lei voleva… Ha espressamente richiesto che non venga fatto del male alla popolazione quel giorno"-
-"va bene abbiamo capito capitano ora accomodatevi"-
 
Il consiglio di sicurezza durò tre ore poi si sciolse, Oscar tornò nel suo ufficio con un gran mal di testa, li trovò Girodel che l'aspettava.
-" tenente cercavo proprio voi dobbiamo studiare bene questi piani e approntare la scorta per la visita ufficiale dei principi reali"-
 
-"certo capitano Oscar, ma io sono qui per informarvi che il delfino Luigi Augusto vorrebbe che voi sorvegliasse la principessa oggi
pomeriggio durante la sua passeggiata a cavallo"-

-"a cavallo? Ma la principessa non sa cavalcare"-
-"già, questo è vero ma mi è stato riferito  che…"- e dicendo così Girodel  gli si avvicinò pericolosamente iniziando a spettegolare
come una qualsiasi dama di corte-" la principessa stamattina mentre passeggiava per il giardino in compagnia del conte de Mercy,
della marchesa  de Noillè e naturalmente di quel conte Fersen, che ormai le fa regolare visita tutti i giorni, abbia visto passare a cavallo
la favorita del Re e questo le ha provocato un'impellente desiderio di cavalcare. Il principe ha acconsentito,  ma ha chiesto esplicitamente
che siate voi ad accompagnarla e ad occuparvi della cosa… Cavallo compreso… dovete far figurare il tutto come se fosse un dono del principe"-

-"va bene Girodel ho capito" -Oscar si mise alla scrivania e scarabocchiò qualcosa su un pezzo di carta
-"per favore fate recapitare questo biglietto da un soldato a casa mia e ordinategli di consegnarlo al mio attendente”-
-"ai vostri ordini capitano" – e Girodel uscì
Oscar capì che il suo mal di testa sarebbe di certo aumentato per quel pomeriggio.
 
 
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Colonna sonora: Mozart la marcia turca
http://youtu.be/juLRqSV45vo
 
Erano tutti riuniti nei pressi delle scuderie reali quando Andrè condusse dalla principessa lo splendido cavallo.
 
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Oscar pensò che aveva scelto bene, la bellezza di quell’animale infatti era seconda solo a quella del suo Cesar. D'altronde la famiglia
Jarjayes era rinomata  anche per i cavalli che venivano allevati ed addestrati nelle loro terre, il generale suo padre spesso si occupava
personalmente della cosa e ne vendeva alcuni tra i migliori  ai nobili di tutto il regno.
 
-"Principessa questo cavallo si chiama Marquise  ed è un dono del principe per voi"-
-"ma è meraviglioso"-
 
Andrè teneva per le briglie il cavallo mentre Oscar aiutava la principessa a salire
Maria Antonietta  iniziò a ridere ed agitarsi come una bambina mentre tutti e Oscar in particolare tentavano di frenarla, di farle afferrare
le redini e di non fare innervosire il cavallo.
Improvvisamente però, come scosso da un invisibile frustata, Marquise si impennò.
 
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Andrè cercò di trattenerlo ma fu scalzato via.
Il cavallo partì furiosamente di galoppo, Oscar montò su Cesar e lo spronò a più non posso tentando di raggiungere la principessa che
nel frattempo urlava e piangeva.
A un certo punto della sua corsa,  prima che il cavallo cadesse in un laghetto, Oscar riuscì a raggiungerlo ed attirare a sé la principessa
ma inevitabilmente perse l'equilibrio e cadde dall’altra  parte atterrando su un cespuglio di rovi e  ferendosi  ad una spalla.
Maria Antonietta era svenuta. Oscar si rimise in piedi nonostante la spalla dolorante e la riportò a palazzo riconsegnandola nelle mani
delle sue dame che chiamarono immediatamente il medico.
Poi pensò di ritirarsi nelle sue stanze: il dolore era aumentato e voleva cambiarsi, ma trovò un soldato ad aspettarlo: "capitano il tenente
Girodel vi chiede di correre immediatamente nella sala delle udienze del re"

-"cos'altro c'è ora" disse visibilmente contrariato
-"il vostro attendente è stato arrestato"-
 
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Per la seconda volta Oscar fece di corsa i corridoi di palazzo reale, mandando l’etichetta di corte a farsi benedire
 
-"Girodel ragguagliatemi"-
-"capitano ma voi siete ferito" -ormai l'appariscente chiazza rossa aveva macchiato la divisa bianca all'altezza dell'ascella
-"ci penserò dopo ditemi cos'è accaduto"-
-"il re informato dell'incidente occorso alla principessa ha dato l'ordine di arrestare Andrè"-
-"ma perché ?"-
-"Ritiene che sia il solo responsabile di quanto accaduto alla principessa, ho eseguito personalmente l'ordine  in modo da avere il tempo
di mandarvi ad avvisare"-

-"avete fatto bene grazie Girodel"-
-"Capitano Oscar…"- Disse guardandolo negli occhi-"Andrè è stato condannato a morte!"-
 
 
 
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Colonna Sonora: Beethoven quinta sinfonia
http://youtu.be/_4IRMYuE1hI
 
Il re aveva appena emesso la sua sentenza quando la grande porta si aprì.
Alzò gli occhi e vide il capitano della guardia reale arrivare ed inchinarsi.
 
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Andrè era in ginocchio, le mani legate come un volgare delinquente e i soldati della guardia reale che lo sorvegliavano, minacciosi
Neppure si era accorto di Oscar.
 
-"Vostra maestà vi prego di ascoltarmi"-
 
tutti si voltarono a guardarlo, persino Andrè ebbe un sussulto.
 
-"Vi supplico umilmente di rivedere la vostra decisione. Andrè è innocente,  chiedo che sia istituito un processo a nome della famiglia 
Jarjayes.  Conte De Mercy, marchesa e voi conte Fersen, tutti eravate presenti, per favore testimoniate illustrando esattamente come
sono andate le cose.

 Ma se non fosse possibile allora chiedo a vostra Maestà di risparmiare la vita di Andrè e di condannare a morte me,  lui è il mio attendente
ha eseguito solo i miei ordini e dunque la responsabilità di quanto accaduto è solo mia"-

 
Così dicendo sguainò la spada, tutte le guardie gli furono addosso ma lui l'afferrò con entrambe le mani e la porse ai piedi del re inginocchiatosi.
Era l’ antico segno di sottomissione che i cavalieri facevano al proprio sovrano.
Luigi XV ne fu molto colpito.
Andrè non riusciva a parlare, due silenziose lacrime gli scivolarono per la guancia. Oscar era lì davanti a lui e stava offrendo la sua
vita per salvarlo: come aveva potuto pensare che non gli volesse più bene? Era stato davvero uno sciocco in questi mesi.
 
Dopo qualche secondo di silenzio anche Fersen si fece avanti
 
 -"maestà se condannerete il capitano Oscar allora dovete punire anche me per la mia negligenza"-
-"Fersen" -disse Oscar, lui fece un cenno di assenso
 
-Perbacco- pensò il Re, la situazione si stava complicando, un conto era prendersela con un attendente, e infatti questa gli era sembrata
la cosa più semplice da fare, un' altro era far giustiziare il nobile figlio di uno dei suoi più fedeli generali ed un altro nobile figlio del ministro
degli esteri svedese.
Mentre rifletteva su come risolvere la cosa senza passare per un imbecille, la principessa Maria Antonietta entrò in sala ancora coi suoi abiti
da camera e si gettò ai piedi del re implorando il perdono per tutti.
 
-“Mio Re, vi prego non potrei più vivere pensando che qualcuno è stato giustiziato per un mio capriccio, sono io la sola colpevole di quanto
accaduto oggi"-

 
Ecco la via d’uscita che Luigi XV stava cercando
 
-"Andrè, Oscar Francois e anche voi conte Fersen, la vostra futura regina chiede il mio perdono per voi ed io non posso che accordarglielo,
ringraziate però la sua infinita bontà"-

 
E così si accomiatò, ne aveva avuto già abbastanza di tutta quella storia.
Oscar sentiva del liquido colare dalla manica della divisa, guardò la sua mano: era sangue.
 
-"soldati cosa aspettate liberatelo"-tentò di  alzarsi facendo leva sul braccio sinistro, il dolore gli tolse il respiro, barcollò e si portò una
mano alla spalla.
L'ultima cosa che vide fu Fersen che correva dalla sua parte.
Poi svenne
 
 
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Aprì gli occhi e si guardò intorno, era in camera sua e nella penombra riconobbe il viso di sua madre Tentò di alzarsi ma non ci riuscì
 
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-“no fermo Oscar che fai.."-
-"madre voi qui.."-
-“non ricordi nulla?"
 
Oscar fece mente locale  e torno alla realtà toccandosi  la spalla
 
-"ti sei ferito  cadendo da cavallo per salvare la principessa, il dottore  ha dovuto bloccare la spalla. Hai perso un po' di sangue ed è
per questo che ti senti così debole, devi riposare"

-"madre dov’ è Andrè?"-
-"Non preoccuparti tutto si è risolto al meglio. Andrè è fuori che aspetta, ma ci sono anche il tenente Girodel e il conte Fersen. E tuo
padre è stato avvisato e sta arrivando… Sai erano tutti in pensiero per te!"-

-"mi sento meglio adesso vi prego aiutatemi a sollevarmi"-
-"vuoi che li faccia entrare? Però non stancarti"-
-"sì madre"-
 
Sua madre lo aiutò a sollevarsi e mise un altro cuscino dietro la testa poi  tirò su la coperta in modo che tutta la fasciatura fosse nascosta alla vista.
 
-"Ecco tieni su la coperta con la mano in modo che nessuno veda nulla"-
 
Scostò le tende e fece entrare i suoi amici
 
-"capitano come vi sentite"- esordì  Fersen
-"sto meglio grazie  per essere rimasti ad aspettare qui"-
-"quando vi ho visto svenire e poi il sangue…ci avete fatto prendere un bello spavento"- disse Girodel
-"sì ma il più  spaventato di tutti era Andrè. Se l'aveste visto poco dopo che avete perso i sensi è sbiancato, non faceva altro che chiamare
il vostro nome, per un attimo ho temuto che gli venisse un colpo"-

 
tutti risero… entrò il generale
 
-"Oscar… Oscar"- disse visibilmente agitato
-"sto bene padre non preoccupatevi… Padre… "- gli fece un cenno con gli occhi indicandogli Girodel ch'era rimasto sull'attenti
-"ah.. riposo tenente, riposo"-
-"no padre altrimenti sarebbe stato capace di rimanere sull'attenti tutto il tempo"- risero di nuovo l'atmosfera si era fatta più leggera
-"in verità ad essere veramente fortunato oggi  sei stato tu Andrè, lo sai che in tutta la storia di Francia nessuno uomo che abbia attentato 
alla vita di uno dei membri della famiglia reale è stato graziato?"-

-"Lo so Oscar, lo so, ti devo la vita" - rispose Andrè ancora visibilmente commosso
-"in realtà”- aggiunse madame Jarjayes  -“Andrè, Oscar  dovete ringraziare anche tua zia, non appena ha saputo dell'accaduto si è precipitata
nelle stanze della principessa e l'ha letteralmente trascinata  giù dal letto pur di farla intervenire a vostro favore"-

-“ marchesa,  ancora una volta nella mia vita devo dirvi grazie per l'affetto che mi mostrate"- disse Andrè verso Brienne che aveva
accompagnato suo fratello
-"grazie zia"- aggiunse Oscar
-"a quanto pare, il coraggio e l’irruenza sono caratteristiche tipiche di casa Jarjayes" - disse Fersen
-"è davvero il minimo che potessi fare… E poi non chiedetemi nulla al riguardo non ricordo cos'ho detto alla principessa…
Ero così sconvolta per quello che stava per succedere,  non ci ho pensato su nemmeno un attimo è  stato fatto tutto distinto" -
rispose Brienne
-"Oscar visto che ti senti meglio torno a Versailles ad accertarmi  delle condizioni della principessa"-
-"andate pure madre"-
 
Restarono a chiacchierare tutti amabilmente ancora per un po' poi ad uno ad uno si congedarono
 
Colonna Sonora Forrest Gump soundtrack
http://youtu.be/brud03cL--w
 
-"Andrè"-
-"sì Oscar"-
-"sei  ancora arrabbiato con me?"-
-"Ma che dici Oscar"-
-"per quel giorno che ti ho trattato male io non volevo dire quello che ho detto"-
-"Oscar, ti prego, non farmi vergognare più del necessario, sono io a dovermi scusare con te, sono stato davvero uno stupido in questi mesi"-
-"allora non ce l'hai con me"-
-"no Oscar assolutamente"-
-"tornerà tutto come prima fra noi, come è sempre stato?"-
 
Andrè stava per commuoversi di nuovo a quelle parole, gli era mancato, così come Oscar era mancato a lui .
Dio quant'era stato stupido.
 
-"sì Oscar tornerà tutto come è sempre stato"-
E pensò -se un giorno mai dovesse servire darò anch’io la mia vita per te-
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tutte le immagini presenti sono tratte dai film maria antonietta del 1938, maria antonietta del 2005, lady oscar, la duchessa, le relazioni pericolose, angelica e dal sito photobuket. si tratta di immagini puramente dimostrative e inserite senza alcuno scopo di lucro 




  
  
  

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Capitolo 9
*** Tutti per uno... uno per tutti ***


Nona Puntata
“Tutti per uno, uno per tutti!”
 

 
Colonna sonora : Chocolat soudtrack
http://youtu.be/S0u4GLUjUsg
 
Bussò alla porta e dopo un attimo entrò
 
-"allora come sta, questa mattina il mio ufficiale preferito?"-
-"Bene Andrè, sto perfettamente bene… Uhm ma è cioccolata questa?"-
-"Sì… , visto che hai fatto il bravo in questi giorni te la sei meritata"- e così dicendo gli porse la tazza-"il Dio della guerra con il vizio della cioccolata"-
 
Oscar rise
 
-"pensavo di andare a Versailles oggi"-
-" senti Oscar io avrei bisogno di parlarti… Ho atteso che tu stessi bene per dirtelo"-
-"di cosa si tratta, così mi fai preoccupare"-
-"ecco vedi, dopo l'incidente occorso alla principessa io non riuscivo a capacitarmi, Marquise l’abbiamo allevato qui, è sempre stato molto docile
non capivo perché avesse avuto quella reazione, così sono tornato nelle scuderie reali e ho trovato questo sotto la sua sella"-
mostrò ad Oscar
una strano aggeggio su cui vi erano infilati degli spilloni
-"Andrè, ma sei sicuro?… Ecco perché si è imbizzarrito. Col peso della principessa sulla sella gli aghi si sono infilati nella schiena… Ma questo
vuol dire che non è stato un incidente, qualcuno voleva che la principessa si facesse male…"-

-"E non solo, che la colpa ricadesse su di te, il cavallo appartiene alla tua famiglia"-
-"avresti dovuto dirmelo subito, se così c'è una cospirazione a corte e la principessa è in pericolo"-
-" ho parlato con Girodel, mi ha assicurato che avrebbe indagato, e nel frattempo avrebbe raddoppiato la sorveglianza sulla principessa"-
-"Andrè sella Cesar dobbiamo andare a corte"-
-"subito Oscar"-
 
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Era una bella giornata e nei giardini di Versailles un fresco venticello accompagnava la passeggiata della principessa
 
 
Photobucket
 
-"Oscar è un piacere rivedervi come state?"-
-"Completamente ristabilito altezza, grazie per i messaggi che mi avete inviato, il vostro affetto ha accelerato la mia guarigione"-
-"ne sono felice" - poi guardò Andrè che subito si inchinò ed abbassò lo sguardo
-"Andrè e il vostro nome vero? La presenza a corte di un uomo così leale nei riguardi del proprio capitano e cosa ben gradita"-
 
Visibilmente emozionato non rispose.
Non osava nemmeno alzare lo sguardo verso di lei, tutto ciò che riuscì a fare fu un profondo inchino.
Poco dopo Oscar si avvicinò:- "Andrè, la principessa ha voluto dire che puoi tranquillamente continuare a frequentare Versailles,
è stato il suo modo di scusarsi visto che apertamente non poteva farlo"-

-"l'ho capito e non sai quanto lo apprezzi"-
-"su adesso andiamo vediamo cosa ha scoperto Girodel"-
 
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Entrò nel suo ufficio e trovò il tenente seduto con i piedi sulla sua scrivania sembrava dormisse
 
-"Girodel"-urlò in tono di rimprovero, l'uomo sobbalzò e cadde Andrè dovette trattenersi dal ridere, quel nobile era davvero buffo a volte
-"ma come, manco per una settimana e già vi siete impossessato del mio ufficio"-
-"mi scusi capitano io… Io…"- Oscar rise e Girodel si calmò
-"bentornato capitano"-
-"ci sono delle novità sulle indagini? Andrè mi ha detto tutto"-
-"sì capitano ho scoperto che proprio il giorno dell'incidente era stato assunto un nuovo stalliere che si è occupato di Marquise,
la cosa che mi ha insospettito però e che nessuno lo ha rivisto più al lavoro dopo quel pomeriggio"-

-"dovremo provare a rintracciarlo"-
-"alcuni maniscalchi mi hanno detto dove poterlo trovare in città"-
-"ottimo lavoro Girodel. È una bella giornata credo che una visita a Parigi ci farà bene"-

 
Colonna Sonora: Amelie Theme
http://youtu.be/0sAn0Q04VUE
 
Oscar, Andrè e Girodel arrivarono sotto casa del sospettato a metà pomeriggio. La baracca si trovava in uno dei quartieri più poveri di Parigi
e non era stato facile trovare l'esatta ubicazione. In quel posto la gente aveva poca voglia di parlare, soprattutto con i nobili.
L'uomo non era in casa, decisero di aspettarlo bevendo qualcosa in una bettola che si trovava in un'ottima posizione strategica: da lì potevano
sorvegliare l'ingresso della baracca.
Mentre bevevano e facevano congetture Andrè intravide una strana donna uscire dal negozio di fronte.
 
 
 Era vestita in modo insolito con una specie di copricapo a veletta che gli nascondeva il volto. Cominciò a sudare, lui in qualche
modo sapeva di conoscerla, ma non riusciva a ricordare dove l'avesse vista. Cercò di concentrarsi su qualcos'altro ma non ci
riuscì era irrimediabilmente attratto da lei.
 
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Oscar se ne accorse e la guardò a sua volta
 
-"Oscar scusa devo allontanarmi un attimo"-
-"dove vai Andrè"-
-"ti spiego più tardi ora devo andare"- e in un attimo fu fuori di la, l'aveva vista allontanarsi troppo
-"Andrè, Andrè…"-
-"Lasciatelo perdere capitano ci raggiungerà dopo"-
-"io non capisco non si è mai comportato così"-
-"Oscar guardate"-
 
Entrambi intravidero il sospettato avvicinarsi verso casa.
Uscirono dalla taverna di soppiatto e corsero verso di lui cercando di sorprenderlo ma alcuni mendicanti cominciarono ad urlargli
di scappare, così l'uomo fuggì via.
Iniziò un inseguimento per i vicoli di Parigi, Oscar e Girodel decisero di dividersi, era chiaro che l'uomo conosceva perfettamente quelle
strade e dunque era in netto vantaggio su di loro. Poi per un attimo ebbero la sensazione che stesse per svoltare sulla strada principale e
tentarono di chiuderlo in una trappola ma quando sbucarono fuori si resero conto di aver perso le sue tracce. In più la loro sorpresa fu
grande quando si accorsero di trovarsi proprio di fronte ad uno degli ingressi laterali di Palais Royal, la dimora del duca d'Orleans:
non c'era dubbio che il fuggiasco si fosse nascosto lì.
 
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Oscar decise che era il caso di entrare ma Girodel lo fermò
 
-"no capitano, vado io"-
-"Girodel potrebbe essere rischioso"-
-"non per me. Se entraste voi, il duca, se coinvolto nella faccenda, si insospettirebbe: le vostre famiglie sono rivali questo è risaputo.
Mio padre invece era grande amico del vecchio duca d’Orleans e fino a qualche anno fa io stesso frequentavo questa casa, la mia presenza
qui non desterebbe nessuno scalpore. Mi farò annunciare e con la scusa di portare i saluti di mio padre al duca darò un occhiata in giro,
voi rimanete qui a sorvegliare l'uscita, io sarò di ritorno al massimo tra un'ora"-

-"bene, ma state attento Victor"-
 
Gli sorrise poi si mise sull'attenti e si avviò verso il cancello.
Oscar pensò che dovevano per forza essere vere le doti di grande seduttore di cui si diceva fosse dotato a corte, era davvero un uomo molto
affascinante, di cultura, beneducato, e con dei valori piuttosto solidi.
Attese, benchè la pazienza non fosse una delle sue virtù.
 
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Iniziò a pensare a dove potesse essersi cacciato Andrè, aveva avuto un comportamento piuttosto strano quel pomeriggio. Ma non appena a casa,
gli avrebbe fatto una bella lavata di capo.
Perso in questi pensieri quasi non si accorse che il cancelletto alla sua sinistra veniva aperto per lasciar passare una carrozza. Si nascose giusto in
tempo dietro un muretto di cinta e riuscì ad intravedere all'interno la contessa Du Barry.
Cosa ci faceva lì a quell'ora? E perché usciva così di nascosto? Non ci pensò due volte e la seguì. La carrozza andava piuttosto lentamente in quei
vicoli così stretti e sudici.
 
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Non stava rientrando a Versailles,questo fu subito chiaro a Oscar. A un certo punto la vide fermarsi dinanzi una misera dimora ed entrare da sola.
Si sarebbe voluto avvicinare di più, ma purtroppo improvvisamente fu aggredito da due balordi. Dovette iniziare a battersi e fu costretto a dirigersi
verso la via principale per non farsi riconoscere
Iniziò a correre non sapendo bene dove stesse andando.
Scese sotto un salvacondotto con la speranza che non lo seguissero.
Sembrava essere riuscito a seminarli quando qualcuno l'afferrò alle spalle
 
-"zitto Oscar sono io"-
-"Andrè dov’eri finito"-
-"scusami ma ho seguito quella strana donna fino all'ingresso di Palais Royal, poi mi sono accorto di essere io stesso seguito da tre uomini armati e
mi sono dovuto defilare, ma perché che è successo e dov'è Girodel?"-

 
Oscar gli spiegò tutto ciò che era accaduto
 
-"davvero molto strano" -concluse Andrè-"ora muoviamoci"-
 
---------
 
Colonna Sonora: Pirati dei caraibi soundtrack
http://youtu.be/VjGf6YIJp4s
 
 
Pensando di non essere più seguiti, risalirono in strada ma dopo pochi passi si udirono delle grida:-"eccolo"-
 
-"accidenti Oscar credo che ce l'abbiano con te, corri"-
-"Oh..Oh.."-
-"che succede Andrè"-
-"questi invece ce l'hanno con me"-
 
Non potendo tornare indietro perché ancora inseguiti dai balordi che volevano far del male a Oscar, ma nemmeno immettersi nella piazza
perché i tre uomini che stavano cercando Andrè li avevano notati, svoltarono ancora a sinistra salendo una rampa di scale che dava su
di un ponticello.
 
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Intanto gli inseguitori ne erano cinque è seppur per motivi diversi, sembravano essere piuttosto agguerriti.
Provarono a  ridiscendere dall'altro lato del ponticello quando correndo arrivò Girodel spada in pugno e divisa strappata, che cercava di
contrastare quattro uomini armati.
 
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Adesso erano in trappola: da un lato c'erano cinque inseguitori dall’altro i quattro che si battevano con Girodel
 
-"siamo messi male"- disse Andrè
-"che facciamo?"-
-"ci buttiamo di sotto, non è molto alto"-
-"ci sto"-
-"presto Girodel"- gli urlò Oscar
 
L'uomo sparò in aria con la pistola d'ordinanza che aveva con sé, giusto per guadagnare qualche secondo prezioso per gettarsi.
Salirono sul muretto e saltarono giù urlando. Finirono in un carretto di stracci e spazzatura.
Rialzatisi e cercando di ripulirsi alla meglio seguirono Andrè
 
-"dove stiamo andando"-
-"questi uomini conoscono troppo bene questi vicoli dobbiamo giocare d'astuzia se vogliamo seminarli, venite con me"-
 
Adesso era Andrè che si muoveva con disinvoltura.
Si fermò davanti a un portone e bussò con tre tocchi ravvicinati.
 Una signora di mezza età aprì
 
-"presto entriamo"- disse Andrè
 
La donna li condusse per un lungo corridoio che dava in un salotto pomposamente arredato. Al centro della sala alcuni musicisti
allietavano l'ambiente, c'erano divani tutt'intorno e tavolinetti con ogni sorta di bevande
 
-“Andrè fai gli onori di casa per i tuoi amici, prego signori ufficiali accomodatevi pure"-
-"Andrè,"-lo apostrofò stupito Girodel -"ma questo è…"-
-" Signor conte… Non avevamo altra scelta qui saremo al sicuro per un po' "-
 
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Colonna sonora :Lucy’ s Party (Dracula soundtrack)
http://youtu.be/D8EZZMv-WtY
 
Era un bordello.
Oscar se n'era accorto subito osservando gli uomini seduti e le donne succinte che schiamazzavano attorno a loro.
 
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Cercò di mantenersi calmo e di nascondere in tutti i modi il rossore che sentiva salirgli sulle gote.
Si accomodarono in un angolo appartato, Andrè osservava Oscar e provava a leggere nel suo sguardo, certo se non fossero stati
in pericolo, mai e poi mai l'avrebbe condotto in un posto simile
 
-"Andreèèe"-cinguettò una voce
 
Si voltarono, videro una biondona piuttosto appariscente avvicinarsi
 

-"tes..s..soro che fine hai fatto, mi s..s..sono preoccupata"- parlava con uno strano accento strascicando la s.
  
Gli si sedette addosso passandogli una mano tra i capelli con un gestoche a Oscar sembrò molto intimo
 
-"oh tes..s..soro"-continuò la donna -"ma bene s..s..sta..s..sera s..sei in compagnia, a.s.spetta che… Prudence, Juliette venite qui…"-
-"No  Colette" -disse Andrè- "lascia perdere"- ma fu troppo tardi. Altre due donne piuttosto spregiudicate si avvicinarono
-"Colette, no davvero grazie non siamo qui per questo…"-
 
 
-"Accipicchia"- l'interruppe una delle ragazze -"non ho mai visto un ufficiale così bello"- e sfiorò il viso di Oscar che si scostò un po' bruscamente
-"ehi bel capitano sei timido"-
 
Stava quasi per sedere fra le sue gambe tra l'imbarazzo generale, quando Girodel l’afferrò per i fianchi strattonandola in modo che gli ricadesse
addosso
 
-" gioia io sono più bello, siediti qui con me"-
-"no, per nulla il tuo amico lo è di più"-
-"sì ma a lui non piacciono le rosse, a me si"-
 
e col suo solito savoir faire Girodel tolse Oscar dagli impicci
Stettero così per una decina di minuti, poi Madame Fontaine, la tenutaria della casa, si avvicinò ad Andrè e gli sussurrò qualcosa
 
-"Oscar, conte Girodel, si è fatta l'ora di andare di sopra, Colette ci vediamo"-
 
La ragazza protestò ma Andrè con decisione la mandò via.
Salirono al primo piano
 
-"sembri essere di casa qui"- gli sussurrò Oscar passandogli accanto
 
Andrè lo guardò ma non ebbe la forza di ribattere.
Entrarono in una delle camere
 
-"dunque madame Fontaine mi ha informato che sono arrivati degli uomini a cercare due ufficiali e un gentiluomo.
Lei è riuscita a tenerli un po' a bada ma mi ha detto che non gli hanno creduto per niente e che hanno preso a sorvegliare l'ingresso”-

-"accidenti non si arrendono"-
-"già"-
-"che facciamo non possiamo rimanere qui a vita"-
-"a questo punto credo che dovremo affrontarli"- rispose Oscar con la sua solita spavalderia
-"nove  contro tre… Sempre che nel frattempo non abbiano chiamato rinforzi"- disse Andrè
-"hai qualche altra idea geniale"- lo beccò Oscar in tono canzonatorio
-"Infatti. Loro cercano due ufficiali e un gentiluomo non una cortigiana e due servi" –
 
Oscar e Girodel lo guardarono con aria interrogativa
 
-"ho chiesto a  madame Fontane di portare qui un abito e una parrucca di una delle sue ragazze più due abiti da servo"-
 
Bussarono
 
-"sì"- rispose cautamente
-"sono io ho portato gli abiti"- Andrè li prese
-"sbrigatevi io cercherò di far fare un po' di trambusto da qualcuna delle mie ragazze nel vicolo"-
-"grazie madame"-
-"Andrè figurati un signore come te è sempre il benvenuto qui!"-
 
Chiuse la porta e se ne andò
 
-"un signore come te…"-Ripeté Oscar
-"ora non c'è tempo per queste cose"-Andrè prese uno degli abiti e iniziò a spogliarsi
-"e chi si dovrebbe vestire da donna?"-
 
Andrè e Girodel si voltarono di scatto a fissarlo
 
-"non ci pensate nemmeno!!!"-
 
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Colonna sonora: Lara’s theme (dottor Zivago)
http://youtu.be/4Yd2PzoF1y8
 
Gli uomini fuori erano armati fino ai denti e sorvegliavano la casa quando la porta si aprì: due prostitute uscirono litigando.
Iniziarono ad insultarsi, poi poco dopo vennero alle mani, altre ragazze accorsero e ridendo facevano baccano incitando ora
l'una ora l'altra al combattimento. La recita messa in scena da madame Fontane come diversivo funzionò. I malviventi distratti
da quello che accadeva non si accorsero di una cortigiana seguita da un cameriere e da uno spazzacamino, uscire ed avviarsi verso la piazza.
Una volta lì, presero una carrozza per raggiungere i cavalli.
Quando furono sufficientemente lontani da Parigi, la mascherata terminò.
I due servi si tolsero i cappelli e la donna con un gesto di stizza gettò a terra la parrucca
 
-"Girodel,  fate attenzione vi si strapperà il corsetto"- disse Oscar
 
A quelle parole Andrè non poté più trattenersi dal ridere, Girodel vestito da cortigiana era buffo oltre ogni immaginazione
 
-"questo è davvero troppo capitano vi ho obbedito solo perché siete un mio superiore ma non permetto ad un attendente di ridere di me"-
-"scusate Signor conte non rido di voi ma di tutta la situazione, d'altronde anche Oscar vestito da spazzacamino con tutta quella
fuliggine nei capelli è davvero ridicolo"-

-"Oddio non  farmici pensare Andrè ci vorrà una settimana per togliermela di dosso comunque i travestimenti hanno funzionato
perciò Victor non siate adirato, seppure in questo modo così poco ortodosso Andrè ci ha salvato"-

-"se ne fate parola con qualcuno giuro che vi uccido"- rispose Girodel su tutte le furie verso Andrè a cui scappò un’altra risata -"adesso basta!"-
 
Girodelle si stracciò il corsetto di dosso col coltello, come diavolo facevano le donne a vivere così costrette, pensò.
Poi gettatolo a terra, senza neanche salutare, prese a galoppare verso casa
 
-"accidenti Oscar ci sei andato pesante stavolta con lui"-
-"oh Andrè non preoccuparti, in fondo Girodel ha un carattere semplice, domani gli sarà passata, ma adesso sono stanco, torniamo a casa"-
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Intrighi a corte ***


Decima Puntata
“Intrighi a corte”

 
 
Colonna sonora: La vita è bella
http://youtu.be/3fbGoZ4qOIc
 
-"Andrè, svegliati Andrè"-
 

-"E… Chi… Nonna"-
-"Andrè  messieur Oscar ti vuole, è nel suo studio"-
-"vado subito"-
 
Si stiracchiò come d'abitudine. Nonostante fossero rientrati all'alba non aveva chiuso occhio.
Poi dopo pranzo, vinto dalla stanchezza, si era lasciato andare su una vecchia sedia a dondolo in cucina.
E aveva fatto di nuovo quel sogno che lo tormentava da anni con quella misteriosa donna mascherata.
Raggiunse Oscar nello studio, Girodel era seduto e sorseggiava del tè.
 
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-"Siediti Andrè ti ho chiamato per fare il punto della situazione su ciò che è accaduto ieri, continuate  Girodel"-
-"come vi stavo dicendo capitano, la mia presenza a palazzo reale è passata inosservata, non ero certo nuovo
a questo genere di visite.

La prima cosa che mi ha sorpreso è stato l’arrivo della stessa donna seguita da Andrè"-
-"infatti, ne ho perso le tracce proprio di fronte alla residenza del duca d’Orleans. Dopo non ho potuto fare nulla,
in quanto io stesso seguito"-
lo interruppe Andrè
 
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-"beh l'ho trovata una strana coincidenza e così ho indagato: il suo nome e madame Lenormand, è un'indovina, dicono che i suoi
responsi soprattutto sui problemi d'amore siano infallibili. L’ho avvicinata con la scusa di farmi leggere il futuro…-

-"Ah davvero che cosa vi ha detto Girodel"- chiese Oscar
-" stupidaggini e cioè che avrei fatto una buona carriera militare ma che poi a un certo punto sarei stato mandato in esilio, e che un
giorno una dama bionda mi avrebbe spezzato il cuore… Che sciocchezza…"-
disse scrollandosi vanitosamente i lunghi capelli dalle spalle
-"a parte i vaneggiamenti di una pazza cos'altro avete scoperto?"-
-"beh dopo mezz'ora nulla d'importante così ho salutato il duca e i suoi ospiti. Rimasto solo ho fatto finta di sbagliare uscita in modo da
portarmi sul retro del palazzo, lì ho visto il nostro uomo confabulare con altri brutti ceffi. Purtroppo sono stato scoperto. Gli uomini volevano
disarmarmi così, visto che la miglior difesa è l’attacco, ho sguainato la spada e ne ho feriti un paio che però sono riusciti a dare l'allarme,
sono dovuto fuggire arrampicandomi sul muro di cinta .Mi aspettavo di trovarvi lì dove vi avevo lasciato capitano ma quando ho visto che non
c'eravate ho temuto che vi fosse accaduto qualcosa"-

-"nulla Girodel, ho seguito una carrozza uscita dal cancello laterale quando all'interno ho intravisto la Du Barry. Mi insospettiva che fosse lì a
quell'ora e che oltretutto non usasse l'uscita principale. Così l’ho vista fermarsi in una stradina  e poi lei è entrata in una delle baracche. Dopo
sono stato aggredito da due balordi e mentre fuggivo Andrè mi ha trovato e poi voi avete trovato noi"-

-"ma questi avvenimenti hanno un filo logico o sono solo casualità?"-chiese Andrè
-"non dobbiamo perdere di vista il motivo principale della nostra visita a Parigi, ossia trovare l'uomo che sospettiamo avesse attentato alla vita
della principessa e quest'uomo sembra essersi nascosto nella dimora del cugino del re, tutto il resto non sappiamo se sia collegato o no.
Certo è, che c'era un piano ben architettato e io voglio catturare la mente, il mandante di tutto questo.”-

-"allora cosa hai intenzione di fare Oscar "-
-"indagheremo su tre fronti: Girodel voi dovete cercare di infiltrarvi nella corte di madame Du Barry, so che quando volete sapere essere molto
persuasivo con le donne”-

-"state dicendo che dovrei … “-
-"sto dicendo che siete autorizzato a servirvi di ogni mezzo… Seducete una delle dame di compagnia della Du Barry e cercate di scoprire se la
contessa è coinvolta in tutta questa faccenda"-

-"sì capitano ritenetela  cosa già fatta… Anzi avevo già individuato chi potrebbe…"-
-"Girodel non mi interessa chi e perché… riferitemi solo i particolari importanti per la nostra indagine"-
-"sissignore"-
-"Andrè"-
-"sì Oscar"-
-"da questo momento inizierai a lavorare per me nelle stalle di corte in modo da avvicinare la servitù,  sono certo che non ti sarà difficile conquistarti l
'amicizia e la fiducia di qualche cameriera e scoprire se ci sono altri infiltrati a corte"-
disse sottolineando in modo ironico la parola cameriera
-"bene Oscar"- rispose fingendo indifferenza Andrè
-"in quanto a me"-continuò Oscar -"proverò a scoprire chi è e dove vive questa madame Lenormand,  per cercare di interrogarla. Potrebbe non centrare
nulla con tutta questa storia, ma non si sa mai"-

 
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Fece servire la cioccolata.
L'ultima persona al mondo che si aspettava di ricevere quel giorno era suo nipote
 
-"è una qualità speciale che arriva dalle Indie, va gustata con una leggera spruzzata di cannella"-gli disse Brienne
 
Oscar l’assaggiò, chiuse gli occhi, era un sapore nuovo, insolito ma davvero gradevole
-"è buonissima zia"-
-"te ne farò arrivare un po' a casa"-
-"vi state disturbando troppo per me"-
-" figurati, dev'essere davvero un giorno speciale questo per ricevere una tua visita, dunque va festeggiato a dovere"- disse un po' acidamente Brienne
-"trovate così insolito che un nipote venga a far visita alla zia?"-
-"in verità si, soprattutto visto che io esattamente non sono la tua zia preferita"-
-"bene vi chiedo scusa per il disturbo…"- Disse Oscar seccato mentre guadagnava l'uscita
-"Oscar ti prego… resta…io… ti chiedo scusa… Sto diventando vecchia e la mia ospitalità a quanto pare ne risente… Torna qui per favore e dimmi tutto…"-
 
Oscar tornò sui suoi passi
 
-"zia so che voi conoscete molte persone sia a Versailles che fuori, mi chiedevo se aveste sentito parlare di una certa madam Lenormand"-
-"Lenormand… Ma sì certo l'indovina"-
-“esatto”-
-"cosa vuoi sapere"-
-"tutto ciò che potete dirmi, dove vive che persona è"-
-"Si dice che fosse la giovane discepola di Madame Gilbert, una maga piuttosto nota nei salotti Parigini prima che tu nascessi. Sparì misteriosamente
da un giorno all’altro. Comunque questa Madame Lenormand è piuttosto benvoluta dalle dame, ho sentito dire che vive a nord di Parigi, in una specie
di tenda accanto ad un gruppo di zingari… Si guadagna da vivere leggendo il futuro. Dicono che sia piuttosto brava, le donne di corte sono piuttosto
generose con lei… Oscar dimmi ma perché questa domanda? Non mi sembra una donna pericolosa"-

-"il perché purtroppo non posso dirvelo"-
-"Oscar  una volta è stata anche dalla principessa Adelaide e se tu pensi che sia pericolosa, devo evitare che si avvicini alla famiglia reale… È inutile dirti
di mantenere il riserbo su ciò che ti ho appena detto"-

-"non preoccupatevi zia. Queste informazioni rimarranno segrete, comunque fin quando non avrò piena certezza dell'estraneità di questa donna a certi
fatti consigliate alle principesse amicizie più consone al loro status"-

-"lo farò Oscar"-
-"bene grazie di tutto zia"-
 
Colonna sonora: Lago dei cigni
http://youtu.be/mY19itNUBME
 
 
Mentre stavano per salutarsi sentirono annunciare la contessa De Jarjayes
 
-"madre"-
-"Oscar ci sei anche tu qui meno male"-
Sua madre sembrava sconvolta
 
-"che succede"-
-"una tragedia, per noi e per la Francia"-
-"ma che dite madre"-
-"sì, ed è per questo che sono venuta direttamente qui da tua zia… Brienne tu sai sempre cosa è meglio fare in certi casi"-
-"Marguerite calmati, spiegami tutto"-
-"leggi ti prego"- disse la contessa Jarjayes a sua cognata porgendole un foglio
 
Era una lettera di Maria Antonietta, indirizzata al conte Fersen.
La principessa parlava della felicità provata durante un incontro segreto, lo ringraziava del suo amore che corrispondeva appieno, e chiudeva
la lettera dandogli un nuovo appuntamento segreto.
 
-"Mio Dio Marguerite, ma come hai avuto questa lettera"-
-"stamattina mentre mi occupavo delle stanze della principessa come al solito, l'ho trovata a terra proprio di fronte agli appartamenti di Sua altezza…
 
 
…mi vergogno a dirlo ma la mia curiosità mi ha spinto a prenderla e leggerla benché non vi fosse il destinatario…"-
 
Oscar era sconvolto. Come era potuto arrivare a tanto Fersen?. Non lo avrebbe mai creduto capace di una cosa simile e invece si era sbagliato!
Era furente con se stesso per essere stato così ingenuo
 
-"Oscar tu sei amico di quel conte cosa hai intenzione di fare?"-
-" di affrontarlo madre"-
-"sì ma devi rimanere calmo. Non possiamo permettere che scoppi uno scandalo di questa portata, se questa lettera fosse stata trovata da qualcun
altro per la principessa ci sarebbe stato solo il convento o l’esilio"-
disse Brienne
-"datemi questa lettera meglio che la tenga io e che non ne facciamo parola con nessuno"-
-"Oscar"-
-"sì zia"-
-"vacci piano con Fersen"-
 
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Colonna sonora: il Gladiatore
http://youtu.be/8OX7RO9qiZ8
 
 
Aveva sfoderato il suo più falso sorriso di circostanza ed era riuscito a convincere Fersen a fare un giro a cavallo. Ma poco dopo la loro partenza si era
chiuso in una mutismo che aveva colto il conte di sorpresa
 
-"Oscar, mi ha fatto davvero piacere il vostro invito, ma ora non so cosa pensare è successo qualcosa?"-
 
Silenzio
 
-"ditemi almeno dove mi state portando…"-
-“siamo arrivati”-
 
Oscar scese da cavallo, il conte fece lo stesso
 
-"non mi ero mai spinto fin qui dev'essere la parte più antica di Versailles… Questa costruzione è abbandonata?"-
 
Oscar era davanti a lui con viso grave.
Lo sguardo cupo. Le labbra serrate.
Teneva in mano una lettera.
La teneva rivolta con fare minaccioso verso il suo petto.
 
-"Questa vi appartiene"-
 
La prese.
 
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La lettera sembrava proprio indirizzata a lui iniziò a leggere è una voragine gli si aprì sotto i piedi
 
-"Ma… Ma è impossibile, sono un mucchio di bugie"-
-"La calligrafia e la sua"-
-"ma io, non ne so nulla… L'incontro avuto l'altra notte… Ma non è vero niente, non ho mai incontrato la principessa di nascosto"-
-"avete persino la faccia tosta di negarlo, …negate l'evidenza"-
-"ebbene sì! Non ho mai fatto nulla di cui vergognarmi nei confronti della principessa"-
-"badate bene Fersen la mia pazienza ha un limite"-
-"La vostra pazienza… capitano qui mi si sta ingiuriando. Questa lettera è falsa, scritta per gettare fango su di me e sulla principessa!"-
 
Scosse la testa
 
-"è tutto così chiaro adesso… È per questo che avete voluto la mia amicizia vero? In modo da entrare nelle grazie della principessa per avere libero
accesso a palazzo addirittura, tramite me, mettere piede nei suoi appartamenti… Devo dire conte che siete stato davvero molto astuto…"-

-"E questo che pensate… Sul serio credete che io avrei approfittato della vostra benevolenza… Che io sia un uomo così vile… Mio Dio capitano Oscar
davvero non vi riconosco più…"-

-"Voi avete commesso una colpa gravissima, avete tentato di gettare il disonore sulla futura regina di Francia e sulla Francia stessa, ma fin quando io
sarò vivo lo impedirò"-

 
Fersen raggiunse il suo cavallo ma sentì il rumore della spada che veniva estratta dal fodero. Non si voltò.
 
-"È per questo che mi avete portato qui… In questo angolo sperduto di Versailles, con la scusa di una passeggiata tra amici… Per colpire un uomo
disarmato alle spalle… E questo voi lo chiamate onore?"-

 
ci fu silenzio, non una sola foglia si mosse
 
-"e sia, fatelo su, uccidetemi così, tanto sembra essere diventato di moda qui a Versailles colpire qualcuno alle spalle"-
 
ancora silenzio
Poi sentì rinfoderare la spada e un rumore di passi che si avvicinavano
 
-"vi tengo d'occhio… Non sarete sempre disarmato…"-
 
Un sussurro al suo orecchio fatto da una voce gelida e minacciosa così come non aveva creduto potesse avere quello che per lui era il suo più
caro amico qui in Francia.
Ma oggi al suo orecchio aveva udito solo la voce di un soldato, e non di un soldato qualunque, ma del primo capitano di Francia.
Ed in cuor suo tremò
 
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Colonna sonora: La vie an Rose
http://youtu.be/8IJzYAda1wA
 
Cavalcarono senza sosta verso Parigi. Oscar spronava Cesar a più non posso e sembrava avere una fretta indiavolata di arrivare. Non aveva detto una
parola da quando erano partiti da Versailles e conoscendolo meglio di chiunque altro, Andrè sapeva che stava bruciando dentro di una rabbia feroce.
Arrivarono a ora di pranzo a Sant'Antoine e li Andrè capì che Oscar voleva interrogare l'uomo da cui era andata la Du Barry l'altra notte. Stranamente
però trovarono i soldati della guardia
 
-"Alain guarda, che ci fa qui la guardia reale?”-
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-"non lo so… Ma forse possiamo scoprirlo guarda un po’ chi c’è lì…"-
Andrè stava sistemando i cavalli mentre Oscar era entrato a chiedere spiegazioni su cosa fosse accaduto
-"chi si rivede… Andrè bella la vita a corte"-
 
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-Alain come stai?"-
-"come al solito, ti trovo bene, non ti sei fatto più vedere"-
-"hai ragione è che negli ultimi tempi ho avuto molte cose da fare"-
-“ immagino, sempre dietro i nobili tu, guarda che ti avviso, da queste parti non sono benvoluti, perciò stai attento"-
-"me ne ricorderò"-
-"ma dimmi Andrè cosa c'entra la guardia reale con l'omicidio di un furfante come Demy?"-
-"cosa… Omicidio?…"-
-"Non ne sapevi nulla allora… Accidenti alla mia linguaccia, uno di  questi giorni mi ritroverò nei guai per davvero"-
 
Risero
 
-"va bene Andrè adesso devo salutarti, ma ti aspetto presto alla taverna di Florent… Una bevuta è un bel paio di donne e ci passa tutta l’amarezza"-
 
Si voltò di scatto e per poco non gli andò a sbattere contro.
 
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Guardò dal basso verso l'alto, la divisa immacolata, i fregi d'oro della casata, i gradi e naturalmente la spilla d’oro, simbolo di appartenenza alla nobiltà.
Sollevò ancora un po' gli occhi fino ad incontrare quelli azzurri di lui che lo squadravano incuriositi.
Si mise sull'attenti. Lui lo sorpassò senza parlare
 
-"andiamo Andrè"-
 
Poi si voltò scuotendo i riccioli biondi
 
-"accidenti Andrè, se fossi una donna mi innamorerei a prima vista di quell’ ufficiale"-
-"meno male allora che non lo sei… Ci vediamo Alain"-
 
gli diede una pacca su quelle solide spalle, poi montò a cavallo e seguì Oscar
Fecero la strada a ritroso, ma stavolta muovendosi con una lentezza epocale.
Lo stomaco di Andrè cominciava a farsi sentire ma non aveva avuto modo di rompere quel silenzio. Poi si fece coraggio voleva capire cosa tormentasse Oscar.
 
-"Oscar, quel soldato della guardia mi ha detto che c'è stato un omicidio…"-
-"Sì Andrè. La persona da cui era andata la Du Barry quella sera si chiamava Jacq Demy, di professione falsario. Più volte è stato rimesso in libertà dopo aver
scontato qualche anno di galera. È stato avvelenato Andrè, su questo non c'è alcun dubbio.

-"Pensi che la sua morte sia collegata alla Du Barry?"-
-ho il triste presentimento che sia così, in modo da zittirlo una volta per sempre”-
-"Siamo al punto di partenza con le indagini allora"-
-"direi di no, anzi adesso conosciamo bene chi sono i nostri nemici, l'unico problema è che non ho prove per dimostrarlo….Andrè…"-
-"sì Oscar"-
-"eri già stato altre volte in quella…’Casa’… Vero?"-
 
Sapeva che prima o poi gliel'avrebbe chiesto, non poteva nascondersi in eterno dietro ad un muro di silenzio
 
-"sì Oscar, ci sono stato qualche volta con degli amici"-
-"e quella ragazza bionda… Tu hai… cioè voi avete…"-
-"Sì Oscar, è successo"-
 
Andrè si aspettava che Oscar adesso versasse la sua ira su di lui, che lo colpisse magari anche, così come aveva fatto quel giorno a Versailles .
Ma non accadde… Oscar continuò a lasciarsi dondolare da Cesar, tenendo lo sguardo fisso sulla strada.
 
-"Io non ti sto giudicando Andrè, sul serio sono cose che accadono, un uomo ha delle esigenze io ti capisco…"-
 
-Mi capisci Oscar? tu mi capisci? Che cosa dovresti capire… Come potresti capire- pensò Andrè
 
-"sai Andrè c'ero già stato in un posto così"-
-"cosa hai detto?"-
-"sì con Fersen-
-"Fersen ti ha portato in un posto del genere?"-
-"Non siamo più dei bambini Andrè e poi io sono a conoscenza di quello che accade  tra un uomo e una donna, l'ho letto nei libri di anatomia che
mi ha prestato il dottor Lassale, perciò so che sono cose naturali"-

 
-Naturali per chi? … Mio Dio ma cosa dici- continuò a pensare Andrè, -Oscar ti stai sforzando di camminare su di un terreno in cui potrai solo inciampare
 
-"e anche con Cecile…hai…"-Chiese qualche minuto dopo ed Andrè stavolta a quel nome sobbalzò.
-"Cecile?"-
-"non si chiama così quella cameriera che da un po' di tempo ti gironzola sempre intorno"-
 
accidenti non credeva che fosse così evidente
 
-"sì, si chiama così è successo anche con lei ma…"-tentò di giustificarsi non sapendo bene nemmeno perché stesse rispondendo così apertamente
a quelle domande -"io…"-
-"No Andrè ti ho detto che non ti rimprovero, dunque non devi giustificarti"-
 
Voleva ripulirsi la coscienza? E’ per questo che non si sottraeva a quelle domande? Si diede dell'idiota. -Si Andrè Grandiè sei proprio un idiota- pensò
 
-“ne sei innamorato?"- un'altra domanda a bruciapelo che lo fece quasi cadere da cavallo
-"no, non lo sono, ma ora basta per favore"-
-"hai ragione scusami sono cose private, non volevo metterti in imbarazzo"-
-"non fa nulla"-
-"Andrè"-
-" sì Oscar"-
-"facciamo a chi arriva prima casa?"-
 
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Oscar ormai l'aveva capito: quella appena trascorsa era una di quelle giornate che nascono male e finiscono peggio. E il gran finale era lì ad
attenderlo a casa: sua zia Brienne!
 
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-"Oscar, ti stavo aspettando… Andrè buonasera"-
-"marchesa Buonasera, ai vostri ordini…"-
 
Oscar si meravigliava sempre della gentilezza di sua zia nei confronti di Andrè. Era una donna così fredda e cinica con tutti ma non con lui.
Si sarebbe potuto dire che nutrisse dell'affetto per il ragazzo.
 
-"Oscar devo darti una notizia sconvolgente…quella lettera e falsa!"
-"ne siete proprio sicura zia"-
-"sai c'è un particolare che non mi convinceva quando l'ho letta stamattina ed era la firma. Così sono andata dalla principessa e con la scusa di
farle scrivere un bigliettino di auguri per la sua cameriera che aveva appena partorito, ho potuto confutare il mio dubbio. Nella lettera la principessa
si firma Maria Antonietta d'Asburgo Lorena, invece adesso per legge la principessa deve firmare con l'appellativo di Maria Antonietta di Francia.
Ecco guarda tu stesso"-
mostrò il biglietto augurale scritto dalla mano di Maria Antonietta
 
Oscar sospirò. Pensò che aveva molto da farsi perdonare dal conte Fersen. Sempre che lui fosse disposto a farlo
 
-"vi ringrazio zia, come sempre la vostra conoscenza dell’etichetta di corte è provvidenziale"- odiava ammetterlo ma in quanto ad astuzia sua zia batteva tutti,
persino suo padre -"Ora mi scuserete, ma ho certe commissioni da fare"- continuò
-"Vai da Fersen?"-
-"Sì zia"-
-"Oscar quella lettera è falsa… Ma purtroppo il suo contenuto è vero!" –
 
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Colonna Sonora : Sorry seems to be the hardest word
http://youtu.be/c3nScN89Klo
 
Il conte riponeva minuziosamente tutti i suoi libri nel baule catalogandoli in modo da ritrovarli velocemente nel caso in cui ne avesse avuto bisogno.
Il suo attendente annunciò l'arrivo inaspettato del capitano Oscar.
Entrò nella stanza a testa bassa, prese il coraggio a due mani
 
-"Signor conte prima che diciate qualcosa voglio che sappiate che sono qui per porvi le mie scuse. Da indagini fatte oggi ho appurato che quella lettera
è falsa e che voi siete completamente estraneo a tutta questa vicenda… Vi prego conte Fersen, sono davvero mortificato, vorrei non avervi mai detto quelle
orribili parole stamattina, se c'è qualcosa che posso fare per…"-

-"Va bene, va bene capitano, ho capito, accetto le vostre scuse, non ne parliamo più"- Fersen aveva ritrovato in quella voce e in quello sguardo di
nuovo il suo caro amico -"vi prego accomodatevi e rimanete a cenare con me"-
-"certo conte sarà un piacere"- poi guardandosi intorno aggiunse -"ma voi state partendo!"-
-"Sì, sto rientrando in patria"-
-"non sarà per colpa mia che lasciate la Francia…"-
 
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-"vedete in verità le vostre parole stamattina mi hanno fatto molto riflettere. Se qualcuno ha ritenuto possibile associare il mio nome a quello della
principessa è perché evidentemente il mio comportamento non è stato poi così irreprensibile. La profonda simpatia che la principessa nutre per me,
mi duole ammetterlo, è fin troppo palese agli occhi di tutti. Ed io stesso, spesso e volentieri non riesco a nascondere i sentimenti di gioia del  mio cuore
per l'essere il destinatario di tante attenzioni da parte di Sua altezza reale. Se uno scandalo non è scoppiato, poco c'è mancato. Se fosse finita in altre
mani, quella lettera, avrebbe purtroppo trovato terreno fertile, visti tutti i privilegi ottenuti fin d'ora grazie alla principessa. Capitano Oscar io devo partire.
Lo devo per me stesso e per difendere l'onore della donna che ammiro al di sopra di ogni cosa!"-

-"Conte Fersen non so cosa dire, se non che sono davvero desolato"-
-"è la cosa migliore. Allontanandomi dalla Francia metterò a tacere tutte le voci su di noi. Perciò ho deciso: domani stesso lascerò Parigi!"-
 
Oscar ebbe una stretta al cuore.
 
-"Fersen tutto questo vi fa onore anche se la vostra partenza mi rende molto triste"-
-"sono triste anch'io capitano, di lasciare la Francia, di allontanarmi dalla principessa in un modo così brusco, ed anche di lasciare voi amico
mio"- si avvicinò ad Oscar 
ed inaspettatamente gli mise le mani sulle spalle. I loro volti erano incredibilmente vicini.
Oscar non era abituato a questo genere di cose, s'irrigidì, eppure sentì qualcosa, un sentimento di imbarazzo però misto alla gioia.
 
-"Scrivetemi capitano, tenetemi informato su tutto quanto accade in Francia in mia assenza"-
-“senz'altro conte Fersen"-
 
brindarono insieme
 
-"addio conte"-
-"no capitano, au revoir!!!"-

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Madame Lenormand era una celebre indovina francese. Allieva di una certa Madam Gilbert, lavandaia parigina, fu arrestata nel 1790 perchè, si disse, aveva previsto, leggendo i Tarocchi, la tragica fine di luigi XVI. Da molti veniva chiamata la 
Sibilla d'Alençon. Aprì il suo studio a Parigi nel 1793. E' una figura storica controversa, dopo la sua morte, numerosi produttori di carte da gioco, pubblicarono mazzi divinatori col suo nome. In questa mia fanfic ho retrodatato l'inizio della sua attività...più avanti si capirà il perchè...
In questa puntata ho azzardato qualche musica moderna...fatemi sapere che ne pensate...se posso continuare ad osare oppure indirizzarmi sempre alla musica strumentale.
tutte le immagini presenti sono tratte dai film maria antonietta del 1938, maria antonietta del 2005, lady oscar, la duchessa, le relazioni pericolose, angelica e dal sito photobuket. si tratta di immagini puramente dimostrative e inserite senza alcuno scopo di lucro
Grazie 1000 a tutte

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Capitolo 11
*** I Misteri di Parigi ***


Undicesima Puntata
“I Misteri di Parigi”

 
 
Colonna sonora: Chopin Notturno in do# minore
http://youtu.be/Q3M8s5NGeS4
 
Oscar non riusciva a chiudere occhio, stavolta nemmeno la tisana della nonna aveva fatto effetto.
Fersen!
Fersen partiva, andava via, per colpa sua, della sua irruenza, della sua capacità di giudizio che teneva conto sempre e solo della testa e mai del cuore.
Se avesse potuto tornare indietro nel tempo, a quella mattina, si sarebbe tagliato la lingua piuttosto che pronunciare quelle parole,
lui non le meritava: troppo onesto, troppo leale era il suo cuore per sopportarle!
E adesso non solo perdeva un caro amico ma avrebbe dovuto anche trovare le parole adatte per dirlo alla principessa.
Ormai era chiaro che dietro quella lettera falsa c'era la Du Barry.
Si era servita di quel falsario e poi lo aveva fatto uccidere.
 

  • BOOMMM-
 
Un rumore improvviso di vetri infranti nella sua stanza  lo spaventarono e lo fecero cadere dal letto.
Istintivamente cercò la spada ma nel buio andava a tentoni.
Riuscì a raggiungere a memoria un mobiletto basso nel cui ultimo cassetto vi era nascosta una piccola pistola.
L’ impugnò, cercando di far abituare gli occhi all'oscurità.
Sentì le urla della nonna, un rumore di porte che sbattevano e poi la voce di Andrè che accorreva
 
-"Oscar, cos'è successo?"-
-"Andrè non lo so qui è buio, fai attenzione"-
 
Andrè aprì lentamente la porta della stanza di Oscar, attese qualche secondo, poi fece scivolare un candelabro all'interno
 
-"Oscar vedi qualcuno?"-
-“No, Andrè"-
 
L'uomo entrò spada in pugno, Oscar era a terra, in un angolo
 
 
-"tutto bene?"-
-"si, a parte lo spavento"-
-"ma cosa è stato"-
-"non lo so"-
 
Si guardarono intorno e trovarono un rudimentale ordigno esplosivo fatto di stoffa imbevuta da un liquido il cui odore sembrava alcol.
Era stato quello il colpevole di tanto rumore
 
-"meno male che la miccia si è spenta"-
-"in realtà"-disse Oscar esaminandolo attentamente-"non è stata mai accesa"-
-"un avvertimento?"-
-"Può darsi… “-
 
Poi osservando meglio la grossa palla di stracci notò qualcosa di strano, cominciò a srotolarla e venne fuori una carta da gioco: il Jack di fiori.
Sul retro della carta c'erano delle minuscole lettere…
 
-"Rou de Tournon…"-
-"ma è un indirizzo.. qualcuno vuole che andiamo la”- disse Andrè–“potrebbe essere una trappola"-
-"potrebbe si… Andrè li abbiamo ancora quegli abiti da spazzacamino e da cuoco?"
 
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colonna sonora: Last tango in Paris

http://youtu.be/SDvtxvx1s18
 
 
Un capitano delle guardie e il suo attendente in quel posto avrebbero sollevato sospetti ma due servitori qualunque sarebbero sicuramente passati inosservati.
 
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 Oscar e  Andrè  perlustrarono tranquillamente la zona senza attirare troppa attenzione.
Si portarono verso l'edificio che corrispondeva all'indirizzo ed entrarono, c'erano tre piani di misere abitazioni
 
-"per perquisirle Oscar ci vorrà un mandato"-
-"non c'è nulla nelle case Andrè è il  sottoscala"-
-"come fai ad esserne certo"-
-"guarda la"-e gli indicò il cancelletto che dava accesso alle scale di sotto
-"cosa dovrei vedere"-
-"non noti nulla?"-
-"no"-
 
Oscar gli indicò un disegno sul muro, Andrè sforzò gli occhi poi finalmente la sua mente lo ricostruì, dei punti si incrociavano formando
una carta da gioco, il Jack di fiori.
 
-“E’ lì che dobbiamo cercare”-
-"sono sempre più convinto che sia una trappola"-
-"non capisci Andrè …non era un avvertimento… era un suggerimento"-
 
Andrè spinse leggermente il cancelletto, scesero le scale cercando di catturare un po' di luce che veniva da fuori. Arrivarono ad una grotta
sbarrata da una porta di legno. Era bloccata.
 
-"Bisognerà buttarla giù"-
-"d'accordo Oscar io mi lancio contro, tu tieniti pronto a sparare a qualunque cosa si muova"-disse Andrè
-"bene, sono in posizione"-
-"al mio tre… 1…2…"- Andrè si lanciò con tutta la sua forza verso la porta e la sfondò con una spallata–“…e 3…”-
 
Oscar si tenne pronto a sparare, ma all'interno sembrava non esserci nessuno
 
-"ci serve luce Andrè"-
-provo a  procurarmela. Resta qui, ma stai attento"-
 
Fece in un attimo la paura di lasciare da solo in quel posto Oscar gli mise le ali ai piedi.
Tornò con due candele accese, entrarono nella piccola grotta. Era semivuota a parte due casse stipate in un angolo in fondo.
Facendo leva con la spada Oscar riuscì a scardinarne una
Si avvicinò per guardare
 
-"mio Dio, Andrè tieni lontano la candela, fai attenzione"-
-cosa c'è dentro?"-
-"è piena di candelotti di dinamite!”-
 
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Ormai una piccola folla di gente si accalcava incuriosita.
 
 
I soldati della guardia erano schierati affinché nessuno si avvicinasse.
 Le casse erano state definitivamente sfasciate e la dinamite veniva rigorosamente catalogata e posta sotto sequestro
 
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-"sottoufficiale di giornata Alain De Soisson a rapporto capitano"-
-"Alain dite pure"-
-"abbiamo contato 137 cariche esplosive in più sotto una delle casse abbiamo trovato questa"-Oscar l'esaminò: era una piantina di Parigi con un percorso
segnato in rosso e in alcuni punti precisi vi erano apposte delle croci
-"capitano le  ho dato uno sguardo e non sono riuscito a capire, forse le quattro croci  indicano dove sarebbe avvenuta la vendita dell'esplosivo?"-
-"È peggio Alain, molto peggio… Il vostro ufficiale in comando è stato avvisato?-
-"sissignore sarà qui a momenti"-
-"bene grazie di tutto caporale"-
 
Alain  si allontanò a malincuore. Avrebbe voluto saperne di più, ma come al solito questi nobili pensavano che i soli ad avere un po' d'intelligenza
fossero loro, mentre i sottoposti, figli del popolo erano zoticoni da comandare.
Mezz'ora dopo Andrè, che era partito per Versailles, tornò con Girodel e circa 50 soldati scelti della guardia reale.
-Ma cosa succede…-Pensò Alain
 
-"soldati della guardia reale schieramento difensivo”-urlò Oscar
 
 Uno scalpiccio di cavalli inondò la strada, la guardia reale chiuse tutti gli accessi, facendo muro contro la folla e sovrapponendosi ai soldati della guardia.
 
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Girodel si avvicinò ad Oscar che impartiti gli ordini gli consegnò quella piantina di Parigi. L'uomo ripartì al galoppo, scortato da quattro sottoposti
 
-"questo è troppo"-disse Alain-"capitano state sottraendo delle prove"-
-"badate a come parlate caporale"-
-"vi ho detto che il maggiore sarà qui a minuti, fino ad allora i soldati della guardia sono sotto il mio comando, voi avete scoperto gli esplosivi,
ma questa storia non è di competenza della guardia reale"-

-"caporale parlerò una sola volta. Sono arrivato qui seguendo un'indagine piuttosto delicata. Non posso mettervi a conoscenza dei fatti, ma vi
dico che si tratta di un grave caso di sicurezza nazionale, ho mandato il mio vice a parlarne direttamente col capo di stato maggiore, il generale
Bouillè, sarà lui a decidere il da farsi"-

-"e perché avete schierato i vostri soldati"-
-"per evitare problemi, è risaputo che voi soldati della guardia siete delle teste calde,   non volevo rischiare di compromettere il tutto"-
-"maledetti nobili"-grugnì Alain
-"prego caporale?"-
-"Ho detto ai vostri ordini"-e si allontanò
 
Oscar finì la sua ispezione, poi  notò di sfuggita un uomo nel sottoscala con dei fogli e un gessetto,sembrava prendesse appunti
 
-"voi che ci fate qui, non siete un soldato e quindi non siete autorizzato a rimanere…"-
 
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-"Non sto facendo nulla di male, sono un aspirante giornalista collaboro con ” il foglio di Parigi”, mi occupo di cronaca, il mio nome è Bernard Chatelet"-
-"consegnatemi  quei fogli"-
-"sono i miei appunti"-
-"ho detto consegnatemi quei fogli o sono costretto a mettervi agli arresti"-
-"ma faccio solo il mio lavoro"-
-guardie prendete in consegna quest'uomo"-
-"no toglietemi le mani di dosso, aspettate…"-
-"Capitano, capitano ma che fate questo è solo un povero diavolo che scrive su un giornale non ha fatto nulla di male, qui lo conoscono tutti"-
-"Alain fatevi consegnare quegli appunti"-
-"Bernard  per favore fa come dice lui"-
 
A malincuore l'uomo diede gli  appunti ad Oscar che li esaminò attentamente e cominciò a stracciare alcune fogli
 
-"ma che fate… Alain"-
-"Bernard è il capitano delle guardie reali, non posso nulla"-
 
Oscar prese il gessetto iniziò a muovere la mano su uno dei fogli freneticamente poi  li riconsegnò all'uomo
 
-"Alain portatelo fuori di qui e lasciatelo andare…  e  dite ai vostri uomini di impedire l'accesso ad altri estranei… Almeno questo dovrebbero
essere in grado di farlo o no?"-

 
Alain diventò verde, avrebbe voluto sputare addosso tutta la bile che stava ingoiando a quel bastardo di un nobile perché adesso stava proprio
esagerando.
 
-"Capitano, capitano ditemi una cosa che centra la guardia reale con questi esplosivi? Sono stati rubati? Oppure…-Urlava Bernard mentre veniva
portato fuori-"…servivano contro dei nobili?"-
 
Oscar capì che quell' uomo avrebbe continuato a fare domande imbarazzanti
 
-"Andrè hai riportato qui Cesar"-
-"sì Oscar "-
-"muoviti è ora di andare"-
 
Uscì a dare ordini ai suoi soldati
 
-"Andrè ma come fai a sopportare di servire quell'essere… Ha una pietra posto del cuore, se fossi in te preferirei andare a mendicare piuttosto!
Sarebbe molto più dignitoso"-

-"Alain non è come sembra, credimi, se Oscar ha  agito così in questa circostanza è perché non poteva fare altrimenti"-
-"sarà ma io non vorrei essere al tuo posto per tutto l'oro del mondo…"- e sputò a terra
-“Stammi bene Alain”-disse tristemente Andrè
-ciao Andrè e se ci ripensi posso raccomandarti per un posto nei soldati della guardia, saremo più rudi ma almeno siamo uomini veri,
non come quei damerini della guardia reale"-

 
Fra una folla di poveri e diseredati, la guardia reale fece ritorno a Versailles
Bernard tentò di avvicinare ancora il capitano Oscar per fargli altre domande ma non ci riuscì. Riprese in mano i suoi appunti, li aprì e rimase
sorpreso, su una delle pagine c'era uno schema perfetto del sottoscala, delle casse e della dinamite con su scritto in bella grafia note particolareggiate
del ritrovamento.
-accidenti- pensò -è un ottimo disegno da pubblicare per illustrare al meglio il mio articolo-
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Colonna sonora: Beethoven Sonata al chiaro di luna
http://youtu.be/5-MT5zeY6CU
 
Il bicchiere di vino semi vuoto
la divisa slacciata
Oscar sedeva scomposto su una poltrona
Era brillo,lo sentiva, ma gli piaceva quel lieve torpore che il vino gli procurava.
Fra le mani rigirava quella carta, il Jack di fiori. L’aveva guidato in quel sottoscala e poi Jack = Jacq…Demy… il falsario…
Era tutta una coincidenza? Chi e perché lo aveva avvisato?
Venuto via da Parigi si era subito recato dal generale Bouillè.
Vi aveva trovato anche suo padre.
La piantina di Parigi, scoperta fra le casse di esplosivo, riportava fedelmente il percorso che avrebbe tenuto la carrozza dei principi di Francia
durante la loro visita ufficiale e il luogo esatto dove gli attentatori avevano deciso di posizionare le cariche. Fin qui nulla di sorprendente,
se non fosse per il fatto che quel percorso non era stato ancora divulgato, e solo i presenti alla riunione del consiglio di sicurezza lo conoscevano.
Il traditore era un nobile di alto rango senza scrupoli. Ormai i sospetti convergevano tutti su di lui: il duca d'Orleans.
Ma nemmeno suo padre, seppur giunto alla stessa conclusione, voleva sentir pronunciare quel nome ad alta voce. Era il cugino del re, il terzo uomo
più ricco e potente di Francia e in linea di successione il terzo erede al trono. Solo con prove schiaccianti si sarebbe potuto agire, le congetture
non erano ammesse.
E Oscar di concreto fra le mani non aveva nulla.
Sentì bussare con insistenza e ne fu infastidito.
Era rientrato a Versailles quella notte per poter meglio sorvegliare la principessa
 
- “Oscar, apri…è importante”-
-"Andrè che diavolo succede"-
-“ero nelle cucine, ho appena saputo da una cameriera che tua madre si trova nelle stanze della contessa du Barry per portare del vino, un ordine
arrivato direttamente dalla principessa”-

-"cosa… e perché mai?"-
-"Non lo so ma è meglio che tu intervenga subito"-
 
Oscar corse immediatamente a cercare sua madre ritenendola in estremo pericolo. Entrò di prepotenza nelle stanze della Du Barry, ma con grande sorpresa trovò sua zia Brienne
 
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-"bene è arrivato anche il capitano delle guardie"-
-"zia voi qui"-
-"ci deve essere stato un errore marchesa"-disse la Du Barry
-“in fondo le cameriere cercavano una contessa De Jarjayes e lo sono anch'io"-
-"mi dispiace che vi siate incomodata per nulla"-
-"figuratevi contessa, nessun disturbo… Però visto che la principessa è andata via, è un vero peccato sprecare questo buon vino, non credete?
Il medico me lo ha proibito, ma vi prego assaggiatelo pure…"-

 
Le due donne si guardavano con astio cercando via via strategie linguistiche per prevalere
 
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-"no marchesa vi ringrazio non mi va"-
-"beh in questo caso farò un'eccezione alla regola e lo berrò io"-
 
Brienne avvicinò il bicchiere alle labbra fra lo stupore di Oscar e della contessa Sorseggiò il vino
 
-"ottima annata devo proprio dirlo… Ah contessa mi sono permessa di sostituire il vostro borgogna con un vino proveniente direttamente
dai nostri vigneti, vedete la principessa Maria Antonietta preferisce i sapori dolci e fruttati. Il vostro vino era un po' troppo corposo per il  
suo palato. Sapete come è, bisogna sempre accontentare i gusti della famiglia reale se non si vuole incorrere in spiacevoli conseguenze
non trovate anche voi?"-

-"Sì marchesa, capisco… Avete perfettamente ragione"-
-"bene adesso io e mio nipote togliamo il disturbo, andiamo pure Oscar"-
 
Zia e nipote  si avviarono verso la porta dopo aver salutato con un inchino di circostanza
 
-"a proposito come sono sbadata"-aggiunse Brienne-"contessa quasi dimenticavo di dirvi, mi sono presa la libertà di far portare quel Borgogna
alle vostre dame di compagnia per brindare alla vostra salute… sarebbe stato un vero peccato sprecare del buon vino così"-

 
 La contessa Du Barry diventò pallida come un fantasma e non ebbe più la forza di profferire parola. Iniziò visibilmente a tremare e lasciò la sua
stanza di corsa
 
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-"zia dove è  mia madre"-disseOscar quando ormai si trovavano già nei corridoi
-"non preoccuparti è  nelle mie stanze al sicuro, quando la cameriera della Du Barry è venuta a dirci che la principessa attendeva tua madre da
lei e di portare del vino ho temuto che ci fosse sotto qualcosa e ci sono andata io"-

-"ma voi credete che quel vino fosse…"-
-"Avvelenato? Non lo so, probabile… Lo sapremo domani mattina"-
-"ma se è così voi lo avete dato alle sue dame di compagnia! È una cosa orribile"-
 
Oscar guardò sua zia con disprezzo
 
-"ascoltami bene Oscar. Tu adesso stai pensando che io sia una donna spregevole ma stanotte non si trattava né della principessa
Maria Antonietta né delle figlie del re. Stavolta è la nostra famiglia ad  essere stata attaccata. Tua madre ha rischiato di morire ed io
ho ritenuto di doverla difendere con tutti i mezzi. Qui è in atto una guerra Oscar, a corte non si combatte con le spade  ma con armi più subdole
e per sopravvivere bisogna mettere da parte tutti gli scrupoli di coscienza. Cosa è successo stamattina a Parigi? Qualcosa di importante vero?
No, non ti meravigliare. Sono 15 anni che dimoro stabilmente in questo palazzo, qui i  muri hanno orecchie e le statue sussurrano costantemente.
Adesso la contessa e chi c'è dietro di lei, ci penserà altre cento volte prima di provare a nuocere nuovamente alla nostra famiglia …mi stai odiando vero?
Te lo leggo negli occhi, odiami  nipote mio fai crescere questo sentimento dentro di te perché ti renderà più forte di fronte ai tuoi nemici.
Preferisco il tuo odio adesso piuttosto che dover piangere domani per la morte di  tua madre, tuo padre o per la tua"-

 
Richiuse la porta dei suoi appartamenti senza aspettare che Oscar replicasse.
Brienne si mise a letto pensando che finalmente Annette Grandiè poteva riposare in pace
 

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Capitolo 12
*** Dell'amore e di altri demoni ***


Dodicesima Puntata
“Dell’amore e di altri demoni…”

 
 
Giugno 1773
 
Colonna sonora: Strauss Marcia di Radetzky
http://youtu.be/q7DbMd92tI4
 
 
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Parigi era in festa.
Le strade principali erano state tirate a lucido.
Una quantità di fiori le abbellivano ricoprendo per un giorno la miseria e il marciume che quotidianamente ne sfregiavano il volto.
Tutti i negozi più alla moda esponevano miniature dei principi reali che quel giorno onoravano con la loro visita ufficiale la capitale.
Fin dalle prime ore del mattino la folla andava accalcandosi, controllata dallo schieramento in pompa magna dei soldati della guardia che avevano il compito di mantenere l'ordine. Alain si rese conto della difficoltà cui andava incontro quando il corteo reale, partito da Versailles, fece la sua apparizione sulla strada maestra.
 
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La curiosità della gente li spingeva ad avanzare per guadagnare un posto in prima fila e il pericolo era quello di non riuscire a contenere adeguatamente quell’enorme folla in modo pacifico senza l'uso delle armi. Quando la carrozza iniziò ad avanzare ci fu il delirio. 200.000 francesi applaudivano, urlavano e facevano festa.
La curiosità maggiore naturalmente riguardava la “principessa austriaca” che non deluse però le aspettative. Maria Antonietta era particolarmente bella e riccamente vestita con i gioielli che risplendevano al sole estivo che baciava Parigi .
 
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Ma la principessa non fu l'unica ad attirare tutti gli sguardi.
La nobiltà, il portamento impeccabile, e la bellezza del capitano delle guardie reali non passò inosservata. Sul suo cavallo bianco, con l'uniforme, i biondi capelli al vento e la spada sguainata, Oscar dava ordini con una tale fierezza nello sguardo da sembrare impossibile che qualcosa potesse andare storto.
 
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Alain lo intravide, e non potè che rimanere affascinato ancora una volta da quell’ ufficiale, nonostante il loro incontro di qualche mese prima, fosse stato piuttosto burrascoso.
Ma c'era anche un'altra presenza tra quella moltitudine di gente che era rapita dal capitano De Jarjayes, e sospirava, riconoscendo in lui il nobile ufficiale che una sera di qualche anno fa l'aveva salvata dalle grinfie di un bruto: Jeanne Valois
La fanciulla era profondamente cambiata. Ora era divenuta in tutto e per tutto una damigella dell’ alta società.
Aveva studiato duramente a casa della De Brambillè e  a costo di enormi sacrifici, per recuperare in poco tempo l'educazione di anni di una signorina per bene.
La marchesa l'aveva da poco presentata in società come una sua nipote di campagna, ma dopo l'iniziale entusiasmo, Jeanne si era resa conto che quella donna beneficiava di mezzi limitati e il suo status nobiliare non era certo di prim'ordine in quanto non le era nemmeno consentito l'accesso a Versailles.
Insomma appena poco più in alto di una comune borghese.
Troppo poco per la sua ambizione che era cresciuta di pari passo alla sua superbia.
Jeanne credeva che un giorno avrebbe occupato il posto che le spettava, quello che era stato strappato al nobile casato di cui era l'ultima discendente, i Valois. Ripeteva a se stessa che il suo sangue era più nobile e più antico di quello dei Capetigi, l'attuale famiglia reale francese. E che dunque lei meritava mille volte di più il potere, gli agi, e il lusso degli attuali principi che proprio in quel momento sfilavano davanti ai suoi occhi. Il fatto di essere figlia illegittima e di avere per madre una cameriera, era, nella sua testa, un particolare irrilevante.
Si scorse al passaggio del capitano Oscar.
Per l'occasione aveva sfoggiato uno dei suoi abiti più belli e tentava in tutti i modi di attirare la sua attenzione.
 
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Arrivò addirittura a gettar il fazzoletto con la segreta speranza che lui si fermasse a raccoglierlo, ma le sue aspettative andarono deluse.
Oscar, tutto preso com'era dal suo compito, non si accorse minimamente di Jeanne e il  suo fazzoletto venne impunemente calpestato dagli zoccoli di Cesar.
  Arrabiata lasciò il suo posto e raggiunse la marchesa e le sue anziane amiche
 
-"allora mia cara sei riuscita a  vedere la principessa?"-
-"Si zia, mi aspettavo di più da come me l'avevano descritta"-
-"ma Jeanne le amiche qui invece mi dicono che è deliziosa"-
-"sarà, forse non sono riuscita a vederla bene in fondo la carrozza è passata piuttosto spedita"- rispose con la voce gonfia di invidia
 
Dopo qualche minuto di pettegolezzi le donne si decisero a rientrare.
Jeanne non s'era accorta di essere spiata tra la folla da un soldato.
 
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Nicolà, di servizio quel giorno, la vide.
Possibile mai che quella donna a pochi metri da lui, così riccamente abbigliata e tanto affascinante, fosse la sfrontata lavandaia di cui si era innamorato?
L'aveva lasciata sola quella sera a Versailles. Poco dopo se ne era pentito e aveva chiesto alla carrozza di tornare indietro a riprenderla, ma lei era sparita. L'aveva cercata ovunque, persino a casa sua. Ma nessuno ne aveva più notizie.
Si era disperato per la paura che le fosse capitato qualcosa, ma inutilmente, di lei nemmeno l’ ombra. E di certo se non avesse sentito quella vecchia chiamarla per nome avrebbe stentato a riconoscerla. Ma come aveva fatto ad elevarsi così? Finalmente aveva realizzato il suo sogno. Che donna, pensò.
Quando la vide allontanarsi in carrozza, incurante di contravvenire agli ordini di un superiore, Nicolà lasciò la sua postazione e la seguì deciso a scoprire dove vivesse e a riconquistarla
 
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Rosalie era una fanciulla di circa 11 anni.
 
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La miseria delle condizioni in cui viveva con sua madre l'avevano fatta crescere in fretta.
Da quando poi Jeanne era scomparsa le cose andavano sempre peggio.
Sua madre un po' per il dolore, un po' per il duro lavoro si era gravemente ammalata.
Adesso era troppo debole per alzarsi dal letto e Rosalie si era decisa a prendere in mano la situazione e cercare un lavoro per tentare di sfuggire alla fame più nera in cui erano sprofondate.
Si rese ben presto conto che quello era il giorno meno adatto allo scopo, i Parigini sembravano come impazziti dalla visita dei principi reali e dovunque si presentasse le sue suppliche non venivano nemmeno ascoltate.
Eppure doveva far qualcosa, tornare a mani vuote a casa avrebbe significato digiunare.
E se per se stessa avrebbe potuto anche sopportarlo, il fisico di sua madre, già debilitato dalla malattia, ne avrebbe risentito troppo.
Improvvisamente, da una carrozza nei pressi di un bel palazzo, vide scendere delle signore finemente abbigliate e scorse una bella ragazza nel cui sorriso e dal tono di voce , riconobbe sua sorella Jeanne.
In un misto di meraviglie e felicità le corse incontro ed  incurante delle altre signore l’apostrofò -“Jeanne…Jeanne, sei veramente tu?”-
tutte loro si voltarono, la ragazza riconobbe  Rosalie e morì di vergogna.
In quel momento alle sue spalle la marchesa di Brambillè  e le sue amiche si stavano chiedendo chi fosse quella stracciona che sembrava conoscerla.
Doveva agire in fretta, stava rischiando di perdere tutto per colpa di quella sciocca.
 
-"oh Signore”-disse ad alta voce in modo che tutti potessero sentirla -“ Rosalie ma come ti sei ridotta e che ci fai qui? Tua madre ha lasciato il servizio al nostro castello?"-
 
La ragazzina non rispose. Si rese conto di aver commesso un'imprudenza.
Jeanne si vergognava, in fondo agli occhi di quelle dame lei era solo una misera stracciona e forse stava procurandole dei fastidi. Sua sorella aveva sempre desiderato una vita agiata ed era chiaro che ora in qualche modo l'aveva ottenuta e di loro non le importava più nulla
 
-"mi scusi signorina”- disse Rosalie –“l’ ho  riconosciuta e volevo salutarla. Si, abbiamo lasciato il castello, purtroppo la mamma è molto malata e non è più in grado di lavorare, siamo molto povere e abbiamo bisogno di aiuto"-
 
Le signore iniziarono a mormorare
 
-"oh mia piccola Rosalie”-disse Jeanne in tono più calmo-“ mi dispiace davvero tanto prendi questo è per te"- e gli allungò una lira.
 
Quando si guardò la mano Rosalie vide la moneta e subito si vergognò di aver pensato male di Jeanne, non si era dimenticata di loro, anzi le avrebbe aiutate dall'alto della sua nuova posizione sociale.
Ma questi pensieri le morirono nel cuore un attimo dopo, uccise da sua sorella che sottovoce in tono minaccioso le intimò: "sparisci immediatamente di qui e non tornare mai più o la prossima volta ti faccio bastonare come un cane rognoso"-
Rosalie sconvolta si voltò per nascondere le lacrime che le erano salite agli occhi.
Quand’era diventata così cattiva Jeanne da disconoscere persino la sua famiglia?
Si allontanò, un passo dietro l'altro, ancora traballante ebbe il tempo di udire la voce di sua sorella che rivolta a quelle signore diceva:
 
-"era la figlia di una delle cameriere che lavorava al nostro castello di campagna mi ha fatto una tremenda pena, c'è tanta gente sfortunata a questo mondo"-
 
La marchesa di Brambillè si vantò della bontà di quella finta nipote con le amiche
 
-"Jeanne è così buona e sensibile alle miserie altrui"-
-"che animo nobile che avete"-ribatterono le altre-"una vera dama si riconosce anche dalla carità verso chi è stato più sfortunato"-
 
Così posto rimedio all' incidente, trionfante con se stessa, rientrò in casa seguita dalle altre signore
 
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Colonna Sonora: Chopin Marcia eroica op.53
http://youtu.be/rml1kvvIck0
 
Quella sera i principi furono ospitati nel palazzo delle Tuileries.
Dal balcone salutarono la folla ancora radunata a festeggiare per una sera il domani.
Che per loro aveva il volto fresco di due ragazzi appena diciottenni  con sulle spalle la difficoltà di dover ereditare una nazione delusa dall'operato di Luigi XV .
In realtà l'attuale sovrano scontava il malgoverno del re sole, suo predecessore, che per dare agli occhi del mondo l'idea di una Francia ricca, potente ed invidiata svuotò le casse dello Stato, imponendo pesanti tasse per mantenere il lusso di Versailes.
 Luigi XIV aveva infatti radunato tutti i nobili alla sua corte  in modo da accentrare il  potere e tenerli sotto controllo onde evitare tradimenti e sollevazioni nobiliari come quelli della “Fronda”.
 
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 -"altezza reale state guardando 200.000 francesi innamorati di voi"-
-"oh si è l'incredibile Oscar non potete capire quanto mi senta felice"-disse Maria Antonietta
 
Poco dopo fu data una cena in onore di futuri sovrani.
 
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Approfittando di un attimo di calma, Maria Antonietta si rivolse discretamente ad Oscar
 
-“ditemi capitano sono diversi mesi che quel nobile svedese, il conte Fersen, non viene più a Versailles. So che è  vostro amico, per caso gli è capitato qualcosa?"-
-"nulla altezza reale ha dovuto lasciare la Francia per impegni improvvisi nel suo paese"-
-"ah…"-
 
Maria Antonietta non ebbe la forza di aggiungere altro, quell'improvvisa rivelazione le provocò un tuffo cuore. Tutt'ad un tratto si sentì sola e nemmeno il ripensare al successo di quella visita ufficiale riuscì a cancellare quella sensazione
 
-"Oscar"-aggiunse infine-"se vi capita di scrivergli, ditegli che la Francia soffre della sua mancanza e che se decidesse di tornare sarebbe sempre il benvenuto…"-
 
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In quel preciso istante un'altra donna era turbata, ma per tutt'altro motivo.
Jeanne aveva capito quanto ancora fragile fosse la sua posizione sociale.
L'apparizione improvvisa di Rosalie le aveva ricordato che non si può sfuggire al proprio passato. Almeno finché fosse rimasta a Parigi, ci sarebbe sempre stata la possibilità di incontrare qualcuno che la conoscesse, sapesse le sue vere origini, e magari, preso dall'invidia, potesse renderle pubbliche. C'era un solo modo di lasciarsi tutto alle spalle: andare a vivere a corte!
Ma questo sogno (o per meglio dire questa ossessione) sarebbe rimasta tale se avesse continuato a vivere con la marchesa di Brambillè,la quale sembrava quasi compiacersi di appartenere a un casato così modesto.
Con questi pensieri sobbalzò udendo rumori provenire dalla finestra.
Tese le orecchie e le sembrò come se qualcuno stesse lanciando dei sassolini contro la vetrata. Andò a controllare e cacciò un urlo: era Nicolà.
Se ne stava appollaiato su di un ramo e tentava in tutti i modi di attirare la sua attenzione.
Con un balzo piuttosto atletico arrivò sul balcone ed entrò nella camera.
Jeanne era ammutolita dalla sorpresa
 
-oh… Tesoro… quanto ti ho cercata per tutto questo tempo. Non avevo pace, credevo che ti fosse accaduto qualcosa di brutto”-
 
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-"maledizione Nicolà, come mi ha ritrovata anche tu!"-
 
Le sembrava che quel giorno tutta Parigi stesso cospirando contro di lei
 
-"ti ho vista stamattina tra la folla e non potevo crederci… Jeanne sei diventata ancora più bella ma com'è che ti trovi qui e cosa ti è successo”-
-"io dovrei essere profondamente arrabbiata con te, per avermi abbandonata a Versailles"-
-"mia cara, non sai quanto sia pentito. Sono tornato indietro a cercarti quella sera stessa ma tu eri sparita nel nulla. E i giorni successivi non eri da nessuna parte. Ho vissuto tutto questo tempo col terrore  fino a stamattina… come sono felice di averti ritrovata”-
-"vedi ti perdono, in fondo se tu non mi avessi lasciata li non avrei mai conosciuto la marchesa e starei ancora in quella topaia a lavare panni per le nobili signore parigine"-s'interruppe improvvisamente.
 
Una delle cameriere aveva bussato per ricordare che era attesa da sua zia di sotto
 
-" ora devi andartene Nicolà”-
-"ti prego non mandarmi via così"-
-"ma non capisci se la marchesa ti trova qui saranno guai"-
-"dimmi che ti rivedrò, ti scongiuro… Io sono innamorato di te sarei disposto a fare qualunque cosa per te"-
 
l'uomo la supplicava in ginocchio
 
-"Nicolà ora non posso trattenermi. Vai via, ma presentati qui domani con la tua migliore uniforme e chiedi alla marchesa il permesso di frequentare questa casa"-
-"si Jeanne farò tutto quello che mi dirai"-
-"bene ora vattene"-
 
l'uomo si alzò le prese la mano e l'attirò a sé baciandola
 
-"lasciami, vai adesso, ci vediamo domani"-
-"è sia, a domani"-
 
l'uomo tornò sul balcone pronto a saltare
 
-"Nicolà”-
-“sì"-
-"davvero saresti disposto a fare qualunque cosa per me?"-
-"Sì, permettimi di amarti e te lo dimostrerò"-
 
Qualunque cosa pensò Jeanne.
Qualunque cosa.
 
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Aprile 1774
 
Colonna sonora: Giacomo Puccini Requiem
http://youtu.be/xeXz6sb_h0s
 
 
Durante una battuta di caccia il re, Luigi XV, si sentì male,accusò un violento mal di testa ed un forte senso di stanchezza : fu subito portato al petit Trianon per prestargli le prime cure.
 
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 Il giorno dopo, accompagnato dai medici e scortato dalla guardia reale, tornò a palazzo.
Al suo capezzale furono chiamati 6 medici, 5 chirurghi e 3 farmacisti che per giorni tentarono inutilmente di stilare una diagnosi. Nel frattempo a dargli man forte era arrivata anche Madame Du Barry e , come sempre, la sua presenza, trovò l’ostilità della famiglia reale.
Qualche giorno dopo la malattia si palesò: era vaiolo.
Temendo il contagio, i Delfini e i conti di Provenza e di Artois vennero tenuti lontano dalla stanza da letto del re.
Il 4 maggio il re aveva scoperto che il vaiolo che lo affliggeva era arrivato ad un punto inarrestabile. Aveva congedato la Du Barry, chiesto un prete e salutato tutti i membri della corte a lui più vicini. In realtà era usanza dettata dall'etichetta che il sovrano, in punto di morte, per poter ricevere la confessione e la purificazione dell'anima, si congedasse dalle amanti, le quali erano costrette ad abbandonare la corte.
La confessione non sarebbe stata ritenuta valida nel caso in cui l'amante fosse rimasta a Versailles. Lo stesso Luigi XV le rivolse addolorate parole di congedo: “Signora” - le disse – “sono malato, e so ciò che devo fare... Siate certa che nutrirò sempre i più teneri sentimenti per Voi”.
A questo punto delle cose le alleanze di corte iniziarono a cambiare e molti di coloro che avevano osteggiato Maria Antoietta, tentarono di ricucire questo rapporto. In particolare il Duca D’ Orleans, per ingraziarsi il favore dei principi, e per impedire che tramite la Du Barry si potesse risalire a lui, indagando su alcuni “incidenti” capitati nel corso degli anni, incaricò il duca di German di metterla definitivamente a tacere, imprigionandola. Ma la contessa riuscì a rifugiarsi a Chateau de Louveciennes.
Purtroppo anche il suo fu un triste destino: arrestata dai rivoluzionari fu giustiziata l'8  dicembre 1793 in Place de la Concorde, con l'accusa di aver cospirato contro la Repubblica.
La terribile agonia di Luigi XVI terminò il 10 maggio 1774.
 
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Una folla immensa si precipitò nelle stanze del nuovo re, sbiancato in volto, per auguragli una felice ascesa al trono.
Quel giorno il ventenne Louis-Auguste salì al trono con il nome di Luigi XVI, re di Francia e di Navarra.
 A soli diciotto anni, Maria Antonietta quindi divenne regina di Francia. Saputa la notizia, Maria Teresa scrisse in tono materno all'ambasciatore Mercy, riguardo alla figlia: “Il destino di mia figlia non può essere che assolutamente grande o molto disgraziato. Ritengo che i suoi bei giorni siano finiti”.
Dopo cinquantanove anni di regno, Luigi XV fu tumulato nella basilica di Saint-Denis, assieme ai corpi dei suoi antenati. Il corteo funebre partì da Versailles di notte, accompagnato solo da 40 soldati della guardia e 36 inservienti.
 
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Mentre dava l’ultimo saluto al suo re, Oscar pensò a quanto di fronte alla morte tutti gli uomini fossero uguali.
Poco dopo la sua ascesa al trono, il giovane re Luigi XVI licenziò i vecchi ministri del nonno per nominarne altri.
Chiamò a dirigere il Consiglio della Corona l'anziano conte di Maurepas, agli Affari Esteri mise il conte Vergennes e alle Finanze il fisiocratico Jacques Turgot.
Il 12 novembre 1774, su consiglio di Maurepas e fra il subbuglio dei cortigiani, il sovrano insediò nuovamente il Parlamento di Parigi, sciolto dal suo predecessore nel gennaio 1771.
Questa prima mossa politica gli fece guadagnare una certa popolarità, al popolo sembrò un segnale di rinnovamento in quanto il Parlamento negli anni a venire tentò sempre di opporsi all’assolutismo della corona in materia legislativa
Nella primavera del 1775, la riforma del ministro Turgot sul libero commercio dei cereali, fraintesa e aspramente criticata sia dal Parlamento che dall'alta aristocrazia, provocò gravi agitazioni: in quasi tutta la Francia scoppiarono delle sommosse che vennero chiamate “guerra delle farine”, probabilmente organizzate da qualche principe del sangue che insieme alla ricca borghesia erano i primi ad essere colpiti dalle riforme economiche.
Il re costrinse la sottomissione dei ribelli però,con un lit de justice (letto di giustizia, una specie di editto reale con cui il re scavalcava il potere del parlamento ed imponeva la sua volontà)
Turgot mirava a rinnovare il regno grazie alle proprie riforme, non solo in ambito fiscale: voleva fosse riconosciuto uno status civile ai protestanti, laicizzare l'istruzione e l'assistenza pubblica; tutte azioni che andavano in contrasto con molti privilegi. Il ministro aveva anche intenzione di tagliare molte spese di corte e per questo più avanti fu osteggiato dalla stessa Maria Antonietta.
E’ in questo clima socio politico che quasi un anno dopo Luigi XVI si apprestava ad essere ufficialmente incoronato re
Ma questa è un’altra storia…..
 
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Questo è, lo avete capito, un capitolo di passaggio tra vecchio e nuovo regno, che introdurrà la seconda parte della storia e cioè quando Oscar diviene colonnello e viene nominato comandante delle guardie. Un grazie a tutte voi che commentate con entusiasmo ed un pensiero stasera lo voglio lasciare anche alle lettrici silenziose: se vi va battete un colpo!
 
 
 

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Capitolo 13
*** Trappola Mortale ***


TREDICESIMA PUNTATA
“ Trappola Mortale”

 
 
 
Giugno 1775
 
Colonna Sonora: Angelica soundtrack
http://youtu.be/NjFwmMlIu_E
 
Lo raggiunse in giardino.
Andrè sapeva chi c'era alle sue spalle senza bisogno di voltarsi.
Aveva imparato a riconoscere quella presenza dovunque fosse.
Ne pecepiva i passi lievi e vellutati, ne sentiva il profumo dolciastro di vaniglia che emanava il suo corpo.
Come spettatore fedele di una rappresentazione teatrale aveva imparato a memoria tutti i suoi tempi, le sue pause,
le sue battute, tra un attimo avrebbe pronunciato il suo nome
 
-"Andrè "-
-"si "-
 
Rispose senza voltarsi. Voleva aumentare l’attesa, Oscar  era impaziente di farsi vedere con indosso la nuova uniforme e lui guadagnava
secondi fingendo di occuparsi dei cavalli
 
-"Andrè"-stava morendo dall'impazienza conosceva alla perfezione ogni inflessione della sua voce
 
Con un movimento lento si voltò.
Oscar era lì in attesa fermo tra le rose del giardino di palazzo Jarjayes.
Con il sole che si specchiava nei suoi capelli ormai lunghi fin sotto le spalle e il blu di quel pezzo di cielo che ridisegnava se stesso nei suoi occhi,
il bianco candore della sua pelle risaltava ancora di più nel rosso acceso della divisa, che fasciava quel corpo alla perfezione.
 
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Se avesse potuto dare voce ai suoi segreti pensieri, sarebbero state ben altre le parole che avrebbe pronunciato.
Se avesse potuto essere realmente padrone dei suoi sentimenti non avrebbe esitato un attimo e l'avrebbe portato via da tutta quella follia
 
-"allora non mi dici niente”-si lamentò
 
Se si fosse accorto del modo in cui Andrè lo guardava avrebbe capito che non c'era nulla da aggiungere
 
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-"congratulazioni "-finalmente riuscì a parlare
-"tutto qui? Niente pacca sulla spalla? Niente stasera si va a Parigi a far baldoria tra fiumi di birra in una taverna,… forse dovrei aggiungere con
un paio di belle donne ma non mi sembra il caso… "-

-"Oscar sei davvero tremendo! Ti ricordo che le nostre ultime scorribande parigine per poco non finivano a puttane…no cioè intendevo dire…"-
 
Oscar  prese a ridere a crepapelle
 
-"Andrè ma sono finite a puttane… Ahahahahah"-
 
Era diventato colonnello a soli vent'anni e comandante della guardia reale.
Quello era stato il primo desiderio da regina di Maria Antonietta che gli aveva concesso anche un aumento di stipendio e una marea di doni.
Oscar aveva accettato la promozione, ma rifiutato tutto il resto.
Suo padre alla notizia era saltato dalla sedia per la gioia, addirittura avrebbe voluto dare una festa in suo onore, ma lui aveva rifiutato.
Voleva solo concedersi una serata tutta per se con l'unica persona con cui si sarebbe liberamente potuto divertire: suo fratello Andrè!
 
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-"Ma che razza di linguaggio è questo… Andrè, Oscar ricomponetevi subito… Se vi sentisse il generale parlare così…"-
"-Nonna qui ci siamo solo noi"-
-"ma io non voglio che Andrè si prenda certe confidenze"-
-"nonna se Andrè lo fa è perché io l'ho autorizzato. E poi anche mio padre e la zia dicono sempre che non è un servo"-
-già ma ciò non toglie che non è nemmeno un nobile e dovrebbe avere un linguaggio adeguato in vostra presenza. Comunque quasi dimenticavo
il motivo per cui ero venuta a cercarvi… Avete un ospite… Il conte Fersen vi attende nel salotto"-

-"il conte Fersen hai detto?"-
 
Il suo volto si illuminò, corse dentro casa dimenticandosi completamente di loro.
Andrè smise di ridere. Sentì dentro di sé di nuovo gli echi di quell' insana gelosia che lo aveva tormentato e che credeva di essere riuscito a
debellare del tutto dopo il giorno dell'incidente occorso all'allora principessa Maria Antonietta.
Finse di avere urgenti commissioni da fare e si allontanò da casa.
 
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Lo trovò lì nel salotto intento ad ammirare un ritratto del generale suo padre
 
-"conte Fersen-" Lui gli sorrise. Oscar pensò che non era cambiato per nulla
 
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-"Colonnello, i miei complimenti, dovrò mettermi sull'attenti… Devo dire che il rosso vi dona"-
 
Fersen notò che effettivamente il suo amico era di una bellezza impressionante.
Lo trovò cresciuto, a dire il vero i suoi lineamenti si erano addolciti e gli davano un'aria più delicata, ma lui aveva imparato a sue spese che era solo
un'impressione, perché in quanto ad abilità, destrezza, coraggio e senso del dovere Oscar  Francois De Jarjayes non era secondo a nessuno.
 
–“vi ringrazio, è  bello rivedervi”-
-“ sono partito non appena ho saputo della morte del re ma per affari urgenti mi sono dovuto trattenere in Inghilterra e sono arrivato solo ieri a Parigi.
Avevo pensato di portare i miei omaggi alla regina Maria Antonietta poi ho saputo della vostra promozione ed eccomi qui"-

-"avete fatto bene se volete possiamo andare a Versailles insieme così mi racconterete di voi"-
-"con vero piacere"-si avvicinò e gli strinse la mano-"conte Oscar mi siete mancato"-
 
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Colonna Sonora: Gee & Gray the duchess soundtrack
http://youtu.be/4amX7PofhpM
 
Aveva sentito pronunciare il suo nome dal valletto reale nella sala delle udienze e quasi non voleva crederci.
 
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Se avesse potuto, Maria Antonietta, si sarebbe alzata dal trono per verificare di persona se era tutto vero, o il frutto di un’allucinazione uditiva.
Fremeva e la sua mente non riusciva a concentrarsi su nessuna delle parole degli altri sudditi a cui aveva dato udienza.
Eccolo.
Non si era sbagliata.
Era lui.
S'inchinava solennemente e lei avrebbe voluto dire alzati, vieni qui, tienimi  tra le braccia come facesti quella sera al ballo in maschera.
Fammi sentire il tuo alito caldo. Ridai la vita a questo corpo che è solo un contenitore di doveri.
Essersi dovuta sposare senza amore per sancire un'alleanza tra due paesi.
Essersi dovuta accollare le colpe di un rapporto non consumato che aveva fatto sopravvivere la corte di pettegolezzi per anni.
Aver dovuto subire la vergogna di veder intromettersi nel privato del suo matrimonio persino suo fratello e sua madre, poi dopo, quando finalmente
quello strano marito che preferiva passare le sue nottate costruendo serrature, aveva maldestramente preso la sua verginità, era stato anche peggio.
Si era sentita sola come non mai.
E aveva compreso la natura dei suoi sentimenti per Fersen.
Ma ora lui sollevava il volto e la guardava teneramente.
 
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 Gli aveva concesso qualche frase di circostanza. Non poteva nulla di più di fronte a quella corte che la stava già scrutando con occhi inquisitori.
Gli diede appuntamento per il ballo che si sarebbe tenuto qualche sera dopo per festeggiare l’incoronazione.
 
 
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Il duca di Germain  entrò negli appartamenti di Versailles riservati al duca D’Orlenas e rimase sconcertato. Sembrava fosse scoppiata nuovamente la guerra.
Mobili divelti. Specchi rotti. Sedie sfasciate. Tappezzerie stracciate.
Il duca si aggiustò la parrucca che pendeva da un lato
 
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-"cosa siete venuto a  fare? Commiserarmi? Se è così potete andarvene duca”-
-"nulla di tutto questo. Mi meravigliate non è da voi un simile comportamento"- disse alludendo alla stanza
 
Il secondo desiderio espresso da  Sua maestà la regina  era stato quello di fare allontanare da Versailles il duca d’Orleans ritenuto,
sotto suggerimento di Oscar, persona pericolosa.
 Maria Antonietta non si fidava di lui lo credeva, a giusta ragione, un cospiratore.
E poi non gli perdonava l'appoggio dato alla Du Barry a suo tempo.
Ma per Luigi Filippo D’Orleans l'umiliazione più grande era stata la revoca dell'incarico di comandante delle guardie reali che a suo tempo
gli aveva dato l'allora delfino di Francia Luigi Ferdinando dopo che suo padre, Luigi XV allo scoppio della guerra dei sette anni, aveva mandato
il generale Jarjayes al fronte.
Al suo ritorno l'uomo aveva reclamato il suo antico incarico e il re pur di non scontentare nessuno aveva creato una sorta di carica ad honorem
per gli Orleans. Carica che adesso la regina aveva revocato in modo da dare pieni poteri a Oscar  Francois de Jarjayes e per sottolineare di
fronte alla corte il suo disprezzo per lui.
 
-"Mi vendicherò duca di Germain. Giuro sul mio onore che mi vendicherò…"-
-"Ora sì che vi riconosco duca d' Orleans"-
 
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Colonna Sonora: Haydn the deum
http://youtu.be/4U_BJrhQ_PE
 
Luigi XVI fu incoronato re di Francia nella cattedrale di Reims.
 
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Maria Antonietta invece decise di non farsi incoronare e questo gesto fu molto gradito al popolo che vedeva nella nuova e giovane coppia reale
la speranza di un futuro migliore dove l'ingiustizia della disparità di classe sociale e la povertà fossero combattute con riforme adeguate e tagli
alle spese di nobili.
Dopo l'incoronazione i sovrani si recarono all' accademia Luois Le Grand
Qui ascoltarono le parole di uno dei più promettenti studenti Maxmillian Robespierre.
Cronista ufficiale della giornata per “il foglio di Parigi” fu Bernard Chatelet che pubblicò, nei giorni a venire, tutta l'esclusiva della storia della giornata
corredata da una serie di disegni che si era fatto fare ad hoc.
La sera  a Versailles fu dato un grande ballo in onore dei sovrani a cui partecipò tutta la nobiltà accorsa da ogni angolo del paese
 
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Oscar ed Andrè osservavano  attentamente la folla di presenti stando  in disparte.
Un soldato si avvicinò e si mise sull'attenti
 
-"che accade "-
-"comandante è arrivato questo per voi "-
 
Era una lettera che recava lo stemma in ceralacca degli Jarjays. L'aprì e iniziò a leggerla. L'espressione del suo volto mutò improvvisamente
 
-"Andrè arriva da casa, mio padre è stato ferito gravemente mentre era in missione mi si chiede di rientrare immediatamente"-
-"che aspettiamo allora, andiamo "-
 
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Colonna Sonora: The legend of Casanova soundtrack
http://youtu.be/kyvYVubxZZo
 
Nei giardini di Versailles i consueti rumori della natura addormentata al crepuscolo furono interrotti da gridolini e risate appena soffocate.
 
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Girodel conduceva a fatica madamoiselle De Sancè fra le meraviglie floreali di quella piacevole serata primaverile.
Aveva preso molto sul serio l'incarico datogli da Oscar, di tenere gli occhi aperti nei corridoi di Versailles, invero, lui era sempre molto attento a
portare a termine questo genere di missioni perché c'era la possibilità di fare nuove inconsuete conoscenze.
E proprio mentre si aggirava di ronda, con tanto di lanterna tra le mani, era stato avvicinato da questa gentile donzella di campagna, piuttosto graziosa,
che richiedeva il suo aiuto.
Molto ligio al dovere, lui si era offerto di accompagnarla nel salone centrale ma quando lei si era dimostrata affamata di nuove avventure, l'aveva
condotta fuori per un giro panoramico degli splendidi giardini reali.
Ora però, se ne pentiva perché riusciva appena a tenere a bada gli sciocchi “oh oh” di meraviglia che ella aveva di fronte ad nuova composizione
floreale o ad una nuova scultura di una fontana, e già pensava ad una buona scusa da utilizzare nel caso qualcuna delle sue guardie li avesse scoperti.
 
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Mentre si perdeva in tutte le sue congetture sul prima, ma soprattutto sul dopo con la signorina di Sancè, si accorse di essere arrivato alla quercia
accanto agli uffici del colonnello e qualcosa attirò la sua attenzione.
La porta era semiaperta e lo spiraglio di luce indicava la presenza di qualcuno all'interno.
-Molto strano- pensò. Aveva lasciato Oscar e Andrè, quasi mezz'ora fa alla festa e nemmeno correndo uno dei due sarebbe potuto arrivare lì prima di lui.
Poteva essere uno dei soldati, ma nessuno si sarebbe introdotto, senza preciso ordine, nell'ufficio del comandante
 
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-"ascoltate"-disse Girodel-"c'è qualcosa che non va e devo andare a controllare, vi prego rimanete qui ben nascosta e in silenzio, mi avete capito bene?"-
-"Oddio un ladro, o un brigante forse, che accade…"-rispose madamoiselle  De Sancè più eccitata che spaventata
-“vi prego… Chiudete la bocca adesso"-
 
Si avvicinò con passo svelto e spada in pugno, decise di entrare e diede un calcio alla porta tentando di cogliere il nemico di sorpresa, ma con sommo
stupore vi trovò una cameriera che dallo spavento aveva rovesciato a terra il contenuto che custodiva fra le pieghe del grembiule.
 
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Girodel lo esaminò: si trattava di un pennino, dell'inchiostro, della ceralacca e il timbro di casa Jarjayes.
Quest'ultima cosa insospettì il soldato che non con aria decisa interrogò la donna
 
-"che ci fate qui"-
-nulla, ero… Ero venuta qui nell'ufficio a pulire…-
-Un'ora insolita per questa incombenza non credi"-
-"no e che io.."-
-"poi se non sbaglio tu non sei addetta a questo servizio, allora mi vuoi spiegare perché ti trovi qui e che significa tutto questo"-le disse Girodel
indicando gli oggetti sul pavimento.
 
La donna intimorita iniziò a piangere, Girodel le si avvicinò e strattonandola per un braccio l'obbligò a rialzarsi
 
-"La prego signore"-
-“zitta e seguimi”-
 
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Colonna sonora: Requiem for a dream
http://youtu.be/KEOolYYe60k
 
Brienne stava  sorseggiando una tisana nei suoi appartamenti, consigliatole dal dottor Lasalle,  per curare la strana allergia che la stava colpendo.
Il suo fidato medico le aveva spiegato che probabilmente a crearle quella reazione doveva essere stata qualcuna delle nuove piante introdotte a
Versailles per abbellire i giardini per volere di Maria Antonietta.
Purtroppo lei quella sera si sentiva spossata e aveva deciso di declinare l'invito al ballo.
 
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Rimase piuttosto sorpresa dunque da quell’ inaspettata visita .
La sua cameriera le annunciò che il capitano Girodel chiedeva urgentemente di poterle parlare. Incuriosita, decise di riceverlo.
Girodel sembrava innocuo, nonostante fosse il figlio di uno dei loro nemici, nel corso degli anni aveva più volte dimostrato la sua lealtà verso suo
nipote, tuttavia Brienne  pensò che la prudenza non era mai troppa e nascose un coltello nella manica della sua vestaglia da camera.
Uscì nel salottino, il suo stupore aumentò vedendo l’ uomo rigido di fronte ad una cameriera inginocchiata e piangente
 
-"buonasera capitano cosa succede"-
-"marchesa, vi chiedo scusa dell'insolenza di venire a disturbarvi  a tarda ora ma c'è una cosa della massima importanza di cui dovete essere
messa al corrente”-

-"ebbene parlate"-
-"durante un giro di perlustrazione nei giardini ho scoperto questa cameriera che si era introdotta nell'ufficio del colonnello Oscar e che aveva con sé
questa refurtiva
"-mostrò a Brienne gli oggetti ed in particolare il timbro con lo stemma di casa Jarjayes -"sono rientrato per cercare vostro nipote ma
mi è stato detto che ha lasciato Versailles col suo attendente in fretta e furia per tornare a casa  dopo aver ricevuto un biglietto. Ho provato  a far parlare
questa cameriera ma lei non fa altro che piangere e benché sia una ladra è fuori dai miei  principi picchiare una donna, così ho pensato di portarla da voi"-

-“parla sgualdrina”-disse aspramente Brienne, schiaffeggiando la cameriera  con un tale impeto da lasciare  Girodel stesso interdetto
-“Pietà signora”-
 
La marchesa si abbassò su di lei e tirandole violentemente i capelli, adirata ricominciò
 
-“Nessuna pietà, lo sai  se non parli cosa ti farò fare? Avrai tante di quelle frustate da scorticarti la pelle dalla schiena, ma prima di lasciarti alle guardie
ti sfregerò questo bel visino
"-e così dicendo le mostrò la lama del coltello che fuoriusciva dalla manica-"perciò adesso dimmi subito cosa facevi nell'ufficio
del colonnello e perché stavi rubando questa roba"-

-"non stavo rubando nulla"-
-"tu menti"-
-"no,  dico il vero…stavo solo rimettendola  a posto così come mi ha detto di fare il mio fidanzato"-
-"il tuo fidanzato è un soldato?"- S'intromise Girodel
 
La donna terrorizzata confessò
 
-"sissignore. E’ un soldato della guardia reale e benché sia un bravo giovane purtroppo è posseduto dal demone del gioco e pieno di debiti.
Qualche giorno fa mi disse che non so quale duca gli aveva promesso un'ingente somma di denaro per prelevare questi oggetti dall'ufficio del colonnello,
ma non si trattava di rubarli, lo giuro signora, servivano a  questo duca per uno scherzo, così aveva detto, e infatti, approfittando del ballo, il mio fidanzato
mi ha chiesto di rimetterli a posto e nessuno si sarebbe accorto di nulla. Con quei soldi noi ci saremo sposati e saremo partiti per l'America per cominciare
una nuova vita"-

-"di che scherzo si trattava"-continuò Brienne
-" non so di preciso mandare al colonnello una lettera"-
 
Brienne guardò l’ ora.
Era tardi e le tenebre erano già scese da un po'.
La strada che divideva Versailles da palazzo Jarjayes era piuttosto isolata e passava ai bordi di un boschetto.
Il suo sesto senso si acuì.
Un terrore nascosto s’impadronì del suo cuore: era una trappola!
 
-"Capitano Girodel"-disse guardando l'uomo su cui leggeva la stessa espressione spaventata-"presto, prendete i vostri uomini e correte a salvarli!"-
 
 

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Capitolo 14
*** Il Segreto Svelato ***


 Quattordicesima Puntata
 

“Il segreto svelato”
 

 
 

Colonna Sonora:RACHMANINOFF-RHAPSODY
http://youtu.be/RgtEUr_n9vM
 
Fersen tentava di lasciare la gran sala da ballo della reggia di Versailles, ma con difficoltà, ad ogni passo un inchino, un saluto,
uno sguardo di risposta a quello tutt'altro timido di qualcuna delle dame presenti, interrompevano di continuo la sua marcia verso l'uscita.
 
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Ormai era entrato a far parte con pieno titolo della corte più chiacchierata, controversa, e pericolosa d’Europa, ma al tempo stesso, la più affascinante.
Benché fosse solitamente avvezzo a queste cose, quella sera il variopinto mondo di gentiluomini e dame di Versailles, con il suo scintillio di luci e
la musica assordante, lo avevano stordito.
Due anni lontano da lì e si era così disabituato a quello sfarzo?
Aveva deciso di uscire in giardino: una bella boccata d'aria fresca gli avrebbe fatto bene! Voleva riflettere.
Aveva creduto che la lontananza da colei che per la prima volta gli aveva fatto battere il cuore, sarebbe stata una medicina sufficiente per
guarire dalla follia in cui si stava cacciando.
Quegli anni passati in Svezia erano riusciti a riportarlo con i piedi per terra e gli avevano fatto capire quali erano i doveri di un gentiluomo
verso la sua famiglia e la sua patria. Così aveva ripreso la carriera militare e si era convinto a fare un matrimonio, che gli assicurasse vantaggi
economici permanenti, con una giovane inglese di nobili natali.
Ma dopo aver rivisto Maria Antonietta, tutte le sue buone intenzioni erano andate in fumo, sotto i colpi di quel sentimento che tutto brucia e rende cenere.
Se almeno l'avesse trovata cambiata, magari appesantita da un imminente gravidanza o indifferente all'amore sotto il peso di quella corona che
faceva di lei una delle regine più potenti d'Europa… e invece no. Era sempre la stessa bellissima e ingenua ragazzina che aveva lasciato, e che
non sapeva nascondere il trasporto che provava per lui nemmeno sotto il pesante belletto o tenere saldo il cuore, così come dovrebbe saper fare
una sovrana, alla vista del gentiluomo di cui si è innamorata.
E quel gentiluomo era lui!
Finalmente in giardino, chiuse gli occhi e inspirò profondamente.
Poi la sua attenzione si volse allo scalpiccìo di zoccoli dei cavalli e il viavai dei soldati che si stavano schierando.
 
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Come mai, si chiese, la guardia reale è in agitazione? Si avvicinò abbastanza da notare la corsa del capitano Girodel che con un balzo era montato a cavallo
 
-"Girodel che accade?"-
 
L'uomo si voltò riconoscendo Fersen con qualche difficoltà
 
-"Signor conte il colonnello Oscar è in grave pericolo"- poi senza perdere altro tempo si voltò e diede l'ordine di partire al galoppo
 
Fersen trasalì e subito s'avventò su uno dei soldati che si attardava
 
-"soldato dammi la tua spada"-
-"prego?"-
-"Sono il conte Fersen, Maggiore dell'esercito di Sua maestà (omise di dire furbescamente quale maestà) e ti ordino di consegnarmi la spada"-
 
Il ragazzo in realtà era un giovane cadetto alla sua prima esperienza e per paura di incorrere nelle ire di un superiore, obbedì.
Fersen si slacciò la giacca e tutti gli inutili fronzoli che i gentiluomini alla moda dovevano di norma portare, con uno scatto gli strappò le briglie e
balzò sul cavallo del soldato lanciandosi di galoppo e, seguendo la guardia reale, lasciò il giovane ufficiale ancora più confuso.
Oscar era in pericolo.
Il suo migliore amico stava rischiando la vita.
Questa era l'unica terribile realtà che lo spingeva a cavalcare più veloce di tutti e in un baleno a portarsi alla testa della truppa, di fianco a Girodel
che se è possibile sembrava il diavolo in persona mentre lanciava nella corsa il suo destriero.
Un solo pensiero vibrava all’ unisono nella testa dei due uomini e li accomunava in quell'attimo drammatico:
-fa che non sia troppo tardi-
 
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Colonna Sonora : Last Samurai- A small Measure of peace
http://youtu.be/-xah54i2u7c
 
Oscar ed Andrè erano lanciati nella notte verso casa.
Il buio non frenava la loro corsa, conoscevano la strada a memoria avendola percorsa ogni giorno per anni.
Oscar tentava di tenere la mente salda, eppure si chiedeva come fosse potuta accadere una cosa simile a suo padre.
Solitamente era molto prudente e il suo grado gli consentiva di non scendere in prima linea fra gli uomini.
Raramente, pur essendo soldati, parlavano delle loro missioni.
Doveva essere un ordine molto importante che gli aveva dato Bouillè per spingerlo ad esporsi così in prima persona.
Improvvisamente si accorse che ombre nella notte si aggiravano lungo il boschetto che confinava con la strada.
 
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Lasciò che Andrè si affiancasse
 
-"Andrè c'è qualcuno nel bosco"-
 
Andrè con un rapido movimento della testa si voltò
 
-"hai ragione Oscar e sembra che ci stiano seguendo"-
-"adesso non possiamo fermarci, chiunque sia, dobbiamo solo cercare di arrivare a casa il più presto possibile"-
 
Spronarono ancora di più i cavalli ma gli uomini probabilmente accortisi di essere stati scoperti decisero di attaccare.
Le ombre si mossero e vennero fuori dal loro nascondiglio
 
-"sono in troppi Oscar ripariamoci di la"-
 
Commisero l'imprudenza di entrare dal lato opposto del bosco.
Altri balordi armati di tutto punto li stavano aspettando.
 
-"Maledizione è una trappola!"-
-"Andrè dobbiamo batterci"-
 
Si buttarono nella mischia.
Erano a cavallo e caricarono, spade in pugno, sugli uomini.
Iniziarono a battersi infierendo colpi a destra e a manca, ma improvvisamente altri delinquenti nascosti fra i rami si lanciarono dall’alto su di loro.
Uno di questi riuscì a disarcionare Andrè che a terra veniva violentemente preso a calci e pugni mentre tentavano di disarmarlo.
Oscar volse Cesar in quella direzione e con un balzo fu sugli uomini, Andrè riuscì a rialzarsi e adesso schiena contro schiena si
battevano contro una quantità indefinita di spade.
 
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Fortuna che nessuno di quei delinquenti doveva aver ricevuto un educazione militare poiché si gettavano in combattimento a testa
bassa senza nessun criterio.
I due ragazzi riuscivano a tenergli testa ma purtroppo non sapevano per quanto avrebbero resistito.
Gli avversari erano troppo numericamente superiori e loro non potevano certo aspirare all'arrivo dei rinforzi.
Oscar stavolta iniziò a pensare che probabilmente non ne sarebbero usciti vivi.
Guardava quei malviventi intorno a se, come se il tempo avesse rallentato il suo scorrere, sentiva la schiena di Andrè sfiorarlo,
via via che parava colpi, lo vedeva battersi coraggiosamente e tentare di attirare su di se quante più lame possibili.
Chi sa se anche lui si era reso conto che la situazione era disperata.
La sua presenza, tuttavia, era rassicurante, quel lieve contatto con lui, gli dava forza.
Avrebbero venduto cara la pelle, e se proprio dovevano morire, sarebbero morti insieme così come erano vissuti.
E avrebbero trascinato all’inferno quanti più nemici possibili!
 
Quando ormai la stanchezza affiorava nelle membra e tutto sembra essere perduto Oscar udì l’arrivo di cavalli e la voce familiare di Girodel
gli fece tirare un sospiro di sollievo.
Sulla strada il capitano aveva riconosciuto il cavallo del colonnello che si aggirava spaventato e stava dando ordini ai suoi di setacciare i boschi.
Fersen non aveva aspettato, si era già lanciato alla solitaria ricerca del suo amico.
 
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-"Presto scappate è arrivata la guardia reale" -urlarono alcune sentinelle nascoste fra i rami
 
Spaventati i balordi si dispersero disordinatamente.
Imprudentemente Oscar si lanciò all'inseguimento di uno di loro, voleva catturarlo per scoprire chi c'era dietro a quell'agguato e perché qualcuno
volesse ucciderli.
Lasciò Andrè ancora intento a liberarsi da due uomini che si accanivano contro di lui e si addentrò nella boscaglia. Ma quei malviventi si erano
dileguati divenendo di nuovo ombre nella notte.
Poi distolse la sua attenzione per ascoltare una voce che lo chiamava con insistenza e che gli parve familiare.
Fersen? Era mai possibile?
Tornò sui suoi passi senza accorgersi di due uomini a cavallo nascosti tra gli alberi
 
-"andiamo duca abbiamo fallito"-
-"non è detto… Dimenticate che ho una buona mira"-
 
Uno sparo improvviso e violento proruppe nel silenzio del bosco e colorò quella notte di sangue
 
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Colonna sonora: For the love of a princess (Braveheart soundtrack)
http://youtu.be/fk8323r577w
 
 
-"Nooooo"-
 
Un urlo straziante sovrastò il vociare dei soldati che ormai erano giunti in aiuto del loro colonnello.
Un urlo che sembrava fuori luogo, fuori tempo e che lo stesso Andrè non credette capace di poter udire da se stesso. Ma era proprio la sua
voce irreale e disperata a tentare di cancellare la scena che aveva davanti agli occhi.
Magari quell'urlo l'avrebbe svegliato da quell'incubo in cui era stato inghiottito e si sarebbe trovato sudato e tremante nel suo letto a darsi
dello stupido per aver avuto paura di un brutto sogno.
Ma non accadde.
Lui non stava sognando.
Era tutto vero.
Si era liberato di quegli uomini ferendoli a morte e si era lanciato nei boschi seguendo quello sparo che aveva disegnato nella sua mente,
il terrore di ciò che era accaduto
Una volta arrivato in una specie di radura, aveva scorto il corpo di Oscar piegarsi all'indietro in modo assolutamente innaturale e il suo petto
sollevarsi fin quasi ad esplodere, poi l'aveva visto ricadere in ginocchio e accasciarsi sulla schiena come un fuscello spezzato dalla tempesta.
E ora sentiva solo i suoi singhiozzi esplodergli nella testa mentre meccanicamente ripeteva il suo nome con la vana speranza che sarebbe
bastato quello, a guarirlo
 
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Prima ancora che il rumore dello sparo si fosse dissolto, un'indicibile dolore gli aveva attraversato la schiena che sembrava andargli a fuoco.
Le gambe non l'avevano sorretto.
Oscar sapeva di essere terra.
 
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Guardava il cielo e tentava di muoversi per dare sollievo a quella straziante sofferenza della sua carne.
Sentiva la voce di Andrè e avrebbe voluto chiedergli perché mai stesse urlando così.
Poi fu scosso da fremiti.
Il suo corpo disobbediva impunemente al controllo che tentava di imporsi.
Il freddo prendeva il sopravvento sul bruciante dolore che gli spezzava il respiro.
Due lacrime furtive scesero a bagnargli le gote e si chiese perché mai stesse piangendo.
Fissava le stelle che via via scomparivano sotto i colpi di una stanchezza che si stava impadronendo di lui e lo risucchiava nel dubbio.
Chiuse gli occhi, stranamente nella sua testa non udì più né la voce di Andrè né quella dei suoi uomini, ma solo un rimprovero di
suo padre: "te l'avevo detto Oscar che prima o poi una distrazione ti sarebbe stata fatale "
 
----------
 
Fersen smontò da cavallo e corse verso i suoi amici.
Oscar era ormai privo di sensi in un lago di sangue.
Andrè piangeva disperato inginocchiato davanti a quel corpo inerme, capace solo di dondolarlo fra le braccia.
Nonostante la giovane età, il conte si era già trovato in battaglia e aveva avuto modo di vedere soldati con ferite d'arma da fuoco.
Con una breve occhiata valutò che Oscar era grave e bisognava agire subito
 
-"Andrè presto dobbiamo tamponare la ferita, è ancora vivo, ma sta perdendo troppo sangue"-
 
Andrè ormai privo di volontà lasciò il corpo di Oscar alle sue cure.
Il conte si strappò una manica della camicia, la imbevette con del whisky trovato fortunosamente in una borsa di fianco al suo cavallo e
iniziò a slacciare la giubba del colonnello.
Andrè assistette a quella scena impassibile, ma non appena vide le mani di Fersen sulla camicia di seta bianca che Oscar portava sotto
l'uniforme si avventò sul conte spostandolo bruscamente
 
-"no togliete quelle mani”-
-"Andrè ma sei impazzito? Devo fermare in qualche modo l'emorragia, poi bisogna trovare un medico, o morirà "-
-"no voi non potete TOCCARLA… Nessuno può TOCCARLA… Nessuno…"-e scoppiò di nuovo in lacrime mentre cercava delicatamente di
coprire Oscar, con la sua giacca, con gesti tanto dolci da sembrare carezze
-"ma… cosa avete detto… TOCCARLA?"-
 
Andrè non rispose, ormai non gli importava più di niente e di nessuno.
Fersen si mosse di nuovo e stavolta fu lui a spingere Andrè via, pronto anche a battagliare se fosse stato necessario, pur di riuscire a
tamponare in qualche modo la ferita.
Allontanatolo abbastanza da quel povero corpo, con un gesto autoritario, strappò la camicia di Oscar, e l'atroce dubbio che in un attimo si
era impossessato di lui, trovò conferma alla pallida luce della luna, che discreta, gli mostrava quel segreto tenuto gelosamente custodito
da tutti fino ad ora
 
-"…mio Dio…."-
 
----------
 
Ok ci siamo, il segreto è stato svelato, ormai Fersen e, diciamo così, anche il pubblico a casa (ammesso che non conoscesse la storia) ha
saputo che il comandante delle guardie reali è in realtà una donna. Forse a tutte voi questa scena potrebbe sembrare scontata, ma tenete
conto che questa storia, come ho scritto nell’incipit, è nata prima come una sceneggiatura televisiva, quindi c’era la volontà di creare mistero
intorno a questo ambiguo ufficiale, per arrivare poi ad un colpo di scena. Spero che l’idea in se sia piaciuta e vi chiedo di guardarla con gli
occhi di una persona che si appresta a “vedere” questa fiction per la prima volta nella vita.
Da questo momento in poi Oscar sarà una lei per tutti quelli che conoscono il segreto, mentre rimarrà ambiguamente un lui per tutti gli altri
(questo sempre perché all’epoca era impensabile che una donna fosse nell’esercito e raggiungesse così alti gradi militari, e alla fine, se fosse
reso pubblico, la famiglia Jarjayes, rischierebbe un’accusa di tradimento)
Grazie a tutte le mie fedelissime commentatrici e naturalmente…to be continued…

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Capitolo 15
*** Notte di verità e Alba di speranza ***


 Quindicesima Puntata
Notte di verità e Alba di speranza

 

 
 
Colonna sonora: Hans Zimmer the honor
http://youtu.be/XpdffyOFJso
 
La porta del salotto di casa Jarjayes si aprì improvvisamente.
Con un gesto inaspettato Madame Jarjayes si avventò contro suo marito e con quella furia che solo la disperazione di una madre sa dare,
cominciò a colpire con impeto il generale ed inveire contro di lui
 
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-"maledetto… che tu sia maledetto"-
-"Marguerite controllati."-
 
Invero il generale non era solo, nella stanza c'erano Andrè, Girodel, Fersen e Brienne ad assistere ammutoliti e meravigliati a quell'improvvisa
esplosione d’ira di una delle dame più discrete di Versailles.
La donna fra le lacrime continuava a rovesciare le sue accuse sul marito scuotendolo per il bavero della giacca
 
- "Ridammi mia figlia… e solo colpa tua…"-
 
Il generale Jarjayes cercò di divincolarsi da quella presa bloccandole le mani.
Madame irrigidita dal dolore si accasciò ai suoi piedi perdendosi in un pianto disperato.
Brienne intervenne abbracciando sua cognata nel tentativo di consolarla ma quando entrò il dottor Lassale tutti gli sguardi furono su di lui
 
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-"La pallottola è rimasta nei tessuti molto in profondità vicino al cuore, fortunatamente non ha colpito organi vitali ma ho dovuto operare e ha perso
tantissimo sangue. Madame de Jarjayes vogliate raggiungere vostra figlia e adoperarvi affinché la ferita sia sempre pulita, in modo da evitare che
salga troppo la febbre,ho lasciato alla vostra governante tutto l'occorrente"-

 
Brienne sollevò la donna e poi cercando di rincuorarla disse: -"visto è ancora viva e ce la farà, adesso andiamo da lei Oscar ha bisogno dell'amore di sua madre"-
-sì sì.. Brienne hai ragione… andiamo da lei"-
 
La dama di seta nera condusse sua cognata alla porta e scambiò un rapido sguardo d'intesa con il dottor Lassale che rispose muovendo impercettibilmente la testa
in un gesto che non lasciava dubbi.
Brienne impallidì e si sentì lei stessa venire meno. Tuttavia il suo fisico temprato dal dolore riuscì a resistere.
Quando le donne furono sufficientemente lontane il generale interrogò il medico
 
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-"dottore ditemi tutto"-
-"generale ho fatto tutto il possibile…vi consiglio di chiamare un prete"-
-"mio Dio.. cosa.. dite"- non riuscì a terminare la frase e fu colto da malore.
 
Fersen e il dottor Lassale lo soccorsero e lo trasportarono nel suo studio.
Girodel, incurante di trovarsi in casa d'altri, in un accesso d'ira sguainò la spada frantumando alcune statuine poste ad abbellire un mobile e cominciò ad urlare:          
 
-“ maledetti, bastardi, assassini, ma vi prenderò, giuro sul mio onore che non avrò né pace né riposo stanotte fin quando non vi avrò stanati uno ad uno” –
 
Poi uscì di casa e raggiunse i suoi uomini.
Partirono spediti per compiere la loro vendetta
 
--------
 
 
Colonna Sonora: Queen who wants to live for ever london synphonic orchestra
http://youtu.be/lvhHrE7WZCU
 
 
Era tarda notte e ormai i rumori di casa si erano via via acquietati.
Andrè era in piedi appoggiato alla vetrata del salotto, privo di volontà, guardava fuori senza riuscire in realtà a vedere più nulla.
 
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Aveva ascoltato la condanna senza appello pronunciata dal dottor Lassale, e ora non aveva la forza nemmeno più di piangere.
Si era aggirato come un fantasma in quella casa, aveva spiato la sua Oscar più volte col timore di cogliere il suo ultimo respiro su
questa terra, ma era troppo anche per un cuore come il suo, abituato fin da piccolo al dolore di perdere coloro che amava.
Era sopravvissuto alla morte di un padre di cui aveva un vago ricordo arricchito solo dai racconti di una madre che aveva adorato con
tutta la forza dei suoi pochi anni di fanciullo. Poi anche lei se n'era andata senza una spiegazione. Aveva provato a chiedere a sua nonna,
ma la vecchina, di fronte a quelle domande, persino adesso che era adulto, si chiudeva in un doloroso mutismo. Così, semplicemente aveva smesso di chiedere.
In fondo la vita, pensava, gli aveva concesso una seconda possibilità e piano piano la durezza del suo cuore si era piegata di fronte alla dolcezza di
un sentimento che come un tesoro, teneva preziosamente custodito.
Aveva un nome quel Tesoro.
E lunghi capelli d'oro. E due sfrontati occhi blu.
E un viso e un corpo di una perfezione tale da poter essere paragonati a quelli di Venere.
Ma lei avrebbe riso di quel paragone.
Lei non era Venere. Era Marte.
L'essenza del dio della guerra rinchiuso per sbaglio in un corpo di donna cui nemmeno il nome da uomo e la rigida educazione militare erano riusciti a corrompere.
La sua bellezza cresceva quasi a farsi beffe del bellicoso dio e quella divisa diveniva sempre di più un offesa per la dea che si trasfigurava in lei.
Solo Andrè riusciva a vederla, Venere, nascosta sotto quegli abiti maschili.
Solo lui riconosceva Marte, nel coraggio di quel cuore impavido.
Marte e Venere.
L'uomo e la donna.
La mano distruttrice e la forza creatrice.
La guerra e l'amore.
Tutto distillato in un unico essere che incarnava la perfezione di entrambi i sessi: Oscar!
Semplicemente Oscar!
La sua meravigliosa ed indomabile Oscar!
Si sua, perché era sua. Gli apparteneva.
Doveva essere destinata a lui.
La vita aveva un grosso debito nei suoi confronti e prima o poi Andrè ne avrebbe chiesto il saldo con la sola cosa che desiderava possedere.
Per cui valesse la pena di vivere e morire.
Il bene più prezioso.
L'amore assoluto.
Quello che si incontra una sola volta in una vita intera e che sopravvive persino alla morte.
Oscar…
Solo Oscar…
Per sempre Oscar...
 
--------
 
Girodel cavalcava alla testa dei suoi uomini, la sua furia non accennava a diminuire, avevano perlustrato i boschi albero per albero, dato fuoco a baracche incontrate
lungo cammino, interrogato barboni, cacciatori, mendicanti, chiunque si fosse trovato da quelle parti e avesse potuto dare un'indicazione sugli assassini che avevano
attentato alla vita del colonnello.
Lui nella sua vita non era venuto mai meno alla parola data e non lo avrebbe fatto nemmeno quella notte.
Ormai erano sulle tracce di alcuni di quei bastardi.
Non si sarebbero potuti nascondere per sempre.
Gli dava la caccia, così come si fa ad una volpe, coi cani sguinzagliati in avanscoperta a fiutare le tracce, i rinforzi nella retroguardia e loro divisi gruppi pronti ad accerchiare
la preda da tutti i lati.
 
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Si avvicinò a due dei suoi migliori cecchini e prima di lanciarsi alla carica su un fortino abbandonato, dove si erano asserragliati molti di quei malviventi, ordinò:
 
- “ nessuna pietà, non si fanno prigionieri"-
 
L'attacco si concluse in un bagno di sangue.
In realtà Girodel aveva risparmiato la vita a due di quei balordi ma giusto per dare loro il tempo di tradire gli altri compari, poi, come Attila flagello di Dio, era ripartito
senza stanchezza e senza esitazione alla volta di un nuovo nascondiglio .
 
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Li avrebbe presi tutti e avrebbe vendicato Oscar.
Quell'ambiguo ufficiale che lui sapeva già da un po' non essere un uomo.
Il conte Hugo, suo padre, aveva cospirato anni addietro col duca D’Orleans e lo strano particolare dell'atto di nascita sul cui sesso femmina era stato cancellato e sostituito
con la parola maschio li aveva sempre insospettiti. Certo solo lui, Victor, avrebbe potuto dargliene piena conferma, ma si era ribellato con tutte le sue forze alla volontà di
quel padre che non aveva mai amato e che lo usava solo come una pedina per assecondare gli sporchi giochi di quel traditore del duca d’ Orleans .
E mentre all'inizio aveva accettato l'idea di farsi comandare da una donna, certo di smascherarla di fronte a tutta la corte alla sua prima debolezza, si era successivamente
dovuto ricredere. Mai nella sua esperienza di soldato aveva incontrato comandante più giusto, più leale e più coraggioso.
Il suo sesso era divenuto ad un tratto solo un particolare irrilevante.
Cosa importava se fosse un uomo o una donna di fronte a tanta dedizione verso la patria, la famiglia reale, e i suoi uomini?
Col passare del tempo aveva imparato a stimare quel capitano che l'aveva voluto come suo vice nella guardia reale, che non gli aveva mai fatto pesare il suo grado e non si era
mai vantato con chicchessia di averlo battuto in duello. E anche adesso, che era stato promosso a colonnello, gli aveva rinnovato la sua fiducia proponendolo per una promozione
a capitano e vicecomandante.
No, non l'avrebbe mai delusa Oscar.
Non l’avrebbe mai tradita, al diavolo suo padre, il casato e tutto il resto.
Se avesse scoperto che dietro questo agguato c'era il duca d’Orleans e la sua cricca di traditori si sarebbe presentato persino a Palais Royal e gliel'avrebbe fatta pagare.
Lui Victor Clemente conte De Girodel, stanotte avrebbe ucciso tutti gli assassini del suo comandante.
Quella donna che aveva imparato ad obbedire e a rispettare.
Quella donna che, ora lo sapeva, aveva imparato ad amare
 
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Colonna sonora: Enya Fairytale
http://youtu.be/54XztbNJ87g
 
Fersen entrò in salotto e versò da bere.
Si avvicinò ad Andrè, seduto sul divano, il viso nascosto tra le mani, gli porse il bicchiere poi si sedette a sua volta
 
-"il generale sta riposando, è un uomo distrutto dal dolore. Mi ha raccontato tutto della nascita di Oscar, della necessità di farne un uomo e del pericolo
che correva se si fosse scoperta la verità. Che storia incredibile… Eppure dentro di me è come se lo avessi sempre sospettato, continuavo a dirmi che
i suoi lineamenti erano troppo fini per essere quelli di un uomo"-

-"se voi sapeste conte, le sue sorelle non sono belle nemmeno la metà di Oscar, eppure lei è stata costretta a mortificare la splendida donna che è,
nel corpo e nello spirito, per tutti questi anni"-

-"state attento Andrè, le vostre non sono le parole di un fedele attendente ma di un uomo innamorato"-
 
Andrè alzò lo sguardo
 
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-"avevo sette anni quando sono arrivato in questa casa e Oscar sei. Siamo cresciuti insieme non potendo contare che su noi stessi: io un orfano di vita, Oscar un orfano di fatto.
Suo padre si ricordava di lei solo quando c'era da sparare, dare di scherma o difendere l'onore del casato. Sua madre era una donna troppo debole e sottomessa alla volontà del
marito per opporsi. Piangevamo insieme asciugandoci le lacrime l'un l'altro. Fuggivamo la nostra solitudine inventandoci nuovi mondi. Annegavamo le nostre paure nella forza dei
nostri abbracci. Oscar è tutta la mia famiglia, non ho un ricordo che non le sia legato, senza di lei io non esisto… avevo giurato a me stesso che l'avrei protetta e non ne sono stato
capace. Sono un uomo inutile.."-

-"non dite così Andrè. Quello che è successo stasera non è colpa vostra"-
-" Se mi fossi ribellato anni fa alla follia di suo padre… avrei dovuto lottare per lei… portarla via se fosse stato necessario.. ed invece non ho fatto nulla. Sono responsabile, Conte
Fersen, nello stesso modo dell'assassino che ha premuto il grilletto. Siamo tutti responsabili se lei muore.. ce l’abbiamo spinta noi sulla traiettoria di quel proiettile.

Se almeno fossi nato nobile…"-
 
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-"Credete davvero che il fatto di essere nobile risolva tutti i problemi? Siete certo che sarebbe servito a qualcosa? Andrè anche i nobili non possono avere tutto ciò che vogliono,
seppur lo desiderano con tutte le loro forze"-

 
Fersen pronunciò quelle parole con voce rotta dal pianto…distogliendo lo sguardo lontano, li dove era il suo cuore. Andrè capì che si riferiva se stesso.
Non gli erano sfuggiti in tutti quegli anni i sentimenti che Maria Antonietta aveva per lui e che, ormai era chiaro, anche lui ricambiava. È strana la vita pensò.
Per tanto tempo lo aveva temuto come rivale, roso dalla
gelosia di vederlo spesso con Oscar. Invece lui amava già un’ altra donna. Come era innocuo Fersen ai suoi occhi adesso. Anzi quasi quasi provava simpatia per lui.
Entrambi portavano lo stesso fardello nel cuore, il segreto di un amore verso una donna che non potevano avere, seppur per diversi motivi.
 
-" Andrè dobbiamo farci forza e non smettere di pregare per Oscar "-
 
Oscar.
Già Oscar.
Era di là che lottava tra la vita e la morte.
Una battaglia che doveva condurre da sola, stavolta non poteva aiutarla.
Giurò che se Dio l’avesse salvata non avrebbe mai più fatto un solo pensiero impuro su di lei.
Si sarebbe accontentato di starle accanto in silenzio e di servirla come suo attendente per tutta la vita.
Null'altro che questo
 
-"Dio ti prego salvala"-
 
-------
 
Madame De Jarjayes guardava il riflesso di se stessa nello specchio in camera di Oscar.
 
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Il trucco sciolto da tutte le lacrime che aveva versato al capezzale della figlia le rivelava troppo crudelmente adesso, che stava invecchiando,
e la cosa la ferì nel profondo dell’anima.
Forse perché aveva speso una vita intera ad obbedire e compiacere gli altri. In primis suo padre: aveva deciso il suo destino a sedici anni dandola
in sposa a quel giovane e promettente ufficiale che si era convinta di amare seppur l'avesse incontrato appena un paio di volte.
Un matrimonio di convenienza, ovviamente, com'era d'uso in quegli anni.
Poi suo marito, che aveva provato ad accontentare dandogli quel figlio che desiderava ad ogni costo, sfiancando il suo corpo con le ripetute gravidanze.  
Quando anche l'ultima aveva dato esito negativo si era quasi sentita morire di vergogna come se fosse la sola responsabile, l'unica donna di Francia non
in grado di partorire un maschio.
E ancora una volta aveva abbassato la testa di fronte alla volontà del generale di crescere quella figlia come un uomo, non si era opposta a quella follia
e ora capiva che per tutta la sua vita non era stata altro che un soldato in più per suo marito. Lui comandava, lei rispondeva ‘sissignore’.
Anzi non rispondeva neanche, la sua cieca ubbidienza era data per scontata in quella casa.
Non era mai stato cattivo con lei, questo doveva ammetterlo. Le aveva dato una vita agiata e comoda, tuttavia pensò che quello era stato il premio
di consolazione per la sua eterna sottomissione.
Marguerite, certe volte invidiava sua cognata Brienne, così forte, così indipendente.
Dio le aveva dato sei figlie tutte in ottima salute, le era stato risparmiato fino ad oggi quel genere di dolore che accomunava molte delle donne sia
ricche che povere in un'epoca dove il tasso di mortalità infantile era altissimo.
E per questo, adesso non riusciva a rassegnarsi a perdere quella figlia. La più amata, ma anche la più sconosciuta. Quella a cui aveva dovuto
razionare le carezze, dimostrarsi più distaccata, meno comprensiva, perché era così che all'epoca si cresceva un figlio maschio, con la severità e l'intransigenza.
 
-Brienne.. fallo…"-
-prego Marguerite"-
-"Va a chiamarla"-
-"sei sicura? Non è detto che possa curarla"-
-"portala lo stesso. Falla entrare dalle cucine, Marie è andata a riposare, nessuno vi vedrà. Dormono tutti, ma sbrigati"-
-e se Augustine lo scoprisse?"-
-"non m’importa, purché si salvi mia figlia, che sia Dio o il diavolo a farlo, giuro che non mi importa Brienne"-
-"bene aspettami qui allora, tornerò presto"-
 
E così dicendo si infilò il mantello e uscì di corsa
 
--------
 
Colonna sonora: The crow soundtrack
http://youtu.be/hie8a-NXnQY
 
 
Madame Lenormand entrò come uno spirito nella camera di Oscar con gli strani abiti e il copricapo che le celava come sempre il volto.
 
 
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Marguerite De Jarjayes quasi cacciò un urlo nel vederla
 
-"mi scusi contessa vostra cognata mi ha detto di entrare così, perché non sono da tutti desiderata in questa casa, lei è rimasta di guardia di sotto"-
 
La contessa non rispose, fece un cenno col capo e poi indicò Oscar.
Era terrorizzata ma decisa ad andare fino in fondo.
La strega guardò il volto pallido di Oscar, il corpo quasi freddo e sentì l'impercettibile respiro che le dava ancora un alito di vita.
Si mise subito all'opera.
Tirò fuori una bottiglietta riccamente decorata di pietre preziose.
Sciolse le bende dal corpo della donna, versò il liquido sulla ferita, iniziando a cantilenare una strana nenia fatta di formule magiche, recitate in una lingua sconosciuta che
invocava gli antichi dei della terra.
Al momento del contatto del liquido sulla pelle di Oscar, sembrò che il suo corpo fosse scosso da un fremito, come se gli avesse bruciato la carne già martoriata dalla ferita.
Madame Lenormand continuò il suo strano rito poi rifasciò la ferita di Oscar.
La contessa de Jarjayes seguiva il tutto, facendosi continuamente il segno della croce e per un attimo ebbe persino l'impressione che Oscar avesse aperto gli occhi ed in preda
al delirio stesse ripetendo quelle formule magiche.
La strega ridistese Oscar su un fianco, nella stanza scese di nuovo il silenzio.
Poi si avvicinò alla contessa e le consegnò la boccetta
 
-"fategliene bere un po’ ogni giorno"-
-"allora non morirà…"-
-"non qui. Non stanotte"-
 
Madame Lenormand uscì da palazzo Jarjayes mentre un altro giorno nasceva.
I primi raggi del sole annunciavano l'alba di una nuova speranza…

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Capitolo 16
*** Figli delle Stelle ***


ATTENZIONE!!! QUESTA PUNTATA E’ DECISAMENTE DA BOLLINO ROSSO IN QUANTO CI SONO ESPLICITI RIFERIMENTI SESSUALI.
 
 

Sedicesima Puntata
“Figli delle stelle”

 
 

Agosto 1775
 
Colonna sonora:Bach - Cello Suite No. 1 in G Major BWV1007 - Mov. 1-3/6
http://youtu.be/DwHpDOWhkGk
 
Oscar aprì gli occhi
 
-"Oh no Andrè, non dirmi che sei rimasto un'altra notte a vegliarmi, non ce n'è più bisogno. Sto meglio, sul serio"-
-"lo so, ma è talmente divertente stare qui a guardare l'inflessibile comandante De Jarjayes appena sveglia tutta scompigliata che proprio non posso farne a meno”-
 
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Scherzò Andrè.
Eppure non riusciva a dimenticare che era stato sul punto di perderla.
E perdere anche se stesso.
Il dolore, la disperazione, il senso di impotenza che aveva provato erano ancora vivi in lui.
Poi Oscar aveva superato quella prima notte ed un barlume di speranza si era accesso, ed era aumentato giorno dopo giorno vedendola migliorare, fino a divenire un
incendio di felicità quando il dottore aveva decretato il fuori pericolo.
L’uomo ogni mattino, al suo risveglio, ringraziava Dio per averla salvata.
 
-"Sì, continua a prendermi in giro. Tu e tua nonna rischiate di farmi morire voi… Ma dalla noia… Se resto un altro giorno in questo letto, giuro che mi metto ad urlare"-
-"beh allora il conte Fersen penserà che il suo migliore amico è matta da legare"-
-"Fersen?”-
-"sì è di sotto, aspettava il tuo risveglio. E di ritorno da alcuni viaggi d'affari, voleva salutarti"-
-"Andrè, il conte Fersen merita una spiegazione e delle scuse"-
-"alle spiegazioni ha già pensato tuo padre. Per le scuse sei troppo severa con te stessa.   Non è certo colpa tua se sei costretta a fingerti un uomo"-
-"sì Andrè. Ma per l'amicizia che ci lega ormai da anni, forse avrei dovuto dirglielo. Si sarà sentito preso in giro…”-
-"non credo. È passato spesso in visita, quand'eri ancora incosciente, a sincerarsi delle tue condizioni di salute. Se fosse risentito non l'avrebbe fatto…"-
-"Un altro motivo per ringraziarlo… su per favore chiama tua nonna, dille di venire su ad aiutarmi"-
 
La gioia che trasparì negli occhi di Fersen alla vista di Oscar che scendeva le scale, seppur aiutata dalla governante, ma sulle proprie gambe, fugò tutti i dubbi della
donna sulla predisposizione d'animo, del suo amico
 
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- "quale sorpresa, vedervi finalmente in piedi… è magnifico!"-
-"grazie signor conte. Mi sono state riferite tutte le vostre cortesi visite, siete stato davvero gentile… Ma prego non rimaniamo qui nell'androne, andiamo in salotto"-
 
Si accomodarono.
Fra loro scese un silenzio imbarazzato e non era mai successo prima di allora.
Oscar si ricordò dei suoi obblighi di padrona di casa ed avviò la conversazione
 
-"quali nuove da Versailles"-
-"sono stato impegnato per affari, non ho visitato di frequente la reggia. Comunque i sovrani erano molto in apprensione per voi, come del resto i vostri uomini"-
-"sì non è passato un solo giorno senza che la regina mandasse un messo a sincerarsi delle mie condizioni di salute…"-
 
Di nuovo silenzio
 
-"conte ancora una volta vi devo delle scuse. Forse avrei dovuto mettervi subito a conoscenza della mia vera identità ma io non…"-
-"Vi prego non aggiungete altro. Vostro padre mi ha dato sufficienti spiegazioni e credetemi non sono offeso con voi… Sono solo imbarazzato…
Se penso a certi discorsi… Al un linguaggio poco adatto usato… E a quella volta che vi ho portato con me in quel…"-

-"No conte. Non sentitevi in colpa. Non potevate immaginarlo. Per l'uniforme che porto e la vita che conduco non sono nuova ad udire un determinato linguaggio.
E sono grande abbastanza da sapere come va il mondo. Io vorrei solo che tutto questo non diventasse una barriera per la nostra amicizia. Per quanto mi riguarda
sono sempre la stessa persona e se siete d'accordo vorrei che nulla cambiasse fra noi"-

 
Fersen rimase muto a riflettere
 
-"ma qualcosa è cambiato…"-Oscar si rabbuiò-"… Adesso io non so come rivolgervi a voi"- le sorrise Fersen-"come devo chiamarvi Messieur o Madamoselle?"-
-"potreste chiamarmi semplicemente Oscar…"-
-"solo se “tu” mi chiami Hans!"-
 
--------
 
Qualche giorno dopo
 
Colonna sonora : Musica dalla natura
http://youtu.be/8aCWo78B-Qc
 
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L'aria era calda, il sole splendeva nei magnifici giardini di Versailles.
Gli uccellini cinguettavano, gli insetti si rincorrevano, la natura era un giubileo di profumi e colori. Tutto era perfetto, irreale, come un quadro bucolico.
Sua maestà la regina aveva organizzato una sorta di colazione all'aperto per sfuggire ancora una volta agli obblighi di corte. Si unì all'espressione di meraviglia
delle altre dame nel vedere il colonnello Oscar avanzare verso di lei.
 
-"Mio Dio Oscar, il Signore ha ascoltato le mie preghiere, non potete immaginare quanto sia stata in pena per voi"- le disse Maria Antonietta sinceramente commossa
-"maestà ne sono onorata, ma vi prego ho interrotto la mia convalescenza e sono venuta a rendervi omaggio per godere dei vostri sorrisi, non per essere causa
delle vostre lacrime"-

-“venite con me, stamattina ho chiesto al conte Fersen di soddisfare un mio capriccio e di indossare l'uniforme dei dragoni… Eccolo che arriva"-
 
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Con passo solenne l'uomo la raggiunse e si inchinò alla sovrana.
Una piccola folla di dame si era radunata
 
-"alzatevi Fersen… Non trovate che sia bellissimo, Oscar…-Maria Antonietta non riusciva a controllarsi attirando su di sé i pettegolezzi della corte -"vi devo
rimproverare conte però… ultimamente venite molto poco alla reggia, qualcosa di sgradevole vi tiene lontano?"-

-"No maestà nulla… E che vedete sono stato molto impegnato… con i preparativi del mio… matrimonio…"-
 
L'espressione di Maria Antonietta mutò in un attimo, passando dall'allegria alla disperazione, la stessa Oscar non riuscì a nascondere il suo sconcerto.
Quando lo aveva deciso? Perché non le aveva detto nulla?
La regina inspirò profondamente, l’etichetta le imponeva di felicitarsi con il nobile, ma quando provò ad aprire bocca sentì la sua voce smorzata dal pianto
imminente in cui stava precipitando. Con un ultimo briciolo di contegno provò a farsi forza e nascondendo una parte del volto dietro al ventaglio, si obbligò a dire
 
-"vi faccio i miei migliori auguri. Spero siate felice"-
 
Poi non riuscendo più a reggere quella situazione si voltò di scatto, finse un improvviso mal di testa e si avviò a raggiungere i suoi appartamenti a palazzo dove
poter sfogare tutta la sua infelicità.
Incrociò lo sguardo di Oscar
 
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-"avete detto di essere venuta a Versailles per godere dei miei sorrisi… Credo che abbiate scelto il giorno sbagliato…-
 
-------
 
-“Perché? Perché non me lo hai detto…"-
 
Oscar alzò il tono di voce più del dovuto e battè i pugni sulla scrivania nel suo ufficio
 
-"io non posso decidere del mio destino. Mio padre vuole che mi sposi. Ha scelto una nobildonna inglese… E poi che senso avrebbe contravvenire la sua volontà?
Non te l'ho detto prima perché lottavi tra la vita e la morte, le mie questioni sentimentali erano sciocchezze al confronto"-

 
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-"che bisogno c'era di dirlo a lei in questo modo così brusco? Sei stato davvero crudele Hans"-
-"e cosa avrei dovuto dirle? Maestà io… vi amo? Sono queste le parole che lei si aspetta da me. Ma non posso pronunciarle …è la regina di Francia, Oscar…
è sposata…sarebbe tradimento… Questo amore può portarci solo ad una lenta agonia… Lei è l'unica donna che abbia realmente amato nella mia vita, eppure
allo stesso tempo, l'unica che non posso avere. Come dannazione è più che sufficiente!”-

 
A quelle parole Oscar sentì una fitta al cuore, tanto forte, da credere che la ferita si fosse riaperta. Le facevano male. Maledettamente male.
 
-"Chi è questa dama? L’hai mai vista? Conosci la sua indole?"-
-"Si… sono stato in visita da lei… è graziosa e a detta di mio padre ha avuto un'ottima educazione. Discende da una famiglia di antica nobiltà"-
-"ma come puoi sposare una persona che non ami?"-
-"adesso stai parlando proprio come una donna!"- le disse mentre prese a scuoterla tanto forte da farle male -" Oscar scusami"- aggiunse, vedendo una smorfia
di dolore sul volto di lei.
 
Si allontanò dandole le spalle.
In quel preciso istante bussarono.
Girodel entrò nell'ufficio di Oscar tutto eccitato
 
-"non potevo crederci comandante quando mi hanno avvisato che eravate qui. È bello riavervi con noi" -poi notando la strana atmosfera, aggiunse, piuttosto
fuori luogo -"ho interrotto qualcosa?"-
 
Fersen si voltò indignato da quella mezza allusione, poi rivolto ad Oscar
 
-"io vado, avrai sicuramente molto da discutere con il tuo secondo"-
-“Arrivederci Fersen”-lo salutò piuttosto confidenzialmente Girodel
-"maggiore Fersen... o nell'esercito francese non sapete distinguere i gradi?”-
 
Girodel confuso, si chiese il perché di tanta formalità data l’assenza di estranei.
Poi piuttosto umiliato scattò sui tacchi e gli fece il saluto militare
Ad Oscar non piacque il comportamento di Fersen, Girodel non c'entrava nulla né con la loro discussione né con i suoi problemi.
Il conte fece per andarsene ma Oscar lo bloccò
 
-"e ditemi MAGGIORE"-sottolineò "- nell'esercito svedese è questo il modo di lasciare l'ufficio di un diretto superiore?"-
 
Fersen non se l'aspettava. Non da lei. Non davanti a qualcun altro. Ingoiò il suo orgoglio e la sua rabbia. Si mise sull'attenti
 
-"maggiore Von Fersen chiede il permesso al Signor comandante di poter lasciare questa stanza"-
-"permesso accordato"- rispose Oscar con il suo tipico tono di comando, che non ammetteva repliche.
 
Fersen uscì.
Girodel incurvò la bocca in un ghigno divertito
 
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-"toglietevi quest’aria soddisfatta dal viso Girodel. Sono molto adirata con voi. Avete avuto un comportamento riprovevole la sera del mio ferimento.
Il modo in cui avete gestito la situazione mi ha davvero delusa”-

-"Ma comandante…"-
-"Silenzio! Non ho ancora finito. Ho letto i rapporti, avete fatto una carneficina quella notte. Se non foste mio amico vi avrei già degradato a sottotenente"-
-"posso parlare signore"-
-"accordato"-
-"quei bastardi vi hanno teso un agguato, vi hanno sparato alle spalle. Non meritavano nessuna pietà"-
-"Girodel noi siamo ufficiali dell'esercito di Sua maestà rappresentiamo la giustizia, non la vendetta… Non avete pensato che se invece di ucciderli li aveste
catturati potevamo interrogarne qualcuno e forse saremo riusciti ad arrivare al mandante? Avremo avuto finalmente delle prove inoppugnabili per arrestarlo"-

 
Girodel non rispose. Non aveva pensato a questo risvolto della cosa
 
-"comandante… Avete ragione… Ho sbagliato e se lo ritenete opportuno punitemi pure… Ma voglio che sappiate che tutto quello che ho fatto quella notte
è stato fatto per voi… Solo per te… Oscar…"-

 
La donna si voltò all'udire di nuovo quell'improvviso tono confidenziale.
L'uomo tenne lo sguardo fisso su di lei
Oscar vide una strana luce in quegli occhi solitamente indecifrabili.
Decise di ignorare il modo in cui la fissava.
 
-"Girodel, in quel momento voi eravate al comando, la vita dei miei uomini era nelle vostre mani. Il vostro primo dovere era quello di impedire inutili spargimenti
di sangue e di assicurare quei delinquenti alla giustizia del re. E non obbedire all'emozione del momento. Un comandante è un comandante in ogni occasione.
Non si lascia mai trascinare da sentimenti personali… -
ripetè a memoria ricordando quello che era stato il primo insegnamento di suo padre, e rappresentava il
cardine di tutta la sua filosofia di soldato -“ Andate pure adesso, non prenderò nessun provvedimento disciplinare nei vostri confronti. Ma che una cosa del genere
non si ripeta più…"-

-"Sissignore"-
 
Si mise sull'attenti e poi uscì.
Oscar odiava aver dovuto prendere parte a quella sorta di teatrino fra ufficiali messo in scena nel suo ufficio. Si era detestata per quella prova di forza con Fersen.
Fu assalita da un forte capogiro e si accasciò sulla sedia.
Perché mai stava così male? Possibile che quella pallottola le avesse portato via tutta la sicurezza in se stessa? Possibile che avesse fatto emergere così
prepotentemente quel lato femminile represso da anni?
Stava diventando come quelle svenevoli dame di corte che tanto detestava?
No, non era possibile.
Era la ferita a farle male ancora, e la sua salute precaria a renderla così vulnerabile
Certo. Doveva essere quello.
Doveva!
 
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Andrè la trovò seduta col corpo molle allungato su un lato della sedia e le mani sul viso
 
-"Oscar, non ti senti bene… Ho bussato più volte…"-Disse allarmato
-"no, Andrè, non sto bene. Forse avevi ragione. Non sono ancora guarita del tutto. Non sarei dovuta venire a Versailles stamattina…
Chiederò qualche altro giorno di licenza…"-

 
L’uomo la guardò sinceramente preoccupato.
 
-"Andrè ti prego… Portami via da qui… Conducimi a casa o in qualsiasi altro posto… Purché sia lontano da qui…"-
 
Oscar che chiedeva aiuto
Oscar che supplicava
Oscar che voleva stare lontana dal suo dovere
Decisamente, pensò Andrè, non era ancora guarita.
 
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Colonna Sonora : Ghost soundtrack
http://youtu.be/bbzjBBN07yM
 
Maria Antonietta aveva passato il resto del pomeriggio soffocando le lacrime nel cuscino sul suo letto.
Quando Madame de Noillè la venne ad avvisare che l’ora era tarda e avrebbe dovuto iniziare i preparativi per presenziare al fianco del re al concerto
previsto per quella sera, la trovò ancora con gli occhi cerchiati e gonfi.
Non si era meravigliata del rifiuto della sua sovrana, e una volta tanto le aveva risparmiato le prediche sui suoi doveri di regina, intenerita da quello
sguardo addolorato.
Rimasta sola, Sua Maestà, ancora sopraffatta da un senso di claustrofobia, infilò un mantello e uscì all’aria aperta.
Nascosta nella notte, si aggirava, come una triste ninfa dei boschi, negli angoli più bui dei giardini di Versailles, anelando la libertà del cuore, di fronte ai
continui obblighi morali cui era sottoposta data la sua posizione.
Fu quasi senza rendersene conto, che vagando senza meta, scorse, sdraiato sull’erba al chiaro di luna, la sagoma di uomo.
 
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-“Fersen…”-
-“…Maestà!”-
 
Fu tutto così rapido, così intenso.
Due parole, uno scambio di pensieri e rimasero travolti da un desiderio provocante e tenace.
Non avrebbero dovuto abbandonarsi a quel legame troppo forte, troppo vero.
Due menti gemelle che nutrono lo stesso sogno. (cit.)
 
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-“Fersen ti prego, stanotte voglio essere solo una donna…la tua donna”-
 
Era un desiderio infernale, ciò che l’uomo lesse nei suoi occhi, sulla pelle, nel ritmo irregolare del suo respiro. Desiderio che gli aveva
urlato un attimo prima, esplicito.
Maria Antonietta voleva essere la sua preda, abbandonarsi al suo volere, alle sue fantasie, a quel suo corpo di uomo che sentiva già pazzo di lei.
In fondo a quella caverna ghiacciata che era diventata il suo ventre, si era finalmente accesa la fiamma della passione.
Fersen le slacciò il corsetto, mordicchiandole leggermente la pelle nuda.
Lasciò cadere il resto dei vestiti, inginocchiandosi di fronte a tanto splendore.
 
-“sei bellissima”-
 
Poi delicatamente la fece distendere sull’erba profumata e la guardò godere di quelle carezze, di quei baci che penetravano nei punti segreti del suo
piacere, fino a farla gemere, impazzita dal desiderio, e farle implorare di sentirlo dentro di lei.
L’uomo le sollevò i glutei e con un movimento deciso la portò sopra di lui.
I lunghi biondi capelli della donna gli accarezzavano il petto.
Ne arricciò ciocche ribelli fra le dita e dolcemente l’attirò a se per baciarla, lasciandole la scelta del momento esatto in cui l’avrebbe fatta sua.
Maria Antonietta iniziò quella danza, sentendo il suo odore di uomo inebriarla, muovendosi quasi con sacra adorazione, sul sesso rigido e pulsante di lui.
 
-“Oh Fersen…il mio Fersen…”-
 
Lui aumentò il ritmo di quel dolce balletto d’amore, afferrandole i fianchi con forza, diventando padrone del suo piacere e facendole dono sublime del
primo orgasmo della sua vita.
Poi stettero in silenzio, abbracciati nella notte, per un tempo indefinito
 
-“Come sapevi dove mi ero nascosto?”-
-“Non lo sapevo…volevo stare sola, ho infilato il mantello e ho iniziato a girovagare senza meta seguendo un indecifrabile cammino tracciato per me dalle stelle.
I miei passi erano come stregati…ogni cosa, amor mio, mi conduce a te”
 
E fu così che quella notte, sotto un tetto di stelle, l’affascinante conte venuto dal nord, e la prima donna di Francia, si giurarono, amore eterno
 
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Colonna sonora: Pearl Harbour love song by Hans Zimmer
http://youtu.be/HERmagRo_1I
 
Andrè aveva ubbidito, infine ,l'aveva portata via, e condotta nel solo posto dove, era sicuro, sarebbe guarita completamente: Arras.
 
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Il luogo teatro dei loro ricordi d'infanzia più belli.
Oscar amava tantissimo risiedere nella villa di famiglia al mare. Suo padre, per la sua promozione a colonnello, gli aveva concesso
il permesso di andarci accompagnata solo da Andrè e un paio di servitori.
L'uomo pensò che mai nella sua vita aveva eseguito un ordine più piacevole di quello.
Erano arrivati da qualche giorno ormai.
Oscar era sempre silenziosa, come persa in pensieri che non poteva decifrare.
Era insolito, difficilmente aveva segreti per lui, ma stavolta Andrè non riusciva a leggerle dentro. Questo lo metteva in ansia.
Quindi per distrarla, quella mattina, aveva pensato di portarla a fare un giro in barca.
Era circa mezzogiorno quando lasciò andare i remi non troppo lontano dalla costa e si mise ad osservare Oscar che con espressione serena si distendeva
al sole. Era vestita in modo semplice con una camicia di cotone bianca e dei pantaloni stretti alla caviglia, niente scarpe, aveva deciso di salire in barca a piedi nudi.
 
-"Se la nonna ti vedesse vestita così e al sole, comincerebbe ad urlare che non sta bene, che una signorina per bene deve avere la pelle candida come la
porcellana, solo le serve sono abbronzate”-

-"ed io le risponderei che in tal caso posso sempre incipriarmi il viso come una dama qualunque"-
-"sì ma poi dovresti anche mettere un abito adeguato… Immagino che somiglieresti ad uno spaventapasseri con il corsetto e il panier"-
-"Ehi" -Disse Oscar -"che screanzato"- iniziò a tirargli l'acqua.
 
Andrè fece lo stesso. Oscar finì per mettersi in piedi
 
-"no, che fai si rovescerà la barca"-
 
Ma la donna incurante, prese a colpirlo con dei buffetti, per l’agitazione perse l'equilibrio e finì in acqua fra le risate di Andrè.
Tornata a galla si avvicinò ad una fiancata
 
-"capitano Grandiè chiedo il permesso di salire a bordo"-
-"permesso accordato"-
-"credo che dovrai aiutarmi"- gli disse sorniona
 
Andrè le allungò una mano che lei prontamente afferrò. Ma invece di sfruttare la spinta per risalire, strattonò l’uomo con tutte le forze costringendolo ad
una rovinosa caduta in acqua. In fondo sapeva che il suo amico nuotava benissimo.
Nonostante ciò si spaventò, quando, dopo cinque minuti in mare, non lo vide riemergere.
Iniziò a chiamarlo a gran voce.
Niente.
Temendo che fosse annegato ricacciò la testa sott'acqua ma non riuscì a scorgere nulla. Era talmente angosciata da non accorgersi di due mani che la
afferrarono facendola urlare
 
-che sciocco mi hai fatto morire di paura!"-
-ahahah ormai sei abbastanza grande da non dover credere più all’esistenza dei mostri marini che ti spaventavano tanto da piccola”-
-“spiritoso…”-
 
Andrè la riportò a riva.
Il nuoto non era esattamente una delle specialità di Oscar, poi tornò a recuperare la barca.
Quando finalmente anch'egli sentì il solletichio della sabbia tra i piedi, trovò la donna distesa coi riccioli sparsi disordinatamente sulla rena e le gambe
scoperte fin quasi sotto il ginocchio. Aveva gli occhi chiusi e le mani distese al di sopra della testa.
Andrè non potè fare a meno di notare che la camicetta bianca era completamente bagnata e trasparente. Portava ancora l’ampia fasciatura sulla ferita, ma
il cotone aderiva perfettamente adesso, lasciando poco all’immaginazione.
Si sedette poi, volgendo lo sguardo verso l'orizzonte, cercò di distrarsi: non era corretto stare a guardarla, soprattutto dopo aver promesso di non fare più
pensieri impuri su di lei.
Ma la tentazione era troppo forte e alla fine lo vinse.
Accarezzò con gli occhi la sua figura distesa e lo sguardo cadde inevitabilmente sul seno destro, dove faceva mostra di sé il capezzolo turgido ed orgoglioso
che trafiggeva, col suo colorito roseo, il bianco della stoffa.
Andrè sentì il suo corpo rispondere a quell'irresistibile richiamo, s’inumidì le labbra con la punta della lingua, inavvertitamente, quasi come se per assurdo fosse
pronto ad assaggiarne il sapore.
Brividi di passione percorsero tutto il suo essere.
Improvvisamente però Oscar si ridestò
 
-"che c'è?"-
-"… Cosa?…"-
-"Perché mi guardi in questo modo così strano"-
-“no… nulla…ehm.. semplicemente ho paura che tutta bagnata la fasciatura si sia allentata. Il dottore ti ha ordinato di portarla ben stretta ancora per un po'.."-
e così dicendo si distese sui gomiti e volse lo sguardo al mare
-"meglio rientrare non voglio che qualcuno dei servi mi veda così e magari lo riferisca a mio padre"-
 
Oscar fece per alzarsi, ma traballante, inciampò su uno dei piedi di Andrè e gli cadde addosso, completamente distesa sopra di lui.
La donna nascose il capo sul suo petto e iniziò a ridere.
Andrè adesso poteva sentire i suoi seni aderenti alla pelle e quel capezzolo era libero di sfiorarlo impunemente. Il calore gli divampò dentro, il sangue prese a
bruciargli nelle vene e la sua carne divenne estremamente sensibile.
Conosceva le conseguenze di quelle sensazioni, era uomo da tanti anni ormai.
Provò a far rialzare Oscar, ma ottenne solo di farla agitare ancora di più dalle risate e nel farlo, il suo essere donna andò a sfregarsi proprio al centro della sua mascolinità.
Accade ciò che temeva.
Il suo vigore si eresse prontamente, accentuato ancora di più dagli abiti bagnati.
Oscar smise di ridere.
Scattò come una molla, pronta a rialzarsi, sfuggendo lo sguardo di Andrè che si maledisse per aver perso così spudoratamente il controllo del proprio corpo.
E soprattutto per quello che fece dopo.
Non la lasciò andare.
Con le sue forti braccia la trattenne su di se, cingendola per la vita.
Spostò la sua gamba verso destra facendola aderire ancora di più al suo desiderio che gli pulsava freneticamente fra le gambe.
Ebbe il coraggio di guardarla, vide gli occhi di Oscar sgranati, sorpresi ed imbarazzati.
Poi avvertì un profondo respiro.
Capì che aveva capito.
 
-"Lasciami andare…"-
 
L'uomo allargò immediatamente le braccia a quel freddo rifiuto.
Si alzò velocemente, voleva chiederle scusa e afferrò Oscar per un braccio ottenendo solo un terribile sguardo assassino.
 
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Poi la donna si liberò contrariata e si avviò con passo veloce verso casa.
 
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Si era fatta preparare il bagno dalla cameriera e aveva dato ordine di non essere disturbata.
Così, immersa nell’acqua, specchio dei suoi turbamenti, si era lavata i capelli accuratamente, liberando i riccioli d’oro dalla sabbia.
Tempo fa, vinta dalla smania di dover essere un uomo a tutti i costi, Oscar aveva chiesto al dottor Lassale dei libri di anatomia e si era messa a studiare
com’era fatto fisicamente un uomo per cercare di essere credibile nel suo ruolo di comandante.
Perciò sapeva perfettamente cosa era accaduto quella mattina ad Andrè, e cosa significasse.
Ma come era possibile? Perché mai Andrè aveva avuto quella reazione, al contatto fisico con lei?
E’ vero, era un uomo fatto ormai, lui stesso lo aveva confessato, rispondendo alle sue impunenti domande, frutto di una nuova morbosa forma di curiosità che
si era impadronita di lei da quando avevano raggiunto quell’età dove certi giochi fatti in passato non erano più possibili, ma aveva letto che quella reazione del
corpo maschile, avveniva solo ad un uomo attraversato da una forte pulsione sessuale verso una donna, mentre loro erano cresciuti insieme come fratelli.
Certo non erano consanguinei, ma rimaneva lo stesso una cosa a dir poco abominevole…cosa era mai passato nella testa di Andrè? Forse guardando il mare
si era perso in qualche fantasia ripensando a quella bionda incontrata in quel postribolo, oppure a quella cameriera di casa Jarjayes che a quanto pare aveva allietato,
prima di andarsene, le sue notti a palazzo…
Ecco si, doveva essere per quello…non di certo per lei…
Solo perdendosi in queste elucubrazioni mentali riuscì a perdonarlo, decisa a non farne parola né a portargli risentimento.
Poi i suoi pensieri svoltarono improvvisamente e raggiunsero un'altra dimensione…Fersen…
Chissà se anche il corpo dell’uomo avrebbe potuto avere, adesso che la sapeva donna, una reazione fisica magari ad un loro ipotetico fortuito contatto….
se fosse caduta inavvertitamente su di lui? Sul suo corpo? Se lui l’avesse cinta con le braccia come aveva fatto Andrè?
Senza accorgersene si era immersa ancor di più nella vasca ed una mano le era scivolata furtiva fra le cosce.
Rivedeva Fersen nella sua uniforme bianca…col sole che rischiarava ancora di più quegli occhi…è vero, Maria Antonietta aveva ragione…era bellissimo
quella mattina…accavallò le gambe stringendole intorno alla sua stessa mano, che affondava nel suo ventre…chissà come sarebbe stato essere toccata da lui…
La voce improvvisa della cameriera proveniente da fuori alla porta, la destò bruscamente, interrompendo quella nuova piacevole, peccaminosa sensazione
che s’era impossessata di lei. Rispose seccata, nascondendosi il viso fra le mani e vergognandosi di se stessa per quei pensieri che mai prima d’ora avevano
attraversato l’animo suo.
Richiuse gli occhi, un flash di quel mattino, il volto di Andrè…il suo corpo..poi quello di Fersen…una scossa le attraversò il basso ventre.
…Fersen…Andrè…
 
-“Cosa ti succede Oscar?”-sussurrò a se stessa, attendendo una muta risposta dal comandante de Jarjayes, che quel giorno sembrava aver alzato bandiera bianca
 
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Andrè non la vide per tutto il pomeriggio
Oscar si era chiusa in camera sua e aveva dato ordine di non essere disturbata, così sedette da solo in salotto.
Inizialmente si era sentito offeso da quel comportamento.
Non era riuscito a controllare il suo corpo che in un minuto aveva confessato ciò che lui andava nascondendo da diversi anni, e cioè quanto l'amasse!
Ma quel tono freddo e quel distacco gli erano sembrati come lo specchio del suo disprezzo.
Oscar aveva rifiutato quell'amore, forse perché per lei non veniva più all'amico di sempre, ma dal suo servo?
Poi dopo un paio di bicchieri di cognac s'era calmato ed aveva iniziato a ragionare.
Il suo corpo gli aveva mostrato solo quanto la desiderasse, e non certo i suoi sentimenti.
È normale che Oscar fosse turbata. Si diede dello stupido, Versailles era piena di pettegolezzi inerenti relazioni di nobili dame con stallieri, attendenti e servitori.
Storie di sesso consumate in fretta persino nei bui corridoi della reggia al crepuscolo.
Cosa rendeva diverso agli occhi di Oscar quanto accaduto quella mattina? Assolutamente nulla. Ovvio quindi che adesso ce l'avesse con lui.
Perso nei suoi ragionamenti Andrè si accorse che si era fatto tardi e capì che lei non sarebbe scesa nemmeno per la cena.
Stanco di stare senza far nulla, sellò il cavallo e se ne andò a bere qualcosa in paese.
 
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Al suo ritorno si sorprese nel trovare Oscar in terrazza.
La donna era distesa su un divanetto di bambù addobbato da enormi cuscini in stile floreale.
Tentò di portarle via il bicchiere che aveva pericolosamente in bilico fra le mani, lei sobbalzò improvvisamente come se si fosse destata da un incubo e
per poco il bicchiere non finì a terra.
Andrè finalmente lo mise al sicuro
 
-"E… Cosa… Tutto bene?"-Le disse poco convinto aspettandosi un rimprovero soprattutto per quanto accaduto in mattinata
 
-"ho fatto un brutto sogno Andrè, e da quando mi hanno sparato che lo faccio spesso, sempre lo stesso sogno"-
-"è normale Oscar, te la sei vista davvero brutta, su dai rientriamo"-
-"no, è così bello qui, voglio rimanere ancora a guardare le stelle… Mi piacciono… Ho sempre creduto che avessero molto da dire a chi sa osservarle"-
-"bene ti lascio allora"-
-"Andrè… resta… Se vuoi… Vieni a sederti qui vicino a me… Non sono mica così pericolosa"- gli disse un po' maliziosamente
-"Oh invece non immagini quanto tu lo sia, streghetta"-
-"ma no.. smettila"-
 
Erano di nuovo loro due, gli inseparabili amici di una vita.
Andrè si accomodò tenendosi comunque a distanza di sicurezza.
Bevettero insieme il resto del cognac, poi Oscar leggermente brilla si distese, poggiando la testa sulla sua spalla
 
-"allora cosa dicono queste benedette stelle"- disse Andrè allontanando il pensiero da quel gesto dell’amica che rischiava di avere lo stesso effetto della mattina
-"che mi aspettano onori e glorie alla corte di Francia e tu… Vediamo… ti sposerai… fra un paio d'anni…"-
-“Cosa ?”- Chiese divertito
-"e si con una donna… bionda… grassa e brutta, somigliante a madame De Greve…"-
-"Ma dai… smettila no!… Madame De Greve no, è un incubo…"-
 
Questa madame De Greve era una vecchia amica di famiglia, a volte anni a dietro, passava a trovarli proprio mentre si trovavano in vacanza, era brutta da far
paura e grassa, e aveva un debole per Andrè. Non faceva altro che stritolarlo nei suoi soffocanti abbracci e stringergli le guance in terribili pizzicotti.
Andrè, sebbene la detestasse, doveva fingere una certa deferenza, mentre Oscar lo prendeva in giro tutte le volte.
Risero di nuovo, persi in quel ricordo adolescenziale.
Poi Oscar fu scossa da brividi, l'uomo le sistemò il plaid che aveva sulle gambe e lei si accoccolò con la testa sul suo petto. Qualche minuto dopo,
vinta dalla stanchezza, si addormentò.
Andrè sentì il suo respiro rallentare e vide il suo volto, arrossato dal sole, rasserenarsi.
Furtivo fece scivolare le mani sui fianchi e dolcemente la chiuse in un caldo abbraccio.
Decisamente, pensò Andrè, questa si che è una bella notte!
 
-“Rimani. Riposa accanto a me. Non andare. Io ti veglierò. Io ti proteggerò. Ti pentirai di tutto fuorché d’essere venuta a me ,liberamente, fieramente.
Ti amo. Non ho nessun pensiero che non sia tuo; non ho nel sangue nessun desiderio che non sia per te.
Lo sai. Non vedo nella mia vita altra compagna, non vedo altra gioia.
Rimani. Riposati. Non temere di nulla. Dormi stanotte sul mio cuore (1)”-

 
Andrè le sussurrò queste parole, mentre con gli occhi al cielo scrutò le stelle… Chissà se c'era scritto qualcosa di quell'amore nel loro destino…
 
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Qualche doverosa precisazione:
(1)  Penso che l’abbiate riconosciuta, è una poesia ‘nientepopodimenoche’ di Gabriele D’Annunzio che esce dalle labbra di Andrè.
Decisamente fuori tempo, ma è così bella, e ci stava talmente bene che non ho resistito e l’ho attribuita al suo animo poetico ;)
Per quanto riguarda la scena di sesso fra Maria Antonietta e Fersen, è ispirata da un racconto letto tempo fa su Internet (non su Lady Oscar comunque)
di cui non ricordo purtroppo il nome dell’autrice. Sono più brava a scrivere di avventure e intrighi che di sesso, ma mi sto esercitando, ovviamente in vista
del grande evento della prima notte tra i nostri protagonisti. (Sono graditi pareri in tal senso ;) )
Tutte le scene riferite ad Oscar ed Andrè sono sottolineate da una sola colonna sonora, ossia il tema d’amore di Pearl Harbour, a me questa musica ha
fatto davvero sognare la scena dei primi turbamenti d’amore dei due…spero accada lo stesso anche a voi. Per questo non ho aggiunto altri temi musicali dopo.
Non so’ se sia stato un errore di traduzione o solo un volo di fantasia della Ikeda, ma in realtà Arras non è una località di mare bensì di montagna.
Ho cercato anche eventuali omonimie, ma in Francia non ne ho trovate. L’unica cittadina che le assomiglia sia per nome che per descrizione in realtà è Calais,
cui fa riferimento la foto. La città si trova sulla costa dell'Oceano Atlantico, sul canale della Manica, di fronte alle città inglesi di  Dover e Folkestone.
Un’ultima cosa, la settimana prossima per motivi lavorativi sarò assente, dunque non so’ se riuscirò a postare la prossima puntata nei miei soliti tempi brevi
Grazie per la pazienza che dimostrate e per la vostra benevolenza nonostante qualche imprecisione sia coi riferimenti storici che con quelli del Manga/Anime.
 

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Capitolo 17
*** Destini Incrociati ***


ATTENZIONE!!! QUESTA PUNTATA E’ DECISAMENTE DA BOLLINO ROSSO IN QUANTO CI SONO ESPLICITI RIFERIMENTI SESSUALI.
 
Diciassettesima Puntata
“Destini Incrociati”

 
 
Colonna sonora: Ennio Morricone C’era una volta in America
http://youtu.be/FXrQzsLDeMs
 
Parigi, Autunno 1777

Rosalie sapeva che avrebbe dovuto fare una scelta, non appena sveglia, quella mattina: o le medicine della mamma o da mangiare.
 
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Ormai la loro esistenza si era ridotta ad una mera lotta per la sopravvivenza.
Ogni giorno lei usciva di casa, affidando sua madre al caritatevole aiuto di qualche vicina, e tentava di racimolare qualche soldo facendo
dei lavoretti saltuari oppure mendicando. Non contava più le volte che era stata scacciata, anche malamente o peggio ancora era rientrata
a mani vuote condannando se stessa e sua madre al digiuno completo.
Aveva 15 ormai e sapeva quanto miserabile fosse la sua vita: sola ad accudire sua madre, senza alcuna prospettiva.
Si guardava sfiorire, giorno dopo giorno, allo specchio, sotto il peso della sua eccessiva magrezza, ricoperta dagli stessi stracci trovati fra
gli scarti di stoffa di una modista.
E sempre più sovente si chiedeva dove fosse Dio in tutto questo.
Non erano le sole a vivere in quelle condizioni di estrema miseria, ma il 90% degli abitanti di quel quartiere moriva letteralmente di fame .
Aveva presenziato a non so più  quanti funerali di bimbi del vicinato morti di stenti o di malattie mal curate.
In un certo senso doveva ritenersi quasi fortunata ad essere ancora in buona salute, lo stesso purtroppo non poteva dire di sua madre.
Era già un miracolo che fosse ancora viva, seppur immobilizzata in un letto, non più autosufficiente.
Con questi tristi pensieri in testa era giunta alla farmacia: la scelta era fatta, sua madre necessitava prima di tutto delle medicine.
Poi avrebbe pensato a come mangiare.
Entrò nel piccolo negozietto, porse un fogliettino nelle mani dell'uomo che preparò come al solito lo sciroppo ma  la avvisò: il prezzo era
ulteriormente aumentato per colpa della mancanza di certe erbe  divenute quindi più care. Quella notizia fu una vera mazzata per la giovane
che non aveva altro che poche monete custodite gelosamente. Mortificata iniziò silenziosamente a piangere tenendosi il volto fra le mani.
 
-"Quanto ti manca Rosalie "- disse una vocina alla sua destra
-"qualche centesimo"- rispose il farmacista
-"ecco a voi datele pure la medicina"-
 
Rosalie alzò il capo per ringraziare quell'anima buona
 
-"ma come non mi riconosci?"-
-"Signorina no… mi spiace"-
-"Rosalie sono io, la figlia della signora del piano di sotto, giocavamo insieme qualche anno fa…"-
-"Oh Camille io… Non ti avevo riconosciuta… Così vestita… ma dove sei finita da un giorno all'altro? Tua madre ha detto che avevi trovato lavoro…"-
-"Infatti tesoro… Ma come è che stai ancora così combinata… Ma guarda sei pelle e ossa e poi questi vestiti…"-
-"Le cose vanno molto male Camille, la mamma peggiora ogni giorno che passa.
Jeanne se ne è andata per la sua strada dimenticandosi di noi, ed io non so che fare…"-
 
Alla ragazza vennero giù due grossi lacrimoni
 
-"Rosalì non disperare… Vieni via con me… Proverò a chiedere a madame Fontane, la proprietaria del posto presso cui  lavoro se può prenderti
con se, ovviamente dovrai essere disposta a fare tutto ciò che ti chiede… Ma Rosalie ormai al punto in cui sei non dovresti badare nemmeno
più a certi dettagli…"-

-"Camille davvero faresti questo per me? Credimi pur di avere un lavoro sono disposta a fare di tutto, non preoccuparti"-
-"beh se sei disposta a fare di tutto allora sono certa che madame Fontane  non avrà nulla da ridire… Presentati in Rou De Morgue, secondo
vicoletto a  destra dopo il vecchio ponticello. Li troverai una porta rossa, bussa tre colpi ravvicinati, ti sarà aperto. Di che ti mando io"-

-"Camille non so come ringraziarti"-
-"non preoccuparti e se diventerai brava e  farai il lavoro senza storie, non solo aiuterai tua madre ma finalmente potrai indossare degli abiti decenti
e delle vere scarpe non questi orribili zoccoli "-

-"davvero? Camille imparo in fretta lo sai, non avrai lamentele"-
-"bene ti aspetto allora"-
 
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 Jeanne si stava dando un ultimo ritocco al rossetto, mentre alcune vecchie dame le sistemavano lo strascico dell'abito da sposa.
 
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Poco prima la marchesa de Brambillè, piuttosto commossa, le aveva e appuntato lei stessa il velo sulla nuca, tenuto da un piccolo diadema
che le aveva prestato per quell'occasione speciale.
Nulla a che vedere con il favoloso abito di cui aveva visto il modello da madame Bertene  e che Jeanne avrebbe desiderato indossare per il suo
matrimonio: la marchesa le aveva detto che era costoso ed onestamente troppo sfarzoso per la semplice cerimonia che aveva organizzato.
La ragazza non aveva replicato, benché in cuor suo si sentisse umiliata, era già tanto che poteva averlo un matrimonio, data la sua condizione
di finta nipote. Si fece forza, dicendosi che presto la situazione sarebbe cambiata e lei avrebbe potuto indossare tutti gli abiti che desiderava
 
-"sembri un angelo Jeanne in questo abito da sposa"-
-"grazie zia senza di voi non avrei potuto essere così felice"-
-"ma che dici… Suvvia basta con le lacrime è tardi la carrozza è fuori che ci aspetta per andare in chiesa"-
 
Intanto all'altare Nicolà, in divisa, attendeva con trepidazione la sua Jeanne.
 
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Da quando era riuscito a ritrovarla aveva fatto tutto quello che la ragazza gli aveva suggerito entrando così nelle grazie della marchesa
che aveva finalmente concesso loro di potersi sposare.
Anche lui sarebbe andato a vivere in casa Brambillè.
La stanza di Jeanne era abbastanza grande da accogliere entrambi, così lui col suo stipendio avrebbe provveduto solo ai bisogni della moglie.
Finalmente avrebbe lasciato quella pidocchiosa caserma dove dormiva.
E poi lei aveva parlato di un altro progetto da attuare a tempo debito: certo quella donna ne sapeva davvero una più del diavolo!
 
Colonna sonora: Marcia nunziale
http://youtu.be/Wmn1t8yzqZg
 
La vide avanzare in una nuvola  bianca lungo la navata e non gli era mai sembrata così bella. Finalmente poi stanotte sarebbe stata sua.
Da quel momento, aveva giurato, basta prostitute. In fondo a cosa gli sarebbero servite? Avrebbe avuto sua moglie per tutte le notti a venire.
La cerimonia fu semplice ed abbastanza veloce, non certo come aveva sognato Jeanne, ma si disse, non appena messo piede a Versailles
avrebbe organizzato un ricevimento da fare invidia al matrimonio stesso di Maria Antonietta.
Dopo le formule di rito e lo scambio degli anelli, i novelli sposi si diedero il loro primo bacio da marito e moglie. Poi insieme ringraziarono gli
invitati e fecero ritorno a casa dove sarebbe stato servito un piccolo rinfresco per gli amici più intimi della marchesa.
 
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Colonna Sonora: el tango de roxanne
http://youtu.be/6e_T2IaCHqk
 
Rosalie aveva faticato non poco per trovare la casa indicatale da Camille.
Armata di buona volontà aveva camminato a lungo, ma finalmente adesso si trovava di fronte al portone rosso. Non stava nella pelle dalla
speranza di poter avere un lavoro in quella casa e bussò, così come le aveva detto di fare l’amica.
Dopo un po' la porta si aprì
 
-"tu chi saresti?"-
-"Mi chiamo Rosalie e vengo da parte di Camille"-
-"ah sì, me ne ha parlato, su entra"-
-"Grazie mille"-
 
Dopo aver attraversato un oscuro corridoio, si trovarono in un salotto che ai suoi giovani occhi  parve piuttosto insolito
 
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- "allora Rosalie io sono madame Fontane e sono la tenutaria di questo posto"-
-"sì madame è un onore fare la vostra conoscenza"- le disse Rosalie inchinandosi
-"ha ha ha ha questa sì che è bella… Comunque una dose di buona educazione non guasta vista la clientela fine di questa casa"-
 
Rosalie non capì bene quella frase
 
-"allora"-continuò la donna -"fatti dare un'occhiata… Sei messa proprio male, ma con una bella ripulita e un abito decente direi che potresti
essere piuttosto graziosa. Basterà pettinarti un po' questi capelli…"-
le diceva esaminandola come si fa con un animale al mercato
-"madame io so lavare e stirare perfettamente, so’ anche un po' cucire, posso pulire, fare la spesa qualsiasi cosa insomma…"-
-"ah sì sì… Beh tutte cose che proprio non servono qui…quanti anni hai Rosalie"-
-"15"-
-"e sei già stata con qualcuno.."-
-"non capisco cosa vogliate dire"-
-"hai mai avuto un fidanzato, un amante"-
-"no signora ma.."-disse Rosali imbarazza
-"dunque sei di primo pelo… bene molto bene"-
-"ma che significa.."-
-"La verità Rosalie, anche perché nessuno è riuscito a farmela…sei ancora vergine?”-
 
A quella domanda Rosalie arrossì violentemente
 
-"madame non so perché mi stiate facendo queste domande ma…  sì lo sono…”- rispose facendosi forza aveva troppo bisogno di quel lavoro
-"di questi tempi è l'unico bene prezioso che può possedere una disgraziata come te! Hai fatto bene a non darti al primo venuto per la strada
. Qui ricaverai molto di più.”-

-"Non capisco…Camille mi ha detto che mi avreste dato un lavoro da cameriera, come lei”-
-"ahahahah Camille una cameriera….beh in un certo senso...a pensarci bene fa certi servizietti, i clienti sono molto soddisfatti …”-
 
Rosalie non capiva, forse quella donna si stava prendendo gioco di lei
 
-“ma dove credi di essere qui? Allora è proprio vero che sei una fanciulla innocente… viene con me…”-
 
La prese per un braccio, nonostante  la giovane volesse andare via, la spinse in un'altra stanza e la costrinse a guardare: in un angolo
un soldato della divisa immacolata sedeva fra due donne seminude che a turno lo imboccavano con della frutta  e gli davano da bere
mentre lui con le mani le frugava nelle parti intime. In un altro angolo invece Rosalie scorse un uomo elegantemente vestito… aveva le braghe
calate e una donna era inginocchiata con la testa fra le sue gambe tutta impegnata in uno strano saliscendi.
 
 
Il nobile lanciava strani gorgoglii dalla bocca, poi  improvvisamente, con una mano sollevò il capo alla ragazza tirandola per i capelli.
Rosalie riconobbe Camille e cacciò un urlo, era imbarazzata ,ormai aveva intuito in che posto era capitata e quale era  il lavoro per cui
Camille l'aveva raccomandata.
Prima di lasciare definitivamente quella casa sentì gridare madame Fontane
 
-"carina se ci ripensi passa di nuovo per di qua, una verginella la si può vendere piuttosto  bene e ci sarebbe un bel gruzzoletto anche per te"-
 
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Nicolà e Jeanne avevano elargito sorrisi e ringraziamenti per tutto il pomeriggio alla loro piccola festicciola di matrimonio organizzato in
casa della marchesa.
 
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Nessun ospite era particolarmente degno di nota dal punto di vista della donna tranne naturalmente il cardinale di Rohan
 
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Gli sposi perciò si erano dedicati a lui più che a chiunque altro.
Jeanne sapeva delle conoscenze importanti che aveva, e sperava di sfruttarle per trovare un posto migliore nell'esercito francese per Nicolà.
La ragazza era convinta di essere entrata nelle sue simpatie e come darle torto, quando voleva sapeva rendersi irresistibile.
Ad un certo punto però la sua attenzione ricadde sul segretario della marchesa appena giunto. Con un cenno del capo l’uomo la invitò a
seguirlo in una stanzetta attigua, la donna non si fece pregare, negli anni passati in quella casa aveva scoperto che questa specie di impiegato
arrotondava le sue entrate facendo il falsario, ed era piuttosto bravo. Così, come prima cosa gli aveva fatto preparare due atti nobiliari falsi
a nome del conte Nicolà De La Motte e della contessa Jeanne Valois. Poi aveva fatto falsificare il testamento della marchesa in modo da
risultare la sola erede della sua piccola fortuna
 
-"bene avete fatto un buon lavoro ho intenzione di assumervi come mio primo segretario appena sarò sistemata"-
-"me ne compiaccio, sono ai vostri ordini signora"-
 
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Colonna sonora: Ennio Morricone poverty
http://youtu.be/iHPGD2aDzvU
 
Rosalie era arrivata sotto casa sua ancora rossa dall'imbarazzo per ciò che aveva visto in quel posto. Stentava  a credere che Camille
facesse la prostituta e  che aveva tentato di ingannarla così. Ma non ebbe tempo per le sue congetture, dall'alto la sua vicina la invitava a
salire al più presto perché sua madre era molto peggiorata.
Fece le scale a due alla volta e si precipitò dentro
 
-"meno male Rosalie che sei arrivata, ero entrata per portare un po' di brodo caldo e l'ho trovata svenuta, riversa sul pavimento…
Mia cara il medico è stato qui e ha detto che non c'è più nulla da fare… sono desolata"-

 
La ragazza ammutolita da quelle parole si limitò a sedersi al capezzale della madre morente. La donna nel vederla, ritornò lucida per un attimo
 
-"ascolta Rosalie"-
-"mamma non parlare  riposa…sono qui …presto starai meglio"-
-no, so che ormai mi rimane poco e devo parlarti… apri l'ultimo cassetto del comodino, vi troverai una piccola scatola prendila per favore"-
 
La ragazza obbedì
 
-"bene adesso aprila"-la donna ormai parlava a fatica
 
Rosalie lo fece, e meravigliata ammirò un gioiello, che a prima vista sembrava piuttosto costoso. Era una spilla d'oro adornata da pietre preziose
che andavano a formare una croce centrale con un teschio. Doveva valere un sacco di soldi.
 
-"Rosalie questo gioiello è tuo… te lo ha lasciato tuo padre… Vedi lo Rosalie… io non sono la tua vera madre…"-
 
A quelle parole le si gelò il cuore. Com'era possibile?
 
-"ma cosa dici? Stai delirando mamma"-
-"no è la verità,  i tuoi genitori sono nobili, la tua vera madre si chiama Martine Gabrielle  mentre tuo padre è il duca…"- la donna non riuscì a
terminare la frase. Purtroppo la vita la lasciò proprio in quell'istante
-mamma, mamma… No… Mamma…"-
 
La povera Rosalie, sconvolta singhiozzava, abbracciando quella che per 15 anni aveva creduto essere sua madre e che l'aveva cresciuta,
se pur tra 1000 difficoltà, con tanto amore.
 
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Avevano salutato gli ultimi ospiti che si erano attardati a chiacchierare con la marchesa di Brambille. Poi Nicolà da perfetto gentiluomo
innamorato aveva preso Jeanne fra le braccia e l'aveva condotta sulla soglia della loro camera, dove finalmente avrebbero trascorso la prima notte di nozze.
Dopo un po' la donna, già in veste da camera, vide Nicolà avvicinarsi e lo guardò maliziosamente.
 
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L’uomo iniziò a baciarle delicatamente una spalla seminuda per poi risalire lentamente fino all'orecchio sinistro e mordicchiarle il lobo
 
-"madame De La Motte le ho già detto quanto è bella?"-
-" Almeno 1 milione di volte"-
-"non sarà mai abbastanza"-
 
Nicolà con forza portò le sue mani sul seno di lei, già libero dal corsetto. Jeanne si voltò e l'uomo la baciò con foga. Tentò un contatto più intimo
toccandole le natiche e avvicinandola a lui che già fremeva di passione. La donna non si sottrasse anzi afferrò la nuca di Nicolà per baciarlo in
modo ancora più profondo.
L'uomo iniziò slacciarle la camicia da notte. Sentiva il suo profumo e le mani di lei che ora lo cingevano in vita. Fra poco l'avrebbe sollevata fra
le braccia e accomodata sul letto poi per lui sarebbe stato il punto di non ritorno.
Ma prima di ciò Jeanne lo fermò e gli sussurrò
 
-"Nicola tu mi ami vero?"-
-"Più della mia vita"-
-"hai detto che per me avresti fatto qualunque cosa"-
-"sì te l'ho giurato"-
-"bene è arrivato il momento mio caro… Stanotte dovrai mantenere il tuo giuramento"-
-"cosa? Ma è la nostra prima notte di nozze non vorrai mica farlo proprio stanotte"-
-"oh avremmo le notti di tutta una vita insieme, e poi voglio che la mia prima notte d'amore sia  in una lussuosa camera di Versailles"-
-"ma Jeanne…"-
-"santi numi, manterrai o no il giuramento?"-
-"lo manterrò… Sai benissimo che non mi tirerò indietro… Farò il mio dovere…
 
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Erano passate le nove ormai quando quasi tutti vicini avevano lasciato la povera abitazione di Rosalie
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-"Rosalie… Sono così dispiaciuto… Non so se ti ricordi di me sono quel giornalista che abita a due isolati da qui ci siamo visti per strada
qualche volta… “-

-"sì Bernard vero?…"-
-"Esatto, sono proprio addolorato e sono qui per aiutarti se vuoi… per il funerale e tutto il resto…bisognerà chiamare un carro funebre e
sbrigare tutte le pratiche per seppellirla…se vuoi posso occuparmene io… immagino che per te sia un compito troppo gravoso in questo momento"-

-"ti ringrazio"- disse rassegnata Rosalie
-"…E’ imbarazzante chiedertelo, ma prima di mettermi all'opera avrei bisogno di sapere… Insomma di quanto denaro disponi…"-
-"Denaro… io… quanto credi che ci vorrà Bernard- gli chiese angosciata
-"come minimo 4-5 lire"-
-"cosa? così tanto? Io…"-scoppiò in lacrime  fra le braccia dell'uomo
-"non li hai vero? lo immaginavo posso prestarti qualcosa, ma non copro l'intera cifra, purtroppo il giornale per cui lavoro non naviga in
buone acque ed ho delle sorelle da sfamare, ma potremo provare a fare una colletta nel quartiere"-

-"no, il quartiere si è già privato altre volte di pane per aiutare mia madre pagando il medico e  le medicine. Qui siamo tutti poveri. Non è giusto"-
-"ci sarebbe un'altra soluzione… Ma forse meglio di no…"-
-"Bernard parla…"-
-"potrei andare al sanatorio dire che è morta di tisi o di qualche altra malattia infettiva passerebbero a prenderla la seppellirebbero….
In una delle fosse comuni… fuori città"-

-"ma è orribile dicono che li gettino in mezzo ai gruppi di delinquenti e carcerati e che non gli venga impartita nemmeno l'estremo unzione e
poi i loro corpi dati alle fiamme…non lo permetterò… non merita questo… dopo tutto ciò che ha fatto per me"-
riprese a piangere disperata
-"oh io.. ti prego Rosalie  perdonami, troverò un'altra soluzione: ma calmati adesso"-
-"no Bernard. Penserò io a tutto. Troverò i soldi entrò domani, ma adesso vai si è fatto tardi"-
-"sicura che non preferisci che io resti qui"-
-"no, non sarebbe il caso"-
-"ho capito"- si disse dandosi dello stupido
 
Bernard voleva aiutarla perché in realtà quella povera ragazzina indifesa le era piaciuta fin dal loro primo incontro in strada avvenuto per caso.
Un giorno lei camminava distrattamente, tanto da non accorgersi del sopraggiungere di una carrozza e sarebbe rimasta travolta  se lui non
fosse intervenuto appena in tempo per tirarla in salvo. L’uomo era rimasto affascinato dalla dolcezza di quella ragazzina che non si rendeva
nemmeno conto di essere tanto carina e di attirare gli sguardi interessati da parte dei giovanotti del quartiere.
Rimasta sola Rosalie prese la scatola con il gioiello lasciatogli da suo padre, o almeno così aveva detto la donna che fino a qualche ora prima
credeva essere sua madre. La soluzione appariva semplice e l'aveva proprio fra mani: sarebbe bastato vendere il gioiello e avrebbe potuto non
solo mettere tutte le cose a posto, ma anche avere di che vivere per un bel po'. Però… C'era però. Madame Lamorliere era morta senza riuscire a
dirle il cognome di suo padre, sapeva solo che era un duca , e della sua vera madre ne aveva sussurrato appena il nome: Martina Gabrielle.
Troppo poco. Se mai avesse deciso di cercarli l'unico indizio che aveva era quella spilla. Il gioiello rappresentava inoltre la prova per quei signori
che lei fosse realmente la loro figlia perduta. Se lo avesse venduto come avrebbe potuto dimostrare la sua identità? Era rimasta sola al mondo
ormai e sapeva che per non fare una brutta fine avrebbe avuto bisogno del loro aiuto, per questo doveva trovarli, ma anche per capire: troppe erano
le domande senza risposta che adesso albergavano nella sua testa.
Allo stesso tempo però non poteva permettere che la sua madre adottiva finisse  in una fossa comune.
Pensò a Jeanne, forse la poteva aiutare. Ma un secondo dopo, ricordando il loro ultimo incontro, scartò l'ipotesi. Cosa fare allora? Cadde in ginocchio
sul pavimento e riprese a singhiozzare mentre due voci le riecheggiarono nella testa:
 
-“Rosalie al punto in cui se non dovresti badare più a certi dettagli…”-e subito dopo l'altra voce -“… una verginella come te  si venderebbe proprio bene…
potrei farti fare un bel gruzzoletto di soldi"-

 
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Colonna sonora: Days of heaven
http://youtu.be/OxuvJU0MVaU
 
Oscar e i suoi  uomini cavalcavano alla volta di Parigi: c'era stato un terribile incendio che aveva colpito la casa della marchesa di Brambillè,
la quale, nonostante non fosse nemmeno ricevuta a corte rimaneva pur sempre una nobile e la guardia reale era stata chiamata ad intervenire.
Andrè avanzava al suo fianco
 
-“manca poco ormai siamo quasi arrivati”-
-“dobbiamo sbrigarci, la marchesa è  un’ amica di famiglia e  mia madre è  in apprensione mi ha chiesto di darle subito notizie dell'accaduto”-
-ecco si scorgono già il fumo e le fiamme-
 
Giunti sul posto Oscar e i suoi uomini si trovarono di fronte ad una scena apocalittica. La casa era  ancora avvolta tra le fiamme. L'incendio stava
propagandosi anche ad alcuni edifici circostanti e la paura che arrivasse alle baracche del quartiere antistante aveva mosso una folla di persone
che alla meglio con secchi d’acqua e del terriccio provava a  spegnere le fiamme.
 
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La guardia reale, sott'ordine di Oscar, si mise subito all'opera dando una mano
 Il colonnello  notò tra le prime file una giovane donna che piangeva disperata tra le braccia di un uomo, mentre alcune cameriere provavano a consolarla.
 
La udì dire:” zia.. zia.. è ancora dentro che qualcuno l’aiuti…”
-“madame”- disse Oscar–“dov’ è  la marchesa di Brambillè?-
-“In casa, sono scappata terrorizzata alla vista delle fiamme, ero convinta che fosse riuscita ad uscire, mio Dio vi prego fate qualcosa..”- Jeanne
recitava la parte della nipote addolorata con la maestrìa di una consumata attrice
 
Oscar nell’udire della sorte occorsa alla marchesa, provò ad entrare per salvarla, ma le fiamme avvolgevano ogni cosa già all'ingresso e il  troppo
fumo rendeva l’ aria irrespirabile. Tuttavia si coprì il volto con un fazzoletto bagnato, avrebbe tentato il tutto per tutto se Andrè non l'avesse bloccata
in tempo
 
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-“ma sei impazzita è un inferno la dentro”-
-“Andrè la marchesa non è riuscita a fuggire”-
-“non puoi fare più nulla per lei, la casa sta crollando andiamo via”-
 
L’uomo riuscì a trascinarla ad una distanza di sicurezza dall'abitazione che pochi minuti dopo crollò, accartocciandosi su se stessa.
 
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Qualche ora più tardi, quando l'incendio fu domato, e di fronte a loro rimanevano solo un cumulo di macerie fumanti, Oscar ed Andrè iniziarono
ad interrogare i coniugi De La Motte, riparatisi in una carrozza. I due avevano poco da dichiarare. Si erano svegliati nel cuore della notte alle urla
della servitù. Avevano aperto la porta della camera da letto e si erano trovati tra le fiamme. Nicolà aveva preso in braccio Jeanne ed erano riusciti
a mettersi in salvo. Avevano cercato la marchesa tra la piccola folla radunatasi fuori l'abitazione, ma quando si erano resi conto che era rimasta
bloccata in casa era troppo tardi per salvarla. Oscar ascoltò quella deposizione chiedendosi dove avesse già incontrato la giovane coppia… i loro
volti le erano vagamente familiari… forse a qualche ricevimento data l'amicizia di sua madre con la marchesa. Infine dopo aver fatto le condoglianze
ai due, decise di rientrare a palazzo Jarjayes: aveva un rapporto da stilare e avrebbe dovuto dare la triste notizia a sua madre.
 
-“se ne sono andati, la guardia reale è ripartita proprio adesso…”- disse alla donna che aveva finto un malore
-“ Nicolà siamo certi che la marchesa non sia sopravvissuta?”-
-“A questo ho pensato io con le mie stesse mani, l'incendio  che hai appiccato tu poi ha fatto il resto…”-
-“bene, è andato tutto secondo i piani, domani mattina, alla presenza del cardinale di Rohan chiederò l'apertura del testamento che è  nelle mani del
segretario e dove io risulto l'unica erede designata. Poi venderò quei beni e andremo a vivere da un’ altra parte. Ma questo è solo l'inizio… Pretendo
di riavere il posto che mi spetta a corte e sono pronta a tutto, persino a colpire la regina stessa se fosse necessario!”-

 
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 Colonna sonora : Beethoven nona sinfonia
http://youtu.be/MqpaxL2G2Zw
 
-"Bene bene…il ritorno della figliol prodiga"-l'aveva apostrofata così madame Fontane, vedendo ritornare  Rosalie nel suo bordello quella notte,
 a testa bassa.
La giovane le aveva risposto dicendo solo -"mi servono cinque lire, non una di meno o non se ne fa nulla"-
-"hai capito la ragazzina, tanto ingenua non è a quanto pare, ma bada bene se la merce non è fresca come hai detto, te la farò pagare cara"-
-"non ho alcun timore allora"-
-"stasera arriverà un cliente davvero speciale e un bocconcino prelibato come te sono certa che lo tenterà proprio… è un gran signore, perciò devi
soddisfarlo bene senza fare troppe storie ci siamo capite?"

-"Sì signora"-
 
Madame Fontane chiamò due cameriere e diede ordine di preparare Rosalie al meglio. La ragazza fu lavata, profumata, imbellettata, pettinata e
vestita in modo appropriato per ricevere quel nobile di alto rango che la tenutaria voleva a tutti i costi compiacere.
L’uomo era piuttosto influente ed avere la sua benevolenza, significava dormire sonni tranquilli. In cambio di quella protezione, sapendolo vizioso,
gli riserbava le prede più prelibate. Ed era certa che avere quella graziosa ragazzina nel suo letto e sapere di essere il primo, avrebbe acceso tutta la sua
depravata fantasia
Il nobile non si fece attendere… arrivò come il suo solito verso le ventitrè, ben mascherato e venne condotto direttamente di sopra, nella stanza migliore.
 
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-“allora madame… Questa sorpresa che mi avete riservato…”-
-“ è di là che vi aspetta, un giovane fiore pronto ad essere colto da voi per la prima volta”-
-“oh questa sì che è una piacevole novità in un posto come questo”-
-“sapevo di farvi cosa gradita… a proposito… per quella licenza che vi accennai l'altra volta…”-
-“ ritenete la cosa fatta già domani stesso..”-
 
Rosalie fu lasciata sola al suo destino quella sera.
 
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Sentì la porta aprirsi e recitò una fuggevole preghiera di perdono al Signore.
Guardò l'uomo avvicinarsi ed ebbe un sussulto: la maschera che portava sul volto lo rendeva terrificante
 
-“madame Fontane aveva ragione, se proprio un  fiorellino…”-
 
L'uomo l'afferrò senza troppi complimenti e Rosalie chiuse gli occhi. Invece di trasportarla sul letto il nobile la strattonò, spingendola verso un muro
e le infilò una mano sotto la veste toccandola nelle parti intime
 
-“ sei tutta stretta …allora è vero quello che dice madame Fontane”-
 
Rosalie sentì sul volto il suo alto pesante di rum e le venne il voltastomaco.
L’uomo infilò l'altra mano nel suo corsetto arrivando a scoprirle  un seno su cui si fiondò mordendole violentemente il capezzolo.
La ragazza cacciò un urlo, lacrime amare le rigarono il volto, non credeva che sarebbe stato così brutto dover compiacere un uomo
 
-“La prego… abbiate pietà di me …siate buono”-
 
Il nobiluomo si fermò
 
-“povera piccola ti sei spaventata… ma certo che sarò buono…ahahahah”-quella risata sembrava provenire dal diavolo in persona tanto era
maligna–“sarò talmente buono che farò di te la migliore puttana di questo bordello”- continuò.
 
Poi improvviso calò un pesante schiaffo su di lei e la fece rovinare a terra. Con violenza le strappò i vestiti e la girò sul pavimento.
La ragazza, ancora stordita,  per un attimo si lasciò andare a quello che sembrava essere il suo destino, ma quando sentì la carne nuda e
pulsante dell'uomo sulle sue natiche, urlò e si dibatte riuscendo ad afferrare un vassoio caduto nella lotta e con forza colpì il
nobile che ricadde a sua volta tramortito e sanguinante sul pavimento.
Era il momento di scappare.
Si rimise in piedi e coprendosi alla meglio uscì di corsa dalla stanza fiondandosi in strada. Credeva d'essersi messa in salvo, ma il nobile,
riavutosi, con l'aiuto dei suoi fedeli servitori prese ad inseguirla. Rosalie corse più velocemente che poteva verso casa. Quello era il solo posto
dove si sarebbe potuta salvare.
 
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Oscar si trovava sulla via di casa insieme ad Andrè e ad una manciata di uomini, quando la loro attenzione fu attratta da un viavai di persone
che correvano lungo la strada. Decise di andare a dare un'occhiata e scorse subito un nobile armato con dei servitori che spada in pugno,
minacciavano un bambino, mentre tutt’intorno si era radunata una folla di gente
 
-“Oscar ma quello non è il duca di Germain”- disse Andrè
-è vero, ma che ci fa qui e cosa accade…”-
 
il duca si accorse del loro arrivo e tirò un sospiro di sollievo
 
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-“finalmente…la guardia reale, ora se non mi consegnate quella ragazza sarete tutti arrestati e torturati”-
-“cosa accadde duca De Germain”- chiese Oscar scesa da cavallo
-“ comandante questi disgraziati nascondono una ladra che mi ha derubato pretendo che mi venga consegnata, si è nascosta in questo tugurio”-
 
Oscar si guardò intorno, la gente diventava sempre più numerosa e ad ogni insulto del duca cresceva la rabbia. Usare le maniere forti avrebbe
solo fatto scoppiare una rivolta dove lei e  i suo uomini rischiavano la peggio
 
-“Signori ascoltate sono il comandante della guardia reale. Lasciate che entri in questo palazzo a parlare con  questa donna, vi prometto che non
accadrà nulla di male né a lei né a nessun altro”-

 
La folla sembrò calmarsi. Oscar si infilò nel portone.
 
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Erano povere abitazioni, ammassate le une alle altre, sporche e maleodoranti. Dietro una porta socchiusa udì dei singhiozzi.
Si spinse silenziosamente all'interno di quella stanza e trovò in terra rannicchiata e piangente una giovane donna.
 
-“sono il colonnello Oscar  Francois de Jarjayes… Come vi chiamate?”-
-“Rosalie Lamorliere “- disse la ragazza, con lo sguardo basso .
 
Oscar notò che doveva essere giovanissima, nonostante il trucco pesante sul volto
 
-“dimmi Rosalie perché hai derubato il duca”-
-“io non ho derubato nessuno…”- e riprese a piangere
-“ma lui dice…”-
-“mente… Io volevo solo… Avevo bisogno di denaro per mia madre… È madame Fontane aveva detto che se io, se io…”-Non riuscì a terminare la frase,
le parole si persero nei singhiozzi che scuotevano quel fragile corpo.
 
Oscar conosceva questa madame Fontane. Sapeva chi era e cosa faceva. Lei stessa era stata nel suo postribolo con Andrè e Girodel una volta
per sfuggire a degli inseguitori. Con una seconda occhiata esaminò gli abiti strappati e i lividi che la ragazza aveva sulle gambe e sul volto.
Questo bastò ampiamente a chiarire la situazione. D'altronde conosceva perfettamente che genere d'uomo era il duca De Germain. Porse un
fazzoletto alla ragazza e delicatamente la sollevò
 
-“Rosalie devo portarti fuori di qui, ma non temere, non permetterò a nessuno di farti del male”-
 
La ragazza colpita da tanta dolcezza, si lasciò guidare da Oscar e varcò il portone di casa sua. La gente in attesa cominciò a rumoreggiare
 
-“ finalmente comandante, consegnatemi questa ladra”-
-“Duca a quanto mi risulta sono ancora io il comandante delle guardie reali e questa è un’indagine di mia competenza. State pur certo che farò
luce sulla vicenda e chi ha sbagliato, pagherà”-
rispose in tono autoritario
 
Il duca, rosso in volto, accusò il colpo.
Oscar condusse Rosalie ancora tremante con se, Andrè la coprì gentilmente col suo mantello. Pierre il figlio della vicina, che aveva aiutato
Rosalie a nascondersi, si avvicinò al duca e lo sbeffeggiò facendogli una linguaccia. L’uomo tentò di afferrarlo, ma il ragazzo, lesto, lo colpì con un
calcione alla caviglia e fuggì via. Il duca allora, fuori di se, mirò con la sua pistola, centrandolo crudelmente alla schiena. La madre del bambino urlò
disperata e si portò verso di lui per soccorrerlo.
Oscar afferrò la spada per scagliarsi contro il duca, ma Andrè la fermò
 
-“ cosa vorresti fare? E’ un duca e membro della famiglia reale, non puoi nulla nemmeno tu..”-
 
Rosalie corse verso Pierre, in un lago di sangue, fra le braccia di sua madre.
Guardò i suoi occhi ormai spenti e capì che era morto.
Quella fu l’ultima immagine che vide prima di svenire.
 
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Colonna sonora: Ninna Nanna Brahms

http://youtu.be/LbnUlayBFtI
 
Si riebbe dopo qualche ora e si rese conto di essere distesa su un letto molto confortevole. Rosalie si guardò intorno:
era in una bella camera, finemente arredata.
Tentò di sollevarsi e scorse su di una poltrona l’ufficiale che l’aveva salvata
 
-“ Ti senti meglio? Non temere qui sei al sicuro. Ti trovi a palazzo Jarjayes è questa è la mia camera”-
 
La ragazza sospirò, lentamente le tornarono alla mente le tristi vicende di quella terribile giornata
 
-“Dimmi Rosalie perché una ragazza così giovane come te si riduce a fare un mestiere tanto disonorevole….”-
-“Era la prima volta…io non sono una di quelle…l’ho fatto solo perché avevo bisogno di denaro per dare una degna sepoltura a mia
madre morta oggi…quella donna mi ha detto che c’era un nobile disposto a pagare bene…ma io non credevo che fosse così terribile…
così non ho voluto e lui ha tentato di…”-
scoppiò in lacrime
-“calmati…dov’è tua madre adesso…”-
-“ancora a casa, ma se non trovo il denaro, domani mattina la getteranno in una fossa comune…ed io non voglio…”-
 
Oscar si avvicinò e delicatamente l’abbracciò
 
-“ Non preoccuparti…domani mattina ti farò accompagnare dal mio attendente. Provvederò io al funerale di tua madre.
Poi lui ti porterà dovunque tu voglia…hai qualcuno che possa prendersi cura di te?-

 
La ragazza fece di no col capo. Era sola al mondo ormai, almeno che non avesse ritrovato i suoi veri genitori

Ma dopo quanto accaduto, sentiva di odiare i nobili con tutta se stessa, e non era più sicura di voler scoprire chi fossero.
 
-“Allora Andrè ti ricondurrà qui. Rimarrai sotto la mia protezione, fin quando non troveremo una sistemazione che sia decorosa per te”-
 
La ragazza fissò lo sguardo sui bellissimi occhi blu del comandante. Era stato tanto buono con lei, e certo si aspettava qualcosa in cambio.
Si ridistese, fissando il soffitto,  poi sollevò la camicia da notte fin sopra la pancia. Almeno si disse, lui era giovane e bello, sembrava gentile,
forse non le avrebbe fatto troppo male. Sentì due labbra sfiorarle una mano. Poi avvertì la seta del lenzuolo lungo il suo corpo.
Abbassò lo sguardo, era completamente coperta adesso.
 
-“Promettimi una cosa Rosalie, Da questo momento in poi la smetterai per sempre di buttarti via così….”-
 
Poi Oscar le diede la buona notte e lasciò la stanza
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Nella realtà storica Jeanne e Nicolà si sono  sposati nel 1780 e Rohan fu nominato cardinale nel giugno del 1778, ma per essere fedele al manga in questa storia lo è già
Chiedo scusa per il ritardo prometto aggiornamenti più rapidi


  

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Capitolo 18
*** A Volte Ritornano ***


DICIOTTESIMA PUNTATA

“ A Volte Ritornano”
 

 

 
Versailles Aprile 1778
 
Colonna sonora: Tchaikovsky marcia dallo schiaccianoci
http://youtu.be/LovQaEIHuU8
 
Oscar aveva raggiunto Versailles di buon'ora, contava di rientrare a casa nel pomeriggio.
 
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Da quando Rosalie era a palazzo Jarjayes, lei rincasava più spesso di buon umore.
Erano passati diversi mesi da che l’ aveva incontrata per la prima volta, e da allora  aveva deciso di tenerla con se.
Lei, ultima figlia, cresciuta da sola, a parte Andrè, rispetto alle sue sorelle, sentiva di provare un sincero affetto per la sua giovane ospite
che, come un vento di primavera , aveva portato nella sua vita la piacevole sensazione di responsabilità che derivava dal doversi prendere
appunto cura di una sorella minore.
A sua madre era piaciuta, e come dargli torto, Rosalie era dolcissima, di buona compagnia e, nonostante fosse di dubbie origini, dai suoi
comportamenti traspariva una nobiltà d'animo ed una bontà fuori dal comune.
Suo padre l'aveva presa come un capriccio. Secondo il generale, Rosalie era una sorta di cucciolo, quello che non gli aveva concesso di
avere da piccola, perché detestava animali in casa. Comunque non la ostacolava e aveva dato il suo bene placido nel tenerla a palazzo
e questo per Oscar era più che sufficiente.
Aveva chiesto ad Andrè, di frequente, di rimanere a casa. Benché la sapesse al sicuro con sua madre e la nonna, non voleva che esagerassero
troppo nel darle un'educazione da signorina perbene trasformandola in una sorta di damina da carillon.
La vicinanza di Andrè in questo senso sarebbe stata costruttiva per Rosalie.
L'uomo aveva avuto carta bianca da Oscar per insegnarle a cavalcare e a difendersi con la spada, perché non si sa mai, ma soprattutto per
salvarla dalle grinfie delle donne di casa, al minimo accenno di soffocamento da insegnamenti pro bella statuina come li definiva lui.
Finito l'addestramento quotidiano delle nuove reclute, il biondo colonnello fu convocato da Sua maestà la regina.
Fersen era ripartito da qualche mese e aveva scritto ad Oscar di essersi recato in Inghilterra per rompere il suo fidanzamento con quella
fantomatica Miss Lucy, in quanto si era reso conto di non poter sposare una donna per cui non provava la minima attrazione, anzi, non aveva
più intenzione di contrarre matrimonio con nessuna e avrebbe sfidato il volere di suo padre pur di tornare al più presto in Francia e magari
stabilirvisi per sempre.
Oscar non riusciva a gioire di quelle notizie, sentiva che doveva essere accaduto qualcosa in quel frangente di tempo in cui non si erano visti
e temeva di aver capito cosa, ma soprattutto chi, gli avesse fatto cambiare così repentinamente idea.
Arrivata al Trianon, dove da qualche giorno la regina dimorava per avviare lavori di ristrutturazione, avendolo ricevuto in dono da suo marito,
la sua attenzione fu catturata dalla splendida voce di una donna che si esibiva, accompagnata da Maria Antonietta all’arpa.
 
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Quando la donna finì la sua aria, un unanime scroscio di applausi salutò l'esibizione.
Sua maestà, accortasi della presenza di Oscar, le diede subito udienza nei giardini, dove il bel tempo incoraggiava i nobili a passeggiare
chiacchierando degli ultimi cambiamenti avvenuti alla corte
 
-“che piacere rivedervi Oscar”-
-“l'onore è  tutto mio maestà”-
-“Oscar permettete che vi presenti una mia nuova amica la contessa di Polignac”-
 
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La donna si profuse in un inchino a cui Oscar rispose con deferenza
 
-“Colonnello permettetemi altresì di presentarvi sua figlia la contessina Charlotte”-
-“è un onore contessina”- rispose Oscar avvicinandosi alla ragazzina
 
Charlotte non riusciva a parlare.
Aveva notato quel bellissimo ufficiale qualche attimo dopo il suo arrivo al Petit Trianon ed era rimasta abbagliata.
E adesso in sua presenza la sua bocca non articolava alcun suono dall’emozione

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-“Charlotte… Saluta il colonnello … Perdonatela, mia figlia è ancora molto giovane e timida e non è abituata alla vita di corte”-
-“non preoccupatevi contessa, spero che un fiore così bello sbocci presto all'ombra di Versailles”-disse Oscar con tono galante
inchinandosi alla giovane e baciandole delicatamente una mano.
A quel gesto Charlotte arrossì violentemente, il suo giovane cuore prese a battere all'impazzata e sospirò sentendosi quasi trasportata
su di una nuvola
 
-“ Santo Cielo”-intervenne Maria Antonietta –“Oscar, sembra che la nostra piccola Charlotte sia rimasta letteralmente rapita da voi”-
 
Oscar sorrise, l'imbarazzo e la timidezza di quella ragazzina gli avevano ricordato Rosalie.
Si disse che per molti versi si somigliavano e non solo fisicamente, anche Rosalie non riusciva a tenere lo sguardo su di lei.
Arrossiva spesso in sua presenza e si dimostrava molto docile e timida, eppure dietro quegli occhi, si poteva leggere anche un innato coraggio.
Il colonnello si trattenne ancora un po' per educazione in compagnia di quelle dame ma subito dopo prese la strada verso casa,
era il compleanno di sua madre e tutta la famiglia si sarebbe riunita quella sera per festeggiarla con una cena intima.
 
---------
 
Palazzo Jarjayes
 
Colonna sonora: Paganini
http://youtu.be/7GGavj3_uzg
 
-“Quindi mi sembra che al momento la situazione sia tranquilla a Versailles”-disse il generale a sua sorella
 
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-“con la partenza del conte svedese i pettegolezzi si sono tutti spostati sulla nuova amica della regina, la contessa di Polignac,
che come ovvio ha già creato tutta una serie di invidie a corte, ma tutto sommato ordinaria amministrazione, nulla di cui dovremmo preoccuparci… “-

-“ e il duca D’Orleans… “- Chiese a bassa voce il generale
-“ Luigi Filippo, dopo essere stato bandito dalla corte, ha preso stabile dimora a Palais Royale. Così come suo padre, da ampio
spazio a letterati ed intellettuali, dandosi arie da giovane liberale. Alcuni di questi vengono tenuti sotto controllo… Voltaire, Diderot,
Montgolfier…le loro opere da più parti vengono ritenute sovversive.”-

-“Bouillè me ne ha parlato… Ma non abbiamo ancora ordini in merito… Fosse per me li arresterei tutti…”-
-“come sei desideroso di riempire le celle della Bastiglia tu… Meglio non stuzzicare troppo il can che dorme… E poi con quali
accuse: le loro opere parlano di uguaglianza tra gli uomini, certo, ma anche la Bibbia lo fa e non per questo ci mettiamo ad arrestare
sacerdoti e credenti…”-

-“e tu che ne sai di cosa parlano quelle opere, non dovrebbero essere letture adatte ad una donna del tuo rango”-
-“di certo sono finiti gli anni in cui tu potevi dirmi cosa fare o no…”-
-“Brienne ti ricordo che se puoi godere ancora della tua posizione e perché…”-
-“non certo grazie a te! La sola persona a cui devo gratitudine è la principessa Adelaide che mi onoro di servire da più di vent'anni
ormai e la cui benevolenza mi ha permesso di non soccombere a quel disgraziato che tu e nostro padre mi avete obbligata a sposare”-

-“se il tuo comportamento non fosse stato così disonorevole…”-
-“Disonorevole? Oh per favore tu sei l'ultima persona al mondo che può parlare di  onore… Il senso dell'onore di questa famiglia è
sempre andato di pari passo alla quantità di denaro che poteva scaturirne… Forse se il mio è stato disonore l'ho pagato ampiamente…
Ma il tuo caro fratello, è un conto ancora aperto che hai con la vita… E lei prima o poi batterà cassa anche con te”-

-“Brienne io…”-
-“oh insomma”- intervenne repentina madame de Jarjayes entrata nella stanza
 –“ possibile che voi due non possiate conversare senza finire per litigare? Vi lascio solo un attimo e vi ritrovo ad ingiuriarvi così”-
-“perdonami Marguerite, non voglio contrariarti proprio nel giorno del tuo compleanno”-
-“Brienne, io vorrei solo che una volta per sempre tu e tuo fratello faceste pace e metteste da parte tutti i rancori… sono passati 30 anni
ormai… Desidererei un po' di serenità in questa famiglia”-

 
Il generale guardò le due donne poi si congedò con la scusa di doversi cambiare per la cena.
 
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Rimaste da sole le cognate ripresero il discorso
 
“-Brienne, so’ quanto hai sofferto e so’ anche quanto è stato ingiusto Augustine con te, ma credimi se ti dico che non ne va fiero.
E non per giustificarlo, ma ti ricordo che all'epoca disobbedire al volere di vostro padre era un'impresa impossibile per chiunque.
Benché non si dovrebbe mai parlare male dei defunti, il vecchio generale era un uomo intrattabile. Augustine non è cattivo, ha provato,
sbagliando in quell'occasione, di proteggere il casato. E lo fa tutt'ora. Ha mille difetti, ma si farebbe uccidere per la famiglia. Forse sarà
una magra consolazione per te, ma in un certo senso ha cercato di non commettere lo stesso errore con le sue figlie. E le mie cinque
ragazze sono state tutte ben accasate con uomini di cui non dico che fossero innamorate, perché l'amore nel nostro ambiente forse è i
l solo lusso che non c'è concesso, ma almeno sono di una certa moralità e si sono presi cura delle mie bambine senza farle mai del male.
Mia cara se non fosse così orgoglioso so che ti avrebbe già chiesto perdono”-

-“Marguerite… Ne parliamo adesso, poi chiudiamo l'argomento per sempre.
Da mio padre, mi sarei aspettato di tutto, per lui io e le mie sorellastre eravamo alla stregua di merce da piazzare bene… Noi ci mettevamo
il buon nome e il titolo nobiliare, lui si arricchiva con terre e oro vendendoci al miglior offerente. I miei fratellastri minori erano ragazzi deboli
e insignificanti, degni figli della donna che ha sposato dopo la morte di nostra madre che ci ha lasciati troppo presto e Dio solo sa se è stato
un bene per lei non aver visto tutto lo scempio fatto dal marito. Era Augustine tutta la mia famiglia, e io ero la sua. Noi eravamo fratelli di sangue,
quelli più vicini per età e carattere. E credimi ero convinta che mi amasse sul serio come lo amavo io. Persino Marie, quando arrivò in questa casa,
disse che non aveva mai visto un fratello e una sorella così uniti in un ambiente nobiliare. Da chiunque mi sarei aspettata un tradimento simile
ma non da lui, mi spiace dirlo, ma non lo perdonerò mai. Non ho detto che non lo ami più se così fosse non sarei qui e non gli avrei impedito di
commettere delle sciocchezze che gli sarebbero costate care per la sua carriera … Ma perdonarlo, Marguerite, proprio non posso… È lui che
ha distrutto tutta la mia vita…”-
Concluse amaramente la dama di seta nera,  guardando fuori con la mente rivolta al suo passato
 
Marguerite De Jarjayes sospirò.
Conosceva tutti i fatti, all'epoca lei e il generale erano sposi novelli e come dare torto a sua cognata? Aveva pianto per lei e si era persino spinta
a parlarne con il suocero ricevendo da lui un tale insulto che evitò pure di riferirlo a suo marito. Le era sinceramente affezionata e avrebbe voluto
proprio per questo riportare l'armonia in quella famiglia troppo martoriata dai fantasmi di antichi ricordi di un passato doloroso.
Marie entrò ad annunciare che la cena era servita.
Brienne tornò in sé ed abbozzando un sorriso prese sua cognata sottobraccio e si avviarono in sala da palazzo
 
--------
 
Oscar insistette che Rosalie fosse presente a tavola con loro, e la fece accomodare di fianco ad Andrè. La ragazza cercando di essere degna di quella
compagnia si era fatta aiutare da Marie per vestire un abito semplice ma adeguato e poi aveva infilato in un nastro di raso, quello che era il suo unico
gioiello, la croce nobiliare appartenuta a suo padre, e se l'era allacciata al collo.
 
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Quando fu presentata a Brienne, accese subito la curiosità della donna. Effettivamente Oscar notò che non smetteva di osservarla.
Finita la cena madame e il generale si allontanarono un attimo, mentre il resto della famiglia si spostò in salotto, apparecchiato a festa con un
tavolo su cui erano stati poggiati ogni sorta di dolciumi
Dopo un po' Brienne rivolse la parola a Rosalie
 
-“mia cara posso chiederti un favore?”-
-“Certo marchesa sono ai vostri ordini”-
-“queste mie povere membra invecchiano, sono infreddolita ed ho lasciato il mio scialle in carrozza saresti così gentile da prenderlo?”-
-“Subito marchesa, avete bisogno d'altro?”-
-“No… Sei davvero un tesoro Rosalie”-
 
La ragazza ansiosa di compiacere i membri della famiglia del suo benefattore si mosse subito. Uscita dalla stanza Oscar interrogò sua zia
 
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-“forza cosa volete dire”-
-“ma che perspicacia, mi rallegro”-
-“è tutta la sera che l’osservate e l'avete mandata via con una commissione che avrebbe potuto svolgere una serva qualunque”-

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-“Oscar cosa sai di questa ragazza”-
-“quello che vi ha raccontato a cena”-
-“e del gioiello che indossa?”-
-“in realtà non sapevo nemmeno che lo avesse”-
-posso farle qualche domanda? Naturalmente qui in tua presenza”-
-“purché non siano imbarazzanti, come avete notato è molto timida ed indifesa”-
-“Si, non preoccuparti non la mangio mica”-
 
La ragazza entrò poco dopo con lo scialle
 
Colonna sonora: Alta pressione Ludovico Einaudi

http://youtu.be/Q4lNPAdiDOM
 
-“Andrè”-
 
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-“si Rosalie”-
-“qui fuori c'è una signorina che chiede di te…”-
-“di me? Chi può essere…”-
-“mi ha detto di chiamarsi Cecile e di avere urgenza di parlarti, tua nonna l'ha fatta accomodare nelle cucine”-
 
Andrè sobbalzò. Rosalie nella sua semplicità di carattere non si era resa conto dell'indelicatezza che aveva compiuto nel riferire di
quell'incontro davanti a tutta la famiglia. Oscar stessa all'udire quel nome gli aveva lanciato un'occhiata indignata. L'uomo, imbarazzato,
prese congedo e uscì dalla stanza
 
-“grazie cara”-disse la marchesa a Rosalie che gli aveva consegnato lo scialle -“ sono rimasta affascinata dal gioiello che porti al collo è
semplice ma allo stesso tempo piuttosto ricercato…”-

-“grazie era di… Di mio padre…”- disse la ragazza
 
Oscar ne fu sorpresa
 
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-“Rosalie tuo padre era un nobile?”-
-“Credo di sì…”-
-“che significa credo spiegati meglio…”-intervenne Oscar
-“mi dispiace conte Oscar, non volevo nascondervelo è semplicemente che non ne sono sicura. Quella che io credevo essere mia madre,
la donna che mi ha cresciuta, in punto di morte mi disse che i miei veri genitori erano nobili… Mia madre si chiama Martine Gabrielle e mio
padre mi aveva lasciato questo gioiello quando fui portata da lei ancora in fasce”-

 
In quell'istante entrarono madame ed il generale e la contessa mostrò a tutti la collana di perle di cui suo marito le aveva fatto dono.
Tra i complimenti generali, Brienne pensò che non era il caso di continuare la conversazione avuta con Rosalie dinanzi a suo fratello.
Anche perché in realtà lei aveva riconosciuto quel gioiello, ma prima di rivelare una scioccante verità voleva esserne sicura al cento per cento.
Prese congedo, seguita subito dopo da sua cognata e dal generale.
Rimasta sola con Rosalie, Oscar accennò a quanto detto da sua zia poco prima
 
-“vi prego di perdonarmi conte, non siate arrabbiato con me, io non so nemmeno se è vera questa storia e ho temuto che se l'avessi
raccontata la sera che mi avete portata qui, poi non mi avreste più aiutata a seppellire mia madre, cioè voglio dire colei che mi ha
cresciuta”-
e iniziò a piangere.
 
Oscar le si avvicinò, le prese il volto fra le mani e le asciugò le lacrime col suo fazzoletto. Pensò che lo Rosalie era una creatura pura
e soave come un angelo
 
-“non piangere, adesso abbiamo un motivo in più per tenerti qui. Dobbiamo trovare i tuoi veri genitori e scoprire perchè ti hanno abbandonata.
E voglio che tu sia certa che non ho alcuna intenzione di mandarti via, rimarrai qui fin quando lo vorrai”-

-“grazie…grazie conte Oscar prima di conoscervi ero convinta che tutti i nobili fossero cattivi e senza cuore e invece adesso…io…io…”-
nascose il viso sulla spalla del suo benefattore, senza riuscire a completare la frase
-“e tardi, andiamo a dormire adesso Rosalie”-
 
Così l’ accompagnò nelle sue stanze, poi scese nelle cucine a cercare Andrè per raccontargli di quella novità, ma lui non c'era.
Raggiunse la sua stanza, fece per bussare, ma la mano le rimase ferma a mezz'aria.
Udì una voce femminile.
Andrè non era solo.
Si fermò ad origliare
 
-“…cos'altro potevo fare sono disperata tu sei il solo uomo che abbia amato veramente.. ti prego non scacciarmi”-
-“non ho detto che voglio farlo! Ma non saresti dovuta venire qui. Se ti scoprono butteranno fuori di casa anche me”-
 
Qualche tempo prima Andrè aveva confermato ad Oscar che con quella cameriera c'era stato qualcosa. Quindi lei ne era innamorata
e lui a quanto pare non la disdegnava visto  che addirittura avrebbero passato la notte insieme.
Il primo istinto di Oscar fu di buttare giù la porta, prendere tale signorina e cacciarla a pedate nel fondoschiena da casa sua. Ma riuscì
a trattenersi perché un'azione del genere avrebbe messo in subbuglio l'intero palazzo e suo padre di certo non l'avrebbe fatta passare
liscia ad Andrè.
Si morse il labbro inferiore fin quasi a farlo sanguinare e strinse forte i pugni.
L’unica cosa che poteva fare era ritirarsi in camera sua, ma alla prima occasione, si disse, avrebbe affrontato Andrè
 
-----
 
Andrè uscì furtivo dalla sua camera e qualcosa lo fece fermare di scatto: quel profumo… Il suo profumo… L'odore buono che emanava la sua Oscar…
Lo percepiva tutto intorno in quel corridoio semioscuro, rischiarato solo dalla flebile fiammella di una candela… stava diventando matto? Come poteva
essere costante la presenza di Oscar nella sua testa anche quando aveva problemi ben più seri?
Con passo svelto raggiunse la cucina dove sperava di trovare qualche avanzo della cena da portare di sopra.
Mise qualcosa alla rinfusa in un piatto e poi afferrò la prima bottiglia di vino che trovò nella credenza. Ma non aspettò di risalire.
Si riempì il bicchiere e tutto di un fiato mandò giù il liquido rosso scarlatto. Ripetè più volte la cosa fino a sentirsi brillo.
Non poteva credere a quello che gli aveva detto Cecile.
Erano stati insieme carnalmente una volta sola… Come era possibile?…
Certo che poteva essere possibile…Andrè lo sapeva benissimo.
Con la mente volò a qualche ora prima quando aveva ricevuto Cecile in cucina ed era rimasto incuriosito: la donna non era sola,
ma portava con sé un bimbetto magrolino e piuttosto malnutrito a prima vista. La nonna lo aveva fatto sedere sul tavolo e gli aveva
dato dei biscotti che divorava voracemente, come se fosse la prima volta che ne assaggiasse uno
 
-“Ciao Cecile”-
 
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-“Andrè finalmente, ho bisogno di parlarti”-
-“certo sono qui… E tu…”- disse rivolto al bimbetto con il visino tutto sporco di zucchero a velo-“ ..tu chi saresti?”-
-“Lui è Julien… Ed è tuo figlio!...”-
 
 
------
 
Nella realtà storica Maria Antonietta e la contessa di Polignac (che molti dicono in realtà fosse duchessa) si conobbero nel
1775 e la donna divenne la favorita della regina qualche anno dopo

Qui la mia Charlotte ha un paio d’anni in più che nel manga/anime

 
 

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Capitolo 19
*** Il Nome Della Rosa ***


Diciannovesima Puntata

Il Nome Della Rosa(1)

 

 
 
Colonna Sonora: Luis Bacalov Il Postino
http://youtu.be/Mh-qb_pYw7Y
 
Padre… Padre…
Andrè continuò a ripetere quella parola nella sua testa: era un padre, aveva un figlio!
Non era riuscito a chiudere occhio quella notte.
Dopo il primo colloquio avuto con Cecile nelle cucine, si erano spostati nelle scuderie, lontano da orecchie indiscrete.
Cecile gli aveva rivelato che poco dopo aver scoperto di essere incinta era scappata da palazzo Jarjayes, col terrore che
il generale, saputolo, l'avrebbe messa per strada e la voce fosse arrivata fino al suo paese di origine, magari alle orecchie di
suo padre, che di certo l'avrebbe uccisa piuttosto che affrontare quella vergogna.
Così era andata a vivere da una sua vecchia zia in campagna e bene o male aveva tirato su quel bambino. Poi la zia era morta.
La casa era stata confiscata per pagare i debiti accumulati ed ora si trovava col suo bimbo senza nemmeno un tetto sotto il quale dormire.
E aveva deciso di rivolgersi direttamente a lui per metterlo di fronte alle sue responsabilità.
 
-“Perché non me l’hai detto subito”-  le aveva chiesto Andrè la sera prima
-“Eri molto giovane, non sapevo come l'avresti presa, dopo quella notte, non mi avevi più voluta ed ero certa che tu non mi amassi.
Pensavo che obbligarti a sposarmi non sarebbe servito a nulla, anzi, avrebbe peggiorato le cose, se non fossi così disperata non tanto per
me, ma per Julien, non sarei mai venuta a cercarti… Guardalo Andrè… Come è magro… Com'è pallido… Non abbiamo mangiato nulla
da due giorni… Non so che fare… Tu devi aiutarci…”-
aveva risposto così ad Andrè
-“ed intendo farlo, ma non puoi rimanere qui…”-aveva detto l’uomo di rimando
-“e dove andremo? È tardi ormai. Non vorrai costringerci ad arrivare a piedi nel buio della notte a Parigi…”-aveva insistito lei
 
Ed era vero.
Questo scambio di battute era avvenuto mentre il grosso pendolo del salotto di casa Jarjayes, aveva appena battuto le 22 e così Andrè fu
costretto a farli entrare furtivamente in camera sua.
Poi, questa mattina alle prime luci dell'alba, li aveva caricati sul suo cavallo e li aveva accompagnati in una locanda a Parigi, lasciandoli
con un bel gruzzolo di soldi che sarebbero bastati a pagare una stanza e da mangiare per almeno una settimana.
Infine quando Cecile gli aveva chiesto quali erano le sue intenzioni, lui aveva risposto vagamente.
In realtà doveva riflettere.
Quella notte aveva sconvolto la sua esistenza e adesso era lui a trovarsi disperatamente solo di fronte a tutta questa storia.
L'unica persona con cui da sempre si confidava era Oscar ma ora era proprio l'ultima a cui voleva farlo sapere.
Cosa avrebbe mai pensato di lui? Da quando erano tornati a palazzo Jarjayes erano così uniti, passavano  intere giornate insieme ad
aiutare Rosalie, Oscar lo voleva al suo fianco quasi dovunque andasse, gli parlava serena, si fidava di lui come mai prima d’ ora.
Ad Andrè era quasi sembrato che quella muta preghiera lanciata alle stelle, sotto il cielo di Arras, in quella notte di mezz'estate, fosse stata
ascoltata.
Leggeva una luce diversa negli occhi di Oscar. Una luce che sembrava accendersi quando erano insieme.
Il suo cuore aveva preso follemente a sperare che non lo guardasse più solo come il suo attendente o suo fratello. Ma anche e soprattutto
come un uomo
Era terrorizzato dall'idea che, saputo di Cecile e di suo figlio, lei lo potesse detestare.
Mentre rientrava a palazzo, con questi pensieri, ed un forte mal di testa, aveva incrociato la carrozza della marchesa De Marteen
   
-“Andrè sei mattiniero oggi”-
-“noto che anche voi lo siete”-
-“sono uscita di buon'ora per recarmi in biblioteca, dovevo assolutamente dare certezza ad un dubbio che mi ha tormentato per tutta la notte”-
-“e siete riuscita a risolvere il vostro enigma”-
-“credo proprio di sì. Hai parlato con Oscar…”-
-“Oscar… di cosa avrei dovuto parlarle?”- disse allarmato
-“di Rosalie e del ciondolo…”-
-“No marchesa non ne so nulla”-
-“evidentemente sei stato troppo impegnato con le tue cose per seguire la vicenda, ma credo comunque che Oscar voglia parlartene.
So che ieri sera ti cercava…”-

 
Lo aveva cercato? E fin dove si era spinta? Fino alla porta della sua stanza?
Non si era sbagliato allora… Aveva sentito il suo profumo… La sua presenza.
E perché non aveva bussato? Si era forse accorta della presenza di Cecile?
Oh Dio, pensò, ti prego, fa che non abbia creduto che abbiamo passato la notte insieme!
 
Arrivati accanto alle scuderie la marchesa continuò
 
-“Andrè mi sono battuta affinché tu avessi l'educazione di un nobile e che fossi per quanto possibile alla pari di Oscar in questa casa,
mi aspetterei quindi da te un comportamento degno dell'educazione ricevuta e di tutti gli sforzi fatti per tirati su come un gentiluomo…”-

 
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-“avete qualche rimprovero da muovermi?”-
-“Andrè, la tua vita privata è tua ed è privata… capisco che ormai sei un uomo… Ma le cameriere possono andare bene per soddisfare i
capricci di una notte… Al tuo fianco gradirei un altro genere di donna…”-

 
Il capriccio di una notte. Certo. Quello era stato. Quello doveva rimanere.
Il capriccio di un ragazzo che sfogava i suoi sensi accesi disperandosi perché si era sentito messo da parte da colei per cui provava un
sentimento tanto profondo da spaventare il suo giovane cuore.
Un sentimento che adesso più che mai sapeva essere amore.
 
-“E a quale genere di donna vi riferite… Una nobile? Una contessa”- Disse ironicamente-“ davvero credete possibile, oggi, che io possa
sperare nell'amore di una simile creatura? Non ho titoli, né terre né denaro e non sono nobile. Non ho nulla di nulla. Vivo al di sopra delle
possibilità che un uomo come me potrebbe permettersi solo grazie alla pietà che ha avuto, una generosa marchesa, per un bambino
disgraziato quale ero io…”-

 
Brienne non aggiunse altro, prima di varcare la porta di casa afferrò il braccio di Andrè e poi rispose amareggiata: “hai mai pensato che
invece della pietà fosse affetto quello che provava per te la marchesa in questione?”-

 
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Oscar beveva nervosamente la cioccolata quando nel suo salottino privato arrivarono sua zia ed Andrè.
 
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La donna piuttosto arrabbiata col suo fidato amico gli disse acidamente: “dormito bene Andrè? Ti ricordò nel caso fosse necessario che
svolgi il compito di mio personale attendente. Gradirei sapere dove trovarti quando ho bisogno di te..”

 
Brienne rispose anticipando l'uomo
 
-“gli ho chiesto io di farmi compagnia stamattina. Siamo usciti di buon'ora per andare in biblioteca, volevo essere certa prima di
parlartene… Rosalie dorme ancora?”-

-“Credo di sì, cosa stavate cercando su Rosalie?”-
 
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-“ Ti ho detto che più di ogni altra cosa il motivo del mio interessamento alla ragazza è legato al suo ciondolo”-
-“ebbene cosa avete scoperto?”-
-“non sei mai stata un'esperta in araldica vero Oscar?”-
-“No perché?”-
-“Perché altrimenti ti saresti accorta subito, come ho fatto io, che il gioiello di Rosalie non è altro che uno stemma nobiliare e il
casato a cui appartiene è quello dei De Germain, eccoti qua la prova”-
disse la marchesa mostrando ad Oscar la pagina di un libro strappato
dove c'era stampato un disegno
  
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-“cosa?”-
-“Mio Dio”-le fece eco Andrè
-“zia state dicendo che…”-
-“sì Oscar. Se è vero ciò che ha raccontato Rosalie, l'uomo che ha tentato di violentarla in quel postribolo altri non era che suo padre.
De Germain, non ha fratelli, né parenti diretti che possono fregiarsi di un titolo simile e dunque portare su di sé quella spilla, cosa che
invece fa anche oggi l'attuale duca, avendone, una simile, al bavero della giacca”-

“-come può esistere sulla faccia della terra un essere tanto spregevole”- urlò Oscar furiosa e scandalizzata –“mi viene da vomitare al
solo pensiero dell'abominio che stava per compiere”-
aggiunse tenendosi il viso fra le mani
-“quindi Rosalie è figlia di un nobile”-chiese ignaro Andrè.
 
Brienne gli raccontò quella parte della storia avvenuta la sera prima, poco dopo il suo abbandono della stanza
 
-“E cosa intendi fare Oscar?- chiese Andrè ormai al corrente dei fatti
-“Io suggerirei di mantenere il segreto ancora per un po' “-si intromise Brienne–“ conosco abbastanza il duca da essere certa che per
nulla al mondo accoglierebbe Rosalie fra braccia paterne. Meglio prima continuare ad indagare per scoprire chi è sua madre e perché
è stata abbandonata. Poi Oscar, una volta valutata la situazione, avrai tutto il tempo di decidere sul da farsi”-

-“si zia. Credo che abbiate ragione voi”-si sorprese a rispondere Oscar
 
Per la prima volta nella vita si trovava d'accordo con sua zia
 
-“Come faremo a scoprire chi è sua madre?”-  ribattè Andrè –“ di certo mi sembra di capire che non possiamo andare a chiederlo al
diretto interessato”-

-“Se è vero che è una nobile ed è stata qualche volta in visita a Versailles c'è una persona che potrebbe saperlo. Una gravidanza,
soprattutto se avvenuta al di fuori del matrimonio, non si nasconde tanto facilmente”-

-“confido in voi zia allora“-disse Oscar cercando di apparire gentile ma non riuscendo a nascondere lo stupore per l’ interessamento
di sua zia alle vicende di una
povera ragazza.
 
Dal canto suo Brienne non stava nella pelle: De Germain era uno dei fedelissimi del duca D’Orleans, lei in tutti questi anni aveva dovuto
pensare a difendersi dai loro intrighi, adesso una volta tanto aveva il coltello dalla parte del manico per poter sferrare un attacco!
 
-“a proposito Oscar”-disse prima di lasciare la stanza –“sarebbe il caso che tu dicessi a Rosalie di non indossare più quel ciondolo,
qualcun altro potrebbe riconoscerlo ed iniziare a porre domande imbarazzanti”-

-“lo farò zia, statene pur certa”-
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Brienne scrutava pensierosa il grande ritratto del generale posto sopra al camino
 
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Suo fratello la trovò così, quasi imbambolata, e aspettò qualche secondo prima di parlare
 
-“ricordo che lo trovavi inquietante”-
-“e continuo a pensarlo, questi colori così cupi sanno di morte”-
-“non vi è maggior gloria per un soldato che morire su un campo di battaglia”-
-“beh…se è questo ciò che desideri speriamo che sia almeno per una giusta causa…”-
-“sarà per la Francia…per il re…”-
-“se è di questo re che intendi, allora non ne vale la pena…”-
-“Brienne…non voglio udire certi discorsi in casa mia…se pur tutta la Francia coi suoi nobili gli voltassero le spalle la famiglia dei
generali De Jarjayes rimarrà fedele fino alla morte…”-

 
In quel momento entrò Rosalie.
Alla vista del generale abbassò lo sguardo, quell’uomo le incuteva paura
 
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-“scusate, credevo che non ci fosse nessuno, avevo bisogno di alcuni libri di storia, indicati dal mio precettore, il conte Oscar mi ha
detto di cercarli nella vostra biblioteca generale”-

-“vieni pure Rosalie, non discutevamo di nulla di importante…come vanno i tuoi studi”-
-“bene marchesa, studiare mi piace tanto, la storia poi in particolare”-
-“ottimo”-
 
Con un cenno della testa il generale diede il suo assenso, Rosalie iniziò a cercare i libri
 
-“persino un precettore…di questo passo questa casa sarà piena di servi messi a lucido”- disse il generale sottovoce a sua sorella
-“come al solito, non riesci a guardare al di là del tuo naso! Non ti rendi nemmeno conto dell’utilità di Rosalie…”-
-“ e quale sarebbe sentiamo”-
-“Rosaliè”- la marchesa alzò il tono della voce
-“ditemi madame”-
-“sei molto affezionata vero al conte Oscar…”-
-“tantissimo Marchesa”-
-“dimmi cara, trovi che il giovane erede di casa Jarjayes sia…bello?”-
 
La ragazza arrossì violentemente
 
-“Su piccola non scandalizzarti così, io e il generale stavamo proprio dicendo che è un giovanotto con una bellezza al di fuori del
comune…vorrei sapere come la pensa una giovane fanciulla”-

-“beh marchesa…il conte è così…gradevole…è molto diverso da tutti gli altri nobili…”-
-“va bene Rosalie torna pure ai tuoi libri adesso…”-
 
Poco dopo la giovane, con un inchino, uscì, più che altro per evitare altre domande imbarazzanti
 
-“e allora?”-  disse il generale–“proprio non ti seguo…”-
-“Non capisci Augustine? Allora te lo spiego chiaramente: nonostante tutti gli sforzi fatti per crescere Oscar come un uomo,
non abbiamo tenuto conto di una variabile, e cioè che potesse diventare tanto bella…Ma ti fermi mai a guardarla?
Tua figlia è di una bellezza accecante, nulla a che vedere con le sue sorelle. La qual cosa, se fosse cresciuta come una damigella,
sarebbe stato un gran vantaggio, perché le avrebbe concesso una scelta di pretendenti maggiore. Ma così invece…sta diventando
sempre più difficile celare la sua identità. Versailles non ha mai avuto un ufficiale simile in tutta la sua storia…e se ne parla molto.
A questo aggiungi il suo comportamento irreprensibile, capirai che i conti per molti non tornano…”-

-“ e da quando avere un comportamento irreprensibile è sbagliato”-
-“Augustine, se davvero fosse un uomo, così bello e con una posizione tanto invidiabile, avrebbe già ampiamente approfittato delle
proposte indecenti che riceve dalle dame di corte…ci sarebbero stati pettegolezzi, qualche scandalo…tutte cose che ovviamente Oscar
non può fare…è poi…verrà il momento in cui avrà l’età giusta per prendere moglie…come risponderai se ti dovesse arrivare qualche
proposta vantaggiosa, da un nobile desideroso di sistemare la propria figlia? Non potrai dire no in eterno senza generare perplessità
e magari crearti qualche nemico…”-

-“ e Rosalie cosa centra in tutto questo…”-
-“allontanerebbe i dubbi…almeno per un po’. Il fatto che una ragazza nubile, magari considerata lontana parente, dimori sotto lo stesso
tetto dello scapolo più ambito di Versailles frenerà le malelingue! Poi magari vedendola a corte, al suo fianco, darà finalmente adito a
parecchi pettegolezzi…che nel nostro caso ci torneranno utili…più in la poi si potrebbe parlare a Rosalie…combinare qualcosa…
la sua affezione per il suo benefattore è sincera…manterrà il segreto…potremmo continuare a celare l’identità di Oscar…”-
disse Brienne,
pensando già a una futura alleanza coi De Germain.
 
Se in qualche modo fosse riuscita a far riconoscere Rosalie come duchessa, combinare un falso matrimonio con l’unico erede degli Jarjayes
sarebbe stato un gioco da ragazzi, ed avrebbe accresciuto il loro potere a corte oltre ogni immaginazione, e finalmente si sarebbero liberati
dell’ombra degli Orleans. Diventati un'unica famiglia, non avrebbero potuto colpire gli Jarjayes senza coinvolgere anche una discendente dei
De Germain…dunque gli Orleans si sarebbero dovuti rassegnare una volta e per sempre
Il generale si accese la pipa, ripensando alle ultime cose dette da sua sorella: come sempre Brienne era molto lungimirante…
 
-“ bene ora ti lascio”-disse a suo fratello –“torno a Versailles”-
-“…ah…Brienne.. tanto per parlare…certo che guardo mia figlia! La guardo ogni volta e riconosco perfettamente quanto sia bella…e se proprio
lo vuoi sapere non passa un solo giorno in cui io non mi chieda se ho fatto la scelta giusta nel crescerla come un uomo…la Francia può valere
la mia vita…ma la sua? Il suo sacrificio? E credimi non so’ dare risposta a questa domanda…non sono quel mostro insensibile che tu credi…
anni fa pensavo di agire per il meglio…anche per te…lui era un traditore…”-

-“NON TI AZZARDARE!!!”- urlò Brienne, scagliandosi contro il generale –“Non ti permettere mai più di nominarlo…Tu non ne sei degno…
non voglio sentire uscire mai più dalla tua bocca una sola parola su di lui!!!”-
così sconvolta uscì di corsa dallo studio di suo fratello, avrebbe
voluto lasciare immediatamente quel palazzo, ma per un attimo le mancò il fiato e dovette fermarsi a bere un po’ d’acqua per riprendersi.
Quanto ancora le faceva male quella ferita!
 
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Colonna Sonora: Mozart Piano concerto n° 21 Andante
http://youtu.be/IIccIVX7-qY
Due settimane dopo
 
Oscar suonava il piano in camera sua.
Ma con la mente vagava nei ricordi di ciò che era accaduto in quell'ultimo anno della sua vita. Si rendeva conto di quanto fosse lei stessa
cambiata e non era certa che la cosa le piacesse.
Non passava un giorno in cui suoi pensieri non sfiorassero Fersen.
Intratteneva con lui un'assidua corrispondenza, ed ogni volta che la posta arrivava  a palazzo Jarjayes, lei la esaminava con cura e se
c'era una lettera del conte svedese era capace di portarla con sé tutto il giorno sotto la divisa, appuntata sul cuore, per poi leggerla lentamente,
di notte, nella quiete della sua stanza.
Nella sua ultima missiva Fersen gli aveva annunciato il suo ritorno a Versailles per il primo ballo d’estate
Non vedeva l'ora che rientrasse in Francia, eppure al tempo stesso temeva quel suo ritorno. Non era per lei che
sarebbe tornato e saperlo lontano le dava un senso di sicurezza. In Svezia il conte era distante anche da ‘Lei’…
Questo pensiero le faceva talmente male da non riuscire a pronunciare nemmeno nei suoi pensieri, quel nome…
‘Lei’ era Maria Antonietta.
‘Lei’ era la regina di Francia.
‘Lei’ era o meglio la considerava una sua cara amica.
Le lettere di Fersen erano sempre informali ed avevano un tono piuttosto confidenziale eppure lui non chiedeva mai notizie di Sua maestà è
forse quella forzata distanza tra loro, e il tempo, avrebbero potuto compiere un miracolo: il vecchio proverbio recitava lontano dagli occhi
lontano dal cuore
… poi però Oscar si detestava per tali pensieri Fersen e Maria Antonietta gli erano entrambi cari, avrebbe dovuto augurar
loro la felicità in qualche modo insieme, e non sperare che il conte si disamorasse,
quella poteva essere solo una stupida illusione.
Il fatto che Fersen nelle sue lettere non chiedesse mai di Maria Antonietta poteva significare che loro stessi intrattenevano una corrispondenza privata.
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dal rumore degli zoccoli sul selciato.
Si portò alla finestra, riconobbe la sagoma di Andrè.
Anche quella notte usciva.
Era da qualche settimana che lo faceva per poi rientrare all'alba ubriaco di vino e Dio solo sa di cos'altro.
Tutto era iniziato il giorno in cui si era ripresentata quella Cecile a palazzo Jarjayes Oscar avrebbe voluto parlargliene, ma in fondo chi era
lei per sindacare le sue scelte di vita? Lui svolgeva il suo compito di attendente come sempre molto diligentemente, quale rimostranza
poteva dunque fargli?
Tornò al piano, riprese a suonare il suo pezzo preferito, ma una nota stonata spezzò la magia di quell'inciso
 
-“maledizione…”- disse ad alta voce
 
Con un gesto di stizza colpì gli spartiti che finirono in ordine sparso ai suoi piedi.
Li fissò per un attimo, poi tristemente andò a dormire.
 
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Colonna Sonora: the name of rose end titles
http://youtu.be/T81PlqnFNQE
 
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Beveva Andrè.
Tracannava un boccale dietro l'altro di pessima birra e quel mondo di poveri e miserabili intorno a lui iniziò a girare vorticosamente.
Fuori l’aria era ancora stranamente pungente, benché il fiorire delle rose annunciasse l'arrivo di maggio. Alain entrò rumorosamente come
sempre nella taverna di Florant, ma lui lì era di casa.
Riconobbe il suo amico, sedeva solo semiubriaco ad un tavolo defilato
 
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-“ guarda guarda chi torna a farsi vivo”-
-“Alain”-  
 
Andrè tentò di alzarsi ma barcollò
 
-“di' un po' che ci fai qui tutto solo soletto in questo stato? Lo sai che l'alcol fa più male quando lo si consuma da soli”-
-“allora siediti a bere con me”- rispose Andrè
 
Alain non se lo fece ripetere
 
-“a quale sventura brindiamo stavolta?”- Continuò il soldato sollevando il primo boccale che l'oste gli aveva portato
-“… Al mio matrimonio…”- rispose Andrè
-“Cosa? Ti sposi? Mi prendi in giro?”-
-“mai stato più serio… su brinda con me all'uomo più infelice di questa terra!”-
 
Andrè si alzò, stava per salire sul tavolo ma, ubriaco fradicio, cadde all'indietro, attirando su di sé l'attenzione di tutti gli astanti
 
-“ehi voi, cosa avete da guardare”- disse Alain–“non avete mai visto un ubriaco in una bettola come questa?”-  Poi fece roteare qualche
moneta sul tavolo, si caricò Andrè sulle spalle e uscì.
 
Lo portò in un fienile, riempì un secchio d'acqua fredda e glielo rovesciò addosso.
Andrè rinvenne
 
-“allora stupido figlio di un falegname, mi vuoi raccontare che razza di storia è questa?”-
 
Andrè gli disse tutto
 
-“capisco ma è davvero così brutta questa Cecile? Voglio dire, tanti matrimoni partono in modo incerto, ma alla fine si trasformano in amore.
Perché tu sei così sicuro che per questa donna non potrai mai provare nulla”-

 
Andrè non rispose
 
-“c'è un'altra vero?”-
 
Alain aveva colto nel segno, se ne accorse dall'espressione del suo amico
 
-“L’Andrè innamorato… L'avevo capito sai? Davvero impossibile che un fustacchione come te non si accompagnasse mai a nessuna,
tranne qualche volta a una donna di una notte… come mai il tuo amore è così infelice? Lei non ricambia? È già sposata forse?”-

-“Peggio Alain è una nobile”-
-“merda Andrè questo sì che è un bel guaio quelli si sposano solo fra di loro per quanto tu possa essere bello onesto e innamorato
senza un titolo sei fottuto”-

-“grazie Alain devo dire che sei davvero di consolazione..”-
-“ ehi io ti sono amico e mio dovere essere sincero è inutile continuare ad illuderti. Seppure questa damigella ricambiasse per assurdo
il tuo sentimento, la sua famiglia non le permetterebbe mai di sposarti. Rassegnati. Io se fossi in te volgerei lo sguardo verso Cecile.
Se non altro per quella povera creatura che non ha colpa. Crescerebbe senza padre per quale motivo? Perché tu hai deciso di seguire
un sogno realizzabile?”-

 
Alain aveva ragione.
Aveva nominato il bambino è quello era il solo cruccio di Andrè.
Lui era un orfano e conosceva quanto fosse duro crescere senza genitori.
In fondo, era quello il vero motivo per cui aveva preso la decisione di sposare Cecile ed adempiere al suo dovere.
Ma l'idea di lasciare palazzo Jarjayes, di non rivedere più Oscar, lo faceva impazzire. D'altronde era l'unica soluzione possibile.
Se fosse rimasto avrebbe dovuto dirle la verità, affrontare il suo giudizio e forse il suo disprezzo, e quello sarebbe stato ancora peggio.
 
-“Andrè parlami di lei, deve essere davvero una donna speciale per aver rubato così il tuo cuore”-
 
Sorrise
 
-“è la più bella fra le belle. Alain se tu potessi vederla quando il vento le agita lieve i suoi capelli d'oro, la quiete degli abissi marini nel
blu dei suoi occhi. La pelle candida del suo volto baciato dal sole. La sua figura alta, slanciata: la fierezza dei suoi modi, il coraggio nella voce.
La calma nei gesti. Apparentemente sembra un fiore di ghiaccio ma solo io conosco la passione che le scorre nelle vene e anima un cuore
nobile capace di amare in modo totale ed assoluto…”-

-“fiu…fiu…”- fischietto Alain–“accidenti sei proprio innamorato e lei pensi che ricambi?”-
 
Andrè non rispose
 
-“stupido testone non dirmi che non hai nemmeno provato a parlarle!”-
-“Lo hai detto anche tu Alain a cosa servirebbe senza un titolo nobiliare…”-
-“Ti sei messo proprio in un bel casino, amico”-
 
Andrè decise di rientrare. Era quasi l’alba ormai.
Salì a cavallo, purtroppo niente e nessuno poteva cambiare lo stato delle cose.
Ringraziò Alain per avergli prestato una spalla su cui piangere.
 
-“Figurati amico, avrei voluto fare di più! A proposito hai parlato di lei tutta la notte ma non hai mai pronunciato il suo nome, com'è che si
chiama la tua dea?”-

 
Quell'improvvisa domanda lo colse di sorpresa, Andrè non poteva certo pronunciare quel nome davanti ad Alain, l'uomo avrebbe capito
subito di chi si trattava e il segreto di Oscar sarebbe andato a farsi benedire
 
-“Rose… Si chiama Rose”-rispose Andrè con impresso nella mente l'immagine di Oscar fra le rose bianche del giardino di palazzo Jarjayes
 
Ad Alain non era sfuggita la pausa di riflessione e l’ incertezza nella voce del suo amico nel momento di pronunciare quel nome: non sapeva
mentire Andrè!
Ma non aggiunse altro.
Col suo solito sorriso canzonatorio stampato sul volto, il soldato della guardia Alain De Soisson, salutò l'amico e si avviò verso casa,
chiedendosi quale nome potesse avere mai quella rosa….
 
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(1) Ovviamente il titolo è quello del grande romanzo di Umberto Eco che mi ha ispirato l’ultima parte di questa puntata e che ho deciso

di utilizzare anche io come titolo.

Grazie a tutte voi
 
 

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Capitolo 20
*** Ufficiale e...Gentiluomo? ***


VENTESIMA PUNTATA
 
Ufficiale e ….Gentiluomo?
 

 
Colonna sonora: tema di aymee
http://youtu.be/4lVzh99qSV4
 
Rosalie, era impegnata, come tutte le mattine, nei suoi studi.
Il suo precettore, per migliorare la grafia e la grammatica, le aveva consigliato di iniziare a scrivere una sorta di diario personale.
E a lei quel compito piaceva anche perché poteva svolgerlo all’aperto nei deliziosi giardini di palazzo Jarjayes.
 
Photobucket
 
Sentì dei passi e si voltò, Oscar la salutò con un sorriso, a Rosalie brillavano gli occhi ogni volta che vedeva il suo benefattore.
Il colonnello si informò sui suoi progressi promettendole di aiutarla nelle materie più ostiche, poi inaspettatamente le spinse in
grembo un pacchettino
 
-“aprilo è per te…”-
-“per me?”-
-“si è un regalo”-
 
Ancora incredula la ragazzina scartò il pacchetto con mani tremanti, aprì l'astuccio e le sfuggì un gridolino di meraviglia
 
-“ti piace?”-
-“conte Oscar è bellissima.. io.. io..”-iniziò a piangere dall'emozione, era una parure piuttosto elegante che denotava la semplicità,
ma anche il buon gusto di chi l’aveva scelta
 
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-“sciocchina che non sei altro su vieni qua”-
 
Oscar afferrò la collana e con un gesto delicato sollevò i capelli di Rosalie e gliela appuntò
 
-“questa la indosserai stasera a corte, al posto del tuo ciondolo, sarà perfetta sul vestito nuovo che ho chiesto di farti preparare
da una famosa sarta parigina, madame Bertene, la nonna ha sbraitato un po’ chiedendomi cosa non andasse nei vestiti cuciti da lei,
ma io voglio che stasera tu sia bellissima e all’ultima moda”-

 
Rosalie conosceva bene quella sarta, il suo atelier era uno dei più eleganti di Parigi. Si diceva che la regina stessa si servisse da lei
 
-“ oh messieur Oscar non so cosa dire… a corte? Stasera verrò con voi a Versailles?”-
-“Si Sua maestà la regina ha espresso il desiderio di conoscerti e visto che mia madre e mia zia non ci saranno tu rappresenterai la
famiglia Jarjayes al mio fianco al primo ballo d'estate”-

 
La felicità di Rosalie raggiunse l'apice
 
-“ora devo andare”-aggiunse Oscar –“ ah Rosalie fammi un favore dì alla nonna di prepararmi l’alta uniforme”-Oscar sapeva che quella
sera Fersen avrebbe preso parte al ballo
 
Rosalie non poteva crederci, le sembrava di vivere un sogno!
Tornò al suo diario ed iniziò a scrivere:
Caro diario non puoi immaginare cos'è accaduto stamattina. Il conte Oscar mi ha fatto un regalo stupendo e stasera mi porterà a corte,
poi ha chiesto di far preparare la sua uniforme di gala, sai cosa significa? Che ha l'intenzione di danzare e con chi se non come me?
Poi mi presenterà alla regina, ufficialmente… Oddio non oso pensarlo eppure perché mai starebbe facendo tutto questo per me se non
per chiedere la mia mano? Ecco caro diario adesso lo sai qual è il mio sogno più grande! Una, cento, mille volte si :non potrebbe essere
nessun'altra la mia risposta perché nessun altro uomo più bello e più nobile su questa terra potrei amare se non Oscar Francois De Jarjayes…

 
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Si era preparata con più cura del solito e aveva sopportato tutte le torture a cui la nonna la sottoponeva per fare di lei una vera damigella.
Rosalie si ammirò allo specchio e pensò che fortunatamente la miseria in cui era vissuta fino ad allora non era riuscita a mortificare la sua
giovinezza…si, decisamente le stava davvero bene quel vestito!
Naturalmente il tocco finale era la parure regalatale da Oscar che faceva bella mostra di se
Attendeva che il conte la facesse chiamare e già s'immaginava la meraviglia con cui lui l'avrebbe guardata.
 
Colonna Sonora: Lady Oscar soundtrack
http://youtu.be/ALF1hLdHd7Y
 
Ma avvenne il contrario: gli occhi di tutta la casa si fissarono su Oscar quando scese con indosso l’alta uniforme.
 
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Andrè rimase letteralmente senza parole.
Pensò che in tutta Versailles non esistesse donna più bella…finanche la regina sarebbe impallidita al confronto,
se Oscar avesse potuto vivere come una donna!
Uguale reazione di meraviglia, ebbero, gentiluomini e dame a Versailles quando il colonnello mise piede nella sala da ballo.
Si può dire che, quella sera, Rosalie, al braccio di Oscar, fu senza ombra di dubbio la donna più invidiata della festa.
Dopo un po’ il valletto reale annunciò l’arrivo della regina e tutti i nobili presenti si inchinarono.
 
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Anche Charlotte de Polignac e sua madre fecero il loro ingresso, un passo dietro Maria Antonietta, che naturalmente come prima cosa
andò a salutare il suo comandante delle guardie.
 
-“Oscar, mio Dio non vi avevo mai visto con l'alta uniforme, ma questo significa che stasera avete deciso di danzare…”-
-“Maestà, prima di tutto permettete che vi presenti una mia lontana parente Rosalie Lamorliere a cui avete concesso l'onore
dell'invito a questo ballo stasera…Rosalie saluta la regina…”-

 
Rosalie si inchinò
 
-“maestà io non oso alzare lo sguardo su di voi, siete bella oltre ogni immaginazione e non riesco a esprimere a parole  la gioia
che mi dà essere in vostra presenza stasera”-

 
Madame de Jarjayes le aveva fatto ripetere quella frase 1000 volte per un intero pomeriggio.
Ovviamente solleticando la vanità della regina, Rosalie aveva fatto centro
 
-“bene Rosalie, il colonnello Oscar non poteva certo portare a corte una fanciulla che non fosse degna del nobile casato degli Jarjayes,
mi siete già simpatica, spero vi troviate bene a Versailles e ci verrete a trovare spesso”-

 
Oscar teneva la mano di Rosalie saldamente nella sua, Charlotte de Polignac, furente di gelosia, decise fra sé che avrebbe odiato
quella Rosalie Lamorliere per tutta la vita!
 
-“allora Oscar”- continuò la regina–“non mi avete ancora detto chi sarà la fortunata con cui aprirete le danze…”-
 
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-“maestà in realtà c'è una sola donna con cui desideri danzare stasera”-Rosalie gongolava. Il momento che aveva tanto atteso
era arrivato –“e quella donna siete voi, mia regina, se volete concedermi questo onore…”-
 
In un attimo Rosalie sprofondò in un abisso nero
 
-“Oscar”- rispose Maria Antonietta -“ ne sono felice e lusingata”-
 
Così la dama più illustre di Versailles e il comandante delle guardie più bello che la Francia avesse mai avuto presero a volteggiare
con una tale leggiadria nel salone, da rapire tutti gli sguardi. Il commento sulla bocca di tutte le dame era lo stesso: “ma la regina
dopo Fersen ha deciso di portarci via anche il nostro colonnello?”

 
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Solo Rosalie non partecipò a quella festa per gli occhi.
Ammutolita si lasciò andare dietro una colonna.
Aveva sperato che quello di aprire le danze con Maria Antonietta fosse solo un'usanza di corte a lei sconosciuta. Ma via via che il
tempo passava Oscar continuava a ballare solo con la regina
 
-“ah siete qui”-la apostrofò l'insolente vocina di Charlotte de Polignac
-“che volete”-le rispose altrettanto maleducatamente Rosalie
-“non vi pavoneggiate troppo del vostro successo di stasera tutte le dame dimostrano interesse per voi solo perché siete venuta a
fianco del comandante Oscar, ma l'attenzione nei vostri riguardi si sta già affievolendo come volevasi dimostrare…”-

-“l'avete detto sono io che ho accompagnato il conte e non mi sembra che abbia preferito un'altra dama a me. Ha solo voluto fare
un favore a Sua maestà danzando con lei per tutta la sera”-
le disse Rosalie non sapendo quanto quella risposta fosse tanto vicina alla realtà.
 
Oscar infatti aveva impedito che quella sera Fersen, tornato improvvisamente dalla Svezia come promesso, e presente a corte danzasse
con Maria Antonietta. La loro relazione mesi addietro aveva rischiato di diventare pericolosamente pubblica e le chiacchiere avevano
persino lasciato Versailles per correre nelle strade di tutta la Francia.
Oscar sperava che attirando l'attenzione su di sé, potesse distoglierla dai due e quindi in qualche modo riuscire così a proteggerli.
Anche per questo aveva portato Rosalie a corte, sapeva che mostrandosi con una dama al suo fianco, cosa mai accaduta prima,
almeno per un po' l'oggetto dei pettegolezzi sarebbe cambiato.
 
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-“che insolente che siete “-riprese Charlotte
-“evidentemente al conte Oscar piaccio così visto che mi ospita da tanto a casa sua”-
 
Rosalie aveva capito di che genere era l’ interesse che questa ragazzina mostrava per il suo benefattore.
Charlotte non aggiunse altro rosa ancora di più dalla gelosia.
Lei dal canto suo, non credeva alle sue stesse orecchie: dove aveva mai trovato il coraggio di rispondere a quel modo alla
figlia della migliore amica della regina?
In preda a tali forti emozioni, corse fuori.
Una volta nei giardini si accasciò sul bordo della fontana e iniziò a piangere.
Andrè, a cui non era sfuggito l'insolito comportamento della ragazza, la raggiunse per consolarla
 
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-“oh Andrè…sembrava tutto così perfetto.. perché mi ha fatto credere di …”- non riuscì a terminare la frase scossa dai singhiozzi
-“Rosalie ascolta, sei ancora giovane ed è facile alla tua età travisare le cose. Non era intenzione di Oscar di farti del male,
ti vuole bene e molto anche ma di un bene completamente diverso dal tuo. Presto crescerai e dimenticherai… Oscar non può
amarti come tu vorresti…”-

-“perché no?”-
-“Rosalie, nessuno può capire più di me quanto tu stia soffrendo”-
 
La ragazza alzò lo sguardo su Andrè –“ anche tu stai male per amore?”-
L'uomo annuì –“sono innamorato di una donna che per la mia condizione sociale non dovrei nemmeno guardare… lei è nobile
io sono solo un attendente”-
disse amareggiato
 
Rosalie invece travisò anche il significato di quelle parole.
Credeva che Andrè le stesse raccontando quella cosa per addolcirle la verità: il conte Oscar non si sarebbe mai innamorato di
lei perché lui era un nobile mentre le sue origini erano dubbie.
Rimase profondamente delusa, il suo magnifico cavaliere, fino a quel momento senza macchia, le appariva adesso uguale a tutti
gli altri nobili incontrati: insensibile ed opportunista!
 
-“Rosalie, adesso andiamo o ti prenderai un raffreddore… ti accompagno alla carrozza, il ballo è quasi finito.. vado a chiamare
Oscar e torniamo a casa…”-

 
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Oscar non era né nel salone né sul balcone.
Andrè chiese in giro: ma dove poteva essere finita?
Poi uno dei soldati di guardia all'uscita lo informò che aveva visto il comandante avviarsi verso il suo ufficio in compagnia
del conte Fersen.
Era una bella passeggiata pensò, ma andava fatta.
Rosalie si era appisolata nella carrozza e lui stesso sentiva il peso della stanchezza di quelle lunghe ore al ballo.
Così con una santa pazienza si incamminò
 
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Colonna Sonora: Twilight
http://youtu.be/vcf-4CCLDrY
 
Oscar e Fersen erano fermi accanto alla quercia che era stata testimone silenziosa della loro prima conversazione
 
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-“ti devo ringraziare, se tu non avessi ballato con la regina per tutta la sera, l'avrei fatto io e sarebbe stata la nostra rovina.
Sono appena rientrato dalla Svezia e già non riusciamo più a nascondere il nostro amore, e seppur ci teniamo a distanza ,
noto che migliaia di occhi continuano a scrutarci indagatori… è un vero inferno Oscar credimi”-

 
Fersen le diede le spalle e si accasciò sul tronco della quercia mentre parlava addolorato. Finalmente riusciva stare da solo
col suo amico per confidarsi un po', cosa che non aveva potuto fare durante tutto l'arco della serata.
Oscar portò la sua mano tremante verso la schiena del conte ma la riabbassò senza trovare il coraggio per quel contatto fisico.
Poi accadde una cosa assurda e inaspettata, Fersen si voltò di scatto e improvvisamente si strinse a lei. Oscar trasalì ,
avviluppata da un'emozione senza nome che la lasciò muta e tremante
 
-“Oscar quanto sono egoista. Ti rovescio addosso continuamente i miei problemi senza accorgermi di quanto debba essere
dura e penosa la tua vita, prigioniera di un tale segreto. Sei costretta a vivere come un uomo rinunciando a tutti i vantaggi della vita
di una donna, senza poter conoscere l’ amore. Ma come fai, dimmi, come riesci a resistere…”-

-“Hans fin da piccola sono stata educata come un soldato per proteggere la famiglia reale e prendere un giorno il posto di mio padre…
è vero ho dovuto fare delle rinunce ma vivere come un uomo mi ha concesso anche tutte quelle libertà che non potrebbe mai avere una
donna e non ultima quella di non essere costretta a sposare un estraneo scelto da mio padre”-

 
Fersen la lasciò andare
 
-“Oscar sei una donna ammirevole, è un onore per me esserti amico”-
 
Già un amico, pensò Oscar, a cui la lontananza da quelle braccia cominciava già a pensare.
 
-“Lo è anche per me Hans, ma è tardissimo, meglio rientrare”-
 
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Colonna sonora: Canone inverso soundtrack
http://youtu.be/2ManBSidGTo
 
I pugni stretti e insanguinati non gli provocavano alcun dolore se paragonati a quello che sentiva nell’ anima.
Andrè aveva quella scena ancora presente davanti agli occhi: Oscar fra le braccia di Fersen ! Un incubo della peggior specie.
 
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Ma quell'uomo non si era professato innamorato di Maria Antonietta?
Si era già stancato della sua regale amante?
E perché fra tutte le donne adesso aveva scelto proprio la sua Oscar?
Perché quella era forse la sua conquista più ardua?
Il massimo premio per il suo orgoglio di maschio?
Non solo la regina di Francia ma persino il biondo e algido comandante delle guardie sarebbe riuscito a far passare nel suo letto?
L'avrebbe avuta era solo questione di tempo...
Avrebbe avuto quel corpo nudo fra le sue braccia una di queste notti, così come stanotte lo teneva stretto, seppur protetto ancora dalla divisa.
Quel pensiero gli tolse la ragione.
Prese a menar pugni contro il suo nemico, che altri non era che un tronco d'albero, reo di trasformarsi in Fersen nella mente malata di un
uomo pazzo di gelosia.
E i pugni Andrè li scagliava con tutta la sua forza, contro la dura corteccia di quel salice dietro cui aveva rifugiato la sua disperazione,
e colpo dopo colpo sanguinava sempre più copiosamente mentre la sua pelle si scorticava fino a lasciar intravvedere la carne viva e pulsante.
E ad ogni nuova sofferenza che si infliggeva, malediva se stesso per essere nato povero e senza un titolo nobiliare.
 
-------
Scusate non sono riuscita a trovare una foto decente dell'alta uniforme per Oscar. Così ho usato questa, spero vi piaccia...
Anche il titolo di questo capitolo è rubato...ma sicuramente ve ne siete accorte ;)
Ancora una volta grazie a tutte voi in particolare alle mie fedelissime commentatrici!!!


 

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Capitolo 21
*** Il segreto dell'Angelo ***


In Primis i ringraziamenti: arethafranklin, loryl84, jelore,
ladyoscar85, arorua78, sharpey18, ladysweet, maggy1976, linda rosa, Neruda.
Tutte voi pur non conoscendomi avete creduto alla mia onestà.
Grazie dal profondo del cuore
 
Dove eravamo rimasti? Per uno strano gioco del destino le vicende di una povera ragazzina parigina Rosalie Lamorliere
s’intrecciano con quelle di Oscar ed Andrè. Riuscita a sfuggire ad un nobile che voleva violentarla in un bordello presso
cui aveva deciso di lavorare per trovare il denaro per seppellire la donna che l’aveva cresciuta e che in punto di morte le
aveva rivelato di essere figlia di un duca e di una nobildonna chiamata Martine Gabrielle, Rosalie viene salvata appunto
dal comandante delle guardie reali e accolta nel suo palazzo. Qui la ragazza riceve la migliore educazione e nasce in lei
una vera e propria infatuazione per il suo benefattore che, come tutti gli estranei alla famiglia, crede essere un uomo.
A Palazzo Jarjayes Rosalie viene a contatto con la nobiltà e la corte presso cui si reca per cercare i suoi veri genitori.
Unico indizio una spilla nobiliare con l’emblema della sua vera famiglia di appartenenza che l’astuta zia di Oscar riconosce
come lo stemma dei De Germain. Ma Rosalie non è l’unica ad essersi innamorata di Oscar, anche la contessina Charlotte de
Polignac prova questo stesso sentimento per il bel comandante, che è a sua volta tormentata da una lotta interiore fra la
fedeltà alla sua regina e la forte attrazione che inizia a provare per il conte Fersen, da tutti ritenuto l’amante di Maria Antonietta.

In questo complicato gioco di cuori, Andrè, da sempre perdutamente innamorato di Oscar, è egli stesso invischiato, diviso
fra la forza di questo amore impossibile, la gelosia per Fersen e il senso del dovere verso Cecile, cameriera di palazzo
Jarjayes, con cui anni addietro ebbe una fugace relazione, da cui sembra essere nato Julien, bimbo che la donna sostiene
essere suo figlio…(Consiglio comunque una rilettura delle ultime due puntate)

 
 

VENTUNESIMA PUNTATA

 

“Il segreto dell’angelo”

 
 
Colonna sonora:When you say nothing at all - Ronan Keating (Colonna Sonora Notting Hill)
http://youtu.be/wcsCzW9SmAg
 
 
Il pendolo di casa Jarjayes, aveva appena annunciato mezzogiorno, quando Oscar mise piede nella biblioteca del suo palazzo.
Erano rientrati a casa quasi all’alba dal ballo della sera prima e lei adesso frugava fra i libri alla ricerca di un romanzo. Forse si
sentiva in colpa per aver danzato tutta la sera con la regina, o forse per l’inquietudine provata quando Fersen l’aveva abbracciata,
ma stranamente, si era svegliata con un titolo in testa e come sempre, quando qualcosa più sembrava sfuggirle, più si ostinava a
volerla ad ogni costo.
 
Photobucket
 
-“accidenti ma dove sarà finito…”-
-“Oscar devo parlarti”- irruppe improvviso André
-“ah sei tu…dimmi”-
 
André le fece uno strano discorso su Rosalie, ma poi, accortosi che lei continuava a cercare quel dannato libro, senza degnarlo di
uno sguardo, montò su tutte le furie
 
Photobucket
 
-“è chiedere troppo Signor comandante di avere un po' della vostra attenzione?”-
-“non c'è bisogno di urlare così”-
 
Oscar finalmente si voltò, notò che l'uomo aveva entrambe le mani fasciate
 
-“che ti è successo André?”-
-“ ma quale onore, vedo che ogni tanto poggi i tuoi preziosi occhi anche su di me”-
-“questo tono non mi piace”-
-“sinceramente me ne infischio se ti piace o no”-
-“André, ringrazia Dio che sei il nipote della mia governante e il pupillo di mia zia Brienne"-
altrimenti...”-
-“che faresti? Mi ricorderesti che sono solo il tuo attendente, il tuo servo, come hai già fatto una volta?”-
 
Oscar s’infuriò sul serio. Gli aveva chiesto scusa per quella storia e non era carino da parte sua rinfacciargliela adesso
 
-“no André di certo non sei un servo. Un servo non oserebbe rivolgersi a me così perché lo farei frustare”-
-“ah… ecco venire fuori la vera natura del conte de Jarjayes, assomigli ogni giorno di più a tuo padre”-
-“ora stai esagerando…”-
 
Oscar batté i pugni sulla scrivania.
Perché André le stava parlando così?
 
-“esagero? Solo perché dico la verità? Tu pensi solo a te stessa, ma il mondo non gira al tuo comando. Io, Rosalie, la nonna
e persino Girodel, siamo persone non giocattoli che puoi usare a tuo piacimento. Abbiamo sentimenti. Abbiamo un cuore, Oscar,
e dovresti averlo anche tu… non ti sei nemmeno accorta di quanto Rosalie stia soffrendo per te, ma certo come potresti sei troppo
impegnata con il bel conte svedese…”-

-“Fuori dai piedi André”- si voltò dandogli di nuovo le spalle con sufficienza.
 
André la afferrò e la costrinse a girarsi
 
-“Guardami Oscar, gradirei molto che tu mi guardassi quando ti parlo”-
 
La distanza fra loro era ridotta a zero.
Oscar poteva sentire il respiro di André sul suo volto
Si guardarono occhi negli occhi e le loro pupille andavano freneticamente su e giù
Occhi verdi. Bocca. Occhi azzurri. Labbra.
Ma c'era troppa sfida, troppa ostilità fra loro.
 
-“non ho nessuna intenzione di starmene qui e continuare ad ascoltare le tue sciocchezze”- Oscar si liberò dalla presa e
continuò–“il mostro sono io vero? Facile dare sempre tutte le colpe a me. André Grandiè, invece, è il perfetto gentiluomo
senza macchia e senza segreti… togliti di dosso quest’aureola di santità, non ti si addice, anche perché implicherebbe un
tuo voto di castità… e la notte dovresti rimanere a casa…”-

 
Silenzio
 
-“Piuttosto che della mia onorabilità fossi in te mi preoccuperei della tua virtù…”-
 
Cosa? come osava André mettere in dubbio che le non fosse più…verg…
Non riuscì nemmeno a terminare il  pensiero. Oscar divenne rossa, si sentì fortemente in imbarazzo.
André capì di aver colpito nel segno.
Ma come interpretare quel suo mutismo? Quella sua improvvisa vulnerabilità?
Come il timore di un ladro di essere stato scoperto o la vergogna di una fanciulla ancora innocente?
Possibile che avendo da sempre ricevuto un'educazione maschile Oscar potesse pensare di usare anche in amore il suo
corpo con la stessa facilità di un uomo?
André se lo chiese preoccupato, ma non ebbe il tempo di appurato: Oscar nel frattempo era scappata via!
 
-------
 
Colonna sonora: Norah Jones Sunrise
http://youtu.be/PHhcCrDpJF8
 
André si era offerto volontariamente di andare a Parigi quel pomeriggio per consegnare dei dispacci al ministero della guerra da
parte del generale. Un po’ per allontanarsi da casa, un po’ per mettere ordine nella sua vita. D’altronde perché continuare a tirarla
per le lunghe visto che ormai aveva deciso di assumersi le sue responsabilità con Cecile?
Subito dopo aver svolto la sua ambasciata, si sarebbe recato da lei, nella locanda dove alloggiava, per definire il tutto.
Domani stesso poi ne avrebbe parlato con sua nonna e con il generale.
Ad Oscar non riusciva a pensare.
La sua immagine lo torturava e preferiva scappare via prima di vedere lo scempio di lei fra le braccia di Fersen, o di qualsiasi altro
uomo.
Arrivò alla locanda Duval, dove ogni mercoledì sera incontrava Cecile e …suo figlio…
Ordinò da bere, poi chiese al padrone, il signor Armand, di avvisarla che lui era di sotto.
 
-“Ma la signora non c’è”- disse l’uomo
-“ e dove è andata?”-
-“no Monsieur Grandiè, non ci siamo capiti, la signora non alloggia qui stasera”-
-“mi scusi ma non mi ha informato di aver cambiato alloggio”-
-“non lo ha fatto…solo che oggi non è mercoledì”-
-“e con questo?”-
-“la signora prenota la stanza solo il mercoledì quando voi la raggiungete a cena, poi pernotta e va via di primo mattino”-
-“e dove dorme i restanti giorni della settimana?”-
-“non lo so, a me ha detto solo di prenotarle la stanza per tutti i mercoledì a venire almeno fino alla fine del mese”-
-“Signor Armand c’è qualcuno qui alla locanda che potrebbe sapere dove trovarla nei restanti giorni della settimana?”-
-“non credo…ma aspettate, una volta mi ha chiesto di indicarle la strada per arrivare  da un farmacista…forse lì sapranno dirle
qualcosa in più”-

 
André si fece dare dal signor Duvall quelle stesse indicazioni: era deciso a vederci chiaro in tutta questa storia!
 
-------
 
In quello stesso istante a casa Jarjayes un messo aveva consegnato un invito inaspettato: la contessina Charlotte de Polignac
compiva gli anni ed era lieta di invitare alla sua festa di compleanno il comandante Oscar
 
-“Nonna avvisa Rosalie che stasera parteciperemo a una festa e dì ad André di tenere pronta la mia carrozza”-
-“bambina…André non c’è, si è offerto di andare a Parigi per tuo padre e non è ancora rientrato, chissà dove si sarà cacciato
quello scansafatiche…”-

-“ non importa, andremo senza di lui”-
-“bene vado da Rosalie allora”-
 
-------
 
Giunto sul posto indicatogli dal signor Duvall, André decise di entrare nella farmacia e giocare d’astuzia
 
-“Buongiorno, mi scusi mi manda il dottor Lassale, il medico del re, qualche settimana fa qui è venuta una sua assistita,
mademoiselle Cecile Bovare per un preparato. Il dottore ha perso il suo indirizzo e poiché le ha cambiato la cura, non sa come avvisarla.
Mi chiedevo se voi potreste aiutarmi…”-

-“Si certo. La signora viene qui tutti i giovedì mattina a ritirare la medicina… del marito…non so’ però l’indirizzo preciso,
posso dirvi solo che vive fuori città verso Saint Denise”-

 
Marito? Aveva detto proprio la medicina per suo marito? Forse quest’uomo si stava sbagliando e aveva confuso Cecile
con un’altra cliente. Lei non era sposata…o no?
 
-“André, fermati un attimo e ragiona”- si disse–“ Da un giorno all’altro questa Cecile scompare da palazzo Jarjayes per poi
ricomparire anni dopo con un bimbo e asserire che è il frutto di un unico rapporto avuto con lei. Ti dice che prenderà alloggio
con i tuoi soldi nella taverna Duvall, dove tu scopri che passa la notte guarda caso solo il mercoledì, unico giorno in cui sa che
tu andrai a trovarla, ma in realtà vive chissà dove, con qualcun altro, probabilmente suo marito…a tue spese…stupido, stupido,
STUPIDO che non sei altro!!!"-

 
Si arrabbiò con se stesso, poi finito questo surreale dialogo con la sua coscienza, salì a cavallo e partì alla ricerca di Cecile.
 
-------
 
Photobucket
 
-“No, no e no!!!”-
-“Ma Oscar ha chiesto espressamente che tu l’accompagni, Rosalie”-
-“Alla festa di quella smorfiosa? Nemmeno morta le darei questa soddisfazione”-
-“Ma basterà che tu le faccia gli auguri, poi potrai ignorarla pure per tutto il resto del tempo”- tentò di convincerla la contessa Jarjayes
-“Ho detto che non ci andrò”-
-“cosa sta succedendo qui?”- la voce ferma di Oscar interruppe quel battibecco
-“Rosalie non vuole partecipare alla festa”- le disse sua madre
-“Cosa?”-
 
Oscar guardò la ragazza che stranamente non abbassò lo sguardo come era solito fare data la sua timidezza.
Sembrava volesse sfidarla.
Ma cosa accade oggi in questa casa, pensò il colonnello, stanno facendo tutti a gara per contrariarmi? E’ un
ammutinamento forse?
 
-“ Madame ha detto il vero, non mi va di accompagnarvi signor conte”-
-“Rosalie, non sempre nella vita possiamo fare tutto ciò che vogliamo. Abbiamo degli obblighi. L’etichetta di corte ci impone
regole di buon comportamento che un nobile casato come il nostro deve rispettare”-

-“Conte Oscar io non…”-
-“Rosalie, non te lo sto chiedendo, te lo sto ordinando!”- la interruppe Oscar con tono severo
 
Rosalie stavolta abbassò lo sguardo.
Perché mai il conte era così crudele con lei da obbligarla ad andare da quella ragazzina odiosa?
Non si rendeva conto quanto sarebbe stato umiliante per lei vedere Charlotte fargli la corte spudoratamente? O forse anche
lui era interessato alla contessina? In fondo Charlotte compiva 14 anni, era giovane, bella, e sua madre aveva una forte
influenza sulla regina. Se il conte Oscar l’avesse sposata, ne avrebbe ricavato solo forti vantaggi per la sua carriera.
La mente malata di una donna gelosa purtroppo spesso tende a falsare completamente la realtà, ed era proprio questo che
stava accadendo a Rosalie, quando decise che per la prima volta avrebbe disobbedito a una richiesta del suo benefattore.
 
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Colonna Sonora: Enya Only Time
http://youtu.be/xSbhWy9yFKc
 
André era giunto fuori città, ma non era stato facile scoprire dove vivesse Cecile.
C’era voluto quasi tutto il pomeriggio e stando così le cose, sarebbe rientrato a palazzo a notte inoltrata. Ma ormai era lì e
doveva andare fino e in fondo a questa storia.
Salì i pochi gradini di quella misera abitazione e bussò, ma poi si accorse che la porta era socchiusa.
 
-“è permesso?”-
-“chi è?”- si udì una voce poco ospitale
-“mi scusi signore mi chiamo André Grandiè e stavo cercando Cecile”-
 
L’uomo era infermo, giaceva a letto, e appariva piuttosto malato.
 
-“ voi chi siete…ah ho capito dovete essere quel tipo di cui mi ha parlato, le avevo detto che non avrebbe funzionato,
che quella sua sciocca idea ci avrebbe portato solo guai”-

-“Ma voi siete…suo marito?”-
-“Per mia e sua disgrazia si”-
-“e il piccolo è…”-
-“mio figlio, si”-
 
L’uomo cominciò a tossire violentemente, fino a sputare sangue
 
-“Come vedete monsieur Grandiè, sono già quasi cadavere, non dovrete nemmeno sporcarvi le mani con me”-
 
André non sapeva se essere più arrabbiato con se stesso per la sua ingenuità, con Cecile per avergli mentito,
o essere sollevato perché adesso tutto si era risolto.
Non si sarebbe più dovuto sposare e ne avrebbe più dovuto lasciare palazzo Jarjayes.
In quel momento sopraggiunse Cecile col piccolo
 
-“Antoine guarda cosa ho trovato…oh signore André che ci fai qui…”-
 
L’uomo la guardò senza risponderle
 
-“te ne avrei parlato…lui è mio fratello e ha bisogno di cure…”-
-“Cecile non sprecare fiato con altre bugie, ho spiegato tutto a monsieur Grandie”- s’intromise suo marito
-“Cecile non credi che mi meriti una spiegazione?”-
-“Ce l’hai davanti agli occhi André! Guarda in che condizioni viviamo! Antoine ha la tisi e non può muoversi dal letto,
io non ho un lavoro, nessuno vuole una cameriera che si trascina un bambino piccolo e Julien non può rimanere qui
tutto il giorno da solo con suo padre, perché potrebbe ammalarsi”-
la donna sospirò poi riprese il suo racconto-“ scappai
da palazzo Jarjayes perché ero incinta di lui, Antoine era il figlio di un nobile, ci saremo sposati ed avremo iniziato
una nuova esistenza…”-

-“già”- s’intromise il malato-“ credeva di aver fatto l’affare della vita, ma non sapeva che gli ultimi figli non hanno accesso
all’eredità, soprattutto se decidono di sposare una cameriera senza il consenso della famiglia
”- e iniziò a tossire di nuovo
-“Antoine fu diseredato e cacciato. I pochi soldi che avevamo, finirono durante la gravidanza. Speravo di poter lavorare dopo
il parto, ma lui si è ammalato e la situazione è precipitata. Siamo arrivati al punto da non avere nemmeno i soldi per le
medicine e per nutrire Julien. Non sapevo cosa fare, quando una sera a Parigi ti vidi passare col conte Oscar…mi venne
in mente di noi…ed ho architettato questo piano…perdonami André, ero disperata!”-

 
André lasciò un po’ di soldi a quei poveri disgraziati e promise di aiutarli per quanto possibile anche in futuro. Non era più
arrabbiato, ormai dovunque ci si voltasse a Parigi, si vedevano solo povertà e fame, mentre Versailles annegava nel lusso
e negli sprechi. Nemmeno i nuovi sovrani si erano dimostrati all’altezza delle aspettative del popolo francese.
Con questi cupi pensieri, lanciò Rego al galoppo, l’ora era tarda, e c’era molta strada da fare.
 
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Colonna Sonora: Heat (la sfida)
http://youtu.be/qaswBIpWtyU
 
Oscar e Rosalie erano appena state annunciate nella sala da ballo.
Charlotte de Polignac, da piccola padrona di casa, si era subito avvicinata ad accoglierle
 
-“MademoiselleCharlotte, i nostri migliori auguri di buon compleanno, mi sono permesso di portarvi un regalo”-
 
La ragazzina emozionata, aprì l’astuccio, da cui venne fuori una magnifica spilla a forma di rosa. I petali erano fatti di seta
bianca, trattenuti al centro da una toppa di oro e diamanti.
 
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-“Mio Dio ma è meravigliosa Comandante, voglio indossarla subito”- civettò Charlotte
-“Sono felice che sia di vostro gradimento…”-
-“ E’ deliziosa…e mi sta davvero bene”- disse appuntandosela sull’abito all’altezza del cuore
-“ma il regalo più bello è la vostra presenza qui. Grazie e siate il benvenuto, Colonnello Oscar”-
 
Charlotte aveva parlato al singolare, proprio a sottolineare quanto le fosse indifferente la presenza di Rosalie.
Dopo i convenevoli di rito, Oscar lasciò la sua protetta per un attimo, la ragazza credette che fosse quello il momento giusto
per mettere in atto il suo singolare gesto di disobbedienza.
Si tolse il foulard, in modo da mettere in bella mostra il collarino di velluto da cui pendeva il suo ciondolo, quello stesso che
Oscar le aveva chiesto di non indossare mai in pubblico.
 
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Dopo un po’ Charlotte le si avvicinò deridendola
 
-“Come si vede che venite dalla campagna, non mi avete fatto nemmeno gli auguri al vostro arrivo, sintomo della modesta
educazione che avete ricevuto”-

-“Se non fosse che arrecherei offesa alla famiglia Jarjayes, sta pur certa che ti schiaffeggerei”-
-“che linguaggio volgare…madre…madre…”-
 
La contessa di Polignac accorse e Charlotte, con finte lacrime, le raccontò tutto
 
-“Come osate? Siete un’insolente! Non permetterò ad una giovinetta dalle dubbie origini di offendere mia figlia”-
-“Voi come vi permettete di mettere in dubbio le mie origini. I miei genitori sono dei nobili e questo gioiello che porto al collo
ne è la prova. Mi è stato lasciato da mio padre”-

 
La contessa di Polignac guardò attentamente il ciondolo
 
-“oltre che maleducata siete anche una bugiarda! Quello che portate al collo è lo stemma nobiliare degli Germain, e il duca,
mio amico, non ha avuto nessuna figlia femmina”-

 
Chiamato in causa, il duca de Germain si avvicinò, nel frattempo una piccola folla di dame si era radunata intorno alle tre donne
 
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-“Contessa di Polignac che accade”-
-“duca questa bugiarda asserisce di essere vostra figlia”-
-“ahahahaha”-
 
Rosalie era sconvolta.
Quella risata…la stessa che aveva udito dal nobile che aveva tentato di violentarla.
Quella risata maligna, che sembrava arrivare dal diavolo in persona, apparteneva a …suo padre!
 
-“Ma allora”-rincarò Charlotte -“ questa donna è una ladra”-
 
Il duca di Germain si avvicinò, guardò bene la spilla che la ragazza indossava come ciondolo, poi scrutò il volto di Rosalie
 
-“Questa donna non è una ladra…è una prostituta”-
 
Ormai le esclamazioni di meraviglia delle dame scandalizzate, rimbombarono per tutto il salone. Persino la musica si fermò
 
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-“Duca di Germain, come vi permettete di offendere una mia parente”-
-“ah il comandante delle guardie…e voi come vi permettete di portare in mezzo a noi una donnaccia simile”-
-“badate a come parlate, Rosalie è una mia parente se offendete lei offendete la famiglia Jarjayes”-
-“ e perché? Già è inaudito che si permetta ad un giovanotto tanto ambiguo di assumere la carica di Comandante delle guardie
reali, poi dovrei anche sentirmi minacciato da voi?”-

-“la sola cosa inaudita qui è che si nomini duca un vigliacco che spara alle spalle di un bambino non ancora in grado di
distinguere il bene dal male”-

 
Un “Oh oh” di meraviglia attraversò di nuovo il salone, seguito da uno più altisonante quando il duca si sfilò il guanto e lo
lanciò in segno di sfida sul volto di Oscar
 
-“Dove e quando?”-
-“dopo domani, nei pressi della chiesa di Fargè, a voi la scelta dell’arma”- disse de Germain
-“la pistola con cui vi vantate di essere tanto abile…”-
-“che presuntuoso, la pagherete cara”-
 
Così dicendo l’uomo si voltò e con passo minaccioso fu a ridosso della povera Rosalie.
La ragazza non ebbe il tempo nemmeno di urlare.
Il duca de Germain con un gesto violento le strappò il ciondolo dal collo e lei, col terrore negli occhi, svenne.
 
-------
 
Era tarda notte quando André arrivò a palazzo Jarjayes.
Entrò dall’ingresso principale convinto di trovare la casa immersa nel silenzio del sonno.
 
Photobucket
 
Ma con sommo stupore le candele illuminavano il salotto ed al suo ingresso, il generale, la contessa, Brienne e sua nonna
si voltarono all’unisono.
Solo Oscar non lo guardò.
Era seduta con la divisa slacciata davanti al caminetto spento e aveva gli occhi fissi sul liquore ambrato che faceva rigirare
all’interno di un bicchiere
 
-“Mi sono perso qualcosa?”-
-“Ma dove eri finito scansafatiche!”- lo rimproverò sua nonna con meno vigore del solito prima di scoppiare in lacrime
-“nonna ma che succede?”-
 
Brienne gli spiegò quanto accaduto alla festa di Charlotte
 
-“Oscar e tu hai accettato la sfida?”-
 
La donna sollevò finalmente lo sguardo ma a rispondere fu suo padre
 
-“Certo, non avrebbe potuto fare null’altro, quell’uomo aveva offeso il buon nome della nostra famiglia”-
-“dunque generale voi approvate”-
-“non solo, ma ne sono molto fiero”-
-“ma è una follia! E alla pistola poi! Il duca è rinomato per la sua bravura”-
-“ho addestrato io stesso mio figlio! Oscar è bravo con la pistola quanto con la spada”-
-“Marchesa De Marteen”- chiamò in causa André con la speranza di trovare un’alleata–“ voi
non dite nulla…”-
 
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-“ Mio caro e cosa potrei fare? Sono sempre l’ultima a venire a conoscenza dei guai che combina questa famiglia! Ormai il dado
è tratto, ritirarsi sarebbe ancora peggio, un sintomo di debolezza agli occhi dei nostri nemici”-

-“Contessa e voi…”-
-“basta André!”- finalmente la diretta interessata parlò–“ la poca fiducia che dimostri di avere nelle mie capacità mi offende”-
-“ non è sfiducia la mia, ma sappiamo tutti quanto il duca di Germain sia un’intrigante, non vorrei che ci fosse sotto qualcosa”-
-“a questo penserò io “- disse Brienne
-“e poi”- proseguì il generale–“ in un duello la presenza dei padrini serve proprio a garantirne un leale svolgimento…a proposito
Oscar hai già deciso chi sarà il tuo?”-

-“domani manderò a chiamare Girodel…vado a vedere come sta Rosalie”-
 
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-“Povera piccola non si è ancora ripresa dallo shock, certo che deve essere stato tremendo per lei scoprire in questo modo che
suo padre è lo stesso uomo che voleva abusare di lei…”-
disse la contessa Jarjayes
-“ e non solo”- continuò Brienne -“non ne ho ancora la certezza, ma si dice che il duca prima di sposarsi abbia avuto una
relazione con una certa Jolande Martin Gabrielle de Pollastron, poi divenuta contessa di Polignac”-

-“Coosaaa? Rosalie sarebbe la figlia illegittima del duca di Germain e della contessa di Polignac?”- disse Oscar sgranando gli occhi
-“ne sei certa Brienne?”-
-“Marguerite, ne ho parlato con la duchessa d’Alechon, praticamente il gazzettino ufficiale dei pettegolezzi di Versailles.
Ovviamente non ne ho le prove, ma all’epoca questa relazione fece molto scalpore, soprattutto quando la giovane futura sposa,
andò a passare un periodo in campagna che guarda caso durò 9 mesi, e di ritornò si sposò con un abito piuttosto pomposo,
probabilmente per nascondere gli strascichi di una recente gravidanza. Purtroppo la veridicità di questa informazione potrebbe
darcela solo la diretta interessata, ma non credo che la Polignac abbia tanta voglia di riabbracciare sua figlia, dato che l’ha
abbandonata appena nata”-

-“che storia triste…”- sospirò Madame de Jarjayes
 
Si udì un rumore provenire dalle scale, Oscar accorse seguita da Andrè
 
-“Oh no…Rosalie…Rosalie”-
-“ha ascoltato tutto nascosta nel buio”-
-“Accidenti…André aiutami a riportarla in camera sua”-
 
La ragazza ancora sconvolta non aveva retto ad un’altra tremenda verità.
 
 

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Capitolo 22
*** I Dieci Passi ***


VENTIDUESIMA PUNTATA
 
“I dieci passi”

 
 
 
Colonna Sonora: Ryuichi Sakamoto acqua
http://youtu.be/OrkcXL94zDw
 
I colpi di pistola si susseguivano veloci.
Gli ostacoli sia fissi che mobili cadevano ad uno ad uno.
Andrè, Girodel e il generale osservavano Oscar sparare con estrema precisione, nei giardini di palazzo Jarjayes,
a vecchie pentole, bottiglie e persino carte da gioco montate su asticelle di legno.
Che fossero grandi o piccoli, vicini o lontani, erano tutti centri perfetti, testimoniando una mira da cecchino.
 
Photobucket
 
-“Visto Andrè? Oscar è abilissima anche con le armi da fuoco”- disse il generale–“non c'è nulla di cui preoccuparsi”-
 
Ma chissà perché lui non riusciva a sentirsi tranquillo.
Andrè conosceva Oscar meglio di chiunque altro e sapeva benissimo che si sarebbe posta una questione morale
nel suo nobile animo: sarebbe stata capace di uccidere quel duca che, seppur malvagio, rimaneva sempre il padre di Rosalie?
Oscar non affrontava quel duello in modo tranquillo. Ma era tormentata, dentro di lei infuriava la battaglia
 
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-“può anche bastare padre”-
-“certo Oscar come preferisci, resta a casa oggi e riposa”-
-“bene”-
 
Oscar si avvicinò a tutti quei nemici fittizi che con un colpo solo aveva abbattuto, diede uno sguardo ai suoi centri perfetti,
poi qualcosa attirò la sua attenzione: una delle carte da gioco a cui aveva sparato era ai suoi piedi, la prese e, guarda caso,
era un Jack di fiori.
-Chissà se mi porterà fortuna anche questa volta - pensò Oscar, poi se la mise in tasca ed entrò in casa.
 
-------
 
 
Colonna Sonora: Ryuichi Sakamoto solitude
http://youtu.be/TCZjo-CfU1s
 
Rosalie aprì gli occhi e fu percorsa da un brivido, quanto aveva dormito? Che ora era?
Quel sonno era stato tormentato dai peggiori incubi che avesse mai fatto, dove il finale era sempre lo stesso:
il conte Oscar veniva ucciso dalla mano di suo padre!
 
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Gli veniva il voltastomaco a pronunciare quella parola e così decise di alzarsi.
Doveva fare qualcosa per impedire quel duello.
Se per colpa sua fosse capitato qualcosa di brutto al suo Oscar non se lo sarebbe mai perdonata.
Uscì dalla sua camera ancora con la camicia da notte e come un fantasma in pena si aggirò nel corridoio.
Arrivò alla stanza di Oscar.
Dei rumori di passi provenienti dalle scale, la convinsero ad entrare senza bussare.
Non c'era nessuno.
Rosalie guardò quella camera dove aveva trascorso la prima notte in quella casa, quando ignara dell'animo del suo
benefattore, le si era offerta in cambio della salvezza.
E ora, pensò a come sarebbe stato se il suo Oscar avesse preso la sua verginità.
Le gote le si imporporarono leggermente a quel pensiero, eppure, quasi quasi adesso quel rifiuto le rincresceva.
Almeno per una notte sarebbe stata sua…e forse quel ricordo sarebbe stata la sola cosa che sarebbe riuscita a
darle un po' di consolazione dall'orrore in cui era precipitata la sua vita.
Si avvicinò alla divisa in bella mostra, notò che aveva una macchia. Accarezzò la manica, strinse forte la giacca
inspirando il suo odore e si lanciò in una danza immaginaria col suo bellissimo cavaliere. Tuttavia essendo ancora molto
debole, la testa le girò e ricadde sul letto.
Si accorse della biancheria poggiata in un angolo.
Oscar detestava che gli estranei mettessero le mani fra le sue cose, solo la nonna era autorizzata a riporle gli indumenti.
Afferrò uno di quei capi e fu scossa da un fremito: era inequivocabilmente un indumento intimo femminile! Ci doveva essere
stato un errore. Guardò frettolosamente tutti gli altri e la sorpresa aumentò. Con orrore cominciò a frugare nei cassetti…fino
a trovare delle fasce…ma non era possibile!
Lasciò cadere quei capi sul pavimento, mentre tanti particolari a cui, fino ad ora, non aveva dato importanza, adesso si
ricomponevano nella sua mente come le tessere di un mosaico. Indietreggiò fin quando non urtò un corpo
 
-“Rosalie  che ci fa nella mia stanza”-
 
la donna si voltò
 
-“conte Oscar io.. io non..”- cominciò a piangere disperatamente nascondendo il viso sul petto di Oscar, la quale prese
ad accarezzarla
-“Rosalie, io ti voglio bene. Molto bene. Ed anche tu devi volermene… Devi volermi bene come ad una sorella maggiore…”-
 
l'urlo di Rosalie fu soffocato dai suoi stessi singhiozzi, sul petto di Oscar
 
-“piangi piccola, piangi pure tutte le tue lacrime se ti senti di farlo, mio dolce vento di primavera, presto tutto questo sarà
solo un ricordo a cui magari penserai ridendo di te stessa… andrà tutto bene Rosalie, vedrai… andrà tutto bene…”-

 
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Colonna Sonora: Ryuichi Sakamoto il te nel deserto
http://youtu.be/dL-CKEtmH04
 
Andrè aveva visto la luce delle candele da sotto la porta della camera di Oscar.
Era ancora sveglia nonostante fosse tardi.
Sarebbe stato meglio per lei che andasse a riposare, pensò l’uomo.
Bussò, e senza aspettare la risposta entrò.
 
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Oscar era sulla chassis longue e rileggeva alcuni fogli scritti di suo pugno, alla vista di Andrè li ripiegò e li ripose in una busta.
Poi anticipò la sua domanda
 
-“nel caso qualcosa domani andasse storto”-
 
Solo in questo preciso istante Andrè ebbe veramente chiara la gravità della situazione.
Oscar l’ indomani sarebbe potuta morire. Ancora una volta rischiava la vita ed ancora una volta lui non avrebbe
potuto proteggerla
 
-“mi dispiace”- le disse Andrè con la voce rotta dall'emozione
 
Oscar tentò di apparire forte, prendendolo in giro
 
-“ehi non ti metterai mica a piangere, non ti sarà così facile liberarti di me, il terribile conte de Jarjayes, d'altronde si
dice… l'erba cattiva non muore mai …”-
e gli strizzò l'occhio
-“ ti prego Oscar smettila, ti pare questo il momento di scherzare e poi volevo chiederti scusa per le cose che ti ho detto
l'altra mattina. Sono io ad essere stato terribilmente scortese”-

-“No Andrè, in un certo senso avevi ragione. Tutto quello che è accaduto in parte è anche colpa mia. Tu hai provato a
mettermi in guardia sui sentimenti di Rosalie ed io non ti ho voluto dare retta. E che, vedi la mia non è superficialità, te lo giuro,
semplicemente non la credevo una cosa possibile. Cioè, onestamente Andrè chi mai potrebbe innamorarsi di me?”-

 
Andrè a quelle parole avrebbe desiderato solo di stringerla forte a se per poterle dire: tra tutti io Oscar è una vita intera che ti amo.
Certe volte mi sembra che sia il solo scopo per cui sono venuto al mondo, per amarti con ogni singolo battito del mio cuore,
con ogni cellula del mio corpo, con tutto il mio essere. E se non bastasse l'amore di queste mie spoglie mortali, anche con
tutta la mia anima!
Ma invece queste furono le sole parole che pronunciò:
 
-“perché pensi una cosa del genere?”-
-“guardami Andrè… il mio corpo è troppo sottile e fragile per essere quello di un uomo, eppure al tempo stesso non ho
nessuno di quegli attributi di una donna, intendo quelli che piacciono tanto agli uomini, per non parlare di tutto il resto, e del
mio carattere. Non riesco ad essere crudele o ad odiare come un uomo, ma al tempo stesso non ho la dolcezza e il fascino
di una donna. Non sono né l'uno né l'altra eppure l’ uomo e la donna convivono in me. La mia anima è come un castello dalle
mille stanze, occupate da persone troppo diverse tra loro.”-

 
Andrè non rispose. Ma stavolta prese il coraggio a due mani.
Delicatamente la sollevò e la portò di fronte al grande specchio che era nel suo spogliatoio.
Poi le afferrò le braccia lasciando che la sua schiena si poggiasse al suo petto e infine le sussurrò:
 
-“Oscar mi hai chiesto di guardarti…e tu? Ti sei mai guardata veramente? Perché vedi  in questo momento, riflesso nello specchio
io vedo una donna, e non una donna comune, ma di rara bellezza, dal corpo agile e sinuoso come quello di una pantera e il cui
volto e i capelli non hanno bisogno di agghindarsi con nessuno di quei fronzoli delle dame di Versailles, poichè splendono di luce
propria. E per quanto riguarda la tua coscienza, io credo che Dio non avrebbe dato mai tanta bellezza ad una sua creatura se non
l'avesse dotata di un'anima che ne fosse degna. Ci sono tante persone che ti amano Oscar credimi, perché non è per nulla difficile,
dopo averti realmente conosciuta.”-

 
Oscar guardò il loro riflesso nello specchio e sorrise
 
-“Andrè sei troppo buono con me”- poi si voltò e puntandogli il dito contro–“devo dire che sapete essere molto convincente
quando volete Messieur  Grandiè”-

-“oh figuratevi madamigella, la galanteria fa parte dei miei servigi”-
-“Andrè”-
-“si Oscar”-
-“ti prego non lasciarmi sola stanotte”-
 
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-“Andrè, Andrè.. svegliati”-
-“eh che c'è Oscar”-
 
Andrè si era addormentato tutto rannicchiato sulla chassis longue ai piedi del letto di Oscar. Ricordava di aver sognato di nuovo
quella strana donna mascherata, senza sapere che Oscar da un po' di tempo faceva lo stesso sogno
 
-“è ora, muoviti dobbiamo andare”-
 
Andrè si stiracchiò dandosi dello stupido per aver preso sonno. Si stropicciò gli occhi e vide che Oscar era già pronta, ma non
indossava la divisa quella mattina.
Il conte Girodel aspettava di sotto
 
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-“ Buongiorno colonnello, ieri sera a Versailles hanno consegnato questa per voi è una missiva piuttosto urgente”-
 
Oscar aprì la busta, dentro c’era solo una carta da gioco: il Jack di fiori.
Sapeva di dover cercare un messaggio nascosto tra i simboli di quella carta e non tardò a trovarlo.
L’ enigma stavolta diceva:” la luce del sole riflette sull'angelo dall'ala spezzata ed acceca la natura umana”
Ripose la carta tenendo bene a mente il suo messaggio.
Poi di galoppo i tre ragazzi arrivarono nei pressi della chiesa di Fargè, luogo all'appuntamento.
 
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Erano in anticipo, Oscar lasciò i suoi amici con la scusa di volersi recare in chiesa da sola per raccomandare l'anima a Dio.
Un volta nell'edificio, recitò qualche preghiera, poi prese a guardarsi intorno.
La particolarità della chiesa stava nelle bellissime vetrate a mosaico che la decoravano.
Una di queste attirò l'attenzione della donna, in quanto un vetro divelto, si trovava proprio all'altezza di un angelo, dando l'impressione
che avesse un’ala sola.
 
-“L'ala spezzata”-disse fra se Oscar.
 
Il sole stava sorgendo.
Si accorse che tutte le vetrate assorbivano la luce creando giochi di figure sacre sul pavimento.
Tutte, tranne quella centrale dove la luce sembrava riflettersi in un'altra direzione all'esterno della chiesa.
Si fece il segno della croce e uscì girando tutt'intorno all'edificio e, seguendo il fascio di luce, giunse di nuovo nei pressi dei giardini,
dove l'aspettavano i suoi amici.
Qualche minuto dopo arrivarono due carrozze, da una scese il duca De Germain e il duca D’Orleans in persona, che gli faceva da
padrino, e non poteva credere nell'insperata fortuna di assistere alla morte del comandante Oscar. Dall'altra il dottor Lassale, che,
su preghiera di Brienne, aveva accettato di fare da giudice al duello.
Dopo le formalità di rito si procedette.
 
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-“ io dottor Eugene Lassale dichiaro iniziato questo duello tra Hanry Sebastian duca di Germain e Oscar Francois conte de Jarjayes.
I padrini sono, per il duca, Luigi Filippo II d’Orleans, mentre per il conte, Viktor Clemente de Girodel.”-

 
Aprì una custodia di legno, i padrini constatarono l'integrità delle armi e le consegnarono ai contendenti, che schiena contro schiena,
avrebbero mosso dieci passi prima di voltarsi e sparare, avendo a disposizione un solo colpo in canna.
 
-“bene signori possiamo procedere”-
 
Oscar, con una rapida occhiata, valutò di essere proprio sulla traiettoria del fascio di luce proveniente dal vetro divelto della chiesa.
Ripetè mentalmente l'enigma e capì che alla fine dei 10 passi probabilmente sarebbe stata accecata dal riflesso della luce di quel
sole nascente.
Una serie di immagini iniziarono a scorrere veloci nella sua testa.
Sapeva di essere nuovamente in pericolo di vita.
 
-“Uno”-
 
Oscar si rivide bambina nel momento esatto in cui conobbe Andrè, quando bastò il tempo di un sorriso per sancire la loro amicizia.
 
-“due”-
 
Qualche anno dopo per dimostrare di essere più brava di lui si era tuffata nel lago dove si recavano spesso a pescare e si era
allontanata fin dove l'acqua era troppo profonda rischiando di annegare. Andrè si era buttato e l'aveva salvata riportandola a riva.
 
-“tre”-
 
Ancora ragazzini, avevano ricevuto in regalo le loro prime vere spade. Sostituirono il legno con l’acciaio  e cominciarono i loro
mitici duelli corpo a corpo, che duravano interi pomeriggi
 
-“quattro”-
 
A 10 anni si erano ubriacarti per la prima volta, lei aveva rubato del cognac e dei sigari dalla scrivania di suo padre per passare
una serata ‘da grandi’ salvo poi finire a tossire e vomitare tutta la notte sul pavimento della sua camera
 
-“cinque”-
 
A tredici anni, si era infilata ancora bambina nel letto di Andrè, come faceva sempre di notte quando scoppiavano i temporali,
per poi risvegliarsi il mattino dopo, donna, fra le lenzuola macchiate del suo sangue e della sua vergogna. Andrè l'aveva tolta da
quell'imbarazzo dicendole di filare in camera sua, senza fare alcuna allusione. Poi, con la lama della spada, si era auto inferto una
ferita sulla mano per coprire quel sangue col suo, in modo che la nonna non scoprisse che avevano dormito insieme
 
-“sei”-
 
Si rivide mentre stava indossando la sua divisa da capitano per la prima volta, e Andrè la aiutava a sistemarsi la giacca, poi le
appuntava i gradi, la spilla nobiliare, e le allacciava la spada su di un fianco, ridendo e prendendola in giro ad ogni movimento.
 
-“sette”-
 
Una rosa sia essa bianca o rossa sarà sempre una rosa, una rosa non potrà mai essere un lillà…
Andrè che prima di tutti aveva visto la donna in lei e si era preoccupato per i pericoli a cui andava incontro ogni giorno
 
-“otto”-
 
Andrè che piangeva disperatamente tenendola fra le braccia mentre tutto il mondo diventava un abisso nero sotto il bruciore
di quel colpo alla schiena. Quell’immagine era sfocata nella sua mente eppure sapeva che nemmeno di fronte alla morte era sola.
C'era lui ad accompagnarla col suono familiare della sua voce fino alle porte dell’ aldilà.
 
-“nove”-
 
Ripensò ad Arras, lei distesa sulla spiaggia, il suo corpo baciato dal sole. Quel giorno per la prima volta aveva capito di essere una
donna in grado di piacere ad un uomo. Questa scoperta l’aveva spaventata a morte, ma poi la sera stessa Andrè le aveva dimostrato
col suo comportamento impeccabile, che non aveva nulla da temere
 
-“dieci”-
 
-Sei qui Andrè.
Non posso vederti ma so che ci sei.
La tua presenza mi rassicura e mi rende forte.
Grazie di tutto Andrè, ti voglio bene, anche se non te lo dico mai. Ma tu lo sai vero Andrè? Altrimenti non saresti sempre con me.
Non mi seguiresti come un’ ombra…-
Fu il suo ultimo pensiero questo, rapido come il vento.
Oscar si voltò, con uno scatto spostò leggermente il corpo verso destra in modo da evitare quella luce parassita. Si udì uno sparo.
Andrè chiuse gli occhi, poi non resistette e li riaprì. Al suo fianco Girodel trattenne il respiro.
Oscar era in piedi.
Nessuna macchia rossa le sporcava l'abito.
Era il suo turno adesso.
Prese la mira.
Sparò precisa a quella mano assassina che aveva strappato quella giovane vita troppo presto all'amore di sua madre.
Il duca de Germain urlò e si accasciò.
 
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Il dottor Lassale constatò che era una brutta ferita alla mano, ma non era mortale.
Girodel ed Andrè si congratularono con lei e tirarono un sospiro di sollievo.
Il duca d’Orleans, in collera, ancora una volta dovette dichiararsi sconfitto.
Improvvisamente il rumore di una carrozza irruppe nella pace di quell'alba di inizio estate.
La regina Maria Antonietta, piuttosto preoccupata per la vita di Oscar, temendo ritorsioni, la allontanò da corte per un mese.
 
-“Non è giusto”-  disse Andrè–“al duca ha fatto solo un rimprovero”-
-“di che ti lamenti, abbiamo avuto un insperato mese di vacanza”-
 
Sorrise Oscar e si spostò di nuovo stavolta in modo da sentire in pieno sul volto quel raggio di sole che avrebbe potuto esserle fatale.
E pensò che tutto sommato la vita è bella.

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Lo scorcio della chiesa non è quella originale dell'anime di cui ahimè non sono riuscita a trovare notizia


 
 

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Capitolo 23
*** Miseria e Nobiltà ***


VENTITREESIMA PUNTATA
 
“Miseria e Nobiltà”
 

 
Colonna sonora: I Borgia sigla tv
http://youtu.be/om2XpXd5iJw
 
Luis Renè Edouard, cardinale di Rohan, fissava adirato, l’enorme blasone di gole a nove maglie d'oro che troneggiava sulla parete centrale
del suo studio ed era l'emblema del suo nobile casato il cui motto recitava “re non posso, principe non degno, Rohan sono”.
 
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Eppure nonostante la sua famiglia fosse diretta discendente di Anna di Bretagna, dunque tra le più nobili ed illustri di Francia, nonostante fosse
cardinale della Santa Chiesa Romana, langravio d'Alsazia, grande elemosiniere di Francia, commendatore dell'ordine dello spirito Santo e preside
della Sorbona, doveva sopportare l'onta della derisione a corte, in quanto sua maestà la regina non gli rivolgeva mai la parola, e ancora una volta,
il giorno prima si era rifiutata di riceverlo in udienza. Questa totale disistima, da parte di Maria Antonietta, risaliva a diversi anni prima, quando, nel
1772 egli era stato ambasciatore di Francia a Vienna.
Rinomato per l'amore che portava alla vita facile, ai piaceri e alle belle donne, e per la sua eccezionale carriera, dovuta come sempre a quel tempo
più alla nascita che ai suoi meriti, si era lasciato andare, nella severa corte austriaca, ad un fasto e un lusso tali da indisporre Maria Teresa d'Austria.
Non contento di essersi guadagnato il disprezzo dell'imperatrice, commise l'errore di inviare alla contessa Du Barry, una lettera privata destinata a Luigi XV,
dove l'uomo scriveva di diffidare della Delfina di Francia in quanto il suo cuore era più austriaco che francese.
Non si sa come, l'allora re di Francia, smarrì la lettera che finì per sbaglio proprio nelle mani di Maria Antonietta che da quel giorno lo detestò con tutte le sue
forze e tentò persino di impedire la sua nomina a grande elemosiniere di Francia. Solo una promessa fatta da Luigi XV alla sua vecchia istitutrice
madame de Marsan, cugina del prelato, impedì che la sua carriera subisse questa brusca virata. (1)
Tuttavia l'ambizione di Rohan cresceva a dismisura. Egli sognava di divenire ministro degli esteri o addirittura primo ministro nel governo dell'attuale re
Luigi XVI e dunque il favore della regina gli era indispensabile.
Ma come fare per entrare nelle sue grazie? Quella ragazzina capricciosa era testarda peggio di sua madre e quell’impresa gli sembrava più che mai ardua.
Il suo segretario entrò nello studio per annunciargli la visita della contessa Jeanne De Valois.
Una bella donna riusciva sempre a metterlo di buon umore, ed il cardinale la ricevette con tutta la raffinata cortesia e la galanteria di cui era capace.
Dall’altra parte, Jeanne conosceva perfettamente le debolezze del suo interlocutore ed era lì proprio per sfruttarle a suo vantaggio.
 
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Dopo la morte della marchesa di Brambillè, aveva ereditato con un falso testamento la sua piccola fortuna, ma nonostante i suoi sforzi non era riuscita a
fare passi importanti nella sua ascesa sociale. L'unica persona che poteva introdurla nella nobiltà che conta era lui.
I due dopo lo scambio di convenevoli, continuarono a discorrere del più e del meno quando la donna finalmente riuscì a portare la conversazione dove voleva
 
-“monsignore, stamattina noto che siete meno gioviale del solito, posso permettermi di chiedervi cosa vi angustia?”-
-“mia cara voi siete un'ottima osservatrice. Avete ragione, c'è un problema che mi rattrista molto”-
-“ vi prego lasciate allora che io dia un po' di sollievo alla vostra anima, condividendo con voi ilpeso di questo cruccio”-
-“Siete deliziosa… ebbene il mio cuore è prostrato dall'amarezza di essere oggetto di disprezzo da parte di Sua maestà la regina, finanche ieri si
è rifiutata di darmi udienza”-

-“e da dove nasce questa avversione per voi, una persona tanto pregevole, buona e generosa… perché mai la regina dovrebbe odiarvi”-
-“ ahimè, un triste malinteso occorso anni fa”-
 
Il cardinale raccontò tutta la vicenda della sua ambasciata in Austria, compresa la storia della lettera
 
-“oh Signore è come dite voi, siete vittima di un malinteso, ma non è giusto che ne paghiate così le pene. Suvvia cardinale state sereno,
parlerò io con Sua maestà e cercherò di porre rimedio alla cosa, certo ci vorrà un po' di tempo, ma piano piano sono sicura che riuscirò a convincere la regina”-

-“cosa? voi conoscete Sua maestà tanto bene?”-
-“mi onoro di essere una delle sue amiche più devote”-
-“davvero? Mi sorprendete ancora una volta Jeanne”-
-“si lo so, non mi piace fare come le altre dame di corte che sbandierano i loro rapporti con la regina solo per vanità personale”-
-“La vostra modestia vi fa onore… davvero sareste disposta a mettere una buona parola per me? Saprei come esservene grato”-
-“naturalmente, come vi ho detto non sarà facile, dovremo agire in modo che sembri una cosa del tutto spontanea, avrò bisogno di essere
presente a corte il più possibile, è solo che…”-

-“solo che? Parlate liberamente ve ne prego…”-
-“mio marito Nicolà è sottotenente dei soldati della guardia e svolge il suo compito prevalentemente qui a Parigi, come ben sapete è molto
geloso di me e non mi consentirebbe di passare da sola le mie giornate a Versailles, se solo avesse un incarico a corte non avrebbe nulla
da ridire ed io potrei rimanere a stretto contatto con Sua maestà…”-

-“Tutto qui? Non è un problema scriverò subito una lettera al generale Bouillè, lo farò promuovere capitano e raccomanderò il suo ingresso
nella guardia reale”-

 
Jeanne non poteva crederci, la guardia reale significava Versailles… questo sì che era un bel colpo di fortuna! Di come riuscire poi a mantenere
la promessa fatta al cardinale, avrebbe pensato a tempo debito, ciò che contava e che lei era diventata la moglie di un capitano delle guardie reali,
e come tale avrebbe preso posto a corte!
 
-------
Qualche settimana dopo
 
Colonna Sonora: Choir of King
http://youtu.be/_pNk4AiaPn8
 
Oscar era stata convocata con urgenza nel gabinetto privato di Sua maestà il re.
 
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Il mese di punizione inflittole dalla regina per allontanarla da corte onde evitare le ire dello sconfitto duca de Germain, dopo il duello,
era ormai passato e lei aveva ripreso servizio già da una settimana.
Era turbata: fin dal suo ingresso nella guardia reale le era stato affidato il compito di proteggere Maria Antonietta e, in quanto donna, sia Luigi XV
sia l'attuale sovrano riponevano in lei massima fiducia. Solitamente il resto degli ordini arrivavano con dispacci ufficiali o del generale Bouillè,
capo di stato maggiore, o dal primo ministro.
Per questo proprio non riusciva a capire cosa avesse spinto Luigi XVI ad una riunione tanto privata.
Fu ricevuta in modo piuttosto informale. Gli altri presenti si affrettarono ad uscire
 
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-“comandante Oscar come state?”- le chiese timidamente il re
-“molto bene vostra maestà”-
-“ e vostro padre?”-
-“gode di ottima salute. Si trova ai confini per tracciare una nuova linea difensiva strategica”-
-“mi fa piacere sapere che stia bene”-
-“sapete mio padre non riesce a stare più di qualche mese fermo a casa, ha bisogno di rendersi utile per la Francia”-
 
Dopo qualche minuto di silenzio in cui Oscar credette di scorgere un forte imbarazzo sul volto del sovrano, questi prese a parlare di nuovo
 
-“vi ho fatto chiamare perché dovrei parlarvi di una questione piuttosto delicata”-
-“sono ai vostri ordini maestà”-
 
Il re fece un cenno col capo e il ministro Necker mostrò ad Oscar un libello.
Lo scritto, corredato anche di un disegno piuttosto esplicito, accusava, con parole volgari, Sua maestà la regina, definita in modo dispregiativo
l’ austriaca, di adulterio con il conte Hans Axel Von Fersen.
Infine, pensò, nonostante tutti gli sforzi fatti per proteggerli, era accaduto: lo scandalo aveva varcato i confini di Versailles e viaggiava, attraverso
questi scritti, sulle strade di tutta la Francia.
Certo già in passato i pettegolezzi si erano sparsi a macchia d'olio, ma una cosa erano le chiacchiere da salotto, un'altra che il popolo si aizzasse contro la regina.
 
-“Il vostro dovere comandante”- disse il primo ministro–“ è quello di scovare colui che scrive tali falsità, arrestarlo e scoprire chi sono i complici
che contribuiscono allo stampaggio e alla diffusione di questi ignominiosi scritti

-“sarà fatto primo ministro”-
-“bene attendo un vostro dettagliato rapporto in merito alla vicenda dopo la cattura dei responsabili”-
-“agli ordini”- rispose il colonnello sbattendo i tacchi e mettendosi sull'attenti prima di congedarsi
-“Oscar aspettate…”- si intromise timidamente Luigi XVI–“ministro vogliate lasciarci soli…”-
-“come desiderate”- l'uomo si eclissò velocemente
 
Ormai da soli, il re si accasciò su una sedia tenendosi il volto fra le mani.
 
-“madamigella Oscar, sapete la stima e la fiducia che ripongo in voi, siete fra le persone più vicine alla regina, io volevo chiedervi…
Ecco… È la verità? Vi prego ditemelo, voi credete davvero possibile che mia moglie mi abbia…”-

 
Non riuscì a terminare la frase, troppa era la vergogna che si era abbattuta su di lui.
Oscar non era pronta ad una simile domanda.
Rimase muta per qualche secondo di fronte a quell'uomo sinceramente addolorato.
Poi si affrettò a dire, senza avere però il coraggio di guardarlo negli occhi
 
-“calunnie sire, null'altro…arresterò i colpevoli di tale reato”-
 
L'uomo tirò un sospirò di sollievo
 
-“lo so che certe volte io sembro così distante… ma lei è così bella… e io sono tanto goffo.. mi vergogno di me… però credetemi Oscar, io l'amo tanto…”-
 
Luigi XVI arrossì e iniziò a balbettare.
Oscar fu colta da un moto di tenerezza per quest'uomo tanto timido da non sembrare nemmeno il re di Francia.
Sapeva di avere mentito.
Conosceva perfettamente i sentimenti di Fersen che Maria Antonietta ricambiava in pieno.
Si vergognò di se stessa, ma non ebbe l’animo di rivelare brutalmente una verità che in fondo era già sotto gli occhi di tutti.
 
-“vostra maestà, chiedo il permesso di tornare alle mie mansioni, in modo da poter svolgere al meglio questo delicato compito affidatomi”-
-“andate pure Oscar e… grazie”-
 
-------
 
Rosalie aveva chiesto il permesso di poter andare alla tomba della sua madre adottiva.
Madame de Jarjayes le aveva concesso di poter utilizzare una delle carrozze di palazzo e lei si era recata al cimitero di buon'ora.
Poi aveva deciso di far visita alla sua vicina, la madre del povero Pierre, in modo da poterle donare qualche soldo. Inoltre aveva proprio
voglia di rivedere quei poveri luoghi che aveva abbandonato da diverso tempo, ma che tuttavia le erano ancora assai cari.
 
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-“ Cocchiere presto, a Saint’ Antoine”-
 
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Oscar passeggiava nervosamente nel suo ufficio.
Aveva mentito spudoratamente al suo re poco prima e seppur l'aveva fatto per difendere la regina non ne andava per nulla fiera.
In pratica si trovava proprio al centro di un fuoco incrociato.
Da un lato Fersen, che spinto da lei stessa continuava a trattarla da suo migliore amico non perdendo mai occasione di raccontarle le sue pene;
dall'altro Maria Antonietta che doveva proteggere dalla totale mancanza di contegno ch'ella aveva al cospetto del conte. Ora si era aggiunto anche
il re con i suoi sospetti.
Oscar si sentì come un burattino trascinato suo malgrado nelle vicende amorose di questi tre individui. E non era certo per questo che era diventata un soldato.
Come se non bastasse poi doveva fare i conti anche con se stessa.
Ogni giorno provava a nascondere dietro una maschera, un sentimento che diventava sempre più vivo nel suo cuore e con cui presto o
tardi avrebbe dovuto fare i conti.
La sua anima era in subbuglio tra un miscuglio di umori che di volta in volta l’attraversavano: gelosia per Maria Antonietta.
Pena per Luigi XVI e l’attrazione che aveva per Fersen.
Sensi di colpa? Ormai non ne contava nemmeno più.
Per quanto tempo sarebbe riuscita a resistere?
Tentò di ritrovare la calma ed allontanare quei pensieri.
Si sedette per riordinare le idee, adesso doveva pensare agli ordini ricevuti.
Rilesse attentamente il libello ma non riuscì a trovare alcun indizio. Da dove cominciare?
Forse avrebbe dovuto chiedere aiuto ai soldati della guardia. I loro compiti comprendevano anche il pattugliamento delle strade
parigine, ed erano molto più vicini alla voce del popolo.
Decise di darsi subito da fare e chiese ad Andrè di sellare i loro cavalli
Dopo qualche minuto l’uomo rientrò tutto trafelato nel suo ufficio
 
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-“ Oscar…Oscar”-
-“che succede?”-
-“guarda cosa ho trovato… era legato alle briglie di Cesar
 
La donna srotolò un fazzoletto di stoffa cucito ai due angoli e vi trovò la prima pagina spiegazzata del ‘Foglio di Parigi’ attaccata ad una
carta da gioco: naturalmente il Jack di fiori
Un nuovo suggerimento per lei, arrivava guarda caso proprio dopo la convocazione avuta in mattinata.
Chi si nascondeva dunque dietro questo fantomatico Jack di fiori e perché sembrava essere così pronto ad aiutarla?
Come faceva a sapere tanti aspetti della sua vita a corte?
 
-“che significa?”-le chiese Andrè
 
Oscar gli rivelò gli ordini ricevuti dal re
 
-“non so Andrè dove mi voglia portare stavolta, forse a scrivere questi libelli è un giornalista… forse si serve del giornale per qualche scopo,
dobbiamo indagare e almeno questo indizio ci dice da che parte iniziare”-

-“si ma io non mi fido. L'altra volta c'è andata bene, ma la situazione nelle strade è cambiata. Il malcontento popolare è sempre più tangibile…
e se fosse una trappola? Se chi si nasconde dietro questa carta volesse guadagnarsi prima la tua fiducia e poi condurci in un tranello?”-

-“ hai ragione.. porteremo degli uomini con noi, per favore di’ a Girodel di raggiungermi”-
 
-------
 
Colonna Sonora: La cavalcata delle valchirie
http://youtu.be/-lxlQITXBAQ
 
La guardia reale arrivò nella redazione del foglio di Parigi quando i rintocchi della campana di Notre-Dame indicavano le quattro del pomeriggio.
Oscar si presentò al direttore, mostrando il mandato, e diede ordine ad alcuni suoi uomini di iniziare la perquisizione. Ma dopo più di un'ora non
era venuta a capo di nulla.
Di certo se qualcuno dei redattori sapeva qualcosa non lo avrebbe raccontato a lei, erano tutti intellettuali, figli del popolo, e dai loro occhi si poteva
leggere il disprezzo che avevano per la nobiltà e la famiglia reale.
Quando ormai aveva deciso di lasciar perdere, la sua attenzione si posò su una delle bozze del giornale dell'indomani. Tirò fuori il libello e lo confrontò.
Stessi caratteri. Stessa impaginazione: non era il giornale, ma la tipografia! Era quello il suggerimento del Jack di Fiori
Radunò i suoi uomini e si recò in Rou de Bercy
Ma stavolta decise di usare le maniere forti.
Entrò nella tipografia con in mano il libello incriminato.
 Il proprietario sbiancò, ad Oscar bastò questo.
Le guardie reali cominciarono a rovesciare i mobili, macchinari, caratteri di stampa
 
-“comandante presto venite”-
 
Oscar raggiunse il suo uomo che gli mostrò una cassa sfondata nel cui interno erano riposti altri libelli pronti per essere distribuiti
 
-“signor Coktoue nel nome del re, vi dichiaro in arresto. E questa tipografia è sotto sequestro, verranno apposti i sigilli fino a nuovo ordine.”-
 
Il proprietario della tipografia e due dei suoi figli vennero condotti fuori.
Alla vista di quegli uomini con le mani legate, la moglie dell'uomo ed altri familiari si riversarono in strada urlanti.
Tutto quel trambusto attirò l'attenzione dell'intero quartiere, diversi uomini iniziarono ad accerchiare i soldati della guardia reale.
 
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Oscar mandò uno dei suoi a chiamare rinforzi nella vicina caserma dei soldati della guardia.
Non voleva incidenti, ma stavolta era decisa ad arrestare ed interrogare quegli uomini.
Sapeva benissimo che non erano loro a scrivere quei libelli, ma sicuramente conoscevano l'identità dello scrittore.
 
-“Sono il comandante delle guardie reali Oscar Francois de Jarjayes. Prendo in consegna questi uomini per interrogarli, vi prometto che
non gli sarà fatto alcun male e torneranno presto alle loro case”-

-“no, vi prego, non portatemi via mio marito e i miei figli ve ne supplico”-
 
La signora Coktau si agitava urlando, sorretta dalle sue figlie.
Iniziò a spintonare una delle guardie per potersi gettare ai piedi del comandante e chiedere pietà. Oscar stava per lasciarla passare
quando accade un terribile imprevisto.
Uno degli uomini, contravvenendo ai suoi ordini, sparò alla donna ferendolo ad una spalla
 
-“no, fermi, non sparate”-urlò Oscar
 
Ma fu troppo tardi. Successe il finimondo. Gli uomini presenti si scagliarono sui soldati che di fronte a quella moltitudine umana,
presi dal panico, imbracciarono le armi, alcuni scapparono impauriti.
 
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Girodel corse a cavallo verso Oscar in pericolo e sparò in aria alcuni colpi di pistola per intimidazione. A quel punto le donne presero a
fuggire spaventate, mentre all'arrivo dei soldati della guardia i rivoltosi iniziarono a disperdersi.
In questo parapiglia generale i prigionieri riuscirono a scappare.
Nel frattempo poco più avanti, attirati dai rumori e dalle grida Rosalie e la sua vicina scesero in strada per capire cosa stesse accadendo,
ma vennero trascinate via dalla folla di persone in fuga. La ragazza fu strattonata, scompigliata e di certo sarebbe rimasta schiacciata se
due forti braccia non l'avessero afferrata e portata via
 
-“ Signore vi ringrazio”- gli disse con voce rotta dalla paura
-“ Rosalie…”-
-“ma tu sei… Bernard”-
-“presto dobbiamo andarcene, casa mia è proprio a due passi, vieni”-
 
La donna senza forze si lasciò guidare dal suo vecchio amico che la sorresse fino al portone
 
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-“abbiamo salvato il culo a questi damerini della guardia reale, ora ci daranno una medaglia Alain?
 
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-“non ci conterei… Andrè che è successo?”- chiese il soldato De Soisson riconoscendo il suo amico
-“eravamo qui per un'indagine abbiamo arrestato il tipografo e…”-
-“La folla non ha gradito, al tuo bel colonnello è sfuggita la situazione di mano, così ha dato l'ordine di sparare, bella porcheria!”-
-“Oscar non avrebbe mai fatto una cosa del genere è stato un incidente”-
-“Andrè ti avevo detto già una volta che i nobili non sono graditi da queste parti, avresti dovuto darmi ascolto… ehi.. ma cosa fa?”-
Alain s'interruppe guardando il comandante delle guardie montare a cavallo tenendo con sé la moglie del tipografo, ferita
 
-“La porta in ospedale, te l’ho detto Oscar non è come gli altri nobili”-
 
-------
 
Colonna sonora: Macbeth G. Verdi
http://youtu.be/og4c8xwWqcg
 
Arrivati in ospedale, Oscar entrò in contatto ancora una volta con quella che era la realtà delle condizioni di vita del popolo francese.
Le stesse che aveva conosciuto durante il viaggio nei suoi possedimenti, fatto nel periodo in cui era stata allontanata da corte.
Lei, Andrè e Rosalie si erano spinti fino ad Arras, dove, in una locanda avevano incontrato Maximillian Robespierre, il giovane studente
di legge che aveva letto un encomio nel giorno dell'incoronazione di Luigi XVI. L'uomo le aveva confessato che si era pentito di quello scritto,
i giovani sovrani avevano ancora una volta tradito le aspettative popolari, e aveva criticato duramente la classe nobiliare. Ricordava di essersi
infuriata con lui ma poco dopo aveva dovuto ricredersi: l'uomo era nel giusto.
I contadini di quei possedimenti soffrivano la fame schiacciati dal peso delle tasse e vessati dai signorotti del posto. Erano talmente poveri da
non potersi permettere nemmeno un medico, da dover decidere se barattare la vita di un figlio malato con la vendita di una mucca, unico sostentamento
di tutta la famiglia. Era riuscita ad intervenire in tempo e aveva salvato quella giovane vita, ma di tutte le altre che ne sarebbe stato?
Anche Rosalie, seppur per un crudele gioco del destino, era una vittima di tanta ingiustizia a cui stava sacrificando se stessa eppure fino ad allora Oscar
aveva creduto ad un caso sfortunato ma isolato, non si era resa conto di nulla, vissuta com’era fra le scintillanti mura di Versailles.
Ed ora tutta quella disperazione le si rovesciava di nuovo addosso in quell'ospedale.
Giacigli di paglia accoglievano poveri disperati.
I pochi veri letti disponibili erano ricoperti da lenzuola sporche di sangue, strappate e da coperte consunte.
I degenti non venivano separati. Partorienti potevano tranquillamente trovarsi accanto ai malati infettivi.
Bambini spesso condividevano il letto con moribondi e la puzza era insopportabile.
Vi era una totale mancanza di una qualunque norma igienica.
I poveretti venivano assistiti da qualche suora caritatevole, ma per lo più abbandonati, marcivano nelle loro stesse feci, tra i lamenti e le richieste di
un medico vero, che il più delle volte rimaneva inascoltata.
Morivano così, da soli, senza alcun conforto, senza nessuna assoluzione.
Poi venivano portati via e seppelliti in fosse comuni, se nessun familiare veniva a reclamarli.
E quel letto, senza cambiarne nemmeno la biancheria, ospitava un altro povero disgraziato.
I malati si erano voltati ed osservavano estasiati la bellissima figura di Oscar che si stagliava eterea in mezzo a tanto marciume.
La scambiarono per un angelo.
Qualcuno si fece il segno della croce.
Qualcuno stese la mano in una muta richiesta d’aiuto.
Oscar distribuì qualche moneta alle suore, affinché anche solo per un giorno, quei poveretti potessero fare un pasto decente
 
-“andiamo via Andrè, porteremo madame Cocktou dal dottor Lassale”-
-“va bene Oscar”- rispose l'uomo a cui non era sfuggita la commozione nella voce della sua amata
 
Uscirono
 
-“Andrè”-mormorò la donna prima di salire a cavallo
-“dimmi Oscar”-
-“ti prego cerca di ricordarmi più spesso di non assomigliare a mio padre quando gli succederò”-
 
-------
 
-“voglio sapere chi è il responsabile, chi è stato l'idiota che ha aperto il fuoco sulla folla contravvenendo agli ordini e ditemi chi sono i soldati
che hanno abbandonato le armi per darsela a gambe!”-

 
Oscar urlava furibonda nel suo ufficio.
Il suo vice che portava ancora addosso i segni di quella rivolta e gli altri ufficiali erano stati convocati a rapporto e sull'attenti ascoltavano la
voce imperiosa del loro comandante, timorosi delle conseguenze. Poche volte lo avevano visto così severo e marziale.
Girodel fece un passo avanti
 
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-“Signor comandante i soldati che sono fuggiti sono il sergente De Turrises, e i cadetti le Corveè, De Giunon, De Provence, De Montespan…”-
-“chi sono i loro responsabili di reparto?”-
 
Tre ufficiali fecero un passo avanti
 
-“Signori, comunicate loro che domani mattina pretendo le dimissioni sulla mia scrivania o affronteranno l’onta di un tribunale militare”-
-“sissignore”- risposero all’unisono
-“Girodel non mi avete ancora detto il nome del soldato che ha sparato”-
-“da una prima indagine fatta risulta essere il capitano…De La Motte”-
-“cosa ? che dite Girodel..un ufficiale?... che faccia un passo avanti…”-
-“Non è qui signore”-
 
Oscar rimase allibita da tale insubordinazione mai accaduta
 
-“conducete quest'uomo qui”-
-“comandante vorrei conferire con voi in privato”- aggiunse Girodel guardandola negli occhi
-“bene è tutto. Sono delusa dal comportamento disonorevole tenuto in quest'occasione dalla guardia reale. Da domani le esercitazioni si terranno
due volte al giorno. Gli uomini rimarranno consegnati in caserma fino a nuovo ordine e le licenze sono sospese fino a Natale. E adesso fuori di qui!!!”-

 
Gli ufficiali si profusero nel saluto militare e uscirono a testa bassa
 
-“che volete dirmi Girodel”-
-“questo capitano De la Motte è qui da tre giorni, una settimana fa era sottotenente dei soldati della guardia è stato raccomandato direttamente dal
cardinale di Rohan, volevo che lo sapeste prima di prendere provvedimenti contro di lui che potrebbero avere sgradevoli conseguenze per voi e la vostra famiglia”-

-“maledizione!!! Quest'idiota stava per farci ammazzare tutti!”-
-“lo so comandante, ma vi sconsiglio un'azione troppo drastica. I Rohan sono una delle famiglie più potenti di Francia, il cardinale è cugino del re,
nemmeno le nostre famiglie messe insieme potrebbero contrastarli. Suggerirei un periodo di consegna ed un richiamo ufficiale…”-

-“meriterebbe di essere processato per insubordinazione”-
-“ma non si può… e comunque un richiamo ufficiale viene registrato sullo stato di servizio è pur sempre qualcosa se è un combina guai in futuro
si farà male con le sue stesse mani”-

-“certo, sempre che prima non ci scappi il morto, va bene Girodel agite così, ora potete andare”- rispose Oscar rassegnata
 
Non appena il suo secondo richiuse la porta, la donna si lasciò andare ad un accesso d'ira gettando all’aria tutto ciò che c'era sulla sua scrivania.
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Andrè l'aveva osservata da un angolino della stanza profondamente dispiaciuto.
-No Oscar- pensò - non c'è bisogno che ti ricordi di non diventare come tuo padre.
Decisamente non lo sei. Il tuo animo è davvero troppo nobile per macchiarsi delle stesse colpe di questa classe sociale.
All'apparenza sembri fredda come il ghiaccio ma il tuo sangue e fin troppo caldo e il tuo cuore arde di passione. Ed è per questo che ti amo più della mia vita…-
 
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Bernard aveva lasciato Rosalie alle amorevoli cure delle sue sorelle.
La ragazza si era calmata e rifocillata e attendeva che il suo amico rientrasse con notizie della sua carrozza.
La porta si aprì
 
-“Bernard finalmente ma che è successo?”-
-“hanno arrestato il tipografo, quei maledetti nobili della guardia reale hanno preso a sparare all'impazzata, è successo il finimondo”-
-“ma qualcuno si è fatto male?”-
-“La moglie del signor Cocktau è rimasta ferita ed è stata portata in ospedale. Domani stesso denuncerò l'accaduto sul giornale,
giuro che alzerò un tale polverone che trascinerò quel bastardo del comandante della guardia reale a furor di popolo di fronte al tribunale di Parigi”-

 
Rosalie impallidì
 
-“Oscar? Oscar era li? Oh mio Dio Bernard sta bene? Ti prego dimmi cos’ è accaduto!”-
-“Rosalie, ma che dici è stato lui a dare l'ordine di sparare sulla folla”-
-“no, non è vero Oscar non l'avrebbe mai fatto”-la voce di Rosalie fu rotta dalle lacrime
 
Bernard le si avvicinò e iniziò ad accarezzarla dolcemente
 
-“su Rosalie, adesso calmati”-
-“ Bernard il conte non è così, lui è buono e generoso”-
-“l’hai detto, il conte… è un nobile come tutti gli altri, loro se ne infischiano delle nostre vite ma tu come lo conosci, non mi hai
ancora raccontato dove sei stata fino ad ora. Dopo il funerale di tua madre ti ho cercata dovunque, ero davvero in pena”-

 
Rosalie non aggiunse altro, divenne insolitamente fredda
 
-“grazie di tutto Bernard adesso è ora che rientri a casa”-
-“ma la carrozza non c'è più è probabile che il cocchiere sia fuggito all'inizio dei disordini”-
 
Dei rumori alla porta interruppero quella conversazione.
L’uomo andò ad aprire e tornò nella stanza con due uomini vestiti di nero ed un terzo più anziano
 
-“Bernard devi tenere Cocktau qui questa notte, è ricercato e non sa dove andare, domani mattina lo verremo a prendere all’ alba”-
-“va bene Maximillien”-
 
Robespierre improvvisamente fissò Rosalie e trasalì
 
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-“Lei che ci fa qui”-
-“ma voi siete..”- disse la ragazza sorpresa
-“voi vi conoscete? Rosalie è una mia cara amica”-
-“davvero Bernard e dimmi sei a conoscenza che questa donna è anche l’amichetta del comandante delle guardie reali Oscar Francois de Jarjayes?”-
 
Bernard guardò Rosalie stupito, la ragazza affrontò il suo sguardo chiusa in un dignitoso silenzio
 
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Andrè era riuscito a convincere Oscar a rientrare a casa quella sera.
Ma non appena messo piede a palazzo, Madame de Jarjayes corse loro incontro preoccupata
 
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-“Oscar ti prego dimmi Rosalie è con te?”-
-“no perché che è successo?”-
-“non è tornata a casa stasera”-
-“ come non è tornata ma dov'è andata?”-
 
Madame de Jarjayes raccontò che le aveva dato il permesso di recarsi sulla tomba di sua madre. Poi qualche ora fa il cocchiere era
rientrato senza di lei e le aveva spiegato che la ragazza si era fatta accompagnare nella sua vecchia abitazione, ma che improvvisamente
erano scoppiati dei tumulti e lui era fuggito con la carrozza, spaventato, lasciandola li.
 
-“maledizione”- disse Oscar–“devo andare subito a riprenderla”-
-“Oscar aspetta, dopo quello che è successo oggi tornare di nuovo lì stanotte è da pazzi, come minimo ci lincerebbero”-
-“ma non capisci, Andrè, Rosalie è chissà dove tutta sola, e se l'avessero vista scendere dalla nostra carrozza? Lei ormai è una nobile,
potrebbero averle fatto del male, devo correre a salvarla…”-

-“d'accordo, andiamo, ma almeno non vestiti così”-
 
Oscar si fermò e fissò l'uomo
 
-“di nuovo il cuoco e lo spazzacamino?”-
 
Andrè annuì strizzando l'occhio
 
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Colonna Sonora: Midnight in Paris
http://youtu.be/nwCWhyKI0pA
 
Bernard non poteva crederci.
Robespierre gli aveva raccontato l'incontro avuto ad Arras con Oscar, Andrè e appunto Rosalie
 
-“è un bel guaio non possiamo lasciarla andare adesso, ci denuncerebbe tutti dobbiamo occuparci di lei e sistemarla per bene.”-
Una voce fredda e atona risuonò alle spalle di Robespierre, l'uomo si fece avanti, aveva il volto semicoperto da un mantello, era Louis Antoine Saint-Just
 
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-“che avete intenzione di farmi, lasciatemi tornare a casa vi giuro che non dirò nulla”- la ragazza riprese a piangere
-“Robespierre , Rosalie è una brava ragazza garantisco io per lei”-
-“ma se non sapevi nemmeno dove abitasse… ditemi signorina Rosalie credete davvero che la vostra parola valga qualcosa per noi?
Non appena fuori di qui correreste a gettarvi nelle braccia del vostro bel comandante e gli raccontereste tutto… no, a questo punto delle cose
vi porteremo con noi e troveremo un altro nascondiglio per Cocktau”-

-“allora verrò anch'io Rosalie è ospite in casa mia e non è una prigioniera…”-
-“fa' come vuoi Bernard ma sbrighiamoci”- si intromise Saint-Just
 
Così si mossero in fretta approfittando del buio della notte.
Camminavano cercando di non dare nell'occhio. Rosalie tremava dal freddo e dalla paura. Bernard se ne accorse e le porse il suo mantello.
Poi ruppe il silenzio
 
-“Rosalie è vero quello che ha detto Robespierre? Tu e il comandante siete…”-
-“il colonnello Oscar mi ha salvato la vita. Mi ha tolto dalla strada. Mi ha ospitato a casa sua dove ricevo le migliori cure e la migliore
educazione che una damigella di rango potrebbe avere.

Tutto questo senza mai chiedere nulla in cambio. È la persona più buona e generosa che abbia mai incontrato”-
-“Rosalie ma tu non sei come loro, tu sei figlia del popolo, come possono avere importanza queste cose per te… ritorna a Parigi… vieni a vivere con me “-
 
Rosalie lo guardò sorpresa, che significava quel ‘vieni a vivere con me’ era forse una dichiarazione?
 
-“Arriva qualcuno, presto nascondiamoci”-
 
Un uomo si muoveva furtivo ed avanzava verso di loro.
Fu un attimo, Rosalie approfittando di questa disattenzione, corse al centro della strada urlando
 
-“aiuto, vi prego signore aiutatemi”-
 
Bernard fu sorpreso dall'energica reazione di quella timida ragazzina.
Saint-Just con un rapido balzo fu su di lei per riacciuffarla
 
-“lasciala andare”- Oscar sguainò la spada e la puntò minacciosa verso di lui
-“messieur Oscar”-
-“Rosalie stai bene?”-
 
Saint-Just mollò la presa su di lei. A quel punto dall'oscurità vennero fuori anche Bernard Robespierre e il fuggiasco.
Sguainarono anch'essi le spade: erano quattro contro uno .
Rosalie corse fra le braccia di Oscar e si strinse forte al suo corpo impaurita.
Bernard osservò quel gesto tanto intimo e sentì una fitta al cuore, dunque era vero ciò che aveva detto Robespierre, Rosalie era
l'amante di quel nobile. Ecco come si spiegavano quei vestiti e la carrozza…quel bastardo doveva averla circuita e si stava sicuramente
approfittando del candore della ragazza.
Si fece incontro minaccioso, Oscar indietreggiò.
 
-“Rosalie ascoltami, al mio via, corri più in fretta che puoi verso casa tua, sulla strada dovresti incontrare Andrè, è con una donna,
la sta riaccompagnando. Chiedi aiuto e rifugiati da qualche parte”-

-“no io non voglio lasciarvi”-
-“Rosalie fa come ti dico fra poco dovrò battermi, tu mi saresti solo d’impiccio”-
 
La ragazza ubbidì e al segnale convenuto corse via.
Bernard fu il primo ad ingaggiare il combattimento con Oscar ed era insolitamente abile per essere solo un giornalista.
Ma ovviamente non riuscì ad avere la meglio su di lei
 
-“finiamola qui”- disse Saint-Just che afferrò un coltello e lo scagliò nella direzione di Oscar
-“Fermo”-si udì una voce e subito Andrè accortosi del pericolo con la sua spada deviò il coltello e iniziò a battersi con lui
 
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Dopo qualche minuto le urla di una donna fermarono quel combattimento.
Madame Cocktau aveva riconosciuto suo marito e l'uomo intravista sua moglie aveva lasciato l'arma ed era corso ad abbracciarla.
La donna aveva raccontato davanti a tutti che il comandante Oscar le aveva salvato la vita facendola curare a sue spese dal miglior medico di Parigi.
Ed inoltre che non aveva dato lui l'ordine di sparare sulla folla, era stato un incidente ed il comandante aveva già provveduto a punire i colpevoli.
A quelle parole Saint-Just si eclissò, Bernard abbassò la guardia e Robespierre rimase impassibile
 
-“comandante Oscar vi sono grato per ciò che avete fatto per mia moglie e sono pronto ad assumermi le mie responsabilità, arrestatemi pure”-
-“Signor Cocktau sarete interrogato vi sarà chiesto di fare i nomi degli autori di quel libello”-
-“non li conosco comandante le bozze mi venivano consegnate da un uomo mascherato insieme al denaro. A molto denaro. E io e la mia famiglia
lo utilizzavamo per aiutare le persone più bisognose del nostro quartiere”-

-“vi siete macchiato di un grave reato contro la corona e sarete imprigionato ma farò in modo che sarete trattato con riguardo in prigione e se
mi assicurate che questa storia dei libelli contro la regina avrà fine mi adopererò affinché abbiate il minimo della pena”-

 
Oscar pronunciò questa frase guardando Robespierre, quest'ultimo non proferì parola, fece un cenno col capo e voltò le spalle. D'altronde essendo
lui l'autore del libello, l'aveva scampata bella.
 
-“aspettate, Robespierre”- urlò–“voi eravate a conoscenza che quest'uomo era ricercato? Come mai voi e questo giornalista vi trovate in sua
compagnia e perché la signorina Rosalie veniva tenuta in ostaggio?”-

-“I signori qui presenti non sapevano che stavo fuggendo alla giustizia sono totalmente innocenti”-
-“conte Oscar, Bernard mi ha ospitata a casa sua oggi pomeriggio durante i tumulti ed ora mi stava accompagnando alla ricerca di una
carrozza per tornare a casa”-
disse Rosalie ovviamente mentendo
-“stando così le cose, da avvocato vi dico che non avete uno straccio di prova contro di noi e se ci arrestate saremo fuori entro domani mattina”- intervenne
Robespierre con sul volto un ghigno soddisfatto
-“andiamo Andrè torniamo a casa”-
 
L’attendente condusse Cocktau con se
 
-“Rosalie”- La ragazza si voltò verso Bernard–“ la mia proposta è sempre valida tu non sei come loro, la tua vita e qui, tu appartieni al
popolo di Parigi… resta con me”-

 
Oscar si voltò e prese a camminare verso il suo cavallo, non disse nulla, lasciando la scelta alla ragazza, in fondo lei aveva mentito per
evitare che quell'uomo fosse arrestato, quindi pensò che dovesse significare qualcosa per lei.
 
-“ti sbagli Bernard…”-
 
La ragazza gli voltò le spalle e corse ad abbracciare Oscar che sorreggendola la aiutò a salire su Cesar, poi insieme a Andrè e Cocktau cavalcarono via
Bernard aveva le lacrime agli occhi, giurò che un giorno l’ avrebbe fatta pagare cara a quel maledetto nobile che gli stava portando via la sua piccola e amata Rosalie
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Il titolo di questa puntata è preso in prestito dalla famosa commedia di Eduardo Scarpetta

  1. Note biografiche a cura di Curzi
Come avete notato rispetto all’Anime/Manga Rosalie parte per i possedimenti di Oscar insieme ad Andrè e si trova già a palazzo Jarjayes durante la vicenda del duello. Questo perché sto velocizzando alcuni avvenimenti della storia in modo da arrivare prima a sviluppare la vicenda sentimentale dei nostri protagonisti. Chiedo scusa per questo anacronismo.
 

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Capitolo 24
*** Cuore di Donna ***


VENTIQUATTRESIMA PUNTATA
 
“Cuore di Donna”

 
 
Versailles, gennaio 1779
 
Colonna sonora: Message for the queen
http://youtu.be/dmWBUIhhaP4
 
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Sua maestà la regina l’aveva mandata a chiamare ad un’ ora piuttosto insolita.
Oscar amava profondamente Maria Antonietta, ma sapeva che quando la sovrana le chiedeva qualche favore personale, c'era di mezzo Fersen.
Dopo la vicenda dei libelli, la loro storia d'amore era di dominio pubblico, i due amanti erano sulla bocca di tutti, nobili e non, e il comportamento
poco regale della regina purtroppo non faceva che alimentare lo scandalo. Detestava sentir parlare male di lei, ma cosa avrebbe dovuto fare?
Arrestare o sfidare a duello metà dei nobili di Versailles? Per non parlare dei parigini che ormai la odiavano apertamente per colpa delle voci,
peraltro fondate, dei continui sprechi di denaro pubblico che ella faceva per soddisfare tutti i suoi capricci.
Era triste Oscar, da mesi.
Passava nottate insonni a rigirarsi tra le lenzuola con l'anima divisa in due: da un lato la lealtà verso la sua sovrana e dall’altro, questo nuovo,
ingestibile sentimento che si faceva strada in lei, tormentandola senza sosta.
Fersen aveva preso a frequentare assiduamente casa sua.
Lunghe cavalcate, uscite serali, ubriacate…ma l’argomento era sempre e solo Maria Antonietta.
Eppure Oscar non riusciva a dire di no.
La sua presenza le riempiva la vita…o almeno così le sembrava.
Nonostante tutto riuscivano a ritagliarsi dei momenti che erano tutti per loro con una confidenza che nemmeno la regina, ne era certa, aveva con lui.
Era per questi attimi che lei viveva, per queste briciole d’amore, che come un uccellino, raccoglieva : unico sostentamento di un io perennemente in
lotta con se stesso.
La ragione e il sentimento
La forza dell’uomo e la dolcezza della donna.
Quando poi finalmente stremata, le luci dell'alba le davano la pace intorpidendo i suoi sensi, subdolo si affacciava nella mente il ricordo della conversazione
avuta con Fersen nei giardini reali quando lui, si era stretto a lei tanto forte che ella aveva potuto sentire i muscoli del conte irrigidirsi a contatto con il suo
corpo e un calore improvviso si era impadronito di tutto il suo essere.
Il cuore aveva preso a battere all'impazzata tanto da avere il timore che lui se ne fosse accorto.
Era assetata di quella nuova sensazione, tentava di riviverla accarezzandola nei sogni…e accarezzando la sua femminilità in quel punto che la portava
ad un piacere incontrollato.
Ma poi subito dopo, la vergogna l’ assaliva fustigandole l’anima.
Che le stava succedendo?
Non poteva pensare a lui.
Non in quel modo.
Se mai ci fosse stato un giorno un uomo nella sua vita, Fersen sarebbe stato l'unico che le era precluso. Apparteneva ad un'altra donna, alla regina di Francia,
colei che amava e rispettava e per cui aveva giurato sulla Bibbia anni fa, durante la cerimonia dell'investitura a capitano delle guardie reali, di proteggere a costo
della sua stessa vita
Oscar aveva attraversato l’enorme corridoio della reggia, affollato come tutte le mattine, di nobili che chiedevano udienza. Era arrivata di fronte agli appartamenti reali.
Maria Antonietta aveva il viso teso, ma vedendola si era un po' rasserenata.
 
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Oscar riusciva sempre a strapparle un sorriso.
Inchinatasi di fronte a lei solennemente, nonostante Maria Antonietta le ripetesse costantemente che non fosse necessario, ruppe subito gli indugi
 
-“sono ai vostri ordini maestà”-
-“Oscar prima di tutto permettetemi di esprimervi la mia gioia, è da un po' che non mi venite più a trovare, si… si lo so”- aggiunse Maria Antonietta anticipando
la sua risposta  –“i vostri doveri di soldato vengono prima di tutto…”-
 
Si interruppe, poi inaspettatamente nascose il viso fra le mani e cominciò a piangere
 
-“Oscar vi ho mandato a chiamare perché solo voi potete aiutarmi. Non saprei di chi altro fidarmi. Dovreste andare dal conte Fersen per dirgli che sono
costretta a rimandare il nostro appuntamento di stanotte. Mi ero del tutto dimenticata che stasera dovrò essere al fianco del re per ricevere l'ambasciatore
di non so quale paese e la mia presenza è indispensabile. Vi prego Oscar non ditemi di no, altrimenti non saprei a chi altro chiedere”-

-“maestà vi prego non piangete. Ritenete la cosa fatta.”-
-“Oscar non so come ringraziarvi”-
-“mia regina ascoltatemi, a costo di perdere la vostra stima, permettetemi di dirvi che una sovrana della vostra importanza non dovrebbe nascondersi il viso
tra le mani come una donna qualunque. Vi rammento che siete la madre di Francia, il vostro primo pensiero dovrebbe essere rivolto al bene di questo paese
e dei suoi sudditi”-

-“Oscar non rimproveratemi così, non voi… per anni ho taciuto il segreto che vi tiene prigioniera anche quando eravamo sole, ma ho sempre saputo che dietro
quest'uniforme c'è una donna. Dunque vi siete così abituata alla rudezza della vita militare da non essere in grado di capire l'infelicità di chi è nato per essere
solo merce di scambio della politica internazionale… mi aspettavo che almeno il vostro cuore di donna potesse assolvermi dal peccato di questo amore…”

 
Oscar non aggiunse altro, d'altronde chi le dava il diritto di giudicare la vita altrui?
Si congedò da Maria Antonietta, montò a cavallo e disse ad Andrè di avviarsi a casa.
Poi lentamente condusse Cesar verso palazzo Fersen, ma avrebbe voluto scappare il più lontano possibile.
Si trovava in una situazione assurda. L’aria ruffiana che aleggiava intorno a questi favori di Sua maestà non la gratificava per nulla, anzi, da soldato,
si sentiva del tutto inadeguata
 
--------
 
 
Fersen la accolse come sempre in modo piuttosto intimo ed amichevole.
La invitò a sedersi e voleva offrirle da bere.
Ma lei rifiutò.
Sapeva che se si fosse trattenuta, lui avrebbe finito per rovesciarle addosso tutta la sua infelicità per quell'amore disperato e lei non se la sentiva di
sostenere il ruolo di miglior amico, non oggi almeno.
Riferì le parole di Maria Antonietta e si congedò.
 
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-“Oscar aspetta ti prego penserai di me che sono un vile, tutta questa situazione sta diventando insostenibile…”-
 
-Non immagini quanto lo sia per me-disse fra sé Oscar
 
-“Hans non penso proprio nulla invece”-
-“non può andare avanti così, io non mi sento un uomo… devo scappare… l'unico modo per porre fine a tutto è andare lontano. Per questo mi sono
arruolato volontario con le truppe al comando del generale Lafayette che partiranno alla volta dell'America. Combatteremo contro l'Inghilterra per
l'indipendenza delle colonie”-

-“Hans ma sei impazzito l'America è un campo di battaglia, potresti rimanere ferito o peggio ancora ucciso”-
-“almeno metterei fine ai miei tormenti e poi Oscar sono un ufficiale come te, la guerra prima o poi arriva nel destino di un soldato”-
 
Oscar non aggiunse altro sapeva che ogni parola in più sarebbe stata inutile.
Sentì con orrore le lacrime arrivare a tradimento, si voltò per cercare di riprendere il controllo su se stessa. Fersen le si avvicinò e portò le mani sulle sue spalle
-oh Dio -pensò - no ti prego, non ora, non toccarmi qui, adesso, dopo che mi hai appena detto che stai andando a farti ammazzare per amore di un’altra-
 
-“Oscar mi raccomando proteggila… soprattutto da se stessa…”-
 
--------
 
Colonna sonora : Ennio Morricone  “Silent of love”
http://youtu.be/jPa_40FDsAw
 
 
Era riuscita a scappare via da quella casa.
Da quelle braccia.
Da quell'uomo che già le mancava da morire.
Ma mentre cavalcava verso casa, senza avere alcuna voglia di arrivare, si fermò lungo la strada in un luogo solitario.
 
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Sapeva che ormai non sarebbe più potuta fuggire da se stessa.
La natura infine aveva vinto.
L'aveva piegata, nonostante quel nome e il peso del segreto di una vita che non le apparteneva.
Nonostante quell'uniforme, quella rigida disciplina, quei duri addestramenti… aveva perso!
Era stato tutto inutile!
Adesso le sembrò di aver sprecato una vita intera.
Oscar Francois de Jarjayes non era più solo l'inflessibile comandante che suo padre aveva tentato di plasmare a sua immagine e somiglianza
e il cui destino sembrava essere legato indissolubilmente a quello della Francia. Adesso aveva scoperto di possedere un cuore.
Un cuore di donna.
 
-“più triste di un amore impossibile c'è solo un amore non ricambiato”- disse al vento che le scompigliava i capelli
Poi nascose il viso tra le mani e si lasciò andare alle lacrime.
 
-------
 
Il tempo scorre come un fiume in piena, inesorabilmente.
Non si ferma. Non può.
E così arrivò anche il giorno dell'addio.
Quel mattino una grande parata militare avrebbe salutato i coscritti che partivano per l'America.
Oscar schierò i suoi soldati in un picchetto d'onore
 
-“presenta arms”-
 
Gli uomini all'unisono eseguirono.
Oscar guardò sul balcone i sovrani, Luigi XVI con un cenno diede il via alla parata.
 
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Colonna Sonora Aida Marcia trionfale
http://youtu.be/TvkQWqjJSBM
 
 
Le truppe iniziarono a sfilare, i soldati semplici a piedi, gli ufficiali a cavallo.
Il comandante muoveva freneticamente gli occhi per timore di perdere il suo passaggio.
Eccolo, lo intravide. L'uniforme bianca dei dragoni si distingueva perfettamente in quella distesa verde delle uniformi dell'esercito regolare.
 
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Guardò verso il balcone con le insegne reali. Maria Antonietta ancora una volta non si era saputa controllare.
Già qualche sera prima aveva dato una festa privata,si era esibita all’arpa, cantando per lui, e adesso al suo passaggio sventolava senza pudore un fazzoletto bianco.
Ora Fersen avanzava verso di lei.
Oscar, immobile sul suo cavallo, alzò la sua mano destra in un solenne saluto militare.
 
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L’uomo la vide e altrettanto solennemente rispose al saluto.
I loro occhi si incrociarono.
Lo svedese voltò la testa continuando a guardarla, poi con un cenno del capo le disse fraternamente addio.
La parata volgeva al termine.
Il grosso delle truppe ormai era scivolato via.
Ma Oscar rimaneva ancora ferma nella sua posizione di comando.
Guardava lontano, lo sguardo rivolto ad ovest verso quella terra sconosciuta.
Si disse che se avesse avuto un minimo di coraggio, avrebbe dovuto arruolarsi anche lei. Almeno così avrebbe combattuto al suo fianco.
E se era destino sarebbero morti insieme.
Girodelle attendeva ordini.
I soldati iniziarono a mormorare fra loro, quand'è che il comandante avrebbe dato il rompete le righe?
 
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Si affiancò al cavallo di Oscar
 
-“comandante.. ma cosa?”-
 
Non finì la frase, un particolare attirò la sua attenzione e lo lasciò colmo di meraviglia.
Per la prima volta in tanti anni sotto il suo comando, oggi vedeva il comandante Oscar Francois de Jarjayes, piangere.
 
-------
 
Arrivò a casa e scese svogliatamente da cavallo
 
-“Oscar”-esordì Andrè andandole incontro –“ tuo padre ti aspetta c'è il generale Bouillè, si fermerà qui a pranzo”-
 
Accidenti pensò, si era del tutto dimenticata della visita del suo padrino .
 
-“Andrè digli che arrivo subito. Vado un attimo in camera mia a cambiarmi”-
 
Mai come quel giorno la divisa sembrava pesarle più di un’ armatura.
Decise di indossare un completo di morbido velluto verde scudo bordato da fregi d’oro.
 
Accolse il generale con finta referenza e una volta a tavola scivolò nel silenzio.
 
-“allora Oscar… so che stamattina avete presenziato alla parata d'onore dei coscritti”-
-“si generale”-
-“hanno avuto un grande onore, scomodare le loro maestà e la guardia reale per una causa così irrilevante”-
-“irrilevante?”- disse Oscar-“ generale in America c'è una guerra”-
-“Oscar l'avete detto… in America, un paese così politicamente irrilevante per la Francia… non so davvero perché Sua maestà abbiano accettato di intervenire”-
 
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-“ma credo”- rispose de Jarjayes-“ che in fondo sia per l'antica rivalità che ci contrappone all'Inghilterra, solo che stavolta la guerra si svolgerà
sul suolo straniero”-

-“De Jarjayes, se proprio il re avesse aspirazioni imperiali che solcasse i mari una volta per tutte, ma facesse rotta nella manica e invadesse l'Inghilterra.
Almeno i soldi spesi e la vita dei soldati sarebbero impiegati per un motivo valido. Così ci saranno solo morti inutili”-

-“inutili …inutili Generale…”- ripeté Oscar ai limiti dell'educazione-“ e ditemi quale ideale più nobile della libertà di una nazione meriterebbe il sacrificio
della propria vita?”-

-“Oscar perdono l'insolenza della vostra domanda perché siete giovane e lo sono stato anch'io. Quanti soldati di quelli che avete visto partire stamane,
credete davvero che vadano lì a combattere per la libertà di un paese di cui a stento sanno la posizione geografica? Molti di quegli uomini si sono arruolati
volontari solo per la buona paga. Avranno di che sfamare le loro povere famiglie per mesi. Certo altro discorso vale per gli ufficiali…forse se ne vanteranno
nei loro racconti per le giovani dame di Versailles al loro ritorno… Se ritornano… perché una volta in battaglia si renderanno conto di quanto insensato
sia stato questo gesto…”-

 
 
Si alzò bruscamente da tavola.
Aveva sentito troppo.
Fersen andava in guerra e lei doveva udire che forse si sarebbe fatto uccidere per niente.
 
-“scusate”-
-“ma Oscar che ti prende”-
-“lasciatelo,  i giovani si infervorano sempre sotto il fuoco di parole come libertà e uguaglianza, invecchiando capirà che sono solo concetti astratti…”-
 
-------
 
Oscar si portò ancora furente nel suo salottino preferito.
La grande vetrata era sferzata dalla pioggia battente di un temporale improvviso.
 
-“Fersen. Fersen non morire ti prego…”-
 
Ancora lacrime… sembrava che in quei giorni si volessero vendicare degli anni in cui le aveva ricacciate per non mostrarsi debole agli occhi
di suo padre o dei suoi uomini.
Non provò nemmeno a resistere stavolta.
No.
Non poteva essere.
Non poteva andarsene così.
Non senza sapere che c'era un altro motivo per tornare sano e salvo.
Lei.
 
-------
 
Andrè stava aiutando alcuni servi a riparare la porta delle stalle che la tempesta aveva buttato giù spaventando i cavalli.
Per un attimo credette di avere un'allucinazione.
C'era una figura ferma al centro del giardino in mezzo a quella bufera col viso rivolto al cielo, gli abiti bagnati e la bocca aperta quasi come se
volesse assaggiare la pioggia. Si strofinò gli occhi.
-Ma che diavolo sta facendo Oscar- pensò.
La raggiunse incurante di starsi egli stesso bagnando.
Le afferrò un braccio e lei tornò alla realtà guardandolo
 
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-“Oscar ma che succede?”-
 
Non rispose, non ce n'era bisogno… le lacrime si mischiavano alle gocce di pioggia che si abbattevano sul suo viso. Ma Andrè le distingueva benissimo.
Si liberò dalla presa.
 
Colonna Sonora: Love story
http://youtu.be/rXrK0dRm0Vo
 
Corse verso uno dei servi che rientrava tutto trafelato in quel momento a palazzo.
Gli strappò le redini di mano.
Salì a cavallo e partì di corsa, al galoppo lasciando Andrè stupefatto.
Corse Oscar.
Cercò di andare veloce come il vento.
Di vincere la furia del temporale.
 
-“Più veloce cavallo ah più veloce”-
 
Poi accadde l'inevitabile.
Su quella strada che la forte pioggia aveva reso una fanghiglia paludosa, il cavallo si azzoppò, scivolando.
Oscar volò a terra nel fango e rotolò giù da un piccolo dislivello, arrivando ai piedi del bosco.
Andrè la trovò li poco dopo, svenuta.
L'aveva seguita con una carrozza e si era fermato alla vista del cavallo in terra sofferente.
 
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Un rapido sguardo poi aveva detto al cocchiere:
 
-“fa ciò che devi questa povera bestia sta soffrendo”-
 
Si era messo a seguire le tracce lasciate dal corpo di Oscar per soccorrerla, la trovò a terra e subito la coprì con un mantello e la prese in braccio.
Una volta al riparo nella carrozza le ripulì il volto.
Era ancora svenuta, ma sembrava non essersi fatta nulla di grave.
Era fredda e Andrè prese a scaldarla tenendola fra le braccia.
Poi le sussurrò:
 
-“ma che volevi fare Oscar… davvero pensavi di poter arrivare a Brest con quel ronzino? E per cosa poi? Per fermarlo?
Per dirgli ciò che provi per lui? Perché tu lo ami Oscar vero? Solo la disperazione di perdere chi si ama spinge a fare certe pazzie…”-

 
Dopo un attimo di silenzio continuò il suo monologo
 
-“dimenticalo Oscar. Io voglio che tu lo dimentichi”-
 
Poi posò le labbra su quelle della donna ancora umide di pioggia, per assaporare il gusto agrodolce di un bacio rubato.
 

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Capitolo 25
*** L' Umorismo del Diavolo ***


ATTENZIONE!!! QUESTA PUNTATA E’ DECISAMENTE DA BOLLINO ROSSO IN QUANTO CI SONO ESPLICITI RIFERIMENTI SESSUALI.
 

VENTICINQUESIMA PUNTATA
“L’umorismo del diavolo”

 

Palazzo Jarjayes, estate 1779

Colonna Sonora: Without you sax instrumental
http://youtu.be/cp9B6KjjDCQ
 
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Oscar aveva appena finito di leggere un lettera arrivata dall'America del conte Fersen.
L'uomo le scriveva che vivere una guerra era diverso dallo studiarla nei libri di strategia o con gli addestramenti.
Le parlava dei suoi compiti, dei nemici, degli altri soldati, dei superiori, di quella terra selvaggia che urlava a gran voce la sua voglia di libertà.
Lei rimase immobile, sul balcone, con lo sguardo perso nel vuoto, per un tempo indefinito
 
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- Hans- pensò - è davvero impossibile  trovare un posticino anche per me nel tuo cuore?-
Andrè la stava spiando, con occhi tristi, da una fessura, sperando ancora una volta di essersi sbagliato.
Conosceva fin troppo bene lo sguardo di un cuore innamorato e sofferente, lui che lo era da tanto, troppo tempo.
Si era augurato che questo giorno non fosse mai arrivato ed aveva avuto la speranza di un folle: se proprio la natura avesse fatto il suo corso,
standole accanto, lui sarebbe stato il primo su cui il suo essere donna avrebbe posato gli occhi e magari dopo, avrebbe deciso di non guardare oltre.
 
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-“Cosa vedi Oscar quando mi guardi? Solo un servo? Io che non lo sono stato mai… forse un fratello? Io che non potrò esserlo mai! Non riesci nemmeno
per un attimo a guardarmi come una donna dovrebbe guardare un uomo? Magari il tuo occhio mi scrutasse indagatore! Magari ti domandassi cosa nascondo
dentro questi abiti! Non so’ nemmeno se mi trovi bello, Oscar. Eppure su di me ho da sempre gli sguardi civettuoli delle gran dame di Versailles.
Quelli ammiccanti delle cameriere di questo palazzo. Quelli carichi di desiderio delle locandiere. Me lo hanno gridato sai, le donne di una notte,
mentre le facevo mie per placare i demoni di questo corpo, all'apice del piacere, mi  urlavano in faccia che ero bello, troppo, persino per farsi pagare,
ed a volte li rifiutavano i miei soldi oppure se costrette dalla fame ad accettarli, mi ringraziavano di aver reso piacevole almeno per qualche ora il loro lavoro.

Ma tu invece sembri proprio non vedermi.
Per te sono solo un ombra da cui non riesci a separarti ma che tieni sempre un passo indietro mentre volgi lo sguardo in avanti...”-
 
 Era la voce della sua anima ad urlare di disperazione…
 Poi vide Oscar tornare in sé ed avanzare verso la porta.
Amareggiato tornò sui suoi passi e andò in cucina.
 
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Aveva lasciato che l'ultimo battito del suo cuore accompagnasse le parole della lettera di Fersen. Poi si era ridestata e d’istinto  aveva infilato le mani
nella tasca interna della divisa,  per rimporvi la lettera,  ma aveva ritrovato, un po' sbiadita da frequenti lavaggi, quella carta raccolta e dimenticata in
 tasca durante le prove di tiro, il giorno prima del duello con il duca di Germain.
Oscar osservava il Jack di fiori dalla testa forata e un particolare mai scorto attirò la sua attenzione. Corse in camera sua ed aprì una scatola dove aveva
riposto gli altri tre Jack, messaggeri di quello strano gioco ordito da uno sconosciuto.
Le quattro carte erano identiche, come se provenissero dallo stesso mazzo.
Ma c'era di più! Non erano carte da gioco comuni, quelle stampate in serie in tipografia.
 Adesso che le esaminava accuratamente, si era resa conto che erano di materiale pregiato e dipinte a mano con molto gusto. Inoltre, in alto a destra,
minuscolo, vi era un numero, una miniatura ed una firma.
Dunque era un prodotto artigianale di notevole fattura, probabilmente dipinto in un limitato numero di copie per clienti d’elite.
Come avevano fatto a sfuggirle, tutte queste coincidenze, prima d’ora?
Ecco cosa accadeva al cervello quando si dava troppo spazio alle questioni di cuore!
Certi errori lei non poteva permetterseli! Era o non era il comandante delle guardie reali ?
L’incolumità di tante persone dipendeva dal suo operato!
Tuttavia non era accaduto nulla di grave a nessuno, almeno per ora, e questi era ottimi indizi per dare un nome ed un volto al sedicente Jack di fiori che
sembrava essere alquanto informato sia sui complotti di Versailles, sia su quelli parigini.
E Oscar decise che era arrivato il momento di scoprire chi fosse…
 
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Colonna sonora : My Way instrumental
http://youtu.be/pvjBiDA1HKw
 


 
Cesar e Rego, con in sella i rispettivi padroni, correvano allegramente affiancati alla volta di Parigi. Oscar raccontava ad un Andrè distratto
i suoi ultimi sospetti
 
-“Andrè ma mi stai ascoltando?”-
-“certo Oscar”- mentì l'uomo
 
In realtà quel giorno non aveva proprio voglia di intrighi ed indagini.
Quell'aria calda, il profumo dolciastro dei campi in fiore e il dondolio del cavallo, avevano inaspettatamente acceso il suo ardore.
 L'uomo rimirava le curve perfette del corpo della sua compagna, assecondare il movimento ondulatorio del cavallo, e la sola cosa che avrebbe
voluto in quel momento era di fermarsi, afferrarla, stenderla fra l’erba alta, strapparle quella divisa di dosso e farla sua con tutta la passione di cui era capace.
Avrebbe dovuto vergognarsi di quel pensiero ma era più forte di lui!
La desiderava maledettamente e sentiva un fuoco salire dal basso ventre.
Andrè dovette farsi forza almeno fino a destinazione.
Certe volte aveva paura di se stesso: la passione di quell'amore che provava per Oscar cresceva ogni giorno di più e prima o poi sarebbe esplosa.
L'uomo ne temeva le conseguenze ed è per questo che in certi momenti preferiva non rimanere da solo con lei.
Finalmente arrivati  in Rou De Saint Honorè, dove aveva sede la casa d'arte che produceva quelle carte, i due smontarono da cavallo e una volta
entrati chiesero subito di vedere il proprietario.
 
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Messieur  Godot era un uomo sulla cinquantina e si mise subito a disposizione del comandante della guardia reale. Accompagnò Oscar e Andrè in un
giro di ispezione dei laboratori, mostrando  ai ragazzi il lavoro accurato dei miniatori che decoravano dai piatti ai cofanetti, dai mobili alle stoffe, il tutto
con grande maestria. Oscar ne rimase particolarmente colpita. Rimirava quei piccoli capolavori, facendo domande sui metodi di disegno, i colori usati,
la qualità dei pennelli.
Ovviamente tanta arte era rivolta ad una clientela in vista e la donna mostrò a Godot le tre carte da gioco in suo possesso.
 
-“ah sì una delle nostre collezioni di maggior successo. Questa serie era piuttosto pregiata e così ne abbiamo prodotti una cinquantina di esemplari da
collezione per i nobili in vista di Versailles”-

-“Messieur Godot, per caso avete una lista di acquirenti da potermi mostrare?”-
-“ma certo comandante se volete posso portarvi tutte le ricevute di pagamento, i miei registri sono perfettamente in regola”-
-“state tranquillo non è su una frode fiscale che sto indagando”-
- “Messieur Godot”-s’intromise Andrè –“perché non fate ricopiare quei nomi da qualcuno dei vostri impiegati in modo da permetterci di guadagnare tempo
e lasciarvi quanto prima tornare al vostro lavoro?”-

-“sì mi sembra un'ottima idea”-ribattè Oscar, pensando a quanto, come sempre, il pragmatismo di Andrè tornasse utile
 
Messieur Godot si occupò immediatamente nella faccenda e mezz'ora dopo Oscar e Andrè uscirono dalla sua casa d'arte con in mano il foglio che
conteneva quell’elenco.
Oscar iniziò a leggerlo e ovviamente scartati a priori le loro maestà e i membri appartenenti alla famiglia reale si soffermò subito su quello degli Orleans
e dei Germain, ma perché avrebbero dovuto passarle informazioni riservate e addirittura salvarle la vita?
Continuò a scorrere la lista quando improvvisamente un grido di meraviglia le sfuggì
 
-“non è possibile”-
-“cosa c'è? Cosa hai trovato?”-
 
Oscar porse il foglietto ad Andrè.
 
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Fra i vari nomi di nobili presenti, uno ne spiccava come fra i migliori compratori ed era quello della contessa Brienne de Jarjayes
 
-“Oscar non crederai mica che tua zia sia coinvolta…”-
-“Andrè mia zia odia il gioco. Non l'ho mai vista in vita mia fare nemmeno un solitario, eppure guarda qui quante ne ha acquistate…
ben nove pagando profumatamente…”-

-“ma è ridicolo! Sono certo che c'è una spiegazione”-
-“certo che c'è e dovrà darmela oggi stesso!”-
 
-------
 
La dama di seta nera fu convocata nell'ufficio del comandante delle guardie.
Vi si recò preoccupata e vi trovò Andrè
 
-“marchesa prego, Oscar ha detto di farvi accomodare sarà qui tra poco”-
 
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-“Andrè mi spieghi che accade? Perché ho ricevuto una convocazione ufficiale quale testimone di un’indagine?”-
-“beh Oscar voleva farvi delle domande”-
-“e non poteva farmele in maniera privata? Sono pur sempre sua zia”-
-“il fatto di essere mia zia non deve farvi credere di essere al di sopra della legge”- rispose Oscar appena entrata
 
Brienne la guardò indignata
 
-“significa che dovrò chiamare un avvocato?”-
-“in realtà conto molto sul fatto che mi rilasciate una dichiarazione spontanea”-
-“di cosa si tratta”-
 
Oscar trasse dal cassetto uno dei mazzi di carte incriminati e lo spinse verso di lei
 
-“ e cosa sarebbe questo?”-
 
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-“vorrei che me lo diceste voi”-
-“a prima vista carte da gioco ma cosa c'entrano con me? Non vorrai mica accusarmi di giocare d'azzardo spero, è vietato da una legge
emanata dal re in persona, e poi io detesto il gioco”-

-“Dunque non vi dicono proprio nulla?”-
-“no Oscar e continuo a non capire”-
-“eppure sono delle carte molto pregiate, dipinte a mano e prodotte in una serie limitata che voi dovreste conoscere benissimo perché ne
avete acquistati diversi esemplari”-

-“ah… queste sono le famose carte di Messieur Godot! Si vero le ho acquistate… qualche tempo fa la principessa de Lamballe ne parlò
come di piccoli capolavori alla principessa Adelaide che si incuriosì, così io le ho comprate per fargliene dono, ma in realtà quando mi
arrivarono nelle loro confezioni non le aprii nemmeno. Per questo non le ho riconosciute”-

-“A chi altri le avete regalate”-
-“Alle principesse reali, a tua madre…ah si uno alla duchessa d’Alechon per ringraziarla delle informazioni datemi sulla madre di Rosalie
e ancora.. non ricordo così su due piedi per essere precisa dovrei fare mente locale con calma…”-
disse visibilmente in difficoltà
-“gradirei che lo faceste e mi inviaste una testimonianza redatta e firmata da voi al più presto”-
-“come comandate”- rispose acidamente sua zia–“e come dovrei firmarlo? Come la marchesa Brienne de Marteen,  o come la contessa de Jarjayes?”-
 
Ad Oscar non era sfuggita la stoccata lanciata da sua zia
 
-“potreste aggiungere anche dama di seta nera già che ci siete”-
-“e perché no…”-
 
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Colonna Sonora: Sade no ordinary love
http://youtu.be/_WcWHZc8s2I
 
Sospiri.
Mugolii.
Rumori cadenzati .
Piccoli colpi regolari interrompevano di tanto in tanto il silenzio sceso in quella stanza.
L’uomo teneva saldo il suo corpo contro quello della donna.
Le mani tenute in alto, quasi ad abbracciare la porta.
Il suo volto respirava l’odore delle assi di legno, mentre questo strano cliente scivolava con foga dentro di lei, fra le sue natiche,
in un disperato tentativo di afferrare il piacere più proibito che ci fosse in quel luogo di perdizione.
Ora le aveva liberato le mani, e aveva soffocato il suo grido improvviso ficcandole un dito in bocca, mentre con l’altra mano era scivolato
fra le sue cosce, accarezzando e pizzicando la sua femminilità. Poi si era fatto sempre più ardito, raggiungendo il suo punto debole,
in basso nel suo ventre, strofinandolo fra le dita fino a strapparle un lamento di piacere
 
-“ah, si…si…così…”-
-“dimmelo….dimmi che ti piace”-
-“si mi piace Messieur  voi si che sapete come far godere una donna…vi prego non vi fermate”-
 
A quell’incitazione a continuare, lui obbedì con piacere continuando ad affondare i suoi colpi da dietro. La donna inarcò la schiena e i suoi
lunghi capelli corvini le ricaddero all’indietro.
Ne aveva voluta una così quella sera: bruna, dagli occhi neri. Era stato categorico con Madame Fontane, che in verità ci aveva aggiunto del suo,
portandogli su questa mezzo sangue dalla pelle d’ebano.
 
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E lui aveva gradito.
Niente capelli biondi che potessero richiamare alla mente i fili d’oro della sua amata.
Niente occhi azzurri dentro i quali avrebbe potuto perdere il filo della ragione e invocare quelli di lei.
Niente pelle candida, che gli ricordasse la purezza su cui avrebbe voluto essere il primo a posare le labbra.
Aveva solo bisogn di far sfogare il suo corpo e riposare il suo cuore.
Stava barattando di nuovo la sua anima , Andrè.
Eppure, se proprio doveva lasciarsi andare a quell’abisso di sensi di colpa che fra qualche ora lo avrebbe investito, che almeno ne valesse la pena!
Che almeno assaggiasse il sapore del peccato suggendo quei  seni sfrontati che quella donna le offriva spudoratamente. Che la lasciasse leccare
le ferite del suo cuore mentre sgorgavano come liquido caldo nelle sua bocca voluttuosa.
Che la prendesse ancora ed ancora, fino a farsi male, fino a non poterne più.
Cercava di sfinirsi Andrè. Per togliersi quella maledetta voglia di lei.
Si era congedato da Oscar presto quella sera, ed era fuggito via verso Parigi, alla ricerca di Alain, con cui era certo di passare ore di puro piacere.
Era passato a casa sua, ma la sua sorellina Diane, gli aveva detto che era uscito già da un bel po’.
Così si era diretto verso il bordello di Madame Fontane per bere e dimenticare…
…Ecco, c’era quasi…
Fra poco l’eccitazione avrebbe raggiunto il culmine.
I reni cominciavano a dolere, ed il calore al basso ventre, annunciava che non era più tempo di essere dolci.
Un colpo d’anca, un altro ancora e sentì le urla di piacere della donna mentre le inondava col suo seme, quel ventre già ampio.
Qualche minuto dopo, ancora affannato si ritrasse, appoggiandosi al letto.
La donna anch’ella stremata, scivolò seduta sul pavimento.
Andrè prese a rivestirsi
 
-“Messieur spero mi abbiate trovata di vostro gradimento…io sono stata molto bene”-
-“Si…certo…”-
-“tornerete a trovarmi qualche altra volta?”-
-“vedremo…”-
-“Vi aspetterò, mi raccomando chiedete di me però…il mio nome è.. Francoise…”-
 
Andrè si fermò di scatto.
Chiuse gli occhi ed inspirò.
Poi scosse la testa.
Il diavolo, pensò, di certo ha il senso dell’umorismo…
 
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Colonna Sonora Ennio Morricone
http://youtu.be/Ts2isoYQ5n4
 
Qualche ora dopo uscì da quel posto barcollando
Aveva bevuto troppo, lasciandosi andare ad ogni sorta di eccessi.
Beveva per dimenticare.
Con la carne riusciva a scendere a compromessi, con il cuore mai!
Ed il suo cuore apparteneva solo ad Oscar.
Fece due volte il giro dell’isolato.
 La sua mente offuscata si rifiutava di ricordargli dove avesse lasciato Rego.
Imprecò contro se stesso, ma dopo qualche secondo dovette piegarsi in due per vomitare. Finalmente libero dal peso che gli opprimeva lo stomaco,
imboccò la via giusta.
L’effetto dell’ alcool tendeva a sfumare col passar dei minuti, ma non così in fretta da accorgersi di una carrozza che arrivava alle sue spalle a tutta velocità.
L’urlo del cocchiere lo fece sobbalzare, grazie a Dio nella giusta direzione.
Lo spostamento d’aria minò il suo già precario equilibrio, facendolo finire a gambe all’aria.
L’ultima ruota della carrozza passò a pochi centimetri dal suo naso.
Andrè ancora tramortito , si risollevò ed urlò minaccioso .
 Si accorse che la carrozza aveva la livrea di corte e naturalmente proseguì spedita senza prestare soccorso.
A quell’ulteriore prova di strafottenza dei nobili, montò su tutte le furie.
Corse da Rego e si lanciò all’inseguimento. Cavalcò diversi chilometri prima di trovarsi in aperta campagna, nei pressi di una chiesetta abbandonata.
L’ottima vista gli consentì di distinguere perfettamente chi era l’uomo sceso da quella carrozza che stava per investirlo: il dottore Lassale!
A quella scoperta si incuriosì, cosa ci faceva il medico del re in quel posto, a notte fonda in compagnia di altri uomini, vestiti di scuro, che al suono di una
campana si affrettavano ad entrare nella chiesa?
Attese nascosto, poi quando il campo fu sgombro, smontò da cavallo e si avvicinò il più silenziosamente possibile, ad una delle vetrate, per spiare dentro.
 
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La sorpresa fu grande quando riconobbe oltre al dottore anche il duca d’ Orleans, il marchese  De Rimboau ed altri nobili.
Tutti ascoltavano parlare Maximillien Robespierre, Bernard Chatelet, e poi via via uomini del clero ed intellettuali più o meno noti.
Andrè rimase affascinato da quei discorsi intrisi di nobili ideali.
Erano parole di libertà, di uguaglianza, di fratellanza.
Purtroppo per lui furono le ultime che ascoltò quella sera.
Un colpo ben assestato alla nuca gli fece perdere i sensi.
 
-------
 
-“Alain, ci sei andato giù pesante”-
-“Che colpa ne ho? Con questo buio l’avevo scambiato per una spia di corte”-
 
Che poi avrebbe potuto essere la verità, in fondo Andrè era l’attendente  del comandante delle guardie reali
 
-“Allora stupido figlio di un falegname”- lo apostrofò vedendolo rinvenire –“vuoi dirmi che stai facendo in piena notte all’esterno di questa chiesa?”-
-“ Accidenti la testa…ahi che male”-
-“oh beh ti verrà un bernocolo, ma sopravviverai”-
-“ma…Alain sei tu?”-
-“si ed hai appena assaggiato cosa succede a qualcuno quando mi arrabbio…perciò per favore rispondi alla mia domanda”-
-“sono venuto a casa tua, non c’eri. Sono stato da madame Fontane ho bevuto troppo e stavo finendo sotto ad una carrozza…l’ho inseguita e sono arrivato qui.
Ho visto strani movimenti e …”-

-“hai iniziato a curiosare…”
-“e tu Alain che ci fai qui con quella gente”-
-“Andrè non facciamo nulla di male. Qui tutti  speriamo solo in un mondo migliore. Ma ti avviso se hai intenzione di dirlo al damerino che servi saranno guai.
Sei stato visto alla finestra da altre persone, e ringrazia Dio che a trovarti sia stato io…non vogliamo spie dei nobili fra noi!”-

-“Dovresti conoscermi abbastanza bene da sapere che uomo sono…non mi sognerei mai di far del male a persone disarmate…e poi ho sentito
quei bellissimi discorsi…dimentichi che io non sono un nobile…”-

-“certo, ma meglio che tu ora vada via. Qualcun altro potrebbe riconoscerti e sapere chi servi…e decidere di non essere così indulgente come me…ma
bada bene Andrè, se per qualche motivo qualcuno di noi venisse arrestato saprei di chi è la colpa…e ti farei assaggiare il mio coltello stavolta senza pietà…”-

 
Andrè non aggiunse altro.
Quella sera aveva già rischiato due volte la vita. Troppo per i suoi gusti.
Montò a cavallo e ancora mezzo tramortito rientrò a casa.
 
-------
 
Lo so, lo so merito una tiratina d’orecchie.
Vi ho fatto aspettare un bel po’ stavolta.
Ma fra il lavoro ed un matrimonio in famiglia sto facendo davvero i salti mortali.
Vi chiedo scusa, prometto aggiornamenti più rapidi
 

 
 
 

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Capitolo 26
*** Jack di Fiori ***


VENTISEIESIMA PUNTATA

 
“Jack di Fiori”

 
 
Oscar leggeva attentamente nel suo ufficio la lista inviata da sua zia Brienne con i nomi dei nobili a cui aveva fatto dono delle carte di Messieur Godot
 
“…Un mazzo è ancora impacchettato  in attesa di diventare un dono alla prima occasione utile…i restanti sono stati donati alla principessa di Lamballe,
alla principessa Adelaide, alla contessa de Jarjayes, alla duchessa d’Alechon, al generale Bouillè, a Madame Campane, al Ministro Neker…”

 
Che qualcosa non andasse fu palese ad Oscar già ad una prima occhiata.
Bussarono.
Girodelle interruppe il flusso dei suoi pensieri annunciandole che gli uomini erano schierati.
La parata militare in onore della regina avrebbe avuto inizio di li a poco.
Era di qualche giorno infatti la notizia della tanto attesa prima gravidanza di Sua maestà, e la guardia reale le avrebbe reso omaggio così, quel giorno.
Il comandante si portò sulla piazza d'armi e diede l'ordine convenuto.
I soldati, dimostrando una maestria frutto di ore di addestramento, si schierarono in modo perfetto e iniziarono la rivista.
 
Colonna Sonora: Schubert  Marcia militare
http://youtu.be/UXxD_EjtD-I
 
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Fra il pubblico di dame e gentiluomini presenti, due donne ammiravano estasiate il bellissimo comandante delle guardie reali, seppur con fini diversi.
Due donne i cui destini sembravano incrociarsi nuovamente: Jeanne e Rosalie.
La prima era riuscita finalmente a mettere piede a Versailles, ma aveva ben presto capito che tra il dire e il fare c'è di mezzo quel famoso mare che nel
suo caso era diventato un mare di debiti.
Jeanne si era trasferita in fretta e furia con suo marito dopo la raccomandazione avvenuta dal cardinale di Rohan, senza sapere bene quanto fosse dispendiosa
la vita a corte. I conti De La Motte avevano affittato una camera d'albergo e la piccola fortuna ereditata dalle Brambillè si era in poco tempo volatilizzata fra
il brevetto di capitano acquistato da Nicola, gli abiti e i gioielli che occorrevano a Jeanne per potersi mostrare degna di quella nobiltà.
Lo stipendio di suo marito ovviamente non era sufficiente al tenore di vita cui la donna aspirava. Come se non bastasse, le continue visite del cardinale di Rohan
la indispettivano non poco.  
Aveva promesso all'uomo di intercedere per lui presso la regina, una bugia a cui adesso doveva a tutti i costi porre rimedio, cercando di non urtare la suscettibilità
del potente prelato.
Per tenerlo buono aveva chiesto al suo segretario di falsificare la calligrafia della sovrana e si era auto inviata delle lettere da dove traspariva una forte
confidenza tra loro. Poi aveva mostrato questa corrispondenza al cardinale, che se n'era compiaciuto ed almeno per un po' le acque si erano calmate.
Ma qualche sera prima, in corrispondenza all'annuncio della gravidanza della sovrana, il cardinale aveva provato ancora una volta ad essere ricevuto in udienza
ed ancora una volta il secco rifiuto di Sua maestà non si era fatto attendere. Così infuriato, era corso da lei chiedendole spiegazioni, visto il tono di quelle lettere
in cui, al contrario, la regina aveva espresso pentimento e rinnovata fiducia verso di lui. Jeanne era riuscita ancora una volta, grazie al suo fascino, ad ingannare
l'uomo, ma era pronta a giurare che non l’avrebbe fatta franca per sempre.
Doveva escogitare qualcosa per far incontrare i due, magari in modo fortuito, facendolo apparire molto di più di una semplice coincidenza. Ma come fare visto che
la regina non sapeva nemmeno della sua esistenza? Stavolta si era messa proprio un bel guaio!
L'ultima fila di soldati ormai aveva ampiamente superato il balcone della regina che era già rientrata nei suoi appartamenti, non prima di aver attribuito un plauso
alla guardia reale e naturalmente ad Oscar.
Jeanne non gli aveva mai tolto gli occhi di dosso e si rammaricava adesso nel vederlo al fianco di una damigella bionda che l'aveva salutato molto confidenzialmente.
 
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-"Ma… Un momento… Non è possibile"- disse ad alta voce -"quella assomiglia… No… Quella è Rosalie!"-
 
Lo stupore della donna fu grande almeno quanto il suo livello di invidia, che schizzò al massimo, quando si accorse che la sua sorellina era più riccamente vestita
di lei ed era a fianco del comandante della guardia reale. Come aveva fatto ad elevarsi così? Doveva scoprirlo e soprattutto doveva fare in modo di coltivare le amicizie
della piccola Rosalie
 
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Rosalie aveva osservato emozionata la parata.
Era la prima volta che vedeva Oscar al lavoro e ne era entusiasta.
Andrè al suo fianco, gli aveva spiegato passo passo, tutti i movimenti dei militari
 
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-"e lei non è vero?"-Gli aveva chiesto incuriosita
-"Lei chi?"-
-"La nobile dama di cui mi parlasti quella sera nei giardini della reggia, quella per cui soffri"-
 
Andrè non rispose
 
-"è di Oscar che sei innamorato… L'ho capito solo adesso. Adesso che conosco tutta la verità e che ti vedo guardarla con occhi diversi…"-
 
Conosceva quello sguardo.
Mille volte l'aveva posato identico su di lei quando la credeva un lui e aveva rivisto quella tenerezza anche negli occhi di Bernard quando a Parigi le aveva chiesto
di non andarsene. Non si era pentita della scelta fatta, dopotutto amava Oscar, seppure adesso quell'amore aveva un sapore diverso, un misto di fedeltà e gratitudine.
Ma non poteva fare a meno di pensare a Bernard.
Al suo sguardo triste.
A quella sua voce calma e addolorata.
E soffriva al pensiero di lui che la considerava una ragazza frivola ed insulsa, come tutte le nobili damigelle di Versailles. Ma non sarebbe potuta tornare indietro.
Oscar era la sua famiglia e lei, dopo aver scoperto dei suoi veri genitori, non ne voleva nessun’altra. Desiderava solo passare il resto dei suoi giorni accanto a lei.
 
-"Passo la mia esistenza sperando che un giorno si accorga di me"-stavolta fu Andrè ad interrompere il silenzio sceso fra loro
-"Andrè, Oscar ti vuole molto bene, forse più che a chiunque altro"-
-"certo, mi vuole bene, si …ma come ad un amico. Come a un fratello. Non mi basta Rosalie! In amore si dà tutto e si pretende tutto!( 1) Io voglio che lei mi ami
come una donna ama un uomo"-

 
Rosalie non rispose. Non poteva. Non ne aveva l'esperienza.
Come ama una donna, un uomo? Credeva di saperlo ma la sua era stata solo una chimera. E si era vergognata oltre ogni modo quando Oscar le aveva rivelato
la sua identità.
Perché non può essere amore quello che lega una donna ad un'altra donna… O no? (2)
 
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Colonna Sonora:song from a secret garden
http://youtu.be/tS-DmhSXL7A
 
-"Maestà vi prego sedetevi… Ora che aspettate un bambino dovete riguardarvi"-
 
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-"Contessa di Polignac, mi sento benissimo. Comunque per farvi contenta seguirò il vostro consiglio"-
 
Aveva detto addio qualche mese prima all'unico uomo che avesse mai amato.
Non sapeva nemmeno se mai un giorno si sarebbero rincontrati.
Lui aveva deciso di andare via, di non scriverle e probabilmente di dimenticarla.
L'aveva lasciata sola in mezzo a tutta quella gente per cui era ancora un'estranea.
L'aveva lasciata alle malelingue, che la volevano un'adultera impenitente.
L'aveva lasciata con la paura di venir ripudiata per la ragion di Stato: troppi anni di matrimonio e la Francia non aveva ancora un erede.
L'aveva lasciata, infine, fra le braccia di un uomo che la inteneriva non più di uno dei suoi cagnolini, ma per cui non era e non sarebbe stato nulla di più che il suo re.
Eppure non riusciva ad odiarlo, sapeva che l'aveva fatto per il suo bene. Anche se aveva desiderato più di ogni altra cosa il male pur di non separarsi da lui.
Che bene era quello di spingerla fra le braccia di un altro avendo ancora il suo sapore sulle labbra? Quale bene poteva valere il dolore di sentire quel corpo estraneo
entrare in lei dopo che insieme erano stati un tutt'uno?
 
…Ogni cosa mi conduce a te…
 
Aveva urlato fra le lacrime silenziose mentre il suo corpo veniva posseduto senza piacere alcuno. Quel re aveva seminato in lei la vita e forse una nuova speranza.
Anzi due. Il poter amare in modo assoluto un altro essere che non fosse Fersen e non essere costretta più a fingere, almeno per un bel po', un amore che non c'è.
 
-"ora è meglio che vada a riposare"-
-"certo Maestà vi lascio coricare"-
 
La contessa di Polignac si profuse in un inchino ed uscì
 
-------
 
-"signorina Rosalie… Signorina Rosalie… Da questa parte"-
 
Rosalie volgeva lo sguardo da un lato all'altro dell'anticamera dove aveva trovato riparo da un'improvvisa pioggerella. Finalmente riuscì a scorgere una figura
nascosta dietro una grossa colonna
  
-"siete voi… Che volete?"-
 
Charlotte De Polignac arrossì, ma poi prese il coraggio a due mani e affrontò la sua colpa
 
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-"vi prego, lasciatemi parlare. Il vostro rancore nei miei riguardi è più che giusto. Ma vi chiedo solo di ascoltarmi poi potrete decidere se odiarmi per sempre anche voi.
Io sono molto sola, nessuna delle altre ragazze qui a Versailles  vuole avere nulla a che fare con me. Tutte temono mia madre perché è la migliore amica della regina
e molte mi detestano solo perché invidiose dei miei vestiti e dei miei gioielli"-

 
Gli occhi le si riempirono di lacrime, Rosalie finì per ascoltarla, mossa da un'insolita tenerezza
 
-"vi devo delle scuse signorina Rosalie. E le devo anche al comandante Oscar"- e arrossì di nuovo-"se la sera del mio compleanno non mi fossi comportata  in quel
modo orrendo con voi, non ci sarebbe stato nessuno scandalo e nessun duello. Per colpa mia il Colonnello ha rischiato la vita ed è stato allontanato da corte…
Immagino anche la vostra pena…"-

 
Due grosse lacrime le scesero giù per le guance
 
-"se sapeste come sono stata male… Quante notti insonni, senza riuscire a trovare pace per ciò che avevo fatto… Se fosse capitato qualcosa di brutto a
Oscar… Io… Io mi sarei uccisa… Che Dio mi perdoni"-

 
Ormai il pianto di Charlotte le scuoteva il petto mentre con un gesto involontario si era gettata tra le braccia di Rosalie, la quale, sorprendendo persino se stessa
prese ad accarezzare sua sorella!
Avevano la stessa madre. Una donna insensibile ed opportunista che l'aveva abbandonata in fasce, ma di questo Charlotte non aveva colpa.
Era solo molto giovane ed innamorata di Oscar come lo era stata lei. Fu sul punto di rivelarle la verità ma preferì non farlo: perché infrangere anche i suoi sogni?
 
-"Ora calmatevi Charlotte vi prego… Io accetto le vostre scuse"-
-"davvero? Oh Rosalie come siete buona… e direte al comandante Oscar che mi dispiace? Vi prego ditemi che lo farete, soffro troppo nel pensare che lui
possa credermi una ragazza cattiva ed insensibile"-

-"non preoccupatevi, Oscar non lo ha mai pensato, anzi nutre un sincero e fraterno affetto per voi"-
-"Dite sul serio? Rosalie non sapete quanto le vostre parole mi facciano felice… Sento di volervi già bene… Vorreste essere mia amica?-
 
Rosalie la guardò e disse a se stessa : “Charlotte è la mia sorellina minore!”
Lei in passato aveva sempre visto in Jeanne il suo punto di riferimento, ora lo era diventata per questa ragazzina. Provò un moto di affetto , dunque era proprio
vera la storia del richiamo del sangue…
 
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Colonna Sonora: Hot Summer
http://youtu.be/ejJGXKdq_tQ
 
La contessa di Polignac passeggiava trionfante nei giardini alla ricerca di Charlotte, quando trasalì al sussurro improvviso di una voce al suo orecchio
 
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-"mio Dio duca D’Orleans mi avete spaventata"-
-"era appunto questa la mia intenzione"-
 
l'uomo era scivolato furtivo come un serpente alle sue spalle
 
-"e perché mai?"-
-"Siete diventata una donna molto potente…  a Parigi si dice che Maria Antonietta fa tutto ciò che le dite di fare, questo vi ha fatto meritare l'appellativo di regina ombra"-
-"sciocchezze… Piuttosto cosa ci fate qui? Sua maestà vi detesta, non vorrei che nel suo stato, la vostra presenza la irriti"-
-"sono venuto ad offrirvi la mia amicizia"-
-"ah ah ah, e cosa dovrei farmene? Un uomo caduto così in disgrazia con i sovrani, che vantaggi mi potrebbe portare"-
-"dimenticate che nonostante tutto sono anch'io un membro della famiglia reale ed il terzo pretendente al trono in ordine di successione"-
-"ancora per poco, presto la Francia avrà il suo delfino"-
-"siete così certa che sarà un maschio?"-
-"Se non lo fosse stavolta, lo sarà la prossima… la regina è molto giovane e adesso la sua vita matrimoniale va molto meglio"-
-"certo, adesso che il conte svedese è in America l'austriaca si avvicina a suo marito… Ma quanto durerà? Una donna tanto bella e vitale accanto ad un re tanto
insulso e goffo… Non passerà molto tempo che Maria Antonietta tornerà alle sue frivolezze e stavolta certi comportamenti potrebbero esserle fatali"-

-"in tal caso lo impedirò"-
-"e quale sarà il vostro prezzo stavolta? Una nuova carica per vostro marito? Un altro vitalizio per voi?"-
-"Come vi permettete? Le mie azioni sono mosse solo dall'affetto che nutro verso la regina e dalla mia lealtà alla Francia"-
-"ah ah ah, vi prego di non offendere la mia intelligenza con questi discorsi lacrimevoli"-
-"se non mi credete affar vostro… Ed ora vi prego di lasciarmi  devo trovare mia figlia e rientrare"-
 
La donna accelerò il passo. Nonostante tutto quell'uomo le  faceva venire i brividi
 
-"contessa di Polignac… Vi conviene accettare adesso bonariamente la mia amicizia… Domani potrebbe essere troppo tardi"-
-"mi state minacciando duca? Volete che questa conversazione arrivi alle orecchie di Sua maestà? A quanto pare dovrò correre il rischio di darle un dispiacere
informandola della vostra presenza…"-

 
Stavolta fu la donna ad alzare il tono della voce
 
-"non sarà necessario… Lascerò oggi stesso Versailles… Ma vi pentirete di avermi rifiutato il vostro favore… Presto, molto presto sarete voi a venirmi a cercare"-
 
Jolande Martine Gabrielle De Polignac incassò questa nuova minaccia chiedendosi cosa avesse in mente di fare il duca.
Poi entrambi si accorsero della presenza di una persona che mai avrebbe dovuto assistere a quella conversazione: il comandante delle guardie Oscar Francois De
Jarjayes
 
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Aveva percorso correndo metà della reggia e si era fermata solo un attimo all'insolita vista di due delle persone più intriganti di Versailles, conversare animatamente.
 
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Ma adesso non poteva perdere nemmeno un minuto a farsi domande.
Girodel era entrato tutto allarmato nel suo ufficio per dirle che sua madre aveva avuto un malore ed era stata portata con una carrozza urgentemente a palazzo Jarjayes.
Aveva incaricato Andrè di rientrare al più presto insieme a Rosalie, mentre lei si sarebbe avviata avanti con Cesar.
Oscar recitò una muta preghiera nella mente mentre spronava il suo destriero
 
-"Signore fa che non sia nulla di grave"-
 
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Quando arrivò a casa, Oscar trovo sua zia Brienne in salotto, conversare con il dottor Lassale.
Alla sua vista i due smisero improvvisamente di parlare
 
-"comandante è un piacere vedervi"-
-"Dottore come sta mia madre"-
-“Ha avuto un mancamento. Colpa del caldo afoso di questi giorni e di un po' di stanchezza accumulata. Nulla di cui preoccuparsi comunque"-
 
Oscar tirò un sospiro di sollievo e sempre mentalmente ringrazio Iddio.
Poi Marie interruppe quella conversazione
 
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-"ah bambina sei arrivata… Il dottore ti ha già tranquillizzata?...Comunque tua madre è sveglia”-
-"Vado subito da lei, grazie mille dottore per tutto ciò che avete fatto"-
-"dovere comandante"-
 
Oscar lasciò il salotto e raggiunse la camera di sua madre
 
-"madre siete sveglia…"-
-"vieni pure tesoro mio"-
-"come vi sentite"-
-"adesso meglio, non saresti dovuta venire così precipitosamente per nulla"-
-"ma che dite madre, la nonna sa che voglio sempre essere informata quando accade qualcosa in famiglia"-
-"sì ma non voglio che ti preoccupi per me… Un po' di riposo mi farà bene e fra qualche giorno tornerò a Versailles"-
-"bene allora vi lascio"-
 
Oscar si voltò e mosse qualche passo quando si accorse di un fogliettino sul pavimento
 
-"madre questo deve essere vostro"-
-"oh no, dev'essere caduto a Marie. Sono le medicine prescrittemi dal dottore. Stava per mandare un servo a Parigi"-
-"allora adesso provvedo io, non preoccupatevi"-
-"grazie cara"-
 
Oscar uscì dalla stanza, poi istintivamente lesse il fogliettino.
E scoprì qualcosa che non avrebbe mai dovuto sapere.
 
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Il dottor Lassale rientrò nel suo studio a  Versailles qualche ora dopo, tutto sudato per cambiarsi.  Posò la borsa distrattamente e iniziò a sbottonarsi la giacca,
poi pian piano i primi bottoni della camicia quando un improvviso rumore attirò la sua attenzione.
Si voltò a guardare in direzione della sua scrivania e quasi lanciò un urlo.
Il comandante delle guardie reali era seduto, braccia conserte, e lo stava osservando chissà da quanto
 
-"comandante, se avessi saputo della vostra presenza non mi sarei messo così in libertà"-
-"dottor Lassale sedetevi"-
-"non dovete essere in pensiero per vostra madre ho già detto che…"-
-"Vi ho chiesto di sedervi"-
 
l'uomo stavolta obbedì e notò che l'unica cosa presente sul tavolo davanti a sé era un mazzo di carte
 
-"voi giocate dottore?"

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-"qualche volta"-
"-vi andrebbe di fare una mano"-
-"non capisco"-
 
Nemmeno stavolta riuscì a terminare la frase.
Oscar stava già dando le carte.
L'uomo le prese ed iniziarono quell'insolita e silenziosa partita.
Alla fine il dottore scoprì le sue carte sul tavolo
 
-"sarebbe stato difficile per me battervi… Dato che a questo insolito mazzo di carte… mancano tutti i Jack di fiori"-
 
Oscar guardò il suo interlocutore, poi iniziò a scoprire quattro carte… I tre Jack di fiori con su scritti gli enigmi che le erano arrivati in quegli anni più un quarto,
il suo, quello forato dalla pallottola
 
-"continuo a non capire"-
-"eppure dovreste. Queste carte fanno tutte parte di una serie limitata  molto preziosa realizzata dalla casa d'arte Godot… E guarda caso il mazzo con cui stiamo
giocando, trovato dopo una mia perquisizione nella vostra scrivana, fa parte di quella serie… Insolito che manchino proprio i Jack di fiori"-

-"comandante, vi ripeto non so proprio di cosa stiate parlando…”- disse il dottor Lassale ma con un tono meno convincente
 
Oscar allora trasse dalla giacca il fogliettino sfuggito a Marie nella stanza di sua madre
 
-"questo vi appartiene. Stamattina vi avete annotato le medicine per mia madre… dottore è inutile che continuate a mentire… La grafia è la stessa di quella degli
enigmi presenti sulle carte"-

 
Stavolta il medico non rispose. Una goccia di sudore freddo gli colò dalla fronte
 
-"come facevate voi, un semplice medico di corte ad essere sempre al corrente di fatti tanto gravi? Chi siete veramente?"-
-"Ho diritto ad un avvocato…"-
 
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Colonna Sonora: Giovanni Allevi “Il Bacio”
http://youtu.be/4p194hHT40Y
 
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-"Incredibile… Il dottor Lassale e il Jack di fiori sono la stessa persona… L'avevamo praticamente sotto il nostro naso e non ce ne siamo mai accorti"- disse Andrè
 
Oscar guardava fuori dalla finestra senza riuscire a darsi pace. Il medico si era rifiutato di rispondere a qualsiasi domanda, e benché le rincrescesse, era stata
costretta ad arrestarlo.
Come e da chi veniva a conoscenza di tutte quelle informazioni che riguardavano lei e la famiglia reale? E gli intrighi parigini? Era una spia forse? Al servizio di chi?
 
-"Devo confessarti una cosa, non te l'ho detto prima perché non credevo fosse rilevante, ma visti gli ultimi avvenimenti è bene che tu lo sappia"-
-"cosa? Cosa dovrei sapere"-
 
Andrè le raccontò di qualche sera prima, quando stava per essere investito proprio dalla carrozza del medico, del fatto che lo avesse seguito, e della riunione
segreta a cui aveva assistito dopo.
Questa improvvisa confessione contribuì ad aumentare la rabbia di Oscar. E non solo per la doppia vita condotta dal dottore, ma anche per il comportamento di Andrè.
Trovarsi in quella strada significava una sola cosa… Che lui continuava a frequentare il bordello di Madame Fontane.
Certo quello adesso doveva essere l'ultimo dei suoi pensieri, e, sebbene la faccenda del jack di fiori fosse molto più importante, si trovò ad essere indispettita da questa
mezza verità del suo compagno di una vita
 
-"perché ti trovavi li Andrè…"-
-"Cosa?"-Rispose l'uomo a quell'inaspettata domanda–“ sei  andato di nuovo in quel…"-
-"Oscar io… "-
-"non mentire Andrè"- e la sua voce s’intrise di pianto
 
L'uomo abbassò lo sguardo pieno di vergogna eppure si sarebbe aspettato da lei una reazione più rabbiosa che addolorata… aveva percepito quella stonatura nelle
ultime lettere del suo nome, come se lei avesse inghiottito un dolore più forte del suo autocontrollo.
 
-"Andrè una volta su questo stesso argomento ti dissi che ti capivo… Ebbene mentivo… Non riesco a capirlo questo comportamento.
D'altronde come potrei… Non sono un uomo… Per quanto io mi sia sforzata in tutti questi anni, avevi ragione tu non sono un lillà… Tutto ciò che posso essere è solo una rosa…"-

-"La rosa e il più bello e più nobile dei fiori Oscar…"-
-"Perché non sei andato più via Andrè?"-
-"Quando Oscar… quando sarei dovuto andare via"- rispose l'uomo sorpreso
-"qualche tempo fa la nonna mi disse che te ne saresti andato…avresti lasciato me è palazzo Jarjayes. C'erano delle responsabilità a cui non potevi venir meno…”-
 
Quella rivelazione colpì Andrè con la stessa forza di un fulmine. A quali responsabilità si riferiva sua nonna? A quelle verso Cecile? Certo! Lei era presente in
cucina quando la domestica si era fiondata lì asserendo che Julien fosse suo figlio. Dunque avevo udito tutto! E non sapendo la verità aveva cercato di mettere in guardia Oscar.
Ma cosa le aveva detto di preciso? Ora capiva il lento ma graduale allontanamento di lei negli ultimi tempi. E se fosse per questo? Se fosse questo il motivo che
l'aveva spinta alla ricerca di una maggiore confidenza con Fersen? Tutti quei silenzi avevevano portato il suo cuore lontano da lui…
 
-"Dimmi Andrè… Cosa è cambiato? Come mai non sei andato via… Quali erano queste responsabilità e cosa ti ha spinto a rimanere?"-Gli chiese lei con voce
angosciata bramando ma al tempo stesso temendo quella risposta
-"non lo sai Oscar? Davvero non riesce ad immaginare perché?"-
 
Andrè pronunciò queste parole sottovoce, avvicinandosi a lei.
Oscar alzò lo sguardo.
Lui la sovrastava  con il suo possente fisico da un uomo.
Mosse un altro passo verso di lei.
 I loro corpi si sfiorarono.
 
-"Non potrei mai lasciarti Oscar"- le sussurrò prendendole il viso fra le mani e senza smettere di guardarla si abbassò a cercare le sue labbra
 
TOC TOC
 
Inopportuno quanto mai, qualcuno bussò.
Oscar trasalì non comprendo bene cosa stesse per accadere mentre Andrè si allontanò velocemente. L'unica cosa che sapeva e che il cuore le batteva ancora
all'impazzata quando ricevette e fece accomodare suo padre e sua zia.
 
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-"Come hai  potuto ti rendi conto  di quello che hai  fatto?"-Urlava imperiosa la voce del generale
-"Ho arrestato un impostore!"-
-"Il dottor Lassale è uno dei migliori medici di tutta la Francia"-
-"ma non è solo questo. Ho le prove che frequenta circoli sovversivi. Ha una doppia identità. Sa troppe cose della famiglia reale e sospetto sia una spia.
Si è rifiutato di dare una spiegazione sul Jack di fiori…-

- "tu leggi troppi romanzi. Ma cosa hai in quella testa? Ti rendi conto delle conseguenze delle tue azioni"-
-"ma padre, io lo ho fatto per difendere l’incolumità dei sovrani…la vita di quell’uomo è costellata di troppe ombre”-
-"e sentiamo come li difenderesti? Gettando fango sulla nostra famiglia? Lo sai cosa potrebbe accadere se per vendicarsi rivelasse il tuo segreto?"-
-"se questo servisse a salvare la famiglia reale, correrò questo rischio"-
-"Oscar ma cosa dici, non ti permetterò di disonorare il nostro buon nome. Dimentichi che sono stato io a raccomandare Lassale  come medico di corte il giorno
della tua nascita …se adesso venisse incriminato come un sovversivo io vorrei  accusato di tradimento… e se si venisse a sapere che ho comprato il suo silenzio
per tutti questi anni pagando gli studi ai suoi figli nelle migliori scuole del paese mi accuserebbero di complicità e verrei imprigionato anche io! E poi non appena
venisse a galla la verità sul tuo sesso saresti immediatamente destituita dall'incarico e i nostri nemici si fionderebbero  ad accaparrarsi i nostri posti vacanti nell'esercito.
Come potremo difendere così la famiglia reale? I sovrani sarebbero circondati dagli squali. Hai pensato a  tutto questo prima di agire in un modo tanto sconsiderato?"-

-"Ma  padre io…"-
-"ora basta! Adesso tu ritirerai le accuse e rivolgerai le tue scuse ufficiali al dottor Lassale! Piuttosto che disonorarci , ti ucciderò con  le mie stesse mani"-
 
Il generale furioso sguainò la spada. Andrè mise mano all’elsa della sua, pronto ad intervenire
 
-"metti via quella spada Augustine. Oscar non disobbedirà agli ordini di suo padre…"-
 
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La dama di seta nera, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, con voce ferma, intervenne, senza mai staccare gli occhi da lei
 
-"farò come volete. Ma ad una sola condizione… che quell'uomo lasci immediatamente Versailles. Non importa dove lo raccomanderete e quanti soldi gli darete.
Ma non mi fido più di lui e lo voglio lontano dalle loro maestà"-

 
Nel pronunciare queste parole Oscar sfidò lo sguardo di sua zia in cui per la prima volta lesse lo sconcerto. Brienne con un muto cenno del capo acconsentì.
Ormai Lassale si era bruciato
 
-“bene siamo d'accordo allora”- disse Oscar stracciando l'ordine di arresto
 
Il Jack di fiori non avrebbe potuto fare tutto da solo.
Doveva avere conoscenze  più potenti alle spalle, qualcuno che sapeva tutto di tutti.
E poi i conti non tornavano.
Il dottor Lassale non risultava nè tra gli acquirenti di Messieur Godot né nella lista inviatale da sua zia. Eppure era in possesso di quelle carte. Inoltre i nomi segnalati
dalla contessa De Marteen erano solo otto, mentre nei registri della casa d’arte risultava ne avesse comprati nove di mazzi…
Infine in ogni mazzo di carte vi sono solo due Jack di fiori mentre lei aveva ricevuto tre avvertimenti scritti su altrettante carte… da quale mazzo proveniva l’ultimo messaggio?
Chi lo aveva prestato a Lassale?  Di chi era il nome della nona persona, volontariamente omesso da sua zia? Quello di Lassale? In che rapporti erano i due?
Troppi interrogativi senza risposta.
L'unica cosa certa per Oscar e che sua zia sapesse molto di più su questa vicenda di quanto desse a vedere…
 
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  1. Citazione presa in prestito dalla telenovelas Cuore Selvaggio
  2. Nessuna critica all’omosessualità, è solo il ragionamento di una ragazza dell’epoca
 

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Capitolo 27
*** Il Ratto delle Damine ***


VENTISETTESIMA PUNTATA
 
“Il Ratto delle Damine”

 
 

Petit Trianon, estate 1780 (1)
 
Colonna Sonora: Mozart Sinfonia n.1 kv 16
http://youtu.be/8rYBC82h8T4
 
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Alla corte di Francia c'era aria di festa.
I lavori di ristrutturazione del Petit Trianon si erano conclusi e l'edificio veniva inaugurato in occasione del battesimo della principessa reale.  
Durante la nascita, delle complicazioni post-parto ed altri problemi avevano provocato alla regina un attacco di convulsioni. Maria Antonietta si
riprese solo dopo essere stata salassata a freddo.
La bambina venne chiamata Maria Teresa Carlotta. Maria Antonietta, a causa dell'infortunio, venne informata del sesso del neonato solo un'ora
dopo e appena saputolo, cominciò a piangere. Molto probabilmente erano lacrime date dallo stress per il parto e di gioia per aver dato alla luce
un bambino vivo, poiché dato il silenzio, aveva creduto che il bambino fosse nato morto. Appena ebbe fra le braccia sua figlia Maria Antonietta le disse:
 

  Povera bambina, non sei ciò che tutti desideravano, ma non per questo mi sei meno cara. Un maschio sarebbe appartenuto allo stato. Tu sarai mia, avrai tutte le mie cure, condividerai tutte le mie gioie e allevierai le mie pene” (cit.da wikipedia) 
 
 
Così, sempre meno avvezza alla vita di corte, aveva deciso di spostare il consueto rinfresco offerto ai nobili, che venivano a rendere omaggio a sua figlia,
proprio nella tenuta di caccia dei capetigi.
Quell’ estate del 1780 era accompagnata già da splendide giornate di sole che consentivano lunghe passeggiate all'aperto.
L'ipocrita cerchia di nobili più vicini alla famiglia reale, faceva di tutto per accaparrarsi il favore di Sua maestà e assecondava il suo amore per la vita campestre
dove ella riusciva a ritrovare la serenità dei suoi anni di gioventù in Austria.
Al contrario questo atteggiamento della regina veniva interpretato come un nuovo capriccio dal resto della nobiltà esclusa.
Finita la passeggiata, la piccola corte si era riunita appena all'esterno del Petit Trianon  dove ingannava l'attesa per il pranzo affogando nei pettegolezzi.
 
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Charlotte de Polignac  attendeva con ansia l'arrivo del comandante Oscar. Sapeva che ci sarebbe stata Rosalie, e  non vedeva l'ora di passare il pomeriggio con lei.
Le due ragazze in quei mesi erano diventate molto intime.
Charlotte aveva trovato in Rosalie, quella sorella maggiore che aveva sempre desiderato avere, e, non essendo a conoscenza della verità sulla sua nascita,
si sentiva felice  per quell'amicizia. Inizialmente sua madre le aveva intimato di rompere quel rapporto, ma lei si era rifiutata ed aveva battagliato  in un modo
tanto energico che la contessa aveva dovuto lasciarla fare.
Dal canto suo Rosalie aveva mille premure per quella ragazzina così sola in mezzo all'ipocrisia generale di Versailles.
Non appena la intravide Charlotte corse verso di lei
 
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-"Rosalie…buongiorno comandante …"- aggiunse ed un lieve rossore le imporporò le gote.

Charlotte era sempre più invaghita di Oscar
 
-"contessina come state?"-
-"Molto bene grazie…aspettavo il vostro arrivo …mi annoiavo troppo qui senza Rosalie "-
-"bene allora vi lascio alle vostre chiacchiere"- rispose amabilmente Oscar.
 
Era felice che fra le due sorelle fosse sbocciato un legame tanto forte.
Questo sentimento faceva bene ad entrambe. Inoltre, dopo il duello, il duca De Germain evitava di trovarsi negli stessi posti dove c'era lei, in questo modo Rosalie  
poteva frequentare Versailles senza il timore di incontrarlo.
 
-"Rosalie ho contato i giorni di questa settimana! Avevo tante cose da raccontarti…"-
 
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-"madame De Jarjayes  si sta riprendendo dai postumi di una brutta influenza, ho preferito rimanere a casa per prendermi cura di lei e per farle compagnia"-
-"ma certo figurati, anzi grazie di avermi avvisata nelle tue lettere… Lo sai che maman vuole a tutti i costi che mi sposi? Sapessi l'ultimo pretendente che mi
ha presentato… Uno stoccafisso! "-

-"… Charlotte sei terribile…"-
-"Rosalie ti prego almeno con te posso sfogarmi. Con gli altri sono costretta  ad essere una bambolina tutta nastri e merletti e dire sempre si …questa settimana
ho rifiutato almeno due inviti a cena da questa mummia imbalsamata"-

-"e tua madre cosa ne pensa"-
-"può urlare ed arrabbiarsi quanto vuole… le ho detto chiaramente… O sposo il comandante Oscar oppure mi faccio monaca"-
-"Charlotte ascolta è bene che tu…"-
-"… è bene che io rimanga coi piedi per terra… me l’ hai già detto… Le nostre famiglie non si sopportano, i nobili fanno matrimoni di interesse… Lo so…
Ma io lo amo… è così bello, così nobile, così coraggioso…"-

 
Rosalie  sospirò. Avrebbe dovuto dire a Charlotte la verità su Oscar, ma le avrebbe spezzato il cuore com'era già successo al suo
 
-"scommetto che parlate del bellissimo comandante delle guardie, ahahahaha"-
 
Le due ragazze si voltarono all'unisono verso quella risata altera e scontrosa
 
-"Jeanne…"-
 
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-"Buongiorno Rosalie… che eleganza… E che cambiamento"-
-"Voi siete?"-S'intromise Charlotte
-"mi presento subito sono la contessa de La Motte… Tempo fa io e Rosalie eravamo… come sorelle"- rispose impunemente -"ti ho vista mesi fa alla parata
in onore della regina e dire che sono rimasta sorpresa è poco! Tu qui a Versailles e vestita da gran dama"-

"-ho lasciato anch'io il castello di campagna qualche tempo fa… Come te…"-Sottolineò ironica Rosalie
-"hai fatto bene… In fondo Versailles è il centro del mondo, solo qui si è veramente qualcuno e si può sperare in un buon matrimonio… Mio marito è ufficiale
delle guardie reali proprio come il tuo bel Oscar"-

-"ma Oscar è il comandante delle guardie contessa!"- Rispose ingenuamente Charlotte
-"sì, sì certo… Spero Rosalie che qualche volta inviterai me  e Nicolà a palazzo Jarjayes… Sarebbe bello ricordare insieme i vecchi tempi! Ne abbiamo passate tante …"-
 
Lo sguardo di Rosalie s’incupì
 
-"il comandante non riceve i suoi sottoposti"- ancora una volta fu Charlotte a parlare-"ed ora dobbiamo rientrare mia madre ci attende, vi prego di scusarci"-
 
La ragazza aveva intuito dal tono delle risposte di Rosalie quanto gli fosse sgradita questa donna
 
-"bene, vi saluto allora a presto"- si profuse in un inchino
-"Jeanne"-le sussurrò Rosalie in un orecchio, passandole accanto -"La mamma è morta di stenti e crepacuore qualche tempo fa"- poi incoraggiata da
Charlotte affrettò il passo.
 
Jeanne rimase immobile e impietrita. Ricordi di un tempo remoto si affacciarono nella sua mente e senza rendersene conto una lacrima le sfuggì solcandole
di dolore il volto
 
-------
 
-"Ho capito subito che quella donna non ti piaceva e poi anche a me è risultata subito antipatica… Ma chi è?"-
-"Si può dire una lontana parente… Ed è meglio non frequentarla, è una persona cattiva"- disse senza remore Rosalie, ricordando come da un giorno all'altro se
ne fosse andata via lasciando lei e la sua madre adottiva nella disperazione.
Madame Lamorliere si era ammalata dal dolore e ne era morta. Ricordava anche come Jeanne l'avesse scacciata peggio di un cane rognoso.
Ed ora cosa pretendeva da lei? Perché aveva tanta voglia di riallacciare quel rapporto? Si era forse pentita?
 
-"Allora ho fatto bene a portarti via"-
 
Le due ragazze avevano camminato tanto e si erano addentrate parecchio nel parco
 
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-"forse è meglio rientrare Charlotte il cielo si sta comprendo e non vorrei trovarmi sotto il temporale"-
 
Si avviarono tagliando per i prati ma persero l'orientamento. L’erba  diveniva sempre più alta, il vento si era alzato e qualche goccia di pioggia iniziava a cadere
 
-"ci siamo perse, temo"-
 
Tutt'intorno non c'era anima viva, un silenzio surreale le aveva avvolte. Sobbalzarono al rumore di un tuono e tentarono di trovare riparo sotto un albero
 
-"Dio Rosalie, cos’è  quell'essere che viene verso di noi"-
 
La donna si voltò e vide un vecchio mal vestito, sdentato e gobbo avanzare zoppicando verso di loro.  In mezzo a quello scenario era una figura spaventosa
 
-"ho paura, cosa vuole da noi…"-
-"andiamo Charlotte torniamo sul viale"-
 
Avanzarono il passo, inciampando nel terreno che diveniva via via più molle sotto la lieve pioggerella
 
-"non temere andrà tutto bene guarda li Charlotte"-
-"sono due ufficiali di Oscar"-
-"sì, ci faremo aiutare da loro"-
 
Le due ragazze raggiunsero i soldati
 
-"Signori vi prego ci siamo perse dovremo rientrare al petit Trianon  quanto prima"-
-"è stata una vera fortuna allora damigelle avervi trovate"- disse l'uomo con tono sarcastico-" venite con noi"-
 
-------
 
Oscar cavalcava fra gli scroscii di pioggia di quello che era diventato un temporale estivo.
 
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Aveva lasciato Rosalie con Charlotte e si era ritirata nel suo ufficio con la scusa di dispacci urgenti da firmare.
In realtà dal ministero della guerra ogni mese arrivava la posta dall'America e se vi era una lettera di Fersen l'avrebbe trovata sulla sua scrivania insieme
alla corrispondenza ufficiale.
Da lontano, scorse la figura familiare di Andrè, correrle incontro, imbracciando un mantello.
Nella mente le balenò il ricordo dell'attimo in cui l'uomo le aveva preso il viso fra le mani e i suoi occhi verdi avevano puntato lo sguardo sulle sue labbra
mentre il timbro della sua voce diveniva dolce e grave . Un brivido le aveva percorso la schiena … Ma forse era il freddo sceso improvviso sulla sua pelle o
la pioggia che le picchettava il volto a farle quell'effetto.
Sorrise ad Andrè, a quel bambino  suo compagno di giochi, a quell’adolescente divenuto per scelta di vita suo attendente, a quell'uomo che si prendeva cura
di lei giorno dopo giorno.
 Lui ricambiò il sorriso mentre dal suo cavallo, con molta destrezza, le posò il mantello sulle spalle
 
-"Oscar presto ripariamoci in quel piccolo rifugio degli attrezzi"-
 
I due sfuggirono così alla pioggia divenuta insistente.
Quella piccola casetta di legno era un po' angusta ma asciutta. Entrarono e si sedettero su delle vecchie casse di legno
 
-“etcì”-starnutì Oscar
-"accidenti, ti prenderai un malanno"-
-"sembri tua nonna…"-
-"fa parte dei miei doveri  preservare la tua salute… Su via questa giubba tutta bagnata"-
 
 
Colonna Sonora: Sax romantico
http://youtu.be/LqIlnF2zjz8
 
Andrè prese a slacciarle la divisa mentre Oscar si sollevò i capelli umidi. L'uomo appese la giacca dell'uniforme ad un chiodo per farla asciugare poi si voltò
e osservò Oscar scrollare i capelli all'indietro con un movimento tanto naturale eppure al tempo stesso così sensuale.
I biondi riccioli della donna gocciolavano leggermente sulla camicia di seta bianca da cui si intravedeva la sua pelle eterea. Andrè si tolse la giacca e gliela
accomodò sulle spalle.
Poi prese ad accarezzarla con movimenti lenti mentre ispirava il profumo dolciastro di quei capelli. Sapeva di buono la sua Oscar. Di dolci canditi e zucchero a velo.
Dio quanto avrebbe voluto assaggiarla, mordicchiarle la pelle del collo, succhiarle il lobo dell'orecchio e invaderla impunemente con la sua lingua.
Lasciò che una delle sue mani le scivolasse in vita. Con un movimento involontario Oscar, piegò il capo all'indietro appoggiandolo sulla sua spalla sinistra.
Andrè scambiò quel gesto come un muto invito, allettante e ed irresistibile. Le sfiorò il collo con le labbra e sentì il corpo della donna rabbrividire.
 L'eccitazione montò in lui violenta, tanto da cingerla fra le braccia e portarla con un lieve strattone più vicino a lui
 
-"che stai facendo Andrè”-
 
 Il tono gelido di quella domanda lo scosse. Oscar quasi infastidita allontanò le sue braccia
 
-"niente… Provavo ad asciugarti, te l'ho detto non voglio che ti venga un raffreddore"-
 
Andrè in quella risposta aveva messo tutta la sua delusione: era stato ancora una volta lì, ad un passo dall’ averla, dallo stringerla, dal baciarla,
ed ancora una volta quel sogno era svanito.
Eppure aveva sentito papabile anche l'eccitazione di lei e quel gesto involontario del capo era il sentore di un volersi lasciar andare e permettere
alla passione di sciogliersi e travolgerla.
Andrè l’aveva percepito.
L'altra volta era sul punto di baciarla e lei non era scappata via mentre poco fa… Stava per succedere la stessa cosa…
Ma allora non gli era indifferente. Non lo vedeva solo come suo fratello. Non le importava della differenza di classe! Un barlume di speranza accese
il suo cuore e rallegrò la sua anima.
Qualcosa in Oscar stava cambiando.
 
-"Ha quasi smesso di piovere il Petit Trianon è vicino, andiamo a riprendere Rosalie"-
-"va bene Oscar"-
 
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Colonna sonora: Richard Clayderman los sonidod del silencio
http://youtu.be/gFLOM67cfKc
 
-"comandante… Comandante"-
-" Che è successo Girodel"-
 
L’uomo aveva la divisa slacciata e i capelli bagnati
 
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-"vi stavo cercando. La contessina Charlotte de Polignac non è rientrata con le altre dame al ricevimento. Sua madre è molto in apprensione.
La regina vi chiede di cercarla e di riportarla qui"-

-"non c'è alcun motivo di allarmarsi. Ho lasciato la contessina con Rosalie. Si saranno attardate, fra le chiacchiere. Vado subito da loro, dì sua madre
e alla regina di stare tranquille."-

-"Agli ordini"-
 
Oscar ed Andrè iniziarono a cercare le ragazze nei dintorni del palazzo.
Ormai il sole stava calando e quella parte del parco non godeva di alcun tipo di illuminazione
 
-"è davvero strano, posso capire Charlotte, ma Rosalie è una ragazza molto responsabile"-
-"non conoscono i giardini e avranno cercato riparo dalla pioggia, forse si sono perse"-
-"meglio allora che chiami altri uomini, sta facendo buio potrebbero essere spaventate"-
 
Così Oscar, Andrè e 10 soldati della guardia reale iniziarono a chiamare a gran voce le ragazze.
Dopo un paio d'ore di infruttuose ricerche decisero di usare i cani da caccia. Oscar fece annusare al capobranco lo scialle che Rosalie
aveva lasciato in carrozza, poi il guardiacaccia li lasciò liberi di cercare le tracce. Poco dopo un ufficiale corse verso di lei
 
-"Signore, abbiamo trovato un servo che ha visto la contessina e vostra cugina, se volete interrogarlo è lì"-
 
Oscar si avvicinò all'uomo e cercò di mascherare il disagio provato. Il vecchio era storpio e gobbo, sdentato e lercio.
La sua figura sembrava quella di un orco dei boschi
 
-"mi è stato detto che potete darmi notizie di due damigelle che stiamo cercando"-
-"Signor conte, ho visto le ragazze a metà mattina, avanzavano velocemente verso la collinetta che dà accesso al sentiero di caccia del vecchio re.
Le ho perse di vista ma poi le ho scorte di nuovo in compagnia di due guardie reali"-

-"cosa? Ma gli uomini sanno che le stiamo cercando. Se uno di loro le avesse viste ci avrebbe avvisati"-
-"comandante, presto correte"- Girodel urlò dal suo cavallo
 
Oscar ed Andrè congedarono l'uomo e lo raggiunsero .
Il suo secondo aveva fra le mani un cappello a falda larga
 
-"lo indossava Charlotte stamattina"-
-" lo ha trovato uno dei cani su quella collinetta"- e Girodel indicò un piccolo promontorio
-"è lo stesso posto dove quel servo ci ha detto di averle viste per l'ultima volta, deve essere accaduto qualcosa Andrè…
I miei soldati le avrebbero riaccompagnate al Petit Trianon e non condotte sulla strada opposta"-

-"prendiamo i cavalli e seguiamo i cani sicuramente continueranno a fiutare le tracce"-
 
I tre si mossero inseguendo le bestiole che si davano da fare nella non facile impresa di trovare odori non cancellati dalla pioggia.
 Arrivati sulla collinetta Andrè scorse in lontananza delle scuderie
 
-"Oscar… Conte Girodel guardate"-
-"potrebbero aver trovato riparo li"-
-"andiamo a vedere"-
 
Le scuderie erano vuote, ma la paglia asciutta, un fuoco acceso, e il terreno smosso indicavano che almeno una carrozza a quattro cavalli erano partiti da lì, qualche ora prima.
 
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Andrè fece un giro di ispezione mentre Oscar e Girodel da fuori, ripresero a chiamare a gran voce le ragazze.
Gli altri soldati arrivarono  con i cani e diverse fiaccole accese
 
-"bravi"-disse Oscar -"visto che non ho intenzione di sospendere le ricerche ci serviranno"-
-"Oscar… Oscar presto vieni a vedere"-La voce di Andrè risuonò dalle scuderie
-"che c'è"-rispose la donna accorrendo
-"guarda cosa ho trovato nascosto nella paglia"-
 
l'uomo aveva fra le mani due giubbe rosse della guardia reale. Poco distante vi erano anche due paia di stivali, due tricorni e dei pantaloni gettati alla rinfusa
 
-"che significa"- disse Girodel
-"come temevo" –aggiunse Oscar -"non erano guardie reali, si sono travestiti"-
-"ma per quale motivo?"-
-"le uniformi… I cavalli… La carrozza… E questa…"-Disse Andrè mostrando la scarpina infangata di Rosalie anch'essa rinvenuta tra
la paglia -"tutto ciò fa pensare solo ad una cosa…"-
-"Sono state portate via con la forza"-concluse Oscar, ed Andrè lesse il terrore nei suoi occhi.
 
-------
 
La carrozza con la livrea di corte correva velocemente sul selciato allontanandosi sempre di più da Versailles.
 
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L'uomo travestito da cocchiere spronava i cavalli in continuazione mentre fuori albeggiava.
All'interno della carrozza, il silenzio surreale era interrotto dai singhiozzi che intervallavano il pianto di Charlotte e la scuotevano tutta,
mentre tremante si aggrappava a Rosalie.
Di fronte a loro un uomo le minacciava puntandole contro la pistola
 
-"chi siete, cosa volete da noi… Dove ci state portando…"-
 
La vocina spaventata di Rosalie uscì quasi come un sussurro dalle sue labbra e lei stessa si chiese dove mai avesse trovato il coraggio
di parlare a quello sconosciuto
 
-"sta zitta! Non dovete fiatare è chiaro? E dì a questa sciocca di smetterla coi suoi lamenti… il viaggio è ancora lungo e mi sta facendo
venire il mal di testa!"-

 
Rosalie abbracciò Charlotte e benché fosse lei stessa terrorizzata provò a farle forza
 
-"calmati  Charlotte. Oscar ci salverà vedrai"-
 
La ragazza sentendo pronunciare il nome del suo coraggioso comandante si acquietò un po'
 
-"brave… State buone e non vi accadrà nulla"-
 
L'aveva scampata bella, il duca mai avrebbe perdonato un fallimento.
Il suo piano sembrava perfetto eppure stava per andare tutto a monte: lui e il suo compare travestiti da guardie reali si erano mischiati al rinfresco
per il battesimo della principessina. Con la scusa di un colloquio privato nell'ufficio del comandante, contavano di avvicinare la contessina di Polignac
 e convincerla ad andare con loro. Però improvvisamente la ragazzina si era allontanata con quest'altra damigella e le avevano perse di vista.
Per tutto il pomeriggio si erano messi a cercarle inutilmente, stavano quasi per rinunciare, quando per uno strano gioco del destino proprio le due ragazze
li avevano raggiunti per chiedere il loro aiuto. Il resto era stato più semplice che mai.
Con la scusa di riaccompagnarle le avevano trascinate via e costrette a salire con la forza sulla carrozza per rapirle. Avevano provato a sbarazzarsi di Rosalie,
un intralcio per loro, ma lei si era aggrappata con tanta forza alla contessina di Polignac che erano stati costretti a portar via anche lei.
Ad ogni modo il loro padrone sarebbe stato piuttosto soddisfatto. Aveva ordinato loro di portare la carrozza al vecchio castello d’ If,  la fortezza
che veniva usata come prigione per i nemici dello Stato condannati a marcire a vita nelle sue segrete.
Una volta lì ci  avrebbe pensato l'amico del loro padrone alle due damigelle.
 Il duca Roland De Guise, sapeva esattamente cosa farne di loro!
-------
(1) in realtà la figlia di Maria Antonietta nacque il 19 dicembre 1778, non so quando ricevette il battesimo ma credo molto prima. Quindi questa è una licenza letteraria bella e buona!


 

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Capitolo 28
*** Nemici Nascosti ***


VENTOTTESIMA PUNTATA
 
“Nemici Nascosti”

 

 
 
 
Colonna Sonora: Antonio Vivaldi
http://youtu.be/H2RxXCRDrf0
 
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-"… Rapita? Che intendete dire… Oh mio Dio"-
 
La contessa di Polignac  ebbe un malore e svenne.
La regina ordinò alle sue cameriere di soccorrere la donna e chiamare un dottore.
Oscar era in ginocchio, a testa bassa, vinta dalla preoccupazione e dalla stanchezza.
Con i suoi uomini aveva provato ad inseguire la carrozza dei rapitori, per tutta la notte, ma all'alba ne aveva perso le tracce a sud, e si era dovuta arrendere.
Il re informato dell'accaduto aveva chiamato il comandante a rapporto e lei era stata costretta a rivelare la verità
 
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-"comandante, ciò che è accaduto qui stanotte è un fatto inaudito. Se la guardia reale non riesce ad assicurare l'incolumità dei nobili nemmeno all'interno
delle mura di Versailles non ha ragione di esistere. Una notizia del genere, se si venisse a sapere, farebbe di questa corte, lo zimbello d'Europa.
Sono davvero deluso da voi, fino ad oggi…"-

 
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-"Non potete ritenere il colonnello Oscar responsabile di quanto accaduto …"-Maria Antonietta si intromise con tono di sfida -"il comandante era impegnato a
garantire la mia incolumità e quella di nostra figlia, e inoltre fino ad oggi il suo operato è stato sempre ineccepibile…”-

-"è proprio quello che stavo dicendo prima che m'interrompeste, mia signora" -continuò il re con tono calmo ma severo -"poiché fino ad ora non ho avuto di
che lamentarvi vi concedo 72 ore per risolvere la situazione. Manterremo il più stretto riserbo, ma se non ne venite a capo

dovrò fare intervenire la polizia di Parigi e allora la vicenda diverrà di pubblico dominio. In tal caso madamigella Oscar mi vedrò costretto a chiedere il vostro
trasferimento ad altro incarico. Nessun disonore peserà su voi e la vostra famiglia, questo per la stima e l'affetto che nutro nei vostri confronti. Sapete bene che
a chiunque altro avrei ordinato di restituire titolo e grado seduta stante”-

-"vi sono infinitamente grata vostra maestà. Mi metterò subito al lavoro" -disse con voce tremante Oscar.
 
 Si trovava davvero in una difficile posizione adesso.
Ma era pronta a non lasciare nulla di intentato per salvare Rosalie e Charlotte
 
-------
 
Aveva ingoiato il rospo e si era recata con Andrè, negli appartamenti di sua zia Brienne.
In questo momento le sue conoscenze a corte sarebbero state un aiuto prezioso. Non si stupì tanto perciò nel trovarla già seduta di fronte ad un vassoio di cioccolata calda.
 
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 Ovviamente la dama di seta nera era al corrente dell'accaduto e la stava aspettando.
 
-"Siediti, bevi la cioccolata e rilassati, hai una brutta cera Oscar-aveva notato che sua nipote era senza giubba, con la camicia stracciata sulla maniche ed in più punti
la pelle era annerita dalla polvere accumulata  in quelle ore di infruttuose ricerche nei boschi
-"vorrei vedere voi con una spada di Damocle sulla testa per non parlare della preoccupazione sulla sorte di Rosalie e Charlotte…"-
-"lasciarsi andare alla paura e allo sconforto non ti aiuterà. Perciò riposa un attimo e prova a mettere insieme tutti i tasselli della storia”-
 
Oscar ascoltò sua zia mentre Andrè le raccontò tutta la vicenda.
 
-"sei dunque certa del fatto che il vero obiettivo fosse Charlotte di Polignac?"-
 -" si, Rosalie  si trova nei guai per puro caso… Erano insieme al momento del rapimento"-
-" è probabile che chiederanno un riscatto"- s'intromise Andrè
-" mio caro, dubito fortemente che il vero motivo del rapimento sia di carattere economico, se così fosse sarebbe stato più semplice rapire la contessa stessa
in una delle sue sortite parigine per acquistare abiti da madame Bertene. Chi ha ordito questo piano, aveva altri obiettivi. A rapire Charlotte è stato qualcuno il cui
interesse era quello di manovrare il favore che gode la Polignac presso la regina, per i suoi fini. Avendo in ostaggio Charlotte infatti la contessa diviene una preda facile da ricattare..."-

-"Certo… Avete ragione… Che stupida… In questi mesi l'avevo quasi dimenticato"-
-"di cosa parli Oscar"-
-"il duca d’ Orleans!!! … Il giorno in cui mia madre si sentì male a corte sorpresi la contessa de Polignac nei giardini di Versailles discutere con lui. Mi sembrò impaurita,
mentre l' uomo aveva un'aria minacciosa. Mi ero ripromessa di indagare sulla presenza a corte del duca visto il suo allontanamento voluto proprio per ordine della regina,
poi presa da altri pensieri mi è sfuggito… Maledizione"-

 
Ce l'aveva con se stessa Oscar.
Questi altri pensieri erano Fersen naturalmente.
Aveva permesso alla sua natura di donna di prevalere e il risultato era che due delle persone a lei più care rischiavano la vita.
 
-"Purtroppo adesso dobbiamo anche rinunciare a certi avvertimenti"- si lasciò volontariamente sfuggire l'allusione al Jack di fiori, Brienne.
 
Oscar la colse al volo ma non replicò
 
-"grazie zia ora vi lascio"-
-"e cosa hai intenzione di fare?"-
-"devo salvare Rosalie"- disse stizzita serrando i pugni-"per prima cosa andrò a Palais Royale per interrogare il duca"-
-"e cosa ti aspetti… Che lui ti confessi di essere il mandante del rapimento? Che si faccia arrestare? Suvvia Oscar!"-
-"Voi cosa suggerite?"-
-"ti fidi di me?"-
-"Onestamente zia?… No!"-
-"Bene stavolta dovrai farlo"-
 
-------
 
Il rumore metallico di un grosso cancello richiuso le fece trasalire.
 Rosalie e Charlotte si accorsero che il loro viaggio era finito all'interno di un castello dalle alte mura e le finestre sbarrate da grate di ferro.
Sentivano gli scroscii delle onde, la fortezza-prigione ne era circondata.
 
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Avevano attraversato il mare su una specie di battello a remi su cui era stata fatta salire la carozza.
I due malviventi adesso le intimavano di scendere, lei e Charlotte avevano le gambe intorpidite, si mossero sotto la minaccia della pistola e attraversarono un enorme arco di pietra.
Poi salirono due piani di scale, e ad ogni porta di ferro che incontravano  udivano lamenti, imprecazioni, urla.
I prigionieri maledivano se stessi, il re o Dio per quella sorte infame.
Sempre più spaventate le ragazze furono condotte in una grossa sala, dove per la prima volta conobbero il loro carceriere.
Roland era il secondogenito dei duchi De Guise ed era un uomo sadico, temuto dai suoi stessi parenti. Oltre al suo titolo, il re gli aveva affidato anche il compito
di Gran Carceriere di Francia, poiché molte delle fortezze usate come prigione erano proprietà della sua famiglia.
 Lui amava dimorare presso questi castelli, dove sperimentava nuove tecniche di tortura sui poveri disgraziati che vi finivano prigionieri. (1)
 
-"Benvenute nel mio castello è un piacere per me godere della compagnia di due splendide fanciulle"-
 
L'uomo era sulla quarantina. Aveva una stazza enorme ed un odore sgradevole. Il volto era squadrato, con una mascella prominente e le labbra erano larghe e viscide.
Quando parlava fiotti di saliva gli colavano agli angoli della bocca
 
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-"vi prego signore voi siete un duca, perché ci tenete prigioniere… lasciateci tornare a casa. Mia madre è la contessa di Polignac, la migliore amica della regina…
Non diremo mai nulla di tutto questo…"
-disse ingenuamente Charlotte con voce supplichevole
 
L'uomo le si avvicinò
 
-"so perfettamente chi siete mia piccola Charlotte… e se permettete... alla parola prigioniere preferisco mie ospiti a tempo indeterminato"- poi le prese con forza
la sua mano tremante e se la portò alla bocca.
 
Disgustata Charlotte  la tirò via ancora umida di saliva e si rifugiò nuovamente fra le braccia di Rosalie
 
-"Vi faccio accompagnare nelle vostre stanze, prego"-
 
Due cameriere condussero le ragazze, due piani più sopra, in cima al torrione, dove presero alloggio in un'ampia camera con due letti separati ed un piccolo
salottino che fungeva da anticamera.
Il mobilio era ricco, ma in contrasto con gli arazzi e tappeti che servivano evidentemente a coprire le vecchie crepe e la pittura scrostata del vetusto maniero.
C’ erano inoltre quattro finestre che davano sul mare, tutte naturalmente sbarrate
 
-"che non vi venga in mente di mettervi ad urlare, tanto nessuno vi sentirà… Se avete bisogno di qualcosa suonate la campanella, queste due serve provvederanno
ai vostri bisogni. Ovviamente saranno sempre accompagnate dalle guardie, perciò è impossibile scappare…rassegnatevi…comunque non vi mancheranno lusso,
cibo e vestiti… Vedrete che presto o tardi vi abituerete a vivere qui"-

 
Detto questo uno dei rapitori si chiuse la porta alle spalle e il rumore del chiavistello indicò alle ragazze che la loro prigionia era appena iniziata
 
-------
 
La contessa di Polignac era ancora alle prese  con le sue gocce di Laudano, per calmare i nervi, quanto le fu annunciata la visita di Brienne de Jarjayes.
Stupita si apprestò a riceverla
 
-"contessa"-
-"marchesa…"-
 
Un rapido scambio di occhiate e la prima congedò la servitù
 
-"bando ai convenevoli. Sono qui per aiutarvi a salvare le vostre figlie"-
-"mia figlia vorrete dire"-
-"plurale… Contessa… Figlie… Charlot de Polignac e Rosalie  De Germain se mai suo padre, il vostro ex amante, l'avesse riconosciuta quando voi vi
chiamavate ancora Jolande De Pollastron"-

-"ma cosa dite…"-
-"Non fingete di non capire. Vi prego. Il tempo a mia disposizione è troppo prezioso. Rosalie, la ragazza che mio nipote ospita in casa sua è la figlia illegittima che
avete avuto prima di sposarvi,  dalla relazione  col duca De Germain. La piccola fu affidata ad una lavandaia parigina, madame Lamorliere, che lavorava nel suo palazzo
a mezzo servizio. Prova ne è il ciondolo con lo stemma nobiliare che ella portava al collo alla festa per il compleanno di Charlotte, quando voi l’ accusaste di essere
una ladra e il duca sfidò a duello mio nipote" –

 
A quelle parole la Polignac sentì di nuovo le gambe cedere.
Come i tasselli di un puzzle, vecchi ricordi e nuovi particolari adesso nella sua mente combaciavano alla perfezione.
Qualche giorno dopo la famosa mattina in cui aveva lasciato Rosalie in  fasce a casa del duca, presa dal rimorso era tornata ed aveva saputo da alcuni servitori che
la bambina era stata portata a Parigi ed affidata ad una lavandaia. Pagando profumatamente era riuscita a strappare dalle loro bocche il cognome della donna,
Lamorliere per l’appunto! Ma aveva dovuto cedere alla volontà della famiglia,sposarsi di fretta e furia, e andare a vivere lontano, nella residenza di campagna di suo marito.
Anni dopo, fatto ritorno a Versailles aveva provato a cercarla, ma a Parigi le era stato detto che la donna era morta e la ragazza scomparsa.
Dunque Rosalie era sua figlia! Ora tutto tornava chiaro nella sua testa…
 La contessa urlò di disperazione accasciandosi sul divano
 
-"non è il momento questo di disperarsi"-
-"Voi non avete figli, non potete capire il dolore di una madre"-
-"contessa de Polignac, qualche mese fa siete stata vista parlare col duca d'Orleans, cosa voleva da voi?"-
-"Io… La mia amicizia… Credo… "- disse confusa fra le lacrime
-"vi ha minacciata?… Pensateci bene… È importante… Mio nipote ed io sospettiamo ci sia lui dietro tutta questa storia"-
 
Sì l'aveva minacciata.
Gli aveva detto chiaramente che si sarebbe pentita dell’avergli  rifiutato il suo favore
 
-"contessa avete una sola possibilità di salvare le vostre figlie. Dovete parlare al duca di Germain e rivelargli la verità su Rosalie"-
-"credete che gli importi qualcosa… Non lo conoscete…-
-"Certo, altrimenti perché le avrebbe lasciato la sua spilla nobiliare? Non se n'è sbarazzata del tutto da piccola e non permetterà che lo faccia qualcun' altro ora… lui
è l'unico che può parlare al duca d'Orleans e salvarla"-

-"e di Charlotte che ne sarà?"-
-"tornata a casa Rosalie saprà dirci dove viene tenuta prigioniera e da chi. Oscar farà il resto”-
 
-------
 
La contessa di Polignac aveva eseguito alla lettera le indicazioni della dama di seta nera.
Il duca di Germain, come suo solito, aveva urlato e l’aveva insultata a più non posso, ma poi come previsto, l’aveva condotta a Palais Royale.
Il duca d’Orleans l’attendeva in giardino, dove intratteneva i suoi ospiti in una piacevole riunione d’intellettuali.
 
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Non appena fu ricevuta, la donna si gettò ai suoi piedi, scatenando la curiosità generale
 
-“Suvvia contessa…contegno…”-
-“Avete detto che un giorno sarei stata io a venirvi a cercare…ebbene, quel giorno è arrivato! Vi imploro di lasciar andare le mie figlie! Farò tutto quello che mi chiederete”-
 
L’uomo rise animatamente. Poi sollevò la contessa e la condusse lontana da occhi indiscreti.
 
-“ mia cara contessa come vedete, io mantengo sempre le mie promesse…ma veniamo al dunque. Mi ha davvero sorpreso apprendere che siete la madre di non una,
ma due piccole perle….e che una di queste è anche la figlia del mio migliore amico. Non sono crudele fino a tal punto, perciò rallegratevi: mai e poi mai potrei
recare dispiacere ad Henry!”-

-“Vuol dire che mi restituirete le mie figlie?”-
-“più o meno…mi è venuta un' idea per chiudere in bellezza questo increscioso malinteso…”-
 
-------
 
Colonna Sonora: Piano triste
http://youtu.be/VkdmoY0H5F4
 
48 ore dopo

La porta si spalancò e le guardie vennero a prelevare Rosalie e Charlotte per il pranzo.
Le due ragazze avevano dormito un’altra notte abbracciate nello stesso letto, ancora stremate dal viaggio e dalla paura. De Guise le aveva lasciate,
il giorno prima, digiune, con solo una brocca d’acqua, mentre oggi le ragazze si erano svegliate e preparate coraggiosamente ad affrontare la giornata.
Il duca le attendeva nel salone principale vestito in un modo che rendeva la sua figura ancora più grottesca. L'uomo rivolgeva la maggior parte delle sue
attenzioni a Charlotte, disgustata.
Arrivate al dolce, uno dei servitori entrò e consegnò una lettera all’uomo, parlandogli a lungo all'orecchio.  
Il duca, dopo un’attenta lettura disse:
 
-"bene, fate  preparare la carrozza, partirà col battello delle tre"-
 
Il servo uscì con un inchino.
De Guise alzò un calice di champagne
 
-"è stato un piacere avervi come mia ospite signorina Rosalie"-
meravigliata la ragazza rispose -"vuol dire che ci lascerete andare?"-
-"Voi tornerete a casa oggi stesso, mentre avrò il piacere di godere della compagnia della mia fidanzata ancora per un bel po'"-rispose l'uomo guardando Charlotte
-"cosa… No…"-
 
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-"Duca che significa ciò che avete detto… la vostra fidanzata…"-
 
Charlotte lo guardò implorante, l'uomo rispose indirettamente a Rosalie, tenendo fisso lo sguardo su sua sorella
 
-"ho chiesto a vostra madre di concedermi l'onore di diventare mia moglie Madamoselle Charlotte, e lei ha accettato con gioia, consentendomi anche di tenervi qui
fino al giorno delle nozze che spero avvengano quanto prima"-

-"non è possibile… State mentendo, mia madre non può aver fatto questo"-
-"ecco leggete questa lettera scritta di suo pugno"-
 
Charlotte riconobbe la grafia e avidamente i suoi occhi si aprirono a quella verità. Come aveva potuto farle questo sua madre?
Le lacrime  presero a scendere copiose, mentre muta e tremante si risedette, accettando il suo destino
 
-"allora io resterò qui con lei"- urlò Rosalie
-"oh mia cara, benché anche la vostra presenza allieta e di non poco la mia vista, la famiglia Jarjayes  vi reclama. Non posso disobbedire agli ordini del comandante
delle guardie reali. Preparatevi alla partenza…"-

-"No… Rosalie…non mi lasciare…"-Charlotte prese ad urlare
-"vieni qui"-
 
Le due sorelle si sciolsero in un lungo abbraccio.
 Le guardie intervennero separandole con la forza, mentre entrambe urlavano e piangevano in modo straziante.
Rosalie venne condotta alla porta mentre Charlotte trattenuta sulla sedia
 
-"tornerò a prenderti… Capito Charlotte? Tornerò con Oscar… E ti porteremo via di qui"-
-"giuramelo Rosalie… Giura che non mi lascerete morire qui"-
-"lo giuro…"-
 
 
 
 
(1) le note biografiche sul duca de guise sono frutto della mia invenzione

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Capitolo 29
*** L'Amore Rubato ***


ATTENZIONE!!! QUESTA PUNTATA E’ DECISAMENTE DA BOLLINO ROSSO IN QUANTO LA DESCRIZIONE DI UNA SCENA POTREBBE RISULTARE NON ADATTA AD UN PUBBLICO PARTICOLARMENTE SENSIBILE
 

 


VENTINOVESIMA PUNTATA
 
“ L’Amore Rubato”

 

 
 
 

Oscar attraversava il lungo corridoio che portava agli appartamenti di sua maestà con un passo grave.
 
 
Due profonde occhiaie e il viso più pallido del solito ne accentuavano la sua figura androgina.
Il termine delle 72 ore concesse dal re per risolvere l’enigma del rapimento di Rosalie e Charlotte, stava per scadere, e lei era furiosa
con se stessa per essersi fidata di sua zia.
La donna, sicuramente voleva vendicarsi per l'allontanamento del dottor Lassale, suo protetto, ma addirittura arrivare a causare disonore
alla famiglia, non se lo sarebbe mai aspettata.
Arrivata alla porta degli appartamenti reali udì un vociare allegro e la presenza di ospiti che brindavano e si congratulavano.
 
Colonna Sonora: Bach Minuetto
http://youtu.be/bhOmHIqaRyo
 
Fu annunciata e nemmeno il tempo di entrare che la contessa di Polignac le si avvicinò.
 
-"Comandante vi devo delle scuse, la condotta irresponsabile di mia figlia Charlotte stava per causarvi le ire di Luigi XVI, spero che vogliate
perdonare la sua sconsideratezza, dettata dalla giovane età"-

-"sì Oscar  è tutto risolto" –
 
La regina aveva anticipato la sua domanda
 
-"Charlotte non è stata rapita, si è allontanata volontariamente"-
-"cosa…?"-
 
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-"qualche mese fa mia figlia aveva chiesto il mio consenso al suo matrimonio col duca Roland De Guise. Ma io non ero d'accordo su questa unione.
Il duca ha più di 40 anni ed è troppo vecchio per lei,poi Charlotte non è ancora pronta, troppo immatura per sposarsi. Ma che volete ha agito di testa sua,
mia figlia ha sempre voluto tutto e subito. Così è scappata via e adesso si trova al castello d’If con lui.
Evidentemente Rosalie, in qualità di migliore amica deve averla aiutata nei preparativi della fuga e poi accompagnata per sincerarsi che tutto andasse bene.
Ma non temete e già sulla via di casa. Ieri è arrivata una lettera del duca ed io ovviamente ho dovuto acconsentire l'uomo mi ha giurato che mia figlia
arriverà illibata alle nozze ed ha garantito un sostanzioso vitalizio…
Pensate non ha voluto una lira di dote… Ha scritto che la sola dote che Charlotte avrebbe dovuto portare era la sua bellezza e la sua grazia (1).
Un gentiluomo di altri tempi insomma…"-

-"Quindi Oscar non ritenetevi più responsabile di nulla, il re è stato messo al corrente di tutto, voi potrete continuare a svolgere i vostri
compiti come sempre"-
concluse Maria Antonietta
-"vi prego comandante adesso prendete un bicchiere e unitevi a noi in un brindisi alla felicità di Charlotte"-aggiunse radiosa madama de Polignac
 
-------
 
-"come avete potuto… Siete una donna spregevole…"-
-"Oscar calmati"-intervenne Andrè trattenendola
 
La dama di seta nera ascoltava imperturbabile gli insulti di sua nipote.
Rosalie era stata riaccompagnata a palazzo Jarjayes a notte fonda.
Nemmeno il tempo di mettere piede in casa e si era gettata ai suoi piedi, implorando di correre a salvare Charlotte.
 Aveva raccontato ad Oscar, di come erano state rapite. Del viaggio, del castello d’If, di che essere disgustoso fosse il duca de Guise.
Fra lacrime disperate aveva negato che Charlotte avesse intenzione di sposarsi con lui è che anzi su questo punto con sua madre era sempre stata
chiara: la ragazza credendola un uomo si era innamorata di lui.
Oscar non aveva perso tempo all'alba era montata a cavallo, seguita da Andrè, ed era piombata a Versailles, negli appartamenti della marchesa de
Marteen, svegliandola.
 
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Brienne, in vestaglia, l'aveva lasciata sfogare e ora che tutta l'ira di sua nipote iniziava a dissolversi, prese a parlare
 
-"Rosalie è sana e salva no?"-
-"e voi ritenete che salvare una vita condannandone un'altra sia un'azione degna di merito?"-
-"Non sono stata io a condannare Charlotte… Bensì sua madre"-
-"cosa?"-
-"È stata lei a vendere sua figlia accecata dalla sete di potere… I miei piani erano del tutto diversi. Dissi alla contessa di Polignac che l'unico modo di
salvare le sue figlie era quello di rivelare al duca di Germain la verità su Rosalie. Il duca d’Orleans, non avrebbe mai detto di no alla richiesta del suo più
potente alleato e sarebbe stato costretto a liberarla. Una volta tornata da noi, Rosalie avrebbe svelato dove venivano tenute prigioniere e la Polignac,
avrebbe usato la sua influenza sulla regina affinché desse l'ordine d’ intervento alla guardia reale. Così tu e i tuoi uomini sareste partiti per salvare Charlotte"-

-"cosa è andato storto allora?"-
-"La Polignac ha cambiato le carte in tavola in corso d'opera. Era ovvio che il duca d’Orleans non sarebbe rimasto a guardare, ma lei ha deciso di cedere
ai suoi ricatti abbagliata dalla promessa di ulteriori ricchezze e prestigio. In questo si è rivelata più spietata di quanto io stessa abbia creduto. Il duca d’Orleans
infatti ha accettato di liberare Rosalie, ma ad una condizione: che la contessa di Polignac desse il consenso ad un matrimonio fra Charlotte è il duca de Guise.
Così Luigi Filippo sarebbe stato al sicuro da una qualsiasi accusa di coinvolgimento nella vicenda, ma al tempo stesso, poiché de Guise è un suo fedelissimo,
avrebbe avuto in pugno la Polignac e di riflesso manovrato la regina. Dal canto suo la contessa ha riflettuto su questa offerta e si è resa conto che ne aveva
solo da guadagnare. Oro, terre e la parentela con un duca non sono cose da poco. Così ha lasciato sua figlia nelle mani di quell'uomo…"-

 
Oscar udi queste conclusioni  uscire dalla bocca di sua zia e le venne il voltastomaco.
Più andava avanti e più si rendeva conto di quanto era ignobile quel mondo dorato che la circondava.
 
-------
 
Colonna Sonora: Before the battle
http://youtu.be/yzTjDLcu35c
 
1,2. Stoccata.
3,4. Parata.
Il rumore delle lame irrompeva nel silenzio del giardino di palazzo Jarjayes.
Oscar sfogava così la sua rabbia da sempre: duellando con Andrè.
Non riusciva a darsi pace.
Se fosse rimasta al Petit Trianon quel giorno, tutto questo non sarebbe mai accaduto.
 
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-"Smettila Oscar, non è colpa tua"-
 
Andrè leggeva nei suoi pensieri.
Lo guardò per un attimo poi affondò il colpo
 
-"devo salvarla"-aggiunse a denti stretti
-"nessun prigioniero è mai riuscito ad evadere dal castello d’ If"-
-"non esistono fortezze inespugnabili"-
 
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La mente di Oscar stava già elaborando un piano, Andrè lo aveva capito.
Niente e nessuno l'avrebbe fermata
 
-"non puoi andare lì con i tuoi uomini  senza un ordine del re"-
 
No. Non poteva.
Girò rapidamente su se stessa e partì all'attacco.
Andrè si difese con difficoltà poi spinse via la lama della spada di Oscar e contrattaccò ferendole involontariamente una mano
 
-"ahi"-
-"Oscar, ti sei fatta male?"-
 
Accorse Andrè prendendole la mano
 
-"non toccarmi…"-
 
Oscar tirò via bruscamente la mano
Andrè si diede dello stupido per non aver dosato bene la forza stavolta
 
-"mi dispiace…"-
 
Oscar gettò la spada e ancora affannata voltò le spalle.
Aveva sentito di nuovo quella strana sensazione alla bocca dello stomaco. Come se delle farfalle invisibili le svolazzassero dentro.
Poi sentì per un attimo l'impellente bisogno di lasciarsi andare, di farsi stringere fra quelle braccia.
Di sentirsi protetta.
Ma non poteva.
Già la sua debolezza era stata causa di problemi.
E lei non voleva essere debole.
Mai più
 
-"domani mattina partirò per Marsiglia. Mi travestirò, troverò il modo di entrare al castello e salverò Charlotte…"-
 
-------
 
Era l'alba quando Oscar apri la porta delle scuderie.
Con sommo stupore trovò ad aspettarla Andrè e Rosalie con i loro cavalli già sellati e pronti alla partenza
 
-"credevi davvero che ti avrei lasciata andare da sola?"-
-"No, ma Rosalie… È troppo pericoloso"-
-"lo so, ma ci serve. Una volta dentro lei è l'unica che sa come condurci nella cella di Charlotte"-
 
Gli occhi di Rosalie la imploravano.
Aveva fatto un giuramento a Charlotte e non poteva starsene ad attendere gli eventi a palazzo Jarjayes
 
-"e va bene…"-
 
I tre montarono a cavallo e viaggiarono tutto il giorno fermandosi di rado, solo per abbeverare i cavalli. Finalmente al tramonto arrivarono a Marsiglia.
Vestiti in modo discreto, cercarono di non dare nell'occhio e presero in affitto due camere in una locanda.
Oscar e Rosalie si sistemarono subito mentre Andrè decise di uscire senza dare spiegazioni.
Dopo poco stremata dal viaggio, la ragazza si mise a letto mentre il comandante studiava le mappe del castello che Andrè aveva portato da Parigi.  
Effettivamente entrare nella fortezza senza essere visti era un'impresa impossibile.
Ci avrebbe provato lo stesso, ma più passava il tempo e più si sentiva disperata
 
-"accidenti"- imprecò ad alta voce -"dove si sarà cacciato Andrè"-
 
era mezzanotte passata e del suo attendente nemmeno l’ombra.
Possibile mai che fosse andato a bere o peggio ancora a donne anche in questa circostanza? A quest'ultimo pensiero la rabbia prese il sopravvento,
afferrò tricorno e stivali e si diresse verso la porta. Questa si aprì improvvisa facendola inciampare per lo spavento. Sarebbe caduta all'indietro se
Andrè non l'avesse afferrata, cingendole la vita. Poi l'aveva rialzata ed ancora una volta i loro corpi si erano sfiorati, cercandosi.
 
Colonna sonora: Tonight-love song-
http://youtu.be/soeEJRTiofc
 
Oscar non si era ribellata a quell'abbraccio fortuito e gli parlò abbassando lo sguardo
 
-"da dove vieni… puzzi di birra”-
-"sono stato al porto… Ho conosciuto dei marinai ed ho pagato un paio di giri per sciogliere loro la lingua"-
-"cos'hai scoperto?"-
-"tutti i giorni a mezzodì delle barchette a vela con servi e guardie trasportano cibi e bevande per il duca al castello d’If. Vengono fatti entrare da un
passaggio secondario e condotti direttamente nelle cucine.."-

-"è perfetto… Secondo le tue mappe, le cucine si trovano proprio nella torre ovest, la stessa dove viene tenuta segregata Charlotte"-
-"una volta entrati potremo muoverci con facilità"-
 
Aveva pronunciato quelle ultime parole avvicinandosi al suo volto .
L'aveva sentita inspirare profondamente e poi trattenere il fiato.
Un piccolo sorriso gli incurvò le labbra.
Oscar sentiva qualcosa per lui. Adesso ne era certo più che mai.
Forse curiosità, forse attrazione, forse passione… Aveva accettato la sua natura femminile ed ora essa reclamava esperienze affamata di emozioni.
Per la prima volta nella sua vita Oscar si lasciò andare e si appoggiò al suo petto
 
-"sarà dura domani Andrè uscire vivi da li…"-
-"Ce la faremo Oscar… Sono certo che insieme ce la faremo"-le sussurrò
 
Poi la strinse in un caldo, protettivo abbraccio.
 
-------
 
Colonna sonora: A.d. 2012
http://youtu.be/jkJbfIBhswc
 
Era metà mattina quando Charlotte, dopo cinque giorni di prigionia, respirava aria pura a pieni polmoni.
 
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Il duca le aveva concesso di poter passeggiare sulla torre ovest per un'ora, ovviamente sorvegliata dalle sue guardie e accompagnata da una cameriera.
Guardava all'orizzonte stringendo a sé la spilla a forma di rosa dono di Oscar per il suo 14º compleanno  da cui non si separava mai.
Rosalie le aveva giurato che sarebbe tornata con lui per salvarla da quell'incubo e lei scrutava il mare con la segreta speranza che quel giorno
non fosse troppo lontano.
Il duca De Guise gli aveva inviato dei gioielli e abiti in dono. I primi non li aveva nemmeno guardarti mentre tra i secondi aveva cercato qualcosa di semplice per cambiarsi.
Per il resto si era rifiutata di incontrarlo negli ultimi due giorni. Quell'uomo la disgustava.
 
-"Mi fa piacere che i miei doni vi siano graditi…quest’abito vi sta a meraviglia"-
 
Charlotte era sobbalzata a quella lugubre voce, rischiando quasi di cadere di sotto.
Quell'uomo orrendo era davanti a lei, con il suo ghigno malefico.
Non rispose, voltò le spalle e fece per rientrare quando lui l'afferrò violentemente per un braccio
 
-"quando sarete mia moglie imparerete ad apprezzarmi"-le disse e il suo alito misto al cognac le arrivò in pieno volto
-"non sarò mai vostra moglie"-rispose con un filo di voce
 
Si liberò da quella morsa, e due lividi viola le spuntarono sul braccio.
Tornata in cella prese a slacciarsi il vestito, quasi strappandoselo di dosso… mai più avrebbe indossato un altro dono di quell'essere,
piuttosto avrebbe girato in sottana, si disse.
Poi si voltò e le si gelò il sangue nelle vene.
Seduto nell'anticamera, il duca si era goduto quello spogliarello in silenzio.
Il suo sguardo colmo di cupidigia si posava sulle forme adolescenziali di Charlotte.
La ragazza provò a coprirsi con una vestaglia, ma il duca con un movimento stranamente agile per la sua stazza, si fiondò su di lei
imprigionandola contro il muro, poi la costrinse ad alzare la testa e iniziò a stringere il collo, soffocandola.
La poverina si dibatteva come un pesciolino boccheggiante che per incamerare aria spalanca la bocca. De Guise si abbassò su di lei per baciarla.
La sua lingua viscida, sapeva di marcio e le provocò un conato di vomito.
Charlotte si liberò di quella bocca avida ed iniziò a piangere terrorizzata
 
-"ho scritto a vostra madre promettendole che sareste arrivata illibata alle nozze"-
 
Un attimo di pausa e alla piccola sembrò aprirsi un barlume di speranza. Il duca allentò la presa e fece qualche passo indietro lasciandola libera di muoversi.
 Ma fu solo una crudele illusione…
 
-"Bè non sono mai stato un uomo che mantiene le promesse" -aggiunse spregevole prima di strapparle la sottogonna, spingerla di nuovo verso il muro
e oltraggiare la sua purezza infilandole violenta una mano fra le gambe.

Tutto ciò che si udì dopo furono le urla strazianti di Charlotte che risuonarono all'infinito nei vetusti corridoi di quella prigione maledetta…
-------
(1) CIT. da Cuore Selvaggio

L'idea dell'ultima parte di questa storia mi è venuta dopo aver letto la bella fic di Tetide "Goodnight Sweetheart"...Grazie x l'ispirazione (seppur di un momento triste e drammatico)
nata tra le righe della tua storia









 
 





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Capitolo 30
*** L'Ombra della Morte ***





ATTENZIONE!!! QUESTA PUNTATA E’ DECISAMENTE DA BOLLINO ROSSO IN QUANTO IL TEMA TRATTATO POTREBBE RISULTARE NON ADATTO AD UN PUBBLICO PARTICOLARMENTE SENSIBILE

   
TRENTESIMA PUNTATA


“L’Ombra della Morte”

 
Colonna Sonora: The Lord of Ring
http://youtu.be/kTCKsDBpBTo
 
Oscar, Andrè e Rosalie, perfettamente travestiti, avevano raggiunto la spiaggetta antistante il molo da cui partivano i rifornimenti per il castello d’If.
Andrè aveva provveduto ad elargire una lauta ricompensa alla governante che una volta a settimana si occupava della gestione domestica del castello
e Rosalie l'avrebbe sostituita in questo compito, con la scusa di un improvviso malore dell'anziana.
Una volta nei pressi dell'imbarcazione, la ragazza avrebbe attirato, con la sua avvenenza, due delle guardie in un angolo solitario della spiaggia convenuto insieme.
 
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Oscar ed Andrè appostati, li avrebbero colti di sorpresa e si sarebbero impadroniti delle divise e preso il loro posto.
Una volta approdati sull'isolotto ed entrati nel castello avrebbero recuperato le armi nascoste sotto l'ampia gonna della veste di Rosalie, e si sarebbero
fatti strada fino alla cella di Charlotte.
Speravano che le monete d'oro di Oscar sarebbero bastate a corrompere qualche guardia in modo da uscire poi di lì senza troppo clamore.
Questo era il piano e fino a quel momento stava funzionando alla perfezione.
Oscar ed Andrè osservavano infatti Rosalie allontanarsi, tenendo sottobraccio due guardie.
La ragazza sorrideva loro sorniona e in un certo senso Oscar si stupì delle doti seduttive della sua protetta.
Lei ed Andrè si mossero seguendo i tre a vista, ma improvvisamente uno degli ufficiali si parò davanti alla donna bloccandola
 
-"ehilà… Ma voi non siete il comandante delle guardie reali?"- Disse l'uomo
-"vi state sbagliando…"-
-"Sono stato a Versailles meno di un mese fa… Ho ricevuto una medaglia dal re in persona e voi eravate lì, alla sua destra… Non dimentico mai una faccia…"-
 
Oscar non rispose.
Stava perdendo di vista Rosalie e sapeva che se non fossero intervenuti in tempo tra poco la ragazza si sarebbe trovata nei guai. Girò le spalle all'uomo e
fece per andarsene ma lui l'afferrò per un braccio, con fare minaccioso
 
-"che ci fate qui così mal vestito?"-
-"ehi amico"- intervenne Andrè-"ci hai scoperto…"-
 
Oscar lo fissò
 
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-"La mia ragazza si è travestita per poter lavorare al castello e guadagnare qualche soldo. Sai abbiamo intenzione di scappare in Italia,
suo padre non vede di buon occhio il nostro rapporto"-

-"ragazza?"-
 
L'uomo rimase interdetto mentre Oscar sgranò gli occhi dallo stupore… come era venuto in mente ad Andrè di rivelare il suo segreto così spudoratamente?
 
Colonna Sonora: You take my breath away
http://youtu.be/NEOem7U2LPE
 
 
Un attimo dopo, senza sapere come, si ritrovò fra le sue braccia.
L'uomo l'attirò a sé per la vita e con un movimento deciso la baciò.
 
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Chiuse gli occhi e assaporò le sue labbra.
Erano gentili, morbide, dal gusto proibito.
Un fremito la scosse e un calore dal basso ventre si impadronì di tutto il suo essere: si scoprì eccitata… e si aggrappò voluttuosa all' uomo.
Le sembrava di galleggiare sorretta dalle sue braccia forti.
Il mondo cominciava a volteggiare intorno a lei in una girandola di emozioni.
Sentì il suo essere uomo irrigidirsi, ma questa volta non la turbò, anzi, l'essere desiderata tanto la fece sentire donna più che mai.
Andrè lo percepì.
Ogni sua emozione, ogni suo respiro, ogni battito del suo cuore gli apparteneva in quel momento.
Aveva agito d'impulso per convincere la guardia,sorprendendo persino se stesso, ma ora l'aveva fra le braccia e muoveva
le labbra sulle sue delicatamente.
Non aveva assaggiato il suo sapore.
Non aveva oltraggiato quella bocca con la sua lingua e non l'avrebbe fatto a meno che non fosse stata lei a lasciarsi andare a quel
bacio volontariamente, dischiudendo le labbra.
Eppure anche così ciò che provava era quanto di più vicino possibile al paradiso.
Poi a malincuore la liberò da quell'abbraccio, prima di perdere il controllo.
Lasciò orfana la sua bocca di cui aveva appena avuto un piccolo assaggio.
 
-“ehi voi piccioncini ora basta si vede che mi sono sbagliato… Non dirò nulla ma andate fuori dai piedi!!!"-proseguì l'ufficiale
 
Oscar riaprì gli occhi e lo fissò meravigliata
 
-"grazie amico"-rispose Andrè poi prese Oscar per mano e le sussurrò -"muoviamoci, Rosalie potrebbe essere in pericolo"-
-"Andrè… Perché…"-  Gli chiese senza trovare il coraggio di terminare la domanda
-"perdonami Oscar…qualcuno dice che  il fine giustifica i mezzi… Ecco Rosalie… Presto dividiamoci e attacchiamoli alle spalle"-
 
Così fecero.
Nascosero i corpi svenuti di quegli uomini e si travestirono in fretta da soldati.
Poco dopo con Rosalie salirono su uno dei battelli alla volta del castello d’ If.
Da quel momento il piano filò liscio come l’olio.
 
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Entrarono da un ingresso secondario e mentre Andrè ed Oscar  guidavano i servi nel trasporto delle derrate alimentari,
Rosalie iniziò ad occuparsi del rancio.
Un'ora più tardi finse di essere troppo debole per portare da sola il vassoio col pranzo in cima alle scale e il fatto che due guardie
accorressero in suo aiuto non destò sospetti.
Fuori da occhi nemici gettarono via il vassoio. Rosalie consegnò loro le armi nascoste nel sottogonna e presero a salire lungo il corridoio di scale,
ma all'altezza della sala da pranzo furono scoperti.
Uno dei rapitori, appena uscito dalla stanza riconobbe Rosalie e prima che Oscar ed Andrè lo stordissero, riuscì ad esplodere un colpo di pistola.
Di positivo c'era che i tre avevano recuperato le chiavi della cella di Charlotte da una delle tasche di quel malvivente, ma voci provenienti da sotto
indicavano che diversi soldati stavano risalendo la rampa attirati dallo sparo
 
-" Oscar presto, dammi la tua pistola e corri a  liberare Charlotte, io proverò a nascondere Rosalie e a tenere a bada le guardie per più tempo possibile"-
-"perfetto… Ma stai attento"-
 
-------
 
Colonna sonora: l’ultimo dei mohicani
http://youtu.be/pPwUblDs7Ns
 
Sentì il chiavistello girare e pregò silenziosamente  che non fosse di nuovo lui.
Il mostro che le aveva strappato l'anima e calpestato senza riguardo la sua verginità
 
-"Charlotte"-
 
Conosceva quella voce.
La Santa Vergine  aveva avuto pietà di lei.
Forse si trovava in un sogno. O forse era già in paradiso
 
-"Charlotte sono io"-
 
Io sì. Sapeva chi era. Lo sapeva perfettamente.
Sperò di non svegliarsi, quel sogno era meraviglioso e leniva un po’ il suo dolore
 
-"tirati su Charlotte dobbiamo andare"-
 
Oscar cercò di far tornare in sé la ragazza che adesso la fissava con occhi spiritati
 
-"ma che ti è successo…"-
 
La guardò: i lividi sul volto, il labbro spaccato, le vesti strappate e macchiate di sangue non lasciavano dubbi…
 
-"oh mio Dio… Che ti hanno fatto …"-
 
Oscar strinse a se la ragazzina e due lacrime silenziose le scivolarono sulle guance.
Quale bestia aveva potuto fare del male ad una creatura tanto fragile e indifesa?  Ma non c'era tempo, adesso doveva portarla via,
poi avrebbe pensato alla vendetta.
Infilò velocemente un indumento alla ragazza e la prese fra le braccia.
Iniziò a ridiscendere le scale ma l'urlo di Andrè la fermò.
Le guardie erano troppe e lui non riusciva a tenerle a bada. Si voltò e salì a perdifiato l'ultima rampa di scale fino ad arrivare in cima alla torre.
Poco dopo Andrè la raggiunse e le lanciò una spada.
 
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Presero a battersi e fortunatamente la loro bravura era nettamente superiore a quella di questi soldati, più che altro abituati ad aver a
che fare con detenuti incatenati e quindi non portati al combattimento. Ma quando credettero di avere avuto la meglio, il duca Roland De Guise
arrivò con 20 uomini armati di tutto punto.
L'uomo li guardò ed applaudì
 
-"fantastico, devo dire che il vostro valore è incommensurabile Oscar Francois de Jarjayes… Chissà però cosa penserà Sua maestà quando
verrà a sapere che travestito avete assaltato una delle sue prigioni, ucciso dei soldati ed il tutto per rapire la mia promessa sposa…"-

-"Bastardo che non siete altro… Vi ucciderò per ciò che avete fatto a Charlotte"-
-"Ciò che ho fatto a questa puttanella rientra nei canoni della natura di una donna… ma devo dire che guardandovi così da vicino, siete davvero
il più bel comandante delle guardie che la Francia abbia mai avuto… Sapete Oscar io sono un uomo che non disdegna certi desideri da molti
considerati contro natura… Potrei divertirmi anche con voi più tardi ahahahah"-

 
Basta! Aveva udito troppo!
Quest'essere spregevole non meritava di camminare su questa Terra!
Con una mossa felina scagliò un fendente contro di lui ferendolo gravemente all'addome ma un secondo dopo, 20 lame si avventarono su di lei e
la spinsero violentemente  all'indietro.
Uno scricchiolio, e una delle vecchie balaustre di legno, messa li chissà da quando, cedette, facendola precipitare di sotto.
Gli attimi che seguirono furono molto concitati.
Andrè e Charlotte urlarono il suo nome.
L'uomo come una furia si precipitò giù dalle scale fino ad arrivare alla sala da pranzo dove aveva nascosto Rosalie. Si affacciò ad una delle poche
finestre senza sbarre e tirò un sospiro di sollievo. Oscar era ancora viva appesa ad una roccia sporgente.
 Tuttavia il pericolo che cadesse sulla scogliera era ancora grande ed Andrè, salito su un asse, si sporse fuori per cercare di raggiungerla.
La donna allo stremo delle forze lo guardò implorante
 
-"Oscar devi fidarti di me"- le urlò l’uomo–“ al mio via devi lasciarti cadere… Io ti afferrerò"-
 
I loro occhi si incrociarono.
Di chi altri si sarebbe fidata se non del suo Andrè?
Oscar gli rispose di sì con un lieve cenno del capo.
L'uomo impostò bene i piedi sul davanzale mentre con la mano sinistra si tenne saldo alla finestra
Inspiro ed espirò per scacciare via la paura. Non poteva fallire!
 
-"ora Oscar…"-
 
La donna chiuse gli occhi e mollò la presa.
Due secondi dopo era di nuovo fra le braccia del suo amico d'infanzia, sana e salva.
Rosalie aveva osservato tutto con grande apprensione affacciata ad un'altra finestra.
I ragazzi presero a ridere per scacciare via ogni timore.
Però improvvisamente l’espressione di Rosalie mutò.
Oscar ed Andrè vi lessero, improvviso, l’orrore.
Si udì un tonfo.
Poi un altro. E un altro, ancora più forte.
Rosalie non urlò.
Non un solo fiato uscì dalle sue labbra.
Svenne alla vista di ciò che mai avrebbe voluto vedere…
 
-------
 
Charlotte credeva di aver già vissuto l'orrore più grande della sua vita, quando quel mostro del duca De Guise aveva
posseduto il suo corpo con la violenza.
Si era chiesta, nei minuti successivi, perché quell'uomo aveva ucciso i suoi pensieri e se mai un giorno avrebbe potuto
dimenticare e tornare ad essere la ragazzina che sognava le labbra morbide del suo bel comandante, la musica dolce di una danza a due,
i sospiri al chiaro di luna mentre lui le sussurrava frasi d'amore.
Chissà se mai un giorno sarebbe riuscita di nuovo a sognare quell'amore profondo, unico e grande, il più grande del mondo….(1)
 Ma dopo aver visto il suo Oscar precipitare, anche quell'ultima speranza le era stata strappata.
Che senso aveva il sorgere del sole se mai più avrebbe visto risplendere l'oro dei suoi capelli?
Che senso aveva il cielo se non poteva più perdersi nel blu dei suoi occhi?
Iniziò ad indietreggiare pericolosamente.
Uno dei carcerieri che prestava soccorso al duca De Guise morente, se ne accorse, e si voltò verso di lei tendendole il braccio.
Con un lieve cenno la invitò a fermarsi, e afferrare la sua mano.
Charlotte in quel preciso istante decise che mai più nessuno l'avrebbe toccata…
Mai più nessuno si sarebbe impadronito della sua bocca…
Ma più nessuno sarebbe entrato dentro di lei senza la sua volontà…
Avrebbe raggiunto il suo Oscar… lui non c'era più e lei non aveva ragione di esistere.
Strinse a sé per l'ultima volta la spilla a forma di rosa, dono del comandante, da cui non si separava mai e la lasciò cadere di sotto fra le lacrime.
Poi, col suo nome sulle labbra, si lanciò nel vuoto...
 
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(1) ispirata dalla canzone di Luca Barbarossa " l'amore rubato"

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Capitolo 31
*** Guerra e Pace ***


TRENTUNESIMA PUNTATA

“Guerra e Pace”

 
 

Colonna sonora: Robin Hood the legend
http://youtu.be/2V7xltfUwWE

 
 
Yorktown, America - Ottobre 1781
 
Sinistri rumori si udivano trasportati dall’aria rarefatta di quell’inizio d’autunno.
Urla di moribondi lanciate al vento, dopo che echi lontani di colpi di pistola ne sovrastavano il suono.
Era la triste musica della guerra, che tutti i giorni arrivava alle orecchie di valorosi soldati, pronti a dare la vita per la libertà del loro paese,
quella nazione che presto il mondo intero avrebbe riconosciuto come gli Stati Uniti d’America.
La campagna militare era stata piuttosto imponente, grazie a un notevole grado di cooperazione e di coordinazione fra le forze francesi ed
americane: un esercito francese nel Rhode Island, sotto il comando del conte di Rochambeau, un esercito americano a New York City comandato
dal generale George Washington, un assortimento dei regolari e della milizia americana nella Virginia sotto il Marchese Lafayette, un piccolo squadrone
navale francese a Newport sotto il conte de Barras e una flotta francese sotto il conte de Grasse.
Le operazioni di assedio contro Yorktown si erano aperte il 6 ottobre, quando l'artiglieria francese e americana avevano bombardato quasi incessantemente
le posizioni inglesi.  
Il generale La Fayette infatti, aveva capito che in questo piccolo paesino della Virginia si sarebbero decise le sorti dell’intera guerra d’indipendenza.
Il 14 ottobre in una furiosa offensiva, le truppe dei patrioti avevano attaccato con forza le giubbe rosse che proteggevano il presidio britannico.
Armati solo di baionetta gli americani, guidati dal giovane e coraggioso colonnello Alexander Hamilton, avanzavano, ma non riuscivano ancora ad avere
la meglio sul nemico. (1)
 
-“Qual è la situazione conte Fersen?”-
 
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-“Il nostro piano ha avuto successo signore. Il fronte inglese è spezzato in due. Carnivallis aspetta rinforzi che non arriveranno: abbiamo intercettato
una loro staffetta e inviato una finta risposta infiltrando uno dei nostri fra le linee nemiche”-

-“ottimo lavoro”- rispose La Fayette
 
Hans Axel Von Fersen era partito anni prima insieme ai coscritti francesi per combattere in favore dell’indipendenza americana.
Subito si era distinto, guadagnandosi il rispetto dei suoi superiori sia per la sua preparazione, sia per il coraggio dimostrato. In battaglia infatti era sempre
in prima linea e guidava personalmente i suoi uomini.
In molti chiacchieravano sul perché egli sfidasse tanto temerariamente la morte e i pettegolezzi erano giunti persino qui, a tanti chilometri di distanza da Versailles.
Ma in guerra le chiacchiere da salotto non fanno vincere le battaglie e la sola cosa che interessava ai suoi superiori era l’ esemplare comportamento tenuto sul campo.
 
-“Signore se mi posso permettere….”-
-“dite pure Fersen. Sapete quanto consideri preziosa la vostra opinione”-
-“credo sia arrivato il momento di intervenire. La milizia ha fatto quanto poteva, ora tocca a noi…”-
 
I due soldati si guardarono in silenzio.
La Fayette era giunto alla stessa conclusione, non si poteva attendere oltre.
 
-“domani mattina all’alba, Fersen….e…-aggiunse-…cercate di tornare vivo”-
-“agli ordini signore…”-
 
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Palazzo reale, Versailles Francia
 
L’intera reggia era in subbuglio: Maria Antonietta aveva le doglie e la nobiltà tutta si era riunita fuori dai suoi appartamenti.
La guardia reale faceva fatica a tenere a bada quella moltitudine di persone.
 
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 Fino a qualche anno prima infatti,  l’etichetta imponeva che il parto della regina fosse pubblico, ma dopo le complicazioni avute da sua maestà durante la nascita di Madame Royale, questa usanza era stata abolita per volere stesso della sovrana.
Quel giorno Sua Maestà partorì con gioia del re e della nazione il tanto sospirato erede al trono: Louis Joseph.
Dopo aver finalmente compiuto il suo dovere verso lo stato, Maria Antonietta si poteva considerare legittimamente la regina di Francia.
Luigi XVI si recò subito da sua moglie esprimendole la gioia per il felice avvenimento  e desideroso di vedere suo figlio, per una volta mise egli stesso
l’etichetta da parte, avvicinandosi alla culla e prendendolo personalmente fra le braccia.
 
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S’informò poi della sua salute e di quella della madre, dai suoi medici personali e diede quindi il via ai festeggiamenti che sarebbero durati
un’intera settimana.
Non appena appresa la notizia, Oscar si recò dai suoi uomini, e diede l’ordine di sparare i consueti 121 colpi di cannone per annunciare ai sudditi
la nascita del delfino.
Quella sera i cancelli di Versailles furono ancora una volta aperti al pubblico e un sontuoso banchetto con musiche, danze e fuochi d’artificio fu offerto
a tutti coloro che venivano a rendere omaggio alla famiglia reale.
Nuove speranze si accedevano all’orizzonte, e nei giorni successivi, il legame fra monarchia e popolo sembrò essersi rinsaldato.
 
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Anche se la felicità per la nascita dell'erede si era sparsa in tutta la Francia, nel periodo della sua seconda gravidanza però, era stata pubblicata una
nuova ondata di libelli satirici che mettevano in discussione la paternità del bambino.
La reputazione della regina, già minata dalle dicerie suscitate sui suoi modi disinvolti, dai continui sprechi di denaro pubblico perpetrati sia per dare sfogo
alla sua vanità, sia nel gioco d’azzardo, ne uscì ancor più danneggiata, e nemmeno questa felice circostanza riuscì ad attenuare il disprezzo dei sudditi
verso “l’austriaca”.
Ingiustamente accusata, la regina chiuse le porte ad un possibile legame coi suoi sudditi, e criticata ed osteggiata dai suoi stessi nobili, nei giorni successivi,
si sarebbe trasferita  di nuovo al Petit Trianon, aperto solo ad una manciata di persone, dove avrebbe deciso di condurre una vita semplice ed occuparsi
personalmente dei suoi figli.
La presa di posizione di Maria Antonietta avrebbe creato più avanti una corte nella corte, e l’ avrebbe portata ad essere completamente soggiogata
dalla contessa di Polignac.
Questa forma di esclusione, poi, in futuro avrebbe provocato una forte indignazione  da parte dei nobili esclusi, che lentamente, ma inesorabilmente,
li avrebbe portati ad allontanarsi loro stessi da Versailles, indebolendo così il potere della famiglia reale.
 
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Colonna Sonora: L’ultimo dei Mohicani military battle
http://youtu.be/CuIt9ShPuz0
 
I primi raggi del sole inondavano la radura colorandola di sfumature verdastre.
All'orizzonte alcuni colpi isolati di mortaio annunciavano la lenta ma inesorabile ripresa delle ostilità.
 Il conte Fersen, nella sua uniforme bianca, passava in rassegna le truppe.
 
-"soldati oggi qui a Yorktown  si fa la storia!  Molti di voi in questi anni di guerra hanno visto morire i propri compagni. Io stesso ho dovuto chiudere
gli occhi a tanti valorosi. So che vi ha sfiorato il dubbio se ne valesse la pena o meno morire per una terra tanto lontana o per persone a voi sconosciute.
Ebbene vi dico che noi oggi non combatteremo per un paese straniero. Non moriremo  per degli estranei. Ma per un ideale più nobile che farà di noi uomini
migliori al cospetto di Dio o al ritorno dalle nostre famiglie. Noi oggi combatteremo in nome della libertà! Siate valorosi e senza paura e rendiamo
questo mondo, un mondo migliore da lasciare in eredità ai nostri figli… Per la libertà, per la pace…"-

-"Per la libertà. Per la pace."-Urlarono tutti insieme migliaia di voci
-"allora in nome di Dio e per il re… CARICA!!!…"-
 
Fersen impennò il suo destriero e spada in pugno corse da un lato all'altro del battaglione.
 
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Gli uomini risposero ancora una volta all'unisono ed iniziarono ad avanzare.
Le truppe inglesi vennero colte di sorpresa.
L'attacco arrivò su due fronti: le truppe di Fersen, in prima linea, davano man forte alla milizia, che spinta da nuovo entusiasmo riprese ad avanzare.
La retroguardia di La Fayette, approfittando dello scompiglio, aggirò le giubbe rosse portandosi alle spalle dell'avamposto inglese e posizionando
i cannoni pronti a sparare sulle difese nemiche.
Nel frattempo sul campo di battaglia lo scontro si era fatto più cruento.
Si guadagnavano centimetri di terreno a fatica lottando corpo a corpo.
Fersen dava l'esempio, a cavallo, uccideva nemici trapassandoli da parte a parte e contemporaneamente incitava i suoi soldati a non arrendersi.
Urgeva delimitare il perimetro conquistato, prima che i cannoni di La Fayette iniziassero a fare piazza pulita. Bisognava accendere dei fuochi in quattro
punti in modo da spingere i nemici all'interno di questa zona e poi arretrare, entro mezzogiorno.
Ci avrebbe pensato poi l'artiglieria pesante a fare il resto e indurre alla resa gli inglesi.
Fersen aveva dato ordine a quattro ufficiali di procurarsi delle torce mentre lui e i suoi soldati provvedevano ad accerchiare il nemico, numericamente inferiore.
Gli inglesi ancora convinti di ricevere rinforzi dal generale Clinton si battevano stoicamente.
 
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Cecchini sulle torrette del forte miravano agli ufficiali a cavallo.
Una pallottola colpì il destriero di Fersen che fu sbalzato nella mischia.
A terra ebbe appena il tempo di vedere il tenente Charles e il maresciallo De Frey cadere sotto due pallottole ben assestate alla testa ,e le loro torce
spegnersi miseramente.
Provò a portarsi sulla destra dello schieramento, c'era della paglia che poteva essere posizionata e bruciata. Si batteva contro chiunque si frapponeva  
fra lui e il suo scopo. Era troppo importante riuscire a dare le coordinate di lancio all'artiglieria: il sole era già alto e fra poco, fuoco o no, la Fayette
avrebbe dato l'ordine ai cannoni di sparare e lui, i suoi uomini e la milizia, si sarebbero trovati esattamente nel raggio di tiro insieme agli inglesi.
Riuscì a raggiungere la paglia, non senza difficoltà, calcolò di trovarsi più o meno a 10° al nord-est dall'accampamento. Dalla tasca estrasse la sua
bottiglietta di whisky e appiccò il fuoco rovesciando una lanterna strappata fortunosamente dalle mani di un nemico.
Il fuoco si alzò, ma improvvisamente un carro  guidato da soldati inglesi avanzò furiosamente verso di lui. Fersen imbracciò il fucile, e sparò al cocchiere,
prima di gettarsi su di un lato.
I cavalli spaventati, presero a correre senza meta e finirono nel fuoco.
Due dei soldati, tentarono di prendere le redini, ma poi saltarono via per salvarsi.
Ormai fuori controllo il carro si incendiò e la polvere da sparo trasportata, esplose.
La Fayette, dalla sua posizione, temendo si trattasse di un contrattacco nemico, diede l'ordine ai cannoni di sparare.
I fuochi accesi erano solo due, il perimetro di combattimento era delimitato in modo approssimativo e sia i francesi che gli americani si trovavano
ancora in zona di tiro.
La prima scarica creò il panico: i soldati di entrambi gli schieramenti fuggirono via.
Approfittando del tempo di ricarica, Fersen si portò proprio al centro del campo di battaglia urlando ai suoi uomini di battere in ritirata secondo i piani.
Poi un attimo dopo un sibilo violento attirò la sua attenzione.
Volse lo sguardo ed ebbe solo il tempo di urlare ‘via’.
Un boato, poi le urla.
 
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Una montagna di terreno si sollevò e lo investì.
Lo spostamento d'aria lo sbalzò diversi metri più avanti.
Riaprì gli occhi, le orecchie  fischiavano violentemente lacerando i timpani.
Intorno a sé vedeva solo corpi martoriati e braccia e gambe amputate che volavano da tutte le parti.  Provò a rialzarsi, ma il suo corpo disobbedì
all'ordine impartitogli dalla mente.
Forse era finita.
Forse stava morendo.
Chiese perdono a Dio per i suoi peccati. Poi chiuse gli occhi.
Immagini di un tempo lontano gli attraversarono la mente.
I suoni e i colori di Versailles, lo scintillante mondo della corte di Francia gli apparve quasi magicamente . E poi la rivide… la sua stella…
splendeva di grazia e  bellezza…l'unica donna che avesse amato davvero e per cui oggi stava morendo: Maria Antonietta!
 
… Ogni cosa mi conduce a te…
 
Disse fra sé, mentre il ricordo del suo corpo nudo fra le braccia lo accompagnava dolcemente verso l'oblìo.
Poi l’immagine svanì.
Ebbe un attimo di lucidità e riaprì gli occhi.
 Guardò il cielo: due nuvole attraversavano lo spazio infinito e mentre sentiva le forze venire meno ancora una volta, un nome gli salì alle labbra
 
-"Oscar… te l’affido… Proteggila… Proteggila sempre"-
 
Un attimo dopo tutto fu buio e silenzio.
 
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Colonna Sonora: French romantic song
http://youtu.be/4588U2TbCaY
 
Oscar guidava personalmente i suoi soldati quella sera.
 
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Passava in rassegna la folla riunitasi per i festeggiamenti, teneva sotto controllo i varchi principali, presenziava alle perquisizioni, dando ordini severi
per i controlli di eventuali sospetti.
Girodel in licenza, aveva passato diversi giorni a casa di suo fratello per festeggiare il compleanno del suo primo nipote maschio, ma non appena appresa
la notizia della nascita del delfino, era rientrato a corte.
Aveva scorto Oscar a cavallo e si era affiancato a lei.
 
-“Comandante quali notizie…”-
-“finalmente è nato l’erede che tutta la Francia attendeva, sia il piccolo che la regina godono di ottima salute…il re ha previsto che si festeggi per tutta la settimana…”-
 
Improvvisamente s’interuppe.
Una forte fitta alla testa le fece lasciare le redini.
 
-“Comandante…che vi succede?”-
 
Le orecchie iniziarono a fischiare e Oscar chiuse gli occhi dal dolore.
In quel momento ebbe un triste presentimento, e una strana angoscia s’impadronì di lei.
Udì una voce nella sua testa.
Una voce che la chiamava .
 
-“Comandate….Oscar…stai bene…”-domandò Girodel preoccupato
-“…Fersen…”-sussurrò
-“Cosa…che avete detto?…”-
-“Nulla Girodel…non è niente, probabilmente sono stata troppo vicino ai cannoni oggi, ho un forte dolore alla testa”-
-“Venite…”-
 
L’uomo la condusse via.
Poi una volta nei pressi del suo ufficio l’aiutò a scendere da cavallo. Oscar non voleva mostrarsi debole agli occhi del suo secondo
 
-“è passato sto bene…”-
-“riposatevi un attimo”-
 
Girodel le sfiorò i fianchi, aiutandola a sedersi
 
-“ Oscar…non vi siete riposata mai in questo ultimo anno, dopo…beh dopo quanto accaduto alla contessina Charlotte…prendetevi qualche giorno di vacanza,
penserò io agli uomini”-

 
La donna sospirò, quella era una ferita ancora aperta, un dolore troppo forte da affrontare, e proprio per questo  si era immersa nel lavoro fin quasi a sfinirsi.
 
-“Ci sarà molto da fare nei prossimi giorni Viktor, la mia presenza a corte è indispensabile…”-
-“ …dovete smetterla di sentirvi responsabile…quello che è successo non è assolutamente colpa vostra…”-
-“Charlotte è stata rapita mentre era a palazzo…sotto il mio comando…ed io non sono riuscita a salvarla…sapevate Girodel che non essendo a conoscenza
del mio segreto si era innamorata di me?…sognava di sposarmi….come Rosalie. L’ho presa sotto la mia guida ma non sono stata in grado di proteggere
nemmeno lei…da quando è a casa mia ha dovuto sopportare un dispiacere dopo l’altro… Per non parlare di Andrè, che rischia ogni giorno la vita per vegliare
sulla mia…”-

-“Oscar vi prego, non siate triste. Il mio cuore si rifiuta di vedervi così. Voi siete una donna meravigliosa…unica nel suo genere e per questo tanto preziosa.
Vi chiedo solo di lasciarvi il passato alle spalle e guardare avanti…ad un futuro che se voleste potrebbe essere diverso…”-

 
Girodel pronunciò queste ultime parole, guardandola negli occhi, in un modo in cui non aveva mai osato fare fino ad allora, e le prese la mano, stringendola
fra le sue e poi portandosela alle labbra
 
-“Diverso ? In che modo?”-
-“ Semmai un giorno decideste di vivere la vostra vita lontana dal vostro segreto, sappiate che in me troverete sempre un amico fedele…
e non solo…Oscar io…devo confessarvi che…”-

-“grazie Conte Girodel”-
 
Oscar ritirò la mano.
Si alzò di scatto evitando quegli occhi cristallini che per un attimo l’avevano tentata.
Era bello Girodel.
Adesso che aveva accettato il suo lato femminile, se ne rendeva conto.
 
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Bello,di una bellezza sfrontata, quasi accecante, perfetta nella sua nobiltà.
Tornò ad assumere il suo algido tono di comando e voltò le spalle al suo secondo
 
-“tra qualche giorno sua maestà la regina si trasferirà con Madame Royale e sua altezza il principino, al Petit Trianon. Bisognerà disporre una
scorta adeguata e organizzare le guardie che in pianta stabile sorveglieranno il palazzo. Lascio a voi la scelta degli uomini”-

-“Ai vostri ordini comandante”-rispose l’uomo con tono deluso
 
Un istante dopo Oscar lo congedò
Si guardò la mano ancora umida del sapore delle labbra di Girodel e in un attimo tornò con la mente su quella spiaggia, dove altre due morbide
labbra si erano impossessate di lei.
Della sua bocca.
Rabbrividì, e il sangue prese a pulsarle nelle vene
Aveva conosciuto il sapore di un uomo, seppur per caso, per la prima volta, ed era stato Andrè a donarle quella sensazione sconosciuta.
Andrè dal viso gentile e dagli occhi di smeraldo.
Andrè così diverso dagli altri uomini, così opposto a Girodel.
Bello anche lui, ma di una bellezza più selvaggia, meno ostentata. Tutta da scoprire.
Forse era giusto così, pensò.
Chi meglio del suo compagno di giochi con cui ne aveva passate tante, poteva farle da guida nello sconosciuto universo della passione?
E poi c’era Fersen.
Aveva provato a dimenticare i suoi sguardi, la sua voce armoniosa, la sua nobiltà d’animo, il suo sorriso spontaneo, il suo coraggio.
Fersen racchiudeva in se tutte le qualità che un vero uomo doveva avere.
Si chiese cosa mai avrebbe provato se quelle labbra fossero state di Fersen.
Aveva udito la sua voce nella sua testa qualche attimo prima e adesso il dolore della mancanza di lui stava nuovamente riaffiorando ed assediando il suo cuore.
Sarebbe mai ritornato?
Guardò le nuvole muoversi lentamente in quella sera d’autunno e lanciò una muta preghiera: se mai un giorno si fossero rivisti, stavolta
non avrebbe celato i suoi sentimenti.
Gli avrebbe confessato cosa realmente provava per lui.
Perché, si disse, meglio una vita di rimorsi che di rimpianti…
 
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Titolo preso in prestito dal famoso romanzo di Tolstoy

  1. Info storiche tratte da wikipedia
 

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Capitolo 32
*** Segreti e Bugie ***


TRENTADUESIMA PUNTATA

“Segreti e Bugie”
 

Versailles, novembre 1781

Colonna Sonora: E. Clapton Tears in heaven
http://youtu.be/AscPOozwYA8 

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Era passato più di un anno dalla morte di Charlotte, e da allora Rosalie si era rifiutata di mettere piede a Versailles.
Stavolta però, non aveva potuto dire di no: Oscar l'aveva mandata a chiamare con urgenza e benché il motivo le fosse sconosciuto,
aveva accettato di recarsi in quello che ormai definiva un covo di serpi.
Pregò mentalmente affinché le fossero evitati sgradevoli incontri.
Sperava infatti di non incrociare né suo padre né tanto meno sua madre.
Il primo la ignorava ormai, la seconda, dopo la morte di sua sorella, le aveva scritto diverse lettere in cui le chiedeva un incontro privato.
Incontro che ovviamente aveva declinato.
Per Rosalie, la reale responsabile della morte della piccola Charlotte, era sua madre!
Eppure né lei né altri avevano pagato per quel fiore spezzato.
La versione ufficiale dell'accaduto, riportata dalla stessa contessa, parlava di un tragico incidente. La contessina Charlotte era salita sulla
torre del castello per ammirare il panorama e si era sporta troppo. Una vecchia balaustra di legno aveva ceduto e la piccola era precipitata di sotto.
Il duca De Guise, per il dolore di aver perso la sua giovane promessa sposa, si era tolto la vita poco dopo.
Rosalie aveva provato a ribellarsi a quell'infame bugia.
Voleva che arrestassero sua madre ed era pronta a dire tutta la verità ma poi la zia di Oscar, Brienne, in accordo con la sua benefattrice ,l'avevano
invitata a tacere.
Nessuno avrebbe dato peso alle sue accuse: sarebbero state solo le parole di una ragazzina contro quelle di due delle persone più importanti del regno,
il duca D’Orleans, e la contessa sua madre.
Quella verità sarebbe servita solo a negare alla piccola Charlotte un funerale cristiano e di certo dopo tutto quello che aveva sofferto in vita, non meritava
anche questo disonore in morte.
Così vinta, con il cuore straziato dal dolore, si era ritirata a vita privata a palazzo Jarjayes.
Più di una volta, l'aveva sfiorata l'idea di tornarsene a Parigi, magari da Bernard, poi poco dopo si era data della sciocca: erano anni che non aveva più sue
notizie e certamente adesso lui l'aveva dimenticata e si era costruito una vita.
La carrozza si era appena fermata di fronte alla reggia. Rosalie discese e naturalmente la prima persona che incrociò fu proprio sua madre: Dio non poteva
ascoltare le sue preghiere, pensò, perché evidentemente non voleva avere niente a che fare con quel posto.
La contessa di Polignac era sotto braccio della duchessa d’Alechon e spettegolava divertita.
 
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Come poteva, si chiese Rosalie?
Come si fa a convivere con un peso simile nell'anima e fingere spudoratamente?
La contessa si accorse della sua presenza e subito s'incamminò verso di lei.
Rosalie cercò di evitarla, affrettando il passo
 
-"vi prego, fermatevi Rosalie"-
 
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-"che volete-" rispose dandole le spalle
-"lo sai mia cara …parlare con te"-
-"lo state facendo… Ditemi ciò che avete da dirmi e poi lasciatemi in pace"-
-"Rosalie, non essere così dura con me, abbi pietà, non puoi capire quanto io soffra…"-
-"pietà… E voi ne avete avuta con Charlotte?"-
-“Cara non dovresti credere a tutte le malignità che circolano su di me…”-
-"Malignità… Dimenticate che io ero lì! E ho visto tutto… E la rivedo ancora tutte le notti nei miei incubi… la vedo gettarsi.."-disse piangendo, poi continuò dopo
un attimo -"e sento la sua voce che mi dice ‘avevi giurato di portarmi via invece mi hai lasciata morire qui’…"-
 
Ormai le lacrime scendevano copiose e anche la Polignac non era riuscita a trattenersi
 
-"Rosalie… Se avessi saputo che genere d'uomo era il duca de Guise, pensi davvero che avrei lasciato Charlotte nelle sue mani? Devi credermi…
Sono tua madre… tu devi perdonarmi… "-

-"Va bene… Volete che vi perdoni? Restituitemi  Charlotte… Ridatemi mia sorella!"-
 
Aveva preso ad urlare incurante degli sguardi curiosi di altri nobili
 
 -"solo allora vi perdonerò!!!"-
 
Furono le sue ultime parole.
Poi raccolse il suo contegno, voltò le spalle a sua madre e se ne andò.
Si era attardata una mezz'oretta rifugiandosi sotto la quercia nei pressi dell'ufficio di Oscar.
Andrè l'aveva intravista e la raggiunse
 
-"tutto bene Rosalie?"-
-"certo"-mentì-"per favore accompagnami da Oscar"-
 
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Le sorprese quel giorno per la giovane protetta del comandante non erano finite.
Non appena entrò nell'ufficio di Oscar, il destino le tese un nuovo agguato.
Ad attenderla  infatti, non c'era solo la sua benefattrice, ma anche la contessa Jeanne De La Motte.
Rosalie non  riuscì a nascondere del tutto il suo stupore
 
-"vi lascio sole"- disse Oscar -"credo che abbiate molte cose da dirvi"-
 
Poi fece un cenno ad Andrè ed uscirono.
Le due ragazze stettero lungamente in silenzio a studiarsi, fu Jeanne a parlare per prima
 
-"mia cara Rosalie come stai? Sono venuta a conoscenza delle tue disavventure ed ero molto in pena per te, volevo che sapessi che puoi sempre contare su di me"-
-"davvero? Eppure sono trascorsi diversi mesi dalle disavventure di cui parli, come mai ti fai viva solo ora?"-
 
Jeanne prese tempo. Rosalie non era più la bimbetta ingenua che aveva lasciato a Parigi. Doveva misurare bene le parole
 
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-"ho avuto anch'io i miei guai e poi sono stata così male quando mi hai detto di nostra madre… "-
 
Due finte lacrime le bagnarono gli occhi
 
-"sei sparita così da un giorno all'altro lasciandoci nella disperazione… La mamma s'è ammalata e non ha potuto più lavorare. Siamo finite nella miseria
più nera, vivevamo d'elemosina e della carità dei vicini. Poi quando ti ho ritrovata, vestita da gran signora, e ho cercato il tuo aiuto mi hai scacciata,
minacciandomi…te lo ricordi Jeanne?"-

-"Io… Io… Non erano soldi miei. Una dolce e nobile vecchietta mi ha presa con sé come dama di compagnia. Alle sue amiche aveva detto che ero una
lontana nipote, se si fosse scoperto che eri mia sorella e avrebbero capito da dove venivo, sarei stata mandata via"-

-"mai una lettera… mai una notizia, ed ora dopo tanti anni di silenzio pretendi di venire qui e offrirmi il tuo affetto…"-
-"Rosalie come puoi dire una cosa simile, sono pur sempre tua sorella"-
-"No Jeanne, non lo sei" -
-"ma cosa dici?"-
-"in punto di morte, madame Lamorliere, mi rivelò di non essere la mia vera madre… i miei veri genitori  sono due nobili"-
 
Allora i pettegolezzi che circolavano erano veri, pensò Jeanne.
Non poteva lasciarsi sfuggire quest'occasione.
Aveva bisogno di Rosalie. Delle sue amicizie. Del suo denaro
 
-"e così allora sei tu che scacci me , hai ragione, adesso che sai la verità sulla tua nascita, a cosa tiserve una sorella…"-
 
Jeanne stava inscenando una vera e  propria sceneggiata e sperava di riuscire a commuovere Rosalie
 
-"ti sbagli di grosso. Su tutto. Comunque se vuoi sapere dove è sepolta  per portarle un fiore…"-
-"Per l'amor di Dio Rosalie… aiutami"-
 
Jeanne finse uno svenimento e stavolta la tattica sembrò funzionare.
La ragazza, spaventata, accorse e fece sedere la donna portandole un bicchier d'acqua
 
-"come sei buona Rosalie… Lo sei sempre stata… Sapessi quanti problemi e preoccupazioni che ho. Vivere a Versailles è molto più dispendioso
di quanto immaginassi e lo stipendio di mio marito non basta… Se solo tu volessi aiutarmi…"-

-"Io? E come potrei,  non ho soldi miei"-
-"sì ma basterebbe una parola al comandante… Tutti dicono che ti vuole molto bene… Magari se lo promuovesse a vicecomandante e gli desse
un aumento di stipendio o lo proponesse per qualche incarico importante a corte… So che la regina tiene molto in considerazione il suo parere…"-

 
C'era quasi cascata Rosalie.
Per un attimo aveva creduto che Jeanne fosse cambiata, che volesse realmente riallacciare i loro rapporti affettivi. Ma come sempre i motivi di quel
rinnovato interesse nei suoi confronti erano puramente materiali
 
-"non cambi mai. Sei sempre stata un egoista… la sola cosa che conta per te è il denaro e il potere che ne deriva. Adesso sono io a provare una
gran pena per te… Passi la vita rincorrendo  solo futili cose… A che serve essere ricchi se non c'è nessuno con cui dividere la felicità?
A che serve il potere quando si è soli…"-

 
Disse quest'ultima frase pensando ancora una volta a Charlotte e una lieve commozione smorzò il tono della voce.
Si voltò, non voleva farsi veder piangere da Jeanne.
Sicuramente avrebbe male interpretato le sue lacrime.
 
-"Tu… tu misera sgualdrina"- tuonò Jeanne furibonda-"ti permetti di avere pietà di me? Come osi? Credi di essere tanto migliore,  eppure non disdegni
di fare la bella vita a spese del tuo  comandante"-

 
Rosalie si voltò sorpresa da quella reazione
 
-"si,  Rosalie è inutile fingere con me… Tutta Versailles sa che sei l'amante di Oscar Francoise  De Jarjayes! Da anni vivi sotto il suo stesso tetto eppure
non mi sembra che ti abbia chiesta in moglie o che porti un anello al dito. La sua famiglia certo non si abbasserebbe mai ad imparentarsi con una come te…
Gli servi solo per scaldargli il letto, ma stai certa che quando si sarà stancato di te ti getterà via per una più giovane e più bella, allora sì che calerai
quell'aria di superiorità…"-

-"Adesso basta!"-Rosalie si avventò su quella che un tempo era sua sorella e l'afferrò per il bavero del giacchino-"sono davvero stanca di Versailles,
delle sue bugie e dei nobili che gettano infamia sulle persone… Tu non sai nulla Jeanne, di me , di Oscar, e di chi sia veramente e non ti permetterò di
infangare il mio e il suo nome. Il comandante è l'unica persona buona al mondo che io abbia mai conosciuto e per tutto quello che ha fatto per me non ha mai
chiesto nulla in cambio e di certo non avrei potuto dargli nulla di ciò che credi per il semplice fatto… che non è… un uomo… ma una donna!!!"-

 
Jeanne rimase senza parole a quell'improvvisa rivelazione
 
-"è un segreto che viene tenuto nascosto a tutti per proteggere la famiglia reale, poiché il generale suo padre, non ha avuto eredi maschi e quindi il comando della
guardia reale che da sette generazioni appartiene alla loro famiglia, sarebbe finito in chissà quali mani e i nemici della corona avrebbero avuto vita facile.
Lei ha dovuto sacrificare tutta la sua esistenza e fingersi  un uomo per il bene della Francia"-

 
Jeanne adesso si spiegava il perché di tante cose, ma più di tutte capiva come mai le sue armi di seduzione non avevano funzionato.
Quel pomeriggio aveva ottenuto un colloquio privato nel suo ufficio, ed era certa che con il suo fascino sarebbe riuscita a guadagnare una raccomandazione per Nicola.
Ma più passavano i minuti e più l’algido comandante rimaneva fermo nel suo impeccabile comportamento. Aveva creduto che forse era il suo amore per Rosalie a
bloccarlo e quindi le era venuto  in mente di far leva sulla sua sorellina.
Così, sempre fra lacrime di circostanza, aveva preso a raccontare della loro sfortunata infanzia ed aveva espresso il desiderio di poterla incontrare lì.
Oscar aveva ceduto, forse sperando che ritrovare la sua sorella adottiva, potesse in qualche modo strappare Rosalie allo sconforto in cui era precipitata
dopo il suicidio di Charlotte.
Se avesse minimamente immaginato di darle un altro dolore sicuramente avrebbe scacciato via Jeanne non solo dal suo ufficio ma addirittura da Versailles
 
-“ahahahha..e così il bel comandante a cui tutte le dame di Francia aspirano è una donna!"-
 
Rideva in modo malevolo
 
-"se riveli questo segreto a qualcuno io sono capace di…"-
-"Non preoccuparti Rosalie manterrò il segreto, d'altronde non trarrei nessun vantaggio dal rivelarlo e non certo perché temo la tua ira…
Bensì quella degli Jarjayes… Mi hanno detto che il generale è severo oltre ogni immaginazione e che sua zia è capace di vendicarsi dei suoi nemici anche a
distanza di venti anni. Sarei una pazza a mettermi contro una famiglia tanto potente… Dormi pure sonni tranquilli…"-

 
Era sincera Jeanne. Avrebbe mantenuto il segreto. Per ora.
 
-"Rosalie, tolgo il disturbo e farò in modo di non importunarti più…"-
 
La contessa De La Motte  uscì e solo qualche minuto dopo, quando la rabbia accumulata in questa difficile giornata, iniziò a svanire,
Rosalie  capì che rivelando a Jeanne il segreto di Oscar, aveva commesso l'errore più grande della sua vita …
 
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Colonna Sonora:Giovanni Allevi Back to life
http://youtu.be/TFIBFd3gKHE 

-"vostra maestà è permesso…"-
-"mia cara Jolande venite pure"-
-"come vi sentite stamattina"-
-"libera…"-
 
La risata fragorosa della Polignac risuonò per tutto il Petit Trianon, dove Sua maestà si era stabilita da qualche giorno.
 
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La regina aveva portato con sé pochi servi e contava di condurre un'esistenza semplice e spensierata, occupandosi personalmente dei suoi bambini
 
-"quali nuove da palazzo…"-
-"mia adorata regina, la solita montagna di pettegolezzi… E… Una sorpresa…"-
-"Risparmiatemi pure i primi e saltate subito alla sorpresa… sono troppo curiosa di sapere di cosa si tratta"-
-"mi permettete di mostrarvi questa?"-
 
La contessa porse un astuccio alla regina. Esso conteneva una preziosissima collana con cinque diamanti di dimensioni e splendore eccezionali,
tenuti tra loro da fili di altre pietre più piccole, per un totale di 540 diamanti
 
-"non ho mai visto nulla di più bello"-
-"provatela  maestà… Questa collana è degna di una regina! Solo voi possedete la grazia e l’ eleganza per portare un simile gioiello!"-
 
Maria Antonietta, irresistibilmente attratta dalla collana, la indossò, rimirandosi allo specchio
 
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-"è magnifica e su di voi poi… Sarete la regina più invidiata d'Europa… No, ma che dico, del mondo intero!"-
-"Ma quanto costerà…"-
-"Sua maestà non dovrebbe preoccuparsene, il gioielliere Bohemer l’ ha mostrata al re in persona che sembra disposto a farvene dono  per la nascita del delfino.
Se la gradite, la collana è vostra!"-

 
Maria Antonietta guardò di nuovo la sua immagine riflessa, ma stavolta il sorriso le si spense. Ormai certe frivolezze non le recavano più la gioia di un tempo.
E poi era decisa a condurre una vita spartana, lontana dalle feste e i balli, immersa nella natura che circondava il piccolo palazzo.
Quella collana non le serviva affatto. Aveva altri progetti per sé e i suoi piccoli.
Contava di dedicarsi all'arte, al teatro in particolare, e di farsi costruire una fattoria con tanto di animali da accudire e un orto e un frutteto da coltivare,
dove lei sarebbe stata come la pastorella di certi quadri bucolici che aveva ammirato.
 
-"Contessa quanto ha chiesto Bohemer al re per questa collana?"-
-"un milione e cinquecento mila lire parigine"-
 
Era una somma stratosferica per l'epoca
 
-"dite al re che lo ringrazio, ma non ho bisogno di altri diamanti, piuttosto la Francia ha bisogno di un nuovo vascello"-
 
Ripose la collana nel suo astuccio e la riconsegnò alla sua migliore amica
 
-"che peccato… Era così bella… Ma forse avete ragione voi… La faremo restituire"-
 
La contessa di Polignac aveva tentato di persuadere la regina sotto richiesta dello stesso Bohemer che le aveva promesso una ricompensa nel caso
fosse riuscita a convincere Maria Antonietta.
Lui e altri importanti gioiellieri parigini avevano investito tantissimo in quella collana tentando di venderla ai regnanti di mezza Europa. Ma nessuno,
dopo aver ascoltato il prezzo, intendeva acquistarla. Ciò aveva messo in imbarazzo l'intera corporazione dei gioiellieri, trovatasi in debito con le banche
che avevano finanziato il progetto.
 
-"E ora vostra Grazia passiamo ai pettegolezzi… Non potete immaginare cosa mi ha raccontato la duchessa d’Alechon…"-
 
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Aprì gli occhi e il mondo intorno a lui prese forma.
Altre volte era tornato alla realtà, ma poi qualche secondo dopo, quella stanza sconosciuta ruotava vorticosamente risucchiandolo nell'oblio.
Sognava.
Vedeva se stesso in uno splendido palazzo decorato d'oro con sale di specchi che riflettevano gentiluomini e nobildonne. Il palazzo era immerso in un giardino
dove una bellissima donna dai capelli lucenti si aggirava furtiva come una ninfa per poi perdersi fra le sue braccia. Ed ogni volta il sogno finiva sempre allo stesso modo:
lei svaniva trasformandosi in un ufficiale dalla divisa rossa e oro che correva via su di uno splendido cavallo bianco.
Provava a fermarlo urlando il suo nome, ma non un solo fiato gli usciva dalla bocca.
Stavolta però era sveglio e pienamente cosciente.
Osservò la stanza: era semplice con mobili dignitosi e la biancheria sapeva di fresco.
Provò ad alzarsi ma forti dolori alle gambe e alle braccia lo fecero quasi cadere.
Aveva sete e udì delle voci provenire dal basso.
Raccolse di nuovo le forze e riuscì a mettersi seduto.
Provò nuovamente a muovere qualche passo ma un improvviso giramento di testa lo fece cadere sul pavimento e stavolta non riuscì a trattenere un grido di dolore.
Qualche minuto dopo la porta si aprì e una giovane di bell'aspetto, allarmata, richiamò l'attenzione
 
-"padre, fratello, presto accorrete"-
 
Due generazioni diverse gli uomini entrarono nella stanza e con cautela lo risollevarono e lo misero a letto
 
-“ehi amico tutto bene come ti senti?”-
-“come se fossi stato investito da una mandria di bisonti imbufaliti”-
-"beh il paragone mi sembra piuttosto azzeccato!"-Riprese l'uomo più giovane -"dopo quanto accaduto siete fortunato ad essere tutto intero"-
-"e che cosa è accaduto…"-
-"Non ve lo ricordate? Eravate proprio nel bel mezzo dei bombardamenti dell'artiglieria francese a Yorktown. Mio fratello è un ufficiale della milizia.
Vi ha trovato tra molti soldati morti, ferito e privo di coscienza. Ha deciso di portarvi qui alla fattoria di nostro padre. È un bravo medico e si è preso cura di voi.
Sapete, siete stato tra la vita e la morte per quasi un mese"-

 
Lo sconosciuto guardò l'uomo più anziano sorridere in modo compiaciuto
 
-"signore suppongo di dovervi la vita… Grazie per tutto ciò che avete fatto per me"-
-"era un dovere. Mio figlio ha detto che siete un comandante molto coraggioso"-
 
Il ferito lo guardò stavolta con aria costernata. Era ufficiale lui? Ed aveva combattuto in guerra? Per quale guerra? Dove si trovava adesso?
 
-"Non preoccupatevi dopo un trauma di forte entità può succedere che vi sentiate spaesato. Molto presto starete meglio"- disse il medico
-"padre avete parlato tanto eppure non ci siamo ancora presentati, non vorrete mica che questo signore pensi che siamo dei maleducati"-la ragazza
che fino ad allora era rimasta in silenzio prese a rimproverare i due uomini
-"hai ragione figlia mia. Io sono il dottore Charles Hamilton e questo è mio figlio John, la mia figlia minore Esther. Suppongo che il maggiore dei miei figli,
il colonnello Alexander Hamilton l'abbiate incontrato sul campo di battaglia"-

 
Colonnello? Quale colonnello? Quale campo? Quale battaglia? Lui non ricordava nulla di tutto questo…
 
-"E voi siete…"-Azzardò timidamente la ragazza
-"io sono… Mi chiamo…"-
 
Non terminò la frase. Nessun nome si compose nella sua mente. Era come se una coltre di nebbia si fosse abbattuta sulla sua testa rendendo evanescente
ogni ricordo passato
Da dove veniva?
Come si chiamava?
Ma soprattutto chi era lui?
 
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Capitolo 33
*** Gli Ostacoli del Cuore ***



ATTENZIONE QUESTA PUNTATA E' DA BOLLINO ROSSO PER LA PRESENZA DI ESPLICITI RIFERIMENTI SESSUALI


TRENTATREESIMA PUNTATA

 
“Gli Ostacoli del Cuore”

 
 
Francia, Dicembre 1781
 
Colonna Sonora: never let me go by Rachel Portman
http://youtu.be/Ve81_Zc5oCU
 
 
Oscar ed Andrè cavalcavano verso casa svogliatamente.
Un vento freddo si era alzato e sferzava i loro volti in modo fastidioso.
La neve era caduta copiosa la sera prima ed imbiancava tutta la campagna. Si prospettava un inverno gelido per quell’anno.
 
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L'uomo si affiancò al cavallo bianco della sua amata, cercando di attirare l'attenzione.
Oscar era pallida e stringeva con forza le briglie, eppure il suo pensiero vagava altrove.
Quel freddo improvviso sembrava esserle indifferente.
Quante volte negli ultimi tempi l'aveva vista così assente…
Come al solito lei si riteneva la sola responsabile  per la vicenda di Charlotte.
Il suo carattere severo, il suo senso del dovere, le impedivano di pensare che la colpa di quella  tragedia, potesse essere imputabile solo
ad un destino avverso e inspiegabile.
Il disegno di Dio non sempre coincide con i nostri piani!
Spesso di notte, mentre Andrè si aggirava inquieto per i corridoi di palazzo Jarjayes, la sentiva singhiozzare da dietro la barriera invalicabile
della porta della sua camera.
Innumerevoli volte aveva steso la mano verso la maniglia per entrare furtivo in quel tempio e sorprendere la sua anima fragile e disperata di
fronte a quella realtà inaccettabile.
E aveva vaneggiato di avvolgerla in un abbraccio protettivo per asciugare quelle lacrime a furia di baci.
Andrè sperava di insegnarle che il mondo non è fatto solo di spade, di doveri, di sconfitte e di dolore.
Il mondo è fatto soprattutto di amore!
Ma la mano gli rimaneva a mezz'aria, la maniglia immobile, la porta chiusa.
Era ancora troppo presto per lei, anzi gli ultimi avvenimenti accaduti avevano fatto fare al suo cuore un passo indietro, convinta com'era che la sua
debolezza di donna fosse la sola causa di quei terribili avvenimenti.
 
-"Oscar fa freddo, fermiamoci un attimo, ho con me altri mantelli, ci copriremo alla meglio"-
-"Andrè"- gli rispose, come se non lo avesse udito -"tu va' pure a casa, io ho una commissione da fare a Parigi, di' che non rientrerò prima di sera"-
 
Spronò Cesar e senza dare al suo attendente nemmeno il tempo di replicare, corse via.
Andrè scosse la testa in un cenno di diniego.
Sapeva bene quale era questa commissione.
Oscar si recava personalmente, a metà di ogni settimana, al ministero della guerra, da quando Fersen aveva smesso di scriverle.
Attendeva i dispacci che arrivavano dall’America per avere notizie della sua sorte. I suoi superiori ammiravano il patriottismo di quel gesto, ma solo
lui ne conosceva il reale motivo.
D’altronde se Oscar provava per il conte un quarto di ciò che lui sentiva per lei, niente e nessuno, e men che meno la lontananza, sarebbero riusciti
a strapparglielo dal cuore.
Questa consapevolezza ferì Andrè nel profondo, soprattutto dopo quel bacio in spiaggia che aveva acceso in lui la speranza.
Ma ormai da mesi la sua ragione di vita  non gli regalava più un sorriso e nel vederla sempre così triste iniziava a chiedersi se non fosse meglio che
trovasse pace al suo dolore fra le braccia dello svedese. E’ vero, lui ne sarebbe morto, ma il saperla disperata come adesso e non poter far nulla,
lo rendeva a sua volta infelice.
Scacciò via quella sensazione.
Rego iniziava a protestare per quella sosta forzata al freddo.
Volse il cavallo in direzione di Parigi: non sarebbe rientrato a casa per passare un’altra notte insonne con i suoi infausti pensieri. Meglio andare dove l’oblio
dei sensi gli avesse concesso qualche ora di pace.
Meglio andare con Alain!
 
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Virginia, stesso giorno
 
Colonna Sonora: Hans Zimmer the Holidays
http://youtu.be/CWokfkARQbg
 
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L’ applauso dei presenti, riuniti intorno alla tavola, accolse l'ingresso del loro ospite, ancora convalescente, in sala da pranzo.
Il dottor Hamilton lo guardò compiaciuto: al suo arrivo, ferito, in questa casa, nessun familiare avrebbe scommesso sulla sua guarigione.
Ed invece eccolo in piedi di fronte a loro sano e salvo!
 
-"Duke venite a sedervi qui"- Esther era la più eccitata di tutti
-"Duke?"-
-"Si padre, visto che il nostro ospite non ricorda ancora il suo nome e che Alex lo ha portato da Yorktown, la città che gli inglesi hanno dedicato al duca di York,
io ho deciso di dargli questo nome!"-

-"Signorina, non credi di essere un po' troppo spregiudicata?"- Disse sua madre cercando di calmare l'entusiasmo della figlia
-"vi prego signora"-intervenne l'ospite -"non rimproverate Miss Esther, sono stato io a chiederle di trovare un nome per me"-
-"e sia ,allora ti chiameremo Duke"-aggiunse il dottor Hamilton -"ed ora mangiate con noi"-
 
Benché lo straniero ricordasse poco o nulla del suo passato, conversava piacevolmente e aveva dei modi sopraffini, a dire il vero molto più eleganti di quanto
la stessa famiglia Hamilton potesse vantare.
Esther se n'era accorta già da un bel po', mentre si prendeva cura di lui personalmente, facendo da infermiera a sua padre.
Aveva avuto modo di passare molto tempo in sua compagnia  e i due avevano trascorso intere serate, quando lui era infermo a letto, a discorrere.
Duke era diverso da tutti gli uomini che conosceva in  quella piccola comunità.
Del resto Ester aveva sempre frequentato solo contadini, religiosi, allevatori o soldati e benché fosse in età da marito, e a detta di tutti molto carina, nessuno era
riuscito a farle battere il cuore.
Quegli uomini erano troppo comuni, troppo banali, senza alcun interesse diverso dalla terra, la fattoria o gli animali. Un limite  per lei che amava leggere i grandi romanzi  
delle epoche passate e aveva sempre sognato un principe che un giorno sarebbe arrivato lì, in quell'angolo sperduto d'America, per portarla via con se,
verso una vita ricca di avventure.
 E se lo straniero un principe non era, di certo assomigliava a quanto di più simile si potesse trovare. Anche per questo Esther l'aveva chiamato Duke, duca appunto.
 
-"figli miei perché dopo pranzo non portate il nostro ospite a fare un giro per la fattoria? Gli farà bene uscire e respirare un po' d'aria fresca”-
-"va bene padre"-
 
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Parigi, tarda sera
 
Colonna sonora : up is down by Hans Zimmer
http://youtu.be/UzpCQhSvt44
 
La porta dell’osteria di Florent si aprì, ed il tepore del fuoco acceso nel grosso camino al centro della sala, accolse l’ingresso di Alain ed Andrè.
 
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Quest’ultimo arrivato a Parigi, com’era nel suo intento, aveva raggiunto la casa del soldato della guardia. Qui si era rifocillato con un  the caldo offertogli da
Diane e poi insieme all’amico erano usciti poco dopo e si erano recati ad una riunione, nella chiesetta abbandonata , per udire un discorso di Rousseau
sull’uguaglianza fra classi sociali.
Era da un po’ in verità che Andrè aveva preso a frequentare queste riunioni, dopo esserci capitato per caso, la sera che aveva seguito la carrozza del dottor Lassale,
ed averci poi trovato proprio Alain.
I programmi per quella serata dunque erano questi: sbronzarsi, e se le forze lo consentivano, passare da Madame Fontaine per farsi riscaldare un po’
da qualcuna delle sue ragazze.
Il locale era pieno quella sera e un vociare disordinato si levava alto fra i clienti rendendo l’atmosfera un po’ caotica.
Alain iniziò a salutare alcuni suoi commilitoni:  era mercoledì, giorno di libera uscita.
Poi la sua attenzione fu attirata da un tavolo più rumoroso degli altri.
 
-“Ehi Andrè, ma quello non è il damerino per cui lavori?”-
 
Andrè volse lo sguardo nella direzione indicatagli da Alain e il sorriso gli morì sulle labbra: che diavolo ci faceva lì Oscar, fra i rudi soldati della guardia,
mentre visibilmente ubriaca, levava il boccale in un brindisi ai limiti della decenza?
 
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-“Oscar…”-urlò intento a fermarla
-“Ehi amico non sei mica la sua balia, mi sembra abbastanza grande da fare ciò che vuole”-
-“Tu non puoi capire Alain”-
 
Andrè si avvicinò al tavolo.
I soldati li riconobbero e li invitarono ad aggiungersi a quell’allegra brigata
 
-“Che ci fai qui da sola?”– le sussurrò l’uomo
 
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-“ Mi diverto, non lo vedi? O questa può essere solo una tua prerogativa…”-
-“sei ubriaca…”-
-“non ancora…fra un po’ forse…”-
-“su meglio andare…”-le afferrò un braccio
-“lasciami…”-si rifiutò.
 
Poi rivolta verso i soldati alzò di nuovo il boccale
 
-“Ragazzi, propongo un brindisi ai nostri valorosi combattenti sperduti fra le terre d’America…su riempite i bicchieri, questo giro lo offro io…”-
 
I soldati della guardia, in realtà, non avevano capito per nulla a cosa stessero per brindare, ma il fatto di poter continuare a bere gratis, li fece scattare in piedi
sull’attenti per unirsi a quell’invito.
All’unisono risposero:
 
-“alla salute”-
 
Andrè in quel preciso istante percepì che doveva essere accaduto qualcosa…forse cattive notizie erano giunte dall’America
 
-“Oscar …che ti è successo?”-le sussurrò ad un orecchio
-“….disperso Andrè…disperso”-
 
L’uomo non aggiunse altro.
Ogni parola sarebbe stata vana.
Ecco da dove veniva quella disperazione. Ecco il motivo per cui lei stava affogando nell’alcool, dimenticando il suo titolo, il suo rango, il suo onore.
 
-“andiamo adesso, ti porto a casa…non serve a nulla ridurti così”-
 
L’aiutò a mettersi in piedi e salutarono quell’insolita compagnia, ma uno degli avventori del locale si avvicinò ad Oscar
 
-“ehi tu, rimani un altro po’ e offrici da bere…”-
-“no basta…non mi va più”-
-“in vita mia non ho mai visto un soldato così bello…”- lo sconosciuto costrinse Oscar ad alzare il capo
-“non toccarmi…”- con una mossa fulminea lo stese
-“ma come è aggressiva la guardia reale stasera…”-
 
Una voce dal fondo della sala zittì tutti i presenti: era Maximillian Robespierre.
Al suo tavolo, seduti, c’erano Bernard Chatelet e Saint-Just
 
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-“Cosa? Un nobile qui in mezzo a noi e che ci sta a fare?”- intervenne l’oste
-“probabilmente ci sta spiando…”- rispose Saint-Just il quale cercava di guidare l’ira dei presenti contro Oscar
-“Saint Just ha ragione”- rincarò la dose Bernard–“ e infatti questo non è un nobile qualunque, ma il comandante della guardia reale di Sua Maestà la Regina Maria Antonietta!”-
 
Chatelet non aveva perdonato ad Oscar di essersi portato via la sua amata Rosalie.
Convinto, come tutti, che fosse un uomo, credeva fermamente che si fosse approfittato della sua ingenuità, costringendola a vivere nel peccato, abbagliata dalla sua ricchezza.
Voleva vendicarsi e aizzò quindi la plebaglia di quell’osteria contro il colonnello, nominando l’odiatissima sovrana.
 
-“diamogli una lezione”-un ubriaco afferrò Oscar alle spalle
-“togli quelle manacce di dosso”-
 
Andrè non ci vide più e colpì l’uomo in pieno volto.
Ovviamente il resto dei presenti non aspettava altro per venire alle mani.
 
-“vigliacchi”-urlò Oscar e si gettò nella mischia per dar man forte ad Andrè
 
Erano in troppi e in quella rissa i due stavano avendo la peggio.
I colpi arrivavano da tutte le parti.
Andrè provava a difendere Oscar facendole da scudo con il proprio corpo, ma la rabbia di quegli uomini sembrava accanirsi contro di lei, per il solo fatto di essere nobile.
Alain fino a quel momento era rimasto in disparte, ma adesso che la situazione era precipitata decise di intervenire.
Per quanto fosse egli stesso contrario alla classe nobiliare, quel comandante non aveva fatto nulla di male, anzi, si diceva un gran bene di lui.
Era conosciuto, infatti, come un uomo severo ma giusto, un ottimo soldato, amato dai suoi uomini e stimato dai suoi superiori.
E poi non poteva lasciare Andrè nei guai, non sarebbe stato onorevole data la disparità di forze in campo: due soli uomini contro una moltitudine inferocita da futili motivi
 
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-“Che aspettate? Soldati della guardia, vi ordino di intervenire…”-
-“Ma Alain da quando difendiamo i nobili…”-
-“sarà pure un nobile ma principalmente è un soldato ed un nostro superiore…è quindi un dovere aiutarlo…”-
 
Così, un po’ perché ai comandi di Alain non si disobbediva, pena l’assaggio del suo coltello, un po’ perché ubriachi com’erano non dispiaceva loro
di sgranchirsi le mani, i soldati della guardia, si gettarono nella mischia.
A quel punto iniziarono a far volare sedie e tavoli, a far scorrere sangue e sputare denti.
Alain approfittò del disordine  per sgattaiolare fuori, trascinando con se Andrè e il comandante.
Oscar era priva di sensi.
L’aria pungente aveva raffreddato gli animi, e i due uomini sostarono sotto ad un ponte.
Alain si sfilò il fazzoletto rosso che portava sempre al collo e, immersolo nella Senna, iniziò a tamponare le ferite del colonnello
Andrè si rimise in piedi, tentò inutilmente di rialzare Oscar, ma la sua schiena dolorante glielo impedì.
 
-“Lascia fare a me…sei messo abbastanza male”- disse Alain
 
Poi, prima che l’uomo potesse impedirglielo,  prese Oscar in braccio
 
-“Andiamo a riprendere i cavalli”-
 
Al soldato non sfuggì quanto fosse leggero quello strano nobile: sarebbe riuscito persino a correre tenendolo sulle spalle. Strinse a se quel corpo e non percepì
un solo fascio di muscoli gonfiati.
Iniziò a fissarlo.
I suoi riccioli morbidi e lucenti erano molto ben curati, le sopracciglia lunghe e incurvate, il volto dai lineamenti gentili. Non c’era nessun accenno di barba e le sue
labbra erano rosse, morbide ed invitanti….Era insolitamente bello, di una bellezza eterea, fin troppo delicata per essere quella di un uomo.
Andrè avvertì l’attenzione di Alain su Oscar, e tentò di distrarlo
 
-“Non ti ho nemmeno ringraziato. Senza il tuo intervento e quello dei tuoi uomini, avremmo fatto una brutta fine…ecco i nostri cavalli…”-
 
Il suo compagno di scorribande lo aiutò a far salire Oscar ancora svenuta
 
-“Vai pure…troverò io il cavallo del comandante…non dovrebbero esserci troppi splendidi purosangue bianchi da queste parti”- disse ironicamente
-“Alain sei un vero amico”-
-“si…si…ma ora riporta questo damerino a casa e tienilo fuori dai guai…e digli di mettere su un po’ di muscoli, sarà pure un eccellente spadaccino,
e si dice anche un ottimo tiratore, ma nel corpo a corpo, fragile  com’è avrà sempre la peggio…”-

 
Andrè annuì con aria rassegnata, poi lo salutò e si incamminò verso casa.
 
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Virginia, pomeriggio inoltrato
 
Colonna sonora : l’ultima neve di primavera
http://youtu.be/skrW_xTO6X4
 
-"Duke"-
 
Lo disse ad alta voce.
Gli suonava strano.
Non ricordava il suo, ma era certo che quel nome non gli appartenesse.
Non aveva detto nulla ad Esther però, non l'avrebbe mai offesa.
Si era presa cura di lui, anche più del dovuto. E poi era quanto di più bello avesse visto da almeno due anni  a questa parte.
Qualcosa cominciava a riaffiorare nella sua mente , infatti adesso ricordava di essere stato un soldato, rivedeva il viso di qualcuno dei suoi superiori e
sprazzi di battaglie e combattimenti continuavano a fare capolino nella sua testa.
Inoltre era certo di possedere una passione per la lettura e di avere viaggiato molto, ed era altresì sicuro che quella inglese, non fosse la sua lingua madre
Esther nel frattempo era a cavallo.
 
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Lo straniero la osservava e la trovò piuttosto abile, ma non come il cavaliere biondo del suo sogno ricorrente. Chi era mai? E chi era la bellissima donna dei boschi?
La ragazza si fermò proprio di fronte a lui, che l'aiutò a scendere
 
-"passeggiamo vi va Esther?"-
-"Non siete stanco?"-
-"No anzi, mi sento benissimo"-
 
I due si incamminarono, mentre la ragazza gli faceva da Cicerone, mostrando la sua tenuta di famiglia
 
-"sapete sono davvero felice che vi siate rimesso, Dio ha ascoltato le mie preghiere, domenica alla festa dell'Immacolata, terrò fede al mio voto"-
-"di che voto si tratta ?”-
-"oh no, non posso dirvelo “-
-"Esther"- disse fermandosi di fronte a lei improvvisamente-"La vostra devozione vi fa onore ma se sono guarito, il merito principalmente va a queste
mani che hanno lenito, con la loro dolcezza, le mie ferite"-

 
E così dicendo l'uomo le strinse fra le sue, poi le portò alle labbra e delicatamente le baciò.
Esther arrossì.
Il suo cuore prese a battere all'impazzata, il respiro le si spezzò.
Guardò lo straniero e si perse nei suoi meravigliosi occhi di ghiaccio.
Duke era così come un uomo dovrebbe essere:  bello, dolce, gentile e coraggioso, pensò Ester.
E chissà forse era davvero un principe.
Il suo principe.
 
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Palazzo Jarjayes, notte fonda
  
 Entrò furtivo dalle cucine, poi con Oscar ancora incosciente fra le braccia, Andrè salì in fretta le scale e subito si portò nella stanza della donna.
L'ultima cosa al mondo che voleva, era incrociare  sua nonna: conciato come era, non sarebbe stato in grado di difendersi dalle sue mestolate!
Poggiò delicatamente la donna sul letto discostando le lenzuola.
Lei si mosse, lamentandosi. Stava tornando pian piano in se.
Allora le tolse gli stivali e iniziò a sbottonarle la giubba, poi la risollevò un attimo per sfilarla via. Con un movimento volontario Oscar poggiò la testa sulla spalla dell’uomo,
farfugliando qualcosa.
Andrè sospirò
 
-"meno male che nessuno si è accorto che sei una donna, tremo al pensiero di ciò che poteva accadere… Eppure non capisco come faccia il mondo intero a
non accorgersene… Io non posso dimenticarlo, ogni volta che ti guardo, quanto sei donna Oscar… Una bellissima donna…"-

 
Poi si voltò per darle il bacio della buona notte sulla fronte ma inaspettatamente, lei  mosse il capo all'indietro.
Era troppo invitante. Troppo irresistibile.
Sarebbe stato un vero delitto ignorarla.


Colonna Sonora: In all the right places, dal film proposta indecente
http://youtu.be/I_F0U-samFU
 

Andrè fece sue quelle labbra, ancora una volta.
Troppe volte aveva sperato che fosse lei a cercarlo, dopo l’episodio della spiaggia, e Oscar adesso sorprendentemente dischiuse la bocca.
La sua lingua timida si fece strada in quella dell'uomo che sempre più stupito l’assecondò.
La passione salì in lui, in modo portentoso.
Si perse in quel bacio, via via più appassionato.
Giochi di lingue che si rincorrevano, sospiri strozzati da labbra che divenivano più vogliose, più affamate dei loro sapori.
Poi, per un attimo la ragione prese il sopravvento e Andrè  si fermò
 
-"sei ubriaca Oscar, meglio che adesso ti metti giù e riposi"-
 
Aveva notato che gli occhi le cadevano pesanti fino a socchiudersi, così la distese e seppur riluttante si risollevò. Non doveva accadere così, mentre era semincosciente.
Ma una mano gli afferrò lesta la sua è un timido sussurro, poco dopo, gli fece perdere la ragione
 
-"non andare via ti prego… Resta…-"
 
Era troppo per un uomo che aveva passato una vita intera sognando questo momento.
Si sedette accanto a lei eccitatissimo, inebriato da quello che stava accadendo e si lasciò prendere dall'euforia e dalle emozioni.
Dolcemente fece scivolare una mano sulla sua gamba mentre con l'altra le sistemò un ricciolo ribelle e avvicinatosi di nuovo a lei, le sfiorò delicatamente il collo.
Poi con la lingua penetrò nel suo orecchio impedendole di sentire null'altro che il battito del cuore, del sangue che gli fluiva  nelle vene fino ad
attraversare la sua mascolinità.
Lei ebbe un sussulto, sentì un pulsare improvviso all'accostarsi di quel corpo.
Oscar lo strinse a sé infilando le mani sotto la camicia, e, con un movimento somigliante  ad una muta richiesta, lo invitò a sfilarsela.
Andrè eseguì. Mai ordine ricevuto era stato più dolce e conturbante.
La donna si risollevò seguendo il movimento delle sue braccia e assaggiando il sapore di quella pelle.
 
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L’uomo si fermò estasiato: dove aveva imparato gesti così sensuali? Era la sua femminilità da sempre repressa, che ora come maestra,
guidava quei movimenti in un modo tanto naturale?
Oscar si donò di nuovo alle sue labbra ed improvviso arrivò un caldo bacio.
Le lingue iniziarono a cercarsi di nuovo, si legavano, scivolavano l'uno nell'altra.
Andrè la spinse all'indietro, sul letto, con un movimento forte e deciso, che le mostrò quanto fosse accesa la sua passione. Quanto la desiderasse possedere.
Si stese su di lei,  la felicità  stava prendendo forma, quella notte, fra le sue braccia.
 
-"Oscar"-le sussurrò -"finalmente…non sai quanto io abbia aspettato questo momento"-
 
La sentiva sotto di lui, ancora con gli occhi chiusi, unico segno forse di una sorta di timidezza  non vinta. Di una barriera non del tutto abbattuta.
Lei inarcò la schiena e avvertì visibile, da sotto i pantaloni, il desiderio di Andrè eretto in tutta la sua estensione. Lui le prese una mano e non staccando
mai le labbra dalla sua bocca, la guidò verso i suoi pantaloni. Voleva che toccasse ciò che lo rendeva un uomo. Voleva che capisse come un semplice suo
gesto era in grado di fargli perdere il senno. Di condurlo nella follia di un piacere senza confini.
Oscar lo lasciò fare.
 La sua mano non tremava, non era riluttante, ma docile si faceva guidare su e giù nei movimenti, da quella di Andrè. Stava quasi impazzendo per il piacere
che lei gli stava dando, meravigliandosi ancora una volta, di quanto tutto sembrasse così naturale tra loro.
 
-"Oscar mio Dio sono l’uomo più felice del mondo, stanotte"-
 
Le sfilò la camicia dai pantaloni mentre dieci, cento, mille, piccoli baci risalivano dal collo  interrotti solo  dalle dolci ed appassionate parole d’amore,
che lui non smetteva di sussurrarle.
Andrè sentì il corpo dell'amata  rabbrividire e sussultare languidamente ,decise che era arrivato il movimento di sapere se era pronta ad accoglierlo dentro di lei,
perché lui era all'apice  dell’istante  di non ritorno.
Doveva essere certo se poter andare fino in fondo o fermarsi lì per non farle del male.
Con una mano scivolò furtivo fra i candidi pantaloni dell’ uniforme, arrivando al centro dell'attrazione, lì dove si concentrava tutta la sua essenza di donna.
E la trovò calda, bagnata, suadente, allettante ed insinuante.
La sentii gemere a quel tocco.
Allora ne fu sicuro.
Oscar lo desiderava. Era pronta per essere sua. Quella notte e per sempre
 
-"Oscar, tesoro mio, quanto ti amo…"-
-"Anch'io ti amo, ti ho sempre amato… HANS…”-
 
-------
 
Note: Gli eventi si svolgono nella stessa giornata...ovviamente con la differenza dovuta dal fuso orario.
La storia di Yorktown l’ ho inventata io…ma forse la genesi potrebbe essere proprio questa, chissà...

 

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Capitolo 34
*** Lo Straniero ***


ATTENZIONE QUESTA PUNTATA E' DA BOLLINO ROSSO PER LA PRESENZA DI ESPLICITI RIFERIMENTI SESSUALI
 

 

TRENTAQUATTRESIMA PUNTATA
 

                                                                                                                                 “Lo Straniero” 
 
 

Virginia, Festa dell’Immacolata 1781
 
Colonna Sonora: wonderfull land
http://youtu.be/EriCZdLjw7o
 
Il dottor Hamilton di una cosa era certo: lo straniero, prima di essere un soldato, non faceva il contadino!  
L'aveva osservato per bene in quei mesi e le sue braccia,
il suo fisico asciutto, le sue mani delicate lo escludevano a priori.
E non era nemmeno un allevatore visto che non riusciva a distinguere un bisonte da un toro!
La carriera militare vera e propria, doveva averla iniziata da poco data la mancanza di ferite riportate in guerra che lo testimoniavano.
Chi era veramente Duke? Forse uno scrittore? Un politico? Un artista?
Aveva modi sopraffini, parlava bene e doveva essere abituato ad altri tipi di sapori, se ne accorgeva osservando le espressioni del viso all'assaggio della cucina di
sua moglie, anche se era troppo ben educato per protestare.
In che mondo viveva? In una società dove si vestiva di seta e gioielli, evidentemente, vista l'allergia che gli procurava il contatto diretto con la lana e la ruvida canapa
o col ferro di certi bracciali sulla pelle.
Veniva dalla Francia? Eppure nei suoi deliri notturni, durante il mese in cui era stato tra la vita e la morte, spesso farfugliava in
una lingua incomprensibile.
Questi dubbi iniziarono a pesare sulla coscienza del medico.
Era certo che un giorno o l'altro avrebbe riacquistato la memoria e se ne sarebbe andato, ma nel frattempo
era legittimo chiedersi chi fosse l'uomo che passava le giornate in casa sua e soprattutto in compagnia di sua figlia!
Aveva osservato anche lei. Da quando Alex aveva condotto semicosciente lo straniero da loro, non era più la stessa: la vedeva sempre sorridente, allegra, attiva.
In poche parole, più viva!
 
Photobucket
 
E questa era l'esatta sensazione che aveva anche quella mattina, mentre conduceva la sua famiglia a messa e vedeva i due presi da una fitta conversazione.
Per Esther, il resto del mondo era escluso, adesso esisteva solo Duke.
Durante la funzione per la festa dell'Immacolata, lo straniero fu presentato al resto della comunità.
L’uomo, in perfetto inglese, ringraziò pubblicamente la famiglia Hamilton,
a cui doveva la vita, e si mise a disposizione di tutti i fedeli presenti per aiutare e dare il suo contributo alla collettività.
Il discorso non fece una piega e si guadagnò l'applauso e l'ammirazione della platea.
All'uscita della chiesa il sindaco in persona, eletto liberamente da poco dopo la vittoria sugli inglesi, lo invitò a partecipare al ballo che si sarebbe tenuto nella piccola
sala del Comune quella sera stessa. Duke accettò con un lieve inchino ed un grosso sorriso come non era nelle loro abitudini.
Perché inchinarsi fra pari? Questa doveva essere un'usanza che veniva dal suo antico bagaglio culturale.
Il dottor Hamilton aveva sentito dire che così si fa in Europa, nelle corti nobiliari.
Che fosse davvero un principe, come vaneggiava sua figlia?
 
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Esther si rimirava allo specchio con indosso il bell'abito crema ricavato dalla stoffa di una tenda, cucito in fretta e furia, proprio per il ballo di quella sera.
 
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Non aveva dormito la notte per finirlo in tempo.
Si era ispirata a dei vecchi giornali dove aveva scovato il disegno di una dama di corte francese: la didascalia diceva trattasi del ritratto della regina di Francia, Maria Antonietta.
L'aveva trovata bellissima e il suo abito stupendo. Mentre il ritratto del re era buffo, troppo brutto per stare accanto a quella dama, pensò.
Si sentì fortunata, lei non era una regina ma almeno avrebbe sposato chi voleva…e voleva Duke!
Ad ogni modo, Esther aveva ritagliato il disegno per usarlo come modello per il suo vestito.
E il risultato non era male!
Certo non aveva a disposizione la seta o il broccato ma quella tenda di mussola e merletto conservata, era stata utile all'occorrenza.
Iniziò a volteggiare , sognante, per la stanza
 
-"devi toglierti questo capriccio dalla testa"- la madre con voce fredda interruppe la sua immaginazione
-"di cosa parlate mamma"-
-"devi tornare con i piedi per terra se non vuoi renderti, ridicola"-
-"e sentiamo, stare con i piedi per terra per voi significa sposare un contadino, o un allevatore, o al massimo lo sceriffo, nonostante la sua età vero?
Perché è tutta qui la vita in questa città…”-

-"quell'uomo non so perché ma non mi piace. E poi cosa sappiamo di lui? Per quel che lo conosciamo potrebbe essere anche un bandito…"-
-"Alex ha detto che era un soldato francese molto valoroso, quando l'ha  portato"-
-"e se avesse una moglie? Ci hai pensato? O dei figli che lo stanno aspettando da qualche parte?"-
 
Certo che se lo era chiesto.
Esther si era tormentata più volte con questi pensieri.
Ma ormai era troppo tardi.
Si era innamorata e preferiva non pensarci, soprattutto da quando lui le aveva fatto intendere di non essergli indifferente.
Aveva scacciato via l'angoscia e si era decisa a vivere il suo sogno.
E stasera voleva essere bella, la più bella, per lui, perché desiderava che non avesse occhi che per lei
 
-"Se avesse moglie o figli se lo ricorderebbe… non si dimenticano tanto facilmente legami così importanti"-
-"sento che quell'uomo ti spezzerà il cuore, bambina mia"-
-"non sono più una bambina!!!"-
 
Esther rispose indispettita, prima di uscire dalla stanza
 
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Colonna Sonora: sax innamorato
http://youtu.be/TKwu1m3rfio
 
Vederla così fu come essere catapultato in un sogno.
Quell'abito che l'avvolgeva come una nuvola, mentre leggiadra scendeva le scale, l'aveva riportato indietro, in un tempo indefinito.
Dove danzava fra mille luci e abiti fruscianti, su suoni d'orchestra e risa melodiose.
Aveva qualcosa di familiare Esther quella sera!
Qualcosa che per un attimo l'aveva fatto sentire a suo agio, in un mondo che gli apparteneva.
 Ma cos'era? Il suo sorriso? Il suo giovane volto? Il suo candore virginale?
Duke non sapeva darsi una risposta.
Rimase immobile in salotto ad osservarla.
 
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Un'improvvisa fitta alla testa lo scosse. Per un attimo il volto della bellissima dama bionda che sognava gli attraversò la mente e lui si piegò in due
toccandosi la testa e generando molta preoccupazione fra i presenti
 Ma si riprese subito e minimizzò l'accaduto per non deludere le aspettative.
 Tutto il paese lo attendeva alla festa, ed Esther sperava di certo che lui le facesse da cavaliere.
Arrivati in Comune, ogni cosa andò come previsto.
D'altronde lo straniero rappresentava il fulcro della festa, in quanto unica vera novità in quella monotona città, da almeno tre mesi a questa parte.
E lui non li deluse: danzò con molte donne, ma senza mai lasciare Esther in disparte. Conversò con gli uomini, senza dimenticare di mostrarsi curioso del loro
stile di vita e del loro lavoro benché non potesse onestamente fregargliene di meno.
 
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C’era qualcosa però che lo tormentava nell'intimo.
Un ricordo indefinito che non era in grado di afferrare.
Un nome sulla punta della lingua che non riusciva a pronunciare.
E aveva la sensazione che solo in Esther avrebbe potuto trovare la risposta.
Approfittando dell'asta benefica, che aveva attirato altrove l'attenzione dei presenti, Duke la condusse fuori, prestandole la sua giacca.
I due, incuranti del freddo, iniziarono a passeggiare.
Nel cielo la luna piena rischiarava il prato e proiettava ombre gentili
 
-"devo dire che tutti vi ammirano…"-
-"è merito dell'ottima presentazione fattami dalla vostra famiglia"-  poi aggiunse  dopo un attimo -"anche voi siete stata molto ammirata…
Parecchi giovanotti sarebbero stati ben felici di poter danzare con voi e godere della vostra compagnia"-

-"ma che dite… Dovevano solo essere gentili. Il paese è piccolo e ci si conosce tutti"-
-"se è solo per educazione che l’hanno fatto devo credere che o sono pazzi o sono ciechi"-
 
Ester non rispose. Un sospiro le sfuggì.
Duke si fermò di scatto sfiorandole un braccio, poi, guardandola negli occhi, le disse:
 
-" du ser vacker ikväll  ( trad.stasera sei splendida) (1)"-
-"che lingua è? Credo di non averla mai sentita"-
-"non lo so, ma ho scoperto di parlarla molto bene"-
-"dovete aver girato il mondo, vi invidio, avrete visto tante cose belle…"-
-"oui, mais aucun n'était aussi belle que toi (2) ( trad. si, ma nessuna era bella come te) "-
-“ non è leale…non capisco cosa stiate…”-
 
Non riuscì a terminare la frase.
Duke le sollevò delicatamente il viso, poi la luna fu testimone di un lungo, dolcissimo bacio
 
-------
 
-"Forse è meglio che se ne vada…"-
-"e dove? Dovrei metterlo alla porta ?"-
-"potremmo scrivere ad Alex e dirgli di venirlo a riprendere. Qualcuno dei suoi superiori potrebbe riconoscerlo e ricondurlo da dove è venuto…"-
 
 I signori Hamilton discutevano animatamente quella notte
 
-"e non pensi ad Esther…"-
-"proprio perché è a lei che penso, ti dico che lo straniero deve andarsene. E prima è,  meglio sarà”-
-"Dimmi ha forse fatto qualcosa?"-
-"no, nulla. Ma, primo, non sta bene che viva nella stessa casa dove dimora una giovane nubile, secondo, nostra figlia è una sognatrice e non vorrei che
commettesse qualche sciocchezza, terzo, non sappiamo nulla di lui, potrebbe approfittarsi della sua ingenuità"-

 
Il dottor Hamilton rimase in silenzio a riflettere
 
-"scriverò ad Alex, nel frattempo chiederò a padre Ralph se può ospitarlo nella sua canonica e  manderemo Esther ad Atlanta da tua sorella per un po’"-
 
La signora Hamilton non ebbe il tempo di replicare.
Un urlo arrivò dalla porta: Esther, salita a dare la buona notte ai suoi genitori, aveva udito tutto.
Scoppiò in lacrime e disperata corse via mentre suo padre e sua madre cercarono di fermarla, ma inutilmente.
Così svegliarono John e Duke.
Lo straniero avvertì lo sguardo accusatore dei due padroni di casa su di lui e per la prima volta si sentì di troppo.
Capì che non era più il caso di abusare della loro ospitalità.
Così, senza aggiungere altro,  uscì alla ricerca di Esther.
Sapeva dove cercarla. Forse si era rifugiata in quella capanna, vicino al fiume, dove le aveva confessato di nascondersi fin da bambina per scappare dai rimproveri
dei suoi genitori.
E lì la trovo, con i piedi scalzi e la camicia di notte sporca di terriccio, ancora fra le lacrime.
 
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-"Non voglio… che ti mandino via, non voglio che ci separino"-disse singhiozzando
-"non accadrà"-
 
Colonna Sonora: la danza dell’amore
http://youtu.be/veE2S8fO3WU
 
Rispose lui abbracciandola protettivo, poi dopo averla rincuorata ascoltò il suo respiro divenire via via più lento e non riuscì a trattenersi,
cercando ancora una volta le sue labbra.
Ma stavolta il bacio aveva smarrito il suo sapore di innocenza.
Fu profondo, appassionato.
E Duke perse il controllo: da quanto tempo non faceva sua una donna?
Sentii il suo membro andare a fuoco.
La camicia da notte bianca lasciava intravvedere i piccoli seni della donna.  Duke li sfiorò facendosi audace ed Esther non lo fermò.
La distese sull’ erba e fece scivolare via quell'unico indumento che separava la pelle dal suo tocco.
La ragazza tentò di coprirsi pudicamente ma lui catturò le sue mani e imprigionò le sue labbra.
Chiuse gli occhi e la rivide col suo abito color crema. Poi quel voltò cambiò.
Adesso danzava felice con la sua dama bionda e per un attimo si sentì di nuovo a casa.
Esther, ignara, attendeva inerme, col cuore in gola che lui la rendesse donna e si portasse via l'ultimo scampolo di fanciullezza.
Duke, inebriato dal suo sogno, scivolò in lei lentamente e un dolore prima cauto poi profondo la raggiunse.
Tentò di divincolarsi, irrigidendosi, ma lui pareva non vederla.
Un’altra spinta ed Esther affondò le unghie nella sua schiena.
Un'ulteriore scivolamento e tutto il dolore provato si trasformò improvviso in quel piacere che toglie il respiro e costringe ad ansimare.
Esther cominciò a calmarsi e si lasciò finalmente andare.
I due corpi ora vibravano scossi da brividi di piacere reciproco.
Duke, nel suo delirio,  udì una voce provenire da lontano
 
‘ …ogni cosa mi conduce a te amor mio...’
 
Affondò di nuovo in lei e stavolta fu il suo respiro a farsi più profondo.
Sentiva i suoi stessi gemiti aumentare di frequenza ed un calore avvilupparlo dal basso ventre.
Si muoveva dentro di lei con sempre più urgenza fin quando il piacere lo raggiunse, mentre stringeva più forte a sé la sua dama dei sogni.
Poi aprì gli occhi.
Non erano biondi i capelli sparsi sull’ erba.
Non era candida la pelle fra le sue braccia.
Non aveva lo stesso suono la voce che ora udiva provenire da sotto di se.
Non era stato accogliente quel grembo che aveva raccolto il suo seme.
Cosa aveva fatto?
Se ne accorse qualche minuto dopo, osservando il dolce volto di Esther bagnato dalle lacrime della colpa mentre la sua verginità gli scivolava ormai via fra le gambe.
Un freddo gelido lo avvolse improvviso: non era più a casa, ma esiliato sulla terra vergine e sconosciuta del corpo di un’ altra.
Il delirio era svanito del tutto portandosi via la sua donna dai capelli d'oro.
Forse quella notte l'aveva abbandonato per sempre e già sapeva che la sua mancanza l'avrebbe tormentato per tutta la vita ma era stanco di vivere alla ricerca
di un passato che gli sfuggiva e che forse avrebbe continuato ad inseguire senza riuscire a catturare mai , nella sua testa.
Preferiva vivere il presente nella genesi di un nome scelto da una fanciulla pura, come il sentimento che provava per lui.
Duke decise di scacciare via i suoi fantasmi senza valutare abbastanza che certe decisioni si prendono in un attimo ma si pagano per una vita intera
 
-"Esther, vuoi sposarmi?"-

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 (1) e (2) sono, nell' ordine, frasi in svedese e francese. Io non parlo nessuna delle due ed ho usato il traduttore di google. Spero perciò siano corrette

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Capitolo 35
*** Estranei a Partire da Ieri ***


 
TRENTACINQUESIMA PUNTATA
 
"Estranei a partire da ieri"
 
 
 
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Colonna Sonora: last tango in paris sax version
 
Si può vivere d'amore?
Si !
Si può morire d'amore?
Adesso sapeva di si!
Perchè era morto Andrè un paio di notti prima. Ucciso dal suo stesso sogno.
C'è qualcosa di più sublime del fare l'amore con la donna di cui si è perdutamente innamorati?
No!
C'è qualcosa di più terribile e umiliante del sapere che lei, l'amore, lo sta facendo con un altro?
Adesso sapeva di no!
Ecco cosa era diventato Andrè da un paio di giorni a questa parte, un fascio di domande a cui meccanicamente rispondeva sì o no.
Si Oscar.
No Oscar .
Ai vostri ordini Signor conte.
E lei aveva capito.
Perché Andrè le rispondeva sempre così quando era furioso.
Ma stavolta c'era dell'altro.
Lui non parlava, non la sfidava, non l'affrontava, non si arrabbiava.
Non usciva più di notte, non sorrideva sornione alle cameriere.
Non beveva più, addirittura quasi non mangiava più.
La sua voce era sempre calma, piatta, monocorde, come se fosse altrove, assente, lontano da tutto e tutti.
 
Era Andrè, ma non era più Andrè!
Che qualcosa fosse successo fra loro, quella maledetta sera, Oscar ne era certa e non perché se lo ricordasse.
Ma perché il giorno dopo la zuffa nella taverna si era risvegliata nel suo letto dolorante e confusa, ma soprattutto seminuda.
E fra le pieghe delle lenzuola aveva trovato il nastro azzurro di Andrè. Quello con cui legava i capelli.
Lo conosceva fin troppo bene da sapere che non si sarebbe approfittato mai di lei
… A meno che…
Si era guardata allo specchio, e il rossore per quel pensiero si era mischiato al verde-violaceo dei lividi che ancora portava addosso.
 
-"A meno che Oscar… Tu non glielo abbia chiesto…"-
 
Aveva detto alla sua immagine riflessa, con ancora i capelli bagnati
 
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Era pur sempre un uomo, Andrè.
Poi aveva esplorato la sua pelle alla ricerca di un segno di quel passaggio.
Si era annusata per capire se il profumo del suo compagno si fosse mescolato al suo.
Si era sfiorata le labbra per accertarsi se avevano assaggiato le sue ancora una volta, mentre a quel ricordo uno strano languore
si era impadronito di lei.
Ma poi aveva deciso di lasciar perdere.
Le mancava il coraggio di affrontare certi sentimenti.
C'era un non so' che fra loro che ormai travalicava il semplice affetto fraterno: quel dolce sentimento di complicità si era trasformato
in qualcosa di più,un senso di appartenenza, di proprietà. E forse anche in attrazione.
Era abbastanza grande ormai da capire che può accadere fra due persone di sesso opposto, prima o poi la natura fa il suo corso,
soprattutto se,come loro, si è così vicini, così intimi.
Ma qual'era la cosa migliore da fare? Cercare risposte alle sue domande oppure lasciare tutto sepolto nell'oblìo?
 
-------
 
Lo incrociò per le scale.
A quanto pare suo padre aveva fatto chiamare anche lui, quella mattina.
Non una parola fra loro.
Oscar osservò di sottecchi il volto cupo di Andrè e tutto a un tratto le mancò il suo sorriso.
Il generale li accolse nel suo studio, dando loro le spalle e fumando nervosamente la pipa con lo sguardo perso.
L'aria era pesante e il silenzio di suo padre non lasciava presagire nulla di buono.
Il capofamiglia si voltò e con sguardo severo raccolse dei fogli dalla sua scrivania
 
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-"cosa significa tutto questo?"-
-"ditemelo voi padre… Io non so a cosa vi riferiate"-
 
Il generale con un gesto di stizza le gettò in faccia quei fogli.
Oscar non si mosse, di certo non si aspettava nulla di differente di un rimprovero
 
-"bene visto che fingi di non saperlo te lo dico io! È un articolo di un giornale a firma di un certo Chatelet che riporta un fatto
di cronaca avvenuto qualche sera fa in una bettola di Parigi. C'è scritto che un nobile, alto ufficiale dell'esercito di Sua maestà,
sia stato coinvolto in una rissa da egli stesso procurata, con gli altri avventori del locale. Di questo nobile non si fa il nome,
ma 'la rossa divisa dai fregi d'oro come i suoi capelli' a cui fa riferimento il giornalista, lascia ben pochi dubbi! Stamattina sono
stato convocato dal generale Bouille...adesso hai qualcosa da dire in tua difesa?”-
Le chiese minaccioso suo padre
 
Silenzio
 
-”disgraziato!!!”- il generale la colpì con un manorovescio facendola cadere all'indietro -"e tu"-rivolto ad Andrè -"non ti azzardare
ad intervenire ne ho anche per te dopo"
-disse all'uomo leggendo la sfida nel suo sguardo
-"lasciate stare Andrè, lui non c'entra. Quella sera lo avevo congedato"-
-"con te non ho ancora finito"- le diede un calcio allo stomaco -"non ti ho cresciuto per disonorare così il tuo rango e la tua
famiglia… Mischiarti con della plebaglia simile, ubriacarsi, farsi coinvolgere in una rissa… Come hai potuto…"-
-"Già... mi avete cresciuta come un uomo… Ed ora cosa vi aspettate da me... che la sera resti a casa a fare ricami sulla biancheria?"-
-"come osi parlarmi così"-
 
E giù, stavolta la colpì col suo bastone facendole male sul serio.
Oscar era a terra, un rivolo di sangue le scendeva dal naso.
Andrè si era dominato fino a quel momento, ma dopo quest'ultimo colpo aveva mosso un passo verso il generale per fermalo.
Eppure aveva esitato.
Si era ripromesso di odiarla.
Di ridurla al nulla.
Di zittire i suoi sentimenti nell'alcool.
Di affogare nei più vili piaceri della carne se fosse stato necessario.
Per dimenticarla.
E se nemmeno questo fosse bastato, giurò che si sarebbe strappato il cuore dal petto e l'avrebbe seppellito sotto metri di indifferenza.
Ma vederla così adesso, faceva male.
Come se quei colpi di riflesso li avesse ricevuti lui.
Gli doleva il corpo e l'anima.
Stava dimenticando perciò tutti i giuramenti fatti in quei giorni, pronto ancora una volta a proteggerla, quando la porta dello
studio si aprì, e improvvisamente la nonna e madame de Jarjayes entrarono urlanti.
La contessa corse verso sua figlia per farle da scudo mentre Marie affrontò il generale minacciandolo col suo mitico mestolo.
Era l'unica in quella casa che poteva permettersi una tale audacia senza subire conseguenze
 
-"se provate a rifarlo vi farò assaggiare i miei di colpi "-disse rivolto al suo padrone-"come potete trattare Oscar così è pur sempre
la vostra bambina..."-
 
Il generale desistette dal suo intento di punirla ancora. Gettò il bastone a terra
 
-"che una cosa simile non accada mai più, il malcontento popolare è già abbastanza tangibile, senza che venga da noi provocato..."-disse rivolto alla figlia.
 
Poi lasciò la stanza.
 
-"Oscar si può sapere che è successo?"-chiese madame mentre col suo fazzoletto provava a fermare il sangue-"e tu Andrè,
perché non lo hai fermato? Perché hai permesso che la picchiasse così?"-
-"visto che Oscar ha deciso di vivere come un uomo in tutto e per tutto è meglio che impari a difendersi da sola...”- rispose
gelidamente l'uomo
 
Poi fra lo stupore generale, corse via.
 
-------
 
Colonna sonora: sad music
 
Si era rifugiato nelle scuderie.
Come faceva da piccolo, in quell'angolo tutto loro, pieno di ricordi d'infanzia.
Si buttò in ginocchio e rivolto alle assi di legno dove da bambini segnavano la loro altezza con un coltellino nell'immaginario
gioco del 'chi cresce per prima' ,iniziò a piangere.
Quando era stata l'ultima volta che Andrè aveva assaggiato il sapore delle sue lacrime, non se lo ricordava nemmeno più.
Forse quando era morta sua madre… Ma quel dolore così lontano gli sembrava nulla in confronto alla disperazione in cui era
caduto vittima da qualche giorno!
Si sentiva umiliato come non mai nel suo essere uomo: dopo tanti anni dove era stato la sua ombra cos'era per Oscar?
Null'altro che una seconda scelta, un rimpiazzo per dimenticare. E poi… Come poteva scordare la facilità con cui lei si sarebbe
data al conte svedese se ci fosse stato lui quella sera?
Come poteva donare se stessa ad un uomo che non avrebbe mai capito la sua femminilità? Che non si era nemmeno sforzato
di vedere una donna sotto l'uniforme?
La gelosia lo accecava.
Non riusciva ad immaginare che potesse appartenere ad un uomo che non fosse lui... che quest'altro la tenesse fra le braccia,
assaggiasse il sapore dei suoi baci, la facesse sua.
Piuttosto l'avrebbe uccisa!
E poi avrebbe posto fine anche alla sua di vita.
Perché non può esistere un'ombra senza la luce.
Ed Oscar era la sua luce, la stella cometa nelle sue notti sognanti, il sole di tutti i suoi giorni a venire.
E ora lui sentiva come se un'oscurità perenne fosse calata per sempre nel suo cuore.
 
--------
 
Colonna Sonora: Marcetta militare
 
 
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Alain aveva appena attraversato il cancello di palazzo Jarjayes e non riuscì a trattenere un moto di meraviglia: quel castello era splendido,
ben tenuto e i suoi giardini semplici ed eleganti. E poi quanti roseti. Sembrava proprio di essere nel eden!
Si guardò intorno, scorse una damigella bionda che potava le rose.
Rosalie infatti le aveva raggruppate in un mazzo chiedendosi quale potessero adornare la stanza di Oscar. Si sentì osservata e volse
lo sguardo verso il soldato.
 
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Ma cosa ci faceva un estraneo in groppa a Cesar?.
Oscar amava molto il suo cavallo e non permetteva a nessun altro di cavalcarlo.
L'uomo le fece cenno di saluto ed avanzò verso di lei per chiederle di Andrè,
ma la ragazza imbarazzata raccolse le rose e corse in casa
 
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-"accidenti… Carina ma con la puzza sotto il naso"- Si disse Alain.
 
Poi per un attimo si ricordò del sofferto amore di Andrè.
Che fosse quella la giovane nobile di cui si era perdutamente innamorato?
 
-"come osate cavalcare il mio cavallo e chi siete?"-
 
Si voltò.
Oscar era ritta di fronte a lui col volto livido, Alain si accorse di un fazzoletto sporco di sangue fra le sue mani e il naso
leggermente gonfio.
 
-"Vedo che non perdete occasione per farvi pestare"-
-"mi ricordo di te soldato… Caporale de Suisse..."-
-"De Souisson prego"-
-"ripeto, come osi cavalcare il mio cavallo, non lo permetto a nessuno, scendi subito"-
-"e cosa avrei dovuto fare sentiamo, prenderlo in braccio come ho fatto con voi l'altra notte è venire qui a piedi da Parigi?
Tutti uguali questi nobili. Fai qualcosa per loro e ti trattano a pesci in faccia!"-
 
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L'aveva presa in braccio? Doveva essere successo dopo la rissa nella taverna. Ma Andrè aveva permesso che uno sconosciuto
la toccasse?
In realtà Alain sarebbe potuto venire anche con il suo di cavallo ma non aveva resistito alla tentazione di correre veloce come il
vento cavalcando un purosangue simile.
Cesar era magnifico. Era stato Andrè a sceglierlo per Oscar quando era diventata ufficialmente capitano delle guardie reali,
e questo lo rendeva ancora più caro al suo cuore.
Decisamente contrariata, visto che quel soldato impudente non veniva giù dal suo destriero, sguainò improvvisamente la spada
e con un movimento tanto veloce da sorprendere persino Alain, tranciò perfettamente le fasce di cuoio che tenevano salda la sella
e l'uomo finì rovinosamente in terra.
Poi, come se nulla fosse, Oscar prese le briglie e accarezzò teneramente il suo cavallo, mentre si apprestava a ricondurlo
nelle scuderie
 
-"che siate maledetto"-brontolò Alain prima di ritrovarsi con una lama al collo
-"ti ho detto che non sopporto il fatto che qualcun altro monti Cesar. Ora invece di continuare ad imprecare spiegami come mai era in tuo possesso...
e questo è un ordine SOLDATO!"-
-"Eravate privo di sensi COMANDANTE"-e Alain sottolineò la parola-"Andrè ed io vi abbiamo caricato sul suo cavallo. Poi io ho cercato il vostro che
avevate lasciato poco lontano dalla taverna di Florant… E quindi è così che si chiama...Cesar… Non poteva che avere un nome importante una bestia
tanto bella..."-
rispose Alain con ancora la lama della spada di Oscar puntata alla giugulare.
 
Andrè aveva abbandonato il suo cavallo a Parigi? E se qualcuno lo avesse trovato prima di questo soldato e venduto? Come gli era saltato in mente?
Distratta da questi pensieri non riuscì a reagire abbastanza celermente quando Alain le tirò via la spada. Perse l'equilibrio nell'estremo tentativo di non c
edergli l'arma e gli rovinò addosso.
Il comandante era leggero, quel contatto col suo corpo lo ribadì.
E così da vicino i suoi occhi erano limpidissimi e il suo volto bellissimo ed aggraziato. Alain quasi dubitò di se stesso.
Lui uno sciupa femmine incallito che si eccitava a contatto con un altro uomo?
 
-"lasciami caporale, come osi..."-
-"e voi..per quale motivo mi avete puntato contro la spada?"-
 
Oscar con un altro guizzo scivolò sulla schiena, si impossessò dell'arma sulla sua sinistra, poi risollevatasi con un'acrobatica capriola all'indietro,
minacciò di nuovo il soldato. Ma stavolta Alain non si lasciò sorprendere e le lanciò contro il coltello nascosto nella manica che tranciò di netto una ciocca dei suoi capelli.
La donna sempre più indispettita partì all'attacco, quando una mano le immobilizzò il braccio
 
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-"ferma"-
 
Andrè li aveva intravisti dalle porte delle scuderie e subito era accorso, stupito da ciò che stava accadendo.
Si guardarono negli occhi entrambi furiosi, poi Oscar con uno strattone si liberò dalla presa
 
-"e va bene come vuoi tu... però devi darmi delle spiegazioni. Pretendo di sapere cos'è accaduto l'altra notte"-
-"eravamo ubriachi. È scoppiata una rissa e stavamo avendo la peggio. Alain e i suoi uomini ci hanno tolto dai guai.
Poi siamo tornati a casa con il mio cavallo. Lui non solo ci ha aiutati in quella circostanza, ma ha anche trovato Cesar
e lo ha riportato. Dovresti ringraziarlo e non tentare di infilzarlo..."-
-"e poi…"-
-"Poi...Cosa?"-
-”arrivati a casa cosa è accaduto?"-
 
Oscar sorprese se stessa. Era davvero pronta a quella verità?
Andrè, dal canto suo, non si aspettava una simile domanda soprattutto di fronte ad un estraneo
 
-"non te lo ricordi? Davvero non ricordi nulla?"-
 
Lei scosse il capo in segno di diniego
 
-"evidentemente non è successo nulla che valesse la pena di essere ricordato… No Oscar?"-
 
Non rispose. Abbassò lo sguardo.
Aveva perfettamente colto la nota ironica nella voce di Andrè e immediatamente intuì che invece qualcosa doveva
essere accaduto.
Ma quanto grave? Perché l'uomo sembrava esserne tanto ferito?
Giurò a se stessa che non avrebbe mai bevuto più tanto fino a ridursi in uno stato di semi-incoscienza che annullava
i ricordi ed evidentemente anche la sua volontà
 
-"bene… Dai una ricompensa al tuo amico per ciò che ha fatto e riaccompagnalo a casa con una delle carrozze"-
 
Poi tristemente voltò le spalle e rientrò in casa.
Alain era rimasto in silenzio ad ascoltarli, incuriosito da quella conversazione e soprattutto stupito dalla loro confidenza
 
-"un tipo strano il tuo damerino… Prima mi vuole uccidere, poi mi assegna una ricompensa ed addirittura mi mette a
disposizione una delle sue carrozze"-
-"andiamo Alain ti riaccompagno da Diane"-
-"tutto bene amico? Prima ho visto in giardino una deliziosa biondina...è lei il tuo amore impossibile vero?"- gli chiese avendo
visto l'uomo seguire Oscar con lo sguardo
-"eh… Ah sì sì… Rosalie… “- Gli rispose distrattamente Andrè -"aspettami qui vado a prendere la carrozza”- aggiunse
allontanandosi
 
Alain lo osservò dirigersi nelle scuderie.
Poi raccolse la ciocca di ricci d'oro dal terreno.
La odorò, sapeva di buono.
 
-"Ma non si chiamava Rose eh?..mhmhmhm"- disse ridendo beffardo.
 
Andrè aveva un segreto, ora Alain ne era certo.
Un segreto che riguardava molto da vicino il comandante Oscar Francois de Jarjayes

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I nostri eroi vanno in ferie. Ci rivediamo a Settembre. Grazie e buone vacanze a tutte voi


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Capitolo 36
*** Se Questo è Un Uomo... ***


 

ATTENZIONE QUESTA PUNTATA E' DA BOLLINO ROSSO IN QUANTO CI SONO ESPLICITI RIFERIMENTI SESSUALI

TRENTASEIESIMA PUNTATA
 
"Se questo è un uomo...”

 

 

 
 colonna sonora: La ricerca della felicità
 
Con gran sollievo Andrè aprì la porta della sua stanza quella sera.
Era stata una giornata infinita dove i soliti doveri giornalieri si erano sommati a tutti gli imprevisti possibili ed inimmaginabili, conditi dalla totale mancanza di volontà
che aveva di dedicarsi alle cose pratiche in quei giorni.
Gli sarebbe piaciuto poter andarsene via ad Arras per poter godere appieno di un po' di libertà e solitudine ma quella non era la sua casa e lui non era padrone
della sua vita, al momento.
 
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Si distese sul letto ancora vestito dei suoi pantaloni senza aver voglia di nulla.
Se almeno avesse potuto confidare le sue angosce ad un amico, come Alain per esempio, avrebbe alleggerito un po' il peso che gravava sulla sua coscienza.
Ma il soldato della guardia era l'ultima persona al mondo con cui avrebbe potuto parlare soprattutto dopo aver trascorso l'intero pomeriggio a schivare le sue insistenti domande
su Oscar. Ormai di sicuro sospettava qualcosa.
Era incredibile come una bugia potesse accomunare persone così differenti tra loro ed indirizzarne il destino.
Chissà se il generale nella sua ottusità riusciva a rendersi conto di non aver solo segnato la vita di sua figlia ma anche di tutti coloro che le erano accanto e l' amavano.
Oscar.
Si la sua Oscar. Che non era più sua.
Condannata senza colpa ad essere prigioniera di quella follia: dover vivere come un uomo a tutti i costi in nome della Francia e del casato.
Peccato che tutto ciò avrebbe dato vita ad un solo risultato, prolungare l'agonia della fine della dinastia di una sola generazione.
Se Augustin Reyene aveva beffato il destino, di certo non avrebbe potuto far nulla per impedire al casato di spegnersi con sua figlia.
Oscar, l'ultimo degli Jarjayes.
E se anche si fosse riusciti a tenere ancora a lungo in piedi quella farsa, cosa di cui lui dubitava,di certo lei non avrebbe potuto sposarsi e generare eredi,
quindi anche la Francia si sarebbe dovuta accontentare di un altro capitano.
In quanto ad ampiezza di vedute il generale si era dimostrato davvero poco lungimirante ed anche uno sciocco!
Una mostruosità gratuita che non era riuscita ad evitare alla natura di trionfare: alla fine Oscar seppur educata come un uomo, di un uomo si era innamorata!
E se in nome di questo sentimento un giorno decidesse di gettar via l'uniforme e vestire i panni di una donna cosa accadrebbe?
 
-"èh… Ci hai pensato grande generale?"-
 
Andrè finì ad alta voce il suo ragionamento ridacchiando.
Quel sorriso però si spense poco dopo.
La sola cosa positiva di tutta quella sporca storia stava proprio nel fatto che non l'avrebbe mai vista andare in sposa ad un altro.
Ma adesso che comunque sapeva di non essere lui il principe del suo cuore, questa era poco più di una magra consolazione, soprattutto in un ambiente
nobiliare dove i matrimoni erano null'altro che contratti: scambi di beni tra famiglie e alleanze politiche.
 
-"Dannazione"-
 
Imprecò, iniziando a prendere a pugni il cuscino per poi finire a tuffarsici sopra.
Respirò profondamente.
C'era il suo odore… Quel profumo di cose dolci ed invitanti che lei aveva sempre avuto.
Ma perché possedeva un olfatto tanto sviluppato da avvertirlo dovunque? O erano 'allucinazioni' le sue?
Allungò le braccia, una delle mani s'impigliò in qualcosa di diverso dalle lenzuola. L'afferrò e d'improvviso il suo cuore perse un battito: era il suo nastro azzurro quello che portava
nei capelli fin da bambino, dono di sua madre e unico ricordo di lei!
Temeva di averlo perduto durante la rissa ma ora sapeva invece per certo quando e dove era finto. Nel letto di Oscar, probabilmente mentre si sfilava la camicia e lei assaggiava ogni
centimetro di pelle che andava scoprendosi.
Una scarica di adrenalina attraversò il suo corpo a quel ricordo attirando come calamita tutti i successivi.
Oscar che lo baciava.
Oscar che lo toccava.
Oscar che si lasciava amare.
Avvampò e il desiderio si fece prepotente in lui.
Strinse il nastro e se lo portò alle labbra: ancora una volta non si era sbagliato, lei era entrata in camera sua.
Forse si era sdraiata sul suo letto, forse aveva cercato il suo odore, forse si era stretta al suo cuscino eccitata come lui…
E si era toccata come si stava toccando adesso per regalarsi
briciole di un surrogato d'amore che gli faceva immaginare l'inesperta e timida mano della donna, guidata dalla sua, mentre le insegnava come dargli piacere.
Questo stesso solitario piacere che gli stava sgorgando adesso fra le mani...
 
-”ahhhhh"- Andrè si gettò a peso morto all'indietro-"Oscar… Mio Dio… Mi stai conducendo alla follia… Lo capisci…?"-
 
Lanciò nel vuoto la sua domanda e si addormentò poco dopo attendendo un'assurda risposta...
 
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colonna sonora: rondò veneziano aria di festa
 
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-"Messieur scusate...-
-"dite a me?"-
-"sì, sì a voi… Prego avvicinatevi"-
 
Andrè raggiunse la nobildonna e si profuse in un impeccabile inchino che denotava tutta l'educazione signorile ricevuta
 
-"in cosa posso servirvi madame?"-
-"Eh...avete usato il termine giusto… Voi mi servite"-
-"prego?"-
 
La donna iniziò a girargli intorno, esaminandolo scrupolosamente.
 
-"spalle larghe… Fisico atletico… Gambe robuste… Si credo proprio che facciate al caso mio"-aggiunse, mentre senza pudore alcuno toccava con mano 'la merce'
-"di sicuro madame io posso fare al caso vostro per molte cose"-rispose Andrè incuriosito da quella donna strana
-"Se lo dite voi… Ma sappiate che sono devota a San Tommaso, devo toccare con mano… Per credere"- controbattè la donna, lanciandogli uno sguardo ammiccante
verso i pantaloni, in basso.
 
Sguardo che non sfuggì all'uomo
 
-"allora madame dovreste proprio mettermi alla prova"-
-"e ciò che intendo fare… Vedremo se sarete in grado di essere il mio campione… Oggi pomeriggio"-
-"il vostro campione?"-chiese stupito
-"sì, per divertirci io e le mie amiche abbiamo organizzato delle gare, ispirandoci alle antiche Olimpiadi che si disputavano tra gli eroi nell'antica Grecia.
Ognuna di noi scommette su un suo campione che ci rappresenta nelle gare… Una sorta di antico cavaliere che difende l'onore della sua donzella nella giostra"-

e gli strizzò l'occhio
-ah...un misto tra tradizioni classiche e medievali allora"-rispose Andrè pensando che quella donna in fatto di storia era un po' confusa
-"intelligente e colto… Oltre che bello…"- Aggiunse
-"lieto che mi troviate anche gradevole… Un ottimo stallone su cui puntare allora..."-rispose lui altrettanto spudoratamente
-"vi siete offeso forse?"-
-"e perché mai ,fa sempre piacere ricevere i complimenti soprattutto se questi arrivano da una splendida dama come voi”-
-"meglio allora, sappiate che sono una abituata a dire sempre ciò che pensa"-
-"caratteristica che vi rende ancora più preziosa in una corte come questa"-
 
La donna lo fissò a lungo e intensamente
 
-"allora a quanto pare abbiamo qualcosa in comune Messieur…?"-
-"Grand...De Jarjayes...Andrè De Jarjayes!"- si corresse prontamente
-"parente del comandante delle guardie?"-
-"praticamente siamo cresciuti come fratelli!"-
 
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Oscar e Girodel furono attirati dallo scroscìo di applausi provenienti dall'ala destra del giardino reale, mentre si apprestavano a fare un controllo a sorpresa nelle
camerate dei loro soldati.
Si guardarono in modo interrogativo
 
-"andiamo a vedere che accade"- propose il suo secondo rispondendo a quella muta curiosità.
 
Si portarono quindi a vista della chiassosa brigata di nobili
 
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-"nulla di più di un nuovo passatempo"-affermò Oscar dopo aver assistito all'affannosa corsa di gentiluomini e lacché fra due ali di folla urlante.
E le più scatenate sembravano essere proprio le donne
-"gli uomini gareggiano e le donne scommettono per quel che mi sembra di capire"-
-"un gioco piuttosto volgare, nulla che debba trattenere ulteriormente la nostra attenzione, adesso torniamo ai nostri compiti"-
-"ma quello non è il vostro attendente comandante?"-
 
Oscar si voltò allibita.
Su una linea di partenza delimitata da una serie di preziosi bastoni messi in fila, pronto al via c'era proprio Andrè.
Una delle dame adesso lo stava presentando come suo campione legandogli al collo un fazzoletto di seta rosa ricamato con le sue iniziali.
 
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-"è la duchessa de Montclaire"- disse Girodel anticipando la sua domanda-"è qui da qualche mese e già si è guadagnata un posto d'onore nei pettegolezzi
di Versailles per via della sua condotta spregiudicata. Di lei si parla soprattutto per gli scandali provocati dai suoi continui adulteri.
Predilige stallieri e servitori. Si dice che lo faccia per vendicarsi dei ripetuti tradimenti di suo marito avvenuti nei primi anni del loro matrimonio.
Sembra che l'abbia sposato accecata dall'amore salvo poi scoprire che lui andava a letto con sua sorella. Da allora il suo passatempo preferito è
quello di metterlo continuamente in ridicolo scegliendo come fonte di derisione perpetua per l'appunto uomini inferiori di rango"-
-"è inaudito che si conceda di frequentare la corte ad una donna simile senza onore né ritegno"-
 
Improvvisamente il vociare fu interrotto proprio dalla duchessa
 
-"Gentiluomini… Pronti… Partenza… Via!"-
 
Gli uomini iniziarono a correre più velocemente possibile fra gli schiamazzi e le incitazioni.
Oscar vide Andrè andare lesto come il vento.
Non ci fu storia, arrivò primo stracciando gli avversari fra i gridolini eccitati delle dame
 
-Mon dieu ho vinto, ho vinto io… Sono la regina di Versailles"-urlava la donna come uscita di senno
-"che oltraggio… Come osa… Potrei arrestarla per questo…"-
-"E vi fareste molti nemici, comandante"-
-"ma la sentite Girodel? "-
-"sì, eppure la sola colpa di tanta impudenza risiede nel fatto che purtroppo Versailles attualmente non ha più una regina"-
 
Girodel aveva pronunciato un'amara verità.
Da quando Maria Antonietta aveva deciso di ritirarsi a vita privata con i suoi figli sotto l'influenza manipolatrice della Polignac, si era creata una spaccatura insanabile a corte,
addirittura fra i membri stessi della famiglia reale.
 
-"Signore e signori proclamo vincitore e campione del torneo Andrè... De Jarjayes..."-
 
Oscar sgranò gli occhi.
Come l'aveva chiamato? Andrè De Jarjayes?
Cercò conferma nello sguardo di Girodel e quando vi lesse il suo stesso stupore capì di non essersi sbagliata.
Si fece largo tra l'affollato parterre con la sua andatura marziale.
Il viso serio e tirato.
Fulminò Andrè con uno sguardo.
Tuttavia l'uomo ricambiò con altrettanta fierezza.
Rimasero occhi negli occhi per minuti che sembrarono infiniti fra il silenzio generale.
 
-"Comandante ci onorate della vostra presenza..."-ruppe gli indugi la duchessa
-"Che peccato, se foste venuto prima avremmo scommesso su di voi e siamo certe che il vostro parente non avrebbe avuto scampo"-cinguettarono alcune dame
 
Oscar notò che Andrè aveva con se di nuovo il suo nastro azzurro .
Adesso lui sapeva ciò che lei sapeva.
Gesti che parlavano più di qualsiasi spiegazione.
 
-"Da quando il fuoco di Olimpia t'infiamma le vene Andrè?"-
 
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-"da sempre. Noi uomini siamo fatti per le sfide. Amiamo primeggiare soprattutto agli occhi delle donne, e nessuno meglio di voi comandante dovrebbe capirlo..."-
-"devo parlarti"-
-"ai vostri ordini… Duchessa vi prego di scusarmi…-
-"Non vi scuso affatto, dove andate, adesso viene il meglio dobbiamo fare la cerimonia di premiazione… Colonnello vi prego non portatemi via Andrè"-
-"torno subito duchessa non preoccupatevi"-
-"lo voglio ben sperare siete il mio campione che figura ci farei, mi rovinereste tutto il divertimento"-rispose stizzita
-"parola d'onore, non perderei per nulla al mondo la mia ricompensa"-
 
Oscar rossa dalla rabbia esplose , non appena furono abbastanza lontani da sguardi indiscreti
 
-"come ti sei permesso… Usare il nome degli Jarjayes per mischiarti in futili giochi con persone tanto indegne..."-
-"indegne? Siamo fra nobili del tuo stesso rango! E poi hai sempre detto che siamo come fratelli! Sono stato cresciuto da uomo libero e con la tua stessa educazione per
volere della marchesa tua zia, e di tuo padre in persona. E mi sembra di aver ampiamente dimostrato di sapermi comportare con onore…-
si fermò un attimo prima di
aggiungere
-”...Anche quando sono stato autorizzato a non farlo…"-
 
Terminò la frase con un tono sofferente che colpì Oscar fin dentro nell' anima
 
-"e ora scusami ma sono atteso"-aggiunse Andrè dandole le spalle e raggiungendo di nuovo la combriccola di nobili
 
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Colonna sonora: La mia africa
 
Quell'assurda teatrale premiazione fu a quanto di più stupido Oscar avesse mai assistito.
 
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Si era riportata a fianco di Girodel e osservava la duchessa di Montclaire dominare la scena da assoluta protagonista tenendo piacevolmente in scacco,
con la sua verve, tutti gli ospiti.
 
-"Eleggo vincitore dei giochi olimpici di Versailles il conte Andrè De Jarjayes"-
 
Il proclama provocò l 'ilarità generale, la duchessa sembrava essere l'unica a non sapere che Andrè era solo l'attendente del vero conte de Jarjayes.
Ma ovviamente la cosa divertiva il resto dei nobili presenti che si erano ben guardati dal rivelarle la verità.
Quel ladro di cognome, in fondo era conosciuto da tutti come un giovane a modo e frequentava da tanti anni la corte che nessuno faceva più caso
al fatto che in realtà non fosse nobile.
 
-"Ed ora passiamo alla premiazione. Ecco la vostra ricompensa"-disse maliziosamente la duchessa avvicinandosi a lui.
 
Poi sciolse il nodo del suo fazzoletto dal collo, ma inaspettatamente invece di sfilarglielo si sollevò sulle gambe e dopo averlo attirato a sé finì per baciarlo
fra lo stupore dei presenti.
 
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Una nobile, una duchessa, che baciava pubblicamente un servo!
Un vero scandalo di cui si sarebbe parlato per mesi a Versailles!
Oscar assistette sconvolta e avrebbe potuto giurare che il suo cuore aveva smesso di battere in quel preciso istante. Stava per scagliarsi impulsivamente su di loro per
rovesciargli addosso tutta la sua rabbia e quel dolore che le spezzava il fiato, quando Girodel lo impedì afferrandola per un braccio. Aveva capito le sue intenzioni.
 
-"lasciatemi Victor"-
-"contegno Oscar! Siete il comandante delle guardie reali! Non potete comportarvi come una donnetta qualunque… Un uomo non reagisce così…"-
-"E ditemi, cosa fa un vero uomo in questi casi…"- Chiese sottovoce con tono addolorato
-"ride, fingendo di divertirsi… Ed applaude a quell'audacia"-
 
Subito dopo infatti partì l'applauso generale dalla parte maschile dei presenti a cui poi si unirono anche le dame.
La duchessa finse di imbarazzarsi, nascondendosi il viso fra le mani, poi lei stessa si allontanò non prima di scambiare un'ultima battuta con Andrè
 
-"come vedete ogni promessa è debito per me Messieur"-
 
l'uomo rispose semplicemente con un inchino.
Poi salutò i presenti e si avviò nelle scuderie.
 
-------
 
-"Calmatevi adesso, siete troppo agitata, venite vi conduco nel vostro ufficio, lì deciderete meglio come punire il vostro attendente"-
 
Oscar seguì Girodel senza avere una volontà propria: vedere Andrè baciare quella donna era stata una mazzata.
Eppure si rendeva conto di quanto la sua reazione fosse spropositata.
Che diritti aveva su di lui?
Andrè era libero di farsi una sua vita.
E poi aveva ragione: se era pur vero che suo padre l'aveva messo al suo un fianco per difenderla, allo stesso modo la decisione di diventare suo attendente
era stata presa liberamente.
Se non avesse avuto un animo così nobile infatti avrebbe potuto tranquillamente far leva sull'infinito affetto che sua zia mostrava nei suoi confronti e magari,
visto che lei non aveva figli, convincerla ad adottarlo.
Invece aveva scelto di rimanerle accanto pur sapendo che lei non poteva avere altra vita che quella del soldato, impostale dal suo segreto e dalla sua famiglia.
E per tutta questa dedizione, lei come stava reagendo? Adirandosi con lui per aver partecipato ad un semplice gioco, fingendosi di essere ciò che poi in realtà era,
ossia parte della famiglia?
Ma allora perché si sentiva il cuore divorato dalla disperazione?
Perché i singhiozzi di un pianto imminente le scuotevano il petto quando cercava di articolare qualche parola?
Era necessario riappropriarsi del suo autocontrollo.
E doveva riuscirci adesso!
Quell'atteggiamento doveva almeno aver dimezzato il rispetto che Girodel le portava, di questo ci avrebbe giurato.
Scrollò i capelli all'indietro e ispirò
 
-"grazie di tutto capitano, adesso va molto meglio"-si sforzò di sorridere-"certe volte dovrete aver pensato che sono davvero impossibile"-
-"La sola cosa a cui penso e vi assicuro che ciò accade molto più spesso di quanto non crediate, e che siete una splendida creatura"-
 
Oscar arrossì e avrebbe voluto non farlo
 
-"sapete-continuò l'uomo che scambiò quel suo silenzio per una sorta di incoraggiamento -"si nota di più la vostra bellezza in mezzo ai soldati... e mi sono sempre chiesto se ve
ne rendiate conto… Se tu sappia quanto sei bella Oscar…"-
 
Terminò la frase a pochi centimetri da lei sfiorandole la guancia.
Oscar si trovò prigioniera in un labirinto di emozioni.
Il problema di Girodel risiedeva nel fatto di essere consapevolmente l'uomo più bello di tutta Versailles (dopo naturalmente l'inarrivabile comandante delle guardie reali,
ma lei non faceva contesto), e poteva diventare pericoloso soffermare troppo lo sguardo su quella bellezza.
Si correva il rischio di rimanere accecati, confusi, intrappolati come una farfalla nella tela del ragno.
Questo lei lo sapeva perfettamente, perciò distolse lo sguardo immediatamente, allontanandosi dalla scrivania e dandogli le spalle.
Girodel comprese l'imbarazzo del comandante e da quel gentiluomo che era decise di lasciarla sola
 
-"col vostro permesso vado a fare questo benedetto giro d'ispezione"-
-"permesso accordato"-
-"ah… Oscar… Consentitemi di dirvi che il vostro sentimento di gelosia mal si addice ad una persona del vostro rango quando è rivolto ad un semplice attendente..."-
 
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Gelosa? Gelosa?
Aveva detto proprio così Girodel... no che non era gelosa!
Che motivo aveva di esserlo e di Andrè poi... di certo aveva preso lucciole per lanterne Victor!
Si sentiva solo il sangue ribollire nelle vene e la testa scoppiare dalla rabbia quando si soffermava a ripensare a quella donna che baciava il suo Andrè
 
-"il mio Andrè?… Ma che cavolo mi passa per la testa!"-
 
Disse ridendo di se stessa, mentre come un animale in gabbia, consumava il pavimento della sua stanza.
Basta, doveva sapere.
Chi era quella donna, quali erano i loro rapporti e perché lui si era spacciato per un nobile...
Per avvicinarla? Per irretirla forse? Per approfittare della sua facilità di costumi?
Che male c'era nel voler dare risposte ai suoi interrogativi?
Lo faceva per proteggere il buon nome della famiglia!
No! Decisamente la sua non era gelosia.
Era solo curiosa....
 
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Bussò ripetutamente alla sua camera, come aveva fatto la sera prima, ma evidentemente lui non doveva essere ancora rientrato.
Si accostò alla porta per sentire se all'interno vi fossero rumori, ma non era chiusa per bene e si spalancò.
Oscar varcò ancora una volta quella soglia, furtiva.
Stavolta decise di fermarsi per un po' e prese a guardarsi attorno.
Tutto era perfettamente in ordine, il letto rifatto, la biancheria pulita e c'erano dei libri sul comodino.
Li esaminò: un volume dell'enciclopedia, la Bibbia, un vecchio libro di favole scolorito e… La nuova Eloisa di Rousseau .
Questo la sorprese più di tutti.
Era forse lo scritto meno impegnativo del grande illuminista. Una semplice storia d'amore da più parti criticata.
Che Andrè avesse un animo tanto romantico non se lo sarebbe mai aspettata. Roba da prenderlo in giro per i secoli a venire se fossero stati quelli di un tempo... ma già,
non lo erano più, chissà perché…
Udì un rumore dal corridoio.
Forse era la nonna salita a chiamarlo per la cena. Forse una serva che gli consegnava qualche abito rammendato.
Meglio che non la trovassero lì.
Si nascose nello spogliatoio appena in tempo.
Pochi secondi dopo Andrè entrò gettando distrattamente il cappello sul letto prima di sfilarsi nell'ordine camicia, stivali e pantaloni.
 
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Oscar rimase nascosta osservandolo dalla porta socchiusa: le sue spalle larghe, i muscoli ben definiti, l'addome tornito, la pelle in alcuni punti segnata dal lavoro...
decisamente non era più il bambino che ricordava.
Il suo corpo era andato trasformandosi in quello di un uomo.
 
-”Accidenti,questa non ci voleva”- disse fra se
 
Cosa avrebbe pensato di lei se l'avesse trovata lì, nascosta nella sua stanza per giunta in un ripostiglio? Sperò vivamente che non dovesse cambiarsi d'abito
per scendere a cena, in modo da poter uscire senza essere costretta a dare ulteriori spiegazioni.
Avvertì dei passi approssimarsi verso il vestibolo e si rannicchiò nel disperato tentativo di nascondersi alla sua vista.
Ma le assi della porta socchiusa cui si era appoggiata scricchiolarono.
Si sentì persa e iniziò a pensare ad una scusa plausibile che giustificasse il suo comportamento.
Attese ancora un attimo, poi presa dalla curiosità si sporse.
Andrè era di fronte allo specchio mentre con forza lavava via la fatica di quella giornata.
Improvvisamente l'uomo lasciò scivolare via l'asciugamano annodata sui fianchi rimanendo completamente nudo.
Oscar sussultò, sgranando gli occhi.
Dovette reggersi per non cadere in ginocchio.
Non riusciva a staccare lo sguardo da lui anche se la vergogna le imponeva di farlo.
Trattenne il respiro mordicchiandosi involontariamente il labbro inferiore.
Andrè scrollò i capelli, sistemandoseli con le mani bagnate.
Gettò la testa all'indietro e mille goccioline si sparsero sulla pelle delle spalle e del petto mentre un sorrisetto soddisfatto apparve sul suo volto indispettito.
Aveva avvertito qualche attimo prima dei strani rumori e si era mosso per capire da dove provenissero.
Dalla porta socchiusa dello spogliatoio, una luce di taglio proiettava dall'interno l'ombra di una capigliatura dai morbidi ricci cadenti.
Il primo istinto era stato quello di smascherarla, ma poi aveva deciso di agire in quel modo diverso ed imprevedibile.
Oscar dal canto suo era al tempo stesso eccitata e spaventata, curiosa ma imbarazzata. Persa, ancora una volta, in un turbinio di emozioni contrastanti,
si discostò dalla fessura che le consentiva di osservare la stanza, tentando di frenare la corsa del suo cuore impazzito.
Doveva riprendere a ragionare, ma più di ogni altra cosa doveva capire come uscire di lì senza farsi scoprire.
Dal rumore del materasso che si piegava sotto il peso di Andrè, intuì che l'uomo si era messo a letto. Questo complicava le cose, tuttavia l'impresa sembrava ancora possibile:
bastava attendere che lui dormisse per poi sgattaiolare fuori dalla sua stanza e tutto si sarebbe risolto senza alcun imbarazzo.
E così fece.
Stette in silenzio, reclusa nell'angusto spazio di quello stanzino ad aspettare, interpretando ogni minimo rumore, ascoltando il respiro dell'uomo divenire via via più lieve.
Passò più o meno un'ora e tutto era silenzio, allora Oscar decide di muoversi.
Scostò lentamente la porta sperando che non cigolasse ulteriormente.
Avanzò in punta di piedi, trattenendo il respiro, un passo dietro l'altro.
Ormai c'era quasi.
La porta della camera sembrava socchiusa, questo avrebbe facilitato ancora di più le cose.
Appoggiò la mano sulla maniglia d'ottone
 
Colonna sonora : Cuore Sacro
 
-"vai già via Oscar?"-
 
Trasalì, ferma come una statua di sale.
Lo sentì avvicinarsi alle spalle.
Andrè richiuse la porta bloccandola fra il suo petto e la stessa, poggiandosi volontariamente con tutto il suo peso.
E lei lo avvertì.
Sentì su di se ciò che qualche ora prima i suoi occhi avevano ammirato.
Ciò che veniva da sempre celato.
La sua carne eretta, pulsante,viva.
 
-"è soddisfatta la tua curiosità Comandante? Hai visto tutto ciò che volevi vedere… Ciò che tu non avrai mai?"-
-"non essere volgare"-
-"allora se vuoi che non ti manchi di rispetto non entrare mai più nella stanza di un uomo in piena notte"-le disse Andrè, stringendola in una morsa tutt'altro che tenera.
Lo sentì ancora su di sé, il suo ardore, muoversi come per cercarla, attratto magneticamente nel suo punto di gravità, mentre il respiro dell'uomo le solleticava il collo.
E per un attimo fu assalita dalla paura.
Un terrore nascosto, mai provato fin d'ora, verso un uomo che non riconosceva come Andrè
 
-"lasciami andare o chiamo aiuto..."-
-"e chi chiamerai? Tuo padre? Un servo? O forse LUI ? … Come hai fatto l'altra notte…"-
 
Le si gelò il sangue.
Era questo quello che gli aveva fatto allora? Aveva lasciato che il suo cuore libero dalla costrizione della ragione, urlasse quel nome a lei tanto caro?
Che lo rivelasse al mondo intero?
E poi... cos'altro?
Provò a divincolarsi ma l'uomo la obbligò a voltarsi, lei alzò la mano per schiaffeggiarlo ma Andrè intercettò il colpo prima che si posasse sulla guancia,
poi piegò il suo braccio all'indietro.
 
-"mi fai male"-
-"è questa la forza di un uomo, Oscar. Quella che non avrai mai! È questa la mia forza, quella che nascondo! Mi colpisci perché io te lo lascio fare.
Primeggi con la spada perché te lo permetto. Cavalchi veloce perchè ti faccio vincere. L'ho sempre fatto… Ma ora basta…
Sono io l'uomo Oscar, e voglio che non lo dimentichi più!"-
 
E fu quella la forza che usò Andrè per tenerla fra le braccia, mentre il suo orgoglio ferito gridava vendetta.
Lei provava a spingerlo via in una lotta impari che finì per vederli cadere sul letto di lui, mentre nel tentativo di afferrarla affinché non si facesse male,
involontariamente le strappò un lembo di stoffa della sua camicetta di seta.
Oscar era lì davanti a lui indifesa come una bambina.
L'aria fredda le stuzzicava i seni tenuti liberi per una sera, inturgidendole i capezzoli.
Tutta la sua bellezza, tenuta costretta, nascosta, era ora sotto gli occhi di Andrè che ne seguiva le linee morbide ed acerbe posando su di esse un'immaginaria
carezza fatta di sguardi.
Così pura. Così sensuale. Così maledettamente donna!
Sarebbe bastato stendere una mano, toccarla, assaggiarne il sapore per far valere il suo diritto ad amarla.
Sarebbe bastato usare quella sua forza di uomo, per reclamarla, per farla sua, così come doveva essere, come era sempre stato nel suo cuore.
Lei non si coprì.
Non si difese.
Il limite era stato superato ormai e sapeva che non sarebbero più potuti tornare indietro.
E niente di ciò che erano stati fino ad allora poteva essere salvato.
Calde lacrime precipitarono dalle sue guance per infrangersi sulle lenzuola.
Voltò il viso dall'altro lato cercando di nasconderle, in un disperato tentativo del suo orgoglio di rimanere saldo.
Sentì l'uomo afferrarle le mani stavolta delicatamente e posarle sul suo petto, guidando una carezza non richiesta, su quella pelle che ardeva.
Oscar stavolta lo guardò.
Lui fissava i suoi seni nudi con bramosia, come incantato da una magia sconosciuta, mentre contemporaneamente obbligava ancora le sue mani a percorrerlo in basso,
fino a scoprire ciò che li rendeva diversi
 
-"ed ora Andrè che cosa vuoi fare, cosa vuoi provare...”-
 
L'uomo si distese su di lei, respirando il suo odore inebriante. Un odore che adesso aveva l' agrodolce sapore di sesso e cose proibite.
 
-"pronuncia il mio nome, Oscar... voglio che tu pronunci il mio di nome adesso!"- le sussurrò
 
-"...sei diventato pazzo Andrè...?"-
-"si... Oscar... hai ragione... sono pazzo… PAZZO DI TE!!!"- 

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Capitolo 37
*** Angeli e Demoni ***


 
 TRENTASETTESIMA PUNTATA
 
Angeli e Demoni” 
 
 
 
Colonna sonora: Boccherini-Complete cello concert
 
Dolci note musicali allietavano gli animi degli invitati di Jeanne.
La contessa De La Motte, era nota per le sue sfarzose feste in cui si potevano sempre incontrare ospiti importanti. Nessuno era a conoscenza del fatto che,
per ostentare quella ricchezza, si era ricoperta di debiti e aveva più volte dovuto traslocare per far perdere le proprie tracce ai creditori.
Jeanne e Nicolà, stavano facendo gli onori di casa quando la donna notò fra i suoi ospiti il gioielliere Boehmer, accigliato, in compagnia di altri gentiluomini.
 
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-"buonasera Egregi signori, ma quale onore la vostra presenza. Messieur Boehmer state bene? Non vi divertite o siete contrariato…"-
-"Siete un'ottima osservatrice contessa. Purtroppo sono mesi che ricevo una brutta notizia dietro l' altra”-
-"signore, così mi fate preoccupare. Spero nulla che riguardi la salute vostra e dei vostri cari"-
-"no, ma comunque le conseguenze potrebbero essere di tale portata che potrei morirne"-
-"suvvia non fatemi stare in apprensione,raccontatemi tutto"-
-"col permesso degli altri gentiluomini e di vostro marito vorrei mostrarvi qualcosa in privato"-
-"accordato"-
 
I due si appartarono nello studio.
Il gioielliere fece un cenno a delle guardie del corpo che lo accompagnavano.
Gli uomini prelevarono un astuccio da una borsa di pelle e glielo consegnarono.
Quando gli occhi di Jeanne si posarono sulla collana, la donna si sentì quasi svenire dall' eccitazione e la sua bramosìa decise in un secondo che quei diamanti
sarebbero stati suoi ad ogni costo!
 
-"Ditemi signore, come può essere un oggetto tanto bello motivo di altrettanta pena"-
 
L'uomo le raccontò dei debiti fatti per la sua realizzazione e di quanto fosse difficile farla acquistare per colpa del suo prezzo stratosferico, criticò inoltre il rifiuto della regina,
cui aveva tentato di venderla
 
-"sapete siete un uomo molto fortunato. Convincerò io la regina del fatto che un gioiello tanto bello deve assolutamente entrare a far parte del tesoro reale"-
-"voi… Voi siete amica della regina?"-
-"certo lo sanno tutti, chiedete pure al cardinale di Rohan, sto intercedendo anche per lui… Vedete questa..."-e gli mostrò una busta prelevata dalla scrivania-"è l' ultima
lettera inviatami da Sua maestà proprio questa mattina"-
 
Jeanne parlò della finta corrispondenza redatta dal suo segretario-falsario con cui aveva già ingannato Rohan. Boehmer convinto della bontà di quella rivelazione tentò a
tutti i costi di ingraziarsi la contessa
 
-"se salverete me e la mia reputazione ritenetemi pure un vostro umile servo poiché ve ne sarò grato per tutta la vita"-
-"non dubitate, non sarà tanto difficile. Sua maestà ama le cose belle e come regina di Francia deve primeggiare su tutte le dame del regno. Evidentemente deve essere
stata mal consigliata da quella contessa di Polignac che vuole per sé tutti i privilegi e il potere. Ma al nostro prossimo incontro state pur certo che gliene parlerò e sistemerò
le cose"-
 
Il gioielliere non poteva credere di aver trovato un'alleata tanto potente.
Mentalmente ringraziò la sua buona stella convinto che presto avrebbe venduto la collana e saldato i suoi debiti e quelli dell'intera corporazione.
Jeanne, dal canto suo, ora sapeva qual'era la strada giusta per diventare una delle donne più ricche del regno e realizzare così tutti i suoi sogni
 
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Rosalie stava terminando la sua toilette mattutina quando sentì bussare
 
-"avanti"-
-"piccola, buongiorno. La contessa de Jarjayes ti attende di sotto, c'è una visita per te"-
-"nonna di chi si tratta?"-chiese la ragazza con una sottile inquietudine
-"meglio che tu venga giù"-
 
I timori della protetta di casa furono tutti confermati al suo ingresso nel salone.
Madame infatti era in compagnia della contessa di Polignac
 
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-"Cara"-esordì la padrona di casa-"La contessa è molto pentita di tutti gli errori commessi. Vorrebbe un colloquio privato con te e io ti prego di ascoltarla.
Un giorno anche tu sarai madre e solo allora potrai capire fino e in fondo cosa significa essere separati dal proprio figlio"-
 
Rosalie non rispose, ma acconsentì con un cenno del capo
 
-"bene io sono di la"-madame le lasciò
-"tesoro come stai?… Fatti guardare, diventi ogni giorno più bella… Ti ho portato dei regali"-
-"cosa dovete dirmi contessa di tanto importante"-
-"mia cara, potremmo anche mettere da parte i convenevoli. Basta con questa contessa sarebbe una vera gioia per me se tu mi chiamassi madre"-
 
Silenzio
 
-"ancora non te la senti vero… Non importa, col tempo conoscendoci meglio sono certa che accadrà spontaneamente, non appena verrai a vivere con me "-
 
A quest'ultima frase Rosalie sgranò gli occhi
 
-"che volete dire… Non capisco"-
-"Rosalie, sei mia figlia, è naturale che io desideri che tu venga a stare a casa mia. Ne ho parlato con la contessa e lei ha compreso le mie motivazioni da buona madre.
E poi continuare a vivere sotto lo stesso tetto di uno scapolo, come sua protetta, da adito a pettegolezzi e non è bene per una signorina, se vuol fare un buon matrimonio,
che si parli tanto di lei"-
-"vi esorto a non continuare oltre o mi costringerete a mettervi alla porta. Non ammetto che si dubiti dell'onorabilità del comandante e per quanto riguarda la vostra proposta,
vi ringrazio ma devo rifiutare. E vi prego, se davvero mi amate come dite, di non chiedermi più una cosa del genere. La mia vita è qui con Oscar"-
-"Rosalie, io agisco per il tuo bene. Voglio che tu venga a vivere come me che ti piaccia o no!"-
 
Il tono della contessa aveva perso le note di finta dolcezza che fino a quel momento aveva impresso. Il suo sguardo si fece minaccioso e la donna mostrò così il suo vero volto
 
-" se non accetterai la mia proposta, il tuo bel comandante ne subirà le conseguenze, lo accuserò della morte di Charlotte, porterò a testimoniare le guardie del castello e
convincerò Sua maestà a farlo arrestare e gettare in carcere… Sai bene che la regina fa tutto ciò che le dico di fare"-
 
Si Rosalie lo sapeva.
Tutti a Versailles erano a conoscenza dell'influenza che la Polignac aveva sulla sovrana e la fine che facevano coloro che non erano nelle sue grazie.
L'orrore attanagliò l'animo della povera ragazza, se per colpa sua fosse capitato qualcosa di brutto a Oscar non se lo sarebbe mai perdonato!
 
-"Manderò la servitù a prelevare le tue cose questa sera stessa… ah quasi dimenticavo non fare parola con nessuno di questa conversazione, o sarà sempre Oscar
a pagarne le conseguenze"-
 
Jolande Martine Gabrielle De Polignac non si era smentita.
Nemmeno di fronte alla sua stessa figlia riusciva a mettere da parte i suoi interessi e la sete di potere di un'anima nera.
Aveva dei piani.
E Rosalie le serviva.
 
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Oscar era nel suo ufficio, distrattamente si infilava i guanti bianchi con la mente rivolta agli avvenimenti accaduti in così poche ore: lei nella stanza di Andrè, prigioniera
della sua curiosità, spinta da uno sconosciuto sentimento senza nome che gli aveva fatto perdere la ragione e infilarsi in un angusto ripostiglio da cui poter osservare quanto
quel bambino cresciuto insieme a lei fosse diventato un uomo. E quanto quell'uomo aveva messo da parte il sentimento di amicizia che li univa, per sostituirlo con un altro
più forte, più portentoso, più disperato: l'amore!
E quell'amore era esploso insano alla vista della sua nudità, nella follia di un possesso assoluto che  avrebbe voluto avere su di lei.
Pazzo.
Gli aveva gridato che era un pazzo! Per sentirsi rispondere che all'origine di quella malattia c'era lei.
Da quando?
Se lo chiedeva Oscar, rivivendo ancora ed ancora quella scena nella sua mente, non senza provare una scossa al cuore, un brivido molesto che le partiva dal centro dell'anima
fino ad arrivare a scuoterle ogni centimetro del suo corpo.
Come aveva fatto a non accorgersene?
Eppure segnali ne aveva avuti tanti: lui che si avvicinava pericolosamente al suo volto.
Lui che le cingeva le spalle scaldandola con la sua giacca, lui che l'abbracciava premuroso, lui che la baciava voluttuoso su quella spiaggia.
E poi la scelta di rimanere sempre al suo fianco a costo della sua stessa vita...
Si stava sistemando le medaglie adesso, e osservando l'immagine di una sconosciuta riflessa allo specchio non poteva dimenticare che Andrè era una parte della sua libertà.
Ciò che le consentiva di aggirarsi normalmente fra gli uomini senza dover temere nulla.
Gli era grata di tutto ciò, dal profondo del cuore, ma poteva la sola gratitudine, l'affetto fraterno, bastargli? Dopo quanto accaduto ieri notte temeva proprio di no!
Forse l'unica soluzione per evitare che soffrisse era allontanarlo.
Sollevarlo dai suoi compiti di attendente, dargli modo di potersi ricostruire una vita.
Evitare che con il suo comportamento potesse nuocere a se stesso e a lei.
In poche parole, mandarlo via
Ecco, ora era a posto.
Il colonnello Oscar Francoise De Jarjayes, impeccabile come sempre, si apprestava a raggiungere il Petit Trianon per un'udienza con Sua maestà Maria Antonietta.
Gli avrebbe chiesto, in nome della loro amicizia, di tornare ad essere nuovamente la regina di Francia. Di riconquistare la fiducia persa dei nobili e l' amore dei sudditi.
Di dire addio definitivamente ai capricci del passato.
Tutto il resto passava in secondo piano.
Adesso ciò che contava veramente, era il bene della Francia.
 
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Andrè attendeva il comandante seduto nell'anticamera del suo ufficio.
 
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Attendere era proprio il verbo a lui più consono nel doppio significato del termine: colui che aspetta e colui che serve.
Da una vita intera serviva Oscar aspettando che lei si accorgesse di lui, del suo amore.
E di fronte alla sua cecità, quel sentimento era esploso improvviso ed appassionato, la sera prima, perché era così che l'amava, con un ardore incontrollabile.
Dove aveva trovato la forza per tenerlo a bada fino ad allora se l'era sempre chiesto e di fronte alla vista del suo corpo di donna credeva che la follia si fosse impossessata
della sua anima, trasformandolo in un animale tutto istinto e nessuna ragione, fino ad arrivare a prenderla così, con o senza il suo volere.
Quale santo doveva ringraziare affinché ciò non era avvenuto?
Quale angelo protettore aveva guidato la sua mano nel coprirla, andarsene e lasciarla da sola in camera sua, invece di usarle violenza e poi finire i suoi giorni a maledirsi
magari nella buia cella di una prigione o peggio ancora ucciso dalla sua stessa colpevole mano?
Era stata l'anima buona di sua madre a sussurrargli che una donna ha bisogno di lasciarsi andare convinta da dolci carezze e non violata da mani egoiste e bramose ?
Grazie a Dio le aveva dato ascolto !
Se doveva prenderla così, preferiva non accadesse affatto.
Se doveva convivere col suo odio allora che il diavolo se lo portasse!
 
-"ehi tu servo"-
 
Andrè sobbalzò tornando alla realtà, madame de Montclaire gli si parò di fronte indispettita
 
-"come avete osato offendermi così"-
-"madame non so bene cosa io possa avervi fatto ma qualsiasi cosa sia me ne dispiaccio"-
-"e del vostro disappunto cosa dovrei farmene?"-
-"ciò che volete, adesso vi appartiene come le mie scuse"-rispose pazientemente Andrè
 
Le donne! Quale mistero nella testa degli uomini li spingeva a cercarle sebbene non arrivassero mai a capirle del tutto?
Iniziarono a passeggiare e si portarono in giardino
 
-"perché non mi avete detto che siete un servo... perché vi siete finto nobile?"-
-"non vi ho mai detto di essere un nobile per lo stesso motivo per cui non vi avrei mai potuto dire di essere un servo. In realtà non sono né l'uno né l'altro"-
-"e cosa siete allora Andrè...?"-
-"Grandiè… Madame, e sono un uomo libero al pari di tutti gli altri"-
-"vi sentite dunque pari di un nobile?"-
-"è un nobile che è un uomo come gli altri... siamo nati uguali con gli stessi diritti e gli stessi doveri"-
-"siete un sovversivo Andrè Grandiè?"-
-"lo era forse Gesù?"-
-"e questo che c'entra?"-
-"non dico nulla che non si possa leggere nelle sacre scritture"-
-"voi mi piacete sul serio"-
-"anche se sono un servo?"-
-"ma non avete appena detto di essere un uomo libero?"-
 
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Oscar e Girodelle scorsero Andrè e la duchessa appena sotto la grande quercia fuori l'ufficio del comandante.
A vederlo di nuovo in dolce compagnia lo stomaco le si ritrasse e fu pervasa da un senso di nausea, ma stavolta riuscì a dominarsi, soprattutto perché intravide lo sguardo
indagatore del suo secondo puntato su di lei
 
-"andiamo Andrè"-
-"Andrè perché non mi presenti i tuoi amici?"-
-"il comandante lo conoscete già..."-
-"certo chi a Versailles non conosce l'algido comandante de Jarjayes"-disse piccata la donna.
 
Oscar la guardò con uno sguardo severo
 
-"madame permettetemi che mi presenti da solo, sono il conte Victor Clement De Girodel, capitano di Francia e vice comandante delle guardie reali"-
 
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-"com'è possibile non avervi mai notato... un così bell'ufficiale come voi, che imperdonabile mancanza da parte mia capitano"-madame riprese il suo solito tono
canzonatorio-
"dovete scusarmi, qui le dame parlano sempre e solo del comandante...ma io preferisco in un uomo lineamenti più decisi..."-
-"bisognerà allora porre rimedio alla vostra mancanza... non credete?"-
 
Andrè e Girodelle si guardarono.
L'attendente scrollò le spalle. Il conte sorrise compiaciuto.
Oscar non potè non notare quella sorta di solidarietà tutta al maschile.
-Gli uomini...-pensò scuotendo lievemente la testa al ricordo del fatto che Girodelle parlava di punire Andrè severamente il giorno prima, ritenendo offesa gravissima
che si fosse impadronito del suo cognome.
Voltò le spalle e si incamminò da sola prontamente seguita dal suo attendente.
Questa cosa indispettì la duchessa che sperava di poter godere lei della compagnia del bel Andrè
 
-"dove se ne vanno i tre più affascinanti giovanotti di Versailles stamattina..."-
-"a compiere il nostro dovere, madame"-fu la risposta secca di Oscar
 
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Colonna sonora: Rossini-Guglielmo Tell
 
Era arrivata al Petit Trianon verso mezzogiorno.
Sua maestà l'aveva accolta in udienza privata.
Oscar notò subito quanto fosse cambiata.
Il volto aveva un colorito acceso, gli occhi erano più luminosi che mai.
Vestita in modo semplice, circondata dai suoi bambini, sembrava serena, appagata.
Una donna del tutto diversa dalla capricciosa regina conosciuta fino ad allora.
Il principe di Francia vestito con un semplice pagliaccetto di cotone giocherellava nella culla, mentre la principessa Maria Teresa camminava tenendosi aggrappata
alla gonna della balia.
 
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Maria Antonietta si era abbassata dolcemente per accarezzarla.
La principessina di tutta risposta l'aveva abbracciata affettuosamente.
Le loro risa riempirono la stanza e gonfiarono di tenerezza il cuore di Oscar.
Tutti quelli che criticavano la sua regina avrebbero dovuto vederla come madre.
A questo punto, le sue buone intenzioni, si erano dissolte di fronte alla perfezione di quel quadretto familiare.
Subito dopo la sovrana la invitò a sedersi
 
-"qui non seguiamo l'etichetta… Devo dire che la vostra visita per me è stata davvero una bella sorpresa, anzi devo rimproverarvi, perché non venite a trovarmi
più tanto spesso?"-
-"maestà sapete che la vostra sicurezza è il primo dei miei doveri e spesso mi tiene lontana da voi, ma lo preferisco, sapendo che così potete vivere in tutta tranquillità"-
-"sì , ma vi prego promettetemi che non appena potrete passerete da me "-
 
Dopo questo scambio di convenevoli la regina invitò Oscar ad una breve passeggiata dove le illustrò i suoi progetti per trasformare il Trianon in una sorta di fattoria
dove vivere come la pastorella di un quadro bucolico. Le rivelò anche l'intenzione di mettere su una compagnia per portare in scena un'opera teatrale di cui lei stessa
sarebbe stata la protagonista
 
-"avete sue notizie Oscar…"-La domanda la raggiunse improvvisa come un fulmine a ciel sereno
-"no, nessuna"-
-"pensate che tornerà… Intendo dire… Lo rivedremo?"- Le chiese Maria Antonietta con voce rotta dall'emozione
-"disperso non vuol dire che sia morto maestà"-
-"lo pensate sul serio?"-
-"sì”- disse Oscar stringendo forte un pugno per ricacciare indietro le lacrime -”nel profondo del mio cuore sento che è vivo e farà ritorno in Francia"-
- "siete tanto cara a partecipare alla mia pena, lui vi ha sempre stimato e vi era davvero affezionato. Diceva continuamente di ammirare il vostro coraggio e la vostra..."-
-"Vi prego di scusarmi maestà, ma ora devo rientrare a Versailles, ho udienza anche col re"-
 
Tagliò corto Oscar.
Non poteva più sopportare il peso di quella conversazione, le confidenze della sovrana erano pugnalate al cuore. Sia perché era la regina di Francia e non avrebbe
mai dovuto lasciarsi andare come una popolana, ma soprattutto perché parlavano di lei evidentemente nei loro incontri segreti per poi passare a fare chissà cosa e
questo non riusciva proprio a sopportarlo!
 
-"Arrivederci Oscar e grazie"-
-"sempre ai vostri ordini maestà"-
-Oscar…"-
-"Sì…"-
 
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-"Io vorrei che voi sapeste che adesso sono una donna diversa. Maria Teresa e Louis Joseph sono la mia unica ragione di vita… Tutto il resto… Intendo dire tutto ciò che
facevo in precedenza è solo un ricordo lontano"-
Oscar fissò a lungo la sovrana.
Si riferiva a Fersen?
L'aveva dimenticato dunque o stava solo ingannando se stessa per sfuggire al dolore della perdita? Si inchinò e corse via velocemente verso Cesar.
Altri pensieri avevano occupato la sua mente negli ultimi tempi allontanando la sofferenza che l'aveva investita quando al ministero della guerra l'ultimo dispaccio recava
il suo nome fra quello dei dispersi. La stessa che stava riaffiorando adesso.
L'assenza è un assedio continuo nell'animo umano.
È un po' come morire a poco a poco affondando in un oblìo perenne.
Gli Stati Uniti d'America ora erano una nazione libera e sovrana e la loro dichiarazione di indipendenza aveva infervorato gli animi di tutti i popoli oppressi d'Europa.
E anche nella borghesia francese e negli strati più poveri della sua nazione iniziava a soffiare un vento di libertà che presto o tardi si sarebbe trasformato nell'uragano
della rivoluzione
 
-"Fersen… ti prego torna… torna da me amore mio…"-
 
Lanciò nella lieve brezza di quel giorno di sole, il suo accorato, disperato, appello, mentre seduta sulla nuda pietra, stringeva a sé una rosa bianca.
 
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Jeanne aveva seguito per le vie di Parigi il suo fido segretario.
 
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L'uomo in partenza per l'Italia alla ricerca di fortuna, voleva fare un ultimo dono alla sua bellezza. Le aveva rivelato di avere a portata di mano la soluzione a
tutti i suoi affanni.
Così l'aveva condotta al mercato dei fiori, fra la povera gente, di cui ella stessa aveva fatto parte.
Lei lo seguì inizialmente sospettosa, ma poi di fronte a quella sconvolgente
realtà si era dovuta ricredere.
Dinanzi a lei, mentre le offriva delle viole da pochi soldi, c'era Sua maestà la regina in persona! O meglio la sua copia esatta!
 
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Forse era un segno di Dio inviatole per giustificare tutte le azioni compiute fino a quel momento.
 
-"Contessa, permettetemi di presentarvi madame D'Oliva"-
 
La donna si profuse in un maldestro inchino.
C'era da lavorarci, ma con una maestra come lei ci avrebbe giurato che nel giro di pochi mesi avrebbe potuto sfidare chiunque a riconoscere in quella popolana una semplice
fioraia piuttosto che la sovrana di Francia.
Nella sua testa si delineò limpido un piano d'azione: la collana-il gioielliere-il cardinale-madame D'Oliva promossa baronessa seduta stante-Maria Antonietta di Francia.
Pedine.
Tutte pedine del suo perfido gioco.
E finalmente avrebbe detto addio allo spettro della povertà, e persino la sovrana di uno degli stati più importanti del mondo si sarebbe dovuta inchinare alla sua bellezza,
alla sua ricchezza, alla sua nobiltà.
Jeanne Valois De La Motte presto sarebbe diventata la donna più invidiata di tutta Europa!
 
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Colonna Sonora: Albinoni-Adagio 
 
 
Rosalie guardava la sua stanza per l'ultima volta.
 
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Cercava di imprimere attraverso lo sguardo ogni particolare più insignificante per portarlo via con sé nella sua mente per poi ritrovarlo nei giorni duri a venire.
Aveva deciso di cedere al ricatto di quella che Dio le aveva imposto come madre.
D'altronde cos'altro avrebbe potuto fare? Conosceva la contessa di Polignac abbastanza da sapere che avrebbe messo in atto tutte le sue minacce pur di danneggiare
Oscar se lei non avesse accettato di andare a vivere a casa sua.
Certo ne avrebbe potuto parlare con la diretta interessata, ma probabilmente l'unico risultato che avrebbe ottenuto sarebbe stato quello di metterla nuovamente contro alla
migliore amica della regina. E per lei Oscar aveva già rischiato la vita più volte, prima duellando con suo padre, poi correndo a salvare sua sorella.
Non avrebbe permesso che ancora mettesse a repentaglio la sua persona. Oscar era un' emerita sconosciuta eppure gli aveva dato una casa, un'istruzione,
una famiglia, l'amore… Invece lei in cambio le aveva procurato solo guai.
Ma non stavolta.
Si sarebbe immolata come un agnello sacrificale pur di saperla al sicuro da sua madre.
Così aveva preparato i bagagli e salutato le donne di famiglia: Madame che involontariamente aveva appoggiato le ambigue aspirazioni di sua madre e Marie che in quegli
anni era stata per lei nonna, madre, consigliera, istitutrice, trattandola con lo stesso affetto che aveva per Oscar e Andrè.
Sapeva che forse, più di chiunque altro in quella casa, avrebbe sofferto per la sua partenza. Rosalie rappresentava per l'anziana governante, ciò che Oscar non aveva mai
potuto essere.
Si erano strette in un doloroso abbraccio ed avevano pianto insieme, quando era salita ad aiutarla a preparare i bagagli.
Poi aveva raccolto i suoi ultimi consigli: perle di saggezza a cui affidarsi in futuro.
L'ora era arrivata, aveva sentito una carrozza varcare il cancello ed era certa che fosse quella dei Polignac. Disse addio a quella stanza, ai giorni felici, alla sua fanciullezza
che finiva per sempre in quell'istante.
Ma più di ogni altra cosa disse addio alla sua amatissima Oscar.
Si asciugò le lacrime e finalmente trovò il coraggio di scendere.
Con somma sorpresa, sulla porta ad attenderla, trovò proprio la sua benefattrice
 
-"Rosalie cos'è questa storia... la nonna mi ha detto che vai a vivere dalla Polignac”-
-"Sì, ho deciso di darle una possibilità"-
-"ma tu odi quella donna!"-
-"Ho riflettuto a lungo ed è la cosa migliore"-
-"Rosalie, dimmi la verità è successo qualcosa.. sappi che puoi parlarne con me. Insieme troveremo una soluzione...”-
 
La ragazza avrebbe voluto urlare.
Dirle che andarsene era l'ultima cosa che desiderava.
Ma doveva, era necessario per il bene di tutti.
Mentì spudoratamente sperando di essere convincente
 
-"conte Oscar, benché imperfetta la contessa resta sempre mia madre. Un legame indissolubile. Voglio provare ad essere felice, ricostruire un rapporto che le circostanze
e gli anni di separazione ci hanno negato, cercate di capirmi."-
 
Le parole erano uscite fluide, come le lacrime.
Oscar non insistette. L'abbracciò teneramente, si staccò la spilla nobiliare dalla divisa e gliela diede.
 
-"Rosalie ascolta, una volta un gioiello simile a questo è stato per te causa di infinito dolore. Ti è stato strappato via con la forza, insieme a tutto ciò che ti spettava di diritto.
Ora voglio che tu porti con te il mio, sapendo che rimarrai sempre la mia sorellina e parte integrante di questa famiglia. In qualsiasi momento tu voglia tornare indietro,
la tua stanza sarà sempre pronta ad accoglierti, come tutti noi"-
-"grazie di tutto… Oscar…"-
 
I singhiozzi la scossero.
Il colonnello asciugò con un dito le sue lacrime poi guardandola negli occhi posò lievemente un bacio sulle sue labbra rosse.
 
-"Se fossi stata davvero un uomo, di sicuro Rosalie non avrei avuto dubbi, saresti stata tu la sposa che avrei scelto per me! "-
 
Poi dolcemente la condusse fino alla carrozza.
Andrè aveva assistito a quell'addio partecipando con uguale commozione.
Si era affezionato a Rosalie e gli aveva fatto più volte da maestro di spada e di equitazione.
E poi sapeva che per Oscar quello era davvero un altro brutto colpo.
Veder andar via coloro che amava, la prostrava, gettandola in un dolore inaccettabile e lui stavolta non avrebbe potuto esserle d'aiuto dopo ciò che era accaduto fra loro.
Il comandante seguì con lo sguardo la carrozza varcare per l'ultima volta il cancello di palazzo Jarjayes e non riuscì a trattenere le lacrime
 
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-"era il mio vento di primavera ed è andata via...come tutti coloro che amo..."-
 
Andrè credendo si riferisse a Fersen fu colto da un moto di gelosia
 
-"prima o poi tutti devono seguire la propria strada questa è la vita"-
 
Anche Oscar male interpretò le sue parole
 
-"vorrei tanto tornare ad essere quella di un tempo, quando ero convinta di essere un uomo… Ma perché un bimbo deve per forza crescere e diventare grande?
Perché la vita ci impone scelte tanto difficili? Devo ritrovare la Oscar sicura di sé che non temeva nulla e nessuno. Voglio riavere la forza d'animo che mi contraddistingueva
e per farlo devo necessariamente convincermi di essere un uomo! Imparare a cavarmela da sola. Perciò Andrè, da questo momento in poi potrai vivere la tua vita come meglio credi.
Ti sciolgo da ogni impegno preso nei miei confronti. Sei un uomo completamente libero adesso..."-
 
Tutto il suo essere andò in frantumi.
Ma cosa diavolo stava farneticando Oscar? Lo stava gettando via come un giocattolo vecchio di cui non si ha più bisogno? Lo stava punendo per ciò che aveva fatto
la sera prima? Per averle dimostrato che non sarebbe mai stata un lillà?
La follia del suo gesto stava per fargli fare l'oscenità più grande che un uomo possa commettere... forse si meritava perciò tutto il suo disprezzo... ma cosa farsene della
libertà ora,visto che questo significava perderla per sempre?
 
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Visto che fin dall'inizio avevo deciso di dare più tempo ai protagonisti per amarsi, da questo momento in poi molti degli avvenimenti di anime/manga si susseguiranno
fino quasi a diventare contemporanei.
Questo per non rendere questa ff troppo lunga ...spero non dispiaccia a tutte voi che avete amato questa storia sia nella sua forma cartacea che in quella animata.
La Baronessa d'Oliva qui è più vicina al personaggio storico  realmente esistito che alla cieca donna dell'Anime.
Grazie per il grande seguito e l'incoraggiamento



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Capitolo 38
*** Il Velo Dissolto ***


TRENTOTTESIMA PUNTATA
 
Il Velo Dissolto”
 
 
Virginia, estate 1782
 
Colonna sonora: marcia nunziale
 
Esther avanzava lenta fra due ali di folla.
Il paese intero sembrava essere accorso ad ammirarla, spinto dalla curiosità di quella strana coppia.
Attraverso il velo,vedeva il viso commosso di suo padre mentre la conduceva all'altare.
La chiesa era tutta addobbata di rose bianche e rosse come quelle del suo bouquet.
La marcia nuziale risuonava fra quelle mura sacre ed accompagnava i suoi passi facendo rabbrividire tutti i presenti, vestiti a festa.
Lei stessa aveva dovuto scacciare via le lacrime per impedire che le sciogliessero il trucco.
Eppure era raggiante nel suo abito bianco dai ricami color oro che le stava alla perfezione.
 
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Si sentiva bella ed invidiata come non mai!
Poi aveva intravisto lui, fermo sull'altare: il suo bellissimo principe anch'egli vestito di bianco e oro, colori portanti dell'intero matrimonio.
Osservava i suoi occhi di ghiaccio, mentre lei avvolta in quella nuvola di tulle, era ormai a pochi passi dalla felicità.
Tutto era perfetto.
Tutto era come aveva sempre sperato.
Duke le sollevò il velo e posò un bacio gentile sulla sua guancia.
Poi finalmente la cerimonia ebbe inizio.
I canti sacri, le preghiere, la benedizione.
Esther aveva preparato quella cerimonia con grande mestizia, ed ogni cosa si era svolta esattamente come l'aveva decisa.
 
-"Io Duke prendo te Esther come mia sposa e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia, in ricchezza e
povertà, ed amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita"-
 
-"io Esther prendo te Duke come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia, in ricchezza e
povertà, ed amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita"- (1)
 
Il prete che aveva ascoltato la formula di rito pronunciata da entrambi con convinzione li invitò a scambiarsi gli anelli e li dichiarò finalmente,
marito e moglie.
Un applauso salutò i novelli sposi che liberi da ogni falso pudore si persero in lungo e appassionato bacio...
 
-------
 
Un rumore sordo e deciso risvegliò Esther, da quello che era stato uno dei sogni più belli fatti fino ad ora.
Si ritrovò in camicia da notte nella sua camera, sbuffò, ed un timore sottile si impadronì di lei.
Lo ignorò pensando che tutto sommato quel sogno sarebbe diventato realtà tra poche ore.
Fissò lo sguardo verso il suo abito da sposa appeso in bella mostra su di un manichino.
Lo aveva confezionato con le sue stesse mani seguendo sempre la moda francese.
Erano passati sei mesi da quando lui l'aveva fatta sua per la prima volta in quella capanna e poi le aveva chiesto di diventare sua moglie esaudendo
il desiderio più ardito che avesse.
Dopo quella notte molte altre erano seguite, trasformandosi in mesi,volati fra i preparativi e la speranza di poter avere una casa tutta loro.
Ma a quell'acquisto almeno per il momento avrebbero dovuto rinunciare, sarebbero rimasti ospiti dei suoi genitori.
Duke non era ancora in grado di lavorare.
La sua amnesia risultava essere più grave del dovuto, ad ogni modo lei gli sarebbe rimasta accanto e lo avrebbe aiutato in tutti i modi possibili.
In realtà dentro di sé Esther sperava che non la riacquistasse mai più, la memoria, e si rassegnasse ad accettare quella vita come l'unica possibile
per entrambi.
L'uomo, dal canto suo, si era pentito di averla chiesta in moglie un attimo dopo averlo fatto. Ed era diventato ogni giorno più freddo sino a prendere
le distanze da quel mondo che non gli apparteneva, che sentiva lontano anni luce da ciò che era sempre stato.
Non aveva quindi nemmeno più provato ad integrarsi in quella comunità, né tanto meno aveva imparato uno di quei mestieri che facevano girare
l'economia della piccola cittadina.
 
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Sapeva di non essere fatto per quella vita, e anche in quelle ultime ore da scapolo, vittima dell'insonnia, di una cosa era certo, che non avrebbe
mai amato Esther come la magnifica donna bionda che tormentava i suoi sogni notturni.
Purtroppo la ragazza americana era troppo accecata dal suo di amore per ammetterlo a se stessa: Duke era distante, cortesemente freddo
nei suoi riguardi e in quelli della sua famiglia. Tranne quando facevano l'amore. Allora sembrava riaccendersi un fuoco che scaldava il sangue
e il cuore di entrambi.
Una passione che li travolgeva fino a lasciarli sfiniti, l'uno accanto all'altro ansimanti.
Ma lui quell'amore lo faceva sempre col ricordo del biondo ed etereo fantasma senza nome ed Esther nemmeno questo sapeva, purtroppo.
La donna guardò l'orologio sul camino e sbuffò ancora una volta colta dal terrore che negli ultimi tempi le attanagliava l'anima. Impedì al
suo sesto senso di guidarla, minimizzando il tutto, era normale per una sposa, in fondo, sentirsi insicura la notte prima delle nozze.
 
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Si mise a sedere.
Visto che proprio non riusciva a dormire, meglio iniziare a prepararsi.
Tutto sommato fra poche ore sarebbe stata sposata con l' uomo di cui era follemente innamorata.
In quale felicità più grande poteva sperare?
 
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Colonna Sonora: Le nozze di figaro overture – Mozart
 
La casa degli Hamilton, andava via via animandosi.
Gli ospiti iniziavano ad arrivare.
Il fioraio del paese stava finendo di sistemare i festoni.
Le amiche della signora vigilavano affinché tutti coloro che passavano per gli auguri, avessero di che bere ed assaggiassero qualche pasticcino
che le suddette avevano fatto a gara a preparare.
Il dottore era emozionato più che mai al pensiero che fra poco la sua bambina non gli sarebbe
più appartenuta e sarebbe diventata finalmente una donna.
Suo figlio minore John faceva gli onori di casa beccandosi anche qualche sberleffo
sulla sua gelosia fraterna.
C'era aria di festa, così come dovrebbe essere nel giorno di un matrimonio.
L'unica a non sorridere era proprio la signora Hamilton.
Duke non le era mai piaciuto, credeva fermamente che non potesse essere lo sposo adatto a sua figlia, dopo quella prolungata e forzata convivenza
dovuta dalle circostanze.
Era sempre stata una donna pratica, differente da suo marito.
A lei toccava portare avanti la casa, mettere a frutto il denaro guadagnato dal medico,
troppo occupato nella sua missione di salvare vite che spesso lo allontanava dalla realtà quotidiana.
Aveva sposato un uomo istruito, lei che conosceva solo come si rammendano i vestiti, si fa il pane, si lavora la terra.
E quel marito che leggeva libri e parlava di ideali aveva voluto che anche i loro figli studiassero, compresa Esther,
ed il risultato era sotto gli occhi di tutti: Alex il suo primogenito rischiava la vita ogni giorno in nome di una cosa astratta chiamata libertà;
Esther stava per sposarsi con uno sconosciuto inseguendo un sogno chiamato amore.
Solo John, sembrava somigliarle. Odiava i libri ed amava la terra e gli animali. L'unico in quella casa che si rendesse utile sul serio nell'aiutarla a
portare avanti la fattoria.
Tuttavia troppo giovane per vedere ciò che a lei non era sfuggito.
Lo straniero li guardava dall'alto della sua prosopopea.
Aveva disonorato la casa che lo aveva accolto, tradito la fiducia di chi lo aveva curato.
Passava le sue giornate senza far nulla con la scusa di quella strana malattia che però non gli aveva fatto dimenticare come ci si approfitta di una
ragazzina ingenua.
Era un uomo senza passato e che rifiutava il futuro.
Inizialmente si era opposta con tutte le sue forze a quel matrimonio, ma nulla più aveva potuto dinanzi alla sconvolgente rivelazione di sua figlia,
di essersi già concessa a lui, e quindi di non poter sposare nessun altro.
Anche il problema della mancanza di un cognome era passato in secondo piano: sotto minaccia di Esther di convivere con Duke nel peccato,
padre Ralph, nella sua immensa bontà, aveva accettato di celebrare le nozze comunque.
Tutto era stato forzato, non c'era nulla di chiaro, limpido in quel matrimonio.
E men che meno lo erano i sentimenti di quell'uomo.
La signora Hamilton era certa che non amasse affatto Esther.
Adesso si chiedeva se fosse stato più giusto piegarsi al suo volere o se piuttosto avesse fatto meglio a rinchiuderla in convento e cacciare per
sempre quel diavolo da casa sua!
Un improvviso scalpiccìo di cavalli interruppe le sue preoccupazioni.
Corse fuori come la maggior parte degli invitati.
 
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Un gruppo di soldati stava attraversando la loro proprietà e si dirigeva proprio verso la casa, ma il timore di funeste notizie fu cancellato da
suo figlio John
 
-"mamma, papà è Alex!"-
 
Adesso i signori Hamilton potevano scorgere il loro figlio maggiore alla testa di un manipolo di soldati, con un alto ufficiale che cavalcava
pomposamente al suo fianco.
Alexander Hamilton, da tutti considerato un eroe, venne accolto da grida di entusiasmo ed applausi. Scese da cavallo e corse ad abbracciare i suoi cari
 
-"che gioia figlio mio"-si commosse sua madre
-"allora ce l'hai fatta a venire, Esther era preoccupata che la sua lettera non ti fosse arrivata in tempo"-
-"e proprio per questo padre, che ho cavalcato per due giorni e due notti… Per impedire che commettesse una sciocchezza!"-
 
I signori Hamilton lo guardarono con aria terrorizzata
 
-"Esther non può sposare quell'uomo… Ma vi spiegherò tutto dopo"-fece un cenno all'ufficiale che attendeva qualche passo dietro e
che finalmente si avvicinò-"madre, padre, John, permettetemi di presentarvi il generale Lafayette, comandante dell'esercito francese che
ha condotto alla vittoria i nostri uomini nella battaglia di Yorktown"-
 
L'uomo salutò con un cenno del capo, la famiglia guardò sbalordita il loro congiunto ancora in attesa di una spiegazione
 
-"il generale ha cavalcato insieme a me incessantemente per incontrare il suo primo ufficiale di cavalleria. Deve assolutamente parlare col
conte Hans Axel Von Fersen!"-
 
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Era in ritardo e lo sapeva.
Ma più si avvicinava il momento delle nozze e più desiderava poter scappare via lontano da tutto e tutti. Cosa gli era passato per la testa?
Come poteva sposare una donna senza amarla? Come poteva convivere con persone tanto lontane dal suo modo di essere? Come poteva rinunciare
a ritrovare se stesso?
 
Bussarono
 
-"avanti"-
 
La porta si aprì e insieme ai signori Hamilton, entrarono due uomini dalle divise diverse. Duke posò lo sguardo sui gradi di generale di uno dei
due e quando gli occhi risalirono al volto un dolore lacinante alla testa lo colpì. Si piegò in due sotto il peso di migliaia di ricordi che come spilli
si stavano conficcando nella sua memoria, aggiungendo altre tessere all'enorme puzzle del suo passato dimenticato
 
-"vi sentite bene"-
 
Fu fatto sedere in poltrona
 
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-"Generale… Lafayette…"- Un sussurro il suo
-"allora mi riconoscete"-
-"sì credo di sì, di ricordarmi di voi, della guerra, della battaglia in cui sono stato ferito"-
-"bene, molto bene. Signori vi pregherei di lasciarci da soli"-
 
Uscirono tutti
 
-"ho saputo della vostra amnesia da questo miliziano. E' venuto da me qualche giorno fa per raccontarmi di aver salvato un soldato francese
diversi mesi fa. Dalla sua descrizione ho capito che si trattava di voi, e non appena mi ha avvisato di ciò che stava per accadere qui, sono corso.
È chiaro che questo matrimonio non è frutto della vostra volontà ma di una mente offuscata"-
 
I due uomini presero a parlare degli avvenimenti degli ultimi anni di guerra passati fianco a fianco. Ma erano altre le risposte che Fersen
voleva da lui e non esitò a chiederglielo
 
-"è sia amico mio, al diavolo le precauzioni, voi siete il conte Hans Axel Von Fersen , figlio dello statista Axel von Fersen il Vecchio e della
contessa Hedvig Catharina De la Gardie discendente della Casa Reale di Vasa, nipote di Eva Ekeblad e nipote del generale Hans Reinhold von Fersen.
Foste accuratamente educato a casa, al Carolinum a Brunswick, poi successivamente a Torino e a Strasburgo. Siete maggiore dei dragoni di Svezia
e risiedete stabilmente in Francia da diversi anni...”-
-"a Versailles..."-rispose l'uomo con un filo di voce
-"si conte eravate ricevuto a corte..."-
 
Altri spilli. Altro dolore che gli lacerava il capo. Altri ricordi che tornavano.
Le feste, i balli, gli abiti, i gioielli, le armi, i cavalli, le dame. Volti noti e altri ancora senza nome presero ad affollargli la mente.
 
-"Mi fa piacere vedere che cominciate a ricordare"-
-"Hans…Axel...Von Fersen”- Disse scandendo il suo nome e cognome.
 
E fu come se la sua anima si fosse ricongiunta finalmente al suo corpo.
Aveva vagato in quei lunghi mesi, orfano di essa, su questa terra sconosciuta, fra persone ignote, disperato, senza Dio… Ma ora… Ora era quello
l'unico matrimonio di cui gli importasse.
Anima e corpo finalmente si sposavano alla perfezione
 
-"queste sono lettere di vostro padre e di vostra sorella"-
-"Sofia…"-
 
Un altro nome scordato finalmente usciva dalle sue labbra non più aride di ricordi
 
-"sì madamoselle Sofia… Povero Angelo, ha scritto quasi tutti i giorni al comando, al ministero, persino al re pur di avere notizie della vostra sorte"-
 
Prese quelle buste, la cui calligrafia gli sembrò subito familiare.
Lesse riga dopo riga avidamente.
Aveva fame di conoscenza. Sete di se, di sapere se l'uomo che era e quello che aveva immaginato di essere, coincidevano.
Dopo un'ora quasi tutte le sue domande avevano trovato risposta.
Tutte tranne due questioni fondamentali.
Raccontò il suo sogno ricorrente. Il generale intuì che non ancora tutti i ricordi erano tornati vividi e forse questo era un bene per sé e la Francia
 
-"generale vi prego, se sapete, date pace al mio tormento. Chi sono queste persone che sogno e come mai pur non essendo francese e non facendo
parte dell'esercito regolare ho deciso di venire in America a combattere questa guerra?"-
-"conte dalla descrizione che mi avete fatto, intuisco che l'uomo in divisa che sognate è il vostro migliore amico, il comandante delle guardie reali,
Oscar Francoise De Jarjayes"-
-” Oscar...Francoise...De Jarjayes”-
 
Ripetè quel nome e il suo volto, ormai chiaro, gli apparve: i biondi capelli mossi dal vento, la spada sguainata, il lampo dei suoi occhi,
la nobiltà del portamento.
Certo poteva vederlo. Poteva sentire l'affetto che li legava. Non ricordava ancora tutti i loro trascorsi ma era certo che pian piano anche questo
velo si sarebbe dissolto
 
-"La decisione di venire in guerra credo che l'abbiate presa in accordo al vostro temperamento di uomo giusto e leale, e all'educazione ai valori
che ogni soldato dovrebbe rispettare"-
mentì Lafayette.
 
Sapeva da chi e perché era fuggito dalla Francia. Lo scandalo ed i pettegolezzi avevano varcato l'oceano.
Però quell' amnesia poteva tornare utile. Poteva tenerlo lontano da 'LEI' e impedire, al suo ritorno, il ripetersi di certi pericolosi avvenimenti.
 
-"E la dama, generale… Chi è la bellissima dama bionda…"-
-"Questo non so dirvelo, probabilmente la vostra fidanzata francese… So che era volere di vostro padre che vi sposaste"- mentì ancora
 
Ecco. Di nuovo il buio. Di nuovo un buco nero che lo risucchiava.
Ma forse se non aveva avuto l'ardire di confidare i suoi sentimenti ad un superiore, probabilmente lo aveva fatto col suo migliore amico.
Non se lo ricordava ancora ma era certo che quel Oscar Francoise De Jarjayes, lo avrebbe aiutato a svelare il mistero una volta e per sempre.
Il grosso orologio appeso alla parete battè le 12.
Fersen balzò dalla poltrona, avrebbe dovuto presentarsi in chiesa già da un'ora. Raccolse i capelli velocemente in una coda, e cercò la giacca con
gli occhi nella stanza
 
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-"conte"-lo apostrofò Lafayette severo-"non ditemi che avete davvero intenzione di sposare una donna tanto inferiore al vostro rango"-
 
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Colonna sonora: Rondò Veneziano Odissea
 
La pioggia di quel tremendo temporale scoppiato improvviso scendeva copiosa su ogni cosa. Eppure nonostante Esther fosse immobile, in ginocchio,
sotto di essa, non era riuscita a lavare via lo straziante dolore che le attanagliava corpo e anima.
 
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Erano bastati gli occhi gonfi di lacrime di sua madre a trasformare il giorno più bello della sua vita nell'incubo peggiore che avesse potuto vivere.
Inizialmente non le aveva creduto. Lei aveva sempre odiato Duke.
Aveva gettato via i fiori ed era corsa fra le braccia dell'amatissimo Alex. Suo fratello, con voce ferma, le aveva raccontato del perché quel giorno
non ci sarebbe stato alcun matrimonio.
Lo straniero altri non era che il conte svedese Hans Axel Von Fersen, ufficiale dei dragoni di Svezia, maggiore di cavalleria del generale Lafayette,
ma soprattutto era al di là di ogni ragionevole dubbio, il favorito della regina di Francia. Il suo amante insomma!
E che né la sua famiglia di origine né tanto meno la sovrana avrebbero mai acconsentito a quelle nozze, anzi il loro matrimonio rischiava di diventare
un caso di grave imbarazzo internazionale per la neonata nazione americana verso i suoi alleati.
Il generale aveva fatto intendere che non sarebbero bastate delle semplici scuse ufficiali.
Guerra, politica, potere, cosa c'entravano con il suo matrimonio?
Quello era il passato. Lei e Duke vivevano nel presente del loro amore.
Così incredula era montata a cavallo, diretta verso la chiesa, certa di trovarlo lì, sull'altare ad attenderla: in fondo l'amava, l'aveva chiesta lui in sposa.
Invece tutto era avvolto nel silenzio, le luci delle candele spente, le mura fredde.
Ma non si sarebbe arresa, avrebbe lottato fino alla fine contro la sua stessa famiglia e l'intera nazione se fosse stato necessario. Era risalita a cavallo
e aveva fatto la strada a ritroso.
Il temporale l'aveva sorpresa e le aveva portato via il velo, strappato il vestito nuovo in più punti, inzaccherato i capelli ormai inutilmente legati.
Voleva trovare Duke, doveva parlare con lui. Dirgli che non le importava di ciò che era stato. Contava solo quello che aveva deciso di essere.
Ma lui se ne era già andato. Il generale lo aveva portato via, risucchiandolo nel suo passato, verso una terra e un destino di cui lei non doveva far parte.
Disperata aveva raggiunto il giardino ormai abbandonato.
Gli invitati erano fuggiti via spaventati dal temporale e scandalizzati da quell'abbandono dello sposo.
Le sedie erano state rovesciate dal fuggi fuggi generale, la torta giaceva sull'erba, i dolci inzuppati dall'acqua resi ormai immangiabili, i festoni
spezzati sotto il peso del vento.
Se n'era andato via senza nemmeno guardarla negli occhi e rispondere a quella sua unica domanda: perché? Perché gli aveva fatto questo?
Perché le aveva detto di amarla se non era vero… Ma in realtà lui non l'aveva mai fatto in quei mesi di preparativi.
Era sempre lei a dire ti amo, lui si limitava a sorridere. Aveva ritenuto la cosa senza importanza scacciando ogni volta via i timori, giustificando
i suoi silenzi, credendo normale la freddezza con cui l'abbandonava nel suo letto poco dopo aver fatto l'amore.
Segnali.
Segnali che non aveva voluto vedere.
I consigli di una madre che non aveva voluto ascoltare... quella stessa madre che da sola, in piedi dietro di lei, partecipava alla sua muta disperazione.
Esther sollevò la testa e vide il suo candido vestito, offeso dalla sporcizia.
Avrebbe voluto essere seppellita sotto una montagna di fango e dimenticata da tutti.
Tanto la sua vita era già finita, travolta da quel maledetto temporale d'estate, come tutto il resto.
 
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Un mese dopo
 
Inspirò profondamente e l'odore del mare gli riempì i polmoni, lasciandogli l'alacre sapore di sale nella bocca.
Riaprì gli occhi al vociare gioioso che si alzava dalla banchina. Uomini donne e bambini salutavano i loro cari sventolando bianchi fazzoletti di addio.
I soldati intonavano allegri inni militari che parlavano di ritorni,di mogli fedeli e figli da riabbracciare.
 
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Anche il suo era un ritorno.
Finalmente adesso sapeva dov'era la sua casa e chi c'era ad attenderlo al di là del mare.
Fersen tuttavia non riusciva a godere appieno di quell'aria festosa che lo circondava. Non era fiero di se stesso, riconosceva di essere stato un vile,
scappando di fronte alle sue responsabilità verso Esther.
Aveva accettato la soluzione più comoda ma meno onorevole: lasciarsi portare via da Lafayette e delegare alla famiglia il peso delle spiegazioni
da dare alla donna.
Lo aveva fatto perché si conosceva bene, ed era certo che se avesse solo incontrato i suoi occhi sarebbe bastato a farsi convincere dalla sua coscienza,
obbligandosi ad un matrimonio riparatore che a lungo andare avrebbe reso infelici entrambi.
Eppure si dava del codardo tutte le mattine: quell'onta non avrebbe più potuto cancellarla.
Aveva pensato di scriverle, magari fra qualche mese, dopo il suo ritorno in Svezia, quando il tempo fosse riuscito a rimarginare le ferite di quel
giovane cuore. Ma nemmeno quella gli era sembrata la soluzione più giusta.
Rivolse un ultimo sguardo alla terra, mentre i marinai sfilavano le cime e la nave levava l'ancora iniziando il suo cammino.
Gli sembrò di scorgere il volto di Esther fra quello di mille sconosciuti: null'altro che un'ombra nera e pallida che lo fissava dal porto.
 
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Non avrebbe mai dimenticato quegli occhi accusatori, quello sguardo che chiedeva giustizia, quelle labbra serrate che gridavano vendetta.
Si sporse ancora di più, cercando la vergogna, ma tutto ciò che trovò furono due lacrime che brillarono sul volto della giovane donna,
ancora nonostante tutto innamorata.
 
-"Addio Esther"-pronunciò sottovoce-"spero che tu un giorno possa capire e perdonare"-e aggiunse-"mi auguro che tu possa ritrovare
presto la felicità che meriti, quella che non avrei mai potuto darti"-
 
La nave si allontanava ormai a vele spiegate.
La folla si era dissolta. Solo un minuscolo punto nero immobile poteva scorgersi accentuato dal bianco delle pietre della banchina.
Lei era sempre lì e Fersen, ci avrebbe giurato, ancora con lo sguardo rivolto a lui in attesa di un urlo, di un gesto, di un addio.
Si sfilò un guanto e lo gettò in acqua, la corrente forse lo avrebbe portato fino a riva. Quello era l'unico vincolo che poteva lasciarle.
La sola cosa che possedeva realmente di suo.Il simbolo della resa. Della sua sottomissione di fronte a tutto il male che le aveva procurato.
Poi voltò le spalle e lo sguardo, all'orizzonte.
Lasciava dietro di sé il tramonto.
Domani l'alba di un nuovo giorno lo avrebbe accolto verso quella terra dove non era più 'lo straniero'.
Dove nessuno lo avrebbe chiamato con un nome non suo.
Dove tornava ad essere Hans Axel, conte di Fersen.
Casa. Patria. Famiglia. L'amata terra di Francia.
Oscar Francoise De Jarjayes.
La sua dama dai capelli d'oro.
Certezze.
Le uniche. Le sue.
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(1) Non so' quale fosse la formula matrimoniale dell'epoca, così ho inserito la classica




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Capitolo 39
*** Il Ritorno di Fersen ***


TRENTANOVESIMA PUNTATA
 
Il ritorno di Fersen”
 
 
 
Palazzo Jarjayes, Febbraio 1783
 
Colonna Sonora: the tudors main theme
 
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-” Ha già rapinato due case questa settimana… Durante i festeggiamenti del 60º compleanno del duca di Rouchford e al ricevimento per il fidanzamento
di mademoiselle De Sancè. Nel primo ha approfittato dell'arrivo del crepuscolo ed ha agito nel giardino poco illuminato per aggredire le due dame e portare
loro via i gioielli, nel secondo caso è sbucato dal nulla, si è calato dal soffitto aiutandosi col grosso lampadario che domina la sala da ballo, ed ha fatto il suo
teatrale ingresso derubando i padroni di casa sotto gli occhi di tutti”-
 
La marchesa de Marteen, raccontava freneticamente gli ultimi avvenimenti di cui tutta Versailles parlava
 
-"incredibile… Si è fatto tanto audace, fino ad ora si era limitato, per così dire, a rubare nei palazzi dei nobili quando questi erano assenti, non mi sarei mai
aspettato tanta ostentazione"-
rispose il generale accendendosi la pipa
-"è chiaro che adesso vuole che se ne parli, infatti per la povera gente è una sorta di Robin Hood, così tanto popolare da non importargli più di essere visto.
Metà della corte sa che opera prevalentemente di notte, attacca solo i nobili più ricchi ed è completamente vestito di nero"-
-"Oh… Come voi, zia…"- Aggiunse Oscar sorseggiando tranquillamente la sua cioccolata alla cannella, rifornita come dono da quest'ultima
-"ormai tutti lo chiamano il Cavaliere Nero"-continuò Brienne ignorando l'allusione
-"va dal vostro stesso sarto allora"-
 
Due valletti ed una cameriera affaccendati nello studio non riuscirono a trattenersi dal ridere
 
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-"Oscar"-intervenne severo il generale mentre con lo sguardo richiamò all'ordine la servitù-"non essere insolente! Stiamo parlando di cose serie"-
-"scusate padre e che mi tenete qui da un'ora e proprio non capisco cosa c'entri un volgare ladro con la guardia reale"-
-"molto presto potresti ricevere l'incarico di arrestarlo"-
-"non ci sono i soldati della guardia per questo?"-
-"il problema è più complesso Oscar"-la interruppe sua zia-"hai saputo dell'arrivo in Francia di Sua eccellenza il Gran Visir Halil Hamid Pascià, nipote del sultano
turco Abdul Hamid I?"-
 
Certo che non lo sapeva.
Lei era un soldato. La politica gli faceva venire il mal di testa.
Il solo avvenimento di cui si fosse interessata era che sia Spagna che Gran Bretagna avevano riconosciuto l'indipendenza degli Stati Uniti.
Le ostilità erano cessate da tempo, in autunno a Versailles si sarebbe dato un gran ballo per festeggiare la firma del trattato di pace, ma nonostante tutto
Fersen non era più tornato.
E lei stava maledettamente male, poiché nessuno aveva notizie della sua sorte al ministero. Figuriamoci se poteva perciò importarle della visita di un qualche
governante straniero dal nome impronunciabile.
 
-"Deduco dalla tua espressione che non ne sei a conoscenza… Comunque il grande Visir si trova ufficialmente in visita privata, per ammirare le bellezze di Francia.
In realtà anela ad essere ricevuto dal re per recare un messaggio di amicizia del suo padrone ed una richiesta di alleanza fra le nostre nazioni. L'ascesa belligerante
della Russia preoccupa, e non poco, il sultano. Hanno già perso militarmente l'egemonia nei Balcani. E adesso Caterina II ha occupato la Crimea. In questo momento
l'impero ottomano è troppo debole per impegnarsi in una guerra e conta soprattutto sull'intervento dell' Austria e di riflesso, visto che l'imperatore Giuseppe è il cognato
del re, spera in un coinvolgimento anche della Francia in suo favore"-
 
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-"d'accordo, ma ancora non riesco a capire il nesso con un ladro mascherato"-
-"se mi facessi finire, senza interrompermi ogni cinque minuti lo sapresti…"-La rimproverò Brienne.
 
Oscar sospirò spazientita.
 
-"In realtà Sua maestà non sa che fare… Una parte dei suoi ministri sconsiglia il coinvolgimento in una nuova guerra che sarebbe disastrosa per le casse dello Stato.
Un'altra è favorevole all'alleanza coi turchi, che garantirebbe passaggi sicuri nel Mediterraneo alle nostre navi mercantili, nonché l'apertura di nuovi e proficui scambi
commerciali con i paesi dell'impero ottomano, ricchissimi di materie prime preziose alla nostra economia. Non è tutto: la notizia della presenza del Gran Visir è trapelata
sino a Roma. Il Papa ovviamente ha espresso parere contrario all'alleanza fra uno Stato cattolico e uno musulmano e i principi di Rohan, per bocca del cardinale, stanno
facendo il diavolo a quattro affinché quest'udienza non abbia a venire"-
-"immagino che la regina al contrario appoggi suo fratello e sia favorevole all'alleanza, se non altro per schierarsi contro il cardinale"-Oscar cercò di dire qualcosa di sensato
-"La nostra sovrana attualmente sembra più interessata al teatro che alle sorti della nazione, ad ogni modo è chiaro che se proprio dovrà prendere posizione, cercherà
di favorire l' Austria"-
-"comunque Oscar"-continuò suo padre-"sembra che il duca di Orleans sia diventato molto amico del Gran Visir ed avrebbe intenzione di dare un ballo in suo onore
a palazzo. Capirai che se il cugino del re riceve ufficialmente il primo ministro di un'altra nazione mentre il re si rifiuta di farlo, questo da l'immagine di una Francia debole,
dove i membri stessi della famiglia reale sono divisi sul modo di governare lo Stato. Se aggiungi il timore che qualcuno possa manovrare questo ladro e fare in modo che
derubi proprio il Gran Visir quella sera, allora sì che si creerebbe un incidente internazionale non da poco!”-
-"Voi credete che il fatto stesso che il duca dia questo ballo possa essere premeditato?"-
-"Oscar il sospetto c'è… Il generale Bouillè ha messo in allarme i servizi segreti e tu dovresti ricevere molto presto l'ordine di catturare il Cavaliere Nero prima del ballo.
La situazione è troppo delicata per affidarla ai soldati della guardia. C'è bisogno che qualcuno di fidato venga posto al comando dell'intera operazione"-
 
Adesso sì che le era venuto il mal di testa sul serio! Trovarsi nel bel mezzo di un intrigo internazionale non è roba da poco. Perché toccavano sempre a lei le patate bollenti?
Certo perché era un De Jarjayes! Ma se avesse fallito cosa sarebbe potuto accadere? Poteva diventare la causa di una guerra contro la Turchia?
Bussarono.
L'attendente del generale annunciò l'arrivo di un'importante visita, il comandante Lafayette chiedeva di essere ricevuto
 
-"cosa? Lafayette è di nuovo in Francia?"-
-"non credevo foste tanto amici"-disse Brienne
-"infatti non lo siamo, comunque l'eroe del nuovo mondo ci onora di una visita, dobbiamo accoglierlo degnamente"-
-"scusate, temo ci sia stato un malinteso"-lo interruppe Guillerme-”il generale Lafayette ha chiesto del colonnello"-
-"Oscar?"-tutti si voltarono verso di lei che scrollò le spalle incredula.
 
Si erano incrociati qualche volta a corte, ma a parte questo si poteva dire che non lo conoscesse affatto!
 
-"Non riesco proprio ad immaginare cosa possa volere da me"-
-"ad ogni modo è scortese farlo aspettare troppo"-
 
Oscar raccolse i dispacci dalla scrivania di suo padre e si decise a scendere.
Per le scale incontrò Andrè, che affannato saliva ad avvisarla.
 
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-"Devo parlarti"-
-"non ora, mi stanno aspettando”-
-"è proprio questo… Giù c'è…"-
-"Lo so… Lo so…"-Lo interruppe bruscamente-"vado a vedere cosa vuole"-
 
Colonna Sonora : The Tudors Anne Boleyne theme
 
Fece la prima rampa fermandosi sull'ultimo gradino
 
-"generale è un vero onore per me accogliervi in questa..."-
 
Le parole morirono sulle labbra nel preciso istante in cui lo vide.
I capelli leggermente più lunghi, lucenti, ramati, gli cadevano sciolti sulle spalle.
Il viso smagrito e la carnagione chiara come la neve di Svezia non avevano tolto nulla al suo fascino irresistibile anzi, facevano risaltare ancora di più
lo sguardo profondo come il mare del Nord, e quelle labbra carnose che parevano fatte per pronunciare richieste d'amore ed assaggiare nuovi sapori di donna.
Quante volte aveva sognato il suo ritorno? Quante volte si era chiesta come sarebbe stato, cosa gli avrebbe detto...
Ed ora lui era lì sano e salvo e lei sentiva solo le lacrime salirle agli occhi.
Ma queste lacrime erano calde, dolci, avvolgenti ed avevano il sapore della gioia.
Anche Fersen era immobile a fissarla.
 
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Lasciò cadere i fogli che aveva fra le mani e questi si sparsero sulle scale.
Andrè fece qualche passo avanti e li raccolse, ma lei non lo vide per niente.
Era trasparente, solo un fantasma da attraversare adesso.
Perché nulla al mondo aveva più importanza di lui.
Del suo amore.
Sarebbe potuta rimanere immobile a guardarlo per tutta l'eternità, poiché il suo cuore si saziava di quella bellezza e la ragione si perdeva nei battiti che le mozzavano il fiato.
Poi lui le sorrise.
Le labbra si curvarono, gli occhi si illuminarono.
E lei non resistette.
Corse per le scale, da quelle braccia che la invocavano, da quel petto su cui avrebbe voluto poggiare il capo e riposare ascoltando i suoi battiti. Perché lui era vivo e
Dio lo aveva riportato a casa.
Si era fermata ad un centimetro dal suo volto, richiamata all'ordine da sua zia.
Non erano soli.
Lafayette alla sua destra aveva osservato quell'incontro silenziosamente.
Suo padre, Brienne, e persino la nonna li avevano raggiunti nell'adrone.
E Andrè aveva voltato mestamente le spalle per non vedere: Oscar non aveva mai guardato lui con gli stessi occhi con cui stava fissando Fersen.
Aveva perso!
Lei era infatuata del conte. E la sconfitta gli stava divorando il cuore come una belva feroce, senza pietà.
Cosa aveva fatto quest'estraneo per meritarla? Aveva forse asciugato le sue lacrime?
L'aveva protetta? Aveva rischiato la vita anche una sola volta per lei? Era stato la sua ombra per un solo giorno, come lui faceva, dedicandole la sua esistenza?
Nulla di tutto questo.
Aveva solo sbattuto un poco gli occhi e sorriso. Come ora.
 
-"Amico mio…"-
 
Fu Fersen a rompere il surreale silenzio in cui si era svolta la scena. E poi le aveva poggiato cameratescamente le mani sulle spalle scuotendola
 
-"Ti sapevo disperso… Ho pregato tanto…"-Disse Oscar in un soffio
-"purtroppo sono stato ferito in battaglia. Un soldato mi ha raccolto privo di sensi e portato a casa sua per farmi curare, ma ahimè al mio risveglio non ricordavo nulla,
nemmeno come mi chiamassi… Il generale Lafayette mi ha ritrovato e condotto in Svezia dove mi sono ristabilito…"-
-"Purtroppo però"-s'intromise Lafayette-"il conte ha ancora dei vuoti di memoria e visto che insisteva per tornare in Francia suo padre me lo ha affidato.
Così ho pensato di condurlo qui da voi…"-
-"Avete fatto la cosa migliore. Il conte Fersen sarà mio ospite per tutto il tempo che gli sarà necessario a guarire completamente"-
 
Diede ordine alla nonna di preparare la stanza migliore degli ospiti.
Fersen ne approfittò subito per ristorarsi mentre Lafayette si intrattenne ancora un po' in salotto.
Il generale spiegò ciò che il conte ricordava, ma si soffermò soprattutto su ciò che non ricordava. Sembrava infatti che ancora non avesse riacquistato del tutto
la memoria sul perché fosse scappato dalla Francia e arruolatosi volontario. In poche parole Fersen non ricordava nulla dei suoi rapporti con la regina e il generale
pregò Oscar di tacere quella verità. Poteva tornare utile per il bene della Francia questa sua amnesia continua.
Hans non ricordava di Maria Antonietta? Del grande amore che aveva per lei? Allora forse non era poi così importante...
Inoltre la stessa sovrana qualche tempo prima le aveva velatamente confessato di essere riuscita a dimenticarlo.
Il suo cuore esultò.
Non stava bene farlo, eppure mai come in quell'istante la felicità le sembrò tanto a portata di mano
 
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Colonna Sonora : Earth-immediat music
 
Era passato quasi un mese da quel primo incontro e Oscar trascorreva le sue giornate in compagnia del conte Fersen. Alternavano chiacchierate alle lunghe
cavalcate, cene a palazzo ad uscite notturne.
Andrè li seguiva malvolentieri, costretto da sua nonna, perché in fondo, che se ne ricordasse o meno, Oscar rimaneva pur sempre una damigella e non stava
bene che passasse troppe ore da sola con lui.
Aveva provato a spiegarle che era stata proprio lei a congedarlo dal suo incarico di attendente, ma l'anziana governante non aveva voluto sentire ragioni e gli
aveva candidamente detto:
 
-” vuol dire che adesso lavorerai per me, perciò muoviti scansafatiche!"-minacciandolo col mestolo.
 
Ad Andrè non rimaneva altro da fare che obbedire. Era incredibile come una donnina fragile e all'apparenza così innocua gli incutesse tanto timore
 
-"avete vinto ancora colonnello… Devo dire che Cesar è davvero un cavallo fantastico"-disse Fersen dopo una lunga corsa.
 
Poi proseguirono a piedi
 
-"siete riuscito a ricordare altre cose?"-
-"sì e no, per esempio il cibo, da quanto tempo non mangiavo un patè d'oca come quello di ieri sera, la vostra governante è una cuoca superba"-
 
Andrè li seguiva tenendo i cavalli a breve distanza, udiva tutto ma evitava di intervenire.
 
-"comandante, vorrei tanto misurarmi alla spada con voi, avrei intenzione di riprendere la carriera militare quanto prima, ma credo di essere un po' arrugginito"-
-ma certo"-poi Oscar prese il coraggio a due mani -"Hans… Noi una volta ci davamo del tu… Eravamo molto… In confidenza… Non ricordi?"-
-"ricordo il mio affetto “per te” e dunque credo che fosse naturale data la grande amicizia che ci lega, ma in realtà molte cose sono ancora confuse nella mia testa"-
-"quindi non ricordi nemmeno… Del mio ferimento… Quando hai scoperto che ero… Sono una…"-
 
Si fermò senza sapere cosa fosse meglio fare, se tacere o rivelargli nuovamente il suo segreto.
Fersen si accorse di quell'imbarazzo e attese che fosse Oscar a parlare
 
-"Hans… Prendiamo le spade, in guardia”-gli disse sguainando la sua per cambiare discorso.
 
Photobucket
 
Il conte assunse la posizione di attacco e il combattimento ebbe inizio.
Le lame si incrociavano, fendendo l'aria: stoccata, parata, allungo, affondo.
Uno dietro l'altra le tecniche degli spadaccini si confrontavano.
Fersen elegante e potente, Oscar veloce ed imprevedibile.
Durante l'ultimo attacco la donna indietreggiò, poi per superare il dislivello del terreno salì su un muretto. Il conte, per non trovarsi in posizione svantaggiata,
la imitò, ma le vecchie pietre non ressero il peso di entrambi.
Caddero all'indietro ruzzolando giù da una breve scarpata.
 
Colonna Sonora: Protector of the Earth
 
Andrè, allarmato per Oscar, corse in suo aiuto e alla vista dell'uomo steso sul corpo di lei a pochi centimetri dal suo volto, con gli occhi fissi alle labbra della sua amata,
quasi intento a baciarla, scattò verso di loro.
Furente di gelosia lo afferrò per le spalle e lo spinse via con tanta foga da farlo finire contro un albero
 
-"non osate toccarla"-
-"Andrè smettila"-lo rimproverò Oscar.
 
Il conte leggermente tramortito si risollevò guardando l'attendente con disappunto. L'uomo raccolse la sua spada e gliela tirò
 
-"conte Fersen, che ne dite di un bel duello con un uomo vero"-
 
Il nobile stupito da quelle parole accettò la sfida
 
-"Andrè che diavolo stai facendo?"-
-"stanne fuori Oscar"-
 
I due iniziarono a battersi sotto gli occhi di lei.
 
Photobucket
 
I colpi erano molto violenti, le lame quando si sfregavano quasi facevano scintille.
Andrè avanzava come una furia, parava i colpi e contrattaccava acquistando terreno, spingendosi su di lui, quasi a cercare il corpo a corpo.
Fersen indietreggiava in evidente difficoltà, riuscendo a malapena a contenere i suoi attacchi.
Un ultimo violento colpo, e con un gioco di polso , Andrè uncinò l'arma del conte e la strappò dalla sua mano, facendola volare via.
Quindi portò la lama alla sua giugulare mentre lo trapassava con occhi febbrili. Lo svedese mosse qualche passo all'indietro avendo capito che quello era molto
di più di un semplice allenamento
 
-"ora basta Andrè!"-
 
Oscar lo riportò alla realtà frapponendosi fra la spada ed il conte, facendogli scudo col suo corpo. Non le avrebbe mai fatto del male e perciò gettò lontano l'arma,
poi voltò le spalle, montò su Rego e corse via.
 
-------
 
Colonna Sonora: Espiazione
 
Udì il rumore degli zoccoli sul selciato e capì chi stesse arrivando ancor prima di vederla.
 
Photobucket
 
Andrè si era rifugiato, fino a pomeriggio inoltrato, al laghetto, quello dove da bambini andavano a nuotare di nascosto.
Ed infatti qualche minuto dopo una bionda chioma mossa dal vento apparve fra gli alberi.
Oscar lo raggiunse e smontò furiosa da cavallo
 
-"vuoi spiegarmi che pensavi di fare? Ti rendi conto che stai oltrepassando ogni limite?"-
-"e tu sei diventata cieca o cosa? Non capisci che Fersen ti sta prendendo in giro?"-
-"ma cosa dici?"-
-"l'amnesia... come no, bella scusa, ha dimenticato i suoi sentimenti verso la regina, e che sei una donna ed invece ricorda perfettamente come si chiamano i
cibi che mangia e qual è il nome del tuo cavallo… Non ti sembra strano?"-
-"non voglio sentire una parola di più! Il conte Fersen è un uomo d'onore, non avrebbe nessun motivo di nascondersi dietro simili giochetti"-
-"sai cosa ho sentito dire? Che in America ha disonorato una giovane, la figlia del medico che lo ha curato, sedotta e abbandonata...proprio un comportamento onorevole"-
-"e tu invece come ti permetti di giudicare un'altra persona quando l'unico a non essersi comportato da gentiluomo sei stato proprio tu!"-
 
Lo disse con voce rabbiosa ed Andrè si sentì mortificato ancora una volta
 
-"me ne vergogno molto… Perdonami Oscar, giuro su Dio che non ti farò mai più una cosa simile… Ma ti prego di ascoltarmi, quell'uomo non ti merita, non è
nemmeno in grado di proteggerti, e non potrà mai renderti felice… È un'altra la donna che ha nel cuore e questo tu lo sai benissimo. E poi non arriverà mai a
capire la tua anima veramente...”-
-"Basta! Ti avevo sollevato dal tuo incarico eppure hai continuato a starmi sempre addosso, ma ora non voglio più vederti!”-
 
Oscar in quel mese a contatto con lui aveva scoperto molti lati oscuri del carattere del conte e sentiva che Fersen in fondo amava Maria Antonietta,
seppur non si ricordasse ancora di lei, ma c'era sempre un'ombra nei suoi occhi a tradirlo, eppure lei non voleva sentirselo dire.
Quella verità faceva troppo male.
Voltò le spalle tenendosi il volto fra le mani, lui si avvicinò cercando di abbracciarla da dietro
 
-"non mi toccare…"- Lo allontanò -"non farlo mai più Andrè!"-
-”Oscar ...io...”-
-"vai via! Voglio che tu te ne vada. Lo capisci? Voglio che mi lasci in pace..."-
-"non puoi dire sul serio"-
-"sono stanca di averti sempre fra i piedi! Quale parte del mio discorso non ti è chiara Andrè?"-
 
Gli disse queste parole fra le lacrime eppure nemmeno se ne accorse.
Oscar sentì il suo cuore lacerarsi come se un invisibile cordone ombelicale si fosse reciso per sempre.
Un attimo dopo però si era già pentita di essere stata tanto dura.
Andrè aveva gli occhi lucidi.
La vedeva sconvolta e capiva che il ricordo di quella sera la feriva più che mai. Aveva fatto del male alla persona che amava di più su questa terra e non
riusciva a perdonarselo.
Abbassò lo sguardo e si portò verso il suo cavallo.
Si fermò solo un attimo accanto a lei e le sussurrò, senza osare guardarla:
 
-"Oscar…l'amore è un'altra cosa…"-
 
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Capitolo 40
*** Il Ballo Della Debuttante ***


 
QUARANTESIMA PUNTATA
 
 
Il Ballo della debuttante”
 
 
Colonna Sonora: G.Rossini - La gazza ladra
 
In definitiva, quella appena trascorsa, era stata una giornata durissima.
Ma a quanto pare non accennava a finire.
Suo padre l'aveva mandata a chiamare, l'attendeva nel suo studio col generale Bouillè.
Il suo padrino era un uomo di poche parole e spesso quelle poche che diceva rasentavano la maleducazione,
convinto com'era che dall'alto della sua posizione, tutto gli fosse dovuto.
Si era più volte chiesta come mai suo padre lo tollerasse. In gioventù erano stati amici, tanto è vero che lui si era
offerto come padrino in modo da mantenere il gioco del suo segreto, ma con gli anni, scelte militari e politiche differenti,
li avevano allontanati.
Oscar aveva il sospetto che Bouillè fosse geloso: nessuno dei suoi rampolli maschi era adatto alla carriera militare,
ed infatti né Pierre né Gustav e nemmeno Juan ricoprivano incarichi di prestigio, nonostante l'importanza del loro cognome.
Si sedette ad ascoltarlo, dopo i convenevoli di rito. Era appunto circondato dai suoi figli.
 
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-"Oscar, vi ho fatto chiamare per affidarvi una missione importantissima. Vostro padre mi ha detto che siete già a conoscenza
di molti particolari inerenti la visita del Gran Visir, dunque non mi dilungherò inutilmente. Stamani sua maestà il re ha redarguito
il duca d'Orleans dal dare un ballo ufficiale. Ma visto che nonostante ciò è riuscito solo ad ottenere che lo posticipasse, ha deciso
di giocare d'anticipo. Fra due giorni a Versailles verrà dato una sorta di ballo in maschera. Il tema della serata sarà ispirato proprio
alle tradizioni orientali descritte nel libro 'Le 1000 e una notte'. Al ballo sotto mentite spoglie, presenzierà anche il gran Visir,
che in segreto durante la festa, sarà ricevuto dal re. Inutile dirvi che questa è una informazione riservata, in pochi saranno a
conoscenza dell' incontro in modo da non creare malcontento nei ministri stessi del regno né nel clero di Francia.
Ed evitando anche di allarmare l'ambasciatore russo. Il vostro compito sarà di attuare una strettissima sorveglianza sulla festa,
allontanando il pericolo di un agguato del cavaliere nero e proteggere il Visir, il tutto naturalmente senza generare sospetti.
Scegliete degli uomini fidati, ma non allarmate la guardia reale, potreste dare troppo nell'occhio e l'intera operazione saltare…
Le spie dei paesi nemici e del Papa sono in agguato. Il re e la Francia contano su di voi”-
-"sono agli ordini di Sua maestà e farò del mio meglio per non deluderlo"-
 
Oscar cercò di apparire sicura di se. Ma in cuor suo, tremava.
Un ballo in maschera rendeva tutto più difficile, chiunque poteva accedervi col volto coperto.
E poi, come si fa a difendere un uomo di cui non si conosce il volto? Doveva farsi venire in mente qualcosa, e doveva farlo alla svelta!
 
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Non aveva dormito quella notte.
Tutta colpa degli avvenimenti del giorno prima.
Si era girata e rigirata nel letto divisa fra problemi personali e il bene della Francia.
Poi all'alba aveva deciso di fare una lunga cavalcata e questo le era servito almeno per approntare un piano.
Ritornata a palazzo, diede ordine ad un servo di convocare il capitano Girodel. Sicuramente lui sarebbe stato uno degli uomini che
l'avrebbe affiancata in questa delicata operazione.
Poco dopo colazione incrociò Fersen in giardino
 
-”buongiorno Oscar avrei bisogno di parlarti”-
-"si, Hans devo scusarmi per il comportamento di Andrè”-
-”non preoccuparti non è per questo… È che lui ha parlato di te al femminile, e tu mi stavi raccontando di un ferimento...”-
-”Rientriamo in casa, l'argomento è un po' delicato”-
 
Oscar gli versò da bere, cercando le parole giuste.
 
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Poi decise di essere diretta e senza fronzoli gli rivelò la verità
 
-”Hans, io non sono un uomo, sono una donna... tu eri uno dei pochi ad esserne al corrente, lo scopristi anni addietro,
durante una notte in cui io fui gravemente colpita alle spalle e tu mi salvasti la vita tamponando la ferita e riportandomi a
casa”-
un lieve rossore le imporporò le gote.
 
Le era stato raccontato che Fersen le aveva aperto la camicetta inzuppata di sangue e così aveva scoperto il suo segreto
 
-”...capisco ora tutto mi è chiaro...”-
-”ti è tornata la memoria?”- chiese Oscar allarmata pensando si riferisse a Maria Antonietta
-”no, ma adesso riesco a dare una spiegazione al mio sogno”-
-”quale sogno?”-
 
L'uomo non rispose. Pur avendo quel nome sulla punta della lingua.
Sarebbe bastato ad Oscar accennarne e la coltre di nebbia nella mente di Fersen si sarebbe dissolta per sempre.
La Fayette l'aveva messa in guardia e lei sprofondò nel silenzio sentendosi una traditrice, ma era solo il timore di disubbidire al
generale a farla tacere o nel profondo del suo cuore sperava disperatamente che fosse lei e solamente lei a popolare i suoi sogni?
L'arrivo di Girodel interruppe quella conversazione.
 
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Il capitano apparve subito stupito dalla presenza di Fersen ed Oscar gli ordinò di non farne parola a Versailles.
Poi li mise al corrente della minaccia che pesava sulla Francia, ed illustrò loro il suo piano
 
-”Girodel scegliete 12 fra i nostri migliori uomini. Si dovranno mischiare, in borghese, alla festa e sorvegliare affinché questo ladro
mascherato non si avvicini alla sala. Noi ci occuperemo di difendere il gran Visir e far si che l'incontro con il re avvenga
senza incidenti”-
-”voglio venire con te Oscar”-
-”no Hans, non è possibile...Tu forse non ricordi ma in passato sei stato ricevuto a Versailles e frequentavi la corte tutti i giorni.
Se ti vedessero, ogni nobile di Francia saprebbe che tu sei tornato… “-
Rispose mordendosi subito dopo il labbro inferiore.
 
Era andata molto, troppo vicina alla verità.
 
-”Hai detto che sarà un ballo in maschera... mi travestirò, così nessuno mi riconoscerà, sono un soldato Oscar e posso rendermi utile.
E poi sono certo che mi farà bene rivedere Versailles senza l'imbarazzo di dover porre gli omaggi a gente di cui non ricordo il volto.
Mi permetterà di ritrovare il passato lentamente senza sentirmi oppresso... ti prego permettimi di aiutarti”-
 
La donna valutò la situazione: Fersen avrebbe potuto ricordarsi di Maria Antonietta. La regina non sarebbe stata presente, d'altronde
non era un ballo ufficiale.
Ma il rischio era alto comunque.
Tuttavia pensò che una volta e per sempre doveva sapere.
Hans l'aveva davvero dimenticata... e se si c'era un posto per lei nel suo cuore? Era possibile che finalmente la vedesse come
una donna e potesse amarla? Decise che valeva la pena tentare di dare una spinta agli eventi e così accettò.
Inoltre adesso che non c'era più Andrè a seguirla, una persona fidata in più come lui, non poteva che farle comodo.
 
-”Perfetto! Domani sera alle 8 ci rivedremo qui. Andremo al ballo insieme, con una carrozza anonima presa in affitto”-
-”qualcuno potrebbe riconoscerci comunque. Dovremo inventarci degli ottimi travestimenti”-
-”non preoccupatevi Girodel. Ho un'idea, e state pur certo, per quanto mi riguarda, che nessuno potrà avere il minimo sospetto
su di me. Mi maschererò in modo tale che persino mio padre stenterà a riconoscermi...”-
 
-------
 
Colonna Sonora: le 4 piume, the letters-soundtrack
 
Photobucket
 
Aprì la pesante porta della soffitta e uno sbuffo di polvere le arrivò in pieno volto facendola tossire. Illuminò la stanza con
la candela che aveva con sé.
Dovette far abituare l'olfatto al forte odore di chiuso impregnato nelle pareti, prima di entrare.
Oscar osservò la stanza piena di vecchi mobili e cianfrusaglie varie, l'ultima volta che vi aveva messo piede era stato più
o meno vent'anni prima, come sempre accompagnata da Andrè, il giorno che decisero di esplorare quel luogo alla ricerca di
mostri da uccidere.
Sorrise di quel ricordo e il suo cuore si gonfiò di tenerezza.
Come erano cambiati da allora!
Chi l'avrebbe mai detto che le loro strade si sarebbero divise in quel modo tanto brusco.
Comunque la soffitta rimaneva l'unico posto dove poteva trovare ciò che stava cercando.
Si diresse verso una cassapanca di legno intarsiato, il cui stile era del tutto diverso dagli altri mobili.
Il fitto strato di polvere su di essa dimostrava che forse era lì da più tempo degli altri.
Appoggiò la candela e fece leva per aprirla.
Scorse al suo interno un ventaglio di piume di struzzo in grigio e blu che le indicò che forse aveva trovato esattamente ciò
che le serviva.
Lo sollevò per osservarlo attentamente, era appoggiato su di una cartellina di cuoio chiusa da un nastro.
Si incuriosì e cominciò a sfogliare i fogli di carta presenti al suo interno.
Erano disegni molto belli: acquarelli di vedute di palazzo, scene di nobili a Versailles, ritratti di volti familiari.
Avvicinò la candela e continuò ad esaminare quei lavori eseguiti con grande gusto e maestria, fino ad arrivare allo schizzo
di un abito, piuttosto fuori dal comune con una linea che ricordava molto da vicino quella di un'odalisca.
Era pronta a giurare che l'enorme sacco di lino presente nella cassapanca, contenesse proprio l'abito, conservato dalla nonna,
dopo essere evidentemente servito anni addietro per qualcuna delle sue sorelle.
Richiuse la cartella con i disegni e con fatica ridiscese nella sua camera portando l'abito con sé.
Senza farsi vedere lo nascose nel suo spogliatoio, gettò sul letto la giacca
dell'uniforme e poi con calma lo sistemò sul manichino.
Si distese e prese ad osservarlo attentamente.
Visto così risultava ancora più bello che nel disegno: un modello semplice ed elegante che denotava un buon gusto di cui nessuna
delle sue sorelle era dotata.
Riprese a sfogliare distrattamente la cartella dei disegni mentre addentava una mela e rimase incuriosita dal ritratto di un uomo.
Era di bell'aspetto con lo sguardo fiero e occhi neri profondi. Non apparteneva di certo a nessun membro della famiglia, ma
evidentemente doveva essere l' acquerello di qualche altro costume, visto che il soggetto indossava un turbante e una strana giacca
nera con risvolti rossi e alamari d'oro.
 
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In fondo, si disse, nel corso degli anni, Versailles doveva essere stata teatro di innumerevoli balli in maschera, e dunque non gli diede
troppa importanza.
L'ultimo disegno, sembrava essere il più recente e raffigurava una donna mascherata da uno strano copricapo con veletta e un abito
di tipo zingaresco.
Assomigliava ad una strega!
Oscar fu risucchiata dal ricordo della notte in cui venne ferita, poté sentire quasi il dolore del colpo nella sua carne.
E poi le immagini scorsero velocemente, nel delirio delle ore successive, dove c'era anche lei chinata sul suo corpo inerme... le sembrava
di sentire quasi il suo tocco e il riecheggiare di una strana nenia delle orecchie.
Quante volte aveva sognato quella scena?
Come era possibile che quel volto mascherato si trovasse adesso raffigurato in un disegno fatto chissà quanti anni prima?
Un brivido di terrore la pervase...lei non credeva in queste cose, eppure adesso aveva l'evidenza dinanzi ai propri occhi!
La sua attenzione cadde sulle uniche due lettere presenti a mo' di firma sotto ogni disegno “J.J.”
Josephine Jarjayes? Non aveva memoria del fatto che sua sorella sapesse disegnare tanto bene, ad ogni modo ora aveva troppe
cose a cui pensare, ma alla prima occasione ne avrebbe parlato a sua madre.
 
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Il giorno del ballo era arrivato.
Fersen e Girodel attendevano Oscar in salotto chiacchierando amabilmente, quando i rintocchi del grosso pendolo annunciarono
l'arrivo delle otto, l'ora convenuta per recarsi a Versailles
 
-”onestamente a me sembra più un abito veneziano capitano”-
-”conte in soli due giorni con tutta la nobiltà in agitazione per questo ballo non sono riuscito a trovare di meglio”-
 
Effettivamente Girodel assomigliava più ad una sorta di Casanova che ad un personaggio delle 1000 e una notte
 
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-”insomma, Conte vi ricordate sul serio di me?”-
-”Capitano, in realtà temo di no”-
-”nemmeno dei soldi che vi devo?”-
 
Fersen lo guardò stupito.
Victor lo sorprese con un grande sorriso.
Ovviamente era uno scherzo ma lo svedese ci mise qualche secondo per afferrarlo ed unirsi all'ilarità dell'uomo.
Il primo a smettere di ridere, attratto dalla visione di una dea che lentamente scendeva le scale, fu proprio l'ufficiale.
Fersen seguì lo sguardo meravigliato del suo interlocutore che pareva aver avuto un colpo apoplettico vista l'espressione
pietrificata con la bocca semiaperta.
Posò gli occhi su di lei ed inconsciamente assunse lo stesso atteggiamento.
Nessuno dei due riusciva ad articolare una parola, potevano solo riempirsi tutti i sensi con lo spettacolo che avevano davanti.
 
Colonna Sonora: theme from Sabrina
 
La figura del corpo perfetta assecondata dal vestito bianco le regalava un'aria angelica ed eterea.
Giochi di perline e lapis si rincorrevano sul corpetto e lungo i bordi dell'abito stesso. I biondi capelli raccolti splendevano
come l' oro più della tiara. Un sorriso appena accennato, sensualissimo, misterioso, la faceva assomigliare ad una moderna
Gioconda. E gli occhi… Furono quelli a tradirla e a rivelarne l'identità.
 
Photobucket
 
In quell'istante nella mente delirante di Fersen, il volto di Oscar e quello della donna dei suoi sogni si sovrapposero,
fin quasi a coincidere.
Dunque aveva avuto la conferma dei suoi sospetti: il cavaliere e la dama erano un'unica persona!
Persino tutto il significato del sogno stesso, adesso, aveva un senso.
Oscar gli aveva rivelato che prima della loro partenza erano stati molto in confidenza… Fino a che punto? Forse il suo imbarazzo,
i suoi silenzi, significavano che fra loro c'era stato qualcosa di più della semplice amicizia?
Nel frattempo la donna sentiva su di sé gli sguardi colmi di desiderio dei due uomini ed arrossì.
Abbassò gli occhi per non cedere alla tentazione di fuggire.
Non era abituata a quel genere di attenzioni, protetta com'era dalla sua divisa che creava una barriera
invalicabile verso l'universo maschile.
Non sapeva se sentirsi più imbarazzata o lusingata per l'assurda idea che aveva avuto, di usare la scusa del travestimento per la
missione, in modo da poter indossare un abito da donna.
Si giocava il tutto per tutto quella sera e voleva che Fersen la vedesse così, per far breccia nel suo cuore.
In fondo, aveva amato Maria Antonietta, ovvero la femminilità all'ennesima potenza ed era certa che non si sarebbe mai innamorato
di nuovo di un paio di pantaloni o dei suoi stivaloni neri.
Tuttavia questo pensiero adesso la disturbava e non poco. Lo ricacciò da dove era venuto, quello che era fatto, ormai era fatto!
Così insicura, fragile, turbata ed emozionata affrontò l'ultimo gradino ma fu tradita dall'orlo del vestito e vi inciampò rischiando di cadere.
Girodel e il conte corsero ad offrirle il braccio, in una gara di galanteria, lei lo accettò volentieri pur di mascherare la vergogna di
essere troppo maldestra con quelle scarpe col tacco mai indossate in vita sua.
Sdrammatizzò poi l'accaduto prontamente, con una battuta di spirito
 
-”allora gentiluomini siete pronti per andare a salvare la Francia?”-
 
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Colonna Sonora: the end of the world
 
Si era steso sul pavimento al buio.
Sentiva il freddo marmo sotto di sé e sperò che questo potesse bastare a spegnere quel desiderio che ardeva nell'anima.
Quel fuoco, lo sentiva sotto la pelle e gli incendiava il sangue, le viscere, il cuore.
Era così dolce e terribile l'inferno?
Aveva ceduto alla curiosità.
Andrè aveva voluto guardare, ed era rimasto accecato dallo splendore di quella sua bellezza furiosa e nobile che assomigliava
alla parte migliore di sé.(1)
Ed ora si chiedeva, come avrebbe fatto ad obbedirle, ed allontanarsi per sempre da lei, dopo quella visione.
Era rientrato frettoloso da Versailles, vi si era recato per svolgere un'ambasciata per il generale e aveva incontrato fortunosamente
qualcuno che non avrebbe dovuto essere lì. Così era corso a palazzo col desiderio di avere spiegazioni dal diretto interessato ma il
viavai frenetico della servitù quel pomeriggio non era passato inosservato.
Aveva chiesto a sua nonna cosa stesse accadendo, e quando l'anziana donna gli aveva rivelato che Oscar intendeva partecipare al
ballo di corte in abiti femminili, il suo incubo peggiore prese a materializzarsi.
E così infine, lei aveva ceduto al richiamo della sua natura di donna, al desiderio di mostrarsi a Fersen per quella che era, con lo scopo
di sedurlo probabilmente.
A quel pensiero boccheggiò e la terra sembrò venirgli a mancare da sotto i piedi.
Li vide danzare insieme in un immaginario ballo orientale, dove i loro corpi si sfioravano. Dove lui la toccava, la stringeva, la sporcava
con le sue dita, lambiva la sua pelle di baci e poi la prendeva per farla sua.
E quest'ultimo pensiero lo fece impazzire.
Perché non lo aveva ucciso in duello?
Perché non la portava via con sé adesso, usando la forza se fosse stato necessario, pur di impedirle di commettere quell'assurdità?
Aveva tentato di scacciare via la violenza dalla sua mente posando la testa sul pavimento, prostrato dal dolore della disperazione di averla
persa per sempre.
Poi aveva udito i suoi passi nel corridoio e stregato da quel richiamo l'aveva spiata attraverso la porta socchiusa avendo cura di
rimanere al buio.
 
Photobucket
 
L'aveva vista sollevare lievemente il bianco abito di raso fin quasi a scoprire la caviglia per evitare di inciampare nella gonna che
la fasciava alla perfezione. L'aveva osservata tentare di tirarsi su il corpetto fin troppo audace che stringeva i seni sodi, dinanzi a cui
aveva perso la ragione mesi prima, sollevandoli ad ogni respiro, fino ad accentuarne la forma. E poi ancora, l'aveva notata sistemarsi
la tiara di diamanti e acquamarine azzurre come i suoi occhi, resi ancora più profondi dal lieve trucco che accentuava il suo incarnato e
il rossore delle labbra , poi armeggiare con una forcina che teneva su i riccioli ribelli mentre alcuni ciuffetti sciolti le incorniciavano il volto.
Bella.
Bella!
Stramaledettamente bella da fargli male al cuore!!!
Quel corpo e quel viso sembravano fatti per l'amore ed Andrè, quell'amore lo voleva per sé, tutto per sé e solo per se!
Avrebbe voluto slacciarle lentamente quel bustino, nastro dopo nastro, e farlo scivolare via per scoprirne la pelle nuda e ricoprirla poi
col calore dei suoi baci. Sfilargli quella gonna invadente per potersi inginocchiare ad ammirare la sua femminilità, poiché essa non
aveva bisogno di certi gingilli per rivelarsi. Avrebbe voluto essere il primo ad insegnarle l'amore, quello vero, che entra dentro dal
corpo per insinuarsi poi nell'anima.
Oscar era scesa di sotto lentamente, forse andando incontro al suo destino.
Andrè aveva sentito quei passi allontanarsi ed ora giaceva inerme con gli occhi persi nel buio, orfano di quella visione di luce splendente.
Che motivo aveva di continuare a vivere se lei doveva appartenere ad un altro?
Per la prima volta nella sua vita desiderò di morire e invocò Dio affinché mettesse fine al suo tormento.
 
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  1. Dalla canzone di Francesco Renga 'la tua bellezza'
  2. Ok ci siamo, mesi e mesi a visualizzare foto ma non sono riuscita a trovarne una degna dell'abito da donna che tutte noi conosciamo. Così ho cercato di riprodurlo alla meglio, partendo come base da un abito da sposa. Spero che l'esperimento grafico sia di vostro gradimento. E in caso contrario, please niente pomodori ;) vi giuro, ci ho messo tutto l'impegno...

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Capitolo 41
*** Regina Di Cuori ***


 
QUARANTUNESIMA PUNTATA
 
Regina di cuori”
 
 
 
Colonna Sonora: Il carnevale di venezia- Paganini
 
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Versailles li accolse fra musiche,colori ed odori d'oriente.
Nei giardini si potevano ammirare tende di stoffa colorate, simili a quelle dei beduini nel deserto. Domatori con tigri e pantere erano stati richiamati dal circo.
Saltimbanchi, giocolieri e sputafuoco, vestiti alla turca, gareggiavano per strappare grida di meraviglia agli invitati.
Sullo scalone centrale, metri e metri di tappeti persiani accoglievano gli ospiti.
Fiaccole di bambù, per una sera sostituivano le candele, nell'illuminare le sale, dove gli incensieri spargevano fumi odorosi di gelsomino.
La reggia era un tripudio di sete, cuscini e piume svolazzanti.
Nascosti da maschere e costumi, nobili e dame giocavano a rincorrersi, a nascondersi per incontrarsi e scontrarsi, in una serata dove tutto sembrava essere
concesso, dove ognuno poteva fingere di non essere più se stesso, ma uno dei personaggi delle 1000 e una notte.
 
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-”accidenti in mezzo a questa bolgia, il nostro compito sarà davvero arduo”- si lamentò Oscar quando, insieme ai suoi accompagnatori, varcò la soglia
del salone principale.
-"e con soli 12 uomini… Se almeno fossimo a conoscenza di dove avverrà l'incontro o di chi è la persona da sorvegliare"-
-"madamigella Oscar, vorrei avere l'onore di aprire le danze con voi"-le disse Girodel prendendole una mano che lei prontamente tirò via
-"capitano, vi ricordo che siamo qui in missione, e non certo per divertirci" -lo rimproverò severa -"il fatto che io indossi un abito femminile non deve farvi
dimenticare che sono un vostro superiore!"-
concluse in modo autoritario
-"sì madamigella Oscar ai vostri ordini"-
-"e smettetela di chiamarmi così! Rischiate di far saltare la mia copertura!"-
-"certo, certo scusate comandante"-
-"bhe, se qualcuno vi sente chiamare una bella dama, comandante, non è che passiamo proprio inosservati"-aggiunse Fersen
-"meglio dividerci allora, prima che questa diventi la missione più breve di tutta la storia di Francia. Girodel individuate i nostri uomini e disponeteli a
sorvegliare tutti gli ingressi di questa sala, finestre comprese… Io intanto cercherò di scoprire se il Gran Visir è già arrivato e tu Hans…"-
-"Non è necessario che mi dica cosa fare… Ci penso io"-
 
Rimase interdetta dalla sua risposta, significava forse che si rifiutava di accettare ordini da una donna, seppur gerarchicamente più in alto di lui? Ad ogni modo
non era quello il momento di perdersi in elucubrazioni mentali.
Oscar, si mosse lenta fra gli invitati, fino ad accorgersi di avere attirato l'attenzione non solo degli uomini, ma anche delle nobildonne presenti.
Gli uni la guardavano rapiti dalla sua bellezza, le altre, invidiose, sparlavano del suo fisico, dell'eleganza dell'abito e della ricchezza dei suoi gioielli.
Per un attimo temette che, a furia di stare al centro dei pettegolezzi, qualcuno potesse smascherarla.
Si nascose il volto tra le piume del suo ventaglio ottenendo però l'effetto opposto, infatti, il mistero su di lei si infittì ancor di più.
Da più parti si sparse la voce che fosse una contessa straniera, e questo, in un certo senso, le fece tirare un sospiro di sollievo.
 
-"prego signora, qua"-
 
Oscar si voltò. Un uomo bruno dal ricco abito tempestato di gioielli le si fece incontro e si profuse in uno strano inchino
 
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-"scusa, io parlo poco vostra lingua"-
 
Lo straniero si esprimeva in un francese piuttosto elementare
 
-"io poco qui Francia"-
-"volete dire che siete arrivato in questo paese da poco tempo?"-
-"sì bella signora, tu venire con me,ecco, qui troppe persone, io parlare un poco con bella signora"-
-"volete conversare con me? Dovreste prima presentarvi non credete?”-
-"il mio nome non è importante"-continuò l'uomo col suo strano accento
-"in tal caso dubito che ci siano i presupposti per continuare questa conoscenza, buonasera"-
-"no, aspetta bella signora, scusami… Io sapere non bene usanze, mio nome difficile per vostra lingua da pro...da pro...”-
-”...pronunciare, capisco da dove venite?-"
-"lontano, molto lontano, lungo viaggio per vedere Francia"-
 
Ricapitolando, quest'uomo aveva fatto un lungo viaggio per visitare la Francia, era dunque straniero, e parlava in modo insolito,con un accento un po'
strascicato... Oscar sospettò che forse si trovava proprio in presenza del Gran Visir.
Lo seguì in un angolo più appartato dove ad attenderlo c'erano altri due uomini che discutevano, invece, perfettamente in francese.
Erano vestiti con pantaloni alla turca, camice bianche ed impugnavano divertiti delle scimitarre con i volti coperti da maschere.
Alla sua vista iniziarono a ridere, ad Oscar sembrò di conoscerli.
Uno dei due aveva una ferita alla mano destra, mentre l'altro indossava un anello con un rubino, che teneva girato però verso il palmo, quasi come a nasconderlo.
Provò a memorizzare quanti più particolari possibili, poichè lo straniero sembrava essere stato condotto alla festa da loro. 
I due, infatti,  non si staccarono un attimo per tutta la durata della conversazione, quasi come se stessero facendo da guardie del corpo.
Un urlo improvviso distolse la sua attenzione.
Una figura nera veniva assalita e afferrata da due gentiluomini a cui se ne aggiunsero altri.
Oscar riconobbe i suoi uomini e vide Girodel accorrere.
Con un movimento lesto, che dato l'abito e le scarpe, le costò molta fatica, si fece largo tra la folla
 
-”è lui, è lui-” gridavano le dame mentre l'uomo a terra sbraitava e si dibatteva -” è il Cavaliere Nero”-
-”lasciatemi è inaudito vi farò arrestare, come osate?”-
 
Le guardie lo sollevarono, Girodel ad un cenno di Oscar gli strappò la maschera.
La sorpresa fu totale
 
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-”marchese de Mirabeu che significa tutto questo?”-
-”ah siete voi capitano...sono io che devo chiedere il significato di questa aggressione...”-
-”perché indossate questo costume?”-
-”come perché? Questo è o non è un ballo in maschera?”-
-”si dia il caso che lo sia, ma travestirsi da Cavaliere Nero è oltremodo fuori luogo ed aggiungo di cattivo gusto!”- Terminò Girodel
 
Oscar scosse il capo. Come diavolo gli era venuto in mente un simile costume a quell'idiota?
 
-”Lasciatelo andare”- aggiunse Victor eseguendo i muti ordini del suo comandante.
 
Molto presto questo spiacevole incidente si risolse fra le risate generali e gli applausi.
Oscar tornò sui suoi passi ma lo straniero e i suoi amici erano scomparsi.
Oltretutto buona parte della copertura era saltata!
Adirata con se stessa per aver perso di vista quello che probabilmente era il gran Visir si voltò di scatto, quando una mano la accarezzò lieve.
 
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-” dove eri finita?”- le chiese Fersen
-”credo di aver trovato il nostro uomo, ma purtroppo al momento mi è sfuggito, però, so come si è travestito”-
 
L'orchestra attaccò un minuetto
 
Colonna Sonora: Mozart - tempo di minuetto-concerto per violino n°5
 
-”se danziamo, al centro del salone avremo modo di osservare meglio gli altri invitati e non sarà difficile trovarlo… Madamoselle mi concedete l'onore
di questo ballo?”-
 
Oscar non ebbe il tempo di rispondere. Fersen l'attirò a sé, e poi ,senza mai staccare gli occhi dai suoi, cominciò a muovere i primi passi per condurla al ritmo
di musica cercando un contatto sempre più intimo.
Si avvicinò al suo volto ed inspirò l'odore dei suoi capelli.
Sfiorò con le labbra la sua guancia fino ad arrivare a sussurrarle
 
-”sei splendida stasera, bella più che mai”-
 
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Due donne appartate, avevano osservato in particolar modo l'ingresso in sala della contessa straniera, che ora danzava leggiadra con uno dei cavalieri
che l'aveva accompagnata.
Quella vestita di scuro non aveva retto ed in preda a una forte emozione che le era piovuta addosso come un macigno, schiantandole l'animo,
aveva perso i sensi.
Un alto cavaliere con un cappello a falda larga ricoperto di piume era accorso in aiuto.
Come se nulla fosse, aveva preso la dama in braccio, trasportandola negli appartamenti della reggia che riconobbe essere quelli della principessa Adelaide.
 
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Dopo aver sistemato la donna sul letto, ancora priva di sensi, ossequiò la zia del re e corse via.
Ripresasi, la dama di seta nera trovò la sua migliore amica ancora al suo capezzale
 
-”Come ti senti Brienne?”-
-”perdonami Adele, non so cosa mi sia preso”-
-”lo so io, mia cara, c'era un fantasma in sala… Uno di quelli venuti direttamente dal passato...”-
-”allora l'hai vista anche tu?”-
-”e come avrei potuto non vederla... era uguale a...Jasmine...”-
 
Pronunciò quel nome a bassa voce e la marchesa de Marteen soffocò un urlo di disperazione fra le braccia della sua amica di sempre.
 
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Al primo minuetto ne era seguito un altro, e poi un valzer, ed un altro ballo ancora.
Fersen aveva danzato con lei praticamente per tutta la sera, tenendola fra le braccia, sussurrandole dolci parole, accarezzandole la pelle nuda.
Era molto più di quanto avesse sperato.
 
-”sai Oscar, finalmente mi sento bene, in pace con me stesso… Adesso tutto mi è chiaro...”-
-”cosa ti è chiaro?”-
-”quando ero in America, da solo, fra estranei, senza memoria, facevo un sogno quasi tutte le notti, era come un filo sottile che mi teneva legato al
passato, a questa vita. Sognavo di una splendida dama dai capelli d'oro che si aggirava come una ninfa dei boschi, poi sentivo il nitrito di un cavallo e
vedevo un destriero bianco fermo, e allora la dama si trasformava in un ufficiale dalla divisa rossa e montava a cavallo sparendo all'orizzonte…
Capisci Oscar eri tu! Eri sempre tu! Per mesi e mesi mi sono tormentato cercando di interpretare questo sogno, stasera finalmente ho svelato il mistero...”-
 
Oscar l'aveva ascoltato sconvolta. Sapeva perfettamente di non essere la dama dai capelli d'oro… Ed era inutile continuare quella farsa.
 
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-”no Hans, c'è una cosa che devi sapere aspetta...”-
-”ho aspettato fin troppo”- aggiunse con un filo di voce, fermandosi.
 
Poi puntò lo sguardo su di lei, avvicinò le sue labbra e catturò la sua bocca.
Oscar lo lasciò fare.
Rispose a quel bacio assecondando la sua lingua, assaporando il suo gusto, in fondo non era quello che aveva sempre sognato...?...
...e allora perché il cuore non aveva accelerato il suo battito? Perché il suo respiro rimaneva calmo? Perché il suo pensiero vagava altrove?
...Dove erano i brividi? Dov'era finito quello strano languore che doveva assalirla?
... Come mai non s'aggrappava a lui, lasciandosi andare a quelle mani sapienti e a quella bocca che pareva chiederle di più?
Come mai la passione non esplodeva in lei, scaldandole il sangue nelle vene ed incendiandole il cuore, con quel calore che sale
dal ventre fino a far desiderare cose proibite e inimmaginabili... come era successo quando a baciarla... era stato... Andrè?
Andrè, si Andrè!
Quel nome esplose improvviso nella sua testa!
Allontanò il conte, che tentò di trattenerla, e corse via, senza sapere nemmeno bene da cosa stesse scappando... Da stessa, da una verità seppellita
chissà perché nel profondo del suo animo... quella stessa verità che adesso urlava quel nome disperatamente... nella sua testa... nel suo cuore
... nel baricentro del suo desiderio di donna.
Correva Oscar, eppure le sembrò di non riuscire ad allontanarsi mai abbastanza.
Aveva la mente offuscata dalle lacrime e senza rendersene conto finì fra le braccia di un gentiluomo.
Sarebbe sicuramente caduta se lui non l'avesse afferrata.
Per un attimo, nel risollevarla, si erano guardati e lei stranamente si era sentita come a casa, persa in due occhi verdi tanto familiari.
 
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L'uomo asciugò le ultime lacrime dal suo volto, sfiorandole la guancia con il pollice. Avrebbe dovuto sottrarsi al tocco di uno sconosciuto,
eppure si sentiva così al sicuro, così consolata da quel gesto gentile, che non obiettò.
Il gentiluomo si profuse in un profondo inchino togliendosi il cappello dalle 1000 piume svolazzanti, tipico dei corsari, e sparì un attimo dopo.
Oscar raggiunse il giardino per rinfrescarsi il viso alla fontana di Apollo e tentare di recuperare la ragione
 
-”stasera Fersen ha danzato con me, mi ha tenuta fra le braccia, mi ha baciata, eppure io non ho provato nulla, perché?”-
 
Per un attimo le si affacciarono alla mente le ultime parole del suo attendente.. l'amore è un'altra cosa...
 
-”Andrè ti prego spiegamelo...spiegamelo tu!”-
 
Colonna Sonora:Action song
 
Improvvisamente due mani la cinsero con violenza.
Una, le tappò la bocca per impedirle di urlare, l'altra tentò di strapparle i gioielli.
Si divincolò con tutta la forza che aveva in corpo.
Con un calcio all'indietro, colpì l'uomo alle ginocchia e poi gli diede una fortissima gomitata allo stomaco. Lo sconosciuto lasciò la presa e lei
riuscì a liberarsi da quella morsa.
Si voltò e capì di trovarsi in presenza del vero Cavaliere Nero.
 
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Con un movimento veloce, afferrò il coltello che aveva legato alle calze e minacciò l'uomo
 
-”fermo delinquente”-
-”ma che razza di dama siete?”-
-”quella che metterà fine alle tue malefatte”-
 
Seppur dolorante il Cavaliere Nero iniziò la fuga.
Oscar si lanciò all'inseguimento, ma purtroppo quell'abito la rallentava.
Si tolse le scarpe e con il coltello aprì un lungo spacco sulla gonna, in modo da poter correre più agiatamente. Tuttavia quest'operazione le aveva
fatto perdere secondi preziosi.
Tentò di fermare l'uomo lanciandogli il coltello che gli si conficcò nel polpaccio.
Il ladro urlò dal dolore e si accasciò, Oscar si gettò su di lui finendogli a cavalcioni, iniziando un insolito corpo a corpo.
 
-”di solito preferisco stare io sopra...”- sogghignò l'uomo, facendo leva con la sua forza e ribaltando la posizione.
 
La donna si trovò schiacciata dal peso del suo corpo, sentì le decorazioni del corpetto cedere
 
-”madame devo dire che siete davvero bella. In un'altra occasione sarei rimasto qui a godere della vostra compagnia, ma capirete che i miei
doveri mi chiamano”-
e così dicendo ne approfittò per strapparle la tiara dai capelli e riprendere la fuga
 
-”maledetto...”-
 
Oscar non si arrese.
Vide la figura dal nero mantello arrampicarsi agilmente su uno dei muri di cinta della reggia e provò a fare lo stesso, ma il corpetto stretto all'inverosimile,
le spezzava il fiato e le calze di seta la fecero scivolare lungo la parete, mettendo fine a quell'inseguimento.
 
-”dannato abito”- imprecò stesa sull'erba
-”comandante state bene?”-
 
Era la voce di Girodel, che avendo scorto la figura nera da una finestra era corso in giardino per un giro di perlustrazione.
Non era l'unico ad essersi accorto di quel pericolo.
L'ombra di un altro uomo aveva continuato a braccare il cavaliere nero, fuori dalle mura di Versailles.
 
-”Presto Victor prendete degli uomini e seguite le sue tracce… Ma che fate? Avete capito cosa vi ho detto?”-
 
Oscar non riusciva ad interpretare l'espressione di meraviglia del suo secondo.
Seguì il suo sguardo perso in punto preciso del suo corpo e si accorse di essere quasi nuda!
Lo spacco della gonna si era aperto, nella folle corsa, lasciandola solo col sottogona che, a sua volta, si era strappato, fin quasi all'inguine
e mostrando la sua biancheria intima.
Il corpetto nello sforzo della scalata si era allentato,aveva perso le decorazione finite sul prato, ed era scivolato fin quasi a lasciarle scoperto il seno destro.
I capelli le ricadevano sciolti sulla schiena.
Tentò di coprirsi con le mani voltandosi imbarazzata.
 
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-”Che fate lì impalato... presto datemi la vostra giacca!”-
-” ah? Si, si.. certo...”-
 
L'uomo obbedì, avvolgendola protettivo fin quasi ad abbracciarla.
Il pensiero di Oscar corse di nuovo ad Andrè.
 
-”non sono queste le braccia che conosco...”-
-”cosa avete detto?”-
-”nulla, bisogna continuare a cercare il Cavaliere Nero...”-
-“ ti prego Oscar lascia fare a me... in queste condizioni è opportuno che rientri a casa...”- e così confidenzialmente dicendo, Girodel le baciò la mano,
soffermando le labbra più del dovuto
 
-”...non sono queste le labbra che conosco...”-
 
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Capitolo 42
*** Ragione e Sentimento ***


 
QUARANTADUESIMA PUNTATA
 
Ragione e Sentimento”
 
 


Colonna sonora: Bach toccata e fuga in re minore
 
Credeva che le troppe emozioni vissute la sera prima, le avrebbero strappato via il sonno, ed invece, Oscar piombò fra le braccia di Morfeo quasi subito.
Fu svegliata all'alba, dall'improvviso ingresso nella stanza di sua zia.
Sobbalzò a quella furia, con l'istinto di afferrare la spada
 
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-”Come hai potuto?”-
 
La guardò interrogativa
 
-“Ti rendi conto di ciò che hai fatto, del pericolo che hai corso e di conseguenza, della situazione di imbarazzo in cui avresti messo tutta la tua famiglia?”-
 
Oscar non afferrò subito a cosa si riferisse. Posò gli occhi sulla nonna, accorsa nella stanza per fermare la marchesa, e dalla sua espressione, intuì, finalmente,
di cosa si stesse parlando. Dunque la dama di seta nera era presente al ballo in maschera e doveva averla riconosciuta.
Ma a cosa altro aveva assistito? Anche al bacio di Fersen?
Per un attimo rivide la scena nella sua mente e una sensazione di nausea, si impossessò del suo stomaco, complice anche il pessimo risveglio
 
-”Vuoi rispondermi per Dio?”-
 
A quella bestemmia, sua nipote scattò dal letto furente
 
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-”Prima cosa, vi chiedo di uscire. Come potete ben vedere, non sono nelle condizioni di ricevere chicchessia. Comunque ero alla festa perchè
ho ricevuto degli ordini…”-
-”Li conosco i tuoi ordini e non comprendevano di certo che indossassi quell'abito… Dove è?… Dove l'hai messo?”-
 
Oscar le indicò un punto sul pavimento, Brienne raccolse ciò che in verità ne rimaneva, dopo l'inseguimento del Cavaliere Nero.
Sua zia spalancò gli occhi e morse il fazzoletto dalla rabbia.
 
-”Ne parlerò a tuo padre...”-
 
Ecco, quello era esattamente l'unica cosa che voleva evitare.
Suo padre doveva rimanere fuori da tutta quella storia.
 
-”Zia aspettate”-
 
Brienne De Jarjayes, aveva già guadagnato l'uscita però, lanciando un ultimo rimprovero alla governante
 
-”Marie, almeno tu dovevi impedirglielo...”-
 
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Finalmente vestita, scese in cucina usando la scala di servizio per evitare di incontrare Fersen a colazione.
Afferrò una brioche al volo e l'addentò.
Sua zia era andata via, ma a dire il vero, in quel momento, rappresentava l'ultimo dei suoi problemi
 
-”nonna… Dove è Andrè”- chiese timidamente
 
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-”non lo so, non è rientrato nemmeno stanotte, ma prima o poi dovrà tornare, e allora mi sentirà!”-
 
Logico.
Lei lo aveva mandato via nel suo eccesso d'ira.
E adesso si pentiva amaramente di tutte le parole che gli aveva detto.
Forse aveva passato la notte bevendo in qualche taverna.
Forse facendosi scaldare dalle braccia di qualche inquilina di madame Fontaine.
E ce l'aveva spinta proprio lei!
Si sentì soffocare tutto ad un tratto.
Il calore del fuoco di quella cucina divenne opprimente e l'odore di biscotti e delle brioche, non era più invitante come al solito, ma colpivano
la sua gola con un senso di disgusto.
Corse via.
Inutilmente sperò di trovare Andrè addormentato nella paglia delle scuderie.
Montò in sella a Cesar e corse veloce, fra la fresca brezza mattutina che le accarezzò i capelli, dandole un po' di sollievo.
 
Colonna sonora: Imaginary
 
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Arrivò al laghetto, Andrè non era nemmeno lì!
Ma in fondo perché avrebbe dovuto esserci dopo la loro ultima discussione?
Si distese sull'erba, tentando di soffocare le lacrime.
Poi per un attimo si ritrovò al ballo, però, adesso Versailles aveva perso i suoi scintillanti colori.
Era un posto remoto, sbiadito nella sua mente.
Si rivide danzare con Fersen, riprovò la sensazione del bacio che il conte aveva lasciato sulle sue labbra.
Poi udì delle risate.
Si guardò intorno e tutti i nobili la deridevano con i loro volti deformati da una sorta di ghigno malefico.
Ridevano di lei che per quanto tentasse di fuggire, non riusciva a togliersi quelle urla stridule che si sbeffeggiavano della contessa straniera.
Guardò il suo corpo, improvvisamente nudo di fronte a quella folla.
Provò a coprirsi, ma inutilmente.
 
-”ahahahah Oscar Francoise de Jarjayes, ahahahah”-
 
Ridevano tutti ancora, di quella risata folle e malvagia di cui voleva liberarsi e allora prese ad urlare:
 
-”Andrè, Andrè dove sei? Andrè...”-
 
Si svegliò di soprassalto, invocando il suo nome.
Aveva avuto un incubo, mentre stesa sull'erba, per qualche strano motivo, il sonno aveva preso il sopravvento.
Per quanto tempo aveva dormito? Il sole era ormai alto, calcolò fosse mezzogiorno.
Rientrò a palazzo, giusto in tempo per veder sistemare enormi vasi pieni di fiori.
 
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-”sono arrivati per voi Signor conte “- rispose una cameriera al suo sguardo interrogativo
 
A quanto pare il bell'erede degli Jarjayes, doveva aver fatto colpo su qualche nobildonna piuttosto spregiudicata, pensò la servitù
 
-”per me?”-
 
Oscar si avvicinò ad una delle composizioni e staccò il bigliettino.
Li mandava Girodel.
 
-”ci mancava solo questo adesso”- disse fra sé -”che Victor iniziasse a corteggiarmi!”-
-”conte Oscar...”- La nonna interruppe i suoi pensieri -”è arrivata questa lettera per voi, l'ha consegnata un soldato… A proposito, il conte Fersen
è uscito, ha lasciato detto che urgenti commissioni lo avrebbero tenuto lontano da palazzo quest'oggi”-
 
Meglio così, pensò. Non era in grado di affrontare la sua imbarazzante presenza al momento.
La lettera che aveva fra le mani recava lo stemma dei Boullè in ceralacca.
La aprì e vi trovò un invito:
 
Sua Grazia il duca D'Orleans è lieto di invitare... eccetera eccetera.... al suo ricevimento in onore del Gran Visir... eccetera eccetera... stasera a
Palais Royal eccetera eccetera...
 
Il generale l'avvisava che il duca non desisteva dal suo intento, ma non con un ordine ufficiale.
Quindi, ciò significava che doveva continuare ad agire sotto copertura!
 
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Girodel era nel suo ufficio, quando fu avvisato del desiderio del suo comandante di parlargli.
Con aria trionfante pensò che a quell'ora i fiori dovevano essere già stati recapitati e sicuramente Oscar lo aveva convocato per ringraziarlo.
Forse li aveva graditi.
Forse lo avrebbe invitato a pranzare con lei.
Forse gli avrebbe lasciato aperto uno spiraglio, come erano solite fare le dame di un certo lignaggio.
Ripensò ancora al ballo della sera prima.
Sapeva riconoscere una bella donna, ma Oscar vestita, o meglio, svestita, era stata una visione al di là di ogni immaginazione.
È l'ora lui si sentiva preso più che mai, conquistato dalla sua donna-soldato.
Non tardò quindi a raggiungerla.
 
-”Capitano “- Oscar usò un tono molto formale, proprio per impedire fraintendimenti-”ragguagliatemi sulla situazione. A che punto sono le
indagini sul cavaliere nero”-
-”madamige... ehm... comandante, un nostro uomo fidato lo ha pedinato per tutta la notte, si è fermato solo quando lo ha visto entrare a Palais Royal”-
-”cosa? Nella residenza del duca D'Orleans?”-
-”esatto… E non è entrato di certo per rubare, ma da uno degli ingressi secondari, ben sorvegliati dagli scagnozzi del duca”-
-”dunque è proprio vero: il cugino del re è coinvolto in tutta questa sporca storia!”-
 
Il Gran Visir era ancora in pericolo.
Quel silenzio tuttavia turbò Girodel.
 
-”Oscar, hai ricevuto i miei fiori?”- ebbe l'ardire di chiedere
-”Avrei preferito ricevere il vostro rapporto, piuttosto, stamattina...”- e aggiunse, prendendo la spada e i guanti dalla scrivania come per
andarsene
-” non dimenticate mai Victor, che io sono e sarò sempre e solo il vostro comandante!”-
 
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Colonna Sonora: Romanza
 
Oscar fissava un punto preciso del grande giardino di palazzo Jarjayes.
Si era avvicinata alla finestra, attratta dallo scalpiccio di un cavallo in arrivo, con la segreta, vana, speranza che fosse Andrè.
Poi i secondi erano diventati minuti e i minuti ore, passati in piedi, di fronte alla vetrata della sua stanza, aspettando di scorgere, magari in lontananza,
la nera figura di Rego e poi via via riconoscere i suoi capelli, il suo viso, la sua risata cristallina e vederlo varcare la soglia di casa.
Ma ormai il sole iniziava a nascondersi dietro gli alti pini del parco, gettando le ombre al di là del vetro e nella sua anima.
Andrè non sarebbe rientrato nemmeno quella sera, e forse né domani né l'altro.
C'era la possibilità che la stesse evitando volontariamente, che avesse già trovato un altro rifugio, una casa dove iniziare una nuova vita, lontano da
lei che lo aveva scacciato.
Si, lei.
Oscar Francois de Jarjayes!
Che non si riconosceva più né nell'insensibile soldato dall'uniforme rossa e oro né in quella donna dalla vita sottile, costretta tra il bustino e
l'ampio sottogonna, il cui lieve riflesso nel vetro, assomigliava più ad un fantasma che ad una dama.
 
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Troppo bella per essere un uomo, troppo dura per essere una donna.
Né l'uno né l'altra, né carne né pesce.
Cos'era diventata?
Una bugiarda che aveva negato al suo cuore per anni qualcosa già sotto gli occhi di tutti.
Una vanesia incostante e capricciosa, peggio di quelle stesse dame che aveva sempre detestato.
Un essere incapace di decifrare persino i sentimenti più semplici.
Si era ingannata credendo di saper amare, eppure era bastata una notte, una soltanto, e quell'illusione si era sgretolata come un castello di carta
sotto i colpi del vento che aveva baciato le sue labbra, lasciandola piena di nulla.
Rivisse quell'istante in cui la consapevolezza di non amare Fersen si era radicata in lei, per poi venir subito scacciata dal ricordo di Andrè.
Del suo bacio su quella spiaggia... poteva sentire ancora vivo dentro di sé l'esplosione del suo cuore, del sangue che le riempiva di calore le vene,
la scossa che aveva risvegliato tutta la sua femminilità.
Inavvertitamente, passò le dita sulle labbra umide alla ricerca di un contatto che saziasse il desiderio di lui, divenuto prepotente, nella sua carne…
E per un attimo, si ritrovò ancora nell'angusto sgabuzzino della sua stanza, di fronte alla bellezza maschia e rassicurante del suo corpo nudo.
Percepì il fiato sul collo, le sue parole gravi, il contatto lieve sulle sue natiche che l'aveva resa umida e accessibile, come adesso.
Si era fatta prendere dalla paura ed era scappata davanti a quella nuova sensazione che invece le gridava di rimanere, di lasciarsi andare, di farsi amare.
Se solo avesse ascoltato il suo cuore ed il suo corpo, molto più saggi della ragione, adesso lui sarebbe lì, ad aspettarla di sotto per accompagnarla, come
era sempre stato.
Il surreale silenzio, venne rotto dai suoi sospiri pesanti, strozzati dal corpetto, che aumentava il senso di oppressione del suo cuore.
Piangere, autocommiserarsi, a cosa sarebbe servito? Avrebbe forse cambiato ciò che era diventata, o meglio ciò che non sarebbe stata?
Andrè avrebbe avuto le risposte, lui le aveva sempre, anche quando da bambini affrontavano situazioni nuove per entrambi. Era come dotato di una sorta
di saggezza millenaria intrinseca, un sistema di guida che lo portava a dire e fare la cosa giusta nel momento giusto.
E soprattutto, sapeva lei chi era e cos'era l'amore!
Aveva provato a dirglielo, a dimostrarglielo anche, eppure ottusa, non lo aveva voluto ascoltare.
Non quella verità!
Era più facile crogiolarsi dietro un muro di bugie, dietro la scusa di un uomo che sapeva perfettamente di non poter avere, piuttosto, che affrontare la portata
di un sentimento vero e reale, da crescere, accudire e difendere giorno per giorno, contro tutto e tutti.
Sospirò richiamata alla realtà dalla governante.
Il tramonto annunciava che l'ora era tarda e doveva finire di prepararsi per compiere il suo dovere.
Avrebbe partecipato al ballo del duca d'Orleans, interpretando ancora una volta la parte della contessa straniera.
In fondo aveva già funzionato, nessuno, e i suoi nemici meno che mai, avrebbero riconosciuto nella timida e misteriosa dama bionda,
il colonnello delle guardie reali.
Così travestita, avrebbe potuto tranquillamente aggirarsi nel palazzo, alla ricerca di prove dell'infedeltà del duca alla corona, e scoprire chi si nasconde
dietro al Cavaliere Nero.
Senza dimenticare naturalmente il suo compito principale: proteggere il Gran Visir!
Sarebbe stata sola e riconosceva l'azzardo e la pericolosità di una missione a cui tuttavia non poteva sottrarsi.
Aveva deciso di non coinvolgere né Girodel per evitare fraintendimenti, dopo il suo ostentato corteggiamento, né Fersen, per l'imbarazzo di un chiarimento
che comunque prima o poi sarebbe stato necessario.
Oscar doveva parlargli di Maria Antonietta, del loro passato: quell'inganno aveva già fatto troppi danni!
Uscì dalle cucine per evitare le chiacchiere della servitù, una carrozza l'attendeva.
L'aria fresca la investì in pieno facendola rabbrividire.
Ma forse, non era solo la frescura, bensì un intimo timore che si stava impadronendo di lei, sino a ghiacciarle le vene.
Non aveva mai avuto paura di nulla… Certo… Perché non era mai stata sola.
C'era sempre stato Andrè al suo fianco per proteggerla.
Adesso finalmente lo capiva.

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Capitolo 43
*** La Più Bella Del Reame ***


 
 
QUARANTATREESIMA PUNTATA
 
La più bella del reame”
 
 

Colonna Sonora : La forza del destino-overture
 
Le sale di Palais Royale erano di gusto molto più semplice ed elegante di Versailles.
Il via vai delle carrozze all'ingresso, sarebbe stato utile ad Oscar, per nascondere il fatto di essere un ospite inaspettato.
 
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D'altronde nessun valletto avrebbe osato chiedere a una gran dama, il suo nome, per controllare la lista degli invitati .
Salì lenta i gradini dello scalone centrale, guardandosi intorno.
Non le fu difficile scorgere le guardie in borghese dal loro atteggiamento, e inoltre aveva notato una pattuglia di soldati della guardia, di ronda, al di fuori delle mura.
Questo era un vantaggio.
Se le cose si fossero messe troppo male, avrebbe potuto, forse, in qualche modo, servirsene.
Nella sala la musica e i balli erano già iniziati.
 
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Provò a tenersi in disparte bevendo un paio di bicchieri di champagne per farsi coraggio.
Tuttavia, dovette declinare diversi inviti di giovani nobili, abbagliati dalla sua bellezza.
Stavolta aveva lasciato la scelta dell'abito alla nonna, che pazza di gioia, era corsa
in camera sua con quest'abito, cucito appositamente per lei, anni prima.
Il rigido corpetto panna e glicine, lasciava le spalle nude, col suo scollo sciallato in organza.
La gonna, sempre in organza, a strati, si allargava morbidamente ed era riccamente attraversata da preziose ametiste e diamantini, cuciti a mano,
che la rendevano luminosa come un cielo stellato.
I capelli erano semplicemente raccolti ai lati e tenuti su da una acconciatura di pietre preziose, mentre il resto dei riccioli le ricadevano morbidi.
Guanti chiari e gioielli discreti completavano il tutto, donandole un'eleganza fuori da comune.
 
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Dopo un'ora in cui non era accaduto nulla di rilevante, si eclissò attraverso una porta secondaria che spuntava in giardino.
Si mosse nell'ombra, verso le scuderie, cercando di non fare troppo rumore.
Scorse due brutti ceffi che confabulavano fra loro
 
-”Gli ordini sono chiari, dobbiamo attaccare lo straniero, non appena metterà piede in giardino”-
-”siamo sicuri? E se non dovesse allontanarsi dalla sala?”-
-”lo farà, il duca non so che sorta di diavoleria metterà nel suo vino della cena. Lui si sentirà male, un caldo improvviso lo soffocherà e lo costringerà ad uscire”-
 
Oscar sapeva che Luigi Filippo D'Orleans, avrebbe offerto un rinfresco per pochi intimi, prima di raggiungere gli ospiti nella sala da ballo.
Istintivamente toccò attraverso la stoffa, il coltello legato alle calze e la piccola pistola che nascondeva fra i voilant del vestito.
Questo contatto le diede sicurezza.
Silenziosamente scivolò di nuovo verso l'ingresso principale, dalla servitù si fece indicare la sala da pranzo.
Rimase fuori in attesa mentre attraverso la porta che veniva aperta e richiusa per servire le portate, riusciva a scorgere i commensali.
 
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Dopo un po', udì un forte tossire e l'improvvisa fretta dei camerieri, le indicò che il duca aveva messo in atto il suo piano.
L'uomo fu accompagnato fuori, usando una porta segreta nascosta dietro ad una parete
 
-”dannazione”- imprecò.
 
Non aveva previsto la possibilità che ci fosse un'altra uscita.
Prese a correre, incurante degli sguardi scandalizzati della servitù.
Arrivò di nuovo in giardino, ma dove poteva spuntare adesso, l'uomo?
Osservò attentamente il palazzo: dalla posizione delle finestre e delle sale cercò mentalmente di riprodurre un ipotetico percorso.
 
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Si portò sul lato nord, pregando la sua buona stella.
Fortunatamente riconobbe un uomo dall'aspetto simile a quello incontrato a Versailles, nei pressi di una fontana.
Due scagnozzi del duca si stavano avvicinando, sicuramente per farsi seguire e mettere in atto il loro piano criminale.
Corse per prima urlando
 
-”Messieur, che fate qui tutto solo, vi stavo cercando”-
 
L'uomo la guardò stupito, ma poi sorrise
 
-”bella signora…”- prese a tossire -” io no bene”-
-” venite con me, mi prenderò cura di voi”-
 
Così, molto confidenzialmente, Oscar gli prese la mano conducendolo via. Ma i due delinquenti li seguirono a breve distanza.
 
-”Eccellenza, siete in pericolo, fate come vi dico”-
 
La donna lo abbracciò ammiccante, poi appoggiatasi ad una porta, lo trascinò all'interno, tradendo strane intenzioni.
 
-”maledizione sembra un magazzino, dovremo batterci”-
 
Sfilò la pistola dall'abito e la consegnò all'uomo che la guardava ammirato. Poi sollevò la gonna e recuperò il coltello legato al nastro di seta che teneva su le calze.
Se si fosse accorta dello sguardo eccitato del Gran Visir, si sarebbe resa conto di trovarsi in presenza di un uomo tutt'altro da salvare.
Insieme spostarono dei sacchi per bloccare la porta, dopo di che lui l'afferrò
 
-”di qui bella signora”-
 
Lo straniero fece scattare uno strano marchingegno nel muro ed una porta si aprì. Quello era esattamente il passaggio da cui era sceso in giardino.
Risalirono una scala interna, sino a ritrovarsi di nuovo nella sala da pranzo, ormai vuota.
Oscar spiegò al principe turco che il duca di Orleans gli era tutt'altro che amico.
Gli raccontò del sotterfugio usato per portarlo in giardino e di quello che probabilmente sarebbe accaduto poco dopo.
L'uomo battè le mani e due servi di colore comparvero dalla porta.
In una lingua incomprensibile diede loro degli ordini
 
-”grazie bella signora, lascerò Francia stanotte”-
 
Si inchinò, aggiungendo altre parole nel suo strano linguaggio.
Se Oscar fosse stata in grado di parlare il turco, avrebbe sicuramente afferrato il senso di quella frase...”e tu verrai con me”.
Ma ovviamente, essendo il francese la lingua più parlata d'Europa all'epoca, non vi era alcuna necessità di studiarne altre, se non per motivi particolari.
Una volta nella sala, si ridiede un tono, aggiustandosi i capelli e si portò mestamente verso l'uscita.
Aveva portato a termine, seppur fortunosamente, la missione, e non le restava che andarsene.
Ma fu quasi travolta dalle altre dame che si accalcavano per ascoltare l'annuncio del duca, appena entrato.
 
Colonna Sonora: Danza Turca- Mozart
 
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-”Signori e signore, con grande onore vi presento il mio ospite, che spero stasera vorrete festeggiare con me, mostrandogli la migliore ospitalità francese”-
 
Dame e gentiluomini si disposero su due fila mentre uno squillo di trombe accoglieva il Gran Visir, con un'espressione malcelata di Orleans, che aveva visto
fallire il suo piano.
A precedere il principe turco, servitori di colore, nei loro abiti tipici, recavano doni di ogni tipo: gioielli, spezie, profumi, che il duca accettava compiaciuto con un
gesto del capo.
Finalmente il Gran Visir comparve, accolto dagli applausi.
I due uomini si scambiarono convenevoli, stringendosi più volte la mano in un gesto d'amicizia.
 
-”amico mio”- disse il duca -” come posso ricambiare tanta generosità”-
-”in verità un modo c'è”-
-”qualsiasi cosa desideriate, sarà vostra”-
 
Il principe scese, riattraversò tutto il corridoio centrale, guardando a destra e sinistra fra le due ali di nobili.
Poi la vide e gli occhi gli si illuminarono.
Ciò che successe dopo, superò ogni comprensione dei fatti da parte di Oscar.
Il Gran Visir le si avvicinò, inchinandosi e prendendole la mano, la condusse accanto ad Orleans, fra il mormorio dei presenti.
 
-”è uno solo il dono che voglio, gemma di inestimabile valore...la più bella del reame di Francia...”-
 
Un grido di meraviglia attraversò la sala, il duca stesso rimase stupito.
 
-”bella signora sarete la favorita del mio Harem”- disse sottovoce
-”cosa? State scherzando?”- rispose Oscar indietreggiando
 
Ad un cenno del suo nemico, un uomo si affrettò alle sue spalle
 
-”Signora tornate avanti e sorridete senza fare obiezioni”-
 
Oscar riconobbe la voce del duca di Germain. E dall'oggetto metallico premuto contro la sua schiena, capì che era armato e la stava minacciando con una pistola
 
-”come potete sono una nobile...”-
-”cosa volete che importi chi siete e da quale altro paese veniate, l'amicizia del Gran Visir è di gran lunga più preziosa… E poi non vi lamentate, se
ci saprete fare quest'uomo ricchissimo vi ricoprirà di gioielli, e ora da brava camminate e sorridete”-
 
Oscar obbedì, si trovava in una situazione ai limiti dell'incredibile.
Era diventata la merce di scambio fra l'acerrimo nemico della Francia e l'uomo che aveva salvato, il tutto per sancire la loro di alleanza!
 
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-”Credo che la nostra nobile contessa sarà ben lieta di essere vostra ospite e di scoprire le bellezze del vostro paese”- e così dicendo il duca d'Orleans invitò ad un applauso
 
Oscar notò il suo anello col rubino al dito medio, abbassò lo sguardo e la mano destra con la cicatrice del duca di Germain, da lei procuratagli durante il loro duello,
le confermò i suoi sospetti.
Lo straniero che aveva incontrato a Versailles era proprio il Gran Visir e a nascondersi dietro i costumi delle sue guardie del corpo c'erano il duca
di Germain e il duca d'Orleans!
Avevano dunque assistito mascherati all'udienza col re? E di quali informazioni erano al corrente?
Il Turco, con un cenno del capo, diede l'ordine ai suoi uomini di prenderla in custodia.
Erano in otto, non poteva far nulla, l'avrebbero sopraffatta, rinchiusa in una carrozza e spedita chissà dove…
Perduta per sempre, per diventare uno dei trastulli dell'insano desiderio di quest'uomo.
D'altronde la tratta delle schiave, non era leggenda...
Non avrebbe mai più rivisto Andrè, e lui non avrebbe mai saputo ciò che adesso provava.
C'era un'alternativa: mettersi ad urlare, rivelare la sua identità e se nemmeno questo fosse bastato, scappare veloce attraverso la sala sperando
di riuscire ad arrivare ai cancelli dove attirare l'attenzione dei soldati della guardia.
In questo modo però, tutta la Francia avrebbe scoperto che lei è una donna e la sua famiglia ne avrebbe pagato le conseguenze.
O bere, o affogare.
Tentò di muovere il duca d'Orleans a pietà.
 
-”signore non potete vendermi a quest'uomo...”- gli sussurrò mentre veniva condotta via
-”state scherzando? Ho l'amicizia di uno dei politici più ricchi e potenti del mondo e l'ho pagata al solo prezzo di una...”- la guardò da capo
a piedi-”... puttana e dovrei rifiutare? Hahahahah... Entro domani mattina nessuno avrà più memoria di voi”-
 
Si sentì disperata.
Fra pochi secondi i giganti neri, servitori del turco, avrebbero messo le mani su di lei, e non avrebbe avuto scampo.
Doveva farlo adesso.
Trovare una via d'uscita.
 
Colonna Sonora: Beauty & the beast
 
-”Un momento… Fermatevi”-
 
Una voce chiara, imponente, cristallina, echeggiò nella sala, sovrastando tutte le altre.
Oscar non poteva credere ai suoi occhi.
Vestito con un ricco abito cucito da fili d'oro, un nobile avanzava verso di loro.
L'avrebbe riconosciuto ovunque, fra mille, seppur così vestito e pettinato e nonostante uno strano finto pizzetto”-
 
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-”Andrè”-
 
L'uomo si inchinò attirando tutta l'attenzione su di sé.
 
-”Sua eccellenza”- disse rivolto al Gran Visir -” duca e voi signori nobili tutti, permettetemi di presentarvi. Sono il principe Andrea Francesco
Ferdinando di Borbone, cognato della regina Maria Carolina, moglie del re di Napoli e sorella della regina di Francia Maria Antonietta ospite al
Petit Trianon, in visita privata presso la vostra augusta sovrana. Dovete sapere che questa splendida creatura che ha incantato tutti con la sua bellezza
non può diventare vostra ospite. Ed il motivo è che l'incantevole signora che avete dinanzi è... Mia moglie!”-
 
Un altro 'ohhh' di meraviglia attraversò tutta la corte presente
 
-”e...”- continuò Andrè -” tutti quelli che conoscono il vostro paese e la vostra religione, sanno che Allah non consente ad un uomo del vostro rango di
prendersi la moglie di un altro, di pari rango, quand'egli è ancora in vita”-
 
Oscar lo osservava sbalordita: dove aveva trovato la faccia tosta di spacciarsi per un principe di sangue reale? E come sapeva tutte quelle cose?
I loro occhi si incrociarono, lei vi lesse la calma, ma anche la risolutezza di salvarla ad ogni costo, senza battersi, trovando una soluzione di comodo che
soddisfacesse l'onore di tutti.
 
-”vero signore, così io non posso portare più bella signora con me”-
 
Andrè si inchinò, poi mosse i suoi passi verso di lei
 
-”madame, concedereste a vostro marito l'onore del prossimo ballo?”-
 
Oscar fece cenno di assenso con la testa, divenendo tutta rossa.
 
-”vostre eccellenze, se mi permettete...”-
 
Diede l'ordine all'orchestra di attaccare la musica.
Con passo lieve ma deciso la condusse al centro della sala e iniziò a danzare con lei.
La teneva stretta a sé quasi a rassicurarla con la forza del suo corpo.
Le mani delicate che la percorrevano, gli occhi puntati su di lei,
Oscar non aveva mai trovato tanto bello, il suo Andrè, come adesso.
Fremette dal desiderio di un contatto più profondo, più intimo.
Ed ecco che il cuore prese a batterle, così come doveva essere, fino a spezzarle il fiato.
La pelle rabbrividiva al tocco del suo sguardo che l'accarezzava ricolmo d'amore.
Erano quelle le sensazioni che aveva inutilmente cercato al ballo con Fersen e di cui si era sentita orfana subito dopo.
Le stesse che aveva provato nel suo ufficio, in quel casolare di caccia, sulla spiaggia o nella sua camera.
Le aveva scambiate per paura solo perché troppo coinvolgenti, irragionevoli, sconosciute.
Andrè non sollevò mai lo sguardo, anche se segretamente era estasiato di condurla tra le braccia, lui che lo aveva sempre saputo, il segreto
'della più bella del reame di Francia', nascosto sotto l'uniforme.
Si abbassò verso di lei ed Oscar istintivamente, attratta dal suo stesso desiderio, chiuse gli occhi e spinse in su le labbra.
Il suo cavaliere le sfiorò soltanto, cambiando improvvisamente direzione e spostandosi verso il suo orecchio
 
-”Dobbiamo guadagnare l'uscita adesso, fra la folla danzante. Il Gran Visir potrebbe ripensarci o il duca d'Orleans accorgersi che non esiste nessun
principe Andrea Francesco Ferdinando di Borbone. Siamo ancora in pericolo”-
 
Cambiò direzione bruscamente su di un passetto, e quando furono nei pressi dell'arcata centrale, sgattaiolarono via.
Scesero velocemente le scale, mano nella mano, mentre attraversarono il giardino con finta calma, portandosi verso una carrozza presa a nolo.
 
-”Cocchiere presto a Versailles”-
 
L'uomo frustò il cavallo ed iniziarono ad allontanarsi, ma non appena fatto il giro dell'isolato Andrè lo fermò.
 
-”conducete madame fuori Parigi vi darà poi lei altre indicazioni che serviranno a riportarla a casa”- e gli offrì un Luigi d'oro
 
-”che stai facendo Andrè?”-
 -”non lo vedi sto scendendo”-
-”sì ma non capisco perché...”-
-”non preoccuparti nessuno ci segue. Torna a casa e riposa, hai rischiato grosso stasera”-
-”e tu dove vai?”-

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-”A casa mia… Non ricordate Signor conte mi avete scacciato... io non vivo più a palazzo Jarjayes… Cocchiere presto andate!”-
 
Oscar rimase impietrita ed incapace di protestare.
La carrozza si mosse, ma dopo quell'attimo di smarrimento, capì di non poterlo lasciar andare così
 
-”fermatevi…”-
 
Colonna Sonora:Robbie Williams- Angel
 
Scese ed iniziò a correre nella stessa direzione presa dall'uomo.
Svoltò in una stradina buia ma lui sembrava come sparito nel nulla.
Si fermò smarrita e decise di tornare indietro, non era il caso di avventurarsi di notte tutta sola per le strade di Parigi. Si voltò di scatto inciampando
e cadendo su una pietra, in bilico com'era su quelle dannate scarpe col tacco!
Un uomo accorse in suo aiuto.
 
-”state bene?”- disse afferrandola fra braccia forti e muscolose per risollevarla
-”Alain...”- si lasciò sfuggire Oscar, mordendosi subito dopo la lingua
-”Cosa? Mi conoscete?”-
 
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L'uomo la fissò e si chiese come fosse possibile avere dimenticato una donna tanto incantevole
 
-”no io...ehm... cercavo di richiamare l'attenzione...ehm... del mio cocchiere...”- abbassò lo sguardo.
 
Gli occhi del sottufficiale De Soisson, la scrutavano indagatori.
 
-”E' proprio fuori dal vicolo, venite vi accompagno”-
-”Non disturbatevi”-
-”Ho appena finito il mio turno di guardia e casa mia dista pochi metri da qui, non è sicuro per una giovane e bella dama come voi avventurarsi in queste
vie oscure, si possono fare cattivi incontri”-
 
Si profuse in un inchino e le offrì la mano.
Oscar posò lieve la sua, imbarazzata, sperando che questo gigante buono non la riconoscesse.
Il soldato condusse la contessa alla carrozza, continuando ad osservarla.
Aveva un'aria vagamente familiare, avrebbe scommesso di essersi trovato in sua presenza più di una volta, ma non ricordava dove.
Eppure non dimenticava mai un volto!
Ma forse, il suo cervello, in questo momento era troppo offuscato da tanta bellezza.
Quella nobile dama era splendida e il suo rude ma eccellente cuore sussultò.
Sembrava un angelo in mezzo alla sporcizia e al grigiore di quella via parigina.
La misteriosa dama lo salutò con un cenno del capo e sparì nella notte con la sua carrozza.
Alain rimase lì ancora qualche minuto, poi si accorse di un bracialetto piuttosto prezioso finito chissà come per la strada.
Evidentemente le era sfuggito durante la caduta.
Lo raccolse ed inspirò il suo profumo, perdendosi nell'immagine dei suoi capelli lucenti e dei suoi occhi fieri, di quel volto perfetto e dolcissimo,
eppure che emanava una gran forza d'animo.
Si avviò verso casa fischiettando, si appuntò il bracialetto sul cuore, sotto l'uniforme.
Non conosceva nemmeno il suo nome, ma avrebbe avuto tutta la notte per pensare a lei…
Al suo meraviglioso angelo biondo...

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Capitolo 44
*** Le Verità Nascoste ***


 
QUARANTAQUATTRESIMA PUNTATA
 
Le Verità Nascoste”
 
 

Colonna Sonora: Camille Saint-Saëns - Aquarium
 
Aveva passato gli ultimi quattro giorni a letto, colpita da una strana febbre cerebrale che all'improvviso com'era venuta, così, stamattina,
se n'era andata, senza lasciare traccia.
Oscar aveva così deciso di scendere di sotto, per partecipare al consueto pranzo domenicale con tutta la famiglia riunita.
Sulla soglia del soggiorno, era sobbalzata nell'udire la voce limpida di Andrè e si era dovuta arrestare per riportare i battiti del cuore alla normalità.
Come era possibile che adesso vederlo le facesse quell'effetto?
Eppure lo aveva avuto accanto tutta la vita ma non si era mai soffermata sulle sue emozioni!
Si sentiva come una ragazzina eccitata dal primo incontro con il suo promesso. O almeno così credeva che ci si sentisse, data l'inesperienza.
Diede un ultimo sguardo al riflesso della sua immagine nella grande specchiera dell'androne.
 
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Era pallida e i capelli di un biondo spento. Provò a ravvivarseli un po' con le mani… Forse se li avesse legati in una coda…
Ma che razza di pensieri erano questi?
Andrè l'aveva vista con il camicione da notte, appena sveglia, bagnata fradicia, sporca e sudata dopo un combattimento, cioè in tutte le situazioni possibili
ed immaginabili. Perché aveva così importanza tutto questo, adesso?
Si diede della stupida ma una vocina dispettosa dentro di lei sembrava suggerirle: 'certo ti ha vista combinata in modi peggiori ma questo è accaduto prima di…'
 
-”Prima di cosa?”- disse ad alta voce, terminando così, il surreale dialogo con se stessa.
 
Varcò la porta, salutando a testa bassa e accomodandosi al suo posto.
Un cenno di madame e la servitù iniziò con le portate.
 
-”Oscar stamattina è arrivata una lettera di merito. Sua Maestà si complimenta con te per l'ottimo lavoro svolto. Il Gran Visir è ripartito quattro giorni fa,
di notte, lasciando la residenza del duca improvvisamente. Si è imbarcato sano e salvo ieri sera per far ritorno al suo paese. Inoltre il generale Bouillè,
domani stesso ti farà pervenire un ordine di cattura ufficiale per il Cavaliere Nero. Potrai usare tutti gli uomini ed i mezzi che riterrai necessari per stanarlo”-
 
Il generale era di buonumore
 
-”Bene padre, ho già in mente una strategia da seguire”-
-”Ottimo figlio mio”-
 
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-”Immagino che Andrè ti affiancherà stavolta... “- intervenne Brienne col suo tono indecifrabile
 
Oscar guardò l'uomo sottecchi
 
-”Sono agli ordini del conte come sempre...”-
 
Accettò la sfida
 
-”Allora dovrò far venire il mio sarto da Parigi...”-
 
Finalmente lui alzò lo sguardo e la fissò interrogativo.
Lei con calma aggiunse:
 
-”Il mio piano prevede la partecipazione a tutti i balli della stagione… Avrai bisogno di vestiti adeguati… Non puoi mica continuare a prenderli in
prestito!”-
terminò la frase con un tono piuttosto ironico, che non sfuggì ad Andrè.
 
Ma Oscar cosa sapeva realmente? Era arrivato il momento di giocare a carte scoperte!
 
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-”Insomma, ora basta con questi argomenti, pretendo che almeno la domenica si parli d'altro in questa casa”- intervenne madame, chiudendo definitivamente
il discorso e rimandando quella strana partita fatta di cose non dette e verità nascoste, fra i due.
 
Dopo il dolce Oscar si alzò da tavola e, preso il coraggio a due mani, sfiorò Andrè per attirare la sua attenzione
 
-”vieni in camera mia dopo”-
 
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Colonna Sonora: Debussy – Reverie
 
 
Una mezz'oretta più tardi, Andrè si congedò dalla sala da pranzo e la raggiunse con fare battagliero.
Lei guardava fuori, giocherellando con un coltello dal manico d'oro, dono di compleanno di suo padre.
Dall'altro lato della stanza, gettato sul letto, l'abito da ballo indossato qualche sera prima.
Nella mente dell'uomo si compose il ricordo della bellezza mozzafiato di Oscar e quell' immagine gli riaddolcì il cuore.
 
-”Hai intenzione di partecipare alle feste sempre vestita da donna?”-
 
Finalmente lei si voltò
 
-”Niente affatto. Anzi credo che non indosserò mai più un abito del genere in vita mia”-
 
Quella notizia lo rattristò molto
 
-”Dimmi Andrè, come mai ti trovavi al ballo del duca d'Orleans, l'altra sera?”-
-”Tua zia mi aveva messo al corrente di tutta la vicenda del Cavaliere Nero e la nonna, allarmata, mi ha fatto pervenire un biglietto, dove mi avvisava
del rischio che correvi partecipando da sola alla festa”-
-”Lei sapeva dove eri, allora...”-
-”Non è mai stato un mistero, mi trovavo a casa di Alain, sono stato suo ospite in questi giorni”-
 
-Accidenti- pensò Oscar, aveva corso un bel rischio col soldato della guardia.
 
-”Immagino allora di doverti i miei ringraziamenti e delle scuse per il modo in cui ti ho trattato. Non intendevo veramente mandarti via… e so che se
posso muovermi liberamente ovunque, lo devo a te! C'è una cosa però che vorrei chiederti…”-
 
Si fermò tornando a guardare fuori
 
-”Avanti su...deve essere grave se ci metti tanto tempo a dirla”-
-”Andrè, chi è il Cavaliere Nero?”-
-”Credi che sia io Oscar… Guardami in faccia e dimmelo!”-
 
La donna si voltò nuovamente
 
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-”Ogni volta che compare tu sparisci. Mentre dove ci sei tu, lui non si vede, ed anche prima di tutta questa storia, ti sentivo uscire spesso di notte e rientrare
all'alba… È solo una coincidenza?”-
-”Oscar, io non sono il Cavaliere Nero, ma ti dico una cosa, sarei ben lieto di esserlo!”-
-”Saresti felice di essere un ladro?”-
-”Si, se questo servisse a portare un po' di sollievo ai poveri disgraziati di Parigi che non hanno nulla di cui sfamarsi. Il Cavaliere Nero, ruba ai nobili i loro gingilli,
per darli ai poveri che così riescono a tirare avanti per un po'”-
-”E questo lo giustifica?”-
 
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-”E sentiamo allora, cosa giustifica i nobili dal loro comportamento disumano verso il popolo? Dal loro continuo trattarli come bestie? Dal delirio di onnipotenza
con cui si arrogano il diritto di vita e di morte sulla povera gente? Coi loro sprechi si può salvare la vita di tanti innocenti! Apri gli occhi Oscar e guarda fuori
dalle mura di Versailles cosa sta accadendo. Rosalie, Pierre, Coktau, l'ospedale non sono l'eccezione, purtroppo sono la regola!”-
 
Andrè aveva parlato in modo amareggiato e con una sofferenza tale da toccare il cuore di Oscar.
Lo fissò intensamente
 
-”E a Versailles, Andrè, perché sei venuto?”- azzardò lei
-”Come mi hai riconosciuto?”-
-”Il costume ti ha tradito! Anni fa mio padre è stato in missione segreta per conto della marina e quello era il suo abito da corsaro.
Lui è sempre stato fissato con la storia del casato e sui bottoni fece incidere lo stemma degli Jarjayes. Devi averlo preso in soffitta, dove anch'io
ho trovato il mio...”-
-”Touchè Madame”- e sorrise nervosamente -”ma se sapevi che ero io perché hai dubitato di me?… Anche il Cavaliere Nero c'era quella sera...”-
-”Sciocchezze, avresti avuto tutto il tempo per cambiarti...ma non hai risposto alla mia domanda però...”-
 
In realtà Oscar sperava con tutto il cuore che non avesse assistito al bacio di Fersen.
 
-”Per proteggerti”-
-”Ma non ero in pericolo”-
-”Sì che lo eri… Hai fatto credere a tutti di aver trovato un ottimo travestimento per la tua missione, ma ammettilo Oscar, avresti potuto indossare
qualsiasi altro costume… Ti sei vestita così per lui… Per sedurlo…”-
 
La donna sgranò gli occhi
 
-”Negalo… negalo se ne hai il coraggio!”- continuò concitato Andrè mentre lei scuoteva il capo-”...Dovevo proteggerti da te stessa e da lui... ti prego Oscar dimmi
cos'è accaduto... scappavi dalla sala piangendo...Ti ha mancato di rispetto forse? Ti ha fatto qualcosa?”-
-”...Mi ha baciata...”-
 
Colonna Sonora the power of love-instrumental
 
Perché?
Perché adesso gli stava confessando ciò che un minuto prima aveva temuto che lui avesse visto coi propri occhi?
Nella stanza scese un silenzio improvviso.
Oscar sentì Andrè respirare quasi affannosamente, guardando un punto indefinito, lontano da lei.
-lo ha baciato...lo ha baciato- un pensiero fisso si era insinuato come un tarlo nella mente dell'uomo.
Ripetitivo, ossessionante.
-La mia Oscar, la mia Oscar- continuava ad urlare nella sua testa, colmo di disperazione. Avrebbe voluto gettarsi ai suoi piedi ed implorarla di smetterla,
perchè lui sarebbe morto, vedendola con un altro, non poteva sopportarlo...ma la sua dignità prese il sopravvento, evitandogli quell'inutile umiliazione.
Andrè serrò i pugni e poi li batté sul tavolo con una tale foga da rovesciare il vaso di rose sul tappeto.
 
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Osservò i candidi fiori bianchi, sparsi sul pavimento.
Si sarebbero sporcati...come lei, come le labbra della sua donna...luride di peccato, offese dal bacio traditore di un individuo senza amore.
Nel frattempo, Oscar si chiedeva se era quello il motivo per cui non gli aveva taciuto la verità... Per vederne la reazione? Per valutare se provasse ancora
qualcosa per lei dopo averlo scacciato in malo modo dalla sua casa e dalla sua vita?
 
-” Quell'uomo non merita ciò che provi per lui “-
 
Andrè finalmente ruppe il silenzio, parlando con una voce alterata dal pianto, che orgogliosamente tentò di nascondere
 
-” E' un bugiardo, un incantatore. La mattina del ballo fui mandato a Versailles da tuo padre, dove incontrai una persona con cui mi trattenni a parlare.
Eravamo nei giardini, quando per caso, lo vidi uscire dalla reggia e salire in carrozza. Capisci Oscar? Fersen è tornato a Versailles senza dirti
nulla... probabilmente è stato persino ricevuto al Petit Trianon da Sua maestà la regina!”-
-”Cosa? Fersen si è fatto vedere a corte?”-
-”Devi credermi! È per questo che ho deciso di travestirmi e di seguirti. Per impedire che commettessi qualche sciocchezza… Però ti ho persa di vista,
finché non mi sono accorto che stavi inseguendo il Cavaliere Nero. Mi sono precipitato in giardino ed ho continuato a pedinarlo per tutta la notte, fino a
scoprirne il nascondiglio”-
-”Palais Royale...eri tu l'uomo di fiducia, allora ,di cui ha parlato Girodel il giorno dopo...”-
-”Sì, ma non potevo dirlo a te, avresti scoperto che ero al ballo, ed io volevo prima avere delle prove tangibili per sbugiardare Fersen, così ho informato
il conte Victor, chiedendogli però di mantenere il segreto”-
-”Ma perché mi hai aiutata nelle indagini se ammiri tanto quel ladro?”-
-”Non mi è piaciuto vederlo nella residenza degli Orleans. Il duca lo appoggia sperando di ingraziarsi il favore del popolo e della borghesia per i suoi
sporchi giochi di potere. Non è realmente interessato ai bisogni della povera gente, ma vuole solo impossessarsi del trono di Francia. Ho capito che lo stanno
manovrando. Anche l'episodio di Mirabau al ballo, temo sia servito come diversivo. Il marchese frequenta delle riunioni a cui partecipo anch'io.
Non facciamo nulla di male, ci incontriamo in una chiesetta fuori Parigi, dove discutiamo dei cambiamenti che vorremmo per una Francia migliore.
A questo punto, credo sia una spia del duca . Quando poi è arrivato il bigliettino della nonna ho avuto veramente paura per la tua vita ed ho affittato un abito
per raggiungerti. Grazie a Dio sono arrivato giusto in tempo per toglierti dai guai...”-
-”Credi che il duca ci abbia riconosciuti?”-
-”No, questo no... altrimenti non ci avrebbe lasciati andare via, tanto facilmente”-
 
Il rumore di un colpo alla porta interruppe quella lunga confessione
 
-”avanti”-
-”Signor conte da parte del vostro sarto”- la cameriera posò sul tavolino un grosso pacco, poi diede uno sguardo al vaso rovesciato sul pavimento e ai fiori sparsi
-”vai pure, grazie, ci penserai dopo”-
-”non dirmi che hai messo in pratica davvero l'intento di farmi cucire un abito...”- disse Andrè
 
Oscar non rispose.
Si avvicinò al pacco e tirò fuori un lungo mantello ed una maschera simile in tutto e per tutto al costume del Cavaliere Nero
 
-”Cosa intendi fare?”- le chiese l'uomo vedendola indossare quel costume
-”Ho intenzione di sostituirmi a lui. Entrerò nelle dimore dei nobili e ruberò loro i gioielli tenendoli per me. Prima o poi, vedendo macchiato il suo onore,
quel delinquente uscirà allo scoperto!”-
-”non dire sciocchezze...è troppo pericoloso, e poi con questi capelli biondi risulteresti davvero poco credibile”- le strappò di mano maschera e mantello
e se li infilò.
 
Poi prese il coltello di Oscar e, senza pensarci due volte, si tagliò la coda che portava fin da bambino.
La somiglianza era impressionante, tanto che la donna si chiese, ancora una volta, se non si trovasse in presenza del vero Cavaliere Nero.
 
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Ma si diede della stupida.
Andrè era stato chiaro sull'argomento e doveva aver fiducia in lui.
Improvvisamente le si avvicinò, cupo in volto
 
-”perché Oscar?… Perché hai lasciato che ti baciasse?”-
 
Istintivamente lei allungò il coltello verso di lui che lasciò cadere la maschera e poi con un movimento lesto, afferrò il polso della donna, prima che lei
potesse ritrarsi e portò la lama alla sua giugulare.
Un rivolo di sangue prese a scorrere da una leggera ferita, Oscar, sconvolta, lasciò l'arma che ricadde sul pavimento, col timore di aver ferito colui che
adesso considerava come la persona più importante della sua vita
 
-”Andrè… io… “-
 
Non riuscì a terminare la frase, gli occhi le si riempirono di lacrime.
Avrebbe voluto urlargli di essere stata una stupida.
Di aver sbagliato tutto, di aver rincorso per anni una chimera, quando tutto ciò che più di prezioso aveva, era proprio sotto i suoi occhi.
Bastava solo stendere la mano ed afferrare la felicità!
Ma le parole le morirono in bocca, prima di essere pronunciate.
Erano parole pesanti e lei, stavolta, voleva essere sicura di ciò che realmente provava.
In fondo, fino a qualche settimana prima, si struggeva d'amore per Fersen, rivelatosi questo poi un sentimento fatuo, come un sogno di cui al mattino
resta solo qualche blanda traccia.
E se si fosse sbagliata ancora?
Se fosse stato solo un capriccio della sua natura di donna, sfuggito al suo controllo di soldato, a dettare quelle sensazioni?
Andrè l'amava appassionatamente e non meritava di essere solo un ripiego per consolare insani istinti.
Se l'avesse illuso, dopo lo avrebbe perso, stavolta per sempre.
E al di là di quale nome dare a ciò che provava per lui, non riusciva a concepire una vita in cui il suo attendente non fosse al suo fianco...la sua mancanza
era un dolore troppo tenace da sconfiggere e gli avrebbe assediato l'anima per sempre!
Questa era la sua unica certezza, al momento...non poteva più vivere senza di lui...
Andrè l'osservava cercando di penetrare i suoi pensieri, ma stavolta l'impresa gli apparve subito ardua.
Perciò voltò le spalle e, sempre in silenzio, si avviò verso la porta
 
-”Aspetta! E' possibile che tu, nonostante tutto, voglia ancora aiutarmi e proteggermi?”-
 
La guardò, stavolta dolcemente, e un leggero sorriso comparve sul suo volto, rischiarando il verde dei suoi occhi, rimasti cupi fino ad ora
 
-” E' questo l'amore Oscar...”-
 
-------
 
LA PUBBLICAZIONE DELLE PROSSIME PUNTATE POTREBBE SUBIRE UN LEGGERO RITARDO RISPETTO AI MIEI SOLITI TEMPI, CAUSA
RIPENSAMENTI SU ALCUNI EPISODI CHE NON MI CONVINCONO DEL TUTTO, AD UN'ATTENTA RILETTURA.
MI SCUSO GIA' DA ADESSO CON TUTTE VOI.
GRAZIE ANCORA PER L'AFFETTO E L'ENTUSIASMO CHE MI DIMOSTRATE CON I VOSTRI COMMENTI, NON POTETE IMMAGINARE QUANTO
SIANO D'INCORAGGIAMENTO PER ME ,IN UN MOMENTO DOVE LA MIA SCRITTURA RISENTE DI UNA CERTA PESANTEZZA ED INDECISIONE.
A PRESTO!

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Capitolo 45
*** Oscuri Presagi ***


 
QUARANTACINQUESIMA PUNTATA
 
Oscuri Presagi”
 
 


Colonna Sonora: Alla conquista del west
 
La corda penzolava dalla finestra nel buio della notte.
André si accertò che fosse ben fissata ad una delle assi e poi si calò giù da un'altezza di venti metri.
Nelle tasche, il bottino di gioielli e denaro prelevato direttamente dalla camera da letto della contessa di Maurepass.
Era la seconda volta che indossava il costume da Cavaliere Nero e svaligiava una residenza nobiliare.
Oscar l'attendeva da basso, facendo buona guardia.
Dopo un po entrambi montarono a cavallo e ripresero la strada che costeggiava la Senna.
 
-”André, prima di rientrare visiteremo un'altra abitazione”-
-”Ancora? E perché?”- era stanco e non riusciva ad abituarsi al personaggio
-”C'è un ballo a cui partecipa mezza Versailles, il Cavaliere Nero potrebbe aver scelto di fare la sua apparizione proprio lì”-
-”Va bene e chi sarà la nostra prossima vittima?”-
-”Si va a casa della duchessa di Montclaire...”-
-”Cosa?”-
 
L'uomo si lasciò andare ad un'espressione mista fra il meravigliato ed il contrariato che non sfuggì ad Oscar
 
-”Nulla da ridire spero, su una visitina alla tua nobile amichetta”-
-”Non si tratta di questo, mi chiedo se sia realmente necessario, tutto qui...”-
-”Se ti ho detto che ci sono buone probabilità che il vero Cavaliere Nero si faccia vivo ...”- rispose la donna con un pizzico di ironia
 
André non proseguì oltre, sarebbe stato inutile discutere con lei dell'argomento.
Sospettava che in quella decisione ci fosse anche un pizzico di vendetta tutta al femminile, per essersi finto uno Jarjayes, ed aver creato tutto il trambusto con quel bacio.
Sospirò, non gli andava proprio quell'ordine.
Nonostante il suo comportamento lascivo, madame de Montclaire non era una donna cattiva, e poi l'aveva aiutato a smascherare Fersen! Era proprio con lei, infatti, che si
era trattenuto a chiacchierare, la mattina prima del ballo in maschera a Versailles, dopo aver svolto una commissione per il generale, alla reggia.
Si trovavano nei giardini quando l'avevano visto salire in carrozza.
La duchessa aveva notato la sua curiosità e si era offerta di aiutarlo a scoprire da quanto Fersen avesse ripreso a frequentare la corte e se era già stato ricevuto dalla
regina al Petit Trianon.
Certo, in cambio aveva preteso una ricompensa, ma era sicuro che sarebbe stata tutt'altro che sgradevole…
La proprietà dei Montclaire ormai era a vista e così si divisero.
 
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Oscar avrebbe partecipato al ballo, cercando di scoprire dove fossero le camere padronali.
André avrebbe, invece, atteso sul retro di vederla comparire da qualche balcone, per lanciarle una corda ed introdursi in casa.
Dopo circa mezz'ora sentì il fischiettio della donna. Era il segnale convenuto.
Si arrampicò agilmente aiutandosi con le piante rampicanti cresciute sulle mura del palazzo.
Arrivato finalmente in cima, il comandante lo aiutò ad entrare nella camera, ma stavolta qualcosa andò storto.
La porta si spalancò e un uomo ed una donna si precipitarono, ridendo, all'interno della stanza: le loro intenzioni furono subito chiare.
Iniziarono a baciarsi con passione, indietreggiando verso la finestra, per poi finire a sbattere contro la parete accanto alla tenda
 
-”madame voi siete troppo irresistibile, vi voglio qui, ora!”-
 
Oscar ed André, nascosti alla vista, dalla pesante stoffa di broccato,si guardarono stupiti: quella era la voce del capitano Girodel!
 
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-”oh signore sono vostra, tutta vostra”-
 
La donna dovette trattenersi dal ridere.
André, con un eloquente cenno, le intimò di star zitta.
Poi la invitò ad indietreggiare lentamente sul balcone.
Da lì si sarebbero calati con la fune... per quella sera poteva bastare.
Purtroppo, nello stesso istante in cui l'uomo mise piede sul terrazzo, la finestra di quello proprio accanto si spalancò e un servo col candeliere in mano uscì, probabilmente
attratto dai mugolii dei due amanti.
Il finto Cavaliere Nero, fece appena in tempo a calarsi e fermare Oscar.
Quasi a gattoni, i due rientrarono, nascondendosi nuovamente dietro la tenda.
Così avrebbero evitato di essere visti dal domestico, ma rimanevano comunque intrappolati, almeno finché Girodel non avesse finito la sua performance amorosa…
André in silenzio, si accorse che la sua compagna guardava incuriosita attraverso un'apertura della tenda. Si sporse anche lui, per vedere quella scena che in fondo aveva
già ben chiara nella testa.
Victor era praticamente fra le gambe dell'accondiscendente donzella, con tanto di pantaloni calati alle caviglie, e aveva iniziato il suo movimento dentro di lei, mentre gemeva,
neanche tanto silenziosamente.
Istintivamente coprì gli occhi di Oscar con le sue mani, facendole perdere l'equilibrio, tanto che quasi cadde all'indietro, producendo un rumore sordo
 
-”mi sembra di aver sentito qualcosa”- disse la dama con voce ansimante
-”lo voglio ben sperare che sentiate qualcosa, madame”-
-”oh...non parlavo di lui… Sì Victor che lo sento, lo sento...ohhhh”-
-”Santo cielo”- sussurrò André, mentre tentava di frenare la risata di Oscar -” devo portarti subito fuori da qui!”-
 
Si sporse nuovamente, quel dannato servo non accennava a rientrare, anzi, sembrava divertirsi molto, ascoltando il baccano dei due amanti.
Esaminò la situazione. Di rimanere li non se ne parlava proprio, la cosa stava divenendo troppo imbarazzante e correvano comunque il rischio di essere scoperti dai due.
Se avessero provato a calarsi dal balcone, il servo li avrebbe visti e sicuramente si sarebbe messo ad urlare.
Girodel sarebbe accorso, magari con tanto del suo gingillo ancora penzolante e si sarebbe trovato davanti agli occhi la scena del Cavaliere Nero che ghermisce il
comandante delle guardie, costringendole la bocca con una mano, mentre con un'altra le cinge la vita: un ottimo motivo per sparare ancor prima di riuscire
ad articolare la verità!
Insomma comunque la si metteva, rischiava di beccarsi una bella pallottola.
Doveva a tutti i costi distrarre il servo!
Prese una delle medaglie dalla giubba di Oscar, accorgendosi solo dopo di averle sfiorato il seno. Lei smise di ridere, fissandolo...
Era davvero la sera degli equivoci, quella!
Scrollò per un attimo le spalle in segno di scusa, poi prese la mira e lanciò l'oggetto, in modo che facesse rumore ed attirasse l'attenzione del domestico
dall' altra parte del balcone.
Tutto andò secondo il piano e non appena il lacchè diede loro le spalle, afferrò la donna e velocemente si lanciò verso la corda, mentre Oscar si teneva
stretta alle sue spalle.
Purtroppo però, la fune non resse il peso di entrambi e si spezzò, così i due finirono, fortunatamente, in una folta siepe che attutì la caduta.
Si ritrovarono ansimanti, spaventati ed inaspettatamente l'uno fra le braccia dell' altro.
André la teneva sopra di se e il primo istinto fu quello di bloccarla così, per sentire ancora una volta l'emozione del suo corpo attaccato al proprio. Ma memore dei
trascorsi passati, lasciò subito la presa.
 
-”stai bene Oscar?”-
-” Credo di si”- rispose delusa, quell' accidentale contatto aveva provocato in lei un brivido nuovo -” ma tu sei ferito?”- gli chiese allarmata
-”è solo un graffio”-
 
La mano del suo attendente, per la caduta, sanguinava leggermente.
 
-”fa vedere”-
 
Nel dirlo, si sfilò il fazzoletto e l'avvolse al suo palmo. Poi inaspettatamente se la portò sulla sua guancia, accarezzandone la pelle scorticata,
per finire verso le sue labbra che subito tentarono di lenirne il bruciore, con un bacio.
André rimase sconvolto da quella inaspettata reazione.
Era stato un gesto dolcissimo, normalissimo forse in qualsiasi altra dama, ma non in Oscar!
Perché lo aveva fatto?
E perché adesso lo stava fissando con occhi supplicanti?
 
-”ti ho detto che non è nulla...dobbiamo andare, qualcuno potrebbe scoprirci”- e tirò via la mano.
 
Aiutò Oscar a risollevarsi e lesse la profonda delusione nel blu dei suoi occhi, divenuti cerulei tutto ad un tratto.
Non riusciva a spiegarsi quel cambiamento nei suoi confronti, ma troppe volte si era illuso che fosse il segno di un sentimento che prendeva vita ed invece poi
i fatti avevano dimostrato il contrario, lasciandolo preda di una forte disillusione.
Cavalcarono silenziosamente verso casa e si salutarono sulla soglia delle rispettive stanze, portando con se, ognuno, il ricordo di quel fugace contatto dei loro corpi.
 
-------
 
Colonna Sonora: Message for the queen
 
Maria Antonietta si aggirava a passo lento, nei giardini antistanti il Petit Trianon.
Era una bella mattinata estiva e lei respirava a pieni polmoni l'aria fresca che la natura in fiore le donava, mentre ammirava i lavori del suo villaggio,
già ribattezzato 'Le Hameau de la Reine'
La sua costruzione era stata commissionata, durante l'inverno, da lei stessa, per allontanarsi definitivamente dai vincoli della corte di Versailles, presa dalla
nostalgia per uno stile di vita più rustico e vogliosa di un piccolo paradiso dove il teatro e le feste le avrebbero fatto dimenticare la sua condizione regale.
Questo luogo campestre, adibito anche a fattoria, era uno dei simboli dell'influenza delle idee di fisiocratici ed illuministi sulla nobiltà del tempo.
La sua edificazione era stata affidata all'architetto Richard Mique, mentre le opere pittoriche interne sarebbero state realizzate dal pittore Hubert Robert.
Intorno a un lago artificiale, destinato alla pesca di carpe e lucci, Mique aveva intenzione di far erigere dodici edifici con pareti di legno e tetto di paglia,
di ispirazione normanna o fiamminga, situate nella parte nord.
Furono per tanto costruiti: una fattoria per la produzione di latte e uova destinati alla regina, una torre a guisa faro, mentre erano ancora in via di costruzione: un boudoir,
una stalla, un mulino, una torre colombaia e una casa per il corpo di guardia personale della sovrana. Ciascuno, sarebbe stato circondato da un orto,
un frutteto o un giardino.
L'edificio maggiore era la casa della regina, situata nel centro del borgo; quest'ultimo sarebbe stato diviso in due da un fiumiciattolo che si dipartiva dal lago
ed era attraversato da un piccolo ponte di pietra. (1)
Sua Maestà si recava spesso a controllare personalmente i lavori, immaginando già quale ne sarebbe stato il risultato finale e pregustando la serenità del
nuovo stile di vita che l'attendeva.
Anche quel giorno, aveva speso gran parte del tempo visionando il progetto e fantasticando.
Un'improvvisa voce la distolse però, definitivamente da quello stato di grazia, tanto faticosamente conquistato.
 
-”Vostra Maestà...sono tornato...”-
 
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Erano bastate quelle quattro parole ad infuocarle di nuovo il sangue nelle vene, a farle battere il cuore così come non le capitava più da anni, a farle perdere
la ragione, a cui si era aggrappata ostinatamente in tutto quel tempo trascorso lontano da lui.
Non si voltò subito.
Temeva che quello fosse un incantesimo della sua mente malata.
Oppure uno scherzo ordito da qualche nobile crudele a suo discapito.
Poi lui parlò di nuovo ed ella non ebbe più dubbio alcuno.
 
-”...ogni cosa mi ha ricondotto a te...”-
 
Finalmente trovò il coraggio di perdersi di nuovo fra i suo occhi, fissandolo ammutolita, come una preda in attesa di essere sacrificata al suo carnefice.
Come una donna, dinanzi al padrone del suo cuore.
Lui era lì, vivo.
Era tornato da lei e per lei.
Fersen...il suo Fersen.
Corse fra le sue braccia e non ci fu più null'altro da aggiungere.
 
-------
 
Era pomeriggio inoltrato quando André raggiunse Oscar nella sua stanza.
La donna sorseggiava una cioccolata, in piedi vicino alla vetrata.
L'attendente, notò lo stipite aperto del suo scrittoio, da cui si intravedeva un cofanetto ripieno di gioielli.
Era la refurtiva di quelle loro sortite notturne.
Sorrise
 
-”Bhe devo dire che come ladro ho davvero un futuro...guarda già quanti gioielli”-
-”André non dimenticare che non appena tutta questa storia sarà finita li restituiremo ai legittimi proprietari...”-
-”già... un vero peccato”- e le fece l'occhiolino
 
Anche la donna sorrise ed il suo volto sembrò rasserenarsi sul serio.
Indossava un semplice completo verde acqua e i raggi del sole attraversavano la finestra semiaperta e le colpivano la folta chioma, tenuta come sempre
sciolta sulle spalle, facendola risplendere agli occhi dell'uomo, sempre più meravigliato di quanto diventasse ogni giorno più bella.
 
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-” Ti ho fatto portare del tè”-
-” Che pensiero gentile”-
 
Lo era stato sul serio, pensò André.
Da quanto tempo non chiacchieravano fra loro così rilassati?
E Oscar poi...i suoi occhi brillavano di una luce nuova, di una gioia il cui motivo sembrava risiedere proprio nella sua presenza lì
 
-”Mi fa piacere riaverti qui a casa...”-
-”Ho scritto ad Alain per dirgli che al momento ho ripreso il mio lavoro al tuo servizio e che quindi dimorerò almeno per un po', ancora qui a palazzo”-
-”Che significa? Credevo che le cose si fossero chiarite fra noi...ti ho chiesto scusa...”-
 
Un alone di tristezza l'adombrò.
André poté vederne chiaramente i segni sul volto della donna.
In realtà non aveva mai valutato nemmeno per un attimo l'ipotesi di lasciare palazzo Jarjayes in via definitiva, ma preferì lasciarla ancora un po' sulle spine.
Gli piaceva quel disappunto, dimostrava che comunque, in qualche modo, Oscar tenesse a lui.
 
-”Concentriamoci sul Cavaliere Nero, al resto penseremo quando tutta questa storia sarà conclusa...per il momento sono qui...quali sono i piani per stasera?”-
-“Ci spingeremo ancora un po' più in là, stavolta faremo una bella visitina a palazzo De Germain!”-
-”Ma sei impazzita? Vuoi proprio provocarlo allora!”-
-”Tranquillo, il duca non ci sarà, so per certo che si trova nella sua residenza estiva in Provenza”-
-” A cosa miri allora?”-
-”Non appena si spargerà la notizia del furto, De Germain farà il diavolo a quattro con Orleans, che se, come sappiano, manovra il Cavaliere Nero, stavolta non
potrà esimersi da farlo intervenire per smascherare l'impostore...provocarlo è l'unico modo di farlo venire fuori dal suo nascondiglio! E poi...”-
 
 
Colonna Sonora Beethoven 7a sinfonia
 
Oscar non riuscì a terminare la frase.
L'improvviso ingresso di un corvo nella stanza attirò l'attenzione di entrambi.
L'uccello gracchiava impazzito, prima di attaccare la donna che, per difendersi, allentò la presa sulla tazza fino a lasciarla scivolare sul pavimento.
Il rapace, dopo aver lasciato una piuma nera ai suoi piedi ,si dileguò dalla finestra.
Il tutto avvenne tanto velocemente, da non dare il tempo ad André nemmeno di intervenire.
 
-” Ti ha ferita?”-
-”No...no”-
 
Oscar rispose meccanicamente, i suoi occhi fissavano la piuma nera.
 
-”Davvero strano che si sia avvicinato tanto da attaccarti, qualcosa deve averlo spaventato”-
-”Forse è meglio rimanere a casa stasera”-
-”Andiamo...non dirmi che credi a delle superstizioni popolari”-
-”Il corvo è messaggero di sventure”-
-” Stupidaggini...Oscar, guardami...”-
 
La donna finalmente alzò gli occhi
 
-”Andrà tutto bene...”-
 
Stavolta fu André a medicarle la mano, prendendola in giro a tal punto, che alla fine la donna prese a ridere di se stessa e di tutta quella assurda faccenda.
Finalmente sembravano tornati ad essere i due inseparabili bambini del passato, sempre pronti a combinarne una insieme.
 
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-” E' meglio che mi vada a preparare adesso”-
-” Si, certo, hai ragione tu André, come sempre”-
 
-------
 
Respirava finalmente il suo profumo, mentre giocherellava con la pelle della sua schiena nuda.
Quasi non ricordava più quanto fosse bello e perfetto, quel suo corpo di uomo.
Disegnava lettere immaginarie sulla sua carne, muti pensieri che parlavano d'amore e di possesso.
Lui dormiva, sfinito, dopo la passione che li aveva travolti.
Maria Antonietta lo teneva sotto di se, quasi come per trattenerlo, nell'assurdo timore che potesse scomparire da un momento all'altro.
 
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Come sempre, fra loro, non c'era bisogno di spiegazioni e promesse, tutto accadeva naturalmente, guidati dal fuoco che bruciava in entrambi.
Muta e con passo quasi danzante, l'aveva condotto nella sua camera da letto, per godere appieno di quel sentimento, trasformatosi ancora una volta in una
cosa sola : un respiro, un cuore, una carne, un essere unico!
Era la forza del destino a volerli insieme, solo come un uomo ed una donna qualsiasi, e lei adesso benediceva la sua decisione di fuggire da Versailles, perché
nella serenità di quella sua nuova vita, finalmente avrebbero potuto vivere il loro amore in modo più completo ed appagante.
Aveva fatto il suo dovere verso il re e la Francia, dandogli un erede maschio, e solo lei sapeva cosa le era costato e quanto era stato difficile insultare la sua femminilità,
dandosi senza amore, ad un altro.
Adesso quindi, era arrivato il momento di pretendere di essere lasciata in pace, per vivere finalmente quello scampolo di felicità che la vita le offriva.
Sentì il respiro dell'uomo divenire irregolare e subito dopo lui tornò dal mondo dei sogni.
Fersen si voltò e la prese fra le braccia, ammirando il corpo nudo dell'amata, ancora perfetto, nonostante le gravidanze. Istintivamente posò una mano sul suo ventre,
provando ad immaginare che vi fosse una nuova vita, stavolta generata dal loro di amore.
 
-”Vorrei rimanere così per sempre”- fu lei a rompere l'idillio di quel silenzio
-”Sarebbe bello, ma ringraziamo Dio già per questi attimi di felicità...”-
-” Ne avremo molti altri, non temere, e sempre più lunghi”-
 
Il conte la guardò meravigliato.
 
-”Accelererò i lavori del villaggio. Ti nominerò colonnello, vivrai in uno degli edifici costruiti per la mia guardia personale. Qui sarò solo una semplice
pastorella che alleva i suoi figli, e gode dei frutti della sua fattoria...Vivremo alla giornata, circondati da pochi e fidati amici, dove non dovremo mai più
vergognarci del nostro amore...”-
 
L'uomo rimase in silenzio ed il suo sguardo si incupì.
Maria Antonietta credeva davvero in ciò di cui parlava.
Era la regina di uno dei più potenti stati europei, eppure la ritrovava, ancora infantile per certi versi, così come l'aveva lasciata.
Anni addietro si sarebbe fatto convincere e travolgere da questa favoletta che lei stava inscenando, ma dopo la guerra, l'aver visto la morte in faccia, l'aver
tradito la fiducia di coloro che lo avevano accolto ed amato, l'aver calpestato il suo onore, pur di tornare da lei, non si riconosceva più in quell'ideale d'amore
cortese di cui ancora vaneggiava.
 
-”Vostra Maestà”-
 
Bastò quell'appellativo a Maria Antonietta per capire che i suoi sogni sarebbero andati infranti fra poco
 
-” Dimmi Hans...Dì pure tutto quello che devi dire...”-
-” Dio solo sa, quanto desidererei credere che fosse possibile vivere, lontano dal mondo, con voi per il resto dei miei giorni. Ma non siamo più quei ragazzini
che si incontrarono al ballo in maschera tanti anni fa...Io sono un soldato appena scampato alla fine del mondo e voi la regina di Francia. Abbiamo delle responsabilità
a cui non potremo sfuggire per sempre. Io vorrei che invece di rinchiudervi in questo fragile idillio, voi vi apriste alla realtà del mondo che ci circonda.
Non sono tornato ieri in Francia. Sono qui da più di un mese, ma prima di venire da voi, ho voluto vedere con i miei occhi, ciò che da tempo era giunto alle mie orecchie.
Maestà, la Francia soffre, il popolo è sotto la tortura della miseria più nera, e purtroppo vede come sola origine delle sue sventure, voi!
Per loro non siete più la speranza di un futuro migliore da acclamare, come quando da principessa, visitaste Parigi. Ed ogni giorno che passa, la delusione
si trasforma sempre più in odio...”-
-”Cosa? Voi dite che il mio popolo mi odia?”-
-”Credi che non gli sia giunta voce dei continui sperperi di denaro, in feste, abiti, gioielli e...per questo fantomatico villaggio? Sapevi che il ministro Necker
ha reso pubblici le spese della corona? Sai a quanto ammonta il mantenimento dei capricci della famiglia reale? Un milione e seicentomila livre...”-
le parlò
preso dalla foga, dandole di nuovo del tu
 
Maria Antonietta sgranò gli occhi.
Non si era mai interessata, fino ad allora, dei conti pubblici, le bastava chiedere tutto ciò di cui aveva bisogno, per ottenerlo. Ma adesso Fersen le aveva fatto
capire che non esiste alcun pozzo di San Patrizio e che lei deve alla fatica e al lavoro del popolo, dalla sua prima sottoveste all'ultimo dei castelli.
 
-”In ogni epoca della storia, la Francia ha attraversato diverse crisi, ma la famiglia reale era stata via via difesa, dall'uno o dall'altra classe sociale: se non erano
i nobili, ci pensava il clero, se non lo facevano questi ultimi allora interveniva il popolo a dimostrare la sua lealtà. Ma adesso,maestà complice anche la vostra
decisione di allontanarvi dalla corte, l'istituzione reale stessa è in pericolo, in quanto la famiglia reale è rimasta troppo sola, criticata persino dai suoi nobili.
Da più parti, nei circoli filosofici, le idee illuministe si fanno strada...E la parola Repubblica...Inizia ad essere pronunciata sempre più ad alta voce...”-
 
La sovrana si trovò travolta dalle lacrime. Risucchiata alla realtà dalle dure parole del conte, come una bimba strappata al sonno, troppo presto.
Non aveva idea di ciò che stava accadendo e d'altronde nemmeno si era mai interessata realmente della vita, fuori dalle mura di Versailles.
 
-”Cosa devo fare? Ti supplico Hans...Parla ed io lo farò”-
-”Prima di tutto, domani stesso rientrate alla reggia, e riaprite la corte. Riavvicinate a voi i nobili, ristabilendo le udienze. Diminuite gli sperperi delle vostre spese personali.
Destinatene una parte in opere di bene, affinché si sappia quanto la regina sia vicina ai problemi del popolo. Allontanate da voi tutte le persone interessate,
che non vi amano sul serio, prima fra tutte la contessa di Polignac. Quella donna ha sfruttato solo il vostro affetto, manovrando ogni vostra decisione per
ottenere potere e riverenza. A Parigi la chiamano la 'regina ombra'...Una cosa inaudita a cui dovete porre fine. Riavvicinatevi a coloro che vi amano lealmente,
in primis il comandante Oscar Francoise De Jarjayes. E il conte De Mercy che meglio di tutti saprà consigliarvi nelle vostre scelte future. In quanto a me, giuro
che rimarrò sempre al vostro fianco, come il più devoto dei servitori e vi sarò fedele come il più appassionato degli amanti...”-
 
A queste ultime parole, Maria Antonietta si sentì sollevata. Ora niente sembrava più farle paura, nessun sacrificio pareva più tale, se lui fosse rimasto per sempre
accanto a lei.
 
-”Non è ancora troppo tardi. Ma devi agire adesso, perché più il tempo passa più sarà difficile mutare la rabbia del popolo. E non oso pensare allora,
cosa potrebbe accadere...”-
Fersen riprese a parlarle di nuovo teneramente
 
Avrebbe fatto ciò che le chiedeva.
L'avrebbe reso fiero di lei.
Sarebbe stata una grande regina.
 
-------
 
Colonna Sonora: Mozart-Lacrimosa
 
-”E anche questa è fatta”-
 
Furono le parole di Andrè ad Oscar, mentre in sella ai rispettivi cavalli, si allontanavano speditamente dalla proprietà dei De Germain.
Il Duca, come previsto, non era in casa, e la servitù... Si sa che quando il gatto non c'è i topi ballano...Quindi, l'abitazione risultava poco sorvegliata.
Purtroppo i due non potevano certo vedere, una nera figura che, dall'alto di un piccolo promontorio, aveva osservato tutti i loro movimenti, pronto ad
intervenire al momento opportuno.
 
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-”Stavolta è stato davvero facile”-
-”Già...fin troppo...”-
-”Ancora con questa storia della superstizione...”-
 
Oscar non riusciva a non pensare a quanto accaduto nel pomeriggio.
Seguì, con lo sguardo al cielo, uno stormo di uccelli notturni e quasi, fra loro, le sembrò di scorgere il gracchiare di un corvo.
Scosse la testa per scacciare i cattivi pensieri, ma poco dopo, dovette ricredersi.
Non appena immessi sulla via di casa, notarono, in lontananza, una macabra figura emergere dalla nebbia e ostacolare loro la strada.
 
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Dovettero per forza fermarsi e non ci volle molto a capire di trovarsi in presenza del vero Cavaliere Nero.
 
-”Come osate infangare così le mie gesta e il mio nome...”-
 
Oscar tirò giù il mantello mostrando così la sua divisa
 
-”Sono il comandante delle guardie reali... finalmente, iniziavo a chiedermi quando saresti venuto fuori dal tuo nascondiglio, delinquente,
e saresti caduto in trappola!”-
-”Trappola? Quale trappola?...hahahahah...questa è una vera trappola!” - e così dicendo fischiò in modo da richiamare i suoi uomini
 
Dall'oscurità emersero altri quattro cloni che subito si gettarono su Oscar ed Andrè.
I due iniziarono a battersi, spade in pugno.
 
-”Prendete il colonnello, a questo mio impostore ci penso io”- ordinò il Cavaliere Nero.
 
Tutti i nemici si lanciarono su Oscar, mentre Andrè urlava loro di essere dei vigliacchi e di non abbandonare il combattimento con lui.
Ma gli uomini non lo udirono e presto, il biondo comandante, si trovò a dover lottare contro quattro malviventi.
In evidente difficoltà, indietreggiava, mentre il suo attendente, scagliò la spada alle spalle di uno di loro, in modo da toglierlo di mezzo.
Si trovò tuttavia disarmato contro il suo avversario. Schivava i colpi con agilità, ma era sempre preoccupato per Oscar.
La donna nel frattempo riuscì a liberarsi di un altro degli antagonisti, trapassandolo con la sua spada.
Capì che per avere la meglio doveva essere più rapida.
Con un colpo di reni si gettò sull'erba, afferrò la pistola di ordinanza e sparò.
Grazie alla sua ottima mira, mise fuori combattimento un altro di quei delinquenti.
Impaurito, il quarto uomo, se la diede a gambe levate.
La donna allora, in preda all'adrenalina e con l'intentò di aiutare l'amico disarmato, gli lanciò la sua spada.
Purtroppo accadde l'imprescindibile...una mano demoniaca sembrò guidare il volo di quell'arma che intercettata dal vero ladro, fu rilanciata con forza verso l'uomo.
Trovatosi sbilanciato nella presa, Andrè finì per essere colpito dalla lama direttamente all'occhio sinistro.
L'uomo urlò dal dolore e si accasciò al suolo, tenendosi il volto fra le mani.
La ferita apparve subito grave.
 
-”Andrè, che ti sei fatto...oh mio Dio”-
 
Nel frattempo, il Cavaliere Nero sogghignò ed approfittò della situazione per montare a cavallo e fuggire.
Oscar soccorse il suo compagno, con la morte nel cuore.
Vedeva il sangue scorrere copiosamente da un lato della testa e l'uomo contorcersi dal dolore.
 
-”Cosa hai Andrè, lasciami vedere”-
-”che fai Oscar, non pensare a me, inseguilo!”-
 
Ma la donna non lo udì nemmeno.
Si strappò un lembo dalla camicia bianca di seta che portava sotto la divisa e provò a tamponargli la ferita, ma non riusciva a tenerlo fermo.
Andrè doveva star soffrendo in modo orribile ed era tutta colpa sua!
 
-”No, non ti lascio, non in queste condizioni...devo portarti subito da un dottore!”-
 
Aiutò il suo attendente a risollevarsi e provò a metterlo in sella.
Ma lui aveva perso molto sangue e si accasciò privo di sensi, fra le sue braccia.
 
-”no...Andrè...ti prego parlami...non svenire...non ora...Andrè....”-
 
Urlava disperata, guardandosi intorno, senza sapere cosa fare.
Il volto dell'uomo era tutto tirato, la ferita era profonda e attraversava l'occhio, ormai chiuso, per intero.
 
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Si fece forza, non c'era più un minuto da perdere.
Provò a caricarselo sulle spalle, ma era troppo pesante per il suo esile fisico e maledì il fatto di non essere un vero uomo.
Tentò allora di fasciargli l'occhio alla meglio, con un altro pezzo di stoffa, almeno per fermargli temporaneamente l'emorragia.
Poi pensò che se voleva salvarlo, l'unico modo era di lasciarlo lì, montare su Cesar e correre il più velocemente possibile
a cercare aiuto!
Lo trascinò ai bordi della strada,si sfilò la giubba della divisa e lo coprì alla meglio.
Condusse Rego accanto a lui.
 
-”Non ho altra scelta”- gli sussurrò fra le lacrime, tenendolo stretto a se - “ devo lasciarti qui, se voglio provare a salvarti...tornerò presto,
lo giuro...ma tu non ti azzardare a morire...”-
 
Non riuscì ad aggiungere altro.
Il dolore del suo cuore le impediva di ragionare.
Una sofferenza mai patita le spezzava il respiro.
La segreta paura di perderlo per sempre, adesso, le faceva capire chiaramente, quale era la natura dei suoi sentimenti.
Lo amava.
Con tutta se stessa.
Come non aveva mai amato Fersen e come non avrebbe mai amato più nessun'altro, per il resto della sua vita...

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(1) Note storiche tratte da wikipedia
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 46
*** Scheletri in Soffitta ***


 
QUARANTASEIESIMA PUNTATA
 
Scheletri in soffitta”
 
 
Colonna sonora: I Passi dell'amore-soundtrack
 
Provò ad aprire gli occhi un attimo, per scoprire che l'ombra era entrata nella sua vita in modo perenne.
Dovette sforzarsi di tenere a bada l'infantile terrore del buio, insito in ognuno di noi.
Inspirò profondamente e cercò di nuovo la luce.
I suoi incubi, nel lungo stato di incoscienza, i sussurri di sua nonna, la verità bisbigliata dal dottore, già gli avevano rammendato quale fosse la situazione.
Il familiare camino spento ai suo i piedi, il comodo ed elegante letto a baldacchino, i ricchi stucchi del soffitto, gli svelarono presto che, senza ombra di dubbio,
quella era la camera di Oscar e lui stava riposando nel suo letto.
Ad un tratto, nella sua testa, si affacciò l'immagine della donna in pericolo, ancora accerchiata dagli uomini mascherati. Tentò di sollevarsi, e fendette l'aria con
le mani nell'illusione di trovare un appiglio che gli permettesse di correre da lei, ma dovette arrendersi presto al lancinante dolore dell'occhio sinistro,
che istintivamente provò a toccarsi.
Una mano delicata s'insinuò nella sua per impedirgli quel contatto, poi un'altra lo cinse piano, riportandolo supino.
 
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-"Come ti senti Andrè"-
 
Volse lo sguardo verso quella voce e finalmente una parte delle ombre furono cancellate dallo splendore di quel volto tanto amato
 
-"Oscar… Sia ringraziato Iddio, stai bene… Sei salva…"-
-"Sì, non preoccuparti Andrè è tutto finito. Siamo a casa adesso"-
-"Cosa è successo e perché mi trovo nella tua stanza?"-
-"Sei rimasto ferito, ma ora devi solo pensare a riposare e guarire"-
 
Una lacrima agonizzante, le solcò il volto, ancora sconvolta da quanto accaduto.
Disperata, l'aveva dovuto abbandonare sulla strada, per correre come il vento, a cercare aiuto, col terrore profondo di non rivedere mai più il suo sorriso.
Si era precipitata a casa, aveva dato l'ordine di svegliare il medico e condurlo a palazzo, poi seguita da una carrozza guidata da due servi, aveva fatto la strada a
ritroso con la speranza di ritrovarlo ancora vivo. I domestici avevano caricato Andrè in carrozza e lei gli aveva ordinato di trasportarlo direttamente nella sua stanza
per prendersi cura di lui, personalmente.
Il dottore aveva confermato poi, la gravità della ferita, accendendo tuttavia la fiammella della speranza, quando le aveva risposto che non era letale.
Ed ora, rivedere il suo volto riprendere colore, l'occhio sano aprirsi alla vita, e la sua voce riecheggiare nella stanza, la colmò di gratitudine.
Dio non aveva voluto strapparglielo. Lo aveva lasciato dove era sempre stato e dove sarebbe rimasto: accanto a lei!
Non aveva altro desiderio ora.
Niente era più importante di lui.
 
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-"Perché stai piangendo Oscar"-
-"Perché sono contenta"-
-"Lo sono anch'io, di vederti sana e salva"-
-"Sei tanto caro Andrè…"-
 
E così dicendo, strinse forte la sua mano, portandosela sul cuore.
L'uomo ne percepì i battiti accelerati e si voltò a guardarla.
Poi liberatosi da quella dolce morsa, le accarezzo piano il viso.
Oscar allora, sedette sul letto, senza mai sottrarsi a quel contatto.
Riaggiustò un ciuffo ribelle, scostandolo dalla ferita e poi, chiudendo gli occhi, posò lieve sulla fasciatura un bacio, quasi che avesse il potere di guarirlo all'istante.
Quindi si strinse a lui, posando la testa leggera sul suo petto
 
-"Andrè potrai mai perdonarmi per tutto il male che ti ho fatto?"-
-"Ma cosa dici? Di cosa dovrei perdonarti? Di essere stata la mia famiglia, la mia migliore amica, la mia unica ragione di vita?"-
 
Risollevò lo sguardo su di lei e i suoi occhi, ancora rossi di commozione, gli chiedevano, quasi supplicanti, se l'amasse ancora, dopo tutto.
Si allungò verso lui e appoggiò un bacio lieve sulle sue labbra appena dischiuse
 
-"Cosa stai facendo Oscar?"-
 
Come tutta risposta, la donna assaggiò di nuovo il suo sapore.
A quel punto Andrè, stravolto, la fermò.
Fissò il verde del suo occhio su di lei, con l'intimo timore di star ancora sognando.
Eppure sentiva il contatto della sua carne, le carezze di quelle mani calde.
 
-"Ti prego Oscar... Troppe volte mi sono illuso che tu potessi ricambiare il mio sentimento. Se non è così, allora fermati. Se è la pietà del monumento a muovere
i tuoi baci, riprenditeli. Non è questo ciò che voglio da te!"-
 
Allora lei lascio esplodere la sua passione, affinché l'uomo non avesse più dubbi.
Catturò quelle labbra con foga, invase la sua bocca con la sua lingua, fino a togliergli il respiro. Morse affamata quello scrigno di piaceri per abbattere ogni resistenza residua.
E vinse.
Andrè rispose concentrando le poche forze che gli rimanevano, per impadronirsi di lei e ristabilire i ruoli, succhiando voracemente quel nettare d'amore, inaspettatamente
offertogli, intrappolandola in un abbraccio possessivo.
A quel bacio ne seguì un altro, e poi un altro ancora. E presto ne divennero 100 e poi 1000, fin quando non fu più possibile contarli.
Per quante ore andarono avanti? Impossibile dirlo.
Il dialogo fra le loro lingue era come un discorso lasciato da sempre in sospeso, ad ogni incontro, ogni parola, ogni ordine dato e ricevuto.
Fu come qualcosa che doveva accadere da sempre, ma chissà perché, veniva sempre rimandato. Lasciò che Andrè la stringesse ancora più forte e la portasse accanto
a se sul letto.
Le sue braccia erano un luogo nuovo, sconosciuto.
Un posto che finalmente riusciva a chiamare casa.
Un luogo da cui non doveva più fuggire.
Non le era mai piaciuto quel verbo, sinonimo di resa, eppure adesso non si stava arrendendo a lui, al suo amore? E non era questo il momento di issare finalmente
bandiera bianca?
Suo padre l'aveva cresciuta come un soldato, ma dinanzi a questi istanti, iniziò a chiedersi per cosa davvero stesse combattendo da tutta una vita.
Inspirò profondamente e richiuse gli occhi.
Non era importante ciò che il futuro avrebbe riservato loro, da adesso in poi, avrebbe lottato per amore.
Il suo cuore si accese, al suono improvviso di quella parola, che riempì tutto il suo essere donna. Andrè, dal canto suo, aveva aspettato questo momento dalla
notte dei tempi.
I loro cuori si eclissavano a vicenda, ma se fossero riusciti per un solo istante ad intravvedere la luce, evitando l'ombra, allora quell'amore nascosto non avrebbe più potuto
fare a meno dello splendore e del calore di questa vita, che finalmente li avrebbe visti uniti.
Ed i loro cuori, si sarebbero trasformati in uno solo: un cuore sacro ad entrambi! (1)
Più tardi, sarebbe arrivato anche il momento di unire i loro corpi, ma non stanotte.
Null'altro desiderava Andrè, se non riposare accanto a lei, e sorprenderla addormentata nel suo abbraccio, domani mattina. Per avere la piena certezza che quello non fosse
stato solo un sogno. Uno dei tanti che avevano popolato le troppe notti solitarie della sua vita in passato.
Passò la sua mano fra i biondi capelli della donna e le chiese piano:
 
-"Oscar sei mai stata felice?"-
-"Lo sono adesso"-
 
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Colonna Sonora: Secret windows soundtrack
 
Si svegliò sorridendo, accarezzando le lenzuola per stringere ancora a se il corpo dell'amata, ma trovò solo il vuoto e si sollevò di scatto, col cuore in gola, per la paura
di aver sognato.
C'era un'altra donna a vegliarlo al suo capezzale ed Andrè non riuscì a trattenere la sorpresa
 
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-"Come ti senti caro?"-
-"Meglio… Grazie marchesa… E Oscar?"-chiese tentennando
-"L'ho mandata a rifocillarsi un po' con una buona colazione ed una boccata d'aria, deve avere vegliato per tutta la notte. Era tanto preoccupata, come tutti noi d'altronde."-
 
Per un attimo Andrè temette il peggio, ma poi vedendo la calma con cui lei gli parlava, si diede dello stupido. Ovviamente Oscar doveva essersi alzata presto, proprio per evitare
che qualcuno potesse scoprirli insieme e si era fatta sostituire per un po' da sua zia, per non destare sospetti.
Si ricoricò, alla ricerca del suo profumo.
Le mancava già e avrebbe davvero desiderato trovarla lì al suo risveglio.
La marchesa De Marteen, scambiò quel disappunto per il dolore e si convinse che la ferita dovesse fargli ancora male. D'altronde al momento, era l'unica a sapere della gravità
della situazione.
Strinse la mano dell'uomo ed Andrè si voltò stupendosi di questo gesto affettuoso.
 
-"Mio caro questa famiglia è stata da sempre la tua disgrazia"-
 
Un'affermazione pesante che gli suonò davvero misteriosa.
Perché Brienne diceva questo? In che modo gli Jarjayes, gli avrebbero procurato sventure? Sua nonna solea ripetergli che doveva proprio ringraziare la marchesa ed il generale
se aveva potuto crescere con tutti i privilegi di un nobile.
Ma non ebbe il tempo di indagare.
La porta si aprì, ed Oscar entrò nella camera, accompagnata da una cameriera che servì la colazione e del tè
 
-"Va molto meglio stamattina Andrè?"-
-"Decisamente direi"-e le sorrise
 
Ma la donna abbassò lo sguardo.
Conosceva che razza di segugio fosse sua zia e non voleva tradirsi in alcun modo.
Parlarono del più e del meno per quasi mezz'ora, poi finalmente la marchesa li salutò.
Ma la sua attenzione fu catturata improvvisamente dall' acquerello che Oscar teneva esposto sul camino.
 
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Il ritratto di uno sconosciuto, dai lineamenti orientali, trovato in una vecchia cartellina di cuoio in soffitta, insieme all'abito da odalisca che aveva indossato la sera del ballo
in maschera a Versailles.
Entrambi i ragazzi la videro impallidire e lasciar cadere, sconvolta, la tazza che aveva ancora fra le mani.
Brienne sembrava stregata da quel disegno, ci vollero almeno un paio di minuti prima che riuscisse a distoglierne lo sguardo e a rispondere ai due ragazzi
 
-"Zia vi sentite male?"-
-"No… Non è nulla… Che stupida"-e si calò a raccogliere i cocci
-"Lasciate, chiamerò una cameriera"-
-"Ma sì, sì… Certo…”-
 
Si risollevò in preda a spasmi nervosi che nemmeno il suo sangue freddo riuscirono a controllare
 
-"Ora devo andare, buona giornata"-disse, quasi scappando via dalla stanza
-"Che strano… Non l'avevo mai vista così…"-
-"Sembra che sia stato quel dipinto a ridurla in questo stato"-
 
Oscar descrisse ad Andrè il ritrovamento della cartellina
 
-"Fa un po' vedere"-
 
Iniziò ad esaminarne il contenuto, quando improvvisamente, rimase anch'egli sconvolto da uno di quei fogli
 
-"Mio Dio"-
-"Cosa c'è?"-
-"Questa donna mascherata… Assomiglia a…"-
-"A chi?"-
-"Non so, forse solo una coincidenza… Ma io la sogno fin da bambino!"-
-"La sogni anche tu?"-
-"Che significa questo... 'anche tu' "-
-"Adesso ti stupirò… La sogno pure io, a volte...Com'è possibile… Sogniamo entrambi qualcuno che non abbiamo mai conosciuto?"-
-"Non so, forse è un costume indossato da qualcuna delle tue sorelle, per qualche festa in maschera, quando eravamo molto piccoli, magari ci ha impressionato entrambi...
Eppure assomiglia a qualcuno che invece ho incontrato... ma non mi viene in mente dove… Mah… Forse non è poi così importante"-
 
Andrè riprese a sfogliare i disegni, soffermandosi stavolta sul ritratto dell'uomo
 
-"A parte i componenti della tua famiglia e gli schizzi di Versailles e di questo palazzo, gli altri non mi dicono granché, nemmeno questo"- indicando l'acquerello
-"Neanche a me, ma evidentemente questo dipinto invece, parla a mia zia, e come! Considerando la faccia che ha fatto..."-
-"Sai Oscar, si è comportata stranamente da subito, non appena mi sono risvegliato, mi ha detto che la tua famiglia è stata la mia disgrazia"-
-"Cosa intendeva con questo?"-
-"Non lo so, stavo per chiederglielo, quando sei arrivata… Oscar ma guarda... c'è un foglio piegato nella tasca interna della cartellina..."-
 
Andrè lo guardò ed un'altra esclamazione meravigliata richiamò l'attenzione della sua compagna
 
-"Cavoli, ma questo è un... Jack di fiori!"-
-” Fa vedere..."-
 
Oscar esaminò lo schizzo, poi corse allo scrittoio e da un cofanetto tirò fuori le carte di messieur Godot, confrontandole
 
-"Andrè sono uguali,accidenti"-
-"Oscar ma queste lettere, J.J. , sono le iniziali tua sorella?"-
-"Credo proprio di sì, anche se non ho memoria del fatto che disegnasse tanto bene"-
-"Forse allora tua madre potrebbe sapere chi sono queste persone e da quanto questi disegni sono qui"-
-"Sicuramente da molto prima della realizzazione di queste carte da gioco. Mia madre potrebbe svelarci l'identità della donna mascherata e dell'uomo dell'acquerello...
troppi misteri provengono direttamente dalla soffitta di questa casa e comincio a temere che non siano solo semplici coincidenze. Proverò ad andare da lei per chiederglielo"-
 
-------
 
Si portò al piano di sopra, dove si trovavano le camere dei suoi genitori.
Bussò al volo, ma sua madre evidentemente era già uscita.
Così decise di fare un'altra visita alla soffitta.
Ancora una volta spinse la pesante porta cigolante e si portò verso la cassapanca.
 
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Aveva già notato, l'altra volta, che era di uno stile del tutto diverso dagli altri mobili, particolare rilevante, poiché ribadiva che era lì da molti più anni di tutti gli altri, messi via.
Risollevò il coperchio, ma dopo un'attenta ricerca, nessuna delle altre cose presenti le fu d'aiuto. Tuttavia in un angolo dimenticato, una bella boccettina in argento intarsiato,
tempestata di pietre dure, attirò la sua attenzione. All'interno vi era del liquido e doveva trattarsi certamente di un'essenza. Infatti portandosela al naso, l'odore che ispirò le
ricordò il profumo di gelsomino.
 
-"Oscar"-
 
Una voce improvvisa la fece sobbalzare spaventata.
Nel corridoio in penombra, sua zia la raggiunse
 
-"Siete voi"-disse nascondendo la boccetta dietro la schiena
-"Dovevo parlarti, ma non di fronte ad Andrè"-
-"Dite allora"-
-"Ieri eri molto sconvolta. Sei rimasta accanto a lui tutta la notte, ma credo tu non abbia avuto modo di parlare col dottore”-
-"Effettivamente no… Cosa ha detto della ferita?"-
-"Che è molto grave"- ci fu un attimo di silenzio- "Oscar, rischia di perdere per sempre l'uso dell'occhio sinistro"-
 
La donna dovette appoggiarsi alla parete, la disperazione l' assalì al punto da non riuscire più nemmeno ad aver fiato per aggiungere qualcosa
 
-"Andrè deve rimanere a letto. Il medico ha raccomandato riposo assoluto e soprattutto, per nessuna ragione al mondo, deve togliersi la benda.
Solo così forse riuscirà a guarire"-
-"Gli impedirò persino di alzarsi, non preoccupatevi. Starò con lui giorno e notte se sarà necessario… Ma ora scusatemi, devo andare"-
 
 
Il tono della sua voce stava per rivelare un pianto imminente.
Preferì rifugiarsi lontano dalla vista di tutti.
 
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Colonna sonora: Disperatamente Giulia soundtrack
 
Si era lasciata finalmente andare alle lacrime che cadevano copiose sulla paglia.
Si era rifugiata nelle stalle, come faceva da piccola con Andrè, per sfuggire a qualche severa punizione di suo padre.
 
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Quello era l'unico luogo dove nessuno l'avrebbe cercata. Dove nessuno le avrebbe chiesto spiegazioni, di tutto quel dolore.
Andrè probabilmente avrebbe perso la vista dell'occhio sinistro, ed era tutta colpa sua!
Se non avesse lanciato la sua spada presa dall'adrenalinica concitazione del momento.
Se il Cavaliere Nero non l'avesse intercettata e rimandata a sua volta verso Andrè, ora lui starebbe bene!
Con 'i se ed i ma' non si vive, questo è risaputo, adesso però la rabbia aveva scacciato dal suo cuore ogni sentimento d'amore, per riempirlo di odio.
Odiava se stessa, quel dannato ladro e quel diavolo del duca d'Orleans che lo manovrava!
E l'odio si sa, spesso richiama la vendetta.
Oscar adesso voleva vendicare Andrè, per l'offesa della ferita subita dal suo bellissimo volto, ormai segnato.
Basta con l'onore! Basta con la prudenza!
Era arrivato il momento di scendere a patti e di giocare usando le loro stesse regole!
Il Cavaliere Nero doveva pagare.
Lei avrebbe fatto a lui, ciò che era stato fatto al suo Andrè!
Il dio della guerra aveva acceso il sangue di Oscar che, posseduta dall'ira, decise di passare subito all'azione.
Tornò furente in camera sua, indossò la divisa, prese una carrozza e si diresse verso Parigi.
 
-------
 
A Palais Royale, il duca d'Orleans, dovette farsi ripetere due volte dal maggiordomo, il nome del suo ospite.
Oscar Francois de Jarjayes.
Il comandante delle guardie reali chiedeva di essere ricevuto.
Doveva essere accaduto qualcosa di estremamente grave per spingerlo ad entrare nella tana del lupo, pensò.
Più curioso che intimorito acconsentì all'udienza.
Fece accomodare Oscar versando da bere
 
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-"Ma quale sorpresa… A cosa devo l'onore della vostra visita, comandante"-
-"Volevo chiedervi del Cavaliere Nero"-
 
Ci fu un attimo di silenzio dove la donna valutò l'espressione del volto del suo interlocutore
 
-"E cosa vi fa pensare che io possa avere delle informazioni su di lui"-
-"So che molti giovani intellettuali parigini frequentano il vostro salotto. Poiché ho motivo di credere che proprio di uno di loro si tratti, mi chiedevo se potreste aver
sentito delle voci o avere dei sospetti"-
-"No mi spiace. Qui si parla di arte, letteratura, scienza. Un banale ladro non trova posto nei nostri discorsi. Ad ogni modo se volete dare un'occhiata in giro, in modo da
giudicare voi stesso..."-
 
 
Oscar non si lasciò pregare.
Passò l'intero pomeriggio in compagnia di quei giovani provenienti da estrazioni sociali differenti e con cui in realtà si trovò molto a suo agio.
Nulla la insospettì più di tanto, ma non si arrese. Sapeva che in qualche modo il duca aveva a che fare con il Cavaliere Nero.
 
Colonna sonora: fly on the blue side
 
Uno dei servitori la raggiunse, mentre era impegnata in un discorso sulla validità degli autori contemporanei rispetto ai classici, e adducendo la scusa che il duca volesse
mostrarle dei purosangue, appena arrivati dall'Inghilterra, la condusse nelle scuderie.
Qui il comandante iniziò ad ammirare due bellissimi esemplari, quando improvvisamente, il finto domestico, la colpì alla testa con un bastone.
Cadde in ginocchio, frastornata, ma riuscì con un colpo di reni ad evitare la seconda mazzata che di sicuro le sarebbe stata fatale.
Sgambettò l'aggressore, facendolo cadere a sua volta, poi si risollevò e claudicante guadagnò l'uscita.
Inseguita da altri scagnozzi, accorsi alle grida d'aiuto del dipendente, Oscar raccolse le sue ultime forze, scavalcò il muro di cinta, ricadendo dall'altro lato, poi, attraversando
di corsa la piazza,
 
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si trascinò in un vicolo, nascondendosi in un portone trovato fortunosamente aperto.
Sentiva del liquido caldo colargli dalla fronte.
Si toccò la testa dolorante, e la mano le si colorò del suo sangue.
Quella fu l'ultima immagine che vide, prima di svenire.
 
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  1. dal film cuore sacro
 
Un ringraziamento particolare a LadyPalma che con la sua bellissima drabble 'I need a sign to let me know you're here, nella sezione I Tudors,
ha ispirato la prima parte di questa puntata.

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Capitolo 47
*** Il Cavaliere Nero ***


QUARANTASETTESIMA PUNTATA
 
Il Cavaliere Nero”
 
 
Colonna Sonora: Hans Zimmer the way of life
 
Andrè si girava e rigirava freneticamente nel suo letto, senza riuscire a trovare pace.
Era ancora in camera di Oscar, eppure lei, dopo essersi lasciata andare fra le sue braccia, non era passata a trovarlo nemmeno per un secondo.
Troppi interrogativi ed il timore che si fosse già pentita di quella improvvisa rivelazione sentimentale, gli tolsero il sonno.
Così alle prime luci dell'alba, contravvenendo   agli ordini del medico, si era alzato ed era sceso in cucina ancora in vestaglia
 
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Si aspettava di ricevere una bella ramanzina da sua nonna, che invece quasi sembrò sollevata nel vederlo in piedi a chiedere notizie della sua bambina.
 
-"Andrè… sono così preoccupata… Oscar stanotte non è rientrata a casa e nessuno ha più sue notizie"-
-"Perché diavolo me lo dici solo adesso? Non sapevo nemmeno che fosse uscita..."-
-"Sì, ha preso una carrozza ed ha lasciato detto che si sarebbe recata a Palais Royale"-
-"Cosa? La residenza del duca d'Orleans? Mi stai dicendo che è andata da sola a casa del suo peggior nemico? E perché avrebbe fatto una sciocchezza simile?"-
 
Per il Cavaliere Nero, pensò.
Certo era stato lui a dirle di averlo seguito fin li.
Ma mai avrebbe immaginato che lei fosse tanto avventata, da entrare sola, nella tana del lupo.
 
-"C'è un'altra cosa… Ecco il cocchiere ha atteso fino a tardi prima di rientrare ma nessuno dei servi di palazzo gli ha dato una spiegazione"-
-”Cosa aspettavate tutti? Ti rendi conto che se Oscar è in pericolo come credo, abbiamo perso del tempo prezioso… Maledizione!”-
-"Andrè aspetta...il dottore ha detto che la tua ferita all'occhio è molto seria e per nessuna ragione al mondo devi toglierti la benda”-
 
Ma fu tutto inutile, l'uomo non la stava ascoltando già più!
Se fosse capitata una disgrazia alla sua Oscar, non se lo sarebbe mai perdonato.
 
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La risata fragorosa di Diane, riecheggiava per tutto il ballatoio, e la ragazza accolse Andrè in casa, con grande cortesia.
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Era bella Diane, pensò.
Non quanto il suo biondo comandante, ma abbastanza da tenere sempre suo fratello all'erta e pronto a spaccare il muso di qualche corteggiatore.
Certo adesso che era in età da marito, primo o poi, Alain avrebbe dovuto mettersi l'animo in pace.
La ragazza lo fece accomodare accanto ad una stufa, quella casa fatiscente era umida, ma molto dignitosa.
 
-"Ma che è successo?"- lo apostrofò il soldato della guardia con il suo solito fare sbrigativo, notando la benda
-"Ho bisogno del tuo aiuto"-Andrè dribblò la domanda
-"Anche Alain avrebbe bisogno del tuo"-s'intromise Diane, servendo il tè -"il mio fratellone si è innamorato..."-
-"Zitta, piccola peste!"-
-"Perché non racconti ad Andrè del tuo angelo biondo?"-
-"Cosa? Che storia è questa"-chiese l'attendente incuriosito
-"Alain ha incontrato una misteriosa e bellissima donna bionda che si aggirava da sola in piena notte da queste parti"-lo canzonò Diane -"secondo me era il fantasma di
qualche nobile dama che si è uccisa per un amore impossibile e adesso la sua anima non trova pace… Non si spiega altrimenti la sua presenza in questo povero quartiere"-
-"Ma che sciocchezze dici… Tu fantastichi troppo, ed ora vai di la ad aiutare la mamma"- le disse con finto tono autoritario, toccandosi fugacemente il petto, dove nascondeva
in una tasca, il braccialetto trovato quella sera e da cui non si separava mai, quasi come se cercasse egli stesso una conferma a ciò che gli era accaduto.
Quel gesto non era sfuggito ad Andrè e in un altro momento lo avrebbe portato ad indagare sulla questione, ma adesso la sua amata era in pericolo e nient'altro aveva importanza.
 
-"Allora amico dimmi tutto"-
-"Alain cosa sai del Cavaliere Nero?"-
 
Il soldato della guardia non si aspettava quella domanda a bruciapelo.
Attese un minuto di troppo prima di rispondere
 
-"Nulla di più di quello che sanno tutti"-
-"Stai mentendo!"- Lo affrontò a viso aperto
 
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-"Che diavolo vuoi? Che ti dica chi è? Beh mi dispiace ma non lo so e, se lo sapessi, di certo saresti l'ultimo a cui lo racconterei. Andresti dritto dal tuo nobile damerino a spifferare
tutto e lui lo farebbe arrestare… In verità Andrè se potessi, sarei il primo ad aiutarlo…"-
-"Tu dimentichi spesso che io sono solo il figlio di un falegname e non ho alcun interesse nel farlo imprigionare. Cosa vuoi che me ne importi se i nobili vengono alleggeriti
di qualche gioiello? Ma visto lo zoticone che sei, non riesci a guardare al di là del tuo naso e non ti accorgi che qui non si tratta più solo di rubare ai ricchi per dare ai poveri…
La vicenda è molto più complessa e il Cavaliere Nero sta diventando un problema politico! Quell'uomo si è mischiato, consapevolmente o no, in una storia più grande di lui e
alla fine sarà il solo a pagarne le conseguenze… Insieme all'intera congregazione!"-
-"Cosa c'entra la congregazione adesso?"-chiese allarmato il sottufficiale
-"Alain da quella sera che mi trovasti a spiarvi, fuori dalla chiesetta, credo di aver ampiamente dimostrato la mia lealtà. Perciò devi credermi se ti dico che quello del Cavaliere Nero
è un affare in cui siamo coinvolti tutti"-
 
Così Andrè raccontò al suo amico della vicenda del conte di Mirabau, di come avesse fatto da diversivo a Versailles, del suo inseguimento del ladro mascherato fino alla dimora del
duca d'Orleans e dei suoi sospetti di come venisse manovrato da quest'ultimo, non per amore del popolo, ma solo ed esclusivamente per i suoi fini personali: screditare e rovesciare
l'attuale monarchia per divenire egli stesso il sovrano di Francia!
 
-"Oscar sapeva tutto… Stava indagando per conto del re. E' andato da solo ad interrogare il duca a Palais Royale ed è scomparso. Non abbiamo più sue notizie da ieri mattina…
E' per questo che sono qui… Devi aiutarmi a cercarlo… Non ti sto chiedendo di favorire un nobile…"
- aggiunse subito dopo, leggendo l'espressione sconcertata sul volto dell'uomo
-"ma di salvare l'intera congregazione. Ho la certezza che il Cavaliere Nero sia uno di noi, convinto o sfruttato da alcuni dei nobili adepti per spiarci ed usare le nostre speranze
di cambiamento come capro espiatorio, se le cose dovessero andare male, o peggio ancora, se riuscissero attraverso il popolo ad arrivare ad una rivoluzione"-
 
Il soldato della guardia lo aveva ascoltato in silenzio.
Lui stesso aveva avuto molti sospetti, da quando l'oscuro ladro si era messo all'opera.
Era chiaro infatti, che non potesse agire da solo, e che per entrare ed uscire dalle residenze nobiliari, dovesse per forza avere alle sue spalle un protettore molto potente.
Ma adesso che il suo amico gli stava paventando l'ipotesi che potesse essere solo una pedina politica per sporchi fini e gettare fango sulla congregazione illuminata di cui anch'egli
faceva parte, la cosa non gli andava per nulla a genio.
Per l'avventatezza di uno stolto, stavano rischiando tutti!
 
-"Andiamo Andrè, mi dirai del tuo piano strada facendo"-
 
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Colonna Sonora: the prince of Egypt
 
Un battito di ciglia, lieve come le ali di una farfalla, e la luce filtrò attraverso le sue iridi blu, riportandola alla realtà.
Aveva avuto un sonno tormentato ed agitato ed ora poco o nulla di ciò che le era successo, ricordava.
Una cosa era certa però: quella stanza dalle assi di legno e i muri incrostati di muffa, quel letto duro e scricchiolante sotto di sé, non appartenevano al suo mondo.
E benché ora si stesse sforzando di riconoscere i due volti di donna che la stavano fissando, proprio non riuscì a vedere in loro, amiche o conoscenti.
Si toccò la testa e nonostante le facesse ancora male, l'ampia fasciatura finalmente le riportò il ricordo di quanto accaduto la sera precedente a Palais Royale.
 
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Prima che potesse aprire bocca, la più giovane delle due, corse in un'altra stanza e tornò accompagnata da una bionda ragazza modestamente vestita, il cui volto era ancora pallido per lo spavento
 
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-"Oscar… Conte Oscar… State bene… Dio sia ringraziato"-
 
Ancora intontita sentì pronunciare il suo nome da una voce finalmente familiare, ma, quando poi si trovò fra le braccia la ragazza piangente, non poté non riconoscere la sua antica protetta
 
-"Rosalie... cosa ci fai qui?… E così vestita…"-
 
Le disse con tono sorpreso non rendendosi conto di aver inavvertitamente offeso anche le padrone di casa, sottolineando la semplicità di quegli abiti.
La ragazza, passato il momento di commozione, iniziò a raccontare le sue vicissitudini
 
-"La contessa di Polignac è una donna senza cuore, voleva costringermi a sposare un uomo di trent'anni più vecchio di me, un duca orrendo tanto quanto De Guise,
solo per accumulare altro denaro e potere, come con Charlotte"-
la sua voce s'incrinò al ricordo della sorellina -"così sono scappata via e tornata a Parigi nel mio vecchio
quartiere, ho ritrovato questi cari amici che mi ospitano a casa"-
-"Ma tu adesso non sei un'ospite, ma una sorella per noi"-s'intromise una delle due donne, rimaste in silenzio fino ad allora
 
-"Perché non sei tornata da me? La tua camera è ancora lì, come l'hai lasciata"-le chiese sottovoce per non urtare ulteriormente la sensibilità delle padrone di casa
 
-"La contessa minacciò di incolparvi della morte di Charlotte e di farvi imprigionare. E' per questo che decisi di andare a vivere con lei, dopo tutto ciò che avevate fatto
per me non potevo permettere che vi accadesse una cosa simile, ho preferito perciò sparire per sempre dalla vostra vita"-
-"Che sciocchina che sei… Avresti dovuto parlarmene… Ma ora basta … Dimmi Rosalie come mi hai trovata?"-
-"Enrichetta stava rientrando dal lavoro"-disse indicando una delle donne "-abbiamo sentito urlare e siamo accorse trovandovi svenuto, non potete capire che spavento che
mi avete fatto prendere, c'era tanto sangue, credevo foste morto"-
 
La conversazione fu interrotta dal rumore della porta d'ingresso e dal richiamo insistito di un uomo
-"E' arrivato vostro fratello"- accennò Rosalie intimorita, alle sue amiche
 
Ma non ci fu tempo né per le spiegazioni, né per le presentazioni.
L'uomo, ignaro di avere un ospite in casa, entrò in camera da letto e la sua espressione mutò improvvisamente.
Divenne pallido, lo sguardo duro, i lineamenti si fecero minacciosi.
La stessa Oscar, d'altronde, non riuscì a nascondere il suo disappunto
 
-"Bernard Chatelet"-disse schiarendosi la voce
 
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-"Voi…"- Fu la risposta dell'uomo, prima di lasciare la stanza prontamente seguito dalle sue sorelle
-"Rosalie, non dirmi che vivi in casa di questo delinquente"-Le chiese Oscar ricordando la loro ostilità, l'episodio dei libelli, del signor Cocktau e il combattimento in strada
contro Robespierre e Saint Just
-"Non è come pensate. Bernard è una brava persona, non centra niente con certe situazioni, lasciate che gli parli"-e così dicendo corse via
 
Oscar si alzò e si rivestì più in fretta che poté, sperando che la ragazza avesse celato al meglio il suo segreto, mentre era priva di sensi.
Nell'altra stanza il disappunto di Bernard era tangibile e le sottili pareti di quella povera abitazione, filtrarono i discorsi rabbiosi e anti-nobiliari del giornalista.
Capì di non essere un ospite gradito e quando la sua protetta tornò, l'affrontò diretta
 
-"Andiamo, prendi le tue cose, torniamo a casa"-
-"Cosa? No io... conte Oscar aspettate… Bernard capirà"-
-"Rosalie, quell'uomo è sospettato di essere un sovversivo e frequenta amicizie poco raccomandabili. Ringrazia le signore da parte mia, per ciò che hanno fatto, ma io sono
il comandante delle guardie reali e non posso rimanere... e non lascerò qui nemmeno te!"-
-"No, Bernard non è cattivo, credetemi, mi ha accolta in casa sua e mi ha aiutato, sarebbe irrispettoso se me ne andassi via così"-
 
Ancora una volta Rosalie difendeva strenuamente quell'uomo, ed Oscar intuì che da ambo le parti doveva esserci molto di più di un semplice affetto fraterno.
E adesso che il suo cuore di donna aveva preso a battere per l'uomo giusto, riusciva finalmente a comprendere l'amore.
Si addolcì e rivolta alla ragazza le disse:
 
-"Facciamo così, vieni a stare da me per qualche giorno, la nonna sarà felice di rivederti. Poi deciderai del tuo futuro con calma. Sarai libera di tornare qui se e quando lo vorrai..."-
 
Rosalie si lasciò convincere.
Amava ancora profondamente Oscar e il desiderio di riabbracciare persone a lei comunque care, prese il sopravvento.
 
-"Solo qualche giorno"-aggiunse fra sé
 
Ormai era consapevole che la sua vita era a Parigi,lei apparteneva al popolo di Francia e non al meschino mondo dei nobili. Adesso poi aveva un motivo troppo importante per
rimanere e non avrebbe mai potuto abbandonare quella povera casa per sempre.
 
-"Va bene ma lasciatemi parlare a Bernard"-
 
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Colonna sonora: Liberty
 
Il vento si era alzato copioso quella sera e sbatteva sul volto di Andrè, sferzando il suo occhio ferito, ormai libero dalla fasciatura.
Il dolore diveniva via via più lancinante, ma lui lo sopportava stoicamente, continuando a cavalcare a tutta velocità, ancora vestito da Cavaliere Nero.
 
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Nel pomeriggio si era recato con Alain a Palais Royal e il suo amico si era spinto fin dentro la residenza del duca, per fare domande sulla sorte di Oscar.
Gli era stato detto che il comandante, dopo una breve visita, aveva lasciato il palazzo a cavallo. Un errore imperdonabile da parte della servitù, che gli aveva subito fatto temere il peggio.
Oscar infatti si era recata dal duca in carrozza e non in sella a Cesar, così Andrè aveva deciso, seduta stante, di rischiare il tutto per tutto, travestendosi da Cavaliere Nero,
per scoprire la verità. Certo con la benda sull'occhio sarebbe stato poco credibile, e così, senza pensarci due volte, nonostante il rischio che corresse, l'aveva messa via, indossando
la maschera.
La vita di Oscar era più importante di qualunque altra cosa!
Non gli era stato difficile quindi, data la somiglianza, guadagnarsi la fiducia di quei complici ignari. Così aveva saputo che lei era riuscita a sfuggire alla trappola tesa da Luigi Filippo
e che lui stesso, ossia il vero Cavaliere Nero, per vendicarsi di non so quale torto subito, aveva appena dato ordine di compiere un nuovo assalto ad una dimora
nobiliare: Palazzo Jarjayes!
A quella scoperta gli si gelò il sangue nelle vene ed adducendo una scusa per quel rientro che agli occhi dei suoi uomini era sembrato inaspettato, poco dopo, rimontò a cavallo e,
senza perdere un minuto, partì all'inseguimento del vero ladro, pregando Dio di arrivare in tempo.
Adesso istigava Rego a cavalcare più veloce di quel vento, di quella polvere, di quel tramonto che peggio di una lama, stava infliggendo nuovamente dolore al suo povero occhio
martoriato.
Un terrore nascosto gli attanagliava l'animo.
Doveva salvare Oscar e la sua famiglia.
 
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Marie Grandiè non credette ai propri occhi.
 
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Quando la carrozza presa a nolo, aveva lasciato Oscar sana e salva sulla porta di casa, in compagnia di Rosalie, non riuscì a nascondere il suo stupore.
Dopo aver abbracciato le sue bambine e lasciato che si rifocillassero, dovette mettere al corrente Oscar della decisione di Andrè di uscire a cercarla
 
-"Dannazione nonna nelle sue condizioni, avresti dovuto impedirglielo"-imprecò
-"Lo so, ma eravamo così preoccupati per te e lui ti cercava per tutta la casa. Non sono riuscita a mentire"-
 
Ancora una volta il suo attendente stava sacrificando se stesso per la sua avventatezza e questo poteva costargli l'occhio, il medico era stato chiaro al riguardo.
Andò in camera per cambiarsi, sarebbe a sua volta uscita a cercarlo.
Sfiorò il letto rifatto, alla ricerca dell'impronta del suo corpo, del suo profumo, del calore di quell'abbraccio in cui si era serenamente addormentata qualche sera prima.
Ed un improvviso languore s'impadronì di lei, facendole desiderare l'uomo al suo fianco in quell'istante.
Ma le sue fantasie furono interrotte bruscamente da urla provenienti dal basso.
Si precipitò,trovando la casa in un baleno avvolta nel buio.
Dai rumori, capì che diversi uomini si erano introdotti, Dio solo sa per far cosa.
Tornò di sopra a prendere la sua spada e delle candele.
Attirata verso la cucina dai gemiti di Rosalie, entrò brandendo l'arma, pronta a battersi, ma trovò la ragazza tremante, nascosta sotto il tavolo, fra vetri infranti e suppellettili divelte.
L'unica cosa che riuscì a dire fra i singhiozzi, fu che un uomo mascherato di nero, era entrato dalla finestra e aveva cercato di portarla via, mentre altre mani tentavano di afferrarla
e dividerla da Marie che distribuiva mestolate in faccia ai malviventi, i quali poi, l'avevano presa, legata e portata via
 
-"Cosa? Hanno rapito la nonna?"-Oscar non credeva a quanto detto
-"Si, per difendermi si è lasciata portare via al posto mio!"-
 
Ma anche questa volta, il comandante non ebbe il tempo di pensare.
Un rumore sordo di passi, attirò la sua attenzione ed immediata fu la risposta del suo istinto. Afferrò la spada e fendette un colpo contro l'ombra nera alle sue spalle.
Per fortuna, l'uomo reagì prontamente parando la stoccata
 
-"Fermati Oscar, sono io!"-
-"Andrè!"-
 
Incurante di Rosalie, la donna si lasciò andare fra le sue braccia, tanto era il desiderio di rivederlo
 
-"Stai bene Andrè…"-
-"Sì Oscar e tu?… Che ti hanno fatto... è che diavolo è successo qui?"-
 
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Le candele erano state riaccese.
I vetri rotti venivano raccolti e le suppellettili di casa risistemate.
 
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In pochi minuti palazzo Jarjayes era stato messo sottosopra e adesso il salotto e la cucina assomigliavano più ad un campo di battaglia che ad una casa nobiliare.
Oscar ed Andrè, uno di fronte all'altra, con la preoccupazione dipinta sul volto, si erano raccontati gli avvenimenti degli ultimi giorni e ora si chiedevano come mai il Cavaliere
Nero avesse cambiato il suo modus operandi, passando da ladro a sequestratore.
Era chiaro ad entrambi infatti, che il vero obiettivo dell'oscuro signore, fosse Rosalie e non i gioielli di famiglia
 
-"Perché rapirla? E come faceva a sapere che era tornata a palazzo con me?"-
-"evidentemente il duca sapeva che fosse scappata di casa, forse voleva trovarla. Ricattare nuovamente la contessa di Polignac ed inavvertitamente mentre erano sulle tue tracce,
dopo che sei stata ferita, hanno trovato lei. Così Orleans si è servito nuovamente del Cavaliere Nero, per architettare questo rapimento, inscenando un furto"-
-"E' possibile, non potevano aspettarsi di certo che una vecchina tenesse testa a diversi uomini armata solo di un mestolo"-disse Oscar immaginando la scena tragicomica nella
sua cucina.
D'altronde se per tanti anni la nonna era riuscita a mettere sull'attenti persino il generale suo padre, un motivo doveva pur esserci: quella donna all'apparenza tanto gracile era dotata
di un coraggio e di una forza d'animo fuori dal comune.
 
-"Dove l' avranno portata adesso?"-chiese Andrè non riuscendo a nascondere la sua disperazione.
Oscar stessa lo era ed aveva mandato un messo a Versailles, per mettere in allarme la guardia reale, mentre il resto della servitù era in subbuglio, colpita dal dolore di quella
momentanea perdita.
Ma anche stavolta gli eventi seguirono un loro corso e un minuto dopo, il maggiordomo consegnò al comandante un biglietto apparso misteriosamente sul cancello della proprietà.
 
-"Se volete rivedere la vostra governante sana e salva consegnataci la signorina Lamorliere…"-
 
Oscar finì di leggere ad alta voce la missiva, dove venivano specificati anche il luogo e i termini dello scambio
 
-"E' chiaramente una trappola"-protestò Andrè-"quell'uomo è a conoscenza persino dell'importanza che la nonna ha per noi, solo uno sciocco avrebbe altrimenti proposto uno
scambio fra una serva e una nobile"-
-"Vedi, questo significa che quel famigerato Cavaliere Nero o qualcuno dei suoi ci conosce fin troppo bene… Sa che non abbiamo altra scelta”-
-"Cosa? Consegnerai Rosalie nelle mani di un delinquente?"-
-"Certo che no! Ma non possiamo nemmeno rischiare che faccia del male alla nonna"-
-"E' troppo pericoloso"-
-"Andrè se è come dici tu, il duca D'Orleans non permetterà che le venga fatto del male, sicuramente avrà dato ordine ai suoi uomini di non torcerle un capello"-
 
L'attendente rimase in silenzio.
Non gli andava il piano di Oscar e si meravigliò per un attimo della facilità con la quale la donna fosse pronta a mettere in pericolo la sua protetta.
Ma valutò che non c'era altra soluzione. Rosalie era una preda preziosa per quei malviventi, mentre sua nonna solo un testimone scomodo di cui disfarsi.
 
-"Avrò bisogno dei miei uomini"-
-"No… Se scoprono che hai coinvolto la guardia reale la uccideranno. So' io chi può aiutarci..."-
 
-------
 
Colonna Sonora: Hans Zimmer The dark Knight
 
Era notte fonda ormai e il buio avvolgeva ogni cosa intorno a loro.
Le flebili luci delle candele, accanto alla carrozza, rappresentavano un piccolo punto illuminato in mezzo al nulla, interrotto solo da un casolare fatiscente e abbandonato.
 
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Andrè, Oscar e Rosalie avevano eseguito esattamente tutte le indicazioni del bigliettino ed ora attendevano solo l'arrivo del Cavaliere Nero.
Lo scalpiccio dei cavalli in lontananza, indicò che il momento era arrivato: poco dopo infatti, una figura nera, seguita da diversi uomini, fu dinanzi a loro.
 
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-"Che vigliacco si fa scudo col corpo della nonna"-disse Oscar
-"Fa scendere la ragazza dalla carrozza e niente scherzi"-
 
Rosalie obbedì
 
-"Bene, che lo scambio abbia inizio"-
 
Anche il ladro mascherato scese da cavallo, spingendo in avanti la nonna legata ed imbavagliata.
Quando l'anziana fu fra le braccia di Andrè e un attimo prima che Rosalie fosse condotta via, grosse pietre lanciate con precisione chirurgica, colpirono alla testa tutti gli uomini
del cavaliere, che finirono ad uno ad uno per terra
 
-"Adesso, attaccate!"-
 
Oscar diede l'ordine e si scagliò sull'uomo, che colto di sorpresa, lasciò la ragazza e reagì a sua volta, fendendo la spada.
Nascosti fra la sterpaglia, diversi soldati della guardia, scelti personalmente da Alain, si fiondarono sugli scagnozzi.
Andrè si gettò nella mischia, ma l'occhio sempre più dolorante e la vista già limitata dal buio, misero in serio pericolo la sua incolumità. Oscar perciò rimandò il duello con il vero
cavaliere e corse a salvare l'amato.
Nella confusione generale, il ladro, approfittando di quell'insperata fortuna, si diede alla fuga, non senza tentare di portare comunque via Rosalie, avvicinandosi alla carrozza dove
la ragazza e la governante si erano rifugiate.
 
-"Devi venire via con me"-le disse afferrandola con forza
-"Lasciatemi”-si oppose la ragazza mostrandogli una pistola
-"Non sparerai"-rispose una voce che per un attimo le sembrò familiare
 
Premette il grilletto, sicura, decisa, come tante volte le aveva mostrato Oscar.
Il boato del colpo irruppe nella notte.
L'uomo cadde all'indietro, ancora incredulo.
Ma il lancinante dolore del petto, l'odore acre del sangue, la terra alle sue spalle, gli diedero la conferma che invece lo aveva fatto.
Rosalie gli aveva sparato e lo aveva colpito.
Negli attimi concitati che seguirono, i delinquenti che ancora combattevano, alla vista del loro capo morente, scapparono via.
Oscar ed Andrè accorsero, seguiti poco dopo da Alain.
L'uomo respirava ancora, ma stava per perdere i sensi
 
-"Ed ora giù la maschera!"-
 
Con un movimento lesto il comandante delle guardie la strappò dal suo volto fra lo stupore generale
 
-"Cosa?"-
-"Mio Dio"-
-"Bernard..."- fu Alain a trovare il coraggio di pronunciare quel nome
 
L'urlo di Rosalie sovrastò, un secondo dopo, la sorpresa generale.
Oscar l'afferrò costringendola a voltarsi
 
-"Non guardare"-
-"Cosa ho fatto! Signore cosa ho fatto!!!"-
 
Continuò ad urlare disperata, prima di svenire definitivamente,fra le braccia della sua benefattrice.
 
-------
 
Care lettrici, non mi sono dimenticata di voi. Purtroppo problemi di salute di mia madre e casini vari mi hanno tenuta lontana per un po' non dandomi il tempo giusto
da dedicare alle mie e alle vostre storie, se non qualche sortita breve in un'altra sezione. Fortunatamente tutto si è risolto al meglio e spero di riprendere a pubblicare
con la stessa frequenza iniziale. Grazie per la pazienza. Spero non abbiate dimenticato questa storia, che con mille difficoltà sto portando avanti ed avviando alla
conclusione (prevendo altre 10-12 puntate)
 
 

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Capitolo 48
*** Vendetta o Perdono? ***


 
QUARANTOTTESIMA PUNTATA
 
"Vendetta o Perdono?"
 
 

Colonna Sonora: Opening Cloud Atlas
 
La servitù correva su e giù per le scale a palazzo Jarjayes.
Ben due medici erano stati richiamati da corte.
Il Cavaliere Nero, alias Bernard Chatelet, era arrivato a casa del comandante delle guardie reali, in fin di vita.
La pallottola esplosa per mano di Rosalie l'aveva trapassato da parte a parte molto vicino al cuore. Come se non bastasse, la ragazza, priva di sensi, non accennava a riprendersi.
A loro si erano uniti Andrè, col suo occhio dolorante ai limiti della sopportazione e la nonna, a cui, per colpa della gran paura, era salita una febbre da cavallo.
Oscar faceva la spola tra una stanza e l'altra, non sapendo per chi essere più preoccupata.
Casa sua sembrava, a notte inoltrata, più un lazzaretto che una dimora nobiliare.
 
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Bernard veniva operato, proprio nel preciso istante in cui Andrè veniva visitato.
E lei attendeva notizie, tracannando nervosamente del cognac.
Si sentiva del tutto inadatta a fronteggiare da sola quella situazione ed è per questo che aveva mandato a chiamare sua zia.
Il generale e sua madre erano invece nei loro poderi in Normandia e non era il caso di disturbarli, anche perché suo padre avrebbe preteso la testa del Cavaliere Nero, mentre lei non
aveva ancora deciso il da farsi con lui: doveva capire quanto seria era la situazione con Rosalie, sempre che fosse uscito vivo dall'intervento.
Brienne De Jarjayes, varcò la soglia di casa, con un'espressione piuttosto preoccupata dipinta sul volto: se sua nipote l'aveva mandata a prendere nel cuore della notte, considerato che
fra loro non correva buon sangue, qualcosa di grave doveva per forza essere accaduto.
 
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Le due donne si fronteggiarono silenziosamente, poi Oscar, dopo aver svuotato la bottiglia, prese il coraggio a due mani e raccontò a sua zia per filo e per segno, quanto successo.
Al termine aspettò i suo rimbrotti, che invece, stranamente, non arrivarono.
 
-"Hai fatto del tuo meglio, in fondo nessuno di noi poteva sapere che quel ladro avesse a che fare con Rosalie… Io stessa avrei creduto ci fosse la mano del duca D'Orleans,
dietro il tentativo di rapimento della ragazza e di tutto ciò che ne è venuto dopo"-
-"E invece era una sua iniziativa… Ma perché rapirla se lei dimorava già con lui?"-
-"Dimentichi che Bernard non è a conoscenza del tuo segreto… Avrà pensato che volessi portargliela via. Ha agito spinto dalla gelosia… Un sentimento che acceca la mente e
fa sragionare…"-
 
Oscar abbassò lo sguardo.
Lei stessa l'aveva assaggiata, quando ancora si credeva innamorata di Fersen, alla vista della duchessa di Montclaire che baciava Andrè.
E quel ricordo, ancora tutt' oggi, le soffocava il cuore.
 
-"Bene adesso è inutile stare a recriminare, bisogna trovare una soluzione, prima che torni tuo padre e si sparga la voce della cattura del Cavaliere Nero"-
-"Se muore, temo Rosalie impazzisca dal dolore"-
-"Va da lei, prova a parlarle e a scoprire ciò che la lega a quell'uomo e se vale davvero la pena rischiare di compromettersi per lui… Poi passa a vedere come sta. Io nel frattempo
mi accerterò che Marie si sia ripresa e chiederò notizie dell'occhio di Andrè"-
 
In realtà, quella era una cosa che avrebbe voluto fare lei, ma decise di non discutere gli ordini di sua zia, se non altro per non destare sospetti. E comunque ne avrebbe approfittato
per darsi una sistemata.
Era ancora piena di polvere, coi capelli che ricadevano smorti sulle spalle, senza la divisa e la camicia sbottonata
 
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-"Farò come dite voi, con permesso"-
 
-------
 
Colonna Sonora: Skyfall soundtrack
 
Bussò lievemente alla porta della camera di Rosalie, sentendola singhiozzare.
Entrò comunque, nonostante la ragazza non avesse risposto.
Si sedette sul letto accarezzandole piano i capelli
 
-"Adesso calmati Rosalie"-
-"Siete venuta a dirmi che è morto… Che l'ho ucciso?"- e di nuovo il suo petto fu scosso da mille e più spasmi
-"Il medico sta estraendo la pallottola. Ci sono buone possibilità che guarisca. Non ha toccato organi vitali"-
 
Questa mezza bugia sembrò calmare un po' la ragazza
 
-"Non devi sentirti in colpa per ciò che è accaduto"-continuò Oscar-"tu non eri a conoscenza che lui fosse il Cavaliere Nero… Vero?"-
 
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-"No… Quando fuggii dalla contessa di Polignac, non sapevo dove andare. Vagai quasi per l'intera notte e alla fine, sfinita, mi sedetti sulle scale del portone della mia vecchia abitazione.
Non so nemmeno bene che cosa stessi aspettando. Lui sbucò come dal nulla, mi riconobbe e si avvicinò. Ero pallida e infreddolita, non mi fece domande, non ne ha mai fatte, in verità.
Mi portò a casa sua e lì sono rimasta. Non ha mai accettato soldi o voluto che lavorassi per ripagarlo del disturbo. Certe volte usciva di sera e rientrava all'alba, ma ho sempre creduto
che fosse per il suo lavoro da giornalista. Non potevo immaginare che fosse un… Ladro!"-
 
E giù di nuovo lacrime
 
-"Rosalie, spesso compiamo delle azioni pensando di fare bene e senza renderci conto delle conseguenze...Bernard voleva aiutare le persone in difficoltà, le sue intenzioni erano
nobili, ma ha sbagliato il modo"-
-"Lo pensate davvero… Credete che in fondo non sia un delinquente… Vi prego ditemelo voi, perché io non so più a cosa o a chi credere… E se lui morisse…"-
 
Non finì la frase, ed ebbe un nuovo attacco isterico
 
-"Non accadrà, te l'ho detto… Rosalie… Guardami… di me ti fidi… Lui sopravviverà, ma ti devi tranquillizzare e riposare un po'… Chiederò al medico di darti un calmante"-le
disse avviandosi verso la porta-”Un'ultima cosa… È importante che io lo sappia… Cos'è lui per te?"-
 
La ragazza alzò lo sguardo, vergognandosi un po'
 
-"Io… Lui… Ci vogliamo bene"-rispose arrossendo violentemente-"ma non crederete che perché abitassi in casa sua lui mi avesse… Cioè noi avremmo… Non abbiamo fatto niente
di male… Mai… Ve lo giuro!"-
-"Ti credo! Sei troppo onesta per queste cose… E mi devi perdonare se te l'ho chiesto… Ma devo prendere delle decisioni, e devo essere certa di sapere come stanno le cose
realmente"-
 
Poi, pochi minuti dopo, uscì.
 
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Rosalie, per la seconda volta nella sua vita, disobbedì alla sua benefattrice.
Piuttosto che prendere le gocce calmanti, portatele dalla servitù, decise di affrontare l'uomo che amava, per scoprire se era diventata la fidanzata di un deliquente, oppure se lui avesse
avuto motivazioni più profonde che giustificassero, tutte le sue malazioni.
Entrò silenziosamente nella camera degli ospiti, dove l'uomo riposava, e rimase li, ad ascoltare il suo respiro pesante.
Il medico aveva dato buone speranze di guarigione, purchè lui fosse rimasto immobile, almeno fin quando, non si fosse rimarginata la ferita.
 
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-”Sei venuta a finire, cio' che hai cominciato in quella radura?”-
 
Bernard lo disse con un filo di voce, risollevando il capo dal cuscino, eppure la ragazza, sussultò impaurita.
 
-” E tu invece? Continuerai a fingere di essere una brava persona, oppure ammetterai le tue malefatte?”-
 
Due gocce di acqua, silenziose le rigarono il volto
 
-”Ti ha mandato il comandante ad estorcermi una confessione, con le tue finte lacrime?”-
 
-”No ma devo dire che si è sbagliato. Lui pensa che in fondo tu non sia cattivo, ma chi vede il male in tutti gli altri e perchè evidentemente ha un cuore malato, allo stesso modo...”-
-” Continui a difenderlo...per te non esiste che lui” - le disse amareggiato -”Lascia che ti racconti una storia...c'era una volta una giovane ragazza plebea, che per guadagnarsi da vivere,
lavorava come cameriera, in una dimora nobiliare. Era bellissima e non passò inosservata agli occhi del padrone di casa. Lui era già sposato e divennero amanti. Quando rimase incinta,
le comprò una piccola villetta in campagna e ne fece la sua favorita. Altri due figli vennero al mondo e l'esistenza, sembrava scorrere felice. Finchè un giorno, arrivarono degli uomini del
Duca, e li cacciarono di casa, senza una spiegazione. La donna vagò coi suoi tre figli piccoli, fino ad arrivare alle porte di Parigi. Aveva qualche gioiello, con cui riuscì a pagare una
camera dove alloggiare. Poco tempo dopo, scoprì che il nobile, aveva un'altra amante più giovane e che l'aveva scacciata per far posto a lei, negandole persino un mantenimento per
i piccoli. Così disperata, si gettò nella Senna, non facendo mai più ritorno...”-
-”Perchè mi racconti questo...cosa centra con noi e col fatto che tu sei il cavaliere nero?”-
-”Quella donna era mia madre!”-
 
La ragazza non ebbe più la forza di controbbattere.
 
-”Tu lo ami vero? Non mentirmi...”-
-”...Si, Bernard...”-
 
L'uomo sussultò a quella confessione.
Poi con le lacrime agli occhi aggiunse:
 
-”Credi che ti sposerà? Che l'erede degli Jarjayes, farà di te la padrona di questa casa? Lui ti illuderà e poi ti abbandonerà...come è successo a mia madre...i nobili sono esseri meschini,
ci usano solo per loro fini, come bestie...”-
 
Rosalie, avrebbe voluto gridare, che in fondo, nobile lei lo era, ma a che pro, visti i suoi genitori, di cui si vergognava profondamente?
 
-”...Lo amo Bernard...ma non come pensi tu...Amo la sua nobiltà, il suo coraggio, la sua diversità, il suo spirito di sacrificio. Amo il suo cuore buono e generoso. Mi ha prottetta, educata,
aiutata, quando tutti mi scacciavano come un cane rognoso. E senza mai pretendere nulla in cambio...d'altronde non c'era nulla che io potessi dare, di ciò che pensi, solo il mio amore
e la mia lealtà...e questo semplicemente perchè... non è un uomo...”-
 
Il giornalista la fissò costernato.
 
-”Il conte Oscar Francoise De Jarjayes, comandante delle guardie reali, in realtà è una donna!!!”-
 
Rosalie era forse diventata pazza?
 
-”Non guardarmi così. Ti sto dicendo la verità. In pochi lo sanno. Gli Jarjayes lo hanno sempre tenuto nascosto. E' stata costretta a vivere una vita d'inferno, fingendo di essere un uomo,
per poter prendere il posto di suo padre e proteggere così la famiglia reale dai nemici della corona...e nessuno può capire minimamente la sua sofferenza...la sua solitudine...
Non tutti i nobili sono cattivi...anche loro piangono, nonostante le loro ricchezze...ci sono tante cose che tu non sai...”-
-”Resta comunque il burattino della regina!”-
-”Non conosci nemmeno lei...se l'avessi incontrata, anche una sola volta e avessi visto quanta infelicità c'è nei suoi occhi...Bernard, vittime di questo mondo, lo siamo un po' tutti...”-
-”Come sei cambiata Rosalie...”-
-”Si hai ragione. Non sono più la ragazzina che gridava vendetta fra le lacrime, costretta quasi a prostituirsi per far seppellire sua madre” - gli disse e un lieve rossore le imporporò
le gote-” Il mio cuore ha abbandonato l'odio, per far spazio al perdono. E ad insegnarmelo è stata proprio Oscar! La mia gratitudine e il mio amore per lei, non avranno mai fine.
Lei non mi ha mai mentito...mentre tu...”-
 
Non finì la frase, iniziando a piangere sommessamente
 
-”E' vero ti ho tenuto nascosto di essere il Cavaliere Nero...un po' perchè era una verità scomoda e pericolosa, un po' perchè, parlavi sempre di lui...lei...insomma del comandante,
con tanta ammirazione...temevo il tuo giudizio...a giusta ragione. Ma i miei sentimenti sono sempre stati sinceri”-
-” Avevi intenzione di ucciderla...hai rapito la nonna e ferito Andrè...Bernard lo sai che loro non sono nobili?”-
-” Lo so! E non ne vado fiero! Ma da quando l'ho trovato a casa nostra e ti ha portata di nuovo via ...non ci ho visto più. Volevo che tornassi con me, strapparti a lui in qualche modo,
ed ho fatto tutto questo, senza pensare alle conseguenze...mi dispiace per la vecchietta e Andrè era il suo cane fedele...è stato un incidente...non avrei mai fatto volutamente del
male a loro...o a te...”-
 
L'uomo si girò dall'altra parte per nascondere le lacrime
 
-” Perdonami Rosalie...per tutta questa sofferenza ...ma anche tu mi hai fatto soffrire...non dicendomi subito la verità sul conte...”-
-”Col tuo odio l'avresti usata per nuocerle, ed io non potevo permetterlo...”-
-”Ti amo Rosalie...credimi...”-
 
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-”Non lo so Bernard, se riuscirò a fidarmi ancora di te...”-
 
L'uomo si voltò, tentando di alzarsi, ma era troppo debole e ricadde sul letto.
 
-”Finiscimi Rosalie...piantami una pallottola nel cuore allora, perchè non posso sopportare il tuo disprezzo...”-
-”Ma sei impazzito? Che vuoi fare, non devi assolutamente muoverti...”- gli disse la ragazza spaventata, avvicinandosi al letto
 
Bernard le prese una mano e i due affrontarono la propria disperazione annegando l'uno negli occhi dell'altro.
Poi lei, senza proferire parola, si accostò sfiorandolo con un timido bacio.
Lui la trattenne su di se e con le poche forze rimastegli, catturò le sue labbra appassionatamente, sentendosi rinascere.
Non lo odiava. Ed era già tanto.
Giurò a se stesso che da quel momento in poi, si sarebbe fatto perdonare ed avrebbe dedicato la sua vita a renderla felice.
 
-------
 
Colonna Sonora: Jocelyn Pook - Masked ball
 
Era mattino inoltrato ormai ed Oscar non era riuscita ancora a vedere Andrè.
Il suo cuore fremeva dal desiderio di stringerlo fra le braccia, per alleviare un po' della sua sofferenza, ma una chiamata improvvisa della corte, le aveva fatto abbandonare il proposito di
raggiungerlo in camera sua.
Il principe Louis Jospeh, erede al trono di Francia, stava male, ed i medici avevano ordinato il suo trasferimento al castello di Moudons, dove si sperava che l'aria più salubre ed un clima
più mite, avrebbero accellerato la sua guarigione.
Il delfino non aveva mai goduto di buona salute, venendo su, gracile e malaticcio, ma rimaneva un bimbo piuttosto vispo e bellissimo. D'altronde, assomigliando fortunatamente a sua madre,
non poteva che essere così.
Ancora non si era manifestata del tutto la malattia che lo avrebbe ucciso, benchè già ne avesse svariati sintomi, quindi, non c'erano stati allarmismi nella famiglia reale.
Ma il comandante, non potè esimersi dallo scegliere un' adeguata scorta per il trasferimento, considerata anche l'impopolarità della nobiltà in quel periodo, e, su richiesta dello stesso principe, accompagnarlo di persona.
Il piccolo infatti, aveva una sorta d'adorazione per lei e messo al corrente dalla regina, del suo segreto, anche un incredibile affetto.
Tutti i figli di Maria Antonietta l'amavano, ma Luis Joseph, in particolare.
Forse perchè più sensibile, forse perchè i continui malanni l'avevano fatto crescere in fretta, dandogli la consapevolezza di un tempo di vita limitato.
Tuttavia quest'incarico, che pur aveva svolto felicemente, visto che lei quell'affetto lo ricambiava in pieno, le era costato un'intera giornata lontana da palazzo Jarjayes.
Si precipitò quindi al suo ritorno, frettolosamente sulla strada di casa, dove arrivò al tramonto.
Stavolta in silenzio risalì le scale per dirigersi direttamente da lui.
Trovò però sua zia a sbarrarle il passo.
La donna aveva gli occhi lucidi e non riusciva a nascondere un profondo dolore.
Per la seconda volta, la vedeva così.
Solo di fronte al dipinto dell'uomo orientale nella sua stanza, Brienne non aveva saputo nascondere i suoi sentimenti, ed anche adesso lo scoramento, era vivo sul suo volto.
 
-”Zia...è successo qualcosa...”-
 
Lei non parlò e un triste presentimento si impadronì di Oscar
 
-”...Andrè...sta bene?”- azzardò
 
La dama di seta nera scosse il capo
 
-”Il medico aveva raccomandato riposo assoluto e di tenere la benda...purtroppo non c'è più nulla da fare. Andrè ha perso per sempre l'uso dell'occhio!”-
 
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Forse non aveva capito bene.
O forse...ma si, doveva essere un incubo.
Lei non era sveglia.
Non poteva essere vero...
Non poteva pagare lui per la sua scelleratezza!
Si era offerto di travestirsi al posto suo e si era beccato quella ferita per colpa sua, del suo impeto, di quella messa in scena da lei orchestrata.
Non era giusto.
Era lei a dover essere ferita.
Era il suo occhio a dover rimanere al buio...
Con un lesto movimento, superò la donna, che la trattenne.
 
-”E' in camera sua, non vuole vedere nessuno”-
 
Si divincolò in malo modo.
Lei non era 'nessuno'.
Era Oscar, e lui, il suo compagno di giochi, di avventure, di vita: era il suo Andrè!
Bussò alla porta chiamandolo, ma non udì nulla.
Non un solo rumore proveniva dall'altro lato.
Provò ad aprire ma era serrata dall'interno.
E allora riprese a battere sulle assi di legno, piangendo.
E finì in ginocchio invocando il suo nome, cercando una spiegazione a quel silenzio.
Ce l'aveva con lei?
La riteneva responsabile?
Era per questo che si rifiutava di parlarle?
 
-”Ti prego Andrè...aprimi...”- disse ancora fra le lacrime, temendo che tutto fosse già finito, fra loro.
 
Ai piedi delle scale Brienne de Jarjayes aveva assistito muta e pensierosa a tutta la scena.
Quella non era la reazione di un comandante preoccupato per il suo attendente.
La natura femminile di Oscar era ormai esplosa prepotente e né lei né suo fratello avevano potuto impedirlo.
Conosceva, meglio di chiunque altro, il significato di tanta disperazione.
Così in un attimo le fu chiaro, più che a sua nipote stessa, cosa univa quei due ragazzi.
Chiuse gli occhi, di fronte ad un destino inelluttabile.
Sarebbero vissuti per quell'amore.
Sarebbero morti di quell'amore.
 
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Colonna Sonora: Cold Atlas Soundtrack
 
Alcuni soldati della guardia reale, accuratamente scelti da Girodel, rovesciarono la carozza con lo stemma degli Jarjayes, ai piedi della Senna
 
-”Comandante siete proprio certo di volerlo fare?”- le chiese un'ultima volta il suo secondo
-”Date l'ordine Victor”-
 
Così con un cenno, i loro sottoposti appiccarono il fuoco.
 
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Le fiamme si alzarono alte nella notte, rischiarando la steppaglia.
Oscar le osservò divorare il legno della sua carrozza ripensando a ciò che era accaduto in quei giorni.
Dopo la notizia della menomazione di Andrè ed il suo conseguente silenzio, aveva afferrato la spada, era corsa nella stanza degli ospiti, con l'intenzione di vendicarsi del Cavaliere Nero.
Voleva sfogare su di lui i suoi sensi di colpa, rendendogli pan per focaccia.
Solo le lacrime di Rosalie, le sue invocazioni di pietà e l'intervento di sua zia, avevano impedito che commettesse un atto di cui si sarebbe pentita per tutta la vita.
 
-”..Un comandante resta sempre un comandante in ogni occasione...non può farsi guidare dagli istinti personali...”-
 
Il motto degli Jarjayes, pronunciato da Brienne, l'aveva ricondotta alla ragione.
Vendetta o perdono?
Questo era stato l'interrogativo che l'aveva tenuta sveglia nelle notti successive, insieme ovviamente alla preoccupazione per Andrè.
Denunciare Bernard significava condannarlo a morte e rendere infelice Rosalie per tutta la vita.
Ed ora che il suo cuore sapeva cosa significasse amare, non poteva nuocere a colei a cui voleva bene come una sorellina.
Quindi, aveva deciso di salvarlo.
Bernard gli avrebbe consegnato i fucili rubati a suo padre in una delle sue scorrerie.
Inoltre avrebbe cambiato vita, sposando Rosalie e smettendo di essere per sempre il Cavaliere Nero.
Al resto aveva pensato la dama di seta nera, architettando un piano per giustificare la sua mancata consegna alle autorità, senza che la questione danneggiasse Oscar.
Nel suo rapporto, il comandante avrebbe dichiarato infatti, che durante una rapina al suo palazzo, il ladro avesse tentato la fuga prendendo la sua carrozza poi, inseguitolo coi suoi
uomini di scorta, avesse finito per soccombere allo scontro, rimanendo intrappolato nella suddetta carozza che si sarebbe rovesciata ed incendiata, morendo carbonizzato.
La ritrovata tranquillità a Versailles, avrebbe confermato in poco tempo il tutto.
Così Oscar aveva affidato la piccola Rosalie a Bernard, riconducendoli in incognito a Parigi.
 
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Il suo vento di primavera soffiava ormai lontano da lei, le loro strade si dividevano, come era giusto che fosse.
Aveva ancora nella mente il suo volto piangente mentre le diceva addio.
Poi aveva avviato tutti i preparativi per mettere in atto il piano, affidandosi alla discrezione di Girodel
 
-”Siete davvero certa che quell'uomo manterrà la sua parola?”-
 
Victor la riportò in se
 
-”Si...come lo sono della vostra lealtà”-
-”Non dubitarne mai Oscar...per te farei qualsiasi cosa...”-
-”Bene, riconducete gli uomini a Versailles, è ora di rientrare”- spezzò il discorso che stava diventando piuttosto imbarazzante.
 
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Poi spronò Cesar e tornò a casa
Il sole iniziava a spuntare fra i rami, quando si portò stanca ed affranta nella sua camera.
Vi trovò un' ombra in piedi, accanto alla finestra.
Conosceva a memoria le sue fattezze e non si spaventò per nulla.
Andrè gli dava le spalle, fissando il suo unico occhio, su un punto indefinito in lontananza.
 
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Lei lo abbracciò da dietro, senza avere il coraggio di dire nulla.
Appoggiò la testa sulla sua schiena, ascoltando il ritmico incedere del suo cuore.
Lui le accarezzò lieve una mano, prima di stringerla fra la sua.
Rimasero così uniti, ad ascoltare il risveglio della natura, chiedendosi cosa avrebbe portato loro, il nuovo giorno.
 
-------
 
 
Eccomi tornata, spero stavolta definitivamente. Non sto qui a raccontarvi il resto dei guai capitatimi in questi due mesi per non angosciarvi con i miei problemi.
Vi ringrazio tutte per la pazienza dimostrata nell'attendermi.
Concedetemi un ringraziamento speciale a BlackAngelJuliet, che ha segnalato questa storia all'amministrazione per inserirla fra le scelte. Un vero onore per me che non so se meritare.
Come ho detto a lei e a tante di voi, questa ff seppur fra mille difficoltà la porterò a termine.
Quindi non temete non rimarrà incompiuta!
A Presto (spero)
 
 
 

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Capitolo 49
*** La Ricerca Della Felicità ***


QUARANTANOVESIMA PUNTATA
 
La ricerca della felicità”
 
 
Colonna Sonora: Beethoven Allegro ma non troppo
 
Il tintinnio dei bicchieri, l'allegria dei brindisi, il via vai della servitù, l'odore acre del fumo di pipa,
si innalzavano dallo studio del generale Jarjayes, per spargersi in tutto il palazzo.
 
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Il conte era da poco rientrato con sua moglie, da un giro in Normandia e le ultime liete notizie riguardo la condotta
di Oscar, gli erano giunte subito, per diretta bocca del suo padrino: "suo figlio" aveva ucciso il Cavaliere Nero
dopo un rocambolesco inseguimento, liberando la nobiltà dall'incubo di quel ladro e Bouillè, da una posizione scomoda.
Inoltre stamattina, sua maestà il re in persona, aveva promosso il suo comandante delle guardie, a generale di brigata!
A nemmeno trent'anni, Oscar Francois de Jarjayes, si avviava ad un futuro luminoso, dando lustro all'intero casato.
Un fatto inimmaginabile, nei tempi bui dello scontro aperto con gli Orleans e i traditori della corona, quando i loro
destini si giocavano su di uno scacchiere politico molto complesso e la sola pedina a reggere la strategia vincente della famiglia reale, era divenuta una fragile bimba bionda, che strillava come un maschio dalla sua culla.
Valeva perciò la pena di festeggiare questo evento dal sapore miracoloso e il generale aveva colto l'occasione per farlo, invitando amici e colleghi, tutti ovviamente militari di alto rango.
Dal canto suo, la giovane donna, impeccabile nella sua uniforme rossa, aveva alzato il calice elargendo finti sorrisi
e strette di mano, chiedendosi per quanto tempo ancora sarebbe durato quel teatrino.
 
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Fingere di essere uomo, un soldato senza macchia e senza paura, servo leale e fedele della monarchia, stava divenendo
un peso davvero gravoso.
E a dirla tutta, non le importava proprio più nulla.
Andrè aveva rischiato la vita e perso un occhio per quel nuovo pezzo di ferraglia cucito sulla sua giubba.
Per lui solo dolore e sofferenza, nemmeno una pacca sulla spalla da parte di suo padre, che nonostante la volontà di
sua zia, continuava a trattarlo alla stregua di un servo qualunque.
Non era merito suo. Non lo era per nulla.
Il sacrificio di Andrè e la geniale trovata strategica di Brienne, le avevano portato onore e gloria.
Ma lei si vergognava, in fondo cosa aveva fatto di suo, di straordinario nella sua esistenza? Solo nascere in una
famiglia nobile!
Tuttavia non sarebbe rimasta unicamente un burattino nelle mani di suo padre, avrebbe raddrizzato le cose, sovvertendo
quel destino.
Adesso dava finalmente un nome a ciò che provava per Andrè e ne traeva linfa vitale: una tale forza sconosciuta,
la rendeva una persona nuova, in grado di decidere della propria vita.
Avrebbe combattuto per ciò che riteneva importante, usando le stesse armi di famiglia. D'altronde uno scontro diretto
con suo padre e i vetusti principi di cui era intrisa la nobiltà tutta, sarebbe stato inutile e deleterio.
Soprattutto per Andrè.
No, bisognava agire da stratega, muovere un passo alla volta, confondere il nemico se necessario pur di raggiungere
in segreto il suo scopo.
In poche parole, doveva trasformarsi in Brienne de Jarjayes.
Incredibile quanto la dama di seta nera fosse divenuta per lei un modello da seguire. Aveva detestato sua zia in passato,
con tutte le sue forze, ma questa consapevolezza, l'aveva riabilitata ai suoi occhi, soprattutto dopo l'inaspettato
modo con cui aveva gestito la questione cavaliere nero.
 
-"Brindo a te figlio mio"-
 
Il generale interruppe l'onda dei suoi pensieri invitandolo ad alzare il calice.
Oscar rispose con educazione alle voci levatesi in suo onore nello studio.
 
-"Dovete essere molto fiero di lui"- l'ammiraglio Murat si rivolse al padrone di casa
-"Lo sono talmente che oggi potrei concedergli qualsiasi cosa"-
-"Bene padre. Sono felice di sentirvelo dire, perché in realtà c'è qualcosa che desidererei"-
 
Oscar avanzò la sua richiesta in modo che tutti potessero udirla
 
-"Ora non potrete più tirarvi indietro amico mio"-il generale Bouillè sottolineò il valore della parola data
-"Ebbene mio diletto, sentiamo questa richiesta"-
 
La donna lo fissò negli occhi, i suoi stessi occhi plumbei, profondi e fieri.
 
-"Arras…"- (1)
 
Il generale rise di quell'ingenuità.
 
-"Oscar mi domandi qualcosa che ti appartiene già di diritto! Comunque visto che ci tieni tanto, domani stesso chiamerò il notaio e provvederò affinché la tenuta passi a tuo nome e diventi fin d'ora di tua proprietà"-
 
Lei annuì e scoppiò un applauso, prima di passare ad un altro brindisi
 
-"Si, si è davvero un bravo ragazzo!"-
 
Udì le parole di suo padre rivolte agli astanti e un lieve sorriso incurvò quelle labbra severe.
Aveva iniziato a mettere in atto il suo piano, a prendere per mano il suo destino.
Ed il primo passo era andato appena a buon fine!
 
-------
 
Colonna Sonora: Rumore del mare
 
-”Ripetimelo ancora, come sei riuscita ad ottenere da tuo padre che ci lasciasse venire qui da soli?"-
 
Andrè era disteso al caldo sole estivo, mentre il mare gli lambiva i piedi ed un lieve venticello dispettoso provava a liberargli il viso dal ciuffo di capelli che ormai portava calato, sull'occhio spento.
 
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Qualche giorno prima, Oscar era entrata nella sua stanza e senza dare spiegazioni gli aveva chiesto di preparare
i bagagli.
Avrebbero passato un mese intero da soli ad Arras, frutto di una licenza premio e lei aveva sottolineato: "quando dico soli intendo io, te e nessun altro".
Poi se n'era andata via di corsa lasciandolo stordito e sorpreso.
Partiti a cavallo, con pochissimi bagagli, avevano raggiunto la tenuta in tre giorni, cavalcando allegramente senza
fretta, pregustando tutto il tempo da trascorrere insieme. Si erano fermati a pernottare lungo la strada,
prendendo camere separate.
Andrè non aveva mai forzato la mano. Salutava Oscar baciandola in piedi di fronte alla porta della stanza per poi
ritirarsi.
Dopo il fortuito strappo della camicia, non voleva assolutamente apparire aggressivo e spaventarla, eppure migliaia di interrogativi popolarono le sue due notti da viaggiatore. Era felice doveva ammetterlo. Ma non completamente.
Adesso poteva toccarla, poteva baciarla. Perdersi nei suoi occhi, godere del suo sorriso.
E ringraziava Dio di ciò, benché non riuscisse ancora a penetrare i suoi pensieri.
Oscar era stata innamorata di Fersen, cosa era dunque cambiato?
Lui rimaneva onesto nei suoi sentimenti, ma non conosceva ancora quelli di lei.
E poi adesso così tanto vicini, dove avrebbe trovato la forza di rispettarla, quando la sola cosa che desiderava,
era di unire i loro corpi?
 
-"Insomma te l'ho detto"- fu la donna ad interrompere il corso di quei dubbi -" La tenuta è mia. Mio padre mi ha concesso questa proprietà per la mia promozione. Siamo noi adesso i signori di Arras”-
-"Noi?"-
-"Sì. Ciò che è mio è anche tuo! Ecco perché niente servitù. Stasera dormirai in una delle camere padronali. E ci faremo portare cibo e bevande dal paese. D'altronde è merito tuo se l'abbiamo ottenuta- gli disse sfiorandolo.
 
Oscar aveva i capelli scompigliati dal vento e la pelle arrossata dal primo sole, data la lunga cavalcata fatta poco
prima sulla spiaggia.
 
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Tutto era diverso dall'ultima volta ed infatti lei non si scostò infastidita o imbarazzata al contatto del suo corpo
di uomo, quando lui l'attirò a se per baciarla.
 
-"Oh ma che fortuna ho un' ereditiera fra le braccia"- poi aggiunse con tono derisorio -"Mi toccherà farvi la corte madamoiselle"-
-"Sei davvero un pagliaccio"- disse lei, gettandogli della rena.
 
In tutta risposta lui prese a canzonarla e il mondo gli sembrò tutto ad un tratto perfetto. Ogni cosa era come doveva essere, da sempre.
La vita è bella, pensò, e dobbiamo godere di ogni momento di gioia.
 
-------
 
Colonna Sonora: Giovanni Allevi – come sei veramente-
 
-"Ma dove stiamo andando?"-
 
Era la terza volta che gli faceva quella domanda con tono preoccupato.
Andrè l'aveva bendata e la conduceva su di una barca a remi, per quella che doveva essere una sorpresa.
Aveva scoperto un posto speciale dove voleva condurla quella sera.
Oscar non aveva mai amato particolarmente il mare, sentiva la piccola imbarcazione allontanarsi dalla costa e quindi
diveniva sempre più ansiosa.
Ma il suo compagno le aveva categoricamente ordinato di non sbirciare e lei obbediva docilmente.
Quando furono quasi arrivati, l'uomo le diede il permesso di togliersi la benda e lei rimase letteralmente senza parole.
Dinanzi, aveva un panorama mozzafiato.
Erano appena entrati in un'insenatura che la natura aveva scavato fra due piccoli promontori: una lingua di terra
raggiungibile solo dal mare.
La sera era scesa dolcemente ed il vento calato.
Il clima ideale per una cenetta romantica.
Piccoli fuochi accesi lungo la riva, segnalavano il percorso da seguire.
Oscar potè osservare alcuni pescatori, intenti a cuocere del pesce, evidente bottino della giornata, poi una tavola
di legno apparecchiata e due panchine che fungevano da seduta.
Una semplice tenda poco più in là, nascondeva grossi cuscini di piume, posti come un comodo letto
 
-"Come hai trovato questo posto?"-
-"Me ne hanno parlato in paese. Era un vecchio rifugio dei pirati. I pescatori adesso lo utilizzano come piccolo
approdo dove per qualche soldo conducono i nobili di passaggio da queste parti che vogliono spassarsela lontani da occhi indiscreti..."-
 
Andrè le rispose sfoderando un sorriso sornione.
Gli uomini li aiutarono con la barca e poco dopo, fatti accomodare, cominciarono a servire con rude cortesia.
Oscar assaggiò tante pietanze dal sapore insolito al suo palato, ma comunque molto squisite.
Qualcuno inizio' a suonare un'armonica, intonando malinconiche melodie popolari
 
-"E dimmi cosa penseranno, vedendo due nobili uomini cenare tanto romanticamente?"-
-"Che quello coi capelli scuri ha un'insana passione per i giovanotti efebi"-
 
Iniziarono a ridere fragorosamente
 
-"Andre' sei incorreggibile"-
-"Comunque non sanno chi siamo e li ho pagati abbastanza da tenere la bocca chiusa"-
concluse l'uomo, facendo un eloquente cenno.
 
Dopo qualche minuto questi, finirono di servire le portate per poi discretamente ritirarsi sulla loro barca, che mollò
le cime.
 
-"E adesso che succede?"-
-"Se ne vanno, ci lasciano terminare la cena con calma"-
-"Devo dire Messieur Grandiè, nonostante i numerosi anni passati insieme, riuscite ancora sorprendermi"- sottolineò,
finendo il suo vino
 
Si sentiva leggermente brilla, eppure felice.
Lì in quella baia incantata non aveva bisogno più di nascondersi.
Poteva essere se stessa. Semplicemente Oscar
 
-"Ti va di passeggiare un po' ?"-
-”Si andiamo”-
 
I due si avviarono verso la riva ammirando quel fantastico cielo estivo, illuminato da una miriade di stelle
 
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-"La vedi quella?"- La donna annuì -"è la costellazione di Orione...guarda quelle due stelle vicine… Quand'ero piccolo e chiedevo dove fossero mamma e papà la nonna me le indicava, dicendomi sempre che i miei genitori vegliavano su di me"-
 
La voce di Andrè ebbe una lieve sferzata di commozione.
La donna lo strinse forte avendo intuito il suo dolore.
Poi si sollevò leggermente per raggiungere le sue labbra.
 
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Lui la baciò, prima teneramente poi con tanta passione che lei perse l'equilibrio.
 
-"Non sei abituata a questo vino contadino, vieni"- il suo attendente la aiutò a distendersi sui grossi cuscini sotto
la tenda, aperta proprio di fronte al mare
 
-"Vado a sistemare le nostre cose in barca, così andiamo”-
-"No, resta accanto a me"-
 
Non se lo fece ripetere due volte e lei accostò teneramente la sua testa, come faceva da bambina
 
-"Credo che questa sia la sera più bella di tutta la mia vita..."-
 
-------
 
Erano rimasti così, accoccolati ad ascoltare il lieve rumore delle onde del mare, con gli occhi a caccia di stelle
cadenti a cui confidare i propri segreti, tenendosi per mano e sfiorandosi l'un l'altro.
Fu Oscar stavolta a farsi avanti, accavallando le sue gambe con quelle dell'uomo e carezzando con insistenza la sua
pelle nuda sotto la camicia.
Brividi di piacere gli percorsero la schiena e lui rispose a quel richiamo attirandola a se, mostrandogli la sua passione, intrecciando la lingua nella sua, in una miriade di giochi dal sapore nuovo.
E il desiderio prese forma palesandosi con prepotenza.
 
-"Oscar… Se non mi fermo adesso, non avrò più la forza di farlo"-
 
Ma lei per tutta risposta, lo strinse ancora più forte per poi dirgli timidamente
 
-"Andrè, voglio essere tua stanotte"-
 
Colonna Sonora: Evanescense – My immortal
 
Una leggera brezza notturna si levò.
Andrè guardò un' Oscar ancora innocente, offrirsi totalmente a lui tanto candidamente e ad un tratto pensò,
che nessun altro posto al mondo sarebbe valso la pena visitare, dopo il suo corpo.
E allora disegnò immaginari confini fatti di baci e lievi assaggi, così il lungo collo della donna divenne come
l'antico ponte di U-Bein che lo condusse ai piedi dei suoi seni sodi e vogliosi simili alle colline di Volterra.
La scalata in cima ai suoi capezzoli fu breve e lui potè suggere da essi un nettare sconosciuto, che lo inebriò di
desiderio quando la sentì gemere di piacere.
Si soffermò leccandoli ed impregnandoli con il dolciastro gusto della sua saliva, poi ne strinse uno leggermente,
e lo mordicchiò per imprimergli il suo marchio di possesso.
E solo quando lei inarcò la schiena, come muta protesta, lasciò la presa e continuò il suo viaggio di conquista,
armato dei suoi cinque sensi.
Usò il tatto per sfiorarla in modo da carpirne la morbidezza; l'olfatto per ubriacarsi del suo profumo; la vista per
godere del suo piacere; l'udito per ascoltare il suo battito e il gusto per assaggiare ognuno dei suoi umori.
Ridiscese la pianura infuocata del suo ventre, simile al Sahel in Africa, interrotta però da quell'ombelico che,
nella sua immaginazione,si trasformò nel laghetto alle porte di palazzo Jarjayes, in cui tante volte da piccolo,
aveva trovato frescura dai torridi giorni d'agosto.
Andrè l'esploratore, si calò come un esperto scalatore dalla parete di roccia del suo pancino, un Grand Canyon
che discende sino al rigoglioso boschetto di Venere, nel centro della sua femminilità.
Così assaporò la sua verginità, baciando quelle labbra nascoste, premendo la sua bocca sino al frutto proibito
celato nella sua oscura selva, da espugnare.
Oscar fissava il cielo con gli occhi spalancati.
Un piacere sottile le risaliva dal ventre fino a farla urlare.
Temeva di impazzire e fermò quella lingua vogliosa di lei, afferrando il viso dell'uomo .
Eppure allo stesso tempo, ambiva al raggiungimento di quella gioia profonda.
All'unione completa dei loro corpi.
Lui lesse la sua libido in quel gesto folle, felice di diventare padrone assoluto di quella meravigliosa terra che
era il suo corpo.
Altro che i punti disegnati su di una mappa: siamo noi esseri umani, pensò, i nuovi continenti da scoprire...
E fu così che iniziò ad entrare in lei, bussando a piccoli colpi, per demolire l'ultimo stralcio di fanciullezza che lo divideva dal farla sua per sempre.
Ma il sangue pulsava freneticamente e il fuoco lo divorò fino a fargli perdere il controllo, ed allora non resistette più, affondò con forza nel suo fragile corpo che provò a divincolarsi per un attimo.
Oscar non credeva che da tanto piacere potesse sorgere anche un tale dolore, ma il suo compagno la guardò dolcemente e
i suoi occhi la rassicurarono: sarebbe stato per un attimo soltanto! Un breve temporale tropicale a cui sarebbe seguita
la pace dei sensi.
Così si lasciò andare, donandosi completamente a lui con fiducia, ed il suo bellissimo uomo non la tradì, mantenne la sua promessa e le donò la scoperta sublime di un piacere senza limiti, mai provato.
Il calore del suo seme si sparse poco dopo in lei, mentre insieme, fra lucciole e lanterne, arrivarono nel paradiso degli amanti.
Oscar ed Andrè avevano finalmente riunito la luce e l'ombra in un unico astro, che d'ora in avanti avrebbe guidato le loro esistenze con la forza di un amore, senza più confini.
 
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Non ho parole per chiedervi scusa! Ma questo 2013 è stato fino ad ora un anno un po' difficile per me.
Spero di tornare a postare settimanalmente, ma di una cosa siate certe, finirò la storia.
Mi dispiace anche per la differenza che potrete trovare nell'impaginazione di questa puntata rispetto alle precedenti, ma devo imparare ad usare questo nuovo editor.

Grazie a tutte voi e soprattutto a chi mi ha scritto in privato per chiedermi notizie. Spero vivamente che questo capitolo ripaghi l'attesa

 

 

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Capitolo 50
*** Prima Della Tempesta ***


 
Cinquantesima puntata
Prima della Tempesta”
 
 
Colonna Sonora: Triste Pensiero
 
Tutti i giorni a venire di quell'agosto erano volati.
I due amanti passavano insieme praticamente ogni istante del mattino e della notte.
 
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Andrè era sempre alla ricerca di angoli nascosti, dove poter fare il bagno insieme, lontani da occhi indiscreti, mentre di sera, giaceva instancabilmente dentro di lei, meravigliandosi di quanto quel corpo fosse il fodero perfetto per contenere il segreto tesoro del loro amore.
Si era ripromesso di farle da insegnante, di quella materia a lei sconosciuta, invece Oscar lo stupiva ogni volta, rivelandosi una miniera inesauribile di passione nascosta, che lui riusciva ad accendere come
un fuoco in una fredda giornata d'inverno, lasciando poi che il calore divampasse indisturbato.
Ogni bacio, ogni carezza, ogni sincrono movimento dei loro corpi, risultava la pura e semplice dimostrazione di quanto si completassero.
Verità da lui sempre saputa.
Questi erano i pensieri del giovane uomo quel pomeriggio, mentre fingendo di leggere, di sottecchi, osservava la sua compagna impegnata con la nuova Eloisa, un testo piuttosto insolito per una nobile,
ma che le aveva già procurato una profonda commozione.
Lei era seduta piuttosto scompostamente, a dire il vero, su di un divanetto, strategicamente posto al centro di quella che era divenuta la loro camera da letto.
L'unico occhio vivo dell'attendente, risaliva le lunghe gambe della donna, che indossava unicamente una morbida camicia di lino bianca ai limiti della decenza.
 
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Ma quello era il loro castello, fortezza nella quale veniva custodita quella passione che li aveva travolti, rendendoli liberi da ogni convenzione e imbarazzo.
Andrè si lasciò andare in un sospiro prolungato
 
-"So a cosa stai pensando"-
 
L'uomo si alzò di scatto, portandosi verso la tenda, Oscar lo raggiunse abbracciandolo delicatamente.
 
-"Sei angustiato perché fra pochi giorni dovremo rientrare a palazzo"-
 
Aveva centrato perfettamente il punto.
Lui era terrorizzato all'idea, che una volta a casa fra loro tutto sarebbe tornato come prima e il meraviglioso sogno che stavano vivendo, sarebbe svanito, strangolato dalle assurde convenzioni di quella vita nobiliare.
Era stato il mese più bello della sua vita, senza signore e servitore, comandante ed attendente. Potevano mescolarsi alla gente comune e passare inosservati se volevano, come un uomo ed una donna qualsiasi
 
-"Cosa ci succederà Oscar fra una settimana… Cosa ne sarà di noi…"-
 
Gli occhi della donna si velarono di un'improvvisa tristezza
 
-"Lascerò l'uniforme, parlerò a mio padre, rinuncerò ad ogni bene e torneremo qui… Faremo lunghe cavalcate fino al tramonto, ci stenderemo seminudi sulla spiaggia al mattino…
Respireremo a pieni polmoni l'odore del mare, dormiremo uno fra le braccia dell'altro ogni notte, per il resto del tempo che ci sarà dato di vivere.."-
rispose abbassando lo sguardo
-"Non farai nulla di tutto questo"-
-"No, non lo farò, ma lasciamelo credere almeno fino all'ultimo giorno…" -Sussurrò ed Andrè percepì il dolore di quest'ultima frase
 
Ed allora senza aggiungere altro, la prese in braccio per portarla delicatamente sul letto.
Poi si distese su di lei, afferrandole le braccia, portandole sopra la nuca
 
-"Andrè io..."-
 
Ma non la lasciò finire, catturando il resto delle sue parole in un bacio.
Fecero l' amore fino a sfinirsi, ricacciando definitivamente angosciosi pensieri e fu Oscar stavolta a rompere il silenzio.
Sfiorò l'occhio dell'uomo con una mano e tentò di scostare il ciuffo ribelle a protezione del taglio.
Ma lui, fulmineo, afferrò la sua mano impedendoglielo.
Non si era mai considerato vanitoso, fino al momento in cui quella ferita aveva offeso la sua bellezza.
 
-"Ti prego…"- insistette lei
 
Allora lasciò la presa e la donna continuò quell'esplorazione.
La cicatrice trapassava l'occhio da parte a parte lasciando evidenti segni di sutura sulla pelle tutta intorno.
Il comandante aveva visto mille ferite, ma quella fu un vero colpo per lei, soprattutto perchè si sentiva responsabile per ciò che la sua mano imprudente, seppur per sbaglio, aveva fatto.
Spettava a lei quella mortificazione…
Andrè la osservò tutto il tempo, cercando di cogliere un segno di disgusto nella sua espressione, ma vi trovò solo pietà e non sapeva onestamente quali dei due sentimenti fosse peggiore.
Oscar cercò di lavare via quell'onta, baciando delicatamente la cicatrice, quasi come se fosse stato possibile cancellarla e ridisegnare il volto com'era prima
 
-"Fortuna che si tratta del mio e non del tuo occhio"-
-"Oh Andrè come sei caro..."-
-"E' perché ti amo… Più di questa faccia, di questo corpo…"-
 
Una lacrima silenziosa solcò il viso della donna e ricadde sul petto del suo uomo dove, poco dopo, lei si addormentò.
 
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Colonna Sonora : Musica Romantica
 
-”Aspettami...Fa portare una ricca cena a casa. Sarò di ritorno al tramonto del terzo giorno a partire da oggi”-
 
Questo le aveva detto Andrè, tre notti prima di partire come un fulmine per un'ignota destinazione.
E davanti alle sue proteste, alle sue pressanti domande, aveva semplicemente risposto: “fidati di me!”
Oscar scrutava fuori il sole spegnersi lentamente all'orizzonte. Alle sue spalle una lunga tavola imbandita, rallegrava il soggiorno di casa.
Lei si sentiva come una di quelle ricche e stupide nobili che aspettano sospiranti alla finestra il ritorno del marito, e quest'immagine di se, onestamente la faceva imbestialire.
Come aveva osato andarsene e sprecare così i loro ultimi giorni ad Arras? Quale incombenza poteva essere piu' importante di lei? E perchè tanto mistero?
 
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Stizzita si portò alla tavola e prese a sorseggiare del vino, con il crescente desiderio di fracassare ogni cosa. Ma da lontano lo scalpiccio di un cavallo, la fece desistere.
Dopo pochi minuti, Andrè fece il suo ingresso in casa e sorrise, col segreto desiderio di trovarla avvolta in un frusciante abito di seta.
Ah se solo Oscar lo avesse fatto!
Se si fosse vestita da donna ancora una volta, ma per lui, sarebbe stato tutto perfetto.
 
-”Dammi solo un minuto ed arrivo, comincia a metterti a tavola”-
 
Poco dopo la raggiunse, si sedette e cominciò a scoperchiare le vivande
 
-”Sono proprio affamato”- continuò stuzzicandola
 
Prese a mangiare voracemente, ignorando lo sguardo minaccioso di lei
 
-”Insomma, si può sapere dove sei stato?”-
-”...quello lo mangi...?”-
 
Andrè finse di non aver ascoltato la domanda e quando lei scosse la testa, afferrò un cosciotto di cinghiale e lo addentò con non-chalance.
Conosceva Oscar e la sua innata curiosità, sapeva che in quel momento lei stava morendo dalla voglia di prenderlo a pugni, per fargli sputare tutta la verità.
Avrebbe dovuto aspettare, quella sorpresa non andava sprecata dalla fretta.
 
-”Visto che non hai appetito, almeno assaggia il dolce che ti ho portato”-
 
L'uomo la canzonò facendo leva sulla sua passione per il cioccolato.
 
-”E va bene...”-
-” Che sciocco l'ho lasciato in cucina, vado a prenderlo”-
 
Tornò subito dopo
 
-”Madame...per voi...”-
 
Oscar scoperchiò il piatto rimanendo di stucco
 
-”Ma che significa tutto questo...”-
 
Non c'era nessun dolce, solo una piccola scatolina di velluto rosso
 
-”Aprila ti prego Oscar...”-
 
Lei eseguì, rimanendo letteralmente scioccata.
All'interno vi era un anello: due cuori che si intrecciavano con al centro dei diamantini.
 
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-”A Versailess sei abituata a vedere altri tipi di gioielli, ma questo per me ha un valore inestimabile. Apparteneva a mia madre, dono di mio padre. E' l'unico ricordo che mi resta di loro.
All'interno vi ho fatto incidere da un gioielliere, le nostre iniziali e la scritta 'plus de ma vie' ...perchè è così che ti amo...più della mia vita...”-
-” Andrè non so' che dire...”-
-” Di' di si...vuoi sposarmi Oscar?”- le chiese inginocchiandosi
 
Lei non rispose. Rimase immobile, sentendo il cuore esploderle in petto. Dalla gioia e dalla tristezza al tempo stesso.
 
-”So' che la mia è la follia di uno sciocco. Capisco perfettamente che non potrei mai chiederti in moglie a tuo padre. Che il re non lo concederebbe. Che non ho nulla da offrirti, se non me stesso.
Ma anch'io ho bisogno di credere che ci sarà un futuro per noi due, da qualche parte su questo mondo. E voglio essere certo che condividiamo lo stesso sogno...”-
aggiunse con voce commossa
 
Oscar mosse la testa in un cenno di diniego.
E l'animo di Andrè fu risucchiato da un enorme buco nero di disperazione.
Poi lei si portò accanto a lui e lo baciò delicatamente.
 
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Lo guardò dolcemente e con calma acquietò il suo dolore
 
-”Farlo adesso sarebbe solo una mera bugia, qualcosa di abbietto di cui vergognarsi. Non voglio questo per noi. Non voglio dovermi sentire alla stregua di un comune delinquente. Tu non lo meriti.
Il tuo sentimento così puro non lo merita... Sarò la custode del tuo tesoro” -
sussurrò - “ me lo infilerai al dito il giorno in cui avremo trovato il nostro posto nel mondo e non avremo più bisogno di nasconderci
nell'ombra di un sogno... ma vivremo alla luce della nostra vita insieme”-
 
L'uomo non aggiunse altro.
Lei aveva le sue ragioni.
Affogò la sua delusione in un lungo appassionato bacio.
E ringraziò Dio, per questo.
 
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Colonna sonora: Rachmaninov Concerto for Piano No.2
 
Il sole si era levato in quel tiepido mattino di settembre.
Oscar era scivolata via furtiva dal letto di Andrè, per poi andare via come un'ombra alle prime luci dell'alba.
 
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Ecco a cosa si era ridotta, nascondersi nella sua stessa casa. Esattamente ciò che non voleva accadesse, d'altronde questo risultava essere l'unico modo per poter avere un po' di intimità con lui, da quando
erano rientrati a palazzo Jarjayes.
Naturalmente la loro relazione doveva essere celata agli occhi di tutti. Un minimo errore di comportamento, un attimo di confidenza di troppo e sarebbero stati perduti.
Ma per quanto tempo sarebbero riusciti ad andare avanti convivendo con la paura di essere scoperti?
Decise di non pensarci e cancellare ogni brutto presentimento: Andrè era troppo importante!
Si concentrò sull'acquarello dello strano uomo orientale e pensò che con tutto quello che era successo nella sua vita privata, aveva tralasciato molte cose e questo non era proprio da lei.
 
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Distrarsi le avrebbe fatto bene e quale modo migliore se non quello di risolvere un enigma? Si sarebbe quindi recata a Parigi ed avrebbe interrogato Messieur Godot, nuovamente.
Evitò di coinvolgere il suo attendente, lasciandolo dormire e di buon ora, la casa d'arte ebbe l'onore di ricevere una visita del comandante delle guardie.
Le cose andarono meglio di quanto sperasse.
In assenza del proprietario, Oscar trovò in suo figlio un interlocutore piuttosto loquace. E quando gli mostrò il disegno a matita del Jack di fiori, ritrovato con gli altri nella cartellina di pelle in soffitta, all'interno della cassapanca insieme al suo vestito da odalisca, il ragazzo non ebbe dubbi a proposito e spifferò tutta la verità.
Brienne de Jarjayes non era stata solo l'acquirente delle carte, ma anche la creatrice.
Si era occupata personalmente degli schizzi e raccomandata che fossero realizzati secondo i suoi dettami.
Le petit Godot, aveva terminato quelle chiacchiere, addirittura complimentandosi con lei per il talento di sua zia.
 
-"Un'ultima domanda Sebastian...è possibile che anche questi disegni siano stati realizzati da Lei?” - aggiunse Oscar mostrando gli altri acquerelli nella cartellina
-"Sì certo… sembra proprio la stessa mano"-
 
La donna lo salutò poco dopo, uscendo costernata.
Aveva avuto le risposte che cercava ma adesso altre domande le affollavano la mente...perché sua zia le aveva mentito? Era lei il vero Jack di fiori e come mai il dottor Lassale si era addossato la colpa?
In fine, se quei disegni sono suoi perché le iniziali JJ ?
A quanto pare i segreti dei famiglia si intrecciavano inesorabilmente con quelli di corte e soprattutto col suo.
Montò a cavallo con l'intento di recarsi a corte, ma dovette cambiare programma.
 
Colonna Sonora: Musica epica
 
In strada la gente correva concitata e si sentivano urla e bestemmie. Un gentiluomo di passaggio si fermò a ragguagliarla sulla situazione. Un piccolo tumulto era scoppiato al passaggio di una carrozza
nobiliare.
Si affrettò al galoppo e sbiancò quando riconobbe quella di sua madre. Si accostò, ma fortunatamente la donna stava bene e si trovava in compagnia di una giovane dall'accento straniero
 
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-"Madre che vi è accaduto?"-
-"A me nulla Oscar, ma la mia ospite è ancora spaventata. Attraversava Parigi per recarsi da suo fratello quando hanno tentato di rapinarla. Il cocchiere nel fuggire non è riuscito ad evitare una buca e una
delle due ruote si è spezzata"-
-"State bene Madamoselle?"-
-"oui Messieur"-rispose timidamente ed Oscar ebbe l'impressione di averla già vista
-"Questo è mio figlio il comandante Oscar Francois e come vi dicevo e il migliore amico di vostro fratello il conte Fersen"-
-”Voi siete la sorella di Hans?"-chiese stupita, ecco perché credeva di conoscerla, la somiglianza risultava palese
 
La ragazza fece cenno di si
 
-"Sono incantato contessa e al tempo stesso dispiaciuto per l'accaduto, vi prometto che me ne occuperò io stesso ma non è prudente rimanere qui”-
-" Pensavo di accompagnarla personalmente"-
-"Buona idea madre, nel frattempo farò un giro di ricognizione”-
-"Grazie comandante... vi rivedrò stasera a corte?"-
-"Sicuramente madamoselle"-
 
Oscar si assicurò che la carrozza prendesse la strada senza problemi e poi decise di interrogare un po' di gente per capire la dinamica dell'accaduto.
Entrò nella taverna all'angolo, da lì si godeva di un'ottima vista sulla strada.
Si fece largo tra i grugniti di disapprovazione dei clienti ed ordinò una birra
 
-"Qui non serviamo i nobili sanguisuga”-
 
Per tutta risposta lei fece tintinnare una moneta sul bancone
 
-"Perché, cosa hanno di diverso i miei soldi rispetto a quelli degli altri”-
 
L'oste la servì riluttante
 
-"C'è stata un po' di confusione fuori prima"-
-"Bevete ed andatevene, qui nessuno parlerà con voi"-
-"Certo me ne andrò, però poi potrei decidere di tornare con un intero reggimento, allora sarete costretto per forza a parlare… Ma io non sono violento di natura… Preferisco la cortesia"-
-"Ed io cortesemente vi invito a tornare da dove siete venuto… Se vi dicessi qualcosa, dopo me la farebbero pagare"-
-"Come volete"-rispose portandosi verso l'uscita, ma fu affrontata da tre uomini dall'aria minacciosa
-"Lasciatemi passare"-
-”Altrimenti?”-
 
Oscar sguainò la spada, un battito di mani, dal fondo sala, attirò l'attenzione degli astanti
 
Colonna Sonora:Musica Angelica
 
-"Questa poi… Un duello in piena regola e all'ora di pranzo"-
 
L'ufficiale si voltò e riconobbe il soldato della guardia De Soisson
 
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-"Comandante rinfoderate la spada, se fate esattamente come vi dico eviterete guai"-sussurrò avvicinandosi
-”Che fai Alain adesso ti metti a difendere i nobili?”- si rivolse a lui uno degli uomini
-"No, è solo che non mi piacciono le vigliaccate, voi siete in tre contro uno e c'è da scommettere che all'inizio del combattimento qualcun altro tirerà fuori il coltello"-poi aggiunse-"sentite se torcete un solo capello a quest'uomo sarò costretto a venire qui con la guardia metropolitana e questo locale sarà demolito in men che non si dica. Credo che non convenga a nessuno. Mi accerterò io stesso che smetta di fare l'eroe e
se ne torni a Versailles"-
 
Così i due soldati uscirono.
 
-"A quanto pare mi ritrovo ancora una volta a salvare il vostro nobile culo signor conte"-
-"Ce l'avrei fatta anche da solo"-
-"Sì a farvi ammazzare e per cosa... nessuno avrebbe tradito i propri amici”-
-"Nella carrozza che è stata attaccata c'era una nobile svedese… Se le fosse successo qualcosa, ci sarebbe stato un vero e proprio incidente diplomatico. Ma insomma, possibile non si possa più attraversare
questa città senza rischiare la pelle?"-
-"E di chi credete sia la colpa? La gente è disperata. Chi ruba lo fa per fame"-rispose Alain rabbioso fissando con fierezza gli occhi del suo superiore
 
-Mio Dio- pensò – ha il suo stesso sguardo...-
Oscar fuggì a quell'attenzione sentendosi in imbarazzo
 
-"Ora è meglio che vada"-tagliò corto
-”Cesar”- Alain aveva avuto l'ardire di cavalcare il destriero, tempo addietro -"vedo che avete una nuova sella, è magnifica"-aggiunse toccando il cuoio pregiato.
 
Ma un particolare gli gelò il sangue.
Impresso a fuoco vi era un'emblema… Uguale a quello serigrafato ad uno dei charms che pendevano dal braccialetto caduto al suo angelo biondo.
Ne tracciò le linee con le dita soffermandosi sul punto centrale
 
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-"E' lo stemma degli Jarjayes"-
 
Oscar rispose con orgoglio a quella muta domanda, senza capire le conseguenze.
 
-"Certo… Naturalmente"-sussurrò il soldato
-"Ti saluterò Andrè"-
-"Non datevi pena. Uno di questi giorni passerò io personalmente"-disse con tono indecifrabile
 
-E avrò un po' di cose da chiedergli- aggiunse nella sua testa.
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 51
*** L'Affare Della Collana ***


CINQUANTUNESIMA PUNTATA
 
L'affare della Collana”
 
 
 
 
Versailles, settembre 1784
 
Colonna Sonora: J. Strauss -Valzer Viennese
 
La reggia era scintillante più del solito quella sera: ospitava contemporaneamente il ballo di fine estate e dava il benvenuto alla prima visita dell'ambasciatore statunitense.
I suoi saloni illuminati a giorno da centinaia di migliaia di candele, drappeggiati con la doppia bandiera, erano pieni di nobili fino all'inverosimile, arrivati da ogni parte della Francia.
 
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La famiglia Jarjayes al completo, aveva fatto il suo ingresso poco dopo, per poi dividersi, ognuno seguendo il proprio compito.
Oscar ed André salutarono sua Maestà la regina, sempre ben lieta di accoglierli alla sua presenza.
Poi si diressero lontano dalla ressa, per bere qualcosa, in un angolo più appartato.
 
-”Tutto bene Oscar?”- s'informò il suo attendente
-” Si soffoca qui...avrei preferito starmene a casa”-
-” Già comodamente rannicchiati sotto le lenzuola...a...”-
-”Basta così...e ti pregherei di fare attenzione, qualcuno potrebbe udire”-
 
L'uomo si risentì di quel rimprovero.
Sapeva che tornati a palazzo, non avrebbero avuto la stessa libertà di Arras, ma non si aspettava un cambiamento tanto repentino da parte della donna.
Erano diversi giorni che non manifestava più il desiderio di incontrarlo in camera sua e spesso lasciava palazzo senza nemmeno avvisarlo o portarlo con se.
André iniziava a pensare assurdamente, di essere stato solo un capriccio di cui si era già pentita, forse per questo non voleva nemmeno che se ne parlasse.
 
-”Oscar...come stai?”-
 
Una voce a lui poco gradita, ruppe il silenzio intercorso fra loro.
 
-”Hans...”-
 
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Era da molto che non aveva più sue notizie. Dalla sera del ballo. Dal famoso primo bacio, dato all'uomo sbagliato e di cui ancora si vergognava.
Il conte Fersen aveva lasciato casa sua adducendo la scusa di affari da sbrigare e lei gli era stata grata di averle evitato un inutile imbarazzo. Ma non solo, anche di averle aperto gli occhi su quali erano i suoi reali sentimenti.
 
-”E' tanto che non ci vediamo. Ti devo delle scuse e dei ringraziamenti per il soccorso prestato a mia sorella”-
 
La fanciulla si fece avanti e timidamente salutò i due ragazzi.
 
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Il comandante le baciò galantemente la mano e lei arrossì.
Oscar dimenticava sempre l'effetto che faceva alle giovani donne all'oscuro del suo segreto.
 
-” Contessina spero che il vostro soggiorno a Parigi da lì in poi sia stato più piacevole”-
-”Ho già dimenticato quell'increscioso incidente. La Francia è magnifica, me ne sono innamorata! A proposito portate i miei saluti a vostra madre”-
-”Potete farlo voi stessa se volete, è qui stasera”-
-”Mi farebbe davvero piacere”-
-”André accompagna Madamigella da Ma man”-
-”Grazie...lui è vostro fratello?”- chiese, già rapita dai più duri lineamenti dell'uomo
-”No sorellina”- s'intromise Fersen -” è solo un servo”-
 
I due si fronteggiarono con sguardo di sfida.
André non aveva gradito quella puntualizzazione.
 
-” Messieur Grandiè è il mio attendente ed è come un fratello per me. Vi condurrà da mia madre, potete stare tranquilla con lui”- disse il comandante per mettere fine alle occhiatacce fra i due
 
Rimasti soli fu il conte svedese a prendere la parola.
 
-”Non so' da dove cominciare...Quella sera al ballo in maschera...”-
-”Hans davvero non è necessario...”-
-”No Oscar, lasciami parlare. Dio eri così bella ed io ho voluto credere, con tutte le mie forze, fossi tu la donna del mio sogno. La realtà era tanto dolorosa che la mia mente ha cercato con tutti i mezzi di nasconderla
al mio cuore, inutilmente purtroppo. Quando tutto è stato chiaro ai miei occhi, ho pensato fosse meglio lasciare la tua casa. Temevo la tua reazione e la fine della nostra amicizia. Perché per me sei e sarai sempre
il mio migliore amico”-
 
Si sentì punta sul vivo.
Da quando André le aveva dimostrato che una rosa resta pur sempre una rosa, provava un certo fastidio ad essere indicata come un uomo, in certe circostanze.
 
-”Va tutto bene e in nome della nostra rinnovata amicizia ti prego di dimenticare quell'increscioso incidente...”-
-”Certo, non ne parleremo mai più...”-
-”Vostra sorella è deliziosa”- cambiò repentinamente argomento
-” Ha terminato i suoi studi, la riaccompagnerò in Svezia, la settimana prossima”-
-”Partite dunque?”-
-”Re Gustavo mi ha convocato...resto pur sempre uno dei suoi ufficiali...e poi devo farlo...è meglio per tutti che io mi allontani adesso...”-
 
Non terminò la frase abbassando lo sguardo ed Oscar temette il peggio.
Sapeva da André, quanto Fersen avesse ripreso già da tempo la sua relazione con la regina.
 
-” Adesso... Hans?...”-
-” Sua Maestà aspetta un bambino!”-
-”Cosa? No...non può essere...”-
 
Lui la fissò in modo grave.
 
-”Nessuno lo sa'...nemmeno il re...”-
-”E perché mai? Un nuovo erede... non potrebbe che esserne felice...”- s'interrogò Oscar, poi dopo un attimo continuò -”Oh Mio Dio non mi starai asserendo che...Hans ti prego...dimmi che non è ciò che penso...
oddio non riesco nemmeno a chiedertela una cosa simile...”-
-” Non lo so' Oscar...difficile saperlo adesso...”-
-”Ma potrebbe?”-
 
Fersen annuì col volto addolorato
 
-”Come ha potuto perdere il senno così...lei è la regina di Francia eppure continua a comportarsi come l'ultima delle...delle...”-
-”Oscar ti prego...credevo almeno tu potessi capirci...”-
-”Proprio perché capisco...E' tradimento Hans...come fai a non rendertene conto! Se il re lo scoprisse tu verresti giustiziato all'istante e lei ripudiata...nella migliore delle ipotesi finirebbe i suoi giorni in un convento,
lontana dai figli...”-
-” E' per questo che me ne vado. Sarò via quando lei darà la notizia ufficialmente. Allontaneremo così ogni illazione o pettegolezzo. E comunque, come ti ho detto, non è certo che sia mio. Maria Antonietta da
quando è tornata a vivere a Versailles, ha dovuto adempiere comunque ai suoi doveri coniugali”-
 
Oscar arrossì. Anche lei era una donna fatta ormai.
André le aveva mostrato quanto potesse essere bello l'amore carnale, ma al tempo stesso, aveva capito anche quanto potesse diventare sgradevole se vissuto contro la propria volontà.
Dare il proprio corpo senza provare alcun sentimento verso l'uomo che si ha accanto, doveva essere terribile!
Ringraziò perciò Dio, perché il suo status la metteva al riparo da qualsiasi matrimonio di convenienza.
Nel frattempo da lontano, gli occhi del suo attendente la squadravano vigili e una punta di gelosia, gli mordeva l'animo.
Era in momenti come questo che avrebbe voluto gridare al mondo intero la verità.
Oscar era una donna. La sua donna!
 
-”Toh guarda un po' chi si rivede il bell'Andrè!”-
 
 
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L'affascinante voce della duchessa di Montclaire lo strappò ai suoi pensieri folli.
 
-” Mia Signora è sempre un piacere...Versailles aveva perso il suo splendore senza di voi...ma adesso che siete tornata,la vostra presenza illumina la corte più che mai”- le disse profondendosi in un sontuoso
inchino
-”Suvvia...adulatore che non siete altro...ma continuate pure, sapete quanto ami i vostri complimenti...i nobili diventano ogni giorno più noiosi”- civettò lei
-”Ed io a quanto pare resto il vostro passatempo preferito...”-
 
André decise di non porre fine subito a quella conversazione. Voleva essere visto da Oscar. Voleva metterla alla prova.
Ambiva ad una sonora scenata non appena fossero rientrati.
 
-”Ahahaha non mi sembra che vi dispiaccia. Se avete notato la mia assenza vuol dire che vi sono mancata...”-
 
Ecco il comandante si era voltato e li aveva intercettati.
Ma troppo orgogliosa per raggiungerli, avrebbe sopportato in silenzio.
 
-”Madame, non potete nemmeno immaginare quanto...”- rispose, prendendole la mano per poi baciarne delicatamente il dorso
-” Tornate a trovarmi allora...come ai vecchi tempi”-
 
Lei non si vergognava di certo a passeggiare con un servo.
 
-”Sicuramente...ora vi lascio”-
 
L'uomo aveva ottenuto ciò che voleva e tagliò corto, lasciandola interdetta.
Quindi raggiunse Oscar.
 
-”Possiamo anche andare...o forse tu vuoi rimanere a conversare piacevolmente con le nobili signore”-
-”No, passavo solo il tempo aspettando che terminassi il tuo Tete-a-tete con l'amante della regina”- sottolineò lui
-”Sei davvero fuori luogo”-
-”Non capisco perché la verità stasera ti dia tanto fastidio”-
-”Ed io non capisco come mai sei tanto poco discreto...con tutti...”-
 
Sorrise di sottecchi. Aveva colpito nel segno.
 
-”Passiamo dai giardini, non mi va di aspettare la carrozza, rientriamo a cavallo”-
-”Come preferisce Signor conte”- puntualizzò lui, facendola imbestialire
 
Attraversarono il parco, illuminato unicamente dalla luce della luna, fino alle scuderie, in silenzio.
Tuttavia lungo la strada fecero uno strano incontro.
Uno dei suoi ufficiali, il capitano De La Motte camminava velocemente, accompagnato da un uomo ed una strana donna dai capelli biondi che Oscar credeva di riconoscere.
Poco più in là, vedendola, il Cardinale di Rohan e un'altra donna vestita di nero, si erano affrettati, nella direzione opposta, quasi come se volessero evitare d'incrociarla.
O almeno questa era l'impressione che le avevano dato.
Ma forse si stava sbagliando.
La gelosia provata nel rivedere André con la duchessa di Montclaire le offuscava la ragione.
Non significava niente...o forse si?
 
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Palazzo Reale, 10 agosto 1785
 
Colonna Sonora: Muse- Isolated sistem
 
(1) Versailles si apprestava a celebrare nello stesso tempo l'assunzione, la festa della Corona e la festa della regina Maria Antonietta.
Sono le 11 il cardinale di Rohan, grande elemosiniere di Francia, in sottana, marezzo scarlatto e rocchetto di pizzo bianco, ha già indossato i paramenti sacri.
Egli attende il re, la regina, la famiglia reale e i ministri per condurli in pompa magna alla cappella.
Nella galleria degli specchi, nella sala del consiglio, in quella di rappresentanza, nel gabinetto del pendolo, nel salone dell'occhio di bue e nella cappella, la corte è riunita al gran completo.
 
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Fuori, un'immensa folla, venuta da Parigi e dalla campagna circostante, aspetta il corteo. Si avvicina l'ora della messa.
Il re fa chiamare il cardinale.
Entrando negli appartamenti di Sua maestà, Rohan trova riuniti il sovrano, la regina, il guardasigilli e il ministro Bruteil.
Sullo scrittoio reale ci sono diversi foglietti manoscritti, firmati da un certo Bohemer.
Il cardinale non fa in tempo ad aprire bocca.
 
- "Cugino, avete forse acquistato una collana di diamanti a nome della regina?"
-"Si Maestà"-
-"Dov'è questa collana?"-
-"Credevo fosse stata consegnata alla sovrana"-
-"Chi vi ha incaricato di una tale commissione?"-
-"La regina mi ha fatto pervenire una lettera della contessa De La Motte, a questo punto ho creduto di far piacere a Sua Maestà, eseguendo le sue istruzioni"-
 
Pallida, con le lacrime agli occhi, Maria Antonietta è indignata al pensiero che un gran signore possa crederla capace di compiere un gesto di quest'importanza di nascosto dal re.
Cosciente però della reputazione di corte per la sua spensieratezza e il suo disprezzo dell'etichetta, ella interviene:
 
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-"Come vi è passato in mente signore, che vi avessi scelto per trattare un tale affare, quando da otto anni non vi rivolgo la parola!"-
 
Rohan impallidì.
 
-"Vedo che sono stato crudelmente ingannato. Pagherò la collana. Non immaginavo nessuna frode… Solo mi ha guidato il desiderio di far piacere a Vostra Maestà"-
 
Così dicendo estrasse dalla tasca un biglietto firmato Maria Antonietta di Francia e lo consegnò al re.
 
-"Questa non è la scrittura della regina”- osservò Luigi XVI -”Come ha potuto un grande elemosiniere di Francia, un principe della casa di Rohan, cadere in un simile tranello! Tutti sanno che una regina firma solo
col nome! Spiegatemi dunque questo enigma, non voglio vedere in voi un colpevole, ma voglio sapere cosa significano questi sotterfugi"-
 
Il cardinale si sentì perduto.
Il re lo osservava, la regina lo evitava ma la sua indignazione era palpabile.
Sopraffatto dall'emozione, il religioso si appoggiò al tavolo.
 
-”Sire sono troppo turbato per rispondere in modo coerente"-
-"Riprendetevi ed accomodatevi nel mio gabinetto. Là troverete carta,penna e inchiostro vi prego di descrivere tutta la vicenda dall'inizio "-
 
Dopo un quarto d'ora circa, Luigi di Rohan tornò con il manoscritto, altrettanto confuso, quanto lo erano state le sue stesse parole.
Nella dichiarazione ammise che una certa madame De La Motte, lo aveva incaricato di acquistare la collana per la regina, mantenendo il più stretto riserbo sulla faccenda.
Il sovrano lo lesse attentamente.
 
-"Signore, non posso dispensarmi in una simile circostanza, dall'apporre i sigilli a casa vostra ed avvertirvi che sarete arrestato”-
 
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-"Sire, obbedirò sempre agli ordini di Vostra Maestà, ma degnatevi di risparmiarmi il dolore di una simile umiliazione con indosso i paramenti sacri e di fronte a tutta la corte”-
 
Luigi XVI tergiversò, ma Maria Antonietta, con gli occhi dolenti, lo fissò, stanca di essere al centro di calunnie e maldicenze ed oggetto di derisione da parte dell'opinione pubblica.
 
-"Signore sarà fatto tutto ciò che è in mio potere per consolare i vostri parenti e desidero che possiate giustificarvi. Faccio quello che devo in qualità di re e di marito"-
 
Nel frattempo a palazzo, la folla aspettava sorpresa: l'ora della cerimonia era passata da molto tempo; i sovrani non apparivano.
Fuori, il popolo si spazientiva.
Ad un tratto la porta degli appartamenti reali si spalancò.
Il grande elemosiniere si diresse verso l'uscita,sembrava un fantasma e nel momento in cui egli raggiunse l'occhio di bue, prima di entrare nella grande galleria, il barone Breuteil apparve dalla stanza del re:
 
-"Arrestate il cardinale!!!"-
 
Oscar ebbe un sussulto.
La richiesta sapeva di incredibile, un indicibile stupore colpì tutti i presenti.
Girodel più vicino all'uscita, si fece avanti e si pose a fianco del prelato.
 
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Dopo il primo momento di sorpresa, scandito da alcuni secondi di interminabile silenzio, si scatenò una confusione indescrivibile e, scortato dal capitano, il cardinale raggiunse i suoi appartamenti di Versailles.
Luigi XVI firmò l'ordine di arresto, indirizzato, secondo l'uso, al governatore della Bastiglia, poi un altro nei confronti di madame De La Motte.
Jeanne non era più a Parigi.
Si trovava a Bar Le Duc, dove viveva sfarzosamente già da un po', invitata dai grandi signori della regione.
Indossava sempre abiti stupendi, arricchiti da magnifici diamanti.
Il comandante, messa da parte la sorpresa, tentò di venire a capo della situazione.
Lungi dall'essere uno scherzo, Oscar capì che l'arresto di un membro della famiglia reale, nonché principe della chiesa cattolica, poteva essere motivato solo da una grave offesa alla corona.
Chiese subito udienza al re, ma fu il guardasigilli a fermarla.
 
-” Conte, lasci a noi le questioni riguardanti la giustizia di questo paese, si limiti a fare il suo dovere!”-
-”Ma Signor Ministro io...”- non terminò la frase
 
La mano di sua zia, fermò il suo orgoglio.
Brienne de Jarjayes la fissò con aria di rimprovero, prima di sussurrarle:
 
-” Me ne occupo io”-
 
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Colonna Sonora: Oblivion soundtrack
 
Oscar camminava irrequietamente su e giù per il suo ufficio.
La giornata volgeva al termine, ma di sua zia, nemmeno l'ombra.
La corte era in subbuglio, voci di tradimento si susseguivano fra i corridoi di Versailles.
Si parlava di un certo scandalo in cui fosse coinvolta addirittura la regina.
Monsieur al Luxemburg, i principi di Condè e Dangeau e il duca di Bourbon si era stretti attorno alla potente famiglia di Rohan, manifestando al re il loro dissenso per la sua decisione di rinchiudere il cardinale alla
Bastiglia, quella sera stessa.
Un emissario era partito alla volta di Roma per avvisare addirittura il Papa.
Il Duca d'Orleans non aveva perso tempo e aveva iniziato già a gettare fango sulla corona, in particolare “sull' austriaca” , pur di guadagnarsi nuovamente il favore del popolo.
E benché lei fosse allergica ai pettegolezzi, uno strano stato d'ansia aveva preso il sopravvento.
I pensieri del colonnello furono interrotti finalmente dall'arrivo della dama di seta nera.
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-”Allora che notizie mi date?”-
-”Non buone. Rohan è accusato di induzione alla frode e grave offesa alla corona nella persona di Sua Maestà la regina”-
-” Cosa? Ma sono anni che cerca una riappacificazione”-
-” Ed è stato proprio questo suo desiderio la sua rovina”-
-”Andiamo zia, sono certa che sappiate molto più di quanto cerchiate di nascondere...ditemi tutto senza indugi!”- chiese Oscar spazientita
-” Oh beh conta molto poco, lo scandalo che sta per scoppiare coinvolgerà mezza Parigi! Il re sta valutando di far giudicare il cardinale dinanzi al Parlamento, mossa stupida ed avventata”-
-”Perché dite questo?”-
-”Perché qualunque sia il verdetto, chi ne uscirà perdente, sarà l'istituzione stessa della monarchia”-
-”E' davvero tanto grave?”-
-”Si nipote mia. I pettegolezzi sono veritieri e, trattandosi della regina, ho parlato con l'unica persona a conoscenza di tutti i fatti, Madame Campane...lei tiene sempre dei diari dove annota ogni singola cosa che accade
a corte. Mi ha dato il permesso di leggerne qualche pagina alla principessa Adelaide”-
terminò la frase sventolando un quaderno elegantemente rilegato
-” Vi prego riassumete per me, allora”-
-”Il 12 luglio, il gioielliere della corona è venuto a Versailles per portare alla sovrana un braccialetto e due orecchini di diamanti, regalo del re in occasione del battesimo del principe Charles. Nel congedarsi egli ha consegnato alla dama di compagnia, madame Campane appunto, un biglietto del suo socio, nel quale si parla dell'acquisto da parte della regina della più bella collana di diamanti mai realizzata, del valore di oltre un
milione di Luigi d'oro. Più tardi Maria Antonietta non comprendendo il senso del biglietto, lo ha bruciato senza pensarci due volte. Tre settimane dopo essere rimasto senza risposta, Bohemer ha provato ad avvicinare nuovamente Madame Campane per rammentarle il pagamento, e quando lei gli ha fatto presente che mai la sovrana aveva avuto desiderio di acquistare il gioiello, lui spiegò alla donna che la regina aveva deciso di procurarsi la collana di nascosto dal re e l'aveva fatta comperare da monsignore il cardinale. Riferito il tutto, riuscì ad ottenere così un'udienza, durante la quale col suo socio sostenne di aver parlato, alcuni mesi prima
con una certa Madame de La Motte, ultima discendente dei Valois. Questa contessa aveva affermato di essere in ottimi rapporti con Sua Maestà, e per dar credito alle sue parole aveva mostrato loro delle lettere
firmate da Maria Antonietta in persona, promettendo di esercitare tutta la sua influenza per convincere la sovrana. Qualche settimana dopo, era ritornata, assicurando che un gran signore sarebbe venuto quale
acquirente a nome della regina, egli altri non era che Rohan, così il 29 gennaio il contratto è stato siglato. La collana è stata consegnata il primo febbraio nelle mani di questa sconosciuta nobile, che avrebbe avuto
cura di portarla immediatamente a Sua Maestà, mentre il versamento della prima rata sarebbe stato effettuato entro il primo luglio. Né l'una né l'altra cosa naturalmente è accaduta, in quanto Maria Antonietta è
all'oscuro di tutto e la collana risulta sparita nel nulla”-
-”Ma allora il cardinale è stato truffato...perché il re lo ha messo agli arresti? E' chiaramente anch'egli una vittima...come avete detto che si chiama la contessa?”-
-” De La Motte Valois”-
-”Oh mio Dio...Jeanne De La Motte?”-
 
Sua zia scrollò le spalle mentre la giovane impallidì. Cosa questa che non sfuggì a Brienne.
Frettolosamente il colonnello si portò alla sua scrivania, rovistando fra le carte di un registro.
 
-”Oscar che accade? Credevo per una volta di non dovermi preoccupare per la nostra famiglia, visto anche, che ad eseguire l'ordine di arresto è stato Girodel, cosa questa che i Rohan non dimenticheranno...ma mi
sto sbagliando?”-
 
Sua nipote annuì prima di parlare.
 
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-” Il marito della contessa, Nicolà De La Motte, è un mio ufficiale, fu raccomandato proprio dal cardinale di Rohan. Ha chiesto una lunga licenza nel luglio scorso, ma alla sua scadenza, pochi giorni fa, non si è
presentato in caserma...avevo infatti dato ordine di avvisare la famiglia ed eventualmente di propinargli una punizione, se la sua assenza perdurava senza un'adeguata spiegazione...”-
-” Se è coinvolto con sua moglie a quest'ora avranno avuto tutto il tempo di lasciare la Francia...gli Orleans e la Contessa di Polignac ci andranno a nozze, non appena si verrà a sapere che uno dei tuoi soldati è implicato
in uno scandalo di tale portata!”-
-”Passi gli Orleans che reclamano ancora il comando della guardia reale, ma cosa centra la Polignac?”-
-”Sua Maestà l'ha fatta convocare urgentemente, Madame Campane si lamentava del fatto di come Ella le abbia scritto di accorrere per darle supporto morale in nome di una loro rinnovata amicizia.
Ed ovviamente la contessa non sta nella pelle di essere rientrata nelle grazie della regina. Scommetto che comincerà a fare ancora terra bruciata intorno a se...”-
 
Oscar sospirò, con Fersen lontano la sua amata sovrana tendeva a ricadere negli stessi errori. Se prima però potevano essere perdonabili, data la sua giovane età, adesso, ormai adulta e madre di tre figli,
risultavano incomprensibili.
Ma non era solo questo ad angustiarla.
 
-”C'è di più zia...”-
-”Cosa...cos'altro dovrei sapere...”-
-”Io conosco Jeanne De La Motte personalmente...è stata qui una volta...e non solo in quanto moglie di un mio sottoposto, ma anche perché è la sorellastra di Rosalie, figlia della donna che l'ha cresciuta...”-
 
Stavolta fu la dama di seta nera ad impallidire.
Un conto era che uno dei soldati al comando di Oscar fosse un ladro, fin qui si poteva arginare; un altro che questa contessa truffatrice avesse un legame tanto stretto con una protetta di casa Jarjayes, portata addirittura
a corte dal comandante delle guardie reali, su cui già tanti segreti pendevano per via della sua nascita.
A qualcuno poteva passare per la testa di fare uno più uno e coinvolgerli nella truffa. E prima che loro avessero potuto dimostrare la totale estraneità ai fatti, ne sarebbe passato del tempo.
Tempo in cui gli Orleans potevano riappropriarsi della guardia reale mettendo al comando qualche loro rampollo; tempo in cui i loro beni potevano essere confiscati in via preventiva e sarebbero stati costretti ad
allontanarsi dalla corte, perdendo tutto il potere acquisito nel corso degli anni.
Brienne infatti, aveva sentito dire man mano che si faceva ordine in questa vicenda, che altre persone risultavano complici dei De La Motte e la polizia di Parigi, già da domani avrebbe eseguito arresti preventivi.
 
-” Oh signore...”-
-”Scriverò a Rosalie chiedendole di mantenere il più stretto riserbo sulla questione e di avvisarmi nel caso in cui Jeanne si dovesse fare viva con lei. Non tradirà mai la mia fiducia”-
-”Non capisci Oscar? Non è Rosalie a spaventarmi...ma questa contessa! Monsignore non è uno stupido, non si sarebbe mai fatto ingannare da un'ammaliatrice! Nella deposizione scritta, lasciata al re, il cardinale asserisce di aver incontrato la sovrana nel boschetto degli innamorati, a notte fonda e da solo, appuntamento romantico chiestogli da Maria Antonietta per ringraziarlo dei suoi servigi nell'affare della collana e
combinato dalla contessa! Che motivo aveva di mentire, adducendo una tale scusa che offende le loro Maestà e lo fa cadere in disgrazia?”-
-”La regina detesta Rohan, è impossibile che gli abbia dato un simile appuntamento”-
-”Certo che è impossibile! Ma se è riuscita a farglielo credere e non so come,abbiamo a che fare con una donna davvero diabolica!”-
 
La marchesa De Marteen aveva perso il suo proverbiale sangue freddo.
Dopo le rivelazioni di sua nipote, sentiva un pericolo senza nome palesarsi e da anni ormai aveva imparato ad ascoltare certe sensazioni.
Qualcosa stava per accadere, di molto grave. Qualcosa che li avrebbe travolti.
 
-”Oscar avverti Rosalie, ma fallo di persona. Niente biglietti scritti o messi a nome tuo che potrebbero costituire una prova se finissero nelle mani sbagliate. Più tardi presentati al guardasigilli e mettilo al corrente
della posizione del tuo soldato. Gli ordini di cattura per lui e sua moglie sono già stati emessi...e che Dio ci protegga...”-
 
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(1) Note storiche a cura di Claude Bertin

Ragazze/i non sono ancora riuscita a capire bene il funzionamento del nuovo editor. A seconda del dispositivo con cui apro la storia sia le foto che i caratteri differiscono. Mi scuso fin d'ora perciò di eventuali errori di impaginazione.

 

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Capitolo 52
*** E' Tutto Perduto? ***


 
CINQUATADUESIMA PUNTATA
 
E' Tutto Perduto?”
 
 
Colonna sonora: Bounjour Paris
 
Alcune settimane dopo lo scoppio dello scandalo, fatta eccezione per il conte De La Motte, fuggito a Londra coi diamanti, tutti coloro che risultavano invischiati nell'affare della collana erano stati arrestati: Rohan, Jeanne, il suo segretario un certo Renè De Villette e una giovane donna, la sedicente baronessa D'Oliva.
De Villette fu preso a Ginevra, egli era il più intimo confidente di Madame De La Motte ed infatti, poche ore dopo, rinchiuso alla Bastiglia, si seppe che aveva scritto di sua mano tutte le lettere indirizzate al cardinale dalla regina, quelle che avevano portato all'acquisto della collana. Inoltre aveva falsificato la firma di Maria Antonietta di Francia sull'accordo stipulato con i gioiellieri.
La baronessa D'Oliva rifugiatasi a Bruxelles, fu arrestata inizialmente senza che si sapesse ancora di cosa incolparla. Solo dopo il primo incontro coi giudici, si capirà il ruolo di primo piano, avuto inconsapevolmente nella truffa.
Il 5 settembre 1785 il Parlamento viene investito dell'autorità processuale.
 
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La vicenda appare relativamente semplice: il cardinale è stato vittima o complice di madame De La Motte, una costosissima collana è sparita grazie anche ad alcuni complici che in un modo o nell'altro sono intervenuti per meglio imbrogliare il prelato, usando il nome della regina.
Lo scandalo della collana divenne ben presto perciò un affare politico.
Per convincersene bastava ascoltare le conversazioni nei saloni di Parigi, oppure scorrere la stampa.
Come poteva essere diversamente quando, implicata nella faccenda, vi era la prima dama del regno?
Rohan credeva che la regina per oscuri motivi volesse la sua rovina e cercasse di fare di lui un capro espiatorio.
Ma ancor più grave si rivelò, che sia i parigini sia molti membri della corte, fossero dello stesso parere del cardinale, dunque questa faccenda portò a galla, tutto il clima di odio, di gelosie e di ambizioni che circondava “l'austriaca” fin dall'inizio del regno.
Maria Antonietta era diventata fonte inesauribile di critiche, discutibile per i suoi atteggiamenti e per la volontà di creare una corte nella corte, la sovrana era ormai agli occhi dei nemici del potere reale, il cattivo angelo del Re.
Addirittura si dubitava che il principe Charles, fosse figlio di Luigi XVI!
Orleans e i suoi alleati avanzarono una vera campagna per influenzare il popolo e la controversia esplose, facendo si che tutti si appassionarono ad un processo che vedeva compromessa la monarchia, la nobiltà e il clero.
Dalla crisi economica alla crisi di ideali, la Francia divenne in quei giorni, il centro di un focolare rivoluzionario che solo un re geniale, un governo di talento o un'amministrazione sana avrebbero potuto controllare.
 
 
 
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Luigi XVI invece, al contrario dei suoi illustri predecessori, aveva sentimenti e idee comuni, gli stessi di cui il re sole diceva che se fossero stati suoi, non sarebbe stato re.
Che cosa lo aveva indotto ad affidare questo processo al Parlamento? Forse la convinzione che l' innocenza della regina sarebbe stata dimostrata con maggiore evidenza se il dibattimento non fosse stato istruito da una giurisdizione eccezionale.
Ma sul piano politico, questa decisione si rivelò un errore: il dibattito di un affare così ingarbugliato, richiese infatti un'enorme pazienza e un lungo lavoro che provocò molte complicazioni.
L'opinione pubblica, trovando davanti al Parlamento il solo nome della regina e non la sua persona, sospettò l'esistenza di qualche colpa regale sotto l'inconcepibile credulità del cardinale.
Inoltre il Parlamento stesso aveva l'arma in pugno per vendicarsi di tutte le umiliazioni subite da parte dei precedenti re, ora che si trovava ad essere arbitro in una causa che coinvolgeva la corona.
Maria Antonietta, chiedendo l'arresto del cardinale, aveva trascurato i partiti che si sarebbero schierati con Rohan, prima di tutto la sua famiglia poi i principi di sangue e attorno a costoro tutto il clero di Roma.
Gli intellettuali di Francia erano concordi sul fatto che nello scontro secolare fra i reali e la Chiesa, fra il potere temporale e quello papale, ad uscire sconfitti sarebbero stati entrambi.
 
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Questo era il clima generale a Parigi, quando iniziò il processo, nel marzo del 1786.
La famiglia Jarjayes era stata appena sfiorata dallo scandalo.
Un tenue rimproverò riguardante il capitano De La Motte era venuto fuori dalla bocca della contessa di Polignac, verso il comandante delle guardie, ma non aveva sortito alcun effetto, messo a tacere brillantemente da Brienne.
Rosalie aveva mantenuto il segreto sui suoi rapporti con Jeanne, e la contessa De La Motte, durante l'istruttoria, aveva avuto il buon senso di non parlare mai della sua infanzia.
A testa alta quindi Oscar, Andrè e Rosalie presero posto a sedere fra i nobili presenti all'ingresso dei 65 giudici in aula, chiamati ad ascoltare gli indagati e i testimoni per emettere finalmente un verdetto.
 
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Colonna sonora : The Judge
https://www.youtube.com/watch?v=V5O44hUYKP8&list=PLejVwDbVZwOJIpjYtXe4BxVIEJpyzi1Ng
 
Durante i primi tre giorni vennero letti gli atti del processo, poi prese la parola il procuratore generale del re.
Il documento firmato Maria Antonietta di Francia venne dichiarato falsificato in modo fraudolento, dopo di che presero il via gli interrogatori degli accusati.
De Vallete fu il primo ad essere ascoltato: confessò di aver scritto le parole Maria Antonietta di Francia in fondo al contratto, affermando però di averlo fatto in buona fede. Subito dopo comparve davanti al Parlamento madame de La Motte.
Jeanne affrontò l'assemblea con uno sguardo arrogante e con un sorriso sulle labbra, quasi a confermare i propositi manifestati pochi giorni prima, quelli di smascherare dei grandi furfanti.
La contessa rispose con fermezza a tutte le domande, con tono provocatorio, occhi e atteggiamenti da donna cattiva che niente può sorprendere.
Parlò senza imbarazzo, insistendo sul fatto che al processo non vi era stata traccia di lettere e altri scritti, di tutte quelle prove materiali insomma a cui tenevano tanto i magistrati.
Per andare fino in fondo i giudici, secondo una tecnica ormai perfezionata, procedettero ai confronti.
È così lei iniziò a cambiare continuamente le proprie dichiarazioni e la tattica di difesa, tentando di compromettere un numero sempre maggiore di persone.
Jeanne fu molto intelligente e affrontò senza difficoltà i testimoni, compresi coloro che cercavano di confonderla con prove materiali: quando si accorgeva che uno dei suoi sistemi di difesa stava crollando, ne ricostruiva un altro sotto gli occhi dei giudici, con circostanze sempre più precise e spiegazioni più complicate.
Dopo parecchie ore il processo venne rinviato all'indomani, quando Madame Della Motte avrebbe dovuto fare i conti con Rohan e i suoi difensori.
Era sicuro ormai che l'innocenza del cardinale sarà tanto più evidente quanto sarà più chiara la colpevolezza stessa della contessa.
Il giorno dopo, venne chiamato al banco degli accusati, Monsignore.
 
 
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Egli apparve in aula stanco e commosso, camminava con difficoltà.
Il cardinale, per dimostrare la sua buona fede, fornì subito delle prove ai giudici: egli chiese a madame De La Motte, come poteva spiegare l'improvviso sfoggio di ricchezze che aveva caratterizzato la sua vita negli ultimi mesi.
Case, vestiti, gioielli, argenterie, carrozze, livree...da dove era spuntato fuori tutto il denaro necessario per quel lusso, se non dalla vendita dei diamanti della collana rubata?
Jeanne rispone senza scomporsi, che egli lo sapeva meglio di chiunque, visto che lei era la sua amante e lui la manteneva.
Questa risposta generò il subbuglio in aula, il presidente del collegio dei giudici fu costretto a rimandare la seduta.
La contessa uscì così incredibilmente vincente dal confronto con il prelato.
A Parigi in molti iniziarono a provare simpatia per lei e a credere che fosse stata realmente la vittima dei due potenti di turno: il cardinale e la regina.
 
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Ormai la capitale era in piena fibrillazione: diversi giorni erano passati dall'inizio del processo e cominciavano a circolare le varie memorie degli avvocati.
I giornali andavano a ruba, spesso le tipografie erano costrette a lavorare 24 ore su 24 per arginare la fame di notizie del popolo.
 
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Gli avvocati di Rohan, i migliori del regno, sembravano essere usciti abbastanza male dalle ultime udienze, il cardinale rimaneva agli arresti nella Bastiglia e nessuna prova concreta che lo scagionasse, era stata presa in considerazione.
Nessuno immaginava che gli astuti uomini di legge, possedessero un asso nella manica, che, come ogni buon giocatore, avrebbero calato a partita quasi conclusa, per sorprendere l'avversario.
Il loro Jolly era la giovane Baronessa d'Oliva, di cui fin'ora tutti ignoravano l'importanza.
Il punto cruciale della questione, era sempre stato quello di come avesse fatto un prelato tanto illustre e colto a farsi raggirare da semplici carte, firmate in un modo tanto maldestro e spacciate da Madame De La Motte come messaggi di sua Maestà.
E come nella rappresentazione di una grande opera teatrale, il colpo di scena, fu accompagnato da un fragoroso 'oh' di meraviglia, da parte dei presenti, all'ingresso in aula dell'ultima testimone.
La donna aveva infatti un'incredibile somiglianza con sua Maestà la regina, tanto che qualcuno dei presenti accennò addirittura ad un inchino.
 
Colonna Sonora: Bon Iver - Holocene
 
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L'arresto della giovane baronessa D'Oliva e il suo interrogatorio dimostreranno che madame aveva cercato di forzare la mano al cardinale.
Si viene a conoscenza per la prima volta, della storia inverosimile dell'incontro del cardinale di Rohan con la sovrana, in un boschetto di Versailles, di notte.
Come premessa al suo interrogatorio, madamoselle D'Oliva tenne a precisare di non aver mai avuto l'onore di conoscere il cardinale di Rohan, di non conoscere e di non aver mai visto i gioiellieri e aggiunse inoltre di non aver mai visto la collana, di non saper nemmeno della sua esistenza e, di conseguenza, non aver mai pensato che il cardinale o la contessa potessero esserne in possesso.
 
-”Un giorno il conte De Lamotte si è presentato a casa mia, come un ufficiale di alto rango, con grandi speranze di avanzamento, per dirmi che una persona molto distinta, una gran dama, voleva parlarmi, avendomi conosciuta al mercato dei fiori a Parigi. Dopo un po' di chiacchere il conte si ritirò annunciandomi che quella stessa sera avrei incontrato questa persona...”-
-”Dite a questa corte, Madamoselle, riconoscete la donna di cui avete parlato nella vostra deposizione come Jeanne De Lamotte?”- la interrogò il difensore
-”Assolutamente si... la contessa venne da me quella sera stessa si sedette con un atteggiamento misterioso e mi lanciò uno sguardo strano. Mi disse di essere molto legata a sua Maestà la regina e di godere della sua fiducia incondizionata. Mi chiese se io fossi persona degna di altrettanta fiducia, perchè lei si trovava qui proprio in nome della sovrana, per un favore. Capirete signore il mio stupore...quale favore poteva chiedere la prima dama di Francia ad una povera disgraziata come me?”-
-”Decideste dunque di accettare, nonostante i leciti dubbi?”- incalzò l'avvocato
-” Dopo quel momento di primo stupore, la contessa mi disse che per tale disturbo mi sarebbe stata data la somma di 15000 lire e la gratitudine della regina, che si sarebbe trattato di uno scherzo innocente, di cui molti avrebbero riso. Non avevo idea di cosa intendesse e mi ritenevo onorata e fortunata di servire la mia sovrana”-
-”Madamoselle D'Oliva volete spiegare a questa corte, cosa avvenne la sera dopo?”-
-” Il conte De La Motte venne a prendermi con una carrozza per portarmi a Versailles, ma prima passammo per un albergo dove mi fecero indossare abiti particolarmente eleganti e mi elevarono, seduta stante, al rango di baronessa. Fui costretta mio malgrado a subire questa ridicola metamorfosi che contrastava con il mio modo di essere semplice e naturale. Così vestita e pettinata, mi diedero una piccola lettera senza firma piegata in modo normale senza dirmi né cosa contenesse e neanche a chi fosse indirizzata, ed una rosa. Madame De Lamotte mi disse soltanto che avrei dovuto consegnare entrambe ad un gran signore tra le undici e mezzanotte in un boschetto e che avrei dovuto dirgli una certa frase convenuta...”-
-”Ricordate quella frase?”- la interruppe l'avvocato
-” Vi sarò sempre grata del vostro servigio, mio caro amico, voi sapete ciò che significa per me”-
-”Continuate”- intervenne il giudice
-” Mi posero sulle spalle una mantellina bianca e ci dirigemmo verso un magnifico parco...ero come avviluppata in questa specie di incantesimo in cui mi avevano gettato i due seduttori. Arrivati al luogo dell'appuntamento, mi condussero incontro a questo gran signore sconosciuto che mi si presentò davanti e si inchinò mentre la contessa un po' in disparte sembrava osservare la scena. Riferii parola per parola il messaggio e gli porsi la rosa, ma per quel che riguarda la lettera, rimase in tasca completamente dimenticata. Dopo la mia frase, madame De Lamotte iniziò a correre verso di noi, dicendo sottovoce che stava arrivando qualcuno ed era giunto il momento di andare... questo almeno è tutto ciò che ricordo.
-”Madamoselle cosa accadde dopo?”-
-”Tornai a Parigi... per un certo periodo di tempo la contessa mi invitava a casa sua, durante una di queste prime visite mi consegnò a diverse riprese la somma di 4268 lire. Fu tutto ciò che ricevetti da lei! Del resto i nostri rapporti furono di breve durata, dopo la consegna dei soldi, notai un gran cambiamento nel modo in cui mi riceveva, divenne fredda, quasi sgarbata...smise di invitarmi e ora capisco che era perché aveva raggiunto i suoi scopi.”-
 
Dopo quest' ultimo interrogatorio, ogni tassello del puzzle si incastrava perfettamente e delineava ormai l'immagine di una sola colpevole: Jeanne De Lamotte!
La donna non proferì parola, lasciò mestamente l'aula e fu condotta in una cella nell'attesa di una sentenza quanto mai scontata.
 
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Finite tutte le deposizioni i giudici si chiusero in camera di consiglio, ma nonostante la vicenda fosse ormai chiara, forti divergenze aleggiavano.
L' affare della collana rivestiva ormai un'importanza politica di primo piano.
Gli avversari politici contrari alla regina, tifavano per il cardinale e chiedevano un verdetto di assoluzione. Ma seppur innocente, un giudizio del genere comportava molti rischi. Infatti se si riconosceva al cardinale il diritto di credere nella possibilità che la regina potesse comportarsi in quel modo, si criticava al tempo stesso pubblicamente la sua leggerezza.
Alla fine la sentenza arrivò: Il cardinale di Rohan fu assolto, ma travolto dallo scandalo, dopo aver perso le sue cariche, venne esiliato nell'abbazia di la Chaise-Dieu.
La contessa de la Motte fu condannata a essere flagellata, marchiata e rinchiusa nella prigione delle prostitute e manicomio, la Salpêtrière. Suo marito, in contumancia, fu condannato a vita alla galera. Ad entrambi sarebbero stati confiscati i beni. Villette, infine, fu esiliato a vita, mentre la Baronessa D'Oliva venne ritenuta del tutto estranea ai fatti e dunque assolta.
 
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Dopo la lettura della sentenza, Jeanne perse l'imperturbabilità con cui aveva affrontato l'intero processo, caratteristica questa, risultata fino al giorno prima, vincente.
 
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In pochi secondi il suo destino si era nuovamente capovolto, gettandola in un buco nero, da cui stavolta, non si sarebbe mai più ripresa.
Iniziò ad inveire contro la corte, contro la nobiltà ed il clero, non risparmiando nemmeno gli avvocati difensori.
Era stato un complotto, la Francia risultava marcia fin nel midollo e dal suo punto di vista, ancora una volta, a pagarne le conseguenze rimaneva solo 'una figlia del popolo', come s'era definita.
Ma l'unico risultato ottenuto da questa reazione isterica, intervallata da insulti, lacrime e finti svenimenti, fu quello di ritrovarsi addosso le guardie, pronte a trascinarla fuori dal tribunale in ceppi.
Rosalie non era riuscita a trattenere le lacrime ed in un grido disperato, si lasciò sfuggire il nome della condannata, rivelandole la sua presenza fra il pubblico di uditori.
Jeanne aveva incrociato il suo sguardo e per un attimo il tempo sembrò fermarsi, il rumorio della sala svanire, le luci abbassarsi.
In un secondo eterno, le pareva essere tornata bambina, fra le strade di Parigi, mentre con sua sorella, rincorreva una palla di stracci, generando i rimproveri di sua madre che meditava quale fosse la punizione più appropriata per quella figlia ribelle che certe volte osava comportarsi come un ragazzaccio!
Sotto sotto era sempre lei a finire nei guai, a prenderle di santa ragione solo per quell'indomabile desiderio di voler essere più di ciò che era, del misero posto, quello degli ultimi, in cui la società l'aveva relegata senza averne colpa alcuna.
Buffo, in fondo la vera figlia di sua madre era lei, ma la piccola, dolce, piagnucolosa Rosalie, risultava essere la prediletta di casa.
 
-”Chiedo umilmente il permesso di rendere una dichiarazione spontanea”-
 
La contessa De La Motte ancora una volta, forse per l'ultima, sorprese tutti gli astanti.
 
-”Solo se si rivolge a questa corte col dovuto rispetto”-
-”Si, miei esimi signori”-
-”Bene, permesso concesso”-
-”In questi giorni mi avete passata al setaccio, giudicata, condannata...Ma vi siete chiesti veramente chi fossi? Il mio nome da nobile, forse non tutti lo sanno, è Jeanne Valois...si proprio così, come gli antichi signori di questa terra. Non ho chiesto io di nascere e soprattutto non in una famiglia in rovina. Di mio padre ho solo flebili ricordi, misti a fantasie di bambina.Mia madre credeva di poterci dare un futuro migliore trasferendoci a Parigi...Già... forse l'idea che aveva di futuro migliore, era di assicurarci un posto da mendicanti nelle strade piuttosto che da prostitute. Sono cresciuta così, alla mercè della pietà dei pochi che vivono in sfarzosi palazzi senza preoccuparsi minimamente di cosa accade fuori dalle loro mura. Li vedevo passare avvinghiati alle belle dame, ricoperte di gioielli e pellicce di ermellino, mentre io arrancavo nelle pozzanghere con le scarpe rotte ed abiti sempre fuori stagione: o troppo leggeri per combattere il rigido inverno o troppo pesanti per la calura estiva. Ed ogni volta che appoggiavo la testa sul cuscino, mi rimbombava in testa una sola domanda: perchè io? Cosa avevano loro più di me se non la fortuna di essere nate nella giusta famiglia? Si sono colpevole onorevoli signori. Colpevole di aver sognato una vita migliore. Colpevole di aver fatto di tutto pur di ottenerla, compreso servire chi faceva di me un burattino, minacciandomi di togliermi anche quel poco che mi ero conquistata. Agli occhi di tutti 'Lei' sembra un angelo, ma io dico che è l'angelo nero del Re! Si, signori e signori, sto parlando della regina Maria Antonietta di Francia!”-
 
Di nuovo l'aula fu in subbuglio e mentre i giudici richiamavano all'ordine, Jeanne prese nuovamente a sputare le sue accuse insensate.
 
Colonna Sonora:
https://www.youtube.com/watch?v=IWwXL3VLywM
 
-”La sovrana mi ha usata per distruggere la reputazione di coloro che odia, come il cardinale di Rohan; per aiutarla a coprire i suoi numerosi tradimenti con l'ufficiale svedese, ma non solo...persino a saziare i suoi appettiti sessuali contro natura...Infatti ella intrattiene tutt'ora una insana relazione con Oscar Francoise De Jarjaise”-
 
Oscar scattò in piedi ed istintivamente afferrò la spada. Fu Andrè a fermarla e non senza sforzo.
 
-“Una relazione che va contro ogni morale degli uomini e di Dio, poiché il famoso comandante delle guardie, altro non è che una donna vestita da uomo, che per tutta la sua vita ha ingannato la Francia intera!!!”-
 
A questo punto in aula scoppiò il finimondo. I giudici battevano il martelletto incessantemente, le guardie si gettarono su Jeanne per trascinarla via, mentre tutti i presenti inveivano contro i nobili e il clero.
Il cuore di Oscar sembrava essersi fermato.
Era in piedi, catatonica ed immobile come una statua di sale.
Andrè la guardò fisso negli occhi.
E per la prima volta, vi lesse il terrore.
 
 
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Note:
(Note storiche a cura dell'opera "i grandi processi della storia") Ne sono passati di anni dall'ultima volta che ho messo mano a questa storia. Non pretendo che ci sia ancora qualcuno a seguirla. Purtroppo la realtà della vita di tutti i giorni ci porta a fare scelte difficili e spesso ad allontanarci dalle cose che amiamo. Non so se questo sia un ritorno, ma lo spero proprio perchè ci tengo a portare a termine la FF.
Mi auguro che essa vi trovi e vi trovi bene.
Buone cose a tutte.
Cris

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