Siamo solo io e te di MagicaAlessiuccia (/viewuser.php?uid=10101)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Unico ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 1 *** Capitolo Unico ***
Mi chiedo perchè, quel giorno, me ne sono rimasto comodamente alla Tana.
E me lo domando da più di un mese chiuso nella mia camera, senza mai voler vedere nessuno. Solo due volte al giorno vedo la mamma far spuntare sulla sua mano un vassoio pieno di pietanze e acqua. Come sono egoista. Come se soffrissi solo io della tua morte..
Ginny ogni tanto viene a bussare alla mia porta senza mai proferire una sola parola. Credo che lo faccia per farmi capire che, volendo, qualcuno là fuori c'è ancora per me. Sono quei piccolo gesti che mia sorella mi regala ogni volta che sto male, ma adesso sono troppo vuoto per rendermene conto. A tempo debito la ringrazierò sperando, però, di non dover mai contraccambiare il favore. Quei piccoli richiami sulla porta sono il suo modo per starmi vicina. Le voglio un gran bene..
Harry non sa ancora della tua improvvisa scomparsa. Papà ha detto che avrebbe provveduto lui stesso, ma è un compito che appartiene a me. E devo farlo proprio oggi. Quali parole userò se, in fondo, non riesco a convincermi della realtà nemmeno io? Non sarebbe meglio farlo venire direttamente alla Tana per informarlo della tragedia? Non voglio che mi lasci anche lui, commettendo una delle sue solite sciocchezze. Perchè Harry, lo sai, usa la testa solo per le cose indolori. Ma quando saprà della tua morte credo che l'istintività avrà il sopravvento su di lui. Sai anche tu quanto sia testardo. E sai anche quanto spesso sbagli quando agisce di getto. Ma lui è così e tu lo stimavi anche per questo.
Vorrei smaterializzarmi a Privet Drive, ma non credo di farcela. Mi hai aiutato a studiare per quell'esame con tanta costanza ed impegno, che se l'ho passato è solo merito tuo; sappiamo entrambi che ci vuole forza e concentrazione, cose che io in questi giorni non so nemmeno che cosa siano.
Non mi ricordo nemmeno se l'abbia mai possedute, in effetti. Tu mi sgridavi sempre per la mia pigrizia e litigavamo sempre per la mia testa perennemente tra le nuvole. O, come dicevi tu, nel mondo dei sogni, dove scappano i bambini. Ebbene, secondo te perchè sono rintanato quì dentro da un mese senza lavarmi, né cambiarmi i vestiti? Perchè questo è diventato il mio rifugio, il mio mondo. Quì sono lontanto da tutto e da tutti e posso liberamente assaporare il tuo ricordo senza essere disturbato, né tantomeno voglio fare pena agli altri. Quì mi nascondo tra i miei rimpianti di non aver accettato il tuo invito a passare qualche giorno a casa tua. Se non avessi dato retta al mio fottutissimo orgoglio tu magari saresti ancora viva, al massimo ricoverata al S.Mungo accanto al mio stesso lettino. Abbiamo litigato per l'ennesima volta, ci siamo riusciti anche per lettere durante l'estate e nonostante la nostra lontananza, e io avevo deciso di non venire a trovarti. Così, per non farmi arrabbiare ancora di più, hai ritirato lo stesso invito fatto ad Harry, che è ancora ignaro dell'accaduto. Avrei potuto combattere al tuo fianco, difenderti per quanto mi fosse possibile. E invece il tuo sonno è stato bruscamente interrotto, vigliaccamente spento, direi.
Se potessi vedermi in questo momento, come nei giorni precedenti, ti arrabbieresti con me perchè non vorresti vedermi così. Mi dicevi sempre di reagire. E la mia reazione alla tua morte è questa: chiudermi in me stesso, tenendo la piccola fiamma della speranza accesa. In realtà la cera è caduta tutta a terra, spegnendo anche la più piccola illusione. Ma io vivo di sogni, lo sai.
Non ti ho mai detto che t'amavo sopra ogni cosa. E questo è un'altro rimpianto che appesantisce ancor di più la tua assenza e il mio senso di colpa. Eppure, che cosa c'erano tra noi? Solo battibecchi e litigi.
Ma in fondo questo era il rapporto che ci caratterizzava. Che ci rendeva speciali rispetto agli altri. Altro discorso egoista.. Egoista. Come volevi fingere di essere tu. Ti ricordi le sere passate a pregarti di farmi copiare i tuoi temi? E tu ti opponevi, dicevi che dovevo farlo per me stesso. Ma poi cedevi ogni volta che i miei occhi diventavano sempre più insistenti. Ma questo era quello che credevi tu. Perchè il mio sguardo era semplicemente una specie di adorazione nei tuoi confronti. Certo, quando facevi la sostenuta mi facevi perdere le staffe la maggior parte delle volte. Ma vederti cedere per venirmi in aiuto era sempre molto appagante per il mio cuore.
Sento del trambusto giù in cucina e credo che sia arrivato il momento di raccontare la verità all'ultimo componente del vecchio trio.
Scendo pesantemente le scale, trattendendo delle imprecazioni per il dolore ai muscoli: sono rimasti per troppo tempo fuori uso. Sento che all'improvviso il silenzio padroneggia la Tana, e sono certo che tutta la famiglia abbia riconosciuto il rumore delle scale che scricchiolano.
Quando scendo l'ultimo gradino sento mamma, papà e Ginny trattenere il respiro, probabilmente per il mio pessimo aspetto. D'altronde chi è in piena forma dopo un mese trascorso come in prigione, senza alcuna agevolezza? Naturlamente sono stato io a non volerla. Perchè non me la merito.
Mio padre avanza lentamente verso di me, alzandosi da una sedia della cucina. Non mi rivolge una sola parola, ma si limita a guardarmi. Forse prova compassione. Ma non mi importa, e prendo il telefono che mi porge.
"Solo se sei sicuro, Ron"Sento dire da mia sorella.
"Sì, Ginny ha ragione. Possiamo farlo noi se non te la senti"Aggiunge mia madre, al solito troppo apprenziva. Mi verrebbe da risponderle: mica sono morto io, ma decido di tacere. La mia famiglia non c'entra niente in tutta questa faccenda.
E senza dare retta ad ogni parola che mi viene detta, compongo il numero che è scritto su un foglietto posato sul tavolino ed attendo che qualcuno risponda. D'un tratto, mentre sento il telefono squillare a vuoto, mi ricordo che era stata proprio lei ad insegnarmi come funzionasse quel dannato arnese babbano.
Prima ancora che possa pensare ad altre vicende passate con l'amica che amavo, all'altro capo del telefono qualcuno risponde.
"Pronto?"Cerco di rispondere qualcosa, ma la mia bocca si è limitata ad aprirsi e chiudersi più volte, senza riuscire ad emettere alcun suono. Sento Harry riprovare a parlare, questa volta più irritato:
".. Pronto?! Chi è?"
"Mmm.. Hhhrr.."Questa volta esce solo un filo di voce dalla mia bocca, facendo innervosire ancor di più l'amico. Sento, nel frattempo, mia madre mettersi a piangere. Ma penso che sia normale dover allenare la gola dopo un mese di silenzio assoluto.
"Senti, se è uno scherzo non mi piace per niente. Chi sei?!"Mi schiarisco la voce, cercando di formulare una frase con senso compiuto.
"Harry"Riesco finamente a dire, tastandomi dolorosamente la gola.
"Chi è? Ron?"
"Sì.."
"Ciao, non credevo di sentirti attraverso il telefono"Mi dice Harry e posso sentire l'esclamazione sorpresa con cui mi parla. Poi dice una cosa che mi fa rimanere immobile, con la voglia di riattaccare il telefono e tornare nel mio mondo personale.
"Hai finalmente capito come si usa. Forse bastava che te lo spiegasse Hermione"C'è ironia nelle sue parole, che in questo momento sono del tutto inappropriate. Ma lui ancora non sapeva. Se non fosse successo niente, sono sicuro che sarei arrossito fino alla punta delle orecchie, ridendo nervosamente. Ma adesso, nella situazione attuale, sono rimasto senza parole, attaccato da un freddo brivido.
"Ron? Ci sei ancora? Dai, stavo scherzando, lo sai"Dice Harry.
Scusami, amico mio. Vorrei che questo momento fosse solo un incubo. Non voglio farti soffrire, Harry. Ma devo dirtelo. Anche tu devi sapere.
"Ha chiuso gli occhi per sempre"
Riesco finalmente a dire, socchiudendo gli occhi. Mi stanno bruciando in modo insopportabile. Ma non posso piangere. Lei non sarebbe fiera di me.
"Cosa?"Mi domandi.
Ti prego, Harry, non farmi più ripetere. E' troppo doloroso..
"Lei ha chiuso gli occhi per sempre"
La mia voce è bassa e roca, ma credo che finalmente tu abbia capito. Lei, la nostra amica..
"Ron, per favore, di cosa stai parlando?"
"Loro. Sono stati loro.. E adesso non potrà più riaprirlo. Non ci potrà più aiutare"
Harry, perchè non capisci? Non farmi dire esattamente come stanno le cose, non reggo più. Non ce la faccio. Vienimi incontro, Harry.. Per favore..
"Di chi stai parlando? Chi sono loro? Chi è che non può più riaprire gli occhi? E poi.. Perchè?"
Dalle tue parole capisco che stai intuendo qualcosa. Stai respirando un odore strano. Odore di morte. Ma non sai ancora di chi..
"Siamo solo io e te"
Riesco a dirti solo questo. Mi dispiace. La mia gola e il mio dolore non mi consentono di dire altro.
"Ma cosa stai dicend-.. Hermione? E' successo qualcosa ad Hermione?"
Ti stai agitando, Harry. Spero solo che tu non reagisca come credo. Non fare stupidate. Non farti guidare dalla rabbia. Devi solo starmi accanto, Harry.
"Ron, rispondimi, ti prego! Dov'è lei? Dimmi che è lì con te"
La tua voce si sta alzando. Non ce la faccio ad assistere anche al tuo dolore, Harry. Forse come amico dovrei offrirti il mio aiuto, ma mi chiedi troppo. Anche io ho il diritto di soffrire. A modo mio.
"Adesso siamo solo io e te"
Perdonami, Harry, ma ti devo attaccare. Avrai già capito la situazione e l'unica mia speranza, adesso, è che non tu vada a caccia di guai. Ho bisogno di te adesso più che in ogni altro momento. E se te ne vai con lei, soffrirò per due persone. E non so se ce la farò a vivere con il peso della morte sulla mia coscenza. Stai attento, Harry. Fallo per me.
Mentre riattacco il telefono posso ancora sentire la tua voce urlare in cerca di conferme, ma ormai è troppo tardi. Restituisco il telefono a mio padre e, sotto lo sguardo piangente di mia madre e mia sorella, esco di casa.
Ti sto aspettando, Harry. Vieni quì.. Adesso siamo solo io e te. |
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Riordinare, ecco che cosa poteva fare.
Si aggirò velocemente nella sua camera da letto, indecisa da quale parte cominciare. In problema era che, dopo una lunga occhiata e revisione, non c'era niente da mettere apposto. Tutto era rigorosamente posizionato nel giusto ordine. I suoi genitori l'avevano educata sin da piccola a mettere ogni cosa al proprio posto, come le penne nel calamaio, i libri nella librerai, gli abiti perfettamente piegati nell'armadio..
Leggere! Sì, poteva finalmente dedicarsi a quel libro che si era comprata ad Hogsmade nell'ultima gita scolastica. Corse fino alla grande libreria vicino alla porta e prese un grosso manuale con una copertina rossa: Come avere la possibilità di cambiare il Mondo di Beranard Lonley, era inciso con lettere d'oro. Si sedette felicemente sul letto, cominciando a sfogliare le pagine ancora immacolate.
Quando giunse al primo capitolo cominciò a leggere.
Ma la concentrazione andava e veniva, facendole leggere sempre la stessa riga. Distolse lo sguardo dal libro per qualche secondo per concentrarsi e poi riprovò.
Niente. La mente era da tutt'altra parte.
Chiuse con un tonfo il libro, buttandolo violentemente sulla scriviania. Incrociò le braccia e, pensando ad un altro modo per passare il tempo, la porta della sua camera di aprì:
"Tesoro, vieni. La cena è pronta"
Hermione sorrise a sua madre, sempre così dolce. Ma il suo sorriso era privo di alcuna gioia mentre rispondeva:
"Arrivo subito. Vado a lavarmi le mani"
"Vuoi un pò parlare? Ti vedo parecchio triste da alcuni giorni"
La donna entrò lentamente nella stanza, raggiungendo la figlia. Si sedette vicino a lei e le passò un braccio intorno alle spalle, cercando di confortarla. Hermione tentò con tutte le sue forze di non piangere, mentre abbassava lo sguardo sulle sue scarpe.
"C'entra l'inivito che Ron non ha accettato?"Chiese sua madre, togliendole dolcemente i capelli dal viso. Si sentì improvvisamente arrossire mentre gli occhi della madre cercavano di scrutarla.
"Lui è così insensibile, mamma!"Esclamò la brunetta, mettendosi poi a piangere. "Abbiamo solo litigato, succede sempre ad Hogwarts.. Doveva venire, così magari avremmo chiarito una volta per tutte.. Non è colpa mia se Vicktor si è presentato alla nostra porta, l'altro giorno!"
"Lo sa anche lui che non è stata una tua decisione"La consolò la giovane donna, facendole appoggiare la testa alla sua spalla. La abbracciò dolcemente sentendo i suoi singhiozzi soffocati dalla sua maglia.
"Però si è arrabbiato, perchè voleva esserci lui al suo posto. Tu non c'entri niente, bambina mia. Vedrai che tra qualche giorno ti spedirà una lettera per scusarsi del suo comportamento, così potrai invitare quì i tuoi amici"
"Per colpa sua nemmeno Harry è potuto venire.. Mi ha risposto con cortesia e gentilezza al telefono, ma so che ci è rimasto molto male.. Poteva essere un modo per farlo svagare.. Ma Ron è solo uno stupido, non le capisce queste cose"
"Parli così perchè sei arrabbiata. Vedrai, ci saranno altre occasioni per invitarli"Disse la madre, alzandosi in piedi.
"Lui è così orgoglioso e testardo!"Esclamò Hermione, battendo i piedi per terra.
"Ma tu gli vuoi bene, tesoro. Anche per questo"Commentò dolcemente la donna, accarezzandole i capelli. Si abbassò per darle un bacio sulla fronte e si diresse verso la porta. "Se vuoi posso portarti quì la cena"
"No, mamma.. Non ho fame. Chiedi scusa a papà da parte mia"Rispose la ragazza, asciugandosi le lacrime sulla manica della camicia. Dopo che sua madre le ebbe regalato un ultimo sorriso, Hermione si portò le gambe al petto e ricominciò disperatamente a piangere.
Le mancava. Le mancava terribilmente. Ogni volta che litigavano, spesso anche per colpa sua, si sentiva morire. E questa volta, anche se non doveva, si sentiva responsabile.
Pochi giorni prima Vicktor aveva bussato alla sua porta con un sorriso e le aveva chiesto di fare una passeggiata. Felice della sua presenza, Hermione aveva accettato. Avevano camminato per quasi due ore, raccontandosi ogni cosa che avevano fatto nell'utlimo periodo. Poi, quando erano tornati davanti a casa sua, il giovane cercatore di Quidditch aveva provato a baciarla. Lei si era cortesemente scusata, allontanandolo dal suo viso. E Vicktor sembrò capire ogni cosa, esponendole la sua teoria.
"Tu innamorata del tuo amico rosso, vero!?"Le aveva chiesto. E lei, dopo un attimo di esitazione, aveva annuito.
A Ron non aveva raccontanto il particolare del bacio, ma la notizia della loro passeggiata lo aveva fatto montare su tutte le furie, restituendole l'invito. Così aveva passato una settimana decisamente vuota. Cercava sempre qualcosa da fare, in modo da concentrare la mente in altri impegni. Ma era stato tutto inutile, proprio come quel giorno. La sua mente vagava fantasticamente nella Tana, e immaginava Ron divertirsi un mondo senza di lei.
Improvvisamente Hermione si alzò dal letto e si mise alla scrivania. Prese velocemente una pergamena ed intinse la piuma d'oca nel calamaio. Dopo essersi asciugata definitivamente le lacrime dal viso, che però continuavano imperterrite a cadere, si mise a scrivere..
Ron, forse non mi vuoi più parlare. Forse non mi vuoi nemmeno più vedere: so come sei orgoglioso.. Spero allora che leggerai la mia lettera, e ti prometto che sarà l'ultima. Se solo tu vorrai così, naturalmente.
Voglio dirti tutta la verità su quello che è accaduto pochi giorni fa con Vicktor. Come ti ho spiegato, inizialmente siamo usciti a fare una camminata, del tutto amichevole. Poi, davanti alla porta di casa mia, ha provato a baciarmi. Io mi sono immediatamente scansata, scusandomi. Ti chiederai il perchè, probabilmente. Bene, ti ho scritto questa lettera proprio per spiegartelo una volta per tutte.
Ron, la tua migliore amica, secchiona per tutta la scuola, rompi scatole per te ed Harry, è innamorata. E non di una qualsiasi persona. No, non del Cercatore più famoso del mondo. Mi sono innamorata di te. O meglio, sei tu che mi hai fatto innamorare. Dolce, impacciato, ingenuo, ironico, pigro, orgoglioso.. Tu sei questo e molto di più. Ed io è questo che volevo, quando ti ho invitato a casa mia.
Ho bisogno di te, Ron, possibile che non lo capisci? Non mi importa se con questa rivelazione ho rovinato la nostra amicizia. O meglio, mi importa, ma non potevo più nasconderlo per altro tempo.
Non voglio convincerti a venire, ma spero che questa lettera ti faccia capire a pieno ogni mio comportamento. Sono anni, Ron, che desidero averti al mio fianco. E non riesco a stare da sola in questa camera senza pensare a te, che mi abbracci e mi proteggi.
Ti amo, Ron. Non amo nessun altro. So che dentro di te questo già lo sapevi, ma con questa lettera devi accettare la realtà. Spero che mi perdonerai.
Con amore,
Tua Hermione
Hermione chiuse delicatamente la lettera e la mise dentro il cassetto della scrivania. La mattina dopo gliel'avrebbe spedita, ponendo fine a quel tormento di dover nascondere i suoi sentimenti. Sbadigliò apertamente, stirandosi sulla sedia. Guardò per qualche secondo la foto davanti a sé, che la ritraeva accanto ai suoi migliori amici alla stazione di King's Ross al ritorno dal primo anno di Hogwarts.
.. Tante cose erano cambiate da allora..
.. E forse, tanto potevano ancora evolversi..
La brunetta si sdraiò sul letto, pensando a quei capelli rossi, a quegli occhi color cielo. Amava Ron dal profondo del suo cuore. Per lui avrebbe potuto sacrificare la sua vita..
E, poche ore dopo, non sapeva quanto vera fosse quella frase.
I Mangiamorte entrarono nel pieno della notte in casa Granger, lanciando maledizioni ai corpi, svegli dai rumori, dei suoi genitori. Setacciarono la casa e finalmente arrivarono in camera di Hermione.
Senza svegliarla, senza darle il tempo di capire cosa stesse accadendo nella realtà, senza un minimo di correttezza e cuore, puntarono la bacchetta contro il suo corpo. Più maledizioni la investirono e lei perse la vita in un istante. Così, abbracciata teneramente al cuscino, interruppero i suoi sogni.
Per sempre.
La lettera rimase chiusa nel cassetto della scrivania per circa un anno.
Gli Auror e la polizia babbana avevano chiuso la casa per poter fare degli accertamenti, ma quando Ron si presentò nessuno riuscì a fermarlo. Come una specie di mummia, entrò in quella che era stata la camera da letto di Hermione.
Sembrava, nonostante fosse passato un intero anno dalla tragedia, che la stanza fosse ancora viva. Riusciva ancora a sentire, infatti, lo stesso profumo che caratterizzava Hermione.. Quel sapore di lavanda, misto all'odore dei libri consumati, letti e riletti.
Ron avanzò nella stanza con una lentezza assoluta, scrutando ogni angolo. Soffermò lo sguardo sul letto e, a distanza di tempo, riuscì ad intravedere la sagoma della ragazza. La sfiorò con le dita, cercando quel calore che da troppo tempo mancava. Ma le lenzuola erano fredde come il marmo, nonostante la alta temperatura Settembrina.
Alzando leggermente lo sguardo vide la foto del trio sulla scrivania. Levò la polvere dal vetro ed osservò Hemione. Bella come sempre, aveva un sorriso felice e soddisfatto. Venne percosso da un brivido quando vide i suoi occhi aperti, generosi e severi.
Si buttò di peso sulla sedia, guardando macchiette d'inchiostro che si erano attaccate sulla superfice della scrivania. Sorrise tristemente, immaginandosi la ragazza cercare ogni soluzione per rimediare quel piccolo problema, ma che, ne era certo, per lei era risultato una catastrofe.
Poi, come se la sua mano fosse stata guidata da qualcuno, aprì il cassetto e trovò davanti ai suoi occhi la lettera che Hermione avrebbe dovuto mandargli la mattina dopo la catastrofe. Fu titubante nel prenderla, credendo di violare la privacy dell'amica; ma poi cedette e la prese in mano.
Vide la scrittura di Hermione, precisa e leggermente inclinata, e subito sentì le lacrime pungergli gli occhi. Comiciò a leggere la lettera, che scoprì essere indirizzata a lui. La lesse tutta d'un fiato, senza riuscire a capire perfettamente il significato. Ma poi, come un uragano, la verità lo aveva travolto.
Hermione era innamorata di me.. Hermione era innamorata di me.. Hermione era innamorata di me..
Si mise a piangere, vergognandosi un pò, come se lei potesse vederlo debole. Bagnò completamente la lettera che aveva appoggiato sulla scrivania, cancellandone alcune parole.
Se solo me lo avessi detto prima, Hermione. Adesso non saresti rinchiusa in una tetra tomba, sepellita a quattro metri di profondità. Saremmo stati felici perchè, come non ho mai avuto il coraggio di dirti, ti amavo anche io. E continuo disperatamente a farlo, anche se non potrò mai avere l'opportunità di starti al fianco, come tu, ho scoperto, avresti desiderato.
Harry era entrato nella camera di Hermione, ma Ron non se n'era accorto. Poco dopo, però, sentì la sua mano stringere forte la sua spalla. Si voltò verso di lui, senza stupirsi affatto delle lacrime che solcavano copiose le guance dell'amico.
"E' meglio se andiamo, Ron. Dobbiamo ancora fare una cosa"Gli disse Harry, guardandosi intorno. Non lasciò andare la spalla del ragazzo, che usò come appiglio per non cadere a terra, distrutto.
"Non importa andare al cimitero. Lei è quì" |
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