Lies.

di JeffreyCROW
(/viewuser.php?uid=160695)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My Michelle ***
Capitolo 2: *** Patience ***
Capitolo 3: *** Bad Obsession ***
Capitolo 4: *** Don't Cry ***
Capitolo 5: *** You're crazy ***
Capitolo 6: *** It's alright ***
Capitolo 7: *** Welcome to the fuckin' Jungle ***
Capitolo 8: *** Welcome to the fuckin' Jungle - Part.2 ***
Capitolo 9: *** You shook me all night long. ***
Capitolo 10: *** Slow down. ***
Capitolo 11: *** Sexual innuendo. ***
Capitolo 12: *** Something to believe in. ***
Capitolo 13: *** How can I resist? ***
Capitolo 14: *** Afraid. ***



Capitolo 1
*** My Michelle ***


Gennaio 1987.
Michelle

Michelle era forse una ragazza come tante. Da poco sedicenne, londinese, apparteneva alle classi alte e frequentava un costoso college.

Aveva una passione alquanto insolita per la sua posizione sociale: la musica rock. Amava particolarmente i Guns N' Roses, ed era follemente innamorata del chitarrista, 

Saul Hudson; aveva la camera tappezzata da foto e poster che lo ritraevano.

Passava le ore suonando la chitarra, una Stratocaster rosso fuoco, sognando di diventare come il suo idolo.

La madre era una donna per bene, molto attenta alla reputazione e fissata con i rapporti con i signori dell'alta società, e non condivideva la passione della figlia.

Avrebbe preferito che ascoltasse musica classica, o per lo meno quei cantanti moderni come Michael Jackson e Madonna che ascoltavano tutte le sue amiche.

La signora Miller aveva imposto a Michelle lo studio del pianoforte fin dall'età di cinque anni, e la ragazza lo aveva odiato fino a quando aveva scoperto di poter ricreare le canzoni rock in chiave melodica.

Michelle era una ragazza cocciuta, che riusciva sempre ad ottenere ciò che voleva.

Per esempio, aveva dovuto sudare molto per ottenere la sua chitarra.

Dopo mesi di pianti e richieste i genitori avevano accettato di comprarle una Squier da quattro soldi per sostituire la classica regalata dalla zia, ma la ragazza non era ancora contenta.

Con l'avvicinarsi del Natale era tornata carica con una nuova richiesta: voleva una Les Paul come quella di Slash, ma i genitori la costrinsero ad accontentarsi della Strato.

Beh, era già un buon inizio.

***

Michelle odiava profondamente la sua scuola. Era fermamente convinta che i compagni fossero delle persone false e ciniche, che non sapevano pensare con la propria testa ma solo ripetere idee 

inculcate loro dai ricchi genitori.

I corsi che la madre le faceva frequentare erano incredibilmente noiosi, e lei passava tutto il suo tempo in classe disegnando.

Aveva una vena artistica, e le sarebbe piaciuto seguire quel percorso negli studi, ma la volontà dei genitori era che lei diventasse una botanica.

Odiava la sua vita, ma non poteva ribellarsi.

 

So che i Guns N' Roses non ci sono ancora, ma il loro arrivo è questione di pochi capitoli.
Vi prego di non smettere subito di leggerla, vi prometto che ne varrà la pena!
Se vi va recensite, ne sarei molto felice Ah, se volete proprio iniziare dalla parte in cui arrivano i Guns, partite dal capitolo Welcome to the fuckin' Jungle.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Patience ***


18 gennaio 1987
Michelle era a scuola, erano le dieci e il professore di matematica stava spiegando qualcosa che alla ragazza non interessava minimamente.
Aveva la testa completamente altrove, non sarebbe riuscita a concentrarsi nemmeno durante l'ora di arte.
Il giorno prima, il 17 gennaio, aveva scoperto una notizia incredibile.
Stava camminando lungo la via che portava alla scuola, canticchiando un nuovo successo dei Kiss, quando una notizia appesa alla bacheca del giornalaio attirò la sua attenzione.
FAMOSA BAND ROCK AMERICANA SUONERÀ AL MARQUEE DI LONDRA IN GIUGNO.
Questa notizia sembrò interessante a Michelle, ma in quel momento non ci diede molta importanza, dal momento che non erano specificati né il gruppo che si sarebbe esibito né ulteriori informazioni. Magari era solo una bufala o qualcosa di non confermato.
Quando arrivò a scuola si era già dimenticata di quell'annuncio e si diresse subito al suo armadietto, come faceva d'abitudine. Infilò la chiave nella toppa e lo aprì. Subito la ragazza notò una busta gialla appoggiata sui libri, su cui campeggiava la scritta X MICHELLE.
Michelle non era sovente ricevere lettere, quindi l'aprì con curiosità.
"Sono Adrian". Il testo iniziava con queste due parole.
La ragazza sorrise; Adrian era il suo unico vero amico, l'unico con cui poteva parlare liberamente e che condivideva le sue passioni, anche per la musica.
Era anche un ragazzo molto attraente, ma non avrebbe mai rovinato la loro amicizia per averci una relazione, anche se a volte si concedevano qualche intimità.
Frequentava un'altra scuola, una scuola maschile, ma spesso veniva nel college di Michelle per salutarla o per lasciarle qualche piacevole sorpresa nell'armadietto.
"Ho una sorpresa che ti farà impazzire, vediamoci oggi alle due al New Pub".
Michelle era più che incuriosita da tutta questa ambiguità, ma avrebbe dovuto aspettare fino al pomeriggio per dare risposta ai suoi dubbi.
Patience.
***
Alle due e dieci Michelle era seduta a un tavolino del pub, davanti a un affascinante Adrian con i capelli scompigliati e i Ray Ban calcati sul viso, sorseggiando un po' di Night Train, sapendo di essere lontano dallo sguardo della severa madre, che di sicuro non avrebbe approvato il consumo di superalcoolici da parte della figlia.
Adrian stava parlando della sua squadra di scherma e del torneo a cui aveva appena partecipato, ma la ragazza non sentiva più niente.
Non dopo la notizia che l'amico le aveva dato.
La notizia più incredibile che avesse mai ricevuto.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Bad Obsession ***


Flashback, 17 gennaio.
Erano le due in punto e Michelle si era appena seduta davanti a Adrian.
"Hey, bellezza, ho una sorpresa per te!" disse il ragazzo appena la vide, porgendogli una busta, gialla come quella che aveva trovato nell'armadietto.
La ragazza sorrise ampiamente, senza neanche salutare l'amico.
Guardò la busta in trasparenza, cercando di indovinare in anticipo ciò che conteneva. Forse una poesia, o un biglietto comprato in cartoleria, o una foto? No, erano cose troppo banali.

Non trovando risposta alle sue domande la aprì, e ne scivolarono fuori due biglietti verdi.
Michelle guardò l'amico con aria interrogativa, e lui rispose con una sguardo che voleva significare leggi.
Lei abbassò gli occhi per leggere e impallidì non appena vide la scritta.
GUNS N' ROSES - MARQUEE LONDRA - 28/06/1987 - ORE 20.00 - POSTO NON NUMERATO.
Quasi cadde dalla sedia, e urlò, ma prontamente Adrian le tappò la bocca con la mano.
Alcuni anziani signori li fulminarono con lo sguardo, irritati dai loro comportamenti.
"Oh, Adrian, Adrian, non ci credo! Non dirmi che è uno scherzo! Mamma mia, grazie!".
"Non è uno scherzo! Prego Michelle. Ora voglio un premio, però…"
Michelle lo guardò con aria maliziosa e gli stampò un grande bacio sulle labbra.
In fondo, anche se erano solo amici si attraevano a vicenda e in quel momento quel bacio ci stava proprio.
Non era la prima volta che si concedevano qualche intimità, a qualche festa in cui avevano alzato un po' troppo il gomito erano andati anche oltre, e senza avere pentimenti dopo.
"Sei contenta, bellezza?" chiese Adrian, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi. Aveva dei denti perfettamente dritti e bianchi, e non aveva mai avuto l'apparecchio né aveva mai varcato la soglia di un dentista.
"Oh, sì! Ma come farò a convincere mia madre?"
Adrian parve pensieroso, ma infine disse che avrebbero affrontato quell'argomento in futuro, in fondo mancavano ancora alcuni mesi al concerto. 
E così cambiarono discorso.
***
18 gennaio 1987
La campanella era appena suonata, e Michelle uscì dalla scuola e respirò a pieni polmoni la fredda e umida aria invernale.
Oh, era COSÍ felice!
Ma c'era quel grande, grosso problema.
Sua madre.
Ma si sarebbe inventata qualcosa, non si sarebbe persa quel concerto per NULLA al mondo.
***
Il pomeriggio
Michelle stava suonando Mama Kin in camera sua, quando le venne fame ed si diresse verso la cucina per mangiare una fetta di torta.
Passando davanti allo studiolo vide la madre seduta alla scrivania, indaffarata con delle scartoffie.
"Hey mà, che fai?"
"Potresti rivolgerti a tua madre con un linguaggio migliore."
"A cosa stai lavorando, mamma?"
"Sto organizzando un viaggio al mare per giugno, tuo padre ha due settimane di vacanza dal lavoro e mi ha chiesto di organizzare qualcosa."
"Oh, no."
La madre la fulminò con lo sguardo, e chiese: "Qual'è il problema adesso?"
"Oh, nessun problema... Ma..."
"Ma?"
"È che.. In giugno... Avevo già alcuni impegni..."
"Quali impegni?!" chiese la madre, iniziando a irritarsi.
"Ecco... Io.. Non posso dirtelo, è una sorpresa!"
"Senti", disse la donna togliendosi gli occhiali e portandosi una mano alla testa "io ti voglio molto bene, e lo sai, ma non posso preoccuparti solo delle tue esigenze. Siamo una famiglia, Michelle, capisci? E questa era anche un'occasione per stare tutti insieme."
"Possiamo stare insieme anche a casa!"
"Papà non riesce a rilassarsi, a casa."
"Ma mamma, in giugno avrei voluto iscrivermi a un corso di russo.. E dovevo andare a ritirare un regalo importante per il vostro anniversario… Ti prego, voglio stare a casa!"
"Michelle, mi dispiace ma no, non puoi."




Mi avete chiesto di fare capitoli più lunghi, spero che questo vi abbia soddisfatto!
Qui la storia prende un po' una svolta, se siete curiosi aggiornerò presto ;)
Fatemi sapere se vi piace!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Don't Cry ***


19 gennaio 1987
Michelle si trascinava in giro per la scuola come uno zombie.
Non ci credeva ancora, aveva toccato il cielo con un dito e poche ore dopo sua madre aveva smontato tutti i suoi sogni.
Doveva trovare un modo di evitare quel viaggio, ma cosa poteva fare?
Ammalarsi? Tentare con lo sciopero della fame, scappare di casa?
Potevano essere delle ipotesi, ma la ragazza non si sarebbe mai permessa di andare contro il volere della madre in questo modo. Il coraggio non era una delle doti che aveva nel sangue.
Doveva assolutamente trovare un'alternativa, prima che la signora Miller prenotasse definitivamente la vacanza.
Lucy, una ragazza della sua scuola appassionata dei Beatles, si avvicinò a lei.
"Ciao Michelle, stai bene..?".
Michelle la fulminò con lo sguardo e continuò a camminare senza rispondere.
Non voleva parlare con nessuno!
***
Dopo tre ore di straziante lezione, suonò la campanella dell'intervallo e Michelle uscì nel cortile.
Si guardò un po' intorno, e un ragazzo seduto solo sulle scale attirò la sua attenzione
Doveva essere nuovo, e anche se non aveva voglia di parlare con nessuno si avvicinò. Sembrava un tipo a posto, non i soliti gentiluomini tutti uguali che frequentavano la sua scuola.
Facendo finta di niente si sedette vicino a lui, fingendo di leggere la rivista che aveva in mano.
Quando alzò lo sguardo lui la stava guardando intensamente.
Michelle arrossì, e biascicò un ciao.
Lui la salutò e le sorrise, poi le chiese cosa stava leggendo, come se la conoscesse da sempre.
"Oh, il Rolling Stone.. Questo mese c'è un articolo speciale sulla mia band preferita…"
"Fammi indovinare… I Guns N' Roses?"
"Oh, sì!"
"Sono anche la mia band preferita, guarda un po' che coincidenza"
"Fantastico direi..." rispose Michelle, con una punta di malinconia nella voce.
Il ragazzo fece finta di non notare quella tristezza, e disse: "A giugno andrò al loro concerto... Al Marquee di Londra, ho già comprato il biglietto."
Lei lo guardò intensamente, con gli occhi umidi.
"Dovevo andarci anch'io, se mia madre non avesse avuto la brillante idea di andare al mare proprio in quel periodo."
Lui la guardò, fece un grande sorriso e scoppiò a ridere.
"È solo questo il problema? Per questo sei triste? Ma io ho una soluzione a tutto! Comunque piacere, sono James."
***
Michelle era rientrata in classe, ed era di nuovo euforica, quasi non riusciva a stare seduta sulla sedia.
Oh, James era davvero un ragazzo fantastico, aveva trovato la soluzione al suo problema!
Non riusciva a crederci!
Quei tre giorni erano stati così strani, prima riceveva notizie fantastiche, poi la madre rovinava tutto e infine arrivava un bellissimo ragazzo proveniente da Perth ad aggiustare tutto.
Quel ragazzo...
Aveva due occhi profondi più verdi dell'erba, capelli corvini lunghi fino alle spalle e profumava di buono. Era stato disponibile da subito, nonostante non la conoscesse.
E condivideva le sue stesse passioni musicali!
Le aveva raccontato che era australiano, ma i suoi genitori si erano trasferiti in inghilterra perchè era il loro sogno fin da quando erano giovani, e il padre aveva appena ottenuto un posto di lavoro in una importante banca londinese.
E quel pomeriggio sarebbe venuto a trovarla a casa sua.

 

Diciamo che è un capitolo "di passaggio".
Spero che vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate o consigliatemi qualcosa!
Cerco sempre di allungare i capitoli e aggiornare spesso, faccio quello che posso :)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** You're crazy ***


Flashback
Michelle era seduta sulle scale vicino a James, chiedendosi quale poteva essere la soluzione al suo problema.
"Ascolta, dato che mi stai simpatica e che vorrei qualcuno che mi fa compagnia al concerto, ti spiego il mio piano. Devi dire a tua madre che abbiamo iniziato a frequentarci, inventati pure che abito qui già da mesi, e casualmente io ti chiederò se in giugno vieni a stare con me nel mio chalet di montagna in Francia. Tu pregherai tua madre e le dirai che potrebbe essere un'occasione in cui lei e tuo padre possono stare un po' da soli. Lei dopo un po' d'indugio accetterà, tu starai a dormire a casa mia per una settimana mentre i miei genitori andranno effettivamente in Francia, e io resterò a casa per studiare chimica, ma invece ce ne andremo al concerto dei Guns. Che te ne pare?"
"Mi pare che sei un fottuto genio. Davvero un fottuto genio, James"
***
19 gennaio 1987, pomeriggio
Il campanello di casa Miller suonò.
Michelle si sistemò i jeans neri, lanciò uno sguardo alla madre e andò ad aprire.
Si trovò davanti un James in pantaloni neri e camicia bianca, con lunghi capelli tirati indietro. Era davvero bello, e conciato così sembrava anche un bravo ragazzo.
Anche la madre sembrò gradirlo, infatti lo salutò calorosamente con due baci sulle guance e lo invitò a bere un po' di the.
Cinque minuti dopo erano tutti e tre seduti intorno al tavolo di mogano, con delle tazze fumanti sotto il naso.
Il ragazzo parlò un po' della sua vita e del suo paese natale, finchè Michelle non s'intromise nel discorso.
"Senti mamma, io e James avremmo una proposta da farti. Credo che ti piacerà."
"Ditemi pure, cari"
"Ecco, signora, è da un po' di tempo che io e sua figlia ci frequentiamo, e volevo chiederle se in giugno poteva passare una o due settimane nel mio chalet in Francia, con me ed i miei genitori"
"Potrebbe anche essere una buona occasione per stare sola con papà!"
La signora Miller sgranò gli occhi, e fece cadere la tazza di the per terra, rompendola in mille pezzi.
***
Catherine Miller scoppiò a piangere, e si mise le mani davanti agli occhi per coprirli.
"Oh, mamma! Che ti succede adesso?"
"Stai crescendo così in fretta!" disse la madre singhiozzando "Hai già un ragazzo, e vuoi andare con lui in Francia, stai diventando una di quei punk anarchici che...."
"Mamma, non ascolto punk."
"Oh, cosa importa! Metal, punk, rock, quelle cose là sono tutte uguali! Il punto è che mi sento abbandonata..."
"Oh, mamma!".
Michelle abbraccio la madre.
"Non preoccuparti per me... Io sono ancora troppo affezionata a te, ma devo rassegnarmi all'idea che stai diventando grande. Vai pure con James, mi sembra proprio un ragazzo simpatico."
I ragazzi sorrisero e ringraziarono la signora, dopo di che si ritirarono nella camera di Michelle.
Lei non riusciva più a contenersi dalla contentezza.
Saltò addosso a James, e lo fece cadere sul letto. Lui le sorrise maliziosamente, e di colpo le mise una mano dai capelli e la baciò appassionatamente, per un lasso di tempo che sembrava non finire più. Si guardarono negli occhi, c'era qualcosa di più che amicizia in quello sguardo.
Michelle si morse un labbro, e quel gesto fece evidentemente impazzire James, che le saltò addosso per baciarla di nuovo.
E ancora, ancora, ancora, finchè qualcuno non bussò alla porta. Immediatamente scattarono entrambi a sedere, sistemandosi i capelli scompigliati.
"Avanti!" disse Michelle.
Era suo padre. Si sedette sul letto, si passò una mano tra i capelli brizzolati.
"Michelle, mamma mi ha parlato della vostra idea. Non sono molto d'accordo, sinceramente, ma prima di formulare una decisione vorrei parlare con i genitori di James."
I due ragazzi si guardarono, Michelle impallidì, ma prontamente lui rispose.
"Certo, signore. Questa sera chiederò loro di venire a parlare, vedrà che riusciranno di sicuro a convincerla."
"Bene, grazie mille."
L'uomo uscì dalla stanza, e Michelle buttò il viso nel cuscino.
"Come facciamo adesso?"
James parve pensare un attimo, prima di rispondere.
"Vedrai che troveremo un modo. Io ho sempre una soluzione a tutto. Ti stupirò con effetti speciali!"
Sorrise, e Michelle ricambiò.
Con lui si sentiva tranquilla, anche se lo conosceva da poche ore.
Sapeva che avrebbe risolto tutto.
***
21 gennaio 1987
Due giorni dopo il primo incontro tra i genitori di Michelle e James, il campanello di casa Miller suonò di nuovo. Erano più o meno le otto di sera.
Anche questa volta la ragazza andò ad aprire, e si trovò davanti James in compagnia di due eleganti signori.
I signori Miller li accolsero calorosamente, e si sedettero tutti intorno al tavolo di cucina.
"Mamma, noi andiamo in camera mia, parlate pure voi!"
I due ragazzi corsero in camera.
"Chi sono quelli? Come hai fatto a trovare due adulti disposti a fingere così in due giorni?" chiese Michelle, all'apice della curiosità.
James si sedette tranquillamente sulla sedia della scrivania, fingendo di osservare alcune foto appese alle pareti.
"Mmh...". Chiuse gli occhi e buttò la testa all'indietro.
"Ti prego! James, per favore, dimmi chi sono!"
Lui la guardò, sospirò e rispose: "I miei zii. Sono due tipi a posto, quelli. Sono venuti a trovarci per una settimana, poi se ne torneranno in Australia. Sono delle specie di hippie, non sai quanta erba si fumano quelli là, e hanno assecondato la mia idea, odiano le proibizioni, per questo hanno acconsentito a fingere di essere i miei genitori."
"Sai una cosa? Io penso che diventi ogni giorno più fantastico."


 

Ho subito sfornato un nuovo capitolo, per chi ha fame di lettura!
Tra poco la storia si farà più interessante, ho già una buona idea per il prossimo capitolo
(Che forse sfornerò questa sera stessa)
Fatemi sapere se vi piace o no, accetto sia complimenti che critiche costruttive!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** It's alright ***


22 giugno 1987
"Ciao mamma, ciao papà, ricordatevi di mandarmi una cartolina e comprarmi un regalo!"
I signori Miller erano impegnati negli ultimi saluti prima della partenza.
Michelle e James erano raggianti e abbracciati, i genitori un po' preoccupati di lasciare la figlia sola con un ragazzo, ma a loro volta felici.
"Sì, Michelle, un attimo! Noi torniamo il cinque luglio, me da martedì trenta giugno verrà una badante per farti da mangiare. Tu comportati a modo nello chalet di James, mi raccomando! Mi fido di te. Ti chiamo lunedì sera, dovresti essere già tornata, giusto?
"Sì, mamma."
"Bene".
La signora abbracciò la figlia, si scambiarono gli ultimi saluti e poi partirono.
Appena l'auto girò l'angolo della strada, Michelle saltò addosso a James, e gridò: "Sono liberaaaa!".
Il ragazzo la prese in braccio ed iniziarono a baciarsi appassionatamente. La ragazza finì con la schiena contro la porta di casa e le mani di James dietro la testa, che la baciava. Lui abbassò la maniglia con un piede.
Quasi caddero quando la porta si aprì, e subito si fiondarono sul divano.
James le tolse ma maglietta, senza smettere di baciarla, mentre Michelle armeggiava con i bottoni dei suoi jeans.
Il ragazzo stava per sfilarseli quando suonò il campanello.
Michelle sospirò, si rimise in fretta la maglietta ed andò ad aprire.
Era Adrian, che indossava un paio di pantaloni corti a quadretti rossi e una larga canottiera bianca, il tutto abbinato ad un paio di inguardabili anfibi rossi. La morte!
La loro amicizia si era un po' deteriorata da quando la ragazza aveva iniziato a frequentare James, dal momento che i due ragazzi non si sopportavano, ma nonostante ciò spesso uscivano tutti e tre insieme, per la felicità di Michelle.
"Vi ho disturbato?"
"Oh no, tranquillo.." rispose la ragazza.
"Io direi di sì invece, potresti andartene?"
"Scusa il disturbo, James, ma devo parlare un attimo con Michelle, poi non preoccuparti che me ne vado più che volentieri."
"Cosa devi dirmi Adrian?"
"Riguardo al concerto di domenica, dato che vengo anche io dal momento che è grazie a me se hai i biglietti, a che ora ci incontriamo?"
"Ehm... Io e James partiamo con la sua Harley alle quattro del pomeriggio da casa sua..."
"Bene, sarò lì a quell'ora anche io, con la mia di Harley. Ci vediamo"
Se ne andò senza salutare, saltò in sella alla sua moto parcheggiata lungo la strada e sgommò via a tutta velocità.
"Dov'eravamo rimasti?" chiese maliziosamente James.
"Oh, senti, vorrei che tu e Adrian andaste d'accordo!"
"Mmmh..."
Il ragazzo fece finta di non sentirla, le sfilò di nuovo la maglietta ed iniziò a leccarla dappertutto.
Michelle decise di mettersi il cuore in pace per un po', si sfilò il reggiseno e i jeans e cercò la bocca di James.
Anche il ragazzo si spogliò, ed i loro corpi si incontrarono, come spesso avevano fatto nei mesi precedenti, a ritmo di Rocket Queen.
***
28 giugno 1987
Finalmente il gran giorno era arrivato.
Michelle si svegliò per i raggi si sole che penetravano dalla finestra, sbadigliò e girò la testa. 
C'era James abbracciato a lei, che la guardava e sorrideva.
Avevano dormito insieme tutta la settimana, solo loro due nella grande villa del ragazzo.
Michelle era davvero innamorata di lui, e da quando si erano conosciuti le piaceva ogni giorno di più.
Si erano fidanzati verso metà di febbraio, più o meno un mese dopo essersi conosciuti, ma prima di questa settimana non avevano mai passato la notte insieme.
Solitamente passavano i sabati sera alle feste, o a casa del ragazzo, ma prontamente lui la portava a casa a mezzanotte, le dava il bacio della buonanotte e la lasciava andare.
Catherine Miller restava sveglia ad aspettare il suo ritorno, da brava madre protettiva.
Ma questa settimana era tutto diverso.
Michelle amava svegliarsi tra le sue braccia calde, addormentarsi dopo aver fatto l'amore con lui e fare colazione insieme a lui.
Lo amava davvero.
Anche questa domenica, come gli altri giorni, si alzarono insieme e la ragazza andò in bagno per lavarsi mentre lui preparava la colazione.
Non riusciva più a contenere la sua gioia, mancavano solo dodici ore al concerto che le avrebbe cambiato la vita!
 

Ho saltato alcuni mesi, che penso non vi interesserebbero molto, e finalmente è arrivato il gran giorno!
Ma la storia è ancora all'inizio.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Welcome to the fuckin' Jungle ***


28 giugno 1987
Michelle sfrecciava in sella all'Harley di James, abbracciata a lui, verso Londra, verso il concerto, verso i suoi sogni.
La felicità nell'aura che emanava era palpabile, e sorridendo continuava a ripetere tra sé e sé: mancavano solo  otto  fottute  ore.
***
Erano davanti al Marquee, lei, Adrian, James e qualche altro centinaio di persone.
Intrappolati tra le sbarre di ferro, aspettando di entrare.
C'era gente di tutti i tipi: groupie battone in calze a rete con gli annessi ragazzoni capelloni in giubbotti borchiati, ragazzine dalla faccia pulita probabilmente andate al concerto di nascosto dai genitori,
uomini ubriachi marci già alle quattro del pomeriggio, donne di mezz'età con il rock ancora nel sangue, addirittura qualche bambino.
La cosa che Michelle aveva più temuto era di sentirsi fuori posto a quel concerto, di avere un aspetto poco rocker, ma ora i suoi dubbi si erano smentiti.
A un certo punto una coppia li superò, era formata da una ragazza che indossava soltanto un reggiseno in latex e tanga abbinato, con calze a rete autoreggenti.
Aveva la bocca tinta di rosso acceso, una riga di eyeliner nero e i capelli neri rasati da un lato e lunghi dall'altro.
Il suo ragazzo indossava un chiodo pieno di spuntoni e degli anfibi distrutti, e suoi capelli erano lunghi fino a sfiorargli il culo.
Adrian gli lanciò uno sguardo di fuoco e urlò: "Oh, stronzo, tu e la tua zoccola portate il vostro culo puzzolente indietro, siamo arrivati prima noi e non abbiamo intenzione di farci fottere il posto da voi!".
Il ragazzone si girò, e senza neanche pensarci gli piantò un bel pugno in faccia.
Michelle gridò, mentre l'altra ragazza stava ridendo, e prontamente James andò ad aiutare Adrian.
Come previsto, tra i tre iniziò una rissa che durò finchè due grossi buttafuori non vennero a sedarla e buttarono fuori a calci in culo il ragazzo con la sua tipa.
"E farete la stessa fine anche voi tre se non vi date una calmata" affermò sputacchiando un buttafuori con la cicca in bocca.
Adrian sanguinava dal naso e James aveva una botta sull'occhio.
Insomma, erano in fila solo da un ora e già doloravano.
Le ore seguenti passano lentamente, Michelle non riusciva più ad aspettare.
Erano quasi primi in coda, e probabilmente sarebbero riusciti ad arrivare in prima fila.
Bastava correre veloce.
***
Erano le sette e due minuti, quando due omoni aprirono le porte.
Michelle si sentì spingere da dietro, e inizio a correre come un'ossessa.
Il palco era lì davanti a lei, ci arrivò addosso con forza e lo colpì con la pancia.
Per un attimo non respirò, ma era lì. Era in prima fila.
Si guardò indietro, e vide che James era finito in terza fila e Adrian ancor più indietro.
Dunque era sola, al suo primo concerto.
Ma tutto ciò non le dispiaceva.
A un certo punto vide una chioma chiara tutta spettinata che faceva capolino da un lato del palco: era Steven che guardava fuori.
Sorrise, pensando che i suoi idoli erano solo dietro a quel muro.
Avrebbe potuto saltare sul palco e correre nel backstage, ma non aveva intenzione di farsi buttare fuori ancor prima dell'inizio del concerto.
Vicino a lei c'era un ragazzo, sui diciotto, con una chioma blu e una maglia dei Van Halen, che si beveva una birra in lattina osservando il vuoto davanti a lui.
Dall'altra parte aveva una donna sui venticinque che indossava pantaloni di pelle nera, un paio di texani e una maglia leopardata tutta strappata.
Non era truccata pesantemente e aveva un ammasso di capelli rossi cotonati. Era davvero bella. Non era in compagnia e stava armeggiando con una fotocamera compatta.
Michelle, invece, indossava un paio di pantaloni in finta pelle strappati, delle converse nere e, naturalmente, la maglia dei Guns N' Roses.
Il decollété era solcato da una placchetta argentea in cui era inciso il nome Michelle.
Si era truccata con un po' di rossetto acceso e un filo leggero di eyeliner, e i lunghi capelli color cenere le cadevano disordinatamente sulle spalle.
Aveva un bell'aspetto.
Mentre era immersa nei suoi pensieri, sentì il suono di una chitarra storpiata.
Alzò gli occhi, e vide Izzy sul palco che sistemava un amplificatore.
Si sentì il viso avvampare, e la testa girare.
"Heeeeeeeey guys! Here we are, we are Guns N' Roseeees!"
E a quel punto partì Nightrain.
Tre battiti, e poi la chitarra.
Erano davanti a lei, tutti e cinque.
Automaticamente spostò lo sguardo su Slash.
Aveva il cilindro calcato in testa e una sigaretta in bocca, come nelle foto.
Ma questa volta era lì, in carne ed ossa! Le sue dita scorrevano sulla chitarra come se fosse la cosa più naturale del mondo, e le sue gambe semiaperte erano fasciate
in un paio di pantaloni in pelle che gli stavano da Dio.
Aveva una maglia di Topolino, e questo fece sorridere Michelle.
Davanti a lei c'era Axl, poteva vedere ogni singolo suo particolare.
Sentiva il suo profumo di colonia, vedeva le prime gocce di sudore imperlargli la fronte.
Non lo avrebbe mai detto ma... Era perfetto. Più perfetto di chiunque altro... Anche di Slash.
Non riusciva a distogliere lo sguardo da lui. Aveva iniziato a cantare Rocket Queen.
I suoi capelli rossi ondeggiavano seguendo i suoi movimenti, i pantaloni da ciclista sottolineavano le sue abbondanti parti intime e i muscoli del busto erano pompati.
"Here I am, and you're rocket queen, oh yeah!".
I loro sguardi si incrociarono per caso, e Axl fece segno alla ragazza di volerla fottere.
Il suo viso avvampò nuovamente, ma poi scoppiò a ridere e a cantare, e la sua voce si fuse a quella di Rose e di tutte le altre centinaia di persone.
***
Il concerto era iniziato da più di mezz'ora ormai, e Michelle si sentiva sempre più carica.
Avevano suonato Mama Kin, Paradise City e It's so easy, quando partirono le prime note di My Michelle.
La ragazza non riuscì a trattenersi e le lacrime iniziarono a scorrere sul suo viso.
In quel momento Axl piegò sulle ginocchia, proprio davanti a lei, e vide la collana.
Le sorrise e le loro mani si toccarono per un momento.
Le lacrime aumentarono, e si accorse che il cantante le aveva lasciato un foglio in mano.
Era un biglietto per il backstage.

Ecco, sono arrivati i Guns N' Roses finalmente!
Dal prossimo capitolo credo succederanno delle cose belle, intanto spero che questo vi sia piaciuto!
Mi fa piacere quando recensite, accetto critiche, complimenti e consigli!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Welcome to the fuckin' Jungle - Part.2 ***


28 giugno 1987

Il concerto era finito.

Era stato a dir poco esplosivo.

Michelle cercò con lo sguardo James e Adrian, ma non li vide, quindi decise di dirigersi verso il backstage.

Si fece strada tra le centinaia di persone, finchè si ritrovò davanti alla porta del retroscena.

Era controllata da un buttafuori enorme, con dei Ray Ban a specchio calcati in viso nonostante fosse al chiuso.

Vicino a lui stava un uomo che all'inizio non si notava, essendo grosso la metà dell'altro, che teneva in mano una lista di nome.

La ragazza fece un respiro e gli porse il biglietto.

***

Il buttafuori si chiese come quella ragazza avesse ottenuto il biglietto per il backstage.

Insomma, non era il tipo di persona che di solito veniva invitata, non era una di quelle donnacce vestite di latex e rete, ma i ragazzi erano imprevedibili

per questo la fece entrare.

Mentre varcava la soglia soffermò lo sguardo sul suo fondoschiena.

In fondo, non era poi così male.

***

Michelle camminava per il corridoio, un po' incerta sul da farsi.

Intorno a lei si aprivano un sacco di porte: camerino 1, camerino 2, magazzino, sala costumi, palco, uscita d'emergenza, sala prove, …

Si stava guardando intorno quando un ragazzo un po' mingherlino che indossava la maglietta dello staff la fermò e si fece mostrare il biglietto.

"Scusi, ma deve aspettare un attimo per entrare perché i ragazzi sono imp…"

Di colpo una marmaglia di capelli rossi spuntò dalla porta.

"Dai, Johnny, falla entrare, è con me!".

Axl si diresse verso Michelle, le fece l'occhiolino e la prese per mano come se la conoscesse da sempre.

La condusse in una specie di salottino.

C'erano un bancone zeppo di alcolici, dei divanetti zebrati, strumenti musicali sparsi ovunque e soprattutto c'erano loro.

Steven era seduto sul bancone che beveva un Jack dopo l'altro, Slash era seduto per terra strimpellando la chitarra con una sigaretta in bocca e Izzy stava parlando con

Duff seduto comodamente sul divano.

All'improvviso la ragazza si sentì gli occhi addosso.

"Heeeey, honey, vieni qui a farti un Jack con me!" ammiccò Popcorn.

"Lei è Michelle, e l'ho conosciuta mentre cantavo… Vero?". Axl le sussurrò nell'orecchio, cingendole il fianco con la mano, e sentì un brivido percorrerle tutto il corpo.

Lo guardò negli occhi. Erano di colore verde mare, e la stavano osservando in un modo malizioso, ma incredibilmente profondo.

"Hey Sweetie, benvenuta nei Guns N' Roses".

Scusate la brevità, ma è il secondo capitolo che scrivo oggi...
Fatemi sapere cosa ne pensate!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** You shook me all night long. ***


28 giugno 1987

Benvenuta nei Guns N' Roses…

Michelle ora era seduta sul divanetto accanto ad Axl, il suo braccio le cingeva la spalla mentre entrambi bevevano della birra direttamente dalla bottiglia, e non riusciva a credere a ciò che stava succedendo.

Non aveva quasi ancora rivolto la parola a nessuno dei membri della band, ma ciò nonostante era lì nel backstage, avvinghiata al rosso, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

I ragazzi erano molto simpatici, continuavano a raccontare battute, e la stavano facendo velocemente abituare alla loro strana atmosfera.

Mentre era immersa nei suoi pensieri, alzò per un secondo lo sguardo e incontrò quello verdazzurro del ragazzo.

Lui le sorrise, le scostò un ciuffo dal viso e quasi senza pensarci le disse: "Baby, vuoi venire con noi?"

"Con voi dove?"

"In tour, insomma, in giro… Come groupie, come… Our Michelle. In fondo, non credo che tutto questo sia solo casualità, insomma, il tuo nome, la canzone… Sai… Posso chiamarla associazione di idee, destino? Posso chiederti di lasciare tutto e venire con noi?"

Michelle lo guardò sorpresa. Tutto ciò non era possibile, era di certo un sogno. E se non lo era, non poteva accettare quella proposta. Non poteva scappare di casa e mollare tutto per seguirli, non dopo averci rivolto solo poche parole e così su due piedi. Non rispose, ed Axl scosse la testa.

"Oh, senti, pensi che io faccia richieste del genere a tutti? Pensi che abbiamo avuto seicento groupie che poi abbiamo mollato per strada e che tu farai la stessa fine? Beh, ti sbagli. Mi hai colpito anche senza le parole, mi ha colpito la tua energia, il tuo vestire sempliciotto, il tuo lasciarti andare sotto il palco. Vuoi conoscere il vero Axl, Michelle? Vuoi sapere chi sono davvero i Guns n' Roses? Se non ti va non sarà certo una tragedia, ma mi farebbe piacere avere una ragazza sveglia e carina allo stesso tempo che ci segue."

"Cazzo baby, ascolta il vecchio Axl!" s'intromise Slash.

"Ma, cosa t'importa di una fan come tante altre come me? Cos'è che ti ha colpito di me? Io ho una vita, non posso così su due piedi lasciare tutto per intraprendere una strada sconosciuta, non posso fare simili pazzie!"

"Sentila…" Axl contrasse il viso in una smorfia che doveva sembrare un sorriso. "Sei di famiglia alta, vero baby? Senti, mi chiedi cosa mi ha colpito di te? Te l'ho già detto, ma ammetto anche che ci sono molte altre ragazze con le tue qualità, però il punto è che ti ho visto e ho detto 'Quella voglio portarmela in tour', senza un apparente motivo. Lo voglio e basta. Vedrai che ti divertirai con noi, la vita è una sola e ti consiglio di godertela. Sei fortunata, Michelle, non sprecare quest'occasione."

"Oh, senti, va bene." rispose la ragazza senza pensarci, anche se subito si pentì. Forse era stata la voglia di avventura, forse era stato l'odio per la sua vita agiata a spingerla a rispondere così, ma il punto era che ora, tutto a d'un tratto, faceva parte anche lei dei Guns n' Roses.

Steven e Slash incominciarono a cantare, Duff scoppio a ridere ed Izzy indì un brindisi.

Tutti la abbracciarono come se la conoscessero da sempre, e nel mentre del caloroso abbraccio Axl allacciò una mano ai suoi capelli e le loro labbra si incontrarono per la prima volta in un appassionato bacio al Jack Daniel's.

***

29 giugno 1987

Erano tutti seduti sul pullman, e nonostante la notte in bianco erano più energici che mai.

Stavano cantando allegramente Mama Kin, mentre il manager cercava invano di attirare la loro attenzione, per dire chissà che cosa di inutile.

Axl e Michelle erano seduti vicini, lui appoggiò la guancia sul suo orecchio e sussurrò: "Vedi perché sei speciale? Nessuno avrebbe mai fatto quello che hai fatto tu."

Le loro lingue s'intrecciarono e lui le spinse la mano verso il basso, prima sotto la cintura e poi sotto l'elastico dei boxer.

Lei alzò una gamba per coprire ciò che stavano facendo ed iniziò a far scorrere la mano lungo il suo membro. 

"Anch'io voglio una sega!  Dai Michelle, fanne una anche a me!"

"Slash, levati dai coglioni se non vuoi che ti prendo a calci in…"

Slash si lanciò con tutto il suo dolce peso sopra ai due, tirò fuori dalle mutande il suo amichetto e lo piazzò in mano a Michelle.

Axl, dopo un primo momento di perplessità gli piazzò un bel cazzotto in faccia facendogli sanguinare il naso, e così Slash se ne andò con la coda tra le gambe per provarci questa volta con l'infermiera.

***

Scesero tutti dal pullman, e Michelle si mise a camminare vicino a Izzy.

Il ragazzo le raccontò alcune vicende divertenti sulla band. 

Era il più serio dei cinque, e lei sarebbe stata ore ad ascoltarlo parlare.

"Steven ha una specie di dipendenza da dolci e dal formaggio, ogni tanto con le sue voglie mi sembra una donna incinta… Solitamente vogliono tutti dormire con me, non per vantarmi ma sono il più saggio del gruppo,

la 'mammina'. Slash è un porcone, ti consiglio di chiudere a chiave la porta quando sei in bagno ed Axl… Axl è Axl. Diciamo che solitamente si apre solo con me, e il suo carattere ha mille sfaccettature… Posso solo dirti che è un accanito bevitore… E, ovviamente, un fottuto donnaiolo".

Michelle fece una smorfia; ovviamente l'ultima affermazione non le era piaciuta molto.

"Dai honey, non credevi mica di poter avere una relazione seria con lui?"

Non rispose. Non sapeva per certo cosa provava per il cantante, se era amore o solo infatuazione, ma non riusciva ad immaginarselo insieme ad altre ragazze…

Izzy le cinse la spalla col braccio, in un gesto fraterno. Lo guardò negli occhi: sapeva di potersi fidare di lui.

Molto probabilmente gli altri ragazzi si sarebbero messi nei guai senza di lui, era il responsabile del gruppo, era una persona a posto.

Mentre era, come spesso succedeva, immersa nei suoi pensieri, Michelle si sentì palpare il fondoschiena, si girò e vide un Duff alquanto brillo correre via ridendo.

Izzy scoppiò a ridere. "Ti ci abituerai presto!".

Ecco sfornato un altro capitolo!
Vi prego di recensire, sia nel caso che vi piaccia sia in caso contrario :)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Slow down. ***


29 giugno 1987

L'hotel a Glasgow era davvero splendido!

Si erano appena sistemati in una suite che occupava ben tre piani, provvista di otto camere, soggiorno con caminetto, angolo alcolici ben fornito e una piscina sul terrazzo.

Ovviamente, i ragazzi avrebbero distrutto tutto entro tre giorni e si sarebbero fatti buttare fuori, ma avevano comunque il diritto di trattarsi bene e di sperperare in giro i loro soldi.

Michelle si guardava attorno estasiata. Nonostante anni di vita agiata, non si sarebbe mai abituata a un lusso del genere.

"Bello, eh?". Slash appoggiò il gomito sulla sua spalla.

"Meraviglioso! Dove dormirò io?"

"Non lo so, devi chiederlo ad Axl. È lui il grande capo!"

Il moro si allontanò, facendo cadere la cenere della sigaretta sui preziosi tappeti persiani, lasciando in giro chiazze bruciacchiate.

Mamma mia, sarà meglio che vada a cercarlo.

Il rosso era seduto sul divano in compagnia di McKagan, che beveva un po' di Jim Bean per dare un degno inizio al loro soggiorno scozzese.

"Axl, in che camera dormiremo noi? Muoio dalla voglia di vederla!"

Il ragazzo continuò a parlare con l'amico, senza degnare di uno sguardo Michelle, nonostante fosse evidente che l'avesse sentita.

"Dai amico, rispondile!" lo incitò il biondo.

La reazione del cantante fu di alzare gli occhi al cielo e andarsene.

Duff lo seguì con lo sguardo un po' perplesso, fino a che girò l'angolo, poi guardò Michelle e fece spallucce. 

"Bellezza, non so cosa cazzo gli prenda. Lascialo stare, è fatto così, uno stronzo. Non caga mai nessuno!"

La ragazza decise di non cercarlo e di non insistere, quindi si diresse verso una camera qualsiasi.

Entrò in una stanza arredata con un grande letto a baldacchino, alcuni quadri moderni e un enorme armadio di legno chiaro, e tuffò la testa nel cuscino.

Le salirono le lacrime agli occhi. Era forse impazzita? Come era potuto passarle per la testa di andarsene così di casa? Di certo c'era qualcosa che non andava in lei, nessuno sano di mente se ne sarebbe

andato via per seguire una fottutissima band, per quanto figa potesse essere. E soprattutto, nessuno si sarebbe illuso di poter conquistare il cuore di una rockstar che poteva permettersi tutte le donne che voleva.

Mentre stava singhiozzando, sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla.

È Axl…

"Vai via!"

"Michelle, sono io."

"Oh, Izzy."

Il ragazzo le prese la testa tra le mani e le chiese cosa succedeva, e lei spiegò tutto, confidò i suoi sentimenti e descrisse il comportamento di Axl, facendo scendere un fiume di lacrime dal viso.

Aveva appena finito di parlare, quando il cantante sbucò dalla porta, guardò dentro la camera e urlò: "Oh senti, non iniziare a fare tragedie per ogni cosa che succede, altrimenti te ne vai fuori dalle palle, ragazza.", e se andò.

"Michelle, cazzo, non ricominciare a piangere! Lo sai cosa facciamo adesso per tirarti su? Andiamo a fare shopping, dal momento che non hai dietro niente oltre ai vestiti che indossi! Ti compro tutto quello che vuoi se la smetti di piangere!"

La prese in braccio per farla alzare, e insieme uscirono nella fresca aria scozzese.

Camminarono in silenzio nelle vie piene di gente, fino ad arrivare ad un negozio chiamato Marijuana.

La ragazza scoppiò a ridere appena lo vide, nonostante le lacrime le solcassero ancora il viso.

"Cos'è, un coffee shop?"

"No, il mio negozio di vestiti preferito!"

Appena entrarono Michelle restò a bocca aperta.

Ogni parete era stracolma di scaffali altrettanto colmi di vestiti di tutti i tipi, e nell'aria aleggiava un profumo afrodisiaco.

"Da ora puoi comprare tutto ciò che vuoi!"

Si diressero subito verso lo scaffale delle magliette, e senza neanche misurarle scelse una canottiera leopardata blu e una t-shirt con la spallina cadente nera con schizzi di vernice. Izzy le mise in mano anche una maglia dei Van Halen;

fecero razzia di pantaloni e gonne, ed infine arrivarono nella zona dei giubbotti in pelle.

La ragazza li guardò con aria adorante; non ne aveva mai avuto uno nonostante l'avesse sempre desiderato.

"Ne vuoi uno?"

"Oh, Izzy, ma costano un sacco…"

"Non importa… Guarda, questo!"

Il chitarrista le mostrò un bellissimo chiodo di pelle bianca, dalla linea semplice e con alcune borchiette sulle spalle.

Le piaceva moltissimo, quindi accettò l'offerta, promettendo che l'avrebbe ripagato in qualche modo.

Uscirono dal negozio soddisfatti, e si sedettero in un bar.

"Grazie Izzy, per tutte le cose che mi hai comprato e soprattutto per avermi fatto sentire meglio."

Il ragazzo piego l'angolo della bocca verso l'altro, i suoi occhi scuri incontrarono quelli verde smeraldo di lei, e i loro visi si avvicinarono.

Oh, Izzy.

***

"NO, non voglio prendere la pastiglia, non riesco a ingoiarla!"

"Duff, non fare il cretino. Se non prendi l'antibiotico non ti passerà mai la tonsillite."

"Non m'importa, io non la prendo. Non voglio soffocare! Lo sai che odio le pastiglie!"

"Duff, non fare il bambino! O la pastiglia o la supposta!"

"Dai Izzy..! Uffa, va bene, prenderò la pastiglia, però non con l'acqua. Voglio un bicchiere di latte!"

"Portategli un fottutissimo bicchiere di latte! Oh cazzo, mi farai impazzire un giorno o l'altro."

Michelle rise. Certe volte Duff sapeva comportarsi proprio in modo infantile, come Steven e Slash, d'altronde.

Era appena tornata in albergo, e non aveva ancora visto Axl.

Per fortuna.

Ecco qui un nuovo capitolo pronto per voi! Il prossimo arriverà a breve.
Fatemi sapere se vi è piaciuto, mi fa molto piacere quando qualcuno recensisce.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Sexual innuendo. ***


30 giugno 1987

Michelle si svegliò alle dieci per i raggi di sole che penetravano dalla finestra, si stiracchiò e si mise a sedere sul cuscino.

Aveva dormito in stanza da sola, di certo non avrebbe condiviso un letto con Axl dopo il comportamento menefreghista ed egocentrico del giorno prima.

Quella sera ci sarebbe stato il concerto di Glasgow, il suo primo concerto da groupie. Chissà a cosa stavano pensando la madre, la badante, James e Adrian mentre lei era lì a divertirsi.

In questi giorni si era dimenticata di loro e del fatto che era scappata di casa senza dir niente a nessuno.

Probabilmente la stavano cercando e avevano chiamato la polizia, ma a lei non importava. Prima o poi li avrebbe contattati per far sapere che andava tutto bene.

Il problema principale del momento, invece, era come vestirsi per la serata; forse aveva bisogno di un'altra seduta di shopping con Izzy?

Immersa nelle sue riflessioni, si alzò e si infilò una maglietta enorme che le aveva prestato Steven sopra al reggiseno di pizzo rosso.

Storse il naso, nella camera c'era uno strano odore.

Uscì nel corridoio a piedi nudi, e le sue dita toccarono qualcosa di più freddo e appiccicoso della solita moquette.

"Ma che…"

"Yeppaa!". Axl e Steven stavano correndo nudi come dei disperati in giro per la suite, e il pavimento era interamente ricoperto di sottilette.

"Direi che questa notte Billy si è divertito a fare il designer della suite."

Izzy era apparso al suo fianco silenzioso come un fantasma.

La ragazza guardò scioccata il disastro che la circondava; ora si era spiegata la puzza che sentiva poco prima. Cercò di distogliere lo sguardo dal basso ventre dei ragazzi, anche se non era affatto semplice, e andò a fare colazione.

***

Il backstage era enorme!

Michelle stava facendo una passeggiata pre-concerto con Popcorn, che le stava raccontando i dettagli del loro misfatto notturno con le sottilette.

Era davvero un ragazzo simpatico, e il suo infantilismo le faceva tenerezza.

Mancava mezz'ora all'inizio del concerto. L'avrebbe guardato da dietro il palco, avrebbe aiutato i ragazzi se ci fossero stati problemi durante l'esibizione.

La cosa incredibile era che fino ad una settimana prima non li conosceva neanche, erano solo un gruppo lontano anni luce da lei, e invece ora…

Beh, non poteva dire di conoscerli bene, di essere la loro inseparabile groupie, però era parte del gruppo, e col passare del tempo li avrebbe conosciuti meglio.

Il concerto iniziò alle otto spaccate. Michelle era seduta a lato del palco insieme al manager, di cui non aveva ancora fatto la stretta conoscenza, essendo lui un tipo di poche parole.

I ragazzi avevano iniziato con Move to the City, e il pubblico era già scatenato.

Vedere le persone da quell'angolazione era incredibile: sembravano milioni, ma allo stesso tempo si poteva distinguere ogni lineamento di ogni uomo o donna presente.

Suonarono Mama Kin, Paradise City, Nightrain e It's so Easy.

Nella scaletta ora era il turno di Knocking on Heavens Door, ma Axl fece un cenno al manager per segnalare un cambio di programma; si schiarì la voce ed osservò per qualche secondo il pubblico.

"Vorrei dedicare questa canzone ad una ragazza speciale, una bellissima ragazza che purtroppo ho fatto incazzare. Dovete sapere che io sono proprio uno stronzo certe volte, ma anche io ho un cuore e sono in grado di amare.

E, beh, voglio solo porgere a questa ragazza le mie sincere scuse."

Saul attaccò con l'inizio di Sweet Child O' Mine, e Michelle guardò incredula William; non lo avrebbe mai creduto capace di un gesto del genere. 

Una lacrima le scese lungo la guancia; lo avrebbe di certo perdonato.

***

Il concerto era finito. I ragazzi andarono tutti a cambiarsi, tranne Axl che era rimasto a parlare per qualche minuto con un tecnico sul palco.

Finì di parlare e si diresse verso Michelle. La ragazza sorrise.

"Grazie Axl! Oh, certo che ti scuso! Vieni qua carotone mio, vieni a farmi le coccole!"

Una biondona con una sesta e un fondoschiena enorme apparve correndo da dietro a Michelle e saltò in braccio al rosso.

"Sei contenta, baby? Mi dispiace, per tutto."

I due si baciarono appassionatamente, e Axl iniziò a metterle le mani ovunque.

Michelle non vide più niente. Aveva lo sguardo velato dalle lacrime e dalla rabbia.

Corse via, per i corridoi del backstage, senza una meta.

'Dovete sapere che io sono proprio uno stronzo, ma ho un cuore'

"TE LO SEI MANGIATO IL TUO FOTTUTO CUORE. STRONZO!"

Michelle urlò al vuoto, e quasì arrivò addosso al muro che indicava la fine del corridoio. Ci si appoggiò, e si lasciò scivolare a terra.

Il silenzio era rotto solo dai suoi singhiozzi e… Da un rumore di passi.

"Michelle."

"Slash."

Il moro si sedette vicino a lei, e si mise a fissare il muro il silenzio per un lungo lasso di tempo.

"Senti, honey, siamo in cinque nella band… Più il manager, anche se a parer mio è un cesso. Non devi abbatterti per William, perché vuoi puntare sul più stronzo? È imprevedibile, fa tanto il romanticone e poi cambia ragazza giornalmente.Domani si sarà già stufato della bionda. Lascialo perdere e divertiti con noi!"

Michelle sorrise tristemente e lo guardò. "Cosa intendi per divertirmi con voi?"

Saul avvicinò pericolosamente il suo viso a quello di Michelle.

"Lo sai."

Le loro lingue si incontrarono, il ragazzo la prese in braccio e la portò nel suo camerino, senza staccare le labbra dalle sue.

Si tuffarono sul divanetto e iniziarono a sfilarsi i vestiti a vicenda, nonostante Michelle si sentisse un po' in colpa; Slash era già il terzo dei Guns N' Roses con cui si concedeva momenti romantici in così pochi giorni, non stava forse esagerando? 

I suoi baci sul collo però la fecero subito dimenticare dei suoi pensieri passivi.

Il ragazzo muoveva le mani con fare esperto lungo il suo corpo, e lei era in sua balia.

Le aprì delicatamente le gambe ed entrò dentro di lei, mentre la sua lingua compiva con fare esperto piccoli cerchi sul suo collo.

"Oh, Slash.."

***

Axl passò in boxer davanti a Michelle, e la guardò con fare schifato.

"Sei una troia."

La ragazza lo ignorò. 

La scorsa notte, mentre era al massimo del coinvolgimento, Steven era entrato nel camerino ed aveva spifferato tutto agli altri.

Izzy sembrava non averla presa molto bene, anche se non era particolarmente arrabbiato.

Axl, invece, era furioso.

Di certo era geloso e stava male perché non voleva che Michelle andasse con altri ragazzi, ma se lo meritava proprio, dopo tutto quello che aveva fatto.

Salve :3
Spero di non avervi deluso con questo capitolo un po' imprevedibile!
Spero che vi sia piaciuto, le recensioni sono sempre gradite!
-Jeff.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Something to believe in. ***


2 luglio 1987, tre del pomeriggio.

Dublino.

Nuovo giorno, nuovo luogo.

Nonostante fosse luglio l'aria fresca irlandese penetrava nella pelle e faceva rabbrividire.

La giornata era nuvolosa e sembrava dovesse piovere da un momento all'altro, quindi i ragazzi decisero che avrebbero visitato la città il giorno dopo.

Erano seduti tutti insieme sull'enorme divano in pelle dell'albergo, a bere birra Guinness e ad ascoltare Slash che strimpellava le prime note di una probabile nuova canzone.

La suite era bella quanto quella di Glasgow, se non di più; un piccolo capolavoro d'arte moderna, forse sprecata per quei ribelli che l'avrebbero di certo rovinata tutta nel giro di poco tempo.

La televisione era accesa sul canale del notiziario, ma nessuno lo stava ascoltando. O meglio, nessuno lo ascoltò fino a che il giornalista non attirò la loro attenzione.

"Sedicenne sparita in seguito a un concerto in un malfamato locale di Londra."

All'improvviso tutti diventarono irrequieti.

Sapevano bene da dove veniva Michelle e della sua vita, in quei giorni avevano avuto svariate occasioni per conoscere la sua storia ed erano diventati particolarmente protettivi nei suoi confronti.

Sullo schermo si vedevano scorrere immagini della madre della ragazza, che parlava con fare agitato, affiancata dalla badante e da James e Adrian.

"Forse dovresti telefonarle, per lo meno per dirle che sei viva." commentò Izzy.

"Ho paura che scopra dove sono, che intercetti il luogo della telefonata… Io non voglio tornare a casa."

"Faremo tutto in grande stile. Vedrai, non riuscirà a trovarti. Ma è bene che tu la chiami."

***

Ciao mamma, sono Michelle. Ti lascio un messaggio in segreteria, dato che a quanto pare non sei a casa. Voglio dirti che va tutto bene, ma non posso dirti né dove sono né cosa faccio.

Stai tranquilla, non mi hanno rapito né presa in ostaggio, sto solo… Inseguendo i miei sogni. Direi che è la frase giusta per descrivere ciò che sto facendo.

Ti prego, salutami Adrian e James, non volevo abbandonarli così al concerto ma c'era troppa gente e non riuscivo a trovarli. Sì, so che sarai furiosa per quel concerto, ma immagino che in confronto a tutto il resto che ho

combinato è solo una goccia nell'oceano. Ti voglio bene e lo sai, non vorrei essere una figlia cattiva, il fatto è che il vostro stile di vita mi opprimeva. Probabilmente quest'affermazione ti farà star male, ma volevo solo dirti la verità. Un giorno forse tornerò a casa, ma non ora. Mi sto divertendo, e non preoccuparti, mi sto anche comportando come si deve. Mettetevi il cuore in pace per me, vi ritelefonerò al più presto. Ciao… Vi voglio bene.

"Hai fatto la cosa giusta, davvero."

Slash sedeva su una sedia vicino a Michelle, con l'immancabile sigaretta in bocca e la chitarra in grembo.

Doveva essersi tirato da poco qualche striscia, a giudicare dall'espressione.

"Tu suoni, honey? Suoni la chitarra?"

La ragazza annuì leggermente, un po' in imbarazzo. Non si trovava molto a suo agio insieme a Saul dopo i momenti intimi che si erano concessi, anche se lui non sembrava pensarla ugualmente; infatti le sorrise con naturalezza e le porse un'altra chitarra.

"Vuoi che il buon vecchio Slash ti aiuti ad affinare la tua tecnica?".

Michelle accettò con piacere ed iniziarono a strimpellare qualcosa insieme, buttarono addirittura giù qualche nuova battuta per una canzone. 

"Sei brava, con un po' di pratica potresti fare anche qualcosa di più complicato… Voglio che suoni con noi, al prossimo concerto!"

"Cosa scusa?"

"Voglio suonare una canzone con te, al prossimo concerto. Farai My Michelle insieme a noi, sul palco!"

Michelle rise. "Ma sei pazzo?"

"No, dico davvero. Ti conceremo in modo da non farti riconoscere da nessuno e suoneremo tutti insieme! Non hai scelta, lo farai e basta."

"Ma perché?"

"Perché mi va."

***

Quindicimila persone. Davanti a lei quindicimila persone già cariche, pronte a cantare sulle note che lei avrebbe suonato insieme agli altri.

Slash era un pazzo furioso, l'aveva vestita e truccata come un professionista e l'aveva trascinata lì sul palco, fregandosene delle sue lamentele.

Prese un respiro e guardò il ragazzo, che fece l'occhiolino per segnalarle il momento di iniziare a suonare.

Michelle iniziò a muovere meccanicamente le dita sulla chitarra, senza riuscire a muovere nessuna parte del corpo oltre alla mano, mentre i fan davanti a lei urlavano al colmo dell'euforia.

Ce la posso fare, posso riuscire a suonarla tutta.

E rieccomi dopo una lunga assenza!
Un capitolo un po' di passaggio, ma aggiornerò il prima possibile. 
Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima!
-Jeff.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** How can I resist? ***


2 luglio 1987

"Sei stata fantastica, honey!"

Il concerto era finito e Slash si era lasciato andare, un po' brillo, in adulazioni per Michelle, che sorridente si faceva abbracciare dai membri della band.

Il pubblico aveva apprezzato la "misteriosa ragazza dalla chitarra rossa", a giudicare dalle grida esaltate che si erano levate alla fine della sua esibizione.

Si era divertita infinitamente, suonare in concerto davanti a migliaia di persone era il suo sogno da anni, e non riusciva ancora a credere di averlo fatto.

Fino a pochi giorni prima non avrebbe mai immaginato che il suo viaggio azzardato potesse diventare così esilarante ed esagerato!

Seduta per terra nel backstage stava capendo per la prima volta cosa volesse dire vivere ed essere liberi, anche se la sua libertà era appesa al filo di un rasoio.

Sorrise tra se e se, chiuse gli occhi ed appoggiò la testa al muro, stanca ma felice.

Un rumore di passi la distolse dai suoi pensieri; alzò gli occhi e vide Axl che la guardava dall'alto, ammiccando; si piegò sulle ginocchia in modo da portare i loro visi sullo stesso livello.

"Non mi avevi mai detto di essere così brava a suonare. A dire il vero non mi avevi neanche detto che oggi avresti suonato con noi, ma sono felice che tu l'abbia fatto."

Michelle arrossì e piegò la testa. "Beh, non te l'ho detto perché tu mi odi."

"No, tu mi odi."

La ragazza lo guardò con occhi umidi. "Se fosse così ci sarebbe un motivo."

Il rosso abbassò lo sguardo in segno di pentimento e portò le mani sui suoi fianchi.

"Forse mi sono comportato così perché odio ammettere, o anche solo accettare, il fatto di essermi innamorato per la prima volta."

Un silenzio pesante invase il corridoio.

Michelle era confusa; William non era di certo un ragazzo facile da capire.

"Perché dovrei crederti?"

"Oh, per favore Michelle! Adesso dovresti dirmi che anche tu sei innamorata di me dal primo momento in cui mi hai visto e che ti dispiace per quello che è successo! Non puoi rovinare tutto…"

"Axl, sei solo un bambinetto viziato! Potrò dirti queste cose quando mi dimostrerai che lo credi davvero, non ho intenzione di dire e fare tutto ciò che vuoi e di perdonarti solo se mi dici quattro smancerie. Ti prego, non essere sempre così infantile."

Si alzò e se ne andò con passo pesante, lasciando il ragazzo spiacevolmente stupito seduto a terra, a seguirla con lo sguardo.

Uscì nell'aria fredda della sera, alla ricerca di un pub.

Svoltò in una stradina tra due case di mattoni rossi, camminando tranquillamente, fiera di se per essere riuscita a resistere all'affascinante rosso.

Forse un giorno sarebbe maturato anche lui, e allora l'avrebbe perdonato. 

Dopo pochi passi si accorse di trovarsi in un vicolo cieco. Sbuffò e girò sui tacchi, quando vide che qualcuno si era fermato proprio dietro di lei. 

"Ciao, Michelle. Come stai?"

"Cosa diamine ci fai qui James?"

"Potrei farti la stessa domanda… Ho sempre saputo dove sei, ho i miei contatti. Ringrazia solo che non l'ho detto ai tuoi."

"Cosa vuoi?"

"Torna a casa con me…"

"No, non tornerà a casa con te perché deve restare con me!" Axl apparve alle loro spalle e abbracciò la ragazza da dietro.

"Oh Bill, non dirmi che mi hai seguito anche tu!"

"Certo che sì, honey. Bill non si arrende facilmente."

La baciò delicatamente sul collo.

"Oh, quindi tu sei il famoso Axl Rose. O dovrei dire William? Bene, sappi solo che se Michelle non tornerà a casa con me di sua volontà, dirò ai suoi genitori dove si trova e ti denuncerò per rapimento."

"Poppante, vorrei farti notare che la tua credibilità è sotto terra."

"Tra un po' l'unica cosa che sarà sotto terra sarà la tua fedina penale!"

Il rosso si lanciò verso di lui colto dalla rabbia, e gli tirò un pugno dritto sul naso, che scrocchiò in un rumore inquietante.

James non ebbe neanche il tempo di difendersi che il rosso lo colpì nello stomacò e lo spinse a terra, facendolo svenire.

Nonostante a prima vista non sembrasse muscoloso, disponeva di una forza incredibile ed era in gran forma.

"Axl! Cosa caspita hai fatto? Sei impazzito? Datti una calmata, non ti aveva detto niente di offensivo."

Come risposta alle urla di Michelle, il cantante prese in braccio il corpo di James privo di sensi e si incamminò verso l'hotel.

"Odio quando le persone minacciano per cose che non si hanno fatto. Troverò una soluzione all'ennesimo guaio che ho combinato, tranquilla."

***

Sentiva il petto di Axl che si alzava e si abbassava a ritmo col suo respiro sotto alla sua testa.

La stanza era fredda, ma le coperte e le braccia del rosso avvolte attorno a lei la scaldavano.

Non era riuscita a resistergli.

Avevano rinchiuso James, ancora privo di sensi, in una stanza e l'avevano lasciato lì a riprendersi, quasi fosse un film d'azione.

Avrebbero parlato con lui non appena fosse stato meglio.

Al loro ritorno non c'era ancora nessuno nella suite e quindi erano andati nel soggiorno a bere qualcosa.

Avevano mandato giù un bicchiere dopo l'altro in silenzio, fino a che l'alcool non aveva alterato le loro menti. 

Le loro labbra si erano incontrate, quasi casualmente, ed ora si trovavano in quel letto, nudi, a dormire abbracciati l'uno all'altra.

Ma in fondo Michelle era felice così.

Sorrise tra se e se; Axl a letto era fantastico, anche meglio di Slash.

Era entrato in lei delicatamente, senza farle male, e era riuscito a mandare via, in un'ora di amore, tutte le sue preoccupazioni e il suo malumore.

Era rimasto ad osservarla e ed accarezzarle i capelli anche dopo essere venuto, si era preoccupato di chiederle se le era piaciuto.

Forse non era davvero un duro, come si atteggiava a essere, forse le cose che le aveva detto prima nel backstage erano vere.

Ed ora dormiva beatamente vicino a lei, sembrava quasi un bambino; gli angoli delle labbra leggermente inclinati verso l'alto, i capelli ramati tutti scompigliati, le braccia sotto il cuscino.

Si stava pian piano assopendo anche lei quando un urlo agghiacciante ruppe il silenzio della suite.

Duff entrò nella loro stanza come una furia, urlando.

"Axl, brutto stronzo che non sei altro! Come ti è saltato in mente di mettermi il gelato nel letto?! Sei impazzito? Guarda i miei capelli, guardali. Li avevo appena lavati e ora sono pieni di gelato. Ti odio."

William guardò confuso l'amico che usciva sbattendo la porta, fece spallucce e riprese a dormire.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Afraid. ***


3 luglio 1987

Michelle si svegliò improvvisamente a causa delle urla provenienti dal soggiorno.

Anche Axl si era issato a sedere e stava cercando di capire chi fossero i colpevoli di una tale confusione.

I due si guardarono spaventati e si precipitarono fuori dalla stanza, infilandosi addosso i primi vestiti che trovavano.

In corridoio si scontrarono con Duff, che sembrava essere in preda alla disperazione.

"Izzy è completamente andato di testa! Bill, ti prego, chiama immediatamente un'ambulanza"

Michelle sentì una fitta al cuore; Jeffrey non avrà mica fatto del male a James?

Corse in soggiorno e la prima cosa che vide fu una chioma ossigenata incrosta di sangue. Era Steven, steso a terra.

Il sollievo iniziale nell'appurare che la vittima in questione non era James lasciò il posto all'angoscia: il ragazzo non si muoveva e non c'era traccia di Jeffrey.

"Iz! Iz!! Vieni immediatamente qui!"

Michelle era furiosa e prese in braccio Steven, privo di sensi, e lo trascinò a fatica nella cucina, stendendolo sul tavolo.

Aveva una spaccatura profonda al sopracciglio, una lesione sanguinante dietro alla testa e la caviglia era in una posizione innaturale.

Prese dal freezer una busta di ghiaccio e gliel'appoggiò sulla fronte, poi pulì la ferita e cercò di fermare lo scorrere del sangue con una benda.

Per la caviglia non c'era molto da fare, quindi andò ad accertarsi che qualcuno avesse chiamato un'ambulanza.

Duff e Axl stavano parlando con il centralino di emergenza in soggiorno e Slash stava rientrando nella suite con in mano una scatola contenente un kit di pronto soccorso ben fornito, quindi decise di andare a cercare Izzy.

Si infilò il chiodo di pelle bianca e uscì; di certo il ragazzo non si trovava più in hotel.

Camminò osservando attentamente ogni persona intorno a lei, ma lui non c'era.

Una tale con la chioma corvina e un cappello in pelle le passò vicino, ma bastò un'occhiata per capire che era una donna; una formosissima rossa la affiancò, sussurrando al suo accompagnatore: Jeffrey, grazie della splendida nottata.

Peccato che il Jeffrey in questione era un ragazzo sovrappeso, con i capelli tinti di fuxia e degli improponibili guantoni zebrati.

Stufa di cercare per la strada, Michelle entrò in un Irish Pub e si sedette al bancone, sperando in una botta di fortuna di trovare lì Izzy a bere qualcosa.

Si ordinò una birra, ma del moro non c'era ancora traccia, quindi decise di andarsene.

Uscì nuovamente nell'aria mite di luglio e prese una sigaretta da un pacchetto che aveva rubato a Duff.

Aspirò in profondità il fumo, quando sentì qualcuno appoggiarle le mani sulle spalle.

"Dunque hanno mandato te a cercarmi."

La ragazza si girò, e vide Izzy che ammiccava, gli occhi seminascosti dal cappello verde con la visiera appartenente ad Axl.

"Certo che no, sono venuta di mia volontà. Peccato che mi hai trovato prima che io trovassi te!"

Il chitarrista si mise a camminare a fianco a lei, senza rispondere.

"Mi spieghi perché hai fatto del male a Popcorn?"

"Ma sì, tutti danno la colpa a me! Ero seduto tranquillamente in soggiorno a farmi i fatti miei, strimpellando la chitarra quando è arrivato quel tale incazzato nero perché non trovava le bacchette! Io gli ho risposto male, non volevo essere disturbato proprio quando avevo l'ispirazione per un assolo, e lui si è infuriato ancor di più e mi ha tirato un destro sul naso! Guarda." Girò il viso per far vedere a Michelle una spaccatura inquietante sulla narice.

"Beh, credo che il mio punto di vista sulla vicenda sia cambiato."

"Lo spero. Come va con Bill?"

"Non lo so, sai com'è, questa mattina al risveglio non siamo neanche arrivati a parlare perché Steven era morente in salotto."

"Oh beh, non penso che il dialogo sia così importante in un rapporto. Siete almeno andati a letto insieme?"

"Hai mai sentito parlare di romanticismo Jeff? Comunque sì."

"Bene, sei a quota due! A chi tocca dopo Saul e Bill?"

Le fece l'occhiolino, e Michelle scoppiò a ridere e gli tirò un pugno sulla spalla. 

"Andiamo a vedere come sta Steven e magari a chiedergli scusa, Iz?"

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=894980